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Tessera n.1816, l'apprendista muratore della P2

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Berlusconi e la P2 (prima parte) - 1978/1981

La prima reazione è diquelle tipiche sue: «Mavi pare che un Re delmattone come me possaessere socio di un club

dove risulta apprendista murato-re?».CosìSilvioBerlusconi all'indo-mani della scoperta a Castiglion Fi-bocchi degli elenchi con i 962 nomidegli affiliati alla loggia massonicaPropaganda2. Il blitz deimagistratidi Milano Gherardo Colombo,Giu-liano Turone e Guido Viola risale al17 febbraio1981.A quei tempi Ber-lusconi è non solo un Re del matto-ne, sta già diventando il tycoon del-l’editoriamultimediale: ha il 12 percento de Il Giornale e ha aperto loscontro politico giudiziario tivù pri-vate-Rai. «Apprendistamuratore» èla sua qualifica in Loggia.

Indagando sul crack di MicheleSindona, i pm arrivano prima a Vil-la Wanda e poi negli uffici di Casti-glionFibocchi e trovanouna valigiacondentrodocumenti dei servizi se-greti, fotocopie e originali che rac-contano di esportazioni clandesti-ne di capitali, operazioni finanzia-rie egli elenchidegli iscritti. Ci sonopezzi di ogni settore che conta nellavita del paese: tre ministri in carica(tra cui Gaetano Stammati e EnricoManca),due ex ministri, il segreta-rio del Psdi, parlamentari, il capodigabinetto del presidente del Consi-glioForlani,l’interoverticedei servi-zi segreti, il comandante e ufficialidella Guardia di Finanza, banchie-ri, editori, giornalisti, magistrati. Cisono tutti i partiti, più di tutti Dc e ilPsi di Craxi (segretario dal 1976)tranne Pci, Pdup e Radicali. Le listerestano segrete per circa due mesi.

Diventano pubbliche solo il 20 mag-gioper voleredel PresidentedelCon-siglioArnaldoForlani fino a quelmo-mento contrario.Per sintesi diciamo che l’inchiesta

penale sulla P2 “muore” il 17 marzo1983 presso la procura di Roma conun decreto che è un capolavoro di

detti e non detti. Il lavoro di analisi edi scavo più importante lo fa la Com-missione parlamentare presiedutadaTinaAnselmi (novembre1981-lu-glio 1983) che definisce «la P2 un fe-nomeno gravissimo che coinvolgead ogni livello di responsabilità gliaspetti più qualificati della vita del

paese»; un fenomeno che è «un’insi-dia perchè colpisce il sistema nellasua più intima ragione di esistere: lasovranità dei cittadini, ultima e defi-nitiva sede del potere che governa laRepubblica».Quindi laP2nonèesattamente, co-

me dice Berlusconi, «un Club con le

CLAUDIA FUSANI

Il racconto

Berlusconi inuna foto diEvaristo Fusarpubblicata ne “Ilcorpo del capo”di MarcoBelpoliti.Nelle immaginia destra: Liciogelli, AngeloRizzoli, MaurizioCostanzo, eRobertoGervaso.Tutti iscritti allaLoggia P2 eamici delTycoon diArcore...

SILVIOSTORY/9

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Tessera n. 1816, codice E.19.78L’apprendistamuratore della P2

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persone migliori del paese». La Log-gia di Gelli nel 1990 costa al Cavalie-re una condanna, poi amnistiata, perfalsa testimonianza. «Sono statoiscritto per pochimesi, forse settima-ne,enonhomaiversatouna lira»dis-se in un processo a Verona per diffa-mazione contro Guarino e Ruggeriautori di Inchiesta sul signor tv poi as-solti. In realtà Berlusconi si iscrive al-laP2 il26gennaio1978epaga laquo-ta comerisultaagli atti dellaCommis-sione Anselmi. Interrogato nel 1981dal giudice istruttore di Milano spie-ga così la sua adesione: «Me lo hachiestoGelli dicendomi che ci tenevamolto perchè sonouno degli impren-ditori emergenti e che dall’iscrizioneavrei avuto canali di lavoro e contattiinternazionali». E’ il 1977, Berlusco-ni è stato nominato Cavaliere del la-voro, è già molto amico di Craxi, ve-de come un incubo l’ipotesi compro-messo storico così come tutta la deri-va a sinistra del paese, la politica nonlo tenta ma ambisce a quei contattichegli possonodare il controllo dellasituazione. Gelli è uno che la pensa

come lui e s’intendono alla perfezio-ne quando s’incontrano nel 1977 aRoma tra l’Excelsior e il GrandHotel.E poi c’è Roberto Gervaso (tessera622, grado di maestro) che «insisteper farmi iscrivere» spiega sempreBerlusconi, «Gelli ci teneva e magarilo avrebbe fatto scrivere sul Corrieredella Sera».Minimizzare, appunto, ignorare.

Ma la P2 non è stata per Berlusconiunadistratta adesione formale. LaP2per Berlusconi è un club di amici ga-ranzia, comegli aveva promessoGel-li, di molti vantaggi. Economici, pri-ma di tutto. Fiori ha calcolato che tra«dal1974al1981 ilCavalierehaavu-to dalle banche fidi per un totale di198miliardidi lire e 622milioni, 150miliardi e rotti di fidejussioni e altredecine di miliardi di mutui». Vantag-gi, anche, in termini di visibilità, unaltro modo di ottenere credito: il 10aprile 1978 sul Corriere della Sera, ilpiùdiffusoquotidiano finitoperònel-la mani della P2 (Rizzoli, Tassan Dine il direttore Di Bella sono iscritti),esordisceunnuovoanalistaeconomi-co. Si chiama, e si firma, Silvio Berlu-sconi.❖

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Alla fine si incontraronoavilla Wanda. «Signora,lei mi ha rovinato la vi-ta», fu la reazione di Li-cioGelli allavistadiSan-

dra Bonsanti che da cronista avevaseguito tutte le vicende del Venera-bile e della Loggia deviata P2. Peròaccettò di parlare, c’erano i fotogra-fi presenti, e l’intervista suRepubbli-ca potè uscire.Berlusconi si iscrisse alla P2 nel 1978.Che tipo di relazione c’era fra loro?«TraSilvioBerlusconi e LicioGelli cisono idee comuni, che si ritrovanonei documenti: l’anticomunismo vi-scerale, la spiccata ed esplicita pro-pensione per un presidenzialismoforte.C’èundocumentomenofamo-so del “Piano di Rinascita”, lo“Schema R” in cui Gelli spiega che“governare non vuol dire perderetempo ma risparmiarlo”. Diciamoche si sono trovati in sintonia».Cos’è lo “Schema R”?«Risale al 1975 mentre il “Piano” èdel 1976/77. I due documenti mes-si a confronto rivelanoquale fosse ladoppia anima della P2. Lo “SchemaR” cheGelli consegnò aNino Valen-tino, consigliere del presidente Leo-ne, è molto più eversivo: prevede larevisione totale della Costituzione,con la riduzionedei poteridellaCor-te costituzionale, il divieto di mani-festare, la limitazione dei poteri sin-dacali, il ripristino del fermodi poli-zia.Corrispondeaquellochesimuo-veva in quegli anni in Italia, con So-gno e Panciardi».Cosa cambia con il “Piano”?«Le idee dello schema R, più intrin-secheall’animodiGellinonescludo-no l’altro tipo di strategia: il control-lo dall’interno delle istituzioni».Perché nel “Piano di Rinascita” man-ca il presidenzialismo?«Gelli non ha cambiato idea, come

dimostra l’intervista a Costanzosul Corriere della sera del 5 otto-bre 1980. È anche l’intervista incui il “venerabile” dice che vedreb-be bene un Dc al Quirinale, doveallora era Sandro Pertini. I suoi fa-ri erano Craxi e Andretti».Cosa, invece, prevede il Piano?«La differenziazione delle Came-re; la separazione delle carrieredei magistrati a cui si chiede il testpsico-attitudinale. C’è la frase“dissolvere la Rai Tv ex art.21”,cioè in nome della libertà di stam-pa. Soprattutto c’è la strategia delcontrollo dall’interno: scegliere igiornalisti in ogni testata, uominifidati inognipartito.Nel 1977Gel-li e Ortolani controllano il gruppoRizzoli-Corriere della Sera».A trent’anni di distanza il presiden-zialismo non è un tabù. Qual è il di-scrimine fra legalità e eversione?«Luigi Covatta, nella commissioneAnselmidefinì laP2è “uncomplot-to permanente”. E Roberto Ruffil-li: “Una filosofia conservatrice omeglio pre-democratica”. Io pen-soche il Parlamentononvadamor-tificato, sono per unparlamentari-smo corretto.Maun conto è discu-tere inunParlamento liberamenteeletto alla luce del sole. Un altrocovare il progetto in una loggiamassonica deviata, studiando imezzi per imporlo».E fra i mezzi c’è il controllo delle Tv...«Gelli eBerlusconi intuiscono luci-damenteeper tempo l’importanzadella televisione. Nel libro intervi-sta di Sandro Neri, Gelli raccontache, nel 1977, rimase molto im-pressionato dalla grande intelli-genza di Berlusconi. Il progettoera sin dall’inizio acquistare picco-le televisioni sul territorionaziona-le per poi costituire un network.Solo persone che hanno un altroscopo dicono che la Tv non orien-ta.Berlusconi eGelli avevano indi-viduatoper tempoquella formida-bile arma di propaganda».❖

IL CONTRIBUTO DEI LETTORI

Il libro

Cronologia

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Licio GelliParola di venerabile

Intervista a Sandra Bonsanti

LoggiaPropaganda 2

...e intanto nel 1974È l’anno della strage dell’Italicus e diquella di Brescia . Si susseguono, ne-gli anni Settanta. attentati, violenzapolitica e stragi. Edgardo Sogno è ac-cusato di tentato golpe. Nasce lo“Shema R” della P2.

1978Il 28 gennaio Berlusconi si iscrive allaP2. Il suo numero di tessera è 1816. Ilgrado è apprendista muratore.

1981Il 17 marzo i pm di Milano fanno il blitza Arezzo e trovano, tra le altre cose,gli elenchi degli iscritti.

1981Forlani dà il via libera alla pubblicazio-ne degli elenchi solo il 21 maggio.

1983La Comm. Anselmi termina i lavori

1994, giornalisti candidati alle politiche«Nel 1994 - ricorda Sandra Bonsanti - cirendemmo conto dell’immenso conflittod’interessi: il proprietario della tv privatarischiava di controllare anche la Rai»

«Percepivamo la minaccia»«Ero nel CdR di Repubblica e avevo visto laspregiudicata acquisizione di Mondadori.Per questo ci candidammo, con MiriamMafai, Staiano, Giuseppe Giulietti»

Negli anni della P2Berlusconi ha avuto fidiper decine di miliardi

PPARLANDODI...Opinionmaker

Il 10 aprile 1978 Silvio Berlusconi avvia la sua collaborazione al Corriere della Sera ilcui direttore, Franco Di Bella, ha aderito alla Loggia Massonica. Nessuno, in redazione, rie-sce a darsi una spiegazione plausibile dell’ingaggio di un costruttore come editorialista. Aluglio Berlusconi invita, per salvare l’economia, a utilizzare meno Marx e più Adam Smith.

ROMA

«Il controllo deimediaincipit della grande opera»

La più lunga intervista realizataa Licio Gelli. Attraversa 60 anni di sto-ria , di vicende pubbliche e private , dirapporti con i servizi segreti e con gliesponenti politici. (Ed.Aliberti)

Fidi e mutui

JOLANDA BUFALINI

«Tra Gelli e il premier ci sono idee comuni, a partire da unanticomunismo viscerale e dall’importanza data alla tv»

IIIGIOVEDÌ

1 OTTOBRE2009

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Berlusconi e la P2 (seconda parte) - 1978-1981

Gelli non ha dubbi:«Berlusconi ha presoil nostroPianodi rina-scita e lo ha copiatoquasi tutto», dice al

quotidiano l'Indipendente nel feb-braio 1996. Berlusconi ha già go-vernato due anni e la sua idea dipremiership è perfettamente so-vrapponibile con il progetto di Gel-li. Il Piano di rinascita democraticaè un documento di quindici paginesuddiviso in capitoli: premessa,obiettivi, procedimenti e program-mi a medio e lungo termine. E' unprogramma politico e la sua primastesura risale al1974.MariaGraziaGelli, figlia del Maestro, lo avevanascosto,male, nel sottofondo del-la valigia. Lo trovano al primo con-trollo, aFiumicinoal ritornodaNiz-za,

Non è dato sapere se Berlusconiabbia mai avuto visione di «quellascaletta di appunti». È un fatto chetra il 1977 e il 1978 il Cavaliere èl'astro nascente dell'imprenditoriaitaliana. Legatissimo a Craxi, am-micca ad Andreotti e Forlani unicipossibili antidoti «contro la derivacomunista», un rischio che temeforse più della calvizie che si fa lar-go sul capo. Scrive editoriali sulCorriere della Sera; nel 1974hacre-ato la prima tv via cavo (Telemila-no) per i residenti diMilano 2 e nel‘78 la trasforma in Telemilano 58,unadelle 434 tvprivate spuntate inItalia come funghi in Italia e ha in-gaggiato laguerracontro laRai.So-prattutto ha capito il verbo dellapubblicità e il 3 ottobre 1979 fondaPublitalia, la cassa del suo imperomultimediale. Insomma, mentre

Gelli organizza il suo club ispirato alPiano di Rinascita democratica, Ber-lusconi è inarrestabile. Sembra chenessuno gli possa dire di no. Oltreche capacità e lungimiranza, ha an-che possenti disponibilità economi-che e gode di incredibili linee di cre-dito presso le banche, Bnl e Montedei Paschi di Siena più di tutte, en-trambe ben rappresentate tra i socidellaP2.Sedegli affari conBnl (risul-

tano iscritti4membridel cda, il diret-tore generale, tre direttori centrali eun segretario di consiglio), sappia-mosoloche furonocospiscui «conap-poggi e finanziamenti al di là di ognimeritocreditizio» (CommissioneAn-selmi), l’inchiestadel sindacato ispet-tivo del Monte dei Paschi non lasciadubbi. «La posizione di rischio versoil gruppoBerlusconi ha dimensioni ecaratteristichedel tuttoeccezionali e

dimostrano l’esistenzadiuncompor-tamento preferenziale accentuato»scrivono i sindaci delMonte il 9 otto-bre 1981. Due giorni dopo il diretto-re generale si dimette.Unsuccessomeritodei «canalipri-

vilegiati» garantiti dalla Loggia? Èun fatto che le scelte dei governi Ber-lusconi dal 1994 a oggi hanno, visteoggi, un che di profetico e sembranola fotocopia degli obiettivi del Piano

Dalla magistratura al sindacato, passando per partiti giornali e tvI punti del Piano Rinascitadel Maestro Venerabile

Partiti politici«Vanno selezionati gli uomini ai qualipuò essereaffidato il compito di rivita-lizzare la propria parte politica: per ilPsi Craxi, Mancini, Mariani; per il Pri Vi-sentini e Bandiera; per il Psdi Orlandi

e Amidei; per la Dc Andreotti, Forlani,Gullotti e Bisaglia.

Stampa e Tv«Occorre redigere un elenco di 2-3persone in Corsera, Giorno, Giornale,Stampa, resto del Carlino, Messagge-ro. I prescelti dovranno simpatizzareper gli esponenti politici già scelti».Inoltre coordinare le tv via cavo , dis-

solvere la Rai».

Sindacati«Combattere la trimurti in cambio diuna sola sigla. Modificare il diritto disciopero».

Magistratura«Deve essere responsabile verso ilParlamento. Modifica del Csm.

CLAUDIA FUSANI

Il racconto

SILVIOSTORY/10

Foto Ansa

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EGelli disse: «Berlusconi hacopiato ilmio progetto politico»

Licio Gelli a Pietrasanta nel Chiostro di Sant'Agostino in occasione della presentazione del «Gelli e la P2 fra cronaca e storia»

IVGIOVEDÌ1 OTTOBRE2009

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Dite la vostra [email protected]

di rinascita e del meno noto «Sche-ma R». Si prevede, infatti, di «usaregli strumenti finanziari per l'imme-diata nascita di duemovimenti l'unosulla sinistra e l'altro sulla destra».Tali movimenti «dovrebbero esserefondati da altrettanti club promoto-ri» come poi è stato per Forza Italia.Con circa 10 miliardi è possibile «in-serirsi nell'attuale sistemadi tessera-mentodellaDcperacquistare ilparti-to». Con «un costo aggiuntivo dai 5ai 10 miliardi» si potrebbe poi «pro-vocare la scissione e la nascita di unalibera confederazione sindacale taleda rovesciare i rapportidi forzaall’in-terno dell’attuale trimurti» e «limita-re il diritto di sciopero». Per quantoriguarda la stampa, «occorrerà redi-gere un elenco di almeno due o treelementiper ciascunquotidianoepe-riodico inmodotalechenessuno sap-pia dell'altro»; «ai giornalisti acquisi-ti dovrà essere affidato il compito disimpatizzare per gli esponenti politi-ci come sopra». Poi bisognerà: «Ac-quisire alcuni settimanali di batta-glia», «coordinare tutta la stampaprovinciale e locale attraverso un'agenzia centralizzata», «coordinaremolte tv via cavo con l'agenzia per lastampa locale», «dissolvere la Rai innome della libertà d'antenna». Pun-to chiave è «l'immediata costituzio-ne della tv via cavo da impiantare acatena inmododacontrollare lapub-blica opinione».

Da buon venditore di materassi,Gelli fa i conti: «30o40miliardi sem-brano sufficienti a permettere a uo-mini ben selezionati di conquistareposizioni chiavenecessarie a control-lare stampa, partiti e sindacati» chesono i primi obiettivi del Piano.Obiettivi a medio termine sono la

modificadell’ordinamentodelgover-no, del parlamento, della Costituzio-needellaCorteCostituzionale, edel-la magistratura. La giustizia così co-m’è è «eversiva» e «va ricondotta allasua tradizionale funzione di equili-brio». Per questo, è necessaria la se-parazionedelle carriere del pubblicoministero e dei giudici, la «riformadel Consiglio superiore della magi-stratura che deve essere responsabi-le verso il Parlamento». Pensa anchealle scuole, il Maestro Venerabile:vuole «sfollare le università» e nellescuole «combattere l’equalitarismoassoluto che provoca una pericolosadisoccupazione intellettuale congra-videficienze, invece,nei settori tecni-ci».Moltoè già stato realizzato.Qua-si tutto.❖

Noncredocheaquel tem-po Berlusconi pensassegià al suo impegno di-retto in politica», riflet-te SandraBonsanti che,

dopo avere lavorato per anni sulle vi-cende della P2, nel 1994 fu eletta alSenato insiemeaundrappellodi altrigiornalisti perché, dice un altro gior-nalista Corrado Staiano, «tutto ciòche sta accadendo ora era già chiaroeprevedibileallora». Piuttosto, conti-nua Sandra Bonsanti, «Berlusconi sitrova bene in quell’ambiente di cuicondivide l’anticomunismo viscera-le. E si innamora del potere, di quelsistema di relazioni che gli consentedi portare avanti i suoi affari». 1976,1977, 1978 sono gli anni in cui il Par-tito comunista raggiunge il massimodei consensi e partecipa ai governi di“unità nazionale”. Il “CAF”, i governidi Craxi, Andreotti, Forlani sono an-cora di là da venire. Della P2 a quel-l’epocanon si sanulla - gli elenchi de-gli iscritti saranno scoperti nel 1981daimagistratimilanesiGherardoCo-lombo,GiulianoTurone eGuidoVio-la -macolpisce la lucidità concuiBer-lusconi mette programmaticamentea disposizione della parte politicache gli piace l’emittente Telemilano,perché corrisponde a uno dei puntistrategici del «Piano di rinascita» diGelli: «coordinare molte Tv via cavo,dissolvere la Rai Tv..).

IntervistatodaMarioPirani, nel lu-glio 1977, manifesta fiducia verso laDc milanese, si dimostra molto com-petente sulle correnti della primaRe-pubblica. «Unuomodigranvaloreco-meMazzotta ha coagulato la sinistraanti-comunista della Base e di Forzenuove, la Coldiretti, Comunione e li-berazione».Ma guarda anche al nuo-vo indicando personaggi come Um-

bertoAgnelli,MarioSegni (che cor-teggerà senza successo almomentodi «scendere in campo») e il mini-stro Pandolfi: «politici che si fannocapire dalla gente e non comeMoro... che ci vuole un esercito di esege-ti».Comepensadiaiutarli?, gli chie-dePirani.Nella risposta c’ègià lapo-lemica con ilGiornalediMontanellie l’idea secondo cui la Tv non deve«angosciare». «Non certo pagandotangenti,mamettendoa lorodispo-sizione i mass media. In primo luo-go Telemilano, che che diventeràun tramite...ma avrà un contenutomolto concreto e positivo».Quantoalle tangenti c’èunepiso-

dio interessante raccontato da Gio-vanni Pellegrino quando era presi-dentedellaCommissione stragi e ri-portato da Mario Guarino ne“L’orgiadelpotere”apag.50(Deda-lo, 2005). A metà anni Settanta,scrive il giornalista, l’unica forma-zione che attacca «gli scandali con-nessi alla edificazione diMilano 2 èl’MsidiGiorgioAlmirante.Berlusco-ni si adopera per mettere in crisil’Msi». L’iniziativa si concretizzaquando,neldicembre1976,25par-lamentari guidati da Raffaele Delfi-no lasciano il partito e fondano De-mocrazianazionale. In seguito«Del-fino, ricevuta la quota di finanzia-mento pubblico, restituirà il dena-ro. E Berlusconi risponde aDelfino:“lei è il primopolitico cheme li resti-tuisce”».Anche per la scissione di Destra

nazionale c’è un’impressionantecoincidenza nella strategia occultaelaborata dal piano di Gelli che alleformazioni politiche con «la neces-saria credibilità politica» intende«affidare gli strumenti finanziarisufficienti». E si propone di usarequegli stessi strumenti finanziari,nel caso contrario (cioè di poca cre-dibilità esterna), «per l’immediatanascitadi duemovimenti: l’uno sul-la sinistra e l’altro sulla destra (a ca-vallo fra Dc conservatori, liberali edemocratici della Destra naziona-le). ❖

IL CONTRIBUTO DEI LETTORI

Il libro

Cronologia

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Patria1978-2008

Il Piano dirinascita democratica

...e intanto nel 1976Il Pci ottiene il massimo dei voti nellastoria repubblicana con il34,7 per cen-to. Ma non c’è il sorpasso della Dc, spe-rato dal popolo di sinistra. La Demo-crazia cristiana raggiunge il 38,7 percento.

1976La Commissione Anselmi fa risalire aquesto periodo la redazione del Pia-no.

1981A maggio, le liste vengono scoperte amarzo, viene trovato sotto la foderadi una valigia di Maria Grazia Gelli, fi-glia del Maestro Venerabile

15Sono le pagine del Piano. E’ suddivisoin capitoli: premessa, obiettivi, proce-dimenti e programmi. In seguito futrovbato anche lo Schema R.

Aristocrazia e cachistocraziaPaolo Sylos Labini: «No, la P2 non eraun’élite aristocratica, ma una pur ristrettacachistocrazia - ovvero il potere deipeggiori».

La revisione della CostituzioneLicio Gelli: «Se fossi presidente dellaRepubblica il mio primo atto sarebbe unacompleta revisione della Costituzione».Intervista a Maurizio Costanzo 5/10/1980

PPARLANDODI...Piccolebugie

Negli anni Sessanta, all’epoca del gruppo musicale di cui fanno parte Berlusconi eConfalonieri, i «Quattro moschettieri» partono per Beirut, meta della gioventù dorata. MaBerlusconi,raccontailbatteristaAlbertoCicatiello,nonva.AunaConventionnel1993,però,Berlusconi proclamerà: «La mia carriera canora è cominciata con una tournée in Libano».

ROMA

E’ l’ultima fatica di Enrico Dea-glio che, per i tipi de Il Saggiatore, attra-versa gli ultimi trent’anni di storia diquesto paese. Anni, ovviamente, dovepredomina il fenomeno Berlusconi.

Per i politici fidatimedia e risorseNel 1976 il finaziamento alla scissione della Destra nazionale«Telemilano un tramite per chi esprime posizioni positive»

JOLANDA BUFALINI

La storia

VGIOVEDÌ

1 OTTOBRE2009

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Mangano e Dell’Utri (prima parte) - 1970-2009

Marcello & Vittorio, ilguru di Publitalia elo stalliere di Arco-re, il senatore fon-datore di Forza Ita-

liae il boss chenumerosi pentiti han-no indicato come il cassiere di CosaNostra, l’erede di Pippo Calò. Mar-cello Dell’Utri e Vittorio Mangano,leamicizie pericolosediSilvioBerlu-sconieppure coltivateemai rinnega-te dal Cavaliere. Un intreccio cosìcomplesso e scivoloso che occorresapere a che punto è adesso la storiaprima di raccontarla dall’inizio.

La situazione è questa: Manganoè morto a 60 anni il 23 luglio 2000agli arresti domiciliari scontandouna condanna all’ergastolo per unduplice omicidio, associazione ma-fiosa, traffico di droga e estorsione;MarcelloDell’Utri è stato condanna-to in primo grado l’11 aprile 2004(un dibattimento lungo sette anni)a 9 anni per concorso esterno in as-sociazione mafiosa, una condannachesi sommaa quellaper false fattu-re e frode fiscale (2 anni e 3 mesi)per fatti di quando eraamministato-redelegatodi Publitalia. E’stato pre-scritto il procedimento per minac-cia con il boss Virga e tra breve cisarà la sentenza di secondo gradoper mafia.

Berlusconi non ha a che farecon tutto ciò. Tirando il filo di Del-l’Utri, erano stati entrambi indagatiprima a Firenze (Autore 1 e Autore2) e poi a Caltanissetta (Alfa e Be-ta), per concorso esterno nelle stra-gi di mafia del 1993 (Firenze, Romae Milano). Alcuni pentiti chiave liavevano chiamati in causa comemandantipolitici delle stragi. Maen-

trambe le inchieste sono state archi-viate perchè le prove erano «insuffi-cienti» e le dichiarazioni dei pentiti«senza riscontro». Disavventure chenonpossono certo intaccareun’amici-ziae unsodalizio che comincia aMila-no alla fine degli anni cinquanta. Ottoanni dopo la morte di Mangano, Ber-

lusconi e Dell’Utri hanno detto che«Mangano a suo modo è stato uneroe» perché pur malato terminale ditumore «si è rifiutato di inventare di-chiarazioni (contro Berlusconi o lostesso Dell'Utri, ndr) nonostante i be-nefici che ciò avrebbe potuto portar-gli». Una rivendicazione postuma e

non richiesta. Marcello e Silvio s’in-contrano la prima volta nel chiostrodel collegio Torrescalla a Milano nel1961, matricola in arrivo da Palermoil primo, laureando il secondo.Un’amicizia benedetta dall’Opus Deie dal dio pallone. La prima cosa chefanno insieme è proprio una squadra

CLAUDIA FUSANI

Il racconto

Gli amici in villaNella fotogrande la villaSan Martino diArcore doveBerlusconi va avivere con laprima moglie e idue figli Marinae Pier Silvio nel1974. Nelle fotopiccole,dall’alto,MarcelloDell’Utri;VittorioMangano, giàmalato.

SILVIOSTORY/11

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Vittorio, Marcello e Cosa Nostrastorie di relazioni pericolose

VIGIOVEDÌ1 OTTOBRE2009

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di calcio, la Torrescalla-Edilnord,Marcello allena, Silvio fa - manco adirlo - il presidente, Paolo Berlusconiil capitano. Solo di recente, nel pro-cesso di Palermo, è saltato fuori che ilgiovaneMarcello, neo laureato in leg-ge, è stato impiegato della Edilnord aitempi di Brugherio (1964-1965) conla qualifica di «segretario del presi-dente Berlusconi». Un particolaresempre omesso che invece per i giudi-ci assumesignificato perchè«negli an-ni Settanta e Ottanta la banca Rasini(il primo finanziatore di Berlusconi,ndr) è stata crocevia di interessi dellamalavita milanese e di Cosa Nostra».Dell’Utri si sposta per tre anni a Roma(dal ‘65 al ‘67) come direttore sporti-vo del Centro Ellis dell’Opus Dei e poia Palermo, dipendente di una micro-scopicabancae direttore sportivo del-la Athletic club Bacigalupo, un’altrasquadra di calcio. E qui che conosce,«erano tifosi, commerciavano in ca-valli»,GaetanoCinàeVittorioManga-no. All’epoca due giovanotti del man-damento di Porta Nuova, quello delferocissimo clan Inzerillo. Nel 1996

sono tra i coimputati di Dell’Utri nelprocesso per associazione mafiosa.

Silvioe Marcello sembranoessersipersi di vista. Anche fisicamente lon-tani, uno a Palermo, l’altro a Milano.Equi succedecomenei film.Lavulga-ta narra che «una mattina Dell’Utrisentì squillare il telefono mentre al-zava la serranda della banca.“Pronto Marcello, ti ricordi di me?Sono Silvio Berlusconi. Senti, sonoqui in rada, ho la barca pronta persalpare, ti va di venire su al nord alavorare con me?”». Dell’Utri non selo fa ripetere due volte, chiude tuttoe raggiunge l’amico al porto di Paler-mo. E’ il 1974. Approda ad Arcore,alla villa San Martino, a seguire i la-vori di ristrutturazione. Dove, pochimesi dopo, lo raggiunge VittorioManganocon il ruolodi stalliereeau-tista per i figli di Berlusconi. Nel1974, a Palermo, Mangano è già no-to come uomo d’onore. E’ passatodalla prigione tre volte per estorsio-ne: minacciava le vittime inviandoscatole con dentro teste di cane moz-zate. Non male per un angelo custo-de che doveva portare i bambini diSilvio a scuola.❖

Èdel Milan d'oggi che si do-vrebbe parlare, un diavo-lo sull'orlo di una crisi dinervi e sull'orlo della se-rie B, mai così conciato.

Perdente, proprio perdente, comemai avrebbe potuto immaginare ilPresidente, che quell'aggettivo odia,ignora, cancella, incendia. Vediamo-la da tifosi rossoneri: è mai possibileche la crisi del berlusconismo debbacominciare proprio dal Milan? Saràalmeno un segnale denso di implica-zioni? Sta di fatto che il Berlusca lasuasquadra l'haabbandonataepersi-no i fedelissimi attendono con unsensodi liberazione l'arrivo degli ara-bi, sognando un oleodotto di petro-dollari verso via Turati. Potrebbe es-sere tardi. Ci si interroga sulle ragio-ni delle disgrazie: la figlia Marinache non vuol sentire parlare di pallo-ne, il governo, le distrazioni senili, lanoia, quasi il disamore, dopo tantisuccessi.Perchè, bisognadirlo, il Ber-lusca è stato un grande presidente eil suo Milan, (soprattutto quello diSacchi) da antologia mondiale, anzistellare, come preferiscono i cantoria reti unificate.Sipotrebbeaggiunge-re un'altra ragione: non gli serve più.

Il grande Peppino Fiori ricordache il nostro presidente era "milani-sta fin da bambino". Ma la primasquadra sulla quale Berlusconi tentòdi allungare le mani fu un'altra: l'In-ter, l'odiata in nerazzurro, presiden-te IvanoeFraizzoli. L'Inter era più so-lida,piùpronta avincere, il Milan ve-niva da un'autentica tempesta, se-gnatadallepresidenzediAndreaRiz-zoli, Felicino Riva (latitante in Liba-no),VittorioDuina (siderurgico falli-to),AlbinoButicchi (petroliere incri-si,mancato suicida), Felice Colombo(in galera per il calcio scommesse),Giussy Farina (esiliato in Kenya). Il

Milan, scrisseBrera, era il pozzone-ro del calcio italiano. Perchè maiBerlusconi ci si sarebbe dovuto infi-lare? S'organizzò l'incontro in casaFraizzoli. A notte si salutarono. Ri-chiudendo la porta, Fraizzoli sospi-rò: «mi a chel lì la mia Inter ghe la duno (a quello lì la mia Inter non glie-la dò)». La diede a Ernesto Pellegri-ni, ristorazione e affini. Berlusconisi rivolse all'altro fronte. I giochi fu-rono facili. Il 24 marzo1986, al tea-troManzoni, si riunirono i148azio-nisti (ci sono anchePaolo Berlusco-ni, Confalonieri e Dell'Utri, Leonar-do Mondadori e il presentatore Ce-sare Cadeo). Berlusconi fu incoro-nato presidente. Nacque così ilgrande Milan. Con qualche intral-cio: il vecchio Liedholm che nonprendeva ordini, mentre si sa cheBerlusconi è anche il presidente-al-lenatore. Azzardò lui con Sacchi,spinse per Gullit e Van Basten, fre-nò su Rjykaard (avrebbe preferitol'inconcludente argentino Borghi).E arrivarono il primo scudetto, laprima Coppa dei Campioni , la Su-percoppa, la Coppa Intercontinen-tale... Arrivò anche la prima ama-rezza: la monetina che dallo stadiodi Bergamo pare giunse a colpirel'ampia fronte di Alemao, il centro-campista del Napoli che stava per-dendo con l'Atalanta. Stai giù, gri-dò il massaggiatore Carmando. EAlemaoubbidì. Lavittoriavenneas-segnata al Napoli, che si avviò allaconquista dello scudetto. Il seguitosi chiamerà Zaccheroni (cacciatoperchè troppo di sinistra), Capello,Ancelotti.AdessoLeonardoe il poz-zo nero a vista.

Disse Berlusconi: «Nel momentodel trionfo, lasciami, caro vecchioMilan, confondere la mia storia al-la tua».

Che l'auspicio valga, speriamo,nel bene e nel male. Berlusconi, ilvecchio Milan lo usò senza scrupo-li: palcoscenico per la sua politica.Aveva intuitocheneldeclinodelpa-ese ci stava pure l'iperbolica esalta-zione del calcio. ❖

IL CONTRIBUTO DEI LETTORI

Il libro

Cronologia

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L’onoredi Dell’Utri

Storia diun’amicizia (I parte)

...e intanto nel 1977Il 1˚ gennaio chiude Carosello. E’ l’an-no nero del terrorismo. Il 6 marzo laSapienza chiude a tempo indetermina-to. Le Br uccidono l’avvocato Croce aTorino. I giudici popolari di Torino, perpaura, disertano il processo alle Br.

1961Dell’Utri e Berlusconi si conoscono aMilano in un collegio dell’Opus Dei

1964-1965Dell’Utri lavora alla Edilnord

1968Dopo due anni a Roma, Dell’Utri tornaa Palermo, impiegato di banca e presi-dente della As Bacicalupo

1974Berlusconi lo porta ad Arcore, Un paiodi mesi e arriva anche Mangano

Uomo d’onorePaolo Borsellino, 19 maggio 1992, l’ ultimaintervista: «Sia Buscetta che Contornoindicano lo stalliere di casa Berlusconi comeuomo d’onore di Cosa Nostra».

Le parole del pentitoGiovanni Brusca: «Tra il ’93 e il ’94 hochiesto a Mangano se era in condizione diripristinare i contatti con Berlusconi. Lui miha detto sì senza però dire tramite chi».

Quando Dell’Utri lochiama ad Arcore è giàun boss arrestato 3 volte

PPARLANDODI...Coppa delMondo

Il calcio per Berlusconi è sempre stato la vera metafora della politica. Nel 2004, dopola clamorosa vittoria del Milan ad Atene, 4 a zero al Barcellona nella finale di Champions, ilneo eletto Presidente del Consiglio infierì sullo sconfitto Achille Occhetto dicendo: «Io hovinto la Coppa dei Campioni, lei non ha vinto nulla».

MILANO

Edizioni Kaos, introvabile o qua-si, è la memoria scritta dai pm di Paler-mo per il primo grado del processo aDell’Utri imputato di concorso ester-no in associazione mafiosa.

Mangano

Quando il sognoera la grande InterOggi il Milan è perdente ma Berlusconi è stato un grandepresidente. Allora avrebbe voluto i più solidi neroazzurri

ORESTE PIVETTA

La storia

VIIGIOVEDÌ

1 OTTOBRE2009

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Mangano e Dell’Utri (seconda parte) - 1970-2009

Come e perchè Manga-no venga assunto adArcore è faccenda chesi spiega solo anni do-po. Dopo che diventa

ufficiale il pedegree criminale delboss di Porta Nuova. E dopo cheDell'Utri finisce sottoprocessoaPa-lermo per mafiosità. RacconteràMangano ai giudici di Palermo:«Tra il '73 e il '74 Cinà (Gaetano) eDell'Utri vennero a trovarmi a Pa-lermo, mi proposero un lavoro adArcoredoveun loroamicoavevaac-quistatounaproprietà.Primadi tra-sferirmi con la mia famiglia andainegli uffici della Edilnord (l'impre-sa immobiliarediBerlusconi)al nu-mero24di ForoBonaparte e incon-trai i signoriBerlusconi eDell'Utri».

Tutto giusto, manca solo un det-taglio: con Mangano alla Edilnordquel giorno si presentano anche iboss Francesco Di Carlo, MimmoTeresi e Stefano Bontade, all’epo-ca il Capo di Cosa Nostra nonchèfratello massone. Un incontro rac-contato nei particolari da Di Carlounavoltapentito: «Fuun colloquioin cui vennero discusse e decise re-ciproche disponibilità. Volto a ga-rantire aBerlusconi e alla sua fami-glia una protezione dai rapimenti.Il colloquio fu favorito da Cinà,amico di Dell’Utri». E’ un passag-gio, questo, da segnalare con curaanche perchè, in modi diversi, èconfernato dallo stesso Berlusconiinun’intervistaalCorrieredellaSe-ra nel 1994, una delle poche volteincui il premierhaaccettatodipar-lare dimafia: «Rapporti con lama-fianehoavuti unavolta sola,quan-do tentarono di rapire mio figlio

Pier Silvio che allora aveva cinqueanni...». Fatti due conti - Pier Silviocompie sei anni il 28 aprile 1974 - laminacciadi rapimentoprecede l’arri-vodiManganoadArcore.Ladoman-da è un’altra: Mangano è impostodalla mafia - per il tramite di Cinà eDell’Utri - per controllare i traffici diCosaNostraalnordoffrendo in cam-bio di una protezione? Oppure, co-me ha sempre sostenuto Berlusconi,viene ingaggiato solo comeguardia-spalle privato visti i rischi di queglianni? Sembra improbabile che Sil-viononconoscesse ilprofilo crimina-le di chi stava per far entrare in casasua. Dirà Paolo Borsellino a CanalPlus, la sua ultima intervista primadi morire (19 maggio 1992): «Bu-scetta e Contorno hanno indicato lo

stalliere di Arcore comeuono d’ono-re di Cosa Nostra. Viveva a Milanoedera il terminale al norddei trafficidi droga delle famiglie palermitane(...). All’inizio degli anni SettantaCosa Nostra cominciò a diventareun’impresa e a gestire una massaenorme di capitali per i quali cerca-va una sbocco al nord, sia dal puntodi vista del riciclaggio sia dal puntodi vistadi far fruttarequestodenaro.Mangano era una delle teste di pon-te dell’organizzazione mafiosa nelNord Italia».

Chiarito chi era Mangano, tor-niamo ad Arcore. Il neo assunto, unsignore alto, tratti mediorientali, asuomodo distinto, prende servizio ilprimo luglio 1974, ha 34 anni, con

lui la moglie Marianna e la figlia di10 anni. Seguono mesi "tranquilli".Fino al 26 giugno 1975 quando unabomba esplode contro il cancello e ilmuro di cinta di villa Borletti in viaRovani. Berlusconi sospetta subitodello stalliere, comeriveleràun’inter-cettazione del 1986. Ma fa finta dinulla, anzi declassa l’esplosione a uncrollo. Più imbarazzante è il seque-stro (8 dicembre 1975) del principedi Santagata prelevato all’uscita del-lavilladoveera statoacena. Il seque-strato si libera, i carabinieri indaga-nomanessunodice loro che nella te-nutaviveancheMangano. Ilquale re-sta a servizio fino al 1976. I giornalicominciano a scrivere della sua pre-senza che diventa ingombrante.Mangano lascia Villa San Martino

CLAUDIA FUSANI

Il racconto

Il senatoreDell’Utri con isuoi sostenitorial teatro Valleper protestarela sua estraneitàai fatti. A destral’imprenditore eaccusatoreFilippoRapisarda eAntonio Ingroia,Pm a Palermo

SILVIOSTORY/12

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I pentiti: «ARiina 200milionil’anno per le antenne di Canale 5»

VIIIGIOVEDÌ1 OTTOBRE2009

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Dite la vostra [email protected]

nel 1976. Un anno dopo se ne va an-che Dell’Utri assunto come dirigentedel finanziere siciliano Bruno Rapi-sarda che gestisce alcune aziende,poi fallite, che riciclanodenarodiCo-saNostra. Spiegherà in seguitoRapi-sarda: «Alberto e Marcello Dell’Utrimi furono raccomandati da GaetanoCinà che rappresentava gli interessidi Bontade-Teresi e Marchese. Del-l’Utri mi disse che la suamediazioneera servitaa ridurre le richiestedide-naroaBerlusconidaparte deimafio-si».

Gli atti del processoDell’Utri illu-strano i rapporti del senatore conCo-sa Nostra. Dell’Utri torna con Berlu-sconi nel 1980, ai vertici di Publita-lia. Nel frattempo, come testimonia-no decine di intercettazioni, non in-terrompe mai le frequentazioni conMangano. Trentasette ex mafiosihanno testimoniato che Dell’Utri èstato il principale contatto della ma-fia con l’impero finanziario di Berlu-sconi. Lo confermano prove docu-mentali.Altre dichiarazioni di pentiti, da

Cancemi a Brusca passando per Sii-no,Cucuzza,CannellaePennino, tut-te pubbliche, raccontano dei rappor-ti diretti tra Fininvest e Cosa Nostra.Nell’interrogatorio del 18 febbraio1994 il boss di Porta Nuova Salvato-reCancemi spiega: «Nella villa di Ar-core hanno trovato riparo latitanticome Nino Grado, Mafara e Contor-no (...) Nel 1991 Riina precisò che,secondo gli accordi stabiliti con Del-l’Utri che faceva da emissario percontodiBerlusconi, arrivavanoaRii-na 200 milioni l’anno in più rate inquanto erano dislocate a Palermopiù antenne (...) Il rapporto risalivaalmenoal 1989 e più volte ho assisti-to alle consegne di questo denaro inrate da circa 40-50 milioni». AncheGiovanni Brusca (21 settembre1999)raccontache«dagli anniottan-ta Ignazio Pullarà, boss di SantaMa-ria del Gesù, a Berlusconi e a Canale5gli faceva uscire i piccioli». Sono glianni della guerra delle tivù e di an-tenna selvaggia. Dichiarazioni chenon hanno mai raggiunto lo spesso-re della prova.Nel 2002 il Tribunale di Palermo

cheprocessaDell’Utri eCinà si trasfe-risce aRomaper sentire il PresidentedelConsiglioSilvioBerlusconi. Pren-de la parola l’onorevole-avvocatoNiccolò Ghedini: «Abbiamo indicatoal PresidenteBerlusconi l’opportuni-tà di avvalersi della facoltà di non ri-spondere». ❖

L’idea venne una sera aBerlusconi, lo raccontòanni dopo Marcello Del-l’Utri. Berlusconi telefo-nòdinotteaAdrianoGal-

liani, che stava istallando le anten-nediTelemilano,egli disse: «SaGal-liani,hopensatocheTelemilanopo-tremmo anche farla diventare Tele-palermo, Teleroma, telenapoli. Chene pensa?». «Vada, cominci dalsud». E Galliani il giorno dopo è giàin Sicilia.Chissà perché, si chiede Mario

Guarino, che riporta l’episodio nelsuo libro “L’orgiadel potere” (Deda-lo 2005), «uno che ha una televisio-ne a Milano avendo deciso di am-pliare parte dalla Sicilia e non, peresempio, dal Piemonte». Domandamaliziosa, poiché il monzese ragio-nier Galliani, socio della ElettronicaIndustriale, nell’isola può contare,oltre che su un consistentecash-flow, anche sulla solida rete direlazioni del palermitano MarcelloDell’Utri.Nel paniere finisconorapi-damenteTvreRetesicilia, SiciliaTe-levisiva Spa, Siciltele e Trinacria Tvche stabiliscono la loro sede in viaUgo La Malfa a Palermo.Alla Tvr c’era Antonio Inzaranto,

suo fratello Giuseppe aveva sposatola figlia di Tommaso Buscetta, al-l’epoca (notano imagistrati sicilianititolari dell’inchiesta su Dell’Utri)«ancora importanteuomod’onore».Racconterà nel 1997 Antonio Inza-ranto, interrogato dalla Procura diPalermo:«Alla finedel1980vendet-ti Tvr alla società Retesicilia, ed inparticolare a duemilanesi , GallianiAdriano e Lacchini Luigi...Dopo po-chi mesi Retesicilia cominciò a tra-smettere in interconnessione nazio-nale sotto la sigla Canale 5». Inza-ranto diventa presidente del CdA di

Retesicilia. E, a riprova, MarioGuarinomostrauna rubrica telefo-nica del gruppo Fininvest dovecompare, come interno, il cognatodella figlia di Buscetta.Non è il solo nome imbarazzan-

te, ce ne sono altri. Roberto Filip-pa, per esempio, titolare della Tri-nacria Tv con Vito Cafaro, rappre-senta anche la Par.Ma.Fid. Siglaquest’ultimachegestiscemoltode-naro di Antonio Virgilio e LuigiMonti, due «colletti bianchi» arre-stati nel 1993 e poi assolti dall’ac-cusa di mafia.

Il viaggio lungo lo stivale diAdriano Gallian prosegue in Cala-bria. In Calabria, però, non va tut-to liscio come in Sicilia. Ci sarannodegli attentati ai tralicci Fininvest.E si verifica un curioso episodio diguerra commerciale in «famiglia»,racconta Mario Guarino. RodolfoBiafioreè coordinatore tecnicodel-la società di Galliani, Elettronicaindustriale. Ed ègenerodell’edito-rediTelespazioToniBoemi (emit-tenteeElettronica industrialehan-no lo stesso indirizzoaviaDeFilip-pis a Catanzaro). Boemi, che èmorto nel 2004, avrebbe chiestol’appoggio, in cambio di una fortesomma di denaro, delle cosche Pi-romalli-Molèperottenere ilmono-poliodellagestionedeipontiFinin-vest in Calabria.Ma c’è un concor-rente: Angelo Sorrenti della Ce-mel di Gioia Tauro, anche lui inrapporti di lavoro con Fininvest.Un vecchio articolo di cronaca delCorriere della Sera del 1994 rac-conta come andò a finire: «AngeloSorrenti e il socio Mario Riefolovengono convocati in un albergodai rappresentanti delle cosche Pi-romalli-Molè. Vengono loro chie-sti 200 milioni ma, ad assistere al-l’incontro ci sono i carabinieri delRos, vestiti da camerieri, che arre-stanogli inviati delPiromalli,Anto-nio Alagna e Giovanni Priolo».Agli arresti finisce anche Biafiorementre Sorrenti collabora .❖

IL CONTRIBUTO DEI LETTORI

Il libro

Cronologia

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Fratellid’Italia

Storia diun’amicizia (II parte)

...e intanto nel 1981Si insedia alla casa Bianca Ronald Rea-gan. Vengono scoperti gli elenchi del-la P 2. Il 13 maggio l’ attentato di AliAgca al papa. Il 16 ottobre viene ucci-so a Roma Domenico Balducci, espo-nente della banda della Magliana.

1975Il 26/6 ordigno esplode a villa Borletti.L’8/12 ignoti sequestrano un ospite diBerlusconi. Sospetti sullo stalliere.

1976Mangano lascia la villa. Si ferma ad Ar-core. Vive in hotel. Si occupa di affari.

1977Dell’Utri lascia Berlusconi. Va a lavora-re con il finanziere Rapisarda.

1980Dell’Utri va in Publitalia. Nel 1993 è trai fondatori di Forza Italia.

Chi era Stefano BontadeRacconta ai magistrati palermitani Gioacchino Pennino il 4 luglio 1996:

«Il Bontade era l’epicentro della mafia e della massoneria, e perciò il realecentro degli interessi , di altissimo livello, tanto economici quanto politici,facenti capo a dette associazioni segrete».

Colpi di lupara e Kalashnikov«Il 23 aprile 1981, la sera del suo compleanno, veniva ucciso a colpi di

lupara e di kalashnikov, Bontate Stefano, rappresentante della famiglia diS.anta Maria del Gesù. ...È il primo di centinaia di omicidi ». Citazioni tratteda “l’Onore di Dell’Utri”, a cura di Leo Sisti e Peter Gomez (Kaos)

PPARLANDODI...Stallee mafia

Francesco Di Carlo è uomo d’onore del mandamento di Porta Nuova, amico e com-pare di Vittorio Mangano . Quando decide di pentirsi e di collaborare spiegherà con buonaefficaciaaimagistratidiPalermoeCaltanissetta(interrogatoriodel16febbraio1998):«Vitto-rio Mangano è Cosa Nostra. La mafia non pulisce la stalle a nessuno». Giusto per chiarire.

ROMA

Nel 2007 Ferruccio Pinotti inda-ga, per i tipi della Bur, sui rapporti tramafia e massoneria, un’indagine a360 gradi basata tutta su atti giudizia-ri.

Parte dalla Siciliala conquista delle TvAdriano Galliani sbarca nell’isola e risale lo stivale, acquisendoemittenti. Gestori in odor di mafia fra i dipendenti Fininvest

JOLANDA BUFALINI

La storia

IXGIOVEDÌ

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La guerra delle Tv (prima parte) - 1974 - 1984

Tra il 1974e il1990 in Ita-lia c’è stata una rivolu-zione culturale ed è sta-ta combattuta una guer-ra sporca i cui effetti ve-

diamo, e inparte paghiamo, soprat-tutto adesso. La rivoluzione - l’av-ventoe, inpochissimianni, il predo-minio della tivù commerciale – eranell’aria, bisognava avere il nasoper annusarla e l’umiltà per gover-narla.SilvioBerlusconihaavuto en-trambequestedoti, oltrealla innatapropensione per commercio, pub-blicità e guadagni. Ma poi ha com-battuto una guerra sporca che havinto solo perché ha avuto un allea-tocomeBettinoCraxi.Edisponibili-tà economiche precluse ai suoi di-retti concorrenti, come Rusconi eMondadori.

Occorre fissare alcune date. Il 10luglio 1974 la Corte Costituzionaledecide (sentenza 226) “la libertàd’intrapresa delle tivù in ambito lo-cale via cavo”. Due anni dopo (28luglio 1976) la tivù locale può tra-smettere anche “via etere”ma sonovietati “monopoli o oligopoli priva-ti”. Il Parlamento,avverte laConsul-ta, “dovràdisciplinare l’interamate-ria perché l’etere è un bene colletti-vo”. Periodicamente, nei sedici suc-cessivi anni, la Corte si pronunceràaltre tre volte nello stesso modo in-vocando una legge. Quando arrive-rà, la legge renderà legittimoquelloche era illegittimo.

Intorno alla metà degli anni set-tanta in Italia ci sono Rai 1 e Rai 2,appaltate alla Dc e al Psi di Craxi,con il Pci che chiede “la fine delladiscriminazione anticomunista”, e434 tivùprivate.TraquesteTelemi-lano 58, nata nel settembre 1978 in

due locali del JollyHotel diMilano2.È l’embrione di Canale 5. Impegnatotra i cantieri delle suenewtown intor-no aMilano, corteggiato e sedotto daLicio Gelli, amico intimo di Craxi enelle grazie delle banche, l’imprendi-tore edile Silvio Berlusconi cominciaad essere stufo di mattoni e licenze

edilizie. Il mercato è quello che è e ifatturati tentennano. Ripensa, così,al suo primo amore, la pubblicità, ecapisce che il matrimonio con il mer-cato delle tivù private sarebbe felicis-simo oltre che assai vantaggioso. An-che perché la Rai sa offrire poco a chivuol fare pubblicità – entrare nel Ca-

rosello è impresa da titani – sia per lospazio (la legge stabilisce un tettomassimo)cheper laqualità. Ilmerca-to invece è lì chebussa: un formaggiodove il topo-Berlusconi s’infila beato.

Il marchio Canale 5 Music è regi-strato il 2 novembre 1979. Poi nasco-no – o vengono comprate – Reteita-

CLAUDIA FUSANI

La storia

In altoSivio Berlusconie FedeleConfalonierigiovaninella sededella neonatatelevisioneSotto:Craxi, Forlani,Andreotti.Durante i lorogoverni (Caf)si sviluppala fortunadel tycoon.

SILVIOSTORY/13

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Alla guerra delle televisionisenza leggema conCraxi

XGIOVEDÌ1 OTTOBRE2009

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Dite la vostra [email protected]

lia, Publitalia e Elettronica Industria-le. L’intuizione di Berlusconi è capireche se il futuro è delle tivù private,quella tivù deve essere autonoma datutto e in grado di autoalimentarsiper la pubblicità, dal punto di vistatecnico, soprattutto per i palinsesti ela programmazione, la vera identitàdelle rete. “Una tivù al servizio dellemerci” l’ha definita Giuseppe Fiori.“Io non vendo spazi, vendo vendite”ripete Berlusconi come un mantra aivenditori di Publitalia, la concessio-naria di pubblicità.Mentre Reteitaliaacquista film, telefilm, serial, formatdi quiz e sit-com, Publitalia arruolavenditori istruiti ad essere“sorridenti”, “positivi”, né barba nébaffi né capelli lunghi, giacca e cra-vatta, “guai alle mani sudate” e “maimangiare aglio prima di stare in pub-blico”. Se l’italiano medio da homosapiens sta diventando homo videns,Publitalia è l’incubatrice di quelloche sarà poi l’homo berlusconianus,quello di Forza Italia, quello che arri-verà in Parlamento e al governo “colsole in tasca”, per usareunmottodel-

la casa.Per essere autonoma la tivù priva-

ta e commercialedeveavere trasmet-titori in tutto il paese capaci di riceve-ree rilanciare segnali tivù.Per riuscir-ci, BerlusconiacquistaElettronica In-dustriale, piccola azienda di Lissoneche produce apparati di ricezione eripetizione. I proprietari si chiamanoAdrianoGalliani e ItaloRiccio. ÈGal-liani che in poche settimane acquistabande liberee tivùprivategiàoperan-ti dalla Sicilia alla Valle d’Aosta.

In meno di un anno, nella totaleindifferenza, prende forma lo schele-tro del primo network alternativo al-laRai. LaConsulta lohavietato,ma ilParlamento non legifera. Nell’incer-tezza gli altri principali operatori –Rizzoli, Rusconi e Mondadori – si at-tengono agli ambiti locali pur com-prando piccole tivù private perchécredono che il Parlamento andrà inquesta direzione. Berlusconi, invece,puntaal network, il contrariodel det-tato della Consulta. Dalla sua ha i ru-binetti sempre aperti delle banche el’intima amicizia con Craxi che nel1983diventerà presidente del Consi-glio e perno del Caf. ❖

Fra le televisioni locali at-traverso cui la Fininvestsbarca in Sicilia c’è la Tri-nacria Tv Srl. Nella me-moriadepositatadal pub-

blicoministerodiPalermonelproce-dimento contro Marcello Dell’Utri,che ha portato alla condanna in pri-mo grado del senatore di Forza Ita-lia, si ricostruisce l’intreccio della so-cietà televisiva siciliana con altre so-cietà finanziarie e di investimento.Riportiamo che cosa emerge dal do-cumento pubblicato da Kaos (a curadi Leo Sisti e Peter Gomez), l’onoredi Dell’Utri, nel 1997.

La Trinacria viene costituita aMi-lano nel 1982 da Roberto Filippa inrappresentanza della Par.Ma.Fid. eVito Cafaro in rappresentanza dellaSipa. Amministratore unico vienenominato Enrico Arnulfo.

La Par.Ma.Fid, sottolineano i ma-gistrati, «contava numerose parteci-pazioni in imprese tra lequali spicca-vano i nomi di un folto gruppo di so-cietà(Holding italianaprima,Secon-da, Terza ecc.) il cui rappresentantelegale è Foscale Luigi». Sono le cele-bri holding con capitale Fininvestchearriveranno finoa al numero38.Luigi Foscale, nato nel 1915, è lo ziodi Berlusconi.

La Par.Ma.Fid attrae l’attenzionedei magistari perché controllata dadue spregiudicati imprenditori dellaMilano degli anni 70: Antonio Virgi-lio e Luigi Monti, definiti da Giusep-pe Bono, esponente di Cosa nostrain collegamento con lamafia ameri-cana, «gli squali dell’economiamila-nese e nazionale». Virgilio e Monti,che avevano avuto anche costantirapporti con la banca Rasini, furonoarrestati in una operazione dellaCriminalpol denominata San Valen-tino ma furono poi assolti dalla im-

putazionedi associazionemafiosa.La Sipa verrà incorporata nel

1986nella Istifi (la “cassaforte”del-la Fininvest). Aquesto punto, nellamemoria, c’è un attento esame delsistemaa scatole cinesi checaratte-rizza queste società. Istifi, si leggeancora nella memoria, «nel 1987ha avuto partecipazione nella Po-deradaSpa, societàemersanel cor-so di accertamenti di un procedi-mento a carico di Calò Giuseppe(PippoCalò, il cassiere della bandadella Magliana. Ndr) ed altri espo-nenti della criminalità organizzatasiciliana e romana, inizialmentescaturito dall’omicidio di BalducciDomenico (ucciso a Roma nel1981 dopo una denuncia per asso-ciazione di stampo mafioso), e poiconfluito nel più complesso proce-dimento sul fallimento del bancoAmbrosianoesullamortediRober-to Calvi». La Poderada «ammini-strata fino al 1982 da Romano Co-mincioli (oggi parlamentare Pdl,ndr) ...nel 1993 ha variato la pro-pria denominazione in EdilnordSpa, consigliere d’amministrazio-ne Spadea Paride...» che ritrovia-mo in un’altra emittente isolana, laSicilteleSrl. PrimaancoraLaPode-radaaveva incorporato laSuPinno-ne Srl, «altra impresa facente capoaFlavioCarbone.CafaroVito, è sta-to anche sindaco effettivodella Po-derada Spa».

Veniamoall’amministratoreuni-co,EnricoArnulfo, scrivono imagi-stratinel testodel1997: «perquan-to riguarda l’esistenza di eventualiconnessioni con elementi della cri-minalità organizzata, attraverso lebanche dati si è finora rilevatoche...Arnulfo Enrico è stato sinda-coeffettivodellaSocietànavigazio-ne Erika Spa...facente capo al notoCarboni Flavio; e sindaco effettivodella Generali impianti Spa, socie-tà emersa nell’ambito di un’inchie-sta avviata nel 1990 dalla Procuradi Massa circa sospetti di infiltra-zione mafiosa nell’imprenditorialocale».❖

IL CONTRIBUTO DEI LETTORI

Il libro

Cronologia

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Fenomenologiadi Berlusconi

L’avvento delle Tv privatee le sentenze della Consulta

...e intanto nel 1982La guerra delle Falkland porterà allacaduta della dittatura militare in Ar-gentina. In Italia, a Palermo assassiniodi Pio La Torre, segretario del Pci sici-liano.A Londra viene trovato impicca-to Roberto Calvi.

1974il 10 luglio la Corte Costituzionale af-ferma “la libertà d’intrapresa in ambi-to locale via cavo”

1976il 28 luglio decide “la riserva dello Sta-to delle trasmissioni si scala naziona-le e la facoltà dei privati di trasmette-re localemente via etere”. Rinvia alParlamento la materia

1978Nei seminterrati dell’hotel Jolly a Mila-no parte Telemilano 58, la prima tv diBerlusconi. E’l’embrione di Canale 5.

L’arte del vendere«Quando uscivamo dalle riunioni conBerlusconi eravamo convinti di potervendere il Duomo di Milano o la Torre diPisa» (Citizen Berlusconi, A. Stille, Garzanti)

Gli slogan di Silvio1: “La gente è di una credulità totale, beve lecitazioni in un modo incredibile”; 2:“L’importante è piacersi, piacersi, piacersi, seuno non si piace comincia male la giornata”

Il marchio è registratonel 1979, poi nasconoReteitalia e Publitalia

PPARLANDODI...Imprenditorie Tv

Fra i precetti elargiti da Silvio alle Convention dei venditori di Pubblitalia c’è anchequesto: «Niente mani sudate: non c’è cosa più brutta che ricevere gli umori di una personaquando gli si stringe la mano».

ROMA

Pamphlet di Pierfranco Pelliz-zetti, Manifesto libri. Secondo Umber-to Eco «fenomenologia di Berlusconispazia dall’estetica alla sessualità delleader con intemerata cattiveria.

Canale 5 Music

Antenne sicilianee scatole cinesiI nomi degli amministratori delle Tv dell’isola collegatidai Pm con quelli di società utilizzate da Flavio Carboni

JOLANDA BUFALINI

Il documento

XIGIOVEDÌ

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La guerra delle Tv (seconda parte) - 1982/1990

Alla fine, sarà tutta col-pa di quella scenad’amore sulla spiaggiatra padre Ralph e labella Rachel Ward, i

protagonisti diUccelli diRovo.È ilnovembre 1983. Le disposizionidella Corte Costituzionale, vec-chie di sette anni e ripetute quat-tro volte, perché il Parlamento diaregole certe restano parole al ven-to. Sono quattro i poli privati. Ilprimo è quello di Berlusconi. Eccoil destino degli altri. Rizzoli si fafuori da sè nel 1981 quando salta-no fuori le liste della P2. Rusconi,l’editore di Gente e Eva Express,possiede Italia 1 (18 emittenti lo-cali, palinsesto ad alto gradimen-to, Candy Candy a Morky & Min-dy) ma lascia nell’agosto 1982quando la tv ha appena otto mesidivita.Ai senatori chenell’88 inda-gano sull’emittenza televisiva lostessoRusconi diced’essereuscito«pur avendo una posizione quasipreminente perché il nostro con-corrente fruiva di un flusso di de-naro illimitato». Berlusconi com-pra Italia1per32miliardi.Nelgiu-gno 1983 si vota, Craxi ha benchiaro il potere della tivù per lacreazione del consenso, Canale 5e Italia 1 insieme garantisconoun’alta copertura e appoggia, intuttoeper tutto, l’amicoSilvio.Re-sta Rete 4 del gruppo Mondado-ri-Caracciolo-Perrone,magazzinocon duemila ore di intrattenimen-to: La schiava Isaura, Dancingdays, Dynasty. Il duello finale sicombatte nell’autunno del 1983.Rete 4 punta sul più “impegnato”,si fa per dire, Venti di Guerra, 20miliardiper assicurarsi la sagacon

RobertMitchumeAliMcGraw. Ca-nale 5 spende molto meno e puntasulla pruderie del sacerdote bello eimpossibile che s’innamora. Vinco-noPadreRalpheCanale5:nell’ago-sto 1984 Berlusconi acquista fre-quenze, bande e magazzini di Rete4 per 135 miliardi.

A fine ’84 la Fininvest ha tre reticome la Rai ma, a differenza dellativù pubblica, si muove in totale as-senzadi regole. Dal Parlamento, in-fatti, nessuna novità.Nel frattempo sono successe al-

tre due cose: il sistema delle casset-te (1982) e Craxi presidente del

Consiglio (giugno 1983). Il“sistema delle cassette” è banalequanto illegale ed è la vera svoltaper ilCavaliere. Lo inventaunavvo-cato, Aldo Bonomo, che gioca su unconcetto ambiguo quanto geniale:interconnessione strutturale (quel-ladellaRai) e interconnessione fun-zionale delle reti Fininvest, che perlegge dovrebbero trasmettere soloin ambito locale. Tradotto: anchese le antenne del Biscione, a forzadi acquisti, coprono tutto il territo-rio nazionale, non possono avere laprogrammazione in simultanea.Un limite enormeper gli inserzioni-sti, risolto appunto col “pizzone” o

“sistema delle cassette”: ogni gior-no partono da Segrate venti casset-te registrate che i venti capizonamettono inonda in simultanea. Il li-mite voluto dalla Consulta - privativia etere ma solo in ambito locale -è palesemente aggirato.Se nel 1980 il fatturato Fininvest

ruota per il 60 % intorno al settoreedilizio, quattro anni dopo la situa-zione è ribaltata: l’85 per cento delfatturato arriva dalle tivù. Un fattu-rato, si può dire, fuori legge.Bisogna aspettare il 16 ottobre

1984 perché qualcuno faccia qual-cosa. Ci pensano i pretori (comin-cia qui la tiritera dei “giudici comu-

CLAUDIA FUSANI

La storia

Il quartiergenerale aColognoMonzese moltianni dopo lanostra storia. Adestra: i Puffi«oscurati» eCostanzo,protagonistadi unatrasmissionecontrol’ordinanza deipretori

SILVIOSTORY/14

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Così Berlusconi prende tuttocol benestare della leggeMammì

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Dite la vostra [email protected]

nisti”) a dare uno stop. I decreti pe-nali di Giuseppe Casalbore, preto-re di Torino, Eugenio Bettiol (Ro-ma) e Nicola Trifuoggi (Pescara)disattivano le interconnessioni ol-tre l’ambito locale. Berlusconi po-trebbe continuare in ambito localema alza il tiro, denuncia l’”oscura-mento” deciso dai pretori. Fa la vit-tima, organizza la serrata e scom-mette sul populismo. Fa leva sugliorfani dei Puffi e delle telenovele,deiquizedei film.Lapolitica, anco-ra una volta, balbetta, non capisceo, se capisce, non sa che fare. Craxiha gioco facile sabato 20 ottobrequando, anticipandodi tre giorni ilConsiglio deiministri, riaccende letivùdiBerlusconi con «undecreto -spiega - che ripristini il buon sen-so». La P2 è sciolta ma con Berlu-sconi e Craxi l’obiettivo di Gelli di«dissolvere la Rai in nome della li-bertà d’antenna», sopravvive. Daquei primi anni ottanta si va avanticon situazioni illegali, monopoliselvaggi, ritardi. La guerra delle ti-vù è un capitolo della storia italia-na mai chiuso, neppure dai gover-ni di centrosinistra.Diremo qui solo, e velocemente,

che il decreto Craxi non viene con-vertito in legge il 28 ottobre 1984.Che il giorno dopo i pretori fannonuovamente staccare le intercon-nessioni.CheCraximangia la fogliae capisce che per far vincere Berlu-sconi deve dare qualcosa anche allaRai e ai partiti di riferimento, Pcicompreso. Il 6dicembre1984pren-de corpo il decreto Berlusco-ni-Agnes che diventa legge a colpidi forzature, proroghe, e e votazio-nidi fiducia. Il tuttoprotetto ebene-detto da Craxi, e non solo. Mai, os-servano leopposizioni, c’è statanel-la storia della Repubblica, “una sal-datura così forte tra ungruppopoli-tico e un singolo imprenditore”.Cinque anni dopo, il 6 agosto

1990, la legge che porta il nomedelministro delle Poste e delle Teleco-municazioni OscarMammì (repub-blicano), che amava ripetere “la po-litica è morta, viva la pubblicità”, silimita a fotografare l’esistente, ilduopolioRai-Fininvest senzaunve-ro tetto pubblicitario e spot senzalimiti. Una legge incostituzionale,fotocopia del decreto Agnes che laConsulta boccerà nuovamente il 5dicembre 1994. Si dice che quandole cose comincianomale, poi vannoavantiancorapeggio.Lanascitadel-le tivùprivate in Italia era comincia-ta malissimo.❖

La biografia di un uomo co-meSilvioBerlusconi sareb-be stata, in una normalesocietà, nient’altro che ilracconto della vita di un

piccoloborghese venutodal nulla checon la sua intraprendenza e con lasua astuzia nell’intrecciare rapportidi amicizia e di complicità coi protet-tori e coi soci politici utili per i suoifini di profitto, ha saputo costruire ungigantesco patrimonio.(...)Sidice chenellavitaavventuro-

sa dei grandi capitani d’industria c’èsempre, soprattutto alle origini, unazona oscura. Ma poi il buio general-mente si dirada (...). Suquel cheacca-de, invece, agli esordi imprenditorialidi Berlusconi, il segreto resta privo dismagliature.Le protezioni politiche sono essen-

zialinella suavita.Berlusconi èunpo-tentedel vecchio regime, la primaRe-pubblica, è diventato potente propriograzie a quel regime. Soltanto conavalli politici riesce a costruire il suopatrimoniomediatico beffando e vio-lando la legge, facendosi fare le leggicome da un sarto, su misura.(...)Nei primi anni Novanta si sente in

pericolo. Gli affari hanno avuto unagrave ricaduta, debiti per migliaia dimiliardipesanominacciosi, i suoi pro-tettori hannoperso l’autorevolezzadiun tempoo, piuttosto, sono impegna-ti adifendere sé stessi dalle insidiedeifastidiosi custodi delle regole, i magi-strati.Berlusconi si gettaallora inpoli-tica in prima persona come l’uomodell’antipolitica, lui che alla politicadelle tramepartitichedeve tutto. (...)(...)È titolaredel più colossale con-

flitto di interessi che si conosca inOc-cidente, problema di somma gravità,padre di tutti i possibili inquinamen-ti, capacedi rendereprecaria la legali-tà istituzionale di unoStato di diritto,lasciato irrisoltoanchedall’opposizio-ne allocchita, al governo dal 1996 al

2001.Sistema subito gli affari di fami-

glia con la nuova legge sull’impostadi successione. Poi quelli delle sueaziende(...). Non perde tempo e co-mincia a saldare i conti con i magi-strati chedevonogiudicarloper rea-ti di non lieve entità, commessi pri-ma di entrare in politica. Crea con-flitti istituzionali continui inunsiste-ma che dovrebbe essere liberal-de-mocratico. È impudico nell’imporrealla sua maggioranza parlamentare(...) di approvare leggi studiate perla sua salvezzagiudiziaria,marchin-gegni che riguardano i suoi affaripersonali e la suapersonale impuni-tà nei processi in corso (...).La guerra di Berlusconi con i ma-

gistrati di Milano è senza quartiere.Non esiste paese civile al mondo incui il presidentedelConsiglio intral-ci il corsodella giustizia conunacca-nimento così ossessivo per stornareda sé le accuse della magistratura.(...)I pubblici ministeri, ma anche igiudici, sonoconsiderati nemici, «fi-gure da ricordare con orro-re».(...)Contro di loro si accumula-no denunce, esposti, ispezioni, pro-cedimenti disciplinari, ricusazioni.Sempre respinti dai Tribunali, dalleCorti d’Appello, dalla SupremaCor-te di Cassazione, dal Csm. Hannosempreoperato rispettando la leggee la Costituzione. (...)Le opere e i giorni dell’uomo di

Arcore.A leggerne la tramasiha for-se una risposta alla domanda (...):comemai Fiori, dopo aver scritto dipersonaggi cheper tutta la vita si so-no battuti per la giustizia e la liber-tà, nel 1994-’95 ha pensato di rac-contare le avventure di Silvio Berlu-sconi? È la questione morale adaver fatto da stimolo. Nel cuore del-la questione morale, che è questio-nepolitica (...) vivonogli eroipositi-videi suoi libri. Edè laquestionemo-rale, sopraffatta, a far da spina dor-sale al Venditore(...). Venditore dimerce e di illusioni. (...)

Dalla prefazione a «Il venditore»,Garzanti, 2004

IL CONTRIBUTO DEI LETTORI

Il libro

Cronologia

«Sulle regole»di Gherardo Colombo

I pretori e le reti Fininvestnegli anni Ottanta

...e sempre nel 1984Il 7 giugno Enrico Berlinguer è colpitoda un ictus durante un comizio a Pa-dova per le elezioni europee. Moriràpoco dopo. L’11 febbraio Bettino Craxiaveva firmato per il governo italianola revisione del concordato.

16 ottobre 1984I pretori, in applicazione delle senten-ze della Consulta, accecano le inter-connessioni nazionali. Le tv Fininvestpossono trasmettere a livello localema decidono per la serrata.20 ottobre 1984In 4 giorni Craxi approva ildecreto. Sa-rà bocciato. Il 6 febbraio 1985 diventalegge un decreto, fotocopia del pri-mo, il «Berlusconi-Agnes»6 agosto 1990Viene approvata la Mammì che ratifi-ca l’esistente dopo 14 anni di illegalità.

Berlusconi in ginocchio...Nel 2005, l’ex ministro Mammì racconta:«Venne a trovarmi alla vigilia della leggesulle tv. Lo ricevetti con atteggiamentoistituzionale... Lui invece...

Disse: «Tengo due famiglie»Mi si inginocchiò davanti e baciandomi lamano disse: “La prego ministro, non rovinime e le mie due famiglie”» ( Il libro nerodell’Italia di Berlusconi, di F. Froio).

PPARLANDODI...Tv e liberomercato

«Rusconi è uscito dal settore televisivo, pur avendo una posizione quasi preminente ,perché il nostro concorrente fruiva di un flusso di denaro illimitato e noi affermammo chenon potevamo fare la concorrenza all’illimitato. Uscimmo spontaneamente perché non po-tevamo sostenere quel tipo di concorrenza», editore Rusconi, audizione in Senato, 8/1982.

Il magistrato che scoprì la P2, in-dagò sul delitto Ambrosoli, Imi-Sir, lo-do Mondadori e Sme ha lasciato la ma-gistratura per dedicarsi alla culturadella giustizia. (Ed. Feltrinelli)

Unuomodi poteredel vecchio regimeNella vita dei capitani d’industria ci sono sempre delle zoneoscure che poi si diradano. Non è così con Berlusconi

CORRADO STAJANO

L’analisi

XIIIGIOVEDÌ

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La guerra di Segrate - 1988/1991

La Guerra di Segrate èper Silvio Berlusconiuna sorta di prova gene-rale della sua “discesa incampo”. Nella presa del

potere di Mondadori, la principalecasa editrice italiana, registra tuttele sue abilità: la seduzione, la dissi-mulazione, l’uso spregiudicato del-le mai chiarite eppure quasi illimita-te disponibilità economiche, la ca-pacità di condizionare i giudici. Edè la vittoria sull’altro principaleazionista della Mondadori, CarloDe Benedetti, imprenditore e finan-ziere d’esperienza internazionale,a convincere il Cavaliere di essereormai pronto per la conquista delcuore del potere: il governo del Pae-se.

La prima parte della vicenda èper Berlusconi un ricasco dell’ac-quisto di Rete 4 (1984) proprio daMondadori, che gli consente dischierare nell’etere tre reti naziona-li come la Rai. Con metodo, l’ormaiex costruttore edile acquista pac-chetti di azioni sempre più consi-stenti della casa editrice quotata inborsa. Gli eredi del fondatore nonvanno d’accordo e, nel 1988, Berlu-sconi riesce ad avere il controllo an-che delle quote del più debole nipo-te di Arnoldo Mondadori, Leonar-do. L’azienda di Segrate si ritrovacosì con tre azionisti: la Cir di CarloDe Benedetti (che a sua volta acqui-sta quote azionarie), la Fininvest ela famiglia Formenton, erede diMario, per molti anni guida indi-scussa dell’azienda e genero di Ar-noldo. De Benedetti stipula un pat-to apparentemente d’acciaio con lafamiglia Formenton, convincendo-la a cedergli la sua quota entro il 30

gennaio 1991. Per blindare il suopredominio l’ingegnere ottiene, il 9aprile del 1989, che Eugenio Scalfa-ri e Carlo Caracciolo vendano allasua Mondadori i loro pacchetto azio-nari dell'Espresso. Nasce la GrandeMondadori, che ha come presidenteCaracciolo e in dote Repubblica,l’Espresso e i giornali locali della ca-tena Finegil.

Qui entra in gioco l’abilità sedutti-va di Berlusconi, che finora ha sem-pre dichiarato di voler stare in Mon-dadori «come il passeggero sul sedi-le posteriore di un’auto». Gioca supiù piani: sulla presunta disattenzio-ne di De Benedetti nei confronti del-le aspettative dei Formenton, sullaloro fervente fede rossonera (sonogli anni del Milan stellare di ArrigoSacchi, Gullit e Van Basten), sulladissimulazione delle sue reali inten-zioni. Nel novembre 1989 i Formen-ton rompono clamorosamente il so-dalizio con De Benedetti e si schiera-no con Berlusconi: «Tu sei un ma-

scalzone!», s’infuria Caraccioloquando il Cavaliere gli comunica diavere in mano la quota Formenton.Il 25 gennaio 1990 Berlusconi entratrionfalmente nel palazzo di Segratedisegnato dall’architetto Niemeyer:tutti capiscono che è lui il nuovo pa-drone e che nulla sarà più come pri-ma.

De Benedetti contesta subito da-vanti alla magistratura milanese larottura unilaterale dell'accordo coni Formenton, dando inizio a una lun-ga querelle giudiziaria. La battagliaè senza risparmio di colpi, che voltaper volta danno il vantaggio a uno oall’altro dei principali contendenti.Dopo sedici anni di attesa e di anar-chia in cui l’ex palazzinaro è potutodiventare in tutto e per tutto alterna-tivo alla Rai, è in dirittura d’arrivoanche la legge Mammì con l’opzionezero (o tivù o giornali). Un collegiodi tre arbitri, scelti di comune accor-do, stabilisce il 21 giugno 1990 chel'accordo De Benedetti e Formentonè più che valido e che le azioni Mon-

dadori sono legittimamente dellaCir. Alla guida della Mondadori tor-nano gli uomini scelti da De Benedet-ti. Ma durano poco. Il lodo arbitraleviene impugnato da Berlusconi da-vanti alla Corte d’Appello di Roma,prima sezione civile, presieduta daArnaldo Valente. Il giudice relatoreè Vittorio Metta. È con loro che Ber-lusconi gioca la carta delle sue“capacità” di convinzione. Il 24 gen-naio 1991 arriva la sentenza che an-nulla il verdetto del lodo. Valentenella motivazione arriva a giudicarenon valido l’accordo originario, quel-lo del 1988 tra De Benedetti e i For-menton. La Mondadori è di nuovo diBerlusconi.

Andare avanti a colpi di sentenzecontrastanti sembra a tutti una fol-lia. A districare la complicata matas-sa è Giuseppe Ciarrapico, imprendi-tore di destra, amico di Andreotti, inbuoni rapporti con Caracciolo. Gra-zie alla sua mediazione la GrandeMondadori viene spartita tra De Be-

CLAUDIA FUSANI

Il racconto

SILVIOSTORY/15

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Mondadori, la presa del poterecon seduzioni emazzette

Silvio Berlusconi e Cesare Previti

XIVGIOVEDÌ1 OTTOBRE2009

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Dite la vostra [email protected]

nedetti, che si tiene la Repubblica,L'Espresso e i quotidiani locali, e Ber-lusconi che riceve Panorama e il re-sto della Mondadori, più 365 miliar-di di lire di conguaglio. E’ il 30 aprile1991.

Quattro anni e una Tangentopolidopo, quando Berlusconi è già stato,seppur brevemente, inquilino di Pa-lazzo Chigi, deflagrano le dichiara-zioni di Stefania Ariosto, ex amica diBerlusconi ed ex compagna del suoavvocato Vittorio Dotti, secondo laquale i giudici Valente e Metta fre-quentavano abitualmente CesarePreviti, il legale da decenni sodale diBerlusconi: anzi, dice di aver sentitoil futuro ministro della Difesa rac-contare di tangenti versate ai magi-strati. La Procura di Milano apre leindagini sulla sentenza della primasezione civile della Corte d’Appellodi Roma e va a caccia dei conti da cuisarebbero arrivati i soldi per corrom-pere i giudici che avevano regalatola Mondadori a Berlusconi. Si sco-pre che nemmeno un mese dopo lasentenza, la All Iberian che fa capo a

Fininvest aveva versato 3 miliardi dilire su un conto di Cesare Previti e 1miliardo e mezzo su quello di un av-vocato faccendiere. Dopo un giro tor-tuoso, parte di questi soldi – secon-do i giudici – era finita a Vittorio Met-ta («Un’eredità», dichiarerà al pro-cesso). Previti giura che i tre miliardisono la sua parcella.

Nel 2003 Vittorio Metta – che, la-sciata la magistratura, va a lavorarecon Previti - sarà condannato a 13anni, Previti a 11 anni, gli avvocati efaccendieri Attilio Pacifico a 11 annie Giovanni Acampora a 5 anni e 6mesi. Berlusconi non arriva nemme-no a giudizio grazie alle attenuantigeneriche che fanno prescrivere il re-ato. Nell’aprile del 2005, in appello,nuovo ribaltamento: tutti assolti perla parte Mondadori. Nell’aprile2006 la Cassazione condanna inve-ce Previti, Pacifico e Acampora a 1anno e 6 mesi e Metta a 1 anno e 9mesi.

Corruzione c’è stata. La sentenzafu comprata con 425 milioni di lireprelevati dal conto All Iberian (Finin-vest). Ma la Mondadori, da vent’an-ni, è proprietà di Berlusconi.❖

IL CONTRIBUTO DEI LETTORI

Il libro

Cronologia Intervista a Udo Gümpel

L’Unto del signore di Gümpel e Ferruccio Pinottiindaga i legami della Rasini con la finanza vaticana

Il libro nerodell’Italia di Berlusconi

Un salvacondottoper l’amico del papa

Le mani sul più grossogruppo editoriale

...e intanto nel 1988Il processo Moro Ter si conclude con153 condanne e 20 assoluzioni. Vieneassassinatoil senatore Dc Ruffilli. Crol-lanole azioni del gruppo Ferruzzi. Gar-dini vende la Standa a Berlusconi. Na-sce il gruppo Enimont.

1988Accordo De Benedetti-Formenton: agennaio 1991 tutto a De Benedetti

1989De Benedetti proprietario di Espresso

1990A gennaio Berlusconi entra a Segrate:Formenton tradisce accordo

1990Il Lodo riconsegna le azioni a Cir

1991I giudici Valente e Metta danno ragio-ne a Berlusconi

Udo Gümpel ha scritto in-sieme a Ferruccio Pinot-ti il libro, “L’unto del si-gnore” (Bur)che inda-ga sull’intreccio di rap-

porti finanziari e politici di Berlusco-ni con il mondo cattolico.Herbert Batliner, avvocato in Vaduz, Li-chtenstein. Un nome che agli italiani di-ce poco. Non è così per l’opinione pub-blica tedesca, vero?«Batliner in Germania lo conosciamobene, il suo nome era emerso la pri-ma volta all’inizio degli anni Novantanell’ambito dello scandalo sui fondineri della Cdu, la Democrazia cristia-na tedesca. Ed era colpito da manda-to di cattura per l’assistenza fornita agrandi evasori fiscali tedeschi. Perquesto sono saltato sulla sedia quan-do ho saputo che, il 12 settembre2006, doveva incontrare il papa a Ra-tisbona».E come riuscì Batliner a passare il confi-ne austro-tedesco?«La Procura di Bochum, che avevapiù di 400 fascicoli in cui compare ilsuo nome, ha ceduto alle pressioni infavore di questo “Gentiluomo di suasantità” e gli ha concesso un salvacon-dotto. Batliner donò in quella occasio-ne alla Cattedrale di Ratisbona un or-gano del valore di 780mila euro. Nonera il primo dono di questo tipo, neldicembre 2002 fu celebrato il rito dibenedizione dell’organo della cappel-la Sistina. Anche quello è un dono diBatliner».Quale relazione avete scoperto fra l’av-vocato fiduciario della Santa Sede e labanca Rasini?«Batliner, insieme allo svizzero Wie-derkehr, era fiduciario di tre società

con sede nel Lichtenstein: Manlan-ds, Wootz e Brittener. Queste socie-tà avevano il 35% della Rasini, unaquota che ne consente il controllo.E, nel 1973-1983, vi furono conti-nui aumenti di capitale».I proprietari sono gli Azzaretto, che la-sciano dopo il blitz della «operazioneS.Valentino».«È sorprendente che nessuno, pri-ma di noi, abbia sentito la versionedi Dario Azzaretto. È l’Ad della ban-ca in quegli anni mentre il presiden-te è Carlo Nasalli Rocca di Cornelia-no, nipote del cardinale GiovanniBattista Nasalli. La famiglia Azzaret-to, di origini siciliane, è legata allaSanta sede dai tempi di Pio XII. GliAzzaretto nell’83 vendono ai Rovel-li, ma non si arricchiscono. E Darioconferma che Giulio Andreotti fre-quentava d’estate la villa del loro pa-dre, Giuseppe, sulla Costa Azzurra.La domanda allora è: i Rovelli salva-rono una banca amica del Vatica-no? Se questo aiutò anche l’astro na-scente di Berlusconi tanto meglio.Sono cose a buon rendere».C’è traccia di collegamenti con il“banchiere di Dio” Roberto Calvi?«Non c’è prova documentaria mafra le società partecipate della Capi-talfin, di cui Calvi si occupò per con-to dello Ior, compare una FininvestLtd con sede Grand Cayman nel1974. Se si tratta della stessa Finin-vest che noi conosciamo come lapiù celebre delle società di Berlusco-ni si dovrebbe anticiparne la nasci-ta di un anno. Ma le Cayman Isle-land non collaborano».C’è un rapporto fra Opus dei e la nasci-ta di Forza Italia?«Marcello Dell’Utri, oltre che il piùconvinto fautore di Forza Italia, è -lo dice lui stesso - un uomo del-l’Opus dei».❖

Il blitz di San ValentinoIl 14 febbraio 1983 viene arrestato ildirettore della banca Rasini, AntonioVecchione che, processato e condannato,sarà licenziato nel 1987.

Il giudice ammazza-sentenzeCorrado Carnevale cancella in Cassazione, nel1989, le imputazioni contro Antonio Virgilioe Luigi Monti, accusati di investire nellaRasini per conto dei clan di Cosa Nostra.

Nell’aprile 2006 laCassazione condannaPreviti e il giudice Metta

PPARLANDODI...Squadredi calcio

La prima squadra allenata da Marcello dell’Utri è la Torrescalla, nome del collegiodell’ Opus dei che lo ospitava. Silvio farà da sponsor con Edilnord e quello sarà, da allora inpoi, il nome del team. Poi, chiamato dall’Opus dei, Dell’Utri va a dirigere la polisportiva Elis aRoma. Infine, a Palermo, dirige la Bacigalupo, dove incontra i mafiosi Cinà e Mangano.

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«Da padrone a premier». Iniziacosì il libro che Felice Froio nel 2006ha pubblicato per i tipi di Newton&Compton editori, rigorosa analisi de-gli anni di governo di Berlusconi.

La sentenza

ROMA

JOLANDA BUFALINI

XVGIOVEDÌ

1 OTTOBRE2009

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La discesa in campo e i segreti di Mills - 1993-1994

Il 26 gennaio 1994 nei tele-giornali delle sera accadequalcosa che non s’era mai vi-sta. Con un cassetta (e comeavrebbe potuto essere altri-

menti) recapitata in copia a tuttele tivù, le sue e in Rai, Silvio Berlu-sconi - perfetto senza neppure unaruga, seduto alla scrivania e qual-che libro sullo sfondo, stile quasipresidenziale - ufficializza la suacandidatura. «L’Italia è il paeseche amo, ho scelto di scendere incampo e di occuparmi della cosapubblica perchè non voglio viverein un paese illiberale...».

Ilresto, più o meno, loconoscia-mo: tre mesi dopo vince le elezio-ni; la Seconda repubblica seppelli-sce definitivamente la Prima gra-zie a Tangentopoli che ha azzera-to cinquant’anni di storia politicatra cui il Caf prezioso e strategicopunto di riferimento del Cavalieree grazie anche ad un sistema elet-torale per la prima volta maggiori-tario. Comincia l’era dell’ «UntodelSignore»,dell’ «Uomodeimira-coli», del «Gesù della politica vitti-mapaziente chesi sacrificaper tut-ti». Quello che Berlusconi omettenel presentarsi al popolo sono dueo tre cosette di fondamentale im-

portanza. La prima: a fine del 1992il saldo è negativo per 1.111 miliar-di; il 1993 si conferma negativo. Laseconda: azzerato il Caf, il gruppoFininvest è senza referenti politici,senza Craxi e, per dirne una, senza irubinetti sempre aperti delle ban-che. La terza, sullo sfondo, di cui ilfuturo premier può non essere a co-noscenza: anche Cosa Nostra in Si-

cilia è in cerca di nuovi referenti, c’èin cantiere un nuovo partito, "Sici-lia libera". I pentiti racconterannopoi che la nascita di Forza Italia li fadesistere. Dell’Utri nel 1993 ha giàcominciato il travestimentodegli uf-fici Publitalia in sedi di Forza Italia.

Ottoanni e mezzodigoverni Ber-lusconi hanno spiegato, tra le altrecose, come l’Unto delSignore inten-

da il concetto di occuparsi della co-sa pubblica, con, ad esempio, leggia proprio uso e consumo e scudi fi-scali. Da un punto di vista giudizia-rio non c’è dubbio che il Presidentedel Consiglio abbia fatto dal 1994 aoggi una vita dura. Anzi durissima.In un modo o nell’altro - prescrizio-ni, archiviazioni, reati cancellatidal Parlamento - ha sempre vintolui.Ma le400pagineconcui il giudi-ce Nicoletta Gandus a maggio scor-so ha motivato i quattro anni e mez-zodi condannaper corruzione inat-ti giudiziari di David Mills, l’avvoca-to inglese specializzato nella costru-zionedi societàoff shore, sono quel-le che più danno fastidio al pre-mier.

Una lancia nel fianco, la storia diMills non ancora affondata del tuttosolo grazie al lodo Alfano, lo scudogiudiziarioper lequattro più alte ca-richedello Statoe,non per caso,pri-mo atto del Berlusconi IV. Dice,quella sentenza, che l’avvocato Mil-ls è statocorrotto. E che il corruttorealtri non dovrebbe essere che Berlu-sconi medesimo. Soprattutto, quel-la sentenza fa luce su alcuni misteridella fortuna di Sua Residenza pri-ma, Sua Emittenza poi e infine deltycoon-premier.

Mills comincia a collaborare conBerlusconi nel 1981. Nel passaggiotra palazzinaro ed editore multime-diale, chiede a Berruti - l’ex dellaguaria di finanza che chiuse gli oc-chiai tempidellaEdilnord - di esplo-

1990FALSA TESTIMO-

NIANZA SULLA P2

Dichiaratocolpevole aVenezia. Reatoestinto peramnistia

1993PROCESSO

ALL IBERIAN

Imputatoperfinanziamentoillecito ai partiti,Reato prescritto

1994TANGENTI

ALLA G DI F

Il premierè accusato dicorruzioneVieneassolto

1994COMPRAVENDI-

TA LENTINI

Accusa difalso in bilancioper l’acquistodel giocatore.Reato prescritto

1995ACQUISTO

DI MEDUSA

L’accusaancora unavolta è falso inbilancio. Reatoprescritto

CLAUDIA FUSANI

1983TRAFFICO

DI DROGA

Il nome diBerlusconi è inun’indagine perdroga.Archiviata nel ’91

1995ACQUISTO AREA

MACHERIO

Accusato difrode fiscale perl’acquisto diun’area, ilpremier è assolto

1997PROCESSO

TELECINCO

L’accusa èfrode fiscale perl’acquisto di tvspagnola.Assolto

Il racconto

26 gennaio 1994, Silvio Berlusconi annuncia in tv la discesa in campo

SILVIOSTORY/16

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«L’Italia è il paese che amo...»Ma il partito è l’unica salvezza

Tutti i processi del Presidente

XVIGIOVEDÌ1 OTTOBRE2009

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Dite la vostra [email protected]

rare il modo di fondare compagniebritanniche off shore per comprare idiritti cinematografici americani edevitare il fisco. L’uomogiusto si chia-ma David Mills che quando nel ’99viene chiamato a testimoniare alprocesso All Iberian - la cassaforteFininvest, diranno i processi, di tut-te le tangenti e delle dazioni al Psi diCraxi - sarà molto vago, negherà lageografia delle società off shore Fi-ninvest. Una deposizione così pre-ziosa che nel 1999 frutta all’avvoca-to un regalo di Natale di 600miladollari, circa un miliardo di vecchielire.

Per capire l’entità del “regalo”che Mills ha fatto a Berlusconi conquella deposizione, occorre farequalche passo indietro e andare al25 ottobre 1996, nella stanza delgiudice Simon Brown della Queen’sbench dell’Alta Corte di Londra.Quel giorno, infatti, il giudice

Brown decide che un vasto archiviodidocumenti devonoessere trasferi-ti a Milano presso i colleghi italianiFabio De Pasquale e Alfredo Roble-do che indagano sulle tangenti Fi-ninvest. Quelle carte, che i legali diBerlusconi cercano di bloccare permesi, diventano la base probatoria,nei dieci anni a seguire, di ben quat-tro processi contro il premier. E rac-contano che Berlusconi ha creatotra il 1989 e il 1996 fondi neri peralmeno 45,7 milioni di euro, soldiusati per ingrassare la casse del Psi eavere i favori dell’amico Craxi, percorrompere giudici come Metta, evia così giù per li rami. Raccontanodi una massiccia evasione fiscale (ilgiudiceBrownparladiuna«gigante-sca truffa per mezzo della quale al-meno 100 miliardi di lire sono stati

furtivamente rimossi dalla Finin-vest eusati per scopi criminosi»).Di-segnano, quelle carte, una geogra-fia di 64 società offshore tra Virginislands,Panama, Channel islands.Ci sono i misteri della All Iberian,cheBerlusconiha semprenegatoan-che solo di conoscere, e che è il cen-tro dell’universo offshore berlusco-niano, cioè la Fininvest group B-ve-ry discreet. All Iberian, ha racconta-to Mills, è stata creata da lui il 13maggio 1988 sull’isola di Jersey eagiva per conto della Fininvest spa.Responsabile era Giancarlo Fosca-le, cugino di Berlusconi, già presta-nome ai tempi della prima Fininveste figliodello zio socio accomandata-rio della Italcantieri nel 1973.

Bisognerebbe qui parlare anchedel ruolo della Cmm corporated ser-vices limited, lo studio di Mills in Re-gent street a Londra, snodo dei fon-di neri e delle società off shore. Maquestoè un filo tortuoso chearriva aCalvi e a Sindona e di nuovo alla P2e che meriterebbe un capitolo a par-te.Bastidirechenella fortunadiBer-lusconi alla fine tutto si tiene. E sispiega. Serve la pazienza di metterein fila gli indizi e il disegno si fa, piùdi trent’anni dopo, un po’ più chia-ro.

Ne manca sempre un pezzo per-ché i dadi tornano, e si fermano, sul-la casella Banca Rasini e sull’incen-dio che negli anni Ottanta ne man-dò in fumo l’archivio e tutti i suoi se-greti.Compresa l’originedella fortu-na di Silvio Berlusconi.

(Fine)

Nel febbraio 1994, subi-to dopo la «discesa incampo», esce da Kaos“Berlusconi. Inchiestasul signor Tv”. Un libro

ben documentato che contiene giàmolti aspetti oscuri alle origini dellacarriera di Berlusconi.

“L’inchiesta” era già uscita nel1987, con gli Editori Riuniti. Le vi-cende a cui era andato incontro il vo-lume scritto da Giovanni Ruggeri eMario Guarino in quei sette anni, so-no molto indicative del tipo di rap-porto che l’attuale premier aveva sind’alloraverso il giornalismod’inchie-sta relativo alle «macchie bianche»del suo passato. Ruggeri era bravissi-monella letturadei bilanci e degli as-setti societari. Guarino un cronista.Entrambi lavoravano, allora, per ilgruppo Rusconi, un colosso che siera impegnato nella gara delle Tvcommercialimacheavevadovutoce-dere perché «il concorrente ha mezziillimitati e la concorrenza non si puòfare così».

La prima querela arrivò al“Mattino” di Napoli diretto da Pa-squale Nonno, prima ancora che il li-brouscisse,nel settembre 1986. L’ar-ticolo, dal titolo “Chi sarà il padronediBerlusconi” eradiRobertoNapole-tano che, fra gli altri, aveva sentitoGiovanniRuggeri. IlTribunaledi Na-poli stabilì «l’infondatezza delle do-glianze» del querelante.

Il libro sarebbe dovuto uscire adottobre ma, a quel punto, succedequalcosa di strano che fa slittare lapubblicazionefinoamarzo1987.Co-sa sia successo lo si scopre nel 1993,quando Tiziana Parenti, sostituto

procuratore a Milano, ascolta Fla-vio Di Lenardo, già socio di Ecoli-bri, una casa editrice collegata agliEditori Riuniti: «Bruno Peloso (am-ministratore delegato, ndr) mi dis-se che Fedele Confalonieri arrivò aipotizzare l’acquisto della EditoriRiuniti pur di non vedere quel libroin vendita». A questa testimonian-za si aggiunge quella degli autori:«Fedele Confalonieri... ci mandò ilfunzionario della Fininvest SergioRoncucci, il quale, ostentando uncarnet di assegni ci aveva detto“compriamo noi il libro a scatolachiusa. La cifra la scrivete voi».

In ritardo, ma il libro esce. Partel’offensiva legalenon contro il volu-me ma contro i giornali che pubbli-cano interviste a Ruggeri e Guari-no: “La Notte”, “l’Unità”, “Epoca”.Nelle cause contro “l’Unità” e “LaNotte” Berlusconi è condannato alpagamentodelle spese legali. Ilpro-cedimento contro “Epoca” è piùcomplesso ma si conclude con lapiena assoluzione dei giornalisti.

C’è, però, un episodio che meritadi essere raccontato: al Tribunaledi Verona nel 1988 Berlusconi ave-va affermato che la sua affiliazionealla P2 risaliva al1981 e non - comescritto nel libro - al 1978. E che nonaveva mai corrisposto alcuna quo-ta di iscrizione alla Loggia P2. Nel1990 Berlusconi viene condannatoper falsa testimonianzama,nel frat-tempo, il parlamento ha votato unaamnistia e così «il reato attribuitoall’imputato va dichiarato estintoper intervenuta amnistia».

GiovanniRuggeri è morto tre an-ni fa. Mario Guarino è oggi in pen-sione ma, dopo che aveva lasciatoRusconieMilano, la suavitaprofes-sionale non è stata facile.

Il testimone del libro d’inchiestaè passato, nel 1995, a «Il vendito-re» di Peppino Fiori che, in questaSilvio Story, ci ha fatto da guida.❖

IL CONTRIBUTO DEI LETTORI

[email protected]

1998PROCESSO

SME

Imputatoper corruzione inatti giudiziari perl’acquisto Sme.Reato prescritto

1999LODO

MONDADORI

L’accusa ècorruzione in attigiudiziari. Reatoprescritto.Ancora una volta

2004MEDIASET

Reati:appropriazioneindebita e falsoin bilancio.Sospeso daLodo Alfano

2007DIRITTI FILM

AGRAMA

Il reatoipotizzato èappropriazioneindebita.Indagini chiuse

Come nasce il partito azienda«Berlusconi illustrò ai 26 capi-area diPublitalia il progetto: trovare un candidatoper ogni collegio uninominale». EmanuelaPoli, Forza Italia, Il Mulino.

1998ATTENTATI DI MA-

FIA ’92-’93

Iscrittoal registroa Firenze eCaltanissettaArchiviato

1999ALL IBERIAN 2

Accusa difalso in bilancioper la rete di 64società offshore.Assolto perché ilfatto non è reato

2003PROCESSO

FININVEST

Il premierdeverispondere difrode fiscale.Reato prescritto

2004PROCESSO

MILLS

Reato:corruzione in attigiudiziariSosPeso perLodo Alfano

Dopo oltre 30 anni, lasentenza Mills fa un po’di luce su tanti misteri

PPARLANDODI...Kite club

L’apertura dei club di Forza Italia fu curata da molte decine di promotori di“Programma Italia”, l’azienda del gruppo Fininvest che si occupava della commercializza-zione di servizi finanziari e assicurativi. I club non furono finanziati, anzi, finanziavano conl’acquisto del kit preparato per la campagna elettorale. (E. Poli, Forza Italia, Il Mulino)

ROMA

Mills

L’amnistia cancellòla falsa testimonianzaIl primo libro su Berlusconi fu “Inchiesta sul signor Tv” diRuggeri e Guarino che vinsero tutte le cause a loro intentate

JOLANDA BUFALINI

La storia

XVIIGIOVEDÌ

1 OTTOBRE2009

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IlCollegio sindacaledelMontedei Paschi -dopo la rivelazione del sodalizio in loggiadi Cresti e dell’industriale edile Berlusco-ni - ha indagato in profondità. Categoricoe tagliente l’attaccodella relazioneappro-

vata dai sindaci il 9 ottobre 1981: «La posizio-nedi rischio verso il gruppoBerlusconi hadimen-sioni e caratteristiche del tutto eccezionali».Dal 1974 al 1981 l’intero sistema creditizio

italiano hamesso a disposizione di Berlusconifidi per 198miliardi 622milioni (il soloMontedei Paschi 39miliardi 150milioni, pari al 19,7per cento). Da aggiungere ai fidi le fidejussio-ni: 150 miliardi 311 milioni (il Monte dei Pa-schi 28 miliardi 213 milioni, pari al 18,7 percento). E da aggiungere a fidi e fidejussioni imutui di credito fondiario: la quota delMonte,dal 1967 al 1981, è di 48 miliardi 465 milioni90mila lire (in più, sono in istruttoria nel 1981quattro operazioni per complessivi 41miliardi795 milioni 97mila lire).Commenta duramente il Collegio sindaca-

le: «Si tratta indubbiamente di una posizioneche suscita perplessità per il suo rapido progre-dire ed espandersi che allo stato non trova unaragionevole giustificazione se non nella fidu-cia e nella capacità imprenditoriale del Berlu-sconi, che in buona sostanzaha sempreoperato,dalpuntodi vista finanziario, contando sulbene-ficio derivante dalla crescente svalutazione dellamonetaedalle condizioni delmercato edilizio.Quale il punto debole della situazione del Ber-lusconi? Potrebbe essere rappresentato da uncontenimento, auspicabilenel Paese,della sva-lutazione e/o da un diverso indirizzo del mer-cato (...)». C’è, in questa ricognizioni tecnica,un passaggio che a noi pare di alta rilevanzapolitica: ciò che è auspicabile per il paese, ilcontenimento della svalutazione, è contrarioagli interessi di Berlusconi. Funzionale agli in-teressi diBerlusconi èuna forte spinta inflazio-nistica. (Pagg.59-63)

Passanoduemesi, e il 26 gennaio 1978Berlusconi (...) interessato ad aggiun-gerealtri fili robusti allamatassadellesue relazioni, decide di «scendere inLoggia», adepto di Licio Gelli: tessera

1816, codiceE.19.78, gruppo17, fascicolo0625.(...) Interrogato a Milano il 26 ottobre 1981 dalgiudice istruttore Rivellese, risponde: «Mi sonoiscritto alla P2 nei primi mesi del 1978, su invitodi Licio Gelli. Non ho mai versato contributi (inrealtà, agli atti risulta un versamento di centomilalire, nda) (...) Fu Roberto Gervaso, mio amico, apresentarmi a Gelli. (...) Non vi fu cerimonia diiniziazione(...) Altro interrogatorio a Verona. Èuscito nel 1987, da Editori Riuniti, il pamphletBerlusconi. Inchiesta sul signor tv, di GiovanniRuggeri e Mario Guarino. Berlusconi ha querela-to interviste giornalistiche dei due biografi a «LaNotte», a «l’Unità» e ad «Epoca». Il Tribunale diVerona sente dunque il querelante il 27 settem-bre 1988: «Non ricordo la data esatta della miaiscrizione alla P2, ricordo comunque che è di po-co anteriore allo scandalo (...) Non homai paga-to una quota d’iscrizione némaimi è stata richie-sta». Bugie. E infatti: 1. lo scandalo (la pubblica-zionedegli elenchi P2 scoperti aCastiglionFiboc-chi) è del maggio 1981, l’affiliazione di tre anniprima; 2. ha pagato. Inevitabilmente scatta la de-nuncia per falsa testimonianza. Era all’attacco daquerelante, arretra a imputato. Sentenzierà nelmaggio del 1990 la Corte d’Appello di Venezia:«Ritiene ilCollegioche ledichiarazioni dell’impu-tato non rispondano a verità. In sostanza, infatti,secondo Berlusconi, la sua definita adesione allaP2avvennepocoprimadel 1981 enon si trattòdivera e propria «iscrizione» perché non accompa-gnata da pagamenti di quote appunto d’iscrizio-ne. Tali asserzioni sono smentite: a) dalle risul-tanzedella CommissioneAnselmi; b) dalle stessedichiarazioni rese dal prevenuto avanti al GI diMilano. Ne consegue quindi che il Berlusconi hadichiarato il falso» (Pagg.49-51).

Quello di Berlusconi è il caso diun uomo borderline del Nove-cento riuscito a farsi luce in unmondo di ombre dove nulla èchiaro e nulla è stato chiarito».

Dalla prefazione di Corrado Stajanoalla edizione del 2004 de «Il venditore»

Giuseppe (Peppino) Fiori

CREDITIMPSE SODALIZIODI LOGGIA

LE BUGIESULL’ISCRIZIONEALLA LOGGIA

è morto a Roma nel 2003

era nato a Silanus (Nuoro) nel 1923

Chi è

LARACCOLTA

L’aiuto delle banche

SILVIOSTORY

Con l’adesione alla Loggia P2 sembrano aprirsi per Berlusconi porte che sono chiuse per altriimprenditori. Questo sostiene la relazione dei sindaci del Montedei Paschi di Siena di cui il libro diGiuseppe Fiori riporta ampi stralci. Ma i collegamenti non sono solo economici. Inizia a configurarsiuna strategia politica che non vede Berlusconi come protagonista ma come partecipe di un disegnoche ha molti punti in comune con quello elaborato dalla loggia massonica deviata.

Il Collegio sindacale del Monte dei Paschi -dopo la rivelazionedel sodalizio in loggia diCresti edell’industriale edileBerlusconi - ha

indagato in profondità. Categorico e taglientel’attacco della relazione approvata dai sindaciil 9 ottobre 1981: «La posizione di rischio versoil gruppoBerlusconihadimensioni e caratteristi-che del tutto eccezionali».Dal 1974 al 1981 l’intero sistema creditizio

italiano ha messo a disposizione di Berlusconifidi per 198miliardi 622milioni (il soloMontedei Paschi 39 miliardi 150 milioni, pari al 19,7per cento). Da aggiungere ai fidi le fidejussio-ni: 150 miliardi 311 milioni (il Monte dei Pa-schi 28 miliardi 213 milioni, pari al 18,7 percento). E da aggiungere a fidi e fidejussioni imutui di credito fondiario: la quota delMonte,dal 1967 al 1981, è di 48 miliardi 465 milioni90mila lire (in più, sono in istruttoria nel 1981quattro operazioni per complessivi 41miliardi795 milioni 97mila lire).Commenta duramente il Collegio sindacale:

«Si tratta indubbiamente di una posizione chesuscita perplessità per il suo rapido progredireedespandersi cheallo statonon trovauna ragio-nevolegiustificazione senonnella fiducia enel-la capacità imprenditoriale del Berlusconi, chein buona sostanza ha sempre operato, dal puntodi vista finanziario, contando sul beneficio deri-vante dalla crescente svalutazione della monetaedalle condizioni delmercato edilizio.Quale ilpunto debole della situazione del Berlusconi?Potrebbe essere rappresentato da un conteni-mento, auspicabile nel Paese, della svalutazio-ne e/o da un diverso indirizzo del mercato(...).C’è, inquesta ricognizioni tecnica,unpassag-

gio che a noi pare di alta rilevanza politica: ciòche è auspicabile per il paese, il contenimentodella svalutazione, è contrario agli interessi diBerlusconi. Funzionale agli interessi di Berlu-sconi è una forte spinta inflazionistica.❖

Dalle origini alle ragioni della fortuna. La vera storia a puntate

La tessera della P2 dà accesso al credito

DAL LIBRO«IL VENDITORE»

CREDITIMPSE SODALIZIODI LOGGIA

Giuseppe Fiori

23GIOVEDÌ

24 SETTEMBRE2009

PeppinoFiori

SILVIOSTORY

Gli incontri con Licio Gelli

SILVIOSTORY

Oggi la prima parte dedicata agli anni della P2: chi è Berlusconi nel 1977, il suo incontro con Gelli,le insistenze del Maestro Venerabile perchè si iscrivesse. La P2 costa al Cavaliere una condanna poiamnistiata per falsa testimonianza. Domani la seconda parte: se e quali vantaggi Berlusconi ha avutoiscrivendosi alla Loggia del Maestro Venerabile; la forte somiglianza tra il progetto politico del Pianodi Propaganda 2 con le scelte dei governi Berlusconi.

Passano duemesi, e il 26 gennaio 1978Berlusconi (...) interessato ad aggiun-gere altri fili robusti allamatassa dellesue relazioni, decide di «scendere inLoggia», adepto di Licio Gelli: tessera

1816, codiceE. 19.78, gruppo17, fascicolo 0625.(...) Interrogato a Milano il 26 ottobre 1981 dalgiudice istruttore Rivellese, risponde: «Mi sonoiscritto alla P2 nei primi mesi del 1978, su invitodi Licio Gelli. Non ho mai versato contributi (inrealtà, agli atti risulta un versamento di centomilalire, nda) (...) Fu Roberto Gervaso, mio amico, apresentarmi a Gelli. (...) Non vi fu cerimonia diiniziazione(...) Altro interrogatorio a Verona. Èuscito nel 1987, da Editori Riuniti, il pamphletBerlusconi. Inchiesta sul signor tv,diGiovanniRug-geri eMario Guarino. Berlusconi ha querelato in-terviste giornalistiche dei due biografi a «La Not-te», a «l’Unità» e ad «Epoca». Il Tribunale di Vero-na sente dunque il querelante il 27 settembre1988: «Non ricordo la data esatta della mia iscri-zione alla P2, ricordo comunque che è di pocoanteriore allo scandalo (...) Non ho mai pagatouna quota d’iscrizione né mai mi è stata richie-sta». Bugie. E infatti: 1. lo scandalo (la pubblica-zionedegli elenchi P2 scoperti aCastiglion Fiboc-chi) è del maggio 1981, l’affiliazione di tre anniprima; 2. ha pagato. Inevitabilmente scatta la de-nuncia per falsa testimonianza. Era all’attacco daquerelante, arretra a imputato. Sentenzierà nelmaggio del 1990 la Corte d’Appello di Venezia:«Ritiene il Collegio che ledichiarazionidell’impu-tato non rispondano a verità. In sostanza, infatti,secondo Berlusconi, la sua definita adesione allaP2 avvennepoco primadel 1981 e non si trattò divera e propria «iscrizione» perché non accompa-gnata da pagamenti di quote appunto d’iscrizio-ne.Tali asserzioni sonosmentite: a)dalle risultan-ze della Commissione Anselmi; b) dalle stesse di-chiarazioni resedalprevenutoavanti alGIdiMila-no, e mai contestate (...) Ne consegue quindi cheil Berlusconi ha dichiarato il falso (...)».❖

Dalle origini alle ragioni della fortuna. La vera storia a puntate

Apprendista muratore

DAL LIBRO«IL VENDITORE»

LE BUGIESULL’ISCRIZIONEALLA LOGGIA

Giuseppe Fiori

23MERCOLEDÌ

23 SETTEMBRE2009ALCUNIBRANI

DALLIBRO«IL VENDITORE»

Giornalista, direttore di Pae-se Sera e vicedirettore del Tg2,Peppino Fiori è stato anche bio-grafo di Antonio Gramsci, EmilioLussu, Carlo e Nello Rosselli, Enri-co Berlinguer e autore di un ro-manzo, «Uomini ex». È stato sena-tore e capogruppo della Sinistraindipendente per tre legislature e,in questa veste, dall’opposizione,seguì le vicende che portarono al-la legge Mammì.

XVIIIGIOVEDÌ1 OTTOBRE2009

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Ancora un interrogativo: chi è vera-mente lo «stalliere» di Berlusconi adArcore Vittorio Mangano?Corrado Stajano ne segnala il rilie-

vo nella costellazione di Cosa Nostragià in un convegno sulla criminalità organizzatain Lombardia del 30 settembre - 1 ottobre 1983,quindi ben prima del maxiprocesso di Palermo:«Da un’intercettazione telefonica si ha il fondatosospetto chenel gennaio1980 si stia preparandoaMilano un sequestro di persona. Il cervello del-l’operazione è a palermo, gli esecutori a Milano.L’organizzazione è già in una fase avanzata: si stadiscutendo l'acquisto di un appartamento per cu-stodire il sequestrato.Ma nel giro di 24 ore avven-gono a Firenze due rapine organizzate per finan-ziare l’acquisto dei locali, e la squadra mobile fio-rentina arresta dieci persone coinvolte nelle rapi-neenel tentativodi sequestro. Il personaggio chia-ve è un mafioso palermitano, vittorio mangano,implicatonel trafficodella droga traPalermoeMi-lano, condisponibilità di ingenti quantità di dena-ro. mangano, che allora sfugge alla cattura, èl’anello di congiunzione tra la cosca di SalvatoreInzerillo e la cosca dei siciliani trapiantati a Mila-no; è uno degli inquisiti dell’inchiesta Falcone; èlegato a pericolosi pregiudicati come i fratelli Fi-danzati, Giorgio Bono, Gerlando Alberti, Tomma-so Buscetta e a un misterioso personaggio, Tani-no, che poi si rivelerà comeUgoMartello.Manga-no ha interessi in tutta una serie di società com-mercialimilanesi: laPromotiomTeamdue, anzitut-to, che ha come oggetto d’esercizio d’importazio-ne e l’esportazione dei prodotti più svariati. La so-cietàha un amministratore e ungestore che fannocapo a Mangano, interessato in altre società consede aMilano in via Larga 13: la Citam, la Datra elaMaprial. Un’impiegata rileva i nomidelle perso-ne che frequentano abitualmente i locali di questeaziende,pericolosi pregiudicati euomini dimafia,personaggi inquisiti anchedalgiudiceFalconenel-la sua inchiesta su mafia e droga». (Pagg.63-70)

Atrentasei anni, nel 1977, MarcelloDell’Utri lascia Berlusconi...È assi-stente d’un siciliano di Sommatino(Caltanissetta), FilippoAlbertoRapi-sarda, 47 anni, finanziere con prece-

denti di galera nell’isola. Dirà al magistrato DellaLucia il 6 maggio 1987 Rapisarda: «Dell’Utri Al-berto mi era stato raccomandato da Cinà Gaeta-no, e in quell’occasione il Cinà Gaetano mi pregòdi far lavorare con me i fratelli Dell’Utri (...). Èvero che il Dell’Utri Marcello già lavorava per ilgruppoBerlusconi, sennonché ilDell’UtriMarcel-lo e il Cinàmidissero che il Berlusconi era in catti-ve acque, (...) Ho assunto Dell’Utri Marcello per-ché era difficilissimo poter dire di no al Cinà Gae-tano, dalmomento che il Cinà non rappresentavasolo se stesso bensì il gruppo in odore di mafiafacente capo a Bontade-Teresi-Marchese Filippo(...)».Esistonodue società immobiliari Inim.Unaè la

Inim-Internazionale immobiliare di Francesco LaRosaeC. sas, il capitale sociale interamente sotto-scritto da Rapisarda, sede principale a Mondovì(Torino), filiale milanese al 7 di via Chiaravalle.Questa Inim ha una consociata, la Bresciano Co-struzionidiMondovì.Nediviene consiglieredele-gato Marcello Dell’Utri, già prestanome di Berlu-sconi nell’Immobiliare SanMartino 4 anni prima.L’altra Inim ha sedi a Palermo, al 9 di via Rapisar-di, e a Milano, al 7 di via Chiaravalle. La presiedeun siciliano di Villabate (Palermo), Francesco Pa-olo Alamia, 48 anni, in affari con il capo del Kom-binat politico-mafioso Vito Ciancimino; ammini-stratore delegato, Alberto Dell’Utri. Rapisarda eAlamia controllano anche la Raca, sede al 7 di viaChiaravalle, e la Venchi Unica 2000, un’antica so-cietà dolciaria torinese sulle cui aree si vorrebbe-ro costruire palazzi. Tutta un’attività che laCriminalpol tiene d’occhio. Questa la sua conclu-sione: «La Inime laRaca sono società commercia-li gestite dalla mafia e di cui la mafia si serve perriciclare il denaro sporco». (Pagg. 72-73)

L’11 giugno 1979 Reteitalia irrompesul mercato comprando dalla Tita-nus di Goffredo Lombardo trecentofilmperduemiliardi di lire, un’enor-mità, e Lombardo ne è sbalordito:

perRocco e i suoi fratelli di Visconti non era riu-scito a strappare alla Rai che mezzo milione. Ilpunto è che Berlusconi si è assicurato film disicuro richiamo anche sul mercato internazio-nale. (...) Gli capita di pagare 30mila lire uncartone animato italiano d’altri tempi, La rosadi Bagdad, che in seguito, richiesto da tutto ilmondo, gli frutterà mezzo miliardo a ogni pas-saggio in Tv. (...) Seconda gamba, la pubblici-tà. (...)Nasce l’homo berlusconianus(...): «nien-tebarbaobaffi enemmeno riccioli abbondanti.Attenti alla forfora. Vietato fumare. Alito e abi-to sempre freschi. Mai appoggiare la borsa sul-la scrivania del cliente. Mai togliersi la giaccadavanti a lui. Tenere sempre in macchina unacamicia stirata di riserva, dentifricio, spazzoli-no, pettine e un flacone di colonia. Ricordare ladata di compleanno del cliente, della moglie edei figli». (...) Con i clienti più difficili, entra ingioco lui (...). E via con le storielle sul generaleGiovanniFiore, il cattolico integralista capodel-la Sipra-Rai (...) ad esempio il cavalier AvernadiCaltanissetta, quellodell’amaro. «L’industria-le siciliano non ha capito», racconta, «perché lasuaazienda resti esclusadaCarosello.VaaTori-no, incontra il generale Fiore, si sente dire: «...Lei sa, questo è un paese cattolico, e la nostra èla televisione di Stato...». L’uomodell’amaro ri-prende a frequentare le funzioni nel Duomo diCaltanissetta, torna a Torino, il generale Fioreha saputo,manienteCarosello, ancoraun’esor-tazione: «So che nella sua città c’è un ottimopredicatore...». (...) «Nuovo viaggio aTorino. IlgeneraleFiore, concedendogli finalmente citta-dinanza in Carosello: “Però, mi raccomando,non dimentichi di fare la comunione e di osser-vare il precetto pasquale”». (Pag. 92)

LO STALLIEREE LE SOCIETÀMILANESI

DELL’UTRIRACCOMANDATODAGAETANOCINÀ

IL GENERALEFIORE

ECAROSELLO

Legami pericolosi

SILVIOSTORY

La Silvio story affronta il capitolo cruciale dei rapporti tra Dell’Utri e Cosa Nostra e fino a chepunto questo legame, riconosciuto da una sentenza di primo grado, può, nel caso, aver influito nel-l’ascesa del Cavaliere. Come Berlusconi e Dell’Utri diventano amici, gli anni dello stalliere Mangano, delsuo ruolo all’interno di Cosa Nostra prima a Palermo e poi a Milano. Paolo Borsellino, due mesi prima diessere ucciso, disse: «Mangano era la testa di ponte dell’organizzazione mafiosa nel nord Italia».

Ancora un interrogativo: chi è vera-mente lo «stalliere» di Berlusconi adArcore Vittorio Mangano?Corrado Stajano, studio di mafia,

ne segnala il rilievo nella costellazio-nediCosaNostragià inunconvegnosulla crimina-lità organizzata in Lombardia del 30 settembre - 1ottobre 1983, quindi ben prima del maxiprocessodi Palermo: «Da un’intercettazione telefonica siha il fondato sospetto che nel gennaio 1980 si stiapreparando a Milano un sequestro di persona. Ilcervello dell’operazione è a palermo, gli esecutoriaMilano. L’organizzazione è già in una fase avan-zata: si sta discutendo l'acquisto di un apparta-mento per custodire il sequestrato. Ma nel giro di24ore avvengonoaFirenzedue rapineorganizza-te per finanziare l’acquisto dei locali, e la squadramobile fiorentina arresta dieci persone coinvoltenelle rapine e nel tentativo di sequestro. Il perso-naggio chiave è un mafioso palermitano, vittoriomangano, implicatonel trafficodelladroga traPa-lermoeMilano, condisponibilitàdi ingenti quanti-tà di denaro. mangano, che allora sfugge alla cat-tura, è l’anello di congiunzione tra la cosca di Sal-vatore Inzerillo e la cosca dei siciliani trapiantati aMilano; è uno degli inquisiti dell’inchiesta Falco-ne; è legato a pericolosi pregiudicati come i fratel-li Fidanzati,GiorgioBono,GerlandoAlberti, Tom-maso Buscetta e a unmisterioso personaggio, Ta-nino, che poi si rivelerà comeUgoMartello. Man-gano ha interessi in tutta una serie di società com-mercialimilanesi: laPromotiomTeamdue, anzitut-to, che ha come oggetto d’esercizio d’importazio-ne e l’esportazione dei prodotti più svariati. La so-cietàhaunamministratore eungestore che fannocapo a Mangano, interessato in altre società consede aMilano in via Larga 13: la Citam, la Datra elaMaprial.Un’impiegata rileva i nomidelle perso-ne che frequentano abitualmente i locali di questeaziende, pericolosi pregiudicati e uomini di ma-fia, personaggi inquisiti anchedal giudiceFalconenella sua inchiesta su mafia e droga». ❖

Dalle origini alle ragioni della fortuna. La vera storia a puntate

Mangano e Dell’Utri, le spine di Silvio

DAL LIBRO«IL VENDITORE»

LO STALLIEREE LE SOCIETÀMILANESI

Giuseppe Fiori

23VENERDÌ

25 SETTEMBRE2009

Legami pericolosi (II parte)

SILVIOSTORY

L’assunzione di Vittorio Mangano come esperto di cavalli e body guard resta uno dei misteri piùinquietanti nelle pur numerose ombre che si stendono sulla vita e sulla carriera di Silvio Berlusconi.Quando Mangano arriva ad Arcore ha già avuto problemi con la giustizia ed è difficile che il Cavalierepossa esserne all’oscuro. Numerosi pentiti parlano dello stalliere come di un esponente importanteper gli afafri di Cosa nostra a Milano.

Atrentasei anni, nel 1977, MarcelloDell’Utri lascia Berlusconi...È assi-stente d’un siciliano di Sommatino(Caltanissetta),FilippoAlbertoRapi-sarda, 47 anni, finanziere con prece-

denti di galera nell’isola. Dirà almagistratoDellaLucia il 6 maggio 1987 Rapisarda: «Dell’Utri Al-berto mi era stato raccomandato da Cinà Gaeta-no, e in quell’occasione il Cinà Gaetanomi pregòdi far lavorare con me i fratelli Dell’Utri (...). Èvero che il Dell’Utri Marcello già lavorava per ilgruppoBerlusconi, sennonché ilDell’UtriMarcel-loe ilCinàmidissero che il Berlusconi era incatti-ve acque, (...) Ho assunto Dell’Utri Marcello per-ché eradifficilissimopoter dire di no alCinàGae-tano, dal momento che il Cinà non rappresenta-va solo se stesso bensì il gruppo in odore dimafiafacente capo a Bontade-Teresi-Marchese Filippo(...)».Esistono due società immobiliari Inim. Una è

la Inim-Internazionale immobiliare di FrancescoLa Rosa e C. sas, il capitale sociale interamentesottoscritto daRapisarda, sedeprincipale aMon-dovì (Torino), filiale milanese al 7 di via Chiara-valle. Questa Inim ha una consociata, la Brescia-noCostruzioni diMondovì. Ne diviene consiglie-re delegatoMarcelloDell’Utri, già prestanomediBerlusconi nell’Immobiliare San Martino 4 anniprima. L’altra Inim ha sedi a Palermo, al 9 di viaRapisardi, e a Milano, al 7 di via Chiaravalle. Lapresiede un siciliano di Villabate (Palermo),Francesco Paolo Alamia, 48 anni, in affari con ilcapo del Kombinat politico-mafioso Vito Cianci-mino; amministratore delegato, Alberto Del-l’Utri. Rapisarda e Alamia controllano anche laRaca, sedeal 7di viaChiaravalle, e laVenchiUni-ca2000,un’antica societàdolciaria torinese sullecui aree si vorrebbero costruire palazzi. Tuttaun’attivitàche laCriminalpol tiened’occhio.Que-sta la sua conclusione: «La Inim e la Raca sonosocietà commerciali gestite dallamafia e di cui lamafia si serve per riciclare il denaro sporco». ❖

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Un mafioso nella villa di Arcore

DAL LIBRO«ILVENDITORE»

DELL’UTRIRACCOMANDATODAGAETANOCINÀ

Giuseppe Fiori

23SABATO

26 SETTEMBRE2009

Sua emittenza

SILVIOSTORY

Berlusconi, nonostante le sentenze della Corte costituzionale che fanno divieto ai privati di tra-smettere sul territorio nazionale, organizza il suo network. E fa campagna acquisti. Il primo asso nellamanica di Silvio Berlusconi passato dalla attività edilizia all’impresa televisiva era stato Mike Bongior-no. Il popolarissimo conduttore della Rai, lo ha raccontato lui stesso, fu impressionato dall’approccio«americano» simile al suo, del giovane imprenditore e fu convinto da un cachet da capogiro.

L’11 giugno 1979 Reteitalia irrompesul mercato comprando dalla Titanusdi Goffredo Lombardo trecento filmper duemiliardi, un’enormità, e Lom-bardo ne è sbalordito: per Rocco e i

suoi fratelli di Visconti non era riuscito a strappa-re alla Rai chemezzomilione. Il punto è tuttaviacheBerlusconi si èassicurato filmdi sicuro richia-moanche sulmercato internazionale. (...)Gli ca-pitadi pagare30mila lireun cartoneanimato ita-lianod’altri tempi,LarosadiBagdad, che in segui-to, richiesto da tutto ilmondo, gli frutteràmezzomiliardo a ogni passaggio in Tv. (...) Secondagamba, la pubblicità. (...)Nasce l’homoberlusco-nianus(...): «niente barba o baffi e nemmeno ric-cioli troppo abbondanti. Attenti alla forfora. Vie-tato fumare. Alito e abito sempre freschi.Mai ap-poggiare la borsa sulla scrivania del cliente. Maitogliersi la giacca davanti a lui. Tenere sempre inmacchina una camicia stirata di riserva, dentifri-cio, spazzolino, pettine e un flacone di colonia.Ricordare la data di compleanno del cliente, del-lamoglie edei figli». (...) Con i clienti piùdifficili,entra in gioco lui (...). E via con le storielle sulleubbìe del generale Giovanni Fiore, il cattolico in-tegralista capo della Sipra-Rai (...) ad esempio ilcavalierAvernadiCaltanissetta, quellodell’ama-ro. «L’industriale sicilianononhacapito», raccon-ta colorando un fatto vero, «perché la sua azien-da resti esclusa da Carosello. Va a Torino, incon-tra il generale Fiore, si sente dire: «... Lei sa, que-sto è un paese cattolico, e la nostra è la televisio-ne di Stato...». L’uomo dell’amaro riprende a fre-quentare le funzioni nel Duomo di Caltanissetta,torna a Torino, il generale Fiore ha saputo, maniente Carosello, ancora un’esortazione: «So chenella sua città c’è un ottimo predicatore...». (...)«NuovoviaggioaTorino. Il generaleFiore, conce-dendogli finalmente cittadinanza in Carosello:“Però, mi raccomando, non dimentichi di fare lacomunione e di osservare il precetto pasquale”».(Il venditore, Garzanti, p92)

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Antenna selvaggia

DAL LIBRO«IL VENDITORE»

IL GENERALEFIORE

ECAROSELLO

Giuseppe Fiori

23DOMENICA

27 SETTEMBRE2009

XIXGIOVEDÌ

1 OTTOBRE2009

Page 20: 155 Silviostory 2

TRIPLOSALTO

MORTALE

IL PARTITODELLE

GRANDI ILLUSIONI

Entrato in politica per disperazione,Berlusconi non deve travestirsi.L’aspettano com’è. Di lui decanta-no il meglio, amano il peggio.Inassoluto i forzitalici sonoquel-

li che leggono meno quotidiani. Legge ungiornale tutti i giorni soltanto il 29,6, nean-che un terzo. Poca stampa,molta televisione.La vedono almeno due ore al giorno 68 su100. È la cifra più alta in confronto agli altrielettorati: segue il canale delle telenovelas,Retequattro,mediamente il 22,7per centode-gli elettori italiani; i forzitalici balzano al 30,8per cento.Colpisce la distanza di tanta parte degli

elettori di Forza Italia dalla politica. Li si puòdistinguere in tre fasce: chi la fa, chi in qual-chemodo la segue, chi senedisinteressa total-mente. Nella terza fascia (cioè black out tota-le, niente politica in assoluto, nessun interes-se a saperne dalla tivù o dai giornali) ricadequasi la metà dei votanti di Forza Italia, il48,6 per cento. Gli si può raccontare qualsiasifavola. Berlusconi non è mai stato esponentedi un partito, quindi è «nuovo». Forza Italia è«nuova»perchéprimanonesisteva. Egli affa-ri all’ombradiCraxi? il sodalizio con il CAF? iltraslocodiex craxiani, exandreottiani, ex for-laniani, riciclati? Discorsi che ai più arrivanocome suoni disarticolati.Sullo sfondo di questa massa di manovra

(...) influenzabile damessaggi illusori, risaltameglio ladimensionegigantescadiunproble-ma irrisolto, la doppia anomalia italiana deltrust privato delle televisioni - tre networkcontrollati daunsolo imprenditore - e l’assen-zadi regole sulla compatibilità fra incarichi digestionedella cosapubblicae laposizionedo-minante in campo mediatico, il proprietariodelle televisioni anchedirigente politico.Nonsuccede altrove nel mondo. È democraziazoppa. (Pagg. 204-206)

9febbraio 1988, tradizionale confe-renzastampad’aperturad’annodel-la Corte Costituzionale. Fra i temipiùdibattuti almomento, ladiscipli-nadell’emittenza televisiva privata.

Il presidente Franscesco Saja ne tratta limitan-dosi a dire che il Parlamento deve affrettarsi aemanare la legge di regolamentazione. (...)Tempi lunghi. S’assiste a una cadenza indu-

giata: nessuno - tolte le opposizioni - ha fretta.Non la Fininvest, naturalmente, non i socialistie i Dc loro alleati; non il ministro delle posteOscar Mammì; e a dirla tutta, se la prende concalma persino la Corte.(...)In Commissione Cultura alla Camera

(...) il presidentedellaFininvest sbalordisce tut-ti aprendo la suaesposizione conun triplo saltomortale e ricaduta sicura a piedi giunti: «È ne-cessaria una regolamentazione del settore del-le comunicazioni. (...)L’assenza di una regola-mentazione impone, a chi svolgeun’attività im-prenditoriale in questo settore, di vivere allagiornata. Tutte le decisioni di investimentoadottate nel passato sono sempre state accom-pagnate da molta preoccupazione». Oplà. Uncapovolgimento di linea inaspettato. Per qualedecisiva novità? De Mita ha avuto l’incarico diformare il nuovo governo, s’accinge a chiederela fiducia, non è unamico,maCraxi l’ha incate-nato a un accordo che, inmateria di televisioni,gli toglie il benché minimo spazio di manovra.La bozza scritta dell’accordo circola; questi ipuntiqualificanti: ratificadell’esistente (duopo-lio Rai-Fininvest, tre reti a ognuna), «opzionezero», una formula inventata dai socialisti con-tro la Fiat (interessata all’acquisto di Telemon-tecarlo) e per sbarrare l’ingresso nel compartoTvagli editori forti: in soldoni, chipubblicaquo-tidiani zero Tv (e viceversa). Berlusconi ci ri-mette «Il Giornale» in cambio si toglie di torno ipotenziali concorrenti i e ottiene la diretta. (...)(Pagg.149-150)

In accoppiata a Leonardo Forneron Monda-dori, altro perdente nella lotta per la leader-ship, (Berlusconi, ndr) ha una quota nellacasa editrice di Segrate ma non un ruolo.Raccontad’estate aldirettore diFortuneAn-

drea Monti: «Ho fatto dei tentativi per offrire lacollaborazione della mia cordata al Gruppo For-mentone alGruppoDeBenedetti (tutti e trehan-noquote inMondadori, ndr)perunaconduzionebasata suunpatto di sindacato a tre.Ho chiesto aloro di accettarmi come passeggero dell’automo-bile. Non di condurla (...). Mi è stato risposto dino e, anzichè farmi accomodare sul sedile poste-riore, mi si investe ogni settimana con articoliostili, pubblicati sui giornali del gruppo Monda-dori (...)». Ma al belligerante Craxi, al solito ac-cortoebenvigile, non sfuggeun’opportunità ine-sistente prima dell’accorpamento diRepubblica edell’Espresso a Segrate: adesso, scalandoMonda-dori, èpossibile silurare «ilmascalzonegrandissi-mo, incommensurabile e recidivo», mettere lamordacchia ai «lupi comunisti» che infestano lacorazzata e le torpediniere e in definitiva - grancolpo - dissolvere il PTR, il partito trasversale diRepubblica, detestabile commistionedi pezzi delpartito comunista conpezzi di finanza laica (Bru-noVisentini), Bankitalia, correnti dellamagistra-tura e democristianeria irpina.Il ragazzo Formenton - riferiscono a Berlusco-

ni - è irrequieto. De Benedetti lo tratta come unfiglio immaturo, l’haconfinato incompiti superfi-ciali. E, se si tentasse di infilare tra i due un cu-neo? Il presidente della Fininvest, incoraggiatoda Craxi, ci pensa, ci prova. Ha capacità di sedu-zione, negli affari nessunomeglio di lui sa trova-re i possibili punti di incontro. Lusinga Luca, hacalcolato che ilpacchetto suoedellamadreCristi-na, vale 360 miliardi. I soldi non sono mai statiun problema. Avvia in gran segreto la trattativa,a metà novembre il ribaltone è fatto.(Fiori racconta la guerra di Segrate. Pagg.

170-189).

OBIETTIVO:DISSOLVERE

IL PTR

LARACCOLTASILVIOSTORY

Lo scontro con De Benedetti

SILVIOSTORY

Tra il 1988e il 1991siconsumain Italia laguerraper il controllodelpiùgrandegruppoeditoriale, laMondadori. Inpalioc’è l’egemoniadell’informazionetelevisivaesucarta.Berlusconihagiàconsolidatoil polo Fininvest delle tivù privatema non si ferma e punta sempre più in alto. C’è sempre Craxi al suofianco. Eci sono lebanche.Fa leva suiFormenton (in fotoMario conBerlusconi). Si aiuteràcongiudici eavvocati.LaguerradiSegrateè laprovadi forzageneraleprimadelladiscesa incampoconForza Italia.

In accoppiata a Leonardo Forneron Monda-dori, altro perdentenella lotta per la leader-ship, (Berlusconi, ndr) ha una quota nellacasa editrice di Segrate, ma non un ruolo.Raccontad’estate aldirettorediFortuneAn-

drea Monti: «Ho fatto dei tentativi per offrire lacollaborazione della mia cordata al Gruppo For-mentonealGruppoDeBenedetti (tutti e trehan-no quote inMondadori, ndr)per una conduzionebasata su un patto di sindacato a tre. In sintesi,ho chiesto a loro di accettarmi come passeggerodell’automobile. Non di condurla (...). Mi è statorisposto di no e, anzichè farmi accomodare sulsedile posteriore, mi si investe ogni settimanaconarticoli ostili, pubblicati sui giornali del grup-po Mondadori (...)». Ma al belligerante Craxi, alsolito accorto e ben vigile, non sfugge un’oppor-tunità inesistenteprimadell’accorpamentodiRe-pubblicaedell’EspressoaSegrate: adesso, scalan-do Mondadori, è possibile silurare «il mascalzo-ne grandissimo, incommensurabile e recidivo»,mettere lamordacchia ai «lupi comunisti» che in-festano la corazzatae le torpedinieree indefiniti-va -gran colpo - dissolvere il PTR, il partito tra-sversale di Repubblica, detestabile commistionedi pezzi del partito comunista con pezzi di finan-za laica (Bruno Visentini), Bankitalia, correntidella magistratura e democristianeria irpina.Il ragazzo Formenton - riferiscono a Berlusco-

ni dall’interno - è irrequieto. DeBenedetti lo trat-ta come un figlio immaturo, l’ha confinato incompiti superficiali. E, se si tentassedi infilare trai due un cuneo? Il presidente della Fininvest, in-coraggiatodaCraxi, ci pensa, ci prova.Hacapaci-tà di seduzione, negli affari nessunomeglio di luisa trovare i possibili punti di incontro degli inte-ressi. Lusinga Luca, ha calcolato che il pacchettosuo e della madre Cristina, vale 360 miliardi. Isoldi non sono mai stati un problema. Avvia ingran segreto la trattativa, a metà novembre il ri-baltone è fatto. (pp.170-189, Fiori racconta laguerra di Segrate).❖

Dalle origini alle ragioni della fortuna. La vera storia a puntate

Il tradimento dei Formenton, la guerra dei Lodi

DAL LIBRO«IL VENDITORE»

OBIETTIVO:DISSOLVERE

IL PTR

Giuseppe Fiori

23MERCOLEDÌ

30 SETTEMBRE2009

L’amico Craxi

SILVIOSTORY

Gli anni fra il 1984 e il 1988 sono quelli decisivi per il «signor Tv». Grazie all’appoggio di politicipotenti e, particolarmente, di Bettino Craxi, sbaraglia i potenziali concorrenti comeMondadori e Ru-sconi. Lo slalom fra le sentenzedella Corte costituzionale e i provvedimenti dei pretori che chiedonorispettoper le normeesistenti, si conclude conunaccordodi governo che lascia aCraxi cartabiancasulla politica delle telecomunicazioni.

9febbraio 1988, tradizionale confe-renza stampad’apertura d’annodel-la Corte Costituzionale. Fra i temipiùdibattuti almomento, la discipli-na dell’emittenza televisiva privata.

Il presidente Franscesco Saja ne tratta limitan-dosi a dire che il Parlamento deve affrettarsi aemanare la legge di regolamentazione. (...)Tempi lunghi. S’assiste a una cadenza indu-

giata: nessuno - tolte le opposizioni - ha fretta.Non la Fininvest, naturalmente, non i socialistie i Dc loro alleati; non il ministro delle posteOscar Mammì; e a dirla tutta, se la prende concalma persino la Corte.(...)In Commissione Cultura alla Camera

(...) il presidentedellaFininvest sbalordisce tut-ti aprendo la sua esposizione conun triplo saltomortale e ricaduta sicura a piedi giunti: «È ne-cessaria una regolamentazione del settore del-le comunicazioni. (...)L’assenza di una regola-mentazione impone, a chi svolgeun’attività im-prenditoriale in questo settore, di vivere allagiornata. Tutte le decisioni di investimentoadottate nel passato sono sempre state accom-pagnate da molta preoccupazione». Oplà. Uncapovolgimento di linea inaspettato. Per qualedecisiva novità? De Mita ha avuto l’incarico diformare il nuovo governo, s’accinge a chiederela fiducia, non è un amico,maCraxi l’ha incate-nato a un accordo che, inmateria di televisioni,gli toglie il benché minimo spazio di manovra.La bozza scritta dell’accordo circola; questi ipuntiqualificanti: ratificadell’esistente (duopo-lio Rai-Fininvest, tre reti a ognuna), «opzionezero», una formula inventata dai socialisti con-tro la Fiat (interessata all’acquisto di Telemon-tecarlo) e per sbarrare l’ingresso nel compartoTvagli editori forti: in soldoni, chipubblicaquo-tidiani zero Tv (e viceversa). Berlusconi ci ri-mette «Il Giornale» in cambio si toglie di torno ipotenziali concorrenti i e ottiene la diretta. (...)( pp.149-150, Garzanti, 1995-2004)

Dalle origini alle ragioni della fortuna. La vera storia a puntate

La legge Mammì chiude la partita: nasce il duopolio

DAL LIBRO«IL VENDITORE»

TRIPLOSALTO

MORTALE

Giuseppe Fiori

23LUNEDÌ

28 SETTEMBRE2009

XXGIOVEDÌ1 OTTOBRE2009