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COMUNE DI CERVARESE S.CROCE ISTITUTO COMPRENSIVO DI CERVARESE S.CROCE 1861 – 2011 CENTOCINQUANT’ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA Percorso di Educazione alla cittadinanza e di Storia locale per la Scuola primaria «De Amicis» di Montemerlo realizzato in collaborazione con la Biblioteca comunale

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COMUNE DI CERVARESE S.CROCE

ISTITUTO COMPRENSIVO DI CERVARESE S.CROCE

1861 – 2011

CENTOCINQUANT’ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA

Percorso di Educazione alla cittadinanza e di Storia locale per la Scuola primaria «De Amicis» di Montemerlo

realizzato in collaborazione con la Biblioteca comunale

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Conosci già la parola UNITA’, perché l’hai trovata in matematica e sai che significa: UNA COSA SOLA.

Cosa significherà allora ricordare i 150 anni dell’UNITA ’ d’ITALIA?

Cosa vedi?

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Se ti rechi al mare in Sardegna oppure in montagna nel Trentino Alto Adige, sei ancora in Italia? Se osservi attentamente la carta geografica politica, ti accorgi che l’Italia è attualmente formata da 20 regioni. L’Italia è stata così’ suddivisa per poter governare, gestire e controllare il territorio in modo migliore. Le regioni possono emanare, cioè fare e approvare leggi che riguardano l’istruzione, la sanità, il turismo, l’agricoltura. Ogni regione ha una città capoluogo, che è il centro abitato più importante della regione, dove sono ubicati gli uffici del governo regionale. Come si chiama la tua regione?

Come si chiama il capoluogo della tua regione?

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Le regioni sono divise in province: attualmente in Italia ci sono 110 province. Ogni provincia ha una città più importante che è la città capoluogo di provincia. In quale provincia si trova il territorio del comune di Cervarese S.Croce?

Cervarese Santa Croce

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Ogni provincia, infine, è suddivisa in comuni, in tutta Italia se ne contano più di ottomila. Il mio Comune si chiama:

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PICCOLO VOCABOLARIO (GLOSSARIO)

La nazione (dal latino natio, in italiano "nascita") è un insieme di persone che, avendo in comune caratteristiche quali la storia, la lingua, il territorio, la cultura, la politica, si identifica in una comune identità a cui esse sentono di appartenere legate da un sentimento di solidarietà. La regione è una zona di territorio dove abitano persone che hanno delle tradizioni culturali, linguistiche e storiche comuni. La regione ha anche un governo che guida, dirige e amministra il territorio. Il comune è uno spazio determinato da limiti territoriali precisi e racchiude una popolazione. La sede degli uffici comunali si chiama MUNICIPIO. Amministrare una regione o una provincia o un comune significa emanare delle leggi e farle rispettare. Il capoluogo è città più importante di un territorio. La costituzione è la legge fondamentale del nostro Stato, al suo interno si definiscono i DIRITTI e i DOVERI dei cittadini, i poteri dello Stato e il loro funzionamento. La Costituzione italiana è formata da 139 articoli ed è entrata in vigore il primo gennaio 1948. Il cittadino è l’individuo che appartiene a un determinato Stato ed è soggetto a diritti e a doveri. Un diritto è una regola giusta di comportamento su cui i componenti della comunità fondo il loro stare insieme. Un dovere è un impegno responsabile che ognuno ha con gli altri per il fatto di vivere in società. La cultura è l’insieme delle conoscenze comuni a tutto un popolo.

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L’Italia però non è sempre stata così. In questa cartina puoi osservare in quanti piccoli stati l’Italia era suddivisa prima del 17 marzo 1861.

Cosa noti di diverso rispetto alla carta politica precedente?

Ogni piccolo Stato aveva una sua bandiera e una sua moneta; per recarsi dal Regno di Sardegna in un altro Stato che si trovava sempre in Italia, si doveva possedere uno speciale lasciapassare, una specie di passaporto!

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Lo Stato italiano è stato costituito nel 1861

Quanti anni sono trascorsi?

Legenda:

Vale 10 anni, cioè un decennio.

Dalla fine dell’Impero romano nel 476 dopo Cristo al 1861 l’Italia non è mai stata riunita in un unico Stato ma è stata sempre suddivisa in tanti piccoli Stati, spesso sudditi e governati da Stati stranieri.

Da quel lontano 17 marzo 1861 sono trascorsi 150 anni, ora hai capito cosa significa UNITA’ D’ITALIA.

La mattina del 26 ottobre 1860 Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II

s’incontrano a Teano (Caserta) a conclusione della spedizione dei Mille

1861

1871

1881

1891

1901

1911

1921

1931

1941

1951

1961

1971

1981

1991

2001

2011

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Un elemento importante di uno Stato è la Bandiera. Ecco la bandiera della nostra nazione, l’Italia.

All’art. 12 la Costituzione italiana stabilisce: «La bandiera della Repubblica è il Tricolore italiano:

verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni».

E questa è quella che oggi tutti noi conosciamo. Ma nel passato non è sempre stata così,

perché allora non esisteva ancora l'Italia di oggi.

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Ogni bandiera ha una propria storia, un proprio significato e, a volte, tante modifiche alle spalle, che rispecchiano la storia dello Stato che essa rappresenta. Il tricolore italiano quale bandiera nazionale nacque a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 come bandiera ufficiale della Repubblica Cispadana, con i colori disposti in tre strisce orizzontali: il rosso in alto, il bianco in mezzo, il verde in basso e al centro con il simbolo dell'unione delle quattro città di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia.

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Sala del Tricolore – Palazzo comunale, Reggio Emilia

Fu in questa sala che il 7 gennaio 1797 venne stabilito di adottare il vessillo nei tre colori verde-bianco-rosso. Nel periodo storico conosciuto come Risorgimento, in cui si svilupparono quegli ideali di indipendenza che avrebbero portato all’unità d’Italia, la bandiera venne avvertita non più come segno di una dinastia o del potere militare, ma come simbolo del popolo, delle libertà conquistate e, dunque, della nazione stessa. Il vessillo tricolore continuò a essere esibito e innalzato quale emblema della libertà. Dovunque in Italia, il bianco, il rosso e il verde esprimevano una comune speranza, che accendeva gli entusiasmi. E quella bandiera divenne il simbolo di una riscossa ormai nazionale, da Milano a Venezia, da Roma a Palermo.

Il 23 marzo 1848 il re Carlo Alberto rivolse alle popolazioni del Regno Lombardo Veneto un famoso proclama che annunciava la prima guerra d'indipendenza e che terminava con queste parole: «… per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe… portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana».

Allo stemma dinastico di casa Savoia, fu aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo.

Domenica 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d'Italia e la sua bandiera continuò a essere, per consuetudine, quella tricolore.

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Tuttavia, soltanto nel 1925 si definirono, per legge, i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di Stato. Quest'ultima (da usarsi nelle residenze dei sovrani, nelle sedi parlamentari, negli uffici e nelle rappresentanze diplomatiche) avrebbe aggiunto allo stemma la corona reale. Con l’avvento della Repubblica (2 giugno 1946), il tricolore venne confermato bandiera dell’Italia, così come stabilito dall’articolo 12 della nostra Carta Costituzionale.

Roma - La bandiera italiana sventola sul palazzo del Quirinale, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica italiana

Roma - Corazzieri a cavallo sfilano con la bandiera italiana. Sullo sfondo il palazzo del Quirinale

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La bandiera italiana è il Tricolore: verde, bianco e rosso a tre bande verticali di eguale dimensione.

Il significato dei tre colori è:

Verde = Il colore delle nostre pianure

Bianco = La neve delle nostre cime

Rosso = Il sangue dei Caduti Cento anni dopo la nascita del tricolore, il 7 gennaio 1897 il celebre poeta Giosuè Carducci tenne un discorso nella città di Reggio Emilia nel quale si rivolse alla bandiera con queste parole: «Sii benedetta! Benedetta nell'immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: - il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina anima nella costanza dei savi; - il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti - il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli ero!i, E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch'ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà».

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LA BANDIERA DEI TRE COLORI Il testo di questa celebre canzone dedicata alla bandiera italiana, è stato composto da un autore anonimo nel 1847:

E la bandiera dei tre colori Tutti uniti in un sol fato sempre è stata la più bella, stretti intorno alla bandiera

noi vogliamo sempre quella, griderem mattina e sera noi vogliam la libertà, Viva viva il tricolor

noi vogliamo sempre quella, griderem mattina e sera noi vogliam la libertà, viva viva il tricolor

la libertà, la libertà! il tricolor, il tricolor!

E la bandiera dei tre colori sempre è stata la più bella, noi vogliamo sempre quella,

noi vogliam la libertà, noi vogliamo sempre quella,

noi vogliam la libertà, la libertà, la libertà!

CANTO DEGLI ITALIANI

Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli, è l'inno nazionale della Repubblica italiana. Le parole sono di Gofferdo Mameli (nella foto sotto), mentre la musica si deve a Michele Novaro: fu eseguito per la prima volta il 10 dicembre 1847. Ecco la prima strofa, quella generalmente più conosciuta:

Fratelli d'Italia, L'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamoci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

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Nel linguaggio comune i termini Nazione e Stato assumono lo stesso significato, mentre in realtà esprimono due concetti diversi:

la Nazione rappresenta un gruppo umano stabile che ha in comune innanzitutto la lingua, ma anche i costumi e le usanze. Parliamo ad esempio di nazione italiana, francese, tedesca, cinese o giapponese;

lo Stato rappresenta qualcosa di più delimitato e preciso: esso è costituito dai cittadini, da un territorio e da una sovranità politica.

I cittadini di uno Stato possono appartenere anche a nazionalità diverse. Ad esempio nello Stato italiano ci sono gruppi consistenti di individui di nazionalità francese (in Val d’Aosta), tedesca (in Alto Adige), albanese (in alcune zone dell’Italia meridionale).

Il territorio di uno Stato è uno spazio ben preciso, delimitato da confini ben definiti e riconosciuti a livello internazionale. Lo Stato esercita sul territorio la sua sovranità politica. I cittadini vivono stabilmente all’interno del territorio e organizzano qui la loro vita. Il territorio non è solo uno spazio terrestre, ma anche marittimo e aereo.

• Le acque territoriali Uno Stato può estendere la sua sovranità sul territorio anche nel mare, per alcuni chilometri dalla costa (le cosiddette acque territoriali) a seconda dei trattati internazionali. In Italia, ad esempio, le acque territoriali sono comprese entro le 12 miglia marine dalla costa.

• Lo spazio aereo Anche in cielo esistono dei confini corrispondenti al territorio di uno Stato: è lo spazio aereo di quello Stato, che non può essere violato da aerei militari di altri Paesi.

Per sovranità politica si intende l’autorità che ha uno Stato di governare sui propri cittadini per regolamentare la loro vita, e di rappresentarli nei rapporti con gli altri Paesi. Questa autorità o potere viene esercitato dallo Stato per mezzo di norme giuridiche.

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Alcuni popoli vivono senza un’organizzazione politica paragonabile ad una vera e propria sovranità. Si pensi ad esempio agli zingari (per esempio, i popoli di nazionalità rom), uno degli ultimi popoli nomadi europei. In questo caso lo Stato non esiste, perché al di sopra degli individui e dei gruppi rom non c’è alcun potere che li rappresenti e che li orienti verso un obiettivo comune.

Il nostro pianeta è popolato da gruppi di individui che si differenziano per le loro caratteristiche fisiche e per il loro modo di organizzarsi e di comportarsi. Possiamo definire popolo un gruppo umano che ha la stessa lingua, gli stessi usi e costumi, possiede cioè una cultura ben identificabile nella quale si riconosce e che lo contraddistingue come etnia e lo differenzia dagli altri popoli. Ogni popolo ha propri usi, costumi, fedi e credenze, lingue e tradizioni, e concepisce in maniera diversa la vita, la morte e il mondo: insomma, ogni gruppo umano ha quella che chiamiamo, nel complesso, una sua cultura. La cultura di un popolo è stata costruita attraverso millenni di storia, con il lavoro, con l’ingegno, a volte con notevoli sacrifici addirittura con guerre. Le varie culture dei popoli sono una ricchezza per l’umanità e per questo meritano di essere conosciute, studiate e, soprattutto, rispettate.

Nell’antichità molti popoli erano nomadi, si spostavano per cacciare, pascolare gli animali, esercitare gli scambi commerci. Nel corso dei millenni il nomadismo si è gradualmente ridotto: i popoli si sono insediati in maniera stabile sui territori più fertili, fondando città ed

espandendosi. Molto spesso i vari popoli si mescolavano e dall’incontro di culture diverse scaturivano nuove civiltà. Tuttavia, ancor oggi ci sono delle popolazioni che vivono allo stato nomade, senza fissa dimora, come i tuareg del deserto del Sahara (foto a lato).

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Tanto tempo fa nel mondo non c’erano ancora i treni, gli aerei e le automobili. Non c’erano la radio,la televisione e i giornali che diffondono le notizie. Non c’era l’elettricità per illuminare le città e far funzionare tante macchine. Ma c’erano tanti re. Gli stati dove comandavano i re si chiamavano monarchie, parola che deriva dal greco e vuol dire“governo di uno solo”. Il re stabiliva la legge e puniva chi non la osservava. Il popolo non aveva i mezzi per far valere i propri diritti e alcuni re ne approfittavano rispondendo con prepotenze e soprusi a chi si aspettava di essere trattato più umanamente. Per giustificare il loro comportamento alcuni dicevano di essere stati chiamati da Dio a fare il re, altri dicevano addirittura di essere loro stessi degli dei. In tutti e due i casi era impossibile contestare le loro decisioni. Inoltre non era facile ottenere giustizia. Il re non ascoltava le richieste del popolo e se qualcuno si ribellava quando imponeva nuove tasse (per esempio, era costretto a pagare una tassa per passare sui ponti o per usare l’acqua dei fiumi e dei torrenti o per macinare al mulino), finiva in prigione. Il re era proprietario di tutto il territorio su cui governava, comprese le persone, viveva in un grande palazzo e aveva molte persone al suo servizio. Sua moglie e i suoi figli vivevano nel lusso e avevano tutto quello che volevano. Spesso non sapevano neppure che fuori dal palazzo la gente soffriva la fame, comunque non si preoccupavano perché pensavano che fosse giusto così. Quando il re moriva diventava re suo figlio e per la gente la vita continuava come prima. Il figlio del re poteva essere bello o brutto, forte

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o debole, ignorante o istruito, ma non aveva importanza: diventava re solo perché era il figlio del re e restava re per tutta la vita. Passarono tanti anni, anzi tanti secoli. Molti popoli, guidati da persone istruite che si erano messi dalla loro parte, si ribellarono alle leggi più ingiuste dei re. In alcuni posti scoppiarono delle rivoluzioni, cioè il popolo si armò e combatté contro i soldati del re, e il re ci rimise il regno e talvolta anche la vita. Allora alcuni re accettarono l’idea di trasformare il loro regno da monarchia assoluta in monarchia costituzionale. Questo voleva dire che concedevano la “costituzione”, cioè una legge che riconosceva alcuni diritti al popolo. Il re giurava di osservare e far osservare questa legge. Per il resto, la vita continuava come prima: il re, la sua famiglia e i nobili vivevano nell’abbondanza perché tanta gente lavorava per loro, mentre il popolo continuava a vivere nell’ignoranza e nella miseria, ma godeva almeno di alcuni diritti fondamentali come: esprimere la propria opinione, non essere arrestato senza una ragione, non essere trattato come uno schiavo. Oggi, in Europa, sono stati monarchici la Gran Bretagna, la Spagna, il Belgio, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, la Svezia la Danimarca e la Norvegia. Queste monarchie moderne sono dette parlamentari o costituzionali in quanto i poteri del sovrano sono limitati dalla Costituzione e dalle Leggi. Le leggi vengono votate da un'assemblea, il Parlamento, che a sua volta è eletto dal popolo, mentre il governo dello Stato è esercitato collegialmente da uomini politici scelti sulla base dei risultati delle elezioni popolari.

Vittorio Emanuele III, ultimo re d’Italia

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La Repubblica è una forma di governo è di origine antica. Il suo nome deriva dal latino res publica cioè «cosa pubblica» e indica che lo stato appartiene a tutti i cittadini. Al vertice della Repubblica vi è un presidente la cui carica è elettiva, cioè può essere eletto direttamente dai cittadini, oppure dal Parlamento o da analoga assemblea di rappresentanti del popolo. Nel primo caso la repubblica si dice presidenziale e i poteri del capo dello stato sono molto ampi (può essere contemporaneamente presidente della repubblica e capo del governo); nel secondo caso la repubblica si dice parlamentare, come ad esempio in Italia, e i poteri del presidente sono limitati da quelli del Parlamento e del Governo. In Italia, nel 1946 si è svolto un referendum in cui hanno votato per la prima volta anche le donne; le italiane e gli italiani hanno deciso che l’Italia doveva diventare una repubblica democratica. Gli italiani hanno scelto anche i loro rappresentanti che dovevano scrivere le nuove leggi per la Repubblica italiana. È stata fatta così la Costituzione, che è l’insieme delle leggi che stabilisce i diritti e i doveri che deve rispettare chi vive in Italia. I cittadini italiani che hanno compiuto 18 anni votano i propri rappresentanti al Parlamento. Il Parlamento è formato dalle persone che sono state elette dai cittadini. Il Parlamento è formato dai parlamentari del Senato (senatori) e dai parlamentari della Camera dei Deputati (deputati). I deputati e i senatori devono discutere e approvare le leggi. Questo è il potere legislativo. Il Parlamento elegge anche ogni sette anni il Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica sceglie fra i senatori e i deputati il Capo del Governo o Presidente del Consiglio dei Ministri. Il capo del Governo, come capisci dalla parola, governa lo Stato italiano assieme ai Ministri. Il Presidente del Consiglio e i suoi ministri fanno eseguire e mettere in pratica le leggi approvate dal Parlamento. Questo è il potere esecutivo.

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Infine c’è il potere giudiziario, che è il potere di far rispettare le leggi e giudicare e condannare le persone che non le rispettano. Nel 1946 i cittadini italiani dovevano scegliere tra la monarchia e la repubblica attraverso un Referendum. Tutti i cittadini potevano scegliere direttamente tra due diverse forme di governo – la Repubblica o la Monarchia -, una opposta all’altra. Il 25 giugno 1946 fu eletto il primo Presidente della neonata Repubblica italiana, Enrico De Nicola (nella foto sotto). Nello stesso giorno del referendum gli italiani scelsero, col voto, 556 deputati che formarono la Costituente, cioè un’assemblea che aveva il compito di preparare la Costituzione della Repubblica, la nuova legge degli italiani. L’Assemblea Costituente iniziò a riunirsi il 25 giugno 1946 a Roma. Tra i deputati eletti, per la prima volta, c’erano anche delle donne, in tutto ventidue. Ma i deputati erano troppi per scrivere insieme la Costituzione, allora l’Assemblea ne scelse settantacinque e li incaricò di preparare gli articoli da discutere insieme. Questi settantacinque deputati, divisi in tre gruppi, si misero al lavoro esaminando le costituzioni degli altri stati e raccogliendo le idee di tutti. Poi furono incaricati diciotto componenti per scrivere i vari articoli nella forma da presentare all’Assemblea Costituente.

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Al termine di dieci mesi di discussioni tutti gli articoli della Costituzione italiana furono approvati. La seduta finale si svolse nell’aula di Montecitorio (dove anche oggi si riuniscono i deputati) alle ore 17 del 22 dicembre 1947. La Costituzione fu votata a scrutinio segreto e per appello nominale: ogni deputato veniva chiamato per nome, si avvicinava all’urna e metteva dentro il foglio sul quale aveva espresso il suo voto. Quel giorno erano presenti 515 deputati: 453 votarono “sì” e 62 “no”. Quando il presidente dell’Assemblea comunicò il risultato tutti si alzarono in piedi per applaudire. La Costituzione entrò in vigore, cioè divento una legge a tutti gli effetti, il primo gennaio 1948.

La prima pagina della Costituzione italiana

Seduta dei Padri Costituenti a palazzo Montecitorio

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Anche il Presidente della Repubblica deve rispettare la Costituzione e deve controllare che il governo e il parlamento la rispettino. Il Presidente della Repubblica non lascia la carica a suo figlio, ma quando finisce il suo incarico,che dura sette anni, diventa senatore e il Parlamento ne sceglie un altro per altri sette anni. Tutti i cittadini che abbiano compiuto 50 anni possono essere eletti Presidente della Repubblica. Anche le donne, ma fino ad oggi tutti i Presidenti sono stati uomini La Costituzione è l’insieme delle leggi che stabilisce i diritti e i doveri che deve rispettare chi vive in Italia. È così organizzata:

Principi fondamentali

Parte I - DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI

o Titolo I - RAPPORTI CIVILI o Titolo II - RAPPORTI ETICO-SOCIALI o Titolo III - RAPPORTI ECONOMICI o Titolo IV- RAPPORTI POLITICI

Parte II - ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA

o Titolo I - IL PARLAMENTO o Titolo II - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA o Titolo III - IL GOVERNO o Titolo IV - LA MAGISTRATURA o Titolo V- LE REGIONI, LE PROVINCIE, I COMUNI o Titolo VI - GARANZIE COSTITUZIONALI o Disposizioni transitorie e finali

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Nell’ambito dei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è tornata alla ribalta una vicenda storica, sospesa tra cronaca e leggenda, che rievoca la figura di una donna coraggiosa nativa di Montemerlo (Padova), conosciuta come «Masenella», la garibaldina.

Fra i tanti eroi della nostra storia registrar dovemo la Masenella par conservar viva la memoria

de sta gueriera dona, forte e bela; sui campi de bataglia tanta gloria e tanto onor l’à vudo, e come stela la sluse in alto su nel firmamento questa erorina del Risorgimento. Ma nel so paese dove la xe nata

no ghe xe un segno o sora de na piera un scrito che ricorda la so data

par darghe un fiore o dirghe ‘na preghiera.

Queste rime in lingua veneta rammentano la vicenda umana di Antonia Masanello. La donna nasce il 28 luglio 1833 in un’abitazione posta in contrà della Fossona (vedi foto a lato, oggi casa Rampon), all’epoca compresa nell’ambito territoriale della parrocchia di Montemerlo.

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Nell’estate del 1860 assieme al marito, si unì alla spedizione dei Mille di Garibaldi. Antonia, ovviamente camuffata da uomo, combatté contro l’esercito borbonico. Soltanto un paio di ufficiali erano a conoscenza della sua reale identità ed ebbero a dichiarare che Tonina (così veniva affettuosamente chiamata) «avrebbe potuto comandare un battaglione se la sua condizione di donna non glielo avesse impedito». Al termine della spedizione garibaldina si stabilì con la propria famiglia a Firenze: qui, colpita da tisi, terminò i suoi giorni poco tempo dopo, il 20 maggio del 1862. Fu sepolta nel cimitero fiorentino di S.Miniato, sulla lapide fu impressa la seguente iscrizione:

L’abbiam deposta, la Garibaldina all’ombra della Torre di San Miniato

con la faccia rivolta alla marina perché pensi a Venezia, al lido amato.

Era bionda, era bella, era piccina ma avea cor di leone e di soldato.

E se non fosse che era donna le spalline avria avute e non la gonna

e poserebbe sul funereo letto con la medaglia del valor sul petto.

Ma che fa la medaglia e tutto il resto? Pugnò con Garibaldi, e basti questo!

Per tramandare la figura di questa donna valorosa, sconosciuta addirittura nella terra che l’ha vista nascere, lo scultore Piero Perin, originario di Cervarese e recentemente scomparso, ha plasmato un tondo in terracotta che rappresenta la Masenella, una giovane donna dalla fluente capigliatura riccioluta, trattenuta a stento da un copricapo alla garibaldina. L’artista ha donato quest’opera alla biblioteca comunale di Cervarese S.Croce, ubicata presso l’ex parrocchiale S.Michele di Montemerlo, affinché sia esposta al pubblico per richiamare un frammento di storia patria finora completamente dimenticato.

a cura di Alberto Espen – Febbraio 2011