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    QuestoperasoggettaallalicenzaCreativeCommonsAttribuzioneNoncommercialeNonoperederivate2.5Italia (CCBYNCND2.5).Questosignificachepossibileriprodurlaodistribuirlaacondizioneche

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    VINCENZOCUBELLIAurelianoimperatore.LarivoltadeimonetierielacosiddettariformamonetariaFirenze,LaNuovaItalia,1992(PubblicazionidellaFacoltdiLettereeFilosofiadellUniversitdegliStudidiMilano,148)

  • PUBBLICAZIONIDELLA FACOLT DI LETTERE E FILOSOFIA

    DELL'UNIVERSIT DI MILANO

    CXLVIIL

    SE/IONE A CURA DELL'ISTITUTO DI STORIA ANTICA

  • VINCENZO CUBELLI

    AURELIANO IMPERATOREla rivolta dei monetieri

    e la cosiddetta riforma monetaria

    LA NUOVA ITALIA EDITRICE

    FIRENZE

  • Cubetti, VincenzoAureliano imperatore : la rivolta dei monetierie la cosiddetta riforma monetaria. (Pubblicazioni della Facolt di Lettere e Filosofiadell'Universit di Milano ; 148.Sezione a cura dell'Istituto di Storia antica ; 1). ~ISBN 88-221-1161-31. Moneta - Roma antica - 230-270 d. C.I. Tit.332.409 37

    Printed in Italy Propriet letteraria riservata

    Copyright 1992 by La Nuova Italia Editrice, Firenze 1" edizione: novembre 1992

  • Ai miei genitori Angela e Lorenzo

  • INDICE

    Abbreviazioni p xi

    CAPITOLO 1: IL SISTEMA MONETARIO ALL'AVVENTO DI AU-RELIANO p. 1

    CAPITOLO 2: LA RIVOLTA DEI MONETIERI p. 8

    2.1. Gli antichi... 82.2. ... e i moderni 112.3. Per una nuova ricostruzione storica 182.3.1. Il luogo 182.3.2. Il luogo: il testo di Maiala 192.4. La cronologia 252.4.1. La cronologia del regno di Aureliano 252.4.2. La cronologia della rivolta 302.5. I protagonisti: Felicissimo e la familia monetdis 402.6. Il reato 432.7. Le finalit 462.8. Le conseguenze 49

    CAPITOLO 3: LA COSIDDETTA RIFORMA MONETARIA p. 53

    3.1. La riforma ed il suo contenuto 533.1.1. La nuova moneta di misura: l'aurelianiano ed il denario 553.1.2. Gli altri nominali 603.1.3. La riorganizzazione territoriale delle zecche 623.2. L'interpretazione della cosiddetta riforma 673.2.1. XXI come segno di valore 683.2.2. XXI come indicazione della massa metallica 75

  • A INDICE

    3.2.3. La marca VSV p. 773.3. Una nuova ipotesi di lettura della marca XXI 783.4. Lo scopo della cosiddetta riforma 893.5. Le conseguenze: circolazione ed inflazione 93

    Tavola I p. 98Tavola II 99

    BIBLIOGRAFIA GENERALE p. 101

    INDICE DELLE FONTI p. IliINDICE ANALITICO 115

  • ABBREVIAZIONI

    A . . . . = Anne pigrafique, Paris 1901-ANRW . . = Aufstieg und Niedergang der Rmischen Welt. Principal.BAR . . . = Britsh Archeological Reports.BASP . . . = The Bullettin of th American Society of Papyrologists.BHAC . . = Bonner Historia-Augusta-Colloquium, a cura di J. Strauss, Bonn 1963-BSAF ... Bulletin de la Socit Nationale des Antiquares de France.BSFN ... Bulletin de la Socit Franfaise de Numismatique.CAH . . . = Cambridge Ancient History.Calili . . . = J. P. Calili, La politique montaire des empereurs romains de 238 a 311,

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    Romain, Paris 1885-1892. Crawford . = M. H. Crawford, Finance, coinage and money from th Severans to Con*

    stantine, ANRW II 2 (1975), pp. 560-593. DE .... Dizionario epigrafico di antichit romane, voi. Ili, ed. E. De Ruggiero,

    Roma 1922. DS . . . . = Dictionnaire des antiquits grecques et romaines, voi. IV 2, ed. C. Darem-

    berg-E. Saglio, Paris 1911. ELS . . . = M. Buonocore, L'epigrafia latina di Superaequum, Castelvecchio Subequo

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    litania, Rome 1952.

  • XII ABBREVIAZIONI

    JRS . . . = The Journal of Roman Studies.Lafaurie . = J. Lafaurie, Reformes montaires d'Aurlien et de Diocltien, in RN ,

    ser. 6, XVII (1975), pp. 73-138. Lo Cascio . = E. Lo Cascio, Dall' " antoninianus " al '' laureato grande : l'evoluzione

    monetaria del III secolo alla luce della nuova documentazione di et dio-clezianea, in Opus, III (1984), pp. 133-201.

    MAAR . . = Memoirs of th American Academy in Rome.MGH (AA) Monumenta Germaniae Historica (Auctores Antiquissimi).NAC . . . = Quaderni ticinesi di Numismatica ed Antichit Classiche.NC . . . . = The Numismatic Chronicle.NNM . . . = Numismatic Notes and Monograph.NZ . . . . = Numi smati sche Zeitschrift.PP . . . . = La Parola del Passato.PIR 2 . . . = Prosopographia Imperii Romani saec. I, II, HI, pars III, ed. E. Groag-

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    R. Martindale - J. Morris, voi. I, Cambridge 1971. RE . . . . = Pauly-Wissowa Real Encyclopadie der klassischen Altertumswissenschaft,

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    der Fursten von Palmira, Miskoloz 1881.Sotgiu . . = G. Sotgiu, Studi sull'epigrafia di Aureliano, Universit di Cagliari 1961. ZPE . . . = Zeitschrift fur Papyrologie und Epigraphik.

  • CAPITOLO 1 IL SISTEMA MONETARIO ALL'AVVENTO DI AURELIANO

    1. - IL SISTEMA MONETARIO ALL'AVVENTO DI AURELIANO.*

    Lucidamente C. Gatti l aveva intuito che, per valutare correttamen te la politica monetaria dell'imperatore si rendeva necessario non scin dere l'azione esercitata da Aureliano nel campo della monetazione dal suo caratteristico indirizzo di politica interna ; intuizione certo origi nale, ma quasi mai sfruttata dagli studiosi e, a dire il vero, nemmeno dalla stessa Gatti, almeno sino in fondo, poich essa giunse a vedere nella marca XXI (la cui interpretazione dovrebbe chiarire il senso della cosiddetta riforma monetaria) una marca di valore, attribuendo cos all'operato di Aureliano un movente ed un fine riformista del tutto op posto all'obiettivo principale della sua politica interna, la quale piuttosto risulta apertamente improntata ad un pragmatismo restauratore: la po litica del Restitutor Orbis.

    Ma del resto siffatta interpretazione della riforma, sebbene con ri-

    * Questo lavoro nasce come revisione profonda della mia tesi di laurea, grazie alla possibilit offertami dal Premio di Studio C. Gatti .

    Devo, e voglio, qui ringraziare, senza che tuttavia debbano in alcun modo essere coinvolti nei miei errori, il Dott. P. G. Michelotto per le sue preziose osservazioni critiche, e la Prof. A. Gara per la sua sempre cortese disponibilit.

    Molto pi difficile invece saldare il debito di riconoscenza nei confronti dei miei maestri, Prof. D. Foraboschi e Dott. A. Savio: solo la fiducia che essi hanno riposto in me, oltre alla loro disponibilit a numerosi e fecondi colloqui, ha reso possibile questo mio lavoro, qualunque esso sia.

    1 C. Gatti, La politica monetaria di Aureliano, in PP , XVI (1961), p. 93 (d'ora in poi: Gatti).

  • 2 CAPITOLO 1

    svolti diversi, risaliva addirittura a Mommsen 2 , e, com' ovvio, fece scuola: scriveva Jones 3 che venne inventato da Aureliano l'espediente di dare un nuovo valore nominale alla moneta .

    Non diversamente Lafaurie 4 ravvisava nell'introduzione di nuove monete, ad opera di Aureliano e Diocleziano, une modification de l'ensemble montaire et des parits mtalliques , ovvero la realizza zione di una riforma o modification montaire .

    Si cos creato il paradosso di attribuire ad un imperatore che si proclamava, e che fu, Restitutor Orbis una riforma del sistema moneta rio, con tutte le conseguenze che tale affermazione pu comportare agli occhi di noi moderni (non ultima l'imposizione di un corso forzoso alla moneta), piuttosto che una restaurazione del sistema stesso.

    La quale invero al momento dell'avvento al regno di Lucio Domi- zio Aureliano 3 si imponeva come necessaria: l'antoniniano, emesso per la prima volta da Caracalla nel 215 con un peso di oltre 5 grammi (per uno standard ponderale cio di 1/64 di libbra), un contenuto argenteo oscillante attorno al 50 % e dunque con un valore intrinseco di 1 de- nario e 1/2 circa ma nominalmente doppio 6, dopo esser divenuto il no-

    2 Th. Mommsen, Geschichte des romischen Munzwesen, Berlin 1860, p. 829; la pi completa formulazione dell'ipotesi mommsenniana per in Id., Das dio- cletianische Edikt iiber die Waarenpreise, in Hermes , XXV (1890), pp. 25 ss. Per un'esposizione pi dettagliata si veda infra, p. 1J>.

    3 A. H. M. Jones, Gli antichi Imperi e l'economia: Roma, in L'economia ro mana, Torino 1984, p. 181.

    4 J. Lafaurie, Rformes d'Aurlien et de Diocltien, in RN , ser. 6, XVII (1975), p. 81 (d'ora in poi: Lafaurie).

    5 Oltre al fondamentale, seppur in alcune parti superato, studio di L. Homo, Essai sur le rgne de l'Empereur Aurlien, Paris 1904 (d'ora in poi: Homo), non sono state pubblicate molte altre monografie sulla vita e sull'opera dell'imperatore illirico: tra queste spiccano E. Groag, in RE, V 1 (1903), coli. 1347-1419, s.v. Domitius; K. Cross, Reallexicon fiir Antike und Christentum , I (1950), coli. 1004-1010, s. v. Aurelianus; S. Perowne, L'imperatore Aureliano, in HT , XXI (1971), pp. 383-390; J. Scarborough, Aurelian. Questions and problems, in Classi- cai Journal, LXVIII (1973), pp. 334-345.

    6 Mantengo a proposito della libbra il valore tradizionale di 327,45 grammi, anche se altre ipotesi sono state recentemente formulate: si veda J. Lafaurie, p. 75. I dati relativi all'antoniniano di Caracalla sono desunti da D. R. Walker, The metrology of th roman silver coinage, pari III, from Pertinax to Uranius Antoninus, in BAR 40, Oxford 1978, p. 49; per quanto riguarda il problema del valore da attribuire a questa moneta, non essendo mio intento discuterne, rimando per un'esposizione delle varie teorie in argomento a E. Lo Cascio, Dal- l' antoninianus al laureato grande : l'evoluzione monetaria del III secolo

  • IL SISTEMA MONETARIO ALL'AVVENTO DI AURELIANO 3

    minale cardine della circolazione in luogo del denario era stato drastica mente svalutato nel peso (grafico 1) e nel titolo (grafico 2), fino a rag giungere, durante gli ultimi anni di regno di Gallieno e quelli di Clau dio II, un peso medio anche inferiore ai 3 grammi e delle percentuali d'argento repentinamente precipitate fino a toccare il 2 % 7 .

    Diversa, ma altrettanto indicativa di un sistema in disfacimento, l'evoluzione dell'aureus, il quale mantenne un titolo molto vicino al massimo grado di purezza, ma sub (anche limitando l'analisi agli anni 219-270) frequenti e confuse almeno ai nostri occhi variazioni del peso 8 , da ascriversi probabilmente alla lodevole quanto irrealizzabile

    alla luce della nuova documentazione di et diodezianea, in Opus III (1984), pp. 138 ss. (d'ora in poi: Lo Cascio). Dal canto mio preferisco dichiararmi d'ac cordo con la teoria introdotta da Mommsen, Geschichte..., pp. 828 ss. e ben sostenuta in particolar modo da J. P. Callu, La politique mone taire des empereurs romains de 238 a 311, Paris 1969, p. 326 (d'ora in poi Callu) e M. H. Crawford, Finanze, coinage and money from th Severans to Constantine, in ANRW , II 2 (1975), pp. 560-593 ed in particolare p. 565 (d'ora in poi: Crawford), secondo cui l'antoniniano avrebbe circolato con valore di doppio denario.

    7 Sulle variazioni del titolo e del peso dell'antoniniano nel corso del terzo secolo si vedano L. C. West, Gola and silver coin standards in th Rotnan Empire, in NNM, XCIV (1941); P. Le Gentilhomme, Variations du titre de l'antoni- nianus au lile siede, in RN , ser. 6, IV (1962), pp. 141-166 (edito postumo su materiale degli anni quaranta), oltre naturalmente Callu e D. R. Walker, The metrology... pari III (almeno fino al 253), dai quali sono desunti i dati per la composizione dei grafici.

    8 Disponiamo di recenti analisi sul titolo degli aurei: C. Morrisson et alii, L'or monnay, I, Purification et altrations de Rome a Byzance, Paris 1985, in particolare le tavole a pp. 82 ss. Per quanto riguarda i pesi, pur nella variet dei dati, possibile ricavare le seguenti medie: Caracalla 1/50, Pupieno e Balbino 1/60, Filippo l'Arabo 1/72, Gallo e Volusiano 1/90, Valeriano e Gallieno 1/100, Gallieno solo 1/90, Claudio il Gotico 1/60. Si tratta bene rilevarlo ancora una volta di medie ricavate da esemplari dal peso estremamente variabile: ci non dovuto soltanto al fatto che il campione di monete a nostra disposizione in sufficiente a determinare una precisa statistica (per problemi di questa natura cfr. P. Naster, La mthode en metrologie numismatique, in Numismatique antique. Problmes et mthodes, Louvain-Nancy 1975, pp. 65-74 e poi anche in Scripta Nummaria. Contributions a la mthodologie numismatique, Louvain-La-Neuve 1983, pp. 57-67). Certo tale fattore potr giocare un ruolo pi o meno importante a seconda dei casi, ma non si pu non osservare che molto spesso la stessa auto rit emittente ad adottare anche nello stesso tempo standard cos diversi da indurre ad identificare pi nominali aurei: Callu, p. 432 s. distingue, basandosi proprio sui pesi, aurei laureati, binioni radiati, quinari e addirittura 1 1/2 aureo. Le cause di tale fenomeno andranno ricercate quanto meno (come si gi ricor dato) nella volont di mantenere invariato il rapporto di 1:12,5 tra l'aureo e l'an toniniano svalutato, e nella continua diminuzione della quantit di metallo no-

  • 4 CAPITOLO 1

    volont di mantenere invariato l'originario rapporto di 1:25 (1:12,5 nel caso dell'antoniniano) tra l'aureo e il denario, rapporto ormai minato e certamente mutato dalla progressiva svalutazione di quest'ultimo.

    Alla progressiva, ma talora violenta diminuzione dell'argento con tenuto nelTantoniniano si pu in un certo qual modo legare la fattura del nuovo nominale, se non pessima, certamente di non buona qualit; il fenomeno pare essere una caratteristica costante nel corso del terzo secolo (con tutte le ovvie limitazioni che possono fornire i tempi, i luo ghi di produzione, la cura che ciascun imperatore rivolgeva alla moneta e non ultimo lo stato di conservazione). Spesso di forma fortemente im precisa, spessore quanto mai irregolare, tipi e leggende mal centrate e poco in rilievo, gli antoniniani offrono la testimonianza e la misura del generale peggioramento dei procedimenti tecnici di fabbricazione.

    N si pu dimenticare uno dei fenomeni forse pi caratteristici, almeno in questo ambito, del III secolo soprattutto la seconda met ma anche del primo cinquantennio del IV: la fraus monetae 9. Tosare, limare o comunque adulterare con vari metodi le monete aurei in particolar modo, ma anche denarii, finch circolarono, e antoniniani, almeno quelli di buon titolo fu una delle attivit pi praticate in quegli anni: ne offre testimonianza non solo un'ampia documentazione numismatica, ma anche il fiorire di una certa giurisprudenza in ma teria 10.

    bile corrispondente all'unit di conto (Lo Cascio, p. 161). M. Mazza, Lotte sociali e restaurazione autoritaria nel III secolo d. C., Universit di Catania 1970, p. 231, seguito da Lo Cascio, p. 169, conclude, dopo aver osservato una tale variet ponderale: con ogni probabilit la valuta aurea veniva scambiata a peso .

    9 A. Giardina, Sul problema della fraus monetae , in Helikon , XIII/ XIV (1973-1974), pp. 184-190.

    10 L'attenzione dei giuristi aument sempre pi col crescere dell'inflazione: l'originaria base della legislazione romana fornita dalla Lex Camelia testamentaria nummaria (cos la definisce Cic., in Verr. II 1, 42, 108), o pi semplicemente Lex Camelia de falsis (o anche de falso), il cui contenuto pu essere rintracciato in D. 48, 10, 9 (Ulp. IX de of. proc.), fu ampliata fino a comprendere situazioni pi complesse, come si legge in Paul. Sent. V 25, 1: si veda per una discussione approfondita sull'argomento B. Santalucia, La legislazione sillana in materia di falso nummario, in lura , XXX (1979), pp. 1-33 e recentemente J. A. Crook, Lex Camelia De Falsis, in Athenaeum , LXV (1987), pp. 163-171. Ulte riore attenzione venne rivolta al falso nummario in et costantiniana: in propo sito P. Grierson, The roman law of counterfeiting, in Essays in Roman Coinage presented to H. Mattingly , Oxford 1956, pp. 240-261 e C. Spinosi, Dispositions

  • IL SISTEMA MONETARIO ALL AVVENTO DI AURELIANO 5

    L'aspetto che tuttavia merita in essere messo in maggior rilievo che tali frodi non erano opera esclusivamente di privati; una vivace e colorita rampogna dell'anonimo del De Rebus Bellicis dimostra che operazioni illegali sulla moneta erano compiute, con frequenza ed in termini oltremodo lesivi dell'autorit e della circolazione monetaria, dagli stessi operai della zecca, i monetarii:

    DRB III 1-3: Inter damna rei publicae non ferenda solidorum figura ali- quantorum fraudibus depravata diversa populos ratione sollicitat et regiae maiesta- tis imaginem, dum per monetae culpam refutatur, inminuit: ... Ergo buie quoque parti maiestatis vestrae est, ut in omnibus, adhibenda correctio, ita ut opifices monetae redacti undique in unam insulam congregentur, nummariis et solidorum usibus profuturi, a societate videlicet in perpetuum contiguae terrae prohibiti, ne commixtionis licentia fraudibus opportuna integritatem publicae utilittis obfuscet.

    Ben altra soluzione, meno fantasiosa e pi concreta ma che me glio testimonia la gravita e la frequenza delle frodi dei monetieri non ch l'accresciuto impegno dello Stato a combatterle ci offre C. Th. IX 21, 2 datato al 20 Novembre 320:

    Quoniam nonnulli monetarii adulterinam monetam clandestinis sceleribus exercent, cuncti cognoscant necessitatem sibi incumbere huiusmodi homines in- quirendi, ut investigati tradantur iudiciis, facti conscios per tormenta ilico prodi- turi ac sic dignis suppliciis addicendi.

    Ma il punto pi alto del degrado di tutta la macchina organizzativa e produttiva della moneta imperiale tale appunto da rendere quanto mai necessaria una restaurazione del sistema monetario era stato se gnato da un clamoroso avvenimento verificatosi proprio durante il primo anno di regno di Aureliano: il monetariorum bellum.

    uridiques relatives a la mannaie dans la lgislation et la pratique (prtncipalement gyptiennes) des IIIe et IV sicles aprs J.C., in RHES , XXXIX (1961), pp. 33-56.

  • CAPTOLO 1

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  • IL SISTEMA MONETARIO ALL'AVVENTO DI AURELIANO

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  • 2. - LA RIVOLTA DEI MONETIERI.

    2.1. - Gli antichi...

    La rivolta dei monetieri, o monetariorum bellum, cos come la de finisce lo scriptor dell'Historia Augusta, suscit nell'antichit uno scal pore notevole ed ebbe una vasta eco, come si pu arguire dalle testi monianze che sull'argomento ci sono pervenute. Tanto la singolarit quanto la gravita della vicenda certamente contribuirono a renderne inevitabile nei breviari e nelle cronache la narrazione: da Aurelio Vit tore ad Eutropie, dall'Epitome de Caesaribus fino alla problematica Ristarla Augusta e per sino in Polemio Silvio dato trovare un accenno, di varia natura, alla rivolta dei monetieri. N l'elenco termina qui: Ma iala, seppur problematicamente, e il lessico Suda menzionano l'avveni mento. Ma tale abbondanza solo apparente: private di infiorettature retoriche, invenzioni, incertezze e luoghi comuni, ben poche rimangono le notizie certe ed utilizzabili ai fini della ricostruzione storica. La men zione del solo Aurelio Vittore sarebbe sufficiente ad evidenziare le poche certezze di cui disponiamo, giacch da Eutropie possibile ricavare in pi il solo dato dell'uccisione del rationalis Felicissimo.

    Aur. Vict. 35, 6: Ncque secus intra urbem monetae opifices deleti, qui, cum auctore Felicissimo rationali nummariam notam corrosissent, poenae metu bellum fecerant usque eo grave, uti per Coelium montem congressi septem fere bellatorum milia confecerint.

    Eutr. IX 14. Hoc imperante etiam in urbe monetarii rebellaverunt vitiatis pecuniis et Felicissimo rationali interfecto. Quos Aurelianus victos ultima crude- litate compescuit.

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 9

    Infatti l'Epitome de Caesaribus, che s'ispira spessissimo ad Aure lio Vittore au point de la transcrire textuellement et de apparaltre cornine des ' excerpta ' de Victor 1 , pare in questo caso dipendere to talmente da Eutropie, come l'espressione che nei due testi ho messo in rilievo fa agevolmente supporre.

    Epit. de Caes. 35, 4: Hoc tempore in urbe Roma monetarii rebellarunt, quos Aurelianus victos ultima crudelitate compescuit.

    Sempre dipendente da Eutropio, cos da poterne essere considerata la versione greca, il lemma MoviTttQioi del lessico Suda, rimontante probabilmente al X sec. d. C.

    Suda, s.v. MovitaQiot: ol Jtep t v^iioiia te^vlrai' o' at At>QT]Xiavo) T vfUQfAa xai tv i8iovtXenov ove, phic, AVQ^IO.VC, %eiQQ)O.\iE\oc, wteQJ3aMoiJOTi

    in questo specifico caso con le altre fonti 2 , pare aggiungere altro.

    1 P. Dufraigne, Aurelius Victor Livre des Csars, Paris 1975, p. XVII.2 Composte verso la fine del IV secolo d. C., anche se la polemica grande

    (per un aggiornamento sullo status quaestionis si veda P. G. Michelotto, Ronald Syme e il problema della Historia Augusta, in Storia della storiografia , VI (1984), pp. 119-127), le biografie della Historia Augusta si presentano general mente come la giustapposizione di diversi frammenti provenienti da fonti dispa rate; a questa regola non pare costituire eccezione come ha ben dimostrato W. H. Fisher, The Augustan Vita Aureliani, in JRS, XIX (1929), pp. 125- 149 la Vita Aureliani. In particolar modo il passo che alla rivolta accenna (Vita Aureliani 38, 2) , secondo A. Chastagnol, L'utilisation des fC Caesares" d'Aurelius Victor dans l'Histoire Auguste, in BHAC, 1966/67 (Bonn 1968), pp. 53-65 ed in particolare p. 62, chiaramente ispirato al resoconto che sul me desimo argomento ci lascia Aurelio Vittore (35, 6), ma privo di qualunque ri ferimento al Breviarium di Eutropio: ne fanno fede, da una parte l'espressione Felicissimo rationali auctore praticamente identica al auctore Felicissimo ratio- nali di Vittore, dall'altra l'accenno ai 7000 caduti. Tuttavia alla tesi di Chastagnol si pu obiettare, seguendo J. Schwartz, Sur le mode de composition de la "Vita Aureliani", in BHAC 1968/69 (Bonn 1970), pp. 239-246 ed in particolare p. 241, che tout se passe comme si on avait consulte successivement Eutrope IX 14 et Aurelius Victor: infatti lo scriptor della Vita Aureliani descrivendo la punizione inferta da Aureliano ai monetieri usa lo stesso verbo gi presente in Eutropio e poi anche nell'Epitome conpescuit. Anche l'espressione mo netarii ... rebelles spiritus extulerunt, contenuta nella lettera di Aureliano ad Ulpio Crinito (alla quale non deve essere riconosciuto alcun valore storico, come

  • 10 CAPITOLO 2

    H. A. Vita Aureliani 38, 2-4: Fuit sub Aureliano etiam monetariorum bellum Felicissimo rationali auctore, quod acerrime severissimeque conpescuit, septem tamen mil[it]ibus suorum militum interemptis, ut epistula docet missa ad Ulpium Crinitum ter consulem, qui eum ante adoptaverat: Aurelianus Augustus Ulpio patri. Quasi fatale quiddam mihi sit, ut omnia bella, quacumque gesser, omnes motus ingravescant, ita etiam seditio intramurana bellum mihi gravissimum pepe- rit. Monetarii auctore Felicissimo, ultimo servorum, cui procurationem fisci man- daveram, rebelles spiritus extulerunt. Hi compressi sunt septem mil[it]ibus Lem- bariorum et Riparensium et Castrianorum et Daciscorum interemptis. Unde appa- ret nullam mihi a dis immortalibus datam sine {dif )ficultate victoriam .

    Fatta dunque eccezione per le testimonianze di Maiala e di Pole- mio Silvio (sulle quali mi soffermer pi avanti), appare chiaro che ci troviamo di fronte ad una tradizione ben attestata ed omogenea, e che una qualunque ricostruzione storica non pu esimersi da una precisa analisi testuale delle testimonianze particolari che quella tradizione con corrono a formare e dalle quali, in sostanza, possibile ricavare notizie certe sul luogo (Roma), sulla data (primi mesi del 271) e sui protago nisti della vicenda (Felicissimo e i monetieri, con l'appoggio, come si vedr, del Senato).

    Nondimeno necessario non riporre in esse assoluta fiducia, soprat tutto quando si tratti di ricostruire le motivazioni che stanno alla base della rivolta, considerando che:

    a) se pure Aurelio Vittore ed Eutropie facessero capo ad una fonte comune 3 che risulterebbe cos la pi vicina all'avvenimento in

    gi osservava L. Homo, pp. 14 e soprattutto 163 nota 2), lascerebbe intendere, specialmente nel rebelles, l'influsso del rebellaverunt di Eutropie.

    3 ben nota l'ipotesi di A. Enmann, Etne verlorene Geschichte der ro- miscben Kaiser una das Buch de Viris illustribus Urbis Romae, in Philologus , Suppl. Bd. IV (1884), pp. 337-501 e in particolare pp. 385 s. per i passi in questione, secondo la quale Vittore ed Eutropie avrebbero attinto indipenden temente l'uno dall'altro e a distanza di circa dieci anni alla medesima fonte, la cosiddetta Kaisergeschichte . Siffatta teoria consentirebbe di spiegare le appa renti divergenze riscontrabili nei racconti di Vittore ed Eutropie: cos, laddove Eutropio (IX 14) scrive Felicissimo rationali interfecto seguito poi dal compi latore del lessico Suda in luogo di auctore come Vittore 35, 6 e poi anche la Vita Aureliani (38, 2), non necessario ipotizzare, come gi Homo, p. 79 nota 6 e Gatti, p. 96, che egli abbia equivocato circa l'uccisione del rationalis Feli cissimo, che fu compiuta ad opera di Aureliano e non dei monetieri , quanto piuttosto che nella fonte comune ad Eutropio e Vittore Felicissimo fosse men zionato due volte, la prima come auctor della rivolta e successivamente come vittima della stessa (cos W. H. Fisher, in JRS (1929), p. 144: non possi bile stabilire con la medesima certezza se Felicissimo cadde ad opera dei mone-

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 11

    questione, comunque un fatto che Vittore scrive nel 360, cio circa 90 anni dopo la rivolta;

    b) pur se Aurelio Vittore ed Eutropio stesso costituiscono in li nea di massima fonti di discreta attendibilit, va tenuta presente quella che la natura delle loro opere, breviari, in cui cio l'elemento fon damentale appunto la brevit, conseguita con una qual certa secchezza d'espressione, la quale, soprattutto nella valutazione delle cause di un avvenimento, non pu che sortire esiti negativi, in senso restrittivo o al contrario generalizzante, come sembra di poter ravvisare nell'espressione rispettivamente dell'uno (cum ... nummanam notam corrosissent} e del l'altro (vitiatis pecuniis). N dimenticherei la generale trascuratezza de gli antichi nel menzionare motivazioni economiche, che al contrario nella vicenda ebbero, come cercher di dimostr'-re, rilevanza particolare.

    In tal senso mi paiono tutt'altro che prive di fondamento la man canza di fiducia che Crawford palesa nella precisione delle fonti e l'incertezza con cui accoglie le ipotesi di coloro che cercano la soluzione del problema che in sostanza investe le cause che la originarono e le motivazioni che animarono la rivolta nella traduzione letterale di questo o di quel termine 4 .

    2.2. - ... e i moderni.

    Eppure questo atteggiamento stato il pi seguito dagli studiosi che del problema si sono interessati: fiducia, cio, pressoch assoluta, non solo nelle dichiarazioni complessive di Aurelio Vittore ed Eutropio e delle altre fonti la cui attendibilit di fondo comunque innega bile , ma addirittura nei singoli termini da essi usati.

    Gi Saumaise 5, nel 1620, era giunto a formulare l'ipotesi secondo cui i monetieri si sarebbero ribellati per evitare di essere puniti dei

    tieri stessi o vittima della collera dell'imperatore, secondo la soluzione pi ovvia). Ad ogni modo, sulla motivata perplessit, per non dire scetticismo, con cui gli studiosi accolgono l'ipotesi enmanniana si veda P. G. Michelotto, Note sulla storiografia del IV sec., in Atti CeRDAC, IX (1977-1978), pp. 91-155 ed in particolare pp. 103 ss.

    4 Crawford, p. 576 nota 70: I should not myself piace so much faith in th accuracy of Aurelius Victor and I should not be at ali certain that a literal translation of corrosissent was correct .

    5 Saumaise, Historia Augusta, Paris 1620, pp. 380 ss.

  • 12 CAPITOLO 2

    loro abusi consistenti nel coniare monete di peso irregolare, tosandole, come suggerisce Vittore (... cum nummariam notam corrosissent ...). Mongez variava l'interpretazione, ma non l'atteggiamento metodologico: Nummaria nota dsigneraient ici, selon ma conjecture, le titre legai de la monnaie. Je ne puis apporter aucun exemple qui me serve d'auto- rit 6 . Metodo e interpretazione fatte proprie persino da Mommsen, secondo cui la rivolta era il frutto delle prepotenze dei monetieri col pevoli di aver ridotto la percentuale d'argento degli antoniniani al 2%, come Eutropie (...vitiatis pecuniis ...) lascerebbe intendere, se ben interpretato alla luce di alcuni passaggi di Ovidio, Fioro e del Digesto 7 .

    Tuttavia il primo tentativo organico di far luce su una vicenda tanto enigmatica si deve ad Al. Sorlin-Dorigny 8 , che intravide nella rivolta un intento dichiaratamente politico: i monetieri avrebbero emes so una moneta di bronzo di peso e titolo simile alle altre, ma sedi- tieuse perch emessa a nome del Senato, che invece di tale diritto sarebbe stato privato da Aureliano (secondo una teoria che risale ad dirittura ad Eckel). Ipotesi radicalmente diversa da quelle che l'ave vano preceduta, ma che in comune con esse aveva proprio quell'at teggiamento di fiducia totale nelle fonti e nella loro traduzione lette rale: giacch Sorlin-Dorigny giunse a tradurre cum corrosissent num mariam notam: ils changrent mchamment le coin, le type de la monnaie ed ad interpretare vitiatis pecuniis les monnayeurs avaient profan la monnaie ed espressamente (pecunia) quella di bronzo.

    Consolidato il metodo rigida esegesi filologica delle fonti e individuate le uniche due possibili interpretazioni moneta sediziosa o moneta irregolare nel peso e/o nel titolo , non rimaneva che ef fettuare il riscontro numismatico che invalidasse l'una e confermasse l'altra ipotesi.

    Sorlin-Dorigny si limit tuttavia ad indicare un solo esempio di monnaie seditieuse emessa durante il regno di Aureliano (un pezzo recante la sigla S.C., oggi introvabile); Groag invece rilevava aper-

    6 A. Mongez, Mmoire sur l'art du monnayage chez les anciens et les mo derne s, in Mmoires de l'Acadmie des Inscriptions, IX (1821), p. 223.

    7 Th. Mommsen, Geschichte..., pp. 799 s.: i passaggi ai quali si fa cenno sono rispettivamente: Ovid., Fast. IV 785; Flor. I 32; D. 48, 10, 9.

    8 Al. Sorlin-Dorigny, Aurlien et la guerre des Monnayeurs, in RN (1891), pp. 105-134.

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 13

    tornente che Miinzen von ihm [i.e. Felicissimo] sind nicht vorhan- xien e cautamente formulava l'ipotesi che moglicherweise wurden die iiberaus hufigen Consacrationsmiinzen des Claudius zum Teil von aufstndischen Miinzhandwerken geprgt 9 .

    Un tentativo di sintetizzare le due possibili interpretazioni, ri conoscendo nell'operato dei lavoratori della Zecca di Roma un duplice reato, quello di falso nummario (rubando del metallo tagliando una parte della moneta di bronzo gi coniata) e quello di lesa maest (vio lando il carattere sacrosanto del ritratto imperiale), stato operato da R. Turcan 10 ; il bronzo cos sottratto sarebbe poi stato riutilizzato per coniare quella serie di sesterzii detti dell'interregno n .

    All'idea di Groag ritorn invece E. Bernareggi u : i monetieri in trodussero un vizio di forma nell'antoniniano, come suggerisce Eutro pie, ovvero alterarono il tipo, come chiarisce Aurelio Vittore, e ri produssero nella moneta corrente, l'antoniniano, una nuova figura zione in dispregio ad Aureliano al quale, come augusto regnante, spet tava in esclusiva il diritto di effige . La moneta alterata deve essere identificata negli antoniniani di consacrazione del Divo Claudio, trop po numerosi per non essere ritenuti una vera e propria moneta di

    9 E. Groag, in RE, V 1 (1903), coli. 1347-1419, s. v. Domitius.10 R. Turcan, Le dlit des montaires rebells cantre Aurlien, in Lato-

    mus, XXVIII (1969), pp. 948-959.11 La cronologia di questi sesterzi in verit piuttosto discussa: H. Cohen,

    Description historique des monnaies frappes sous l'empire rotnain, Paris 1885, voi. V, p. 377, nn. 333-334 (d'ora in poi: Cohen), li classific tra le monete emes se durante il regno di Gallieno solo (260-268), ravvisando i tratti di quell'im peratore nella raffigurazione del Genius Populi Romani sul diritto. In seguito P. H. Webb, The Roman Imperiai Coinage, voi. V 1, London 1927, p. 361, nn. 1-2 (d'ora in poi: RIC V 1), cui si deve la definizione, li dat all'anno 275, du rante il supposto interregno tra la morte di Aureliano e l'avvento al regno di Tacito, anche se l'autore stesso avverte che there is, however, no direct evi- dence as yet available to confirme this view . Cantra, H. Mattingly, Roman foins from th earliest (ime to th fall of th western Empire*, London 1962, pp. 134 s.: an anonymous sestertius of e. 270 has on obvers th portrait of th Genius of th Roman people, on reverse S. C. INT. VRB. in wreath. But is th reference to Gallienus as Genius P. R. (Alfldi's view)? Or is it rather to th establishment of th cult of th Genius P. R. by Aurelian? The portrait is cen- tainly like Gallienus; but may he not have been popular in Rome, so that th copying of his features might be intentional? There is not, as we used to think, any reference to th interregnum after th death of Aurelian . La questione comunque tutt'altra che definitivamente chiarita.

    12 E. Bernareggi, Familia monetalis, in NAC , III (1974), pp. 177-191.

  • 14 CAPITOLO 2

    corso , coniata ovviamente all'insaputa di Aureliano e con esplicito riferimento ad un imperatore gradito al Senato, che in tutta la vicenda spalleggiava i monetieri.

    Tutte queste ipotesi, che pure non sono un elenco completo 13 , han-

    13 Senza pretesa di fornire un elenco esauriente: dopo Saumaise, accenni alla rivolta possono essere trovati in Th. Bernhart, Geschichte Roms von Vale- rian bis zum Diocletians Tode, Berlin 1867, p. 210; Al. Missong, Zur Miinzre- form unter den Kaisern Aurelian una Diade tian, in NZ , I (1869), p. 108; H. Schiller, Geschichte der Rmischen Kaiserzeit, Gotha 1883, P, p. 868; tutti e tre datano, erroneamente, la rivolta al 274, datazione accolta, in tempi pi re centi da L. Breglia, Numismatica antica. Storia e metodologia, Milano 1964, p. 151; devono poi essere menzionati i contributi di F. Lenormant, La mannaie dans l'antiquit, Paris 1878/9, voi. Ili, p. 206, che tende a configurare il reato dei monetieri come peculato, dal momento che coniavano per se stessi, ci tando Ulpiano, D. 48, 13, 6, 1; Th. Rohde, Die Miinzen des Kaisers Aurelia- nus, seiner Frau Severina una der Frsten von Palmyra, Miskoloz 1881, p. 320 (d'ora in poi: Rohde) si limita a supporre che Aureliano in Voraussicht der Miinzreform die Miinze sperrte, wodurch eine Unzahl Miinzarbeiter beschafti- gungslos wurden, und so der Aufstand entstand, wie dies bei hnlichen An- lssen auch heutigen Tages noch geschieht. ; E. Babelon, Traile des Monnaies Grecques et Romaines, premire partie: thorie et doctrine, I, Paris 1901, coli. 867-869, il quale insiste sul gran numero dei monetieri senza tuttavia avanzare nessuna ipotesi in merito della rivolta; Cdt. Aliotte de La Fuye, Una mannaie du tyran Domitianus, in RN , ser. 4, IV (1901), p. 32 concorda sostanzial mente con l'ipotesi proposta da Sorlin-Dorigny, secondo cui i monetieri si sareb bero macchiati di un crimine di lesa maest piuttosto che coniare monete di peso e titolo irregolare; H. Mattingly, CAH XIII, p. 300 parla di something like a civil war poich ai monetieri ribelli si erano uniti altri elementi della popolazione scontenti di Aureliano, cos come lo era anche il Senato. Alla ri volta segu la parziale chiusura della Zecca e un primo minimo miglioramento della moneta. J. P. Callu, p. 231 osserva che i monetieri reprsentent un tat dans Ptat , fatto che consentiva loro des pratiques semi-frauduleuses qu'il- lustrent les antoniniani de conscration en l'honneur de Claude II : Vittore 35, 6 sembra consentire siffatta interpretazione. L. Cracco Ruggini, Le associazioni professionali nel mondo romano-bizantino, Artigianato e tecnica nella societ del l'Alto Medioevo occidentale. Settimana di studi del Centro Italiano di studi sul l'Alto Medioevo, Spoleto 2-8 Aprile 1970, I, pp. 105 ss., menzionate delle non ben specificate grosse irregolarit nella coniazione della moneta , ipotizza un coinvolgimento nella rivolta del Senato, scontento della politica monetaria del l'imperatore ( che ridimensionava l'importanza della zecca di Roma ) e privato gi da tempo dei tradizionali diritti sulla monetazione enea; R. E. A. Palmer, Customs on market goods imported into th city of Rome, in MAAR , XXXVI (1980), p. 219 osserva con molto acume che alla rivolta presero parte molti cittadini e che l'accusa di svalutare la moneta, riducendone il fino, era piuttosto una giustificazione, pi o meno plausibile, di Aureliano per punire i monetieri e quanti con loro si erano ribellati; infine Lo Cascio, p. 170 riassumendo gli indi rizzi critici precedenti, osserva che ci che di certo vi in questa oscura vicenda

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 15

    no in comune, oltre l'ingegnosit con la quale sono state formulate, an che quell'atteggiamento nei confronti delle fonti che ho gi pi volte rilevato e descritto: ed proprio questo il loro punto debole, perch debole, in quanto generica, l'interpretazione stessa fornita da Aurelio Vittore ed Eutropie. In base alle considerazioni gi svolte, distanza cronologica dall'avvenimento e concisione (intese come elemento ne gativo, soprattutto ai fini dell'indagine sulle cause e delle finalit di un avvenimento), unite ad una trascuratezza degli autori antichi per i fatti economici, mi sembra ovvio sostenere che Vittore ed Eutropie si siano limitati ad addurre come giustificazioni e motivazioni della rivolta dei fatti quanto mai vaghi, come il timore di una dura puni zione (Aureliano passava per un uomo molto crudele), dovuto a sua volta ad una non ben specificata alterazione della moneta M, visto che

    che, per un verso, la rivolta collegata con un moto di opposizione senatorio contro Aureliano, che ha alla base anche la rivendicazione dei diritti tradizionali goduti dal senato nella gestione dell'emissione bronzea; per un altro verso, che ssa anche connessa con fenomeni di disonest e di corruzione all'interno della zecca di Roma; per un altro verso ancora, che un probabile incentivo alla ri volta, se non l'esito della sua repressione, il ridimensionamento nelle attivit, se non la chiusura, della zecca romana .

    14 Che Aur. Vict. 35, 6 (...nummariam notam corrosissent ...) ed Eutr. IX 14 (...vitiatis pecuniis ...) facciano riferimento ad una illegale tosatura delle monete, pur con tutte le gi espresse riserve del caso, mi sembra fuor di dubbio: il significato proprio di corrodere infatti ' rosicchiare tutt'intorno ', come atte sta Cicerone (div. II 59: Platonis Politian nuper apud me mures corroserunt), ma soprattutto come inconfutabilmente conferma C. Th. IX 22, 1, una costitu zione emanata da Costantino e indirizzata al prefetto del pretorio FI. Domizio Leon- zio: Quod si quis aliter fecerit, aut capite puniri debet aut flammis trad vel alia poena mortifera. Quod ille etiam patietur, qui mensuram circuii exterioris adro- serit, ut ponderis minuat quantitatem. Sebbene qualche problema sussista per la datazione precisa di questa costituzione (317 o 343: cfr. in proposito A. Giar-

  • 16 CAPITOLO 2

    tali fenomeni di frode e falsificazione erano, tanto nel III quanto nel IV secolo d. C., all'ordine del giorno I5 . Prova ne sia il fatto che essi attribuiscono ai monetieri, guidati in questa vicenda si badi bene dal pi alto funzionario imperiale addetto alla monetazione, il reato, volgare, di tosare la moneta: ora, a parte il fatto che per ottenere una libbra d'argento (da dividersi poi tra numerosi compiici) sarebbe stato necessario emettere pi di 3000 antoniniani totalmente privi di fino, non si capisce assolutamente perch i monetieri avrebbero dovuto to sare la moneta evidentissima prova! quando, potendo contare sul la complicit del rationalis, risultava loro molto pi semplice o sot trarre le monete gi coniate (ovvero coniare per se stessi) o impadro nirsi direttamente dei lingotti d'argento 16 .

    Potrebbe apparire strano che nessuno studioso moderno abbia mai mosso un rilievo di questo tipo, per disattenzione, o mal riposta fiducia nelle fonti non importa: ma, poich questo rilievo non dav vero mai stato mosso, si potr pi facilmente comprendere come nello stesso errore di valutazione siano potuti cadere Vittore ed Eutropie. La loro disamina non perci, a mio giudizio, frutto di informazione critica, n di profonda riflessione logica: essi piuttosto, con una serie di lampanti autoschediasmi, hanno attribuito ai lavoratori della zecca il reato pi ovvio, e pi frequente ormai da tempo, ma che assoluta mente non pu motivare una rivolta, anzi un vero e proprio bellum, che, se non cost la vita a ben 7000 soldati come Vittore e H.A. so stengono 17 , fu certamente cruento.

    logia di frammenti... composta da un ignoto studioso del III secolo e successi vamente rielaborata in pi parti, nel corso del IV e del V ... ) sembra indicare un'alterazione generica della moneta o al pi un'azione illegale simile a quella significata dal verbo radere, cio la sottrazione di porzioni di metallo dai bordi delle monete mediante limatura (B. Santalucia, ibid., p. 27).

    15 Cfr. supra, p. 4 e nota 10.16 invece con una qual certa ostinazione che gli studiosi ammettono ope

    razioni di tosatura o limatura da parte dei monetieri sulle monete di bronzo (e l'antoniniano nel 270 d. C. era una moneta di bronzo), senza curarsi del fatto che i guadagni erano davvero minimi; validissime a questo proposito le osserva zioni riferite ad un ambito geografico e temporale affatto diverso, ma per que sto ancora pi probanti di G. J. Aalders H. Wzn, The city of Dyme punishes monetary fraud, in TAAANTA , X/XI (1978-1979), pp. 7-10 ed in particolare p. 9: Moreover, bronze money was small change, was of relatively small value. Counterfeiting of it would hardly bave been profitable unless it took piace on a very large scale ... .

    17 Aur. Vict. 35, 6: ...monetae opifices... septem fere bellatorum milia con-

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 17

    Vittore ed Eutropie non inventano quando ci narrano di una ri volta avvenuta a Roma nel 271 ad opera dei monetieri guidati dal rattonalis Felicissimo, ma sono colpevolmente forse anche volonta riamente disinformati sulle cause di tale avvenimento e sulla sua piena portata, e ingenuamente logici nel mostrare i monetieri intenti a limare l'argento di monete di poco valore intrinseco da essi stessi appena coniate.

    Questa serie di riflessioni giustifica un atteggiamento interpreta tivo diverso da quello visto negli studi finora citati, e rende necessa ria non un'esatta traduzione di Vittore ed Eutropie, bens un'analisi del singolo fatto storico (la rivolta) tesa ad inserirlo in un panorama pi generale (il quinquennio di regno di Aureliano coi suoi caratteri- stici indirizzi di politica monetaria ed interna).

    In questa dirczione volgono gli studi di C. Gatti e M. Crawford: incline a considerare la rivolta come corollario della riforma, Craw ford ipotizza, in un'acutissima seppur non dettagliata analisi, che essa possa aver offerto un comodo capro espiatorio per quella che era allora la disastrosa situazione del sistema monetario romano 18 . Dal canto suo, Gatti, sfruttando un'intuizione di L. Homo, sostenne che la rivolta si giustifica alla luce della nuova politica monetaria di Aureliano (im mediato tentativo di far fronte alla fallimentare situazione della mo neta aggravata dalle frodi dei monetieri, imponendo nelle varie zec che un antoniniano pi pesante , premessa alla pi vasta riforma del 274, e chiudendo 7 delle 12 officine della Zecca di Roma) sfavorevole cos ai falsificatori ed ostile ai senatori, privati di ogni diritto di emet tere per loro autorit la moneta enea 19 .

    Tuttavia neppure queste due ipotesi riescono a convincere o quan to meno a trovare elementi di riscontro nella congerie dei dati numi smatici: i dati metrologia 20 non evidenziano affatto, secondo quanto

    jecerint: il numero di 7000 combattenti uccisi nel sedare la rivolta sono esclusi dunque i monetieri e coloro che ne condivisero la causa certamente, in parte, un'esagerazione, come osserv gi K. Menadier, Die Mnzen una das Mnzwesen bei den Scriptores Historiae Augustae, Berlin 1913, pp. 12 ss. Sulla questione vd. infra, p. 49.

    18 Grawford, loc. cit. (a nota 4).19 Gatti, pp. 93-106; Homo, pp. 79 e soprattutto 163 ss.20 Mi sembra che tale miglioramento, rilevato anche da R. A. G. Carson,

    The reform of Aurelian, in RN , ser. 6, VII (1965), p. 232 e definito (a buona ragione) da Crawford, loc. cit. (a nota 4) slight , non debba essere conside-

  • 18 CAPITOLO 2

    invece supponeva Gatti, un innalzamento del peso nella prima emis sione romana di antoniniani da parte di Aureliano; per quanto riguar da invece la riduzione delle officine della Zecca romana, fatto incon trovertibilmente attestato dalle marche di zecca presenti all'esergo del le monete 21 , pi che una causa della rivolta, in mancanza di dati si curi, andr considerata piuttosto una conseguenza, in considerazione del fatto che l'elevato numero dei morti tra gli stessi lavoratori della zecca, oltre che una ipotizzabile punizione susseguente avranno co stretto e convinto Aureliano ad una siffatta operazione.

    2.3. - Per una nuova ricostruzione storica.

    Come si vede, nessuna delle teorie fin qui esposte pare offrire un'adeguata e completa ricostruzione storica della rivolta, tale da con vincere e almeno accordarsi con quei dati della tradizione (in verit non molti) di cui disponiamo.

    Tuttavia sulla base di questi stessi dati e di nuovi elementi possibile formulare una nuova ipotesi.

    2.3.1. Il luogo.

    La rivolta avvenne a Roma: le fonti tutte sono quanto mai espli cite nell 'informarcene.

    Aurelio Vittore (35>6) che colloca la rivolta intra urbem, speci fica meglio, eliminando ogni possibile incertezza, per Coelium montem al momento di indicare il luogo della battaglia tra l'esercito di Aure liano e i monetieri: specificazione questa che ben si adatta alla collo cazione della Zecca di Roma fin dall'et di Traiano, che pare di potersi ricavare sulla base di quelle famose iscrizioni ritrovate nel 1585, sul Celio appunto, vicino all'odierna chiesa di San Clemente e che costi tuiscono per noi documentazione essenziale per un'indagine sulla fa- milia monetalis 12 .

    rato un ponderato precedente alla vera riforma, quanto piuttosto valutato alla luce del fatto che, consolidatesi le fondamenta politico-militari su cui poggiava il po tere di Aureliano e riflesso numismatico meglio note le fattezze dell'impe ratore, nonch utilizzate leggende di contenuto meno generico (secondo uri iter che caratterizza l'accesso al regno di tutti gli imperatori nel periodo di cosiddetta anarchia militare), la moneta risulta necessariamente di miglior fabbricazione.

    21 RIC V 1, p. 256.22 CIL VI 42, 43, 44, 791, tutte datate al 115 d. C, alle quali si pu ag-

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 19

    Eutropie (IX 14) utilizza da parte sua un'espressione che non da adito ad alcuna ambiguit: ... in urbe monetarii rebellaverunt; addirit tura l'autore dell'Epitome de Caesaribus (35, 4) menziona esplicitamen te Roma: ... in urbe Roma monetarii rebellarunt ...

    Diversamente, ma non meno chiaramente, lo script or della Vita Aureliani (38, 3) fa ricorso, per definire la seditio da un punto di vi sta geografico, ad un aggettivo, intramurana, che in tutta la H. A. compare in due sole occasioni e sempre con riferimento a Roma 23 .

    Come si pu osservare la tradizione latina concorde nel collo care la rivolta in Roma: collocazione del resto avallata da molti altri elementi, tra i quali decisivo risulta essere, a mio avviso, il fatto che il protagonista della rivolta ancora una volta per espressa menzione di tutte le fonti fu il rationalis Felicissimo, la cui abituale residenza era Roma 24, n esiste motivo per immaginarlo altrove nel momento in cui scoppi il tumulto.

    Anzi, Polemio Silvio quanto mai esplicito nell'indicare in Roma la sede della rivolta guidata da Felicissimo, osservando tra l'altro la pericolosit per l'imperatore di tale sollevazione, tanto da definire il rationalis come tyrannus, ponendolo sullo stesso livello di Zenobia e Vaballato:

    Poi. Silv., Later. 49: Sub quo [i. e. Aureliano] Victorinus, Vabalathus et mater eius Zenobia, vel Antiochus, Romae Felicissimus, duo Tettici pater et filius, qui se eidem dederunt et post purpuram iudices provinciarum facti sunt, sive Faustinus Treveris tyranni fuerunt.

    2.3.2. Il luogo: il testo di Maiala.

    Tra le fonti letterarie che della rivolta della familia monetalis ci

    giungere, anche se non datata, ma trovata nello stesso luogo, CIL VI 239, ed inoltre CIL VI 298, rinvenuta presso la fontana di Trevi: sulla familia mone talis si vedano, da ultimi, J. Lafaurie, Familia Monetaria, in BSFN , XXVII (1972), pp. 267-271 e E. Bernareggi, in NAC (1974), pp. 177-191.

    23 Cfr. C. H. Lessing, Scriptorum Historiae Augustae lexicon, Leipzig 1901- 1906, p. 288 s.v. intramuranus: l'altro passaggio in Vita Heliogabali, 27, 7: iusserat et canonem p. R. unius anni meretricibus, lenonibus, exoletis irtframu- ranis dari, extramuranis alio promisso.

    24 Cfr. O. Hirschfeld, Die kaiserlichen Verwaltungsbeamten bis auf Diocle- tian 3 , Berlin 1963, p. 29: whrend in der Provinzen die Interessen des Fiskus von der Provinzialprocuratoren vertreten wurden, hat in Rom dem Beamten a rationibus die Oberleitung der fiskalen Gelder zugestanden .

  • 20 CAPITOLO 2

    hanno lasciato testimonianza deve essere annoverato Giovanni Maiala, storico siriaco era infatti nativo di Antiochia autore di una XoovoyQatpa in diciotto libri dall'origine del mondo fino all'anno 563 d. C. 2S .

    Egli a proposito della rivolta cos si esprime:

    Malal., XII, p. 301 (Bonn): / 'Ev 8 tq> (AMeiv O/TV |ivai dito 'Avuo- rr\c, ^eva^iig / otaaiaaav ol eYfxevoi MovriTagun 'Avrio^eiaq sui avtov

    XQ / EjovTeg 8i cruvirO-eiag Tivd

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 21

    di aver ampiamente dimostrato ben attestata ed omogenea, ed inol tre la scarsa attendibilit che generalmente si riconosce a Maiala come fonte storica hanno indotto gli studiosi a respingerne la testimonianza come falsa nella migliore delle ipotesi o addirittura a non pren derla neppure in considerazione 27 .

    Viceversa M. Peachin, in un articolo di recente pubblicazione ^, accordando piena fiducia a Maiala, giunto alla seguente conclusione: a moneyers' revolt at Antioch in th summer of A.D. 272 is plau- sible. So, there may well have been two moneyers' revolts during Au- relian's reign, one in Antioch and another in Rome. However, there is some cause to suspect that th Latin tradition has mistakenly placed th revolt in Rome. Indeed, if we prefer to assume just one moneyers' revolt during Aurelian's reign, and thus must choose between Malalas and th Latin sources, th former would seem th better choice .

    A sostegno di questa tesi Peachin adduce diversi argomenti:a] innanzitutto Maiala, per quanto fonte tarda ed inferiore, pu

    essere considerato fede degno per quel che riguarda i fatti di Antio chia, citt di cui fu nativo e di cui pot consultare gli acta 7S ;

    h) gli avvenimenti conseguenti all'annessione di Antiochia al regno di Palmira che si verificarono nella stessa Antiochia immediata mente prima della spedizione di Aureliano sarebbero tali da giustifi carvi l'esistenza di una rivolta dei monetieri 30 ;

    27 Tra gli autori sopra citati possibile trovare un accenno alla testimo nianza di Maiala solo in E. Groag, in RE, V 1 (1903), col. 1374 che si limita ad una mera citazione di quella e in H. Mattingly, C AH XII, p. 300, nota 2: Malalas XII, p. 301 (Bonn) records a revolt of moneyers at Antioch perhaps only a fals version of this (i. e. quella avvenuta a Roma) . Inoltre menzionano Maiala in rapporto alla rivolta anche G. Downey, A history of Antiocb in Syria, Princeton 1961, p. 266, nota 158 che pensa ad un errore di Maiala, e A. Ca- meron, Circus Factions, Oxford 1976, p. 176, nota 5, osservando proprio il fatto che lo storico siriaco non venga preso in considerazione come fonte sul moneta- riorum bellum.

    28 M. Peachin, Johannes Malalas and th moneyers' revolt, in Studies in Latin Literatur and Roman History , III, ed. C. Deroux, Coli. Latomus CLXXX, Bruxelles 1983, pp. 325-335.

    29 lo stesso Maiala a dichiarare (XVIII, p. 443, 20, Bonn): fioioo^ 8 xai v Tot? xaQ01? evQfh] TCV r S.XTO, yQOi'PVTtov TT\

  • 22 CAPITOLO 2

    e) there is no evidence whatever fot th ' vitiation ' of th coinage at Rome. Not so if at Antiochia, for we ha ve th illegai coins produced by th mint workers 31 ;

    d) possibile ammettere che la tradizione latina in errore per quel che riguarda la collocazione della rivolta 32 .

    Argomenti questi, a mio giudizio, insufficienti a sostenere la tesi di Peachin, che si mostra anzi forzata e priva di presupposti rigoro samente metodologici.

    Innanzitutto Maiala non fonte attendibile: univoche appaiono in questo senso le conclusioni di molti studiosi 33 .

    In secondo luogo mi sembra difficile supporre che la responsabi lit per le emissioni degli antoniniani di Zenobia ricadessero sui mo- netieri: essi non erano che strumento dell'autorit imperiale da cui ri cevevano ed eseguivano ordini; svolgendo lo stesso ragionamento di Peachin si arriverebbe a dover ammettere una rivolta dei monetieri (o almeno una severa punizione nei loro confronti) anche negli atelier dell'Itftperium Galliarum una volta che Aureliano ne riebbe il coman do, cosa di cui invece non abbiamo alcuna notizia.

    E ancora si potrebbe aggiungere che nel racconto di Maiala non contenuto alcun accenno ad un personaggio della cui esistenza e del

    momento recanti su una faccia il ritratto di Aureliano e sull'altra quello di Va- ballato, il figlio di Zenobia, in seguito inverno 271/272 ca. quello degli usurpatori soltanto (su queste monete si veda R. A. G. Carson, Antoniniani of Zenobia, in NAC VII [1978], pp. 221-228). Quando poi Aureliano conquist Antiochia, la responsabilit per l'emissione di revolutionary money for th usurpers (Peachin, Johannes..., p. 331) ricadde sui monetieri antiocheni, i quali piuttosto che subire la dura punizione dell'imperatore avrebbero preferito ribellarsi.

    31 M. Peachin, Johannes Malalas ..., p. 335.32 Idem, ibidem, pp. 332 ss.33 Cfr. G. Moravcsik, Byzantinoturctca..., p. 330: Der Stoff ist kritiklos

    aus den verschiedensten Quellen zusammengerafft, so dafi das Werk voli ist von den primitivsten und absurdesten sachlichen Irrtiimern e G. Downey, A history ..., pp. 38 s.: The author appears to have had a poor knowledge of history, to have used his sources uncritically... , perci le sue informazioni must be use with due caution, for in spite of th impressive list of sources he men- tions Pausanias, Domninus, Theophilus, Timotheus, th acta urbis we can- not be sure that he had used these in a reliable form, and he certainly seems ta have been incapable of a consistently judicious use of them .

    Sullo stesso tenore inoltre anche A. H. M. Jones, The Later Roman Empire 284402, Oxford 1964, p. 170: ...th picturesque but highly unreable narra- tives of th sixth century Malalas....

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 23

    cui ruolo fondamentale nell'ambito della rivolta M, fattori al contrario ben evidenziati in tutte le fonti di lingua latina, non vi motivo al cuno di dubitare: il rattonalis Felicissimo.

    Infatti, anche ammettendo che Maiala ne abbia omesso la men zione, non si potrebbe in alcun modo spiegare la presenza ad Antio chia, per di pi in momento in cui la citt non faceva parte dell'im pero in quanto annessa al regno di Palmira, di un funzionario centrale dell'impero romano come il procurator a rationibus, all'occasione Feli cissimo, la cui abituale residenza era come ho gi avuto modo di osservare K Roma.

    Inoltre va osservato il fatto di non poca importanza che Zosimo, la nostra miglior fonte sulla campagna d'Oriente di Aureliano, nel suo accurato racconto (su quindici capitoli complessivamente de dicati al regno di Aureliano ben dodici si riferiscono esclusivamente alla campagna contro Zenobia ed alla conquista di Antiochia) non la alcuna menzione di una rivolta dei monetieri ivi avvenuta *.

    Ma soprattutto, infine, non v' non solo motivo, ma neppure pos sibilit di supporre che la tradizione latina possa essere in errore nel collocare la rivolta a Roma: troppo precise, come si visto, le singole testimonianze che ben si adattano con altri dati della realt storica, per ipotizzare che Vittore, Eutropio, l'anonimo dell'Epitome, lo scriptor H.A., Polemio Silvio abbiano potuto fraintendere la fonte comune a cui essi tutti avrebbero attinto nel momento in cui leggevano in essa un espressione tanto usuale (ed inequivocabile) alle orecchie di uno storico latino come in urbe.

    Se dunque non vi errore nella tradizione latina a proposito della collocazione geografica della rivolta Roma , la testimonianza di Ma iala pu soltanto indicare l'esistenza di una seconda rivolta avvenuta ad Antiochia; tuttavia il fatto che manchi una qualsiasi minima prova do cumentaria della sua esistenza autorizza a ritenere infondata quest'ipo tesi e rigettare cosi la testimonianza di Maiala come falsa in considera zione della sua scarsa attendibilit: egli, e non Vittore od Eutropio, ha equivocato circa la collocazione della rivolta, poich leggendo, e frain tendendo, la sua fonte (in cui si trovavano appunto espressioni tipo in

    34 Su Felicissimo e sul ruolo da lui svolto nella vicenda si veda infra, pp. 40 ss.

    35 Supra, p. 19 e nota 24.36 Zos. I, 48-62: per la campagna d'Oriente, cfr. soprattutto i capp. 50-61.

  • 24 CAPITOLO 2

    urbe o si taceva addirittura il lugo, considerando scontato che il luogo in questione fosse Roma) ha concluso che th rising took piace in An- tioch, center of his interest 37 .

    Credo tuttavia che vi sia altro modo di spiegare l'infondatezza della testimonianza di Maiala, che non il semplice ricorso ad un errore frutto della sua negligenza; infatti, analizzando attentamente il passaggio in questione:

    Malal., XII, p. 301 (Bonn): / 'Ev 8 irto (AXXeiv amv |ivou ano 'Avtio- tfjs \t.e.y.Kr\c, I oTaaiacav oi Xeynevoi Mov^Tagioi 'Avrio^eia? ini O/TO / ^OVTEQ 8i

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 25

    dilungare sulla descrizione della spedizione contro Antiochia e delia lotta con Zenobia, gli unici episodi del regno di Aureliano che pote vano destare il suo interesse e quello del suo pubblico 38 ; ci tuttavia lo obbliga a trattare avvenimenti, come appunto la rivolta e l'abban dono della Dacia, che pure dovrebbero precedere la narrazione della campagna d'Oriente, solo successivamente, quasi come fossero aggiun te posticce, ma pur sempre necessarie per via della risonanza che tali avvenimenti ebbero e che anche le fonti a disposizione di Maiala la sciavano certo trasparire.

    2.4. - La cronologia.

    Pi complesso il problema relativo alla collocazione cronologica della rivolta, poich molta incertezza vi ancora sulla cronologia di tutto quanto il regno di Aureliano, problema al quale si rende dunque necessario un accenno.

    2.4.1. La cronologia del regno di Aureliano.

    Disponiamo a tal proposito di un buon numero di dati letterari, epigrafici, numismatici e papiracei: tuttavia difficile ne risulta il di retto utilizzo (come nel caso delle monete) o l'accordo tra loro.

    Ad esempio, quasi tutte le fonti letterarie indicano per il regno di Aureliano una durata di 5 anni e 6 mesi (o di 6 anni) 39 ; viceversa

    38 riconosciuta a Maiala la qualifica di scrittore popolare: per tutti A. H. M. Jones, The Later..., p. 1010: for there were popular historians like Ma- lalas who wrote in vulgar Greek and catered for th tastes of common man, describing minutely th personal appearance and manners of th emperors and filling their with picturesque anedoctes and social scandal .

    39 Indicano in 5 anni e 6 mesi la durata del regno di Aureliano: Eutr. IX 15; Epit. de Caes. 35, 1; lordan., Rom. 290; Oros. VII 23, 3; Eus., Chron. p. 222 (Helm); Cassiod. Chron 984 (ed. Mommsen in MGH, Chron. Min., II, p. 148); Chron. Gali. 429 (Chron. Min., I, p. 642); Chron. Urb. (Chron. Min., I, p. 148), dove si parla di 5 anni, 4 mesi e 20 giorni; Bed., Chron. 384 (Chron. Min., Ili, p. 293); cito da ultimo H. A. Vita Aureliani, 37, 4, dove si legge: imperavit annis sex minus paucis diebus..., corretto in ... annis (quinque men- sibus) sex minus paucis diebus...: tuttavia la lezione errata (del testo o dello scriptor?) dovette diffondersi, poich dato trovare la notizia secondo cui ti regno di Aureliano dur sei anni: Eus., Eccl. Hist. Vili 30, 21; Malal., XII, p. 299 (Bonn); Joann. Ant., FHG IV, p. 599; fr. 156; Sync., p. 721 (Bonn); Cedr., p. 455 (Bonn); Zon. XII 27.

  • 26 CAPITOLO 2

    dai tetradrammi alessandrini 40 e da alcuni papiri 41 si ricava la notizia di un settimo anno egiziano; dal canto loro epigrafi 42 e monete 43 ci fanno conoscere sei rinnovi della tribunicia potest* e tre consolati.

    Il problema dunque quello di riportare tutte queste informa zioni in uno schema coerente. Dopo molti tentativi *, una proposta se

    40 J. Vogt, Die Alexandrinischen Mnzen, Stuttgart 1924, II, p. 163 e A. Geissen-W. Weiser, Katalog Alexandrinischer Kaisermunzen der Sammlung des Instituts fur Altertumskunde der Unversitt zu Koln, IV, Opladen 1983, pp. 46 s., nn. 3098-3101.

    41 P. Oxy. XXII 2338, dove nella colonna ii alla riga 39 si menziona V AQT)Xiavov e P. Oxy. XII, 1455 che alle righe 20-26 cita (eroi*;) t;"... a>(pi xa, ovvero il 19 ottobre 275.

    42 CIL Vili 5143; CIL XVII 79 sono le uniche epigrafi che menzionino esplicitamente la sesta tribunicia pofestas ricoperta da Aureliano; la quale com pare inoltre, come congettura, anche in CIL XII 5549 - XVII 160 e IRCP 149. Per quanto riguarda CIL XIII 8973 = XVII 498, dove viene menzionata una settima tr pot si veda infra nota 61.

    43 nota in verit una sola moneta recante l'indicazione della sesta tr pot ricoperta da Aureliano ed quella posseduta dal Museo d'arte e di storia di Vienna su cui cfr. S. Estiot, Aurelin et Tacite: monnaies d'or et faux modernes, in BSFN, XLV 9 (1990), pp. 923-927; Cohen VI 178 = RIC V 1, 185 sem bra scomparsa. Anche le monete (Cohen VI n. 179 = RIC V 1, n. 16 = 176.) testimoniano una settima tr pot: anche in questo caso si veda infra nota 61.

    44 A. Stein, Z#r Chronologie der rmischen Kaiser von Decius bis Diocle- tianus, in Archiv fur Papyrusforschung , VII (1924), pp. 30-51 propose di far partire il regno di Aureliano dall'aprile-maggio del 270; P. Schnabel, Die Cbro- nologie Aurelians, in Klio , XX (1926), pp. 363-368 suppose per primo (poi ripreso da altri, per es. Rea) che Claudio II mor poco prima del 28 agosto 270 e che Aureliano, nel periodo tra giugno e agosto 272, fece retrodatare la sua ascesa al trono alla data della morte di Claudio il Gotico, cos che il secondo anno di questi y[veTo] a (ero?) AtiQ^Xiavoi) (p. Oxy. IX 1208, riga 11), facendo conscguentemente divenire 1 Aur/4 Vab il breve periodo ? agosto-28 agosto 270 (e non pi agosto 270 - agosto 271) e 2 Aur/5 Vab agosto 270-agosto 271 (in luogo di agosto 271 - agosto 272); J. Lafaurie, La Chronologie imperiale de 249 a 285, in BSAF (1965), pp. 139-154 ipotizz come date estreme del regno il 3 novembre 269 e il 23 marzo 275, e un interregno come vogliono le fonti fino al 25 settembre 275; J. Schwartz, A propos des donnes chrono- graphiques de l'Historie Auguste, in BHAC, 1964/65 (Bonn 1966), pp. 197- 210 anticipa, rispetto a Lafaurie, di soli 11 giorni: dal 22 ottobre 269 al 12 marzo 275. Dopo il lavoro di Rea (infra nota 45) la questione, se si escludono alcuni dettagli, come il computo dei consolati, o possibili nuovi apporti docu mentati, pu considerarsi risolta: M. J. Price, The Lost Year: Greek Light on a Problem of Roman Cronology, in NC , ser. 7, XIII (1973), pp. 75-85, J. Lafaurie, L'Empire Galois. Apport de la numismatique, in

  • LA RIVOLTA DI MONETIERI 27

    non risolutiva, almeno in accordo con quasi tutti i dati, spesso come si osservato confusi, della tradizione quella di J. R. Rea 45, le cui conclusioni possono cosi essere riassunte: Claudio il Gotico mor poco prima del 28 agosto 270 (il che, tenuto conto del tempo necessario perch la notizia giungesse ad Alessandria, giustifica l'esistenza di te- tradrammi e papiri datati al suo terzo anno'16 , essendo egli asceso al trono tra il 28 agosto e il 16 ottobre 268) e gli successe entro breve tempo Quntillo, il cui regno non dur 17 giorni, come suggerisce Eu tropie IX 12, ma almeno due mesi e mezzo circa, comunque il tempo necessario per un emissione di tetradrammi 47 a suo nome. Aureliano poi, una volta morto Quintillo probabilmente nei primi giorni di no vembre dello stesso 270, sal al trono prima del 9 dicembre ma fece arretrare la data del suo dies imperii a prima del 29 agosto, cio alla data della morte di Claudio il Gotico, dichiarandosene cos il diretto successore, sicch da allora fino al giorno in cui si ebbe ad Alessandria la notizia della sua morte (in realt avvenuta prima, seppur di pochi giorni, del 29 agosto 275: si spiegano cos i tetradrammi datati al settimo anno) si possono contare sette anni egiziani:

    ? agosto 270 28 agosto 270 = 1 Aureliano / 4 Vaballato 29 agosto 270 28 agosto 271 = 2 Aureliano / 5 Vaballato 29 agosto 271 28 agosto 272 = 3 Aureliano 29 agosto 272 28 agosto 273 = 4 Aureliano 29 agosto 273 28 agosto 274 = 5 Aureliano 29 agosto 274 28 agosto 275 = 6 Aureliano 29 agosto 275 ? ? 275 = 7 Aureliano

    LXII (1986), pp. 101-131 e ultimamente M. Peachin, Roman Imperiai Titolature and Cronology A. D. 235-284, Amsterdam 1990, pp. 43-45 e 87-92 confermano appieno l'ipotesi di Rea.

    45 J. R. Rea, introduzione a P. Oxy. XL (Oxford 1972), pp. 15-30 (d'ora in poi: Rea).

    46 Per i tetradrammi: J. Vogt, Die Alexandrinische ..., II, pp. 159 s. e A. Geissen - W. Weiser, Katalog ..., IV, pp. 28 s., nn. 3046-3048; citano uri terzo anno di Claudio il Gotico P. Oxy. XIV 1646 (righe 32-34: si tratta dell'anno 270 e non 269, com' indicato dagli editori a p. 77; anche la data, Phaophi 23, inaccettabile: J. R. Rea, The Date Clause of P. Oxy. XIV 1646, 32-4, in ZPE , XXVI (1977), pp. 227-229 ha mostrato che qui deve essere letta una cifra che indichi una data compresa tra il giorno 1 e 14 Phaophi) e P. Strasb. 7, riga 21. Per quel che riguarda l'accesso al regno, la data del 16 ottobre 268 si ricava da P. Strasb. 10, righe 23-25.

    47 J. Vogt, Die Alexandrinische..., II, p. 160 e A. Geissen-W. Weiser,

  • 28 CAPITOLO 2

    Contemporaneamente possono essere spiegati sei rinnovi della tri- bunicia potestas*:

    ? novembre 270 9 dicembre 270 = tr pot I10 dicembre 270 9 dicembre 271 = tr pof II10 dicembre 271 9 dicembre 272 = tr pot III10 dicembre 272 9 dicembre 273 = tr pot IV10 dicembre 273 9 dicembre 274 = tr pot V10 dicembre 274 ? agosto 275 = tr pot VI

    Pi complesso invece far rientrare in un unico schema le varie combinazioni tra iterazioni consolari, che furono tre, e quelle tribu nizie: qualsiasi proposta non riesce a tener conto di tutti i documenti disponibili. Rea, nel tentativo di sanare ogni contraddizione, ipotizza che Aureliano abbia ricoperto una settima tribunicia potestas (di cui per altro si visto che alcuni documenti fanno menzione) e che abbia poi ricevuto gli ornamenta consularia, il che diede luogo a due con temporanei e diversi conteggi dei suoi consolati 49 .

    Tuttavia, in accordo con Sotgiu, ora ripresa da Peachin 50 , pre ferisco accogliere l'indicazione dei Fasti 51 , secondo cui Aureliano fu -console nel 271, 274 e 275, e ammettere la regolare iterazione di con solati e potest tribunizie:

    Katdog..., IV, pp. 30 s., nn. 3049-3050. Per ulteriori precisazioni sulla durata del regno di Quintillo si veda infra, p. 31 e nota 65.

    48 Nonostante qualche incertezza (espressa da L. Polverini, Da Aureliano a Diocleziano, in ANRW, II 2 [1975], p. 1019 e nota 5) la tribunicia potestas di Aureliano andr calcolata al 10 dicembre e non al dies imperii (cos in uji vecchio studio I. F. Kramer-T. B. Jones, Tribunicia pot-state : AD. 270-255, in American Journal of Philology, LXIV [1943], pp. 80-86), come ha ben dimostrato G. Sotgiu, Studi sull'epigrafia di Aureliano, Palermo 1961, pp. 11-16 (d'ora in poi Sotgiu) e, della stessa studiosa, Aureliano (1960-1972), in ANRW , II, 2, pp. 1039-1061, in particolare 1044-1045. L. Bivona, Per la cronologia di Aureliano, in Epigraphica , XXVIII (1966), pp. 106-121 ha cercato invece di dimostrare l'esistenza di tre diversi computi per i consolati e le potest tribunizie.

    J. R. Rea, pp. 26-30.30 Sotgiu, loc. cit., (a nota 49); M. Peachin, Roma Imperiai..., cit., pp.

    88 ss.5* A. Degrassi, I Fasti consolari dell'Impero Romano dal 30 a.C. al 613

    d.C, Roma 1952, pp. 72-73.

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI

    ? novembre 270 9 dicembre 270 = tr pot I s10 dicembre 270 31 dicembre 270 = tr pot II H1 gennaio 271 9 dicembre 271 = tr pot II cos I M

    10 dicembre 271 9 dicembre 272 = tr pot III cos I 5510 dicembre 272 9 dicembre 273 = tr pot IV cos I *10 dicembre 273 31 dicembre 273 = tr pot V cos I a1 gennaio 274 9 dicembre 274 = tr pot V cos II *

    10 dicembre 274 31 dicembre 274 = fr p/ VI cos II *1 gennaio 275 ? agosto 275 = tr pot VI cos III *

    52 CIL Vili 15450; CIL XI 1180.53 IRT 953.54 Sotgiu, nr. 42.55 CIL III 7586 = ILS 8925; CIL Vili 9040.56 Non mi stato possibile reperire alcun documento moneta od epigrafe

    che sia che si riferisca al periodo, che pure fu di un anno, in cui Aureliano ricopr la tribunicia potestas per la quarta volta e era stato console per una volta soltanto: probabilmente questo l'unico valido argomento a disposizione di coloro che sostengono che il rinnovo della tr pot avvenisse al dies imperii; cadendo il quale poco prima della fine di agosto (a tale data, come si detto, era stato retrocesso da Aureliano) del 273 per quanto riguarda la quarta tr pot e divenendo consul bis il 1 gennaio 274, rimarrebbe cos un lasso di tempo molto pi breve e tale, al limite, da giustificare la mancanza di documenti.

    57 Homo, p. 141, nota 3 e p. 352 crede di poter leggere tr pot V imp. IH cos in CIL XII 5548 = CIL XVII 158, ma si tratta di lettura del tutto conget turale; in questo caso, del resto, la mancanza di documenti sarebbe pienamente giustificata dalla brevit del periodo, soli 21 giorni.

    58 Ricchissima la documentazione dell'anno di massimo splendore del regno di Aureliano: CIL Vili 10177; 10217; 22449; CIL XII 2673 = XII 5571 a; Sotgiu 38; inoltre sempre al 274, ma pi precisamente dal luglio al dicembre, andranno datati CIL VI 1112; A (1979) 4409 (tr pot V cos II des HI), a proposito dei quali mi riesce oscuro il motivo per cui M. Peachin, Roman Im periai ..., cit., p. 90 osserva che non rientrano nello schema proposto. Ancora a questi mesi andr riferita A (1980) 640, dove pure si pu leggere soltanto cos II des, perch essa ammette come unica interpretazione (tr pot V) cos II des (III). Andranno inoltre probabilmente integrate (tr pot V) cos II, poich difficilmente, data la brevit del periodo, si potrebbe avere (tr pot VI) cos II, CIL III 6238; ELS 22; A (1969/70) 646.

    59 L'unico documento in proposito la moneta citata a nota 43.* Alle iscrizioni citate a nota 42 possibile aggiungere CIL Vili 22011

    (in cui fatta menzione solo del terzo consolato, che tuttavia Aureliano pot rivestire solo in concomitanza del sesto rinnovo della tr pot) e, per lo stesso motivo, CIL VI 30976; CIL XII 8868 = XVII 319; CIL XII 8997 = XVII 404.

  • 30

    e considerare alcuni dati offertici dalle monete e soprattutto dalle epi grafi frutto di errori materiali dei lavoratori delle zecche e dei lapicidi 61 , del resto affatto frequenti.

    2.4.2. La cronologia della rivolta.

    Sgombrato il campo dalla vecchia ipotesi secondo cui la rivolta si verific soltanto nel 274, in conseguenza della cosiddetta riforma monetaria, ffl , la pi adeguata collocazione cronologica pare essere quel la a cui ci guidano le fonti, come del resto aveva osservato C. Gatti, cio tra la fine del 270 e l'inizio del 271 t , o meglio, nella prima vera del 271, come cercher di dimostrare, ricostruendo il periodo storico che va dall'acclamazione di Aureliano alla rivolta appunto, sfruttando la documentazione letteraria, numismatica, papiracea a no stra disposizione.

    Bench Claudio il Gotico in punto di morte (cio neU'agosto 270) avesse indicato in lui il suo successore 64 , Aureliano pot recarsi a Sir- mium per essere proclamato imperatore solo qualche tempo dopo, tro vandosi allora impegnato nella Mesia Inferiore contro attacchi di ban de di Goti: questo ritardo consent al Senato di nominare Quintillo,

    61 Non rientrano in questo n in altri schemi (mi pare del resto forzato voler a tutti i costi inquadrare qualsiasi documento, considerando praticamente impossibile l'errore umano) CIL Vili 10017, ove si legge tr pot III cos II; CIL II 4506 = ILS 576 (tr pot III cos III); CIL V 4319 e CIL XIII 8904 picch comunque inspiegabile appare la combinazione tr pot V cos III; CIL XII 5456 = XVII 31 (tr pot lili cos III); in CIL XIII 8973 = XVII 498 si legge tr pot VII cos III: mi sembra troppo poco per ammettere che Aureliano abbia ricoperto una settima tribunicia potestas e che abbia poi ricevuto gli or namenta consularia, come invece fa Rea, loc. cit. a nota 50, quando gi l'edi tore del CIL pensava ad un errore (VII in luogo di VI). Aggiungo anche RIC V 1, 16 = 186, per la quale Webb parla di erroneous spelling and dating : la settima tribunicia potestas difatti incompatibile col secondo consolato.

    62 Un elenco di autori che proponevano la datazione del 274 alla nota 13. Tuttavia, come gi osserv E. Groag, in RE , V 1, col. 1373, un'azione di forza contro un imperatore che, recuperato l'impero di Palmira, le Gallie, ri costituita cos l'unit imperiale, fregiatesi perci del titolo di Restitutor orbis, aveva dato tanta mostra di fermezza politica e militare, appariva quanto mai in sensata; e del resto impensabile che Aureliano, accingendosi al varo di una complessa operazione monetaria (la cosiddetta riforma), non si sia preoccupato in precedenza di eliminare qualunque potenziale elemento di disturbo all'interno della familia monetalis, famigerata per frodi e falsificazioni.

    63 C. Gatti, pp. 94 s.

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 31

    pi gradito certamente di Aureliano, che anche le truppe danubiane dal canto loro riconobbero, ed il cui regno, come detto, dur almeno due mesi e mezzo, quanto occorreva perch le varie zecche dell'impero (compresa quella di Alessandria: ed proprio questo fatto che ci for nisce le migliori indicazioni sulla durata del suo regno, considerando i tempi che la notizia dovette impiegare per giungere in Egitto) potessero coniare a suo nome 65 . Ma l'appoggio delle truppe venne presto meno a Quintillo, ed Aureliano, che nel frattempo si era recato a Sirmium, vi fu acclamato imperatore: Quintillo si suicid ad Aquileia 66 . Ci avvenne fatti i debiti calcoli all'incirca nella prima decade del novembre 270, data che ben si accorda con la prima offertaci dai pa-

    65 Una simile ricostruzione degli avvenimenti gi in Homo, pp. 39 ss.; che il regno di Quintillo si fosse protratto per un paio di mesi almeno lo testi moniano, oltre ai tetradrammi di cui ho fatto menzione supra, nota 47 anche gli antoniniani e gli aurei di Roma, Mediolanum, Siscia e Cyzico per cui cfr. RIC V 1, pp. 239-247, Zos., I 47: Kw-tiUov 8, o? d8e?i(p

  • 32 CAPITOLO 2

    piri per il regno del nuovo imperatore compresa tra il 7 ed il 15 di cembre 7 .

    Aureliano non si rec subito a Roma per ricevere l'approvazione del Senato; probabilmente si accinse a farlo, iniziando persino il viag gio 68, ma la notizia dell'invasione della Pannonia ad opera di Sarmati lazigi e Roxolani, ai quali si erano uniti Vandali Hasdingi, lo costrinse sui suoi passi per dirigersi ad Aquileia e di l verso la provincia della Pannonia. Anche in quest'occasione Aureliano riusc vincitore, ma, come avverte Zosimo la nostra miglior fonte sulPawennimento, in sieme a Dexippo , solo dopo una incerta battaglia: furono intavo late trattative, che Aureliano fu costretto a concludere in tutta fretta, limitandosi a chiedere un contingente di 2000 cavalieri per via di una nuova invasione, probabilmente la pi massiccia di quelle fino allora ve- rificatesi, e certo, a giudicare dalla piega che presero gli avvenimenti, la pi pericolosa per l'Impero 69 (cartina 1).

    67 Si tratta di P. Oxy. XL 2921, righe 6-11: (ETOV?) a Kaio[oQos] Aovxiov AOIHTTIOU AvQT)A,ia[vo].., Xoix i. [...]. O. Montevec- chi, loc. cit. (a nota 65), calcola infatti 30 giorni circa perch una notizia po tesse giungere da Roma a Memphis, a cui poi va aggiunto il tempo necessario per coprire i 175 Km. che la separano da Ossirinco. Il papiro inoltre, come os serva anche Rea, p. 16 nota 1, non riporta la cifra dell'anno del regno di Va- ballato; evidentemente quella dell'elezione di Aureliano doveva essere una noti zia davvero appena conosciuta: il lasso di tempo tra la supposta elezione prima decade del novembre 270 e la data del papiro tra il 7 ed il 15 dicembre dello stesso anno mi sembra autorizzare la constatazione.

    68 Anche se gli studiosi sono per lo pi soliti ritenere fondata la notizia del viaggio e di un primo immediato soggiorno a Roma da parte di Aureliano, deve essere osservato che l'unica menzione esplicita in Zos. I 48, 1, il quale per lacunoso almeno in questa parte: egli inizia la sua narrazione dal momento in cui Aureliano lascia Roma per dirigersi in Pannonia, senza che sia possibile dedurre quando fosse giunto nella capitale. Tra l'altro, l'attendibilit di Zosimo pare dimi nuire man mano che il quadro della narrazione si sposta verso occidente.

    Inoltre le monete coniate dalla Zecca di Roma recanti al rovescio la legenda ADVENTVS AVG (che farebbero appunto supporre l'arrivo di Aureliano) appar tengono al secondo periodo di produzione, che posteriore alla rivolta, e non costituiscono perci prova per quel primo soggiorno del dicembre 270: si tratta di antoniniani (RIC V 1, nn. 42 e 43), ma anche di medaglioni aurei (cosi F. Gnecchi, I Medaglioni romani, Milano 1912, voi. I, p. 9, nn. 1-2). Interessanti soprattutto questi ultimi, che, in considerazione dell'intento celebrativo, potran no essere datati all'aprile circa del 271, dopo che Aureliano, vittorioso sui bar bari, ebbe domato anche la rivolta: fatti che bene spiegano l'attributo di Pius Felix contenuto nella lunga titolatura del diritto: IMP C L DOM AVRELIANVS P F AVG.

    * A proposito delle invasioni verificatesi nei primi mesi del regno di Aure-

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 33

    Verosimilmente nel febbraio marzo del 271 bande di Juthun- gi, ma soprattutto Alamanni, approfittando del fatto che l'esercito im periale si trovava nel suo grosso impegnato nella Pannonia, si erano spinti fino in Italia, dopo aver devastato parte del Norico occiden tale, la Rezia ed aver attraversato il passo del Brennero, seguendo la Via Claudio. Augusta, e lo Spluga, lungo la via che costeggia il corso superiore del Reno. Aureliano nel frattempo, lasciata una guarnigione in Pannonia poich alcune bande di Vandali avevano gi dato mo stra di non rispettare gli accordi, e comunque a difesa della zona si affrettava verso l'Italia, con ogni probabilit attraverso il Brennero,

    liano ormai generalmente accettata l'ipotesi proposta da A. Alfldi, Uber die Jutbungeneinfalle unter Aurelian, in Bull. de l'Instit. Archol. Bulgare, XVI (1950), Serta Kazaroviana I, pp. 21-24 (poi anche in Studien zur Gescbichte der Wertkrise des 3. Jahrhunderts nach Christus, Dormstadt 1967, pp. 427-430), il quale ritiene che le invasioni degli Juthungi non siano state due, bensf una sol tanto costituisca realt storica, la seconda; la ricostruzione dei fatti da me pro posta riprende quella di Alfldi, divergendo per in alcuni particolari (primo soggiorno a Roma e battaglia sull'Istro).

    Per questa prima invasione ci offerta documentazione letteraria da Dexipp., F. Gr. Hist., II, A, 100, fr. 7 che parla di Bav8fjA.oi, cos come Petrus Pat., FHG, IV, p. 188, fr. 12 dove si legge ori OvdvSaXoi f|TTTi$vTec; ejtefnpav rcpeaEteiav JIQC, AiQT]A,iavv ...; lo scriptor della H. A. fa menzione prima di Sarmatas (Vita Aureliani 18, 2), poi anche di Vandali (ibid. 33, 4); Zos., I 48, 1 chiama gli inva sori Sxufrag, ma come osserva Y. A. Dauge, Le Barbare. Recherches sur la con- ception romaine de la barbane et de la civilisation, Coli. Latomus CLXXVI, Bruxelles 1981, p. 133, nota 191, gli antichi confondevano spesso i Sarmati con gli Sciti. Un buon resoconto sull'avvenimento si pu trovare in L. Schmidt, Gescbichte der deutschen Stmme bis zum Ausgang der Vlkerwanderung, II, Die Ostgermanen, Miinchen 1934, p. 180, oltre che in E. Demougeot, La for- mation de l'Europe et les invasione barbares, I, Des origines germaniques a l'a- venement de Diodetian, Paris 1969, p. 450.

    Difficile ricostruire l'itinerario seguito dai Vandali e dai Sarmati in occa sione dell'invasione: Homo, pp. 70 ss. sostiene che essi sfondarono al confine tra Pannonia Inferiore e Superiore, ma senza tuttavia potersi addentrare troppo nell'interno a causa della tecnica della terra bruciata, fatta eseguire da Aure liano. Sono forse rapportabili all'invasione dei Vandali i tesori di Hrusika, Vrhnika (P. Kos, Die Fundtnunzen der rmischen Zeit in Slowenien, Berlin 1988, rispettivamente 17/2, 206/3), e quello di Judenburg (G. Dembski, Die antiken Miinzschatzfunde aus Osterreich, in NZ , XCI [1977], p. 37, F-15).

    La vittoria, come afferma Sotgiu, p. 21, permise ad Aureliano di fregiarsi del titolo di Sarmaticus Maximus, forse il primo, ma non uno dei quattro titoli ufficiali che rivesti (che invece furono: Gothicus Maximus, Germanicus Maximus, Carpicus Maximus, Persicus Maximus o Parthicus Maximus); sul nome e sulla titolatura si vedano comunque Sotgiu, pp. 17 ss.; Ead., in ANRW , II 2 (1975), pp. 1042-1044 e ora E. Kettenhofen, Zur Siegestitulatur Kaiser Aure- Hans, in Tyche, I (1986), pp. 138-146.

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  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 35

    CARTINA 2

  • 36 CAPITOLO 2

    senza tuttavia giungere in tempo per impedire che i territori attorno Mediolanum venissero saccheggiati e devastati. La situazione, di per s grave, lo divenne ancor pi in seguito ad una sconfitta delle truppe imperiali presso Piacenza, forse non pesante in termini militari (pro babilmente le legioni, frazionatesi alla ricerca delle bande di barbari, ebbero la peggio negli scontri a piccoli gruppi), ma certamente tale da far crescere la paura per la possibilit che si offriva agli invasori di av vicinarsi a Roma, possibilit in realt presto venuta meno a seguito dtlle due vittorie riportate da Aureliano presso Pavia e Fano 70 (car tina 2).

    70 Della seconda e pi pericolosa invasione un ampio accenno, seppur fan- ciful e fortemente impreciso nella localizzazione geografica e nelle cifre ripor tate (come acutamente rileva D. S. Potter, Prophecy and History in th Crisis of th Roman Empire, Oxford 1990, p. 83 ss.) in Dexippo, fr. 6: ori AvQTi^iavg xat xpaTog vixrjoa? -cove, 'lov&ovyyovq Sxwftac; Mai xar TTJV tov "Icrtoo'U ite- paicoaiv ? trjv ;io(piryr|v no'k'kovq TOVTCOV veA,a>v, 01 euinevoi ^

  • LA RIVOLTA DEI MONETIERI 37

    Tuttavia quel momento susseguente alla sconfitta fu drammati co 71 : e fu allora, circa nel marzo del 271, quando la forza militare di Aureliano sembrava debole e probabilmente insufficiente a mantenere l'ordine, che la rivolta dei monetieri ebbe luogo nella capitale. Anche le fonti, per lo pi incomplete nella narrazione delle invasioni, mi sem brano concordi nell'indicare quel momento.

    La testimonianza che ci offre le indicazioni pi precise in questo senso l'Epitome de Caesaribus (35, 4), dove l'espressione hoc tem pore con cui viene introdotto il breve resoconto sulla rivolta fa espli cito riferimento al periodo in cui si verific la proclamazione di Setti- mio e la sua morte (35, 3), e soprattutto al tempo in cui Aureliano riport appunto le vittorie definitive contro gli Alamanni Juthungi.

    Ma conclusioni similari possono essere desunte anche dalla Histo- ria Augusta; infatti in Vita Aureliani 18, 4 si legge: in ilio autem ti more quo Marcomanni cuncta vastabant, ingentes Rotnae seditiones

    un'improponibile battaglia v TC? Jtep TV ICTQOV eoxuTiag, frutto non solo di fretta e ignoranza geografica (come osserva nell'apparato critico L. Mendelssohn, Zosimi Historia Nova, Leipzig 1887, p. 34), ma anche dovuto ad un errore con tenuto nella fonte, probabilmente quel frammento sopravvissuto di Dexippo su citato. Numerosi tesori d'infossamento possono essere rapportati alla discesa de gli Juthungi e degli Alamanni, evidenziandone cos la progressione: nella parte settentrionale del Nerico queo di Lauriacum (G. Dembski, in NZ , XCI [1977], p. 36, F-10), in quella meridionale il ritrovamento di Aguntum (G. Al- fldi, Noricum, London and Boston 1974, p .170, poi anche G. Dembski, in NZ [1977], pp. 3 ss.), nella Rezia, lungo l'altra direttiva seguita dagli inva sori, a Mindelheim (FMRD, I 7, n. 7244), a Diessenhofen e Rmerschwil (A. Blanchet, Les trsors de monnaies romaines et les invasions germaniques en Caule, Paris 1900, p. 300 numeri 852 e 848), e presso Ginevra (il tesoro detto di Samons: S. Estiot et M. Amandry, Aurlien: trois monnaies d'or indites de l'atelier de Milan (270 A. D.), in BSFN , XLV [1990], p. 728, nota 3), in Italia a Serravalle (Homo, p. 62 con bibliografia), Gambol e Arona (E. Bosco, in RIN, XXV [1912], pp. 455-457), ed infine a Reggio Emilia (Callu, pp. 232, 281, 284), per limitarsi a quelli che mi hanno consentito di compilare la cartina 2: oggi un elenco esaurientissimo in S. Estiot, Or et billon: l'atelier de Milan sous Aurelian (270-274 A. D.), in Ermanno E. Arslan studia dicala, Milano 1991, pp. 449-493 e soprattutto 482-486.

    71 H. A. Vita Aureliani 18, 5-20 riferisce