13. rimanenze magazzino

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 LE RIMANENZE DI MAGAZZINO Documento N: 13 della Commissione per la Statuizione dei Principi Contabili Edizione aggiornata del documento n. 3 del 1978 SOMMARIO: SCOPO E CONTENUTO DI QUESTO DOCUMENTO. — LE RIMANENZE DI MAGAZZINO NELLA LEGISLAZIONE CIVILISTICA E FISCALE. - Norme civilistiche. - Norme fiscali. LE RIMANENZE DI MAGAZZINO: DEFINIZIONE DELLE STESSE ED ENUNCIAZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI PER LA LORO RILEVAZIONE, VALUTAZIONE E RAPPRESENTAZIONE IN BILANCIO. - Definizione e classificazione. - Richiamo dei principi contabili generali. - Rilevazione delle quantità da valorizzare. - Valutazione delle rimanenze di magazzino. - Premessa: Principio generale di iscrizione al costo di acquisto o di produzione ovvero al valore di realizzazione desumibile dall'andamento del mercato, se minore. - Definizione di costo storico. - Metodi di determinazione del costo (o flusso de costi) ai fini della valutazione delle rimanense di magazzino. - Parte generale. - Metodo FIFO. - Metodo del costo medio ponderato. - Metodo LIFO. - Flusso dei costi nella valutazione dei prodotti in corso di lavorazione e dei prodotti finiti. - Raffronto tra i metodi di costo. - Sistemi di determinazione dei costi dei semilavorati, prodotti in corso di lavorazione e prodotti finiti. - Determinazione del valore di mercato o del valore di realizzazione desunto dall'andamento del mercato. - Premessa: Definizione del valore di mercato. - Metodologia di applicazione del principio del “ minore tra costo e mercato ” ed altri chiarimenti sull'applicazione di detto principio ai fini della valutazione delle rimanenze di magazzino. - Costanza di applicazione dei metodi prescelti nella valutazione delle rimanenze di magazzino. - Valutazione con criteri diversi applicati a diverse classi di rimanenze di magazzino. - Applicazione del principio del minore tra costo e mercato agli ordini di acquisto. - Esempi di applicazione del principio del minore tra costo e mercato. - Criterio di valutazione di particolari rimanenze di magazzino. - Esposizione in bilancio ed informazioni da fornire nella nota integrativa. R  AFFRONTO CON LA LEGISLAZIONE FISCALE. — CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI . — R  AFFRONTO CON I PRINCIPI ENUNCIATI DALLO I.A.S.C.. - Allegato I - CRITERI DI VALUTAZIONE NON ACCETTABILI E NON CONFORMI AI CORRETTI PRINCIPI CONTABILI . - Allegato II - INDICAZIONI PROCEDURALI PER L'INVENTARIO DELLE RIMANENZE DI MAGAZZINO E BREVI CENNI SULLE RILEVAZIONI PERMANENTI DI MAGAZZINO. SCOPO E CONTENUTO DI QUESTO DOCUMENTO Il presente documento ha lo scopo di definire le rimanenze o giacenze di magazzino ed i principi contabili relativi alla loro rilevazione,

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LE RIMANENZE DI MAGAZZINO

Documento N: 13 della Commissione per la Statuizione dei PrincipiContabili

Edizione aggiornata del documento n. 3 del 1978 

SOMMARIO: SCOPO E CONTENUTO DI QUESTO DOCUMENTO. — LE RIMANENZE

DI MAGAZZINO NELLA LEGISLAZIONE CIVILISTICA E FISCALE. - Normecivilistiche. - Norme fiscali. LE RIMANENZE DI MAGAZZINO: DEFINIZIONE DELLE

STESSE ED ENUNCIAZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI PER LA LORO RILEVAZIONE, VALUTAZIONE E RAPPRESENTAZIONE IN BILANCIO. - Definizione eclassificazione. - Richiamo dei principi contabili generali. - Rilevazionedelle quantità da valorizzare. - Valutazione delle rimanenze di magazzino.- Premessa: Principio generale di iscrizione al costo di acquisto o diproduzione ovvero al valore di realizzazione desumibile dall'andamento

del mercato, se minore. - Definizione di costo storico. - Metodi dideterminazione del costo (o flusso de costi) ai fini della valutazione dellerimanense di magazzino. - Parte generale. - Metodo FIFO. - Metodo delcosto medio ponderato. - Metodo LIFO. - Flusso dei costi nellavalutazione dei prodotti in corso di lavorazione e dei prodotti finiti. -Raffronto tra i metodi di costo. - Sistemi di determinazione dei costi deisemilavorati, prodotti in corso di lavorazione e prodotti finiti. -Determinazione del valore di mercato o del valore di realizzazionedesunto dall'andamento del mercato. - Premessa: Definizione del valoredi mercato. - Metodologia di applicazione del principio del “ minore tracosto e mercato ” ed altri chiarimenti sull'applicazione di detto principio aifini della valutazione delle rimanenze di magazzino. - Costanza diapplicazione dei metodi prescelti nella valutazione delle rimanenze di

magazzino. - Valutazione con criteri diversi applicati a diverse classi dirimanenze di magazzino. - Applicazione del principio del minore tra costoe mercato agli ordini di acquisto. - Esempi di applicazione del principio delminore tra costo e mercato. - Criterio di valutazione di particolaririmanenze di magazzino. - Esposizione in bilancio ed informazioni dafornire nella nota integrativa. RAFFRONTO CON LA LEGISLAZIONE FISCALE. —CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI. — RAFFRONTO CON I PRINCIPI ENUNCIATI

DALLO I.A.S.C.. - Allegato I - CRITERI DI VALUTAZIONE NON ACCETTABILI E

NON CONFORMI AI CORRETTI PRINCIPI CONTABILI. - Allegato II - INDICAZIONI

PROCEDURALI PER L'INVENTARIO DELLE RIMANENZE DI MAGAZZINO E BREVI

CENNI SULLE RILEVAZIONI PERMANENTI DI MAGAZZINO.

SCOPO E CONTENUTO DI QUESTO DOCUMENTO

Il presente documento ha loscopo di definire le rimanenze o

giacenze di magazzino ed i principicontabili relativi alla loro rilevazione,

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valutazione e rappresentazione inbilancio. I principi contabili cui questodocumento si riferisce sono formulatinel contesto di un sistema contabiletradizionale a “ valori storici ” (dettoanche a “ costi storici ”) ed escludequindi le operazioni di naturastraordinaria, per le quali si rinvia aspecifici documenti.

Esulano da questo documento i “lavori in corso su ordinazione ”(commesse a lungo termine), per iquali si fa riferimento all'apposito

documento, e gli acconti a fornitoriche sono trattati nel Documentorelativo a “ Debiti ed altre Passività ”.Va sottolineato che le rimanenze dimagazzino costituiscono una voce dibilancio di particolare rilevanza per molte imprese mercantili edindustriali eche la loro correttavalutazione all'inizio ed alla fine delperiodo è condizione essenziale per la corretta rilevazione dei risultatidell'esercizio.

LE RIMANENZE DI MAGAZZINO NELLA LEGISLAZIONE CIVILISTICAE FISCALE

NORME CIVILISTICHE

Le principali norme civilisticherelative alle rimanenze di magazzinovengono qui di seguito brevementerichiamate:

1. L'art. 2424 punto C I delCodice Civile pone le rimanenze dimagazzino nella voce “ attivocircolante ” e cosí le individua:

— materie prime, sussidiarie edi consumo;

— prodotti in corso dilavorazione e semilavorati;

— lavori in corso su ordinazione1;

— prodotti finiti e merci;— acconti.

2. L'art. 2425 del Codice Civilesuddivide il valore delle rimanenzeiscritte nel conto economicoincludendo nel valore della

1 La valutazione delle rimanenze di servizi in

corso verrà trattata nel documento relativo ai ricavi.

produzione le variazioni positive o

negative delle rimanenze di prodottiin corso di lavorazione, semilavorati efiniti e nei costi di produzione levariazioni positive o negative dellerimanenze di materie prime,sussidiarie di consumo e merci.

3. L'art. 2426 n. 9 del CodiceCivile precisa: “ Le rimanenze, i titolie le attività finanziarie che noncostituiscono immobilizzazioni sonoiscritti al costo di acquisto o diproduzione, calcolati secondo il n. 1

ovvero al valore di realizzodesumibile dall'andamento delmercato 2, se minore; tale minor valore non può essere mantenuto neisuccessivi bilanci se ne sono venuti

2 Il legislatore italiano ha introdotto il concetto

di andamento del mercato rispetto a quanto statuitodalla IV Direttiva (art. 39 1.b.) che indica “ glielementi dell'attivo circolante sono oggetto direttifiche di valore per dare a tali elementi il valoreinferiore del mercato .......... che deve essere loroattribuito alla data di chiusura del bilancio ”. L'art.2426 (punto 9) si riferisce al mercato con il termine di

“ valore di realizzazione desumibile dall'andamentodel mercato ”. La parola “ andamento ” implica ilconcetto di lunghezza temporale. Per i limiti diapplicazione di tale concetto vedasi paragrafo D.VII.c  ).

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meno i motivi. I costi di distribuzionenon possono essere computati nelcosto di produzione ”.

L'art. 2426 n. 1 del Codice Civilestabilisce: “ Nel costo di acquisto sicomputano anche i costi accessori. Ilcosto di produzione comprende tutti icosti direttamente imputabili alprodotto. Può comprendere anchealtri costi, per la quotaragionevolmente imputabile alprodotto, relativi al periodo difabbricazione e fino al momento dalquale il bene può essere utilizzato;con gli stessi criteri possono essereaggiunti gli oneri relativi alfinanziamento della fabbricazioneinterna o presso terzi ”.

La Relazione Ministeriale dicommento all'art. 2426 del CodiceCivile precisa in proposito:

“ Quanto al costo di produzione,si stabilisce che oltre ai costidirettamente imputabili al prodottoesso può comprendere anche costicosiddetti di indiretta imputazione,per la quota che ragionevolmentepossa essere imputata al prodotto:deve trattarsi naturalmente di costi dicompetenza del periodo difabbricazione, il quale deve essere

considerato concluso dal momento incui il bene è oggettivamenteutilizzabile (ciò ad evitare chevengano capitalizzate anche quote dicosti generali relativi a tempisuccessivi, con la giustificazione cheil prodotto, di fatto, non è statoancora utilizzato). La formula “ puòcomprendere ” non intende attribuireai redattori del bilancio una facoltà discelta arbitraria, ma si riferisce allaragionevole applicazione delladiscrezionalità tecnica, in relazione

alla specifica situazione produttiva, inconformità al principio generale della“ rappresentazione veritiera e corretta”.

La discrezionalità tecnica è daintendersi nell'identificazione dei costida includere e di quelli da escludereai fini della valutazione dellerimanenze di magazzino. Per quantoriguarda i primi si fa riferimento aiparagrafi D.III. e) f ) e g ) di questodocumento. Per quanto concerne isecondi si fa riferimento ai paragrafiD.III h) i ) l ) e m) di questodocumento.

L'art. 2426 n. 10 del CodiceCivile precisa: “ Il costo dei benifungibili può essere calcolato colmetodo della media ponderata o conquelli “ primo entrato primo uscito ”; o“ ultimo entrato, primo uscito ”; se ilvalore cosí ottenuto differisce inmisura apprezzabile dai costi correntialla chiusura dell'esercizio, ladifferenza deve essere indicata, per categoria di beni, nella notaintegrativa ”.

L'ultimo comma dell'art. 2423 delCodice Civile stabilisce che se casieccezionali richiedono una derogaalle norme inerenti alla formazionedel bilancio, gli amministratori devonoindicare e giustificare le singolederoghe nella nota integrativanonché precisare le eventuali

influenze sul bilancio

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.Il Collegio Sindacale, a normadell'art. 2429, 2o comma del CodiceCivile, deve esprimere il proprioparere in ordine a tali deroghe.

In sostanza:a) non possono essere

effettuate riduzioni arbitrarie delvalore del magazzino; del resto, lariduzione arbitraria sarebbe contrariaai requisiti di “ rappresentazioneveritiera e corretta ” richiesti dall'art.

3  Le deroghe, incluso il cambiamento dei

criteri di valutazione, che sono giustificate da casieccezionali di cui all'ultimo comma dell'art. 2423,costituiranno oggetto di un documento successivo.

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2423 e a quelli di “ evidenza e veritàdegli utili conseguiti ” dall'art. 2217del Codice Civile 4;

b) in caso di minor valorecorrente, rispetto al costo d'acquistoo di produzione, occorre svalutare ilmagazzino; tale minor valore non puòessere mantenuto nei successivibilanci se ne sono venuti meno imotivi;

c ) al fine di evitare la mancataevidenza di riserve occulte, se ilvalore FIFO o LIFO o mediaponderata è inferiore al costocorrente, la differenza deve essereindicata nella nota integrativa.

4. La svalutazione dei valoririferiti alle rimanenze di magazzino

deve essere incorporata a rettificadiretta del valore iscritto nell'attivo.

5. L'art. 2427 n. 1 del CodiceCivile dispone che nella notaintegrativa si indichino “ i criteriapplicati nelle valutazioni delle vocidel bilancio, nelle rettifiche di valore enella conversione dei valori nonespressi all'origine in moneta aventecorso legale nello Stato ”. Pertanto,occorre precisare, per le rimanenzedi magazzino, sia il metodo di

valutazione seguito, sia lemetodologie per la formazione delcosto, sia i criteri per ladeterminazione delle rettifiche divalore.

6. L'art. 2426 n. 12 del CodiceCivile indica che le materie prime,sussidiarie e di consumo possono

4  La determinazione del valore di mercato

implica un procedimento di previsione e di stima.Esempio tipico è dato dalla valutazione delle merci

obsolete o di lento movimento. La presenza dielementi di stima non deve però far venire meno sia ilprincipio della prudenza che quelli dell'imparzialità edella verificabilità. Vedasi il Documento relativo a “Bilancio d'esercizio. Finalità e postulati ”.

essere iscritte nell'attivo ad un valorecostante qualora sianocostantemente rinnovate, ecomplessivamente di scarsaimportanza in rapporto all'attivo dibilancio, semprechè non si abbianovariazioni sensibili nella loro entità,valore e composizione.

Lo stesso articolo indica che talenorma si applica anche alleattrezzature industriali e commerciali;la Relazione Ministeriale dicommento all'art. 2426 ha chiaritotrattarsi di attrezzature minute.

NORME FISCALI 

Le norme fiscali più importanti aifini della rilevazione di eventuali

difformità rispetto alle normecivilistiche ed ai corretti principicontabili relative alle rimanenze dimagazzino vengono qui di seguitobrevemente richiamate:

I. Classificazione e valutazione

Dall'art. 59 e da altri articoli quiespressamente indicati del D.P.R. 22dicembre 1986 n. 917 (Testo Unicodelle Imposte Dirette) e dalle relativeinterpretazioni, si evince, fra l'altro,

che:A. Le rimanenze di magazzino

devono essere classificate ai finidella valutazione fiscale in:

— materie prime e materiesussidiarie;

— semilavorati d'acquisto e diproduzione;

— merci e prodotti finiti alla cuiproduzione e al cui scambio è direttal'attività dell'impresa;

— altri beni mobili acquistati o

prodotti per essere impiegati nellaproduzione.Ciascuna delle classi indicate, ad

eccezione dei semilavorati di

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produzione (prodotti in corso dilavorazione) che hanno untrattamento fiscale particolare,devono essere suddivise in categorieomogenee per natura e valore, ameno che non siano valutate a costispecifici (art. 59 T.U.).

B.I. Indipendentemente dalmetodo di valutazione in sede dibilancio, le rimanenze concorrono aformare il reddito attribuendo aciascuna categoria omogenea unvalore minimo che, a norma dell'art.59 del T.U. non può essere inferioreal minore tra il costo ed il cosiddettovalore normale. Il metodo daapplicare per determinare il costo è ilLIFO a scatti per i prodotti finiti e beni

acquistati o prodotti per essereimpiegati nella produzione. I prodottiin corso di lavorazione si valutanotenendo conto delle spese sostenute.Gli esercenti attività di commercio alminuto, in deroga a quanto sopra,possono valutare le rimanenze dimerce con il metodo del dettaglio(comma 7, art. 59, T.U. 917/1986).Tale metodologia non è prevista dallenuove norme civilistiche sul bilancio,nè è considerata un metodo di costonel presente documento. Inalternativa al metodo LIFO è infinepossibile la valutazione a costispecifici 5.

Se il valore unitario mediodeterminato con il metodo LIFO a

5   Al momento di procedere alla stampa del

presente documento risulta emanato il D.L. 30dicembre 1993, n. 554 che ha apportato modifichealla normativa tributaria in vigore al 29 dicembre1993 in materia di reddito d'impresa. In particolareper quanto concerne la valutazione delle rimanenze ilpredetto decreto, accanto al metodo di valutazionedel LIFO a scatti, ha recepito i metodi della “ media

ponderata ” e del FIFO, previsti dalla nuovanormativa del bilancio che ha introdotto la IV Direttiva CEE nell'ordinamento giuridico italiano.

Il predetto decreto dovrà essere convertito inlegge nel corso del 1994.

scatti, risulta superiore a quellonormale medio dell'ultimo trimestredel periodo d'imposta, la valutazionedelle rimanenze, ai sensi comma 4,art. 59 T.U., può essere effettuatamoltiplicando l'intera quantità deibeni, indipendentemente dal periododi formazione, per il valore normalecosí come definito dall'art 9, comma3 T.U.

ll citato comma 4 prevede cheove si utilizzi il valore normale mediodell'ultimo trimestre dell'esercizio,esso deve essere applicato a tutta laquantità esistente della relativacategoria omogenea. Tale valoresarà fiscalmente mantenuto ancheper gli esercizi successivi (ultimaparte comma 4), sempre che lerimanenze non risultino iscritte inbilancio per un valore superiore.

Si evidenzia che la norma fiscalesi riferisce al valore “ normale mediodell'ultimo trimestre del periodod'imposta ” mentre l'art. 2426 punto 9del Codice Civile si riferisce al “valore di realizzazione desumibiledall'andamento del mercato ”.

Per valore normale si intende “ ilprezzo o corrispettivo mediamentepraticato per i beni e i servizi della

stessa specie o similari, in condizionedi libera concorrenza e al medesimostadio di commercializzazione, neltempo e nel luogo in cui i beni oservizi sono acquistati o prestati e, inmancanza, nel tempo e nel luogo piùprossimi. Per la determinazione delvalore normale si fà riferimento, inquanto possibile, ai listini o alle tariffedel soggetto che ha fornito i beni o iservizi e, in mancanza, alle mercurialie ai listini delle Camere di commercioe alle tariffe professionali, tenendo

conto degli sconti d'uso. Per i beni e iservizi soggetti a disciplina dei prezzisi fa riferimento ai provvedimenti invigore ” (art. 9, 3o comma, T.U.).

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B.II. I prodotti in corso dilavorazione devono essere valutati inbase alle spese sostenutenell'esercizio 6.

B.III. Il costo da utilizzarsi alfine della valutazione delle rimanenzeinclude anche gli oneri accessori didiretta imputazione, esclusi gliinteressi passivi e le spese generali.Possono invece essere inclusi gliinteressi sugli immobili alla cuiproduzione è diretta l'attivitàdell'impresa (art. 76, 1o comma,T.U.).

II. Scelta tra diversi criteri di 

valutazione

Il quarto comma dell'art. 76 T.U.917/1986 precisa: “ In caso dimutamento totale o parziale dei criteridi valutazione adottati nei precedentiesercizi il contribuente deve darnecomunicazione all'ufficio delleimposte nella dichiarazione dei redditio in apposito allegato ”.

6 Circ. Min. n. 40 del 26.11.1981 precisa che “i prodotti in corso di lavorazione ” formano oggetto

di inventario e la loro valutazione al termine delperiodo d'imposta sarà eseguita sulla base deiquantitativi e dei materiali impiegati (materie prime,semilavorati, ecc.), delle ore di lavoro utilizzate e deglialtri costi specificamente imputabili.

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LE RIMANENZE DI MAGAZZINO: DEFINIZIONE DELLE STESSE EDENUNCIAZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI PER LA LORORILEVAZIONE, VALUTAZIONE E RAPPRESENTAZIONE IN BILANCIO

Dopo aver esaminato lalegislazione civilistica, la dottrinaragioneristica, la prassiinternazionale 7 e tenuto conto delDocumento relativo a “ Bilanciod'esercizio - Finalità e postulati ”,vengono enunciati i principi contabiliindicati nei paragrafi successivi,ritenuti corretti ed atti a definire,rilevare, valutare e rappresentare nel

bilancio di esercizio o difunzionamento le rimanenze ogiacenze di magazzino:

A. DEFINIZIONE E

CLASSIFICAZIONE

A.I. Le rimanenze di magazzinoincludono i beni destinati alla venditao che concorrono alla loroproduzione nella normale attivitàdell'impresa.

Generalmente comprendono le

seguenti classi:a) Merci (prodotti acquistati

per la rivendita) e prodotti finiti(manufatti dall'impresa).

b) Semilavorati (parti finited'acquisto e di produzione) 8.

c ) Prodotti in corso dilavorazione (materiali, parti e assiemiin fase di avanzamento).

7 Ivi incluso lo Standard n. 2 dell'International

 Accounting Standards Committee.8

  I semilavorati includono le parti finite diacquisto e di produzione destinate alla fabbricazionedel prodotto finito o ad un ulteriore processointermedio di produzione. Trattasi di parti che hannoidentità fisica e contabile definita.

d ) Materie prime.e) Materie sussidiarie e di

consumo (costituite da materiali usatiindiretttanente nella produzione).

Le rimanenze di magazzino siespongono nello stato patrimonialeseguendo quanto previsto dall'art.2424 C I del Codice Civile:

1. Materie prime d ),sussidiarie e di consumo e).

2. Prodotti in corso dilavorazione c ) e semilavorati b).

3. Lavori in corso suordinazione 9.

4. Prodotti finiti e merci a).5. Acconti 10.

Le rimanenze di magazzino siespongono nel conto economicocomprendendo nel valore dellaproduzione le variazioni dellerimanenze di prodotti in corso dilavorazione, semilavorati e finiti,mentre le variazioni delle rimanenzedi materie prime, sussidiarie e diconsumo e merci sono comprese neicosti della produzione (art. 2425 delCodice Civile).

Le voci sopra indicate possonoessere ulteriormente suddivisepurché non si elimini la vocecomplessiva e l'importocorrispondente. La classificazione piùanalitica, ossia con maggior dettagliodi tutte le classi dalla a) alla e), può

9  L'argomento è trattato da un documento

separato.10  L'argomento è trattato da un documento

separato.

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essere adoperata nei casi in cui essasia significativa tenendo contodell'entità delle classi, dei criteri divalutazione adottati, ecc.

A.II. Normalmente il passaggio

del titolo di proprietà, da un punto divista sostanziale e non solo formale,determina l'inclusione o meno deibeni nelle rimanenze di magazzinoad una certa data, in quanto con lostesso vengono trasferiti i rischirelativi al bene. Il passaggio del titolodi proprietà si considera solitamenteavvenuto alla data di spedizione o diconsegna per i beni mobili, secondole modalità contrattuali dell'acquistoed in base al trasferimento dei rischidal punto di vista sostanziale, ed alla

data della stipulazione del contrattodi compravendita per gli immobili.Pertanto, le rimanenze di magazzinoincludono:

a) Le rimanenze di magazzinopresso gli stabilimenti e magazzinidella impresa, ad esclusione di quellericevute da terzi in visione, in prova,in conto lavorazione e/o deposito,ecc.

b) Le giacenze di proprietàdell'impresa presso terzi in contodeposito, lavorazione, prova, ecc.

c ) Materiali, merci e prodottiacquistati, non ancora pervenutibensí in viaggio quando, secondo lemodalità dell'acquisto, l'impresa hagià acquisito il titolo di proprietà(esempio: consegna stabilimento omagazzino del fornitore).

B. RICHIAMO DEI PRINCIPI

CONTABILI GENERALI

I principi contabili generali opostulati del bilancio d'esercizio, di

cui i principali sono elencati nelDocumento relativo a: “ Bilanciod'esercizio-Finalità e postulati ”,costituiscono i fondamenti dei principi

contabili applicati e vanno tenutipertanto presenti nella valutazionedelle giacenze di magazzino. Inparticolare, si richiamano i principi dicomprensibilità, d'imparzialità, dellaprudenza, di continuità diapplicazione dei principi contabili (iviinclusi i criteri, le procedure ed imetodi di applicazione) 11, dellacompetenza, del costo come criteriobase delle valutazioni di bilanciodell'impresa in funzionamento e dellesue limitazioni, di significatività erilevanza dei dati, di adeguatainformativa della nota integrativa edella verificabilità dell'informazione.

C. RILEVAZIONE DELLE QUANTITÀ

DA VALORIZZAREÈ appena il caso di ricordare che

ai fini della redazione del bilanciod'esercizio occorre procedere, primaancora delle operazioni divalutazione, ad una accuratarilevazione delle quantità dellerimanenze di magazzino davalorizzare. La rilevazione dellequantità da valorizzare può avvenirein base a conta fisica (inventariofisico) da effettuarsi alla data diriferimento del bilancio ovvero a

mezzo di un sistema affidabile discritture contabili di magazzino(rilevazioni permanenti di magazzino)12. L'affidabilità delle rilevazionipermanenti di magazzino vacomprovata dall'impresa, comeregola generale, sulla base di contafisica completa da effettuarsi almenouna volta all'anno in concomitanza

11

  Il trattamento del cambiamento dei critericostituirà oggetto di un documento separato.12  Per alcuni cenni sulle rilevazioni

permanenti di magazzino e sull'inventario a rotazione vedasi l'Allegato II di questo documento.

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con la chiusura dell'esercizio 13 ovvero a data diversa anche arotazione 14. Vi sono tuttavia delleimprese che hanno elaborato sistemidi controllo ovvero metodi dirilevazione delle quantità (esempio:campionamento statistico) cosíaltamente efficaci ed affidabili da nonrendere necessaria la conta fisicaannuale di ciascuna voce digiacenza, ottenendo cosí risultatialtrettanto validi quanto quelli fornitida inventari completi annuali.

D. VALUTAZIONE DELLE

RIMANENZE DI MAGAZZINO

D.I. Premessa

Come in precedenza indicato, ilDocumento relativo a “ Bilanciod'esercizio - Finalità e postulati ”,nell'enunciare i postulati del bilanciod'esercizio stabilisce che il costocostituisce il criterio base dellevalutazioni del bilancio dell'impresa infunzionamento e ne indica le ragionidella scelta. Inoltre, la normativa e lostesso documento sopracitato,indicano che gli utili non realizzatinon debbono essere contabilizzatimentre le perdite e i rischi anche senon definitivamente conosciutidevono essere contabilizzati(principio della prudenza) 15. È

13  In questo documento il termine esercizio

  viene usato come sinonimo di periodoamministrativo.

14  L'inventario a data diversa dalla chiusura

dell'esercizio, anche su base rotativa, presupponel'esistenza di un sistema di controllo ben strutturato edocumentato.

15  Il principio della prudenza è definito nellesue linee generali dal Documento relativo a: Bilancio

d'esercizio Finalità e postulati. Inoltrenell'identificazione dei costi da utilizzare per la valutazione delle rimanenze va tenuto costantementepresente il principio della competenza richiamato nelparagrafo B.

principalmente dalla combinazionedei due predetti postulati chescaturisce il principio generale divalutazione delle rimanenze dimagazzino, descritto nel successivoparagrafo D.II., applicabile in unsistema contabile a valori storici.

D.II. Principio generale di iscrizioneal costo di acquisto o di produzioneovvero al valore di realizzazionedesumibile dall'andamento del mercato, se minore

D.II. a) Le rimanenze dimagazzino sono costi imputabili abeni ancora in giacenza che sirinviano al futuro esercizio in quantosi possono recuperare tramite i ricavidi futuri periodi.

D.II. b) ll principio generale divalutazione basato sui principigenerali sopra richiamati e sulladefinizione precedente può essereenunciato come segue: “ Lerimanenze di magazzino devonoessere valutate al minore tra il costostorico ed il valore di mercato ”. Ilprincipio di valutazione dellerimanenze di magazzino “ del minoretra costo storico (o prezzo di costo o

semplicemente costo) e prezzo dimercato (o semplicemente mercato) ”si fonda sulla teoria che allorquandol'utilità o la funzionalità originariamisurata dal valore (costo) originariosi riduce, si rende necessariomodificare tale valore tramite il valoredi mercato.

La valutazione delle giacenze dimagazzino comporta il riesame deicosti originari o comunque risultantida precedenti valutazioni allo scopodi escludere quelli o quella parte diessi che non potranno essererecuperati. Tale principio si applica atutte le rimanenze di magazzino

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(ossia, alle materie prime, sussidiariee di consumo, semilavorati e prodottiin corso di lavorazione, merci eprodotti finiti).

D.II. c ) Gli stessi criteri di

valutazione si applicano a ciascunadelle voci di magazzinoindipendentemente dalla lorodislocazione fisica.

D.III. Definizione di costo storico

D.III. a) Il costo storico ècostituito dal complesso dei costisostenuti per ottenere la proprietàdelle rimanenze di magazzino nelloro attuale sito e condizione.

D.III. b) ll costo sarà un costo diacquisto per i prodotti acquisiti per larivendita e per i materiali diretti eindiretti - essi pure acquistati - dadestinare successivamente allatrasformazione, ovvero difabbricazione per i prodotti giàtrasformati e per i materiali in corso ditrasformazione industriale.

D.III. c ) Per costo di acquisto siintende il prezzo effettivo d'acquistopiù gli oneri accessori 16. Gli oneri

finanziari sono esclusi sia dalconcetto di prezzo effettivod'acquisto, sia da quello di oneriaccessori. Per costo di fabbricazioneo industriale si intende il costo diacquisto, come precedentementedefinito, più le pure spese industrialidi produzione o di trasformazione.Esso include tutti i costi diretti ed icosti indiretti per la quotaragionevolmente imputabile alprodotto relativa al periodo difabbricazione e fino al momento dal

16 La determinazione del valore da attribuirealle rimanenze ricevute in permuta è trattato neldocumento relativo alle Immobilizzazioni Tecniche.

quale il bene può essere utilizzato;con gli stessi criteri possono essereaggiunti, nei casi e con le condizioniprevisti nel paragrafo D.III m), glioneri relativi al finanziamento dellafabbricazione, interna o presso terzi.Esso esclude i costi di distribuzione.

D.III d ) Il costo d'acquisto deimateriali include, oltre al prezzo delmateriale, anche le spese ditrasporto, dogana e le altre spesedirettamente imputabili a quelmateriale (esclusi gli oneri finanziari)17. I resi, gli sconti, gli abbuoni epremi si portano in diminuzione deicosti. Gli sconti citati sono quellicommerciali 18. Gli sconti cassa sonosolitamente accreditati al conto

economico fra gli altri proventifinanziari all'atto del pagamento dellafattura, a causa della loro naturafinanziaria.

D.III. e) Gli oneri tipicamenteidentificabili come componenti delcosto di fabbricazione o industrialepossono riassumersi nei seguenti:

Costi diretti 

a) Costo materiali utilizzati, ivi

inclusi i trasporti su acquisti(materiale diretto).b) Costo della mano d'opera

diretta, inclusivo degli oneriaccessori.

c ) Semilavorati.d ) Imballaggi.

17  La determinazione dei costi di rimanenzeacquistate in valuta estera viene trattata neldocumento relativo alla conversione di poste dibilancio in moneta non di conto. Le spese diricevimento, immagazzinaggio e movimentazione del

materiale acquistato devono essere preferibilmenteincluse tra le spese generali di produzione.18  Con il termine sconti commerciali ci si

riferisce agli sconti incondizionati in fattura ed aglisconti di quantità.

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e) Costi relativi a licenze diproduzione.

Costi indiretti o spese generali di  produzione o industriali 

19 

a) Stipendi, salari e relativi oneriafferenti la mano d'opera indiretta edil personale tecnico di stabilimento.

b) Ammortamenti economico-tecnici dei cespiti destinati allaproduzione, ad esclusione degliammortamenti stanziati per usufruiredi un beneficio fiscale altrimenti nonottenibile.

c ) Manutenzioni e riparazioni.e) Materiali di consumo.f ) Altre spese effettivamente

sostenute per la lavorazione diprodotti (gas metano, acqua,manutenzione esterna, servizi divigilanza, ecc.).

Le spese generali di produzioneda considerare ai fini dellavalutazione delle rimanenze dimagazzino sono quelle che sirendono necessarie per porre lerimanenze di magazzino nel loroattuale stato e sito 20.

D.III. f ) ll costo diretto della

mano d'opera include la retribuzionedel personale addetto alla produzioneed i relativi contributi sociali cherimangono effettivamente a caricodell'impresa. Le spese generali diproduzione includono tutte le spesedi produzione comuni, che non sonocioè direttamente imputabili aiprodotti ed escludono pertanto il

19  I termini “ costi ” e “ spese ”, “ costi

indiretti ” o “ spese generali di produzione oindustriali ” vengono usati in questo documento

come sinonimi.20 Il costo di fabbricazione esclude i cosí detti

profitti interni (es.: profitti attribuiticonvenzionalmente a determinate divisioni,stabilimenti, all'interno di una singola azienda, ecc.).

materiale diretto e la mano d'operadiretta. Esse possono raggrupparsi inspese variabili, se varianodirettamente con il variare dellaproduzione (materiale di consumo,piccoli attrezzi, ecc.), spese fisse senon si modificano sensibilmente colvariare del volume di produzione(ammortamento, affitto,assicurazione, supervisione, ecc.).

D.III g ) L'imputazione dellespese generali industriali si effettuacon criteri rispondenti allecaratteristiche peculiari del processoproduttivo di ogni singola impresa.

Le spese generali di produzionesi analizzano per determinare qualihanno contribuito a portare le

giacenze di magazzino nel luogo enelle condizioni in cui sono nelmomento considerato e quali non vihanno contribuito. Le primeconcorrono a far parte dei costi ditrasformazione, le seconde vannoescluse. Si escludono pertanto lespese di natura eccezionale oanomale; ad esempio: le spese ditrasferimento di un impianto da unostabilimento ad un altro, le spese diriparazione di natura eccezionaledovute ad incendi, agli uragani, ecc.Altri tipi di spese, quali quelle relativeall'ufficio spedizione, si riferiscono piùappropriatamente alle merci speditee pertanto si escludono dalle spesegenerali di produzione da imputarsialle rimanenze di magazzino.

Le spese generali di produzionesono distribuite sui prodottigeneralmente usando percentualiprefissate basate su un previstovolume di spese relative ad un livellonormale di produzione, ovvero sullabase di dati consuntivi. Inquest'ultimo caso però va tenutapresente la capacità produttivanormale degli impianti.

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L'obiettivo dell'utilizzo dellacapacità produttiva normale è quellodi caricare a spese di periodo il costodella capacità non utilizzata. Lacapacità produttiva normalerappresenta la potenzialità (in molticasi espressa in ore dirette)dell'impianto a produrre conragionevoli livelli di efficienzaindipendentemente dalla disponibilitàdegli ordini; essa è inferiore allacapacità massima teorica in quantoda essa devono essere dedotti itempi dei fermi per riparazione,indisponibilità di materiale o manod'opera, altre cause di interruzionenon prevedibili, ecc 21.

I parametri di distribuzionesolitamente usati sono le ore direttedi mano d'opera o il costo della manod'opera diretta; sono però usatianche altri parametri, quali le oremacchina, il costo primo (cioè ilmateriale diretto e la mano d'operadiretta). In alcuni casi sarà piùappropriato utilizzare percentuali diassorbimento per reparto o gruppi direparti.

Ai fini della valutazione dellerimanenze di magazzino, lepercentuali di assorbimento delle

spese generali di produzione vannoriesaminate. Nel caso in cui sianostate usate percentuali prefissate,bisognerà che le spese ed i volumi diproduzione previsti siano realistici.Nel caso in cui le spese generali diproduzione vengano distribuite sudati consuntivi sarà necessarioverificare che essi riflettano unasituazione produttiva normale.

21  Possono essere di ausilio nelladeterminazione della capacità produttiva normale

degli impianti la potenzialità di massima teorica, lacapacità prevista ed assunta a base dello stato diprevisione (budget) per l'esercizio in corso e lacapacità consuntiva dell'esercizio in corso o degliesercizi precedenti.

Nel caso in cui, per varie ragioni,non si raggiunga lo sfruttamento dellacapacità produttiva normale di unimpianto, la ripartizione delle spesegenerali di produzione sul numero diore effettivamente lavorate o su unvolume di produzione sensibilmenteinferiore ai livelli normali per quell'impianto si concretizzerebbenell'attribuzione alle rimanenze dimagazzino di maggiori costi dovuti almancato utilizzo della capacitàproduttiva normale. Ciò non èaccettabile ai fini della valutazionedelle rimanenze in quanto il costorelativo al mancato utilizzo dellacapacità normale rispecchia lecondizioni di svolgimentodell'esercizio in cui si è verificato equindi è un componente negativo direddito che va riconosciutonell'esercizio medesimo e non vadifferito all'esercizio successivo. Inaltri termini, la valutazione delmagazzino, per quanto concernel'imputazione delle spese generali diproduzione, si effettua tenendopresente che la porzione di costo daimputare è funzione dellosfruttamento della capacità produttivanormale e di un normale carico di

spese di produzione. Vanno quindiesclusi dalla valutazione delmagazzino tutti quei costi anomalicome quelli relativi a impianti emacchinari inattivi, scioperi, ecc. iquali rappresentano elementi negatividi reddito dell'esercizio in cui sonostati sostenuti e non sono pertantodifferibili all'esercizio successivo. Inogni caso, il costo non può eccedereil valore di mercato come verràdefinito successivamente.

D.III. h) Oltre alle spese diproduzione anomale, anche le spesegenerali ed amministrative, i costi di

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distribuzione (o spese di vendita) e lespese di ricerca vanno esclusi dallavalutazione delle rimanenze mentregli oneri finanziari possono essereinclusi, esclusivamente nei casiprevisti dal paragrafo D.III. m).

D.III. i ) I motivi per l'esclusionedelle spese generali e amministrativee di vendita dalla valutazione deisemilavorati, prodotti in corso dilavorazione e dei prodotti finitipossono cosí riassumersi:

— le spese generali edamministrative non costituisconooneri specificatamente sostenuti per portare le rimanenze al loro attualesito e condizione ma si riferiscono afunzioni comuni dell'impresa nella

sua interezza e come tali esserappresentano componenti negatividel reddito dell'esercizio in cui sisono rilevate. Trattasi di spese digestione di preminente naturaricorrente, che l'impresa devecomunque sostenere, cioè di spesedi periodo;

— le spese di vendita siriferiscono all'attività distributivadell'impresa e pertanto per definizione non sono costiinventariabili ai fini della valutazionedelle rimanenze.

D.III. l ) Vari e complessi sono iproblemi relativi allacontabilizzazione delle spese diricerca e sviluppo che saranno trattatiin un documento separato. Vatuttavia anticipato che le spese diricerca e sviluppo vanno escluse dalcosto delle rimanenze di magazzino.Tale principio si è sviluppato inquanto nella maggioranza dei casi lespese per ricerca e sviluppo

sostenute in un determinato esercizionon sono associabili con lerimanenze dello stesso esercizio.

Tali spese non vanno invececonfuse con quelle di progettazionesostenute per specifici ordini diclienti; detti costi invece costituisconocosti di commessa.

D.III. m) Varie sono le teorie sucui si basa l'esclusione degli onerifinanziari dalla valutazione dellerimanenze. Secondo una prima, talioneri non possono costituire parte delcosto delle rimanenze in quantotrattasi di oneri di natura ricorrente.Per di più esiste una difficoltàobiettiva nell'individuare quella partedei predetti oneri realmentesostenuta per finanziare le rimanenzedi magazzino. Tale difficoltà nellageneralità dei casi rende arbitraria

l'imputazione. Una seconda teoria sibasa sulla scelta delle fonti difinanziamento. La scelta risulta da uncalcolo di convenienza. Aumentare ilcapitale e remunerarlo con undividendo ovvero ricorrere al creditoesterno e pagare un interesse alfinanziatore al posto del dividendoall'azionista è un problema di scelta.Tale scelta riguarda la gestione per quanto concerne gli amministratori,riguarda le alternative d'impiego per quanto concerne gli azionisti.L'interesse sul capitale preso aprestito rappresenta il costo per l'indisponibilità di un maggior capitalee come tale è un componentenegativo del reddito.

Di conseguenza, nelladeterminazione del costo dellerimanenze gli oneri finanziari, comeregola generale, vanno esclusi.Tuttavia, in quei casi in cui unfinanziamento è stato chiaramenteassunto a fronte di specifiche vociche richiedono un processoproduttivo di vari anni prima di poter essere vendute (ad esempio nel casodi invecchiamento del brandy) si

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possono includere i relativi interessipassivi tra i costi limitatamente alperiodo di produzione, semprechèl'onere degli interessi sia statorealmente sostenuto, il costo più gliinteressi non ecceda il valore netto direalizzo ed il fatto dellacapitalizzazione venga chiaramenteesposto nella nota integrativa 22.

D.IV. Metodi di determinazione del costo (o flusso di costi) ai fini dellavalutazione delle rimanenze di magazzino

D.IV. a) Parte generaleLa valutazione delle rimanenze

di magazzino presupporrebbel'individuazione e l'attribuzione alle

singole unità fisiche dei costispecificamente sostenuti per le unitàmedesime. Tale individuazione edattribuzione, però, non è di solitopraticamente attuabile a causadell'entità delle rimanenze e dellaloro velocità di rotazione. Pertanto,dal punto di vista pratico vengonoeffettuate delle assunzioni sul flussodelle rimanenze e dei costi cuicorrispondono altrettanti metodi ocriteri alternativi di determinazionedel costo. La specifica identificazione

del costo e le predette assunzionisono qui di seguito riportate ecorrispondono ai corretti metodi ocriteri alternativi di determinazionedel costo:

— Specifica identificazione delcosto. Detto metodo identifica isingoli beni acquistati ed i relativicosti. Il criterio dell'identificazionespecifica può essere adottato solo sele voci delle rimanenze non sonointercambiabili.

22  La determinazione degli interessi passivicapitalizzabili è trattata nel documento relativo alleimmobilizzazioni tecniche.

— Primo entrato, primo uscito,detto anche FIFO (first-in, first out  -gli acquisti o le produzioni più remotisono i primi venduti). Secondo talemetodo viene assunto che le quantitàacquistate o prodotte in epoca piùremota siano le prime ad esserevendute od utilizzate in produzione;per cui restano in magazzino lequantità relative agli acquisti o alleproduzioni più recenti.

— Costo medio ponderato.Secondo tale metodo le quantitàacquistate o prodotte non sono piùindividualmente identificabili e fannoparte di un insieme in cui i beni sonougualmente disponibili.

— Ultimo entrato, primo uscito,detto anche LIFO (last-in, firsr out  -gli acquisti o le produzioni più recentisono i primi venduti). Tale metodoassume che le quantità acquistate oprodotte più recentemente siano leprime ad essere vendute od utilizzatein produzione; per cui restano inmagazzino le quantità relative agliacquisti o alle produzioni più remote.

I quattro predetti metodialternativi descritti, in caso di stabilitàdei prezzi, producono risultati similari;in periodo di prezzi ascendenti o

discendenti, invece, di solitoproducono risultati diversi.La determinazione dei costi con i

predetti metodi generalmente si faper singola voce di magazzino 23.

23  Con il termine voce di magazzino si

intende nella generalità dei casi la quantità (espressain numero, chili, metri, ecc.) di un bene distintamenteidentificabile. (Da un punto di vista pratico siindividua con il codice manuale o meccanografico,ecc.). Possono esservi dei casi in cui per ragioni diordine pratico possono essere effettuate ai fini della valutazione delle giacenze dei raggruppamenti di vocimolto simili per natura merceologica e costo

individuale sempre che tali raggruppamenti nonproducano scostamenti sensibili rispetto ad una  valutazione voce per voce. Nel caso dellametodologia a costo FIFO o medio i predettiraggruppamenti sono di solito limitati a beni giacenti

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D.IV. b) Metodo FIFOIl metodo FIFO rispecchia

l'andamento dei prezzi di mercato,appunto perché valuta il magazzinoai costi più recenti. Tale metodoinoltre in molti casi rispecchia conuna certa approssimazione il flussofisico delle voci di magazzino. Essoassume che gli elementi di costoseguano un ordine cronologicodeterminato dalla data del lorosostenimento. Nel caso in cui il flussofisico è realmente quello chepermette di alienare le voci diacquisto più remoto, il metodo FIFOapprossima quello della specificaidentificazione del costo. Il costoFIFO tende a contrapporre nel contoeconomico a ricavi recenti costi menorecenti. In altri termini, i costivengono contrapposti ai ricavinell'ordine in cui tali costi vengonosostenuti. La valutazione dellerimanenze a fine esercizio colmetodo FIFO assume che esse sianocostituite dalla sommatoria dei costipiù recenti; pertanto, per lavalutazione delle rimanenze dimagazzino con tale metodo siassegnano prima gli ultimi costisostenuti per le ultime quantità

acquisite (acquistate o prodotte)nell'esercizio a corrispondentiquantità in giacenza; poi i penultimicosti sostenuti per le penultimequantità acquisite, e cosí via fino acoprire tutte le quantità in giacenza.Ad esempio, nel caso di un materialeacquistato, la valutazione con ilmetodo FIFO si fa sulla base deicosti delle fatture fornitori degliacquisti più recenti partendo

in rilevanti quantità ma di valore unitario molto

basso. Per quanto concerne il metodo LIFO, invece,la costituzione di famiglie o categorie omogenee, acausa della peculiarità della metodologia stessa, puòassumere maggiore rilevanza pratica e si fariferimento all'apposita sezione di questo documento.

dall'ultima fattura e procedendo aritroso nel tempo in modo da coprirela quantità in magazzino con lequantità ed i relativi costi delle fatturefornitori più recenti. L'uso della solafattura d'acquisto più recente èinaccettabile, in quanto conduce arisultati erronei se la quantitàdell'ultima fattura è inferiore allagiacenza della voce da valutare e ilcosto delle fatture precedentinecessarie per coprire la quantitàdella voce in magazzino è diverso dalcosto riflesso nell'ultima fattura inmodo tale da produrre significativedifferenze nella valutazione 24.

D.IV. c ) Metodo del costo

medio ponderatoIl costo medio ponderatoconsidera le unità di un beneacquistato o prodotto a date diverseed a diversi costi come facenti partedi un insieme, in cui i singoli acquistie le singole produzioni non sono piùidentificabili ma sono tutti ugualmentedisponibili. Detto metodo cerca dilivellare i movimenti nei prezzi per cuiesiste differenza tra i prezzi piùrecenti ed i costi medi.

Il costo medio può essereponderato:

24 Esempio di valutazione FIFO applicata alla

 voce A in giacenza: 2.000 unità

 Acquisti dell'esercizio:Gennaio 500 100Marzo 1.000 105Giugno 1 000 110Dicembre 1.500 120

Computo costo della giacenza 1.500 x 120 = 180.000500 x 110 = 55.000

235.000

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1. Per movimento: in tal caso ilcosto medio è calcolato subito dopoogni singolo acquisto e le venditevengono scaricate con il costo mediocalcolato dopo l'ultimo acquistoeffettuato. Al momento delricevimento il costo medio vienedeterminato dividendo il costo totaledelle unità residue prima dell'ultimoricevimento più il costo delle ultimeunità ricevute per il totale delle unitàresidue dopo l'ultimo ricevimento 25.

2. Per periodo: in tal caso allequantità ed ai costi in inventarioall'inizio del periodo si aggiungono gliacquisti o la produzione di un periodo(mese, trimestre, ecc.) e sideterminano i nuovi costi medi

ponderati 26.

25 Esempio di calcolo di media ponderata per

movimento applicata alla voce A in giacenza

Quantità Costounitario Ammontare CostomedioRimanenzedell'esercizio

100 100 10.000 100

Primo acquisto 100 120 12.000200 22.000 110

Primo prelievo 50 110 5.500150 16.500

Secondo acquisto 150 150 22.500

300 39.000 130Secondo prelievo 100 130 13.000Rimanenze alla finedel periodo

200 26.000 130

26 Esempio di calcolo di media ponderata per

periodo applicata alla voce A in giacenza

Quantità Costounitario Ammontare CostomedioRimanenze all'iniziodel periodo

100 100 10.000 100

 Acquisti del periodo100 120 12.000150 150 22.500350 44.500 127

Prelievi del periodo 150 127 19.050Rimanenze alla finedel periodo

200 25.450 127

Tale secondo metodo èovviamente più pratico del costomedio ponderato per movimento.

La ponderazione può quindiessere calcolata su base annuale omensile o di altro periodo (es.trimestrale) ovvero di volta in voltache le voci vengono acquistate oprodotte, a seconda dellecaratteristiche dell'attivitàdell'impresa.

D.IV. d ) Metodo LIFOd.1. Il metodo LIFO tende a

contrapporre costi correnti (piùrecenti) a ricavi correnti (più recenti).Per cui, in fase di prezzi ascendenti ilmetodo LIFO attenua gli effettidell'inflazione sui risultati

dell'esercizio rispetto al metodo FIFOod al metodo del costo medio; in fasedi prezzi ascendenti, infatti, il LIFO hal'effetto di contrapporre nel contoeconomico ai ricavi costi più recenti equindi un maggior costo. Ciò mitigal'effetto degli eventuali cosiddetti “profitti di magazzino ” che potrebberoessere originati nel conto economicodai metodi FIFO e medio, in caso diprezzi crescenti. Questi ultimi duemetodi infatti, con diversa intensità,mentre tendono a esporre nello statopatrimoniale costi più recenti,tendono invece in caso di prezzicrescenti a contrapporre nel contoeconomico ai ricavi gli acquisti menorecenti e quindi un minor costo.

Per le ragioni anzidette, ilmetodo LIFO viene considerato infase di prezzi ascendenti come unostrumento di parziale adeguamentodel conto economico al mutato livellogenerale dei prezzi. Tale metodoperò produce risultati distorsivi sullo

stato patrimoniale, che possonoessere veramente rilevanti, poichéesso tende ad esporre in fase diprezzi crescenti un valore (costo

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LIFO) che è sostanzialmente inferioreai costi attuali. Per cui, il metodoLIFO rappresenta un avvicinamentoal costo di sostituzione per gli effettiche produce nel conto economico,ma origina, nel caso di prezzicrescenti, un valore di magazzinonello stato patrimoniale inferiore aicosti attuali (valore distorto).

In caso di prezzi discendenti ilmetodo LIFO ha l'effetto dicontrapporre ai ricavi nel contoeconomico i prezzi più bassilasciando i più elevati nel magazzino,che dovranno però essere ridotti almercato in sede di valutazione. llmetodo LIFO inoltre in molti casi nonapprossima il flusso fisico delle vocidi magazzino 27.

d.2. A causa appunto degli effettidistorsivi prodotti dal LIFO sullo statopatrimoniale, menzionati nelparagrafo precedente, per ovviarealla riduzione di significativitàdell'ammontare delle rimanenze inesso esposte va indicato nella notaintegrativa il valore delle rimanenzedi magazzino (per categorie di beni)al minore tra costi correnti alla data dibilancio e mercato 28, 29 nei casi in cuitale valore si discosti sensibilmente

dalla valutazione a costo LIFO

30

.Tale informativa va fornita anche

nei casi in cui le rimanenze va1utateal costo FIFO o medio ponderato sidiscostino in misura apprezzabile dalvalore corrente, come richiestodall'art. 2426, n. 10 del Codice Civile.

27  In molti casi, infatti, i beni venduti o

utilizzati nella produzione sono quelli acquistati oprodotti in epoca più remota.

28 Come definito in questo documento.29

  Richiesta di tipo similare d'informativa ècategorica nell'International Standard 2dell'International Accounting Standards Committee.

30  La disponibilità di tali dati è infatti

indispensabile almeno per la gestione aziendale.

d.3. La valutazione a LIFOpresuppone di fissare la quantitàbase, che solitamente è la quantità ingiacenza all'inizio dell'esercizio in cuiviene applicato il LIFO per la primavolta. Tale quantità solitamente varianegli esercizi successivi. Nel caso incui al termine di un esercizio si abbiauna quantità inferiore a quellaesistente all'inizio dell'esercizio, ed iprezzi sono crescenti, il meccanismodel LIFO interrompe il suo effetto distrumento di parziale adeguamentodel conto economico al livellogenerale dei prezzi ed accredita alconto economico i minori costi LIFOdell'esercizio precedente per laquantità che si è ridotta. Laconoscenza di tale effetto sui risultatidell'esercizio è importante se talebeneficio è significativo e va pertantoindicato nella nota integrativa. Taleeffetto si determina, identificando lequantità ed i costi (delle classi o stratidi LIFO) delle rimanenze iniziali chesi sono ridotte e moltiplicando lequantità ridotte per la differenza tra icosti correnti alla chiusuradell'esercizio ed i costi LIFOdell'esercizio precedente relativi allequantità che si sono ridotte. Il

risultato che cosí si ottienerappresenta il maggiorcosto chel'impresa dovrebbe sostenere per ripristinare le quantità iniziali 31.

d.4. Con il metodo LIFO “ ascatti ” 32 la valutazione delle

31  Si adottano i costi correnti per la

determinazione di tale effetto, in quanto se si fosseroacquistate le quantità necessarie per mantenere quelleesistenti all'inizio dell'esercizio, i relativi costi perl'acquisto di tali ulteriori quantità sarebbero statiaddebitati al conto economico, mentre la quantità alla

fine dell'esercizio sarebbe stata valutata utilizzando glistessi costi delle quantità iniziali.32  Il LIFO dovrebbe da un punto di vista

strettamente teorico, essere applicato in modo “continuo ”, ossia la valutazione a LIFO dovrebbe

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rimanenze a fine esercizio vieneeffettuata nel modo seguente,assumendo prezzi crescenti:

1) si confronta la quantità di unavoce 33 giacente a fine esercizio con

quella all'inizio;2) nel caso in cui la quantità allafine dell'esercizio ecceda quellaall'inizio, la quantità pari a quella

essere applicata ad ogni singolo movimento (acquistoo vendita). Tale metodo è ovviamente molto oneroso.

33 La valutazione delle giacenze di magazzino

al LIFO per essere svolta in modo ortodosso vaeffettuata voce per voce, identificando nell'ambitodella voce le singole classi o strati LIFO edutilizzando i relativi costi e quantità. Si raccomandauna sempre crescente adozione di tale valutazioneanalitica per eliminare le possibilità di ulteriori effetti

distorsivi del LIFO. Tuttavia allo scopo di facilitarel'adozione della metodologia LIFO si ritengonoaccettabili allo stato attuale le seguenti due tecniche enel frattempo si auspica il cambiamento verso una  valutazione analitica da parte delle impreseamministrativamente più dotate:

  — costituzione di famiglie o categorieomogenee: è accettabile effettuare la valutazione perfamiglie o categorie omogenee che abbiano logica daun punto di vista economico-tecnico, che raggruppicioè, voci molto simili per natura merceologica ecosto o di uguale costo ma diversa naturamerceologica con l'obiettivo di facilitarel'applicazione della metodologia senza produrrerisultati fortemente distorsivi. La logica pratica datenere sempre presente alla formazione delle

categorie è quella di mettere insieme beni la cui valutazione aggregata tenda a non discostarsi in modosignificativo da una valutazione voce per voce;

 — l'uso della media ponderata dei costi LIFOdelle giacenze all'inizio dell'esercizio al posto dei costidei singoli strati LIFO: per ragioni di ordine pratico ilLIFO viene talvolta applicato utilizzando anzichè glistrati LIFO, il costo medio ricavato dividendo il  valore LIFO della voce all'inizio dell'esercizio per laquantità alla stessa data. Tale metodologia puòcondurre a valori di costo LIFO differenti da quelliche si sarebbero ottenuti applicando i costi e lequantità delle singole classi o strati LIFO componentile giacenze iniziali. In particolare, nel caso di prezzidecrescenti e di riduzioni di quantità si avrebbe unrisultato d'esercizio superiore a quello che siotterrebbe applicando le singole classi o strati LIFO.

Nel caso dovesse essere adottata tale metodologia,menzione ne va fatta nella nota integrativa. Varicordato che il mantenimento e l'utilizzo delle classio strati LIFO sono richiesti dall'art. 59 del T.U.917/86.

dell'inizio dell'esercizio si valorizzacon il costo a quella data, mentrel'incremento di quantità si valorizzacon uno dei procedimenti descrittisuccessivamente; in tal modo, ogniincremento di fine eserciziocostituisce una classe (o strato) LIFOdi va-lutazione. Ne consegue che nelcaso in cui la quantità alla fine diqualsiasi esercizio ecceda quellaall'inizio dell'esercizio, la quantità paria quella all'inizio dell'esercizio sivalorizza mantenendo i costi e lequantità delle classi (o strati) LIFOche compongono le giacenze iniziali34, mentre l'incremento si valorizzacon uno dei procedimenti descrittisuccessivamente.

3) nel caso la quantità alla finedell'esercizio sia inferiore a quellaall'inizio si valorizza la quantità di fineesercizio utilizzando i costi e lequantità delle singole classi LIFO piùremote componenti le rimanenzeall'inizio dell'esercizio 35.

Nel caso i prezzi alla finedell'esercizio siano inferiori ai costisostenuti si pone il problemadell'adeguamento al mercato di cui sidirà successivamente.

4) gli incrementi di quantità 36 

possono essere valutati con uno deiseguenti criteri alternativi dautilizzarsi con costanza nel tempo.

a) Valutando l'incremento diquantità (strato “ LIFO ”) di ognisingola voce in magazzino a fineesercizio rispetto alle rimanenzeall'inizio dell'esercizio con i costirelativi ai primi acquisti avvenutinell'esercizio.

34  Vedasi nota 32.

35  Vedasi nota 32.36 In qualche paese (ad esempio Stati Uniti) il

LIFO viene applicato soltanto sul valore (Dollar - Value method).

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  b) Valutando l'incremento diquantità di ogni singola voce inmagazzino a fine esercizio al costomedio degli acquisti dell'esercizio.

L'alternativa a) è la più logica inquanto è maggiormente in aderenzaalla teoria del LIFO. L'alternativa b) sibasa invece sulla teoria che il LIFO ascatti è una forma particolare di LIFOapplicato non sul singolo movimentobensí sul gruppo di movimentiavvenuti in un periodo di tempo epertanto si basa sulla media dei costidi tali movimenti. L'alternativa b) èconforme alla normativa fiscale 37  38.

D.IV. e) Flusso dei costi nellavalutazione dei prodotti in corso dilavorazione e dei prodotti finiti.

37 Esempio di valutazione al LIFO a scatti

applicato ad una singola voce

QuantitàCostounitario

 Ammontare

Costomedio

Rimanenze iniziali199X 

1.000 100 100.000

 Acquisti:Primo acquisto 500 110 55.000Secondo acquisto 200 120 24.000  Terzo acquisto 300 130 39.000Quarto acquisto 200 140 28.000

1.200 146.000 121Rimanenze finali

199X 

1.250

 Valorizzazione:  Alternativa A 1.000 100 100.000(Incrementocomputato con ilmeLIFO)

250 110 27.500

127.500  Alternativa B 1.000 100 100.000(Incrementocomputato con ilmedel costo medio)

250 121 30.250

130.250

38  Talvolta, per ragioni di ordine pratico vieneseguita la prassi di valutare gli incrementi ad un costo

FIFO. Si considera accettabile tale prassi per lasciarela possibilità di adottare per la valutazione degliincrementi uno degli stessi criteri di valutazionedisponibile per la valutazione delle rimanenze (LIFO,medio ponderato o FIFO).

Il flusso dei costi va dal momentoin cui vengono sostenuti al momentoin cui vengono contrapposti ai relativiricavi. Nella determinazione dei costisi assume che il flusso prescelto(FIFO, LIFO, costo medio ponderato)segua il ciclo produttivo dell'impresa.A titolo indicativo, si assume che ilcosto della materia prima segua ipassaggi dalle materie prime aiprodotti in corso di lavorazione equindi ai prodotti finiti. Ad esempio:per un'impresa industriale chemantiene le materie prime a costomedio ponderato ed ha un sistema acommesse per i prodotti finiti, il costodelle materie prime da imputare allecommesse è il costo medioponderato con cui quella materiaprima viene prelevata e scaricata dalrelativo magazzino. Per un'impresaindustriale le cui rimanenze dimagazzino sono costituite solo damaterie prime e da prodotti finiti eche valuta tali rimanenze a costoFIFO, i costi con cui si valutano lematerie prime che compongono iprodotti finiti sono quelli con cui sonostate scaricate le materie prime. Lavalorizzazione con il metodo FIFOdelle materie prime come tali e

materie prime incorporate nei prodottifiniti si effettua tenendo presente cheacquisti più recenti alimenterannoprima le rimanenze di materie primecome tali, mentre gli acquistiantecedenti quelli più recenticopriranno le materie primeincorporate nei prodotti finiti (in altritermini, il costo da utilizzare per lavalutazione delle materie primeincluse nel prodotto finito è il costoche si dovrebbe usare se siapplicasse il metodo di costo FIFO

alla quantità totale di una certamateria prima ottenuta sommandoalla quantità di quella data materiaprima giacente nel magazzino

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materie prime, la quantità di quellastessa materia inclusa nei prodottifiniti in giacenza). In pratica, siadottano dei costi che approssimanocon ragionevolezza tali flussi.

D.IV. f ) Raffronto tra i metodi dicosto

Metodo del costo medioponderato rispetto al costo FIFO o alcosto LIFO: media le fluttuazioni deiprezzi.

Metodo del costo FIFO rispettoal costo LIFO o al costo medio: tendea contrapporre ai ricavi più recenti(cioè più vicini alla chiusuradell'esercizio) costi più remoti;pertanto, tale metodo potrebbecomportare un aumento di utiliquando i prezzi aumentano ed unadiminuzione di utili quando i prezzidiminuiscono. Fa esporre nello statopatrimoniale le rimanenze dimagazzino a costi storici recenti.

Metodo del costo LIFO rispetto alcosto medio o al costo FIFO: tende acontrapporre ai ricavi più recenti costipiù recenti; pertanto, tale metodotende a comportare una riduzione diutili quando i prezzi aumentano ed unaumento di utili quando i prezzidiminuiscono. Il metodo del costoLIFO mitiga l'effetto degli eventualicosiddetti “ profitti di magazzino ” chepossono essere originati nel contoeconomico, sebbene con diversaintensità, dai metodi di costo FIFO emedio, in caso di prezzi crescenti. Ilmetodo del costo LIFO però creadistorsioni sullo stato patrimonialemostrando in caso di prezzicrescenti, un ammontare di

rimanenze di magazzino a costiinferiori (talvolta notevolmente) aicosti storici recenti; determina inoltre,in fase di prezzi crescenti, effetti

positivi sul conto economico nel casoin cui le quantità alla finedell'esercizio si riducono rispetto aquelle all'inizio dell'esercizio.

Metodo dei prezzi al dettaglio (“Retail-Method ”) e Costi standard 39.

Non costituiscono un metodo dicosto; devono produrre risultatisimilari al costo FIFO, LIFO o medioper essere accettabili ai fini dellavalutazione delle rimanenze dimagazzino.

D.V. Sistemi di determinazione dei costi dei semilavorati, prodotti incorso di lavorazione e prodotti finiti 

I costi di trasformazione per lavalutazione di semilavorati, prodotti in

corso di lavorazione e prodotti finitisono solitamente ottenuti con uno deiseguenti due sistemi di contabilitàindustriale: a commessa o per processo industriale 40. Tali due

39  Le imprese che operano nel settore dellagrande distribuzione, a causa del rilevante numero diarticoli trattati, applicano talvolta un procedimento,conosciuto con il nome di metodo del dettaglio (“retail method ”), allo scopo di facilitare la valutazionedelle giacenze fisiche soprattutto nei negozi di  vendita. Secondo tale procedimento l'impresa

mantiene registrazioni contabili che rilevano pergruppi merceologici di merci le rimanenze iniziali e gliacquisti sia al costo che al prezzo di vendita.

Da tali dati si ricava un margine o percentualedi ricarico per gruppi merceologici di merci. Lequantità inventariate si valutano in base ai prezzi di  vendita e gli ammontari risultanti vengono poiscontati al costo utilizzando i margini dei vari gruppidi merci. Trattasi quindi di un procedimento dideterminazione del costo e non di un metodo dicosto di per sè. Infatti il “ retail-method ” può essereapplicato in modo da produrre valori assimilabili alcosto LIFO, FIFO o medio. I metodi di costorestano solo quelli trattati in questo documento. Disolito, il metodo del dettaglio viene utilizzato pergenerare risultati simili al costo FIFO. Tale

procedimento di determinazione del costo è previstoanche dalla normativa fiscale art. 59, 7o comma. T.U.40 I sistemi di contabilità industriale in pratica

possono rappresentare combinazioni o modificazionidei due sistemi. Inoltre, essi vanno dalle forme più

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sistemi possono essere tenuti a costiconsuntivi ovvero a costi standard.L'utilizzo di costi standard richiedeuna struttura contabile che consental'adeguato raggiungimento degliobiettivi di contabilità industriale per iquali i costi standard vengonointrodotti. Per tale ragione a finiespositivi in questo documento i costistandard vengono considerati comeun sistema di contabilità industriale enon come criterio di valutazione.

I costi accumulati nei due sistemidi contabilità industriale, come definitie chiariti in precedenza, si riferisconoai materiali, alla mano d'opera ed allespese generali di produzione. Ilflusso di tali costi, come si è dettodianzi, va dal momento in cuivengono sostenuti al momento in cuivengono contrapposti ai relativi ricavi.

a) Con il sistema a commessai costi vengono accumulati per unlotto di una o più voci prodotte o unitàdi servizio reso. La caratteristica difondo del sistema per commessa èche i costi sono identificati per ciascun ordine o lotto. Tale sistemadi costo è usato nelle produzioni incui i costi possono essere identificatiper prodotto. Il materiale e la mano

d'opera vengono registrati acommessa sulla base dei costieffettivi sostenuti, sebbene possanoadottarsi degli standard di quantità ecosto del materiale e di ore e costodella mano d'opera. Le spesegenerali di produzione vengonoimputate a commessa sulla basedelle percentuali prefissaterapportate alle ore di mano d'operadiretta, al costo della mano d'operadiretta, alle ore macchina, ecc. Nelcaso in cui la commessa si riferisca a

diverse unità che verranno prodotte

semplici a quelle più complesse a seconda dellecaratteristiche dell'impresa.

frazionatamente nel tempo, il costodelle unità già prodotte si determinasulla base dei preventivi di costo,medie e stime di costo acompletamento. Le commesseconsentono di comparare i costi divari ordini, di giudicarne la redditivitàe di fornire alcuni elementi validi per preparare i futuri preventivi. I costiaccumulati alla commessa sianalizzano per esercitare dei controllisui medesimi e per individuare glisprechi e le cause di anomalie. Ipreventivi utilizzati per tali commessedevono essere correntementeaggiornati.

b) Il sistema di costo per processo industriale è un metodo dicontabilità che accumula i costi per procedimento o reparto e determina icosti medi delle unità prodotte. Talesistema di costo viene usato nel casodi processi produttivi continuativi eper prodotti omogenei, quali adesempio quelli dell'industria chimica,della carta, del cemento, ecc.L'attività industriale viene divisasolitamente in reparti o processi diproduzione e servizi di produzione,ed i costi vengono rilevati nellostesso modo. I costi relativi ai servizi

di produzione vengono poi distribuitisui costi per reparto di produzionesulla base di parametri: consumi,tempo, ecc. Le quantità prodottevengono rilevate giornalmente osettimanalmente. Periodicamente, disolito mensilmente, vengono calcolatii costi medi delle unità prodotte per reparto o processo di produzione. Icosti accumulati per processo oreparto vengono caricati ed aggiuntiai costi dei successivi reparti oprocessi.

c ) L'uso dei costi standard si èaccompagnato allo sviluppo delcontrollo di gestione. Scopoprincipale dei costi standard è quello

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di pianificare le operazioni e dicontrollare i costi. Il sistema a costistandard è un metodo di contabilitàindustriale secondo il quale i costiconsuntivi vengono comparati concosti predeterminati, detti appuntostandard. Il costo standard di ciascunprodotto viene determinato in anticiporispetto alla produzione tramite l'usodi specifiche tecniche, elenchimateriali, ore normali di lavoro, incondizioni normali o predeterminatedi utilizzo della capacità produttivadegli impianti. Una volta preparati icosti standard, si rende necessarioaccertare come tali costi diverganodai costi consuntivi, cioè accertarel'entità delle varianze o scostamenti ovariazioni. Tali varianze vengonoaccumulate in conti ed analizzate per individuare le cause che hannooriginato gli scostamenti, in modo daintraprendere l'azione correttiva. Inaltri termini, i costi standardrappresentano uno strumento dicontrollo, per misurare l'efficienzadell'attività produttiva e dipianificazione delle operazioni future.L'introduzione di un sistema a costistandard richiede la conoscenza deiseguenti dati:

— le quantità di materiali e leparti specificate dai disegni tecnici edagli appositi elenchi;

— i prezzi di ciascun materiale,basati sugli acquisti precedenti, suordini in corso o quotazioni;

— il tipo e numero delle ore dilavoro necessarie per la lavorazionecome richiesto dalle specifichetecniche, cicli di produzione, ecc.;

— il costo orario della manod'opera rettificato per riflettere gliincrementi previsti;

— le spese generali diproduzione relative al prodotto.L'imputazione avviene

preferibilmente per reparto o centro

di costo e per livelli normali diproduzione.

I costi standard richiedono unaggiornamento quando si verificanocambiamenti rilevanti nei costi.Solitamente i costi standard vengonoaggiornati annualmente in periodi diprezzi relativamente stabili e piùfrequentemente in periodi diinstabilità di prezzi.

c.1. L'uso dei costi standardcomporta l'apertura di conti varianzeper le principali cause di scostamentodei costi consuntivi dagli standard,quali: 1) variazioni di prezzo(materiali, mano d'opera, spesegenerali industriali, variabili), 2)variazioni nell'uso o nel volume(diverse quantità di materiale usaterispetto a quelle prefissate, diversoimpiego di ore e di spese industrialifisse), 3) differenze per sostituzionirelative ai materiali, macchinari emetodi, 4) modifiche nel disegnotecnico, ecc.

c.2. I costi standard nonpossono essere usati nellavalutazione del magazzino se essinon sono rappresentativi dei costieffettivi o reali. Nel caso in cui glistandard non vengano aggiornati

correntemente sarà necessariorettificare il magazzino valutato acosti standard per riflettere i costieffettivi. I costi effettivi da utilizzarsi aifini della valutazione delle giacenzedevono essere calcolati tenendoconto dei principi e delle regoleenunciate in questo documento. Icosti standard già superati vannorettificati per riflettere cambiamentireali nelle condizioni di costo, quali imutamenti dei processi edell'efficienza, ma non per riflettere

l'inefficienza inclusa tra i costiconsuntivi. Pertanto, prima direttificare i costi standard sulla base

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delle varianze sarà necessarioanalizzare e studiare le cause degliscostamenti. Le varianze che sioriginano da inefficienza diproduzione, costi anomali, scioperi,impianti inattivi, ecc. costituisconoelementi negativi del redditodell'esercizio in cui si verificano e nonvanno differiti nel magazzino.

c.3. I costi standard noncostituiscono un metodo di costo. Ilcosto standard è un modulo dipassaggio, un metro d'efficienza manon sostituisce il costo determinatocon uno dei metodi accettati: FIFO,LIFO o costo medio ponderato. I costistandard sono accettabili ai fini dellavalutazione delle rimanenze di

magazzino se periodicamentevengono rettificati per approssimarsiragionevolmente al metodo presceltodall'impresa per la valutazione dellerimanenze tra i tre accettati: ai costiottenuti con FIFO, LIFO o costomedio ponderato. In considerazionedi ciò nel caso in cui vengano adottatii costi standard, bisognerà indicareche il magazzino è valutato con ilcriterio di costo a cui i costi standardsi approssimano, e che è stato sceltodall'impresa per la valutazione delle

proprie rimanenze di magazzino.

D.VI. Determinazione del valore di mercato o del valore di realizzazionedesunto dall'andamento del mercato41 

D.VI. a) PremessaPoiché le rimanenze di

magazzino debbono essere valutateal minore tra il costo storico ed il

41 I termini “ valore di mercato ” e “ valore direalizzazione desunto dall'andamento del mercato ” vengono usati in questo documento come sinonimi.

valore di mercato si rende necessariodeterminare quest'ultimo valore.

Come si è detto nel precedenteparagrafo D.II b), il principio delminore tra costo e mercato è inteso a

misurare l'utilità o funzionalità attualedi un valore originario di magazzino.Sebbene il costo sia la base dipartenza della valutazione delmagazzino, si rende necessario,quando l'utilità o la funzionalitàoriginaria è ridotta, modificare talevalore se esso non è recuperabile. Ilmetodo del minore tra costo emercato serve appunto ad eliminarequei costi di magazzino che siprevede non possano essererecuperati in futuro. Perdite derivanti

da danni, deterioramenti,obsolescenza, ecc. devono essererilevate, in conformità al criterio dellaprudenza, come componenti negatividel reddito nell'esercizio in cui sipossono prevedere e nonnell'esercizio in cui vengono alienatele relative partite di magazzino. Inaltri termini, ad esempio, il costostorico delle rimanenze di magazzinodeterminato con i criteri predetti puònon essere recuperabile se i prezzi divendita sono diminuiti, se i beni si

sono deteriorati, se sono divenutiobsoleti o se hanno un lento rigiro.L'esistenza di uno o più di questieventi deve essere determinata per ogni voce di magazzino econsiderata per stimare il futurorealizzo. La rilevazione delle perditedi valore e utilità non deve peròcomportare una eccessiva e nongiustificata riduzione di valore, laquale modificherebbeartificiosamente i risultati siadell'esercizio in cui il magazzino

viene valutato, sia di quello in cuiviene venduto.

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D.VI. b) Definizione del valoredi mercato

b.1 Per mercato ai fini dellavalutazione delle rimanenze dimagazzino si intende, come regola

generale: a) il costo di sostituzioneper le materie prime e sussidiarie esemilavorati (parti o componenti)d'acquisto, che partecipano allafabbricazione di prodotti finiti (salvi icasi previsti nei paragrafi b.4, b.5,b.6); b) il valore netto di realizzo per le merci, i prodotti finiti, semilavoratidi produzione e prodotti in corso dilavorazione. Fanno eccezione lavalutazione delle merci e dei prodottifiniti con il metodo LIFO nel caso diprezzi decrescenti, di cui si dirà nel

successivo paragrafo b.5 ed i casiespressamente specificati in cui per ragioni di ordine tecnico o pratico sideroga a tale regola generale. Inoltre,il costo di sostituzione resta sempreuno strumento valido (il campanellod'allarme) per individuare l'insorgeredella problematica connessaall'applicazione del concetto dimercato 42. La predetta definizione dimercato si fonda sulla teoria chel'utilità del bene in magazzino èmisurata in funzione del suo realizzo.

Il concetto di mercato deveessere applicato senza distorcere irisultati di un esercizio a vantaggio oa danno di altri esercizi.

b.2 Il valore netto di realizzorappresenta il prezzo di vendita nelcorso della normale gestione (ossiadi un'impresa in funzionamento), al

42   Ad esempio, la diminuzione dei costi di

riacquisto o di riproduzione rispetto ai costi storicidelle materie prime e sussidiarie e semilavorati

d'acquisto destinati alla fabbricazione di prodotti finitiè spesso sintomatica di una situazione in cui il costostorico dei prodotti finiti da manifatturare conl'impiego di quei materiali eccede il valore netto direalizzo.

netto dei costi di completamento edelle spese dirette di vendita chepossono ragionevolmente prevedersi43. I costi di completamento e lespese dirette di vendita, quali leprovvigioni, trasporto, imballaggio,ecc. si deducono ai fini delladeterminazione del valore netto direalizzo. Le altre spese di vendita, lespese di pubblicità, le spese generalied amministrative non si deducono inquanto esse non sono direttamenteattribuibili alla vendita di specificiprodotti o merci e sono sostenute per lo svolgimento della normale attivitàdell'impresa; pertanto, esserappresentano spese di periodo daaddebitare direttamente a contoeconomico.

b.3 Il costo di sostituzionerappresenta il costo con il quale innormali condizioni di gestione unadeterminata voce in magazzino puòessere riacquistata o riprodotta.

Il costo di sostituzione deimateriali e dei prodotti acquistati sidetermina sulla base dell'acquisto diquantità normali effettuato in normalicircostanze. Nel caso di prodottimanufatti, il costo di sostituzione

rappresenta il costo di riproduzione esi determina assumendo che ilprodotto venga ottenuto con un simileprocesso produttivo in quantitànormali.

b.4 Vi possono essere dei casiin cui neanche il minor costo disostituzione delle materie prime esussidiarie e dei semilavorati (parti ocomponenti) d'acquisto può essererecuperato tramite il valore netto direa1izzo del prodotto finito in cuientrano a far parte. In tali casi si

43 Nel caso di produzione su ordini specificidei clienti, il prezzo di vendita è quello di tale ordinese confermato.

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rende necessario utilizzare il valorenetto di realizzo come definito inprecedenza anche per questimateriali.

b.5 Nel caso di prezzi

decrescenti, la valutazione dellemerci, dei prodotti finiti e di altregiacenze destinate alla venditaeffettuata con il metodo LIFO poneuna particolare problematica neldefinire il valore di mercato.

Il metodo LIFO presuppone unandamento crescente dei prezzi e,come si è detto nel precedenteparagrafo D.IV f ), l'obiettivo di talemetodo di tendere a contrapporre aricavi più recenti costi più recenti, che

sono più elevati di quelli delle fasceLIFO precedenti, origina delledistorsioni sullo stato patrimoniale.Tali distorsioni consistono nellaiscrizione in bilancio di un ammontaresottovalutato delle rimanenze. Da ciòla necessità di mettere in evidenzanella nota integrativa l'ammontare ditali rimanenze a valori correnti. Nelcaso di prezzi decrescenti si realizzainvece nel conto economico un flussodi costi contrario a quello delpresupposto del metodo stesso. In

tale situazione, infatti, il flusso deicosti LIFO tende a contrapporre aricavi correnti costi correnti che sonopiù bassi dei costi più elevati dellefasce LIFO precedenti. Si instaura diconseguenza la tendenza amantenere nel valore dellerimanenze nello stato patrimonialecosti più elevati di quelli correnti conchiari effetti distorsivi sul bilancio.

Di conseguenza, in caso diprezzi decrescenti si deve utilizzarecome mercato per le merci ed i

prodotti finiti valutati con il metodoLIFO il costo di sostituzione, se essorisulta inferiore al valore di carico (inprecedenza correttamente

determinato). Nel caso in cui il valorenetto di rea1izzo meno il normalemargine di profitto sia superiore alcosto di sostituzione, ed entrambi talivalori siano inferiori al valore di carico(in precedenza correttamentedeterminato), e sia ragionevolmentecerto che i prezzi di vendita nonsubiranno riduzioni, ovvero chel'attesa riduzione venga consideratanella determinazione del valore nettodi realizzo meno il normale marginedi profitto, è consentito utilizzare talemaggior valore. Infatti, in talesituazione la riduzione del valore delmagazzino al costo di sostituzioneavrebbe l'effetto di far riconoscereminori utili nell'esercizio corrente afavore di esercizi successivi.

Il normale margine di profitto vadeterminato raffrontando la media deivalori netti di realizzo, determinaticome indicato nel paragrafo D.IV b.2e la media dei costi di sostituzioneper un ragionevole e significativoperiodo di tempo che,indicativamente, comprende ilperiodo che va dal mese di chiusuradell'esercizio a tutto il periodosuccessivo fino alla data dipreparazione del bilancio.

b.6 Vi possono essere dei casiin cui, pur essendo il costo disostituzione inferiore al costo storico,quantità normali  44 di materie prime esussidiarie e di semilavoratid'acquisto che partecipano allaformazione di prodotti finiti possonoessere realizzate ad un valore (valorenetto di realizzo) uguale o superioreal loro costo storico. Se la possibilitàdel loro realizzo è oggettivamentedocumentabile e verificabile, talimateriali non devono essere

44  Quantità cioè che non eccedono ilfabbisogno del normale ciclo operativo o comunquedi un breve periodo.

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svalutati, salvo in caso di valutazionecon il metodo LIFO in presenza diprezzi decrescenti. In tal caso, per valutare se il valore di carico dimaterie prime e sussidiarie esemilavorati d'acquisto chepartecipano alla formazione diprodotti finiti può essere realizzato, sirende necessario considerare iconcetti di mercato per la valutazionedi prodotti finiti a LIFO in presenza diprezzi decrescenti, indicati nelprecedente paragrafo b.5.

b.7 Il mercato per le materieprime, sussidiarie e semilavorati(parti o componenti) d'acquisto dilento movimento od obsoleti èrappresentato dal valore netto direalizzo, cosí come per le merci,prodotti finiti, ecc. (D.VII. d ).

b.8 Dai paragrafi precedenti sidesume che il valore di mercato daapplicarsi alle varie classi dirimanenze di magazzino è comeregola generale il seguente:

Classe di rimanenze Regola generaledel concetto dimercato

Materie prime, sussidiarie e semilavorati (parti ocomponenti) d'acquisto che partecipano alla

fabbricazione dei prodotti finiti

} Costo di sostituzione

Semilavorati (parti o componenti di produzione)Prodotti in corso di lavorazione

Valore netto di realizzo

} (come definito per tali materiali)

Prodotti finitiMerci ed altre giacenze destinate alla vendita

} Valore netto di realizzo

Salvo le deroghe indicate nei paragrafi: b.4, b.5, b.7 e b.9.

b.9 La previsione del valorenetto di realizzo non può basarsi sufluttuazioni effimere di prezzi ma suglielementi più attendibili atti aindividuare la situazione di esitabilitàdel prodotto.

Nei casi in cui la determinazionedel valore netto di realizzo, comedefinito in precedenza, dei prodottifiniti o delle merci acquistate per larivendita, presenti delle difficoltà acausa di speciali situazioni, come, adesempio, un andamento di prezzi diacquisto con forti oscillazioni e rapidepercussioni sul prezzo di vendita, ilcosto di sostituzione potrà essere il

parametro più appropriato per 

indicare il valore netto di realizzo.

D.VII. Metodologia di applicazionedel principio del “ minore tra costo emerca-to ” ed altri chiarimenti sull'applicazione di detto principio ai fini della valutazione delle rimanenzedi magazzino

D.VII. a) La valutazione dellerimanenze di magazzino al minore tracosto e mercato si effettua di solitovoce per voce. Tale metodologia

consente di raggiungere in modocompleto l'obiettivo dellaeliminazione dal magazzino dei costiirrecuperabili. L'applicazione del

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minore tra costo e mercato per ampiecategorie o addirittura al magazzinonel suo insieme può determinaresignificative compensazioni tra costiirrecuperabili (perdite previste) dellevoci il cui costo eccede il mercato,con gli utili sperati ma non realizzatidelle voci il cui mercato eccede ilcosto. Ciò ovviamente non èaccettabile 45.

La compensazione tra i predettiutili e perdite può invece essereeffettuata in quei casi, come si èdetto in precedenza, in cui le materieprime componenti, incluse quelle ilcui costo eccede il mercato,concorrono a formare un prodottofinito il cui costo storico è inferiore od

uguale al valore netto di realizzo.D.VII. b) Il costo delle quantità

relative a ordini di vendita confermatie con prezzo fermo non va svalutato,se il recupero del costo è da ritenersicerto nonostante un declino deiprezzi. Va rilevato, però, che spessogli ordini di vendita anche seconfermati, non restano tali in caso diprezzi decrescenti. La possibilità dispuntare i prezzi originari anche incaso di declino dei prezzi va valutata

molto attentamente. In altri termini,bisogna avere la ragionevolecertezza che i prezzi concordativerranno rispettati, altrimenti i costistorici vanno svalutati.

45 Come si è già detto nel paragrafo D.IV. d.4

e relative note, la valutazione delle rimanenze dimagazzino al LIFO per essere svolta in modoortodosso va effettuata voce per voce e nell'ambitodella voce per singole classi o strati LIFO. Talemetodologia vale non solo ai fini delladeterminazione del costo ma anche ai fini dellacomparazione con il mercato. Tuttavia, nei casi in cui

l'impresa non identifica i costi dei singoli strati comegià detto nello stesso paragrafo qui richiamato, è allostato attuale accettabile per le ragioni di ordinepratico ivi menzionate comparare con il mercato ilcosto medio ponderato della voce.

D.VII. c ) Il valore netto direalizzo o il costo di sostituzione aifini della determinazione del valore dimercato sono normalmente quelliesistenti alla data di bilancio.

Tale data è solo un punto diriferimento. È importante tenerepresente che il prezzo selezionato siarealistico. Pertanto, vanno consideratil'andamento dei prezzi e tutte quellealtre condizioni, anche nel periodoche intercorre tra la data di bilancio equella della sua preparazione, chehanno effetto sulla determinazione diun prezzo realistico.

Il principio del minore tra costo emercato comporta delle stime, cometutti i procedimenti contabili, e la suaapplicazione, pertanto, richiedeoculatezza, discernimento e giudizio46. La valutazione dell'andamento deiprezzi e delle altre condizioni anchenel periodo successivo alla data dibilancio può fornire ulteriori elementiper determinare il valore netto direalizzo (esempio: successivariduzione dei prezzi di vendita).

Se i prezzi di vendita alla data dibilancio non sono stati modificati per riflettere le mutate condizioni diconcorrenza e quindi le quantità in

giacenza non possono esserevendute a quei prezzi, i prezziconcorrenziali devono essereutilizzati per la determinazione delvalore netto di realizzo. Diconseguenza se l'andamento deiprezzi nel periodo fra la data delbilancio e quella della suapreparazione mostra che il valorenetto di realizzo diminuisce ed ilcosto storico non può essere piùrecuperato, tale minor valore netto direalizzo deve essere utilizzato ai fini

della determinazione del “ mercato ”

46    Vedasi Documento relativo a: Bilancio

d'esercizio - Finalità e postulati.

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per evitare di differire perdite con unaerrata valutazione della posta inbilancio.

D'altra parte se i prezzi di venditahanno avuto un andamento conminime oscillazioni nel corsodell'esercizio ed alla chiusura dellostesso subiscono una temporaneariduzione per ritornare ai precedentivalori normali nel periodoimmediatamente successivo allachiusura dell'esercizio e sonopertanto in grado di far realizzare ilcosto del bene, la svalutazione alminor valore alla chiusuradell'esercizio non è necessaria, ameno che non vi siano incertezzesulla possibilità di mantenere taliprezzi normali per il realizzo del costodei beni in giacenza. Cosí adesempio, se i prezzi di vendita neigiorni che precedono la data dibilancio erano stati ridottitemporaneamente per ragionipromozionali, ai fini delladeterminazione del valore netto direalizzo dovranno essere utilizzatinormali prezzi di vendita cheverranno effettivamente applicati per la vendita dei beni in giacenza.

D.VII. d ) Una parte rilevantedell'applicazione del minore tra costoe mercato si ha nella determinazionedel valore netto di realizzo deimateriali 47 obsoleti e di lentomovimento 48. I materiali obsoleti

47 Con il termine materiali ci si riferisce a tutte

le classi delle rimanenze che presentano il fenomenodell'obsolescenza o del lento movimento.

48 Le voci in magazzino di lento movimento

(cioè le anomale quantità in giacenza) possonoderivare anche da errori di previsione. Un normalefunzionamento dei servizi di gestione del materiale

solitamente è di ausilio nella formulazione delleprevisioni. La gestione dei materiali ha per obiettivoquello di determinare un equilibrio tra le esigenzedella produzione e le richieste dei clienti nell'ambitodel servizio che ad essi si vuole rendere da una parte

includono quelle voci che si prevedenon vengano vendute od utilizzate inproduzione nel normale ciclooperativo dell'impresa. I materiali dilento movimento sono quelli ineccesso rispetto ad una giacenzache può considerarsi ragionevolesecondo l'uso normale previsto, sonocioè quelli che eccedono ilfabbisogno del normale ciclooperativo. Il mercato per i materialiobsoleti è il valore netto di realizzo,che in alcuni casi può essererappresentato dal valore di rottame.

La valutazione di una voce dellerimanenze al costo originariopresuppone che vi sia unaragionevole prospettiva di utilizzo evendita nel normale ciclo operativo,in entrambi i casi senza perdite. Sequesta condizione non esiste, ènecessario considerare quale valorenetto di realizzo hanno tali voci nelbreve periodo (indicativamente, unciclo operativo o l'anno nel caso dipiù cicli operativi in un anno). Ladeterminazione del valore netto direalizzo delle rimanenze obsolete eda lento rigiro richiede normalmentel'applicazione di stime. Fra i fattori daconsiderare nella determinazione del

valore netto di realizzo di tali voci visono: l'evidenza di una domanda dimercato, il rapporto fra le venditedell'ultimo periodo e la giacenza,l'utilizzo futuro (basato su daticoncreti come l'esplosione degliordini già acquisiti, di quelli daricevere, ecc.), i costi finanziari ed icosti di magazzinaggio da sostenereprima dell'eventuale vendita, ecc. 49.

ed i costi connessi con il mantenimento dei volumi dimateriali dall'altra.

49

 Dal punto di vista pratico, il mercato, cioèil valore di realizzo di quantità normali di merci eprodotti, si determina utilizzando elementi diretticome ad esempio listini di prezzo, ordini, ecc.; piùcomplessa è invece la determinazione del mercato di

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La svalutazione delle vociobsolete e di lento movimento puòessere effettuata voce per voce,ovvero creando fondi dideprezzamento, o con entrambi imetodi 50. Gli eventuali fondi dideprezzamento vanno portati adiminuzione della parte attiva 51.

D.VII. e) Per quanto concerne iprodotti in corso di lavorazione, vachiarito che le perdite previste su talilavori (caso tipico sono le commessesu ordini specifici) vanno riconosciuteinteramente, in conformità al principiodella prudenza, nel momento in cuidivengono note e non nel momentoin cui il prodotto viene fatturato alcliente.

D.VII. f ) Nel caso in cui il costodi una voce di magazzino vengaridotto al mercato per effetto delprincipio del “ minore tra costo emercato ”, come in precedenzadefinito, tale valore di mercatodiventa il nuovo costo per quella voceai fini delle successive operazionicontabili (valutazioni successive,ecc.).

Qualora le cause che avevanodeterminato l'abbattimento del costo

rimanenze di magazzino in quantità notevolmente ineccesso al normale fabbisogno di vendita o diproduzione, di cui si prevede l'utilizzo o la vendita inperiodi futuri più o meno lontani, per i quali non sipuò fare riferimento agli elementi diretti giàmenzionati. In tal caso si cerca spesso di misurarel'elemento di obsolescenza e quindi di perditaconnessa ad un utilizzo o ad un esito lontani,derivante dallo squilibrio fra rimanenze e fabbisogni,utilizzando elementi indiretti come l'interessesull'immobilizzo del capitale investito nelle rimanenzedi magazzzino, il costo del loro magazzinaggio, ecc.

50  L'uso dei fondi di deprezzamento è

preferibile nei casi di voci di lento movimento che

richiedono spesso una valutazione basata su elementiindiretti.51    Vedasi Documento relativo a

Composizione e schemi del bilancio d'eserciziod'imprese mercantili, industriali e di servizi.

per adeguarsi al valore di mercatodovessero venir meno, tale minor valore non può essere mantenuto neisuccessivi bilanci; detta operazioneva effettuata con accredito a contoeconomico, dandone notizia nellanota integrativa. Il riadeguamento vaeffettuato nel rispetto del principiodella prudenza e, pertanto, soltantoquando vi sia la ragionevole certezzache tale maggior valore possa essererecuperato tramite la vendita ed intempi brevi.

Ciò di norma presuppone che visiano già ordini fermi che assicurinola recuperabilità o comunque altratipologia di documentazione chefornisca la stessa assicurazione. Itempi brevi sono importanti, in quantotempi più lunghi aumentanonotevolmente il rischio diirrecuperabilità, anche in presenza diordini fermi.

D.VIII. Costanza di applicazione dei metodi prescelti nella valutazionedelle rimanenze di magazzino.

La valutazione del magazzino alminore tra costo e mercato deveavvenire utilizzando sempre gli stessimetodi, cioè con uniformità di criterio.

L'uniformità di metodo nellavalutazione del magazzino ècondizione essenziale per la correttadeterminazione dei risultatidell'esercizio. Le rimanenze finali sivalutano con gli stessi metodi dellerimanenze iniziali. Nei casieccezionali in cui si cambi il metododi applicazione del principio del minor tra costo e mercato (ad esempiocambiamento del metodo di costo daFIFO a LIFO) si deve determinarel'effetto di tale cambiamento. Larettifica che si origina dalcambiamento, se significativa, deveessere appropriatamente

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contabilizzata ed evidenziata inbilancio insieme al fatto delcambiamento.

D.IX. Valutazione con criteri diversi applicati a diverse classi di rimanenze di magazzino

Come regola generale, per uniformità di criterio la stessaconfigurazione di costo (LIFO, FIFOo medio ponderato) dovrebbe essereadottata per tutte le classicomponenti le rimanenze dimagazzino. Tuttavia varie ragioni,quali ad esempio la natura dellerimanenze di magazzino, ladiversificazione dell'attivitàdell'impresa e la struttura

amministrativa disponibile possonotalvolta far ritenere appropriatal'adozione di diversi criteri divalutazione per le diverse classi digiacenza applicati con costanza neltempo. Ad esempio, l'adozione delLlFO o FIFO per le materie prime el'adozione del costo medio ponderatoper i lavori in corso 52. L'adozione didiversi criteri di valutazione per lediverse classi di giacenza 53 èaccettabile.

D.X.   Applicazione del principio del minore tra costo e mercato agli ordini di acquisto

Il minore tra costo e mercato siapplica anche agli ordini di acquisto.

Si è detto in precedenza che leperdite derivanti dal declino di utilità ofunzionatità delle voci in magazzinodevono essere riconosciutenell'esercizio in cui si possono

52

  L'applicazione del LIFO a quantità aiprodotti in corso di lavorazione presenta problemitecnici notevoli. Si consideri ad esempio un'impresaindustriale che mantiene commesse in lavorazione.

53 Come definite nella Sezione A.I.

prevedere. Parimenti, le perdite diammontare significativo previste sugliordini confermati di acquisto devonoessere riconosciute al momento incui divengono note, in conformità alprincipio della prudenza. I fondistanziati per contabilizzare tali perditedevono essere esposti tra le passività54. Tali perdite vanno determinatesulla base degli stessi costi utilizzatiper la valutazione delle rimanenze dimagazzino.

54 Per completezza va ricordato che anche leperdite previste sugli ordini di vendita già confermati

per i quali non è più possibile modificare il prezzo,devono essere riconosciute al momento in cui  vengono note in conformità al principio dellaprudenza. Lo stanziamento per contabilizzare taliperdite deve essere esposto tra le passività.

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D.XI. Esempi di applicazione del principio del minore tra costo e mercatoC a s i 

A B C D1. Prodotto finito Z:

Costo storico 1.000 1.000 1.000 1.000Prezzo di vendita 1.200 1.030 1.000 900

Valore netto direalizzo (prezzo divendita meno Lit. 100di costi dicompletamento e dicosti diretti di vendita)

1.100 930 900 800

Valutazione delprodotto finito Z inmagazzino

1.000 930 900 800

CostoStorico Costo di riacquistoD’acquisto

Caso ICaso II Caso III

2. Materie prime:2. Materia prima:

XI 450 450 350 300

CostoStorico Costo di riacquisto

D’acquistoCaso I

Caso II Caso III

2.b prima destinata alla

fabbricazione delprodotto Z:450 450 350 300

Mano d'opera diretta 200 200 200 200Spese industriali 350 350 350 350

1.000 1.000 900 8502.c Valore netto direalizzo (VNR) delprodotto finito Z:

A B C D1.100 930 900 800

Sulla base dei principi enunciatinel paragrafo D.VII., vengonoillustrati di seguito alcuni esempi di

applicazione del principio del minoretra costo e mercato date diverseipotesi di costi di sostituzione e divalori netti di realizzo.

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2.d  Valutazione delle materie prime in magazzino ancora da destinarealla produzione:

Costo storico (1) Costo disostituzione (1)

Acquistomaterieprime

Fabbricazione prodottofinito Z

Riacquistomaterieprime

Riproduzione prodottofinito Z

Valorenetto di realizzo

del prodotto finitoZ Valore daattribuire allamateria prima XI

in magazzinoancora da

destinare allaproduzione del

prodotto Z450 1.000 450 1.000 1.100 450450 1.000 350 900 Incerto 350 (2)450 1.000 350 900 1.100 450 (3)450 1.000 350 900 930 350450 1.000 300 850 930 300

450 1.000 350 900 900 350450 1.000 300 850 900 300450 1.000 300 850 800 250 (4)

(1) Vedere composizione nella parte 2.b.

(2) L'impresa svaluta in quanto il recupero tramite il valore netto direalizzo non è oggettivamente documentabile e verificabile.

(3) L'impresa non svaluta in quanto il recupero tramite il valore netto direalizzo del prodotto finito è oggettivamente documentabile e verificabile.

(4) 800 (valore netto di realizzo del prodotto finito) meno 550 (costo dicompletamento ancora da sostenersi, cioè 200 mano d'opera diretta e 350spese industriali) = 250 (valore netto di realizzo della materia prima).

 

D.XII. Criterio di valutazione di  particolari rimanenze di magazzino

In quei casi in cui il costo non ètecnicamente determinabile conragionevolezza o con l'impiego diragionevoli strumenti amministrativi,anche in via approssimativa, comead esempio, nel caso di alcuniprodotti agricoli, con costi comuni

non scindibili, di alcuni minorisottoprodotti o scarti di lavorazione,ecc. tali prodotti possono essere

valutati (per necessità) al valore nettodi realizzo.

E. ESPOSIZIONE IN BILANCIO ED

INFORMAZIONI DA FORNIRE NELLA

NOTA INTEGRATIVA 

E.I Le rimanenze di magazzinovanno indicate distintamente nellostato patrimoniale e nel contoeconomico nelle classi e con laterminologia indicata nell'apposita

sezione di questo documento.

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E.II Le principali informazionida fornire nella nota integrativa albilancio sono:

E.II. a) Il principio generale divalutazione (minore tra costo e

mercato).

E.II. b) Il metodo del costoadottato (medio ponderato, FIFO,LIFO, costo specifico).

E.II. c ) I criteri adottati per lasvalutazione al valore di mercato,come definito in questo documento(valore netto di realizzo, costo disostituzione, ecc.) specificandoanche a quale tipologia del valore dimercato sono state svalutate le

rimanenze obsolete ed a lento rigiro.Il ripristino del costo originario,qualora vengano meno le ragioni cheavevano reso necessariol'abbattimento al valore di mercato,ed il conseguente effetto sul contoeconomico.

E.II. d ) L'eventualecambiamento dei metodi, le ragionidel medesimo ed il relativo effetto sulconto economico nonché il metodo dicontabilizzazione. Inoltre, gli

eventuali rilevanti cambiamenti nellaclassificazione delle voci.

E.II. e) Qualsiasi gravame (adesempio, pegno, patto di riservatodominio, ecc.) relativo alle rimanenzedi magazzino.

E.II. f ) La differenza, sesignificativa, fra il valore dellerimanenze di magazzino a prezzicorrenti e la valutazione di bilancio,se inferiore.

E.II. g ) Gli eventuali interessiinclusi nei costi di voci che richiedonoun processo d'invecchiamentopluriennale in quanto relativi a

finanziamenti chiaramente assunti afronte di tali voci (si veda D.III. m)).

E.II. h) Le perdite di ammontarerilevante derivanti da ordiniconfermati di acquisto o di vendita

che devono essere riconosciutenell'esercizio in cui sono note. Taleindicazione non è necessaria se leperdite sono identificate chiaramentenel corpo del conto economico.

E. III. a) Informativacomplementare consideratanecessaria:

— nel caso venga adottato ilcosto LIFO l'effetto, se significativosul risultato dell'esercizio,conseguente all'esistenza alla fine

dell'esercizio di quantità inferiori aquelle dell'inizio dell'esercizio. Taliriduzioni di quantità, infatti, in fase diprezzi crescenti si concretizzanonell'accredito al conto economico dicosti remoti (D.IV d.3).

— esplicito rinvio alla relazionedi gestione per gli eventuali fatti dirilievo avvenuti dopo la chiusuradell'esercizio.

E.III. b) Informazionefacoltativa:

— l'ammontare, se rilevante,della svalutazione apportata per effetto del mercato 55.

55  Per quanto concerne i cambiamenti deicriteri di valutazione si fa riferimento ad undocumento successivo.

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RAFFRONTO CON LA LEGISLAZIONE FISCALE

Dal confronto tra i principicontabili enunciati in questodocumento e la legislazione fiscaleemerge:

A. Secondo l'art. 59 TestoUnico 917/1986 le rimanenze dimagazzino, ai fini delladeterminazione del redditoimponibile, devono essere valutate:

a) Per tutti i beni acquistati oprodotti per essere impiegati nellaproduzione e per i prodotti finiti: acosti specifici oppure con un metodoa libera determinazione purché lavalutazione per ogni categoriaomogenea non sia inferiore a quellarisultante dall'applicazione delmetodo LIFO a scatti annuali (odiscontinuo). Sono anche permessesvalutazioni al valore normale medionell'ultimo trimestre dell'esercizio.

b) Per i prodotti in corso di

lavorazione: si tiene conto dellespese sostenute per la lavorazionenell'esercizio.

c ) Per le merci vendute dacommercianti al minuto si puòadottare il metodo del prezzo aldettaglio.

Secondo i principi enunciati inquesto documento i metodi dideterminazione del costo (o delflusso di costi) ai fini della valutazionedelle rimanenze di magazzino sono:identificazione specifica, FIFO, medio

ponderato, LIFO56

.

56   Al momento di procedere alla stampa del

presente documento risulta emanato il D.L. 30

B. La determinazione delvalore normale dei beni, a sensi art.59, 4o comma, Testo Unico917/1986, può condurre a risultatidiversi dal valore di mercatoenunciato in questo documento: per la normativa fiscale il valore daassumere è “ il valore normale mediodi essi nell'ultimo trimestre

dell'esercizio ”, mentre per i principienunciati si assume il valore desuntodal mercato (costo di sostituzione ovalore di realizzo, secondo le classidi giacenza) con riferimento alla datadi chiusura dell'esercizio e/o alperiodo immediatamente successivo.

C. Nel caso in cui si verifichinole condizioni per il ripristino del costooriginario precedentementeabbattuto, come previsto dallanormativa civilistica e dai principi

contabili enunciati in questodocumento, tale maggior valore, allostato attuale, concorre allaformazione del reddito imponibile.

D. Le perdite derivantidall'applicazione del principio delminore tra costo e mercato sui

dicembre 1993, n. 554 che ha apportato modifichealla normativa tributaria in vigore al 29 dicembre1993 in materia di reddito d'impresa. In particolareper quanto concerne la valutazione delle rimanenze ilpredetto decreto, accanto al metodo di valutazionedel LIFO a scatti, ha recepito i metodi della “ media

ponderata ” e del FIFO, previsti dalla nuovanormativa del bilancio che ha introdotto la IV Direttiva CEE nell'ordinamento giuridico italiano.

Il predetto decreto dovrà essere convertito inlegge nel corso del 1994.

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prodotti in corso di lavorazione esugli ordini fermi di acquisto e divendita devono essere rilevate,quando sono note, secondo correttiprincipi contabili, mentre la normativafiscale non permette la lorodeducibilità ai fini delladeterminazione del risultatoimponibile al momento dellavalutazione delle rimanenze dimagazzino.

E. L'impresa è libera di valutarele rimanenze secondo la metodologiapiù adatta all'azienda, nel rispettodella normativa civilistica e deicorretti principi contabili, ricordando,al momento della redazione delladichiarazione dei redditi, che:

— nel caso di valutazionecivilistica superiore al minimo fiscale,

tale maggior valore concorreràcomunque alla determinazione delreddito fiscale;

— nel caso di valutazionecivilistica inferiore al minimo fiscale,si dovrà operare una variazione inaumento alla voce magazzino per determinare il reddito fiscale.

F. Gli oneri finanziari, ai sensidell'art. 76, 1o comma, Testo Unico917/1986, non possono essereinclusi nel costo di produzione deibeni (tranne per gli immobili alla cuiproduzione è diretta l'attivitàdell'impresa).

Secondo i principi enunciati inquesto documento gli oneri finanziaripossono essere inclusi nel costo di

produzione nei casi illustrati alparagrafo D.III. m).

CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI

Il presente documento è statoredatto in conformità alla vigente

normativa civilistica interpretata edintegrata secondo corretti principicontabili.

Sulla base di quanto trattato inprecedenza, si RACCOMANDA per quanto concerne le rimanenze dimagazzino, ai fini della preparazionedi un bilancio d'esercizio, chevengano applicati i principi contabilienunciati in questo documento per quanto concerne la rilevazione dellequantità, la valutazione e la

rappresentazione in bilancio dellegiacenze.

In particolare, si raccomanda aicompilatori dei bilanci di:

1. Effettuare gli accertamenti

necessari affinché le rimanenze dimagazzino riflettano quantitàesistenti.

2. Valutare le giacenze con ilprincipio del minore tra costo emercato e con la metodologia trattatain questo documento.

3. Indicare nella notaintegrativa al bilancio le informazioninecessarie, come indicatenell'apposita sezione di questodocumento.

RAFFRONTO CON I PRINCIPI ENUNCIATI DALLO I.A.S.C.

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Si ritiene che il contenuto diquesto documento sia in linea conquanto enunciato dall'International

Accounting Standards Committee(I.A.S.C.).

ALLEGATO I

CRITERI DI VALUTAZIONE NON ACCETTABILI E

NON CONFORMI AI CORRETTI PRINCIPI CONTABILI

Sono stati analizzati anche iseguenti metodi di valutazione,scartati in quanto non ritenuti correttiperché in contrasto con le finalità diun bilancio d'esercizio nel contesto diuna contabilità a valori storici. Taliconclusioni sono conformi alladottrina dominante ed alla prassiinternazionale.

a) Il metodo del costo primovariabile (“ direct costing ”)

Il metodo del costo primovariabile cioè del costo inclusivo dellematerie prime, della mano d'opera edi una quota di spese generalivariabili di produzione (conesclusione delle spese generali diproduzione fisse, qualel'ammortamento), intende fornire alladirezione dell'impresa informazionisul rapporto tra costi, volumi e

profitto. Trattasi cioè di unaconfigurazione di costo intesa adeterminare dalla differenza travendite e costi diretti il margine

contributivo alle spese fisse, e quindidi uno strumento utile a livello

direzionale per determinare i volumidi vendite necessari per il recuperodelle spese fisse, per identificarequali prodotti sono redditivi e qualino, per determinare la convenienza aprodurre o ad acquistare un prodotto,ecc.

Molti sostenitori del metodoadducono tale utilità per ritenere che icosti fissi di produzione costituiscanoelementi negativi del reddito e chepertanto devono essere esclusi dallavalutazione del magazzino. Tale

teoria non è accettabile.Si ritiene che i costi fissi di

fabbricazione costituiscano nellamaggior parte dei casi una parterilevante del costo di fabbricazioneper molte imprese manifatturiere e laloro esclusione si concretizzerebbe inuna riduzione del valore delmagazzino che non può esseregiustificata dalla sola utilità pratica alivello direzionale e pertanto talemetodo non è corretto.

b) Il metodo NIFO

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La valutazione al NIFO (next in,first out) è effettuata sulla base diflussi di costo secondo cui i primiquantitativi usciti dal magazzino sonoi primi ad essere acquistati dopo lachiusura dell'esercizio. Tale criteriovalutativo è in contrasto con ipostulati del bilancio d'esercizio nelcontesto di una contabilità a costistorici, in quanto solitamente riflettecosti sostenuti nell'eserciziosuccessivo. L'espressione vuoleindicare che il costo della mercevenduta, indicato nel contoeconomico, è determinato sulla basedel costo di sostituzione. Talemetodo non è corretto ai fini dellavalutazione del magazzino daeffettuarsi nell'ambito delle premessedi questo documento 57.

c) ll metodo del prezzo di vendita

La valutazione delle rimanenzedi magazzino al prezzo di venditanon è corretto in quanto anticipa utilinon realizzati. Essa è pertanto incontrasto con i postulati del bilanciod'esercizio 58.

57 Si ritiene che tale metodo in un contesto dicontabilità a valori storici dovrebbe essere utilizzatoin periodi di inflazione non a fini di valutazione dibilancio ma a fini gestionali interni per fissare i prezzidi vendita.

58 Un metodo che talvolta viene seguito nel

determinare il costo in assenza di un soddisfacentesistema di contabilità industriale è quello di usare ilprezzo di vendita meno il presunto utile lordo. Tale

metodo è accettabile solo se può essere dimostratoche produce dei valori assimilabili, con scostamentitrascurabili, a quelli prodotti dalle configurazioni dicosto ritenute corrette e descritte in questodocumento.

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ALLEGATO II

INDICAZIONI PROCEDURALI PER L'INVENTARIO DELLERIMANENZE DI MAGAZZINO E BREVI CENNI SULLE RILEVAZIONIPERMANENTI DI MAGAZZINO

 Alcuni accorgimenti procedurali  per l'inventario fisico

Alcuni accorgimenti proceduralida considerare per l'effettuazionedell'inventario fisico sono i seguenti:

— tenere nei limiti del possibilela produzione ferma;

— assegnare personalecompetente;

— predisporre un programmad'inventario fisico ben dettagliato daspiegare agli addetti;

— effettuare le conte conadeguata documentazione; adesempio con schede contaprenumerate il cui utilizzo sia bencontrollato;

— analizzare gli scostamenti dientità rilevante tra quantità fisiche equantità per rilevazioni permanenti;

— introdurre tutti quegliaccorgimenti necessari per separare iperiodi contabili, ossia rendereoperanti quelle procedure necessarieper assicurare che le operazioni diricevimento e di spedizione avvenutenei periodi precedente e successivoalla data dell'inventario fisico (ed allachiusura dell'esercizio se l'inventariofisico verrà effettuato a data diversa)

siano state propriamentecontabilizzate.

Inventario fisico a rotazione (o su base ciclica)

Alcuni accorgimenti proceduralida tener presente da parte delleimprese che, mantenendo rilevazionimolto accurate di magazzino edisponendo di un sistema di controllointerno ben strutturato edocumentato, effettuano uninventario fisico a rotazione, sono iseguenti:

— predisporre un programma diconta ben dettagliato, tenendo contonel predisporre tale programma, dellavelocità di rotazione delle giacenze,del valore dei vari tipi di materiali,merci, ecc. in modo tale da

assicurare la conta delle giacenze dimaggior valore ad una data nonlontana da quella di bilancio;

— assegnare personalecompetente;

— documentare le conte e leeventuali riconciliazioni (stati diconcordanza) che possono rendersinecessarie tra quantità fisiche equantità per rilevazioni permanenti sequeste ultime non sono aggiornateall'ultimo movimento;

— rettificare le quantità indicate

nelle rilevazioni permanenti in basealle risultanze della conta. Se taliscostamenti sono significativi,individuare e modificare le cause

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degli scostamenti. Il verificarsi discostamenti rilevanti è sintomatico diprocedure di controllo interno nonefficienti e pongono l'impresa difronte alla necessità di procedereall'inventario fisico alla chiusuradell'esercizio.

Brevi cenni sulle rilevazioni  permanenti di magazzino

Le rilevazioni permanenti dimagazzino possono essere di variotipo, manuali o meccanizzate, per quantità o per quantità e valore edhanno vari scopi. Esse:

a) Forniscono:1. dati storici, che unitamente

ai programmi di produzione,costituiscono una base utile per determinare la quantità e lafrequenza di ordinazione deimateriali;

2. informazioni correnti sulladisponibilità dei prodotti giacenti per far fronte alle richieste dei clienti;

3. il presupposto per effettuare un organico e documentatoinventario fisico su base rotativa.

b) Costituiscono:— uno strumento di controllo

interno in quanto permettono lacomparazione tra quantità contabili equantità per inventario fisico eattraverso l'analisi degli scostamentila possibilità di individuare errori,ammanchi, ecc.

c ) Contribuiscono:

— a fornire informazioni per individuare materiali obsoleti e di

lento esito. La periodicacomparazione tra quantità ingiacenza con i consumi recenti equelli passati è uno degli strumentiche permette di mettere in evidenzamateriali (inclusi i prodotti) nonutilizzabili o non esitabili.

COMMISSIONE CONGIUNTA PER LA STATUIZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI CHE HA

FORMULATO IL DOCUMENTO 

* Mario C. ZAPPALÀ - Presidente

** Alfonso TRIVOLI - Vicepresidente* Carlo ANDREIS

* Antonio BANDETTINI

** Sebastiano BAUDO

* Federico CALISSANO * Gianfranco CAPODAGLIO * Angelo CASÒ * Mauro CONZATTI * Santi CUTUGNO * Dino FUMAGALLI * Margherita GARDI 

* Alberto GIUSSANI ** Fabrizio IANNONI SEBASTIANINI ** Elio KUNZ ** Fausto MAGNI 

* Paolo MARTINOTTI ** Giambattista NEGRETTI * Angelomaria PALMA ** Ugo PAMBIANCHI * Graziano PESSINA * Franco PONTANI * Giuseppe PROVENZANO * Roberto ROBOTTI * Riccardo SCHIOPPO * Maurizio SORDINI 

** Vincenzo TRUPPA * Giuseppe VERNA * Flavio ZAPPETTINI * Gianpaolo ZENI

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 Delegati del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti:

Lionello CARRUCCIU Giovanni NIDASIO 

Mario PERRONE 

Delegato del Consiglio Nazionale dei Ragionieri:

Alfredo MENTASTI

Collaboratori esterni:

Roberto BRACCHETTI Massimiliano NOVA 

Alberto SEMPRINI 

Consulente legale:

Prof. Giovanni E. COLOMBO59 

59  * Iscritti agli Albi dei Dottori Commercialisti.

* * Iscritti agli Albi dei Ragionieri.

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Questo Documento è stato approvato all’unanimità dai componenti laCommissione per la Statuizione dei Principi Contabili del Consiglio nazionaledei Dottori Commercialisti e del Consiglio Nazionale dei Ragionieri.Il Documento è stato ratificato dal Consiglio Nazionale dei DottoriCommercialisti nel dicembre 1999 e dal Consiglio Nazionale dei Ragionieri nelgennaio 1994.