12settembre2017 - Toscana Film Commission di Andrea Bocelli, del regista Michael Radford (tra i suoi...

9
12settembre2017

Transcript of 12settembre2017 - Toscana Film Commission di Andrea Bocelli, del regista Michael Radford (tra i suoi...

 

12settembre2017

INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

12settembre2017

Pagina I

Si parla di noi

12/09/2017 p. 15 Banderas tra i protagonisti del film sulla vita di BocelliCorriere Fiorentino 1

Si gira in Toscana

12/09/2017 p. 16 Casting per lo sceneggiato I Medici Celso PallassiniCorriere Siena 2

Segnalazioni

12/09/2017 p. 27 «Facevo l'economista, papà non mi voleva su un set Cherisate con Gassman»

RobertaScorranese

Corriere Della Sera 3

12/09/2017 p. 4 La Livorno da set si risveglia sfregiata "Ma il dolore tira fuorile nostre qualità"

MatteoPucciarelli

Repubblica 6

All'Odeon

Banderas tra i protagonistidel film sulla vita di Bocelli

Si intitola La musica delsilenzio il film sulla vita diAndrea Bocelli, ispiratodall'omonimo romanzo delcelebre tenore. Si potrà vedereal cinema il i8, 19 e 20settembre distribuito da QmiStardust, ma sarà presentato inanteprima mondialedomenica 17 settembre (ore 19,biglietti disponibili inprevendita alla cassa delcinema al prezzo di io euro)all'Odeon di Firenze allapresenza di Andrea Bocelli, delregista Michael Radford (tra isuoi lavori di successo IlPostino e I1 Mercante diVenezia) e dell'attrice LuisaRanieri, che interpretalamadre di Amos Bardi, alter egodel tenore. Il film racconta ilpercorso personale e musicale

di Amos Bardi dall'infanziaagli allori della sua carriera.Una vita intensa, piena diemozioni, destinata a granditrionfi ma segnata da falsepartenze, dubbi, piccoli egrandi dolori, come la malattiaagli occhi che lo costringerà adun calvario di interventichirurgici e la cecità totale aseguito di una pallonata infaccia. A vestire i panni deltenore, l'attore e musicistainglese Toby Sebastianaffiancato da un castinternazionale: AntonioBanderas (nel ruolo delmaestro di musica), JordiMollà (il padre), Luisa Ranieri(la madre), Ennio Fantastichini(lo zio), Nadir Castelli (lamoglie) oltre a un cameo dellostesso Bocelli. La pellicola è

Antonio Banderas e Toby Sebastian

stata girata tra Roma, Pisa,Volterra, luoghi in cui AndreaBocelli è cresciuto, e per leriprese in provincia di Pisaa Peccioli, Volterra, Lajatico eMontecatini Val di Cecina laproduzione si è avvalsa dellacollaborazione di Toscana FilmCommission. Grazie al«Progetto Cinemanchìo» ilfilm potrà essere goduto ancheda non vedenti, con l'aiutodella sottotitolazione facilitatae dell'audiodescrizione. Lasottotitolazione sarà inseritanella proiezione, oppure saràscaricabile da una app.

R.C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Si parla di noi Pagina 1

Montepulciano Si cercano un migliaio di comparse, campo base per quattro settimane in città

Casting per lo sceneggiato I MediciMONTEPULCIANO

E' iniziato ieri a Montepul-ciano il casting per seleziona-re delle comparse della se-conda parte dello sceneggia-to sui Medici, la famiglia fio-rentina che fece grande sia lacittà che gran parte della To-scana nel Rinascimento. Pro-tagonista assoluto di questaserie è Lorenzo il Magnificoe la sua corte, con i grandiartisti e poeti che ne seguiro-no le vicende. Fra questi an-che Angelo Ambrogini, det-to il Poliziano, il poeta nato aMontepulciano e trasferitosigiovanissimo a Firenze chefu il prediletto del Magnifi-co. Come già avvenuto nellaprima parte, di altissimo livel-lo il cast degli attori che inquesta circostanza vedrà lapresenza anche di Sean Be-an, protagonista del "Signo-re degli Anelli" e di "Tronodi Spade". Il casting iniziatoieri, con la selezione delledonne e dei ragazzi, si con-cluderà oggi con quella degliuomini. Secondo le previsio-ni alla fine saranno circa due-mila le persone che proveran-

no a fare le comparse, di que-ste un migliaio saranno scel-te per le scene che si gireran-

Casting no a Montepulciano a parti-La produzione re dal prossimo 23 ottobre,ha fatto sapere questa indicativamente la da-che comparse, ta dell'inizio delle riprese.ma anche Già alle prime ore della mat-personale tecnico tinata di ieri, una lunga filae altre maestranze di donne, per lo più moltosaranno reperite giovani, si è presentata all'in-localmente gresso della sala polivalente

degli ex Macelli per parteci-pare al casting e, visto le pre-visioni. A Montepulcianotre saranno le scene che ri-chiederanno la presenza dicirca trecento comparse allavolta, i luoghi interessati dal-le riprese saranno PiazzaGrande e San Biagio. La pro-duzione ha confermato cheMontepulciano sarà anchela sede del campo base per lasartoria e il trucco di tutte leriprese che interesseranno ol-tre che la città anche altre lo-calità limitrofe, per un totaledi circa quattro settimane eche parte delle maestranze edel personale tecnico verràreperito in loco. i

Celso Pallassini

i enr,d.a u.

Si gira in Toscana Pagina 2

ITALIANI wo CRISTIN:1 COMENCINI

«Facevo l'economista,papà non nei voleva su un setChe risate con Gassman»Lautir,4sta: ho girato troppi film sufla famiglia, cambierò genere

di Roberta Scorranese

La casa romana di Cristina Comenciniè un teatro di cose che si raccontanosenza voce: la potenza irredenta di Fi-lippo De Pisis in uno studio virato alrosa, la solidità intergenerazionale diun sintetizzatore, il candore fresco

dei copridivani provvidenziali in un afosopomeriggio estivo. E poi i piedi nudi di questaaffascinante sessantenne bionda, asciutta, leg-germente roca. «Un po' d'acqua e limone?»,certo, un classico della Roma che boccheggia.

Bella casa. Sembra una di quelle dimore chefanno da sfondo ai suoi film sulle famiglie.

«Forse perché ne ho fatti troppi di film così.E chissà, magari è ora di cambiare registro».

Come ricorda la sua prima vita , quella in cuifaceva l'economista ? In bianco e nero?

«Era molto interessante. Ho studiato econo-mia e matematica sin dalle superiori, perché hofatto la scuola italo-francese. Poi la Sapienza,dove seguivo i corsi di Federico Caffè. Un misti-co dell'insegnamento, in seguito diventato fa-moso per la sua scomparsa misteriosa».

E oggi lei ha un ministro dello Sviluppo Eco-nomico in famiglia : suo figlio Carlo Calenda.

«Curioso perché mentre studiavo all'univer-sità io ebbi entrambi i miei primi due figli, Car-lo, appunto, e Giulia, che oggi fa la sceneggia-trice. Quando venivano in casa i miei amici astudiare economia, Carlo era nel box. Insom-ma, ha respirato numeri sin da piccolo!».

Il cinema arriverà molto dopo.«Sì, perché dopo la laurea mi misi a lavorare

in un istituto di ricerca. Studiavo l'economia delMolise, pensi un po'. Scoprii addirittura una ri-presa economica molisana (ride, ndr). Certo,cercavo di stare lontana dal cinema anche pernon subire la potenza della figura paterna».

Suo padre Luigi, architetto per formazione,ha firmato film importanti . Lui la incoraggia-va a seguire la sua stessa strada?

«Per nulla, anzi, ci raccomandava di starelontane dai set e dalla macchina da presa. Sia-mo quattro figlie femmine (oltre a Cristina, cisono Paola, Francesca e Eleonora, ndr) e lui eraconvinto che le donne, proprio per potersi ga-rantire un'indipendenza economica, dovesseroavere una professione più solida. Senza contareche c'era un altro pensiero, meno esplicito».

Quale?«Temeva che un cognome così ingombrante

ci avrebbe condizionato. Risultato: tutte e quat-tro le figlie oggi in qualche modo sono legate alcinema. E io poi ho azzardato più delle mie so-relle. Sono donna, sono "figlia di" e sono anchemoglie di un produttore, Riccardo Tozzi. Davve-ro troppo per fare la regista in Italia (ride)».

Complicato?«Molto. Basti pensare che ad ogni film, libro

o spettacolo teatrale che faccio, metto in contoche qualcuno dica: eh grazie, con quelle cono-scenze. Però questo mi ha insegnato a vederemeglio le mie reali possibilità. Per dire, quandofeci La fine è nota, nel 1992, ero convinta di avergirato un capolavoro, ma poi fu un insuccessoclamoroso. Eppure resto convinta che quellosia stato un buon film. Ho imparato a distin-guere gli insuccessi dalle cose poco riuscite».

Anche l'esordio letterario fu una delusione?«Sì. Mandai a Natalia Ginzburg un lungo rac-

conto: lei lo rifiutò dicendo che non era matu-ro. Mi dedicai allora alla sceneggiatura e conob-bi Suso Cecchi d'Amico, per me una personafondamentale. Poi riprovai: mandai a Ginzburgil romanzo Le pagine strappate, ma stavolta fir-mandolo con il cognome da sposata, Tozzi. Leimi richiamò dopo 48 ore. Voleva incontrarmi».

Fu utile togliere il cognome ingombrante?«No, semplicemente credo che quello fosse

un libro più maturo. Sentii che qualcosa si stavamuovendo, presi coraggio. Anche per andaredietro alla macchina da presa. Io non ho fattostudi di regia, ma ho studiato fotografia e, so-prattutto, sono sempre stata una grande lettri-ce di romanzi. Avere il senso del racconto è fon-damentale, perché la cosa più importante è chei personaggi seguano un filo logico e psicologi-co. Così decisi di fare un film, approfittando di

Segnalazioni Pagina 3

un fondo dell'Istituto Luce per pellicole desti-nate ai ragazzi. Si intitolava Zoo ed era giratonello zoo di Roma, con protagonista Asia Ar-gento, che nel 1988 aveva tredici anni».

Suo padre le diede consigli?«La sera prima dell'inizio delle riprese andai

a trovarlo e gli chiesi: "Papà ma come faccio acapire quando è ora di cambiare inquadratu-ra?". Lui non si scompose: "Vai tranquilla, tuttoverrà da sé". Poi andai da mia sorella Paola, sce-nografa, facendole la stessa domanda ma lei miscansò dicendo: "Vai a girare che non ho tempoda perdere". Non avevo scelta: girai e basta».

Un coraggio visionario . Ma forse tutta lasua generazione, quella dei nati nel 1956, èpermeata da questa «potenza immaginifica».

«Sì, penso che siamo stati dei privilegiati.Perché, da ventenni, abbiamo vissuto l'inven-zione del concetto di gioventù in Italia. Solo inquanto giovani ci sentivamo valorizzati, ammi-rati, si riponevano delle aspettative in noi. Cosache purtroppo oggi non avviene con i ragazzi,che si sentono senza futuro. Non vengono edu-cati ad avere coraggio, bensì ad avere paura».

Dopo l'esordio di «Zoo», lei firmò un film incostume molto ambizioso , «I divertimentidella vita privata». Era il 1992.

«Una commedia ambientata durante la Rivo-luzione francese. Sul set, Vittorio Gassman eGiancarlo Giannini. Io ero intimidita da questigiganti e a un certo punto lo stesso Gassman ta-gliò corto: "Su Cristì, giriamo `sto film sennòqua famo notte". Risi, sospirai e cominciai».

Lei, da ragazza , trascorreva le vacanze conla famiglia di Erri De Luca , per fare un esem-pio. Amicizie di alto profilo intellettuale.Quanto hanno contato nella sua crescita?

«Preciso che, sebbene siamo ancora amici,con Erri non ci vediamo da un po' (ride). Maguardi, forse ha contato di più un certo tipo dicosmopolitismo culturale. La famiglia di miamadre, discendente dei Grifeo di Partanna, haradici napoletane, colte, allegre. Papà era unlombardo di educazione valdese, che si inna-morò di mamma perché era una donna che sa-peva ridere, il suo opposto. Sin da piccole ab-biamo letto i grandi romanzi russi e quelli fran-cesi, siamo cresciute con il Pinocchio televisivo,per capirci. Seguivamo Luigi nelle città dove an-dava a girare. E poi, davanti agli occhi, abbiamovisto scorrere i fotogrammi di una grande storiad'amore: quella tra mamma e papà».

Dopo la delusione di «La fine è nota» vennela riscossa con «Va' dove ti porta il cuore».

«Otto anni dopo, però. Fu la stessa SusannaTamaro a chiedermi di firmare la regia dellapellicola tratta dal suo romanzo. Ci conoscem-mo al Premio letterario Calvino. Il giorno del-l'uscita del film mi prese un colpo, perché neicinema non c'era. Panico. Poi al telefono Aure-lio de Laurentiis mi disse: "Stai tranquilla, si stamuovendo in provincia". E infatti ebbe un gran-de successo proprio per questa diffusione terri-toriale, capillare. Aurelio è un maestro».

Un'onda lunga di successi che ha sfioratol'Oscar con «La bestia nel cuore». E oggi? Checinema vuole fare?

«Oggi il momento è bellissimo e terribile altempo stesso. Le grandi serie televisive, quelle

fatte bene, ci hanno dato un gran cazzotto ma cicostringono a ripensarci. Per dire, c'è stato unperiodo in cui andavano benissimo i film trattidai libri. Oggi non è più così. Ma è il destino delcinema: reinventarsi sempre. Io non so ancoracome venirne fuori, ma da un po' di tempo pen-so che una delle strade possibili sia riprenderein mano il genere e rinnovarlo. Io abbandonai ilgenere dopo l'insuccesso de La fine è nota (ungiallo, ndr) e penso che, dopo decine di com-medie e di storie di famiglie, forse sia arrivato ilmomento di cambiare radicalmente».

Lei sabato 16 sarà a Fuoricinema , la rasse-gna milanese. Parlerà , tra l'altro , delle «suedonne» sul set. Attrici ma anche amiche.

«Da Lisi a Buy, da Cortellesi a Angiolini, Fi-nocchiaro, Rocca, Paredes a tutte le altre. Datutte ho imparato qualcosa, tutte mi hanno da-to tanto. E su Fuoricinema, penso che questeiniziative siano fondamentali: oggi che andareal cinema viene visto come qualcosa "da vecchi"il fatto di organizzare una rassegna aperta a tut-ti e legata alla rivitalizzazione di uno spazio, inquesto caso addirittura alla fondazione di unvero e proprio Polo, a Milano, credo che spalan-chi una finestra e faccia entrare aria buona».

Il suo ultimo romanzo , «Essere vivi», segnail passaggio a Einaudi . Un cerchio che si chiu-de, se pensiamo agli esordi con Ginzburg.

«Sì, iniziai con Natalia ma poi pubblicai conFeltrinelli, gruppo al quale devo moltissimo. Èuna storia di bambini e di genitori adottivi. Iocerco sempre di partire dalle singole vite per ar-rivare a raccontare la Storia con la maiuscola».

Contenta delle scelte politiche di Carlo Ca-lenda?

«Molto. Poi lui fa il suo lavoro con una pas-sione che gli invidio. Io non faccio politica atti-va ma da sempre sono impegnata nella difesadei diritti civili».

Anche delle donne . Lei è stata tra le animedi «Se non ora quando», manifestazione natanel 2011 sull'onda delle vicende di Berlusconi.

«Da ragazza per me l'aver militato nel movi-mento femminista è stato molto importante.Ma oggi noi abbiamo dato. Ora tocca alle piùgiovani. Che hanno un grande nodo da scio-gliere: reinventare la differenza tra uomini edonne. L'uguaglianza deve tener conto di unadifferenza se si vuole continuare ad amare. Eoggi questo si può fare solo se uomini e donnecamminano insieme, fianco a fianco». Auguri.

rscorranese@a corriere.it© RIPRODUZIONE RISERVATA

Segnalazioni Pagina 4

AAmiche Con Virna Lisi (a sinistra)sul set di «Latin Lover», film del 2015

L'esordio letterarioSpedii un raccontoa Natalia Ginzburg,ma lei lo rifiutòPoi le mandai unromanzo firmandolo conil cognome da sposata:mi richiamò dopo 48 ore

Riscatto al botteghinoIl mio «La fine è nota» fuun insuccesso clamorosoPoi è stata la stessaTamaro a propormidi portare al cinemail suo romanzo «Va'dove ti porta il cuore»

Identikit

•ChièCristinaComencini(1956) èscrittrice,regista edrammaturga.Il suo film trattoda La bestianel cuore haottenuto lanominationall'Oscar comemigliore filmstraniero.Tra i suoifilm recenti,Latin Lover(2015) eQualcosa dinuovo(2016)

• L'incontroSabato 16settembre,ore 18.30, aMilano Citylife,CristinaComencinisarà ospitedi Fuoricinema(dal 14 al 17info sul sitowww.fuoricinema.com)nell'incontroCristina e lesue donne:la sapienzafemminiledel cinemaitalianocon AngelaFinocchiaro,StefaniaRocca, MarisaParedes,AmbraAngiolini

AutriceCristinaComencinisi divide tra i film,le pièces teatralie i romanzi.Nata nel 1956,vive a Romae ha tre figli, natida duematrimoni:Carlo Calenda(attualeministro perlo SviluppoEconomico),Giulia Calenda(sceneggia-trice) e LuigiTozzi, produttoremusicale. Tra isuoi romanzi,«Quando lanotte» (2009) e«Lucy» (2013).«Essere vivi» è illibro che ha dapoco segnato ilsuo passaggioa Einaudi(foto MassimoBarbaglia)

Segnalazioni Pagina 5

II racconto. Viaggio nei luoghi devastati dall'alluvione con i protagonisti di Ovosodoche usciva in sala 20 anni fa. "Nella disgrazia torna quello spirito che sembrava perso"

La Livorno da set si risveglia sfregiata"Ma il dolore tira fuori le nostre qualità"

DAL NOSTRO INVIATOMATTEO PUCCIARELLI

LIVORNO . «Nella disgrazia appenaaccaduta ho rivisto lo spirito di unaLivorno che sembrava andata per-so», ragiona lo sceneggiatore diOvosodo, Francesco Bruni. Nemme-no a farlo apposta, era il 12 settem-bre 1997 quando nelle sale italianeuscì quel film. Fu inaspettatamen-te un successo. Raccontò Livorno abeneficio del resto del mondo; o me-glio, «fece scoprire all'Italia che esi-steva una città chiamata Livorno»,dice oggi Edoardo Gabbriellini, chene fu l'attore protagonista. Ventianni dopo riecco quegli stessi luo-ghi, malinconici scanzo-nati e contraddittori,tornare alla ribalta na-zionale. E forse anche lostesso spirito, con i ra-gazzini di tutti i quartie-ri che senza pensarciun attimo hanno presoil motorino e sono anda-ti a dare una mano, sa-na incoscienza e insie-me la solidarietà nor-male del "dove si man-gia in due si mangia an-che in tre'.

Nel film la storia di Piero Mansa-ni, appunto Gabbriellini, era am-bientata soprattutto nei quartieripopolari a nord di Livorno, in vecchicasermoni («Bellino qui, sembraBucarest», fu il primo commentodell'amico appena conosciuto venu-to a trovarlo dalla "borghese' Ar-denza) abitati da personaggi pocoaffidabili e allo stesso tempo uma-ni, veri. Ma poi dentro c'era rappre-sentata tutta la città, compresaquella meno "proletaria' ma più col-pita dall'alluvione di domenica scor-sa.

Il seminterrato di viale NazarioSauro dove sono morte quattro per-sone, un'intera famiglia spazzatavia, si trova nel complesso di ville li-berty a due passi dall'accademia na-vale e dalla stadio Armando Picchi.Lì il regista Paolo Virzì ci immaginòil liceo classico un po' classista fre-quentato da Mansani; il quale il pri-mo giorno si ritrovò catapultato inluoghi che a lui parevano BeverlyHills e infatti il bidello lo scambiòper un giovane idraulico venuto a si-stemare una tubatura in bagno.

Tra il 1997 e oggi c'è di mezzo

un'epoca, «allora Livorno forse erapiù originale e meno omologata.Ma magari sarà anche colpa dellanostalgia se dico così», aggiungeBruni. «La città è cambiata, certo,ma è cambiato il mondo - spiegaGabbriellini, diventato regista e dibase a Bologna - Basti pensare cheil film sembrava chiudersi quasicon tristezza, con Piero che si diplo-ma e finisce a lavorare impiegato,timbrando il cartellino in una fab-brica. Oggi sarebbe considerato uncolpo di fortuna». Ha rischiato an-che quello stabilimento lì di sfondoalla scena finale (si trova in zonaStagno, non a caso diventata unapalude dopo l'alluvione), con il tor-

IL VIDEORACCONTOOggi sul nostro

sito il videoraccontoa cura di Andrea

Lattanzi dei luoghidi Ovosodo

colpiti dal nubifragiodi Livorno

rente Ugione che perpoco non esondava.

Insomma, l'alluvio-ne come occasione di ri-scatto? O per dirla conle parole di Paolo Ruffi-ni, piccolo ruolo anchelui in Ovosodo, la risco-perta di una Livorno«meno social e più socia-le»? Dice di sì l'assesso-re alla Cultura France-sco Belais, «il senso diappartenenza ad unarealtà collettiva qui an-

cora resiste». Conferma Toto Barba-to: «Sì, come durante una guerra, avolte il dolore tira fuori delle quali-tà. In questa occasione ci siamo ri-scoperti migliori di quel che pensa-vamo di essere diventati». Lui face-va la parte del migliore amico d'in-fanzia di Mansani, un post-comuni-sta per tradizione e poliziotto perconvinzione. Questa estate Barba-to ha organizzato due settimane dieventi in città proprio per omaggia-re Ovosodo. Film amato così tantoforse perché, seppur nell a disillusio-ne crepuscolare, tratteggiava unaLivorno che voleva rimanere fedelea se stessa e alla sua storia di cittàd'uguaglianza, costruita con lebraccia di emarginati, galeotti,ebrei perseguitati scappati dallaSpagna, commercianti di mezzomondo d'allora in cerca di fortuna.Una città dove si può o si deve scher-zare sempre e di tutto, anche senon si è dentro un film: tipo ritrovar-si in un bar, nel bel mezzo dei soc-corsi, con il barista che chiede serioa un cliente appena entrato: «O do-ve l'hai parcheggiato il canotto?!».

©RIPROOUZIONERISE-A

Segnalazioni Pagina 6

FORTEZZA NUOVAIn alto, la vista

sull'anticafortificazione come

appare oggi, conbarche e yacht

sommersi dalleacque. A destra, i

protagonisti di"Ovosodo" in una

scena del film, conalle spalle la fortezza

ARDENZAIn alto, strade invase

dal fango eautomobili bloccate

nel quartiereArdenza. A destra,Tommaso e Piero

discutono tra ipalazzi del rione nelquale si trova il liceo

che frequentanonel film diVirzì

QUERCIANELLAIn alto, la stradadivelta dall'alluvionenella zona di Romito- QuercianellaA sinistra, ilprotagonista di"Ovosodo", Piero,fa l'autostop insiemea due amici aQuercianella perraggiungere Roma

STAZIONEIn alto, le scale dellastazione centrale diLivorno, allagatedalle violentepiogge di domenicaA sinistra, Piero escedalla stazioneinsieme a Lisa, lacugina di Tommaso,appena arrivata intreno da Roma

Segnalazioni Pagina 7