13. i veleni quotidiani 4 alcool

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L’alcool è un potente veleno

per tutto l’organismo in

qualsiasi forma venga assunto:

vino, liquori, aperitivi, birra.

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In biologia molecolare, con il termine protoplasma si indica il complesso di sostanze

contenute nella cellula che sono circondate dalla membrana cellulare.

Ebbene, l’alcool è un «veleno protoplasmatico», nel senso che al suo passaggio va ad intossicare ogni singola cellula dell’organismo, provocando una

reazione di difesa.

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Essendo l’alcool frutto della fermentazione, esso produce nel fisico

proprio quello che un’alimentazione sana e naturale si propone di evitare a tutti i

costi!

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Gli effetti fisici dell’alcool pesano maggiormente

sul cervello, sul fegato e sul cuore, tuttavia anche

diversi altri organi ne sono danneggiati (come, per esempio, il pancreas:

la pancreatite alcolica raggiunge, nel novero

delle malattie pancreatiche, il più alto

valore statistico).

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A differenza di quello che si può pensare, comunque, la prima vittima dell’alcool è il

cervello.

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GLI EFFETTI DELL’ALCOOL SUL CERVELLO

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Fin dagli anni ‘50 si scoprì che l’alcool invecchia terribilmente il cervello, anche

di 20 o 30 anni negli alcolisti.

(C.B. Courville, "Effects of Alcohol on the Nervous System of Man", Ed. San Lucas Press -

Los Angeles, 1955).

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Ma non è tutto… Di particolare

interesse è l’effetto che l’alcool ha sulla specifica area del

cervello che è sede del discernimento

morale.

Essa è situata nei lobi frontali, subito dietro le ossa della fronte.

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Courville (1955) scoprì che le dimensioni di quest’area

erano negli alcolisti significativamente ridotte

in proporzione alle dimensioni del resto del cervello. In altre parole, i lobi frontali, centro del giudizio morale, furono

trovati atrofizzati o ridotti.

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Per meglio comprendere la funzione dei lobi

frontali del cervello,

consideriamo la storia di un caso

clinico del XIX secolo, un caso

veramente particolare...

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In un pomeriggio del settembre 1848, nella cittadina di Cavendish, Vermont, Phineas P.

Gage, di 25 anni, un capo-squadra ferroviere, aveva piazzato una carica esplosiva ed una

miccia in una cavità rocciosa.

Monumento che commemora il

150° anniversario del fatto occorso a

Cavendisch

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In un attimo di distrazione, urtò la roccia con la sbarra di ferro lunga 1 mt. che stava maneggiando, producendo una scintilla e

facendo esplodere la polvere da sparo.

La sbarra gli trapassò il cranio entrando attraverso la guancia, lacerandogli il cervello ed uscendo sul

colmo della testa.

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Gage non perse mai conoscenza, fu riaccompagnato in albergo e curato da

due medici di campagna.

Dopo due mesi e mezzo fu dichiarato fisicamente guarito.

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Ma Phineas Gage non era più lo stesso uomo, il rispettato capo-squadra del

tempo precedente all’incidente.

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Gage era descritto come un uomo dalle abitudini moderate e di notevole

carattere. Per dirlo con le parole del suo medico, il dott. J.M. Harlow…

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«L’equilibrio o il giusto rapporto, per così dire, fra le sue facoltà intellettuali e le sue tendenze

animali sembra essere stato distrutto…

Egli è incostante, irriverente, si

abbandona a volte alle più grandi

profanità (il che non era uso fare prima)…

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Manifesta poco rispetto per i suoi compagni, è insofferente verso ogni restrizione o consiglio, quando questo contrasta con i suoi desideri…

A volte... è ostinato, anche capriccioso e irresoluto; fa

molti piani per future attività, che ancora prima di essere completamente progettati,

sono abbandonati in favore di altri, apparentemente più

realizzabili…

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Un bambino per quanto riguarda le

capacità intellettuali e le manifestazioni

esteriori, egli ha pertanto le passioni animali di un uomo

violento…

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Prima della lesione riportata, benché non (scolasticamente) istruito, egli possedeva una mente ben equilibrata ed era stimato da quelli che lo conoscevano come un uomo accorto e

capace nel suo lavoro, molto energico e tenace nell’eseguire tutti i suoi progetti…

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Da questo punto di vista, la sua mente era

cambiata radicalmente, così decisamente che i suoi amici e conoscenti

dissero che non era più lo stesso Gage.»

(J.M. Harlow, "Passage of an Iron

Rod Through the Head" - Boston Medical and Surgical Journal, 39,

N° 20 del 1848, pp. 389-393).

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Ora, sotto certi aspetti e subdolamente, l’alcool, a cui sono particolarmente

sensibili le cellule nervose dei lobi frontali, intacca il giudizio morale

esattamente e sicuramente come quella

sbarra danneggiò il carattere di Phineas

Gage!

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I DANNI AL CERVELLO DI PICCOLE QUANTITÀ

DI ALCOOL

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Come già detto, i danni cerebrali anche di piccole quantità di alcool sono noti da molto tempo.

In un articolo comparso nel 1982 sull’American

Journal of Public Health, E.S. Parker (con dei

colleghi) riportava le scoperte di uno studio condotto a Detroit su 1.024 bevitori sociali maschi e femmine.

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La valutazione delle abitudini rivelò che gli uomini bevevano una media di 12 volte al

mese, con il consumo di due drinks per occasione (circa 30 ml. di alcool puro).

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Questa media si rivelò sufficiente per causare una diminuita funzione celebrale

per quanto riguarda la memoria e la capacità di effettuare ragionamenti

astratti.

(30 ml. di alcool puro = 2 whisky o 2 bicchieri

scarsi di vino, oppure 2 birre)

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Inoltre in ambedue le categorie, uomini e donne che bevevano almeno 30 ml. la

settimana, diminuiva l’abilità nel pensiero astratto proporzionalmente all’aumento della

quantità di alcool ingerito.

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È importante notare che tutti i test di questo studio furono eseguiti su soggetti sobri, che

non avevano bevuto da almeno 24 ore.

(E.S. Parker e E.P. Noble, "Alcohol and the Aging Process in Social Use Drinkers", Journal of Studies on Alcohol 41, N° 1

del 1980, pp. 170-178)

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Parker ed i suoi collaboratori

furono anche in grado di calcolare (dati confermati

da un altro studio parallelo compiuto in California) che l’aumento di un

solo drink in ogni occasione sociale…

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… causava una decrescita (sempre in stato di

sobrietà) nella capacità di astrazione corrispondente

all’aggiunta di 2,4 anni all’età dell’individuo; e

nell’esecuzione di pensieri elaborati di 3,7 anni.

(Parker, "Cognitive Patterns... in Male Social Drinkers" - pp. 46-52)

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Inoltre, i ricercatori Jones e Parker furono in grado di dimostrare che le deficienze neuropsicologiche causate dall’alcool

ingigantiscono con l’invecchiamento del soggetto.

(M.K. Jones e B.M. Jones, "The Relationship of Age and Drinking Habits to the Effetcs of Alcohol on Memory in Women", Journal of Studies on Alcohol 41, N°1 del 1980, pp. 179-185; e anche Parker,

"Alcohol and the Aging Process", pp. 170-178)

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Benché gli alcolisti consumino più di 50

lt. di alcool puro all’anno e taluni fino a 130 lt., la diminuita capacità durante gli

esami di abilità mentale è stata ritrovata presso

leggeri bevitori, che ne consumavano veramente poco:

4 lt. all’anno.

(E.S. Parker e E.P. Parker, "Alcohol Consumption and

Cognitive Functioning in Social Drinkers", Journal of Studies on Alcohol 38, N° 7 del 1977, pp. 1224-1232)

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Tale quantità (4 lt. all’anno) equivale a poco più di 10 ml. di alcool puro al giorno,

ovvero 240 ml. di birra o 80 ml. di vino (circa mezzo bicchiere).

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In Australia la Dott.ssa L.A. Cala, con i suoi assistenti, ha studiato per molti anni gli effetti dell’alcolismo sul cervello e sulla

sua abilità di funzionare.

(L.A. Cala, "C.T. Demonstration of the Early Effects of Alcohol on the Brain" in M. Plenum, Ed., Recent

Developments in Alcoholism [New-York: Plenum Press, 1985], Vol. 3, pp. 253-264)

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Per determinare a che punto il consumo di alcool comincia a danneggiare il cervello, la

Dott.ssa Cala esaminò forti bevitori, usando la T.A.C. (Tomografia Assiale Computerizzata) e

trovò un’atrofia del cervello già in corso.

(L.A. Cala, F.L. Mastaglia, B. Wiley, "Brain Atrophy and Intellectual Impairment in Heavy Drinkers - A Clinical Psychometric and

Computerized Tomography Study", Australian and New Zealand Journal of Medicine 8, N° 2 del 1978, pp. 147-153)

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Usando lo stesso procedimento

(T.A.C.), esaminò allora un gruppo di

individui considerati da

moderati a leggeri bevitori, che non erano mai stati

intossicati.

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Dei 39 bevitori esaminati, 30 accusavano un certo

rimpicciolimento cerebrale, presentando nei lobi frontali

i primi segni del danno.

(L.A. Cala, B. Jones, P. Burns, R.E. Davis, N. Stenhouse, F.L. Mastaglia, "Results of

Computerized Tomography, Psychometric Testing and Dietary Studies in Social Drinkers

With Emphasis on Reversibility After Abstinence", Medical Journal of Australia 2, N°

6 del 1983, pp. 264-269)

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Secondo i risultati di questi studi, la quantità di alcool ingerito che causa il

rimpicciolimento del cervello è inferiore a 60 ml., ovvero circa quattro whiskey.

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La ricerca ha anche riscontrato una

menomazione del discernimento

morale con l’assunzione di solo

30 o 60 ml. di alcool.

(F. Fincham, J. Barling, "Effects of Alcohol on Moral Functioning an Male Social Drinkers", The Journal of

Genetic Psychology 134, 1979, pp. 79-88).

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«È stato trovato - dice un ricercatore - che la progressione nel grado di atrofia cerebrale nei

bevitori sociali segue lo stesso corso di quello dei pazienti affetti da alcolismo, solo che il grado di

atrofia è maggiore in quest’ultimo gruppo.»

(Cala, "Results of Computerized Tomography...

Studies", pp. 264-269).

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Inoltre, la Dott.ssa Cala ha concluso che appare evidente che, con l’uso di bevande alcoliche, il danno al cervello si verifica prima che gli esami

clinici possano evidenziare danni al fegato.

(Cala, "C.T. Demonstration of the Early Effects of Alcohol", pp. 253-

264).

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QUALCHE BUONA NOTIZIA

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I ricercatori studiarono anche undici bevitori sociali che erano d’accordo di astenersi

dall’alcool per un periodo di sei mesi o più.

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Benché il cervello non rimpiazzi le cellule morte, in 10 su 11 soggetti di questo

esperimento, non solo l’atrofia cerebrale si arrestò, ma si verificò effettivamente una

parziale inversione del processo.

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Le cellule che erano vicine alla morte o le cui dimensioni si erano ridotte furono recuperate alla loro piena capacità con la cessazione

dell’uso dell’alcool.

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Questi ricercatori scoprirono che la densità sia della materia grigia che della materia bianca del cervello si sviluppava verso la normalità,

sebbene non ci fosse un pieno recupero, dopo la cessazione dell’uso dell’alcool.

(L.A. Cala, P. Burns, R. Davis, B. Jones, "Alcohol-related Brain Damage - Serial Studies After Abstinence and Recommencement of Drinking",

Australian Alcohol/Drug Review 3, N° 2 del 1984, pp. 127-140)

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I MITI SULL’ALCOOL

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Il vino fa buon sangue!

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FALSO!

Al contrario lo distrugge, causa anemia macrocitica e

difetti di coagulazione.

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L’alcool nutre!

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FALSO!

L’alcool contiene "calorie vuote", come lo zucchero raffinato, cioè è privo di elementi

nutritivi (soprattutto se il vino è pastorizzato). La logica conseguenza è che, per metabolizzare

l’alcool, l’organismo s’impoverisce di una notevole quantità di vitamine B1, PP, C e di enzimi.

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Nelle bevande alcoliche ci sono pochissimi minerali, non ci sono

vitamine, né proteine, né grassi, né carboidrati.

Inoltre, il ciclo di combustione degli altri alimenti viene alterato ed aumenta il

fabbisogno di ossigeno.

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L’alcool fornisce energia!

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FALSO!

Non solo l’alcool non dà energia perché le calorie che fornisce

sono difficilmente utilizzabili, ma il rendimento fisico stesso

diminuisce del 15-20% in seguito alla sua ingestione.

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L’alcool protegge il cuore!

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FALSO!

Non solo questo è falso, ma è vero l’esatto contrario. Bastano uno

o due drink per provocare uno spasmo

delle arterie coronariche,

diminuendo l’apporto di ossigeno al cuore e

predisponendo all’infarto del

miocardio.

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Un pranzo abbondante innaffiato da alcool può rivelarsi una combinazione letale per chi

ha delle arterie già ristrette.

(Fonte: Dott. Vernon W. Foster,

“NEWSTART”, Weimar Institute - pag. 119)

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L’alcool aumenta il tasso di colesterolo "buono" HDL!

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FALSO!

È vero che l’alcool aumenta il colesterolo HDL, ma un’occhiata più da vicino alla

struttura chimica dell’HDL rivela che ci sono tre tipi di HDL, di cui solo uno è attivo nel rimuovere il colesterolo LDL dalle arterie.

Sebbene l’alcool aumenti il totale dell’HDL, in realtà diminuisce proprio quella frazione

di esso che è protettiva.

(Fonte: Dott. Vernon W. Foster, “NEWSTART”, Weimar Institute - pag. 119)

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L’alcool riscalda quando la temperatura è rigida!

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FALSO!

Se è vero che la bevanda alcolica allontana

momentaneamente la sensazione del freddo per

la vasodilatazione che esplica a livello dei

capillari, è altrettanto vero che induce in un momento successivo una dispersione

di calore, abbassando la temperatura corporea.

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La birra aumenta il

latte materno!

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FALSO!

È stato accertato che la birra aumenta sì il volume delle mammelle, ma inibisce la

produzione del latte materno.

È il decotto di orzo, caso mai, che favorisce la

secrezone di latte materno.

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L’alcool può aiutare la virilità!

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FALSO!

Dopo anni di sperimentazioni il prof. R. Lester dell’Università di Pittsburg, ha avuto le prove che i

bevitori maschi abitudinari e incalliti tendono a femminilizzarsi. Colpito dall’alcool, il fegato

impazzito altera la produzione degli ormoni sessuali.

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Ma l’alcool agisce anche direttamente sui testicoli, diminuendo di molto la produzione del

testosterone, l’ormone maschile che ha influenza determinante sul desiderio e la potenza sessuale.

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Non si può mangiare senza bere un po’ di vino!

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FALSO!

È il tipo di alimentazione che suscita il desiderio di alcool!

Ratti nutriti con alimenti raffinati e piccanti e con l’aggiunta di un eccitante nervino, quale il caffé, messi di fronte alla scelta tra il recipiente dell’acqua e quello della bevanda alcolica, scelgono

quest’ultima.

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Ma quando ai ratti viene somministrata un’alimentazione equilibrata e priva di eccitanti, in

capo ad una settimana tornano a bere acqua. Lo stesso fenomeno si verifica più volte nelle alterne

alimentazioni programmate.

(Vedi anche: Kunin D, Gaskin S, Rogan F, Smith BR, Amit Z., Caffeine promotes ethanol drinking in rats. Examination using a limited-access

free choice paradigm)

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Le bevande alcoliche dissetano!

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FALSO!

L’etanolo produce un’inibizione degli

ormoni ipofisari antidiuretici, inducendo

una maggior diuresi e una maggiore traspirazione

soprattutto durante l’attività muscolare.

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Concludendo…

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Il livello di tolleranza dell’alcool nelle donne è circa la metà rispetto agli uomini, e un bicchiere di vino per un bambino equivale a circa un litro per un adulto.

TIPO DI BEVANDA

QUANTITATIVO TASSO DI ALCOOL PURO

Birra 360 ml. 15 ml.

Vino 120 ml. 15 ml.

Whisky 40 ml. 15 ml.

QUANTITATIVO DI ALCOOL PURO IN 3 TIPI DI BEVANDE ALCOLICHE

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FINE

by Luciana