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    JORGE CAMARASA

    MENGELE

    L'angelo della morte in Sudamerica

    Garzanti

    Prima edizione: aprile 2011

    Per essere informato sulle novit del Gruppo editoriale Mauri Spagnol visita

    www.illibraio.it

    www.infinitestorie.it

    Traduzione dallo spagnolo di Stefania Cherchi

    Titolo originale dell'opera: Mengele

    Jorge Camarasa 2008

    First edition: Grupo Editorial Norma S.A.

    ISBN 978-88-11-74115-2

    2011, Garzanti Libri s.p.a., Milano

    Gruppo editoriale Mauri Spagnol

    Printed in Italy

    www.garzantilibri.it

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    INTRODUZIONE

    Auschwitz, Polonia, notte del 17 gennaio 1945

    Faceva un freddo cane. Era uno degli inverni pi rigidi che ricordasse. Le gocce dellapioggia caduta per tutta la sera avevano lasciato brillanti scie di ghiaccio sui vetri, e primadell'alba lungo il vano della porta si sarebbero formati piccoli coltelli ghiacciati.

    Dalla finestra si scorgeva un paesaggio desolato e grigio, fiocamente illuminato dallepoche luci ancora appese alle colonnine del filo spinato. Le ronde passavano a intervalliirregolari, con un rumore di stivali trascinati nel fango. I soldati avevano mantelligrondanti acqua, l'unica cosa che li scaldava era la brace delle sigarette che spuntavano frale dita dei guanti sfilacciati.

    Da giorni nel settore baracche degli ufficiali non si muoveva pi nulla. Il postribolo incui lavoravano le schiave pi giovani era chiuso. Alle finestre non si vedevano luci, non sisentivano n musica n risate, le auto erano quasi tutte ferme per il razionamento delcarburante e le riunioni notturne in cui la birra scorreva a fiumi ormai erano solo unricordo di tempi migliori.

    Dentro la baracca sembrava fare persino pi freddo e il crepitio della stufa di ferro nonriusciva nemmeno a suggerire l'idea del caldo. La legna scarseggiava, i trenidell'approvvigionamento venivano bombardati ancor prima di arrivare, e i pochi rami chesi potevano raccogliere nei dintorni erano fradici.

    Il vento che s'infiltrava nelle fessure della finestra e sotto la porta fischiava una musicafredda e monotona. L'inverno in Polonia brutale, ancor pi quando le ultime speranze sivanno spegnendo giorno dopo giorno.

    La stanza ricavata nella grande baracca di legno misurava meno di quattro metri perquattro. Dentro c'erano un letto con la testiera di ferro, un tavolo di legno con due sedie eun armadio. Tutti gli ufficiali avevano diritto a occuparne una simile, e paragonato agli

    alloggi dei soldati semplici - per non parlare di quelli dei prigionieri - quel locale potevasembrare addirittura lussuoso. Le pareti interne, fatte di tavole sottili, non servivano aisolare dal rumore, ma davano un senso di intimit. Nella stanza non c'erano ornamenti nquadri, sopra l'armadio e negli angoli c'erano mucchi di libri e di taccuini e cassesemiaperte da cui spuntavano provette e altre attrezzature da laboratorio.

    L'uomo che da venti mesi occupava quella stanza avrebbe compiuto, di l a due mesi,trentatr anni. Era di corporatura solida, ben fatto, portava dei baffi che sottolineavano ilnaso affilato e gli occhi d'acciaio sembravano trapassare le cose da parte a parte.

    Sul letto c'erano due grandi valigie di cartone aperte, e i pochi abiti che l'uomopossedeva vi erano gi stati riposti.

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    Alcuni libri erano stati legati insieme a formare dei pacchi, mentre i fogli di carta sciolti

    ancora sul tavolo sarebbero stati gli ultimi a essere schiacciati in una valigetta nera, damedico, dalla quale non si separava mai.

    Stava pensando che gli spostamenti di un soldato sono sempre semplici e ridotti alminimo: in realt il suo non era tanto uno spostamento quanto una fuga, una corsa verso lanotte e verso un futuro incerto.

    Il frastuono dell'esplosione di un obice, pi forte del solito, lo fece sussultare.Guardando fuori dalla finestra, verso est, fece in tempo a vedere il bagliore della vampata.

    Negli ultimi giorni le esplosioni erano diventate pi forti e frequenti, e a volte quei baglioriilluminavano la notte pi della fioca lampadina appesa al soffitto.

    Il tavolato delle pareti interne vibrava a ogni esplosione, e il dottor Josef Mengele fuassalito da un pensiero che ormai lo tormentava sempre pi spesso: le baracche diAuschwitz non erano pi un luogo sicuro per un soldato del Terzo Reich.

    Non ci fu bisogno che udisse il suono del clacson: il dottor Mengele vide l'automobiledalla finestra, attraverso gli sparsi cristalli di ghiaccio, e aspett che l'autista scendesse peraprirgli la porta.

    Senza rivolgergli la parola gli indic le due valigie sul letto, che aveva appena finito di

    chiudere, e i pacchi di libri legati con un doppio giro di spago. Mentre il soldato trascinavaquei pesi fino all'automobile, Mengele chiuse a chiave la serratura della valigetta econtroll di nuovo che le provette contenute nella cassa, avvolte ciascuna in uno straccio oin un foglio di giornale, non rischiassero di rompersi con gli scossoni del viaggio.

    Poi guard per l'ultima volta la stanza in cui aveva sognato i suoi sogni di demiurgo,aspett che l'autista aprisse la portiera della Mercedes e usc nel freddo della notte. Il

    bagliore di un altro obice illumin le baracche, apparentemente deserte. L'Armata Rossaavanzava pi velocemente del previsto: ancora dieci giorni e i sovietici sarebbero giunti

    alle porte del campo.

    Non c'era pi tempo: quando l'auto si mosse, gli occhi del medico erano gelidi come ilpaesaggio che lo circondava. Non si volt nemmeno quando varcarono il portoned'ingresso passando sotto l'arco di ferro battuto.

    Mengele non lo sapeva, ma era appena diventato il primo sopravvissuto di Auschwitz.

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    PREISTORIA DI UN ASSASSINO

    Quale sistema sociale, politico e filosofico poteva generare un uomo come JosefMengele?

    Nato a Gnzburg, in Baviera, il 16 marzo 1911, Josef Mengele venne al mondo in unaGermania sull'orlo della Grande Guerra che sarebbe scoppiata di l a tre anni. La suafamiglia, appartenente all'alta borghesia cattolica, dirigeva una fabbrica di macchinariagricoli e non appena la guerra cess di essere un brutto sogno per trasformarsi in realt, lasua routine si modific di conseguenza. Karl, il padre, fu richiamato e spedito al fronte, eWalburga, la madre, si assunse la doppia responsabilit di mandare avanti l'attivit eallevare i figli: Josef, il maggiore, e i suoi fratelli Karl Jr., nato nel 1912, e Alois, nel 1914.Josef adorava la madre, nonostante fosse molto rigida e severa, ma non altrettanto il padre,

    con il quale ci fu sempre una certa distanza.Nel 1918, terminata la guerra, la Germania riemerse dalle proprie rovine sconfitta e

    schiacciata dal trattato di Versailles, che riduceva drasticamente sia la sua estensioneterritoriale sia la sua potenza militare. Il paese avrebbe impiegato anni per riprendersieconomicamente, ma ai Mengele sarebbe toccata una sorte migliore di quella del paese nelsuo insieme.

    Tornato dal fronte, Karl rientr a Gnzburg e si dedic anima e corpo a ricostruirel'impresa di famiglia, che in poco tempo si trasform nella principale industria dellaregione. La sua visione andava al di l di quella di un mero produttore di macchinari, etrascorreva ore e ore nel suo laboratorio a inventare e costruire congegni per automatizzarei lavori agricoli.

    Appassionato sostenitore dei nazisti, nel 1933 offr il salone della sua fabbrica a AdolfHitler perch vi pronunciasse l'unico discorso da lui tenuto a Gnzburg; un gesto che glifece ottenere sostanziosi finanziamenti per incrementare la sua attivit.

    Nel frattempo il giovane Josef, che tutti vedevano gi come l'erede naturale dell'azienda

    di famiglia, cullava altri progetti. I suoi sinistri talenti cominciarono a concretizzarsi sulfinire degli anni Venti. In The Last Nazi: The Life and Times of Dr. Joseph Mengele(L'ultimo nazista. Vita e tempi del dottor Josef Mengele), Gerald Astor, uno dei suoi

    biografi, precisa in uno schizzo impressionistico l'ambiente in cui crebbe Josef:

    Il padre di Mengele aveva un carattere duro. Quando arrivava in fabbrica, lo facevagridando. Era una persona molto severa.

    E sua madre era fatta della stessa pasta: devota cattolica, pia, molto retta di carattere e

    votata alla pi dura disciplina.

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    Mengele avvert sempre l'impulso a fare qualcosa di speciale, per mettersi alla prova esuperare s stesso. In casa non trovava n amore n calore domestico. Un ex compagno discuola ricorda che fin da allora Mengele diceva di voler fare qualcosa di molto speciale,qualcosa che dimostrasse definitivamente le sue capacit accademiche.

    Negli anni Venti, in pieno fermento dopo la sconfitta militare e nonostante i rigidi limitiimposti da Versailles, la Germania era di nuovo uno dei centri culturali e artistici delmondo. Arte, scienza e filosofia tornavano a fiorire, e Berlino, la capitale, ricominciava acontendere a Parigi la palma della raffinatezza, della produzione di idee d'avanguardia edella bella vita.

    Musica e medicina acquistavano un rinnovato impeto, nei salotti e nelle auleuniversitarie si discutevano concetti relativi all'evoluzione della razza umana chemettevano in relazione le teorie di Darwin con le scoperte genetiche che di l a pocoavrebbero dato vita a una nuova disciplina chiamata eugenetica.

    All'inizio del XX secolo le universit europee avevano visto nascere nuove correntinell'ambito dell'antropologia fisica, linee di pensiero che si sforzavano di raggiungere una

    base scientifica di tipo naturalistico. Gli specialisti di tali dottrine volevano costruire unastoria naturale dell'ominide capace di fare da contraltare all'antropologia sociale eculturale in voga fino a quel momento; ben presto in Germania la discussione si era estesaai circoli accademici, e concetti specifici come scienza della razza e igiene socialeerano arrivati a imporre la loro influenza anche in politica e in medicina.

    Dopo l'ascesa del nazismo, l'antropologia fisica aveva cominciato a usufruire di grandiinvestimenti e risorse economiche: il potere contava sulla possibilit di trovare in questadisciplina una propria giustificazione etica e filosofica.

    Mentre l'antropologia sociale e culturale veniva quasi abbandonata come materia distudio, questo nuovo ramo era considerato un'ideologia funzionale al partito al potere. Fucos che si and costruendo una teoria razziale dal presunto fondamento scientifico che,con il tempo, avrebbe fornito a settori importanti della medicina le linee argomentative

    necessarie per l'accettazione e l'imposizione di programmi di eutanasia.

    La disciplina medica inventata dai nazisti era formata da due componenti: la primaricavata direttamente dalle scienze naturali (antropologia fisica convenzionale e medicina

    positivista), la seconda ideologica, che culminava nell'idea di un immutabile ordinamentogerarchico del sangue.

    Nello sviluppo di questa scienza della razza possibile distinguere con chiarezzal'impronta di tre scienziati che, partendo da un laboratorio sperimentale alla fine del XIX

    secolo e per tutti i cinquantanni successivi, stabilirono i fondamenti della disciplina: unacorsa sfrenata destinata a portarli dallo status di scienziati seri a comportamenti irrazionalie antiscientifici.

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    Tutti e tre erano medici, e la loro collaborazione avrebbe portato allo sterminio e al

    caos. Il primo era Theodor James Mollison, la cui carriera si giovava di alcuni notevoliesperimenti condotti da una parte grazie alla sua formazione tradizionale e scientifco-

    naturalista in medicina e antropologia e, dall'altra, al suo legame con il profondo razzismomesso in atto dai medici sciovinisti delle colonie tedesche in Africa. In una pubblicazionedel 1923 intitolata La sero-diagnostica come metodo nella sistematica animale, Mollisoncolloca il negro africano all'interno della gerarchia delle razze inferiori, poco al di sopradell'uomo di Neanderthal, al di sopra per del negro australiano, relegato ancora pi in

    basso.

    Il secondo medico, coautore del sopracitato articolo, era Eugen Fischer. Laureatosi inmedicina nel 1898, aveva studiato a Friburgo, e anche lui, dieci anni dopo, si era recato inAfrica con l'obiettivo di completare i suoi studi antropologici. Nel 1913 pubblicL'ereditariet delle qualit morali, che aveva per tema i bastardi o rehoboter, un gruppomolto chiuso di ottentotti, in parte di origini olandesi, che viveva nell'Africasudoccidentale tedesca. Questo lavoro era destinato a diventare una specie di manuale sultema della dominazione dell'uomo bianco sui selvaggi; vi si predicava che costoroandavano trattati con severit ma anche con giustizia perch, essendo mezzosangue, nonerano comunque in grado di raggiungere la razza bianca in tutto ci che aveva a che farecon l'intelligenza, la morale o lo spirito.

    Dieci anni pi tardi, nel 1923, Fischer ampli ulteriormente le proprie tesi sulla

    disuguaglianza negando che il negro puro possedesse la facolt dell'intelletto intesa insenso stretto. Metteva in dubbio che avesse la capacit di creare o di fantasticare, e gliriconosceva solo l'astuzia e l'attitudine ad apprendere. In fondo, secondo lui, il negro nonfa che trascinare la sua vita un giorno dopo l'altro, senza alcuna preoccupazione.

    Con simili teorie, Fischer divenne subito il pi significativo esponente della scienzadella razza e nel 1927 fu nominato direttore del nuovo Istituto di antropologia edeugenetica Kaiser Wilhelm di Berlino e incaricato della cattedra di antropologia allaFriedrich Wilhelm Universitt. E come sarebbe emerso con chiarezza dopo la presa del

    potere da parte di Hitler, nel suo sistema di pensiero, basato sulla stratificazione dellerazze, c'era un posticino anche per gli ebrei.

    Di fatto, il professor Fischer ammirava incondizionatamente il Fhrer proprio per la suapolitica della popolazione di tipo qualitativo: nel 1933 infatti attacc pubblicamente1'intellettualismo internazionale, si dichiar sostenitore dell'ideale incarnato nella razzanordica degli antichi germani, propose di sterminare tutti i soggetti razzialmenteestranei, inve contro la mentalit degli apolidi e deplor l'immigrazione degli ebreiorientali nelle regioni controllate dalla Germania.

    Tutta questa attivit intellettuale non gli faceva per dimenticare il lavoro sul campo, ein particolar modo le sue ricerche sui gemelli: in questo ambito Fischer partecip con

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    grande energia alla classificazione razziale dei cosiddetti bastardi della Renania(Rheinlandbastarde), figli di padre francese delle colonie e di madre tedesca, che furonosterilizzati nel 1937.

    Il terzo uomo chiave di questa scienza della razza era il dottor Ottmar Freiherr vonVerschuer.

    Nato nel 1896, Verschuer, che eredit un titolo di barone, apparteneva a quellagenerazione di corpi franchi (Freikorp) che negli anni Venti gett su marxisti, pacifisti eebrei la colpa della sconfitta nella prima guerra mondiale.

    Tenente smobilitato, si ritrov anche lui intrappolato nella subcultura razzista eprefascista di quegli anni, e in quanto fratello corporativo fu delegato dell'Unione deglistudenti tedeschi e membro di quel Freikorp degli studenti di Marburgo che nel 1920assassin quindici militanti comunisti nel bosco di Mechterstdt.

    Nel 1923, mentre Fischer sviluppava le proprie tesi sulla disuguaglianza, Verschuersvolgeva il tirocinio medico e, quattro anni dopo, diventava internista. Nel 1927 funominato docente di genetica, e dopo un discorso di abilitazione a Tubinga divennedirettore della sezione di antropologia dell'istituto berlinese creato dal suo maestro.

    Nessuno poteva ancora saperlo, ma sia come ricercatore sia come scrittore Verschueravrebbe tenuto testa allo stesso Fischer, al quale succedette nel 1942 sulla cattedra

    dell'Istituto Kaiser Wilhelm. Prima per fu nominato professore titolare e responsabiledell'Istituto per la protezione dell'eredit biologica e l'igiene razziale presso l'universit diFrancoforte, e nel 1940 prese la tessera del Partito nazionalsocialista dei lavoratoritedeschi.

    Cavalcando l'onda dell'ottimismo scientifico del suo tempo, il barone divennericercatore applicato in biofisica e pubblic numerosi saggi. Finch il Terzo Reich rest invita fu una delle voci principali dell'analisi comparata sui gemelli e sulle politiche della

    popolazione. E siccome tali temi non interessavano solo la Germania, partecip a

    numerosi incontri scientifici all'estero, ottenendo prestigio e risonanza internazionale.

    Imbevuto delle esperienze razziste fatte in giovent, ben presto divenne anche una dellevoci di maggior rilievo dell'ideologia pi fanatica. In tutte le discussioni in cui si auspicaval'arianizzazione dello stato tedesco Verschuer era sempre in prima linea, e fu tra coloroche posero le basi della determinazione scientifica degli alberi genealogici razziali edella diagnosi di caratteristiche razziali differenziali fra ebrei e tedeschi. L'istituto diFrancoforte che dirigeva collabor con le SS nella formazione dei futuri medici, mentre dil a poco le sue valutazioni genetiche avrebbero assunto un carattere direttivo per i

    funzionari di governo incaricati di sviluppare un farmaco da utilizzare per lasterilizzazione e l'eutanasia delle razze inferiori.

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    Mentre lavorava a Francoforte e poi a Berlino, fra i suoi assistenti Verschuer aveva ungiovane medico di nome Josef Mengele, che divenne uno dei suoi discepoli pi fedeli.

    Per quanto riguarda la sua formazione scientifica, Josef Mengele, Beppo, per gli amici,

    deve molto alla scuola filosofica fondata da Mollison, Fischer e Verschuer.

    Nel 1930, a diciannove anni appena compiuti, si iscrisse all'universit di Monaco esperiment immediatamente il contrasto con la sua piccola Gnzburg. La citt eradiventata un importante centro d'agitazione politica e sociale in una Germania che ancoracercava di scrollarsi di dosso le proprie ceneri, e nei chiostri e per le strade si discutevaaccanitamente di politica e di filosofia.

    Un certo Adolf Hitler, austriaco di nascita e caporale nella Grande Guerra, tenevadiscorsi infuocati sulla superiorit della razza tedesca, e molti studenti cominciavano aseguirlo e a unirsi al movimento nazista. Concetti come ereditariet ed eugeneticaerano usciti dai ristretti limiti del discorso accademico per entrare a far parte dellaconversazione quotidiana.

    L'antisemitismo acquistava slancio e metteva in primo piano ideologie che facevanoappello alla mistica del popolo tedesco, instillando in esso la convinzione che non avrebbemai potuto fiorire appieno se non si fosse liberato al pi presto di ebrei, zingari e altrielementi estranei che lo contaminavano come parassiti. La comunit scientifica assistevatollerante a questo balletto di idee, e concetti come quello di purezza ereditaria, eutanasia,

    sterilizzazione degli indesiderabili e superiorit razziale erano sempre pi all'ordine delgiorno, come se avessero avuto realmente qualche fondamento accademico.

    Nel 1932 Mengele si iscrisse al gruppo paramilitare degli Elmi d'Acciaio e l'annoseguente alle Sturmabteilung (SA).

    Era ancora all'universit. Alla fine degli studi ottenne il dottorato in filosofia e decise dispecializzarsi in antropologia.

    A Monaco dava il via alla sua carriera accademica, e sotto la supervisione di Mollisonpreparava una dissertazione di laurea nella quale erano prefigurati i suoi principali temid'interesse.

    La tesi riguardava lo studio della mandibola di quattro gruppi umani consideratiprimitivi, uno dei quali, quello dei melanesiani, dal punto di vista razziale era classificatocome il meno sviluppato e faceva da base per il confronto con gli altri. Il testo eraintitolato Ricerca morfologica razziale sul settore anteriore della mandibola in quattrogruppi di razze.

    Una curiosit: Mengele stesso mancava fin dalla nascita di due molari simmetricinell'arcata superiore, e aveva uno spazio vuoto fra gli incisivi superiori. E possibile quindi

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    che si sia chiesto fino a che punto era lecito per lui prendere come oggetto di studio unproblema che lo toccava personalmente.

    Considerata dal punto di vista della forma, la sua tesi si muove su quelle vie scientifico-

    naturalistiche esatte nelle quali Mollison era maestro. Tuttavia, come se gi avvertisse laseduzione di quella scienza della razza che negli anni successivi avrebbe sposato, anchein questo primo lavoro Mengele ragiona con un soggettivismo che avrebbe attirato il

    biasimo dei veri scienziati: seguendo le ipotesi formulate da Fischer, postula conconvinzione l'idea che le razze divergano qualitativamente le une dalle altre, e che diconseguenza si possano considerare risolutivi i giudizi di valore differenziale formulati perciascuna di esse.

    Con le sue lauree in filosofia e antropologia, il giovane Beppo super con facilit gliesami di ammissione alla facolt di medicina e l'anno seguente, nel 1935, si trasfer aFrancoforte, per accordare definitivamente gli strumenti della sua vocazione lavorandocome ricercatore presso l'Istituto sull'eredit biologica e l'igiene razziale.

    In questi anni la dedizione alla vocazione scientifica non gli imped di coltivare lamilitanza politica e la carriera militare, attivit che port avanti in parallelo e chel'avrebbero fatto diventare l'uomo che era destinato a essere.

    L'affiliazione al Partito, nel 1934, era stata la conseguenza naturale di un avvicinamentoal nazismo cominciato cinque anni prima.

    Come gi ricordato, nel 1932, a ventun anni appena compiuti, Mengele si era iscritto auna lega di soldati d'avanguardia chiamata Elmi d'Acciaio, un'associazione giovanile chenel 1933 fin con l'essere assorbita dalle Sturmabteilung. Ma anche se qualche tempo dopovi rinuncer adducendo problemi di salute, la militanza di Mengele non si interromper:nei sei anni successivi egli cercher per ben due volte, senza successo, di entrare nelle pielitarie SS, dove sar finalmente ammesso nel 1938.

    Lo studio e il lavoro presso l'Istituto sull'eredit biologica e l'igiene razziale di

    Francoforte permisero a Mengele di procedere nel cammino intrapreso a Monaco conMollison.

    Il suo mentore all'Istituto fu Verschuer, con il quale porter a termine la sua formazione.

    Cocciuto, appassionato e ossessivo, nella sua tesi di dottorato del 1938 Mengele tornsul tema delle deformazioni della bocca e della mascella, stavolta nei bambini, che da annivenivano affrontate e curate nel reparto di chirurgia della clinica universitaria.

    Diligentemente, l'antropologo che voleva essere medico complet la suadocumentazione con dati riguardanti persone dei dintorni di Francoforte registratinell'archivio demografico dell'Istituto e studi pi di mille casi di padri e figli, finch non

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    credette di poter affermare che le irregolarit constatate erano, con quasi assoluta certezza,di carattere ereditario. Di pi: esisteva una correlazione positiva fra quelle deformazioni ealtre alterazioni che all'epoca erano considerate ereditarie, come l'idiotismo, l'epilessia e lagemellarit.

    Mengele cominciava a disboscare il sentiero, a separare l'importante dall'accessorio, aprefigurare i propri interessi futuri, ma la situazione politica della Germania gli avrebbefatto perdere ancora un po' di tempo. Per sei mesi infatti dovette prestare servizio militarein un battaglione di fanteria leggera sulle Alpi tirolesi; in seguito torn a Francoforte, dovelo attendevano il suo laboratorio e i suoi libri.

    Nel 1938, al terzo tentativo, fu finalmente accettato nelle file delle SS; e nel settembredel 1939, quando l'esercito tedesco invase rapidamente e a sorpresa la Polonia, il giovanedottor Mengele era ormai un nazista fatto e finito che cercava applicazioni concrete per le

    proprie ricerche teoriche, sempre sotto la supervisione di Verschuer. In questa fase seguivaa tempo pieno uno studio sulla gemellarit, pienamente convinto della giustificazionefilosofica di una simile impresa: il nazismo aveva riarmato la nazione, un'altra guerra erainevitabile, il Fhrer avrebbe avuto bisogno di tanti soldati ariani per far tornare grande laGermania.

    Bisognava trovare una formula che permettesse a tutte le donne tedesche in et fertile didare al Reich il maggior numero possibile di figli.

    Nel frattempo Beppo era riuscito a ricavare un angolino della propria vita anche perl'amore: aveva conosciuto Irene Schoenbein, una giovane di religione luterana, checominci a corteggiare a Francoforte. All'inizio la loro relazione, che sarebbe culminatacon il matrimonio, present un piccolo problema: entrando nelle SS, Mengele avevadovuto giurare solennemente di mantenere la purezza della razza non solo in s stesso, maanche nella sua futura moglie e nei suoi familiari, preferibilmente fino alla quartagenerazione.

    Per questo, al momento di decidere di sposarsi con Irene della quale pi tardi avrebbe

    detto che era bella e ben educata; stata il grande amore della mia vita, dovettechiedersi fino a che punto fossero puri i suoi antenati: di uno, nato fuori dal matrimonio,era impossibile risalire ai genitori.

    Mengele dovette sottoporsi come tutti gli altri all'iter burocratico e compilare idocumenti da presentare ai suoi superiori nei quali si garantiva che nella donna che avevascelto non c'era traccia di impurit razziale n di sangue ebreo, cosa che sarebbe stataistituzionalmente imperdonabile per un ufficiale nazista del suo livello.

    Nel 1939, quando quella scomoda situazione fu risolta e il matrimonio and a buon fine,la coppia si stabil in una casa negli immediati dintorni di Francoforte, sulle rive del fiumeMeno. La vita matrimoniale non modific il lavoro del medico, che ogni mattina si recava

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    al laboratorio dell'Istituto: il suo tran tran si interruppe solo quando il corso della guerracambi radicalmente.

    Fu il lungo inverno del 1942, infatti, l'inizio della fine per i deliranti sogni del Reich

    millenario.

    Qualche mese prima l'esercito tedesco aveva aperto un nuovo fronte a Oriente, dandoinizio alla campagna d'invasione dell'Unione Sovietica, ma le cose non erano andate comei gerarchi nazisti avevano immaginato. La goccia che fece traboccare il vaso fu l'assedio diStalingrado, nel novembre di quello stesso anno, quando la battaglia per la conquista dellagrande citt russa si rivel un fallimento: le divisioni comandate dal generale von Paulusregistrarono 147.000 morti e 91.000 soldati caddero prigionieri dell'Armata Rossa. Lastrategia della terra bruciata messa in atto dai sovietici fece il resto; la ritirata dell'esercitonazista, sconfitto, senza rifornimenti e alla merc del crudele inverno della steppa, si rivel

    per la Germania un colpo mortale.

    Fintanto che la guerra si era sviluppata in modo favorevole i professionisti impegnati inobiettivi strategici avevano potuto tenersi lontano dai campi di battaglia e continuare alavorare, arruolandosi solo nella riserva. Dal punto di vista amministrativo, nel 1940Mengele era stato integrato nella riserva del corpo dei medici militari e iscritto nelladivisione Wiking delle Waffen SS. Di fatto per continuava a vivere con Irene nella casadi Francoforte e a occuparsi esclusivamente delle ricerche di biologia che portava avantiall'Istituto, dove si recava puntualmente ogni giorno. Ma quando le cose cominciarono a

    prendere una brutta piega, fu mobilitato anche lui. Non aveva ancora trent'anni quando lasua divisione fu mandata sul fronte orientale e destinata ai dintorni di Rostow, dove fuquasi subito ferito a una gamba ed evacuato.

    Con ci ottenne le spalline da capitano, pi per i suoi titoli accademici che per leimprese realizzate sul campo di battaglia, e dopo la ferita fu insignito della Croce di Ferrodi primo grado e in seguito anche di quella di secondo grado, un'onorificenza che ben

    pochi riuscivano a conquistare.

    Quando le sue ferite guarirono, in un ospedale militare lontano dal fragore dellabattaglia, Mengele fu dichiarato non idoneo al combattimento; fu allora che si offrvolontario come lagerartz, medico di campo di concentramento. Con i suoi precedentiaccademici, e la documentazione di ricercatore che present, la richiesta fu subito accoltae fu inviato al campo di concentramento di Auschwitz in sostituzione di un medico che siera ammalato.

    Il 24 maggio 1943 divenne ufficiale medico del cosiddetto campo gitano, una sezionedel complesso AuschwitzBirkenau, diretto in quel momento da Rudolf Hoess: la posizione

    pi idonea per perfezionare la sua vocazione di demiurgo.

    L'uomo giusto era arrivato nel posto giusto.

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    Perch mai un personaggio tanto qualificato e con precedenti tanto illustri voleva andare

    in un posto come Auschwitz? Questo si sarebbe domandato, anni dopo, il dottor MichaelBarembaum, direttore dello United States Holocaust Memorial Museum. E cos avrebbe

    risposto: Perch era alla ricerca di zwilligen (gemelli) per i suoi esperimenti: l neavrebbe avuti a disposizione parecchi, potendosi concedere anche il lusso di ucciderli. L,fin dal principio, ebbe per le mani 226 gemelli di et compresa fra i due e gli otto anni. Efu libero di farne ci che voleva.

    Se l'orrore avesse un volto sarebbe quello di un campo di concentramento; se avesse undomicilio potrebbe abitare solo ad Auschwitz. Creato nel maggio del 1940 e diretto soloda ufficiali delle SS, il Konzentrationslager AuschwitzBirkenau, questo il suo nomecompleto in tedesco, era situato nei pressi della citt polacca di Oswi^cim, 60 chilometri aovest di Cracovia.

    Fino all'entrata nel campo dell'esercito sovietico, il 27 gennaio 1945, vi furonoassassinati almeno un milione e trecentomila fra uomini, donne e bambini, per il 90 percento ebrei. Nei cinque anni in cui fu in funzione, la routine era sempre la stessa: di tutte levittime, novecentomila furono assassinate immediatamente dopo il loro arrivo, appenascese dal treno. Si trattava dei deboli, degli ammalati e degli inidonei al lavoro, il cuisterminio era effettuato per fucilazione o nelle camere a gas. I rimanenti quattrocentomilamorirono per denutrizione, per trattamenti medici applicati a fini sperimentali o per lacondanna alla camera a gas dopo tali abusi.

    Come la maggior parte degli altri campi di concentramento, anche Auschwitz era alledipendenze di Heinrich Himmler e delle sue temibili SS. A partire dalla sua creazione, efino all'estate del 1943, responsabile massimo del campo fu 1 ' SS-ObersturmbannfhrerRudolph Hoess, sostituito poi da Arthur Liebehenschel e in seguito da Richard Baer.

    Catturato dopo la fine della guerra mentre se ne stava nascosto in Baviera, giudicato nelcorso dei processi di Norimberga, condannato a morte per impiccagione e giustiziatodavanti al crematorio di Auschwitz, Hoess fornir agli Alleati dettagliate informazioni sul

    funzionamento del campo.

    Il complesso era costituito sostanzialmente da tre grandi settori, a cui bisognavaaggiungere una cinquantina di campi pi piccoli distribuiti in tutta la regione e collocatinella stessa orbita amministrativa.

    Il campo principale si chiamava Auschwitz I, e fu aperto nel maggio del 1940. Vimorirono circa settantamila persone, all'inizio esclusivamente prigionieri di guerra, inseguito anche nemici politici polacchi e sovietici, e infine ebrei e dissidenti di ogni

    nazionalit.

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    Auschwitz II, denominato Birkenau, fu inaugurato nell'ottobre del 1941 e funzionava siacome campo di concentramento sia come campo di sterminio. Pur non conoscendo ilnumero esatto delle vittime, a Birkenau fu assassinato pi di un milione di persone, ingrandissima maggioranza ebrei e zingari.

    Il terzo stabilimento, Auschwitz III, denominato Monowitz, fu inaugurato il 31 maggio1942 e funzion come campo di lavoro forzato per le fabbriche della IG Farben(InteressenGemeinschaft Farbenindustri), che durante la seconda guerra mondiale fu ilcomplesso chimico pi importante del mondo, costantemente rifornito di manodoperaforzata.

    Tutto il complesso di Auschwitz era stato pensato, al principio, come campo diconcentramento e di lavoro forzato.

    La creazione del campo principale era stata decisa dai vertici delle SS nei primi mesi del1940, e per ospitarlo erano state scelte alcune installazioni abitative militari rimasteinutilizzate da quando, un anno prima, il paese era stato annesso al Terzo Reich.

    In un primo momento vi furono rinchiusi esclusivamente politici e intellettuali che siopponevano al regime nazista, ma poco dopo la sua entrata in funzione cominciarono aessere internati anche prigionieri di guerra sovietici, comuni criminali tedeschi, prigionieri

    politici delle pi varie provenienze e infine i cosiddetti elementi asociali, ovvero zingari,prostitute, omosessuali, testimoni di Geova, disabili ed ebrei. L'incremento della

    popolazione all'interno del campo rivelato dalle statistiche: nel 1940 vi erano rinchiusefra le tredicimila e le sedicimila persone, mentre due anni pi tardi, nel 1942, il numero deidetenuti era salito a ventimila.

    Ogni mattina, ogni giorno, sei volte la settimana, a volte anche sette, i prigionieriandavano al lavoro al ritmo di una marcia suonata da un'orchestra di detenuti: a finegiornata si contavano i morti per sfinimento, denutrizione e mancanza di igiene.Controllate dai kapo, prigionieri selezionati fra i pi violenti, le vittime si distinguevano leune dalle altre tramite un simbolo cucito sull'uniforme che le classificava a seconda

    dell'origine o della confessione religiosa. Gli ebrei erano quelli trattati peggio.

    Niente poteva interrompere la routine o fermare la musica, nemmeno l'arrivo di nuovitreni con altri prigionieri condannati a morte. I detenuti giungevano ad AuschwitzBirkenauda tutte le regioni europee controllate dal Reich.

    Arrivavano in treno, dopo aver viaggiato per giorni e giorni stretti l'uno contro l'altro invagoni per il bestiame, e molti non arrivavano proprio: morivano lungo la strada, asfissiati,di fame, di sete o decimati dalle malattie.

    Per la maggior parte del tempo in cui il campo rimase in funzione, i deportatiscendevano alla vecchia stazione merci di Auschwitz, la Judenrampe, e percorrevano a

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    piedi il chilometro che li separava da Birkenau. Fu solo nella primavera del 1944 che sidecise di prolungare il binario fin dentro il campo, cos che la stazione di destinazionerisultasse pi vicina alle camere a gas.

    Appena scesi dal treno i prigionieri erano sottoposti alla selezione. Gli adulti, in generea partire dai sedici anni, venivano spediti dalle SS ai lavori forzati. In ogni caso i detenutierano denudati, rasati e tatuati, nonch derubati di tutto ci che possedevano. I loro oggetti

    personali erano mandati in Germania, ad arricchire le casse del Reich.

    I deboli, gli anziani, le donne incinte, gli infermi e i bambini piccoli non potevanonutrire nemmeno la speranza di sopravvivere alla schiavit: venivano immediatamentecondotti alle camere a gas.

    Lo scopo principale cui doveva assolvere il complesso Auschwitz-Birkenau, secondo ladefinizione fornita dall'alto comando tedesco alla met del 1941, era quello di attuare lasoluzione finale della questione ebraica, vale a dire la morte programmata e sistematica ditutti gli ebrei d'Europa. A tal fine furono costruiti quattro complessi di camere a gas e fornicrematori, detti K II, K III, K IV e K V. La costruzione ebbe inizio nei primi mesi del1942, e due vecchie fattorie situate in prossimit del campo, chiamate rispettivamenteCasa Rossa e Casa Bianca furono trasformate anch'esse in camere a gas e forni crematori:fu al loro interno che mor la maggior parte degli ebrei deportati dalla Francia.

    Nelle camere a gas potevano entrare fino a duemila persone alla volta. Nel soffitto, un

    oggetto simile a una finta doccia lasciava intravedere una fessura attraverso la quale eraimmesso il gas. All'inizio i cadaveri delle vittime venivano inceneriti nei crematoriannessi, ma verso la fine della guerra la capacit dei forni non era pi sufficiente e i corpivenivano bruciati in fosse comuni.

    Al fine di accelerare il processo di sterminio di massa, che presentava gravi problemilogistici, nel settembre del 1941 le SS cominciarono a testare un gas pesticida chiamatoZyklon B, marchio registrato di un insetticida a base di cianuro fabbricato dalle impresetedesche Dagesch e Tesch su licenza del proprietario del brevetto, la IG Farben.

    Il gas era di fatto un acido cianidrico, cui venivano aggiunti uno stabilizzatore e unodorante d'avvertimento; se ne impregnavano delle palline assorbenti, conservate in unrecipiente ermetico, che al contatto con l'aria sprigionavano cianuro d'idrogeno allo statogassoso.

    All'inizio lo Zyklon B era stato utilizzato per controllare le epidemie di tifo, e nelfebbraio del 1940 era stato testato su duecentocinquanta bambini zingari detenuti nelcampo di Buchenwald. Un mese e mezzo pi tardi si cominci a usarlo ad Auschwitz: le

    sue prime vittime furono seicento prigionieri di guerra sovietici.

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    Questo tipo di gas uccideva lentamente e con grandi sofferenze. Una volta che le vittimeerano state rinchiuse nel locale in cui dovevano essere eliminate, il gas veniva introdottodal soffitto attraverso un sistema di tubazioni. Reagiva con l'umidit prodotta dai corpi dei

    prigionieri, e questi cominciavano a provare una sensazione di soffocamento.

    Il passo successivo era la perdita del controllo degli sfinteri causata dall'anossia, e nelcaso delle donne un enorme flusso mestruale. Alla fine sopravvenivano l'incoscienza, lamorte cerebrale, il coma e infine il decesso; dal momento in cui le dosi di veleno eranostate introdotte nell'ambiente trascorrevano venti-venticinque minuti.

    Quando gli incaricati di sgombrare i cadaveri entravano nel locale, trovavano i corpigettati uno sull'altro, a seconda della durata dell'agonia: sotto vecchi e bambini, poi ledonne e sopra i pi giovani e forti, gli ultimi a morire.

    Ad Auschwitz per non ci si limitava a ridurre in schiavit i prigionieri e a gassarli; sualcuni incombeva un destino forse ancora pi atroce.

    Alla met del 1943, quando il dottor Josef Mengele giunse al campo, gli esperimentimedici sui prigionieri erano condotti dal professor Karl Clauberg, che si serviva di giovanidonne ebree per le ricerche sulla sterilizzazione.

    Un anno prima erano arrivati i primi contingenti di donne, e con loro alcuni bambini tracui Mengele pot scegliere i soggetti per i propri esperimenti sui gemelli.

    Secondo il dottor Hans Mnch, che fu collega di Mengele ad Auschwitz, il giovane epromettente medico arriv al campo con una posizione di grande privilegio: ferito sulfronte orientale e carico di medaglie al valore, fra cui l'ambitissima Croce di Ferro.

    Fin dal suo arrivo ad Auschwitz, nel 1943, Mengele si diede da fare. La maggior partedei medici e dei sopravvissuti che hanno testimoniato su di lui ha raccontato che sembravaavere il dono dell'ubiquit. Molte delle vittime hanno dichiarato che era uno deiselezionatori delle migliaia di prigionieri che ogni giorno scendevano dai treni. Questi

    venivano divisi in tre gruppi: quelli che non servivano a niente (destinati alle camere agas), coloro che potevano servire per gli esperimenti e il resto, ossia quelli chesarebbero stati impiegati nei lavori forzati.

    Per questa sua attivit i detenuti lo chiamavano il Mostro o l'Angelo della Morte.Dalle descrizioni che hanno fatto di lui i sopravvissuti risulta che era un uomo attraente, di

    bella presenza; i prigionieri lo ricordano a cavallo, in mezzo alla gran folla delle vittime,con l'uniforme immacolata e un frustino di cuoio sempre in mano.

    La materia prima degli esperimenti di Mengele erano i gemelli, che a partire dal 1944furono selezionati e trasferiti in alloggiamenti speciali. Auschwitz gli offriva un numeroillimitato di esemplari, che lui poteva studiare come meglio riteneva. La realt del campo,

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    secondo il dottor Mikls Nyiszli, un sopravvissuto di Auschwitz, gli regal soggettisperimentali perfetti:

    Uno dei due gemelli poteva servire come elemento di controllo mentre l'altro subiva gli

    esperimenti. Tutti sapevano che quando un gemello veniva convocato in infermeria nonfaceva ritorno. I gemelli, negli esperimenti, erano sottoposti a tre giorni di esamipsicologici e a tre di analisi di laboratorio. Tre volte la settimana ci portavano in un grandeedificio di mattoni, una specie di palestra in cui ci tenevano sei-otto ore, seduti davanti auomini in camice bianco che ci osservavano e prendevano appunti. Studiavano anche ilnostro corpo in ogni sua parte. Facevano fotografie, ci misuravano la testa e le braccia e

    poi confrontavano le misure di un fratello con quelle dell'altro.

    Gli esperimenti non si concludevano con la morte dei gemelli, perch questa era seguitadalla dissezione dei cadaveri per l'autopsia, sempre documentata. Ad Auschwitz furonoselezionati per esperimenti genetici intorno ai tremila bambini, dei quali solo duecentocirca erano ancora in vita il 27 gennaio 1945, quando il campo fu liberato dall'ArmataRossa.

    Il dottor Josef Mengele riusc a fuggire dieci giorni prima dell'arrivo delle truppesovietiche. Uscendo dal campo pass sotto una scritta in ferro battuto: Il lavoro rendeliberi.

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    IL LABORATORIO

    La RS307 che da Santa Rosa porta a Cndido Godi, nello stato di Rio Grande do Sul, una strada angusta e che procede a zig zag, con alcuni piccoli villaggi sparsi qua e l, a

    destra e a sinistra. Questo non il Brasile turistico, un Brasile remoto, agricolo, quelloche nessuna agenzia di viaggi offre. Qui non ci sono spiagge, caipirinhas o donnemozzafiato.

    La vegetazione rigogliosa, e non appena spunta il primo sole del mattino si sprigionaun vapore umido. Di tanto in tanto si vedono minuscoli cimiteri colorati in cima a unacollina, o dei bar fatti di tronchi d'albero. Il caldo appiccicoso e si leva a ondate. Lungola strada i contadini si spostano da un villaggio all'altro con i loro furgoncini carichi disoia, mentre trattori silenziosi aprono solchi sui fianchi della montagna.

    E un luogo ai confini del mondo, all'estremo Sudovest del Brasile. Poco lontano scorreil fiume Uruguay, e sull'altra sponda c' la provincia argentina di Misiones. La metropoli

    pi vicina Porto Alegre, 520 chilometri pi a est, mentre il complesso urbano piraggiungibile Santa Rosa, gi culla di due celebrit: la cantante e attrice televisivaMaria da Graga Meneghel, pi conosciuta come Xuxa, e Taffarel, ex portiere dellanazionale di calcio.

    Questa zona di frontiera del Rio Grande do Sul ha di fatto leggi e codici propri: tuttisanno che da qui entrano ed escono droga, auto rubate e merci non dichiarate, e con un

    paio di remate un contrabbandiere esperto pu cambiare paese con la facilit con cui siattraversa la strada.

    Seguendo la RS307, 22 chilometri dopo Santa Rosa, C ndido Godi si presenta con unviale selciato, costeggiato di aranci, al quale si accede dopo essere passati sotto un arcocon la scritta: Citt-orto e terra di gemelli. Qualche metro prima dell'arco, sulla sinistra,un edificio in legno ospita il Museo del Riscatto storico e la Casa dei gemelli; sulla porta,intenta a sorbire il mate, una bionda frulein aspetta improbabili visitatori. In questamattinata di marzo le strade sono deserte.

    Cndido Godi che ha preso il nome dal segretario alle Opere pubbliche del Rio Grandeche, all'inizio del XX secolo, divise la zona in 28 colonie rurali di 24 ettari ciascuna oggiun villaggio di meno di settemila abitanti, per l'80 per cento tedeschi o discendenti ditedeschi. Del rimanente, il 15 per cento sono polacchi o russi, e solo gli altri,soprannominati peloduros, sono brasiliani.

    La lingua pi parlata il dialetto della regione dell'Hunsrck, in Germania, el'organizzazione sociale fa capo a una cooperativa che fornisce fogne, luce elettrica e

    telefono agli abitanti di origine europea. Si tratta perlopi di coloni che lavorano campiseminati a soia; le famiglie d'origine vi si stabilirono nei primi anni del Novecentoprovenendo da Colonia Velha, nel Nord della regione, un'area che conta fra i suoi

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    municipi Novo Hamburgo, Montenegro, So Sebastiao do Cai, Estrela e Lajeado. Quasitutti sono discendenti di tedeschi immigrati in Brasile, che disboscarono a forza di machetela collina su cui ora sorge il villaggio.

    I passi in avanti realizzati da allora sono sotto gli occhi di tutti e, a distanza di ottodecenni, i tedeschi sono diventati i primi produttori di frumento per ettaro del paese;Cndido Godi inoltre il villaggio con la percentuale di analfabetismo pi bassa dellaregione, e non ha nemmeno una favela.

    Ma a parte questi dati, che pure hanno la loro importanza, oggi la modernit rappresentata solo da qualche macchina agricola, da poche automobili di ultimo modello

    parcheggiate all'ombra degli alberi e da un Internet caf, attualmente chiuso.

    A met febbraio tutto il villaggio si mette l'abito della festa per ricevere i visitatori, siballa per le strade e si beve birra fino al mattino. In quei giorni un po' ovunque si ascoltamusica tedesca, la gente indossa costumi tipici e coppie di persone identiche ballano fino acadere a terra sfinite. E la Festa dei Gemelli, un'eccezione alla routine di tutti gli abitanti diCndido Godi.

    Perch proprio questa la caratteristica che rende unico il villaggio: i gemelli. Da pi diquarantanni nascono in misura massiccia: genitori gemelli hanno figli e nipoti gemelli ecos via, di modo che le nascite a coppie di Cndido Godi hanno fatto esplodere ognistatistica. Mentre l'indice mondiale delle nascite gemellari di un parto ogni cento, ossia 1'

    1-2 per cento, in questa comunit di un parto ogni cinque, il 20 per cento.

    I freddi dati numerici, incomprensibili nella loro astrattezza, si intiepidiscono un po' sesi aggiunge qualche storia personale. La signora Zilda Lebens morta senza aver capitochi fosse chi nella foto della prima comunione dei suoi figli, Vilmar e Dilmar: eraabituata a riconoscerli dal colore delle scarpe, purtroppo per la foto era stata scattata amezzo busto, rendendo impossibile distinguere i due. Tatiana e Fabiana, le due figlie diOdalisi Grimm, le confonde perfino nonna Flora. Un'altra nonna, Fridolina Naumann, fra icui antenati non compare nemmeno una coppia di gemelli, ha dato alla luce Maria

    Normelia e Pedro Normelio, e cinque anni dopo Ren e Rei. Quando nacquero i suoi priminipoti, Salete e Salesio, le sembr una cosa del tutto normale, e quando arrivarono i primi

    pronipoti, Nelson e Nelse e Dalva e Adalve, si era ormai convinta che non potesse esserealtrimenti; per non parlare di quando videro la luce Francine e Franciele, e Else e Delse,

    per il momento gli ultimi in linea di successione.

    In tutto Cndido Godi e nella linha So Pedro, la piccola struttura agricola appenafuori dal villaggio che registra la maggior concentrazione di gemelli, le storie si ripetonoidentiche. Si racconta di fratelli che si scambiano le fidanzate per vedere se le fanciulle se

    ne accorgono, di sorelle che si alternano durante un ricovero ospedaliero e cos via. Ma aldi l degli aneddoti personali, quale pu essere la spiegazione scientifica per una simile

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    concentrazione di nascite gemellari? Qui cominciano i problemi, perch nonostante gliinnumerevoli tentativi nessuno ancora ha saputo stabilirlo con certezza.

    I primi a condurre indagini su ci che stava accadendo a Cndido Godi furono gli

    stessi genetisti brasiliani. Il problema in questione ce l'avevano proprio sotto gli occhi, enon volevano lasciarselo scappare: erano destinati a essere i primi a registrare i fatti, senzaper poterli spiegare secondo una qualche logica.

    Uno dei primi scienziati ad arrivare al villaggio fu la biologa Ursula Matte, dell'Hospitalde Clnicas di Porto Alegre e della Universidad de Rio Grande do Sul. All'inizio degli anni

    Novanta, Matte effettu un rilevamento genetico e genealogico di tutte le coppie digemelli: per il 67 per cento erano eterozigoti, ossia fratelli diversi prodotti da due distintecellule uovo, per il restante 33 per cento omozigoti, ossia individui identici, dello stessosesso e frutto di una sola cellula.

    La prima conclusione che si poteva trarre fu che non sembrava possibile parlare diereditariet genetica, dato che questo vale solo per i gemelli omozigoti. Dopo averlavorato in loco e aver analizzato i risultati ottenuti, Matte avanz alcune ipotesi che nonfacevano altro che sottolineare i molti dubbi.

    C'era innanzitutto una domanda inaggirabile: se secondo le statistiche la razza negra aprodurre pi gemelli, perch in Brasile, dove tale popolazione assai pi numerosa diquella di origine tedesca, la massima concentrazione di gemelli si riscontra proprio in una

    comunit tedesca al cento per cento?

    Interrogandosi sulle possibili cause del fenomeno, Matte ne elenc alcune e le svilupp.Scart subito il fattore caso: non poteva essere una coincidenza naturale che nella regionedi Cndido Godi si fossero raggruppate tante famiglie con una tale predisposizionegenetica ai parti gemellari. Ma anche assumendo che un raggruppamento di persone contali caratteristiche si fosse stabilito nello stesso posto e che i suoi membri si fossero sposatisempre e soltanto tra di loro, senza esodi n inclusione di nuovi abitanti, restandostabilmente nello stesso luogo e procreando molti figli, un dato restava dissonante: a

    partire dagli anni Ottanta il numero delle nascite di gemelli stava diminuendo, invece diaumentare o di restare uguale a vent'anni prima.

    N il clima n l'alimentazione potevano spiegare alcunch: il clima, ovviamente, eraquello caratteristico della regione e gli abitanti della linha So Pedro e di Cndido Godiavevano le stesse abitudini alimentari di quelli dell'area circostante per un raggio diduecento chilometri circa.

    I parti multipli, per, avvenivano solo l. N la farmacologia poteva offrire ragioni

    sufficienti per giustificare questa realt: negli anni Sessanta, quando il fenomeno raggiunseil suo apice, non esistevano farmaci capaci di provocare la nascita di gemelli. Nessuna

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    delle mamme intervistate si era sottoposta ad alcun tipo di trattamento per rimanereincinta, e solo pochissime avevano preso, qualche volta, la pillola anticoncezionale.

    Alla fine della ricerca, pubblicata nel 1995 dall'Hospital de Clinicas di Porto Alegre, pur

    non essendo riuscita a spiegare il fenomeno, la dottoressa Matte aveva fornito alcunicontributi sostanziali che sarebbero stati tenuti in conto da altri scienziati: aveva descrittocon precisione i fatti, mappato geneticamente i gemelli e identificato le cause che nonspiegavano le loro nascite.

    Il testimone fu raccolto da un'altra collega, la dottoressa Carla Franchi Pinto, genetistacapo del Servizio di genetica medica della Santa Casa di So Paulo, una delle maggioriautorit del paese in tema di gemelli.

    E innegabile che Cndido Godi abbia un'elevata incidenza gemellare. Quasi il 12 percento della sua popolazione costituito da coppie di gemelli, disse ai giornalisti che laintervistarono. Fra i suoi settemila abitanti ci sono quasi 140 coppie. E nella linha SoPedro la concentrazione ancora pi elevata: pi di 35 coppie di gemelli per meno di 350abitanti. Anche se non sappiamo ancora esattamente cosa stia succedendo, pensiamo a unacombinazione di fattori ambientali e ormonali associati a una forte disposizione genetica ea un possibile alto tasso di consanguineit, che nell'insieme potrebbero forse spiegare ilfenomeno, precis poi, ricorrendo al condizionale.

    A differenza di Matte, e dopo aver nuovamente verificato che nella regione c'erano

    gemelli sia monozigoti sia eterozigoti e coppie tanto dello stesso sesso quanto di generediverso, Franchi Pinto prov ad abbozzare una spiegazione: Quella di una predisposizionegenetica sembra essere la teoria pi accettabile, dato che la regione stata popolata daimmigrati polacchi e tedeschi. Una parte di questi originaria della regione dell'Hunsruck,che pure presenta un tasso di nascite gemellali superiore alla media.

    Una spiegazione a met, un po' stiracchiata, ma pur sempre un'ipotesi plausibile; ilvillaggio e i suoi abitanti poterono cos andare avanti con la loro routine di lavoro ecelebrazioni.

    I gemelli della linha So Pedro e di Cndido Godi festeggiarono tutti insieme per laprima volta il 18 ottobre 1994. Fu un'iniziativa degli stessi abitanti, e la festa, dapprima informato ridotto e con un carattere parrocchiale, a un certo punto fin con il diventareun'istituzione e usc dagli angusti limiti del villaggio. Da allora, ogni due anni, nel mese difebbraio, decine e decine di curiosi si presentano al villaggio per partecipare, con lorogrande stupore, a una cerimonia che riunisce indigeni e stranieri. Si eleggono reginette, sitengono discorsi sui padri fondatori, si riuniscono famiglie disperse dal tempo e sivendono come souvenir bottigliette contenenti l'acqua di una fonte che alcuni considerano

    miracolosa: lagua da fertilidade.

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    Ogni due anni, ai primi di febbraio, il villaggio si riempie di turisti, e anche la curiositper i gemelli, da domanda senza risposta, si trasforma in motivo di allegria e divertimento.

    Ma solo una parentesi; finita la festa le strade tornano vuote e silenziose, la musica si

    spegne lentamente, il respiro torna regolare e tutto rientra nella normalit.

    Normalit?

    L'ospedale Santo Afonso di Cndido Godi un superbo edificio coloniale a un solopiano, in stile portoghese, che occupa un quarto di isolato al centro del villaggio. Ha i muribianchi e il tetto di tegole rosse, l'interno mantenuto fresco da maioliche andaluse e dapavimenti rivestiti da grandi mattoni di cotto. Da undici anni lo dirige il dottor AnencirFlores da Silva, che lo considera un po' casa sua e che qui lavora come clinico, chirurgo eostetrico fin dagli anni Settanta.

    Il dottor da Silva ha sessantatr anni, una calvizie che gli ingrandisce la fronte e allostesso tempo capelli lunghi e brizzolati fin sulle spalle. Anche se gli occhiali che portasulla punta del naso gli danno un'aria un po' bohmienne, alla Vinicius de Moraes, statoun serio viceintendente di villaggio dal 1982 al 1988, nonch prefetto (intendente) dal1989 al 1993 e poi dal 2001 al 2004. La sua gestione, dicono, sempre stata ordinata e

    progressista, e sotto la sua amministrazione il villaggio si ornato di piazze piene di fiori esono state pavimentate e illuminate molte strade.

    Presidente del Rotary locale, il suo studio al tempo stesso ufficio e consultoriomedico: un'unica stanza affacciata sul patio interno, una scrivania piccola e ordinata,scomode sedie di legno perch i visitatori non si trattengano troppo, un archivio di metallochiuso a chiave, un lettino in un angolo e un enorme crocefisso argentato alla parete.

    Da quando lavora all'ospedale Santo Afonso il dottor Anencir, come tutti lo chiamano,ha assistito a pi di duemila parti, nel villaggio e nei dintorni, molti dei quali gemellari.Conosce tutti per nome, pu recitare a memoria alberi genealogici e indirizzi e ricordasenza un attimo di esitazione il gruppo sanguigno e la storia clinica di ciascuno.

    In un'ora e mezza di intervista racconta che per lui il caso dei gemelli di Cndido Godisfugge a qualsiasi spiegazione scientifica razionale. Fu dall'inizio degli anni Sessanta e finverso la fine del decennio, quando all'ospedale lavoravano come ostetrici i dottori Lovatoe Casarin, oggi defunti, che i parti gemellari raggiunsero la dimensione del fenomeno,mandando violentemente in pezzi l'idea stessa di prevedibilit.

    Il dottor da Silva si appassiona. Cita statistiche, racconta con naturalezza che i gemellinati nel villaggio sono quasi tutti biondi e con gli occhi azzurri, spiega che oggi si sta

    verificando un calo nel tasso di incidenza gemellare e all'improvviso, con profondastanchezza, dice: Io continuo a non volerci credere, ma al tempo stesso non so darmialcuna spiegazione.

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    Da qualche anno, infatti, spinto dalla curiosit e guidato dall'ossessione di comprendere

    il fenomeno, il dottor Anencir Flores da Silva ha iniziato a raccogliere precedenti,testimonianze, storie e sospetti. All'inizio della sua ricerca, quando cominci a occuparsi

    del tema, era convinto che la ragione di tutte quelle nascite in coppia si trovasse nelbagaglio genetico delle famiglie degli immigrati tedeschi.

    Pensava che, formando queste una comunit chiusa, quel bagaglio potesse essersipotenziato con i matrimoni fra individui con le stesse origini e con le unioni fra cugini e,da ultimo, si era convinto - e aveva convinto tutti quelli che avevano voglia di ascoltarlo -che quasi sempre si trattava di famiglie molto numerose, il che incrementava le chance diavere un parto gemellare.

    Poi per cominci a rendersi conto che le spiegazioni pi ovvie erano anche le prime acadere: le famiglie in cui nascevano i gemelli non avevano precedenti genetici

    predisponenti; nella storia del villaggio, prima degli anni Sessanta, non si erano maiverificate nascite di tre o quattro gemelli alla volta; l'effetto positivo della consanguineitsi poteva scartare, perch il fenomeno non era associato ad altri indizi come la sindrome diDown o il ritardo mentale; not poi che invece di crescere la tendenza diminuiva.

    Uomo di fede ma anche di scienza, il dottor da Silva dovette fare a meno di miracoli espiegazioni magiche, come quella dell' agua da fertilidadeo altre che si rifacevano adisegni divini; infine arriv il momento in cui si ritrov a stringere un pugno di mosche.

    Allora, insieme ajacinto Zabolotsky, giornalista e avvocato della chiesa ortodossa russa, ea Celso Jacob, ex seminarista e organizzatore di eventi culturali, cominci a battere laregione metro per metro.

    Intervist decine di vecchi abitanti della zona, visit fattorie fuori mano, fotografantiche propriet rurali perse fra le colonie e rilesse con minuziosa attenzione gliincartamenti dell'ospedale Santo Afonso e tutto ci che c'era negli archivi di giornali eriviste locali, riesumando documenti che si credevano perduti.

    E quando ebbe finito di analizzare i dati cos ottenuti, di collazionare e ricollazionarestatistiche, di confrontare e riconfrontare mille volte le storie che aveva ascoltato, il dottorAnencir Flores da Silva arriv a una conclusione: Josef Mengele era stato nella zona diCndido Godi all'inizio degli anni Sessanta, proprio quando era cominciataquell'esplosione gemellare la cui eco perdura ancora.

    Dunque lei vuole sapere di Mengele... mi dice da dietro la scrivania del suo studio,guardandosi le mani enormi che hanno aiutato a nascere tante coppie di gemelli. E subitosi blocca, come se lui stesso non ricordasse pi quello che ha pensato tante volte.

    Guardi, riprende infine, se lei va in giro a fare domande vedr che si trover davantialle argomentazioni pi insolite: le diranno che sono le propriet miracolose dell'acqua diuna certa fonte, che nella linha So Pedro nascono a coppie perfino i cavoli, che la

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    volont di Dio, n pi n meno... Glielo ripeto ancora una volta: io non so proprio chespiegazione darmi.

    Anche se non possiede tutte le risposte, probabilmente il dottor Anencir Flores da Silva

    l'uomo che si avvicinato di pi al cuore del mistero.

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    LO SPERIMENTATORE

    Lo Josef Mengele che in quella notte d'inverno del 1945 usci dal cancello di Auschwitzera destinato a diventare, con gli anni, un maratoneta della fuga, un eterno latitante che

    ogni tanto si convinceva di aver trovato quella pace e quell'oblio che solo il tempo puregalare, ma che parimenti si sentiva sempre perduto e in procinto di essere scoperto.

    A perseguitarlo erano non solo i ricordi e la sua coscienza, ma anche uomini e donne incarne e ossa che puntavano il dito contro di lui, senza mai stancarsi o riposarsi.

    Persone che lo rincorrevano seguendo ovunque le sue tracce e raccontando a tutti la suastoria, che pensavano di averlo ormai catturato o che temevano di averlo perso persempre.

    Ma nessuna delle due situazioni era vera: gli inseguitori non lo raggiunsero mai, ma nongli permisero nemmeno di credersi dimenticato.

    Josef Mengele non trov mai la vera pace; visse semplicemente un lungo esilio,destinato ad avere fine solo con la morte.

    Lo scenario che si apr davanti agli occhi dei soldati sovietici al loro arrivo adAuschwitz fu raccapricciante. Nel campo restavano non pi di duemila prigionieri; gli altrierano stati deportati verso ovest, e nella marcia forzata imposta loro ne erano morti a

    migliaia. Marc Berkowitz, uno dei piccoli gemelli su cui Mengele condusse i suoiesperimenti, racconta che solo centottanta dei milleottocento bambini che componevano lozoo privato del medico erano ancora in vita alla fine di gennaio del 1945.

    Quando cominciarono a diffondersi le prime notizie sulle atrocit commesse nel campo,gli Alleati formarono unit investigative sui crimini di guerra con il compito di identificaree rintracciare chi li aveva perpetrati per poi trascinarlo in tribunale. Dato che non eranorimaste che poche prove documentarie, gli investigatori lavorarono soprattutto suiresoconti di testimoni e sopravvissuti, e il nome di Mengele fu uno dei primi a venire a

    galla, anche se ben presto rimase sepolto sotto una montagna di altri nomi.

    Fu il capo degli investigatori e analisti dell'Ufficio crimini di guerra degli Stati Uniti,Mark Wolfson, a occuparsi di lui e a mettere insieme le prime dichiarazioni che loriguardavano: ma fu costretto ad abbandonare il caso quando inciamp nel nome di Otmarvon Verschuer, direttore dell'Istituto Kaiser Wilhelm e maestro di Mengele, un pescetroppo grosso per lui. Quando lo interrog chiedendogli del suo allievo, von Verschuer neminimizz l'importanza e lo difese dicendo che era stato assegnato ad Auschwitz contro lasua volont: delle sue carte non era rimasto niente, erano state tutte bruciate, e il suo

    compito principale nel campo era stato quello di condurre ricerche sulla tubercolosi.

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    Nel frattempo Mengele era scomparso. Anche se non ci sono informazioni certe suiprimi giorni della sua fuga, tutto sembra indicare che si mosse in direzione di Gnzburg,dove arriv senza difficolt. In quel momento in Europa regnava il caos, l'esercito tedescoera allo sbando e i soldati si arrendevano a migliaia alle truppe d'occupazione; per un

    uomo con i suoi mezzi i posti di controllo non potevano certo rappresentare un problema.Il paese in cui risiedeva la sua famiglia non era stato bombardato; la fabbrica dimacchinari agricoli, anche se aveva dovuto licenziare parte del personale per mancanza dimaterie prime, era ancora in funzione.

    Verso la met del 1945 la moglie Irene affitt un villino ad Autemdd, una frazione apochi chilometri dal paese, e vi si trasfer con Rolf, il figlio nato nel 1944 quando ancoraviveva con il marito a Francoforte. Negli ultimi giorni di guerra entrambi erano statiaccolti a Gnzburg dai parenti di lui, quindi l'affitto del villino rafforza l'ipotesi che ilmedico fosse riuscito a tornare a casa e che vi si fosse trattenuto per qualche tempo. Cinon toglie che quando Hans Klein, un altro investigatore della squadra crimini di guerra,interrog il proprietario della casa, l'uomo rispose di non averci mai visto nessuno a partela donna e il bambino.

    A ogni modo, ovunque Mengele si fosse nascosto vicino a Gnzburg, indubbio chenessuno l'avrebbe mai denunciato. Molti degli abitanti della zona avevano lavorato per lasua famiglia e l'avrebbero fatto ancora negli anni a venire, e questa era una ragionesufficiente per mantenere il silenzio. Lui stesso poteva ottenere un lavoro da agricoltore,tanto per salvare le apparenze, e comunque si era tutelato contro gli imprevisti: a

    differenza di parecchi suoi colleghi delle SS, Josef Mengele non si era fatto tatuare ilgruppo sanguigno sotto il braccio, un segno distintivo che gli Alleati utilizzarono perriconoscere molti ufficiali, e anche in quei giorni avrebbe potuto passare incolumeattraverso qualsiasi controllo. Quest'ipotesi, comunque, coincide con alcuni dettagli di unracconto che, anni dopo, Mengele avrebbe fatto a suo figlio Rolf: raccont a quest'ultimoche fra il 1945 e il 1949 aveva lavorato come contadino in una fattoria di Rosenheim,vicino a Monaco, e che al suo datore di lavoro non importava niente della sua identit,

    bastava che avesse le mani pulite.

    Come racconta Gerald Astor nella sua biografia dell'Angelo della Morte, l'unico datoverificabile di questa prima fase che Mengele si rec a Donauwrth, in Baviera, per farvisita a un suo vecchio compagno di studi, il veterinario Albert Mller. Anni dopo lavedova di quest'ultimo avrebbe ricordato l'arrivo dell'uomo: Aprii la porta e subito loriconobbi. "Buonasera, dottor Mengele", gli dissi, e lui sembr sorpreso del mio saluto.Poi il marito la raggiunse e i due uomini si misero a parlare, e Mengele disse: Tutto ciche sentirai sul mio conto sono solo menzogne. Non devi credere nemmeno a una parola.Io non ho fatto niente di male. Questo particolare non tanto rilevante in s, maconferma che Mengele si stava nascondendo in Baviera; e la vicinanza a Gnzburg fa

    pensare che la protezione della famiglia fosse gi in atto.

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    Sta di fatto che, grazie all'aiuto dei parenti o di qualcun altro, fra il 1945 e il 1949 JosefMengele rimase nascosto entro i confini della Germania, poco lontano dal paese in cuiviveva la sua famiglia, spostandosi liberamente per tutta la zona senza destare sospetti.Aveva una moglie e un figlio, una casa, forse persino un lavoro, e finch il suo nome non

    cominci a venir fuori in alcuni processi di denazificazione e nelle cause contro altriufficiali nazisti non sent la necessit di andare pi lontano.

    Il passo successivo anche l'ultimo della tappa europea del suo esilio e, dopo un breveperiodo nel Tirolo italiano, lo port a Roma. All'inizio del 1949 l'Italia, gialternativamente alleata e poi nemica della Germania, si era trasformata in una specie disantuario per nazisti in fuga. Ad attirarli a Roma era soprattutto la presenza di AloisHudal, cappellano a Santa Maria dell'Anima e rettore della chiesa tedesca presso ilVaticano; questi, apertamente filonazista, prima della guerra aveva scritto alcuni libri incui elogiava Hitler e in seguito, quando erano cominciate le deportazioni di massa neicampi di concentramento, aveva taciuto sulla politica dello sterminio, citandola una solavolta per dire che i massicci arresti di ebrei potevano fornire argomenti alla propagandaantitedesca.

    Accanto al papa di allora, Eugenio Pacelli, che governava la chiesa come Pio XII, Hudalsi era mosso su un sentiero molto stretto durante l'occupazione di Roma da parte deinazisti, e dopo la caduta di Berlino, in piena guerra fredda, si sarebbe schieratoapertamente per la protezione di gerarchi fascisti che potevano diventare alleati strategicinella battaglia contro il comunismo. Protetti da Hudal, e alloggiati per un certo tempo a

    Santa Maria dell'Anima, appena dietro piazza Navona, si erano rifugiati a Roma criminalidi guerra come Walter Rauff, Adolf Eichmann e Otto Reinhard (il falso nome adottato dal

    barone Otto von W tcher), per citarne solo alcuni.

    Cattolico romano in grazia del battesimo, Josef Mengele non ebbe certo problemi aottenere la medesima protezione. Durante la sua permanenza a Roma fu alloggiato in unconvento in via Sicilia, a pochi metri da via Vittorio Veneto, dove rimase finch non gli fuconsegnato uno dei cinquecentomila passaporti che gli italiani fecero avere a rifugiati ditutti i tipi.

    Nell'estate del 1949, finalmente, con il suo nuovo documento in tasca, Mengeleraggiunse il porto di Genova e si imbarc per l'Argentina. Beppo, l'Angelo della Morte,cominciava il suo lungo esilio.

    Nel 1949 l'Argentina era governata dal generale Juan Domingo Pern.

    In un mondo devastato dalla guerra, il paese non solo non aveva riportato danni, maaddirittura si era rafforzato economicamente, e la neutralit che proclamava era una

    menzogna da tutti saputa e taciuta. Il governo infatti aveva tollerato lo spionaggio tedescoin Patagonia, il radicamento di imprese finanziate da capitali nazisti e le attivit

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    cospiratorie dell'ambasciata e dei consolati di Berlino, per non parlare del fatto che buonaparte delle opere pubbliche era stata appaltata a consorzi di capitali quantomeno sospetti.

    Poi, terminato il conflitto, era stato proclamato un altrettanto falso non-allineamento.

    L'Argentina aveva dichiarato guerra al nazismo una settimana prima della caduta diBerlino, aveva finanziato in Europa costose missioni per trarre in salvo fuggiaschi, avevafacilitato lo sbarco di clandestini dai sottomarini che passavano al largo delle sue coste e,ciliegina sulla torta, aveva aperto le porte a migliaia di nazisti e a centinaia di criminali diguerra, alcuni dei quali ricercati e con una sentenza gi passata in giudicato.

    Pern egemonizzava completamente la scena politica.

    Modello di Caudillo populista, non aveva nascosto le sue simpatie per l'Asse n duranten dopo la guerra; anche per questo il paese di cui era presidente sarebbe diventato unrifugio sicuro per tutti i tedeschi che volevano sottrarsi ai processi degli Alleati. Unulteriore correlato dell'atteggiamento tollerante che l'Argentina aveva sempre tenuto neiconfronti del nazismo. E su queste rive sbarca pure Josef Mengele.

    Il suo arrivo a Buenos Aires fu come quello di tanti altri criminali di guerra chel'avevano preceduto o che sarebbero arrivati dopo di lui. La citt era un porto sicuro in un

    paese in cui i profughi come lui potevano passare inosservati; una parte importante epotente della comunit tedesca, inoltre, era pronta ad accoglierlo a braccia aperte.

    I primi fuggiaschi erano giunti gi nel 1947. All'inizio di quell'anno, sotto il falso nomedi Pedro Ricardo Olmo Andrs, era arrivato Walter Kutschmann, l'ex ufficiale delle SSche nella citt polacca di Lvov aveva fatto fucilare venti professori ebrei, insieme alledonne e ai bambini delle loro famiglie, e che aveva ordinato l'assassinio di massa dimillecinquecento abitanti di Brzezany e di altre centinaia di persone a Drohobycz. Negliultimi mesi della guerra era stato trasferito a Parigi, e questo gli aveva salvato la vita: dopola resa della Germania era riuscito a scappare in Spagna, da dove si era imbarcato perBuenos Aires.

    Nel settembre del 1947, a bordo di una nave battente bandiera italiana, era arrivato l'excapo dello Stato indipendente di Croazia, Ante Pavelic, con indosso abiti sacerdotali e intasca un passaporto della Croce Rossa Internazionale che lo identificava come AranjosPai: tra l'aprile del 1941 e il maggio del 1945 aveva fatto morire nei campi diconcentramento croati ottocentomila persone e sul finire dell'aprile del 1945, sapendosiormai sconfitto e con una fuga gi pianificata, aveva personalmente ordinato l'esecuzionedi settecentosessanta donne del campo di concentramento di Jasenovac. I servizi segretistatunitensi, che conoscevano i dettagli della sua fuga, ne avevano per sconsigliatol'arresto a causa degli ottimi rapporti che aveva con le gerarchie vaticane. In quel momento

    il suo contatto a Roma era il sottosegretario di stato del papa, Giovanni Battista Montini,che pi tardi sarebbe a sua volta diventato pontefice con il nome di Paolo VI.

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    Nell'ottobre del 1948, proveniente da Genova, era sbarcato a Buenos Aires il capitanodelle SS Eduard Roschmann, con in tasca documenti che lo identificavano come FedericoWegener. I delitti per cui era ricercato erano stati commessi a Riga, in Lettonia, fra il 1941e il 1944: quarantamila ebrei giustiziati, molti dei quali fucilati personalmente dal

    macellaio.

    Sempre nel 1948 era arrivato il capitano delle SS Erich Priebke, il responsabile dellastrage delle Fosse Ardeatine, e nel marzo del 1949, utilizzando il suo vero nome ma conuna falsa nazionalit italiana, Josef Schwammberger: i tribunali alleati lo ricercavano perla morte di quindicimila ebrei internati nei campi di concentramento di Mielec e Przemysl,in Polonia, e per la deportazione di altre migliaia di persone nell'inferno di Auschwitz.

    Mengele arriv a Buenos Aires il 20 giugno 1949 a bordo della nave a vapore NorthKing. Il passaporto n. 100.501 della Croce Rossa Internazionale che gli avevano dato inItalia lo identificava come Helmut Gregor, e sarebbe passato un bel pezzo prima che

    potesse disfarsi di quel nome posticcio.

    Il suo bagaglio era leggero e, a ben vedere, sorprendente. Come racconta Uki Goni inOperazione Odessa: I funzionari dell'immigrazione argentini restarono alquanto sbigottitivedendo le carte e i campioni che Helmut Gregor stava introducendo nel paese. Si trattadi appunti di biologia

    afferm - correttamente - Mengele. Venne chiamato il medico portuale per esaminare

    l'alquanto macabro contenuto della valigia, e questi, non comprendendo il tedesco, allafine lo fece passare. Cosa alquanto strana, il funzionario non rimase sorpreso dal fatto cheun meccanico tecnico la qualifica di Gregor indicata sul passaporto e sull'elenco

    passeggeri della nave possedesse un simile materiale.

    In quel momento nessuno poteva saperlo, ma quel bagaglio teneva Mengele ancorato alsuo passato e al tempo stesso lo proiettava nel futuro, un futuro che una volta sbarcatoavrebbe cominciato subito a costruire. Insieme a due italiani conosciuti a bordo del NorthKing, nella capitale federale il meccanico Gregor prese alloggio in un piccolo albergo per

    nuovi arrivati, il Palermo, all'angolo fra avenida Santa F e Godi Cruz: un ambientesordido, per gente di passaggio con poca voglia di parlare di s.

    Venne poi a sapere che un argentino di nome Juan Maria Ojeda aveva un posto liberonella sua camera, e and a stare con lui. Nel 1985, in un'intervista concessa al settimanaleGente, questo argentino dir di non ricordarsi quasi pi del suo vecchio compagno distanza: Non ricordo che faccia avesse, perch in quei giorni arrivavano molti immigrati espesso erano tedeschi. Non si facevano tante domande per discrezione, sapevamo chemolti avevano dovuto lasciare la loro terra in seguito a persecuzioni.

    Ma anche se il signor Ojeda era muto come una tomba con lui Mengele non si sentiva alsicuro, e alla fine del 1949 aveva gi cambiato abitazione. A differenza di altri immigrati

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    disponeva di risorse economiche pressoch illimitate, e ben presto affitt una stanza incasa di una famiglia a Vicente Lopez, allora un sobborgo a nord della citt, al 1875 di calleSarmiento.

    Nella zona vivevano molti tedeschi e i padroni di casa, Otto e Bertha Pantz, lo aiutaronoa socializzare con il resto della comunit. Ben presto il signor Gregor cominci ad andarealle feste, a frequentare con regolarit il ristorante Nino e a costruirsi un'immagine che

    potesse essere utile alla sua storia. Le persone che lo conobbero allora lo ricordano comeun uomo colto e riservato, certo un po' diffidente, ma che si sforzava di intrecciare rapporticon gli altri tedeschi del luogo.

    Dopo essere rimasto a casa dei Pantz per un anno e mezzo, Josef Mengele cambi dinuovo domicilio. Si faceva ancora chiamare Helmut Gregor, e con questo nome si registr,al 2460 di calle Arenales, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Florida da Herta eTeodoro Malbranc. Li aveva conosciuti a una festa riservata alla comunit tedesca, e quelrapporto aveva rappresentato un nuovo scalino nella sua vita di relazione e nella tessituradi una rete che lo mantenne al sicuro. Teodoro Malbranc era un dirigente del BancoAlemn Transatlntico in Argentina, nonch uno dei prestanome nelle cui mani eranogirati soldi nazisti durante la guerra: nell'aprile del 1944, per esempio, aveva investitocinque milioni di pesetas in azioni della Unin Espaola de Explosivos, denaro che poiaveva trasferito a imprese gestite da capitali tedeschi.

    Fra le persone che i Malbranc gli fecero conoscere c'erano due uomini che per un certo

    tempo gli sarebbero stati di grande aiuto: Friedrich Rauch, l'ex colonnello delle SS cheHitler in persona aveva incaricato di prelevare l'oro del Partito dalla Banca Centrale diBerlino e di seppellirlo nelle montagne della Baviera; e Alfred Ruckert, che ostentava il

    pomposo titolo di presidente del Fronte nazionalsocialista argentino.

    In questa fase, mentre ancora abitava dai Malbranc e cominciava a bazzicare altri nazistirifugiati nel paese, Mengele in un'occasione fu arrestato con l'accusa di aver causato lamorte di una donna alla quale aveva procurato un aborto clandestino. La storia non maistata confermata, e nonostante molti autori la considerino vera, l'unica certezza che

    risulta tuttora indimostrabile. Mengele non poteva esercitare la professione - sul diplomadi laurea c'era il suo vero nome e non quello di Helmut Gregor -; sembra poi improbabileche avesse bisogno di lavorare per vivere, cosa che peraltro avrebbe aumentato il rischio diessere scoperto.

    Per tutto questo tempo Mengele si tenne in contatto con la sua famiglia, la qualeperiodicamente gli inviava grosse somme di denaro attraverso l'avvocato Hans Seldmeiero suo fratello Alois, che rappresentava gli interessi della ditta in Sudamerica: con questifondi, nei mesi seguenti, avrebbe mosso i primi passi nel mondo imprenditoriale argentino.

    Il 1953 , da questo punto di vista, un anno chiave, con il quale si chiude la fase inizialedell'esilio di Josef Mengele in Argentina. Nei quattro anni precedenti, a partire dal suo

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    arrivo nel paese, il medico aveva vissuto quasi sotterraneamente, cambiando spessoresidenza e scegliendo con cura rapporti e amicizie, ma da quel momento in poi la sua vitasvolter verso una pi intensa dimensione sociale.

    Inizi a stringere nuove amicizie. A Buenos Aires cominci a frequentare assiduamenteun laboratorio chiamato Wonder, dove andava a trovare il direttore, un biochimico dinome Baysi. Le ricorrenti visite gli fecero conoscere alcuni dei suoi dipendenti, i quali, purnon sapendo niente di lui a parte il suo falso nome e la sua professione, non l'avrebberocerto dimenticato. Elsa Yugonsky de Haverich, che all'epoca lavorava in quel laboratorio,

    pi di trentanni dopo, nell'agosto del 1985, in un'intervista rilasciata a

    Gente avrebbe ricordato: Aveva un bel fisico e lineamenti armoniosi, doveva averesui quarantaquattro anni ed era decisamente un bell'uomo. La prima cosa che attir la miaattenzione fu lo sguardo, terribilmente penetrante.

    Balbettava appena qualche parola di spagnolo, ma non voleva che ci rivolgessimo a luiin tedesco perch desiderava imparare.

    Fu al laboratorio Wonder, probabilmente, che Josef Mengele conobbe il dottor MarianoBarilari, medico e ipnotista, che si vantava di essere stato amico di Sigmund Freud e chenel tempo libero dipingeva. Di quasi vent'anni pi vecchio di Mengele era nato nel 1892,Barilari aveva studiato in Germania, si era laureato a Heidelberg e si era poi trasferito aVienna, dove aveva avuto come maestri von Jauregg, Freud, Adler e Jung. Tornato in

    Argentina, era stato nominato presidente dell'Associazione medica e della SocietScientifica, ma aveva continuato a coltivare i suoi legami con il mondo tedesco diventandouno dei soci fondatori dell'Istituto culturale argentino-tedesco.

    Verso la met degli anni Cinquanta Barilari and in pensione, lasci Buenos Aires e sitrasfer a San Carlos de Bariloche: qui continu a ricevere le visite di Mengele, che

    passava da lui moltissimo tempo. L'anfitrione organizzava a casa sua delle feste alle qualil'ospite tedesco non mancava mai, e fra i partecipanti c'erano anche altri nazisti importanti,come l'ex Gauleiter del Tirolo, Friedrich Lantschner, arrivato nel paese con il falso nome

    di Materna.

    Poco a poco, Mengele cominciava a tirare fuori la testa dall'acqua. Aveva aperto unabottega di tornitura in legno al 3800 di avenida de los Constituyentes, nella capitalefederale, dandosi alla realizzazione di giocattoli didattici. Ma la bottega, chiamataTamema, non ebbe vita lunga. Anni dopo uno dei suoi vicini, Domingo Daloia, avrebbericordato al settimanale Gente:

    Nessuno di noi sapeva niente, ma non avevamo nemmeno voglia di fare domande.

    Ricordo che un giorno restammo soli, io e lui, e mi domand se avessi combattuto inguerra. Gli risposi di s, e allora lui disse: Anch'io ho combattuto: ero capitano delFhrer. Immagino che lei invece fosse con gli Alleati. E un vero peccato: a quel tempo lo

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    dicevo sempre che bisognava trovare un accordo con gli Stati Uniti o avremmo perso laguerra.

    Non possibile sconfiggere gli USA. Dopo quel giorno non mi parl pi della guerra.

    L'opera di tessitura che Josef Mengele andava realizzando per reinserirsi in societsegn un altro punto all'inizio del 1954: il 25 febbraio di quell'anno, infatti, ottenne deidocumenti argentini a nome di Helmut Gregor. Portando come testimone un uomo dinome Jos Stroeher, che anni dopo avrebbe negato di averlo mai conosciuto, il medico diAuschwitz ottenne la carta d'identit numero 3.940.484. Un anno dopo, con la caduta del

    peronismo e grazie alla sua nuova documentazione, passer in Paraguay, prendendoalloggio per un paio di mesi ad Asuncin. Non era il suo primo viaggio in quel paese, maquella visita sarebbe stata il prologo alla seconda tappa del suo esilio, che gi si andava

    prefigurando.

    Quali rapporti abbia intrattenuto Mengele con il peronismo probabilmente rester unmistero. Ma c' un fatto preciso che stabilisce una relazione fra il medico tedesco e lostesso Pern. Fu il generale in persona a parlarne con il giornalista Toms Eloy Martines,che riport il dialogo in un articolo intitolato Pern e i nazisti, uscito nell'agosto del 1985sul settimanale E1 Periodista:

    Un mattino di settembre del 1970 Pern mi parl con grande entusiasmo di unospecialista in genetica che, durante il suo secondo governo, gli faceva spesso visita nella

    residenza presidenziale di Olivos, intrattenendolo con il racconto delle sue meravigliosescoperte. Un giorno, mi disse Pern, quell'uomo venne a salutarmi perch unmandriano l'aveva assunto per migliorare il suo bestiame. L'avrebbe pagato una fortuna. Emi mostr le foto di una stalla che aveva dalle parti del Tigre, dove tutte le vacche

    partorivano vitelli gemelli. Gli chiesi come si chiamasse il taumaturgo. Chi lo sa,rispose Pern scrollando il capo. Era uno di quei bavaresi ben piantati, colto, orgogliosodella sua terra. Aspetti... se non sbaglio si chiamava Gregor.

    S, proprio cos, dottor Gregor.

    Queste parole, che non mancano certo d'ingenuit, ci permettono di immaginare pi diquanto dicano, e pongono una serie di interrogativi rimasti fino a oggi insoluti: come feceMengele ad arrivare a Olivos? Chi gli permise di avvicinare il presidente? Con chefrequenza avvenivano quegli incontri? All'epoca menzionata da Pern, durante il suosecondo mandato, il medico viveva ancora in casa dei Malbranc, e forse era stato proprio ilsuo anfitrione, in ottimi rapporti con i pi prestigiosi rappresentanti della comunittedesca, a farli incontrare.

    Di l a poco il generale fu rovesciato con un colpo di stato, ma quando ci accaddeMengele aveva gi piani e progetti di grande solidit. Dopo la fuga preventiva inParaguay, non appena le acque si furono calmate, il dottor Gregor fece un viaggio in

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    Europa che, per quanto breve, era destinato ad avere enorme importanza per la sua vitafutura. Innanzitutto perch gli permise di controllare personalmente lo stato della suasicurezza, misurando con i propri occhi fino a che punto fosse davvero in salvo o ancora in

    pericolo, e in secondo luogo perch doveva sistemare questioni familiari in sospeso e

    cominciare a ricostruire l'avvenire.

    La situazione con Irene, la prima moglie, era ormai insostenibile: non solo lei nonl'aveva seguito nell'esilio, ma voleva il divorzio. Se n'era andata da Gunzburg, aveva presoalloggio a Friburgo, il pi lontano possibile dal clan familiare, e i Mengele cominciavano a

    preoccuparsi per l'indipendenza dimostrata da quella donna che conosceva decisamentetroppo bene le imprese del medico di Auschwitz. Bisognava darci un taglio definitivo: erastato il padre stesso di Mengele, Karl, a recarsi nel 1954 a Buenos Aires per discuterne

    personalmente con Josef e cercare una soluzione.

    Nel marzo del 1956, con tali prospettive e con in tasca il passaporto intestato a HelmutGregor, Josef Mengele part dunque per la Svizzera. Il figlio Rolf, che ad anni di distanza,dopo la morte del padre, ne avrebbe parlato alla rivista Bunte, descrive un quadro

    preciso:

    Vidi mio padre per la prima volta in Svizzera, nel marzo del 1956 [...]. Trascorse duesettimane in un hotel di montagna, per sciare. Era uno sciatore straordinario, avevaimparato cacciando in zone montagnose. Io avevo dodici anni e mi avevano detto che quelsignore tanto cordiale era mio zio; ci misi tre anni a capire che si trattava di mio padre. La

    mia famiglia ha sempre saputo dov'era. Karl, mio nonno, and addirittura a trovarlo inArgentina, come anche l'avvocato Seldmeier, suo amico d'infanzia e dipendente della ditta

    paterna, che non so quante volte si mise in viaggio per parlargli, ovunque si trovasse.

    Ma a parte l'incontro con il proprio padre e con il figlio, il viaggio in Svizzera perMengele ebbe anche la finalit di combinare un secondo matrimonio destinato aconsolidare gli interessi economici della famiglia. In Svizzera infatti conobbe MarthaMaria Will, vedova di suo fratello Karl, che evidentemente aveva una forte predilezione

    per gli uomini del clan di Gnzburg; terminate le vacanze sulla neve la port via con s a

    Buenos Aires. Visto a posteriori, questo incontro sigill ulteriormente la rete di sicurezzache il medico si stava costruendo attorno, oltre a tenere la signora Will all'interno del clanfamiliare.

    Mengele torn in Argentina da solo e qualche settimana dopo fu raggiunto da Martha edal figlio Karl, frutto del primo matrimonio con il fratello. Nei primi tempi vissero daiMalbranc,