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 I CLASSICIDEL PENSIERO Vittorio Mathieu, direttote SEZIONE I FILOSOFIA CLASSICAE TARDO ANTICA Giovanni Reale. direttore DIONIGI AREOPAGITA TUTTELE OPERE GERARCHIA CELESTE - GERARCHIA ECCLESIASTiCA NOMI DIVINI - TEOLOGIA MISTICA - LETTERE Traduzione di Piero Scazzoso Introduzione, refazioni, arafrasi, ote e indici di Enzo Bellini A,D,9'6Y Quest'opera stata curata dal CENTRO DI RICERCHE DI METAFISICA dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano RUSCONI

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  • I CLASSICI DEL PENSIEROVittorio Mathieu, direttote

    SEZIONE IFILOSOFIA CLASSICA E TARDO ANTICA

    Giovanni Reale. direttore

    DIONIGI AREOPAGITA

    TUTTE LE OPEREGERARCHIA CELESTE - GERARCHIA ECCLESIASTiCA

    NOMI DIVINI - TEOLOGIA MISTICA - LETTERE

    Traduzione di Piero Scazzoso

    Introduzione, prefazioni, parafrasi, note e indicidi Enzo Bellini

    A,D,9'6Y

    Quest'opera stata curata dalCENTRO DI RICERCHE DI METAFISICA

    dell'Universit Cattolica del Sacro Cuore di Milano

    RUSCONI

  • 242 EH VII rlr L1, 568o-569a.

    e che comunica con esso con santi progressi, e che conservacos la sacra disposizione religiosamente formata da un pa-drino che vive in conformit con Dio.

    t56SDl O figlio, questi sono gli spettacoli di unionecos belli della nosta gerarchia visti da me. Da parte di al-ui spiriti forse pi perspicaci furono viste non solo questecose, ma altre pi evidenti e pi divine. Per te, come iocredo, risplenderanno in pieno bellezze pi abbaglianti epi divine, se userai le mie parole come un ponte di pas-saggio verso il raggio superiore. Dunque, o amico, traman-dami un'illuminazione pi perfetta t569Al e mostra aimiei occhi le bellezze pi convenienti e pi capaci di unirea Dio, che tu hai potuto vedere. Io confido che con il miodiscorso potr accendere le scintille del fuoco divino ri-ooste in te.

    NOMI DIVINI

    ...tj1 rivrov aitq rca, np nd,vta oogrca, t vvupr,ov cpapploer, rcai rivra t- ; , . , x . , - . . * , 4, ,4, , - - -

    ...a11a Causa

  • 246 NoMr DrvINrquanto riguarda l'orgine (ueazione) sia per quanto ri-guarda il modo di interuenire nel mondo (Incarnazione).

    In tale ordine di idee I Nomi divini indicano le piperlette cotnunicazioni di Dio, cio l'opera ueatrice consi-derata nelle sue forme pi generali; e corne tali si deaonoprendere in considerazione dopo i ruomi che esprimono ilmistero della Trnit e della Incarnazione (clte non rien-trano nell'ambito della creazione) e prima dei norni cheiitdicano gli esseri materiali, cio le rnanifestazioni pi par-ticolari dell'opera creatce di Dio. Per questo Dionigi dicedi auer scritto, prima /el Nomi divini, /e Istituzioni teo-logiche (per esporre i norai riguardanti Ia Trinit e la In-carnazione) e si propone di scriuere, dopo i Nomi divini,laTeologia simbolica (per esporue i nomi ricauati dal moru-clo ruateriale).Un progetto che gli sta rnolto a cuore, tant'aero cbe ne parla anche, come di opera gi conzpiuta, nellaTeologia mistica (capitolo III). Tutte queste fonne di co-noscenza d"i Dio partono dai sensi, essendo destinate aI-l'uomo c/te uiue stettamente legato al mondo nzateriale:solo nella uita eterna egli potr conoscere direttamente Dio.

    I norui diuini che saranno spiegati in questo scrittocorcsiderano Dio corue causa di tutto ci c/ie esiste. Cometali si distinguono dai norni che indicano i rapporti tra leipostasi diuine e si riferiscono a tutta Ia Trinit senza di-stinzione. Ma la causalit diuina pu essere considerata nel-Ie sue forme pi generali o negli oggetti particolari. I nomiqui esaminati indicano appunto la causalit diuina nelle suedeterminazioni principali (sono i noni intelligibili), glialtri, cio i nonzi ricaaati dalle realt particolnri, sono trat-tati nella Teologia simbolica. Questi nomi debbono esserericaaati dalla Sacra Scrittura (Dionigi fedele al suo costan-te proposito!) e debbono essere rettalnente intesi. Quandosi ascolta Ia spiegazione di un nonte diuino, non si deuepensare che esso esprinaa l'essenza di Dio, che per naturasua inaccessibile ad ogni intelligenza creata. Si tratta, dun-que, di nomi che esprimono iI rapporto tra Dio e il creato.

    PREFAZToNE 247

    Corne tali si riferiscono a Dio nella sua totalit, e non allesingole ipostasi. Essendo ricauati dagli esseri creati, tuttiquesti norni debbono essere rif eriti a Dio tenendo ben pre-sente che Dio oltre: ogni uolta che gli si attribuisce unnorne, ci si deae subito affrettare a soggiungere che gli cotrz-pete in rnaniera diaersa rispetto a come compete alle crea-ture (capitoli I-II).

    A queste osseruazioni di carattere generale, che costi-tuiscono la aera introduzione, scritta per spiegare il signi-ficato dell'opera, segue una specie di seconda introduzione,di carattere pratico, doue Diongi illustra Ia irnportanza del-la preghiera e giustifica la sua decisione di riprendere unargonento gi trattato egregianzente dul suo maestro lero-teo. Questo mio lauoro - spiega - auol essere seftxplice-rnente una esposizione pi lacile di ci che il maes*o badetto in ruaniera concisa. In tal rnodo il nostro scritto siinserisce in. una tradizione di scuola (capitolo III).

    I noni esaminati (la trattazione cornincia con iI capi-tol IV) si riallacciaito sirnultanearTtente alle tradizioni bi-blica e platonica, ma ruell'indiuiduare le esatte ragioni dellascelta e dell'ordine con cui si presentano non si pu andareoltre un'ipotesi probabile. perlettanente contprensibileche al prinro posto stia il Bene (e gli altri nonzi ad essocollegcti, come Luce, Bellezza, Araore), in quanto la bont la ragione ultirna dell'opera creatrice di Dio (capitoloN). Si capisce ancbe che subito dopo questo nome sianospiegati i nomi Essere,Vita, Sapienza (o Intelligenza o Ra-giorce), che indicano le rnanilestazioni pi generali del Benee determinarco i tre gradi fondanzerttali di esistenza: esi'stenza senza aita, esistenza e aita, esistenza, aita e intelli-genza (capitoliV-Vil). Ma assai ftxeno cornprensibile Iascelta degli altri norni. I norni esanuinati nei capitoliVlU-IX (Potenza, Giustizia, Saluezza, Redenzione, Grandef Pic-colo, Medesimo f Altro, Simile / Dissimile, U guaglianza f Ine'guaglianza) possono forse significare cbe Ia proouidenzadiaina conserna le cose ciascuna nel sao grado di essere. II

  • 248 NoMI DIvINI

    tema dominante che gli esseri sono diuersi perch Dio Iiha creati cos e li conserua tali; na le coppie di noni con-trari signif.cano ancbe che Dio sirnaltaneamente trascen-dente e proauidente. I nomi Onnipotente (pantokr6tor) eAntico dei giorni indicano la souranit di Dio sullo spazioe sul tenpo (capitolo X). A questi si possono aggiungerei nomi Santo dei santi, Signore dei signori, Dio degli di,che indicano la souranit diaina sugli uomini e sugli an-geli ( capitolo XII ) .

    Infi.ne, si esaminano i nomiPace eUno (aI nonae Per-fetto si accenna appena) per indicare come Dio u.nifica lauariet dell'uniuerso. La Pace la forza diuina che penetratutto I'uniaerso (nessuna zona Ie slugge). Questa formaunificatrice della Pace diaina riconduce tutto l'uniuerso allauruit e riuela la unit diaina. Ma sarebbe una follia pen-sare di comprendere Ia unit dt Dlo alla luce della unitcbe si riuela nel mondo. L'unit di Dio non assomiglia anessuta delle forme di unit che si trouano nel mondo, rna un'unit sui genetis, per cui si pu dire, senza contraddir-si, che Dio uno e trino (capitoli XI e XIII).

    Entro questa possibile traccia di lettura si inseriscequa e l Ia irattazione di alcuni argomenti che meritano at-tenta considerazione. Talaolta si tratta di una specie di noteesplicatiae, talaltra di prese di posizone per preuenire ma-Iintesi o lraintendirizenti. Cos, ad esempio nel capitolo II,spiegando cl:e i nomi diaini si rileriscorto all'opera ueatri-ce di Dio, Dionigi fa una breue esposizorce del dogma ui-nitario e d,el dognta cristologico) come per dire che Ia suatrattazione dei nomi diuini non li comproftxette. Il sao ra-gionarnento si pu esprimere pressappoco cos. Accanto anomi che indicano I'opera creatrice Ci Dio, ci sono nomiche indicano la sua uita intinea e che non bttnno nulla a cbefare con la creazione: non si laccia confusione tra gli uni egli altri. Per quanto riguarda i rapporti tra Dio e il mondo, uero cbe essi riguardano tutta Ia Trinit, ma c' un caso,la assunzione della natura umana, che riguarda il Figlio

    pREFAzToNE 249

    personalmente, e il Padre e Io Spirito Santo semplicementecorne partecipi di quella decisione.

    Il capitolo lV presenta, per cos dire, due affrescbixettamente contrastanti. Nella prima parte troaiarno Ia ce-lebrazione del norue Bene (e di altri ad esso affni),lattain un tono altamente lirico e con il palese proposito di irni-tare (e qualche aolta anche di riprodurre) alcune lamosepagine del Convito di Platone; nella seconda parte, inuece,si esamina il problema della consistenza ontologica del ma-le, ouaero il rapporto tra il. male e Ia causalit uniuersalee la proaaidenza diaina. Il tono lirico della prirlxa parteraggiunge il suo uertice nella celebrazicne dell'Eros plato-nico, identificato con I'agape cristiana e interpretato comeun uscire da s (ros ekstatiks), in direzioni uarie a secon-da del grado di essere in cui i singoli amanti si collocano.II problema dell'origine del rnale afrontato con Ia preoc-cupazione di spiegare perch esistono degli spiriti cattiui,se Dio ha creato tutte Ie cose. GIi spiriti cattiai - spiega -sono stati creati buorti da Dic, lne sollo cliuenuti caltiui perIoro libera scelta. Tutti gli esseri creati da Dio sono all'ori-gine buoni; se diuentano cattiai, percb gli aiene a matLcare qualcosa cbe gli douuto, e ne rn(tllcat'ro per un insiemedi cause, poste, per libera scelta, dalle creature.

    I norni Essere, Vita, Sapienza (esarninati nei capitoliV-VII) sono presentati come Ie determinazioni pi. gene-ra[.i del Bene (che si estende anche al fion essere, cio aci che ancora di latto non esiste). palese il proposito didare urc significato cristiarco a questi rcomi. Cos la Vitauiene identificata con la > dei Vangeli e Ia In-telligenza (Nos) dei Platonici uiene identif.cata con la Sa-pienza diuina della Sacra Scrittura, e precisamente con Ia>, cbe aiene intesa da Dioni-gi corize supersapienza. Ma in questi capitoli si trouano al-cune osseroazioni di carattere generale cbe mettono bene inluce la originalit di Dionigi nel rnodo di intendere i nornidiuini. Essi non so'txo - spiega - ipostasi distinte dotate di

  • 250 NoMr DrvrNr

    una reale causalit (come aoleaa Proclo), lna ufla para esernplice mediazione dell'unica causalit, cbe propria diDio. Questi norni indicano bens Ie realt partecipate dallecreatare come sussistenti (l'Essere-in-s, clte fa sussisterei singoli esseri, Ia Vita-in-s, che la sussistere i singoli ai-aenti, ecc.), ma quand,'ancbe si concepissero come ipostasisussistenti distinte da Dio, ad essi non si pu e non si deueattribuire alcuaa aera e propria causalit. Questa rimaneesclusiaamente dell'unico Dio Trino (capitolo V B-10).

    Nel capitolo VI si mette in luce Ia differeru.za tra lauita degli uornini e quella degli angeli: pur riconoscendonela somiglianza ( gli uni corne gli al*i sono destinati alladeificazione e alla unione con Dio), Dionigi sottolinea chela < uita eterna >> dell'uomo comprende anche la glorif.ca-zione del corpo attrauerso Ia risuruezione. Nel capitolo VIIil discorso sul rapporto tra gli uomini e gli angeli (ci sonoosseruazioni interessantissirne sulla conoscenza angelica) siarnplia fino a delineare una teoria della conoscenza dioina.Si prcsenta una esposizione del modo di conoscere degliuomini, degli angeli e di Dio. Una trattazione ana"loga, aproposito della durata dell'esistenza, sar fatta pi auanti(capitolo X 3).Nei capitoliVilI-IX, di chiara ispirazioneplatonica, rneritano particolare considerazione Ie riflessionisui rapporti tra imrnanenza. e trascendenza di Dio rispettoal creato. Infine, da considerare la riflessione sul rapportotra i norni diuini e Dio, che chiude il capitolo XI (XI 6).In risposta ad una obiezione, Dionigi spiega che Dio si di-stingue dai nomi in quanto trascendente, ma si identificacon essi in quanto creatore. Ma comunque si intendano inomi (ipostasi sussistenti o atnibuti diuini), Ia causalit solo di Dio.

    Ar coxrnerEllo Truoreo rL pRETE DroNrcr

    Capitolo IL, urtooo psLL'opEnA E LA TRADTZToNE DEI NoMr DrvrNr.

    ..

    In_questo capirolo si presentano i principi e il metodo del_I-opera. L)opo avere e-sposto, nelle Istituzioni teologicbe, il misterodella Trinit e della lcarnazione, qui lautore ,i frr"p.n. ai,pgare i nomi divini. Sono i nomi che Dio stesso usa nelle Si ,gare I nomr dtvtnl. bono i nomi che Dio stesso usa nelle SacreScitture per consentire agli uomini di conoscerlo in manjer aJ

    1 spre-

    essi_proporzionata. Dio,_trfatti, in se stesso superiore ad ogniinteTTigenza, come la intelligenza superiore ai sensi. Di lui le Sc"rit-tute dicono che uno e trino e che causa degli esseri trrtti, siacome fondamento dell'ordine universale sia petih si unit al-fuomo, in maniera tutta particolare, nella ipstasi det Figlio Gescristo.. Tutto questo, Dio desso lo rivela ,ti.uu"rro segnisensibili,in modo che gli uomini Io possano comprendere a pattlte dai sensi,ma in.seguito, quando gli uomini saranno divenuti capaci di cono_scere immediatamente senza passafe attfaverso i sens, si riveletsenza simboli con i raggi fulgidissimi della sua luce. perch I'uomocapisca il senso e i limiti di questa rivelazione, pi volte nella Sa-cra Suittura Dio si rifiuta di dire il suo nomej d,altra parte nondisdegna di essere chiamato con i nomi delle creature, com il ventoo il fuoco. In tal modo si pu comprendere che Do in se stessonon pu essere ndicato con alcun nome, ma come causa di tutte lecose pu essere indicato con i nomi di tutti gli esseri. I nomi diDio si ricavano dalla sua causalit. Ora, ques si pu considerarein, generale.o nei diversi gradi di essere eei singoii esseri. perciDio si rivela con nomi intellettuali (che indican appunto la suacarxalit negli aspetti.pi generali). In questa opera iaranno spie-gati i nomi_intellettuali, mentre lo studo e la spiegazione dei nmiricavati dalle cose sensibili riservato ad un'aira opera intitolatal,a teo.logia simbolica. Secondo le norme dell,insegnamenro esote-rico, l'autore raccomanda al destinatario di non divulgare tale in-segnamento ai profani.

  • =-..-

    252 DN r 1, 585s-588a1. tll t585Bl Ora, o bearo, dopo le Istituzioni teo-

    logiche t, io mi rivolger, per quanto mi possibile, all,in-terpretazione dei nomi divini. [2] Ma anche ora valga lalegge dei detti saoi, stabilita prima, cio che noi manife-stiamo 2 la verit delle cose dette intorno a Dio non con idiscorsi persaasiui della sapienza. amana lna con la dimo-strazione della potenza3 mossa dallo Spirito negli autori sa-ui', [ 3 ] secondo la quale ci congiungiamo in modo inefia-bile e ignoto alle cose inefiabili e ignote in un'unione supe-fiorc [58BAJ alla nosua potenza e artivit razionale e in-tellettuales. [4] Adunque, in nessun modo si deve osare,dire o pensare alcunch inrorno alla Divinit soprasostan-ziale e occulta tranne ci che stato rivelato a noi divina-mente dai detti sacri6. [5] Infatti, f impossibilit di cono-scere questa soprasostanzialit,7 situata olffe la ragione, ilpensiero e la sostanza, ci a cui si deve atffibuire la scien-za soprasostanziales, tendendo verso l'alto, quanto il raggio

    I Si tratta di un'opera a noi non petvenuta, che lo scoliasta definisce (PG 4, 1858); ne riassume jl contenutonel capitolo II. Cfr. anche rVT III, 1013A-8.2

    ... manifestiamo: Teggiamo rataefaoau, secondo la corezionedi Cordier. Pera acceffa la lezione raraeoooar e taduce: reuereri.Alua lezione: rcc,car)oaoar, (legare).3 1 Cor.2,4.

    a ...autori sacri: in greco si legge eo),10u, parola con cui si indi-

    cano gli autori dei libri saci; cfr. Ars. VeN naN Diprn. Indices oseudo-dionysiani, alla voce.

    s L'unione con Dio fondata sulla fede superiore a quella fondatasulla forza del ragionamento e sulla visione intuitiva., m qual il suocatattere specifico? Cfr. 1 Cot. 4.6.7

  • 254 DN r 2, 588c-5894esiste secondo il comune concetto di esistenza: Causadell'esistenza universale, put non esistendo essa, in quantosuperiore ad ogni sostanza, e cos essa stessa potrebbe ri-velare di s in maniera magismale e saggiat'.

    2. t9l t588cl Come si detto, di questa Divinitsoprasostanziale ed occulta non si pu osare dire o pen-sare alcunch ranne quelle cose che, per ispirazione divina,sono state manifestate a noi per mezzo dei libri sacri.[9] Adunque, come essa nelle Sacre Smitture benevolmen-te ha tramandato di s, la scienza e 7a contemplazione dilei (qualunque cosa sia) inaccessibile agli esseri in quanto separata da tutti in maniera soprasostanziale. E potrestitiovare moiti sacri autori che l'hanno celebrata non solocome invisibile 13 ed incomprensibile, ma anche corne in-sctutabile e insieme ininvestigabile to, come se non esistaorma alcuna di coloro che sono anivati alla sua occulta in-finit1s. [L0] Per, non del tutto incomunicabile il Beneper nessuno degli esseri, ma, in quanto colloca il raggiosoprasosianziale solidamente in se stesso, 1o fa risplendereper bont con illuminazioni adatte a ciascuno degli esseti[588D] e stimola Ie sacre intelligenze verso la contempla-zione di s, pet quanto la possano esse raggiungere, versola comunione e l'assimiTazione, quelle intelligenze che, perquel che lecito, vi tendono santarnente t589Al e nonpresumono - e sarebbe impossibile - di raggiungere ciche superiore alla manifestazione divina concessa a loronella giusta misura, n scivolano all'ingi per la tendenzaverso le cose peggioti, ma saldamente e senza volgersi mi-

    e .u',r.lt Tutti questi nomi indicano che Dio trascende gli esseri di cui

    t3 Si noti il continuo riferimento alla Sacra Scittura: cfr. 1 Tm.7,17 Eb. 11,27 (inuisibile).

    ', Cfr. Rm. I1.,3i; Ef . 3,8..

    rt (PG 4, 189D-192A).

    DN I 3, 589s-c 255rano fisse il raggio che brilla su di loro e, in grazia del-I'amote proporzionato ai ruggi loro elargiti, si librano inalto sulle ali castamente e santamente con sacra reverenza.

    3. [1"U Se noi seguiamo questi equilibri divini, iquali governano tutti i santi ordinamenti delle schiere so-vracelesti; se onoriamo I'oscurit della Tearchia 16, che siova al di sopra della intelligenza e della sostanza, [ 5B9B]con le sacre venerazioni interiori che non si possono inve-stigare, e le cose ineffabli con un casto silenzio, in talmodo ci protendiamo verso i raggi che per noi brillanonei libri saoi e ci guidano con la loro luce agli inni divini,e inondandoci di luce in modo sovramondano e rendendociatti aITe lodi sante, cos che possiamo vedere le luci divinedonate da quelli in misura adatta alla nostra capacit d'in-tendere ed elogiare il Principio benefico di tutta la samailluminazione come esso stesso ha tramandato nei libri sa-cri intorno a se stesso. [12] Per esempio, ci dicono che egli la Causa, il Principio, la Sostanza e la Vita di tutte lecose; e il richiamo e la rsurrezione di coloro che sono ca-duti in basso, come pure il rinnovamento e ia riforma dicoloro che sono scivolati verso ci che gr-rasta l'mmaginedivina; e la saua stabilizzazione di coloro che si dibattonosecondo un impuro ondeggiare; eIa sicurezza di coloro chegi stanno ritti; [5B9CJ e la mano tesa verso quelli che siprotendono in su verso di lui; e la Luce di quelli che sonoilluminati; e il Principio di perfezione per quelli che sonoperfetti; e la somma Divinit di quelli che sonc deificati; ela Semplicit di coloro che sono resi semplici; e l'Unit diquelli che tendono all'unit; Frincipio superprincpale diogni principio in modo superiore alla sostanza; buona elar-gizione di ci che occulto, per quanto possibile; insom-ma, Vita dei viventi; Sostanza delle cose che sono; Prin-cipio e causa di ogni vita e Sostanza per la cui bont tutti

    16 Cos Dionigi indica Dio in quanto principio di deificazone; percui gli angeli e le anime sono chiamati di e la divinit r)npeog (super-divina); ctu. MT I1,9974.

  • 256 DN I 4, 589o-592sgli esseri sono chiamati aIla vita e mantenuti in essatT.

    4. t13l t5BgDl A queste cose siamo stati iniziat dailibri divini e, pet cos dire, tu potrai tovare tutti gli innisacri dei sacri autori che distinguono nomi di Dio in modomanifesto e celebrativo secondo i ptocedimenti benefici del-la Tearchia. t14l Per cui noi vediamo che quasi in ognilibro della Saoa Scrittura la Tearchia celebrata santamen-te: come Monade e Unittt a calrsa della sua sempiicit eunit dell'indivisibilit mirabile, che ci unifica come unavirt che ha tale potere di unificazione e, siccome le nosediversit divisibili sono complicate in maniera sovramonda-na, ci raccoglie verso la Monade divina t 59241 e I'Unitche imita Diole; come Trinit, a causa del manifestarsi del-la fecondit soprasostanziale delle tre pesone, dalla qualetutta Ia paternit esiste ed cos cbiatnata nel cielo e sullaterra2\; come Causa degli esseri, perch in seguito alla bon-t sua creatrice di sostanze tutte le cose furono create;Causa sapiente e bella, perch tutte le cose che sono e chemantengono incorruttibili le propriet della loro naturasono piene di ogni armonia divina e sacra bellezza; Causaamante degli uomini in modo straordinario, poich, in unadelle sue ipostasi, secondo verit e totalmente comuniccon noi richiamando a s, e sollevando 7a bassezza umana,in conseguenza della quale in modo inefiabile divenne corn-posto Ges che semplice, l'Eterno prese una estensionetemporale e penetr nella nostra natura colui che sta sopra-sostanzialmente olffe tutto I'ordine della natura ne1 suo in-sieme, [5928] conservando immutabili e inconfondibili lesue propriet2t. E tutte le altre luci deificanti che in con-

    tt Dionigi afierma di ticavare i nomi dalla Sacra Scrittura, ma inrealt i nomi che qui cita non hanno conispondenti diretti nei testi biblici,sebbene non sia dificile trovare concetti ed espressioni afini.

    '8 Monade (povq) e Unit (vq), due parole che hanno pres'sappoco 1o stesso significato, indicano qui un unico concetto.

    - te Loscol iastvivedeun'al lusione aGv.t7,22 (cfr.PG 4, 196A).2 0 F f ? 1 5

    , ".Questo lungo periodo armoniosamente congegnato.in tre" parti,che corrispondono a trc aspetti nei quali si considera la divinit: Monade

    oN t 4, 592c 257formit dei libri saoi sono state elargite in dono a noi ma-nfestamente dalla radizione occulta dei nostri precetroridivinamente ispirati2. [15] In queste cose siamo stati ini-ziati: oru, n verit, in modo proporzionato alla nostra in-telligenza, attraverso i sacri veli della benevolenza delleSacre Scritture e delle tradizioni episcopali (la quale bene-volenza ha messo intorno alle cose intellieibili un veio sen-sibile, alle cose soprasostanziali un velo sostanziale, e haattribuito forme e figure a cose prive di forma e di figura,e ha moltiplicato e ha composto la semplicit suprema edesente da figura nella variet dei simboli distinguibili), ma,allora, quando diventeremo inconuttibili ed immortali eraggiungeremo la quiete cristiforme e beatissina, secondoil sacro detto, t 592C1 sernpre saremo col Sigtorea, riem-piti della sua divina presenza, visibile in santissime con-templazioni, che illumina di luci splendidissime, come i di-scepoli in quella divinissima trasfigurazione 24, partecipandodella sua intelligibile a noi elargira, con una intelligenzainrperturbabile e distaccata dalla materia, e dell'unione chesupera la intelligenza nelle efiusioni inconoscibili e beatedi taggi fulgidissimi , nelT'imitazione pi divina delle menti

    (e Unit), Trinit e Causa, cio nella sua semplicit, nella trinit delle per-sone e nel suo oprare al di fuori del suo esseie. La'maggior considerazine riservata qui all'operare ad extra, visto a sua volta in-tre aspetti: \a ctea-zione, Ia conservazione (e il governo) del mondo e la incarnazione a favoredell'uomo. Della incarnazione si limita a dire che essa risuarda diretta-mente una sola delle tre persone, che compotta uta uotre con unaumanit completa (cos si deve intendere ),ir6q) e che questa unioneawiene per elevare I'uomo fino a Dio. Sono i dati essenziali della cristo-logia dionisiana ripetuti e precisati anche altrove; cfu., ad esempio, DN II9-10,6484-6494; Ep. IV 1072A-C.

    .2 Queste luci teargicbe sembrano essere i riti liturgici che, nonessendo esplicitamente indicati dalle Sacre Scritture, si pensava fosserostati trasmessi segretamente dagli apostoli; cfr. Besrrro, Lo Spirito Santoz t , o t .

    'z3 | Ts. 4,17.'?a Cfr. Mt. 17,5; Mc.9,6; Lc.9,32.34. Commenta 1o scol iasra:

    (PG4, r97C).

  • 258 DN I 4-5, 592v-593ssovracelesti: noi diventeremo, infatti, simili agli angeli,come dice la verit della Sacra Scrittura, e figli di Dio, inquanto satelno figli deUa risurrezione ". Ii6] Ora dunque,per quanto a noi possibile, usiamo simboli appropriatialle cose divine e da questi di nuovo tendiamo, secondo lanostra capacit, verso la semplice ed unitaria verit dellecontemplazioni intelligibili e, dopo tutta 1a comprensionedelle cose divine a noi possibile, facendo cessare le attivitintellettuali, [592D] ci slanciamo, pe qlranto possibile,verso il Raggio soprasostanziale, [17] nel quale tutti i li-miti di tutte le cognizioni preesistono in modo pi cheinefiabile, Raggio che non possibile n capire n dire, ncontemplare completamente in alcun modo, per il fatto che distaccato da ogni cosa e supersconosciuto, I18J comequello che assume in s in precedenza i termini tutti, inmaniera soprasostanziale, di tutte [593AJ le conoscenze epotenze sostanziali ed collocato al di sopra di ogni cosa,e anche delle intelligenze sovracelesti, p"i,rnn poienza in-comprensibiletu. [19] Inatti, se tutte le scienze hanno peroggetto l'essete e finiscono appunto nell'essete, la Scienzache superiore ad ogni sostanza pure al di sopra di qual-siasi conoscenza".

    5. t20l E, in verit, se supera ogni discorso e ogniconoscenza e sta del tutto anche olffe I'intelligenza e lasostanza t21l - esso che abbraccia, raccoglie e anticipa tut-te Ie cose, rimanendo per completamente inafierrabile achiunque e non esiste possibilit di sentirlo, [5938] d'im-maginarlo, di pensarlo e non c' di lui n nome, n parola,

    '?s Cft. Lc. 20,16.'u Si descrive l'itinerario Der arrivare al contatto con il Dio ncom.

    prensibile: si parte dalla conosienza sensibile per passare a quella discor-siva ed intuitiva e alla cessazione di qualunque attivit intellettuale. Aquesto punto l'anima si unisce alla luce divina, nella quale preesistono,come nella causa da cui derivano, le conoscenze e le potenze limitate dellecreature. Questo credo sia il senso dei linziti (npata) e ternini (tinote-paroer,q) delle conoscenze e potenze sostanziali.

    a (PG 4,20lA).

    oN r 5, 593c 259n mezzo di toccado n di conoscerlo 2s -, come potr es-sere intrapreso il nostro discorso intorno ai nomi divini?Non si dimostra che Ia Divinit soprasosranziale non si puchiamare e sta al di sopra di ogni nome? [22] Ma, comeabbiamo detto quando esponevamo Ie nostre Istituzioni teo-logiche, I'Uno, I'Inconoscibile, il Soprasostanziale, il Bene-in-s, qualunque cosa sia, voglio dire I'Unit uina, che in uguale misura Dio e Bene2e, non si pu dire n pensare;ma anche le unioni delle sante potenze che si adattano agliangeli (sia che si debbano chiamare efiusioni, sia che sidebbano chiamare recezioni della bont superinconoscibilee brillantissima) sono inefiabili e sconosciure, e inerisconosolo a quegli angel stimati degni di esse al di l della co-noscenza angelica30. [23] Le intelligenze deiformi3l, unitea queste, per quanto possibile, ad imitazione degli angeli,quando dopo la cessazione di ogni atto intelletiuale avvieneuna sifiatta unione t593Cl per le intelligenze deificate chetendono verso la luce p che divina, queste anime lo cele-brano in modo eccellente mediante l'allontanamento da lui

    tt Questo elenco di forme di conoscenza, nessuna delle quali con-sente di arrivare 6no a Dio, ricalca caralogazioni ormai tradizionali. Essesono: la_ sensazione (aofuar,q), 7a immaginazione (cpav.cacia), l'opinione(4, che una congettura probabile), il nome (6vopa: forse il concet-to?), il ragionamento (),1oq), il conratto (na{PG 4,20rD-2044).3' Qui le intelligenze (veq, parola con cui di solito si indicano gliangeli) sono le anime umane, e precisamente gli autori ispirati, secondo lainterpretazione dello scoliasta (cfr. PG 4,2048-C).

  • 260 DN r 5, 593D

    di tutte le cose esistenti32. Illuminate in maniera vera esoprannaturale in seguito alla beatissima unione con luiperch la Causa di tutti gli esseri, senza che egli sia nes-suno di questi, per il fatto che separato da tutti in modosoprasostanziale33. Dunque, questa Supersostanza divina,qualunque sia il modo superiore di essere della Superbont,nessuno di quelli che amano la verit al di sopra di ogniverit pu celebrarla n come parola o potenza, n comeintelligenza o vita o sostanza, ma come sepaata in manieraeccellentissima da ogni abitudine, movimento, vita, imma-ginazione, opinione, nome, parola, pensiero, intelligenza 3*,sostanza, stato, posizione, unit, fine, immensit, ed ancheda tutte quante le cose che sono. [24] Ma, poich, comet593Dl sostanza della bont, , con il suo stesso esistere,la causa di tutte le cose che sono, dev'essere celebrata datutti gli esseri cteati la provvidenza divina fonte di tuttii beni. Dal momento che tutte le cose sono intorno a iei eper lei, ed essa stessa esiste prima di ogni cosa e tutte lecose sussistono in lei, e per il fatto stesso del suo esisteretutte le cose sono state tratte allavita ed in questa conser-vate, e tutte le cose la desiderano: quelie intelligenti e ra-

    32...allontaaamento... esiltenti: il termine greco ,.Eaipeouq, unaparola con cui Dionigi indica, di solito, il processo con cui si superano idiversi gradi della conoscenza :umana; cfu. MT lI,1025A-B, e la relativanota J in questo volume.t' < Che Dio non nulla si deve intendere nel senso che non nessuno degli esseri. Infatti, colui che causa di tutti gli esseri al disopra degli esseri. Per cui, quando si parla di Dio, si dice che dapper-tutto e in nessun luogo. Dunque, poich non in alcun luogo, tutte lecose sono per mezzo di lui e in lui, n quanto non in alcuno degli esseriche costituiscono l'universo. E ancora. tutte le cose sono in lui in quanto dappertutto, ma d'altra parte sono per mezzo di lui perch egli non in alcun luogo. Riernpie tutte le cose in quanto dappertutto, secondo ildetto del profeta [cfr. Dn. 2)5), ma non in alcun luogo, secondo unaltro profeta che dice: "Qual i l luogo del mio r iposo?" [ Is.66,i ; Ap.7,491. Se fosse soltanto dappertutto, sarebbe egli stesso tutte le cose ein tutte le cose localmente. Dunque. non in nessuna delle cose, in quanto al di sopra di tutte le cose ,, (?G 4, 20+D-205A).

    ra Con tutti questi terrnini. di cui Deralro non facile fissare ilsignificato esatto (cfi. PG 4, 205A), Dionigi vuol dire semplicemenre cheDio al di l di tutte le facolt conosciiive umane e df tutto ci checostituisce I'essere delle creature.

    ott I 6, 596t-Y 261zLnali in piena coscienza, quelle inferiori a queste in modosensibile, e le altre secondo un movimento vitale o per Lrnadisposizione sostanziale e costante3s.

    6. t25l t596Al Dunque i saci autori, saiiendo ci,la celebrano come innominabile e al di fuori di ogni nome.La celebrano come innominabile, quando afiermano che laTearchia stessa, in una delle visioni mistiche dell'apparizio-ne simbolica 3, rimprover colui che aveva chiesto Qual iltuo nome? tt, e, come per distoglierlo da ogni conoscenzadel norne divino, disse: Perch domandi il rnio nor,xe?38i nirabile". Non forse, in verit, un nome mirabile quel-lo che sta al di sopra di ogni nome e che manca di ogninoine, che situato al di sopra di ogni norue che si nomina,sia in questo ternpo sia nel t'uturo? a0 Chiamano la Tearchiacon molti nomi, come qr-rando le fanno di nuovo dire: Iosano colui cbe ot,la vita,la luce, Dio, la verit, e quandogli stessi autori sacri 1o celebrano in quanto causa di tuttele cose con molti nomi presi da tutte ie cose create, t5968lcome Buono, Bello, Sapiente, Amabile, Dio degli di, Si-gnore dei signori, Santo dei santi, Eterno, Esistente, Auto-i'e dei secoli 42, Elargitore della vita'3, Sapienza, Intelligen-

    i5 L'unico Dio, causa di tutti gli esseri, il fine a cui tutti gli esseritendono; ma in maniera diversa secondo I'ordine a cui appartengono. Alvertice stanno gli angeli (intelligenze, che conoscono Dio intuitivamente),subito dopo vengono gli uomini (le anime, che conoscono Dio per via diragionamento), quindi viene il mondo animale (dotato di senrplice sensa-zione), seguito dal mondo vegetale (che partecipa solo della vita) e dalmondo inanimato (che tende a Dio per la sua semplice esistenza).

    r Sono le teofanie dcll'Antico Testamento.37 Gn. 32,27.38 Gn. 32,29.' Gdc . 11 ,18 .o0 Ef. 1,21.aL Es. 3,14.{'? L'appellativo Atttore dei sccol1, secondo Cordier, richiama Is.

    40,28 (< Dio eterno Dio>), secondo san Tommaso d'Aquino, Sir.24,8(14); ma giustamente il Pera rimanda a Eb. I,2. Per i nomi prece-denti, di solito si cita (cos san Tommaso d'Aquino e . Cordier): Lc. 18,19(Buono); Ct. 1,16 (Bello); Gb.9,4 (Sapiente); Ct. 5,2 (Anabile); SaI.50(49),1 (Dio degli dei);Dn.9,24 (Santo dei santi); Bar. 4,10 (Eterno);Gb. 14,1 (Esistente). Per maggiori particolari, si veda PG ),6-604.

    o3 Ctu. At. 17,25.

  • 262 DN r 6-7, 596cza, Yerbo, Sapiente (che possiede al massimo grado tuttii tesori di ogni scienza)a,Potenzaas, Potente, Re dei re6,Antico dei giorniot, non soggetto a vecchiaia4 n a cambia-mento, come Salve zza, Givstizia, Santifica zione, Redenzio-ne ot, come quello che supera tutti in grandezza e come abi-tante nell'aura leggeras. Aggiungono che egli si trova nelleintelligenze, nelle anime e nei corpi, in cielo e in terra,sempre uguale in se stesso, nell'universo, attorno t596Clall'universo, sopra I'universo, sopra il cielo, superiore allasostanza1' dicono che egli sole, stella, fuoco, acqua, vento,nsgiada, nube, perfino roccia e pietra, tutto ci che eniente di ci che sl.

    7. Cos, dunque, alla Causa di tutte le cose e che superiore a tutte le cose non si addice nessun nome e siaddicono tutti i nomi delle cose che sono, perch sia re-ginat'di tutte le cose e tutte le cose gravitino attorno alei e da lei dipendano s3 come causa, come principio e come

    e Cfr. Col. 23.as Cfr. 1 Cor. I,24.a6 Cfr. Ap, 19,16,a7 Cr. Dn. 7,13.a8 Cfr. Sal. 102(L01,),28: Gc. 1,17.an Cfr. Mt. l .2Lt Lc. 2.30.'0 Cfr. 1 Re, 19,i1. Si noti come questi nomi si riferiscono a volte

    a Dio, a volte al Messia. Evidentemente, nel pensiero di Dionigi, ci chesi dice di Ges,i Cristo un nome divino. A proposito della presenza diDio

    ,lel uenro,(aura leggera) lo scoliasta comenta: (PG4. 208C).

    sr Per la immensit di Dio si veda soecialmente il secondo Isaia(Is. 40-55), testi molto citati dagli apologisti-a partire da Giustino (,Apo-logia I).

    ...regina: in genere si legge Baor,),ea (regno). Ma preferibilel:esere Baotrera (re[ina), che t-v un p"r"il"io in PseudlPlatone,Epistola

    ,II 312e, gi implicitamente cirato in questo stesso capitolo aln. 34; cft . C. Pnne, S. Tbomae... , p. )2.

    .

    t' ... dipendano: alcuni leggono, meno bene,

  • 264 DN r 8. 597c

    ora, raccogliendo dai sacri detti tutto ci che riguarda lapresente ttattazione, servendoci delle cose dette come diuna regola e fissando bene gli occhi in esse, veniamo allaspiegazione dei nomi divini intelligibili, [29] e, corne lalegge gerarchica* prescrive sempre a noi per ogni disputateologica, guardiamo con una intelligenza spirituale, con-templativa del Divino, per usare un linguaggio preciso, levisioni nelle quali Dio si manifesta; e presriamo orec-chi santise alle spiegazioni dei sacri nomi divini, per tra-smettee le cose sante ai santi secondo la divina tradi-zione, t597Cl e sottrarle al riso e alle befie dei profaniu0;o, anzi, per togliere a costoro, se proprio esistono uominisifiatti, la possibilit di lottare contro Dio su questo argo-mento. [30] Per quello che ti riguarda, o caro Timoteo, necessario che tu mantenga nel segreto queste cose, se-condo l'esortazione santissima, facendo in modo che i pro-fani non conoscano e non divulghino le cose divine. A me,poi, conceda Dio di celebrare degnamente i molti nomi be--nefici della Divinit, che non pu essere n chiamata, nnominata, e non tolga dalla mia bocca la parola della verit.

    INronxo ALr,A rEoLoGrA "*rr^':o'::!iroitto, . o,ro,-. srA L'uNroNE E LADrsrrNzroNE rNI Dro.

    Dopo avere esposto i principi e il metodo della trattazione,qui l'autore ne esprime in sintesi l'oggetto. I nomi divini (e in par-ticolare i pi generali) si riferiscono ^ tvfta la Divinit (cio a tuttee tre le persone divine). Infatti, facile dimostrare che la SacraScrittura riferisce gli stessi nomi (come Bene, Verit, Sapienza) alPadre, al Figlio e allo Spirito Santo. In tal mocio Dionigi pu rife-

    breve saggio in Ep. IX, Nel nostro commento a quella lettera sono indi-cati i passi bblici dove i nomi qui elencati sono riferiti a Dio.tt

    ... gerarchica: cio sacerdotale: < Nota che soprattutto ai sacer-doti spetta considerare le divine Scritture > (PG 4, 209C).

    se (PG 4, 209C): il tema tradi-zionale della > come condizione Drevia oer accostarsi al mistero.

    * I profani sono i non cristiani, le cui erisioni verso i cristianisono ben note; si pensi, per esempio, a Giuliano I'Apostata; cfr, anchePG 4. 209C-D.

    -

    DN r r 265

    rire al Do uno e uino della traciizione cristiana ci che i neopla-tonici dicono dell'Uno. Ma, pur avendone trattato alrove, Dionigisente il dovere di spiegare come Dio pu essere uno e trino; e perquesto applica anche all'Uno il processo unione/distinzione (o ma-nenza/processione), che indca il pocesso creativo. Secondo la con-cezione platonica, che Dionigi accetta, Dio rappresenta il momentodella unione/manenz , e il rnondo il momento della distinzione/pro-cessione. L'unione indica il petmanere in se stessa della realt di-vina, nella sua trascendenza Jr-r tutto ci che si pu dre di lei, e adessa si. riferiscono tutti i nomi che si predicano di Dio desumen-doli dasli esseri. Distinzione invece il taoasso dalla unit allamolteplicit, cio il processo creativo. Ma a questo punto Dionigisi trova imbamzzafo, perch la tradizione ecclesiastca sli dice cheDio tre persone .rguli e distinte e che nell'ambito delh creazione,e in particolare nel mondo umano, una di esse, il Figlio, ha unruolo unico ed esclusivo. Di fronte a questa difficolt. per conser-vare lo schema di pcnsiero neoplatonic senza tradire i i messaggiocristiano, inffoduce una suddivisione, afiermando che ciascuno deidue momenti comDorta unioni e distinzioni interne. Abbiamo cosr:nioni e distinzioni proprie della unione. In Dio sono unite, ciocomuni alla Divinit nella sua totalit, cio a tutte e tre le personedivine, la tascendenza assoluta, identit, unit, inefiabilit, polio-nimia, inconoscjbilit, ecc.; mentre sono distinti, cio esclusivi diuna sola delle tre persone, i nomi che indicano le propriet peculiatidi ciascuna, come Padre, F.iglio, Spirito Santo. Analoqnmente, sihanno unioni e distinzioni proprie della distinzione, cio ntro ladist inzione divina che rappresnta i l trapasso dal l 'Uno a1 molte-plice. unito e comune a tutta la Divinit l'atio creativo, per cuiiutti gli esseri creati partecipano alla Divinit nella sua totalit,e qr-r indi a tutta la Divinit si appl icano i nomi da essi r icavati ; in,,'ece distinto, cio riguardante solo il Figlio, il fatto della incar-nazione. Ad essa, infatt i , i l Figl io partecipa diventando rcalmenteuomo (diventando composto, egli che era semplice), mentre il Pa-clre e 1o Soirito Santo rri oartecioano semolicernente con la lorocomune voiont. Questo piocedento deve ers"te applicato conle opportune precauzioni. In primo luogo, occorre ricordare chele perfezioni divine, in se stesse sempre uguali, sono partecipatein misura diversa dagli esseri creati che costituiscono l'universo, aseconda della disposizione cli ciascuno. Come 1o stesso sigillo nonlascia la stessa impronta su materie diverse. In secondo luogo, oc-cotre non dimenticare che i nomi ri{eriti a Dio sono sempre ina-deeuati, per cui debbono essere negati nel momento stesso in cuisi affermano: quando, per esempio, si dice che Dio Bene, si devesubito aggiungere che. non lo come gli esseri. creati. Questo valesia per i nomi comuni al le t ie persone divine sia per i norni propridi ciascuna. Ci si deve tenere Dresente specialmente quando sidice che Ges uomo, in quanto'.romo ma in maniera'sovruma-na, sia nel modo di venire al l 'esistenza ( nato da unr vergine) sia

  • 266 DN rr L, 636c-637e.

    nel modo di operare (compie azioni umane in manera divina). Lomette bene in tilievo anche il maestro leroteo. Argomento di que-sta opera sar la spiegazione dei nomi comuni, dei nomi intelligibiliche si riferiscono a tutta la Divinit. E la spiegazione sar fattacon il procedimento affermativo e negativo nello stesso tempo.

    l. [3L] t636cl La Bont, che di per se stessa de-termina e manifesta tutta I'esistenza teachical, qualunquecosa essa sia, celebrata dai sacri detti. Infatti, che cosad'altro si pu apprendere dalla Sacra Scrittura quando af-ferma che la stessa Tearchia, indicando se stessa, dice:Perch mi interroglti su colui cbe buouo?2 Nessuno buono tranne il solo Dio3. Dunque, anche in altri passinoi abbiamo ricercato e dimostrato che dalle Saoe Smit-ture sono celebrati sempre tutti gli appellativi divini adattia Dio, non in partea, ma in tuttala Divinit perfetta, in-tegra e piena, e che tutti questi in maniera indivisibile,assoluta, identica e completa si riferiscono a tutta I'integritdella Divinit petfetta e completa. [32] E, invero, comeabbiamo ricordato nelle Istituzioni teologiche, se si afiermache ci non stato detto nei riguardi di tutta la Divinittotale, t637Al si dice una bestemmia e si osa divideretemerariamente I'unit superiore ad ogni unit. Dunque,bisogna dire che questo nome deve essere assunto per tuttala Divinit: infatti, il Verbo stesso, che per natura Buo-no, ha afretmato: Io sono buonot, e qualcuno dei profeti

    I < La divinit della santa e sola adorabile Trinit che si riconoscenelle tre ipostasi. Egli ha l'abitudine di chiamare "verit totale" I'augustaTrinit > (PG 4, 2I2A\.

    ' Mt. 19,17.3 Nfc. 10.18: Lc. 18.19.a < giusto dire non in parte fpr,epurcq], perch le operazioni e

    tutti i nomi elogiativi indicati nella Sacra Smittura non si riferiscono aduna sola delle tre pesone della divina Trinit, ma sono comuni alla Trinit, eccetto la soli incarnazione che si riferisce al Figlio, come sar dettoin seguito. Solo le propriet che caratterizzano Ie tre ipostasi si rifetisconosepatatamente e propriamente a ciascuna ipostasi. Cos, per esempio, alPadre e non ad un alilo si rifersce il titolo di Padre; e cos a propositodel Figlio e dello Spirito Santo >> (PG 4, 2l2B).5 Mt. 20,12.

    oN rr L, 637n 267divinamente ispirati elogia lo Spirito in quanto Buono6;e parimenti per il detto: Io sono colui che 7, se non siammetter che stato detto riguardo a tutta la Divinit,ma ci si sforzer di circoscriverlo ad una sola parte di essa,come si potranno capire Ie parole; Questo dice colui cbe ,clte era, che aerr, l 'Onnipotente?8, e: Tu sei lo stesso?e,e: Spirito di aerit il quale colui che procede dal Pa-dre?10; e se non si dice che tutta la Divinit Vita, comepu essere vera la sacra parola che afierma: Corne il Pafuerisuscita e aiaifica i morti, cos anche iI Figlio aiaifica quellicbe uuole? 11, e quell'altra espressione: [6378] lo spiritoche uiuifica?12 Poich la Divinit inrera ha il dominio di tut-te le cose, non si pu dire, sia che si tratti di Dio Padre siache si tratti di Dio Figlio t', io credo, in quanti passi dellaSacra Suittura si celebra il titolo di Signore nel Padre e nelFiglio; ma anche lo Spirito Signore 'n. Anche la Bellezzae la Sapienza sono attribuite a tutta 1a Divinit; cos purele Sacre Scritture riferiscono alla celebrazione di rurta IaTearchia la luce, I'operare di Dio, la causalit e tutto ciche appartiene alla Tearchia nel suo complesso; in modosommario, come quando dicono: Tutto uiene da Diots; inmaniera pi difiusa, come in queste parole; Tutto statofatto dalui e per luit6, tutto sussiste in luitT; e: Enetteraiil tuo Spirito e saranno create *. [ 33 ] E per dir tutto in unaparcla, il Verbo di Dio stesso ha detto: Io e il Padre siarno

    Cfr. Sal. L43(1.42),10.'

    -trs. ,.Ir+.8 Ao. 1.8.'Sa l . 101(100) ,28 .to Gv. 15,26.tt Gv. 5,2I.P Gv. 6,64.t3

    ... di Dio Padre... Figlio: lettetalmente, < della Divinit che ge-nera Dio (eo1vou) >> o .La 2 Cor. 3,I7.ts 1 Cor. L1,12.b Col. 1,16.1? Col. 1,1-7.

    'E Sal. 104(103),10.

  • 268 DN II l.-2, 6)7c-ouna cosa sola'e, e: Tutte le cose che [637C] ha il Padresono mien; e: Tutte le cose mie sono tue e le tue mie2t.E, di nuovo, tutte le cose che sono del Padre e di lui inmaniem comunicativa e unitiva atffibuisce allo Spirito divino: come, per esempio, le operazioni divine', la venera-zione23, la causa prima e perpetua 2a e la distribuzione deidoni conformi al bene:s. E io penso che nessuno di coloroche sono stati educati nelle divine Scritture con una rettacomprensione possa negare che tutte le cose divine appar-tengano a t\rtta la Divinit in ragione della perfetta divinit. [34] Dunque, dopo aver dimostrato e definito ci inbase alle divine Scritture, qui brevemente e panialmente,altrove sufficientemente, si deve riferire alla Divinit tuttaintera qualunque denominazione divina totale noi ci accin-geremo a spiegare.

    2. t35l t637Dl Se poi qualcuno dice che con ci

    le Gv. 10,30.n Gv. 16,15.2t Gv. L7,10.2t Le operazioni dioine sono i miracoli che Ges Cristo compie

    insieme con lo Spirito Santo, come quando dice: (Lc. 11,20, citato n PG 4, 2I3A).

    '3 Si pensi alle parole del Signore: (Lc. 12,10, citato inPG 4 .2134\ .2a

    ,.. causa printa e perpetuai letteralmente, . < detto nel salmo: "Presso di te la {ontelnqy] del la vita" lSal. 36(35),101, e in Geremia: "Hanno abbandonatome, fonte di acqua vlva" l2, 3l. Dunque, Dio detto fonte, una speciedi matrice, principio e causa di tutte le cose che appaiono e vengono al-l'esistenza. Infatti, ie divine Scritture dicono causa {ontale le cose chealcuni soglono chiamare universali, generali, totali e comprendenti tutto,in quanto abbracciano le processioni parztali che derivano da loro; cosgiustamente chiama 1o Spirito Santo causa fontale, petch tutte le cose cheesistono per mezzo dello Spirito esistono grazie alla sua potenza creatriceche continua, e perch 1o Spirito Santo anch'egli causa di [tutti] gliesseri, come detto nel libro della Sapienza 172,1; 15,lIl. La continuitdel creare comprendila in base a queste parole: "Il Padre mio non hamai lasciato di operare fino al presente, ed io pure opero" [Gv. 5,17].Cos anche Io Spirito Santo, con il Padre e il Figlio, da sempre operaincessantemente. Infatti stato detto: "Manderai il tuo Spirito e sarannocreati" [Sal. 104(103),30] > (PG 4, 2L3A-C.)

    's

  • 270 DN rr J-4, 640c-ovita, il Sapiente e rutri gli al'i nomi con cui viene chiama-ta Ia causa di tutti i beni in base ai suoi doni benevoli.t640cl sono invece distinti il nome soprasosranziare e iarcah, del Padre e del Figlio e dello Spirito, perch ,,o' tassolutamente possibile introdurre in questi uno scambioe una comunionero. C' anche una cosa distinta olffe a que_ste, Ia narura di Ges, invariabile e completa .o-" luilo-stfa, e tutti i misteri sostanziali che essa ha compiuto peramore verso gli uomin3',

    4. t38l [640D] Occorre, io penso, che noi, per ri_qr9.1dere meglio l'argomento,..rponiu-o il modo perf"rtodell'unit e della distinzione divi^na, afincrr tutto ii nostrodiscorso risulti facilmente comprensibre, evitando tutta ravariet e I'oscurit e definendo, per quanto possibile, ipropri argomenti in maniera distinta, chiaru-, ordinaia.t39l si sa che i sa*i precettori deila nostra rradizioneteologica, cosa che ho gi detto in ahi scritti, chiamanounit divine Ie stabilit superiori occulte e inaccessibili32

    flii?r,tii"'i -t:tt?1.,:ene' come sta s*itto: "ogni bene suo",u,*","tl3;?l:,yfi:ff 'r#i,:,,I?i?,hl"ff r'ff

    ".liJinBf T:llo prende in onsiderazio""l."p*ri.." ifrJ'.i"irrfg, a npd,ypra (cosa,individualit. concreta, riferita alle p;rr;";'i"il;: ;come equivalente di ipostappuntoracon*erezza."fi:'tn,,""x1.TJil'lhttff T#'i?ool,)'::?

    '0_ l Non sarebbe conf-rme alla piet chiamare Figlio it padre oPadre t Figtio. E to stesso url. f., lo ;i;i"',d#; > (pc 4. 216A)."

  • 272 DN rr 4-r, 64Ic-ozione [6418J e distinte nella unionet'. [45] E noi vedia-mo infatti che, se in una casa ci sono pi lampade, le lucidi tutte si uniscono in una luce sola ed efiondono una solaluce indivisibile, e nessuno, penso, potrebbe distinguerela luce di questa lampada da quella delle alre, perch I'ariacontiene tutte le luci, n vedere una luce senza vedere l'al-tra, essendo tutte mescolate in tutte senza confusione.[46] Ma se si porta fuori della casa una lampada, uscirinsieme con lei anche tutta la sua propria luce, senza tra-scinare con s nulla delle altre luci e nemmeno lasciare aqueste alcunch di suo. Infatti, come ho gi detto, c'erat64lCl la perfetta unit per nulla afiatto mescolata n con-fusa in alcuna parte. [47] E ci avviene realmente in uncorpo, cio nell'aria, e quando la luce dipende da un fuocomateriale. Quivi, dunque, diciamo che l'Unit soprasostan-ziale fondata non al di l delle sole unioni che sono neicorpi, ma anche di quelle che sono nelle anime e nelle in-telligenze, le quali sono possedute senza mistura alcuna ein modo sovramondano dalle luci divine e sovracelesti chesi compenettano completamente a vicenda, secondo la pa1-tecipazione proporzionata a coloro che sono partecipi del-l'unione che sta al di sopra di tutte le altre*.

    5. t48l t641Dl Per, nei nomi di Dio esiste una

    " Questo modo di esprimersi ricorda un famoso testo di Basilio(o Gtegorio di Nissa):

  • 274 DN rI 5-6, 644s-cpartecipabili4o. Ed comune e unito e uno a tutta la Divinit il comunicarsi nella sua totalit a ciascuno di quelliche vi prendono parte, senza che nessuno ne tenga unaparte. t50l t644BJ Come il centro di un circolo in co-mune a tutte le linee diritte che vengono tracciate nellacirconferenza, e come le molte impronte di un sigillo par-tecipano del primo sigillo ed esso tutto e 1o stesso in cia-scuna delle impronte e in nessuna parzialmente. [5L] Mal'impartecipabilit della Divinit, causa di tutto, oltrepassaquesti esempi per il fatto che non tangibile e non ha nes-sun rapporto che compotti mescolanza con quelli che vipartecipano.

    6. t52l Ma qualcuno pouebbe dire: il sigillo non tutto quanto e 1o stesso in tutte le espressioni. Ma non causa di ci il sigillo, che si d tutto e uguale a ciascuna: la diversit delle cose chiamate a partecipare che rendediverse le espressioni dell'esemplare unico completo eduguale che . Se, per esempio, le materie fossero molli ef.aclli a ricevere figure leggere e prive di segni e non resi-stenti, t644Cl n dure, n liquide, n inconsistenti, riter-rebbero un'impronta pura e chiara e permanente; se, inve-ce, manca qualcuna delle suddette doti, questa sar la causadi un'impronta che non riesce ad essere partecipe, malfor-mata e oscura a causa di tutte le altre cose che avvengonoper f incapacit di divenire partecipe. t53l Si trova distin-to dall'azione divina benefica nei nosti riguardi il fatto cheil Verbo soprasostanzialeha preso totalmente e veramenteda noi e come noi la natura dell'essere, e ha fatto e subitotutte le cose che sono proprie e particolari del1a sua uma-nit assunta, per opera divinaol. Infatti, i l Fadre e lo Spi-

    * < Secondo la sostanza, la Divinit non pu essete n partecpatan compresa, ma partecipata in quanto grazie a lei esistono tutte le cosee da lei sono conservate nell'esistenza >> (PG 4,221C).

    " n Qni torna a parlare dell'economia e la riferisce al Dio Verbo,

    menffe il Padre e lo Spirito Santo non sono in comunione con essa ttanneche soltanto per la decisione. Osserva la esatta esposizione della economia:il Dio Verbo soprasostanziale diventato sostanza senza alcuna mutazione,

    rx rr 6-7, 644o-645t 275rito Santo non ebbero in comune nulla con questi atti innessun senso, a meno di dire che questi atti sono stati vo-luti a scopo di bene e di amore verso gli uomini e secondotutta quell'opera superiore e inefiabile che l'Immutabile,resosi simile a noi, fece in quanto Dio e Verbo di Dio.Cos anche t644Dl noi cerchiamo di riunire con il ragio-namento e di distinguere le cose divine, nella maniera incui anch'esse sono unite e distintet'.

    7. t54l Ma le cause, degne di Dio, di queste unionie distinzioni che abbiamo trovato nella Scrittura, abbiamoesposto t645Al ne77e Istituzioni teologiche, facendo di-stinzioni particolati intorno a ciascuna, per quanto possi-bile: ne abbiamo esplicitate ed esposte alcune ragionandorettamente, e avvicinando alla chiara evidenza la mente sa-cra e tranquilla: alle altre, invece, in quanto piene di mi-stero, ci siamo unitia3, al di l di un'operazione inteliettua-le*, secondo la divina tradizioneot. [551 Infatti, tutte leperch rimasto Dio e per noi ha preso la nostra sostanza totalmente,cio prendendo realmente un corpo ed un'anima nzional,e. il Dio Verbocolufche pat, evidentemente nlla carne; tutte le cose che comp ne1lacarne Iletteralmente, economia] sono sua operazione divina e unana[d,vponr,rq atoi eoup^yia]; a queste azini non hanno partecipaton il Padre n lo Spirito Santo se non grazie al beneplacito e alla deci-sione delf incatnazione e in quanto hanno compiuto i segni divini in col-laborazione con il Dio Figlio > (PG 4, 22ID-224A).

    " (PG 4, 2244-B).

    a3 ...ci siamo uniti: seguiam la lezione vt.rvteq; cos C. Pera (.1.

    Tbonae..., p.59) e il cod. uat. gr. 1809; cfr. S. LIr.l.t, ll testo tachigraficodel > (aat. gr. 1809), Citt del Vaticano 1970 (ST263, p. 61). Altri, invece, come Cordier e 1o stesso Turturto, leggono:nuBa).vteq (ci siamo applicati).

    * Cio grazie alla conoscenza mistica; per cui, cft. MT V, 1045D-10488.

    os La diaina tradizione la tradizione esotenca.

  • 276 DN rI 7-8, 645s-c

    cose divine e quante si sono rese manifeste si conosconosolo per patecipazione, ma quali mai esse siano nel pro-prio principio e nella propria sede cosa che supera la no-stra intelligenza ed ogni sostanzanu e scienza. [56] Peresempio, se chiamiamo l'Oscurit soprasostanzialeo' Dio oVita o Sostanza o Luce o Parola, a null'altto pensiamo senon alle potenze4s che da lui provengono a noi, sia cherendano uguali a Dio o generino la sostanza o la vita, op-pure donino 7a saptenza. Noi, in verit, ci awiciniamo adesso grazie alla cessazione di ogni attivit intellettuale, sen-zavederc alcuna t6458l deificazione o vita o sostanza di-vina la quale sia conforme alla Causa che separata da ognicosa in ogni eccesso. t57l Inolre, abbiamo appreso dalleSmitture che il Padre la Divinit originatia*', Ges e loSpirito, se cos bisogna dire, sono germi divini pullulantidalla divina fecondit e simili a fiori e a luci soprasostanzia-1i50, come ci avvenga non si pu n dire n pensare.

    8. Ma tutta la potenza della nostra capacit intellet-tiva si estende fino a questo, cio a capire che dal Principiopaterno e filiale che trascende ogni cosa [645CJ concessaa noi e alle potenze sovracelesti ogni paternit e filiazione

    o6 Anche qui, come di solito, sostdnza significa essere creato.n7

  • 218 DN rr 9, 6488za, t.nche per il primo degli angeli pi venerabili. Che egliabbia assunto una sostanza umana lo abbiamo appreso co-me un mistero. Non sappiamo come sia stato plasmato dalsangue di una vergine secondo una legge diversa da quellanaturale, e in che modo con i piedi asciutti aventi una mas-sa corporea ed un peso materiale abbia camminato sull'ele-mento liquido e senza consistenza e abbia fatto le altrecose che sono proprie della natua mirabiles3 di Ges.I60J Queste cose sono state suficientemente trattate danoi in altri passi e sono state ceiebrate dal nostro nobilemaestro in maniera mirabile nei suoi Elementi teologici:sia che le abbia apprese dagli scrittori sacri, sia che le ab-bia ricavate da un'indagine scientifica delle Scritture dopomolto t64BBl esercizio e pratica di esse, oppure che siastato iniziato per una pi divina ispirazione, dopo averenon soio imparato, ma anche sperimentato, le cose divine,e, se cos si pu dire, dopo essere divenuto perfetto graziealla sua simpatia con esse nell'unit e nella fede occulta eche non si pu apprendere di quelle stesse coses, tanto

    s3 ...della natura tnirabile: il testo greco : tfrq nepguo6

    qucr,c)"o1iaq. Con la stragrande maggioranza dei raduttori si intendegurr,o),cyia come .5{ interessante osservare quali sono le fonti del1a conoscenzateligiosa secondo Dionigi. Ieroteo arlivato a conoscere ci che insegna,9 perch l'ha appreso dai saci teologi (g1i scrittori sacri, secondo il signi-ficato comune della parola rleo,10r,, che qui sono gli apostoli), o atira-verso I'indagine sulle parole ispirate, o in vitt di una ispirazione divina.Queste tre fonti di conoscenza si raggiungono con diversi procedimenti:ci che si apprende dai < teologi >, si riceve come un bene ffasmesso(napelr1>.58 Dunque, itilperletto nel senso che al di sopra della perfezione.

  • 280 DN Ir 10, 648n-649rprincipio e di ogni ordine. t67l , misuta e durata di tuttele cose ed sopra la daruta e prima della durata *. [65] piena nelle cose manchevoli; sovrabbondante nelle cose pie-ne. [69] inefiabile, indicibile, sopra I'intelligenza,lavita, [648D] la sostanza: hail soprannaturale in modo so-prannaturaleut e il soprasostanziale in maniera soprasostan-ziale. [70] Perci, per il suo amore vetso I'umanit, vennefino alla natuta umana e veramente assunse la sostanza uma-na e il Superdivino, fu chiamato uomo (queste meraviglieche noi celebriamo come al di 1 dell'intelligenza e dellaparcla ci siano propizie!), bench anche in queste cose ab-bia ci che soprannaturale e soprasostanziale non soloin quanto senza cambiamento2 e [649A] senza confusio-ne ha partecipato della nostra natnrra, senza nulla subire ri-guardo alla sua sovrabbondanzain seguito al suo inefiabileannientamento*, ma anche perch, ci che tra tutte le cosenuove la pi nuova, era superiore alTa natura in quellecose che la natura ci diede, superiore alla sosr.anza in ciche la nostra sostanza comporta, possedendo in manieraeminente tutte le nostre qualit che derivano da noi, ma inun modo superiore al nostron.

    se Con durata traduciamo aiv.* > (PG 4,2298).

    ur Il termine greco rrepgunq, che qui tradotto, eccezionalmente,soprannaturale (cio: al di sopra degli esseri creati); ma in genere radotto < mirabile >>, in quanto indica il modo staordinario in cui Gescompie le opere umane (cfr. Ep. IV).

    ut (PG 4, 2324-B),

  • 280 DN rr 10, 648o-649tprincipio e di ogni ordine. t67l , misura e durata di tuttele cose ed sopra la duata e prima della durata*. [65] piena nelle cose manchevoli; sovrabbondante nelle cose pie-ne6. [69] inefiabile, indicibile, sopra f inielligenza, Tavita, [648D] la sostanza: hail soprannaturale in modo so-prannaturaleut e il sopasostanziale in maniera sopasostan-ziale. [70] Perci, per il suo amore vetso l'umanit, vennefino alla ntuta umana e vefamente assunse la sostanza uma-na e il Superdivino, fu chiamato uomo (queste meraviglieche noi celebriamo come al di l dell'intelligenza e dellaparcla ci siano propizie!), bench anche in queste cose ab-bia ci che soprannaturale e soprasostanziale non soloin quanto senza cambiamento6'z e [649A] senza confusio-ne ha partecipato della nostra natura, senza nulla subire ri-guardo alla sua sovrabbondanza in seguito al suo inefiabileannientamento6, ma anche perch, ci che tra tutte le cosenuove la pi nuova, era superiorc alla natura in quellecose che la natura ci diede, superiore alla sosfanza in ciche la nostra sostanza compotta, possedendo in manieraeminente tutte le nostre qualit che derivano da noi, ma inun modo superiore al nostron.

    se Con durata traduciamo aiv.* (PG 4,2298).

    ur Il termine greco nepcpurlq, che qui tradotto, eccezionalmente,soprannaturale (cio: al di sopra degli esseri creati); ma in genere radotto < mirabile >, in quanto indica il modo staordinario in cui Gescompie le opere umane (cfr. Ep. IV).

    u2

  • 282 DN rr 1L, 649o-652tsostanziale, perch non n una parte del molteplice, nun tutto formato dalle singole parti. E in tal modo non l'uno, n partecipa dell'uno, n contiene in s I'Uno6; e,lungi da queste cose) uno oltre I'unit che negli esserie, moltitudine senza patti, senza pienezza, superiore allapienezza, capace di produrre ogn unit e moltitudine, diportarla a perfezione, di contenea. [75] Inoltre, veroche molti divengono di grazie alla deifrcazione che Dioopera in ciascuno secondo la capacit di ciascuno di asso-migliare al divino, per cui sembra che ci sia e si dice chec' una divisione e moltiplicazione dell'unico Dio; ma cinonostante esiste in Dio principale, Dio superiore, sopra-sostanzialmente, unito a s, unico Dio indivisibile nelleparti, non mescolato e non moltiplicato con i rnolti. Que-sto cap in maniera mirabile la guida comune a noi e alnostto precettore6e, [649D] la guida che ci conduceva ver-so la luce divina; egli, che molto ricco di sapienza e lucedel mondo to, parla questo linguaggio per ispirazione divinanei suoi sacri sciitti: Infatti, se ci sono esseri chiarnati diin cielo e sulla terca - dal momento che ci sono pit di e pisignori -, per noi notz c' cbe un solo Dio, iI Padre dal qua-le tutto procede e noi siamo t652Al in lui, ed un solo Si-gnore, Ges Cristo, che tutto ba latto e ancbe noi esistia-mo pel opern sua". t76l trnfatti, nelle operazioni divine

    8 Cos spiega il Turturro: < Dio, non essendo tutto ne11e parti,non uno; non essendo una parte del tutto, non partecipa dell'Uno >>;e considera una giossa le ultime parole, non contiene in s I'Uno. Cft. C.Prna, .1. Tbomae-.., p. 69.

    'e

  • 284 DN III 1, 680n

    fare una specie di seconda introduzione, che comprende una in-vocazione e la giustificazione del lavoro che Dionigi si propone difare. Con la invocazione alla Trinit, I'autore vuole awicinarsi aDio, che pur essendo ptesente a tutti rimane inaccessibile. Nientedi pi naturale che senta questo bisogno chi si accinge a parlaredei nomi divini. Alla preghiera segue una giustificazione. giustoscrivere un'opera che tratta un argomento gi ffattato egregiamentedal maestro feroteo negli Elementi teologici? Dionigi si giustificaafiermando che non si propone affatto di riesporre ci che iI mae-stro ha gi spiegato elregia-ente, vuole semplicemente spiegarec che il maestro ha esposto in formule molto concise, per rendereaccessibile 7a saptenza cristiana anche ai principianti, che sentonoil desiderio di conoscere la verit. Del resto, con"orme alle dispo-sizioni divine presentare la verit in maniera acleguara alle caoacitdei singoli. Ieioteo rimane comunque il maestro piir grande'dopogli apostoli, che si distingue per la competenza nell'interpretare leScritture, la esperienza di Dio c l'ardore con cui si esprime.

    1. t78l t680Bl E in primo luogo, se sembra oppor-tuno, consideriamo I'appellatvo di Buonot, perfetta mani-festazione di tutte le comunicazioni divine, invocando laTrinit fonte di ogni bene e al di sopra dello stesso Bene 2,la quale rivela tutte le ottime provvidenze elargite da lei.[79] Inatti, occorre che con Ie preghiere in primo luogoci eleviamo a lei, come al Principio del bene, e avvicinan-doci maggiormente a lei siamo istruiti proprio in questoatto riguardo ai doni completamente buoni collocati intor-no a leit. [80] Infatti, essa presente ad ogni cosa, manon tutte le cose sono presenti a lei. Quando noi la invo-chiamo con santissime preghiere, con una intelligenzalim-pida e con I'attitudine all'unione divina, allora anche noisiamo presenti a leio. [81] Tnfatti, essa non in un luogopet essere assente da un altro o per passare da un luogoad un altto [82], ma anche I'afiermare che essa si trova

    I L'argomento qui annunciato sar trattato al capitolo IV.2 Con Bene raduciamo Ia patola greca nep1cog; cfu. MT I1, 10174.3 Perch la Trinit rimane al di soora dei beni che comunica.

    a (PG 4,2338).

    DN rrr 1-2, 680c-681e, 285

    in tutti gli esseri significa rimanere fuori dell'Infinit chesta sopra tutte le cose e le comprende tutte. t83l t680clDunque, eleviamoci con la pteghiera verso la pi sublimeconsiderazione dei raggi divini e salutari. IB4J Come sefosse sospesa alla sommit del cielo una fr-rne lucentissimae discendesse gi fino a qui, noi afferandola con le mani,prima con I'una e poi con I'altra, avremmo I'impressionedi trarla gi, ma in realt non la tireremmo gi in quantoquella presente in basso e in alto, bens saremmo noi adavvicinarci verso gli splendori pir elevati dei raggi ful-gentis. [BJJ Oppure, come se noi, saliti su di una nave,tenessimo in mano delle funi attaccate ad una roccia e di-stese fino a noi per aiuto, non tireremmo la roccia a noi,ma in verit noi stessi e la nave verso la roccia. Invece, alcontrafio, se Llno stando sulla nave t680Dl puntasse con-tro Lrno scoglio, non farebbe nulla contro la roccia che stabile ed immobile, ma si allontanerebbe, lui, da quella:e pir la spinge, pi se ne allontana. tS6l Perci, prima ditutto, ed in particolar modo prima di parlare di Dio, necessario cominciare dalla preghiefa, non per attrarre anoi la [orza che presente in tutti i luoghi e in nessuno,ma affinch con il ricordo e le invocazioni possiamo metter-ci nelle sue mani e unirci a 1ei6.

    2. tSTl t6S1Al Questo mio lavoto ha bisogno for-se di una giustificazione, perch, sebbene l'illustre mia gui-da Ieroteo' abbia composto gb Eleruenti teologici in ma-niera mirabile, noi, come se non fossero sufEcienti quelli,

    s (PG 4,233C).

    u La pieghiera, cio, non ha lo scopo di fat discendere Dio, ma dielevare l'uomo a Dio.1 leroteo il maestro di Dionigi e discepolo di Paolo (cft. DN II9, 48A'8, e in questo stesso capitolo 1 nn. 23,681A-684D). presentatocome autre di un'opeta intitolata Elementi teologici (di

    -cui si. cita unpasso in DN II 10, 618C649C\ e di uno scitto slgli Inni. di anote(citato in DN IV 1'5-17,713A'-D), che assai probabilmente un com-mento al Cantico dei Cdntici (cfr. DN IV 14, e la rclativa nota 68 inquesto volume).

  • 286 DN r r r 2 ,681s

    abbiamo scritto altre opere e questo ptesente lavoro suDio. I88J In verit, se il mio maestro avesse pensato ditrattarc completamente tutte le questioni relative alla Di-vinit, e avesse spiegato con commenti brevissimi ogni ca-pitolo di tutto ci che riguarda Dio, noi certo non sarem-mo arrivati a tal punto di follia e di stoltezza frno a oederedi poter penerare i divini misteri in maniera pi perspicacee pi divina di lui, o a trattare vanamente due volte lastessa cosa in modo superfluo, ed inoltre a far torto al miomaestro ed amico. Cos infatti noi, che siamo stati istruiti,dopo il divino Paolo, dagli scritti di lui, gli ruberernmo pernoi la sua nobilissima contemplazione e interpretazione.In realt, t681Bl spiegando sapienremenre le cose divine,ci espose delle definizioni compendiose I e che compren-dono rnolte cose in una) come se volesse esortafe noi, equelli che come noi sono maestri delle anime da poco ini-ziate, a spiegare e distinguere con un discorso alla nostraportata le significazioni compendiose e condensate in unitdalla potenza profondamente intellettualee di quel grandeuomo. E pi volte anche tu ci hai esortato a sifiatta operae mi hai rimandato lo stesso libro giudicandolo un'operatroppo elevata. Per questo anche noi riserviamo il maestrodei pensieri perfetti e venerandi per coloro che sono supe-riori ai pi, come una seconda Scrittura che fa seguito aglioracoli di Dio 10. A quelli come noi tramanderemo le cosedivine in proporzione delle nostre forze. Se, infatti, pro-prio dei perfetti un cibo solido tt, quale perfezione occor-rerebbe per nutrire di questo anche gli altri? IBgJ Giu-

    ..8 < Chiama definizioni contpendiose quelle che contengono unaconsiderazione concisa >> (PG 4,236A\.

    e Intellettuale rende il greco voepottr1q, che si dice propriamentedegli angeli.

    ru (PG 4,2368). Si osservi per anchecome Dionigi giustifica il suo lavoro teologico: esso un aattamentodegli insegnamenti del maestro per anime meno avanzate e una spiega-zione del le sue definizioni concise.

    " Cfr. Eb. 5,14.

    DN rrr 2, 68lc-o 287stamente, dunque, abbiamo detto [681CJ anche che la con-templazione che di per se stessa penetra le Sacre Scritturee la dotttina che le abbtaccia in un solo sguardo hanno bi-sogno di una virt consumata 12, mentre, invece, la scienzae la disciplina dei discorsi che conducono a ci si adatta aimaestri di minor conto e ai loro seguaci. [90J Cos io misono ben guardato dal trattare mai in nessun modo i pro-blemi ffattati da quel divino precettore con una spiegazionelucida, per evitate una ripetizione nei riguardi della spiega-zione di un passo gi spiegato da lui. [91] Infatti, anchepresso gli stessi nostri pontefici ispirati da Dio t' - allorchanche noi, come sai, tu e molti dei nostri santi fratelli ciriunimmo per vedere il corpo sorgente di vita e dimora diDio ta ed erano presenti anche Giacomo, fratello del Signo-rers, e Pietro, la pi alta [6B1DJ e la pi veneranda vettadei teologi 1u, e poi sembr opportuno, dopo la visione, che

    t2 La parola greca che corrisponde a consunata npecButr,rcrj, chesignifica , ma anche . Dice 1oscoliasta: < Poich la dignit dei vecchi pi perfetta e pir capace di in-segnare, essa proplia di tutti i sacerdoti. Che cosa significhi npeoBururct'llo apprendiamo da Isaia il quale dice: "Non un vecchio n un angelo,ma il Signore stesso verr e vi salver" [63,9], e dall'Apocalisse di sanGiovanni, il quale dice di aver visto in cielo ventiquattro presbiteri in-torno all'ineffabile trono di Dio [cfr. Ap. 4,47> PG 4,2368).t3

    ... ispiruti da Dio: la parcla greca (e),r1ntor,) significa letteral-mente , sono gli apostoli.la

    ...corpo... di Dio: l'espressione greca (c,iapyr,ro rca eo61ououltaroc, (PG 4, 236C). Cos si intende disolito (cfr. PGL, s.v., n. 5, dove sono riportati tre casi di Giovanni Da-masceno e nessun caso in cui quell'aggettivo sia riferito al corpo diCristo). Perci non si ou accettare la interoretazione di san Tommasod'Aquino (In librum Bail Dionisii De diuinii noninibus expositio,IectioX, n. 256: ed. Pera, Totino 1950, p. 78), ripresa e difesa da E. Corsni(Il trattato dello Pseudo-Dionigi e i commentineoplatonici al Parmenide, p. 46, nota 15), che vedono in questo corpo ilcorpo di Cristo.

    's La parola gteca de1 lratello del Signore Ael,> che fu considerato il primo di Gerusalemme; cfr. EusEsro or Cesenu, Storia ecclesia-stica II 2),1; ecc.

    t6 ...la pit alta... teologi: il testo greco : 'l ropuqaia rca

    rpsoButtq t6v eo),1ctv &rp'lrlq. Tenendo presente che < teologi >>

  • 2BB DN rrr 2-), 684t-ui pontefici tutti, secondo la possibiiit di ciascuno, cele-brassero la Bont infinitamente potente della debolezza che Principio di divinizzazione" -, superava, dopo i teologi 18,come sai, tutti gli altri santi iniziato: essendo completa-mente rapto, completamente fuori di s e prendendo partee sofirendo I'estasi delle cose che cantava, [684A] d,a par-te di tutti coloro che lo ascoltavano e lo vedevano, sia chelo conoscessero oppure no, fu stimato un araldo divino ispi-rato da Diole. Ma per quale motivo dovtei ricordare ciche 1 stato detto di Do? Poich, se io non me ne sonodimenticato, so che sovente ho appreso da te alcune partidegli inni ispirati da Dio. A tal punto ti sta a cuore di trat-tare le cose divine non superficialmente.

    3. t92l E per lasciare da parte questi segreti inse-gnamenti, che sono cos inesprimibili per i pi{ e a tecos ben noti, allorch t6B4Bl bisognava venire a con-tatto con i pi e con tutti quelli che era possibile con-durre alla nostra santa conoscenza, egli superava Ia mag-gior parte dei saoi maestri - sia per la sua diuturna espe-

    generalmente significa gli autori sacti, si potrebbe pensare, a prima vista,che qui Pietro sia presentato come il pi importante e il pi antico degliautori dei libri sacri (almeno dei libti saoi del Nuovo Testamento). Maessendo ci impossibile, perch le due lettere giunte a noi sotto il nomedi Pietro non sono certo gli scritti pi importanti n pi antichi delNuovo Testamento, non resta che intendere diversamente la patola < teo-logi >>, come coloro che parlano in nome di Dio, e precisameite in riferi-mento agli apostoli. In tal modo Pietro qui denominato il pi alto e ilpir venerabile degli apostoli, come in EH V rrr 5,512D detto

  • 290 DN I I r 3 ,684osciare senza soccorso coloro i quali non possono contem-plare verit pi alte di noi, ci siamo dedicati allo scrivere,non osando inttodurre nuila cii nLlovo, ma discernendo emanifestando con osservazioni pi minute e riguardanti cia-sctna [6B4DJ delle parti, quelle cose che sono state dettein breve proprio da colui che veramente Ieroteots.

    Capitolo lVIr BrNs, tt Lvcp, rl Brrlo, l'Altonr, l'pstesr E Lo zELo. h lters,NoN uN ESsERE, N nEuva DAtt 'essrnt, N rsrste NEGrr ESSERL

    Questo capitolo, il pir lungo di tutta l'opera, si divide nertamente in due parti, che sono assai diverse sia per argomento siaper il tono e il linguaggio. La prima parte (1-17) contiene la spie-gazione del nome divino che il Bene, e di altri nomi ad esso col-legati, che sono Luce, Bello (e Bellezza) e Amore (con le parolegreche ros e agpe). La spiegazione de1 nome Bene si svolge conun tono altrmente l i r ico, che r ichiama, anche da vicino, alcunicelebri passi di Platone e di Plotino. In primo luogo (1-4) si svi-luppa il paragone tra il Bene e il sole che ne f immagine visibile.Come il sole illumina tutte le cose, cos il Bene fa esistere tutti gliesseri, ciascuno con Ie sue peculiarit. Fa esistere gli angeli nellaloro disposizone gerarchica con una esistenza stabile ed etefna econ il loro agire per cui trasmettono agli esseti inferiori i doni diDio; fa esistete le intelligenze incarnate con la loro unione allamateria e con il loro agire che arriva al Bene passando attraversoi sensi e il ragionamento; infine, al Bene devono la loio esistenzag1i animali, le pante e gli stessi esseri inanimati. In tal modo di-venta il principio a cui tende tutto ci che esiste ed anche ci chenon esiste (perch anche ci che non desidera essete qualcunodegli esseri che derivano dal Bene). In particolare, ii Bene si mani-festa nell'ordine e nella bell.ezza del cosmo in tutre le sue prrti etrova la sua immagine pi bella nella luce de1 sole. Come la Bontatriva dappertutto e fa sentire dappertutto il suo beneco influsso,cos il sole, che ne l'immagine, efionde la sua luce dappertutto evivifca e nutre e conserva tutti gli esseri sensibili. Analogamente,il Bene il principio a cui tendono tutte le cose e) come il sole,raccoglie e riunisce tutte le cose (come spiegava una vecchia eti-mologia molto nota ra i filosofi). L'immagine de1la luce solare nondeve tuttavia distrarre: i1 Bene la luce intellettuale, che illuminagli angeli e gli uomni con una efiusione di luce sempre pi abbon-dante, via via che essi progrediscono nel cammino verso la unionecon il Bene, che dopo averli creati riconduce tr-rtti gli esseri allaunit. 11 Bene celebrato anche come Bello e Bellezza. Bello ci

    23 leroteo significa < sacro a Dio >>.

    DN rv 29I

    che partecipa alla Bellezza, mentre Ia Bellezza ci di cui parteci-pano tutte le cose belle per essere tali. Il Bene perci Bell.ezza,perch da lui deriva la Bellezza che viene elatgita a tutte le cosebelle ed Bello perch, come autofe della Bellezza, contiene in stutte le cose belle. Come tale, di tutte le cose belle causa efi-ciente, ma anche finale ed esemplare; e tutte le cose tendono a lui"ciascuna secondo il moto che le proprio. Gli angeli, gtazie a77aIcro esistenza stabile ed unita, vi tendono con un moto uni{orme(il moto circolare, che rappresenta 1a conoscenza intuitiva), gliuomini con i sensi e 1a ragione e, atraverso un processo di puri-frcazione, anche con il moto uniforme, che proprio degii angei(cio con moto rettilineo, elicoidale e circolare); infine, a loro modo,tendono a lui anche gli esseri infraurnani. Tra i nomi divini nonpoteva mancare quello di Amore (ros), tanto caro alla tradizioneplatonica e gi entrato nella teologia cristiana specialmente conOrigene e Gregorio di Nissa. Dionigi 1o intoduce cautamenre,dopo avere osservato che il Bello e Buono appetibile, desiderabileed amabile (ephets, erasts, agapets), sia perch al di sopra ditutti sia perch creatore di tutti. La cautela, che fu gi di Origene,si spiega per il fatto che nella traduzione greca dei LXX (AnticoTestamento) e nel Nuovo Testamento non si dice mai che Dio Amore (ros) e solo due volte si legge che gli uomini devonoamarlo (erstbai), mentre comunemerte si usano i tetmint agpee ngapn, che nel greco non biblico avevano un almo significato.Dionigi perci si sente in dovere di dare una spiegazione. Se nellaSacra Scrittura - osserva - si evita di attribuire a Dio la parolaros,7o si fa perch di sol i to questa parola intesa in senso vol-gare. Per queso in alcuni passi della Genesi si usa un'alra parolaanche per indicare il legame tra 1o sposo e la sposa. Ma se intesobene, cio non come slancio rrerso i falsi beni ma verso i veti beni,ros ha 1o stesso significato di agpe e si pu rifetire a Dio e allecreatute superiori, ccme gi alcuni grandi maestri hanno fatto.L'lros cos inteso penetra, come il bene, tutto I'universo ed persua natura estatico. Ci significa che amare equivale ad uscire fuoridi s con un movimento che ou procedere dall'alto verso il basso overso gli alri esseri del medesim ordine, o dal basso verso I'alto,presentandosi ora come provvidenza (prnoia) ora come solidariet(synoch) ora come conversione (epistraph). E Dio, a second:rche si consideri come causa efficiente o caLrsa finale, si dice Amoreo Amabile, Amante o Amato, come analogamente BeTTezza eBello. A conclusione di questa spiegazione sono uascrtti alcunipassi del maestro Ieroteo (forse da un comlnento al Cantico deiCantici), dove si dice che dall'unico Amore di Dio derivano tuttigli amoti dell'universo (quelli degli angeli, degli uomini e degli al-tri esseri), i quali in Dio ritornano all'unit. * La seconda parte(18-35) pu essere collegata alla prima per conrasto. Dopo avercelebrato Dio come Bene, Luce, Bello, Buono e Amore, ed averetipetutamente afiermato che come tale Dio penetra in tutto I'uni-

  • 292 DN rv 1 , 69JB

    verso, viene spontaneo domanCarsi perch mai, allora, in questouniverso creato da Dio esiste i1 male. Tanto pir che questo argo-mento era molto trattato nelle scuole filosofiche, in tapporto altema della prowidenza divina, e gi lo avevano afirontato pi voiteanche gli autori cristiani. Dionigi ha in mente, come prima suapreoccupazione, la difficolt di conciliare la causalit universale delBene 1da cui deriva la bont di tutte le cose) e la esistenza degliangeli cattivi. Come possono essere cattivi questi angeli che sonostati creati buoni? Ma da questo particolare problema il discorsosi fa pi vasto per spiegare i'origine del male in generale. Il pro-biema viene afitontato con un procedimento ben congegnato chesi pu delineare come segue. Come certo che il male esiste, cos certo che non pu derivate dal Berle (perch dal sirnile deriva ils i rn i le ) . D 'a l t ra par rc , s ta to c l in ros t r r to - p r ime c l re t r r t r i q l i es .e r iderivano dal Bene. Ne consesue che il male non Du esistere in sestesso. Per cui, se i l male esis, come di fatto esistd, non pu esistelese non in quanto, in qualche modo, partecipa del Bene. Se questo vero, il problema si ripropone in questa fotma: come pu parteci-pirre al Bene ci che contrario al Bene (perch il male non unLene inferiore ma ci che si oppone al Ben)? La difficolt si superaconceDendo i1 male non come il risultato di una operazione ma con';c7a mancanza (o la perdita) di qualcosa che compete ad un dato esserc;per cui si pu dire che il male in s non esiste, ma esistono gli esseri(derivanti dal Bene) manchevoli di qualche cosa che gli compete. Neconsegue che nessun essere catt ivo per naiur: l (neanche i demoni, etanto meno tutt i gl i al tr i esseri: da Dio agl i angeli , al l 'uomo e agl iesseri infraumani). Questo perch il male privazione e come talenon pu esistere in s come privazione tctale, ma solo negli esseri chesono orivi di qualche cosa. Cos concepito. il male non deriva da unacausa^sola e cmpleta, come gl i esseri che sono buoni, me da moltecause parziali, che sono difetti, ed esiste come accidente. Una voltachiari che i l maie difetto di esserc, r imrne Ca spiegare come siconcilia con la provvidenza divinl, alla qurle nulla sfugge. Lo sicapisce tenenCo presente che la Drovvidenza divina consetva gliesseri secondo 1a propria natura, e quindi lascia liberi di sceglierequelli che ha creato tali (g1i uomini e gli angeli). E appunto dallal ibera scelta di queste creature derivr i l nale, che petci condan-nebile, anche se la prowidenza divina ne sa ricavare il bene.

    L t95l t693Bl Procediamo ora alla spiegazione delnome del Bene che i sacri autori 1 attribuiscono esclusiva-

    t Dionigi afetma ripetutamente di ricavare tutti i nomi divini cheesamina in questo libro dalla Sacra Scrittura, ma sceglie nomi cati ai pla-tonici e li spiega in un senso molto vicino al 1oro. Il nome Buono(agatbs) riferito a Dio spesso sia ne1l'Antico come nel Nuovo Testa-mento : c f r . , ad esempio , Sa l .7 . l (721,1 : 118(117) ,1 -3 ; Mc. 10 ,8 ; Mt . 19 ,17 ;Lc . 18 .19 .

    DN IV 1, 69rc 293mente alla Divinit superdivina staccandolo da tutte le al-tre cose, chiamando Bont la stessa esistenza divina, credo,e afiermando che, poich il Bene esiste, in quanto Bene so-stanzialez, difionde la sua bont in tutti gli esseri. t96l In-fatti, come l nostro sole, senza pensarci n per libera scelta,ma per il fatto stesso che esisre, illumina tutte le cose chepossono, secondo la loro misura, paftecipafe della sua luce,cos anche il Bene, che superiore al sole come I'archetipoche non ha paragoni supera un'oscura immagine, con la suastessa esistenza manda i raggi della sua bont assoluta pro-porzionalrnente su tutti gli esseri3. t97l A causa di quesiiraggi ebbero vita tutte le sostanze, le potenze e le opera-zioni intelligibili ed intelligenti' [99] per questi esse so-no ed hanno t693cl una \r;ta senza fine e senza dminu-zione,libere da ogni distruzione, mortes, materia e gene-razione, lontane dall'alterazione instabile, mobile e trasci-nante ora da una parte ora da un'altra, [99] sono pensatecome prive di corpo e di matelia e come inteiligenze com-

    2 Bene sostanziale perch tutti gli esseri ne partecipano, perch ci che fa esistere tutte le cose.

    ' Il parallelo tra il Bene supremo e il sole risale, almeno ne1la suafornrulazione chiaramente definita, a PraroNu, Repubblica 508b-c, che fupoi ripreso dagli scrittori cristiani (cfr. Gnaconro NazteuzENo, Discorso2-1,1, PG 15, 10814-10818; 28,30, PG 36,694-C). Lo scol iasta ne spiegail significato in questi termini: (PG 4,240.{-8).

    t . . .potenze... intel l igenti : gl i angeli .

    ' * Percl'r qucsie sono proprie dei corpi > (PG 4, 2414).

  • 291 DN IV 1-2, 696tt-sprendono incompatabilmente e sono illuminate d'intelli-genza esatta riguardo alle ragioni degli esseri e la trasmet-tono in seguito a tutte le cose t696Al che sono congiuntecon loro. t1001 E ricevono da parte della Bont la lorodimora e di qui deriva la loro stabilit, la loro durata, laloro consetvazione ed il godimento6 dei ben. [101] E,tendendo verso questa Bont, raggiungono I'esseLe e lo sta-to di perfezione, e conformate a somiglianza di essa, perquanto possono, ne divengono f immagine e, come la leggedivina prescrive, comunicano agli esseri inferiori i doni cheesse ricevono dal Bene.

    2. [102] Dalla Bont derivano gli ordini sovramon-deni, le loro rlnioni, le loro rclazioni reciproche, le distin-zioni non confuse, le possibilit di riferire gli esseri infe-rio [6968l a quelli superiori, le provvidenze degli esserisuperiori per quelli inferiori, le vigilanze degli attibuti diciasctina potenza e le conversioni continue intorno a se stes-se, le immutabilit e le elevazioni ? circa il desiderio delBene e tutte le altre cose che da noi sono state dette nellrbro sulla Propriet degli ordini angelicis, [103] m ^n,che le altre cose che sono proprie della gerarchia celeste,cic le purificazioni degne della gerarchia celeste, le loroillurninazioni sovramondane ed il completamento di tuttala perfezione angelica'; tutte queste cose partono dalla Bon-

    6 ... godimeitto: la parola greca cr,La, che si pu intendere nel

    senso di pasto {: godimento) o di dimora surcra (de Gandillac traduce,infatti: ). Secondo questo significato intende 1o scoliastache identifica ota con trrov{ (cfr. PG 4, 241.4).t

  • 296 DN IV J-4, 697 t-s

    di anima e di vita esiste a causa della Bont, ad opera dellaquale ha ottenuto il suo stato sostanzialett.

    3. [111] t697Al Se vero, ccme certamente vero,che il Bene sta al di sopra di tutti gli esseri, ci che non haforma d tutte le forme, e in lui solo I'essere ptivo di so-st^nza il supeiamento di ogni sostanza, \a non vita so-vrabbondanza di vta,la non intelligenza sovrabbondanzadi sapienza e tutte le cose esistenti nel Bene che possonodare in maniera eccellente le loro forme agli esseri che nonl'hanno ts e, se lecito dirlo, anche ci che privo di es-sere tu tende verso la Bont che superiore a tutti gli esserie tenta in certo qual modo di stare nel Bene veramentesoprasostanziale in quanto ptescinde da tutte le cose tT.

    4. t1L21 t6978l Ma, cosa che ci era sfuggita a mez-zo el discorso, il Bene causa anche dei principi e deilimiti celesti di questa sostanza che non aumenta e nondiminuisce e che rimane completamente invariabile e, se sipu dire cos, dei movimenti dell'enorme evoluzione cele-

    to Siato sostanziale uaduce Etq ooq, che 1o scoliasta inter-preta come < qualit permanente >. Ci significa che anche gli esseri ina-nimati, grazie al Bene, hanno ricevuto da Dio delle qualit che costitui-scono ii loro essere e non sono acquisite dal di fuori (cfr. PG 4,2448-C).Si noti la sttuttura gerarchica dell'universo, che ritorna continuamente:angeli, uomini, animali, piante ed esseri inanimati.

    rs Bene interpreta il Ficino: >. Si deve tuttavia sottolineare chequesta produzione delle forme (eionor,ia) comprende anche la produzionedella materia; cfr. C. Prna, S. Tbomae..., pp. 98-99.

    r (PG 4, 244C-D). Ma si pu anche intendere nelsenso che ci che non ha una certa forma, cio esiste senza una certa for-ma, desidera raggiungerla e quindi desidera il Bene. Infine (ma non ilnostro caso), talvolta si atffibuisce questa espressione a Dio per indicareche al di sopra degli esseri creati (cfr. PG 4,2i)C-2564).

    t7 ,.,in quanto,,, cose'. letteralmente, > (PG 4, 244D-2451.).

    'o > (PG 4, 245D).2t Durata corrisponde ad aiv, che altrove, quando indica la esistenza degli angeli, uadotto < eternit >; cfr. DN X 3,937C-9404.

    " (PG 4, 245D-2484).

  • 298 DN rv 4, 697o-700tcustodia, la causa e la fine degli esserit [117] cos anchef immagine manifesta della divina Bont, ossia questo gran-de sole iutto lumnoso e sempre lucente secondo la tenuis-sima risonanza del Bener, illumina tutte quelle cose chesono in grado di partecipare di lui, ed ha una luce [697D]che si diffonde su tutte le cose ed estende su tutto ii mondovisibile gli splendori dei suoi raggi in alto e in basso; e sequalche cosa non vi partecipa, ci non da attribr-rirsi allasua oscurit o alla inadeguatezza della distribuzione dellasua luce, ma alle cose che non tendono alla partecpazionedella luce a causa della loro inettitudine a riceverla. In real-t, il raggio, atraversando molte delle cose che si ffovanoin quella situazione, illumina le cose che vengono dopo enon c' nessuna delle cose visibili t700Al a cui non giun-ga, a causa della grandezza eccedente del suo proprio splen-dore. [118] Ma, anzi, il sole contribuisce2n alla generazio-ne dei corpi sensibili e li muove verso la vita, li nuue, li facrescere, li perfeziona, li purifica e li rinnova; [719] e \aluce la misura e il numero delle ore e di tutto il nostrotempo. Infatti, questa la luce che, sebbene allora fosseinforme, come dice il divino Mos 2s, aveva gi distinto iprimi nostri tre giorni e, [120] come la Bont convete as ogni cosa ed la prima radunatrice delle cose disperse,come Divinit principale ed unificarice, t1211 e tutte lecose tendono a lei in qr-ranto plincipio, sostegno e fine; e ilBene, come dicono le Scritture'u, quello da cui tutte lecose sono e vennero all 'esistenza, come dedotte da una cau-

    :' < Se uno parla gridando a gran \roce, quelli che stanno accanto dhanno orecchie robuste sentono le srida e le cose dette. quelli che stannoun po' lontani, essendo separati da- lui, sentono Ia voce pir debolmente,in6ne quelli separati da una grande distanza sentono solo una parte moltotenue della risonanza. Quanto alla luce solare, si deve pensare che il suorapporto con la Luce vera tale che la distanza inconcepibile > (PG4.248N8\.

    'n Come strumento di Dio e non perch abbia una sua propria ca-pacit di dare la vita (cfr. PG 4,2188-C; DN V 5, 820A-C; VI 3, 857ts).

    " Cfr. Gn. 1,3.'u Cfr. Rm. 11)6; 1 Cor. 8,6; Col. 1,16; DN II 11, 649A-652A;

    IV 10 ,705C-708A.

    rN rv 4-5, 700e-o 299sa perfetta, ed in essa t700Bl tutte le cose sussistono comecustodite e contenute in un recesso onnipoten