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da Lantica civiltà cretese di R. W. Hutchinson Storia dellarte Einaudi 1

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da L�antica civiltàcretese

di R. W. Hutchinson

Storia dell�arte Einaudi 1

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Edizione di riferimento:R. W. Hutchinson, L�antica civiltà cretese, trad. it.di Luciana Pecchioli, Einaudi, Torino 1976Titolo originale:Prehistoric Crete, Penguin Books Ltd, Harmond-sworth, Middlesex, Inghilterra© 1962 R. W. Hutchinsons

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Indice

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V. Arte minoica 5

Decorazioni a spirale 7La torsione come principio decorativo 8L�arte minoica e la eidetica 10Policromia minoica nel vasellame e negli affreschi 15Figure a tutto tondo 17

VI.. L�Antico Minoico 21

L�Antico Minoico I 22L�Antico Minoico II 26

Gioielli dell�Antico Minoico provenienti dalla zona orientale di Creta 31Sigilli e sculture in miniatura d�avorio 34Lavorazione del rame 35L�arte dello scalpellino 36La cultura della Messarà e le sue tholoi 37

L�Antico Minoico III 42Influenze egizie e levantine 43Influenze cicladiche 46

VII. Il Medio Minoico 50

La rivoluzione urbana a Creta 50La pianta delle città nella Creta minoica 51L�Ipogeo di Cnosso 53Il primo Palazzo di Minosse 54Il cimitero del Medio Minoico I a Cnosso 56

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La casa ovale di Chamaizi 57Il Medio Minoico II 59Il Medio Minoico III 61

Naturalismo negli affreschi del Medio Minoico III 64L�industria della ceramica a Cnosso 68Tavole da gioco minoiche 70

Mallia 71Il palazzo di Mallia 71Il Cimitero di Mallia a Chrysolakkos 75

Il Palazzo di Gurnià 77Il Palazzo di Festo 78Gioielli del Medio Minoico 84Cronologia del Medio Minoico 85Il grande terremoto del 1750 (?) a. C. 86

Indice

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Capitolo quinto

Arte minoica

L�arte minoica, cioè dell�Età del bronzo cretese, dif-ferisce sensibilmente nello spirito, non solo da quellecontemporanee del Vicino Oriente, ma anche da quellache l�aveva immediatamente preceduta, l�arte cretesedel Neolitico.

L�arte per l�arte sembra, non so perché, un�inven-zione del Neolitico e compare, in ogni paese del mondo,quando la popolazione raggiunge quel dato stadio diciviltà; mentre l�arte del Tardo Paleolitico e le sue piúrecenti manifestazioni, quali le pitture nelle cavernedella Spagna orientale o quelle, relativamente moderne,nelle grotte della Rodesia, si innestano su pratiche magi-che. Infatti, sebbene il pittore traesse, senza dubbio, ungodimento artistico dal suo lavoro, l�opera aveva loscopo pratico di portare aiuto ai cacciatori.

L�arte neolitica, invece, non è figurativa, ma in gene-rale rigorosamente astratta: se rappresenta uomini, ani-mali, uccelli, pesci o fiori, questi presto diventanomodelli; e quegli elementi che, in origine, avevano avutouno scopo pratico nella struttura dei vasi, diventanoanch�essi modelli, che l�archeologo chiama disegni«skeumorfici» perché traggono la loro morphe, o forma,dallo skeuos o articolo domestico su cui hanno adem-piuto originariamente una funzione pratica. Cosí i puntidelle cuciture di una bottiglia di cuoio o le costure o ichiodi di un recipiente di metallo possono essere dipin-

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ti come motivi skeuomorfici sulle imitazioni fittili diquei recipienti.

L�arte per l�arte del vasaio neolitico può essere stataincrementata dalla vita agricola sedentaria di queltempo, ma qualunque ne fosse la causa, è chiaro cheanche i Cretesi neolitici si conformarono alla regolagenerale. Il vasellame della piú antica Età del bronzo aCreta continuò a essere adorno soltanto di motivi assaisemplici di tipo rigorosamente geometrico, come lineeverticali o diagonali, a volte a controtaglio, punti incisio semicerchi � repertorio misero e privo di ispirazione,ma del tutto scevro di suggestioni magiche.

Non possiamo, evidentemente, parlare di un�artecomune a tutta Creta, nell�Antico Minoico I (2400-2300a. C.), periodo che si distingue per l�infiltrazione di pic-coli gruppi di coloni di provenienze diverse, ciascunocon vasellame di un suo proprio stile: infatti la fusionedi questi vari elementi di popolazione non era ancora deltutto completa quando stava per iniziare il MedioMinoico I (1950 a. C.).

Le origini di tali gruppi di coloni possiamo soltantosupporle, deducendole dalle affinità artistiche dei loroprodotti: la terraglia decorata dell�Antico Minoico II eil vasellame Vasiliki hanno appunto affinità con certivasi anatolici; il vasellame di Pirgo ne ha con la varietà«Pelos» delle Cicladi.

I disegni rettilinei dei vasi dell�Antico Minoico IIIerano solo una continuazione o un�elaborazione di quel-li del periodo precedente � linee a zig-zag con triango-li, fasce di V, modelli simili ai triglifi e alle metopi delfregio dorico ecc. Piú importante della decorazione ret-tilinea, fu l�introduzione degli ornati curvilinei, che nonerano quasi mai apparsi prima, tranne sotto forma disemicerchi concentrici sul vasellame Antico Minoico II;mentre ora si incontrano cerchi riempiti di colore, o ditratteggi e altri disegni anch�essi a tratteggio. Spirali

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continue (il modello è cicladico) appaiono talvolta con-giunte da una curiosa voluta a forma di foglia. Lieve etimido si presenta da principio quest�incipiente interes-se per la scienza naturale: il piú divertente esempio neè un coccio in cui il solito motivo dei triangoli opposti,o a «farfalla», è stato trasformato in una capra, con l�ag-giunta di una testa con un paio di corna al vertice di unodei triangoli. Forse questa nuova arte naturalistica puòesser nata nella Messarà, poiché è rara sul vasellame maevidentissima sui sigilli d�avorio che nelle grandi tomberotonde della Messarà sono frequenti. Qui abbiamo nonsolo disegni vivaci, anche se alquanto primitivi, di uomi-ni, animali, uccelli, scorpioni, pesci e perfino navi; maanche motivi di meandri e di spirali quadruple, che tro-vano il miglior raffronto in quelli egizi. Uno tra gli ani-mali preferiti in questi sigilli è il leone, che esistevaancora sul continente greco e naturalmente in Siria; manon a Creta, credo.

Decorazioni a spirale.

L�origine della decorazione a spirale, in linea gene-rale, non ci interessa qui, e io ritengo, del resto, cheabbia avuto piú di una origine: si può nei singoli casifarla derivare dagli avvolgimenti di filo d�oro o di rame,o dalle spire di certe conchiglie o dalla torsione dellefibre tessili; ma nessuna di queste teorie regge, se voglia-mo considerarla l�unica sorgente di tutti gli ornati a spi-rale.

È chiaro, per lo meno, che questa moda si diffuse nelLevante verso la fine del iii millennio a. C. In Egitto èdocumentata da piccole volute su scarabei del primoperiodo intermedio, da cui si sviluppano quattro, o tal-volta sei, spirali connesse fra loro, che determinano unasuperficie approssimativamente quadrangolare. Spirali

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quadruple simili compaiono a Creta sulle basi di sigillid�oro o d�avorio della Messarà e su una pyxis in pietradella tholos B a Matanos. Tale modello ha la possibilitàdi svilupparsi in una rete di spirali del tipo in voga inEgitto durante la XVIII dinastia e a Creta, come puresul continente greco, nella tarda Età del bronzo.

La torsione come principio decorativo.

Il primo tentativo reale di studiare i principî fonda-mentali dell�arte minoica fu compiuto da FriedrichMatz, nel suo lavoro sugli antichi sigilli cretesi in pie-tra, in cui distingueva due sistemi fondamentali di deco-rare un vaso, che possiamo tradurre come «decorazionea zone» e «decorazione di superficie». Furumark, nellesue opere sul vasellame miceneo, preferisce, per gli stes-si due metodi, i termini di «decorazione tettonica» e«unitaria».

La caratteristica particolare della decorazione minoi-ca di superficie, che Matz per primo osservò, è la ten-denza verso la «torsione» o i motivi attorcigliati. Ladecorazione a zone, in cui prevalgono fasce orizzontalidi ornati è veramente «tettonica», nel senso che dà rilie-vo alla struttura del vaso, il punto di maggior larghez-za, la bocca e il collo, i manici, il piede. La decorazione«di superficie» o «unitaria», invece, tratta tutto il vasocome un campo libero per un unico disegno, o ancheparecchi disegni indipendenti, senza sottolineare un par-ticolare elemento strutturale del vaso.

Se la base di un sigillo da impressione cilindrico orotondo porta sulla circonferenza un fregio con anima-li, o anche due animali disposti uno a rovescio dell�altro(che è il fregio circolare ridotto alla forma piú sempli-ce), basta far girare il sigillo per ottenere l�effetto delmovimento; ma non è questa la torsione. La torsione si

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ha quando un motivo che dovrebbe correre vertical-mente od orizzontalmente gira, come la spira di un cava-tappi, attraverso la superficie da decorare. Ciò può avve-nire in ornati puramente rettilinei, ma non c�è forse dasorprendersi che sia stato piú comune dove erano invoga le spirali, come nella zona egea e del bacino danu-biano. In realtà Matz, nel suo libro sui sigilli cretesi, ten-deva a considerarlo un elemento europeo nella culturaminoica, ma nel suo piú recente articolo sulla torsione,ha sottolineato il fatto che � sebbene la torsione fossecertamente una caratteristica di ampie zone dell�Euro-pa centrale e orientale � lo era anche di una non picco-la parte del Levante, in cui andava compresa non solola zona egea, ma anche l�Anatolia sudorientale, che eser-citò un�influenza tanto grande su Creta, sulle Cicladi esul continente greco all�inizio dell�Età del bronzo.

Matz ha messo a confronto lo stile a torsione conquelli piú ampiamente diffusi della Winkelband o «lineaa zig-zag» e del «sistema a meridiani», partizione ver-ticale che, in una forma o nell�altra, si presenta in mol-tissime parti del mondo antico; ed è giunto alla conclu-sione che l�origine della torsione come principio esteti-co va ricercata piú in Anatolia che in Europa.

Quanto afferma Matz sulla diffusione della torsionesembra logico e non è incompatibile con l�idea mia per-sonale che possa avervi contribuito la tecnica di deco-rare la superficie mentre il vaso veniva fatto girare suuna stuoia. E, invero, la tecnica di fabbricazione puòavere contribuito anche in parte a sviluppare i sistemidella fascia a zig-zag e dei meridiani. Le fasce a zig-agsono comuni, se pure non inevitabili, nei lavori in vimi-ni; cosí che il Winkelband può considerarsi un ornatoskeuomorfico da essi derivato, anche se i vasai che svi-lupparono questo tema non se ne resero conto.

Analogamente, la decorazione a meridiani puòdiscendere da fiaschette di cuoio con cuciture verticali,

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sebbene solo qualche volta si possa accertare con sicu-rezza tale derivazione1.

In quanto alla torsione, io credo che l�idea ne potes-se sorgere naturalmente, quando un vasaio dipingeva ilvaso mentre lo girava su una stuoia o altro simile appog-gio: tutti i vasi fatti a mano debbono esser fatti ruota-re durante la lavorazione, a meno che non siano di cosígrandi dimensioni che debba invece essere il vasaio agirarvi intorno. Quando nella lavorazione delle cerami-che venne introdotto il tornio, questo veniva di solitofermato prima di procedere alla decorazione (a meno chenon si trattasse di ornati molto semplici, a fascia) e sepoi qualche ornato fosse stato eseguito col tornio anco-ra in moto, sarebbe stato facile accorgersene. Ma nelcaso di vasi girati su una stuoia, il movimento sarebbestato tanto lento e facilmente regolabile, che non avreb-be opposto difficoltà al lavoro di decorazione; e avreb-be dato luogo a quegli effetti di torsione che piú tardisarebbero stati continuati appositamente come motivoestetico. Altre cause, senza dubbio, contribuirono acreare lo stile a torsione, ma mi pare significativo che ipiú antichi motivi di questo tipo sembrino presentarsisu vasellame fatto a mano o girato a mano e non com-paiano affatto in Mesopotamia, Siria ed Egitto dove laruota da vasaio era stata introdotta molto presto. Nellaregione egea vera e propria, la torsione predominasoprattutto a Creta ed è piú rara nelle Cicladi e nel con-tinente, finché non vi riappare sotto l�influenza crete-se, all�inizio della tarda Età del bronzo.

L�arte minoica e la eidetica.

È vero che possiamo considerare la civiltà minoicacome la prima d�Europa, distinta dalle culture del Nord,semibarbare, anche se spesso di elevato livello artistico;

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ma questo non spiega le straordinarie qualità dell�arteminoica nei periodi medio e tardo, qualità meno evidentidurante il periodo antico. L�arte minoica non è soltan-to dissimile da quelle che l�avevano preceduta; è dissi-mile anche da tutte quelle che la seguirono, eccezionfatta per le arti che influenzò direttamente, come lamicenea e la cicladica. G. A. Snijder offrí un�ingegnosaspiegazione di tali peculiarità, ammettendo che fosserocaratteristiche della produzione artistica di un gruppo dipersone che gli psicologi chiamano «eidetici» e facendoosservare che caratteri simili si notano anche nell�Artedel Tardo Paleolitico in Spagna e in Francia e in corri-spondenti culture di tempi piú recenti, come la scuolaspagnola orientale o le pitture dei Boscimani in Rode-sia. Si tratta di un fenomeno rarissimo fra gli Europeiadulti e non molto comune fra i bambini, ma ben accer-tato. Proprio come chi guardi il sole o una lampadaaccesa e poi un muro nudo vede per un secondo o dueuna piccola luce rosso-cupa, cosí un eidetico continua avedere un�intera immagine o un paesaggio, quando tra-sferisce lo sguardo a una superficie vuota. Questa visio-ne, che non è soltanto un dipinto della mente, si chia-ma eidos e le persone che sono soggette ad averla sonodette «eidetiche». Il fenomeno fu studiato per primodallo scienziato tedesco E. R. Jaensch, che pubblicò irisultati delle sue ricerche nel 1933, in un�opera intito-lata Die Eidetik.

I bambini affetti da eidetismo sono talvolta incapa-ci di distinguere chiaramente le loro visioni eidetiche daquello che vedono in modo normale; è questa la fasedetta di unità eidetica e di solito non dura a lungo; mapuò protrarsi in soggetti di intelligenza scarsa o di svi-luppo ritardato; e alcuni seguaci di Jaensch presumonoche il fenomeno possa aver maggiore ampiezza e duratanei popoli primitivi.

La capacità minoica di ritrarre figure in rapido movi-

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mento, in modo cosí vivido che raramente se ne troval�eguale prima dell�invenzione della fotografia, sarebbefacile a spiegarsi ammettendo che i Minoici fossero eide-tici; poiché allora l�artista avrebbe dovuto soltanto trat-teggiare il contorno della sua visione. A questa grandeagevolazione si accompagnano però certi difetti: l�arti-sta eidetico è incline a concentrarsi sul contorno e a tra-scurare la struttura ossea interna, che nella sua visionenon appare; perciò le sue figure tendono talvolta adessere leggermente materiali, a fluttuare nell�aria piut-tosto che poggiare salde sul terreno.

La teoria di Snijder in un primo momento mi attras-se ed è stata sostenuta fino a un certo punto da Pend-lebury e da Platon; ma sottoponendola a piú severoesame, dubito che sia una spiegazione soddisfacente del-l�arte minoica in generale.

Si può spiegare il realismo degli affreschi minoiciaffermando che l�artista aveva del suo soggetto unavisione eidetica? Gli affreschi possono forse sembrarcivivi e naturali, in confronto alla bellezza splendida, mapiú formale, delle pitture murali egizie; ma non sonorappresentazioni quasi fotografiche come i bisonti diAltamira in Spagna. Anzi nelle pitture minoiche tro-viamo abbondanti elementi convenzionali, alcuni deiquali presi chiaramente a prestito dall�Egitto, come imotivi di processioni o la distinzione fra il colorito ros-sastro degli uomini e bianco delle donne; ma ve ne sonoaltri che sembrano indigeni. Di tutti i convenzionalismidell�artista cretese, il meno eidetico è il modo in cuinaturalizza il fior di loto. Il disegno fotograficamentecorretto di questa pianta, che si trova nei dipinti egizi,era troppo rigido per sembrar reale all�artista minoico,che procedette a migliorare il fiore, dipingendo un lotose non «di grandezza naturale» almeno «il doppio delnaturale».

La tendenza idealista cretese è messa bene in evi-

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denza da H. R. Hall nel confronto che egli fa fra il gattodell�affresco di Hagia Triada e quelli delle pitture egi-zie della XII e della XVIII dinastia:

I Minoici presero a prestito l�idea dall�Egitto e il lorogatto è in un certo senso migliore di quello egizio,in un altro peggiore. Dà l�idea dell�animale, furtivoe crudele, piú che non quello dei dipinti d�Egitto, dacui non riceviamo quasi affatto tale impressione;quest�ultimo è piú accurato nei dettagli, è un ritrat-to corretto dell�animale in riposo, anche quando,come nell�esemplare della XVIII dinastia, è intro-dotto goffamente in una scena che intende rappre-sentare un�azione � sebbene tutti gli attori, a ecce-zione forse delle farfalle, siano calmi e pacifici nelgesto quanto il gatto stesso. Paragonategli il gattocretese, che non è ben disegnato, ma dà un�impres-sione possente e verace dell�animale a caccia.

Hall procede, poi, a confrontare la concezione pura-mente egea di una rondine in volo, come la vediamo suun coccio di Milo, con la scialba riproduzione di un�o-ca egizia trovata nello stesso sito a Filacopi.

Anche nella tarda Età del bronzo si può vedere ladifferenza fra l�arte minoica e quella egizia.

Gli ottopodi e i delfini del Tardo Minoico I nonsono disegnati esattamente nei particolari, ma sonomeravigliosamente vivi, mentre i pesci e i granchi delMar Rosso nel rilievo della regina Hashepsut a Dairal-Babri sono accurati e senza vita come le riproduzio-ni dei trilobiti in un testo di paleontologia.

Forsdyke sottolinea la stessa caratteristica in unadelle tazze d�oro di Vafiò: «Il toro catturato mugghiafuribondo e si gira sui quarti posteriori nel senso sba-gliato. Tale distorsione è manifestamente impossibile,

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ma l�artista minoico non si preoccupa dell�esagerazione,in quanto serve a dar piú veemenza alla lotta possentee a poter disporre le zampe come meglio si adattano alsuo scopo».

Senza dubbio l�artista eidetico ipotizzato da Snijdersarebbe stato piú accurato e meno idealistico nel suodisegno: le imprecisioni dell�arte eidetica sono di diver-so tipo e consistono nel mettere insieme in modo incon-gruente particolari che, uno per uno, sono fotografica-mente esatti.

La Groenewegen-Trankfort parla dell�«assolutamobilità» e della «libertà priva di impacci» delle figureminoiche, uomini e animali, e dell�evidente piacere del-l�artista nel ritrarre il movimento... «Vi è un senso divita, anche quando non appaiono esseri viventi... Ciònon solo da una coerenza dinamica a motivi disparati,ma dà ad ognuno di essi una curiosa indipendenza, comese fossero carichi di vitalità».2 Essa fa anche notare cheil movimento predominante in un senso è spesso frena-to da un contro-movimento in senso diverso, come neglianimali in galoppo sfrenato con la testa volta indietro onell�uomo che cade, nel Vaso dei mietitori di HagiaTriada.

Snijder tentò anche di discernere caratteristicheeidetiche nella scultura, nell�architettura e perfino nelvocabolario minoici. L�architettura minoica era certopiuttosto strana e casuale, cosí che è stata giustamentequalificata come «agglutinante», perché stanze e ali difabbricato di varie forme e misure venivano aggiunte,via via che se ne presentava la necessità. Ma io dubitoche fosse molto piú «agglutinante» del piano della Citydi Londra, che dai tempi medievali in poi si è estesasoprattutto per accrescimento cellulare; né vedo unagrande rassomiglianza fra il palazzo minoico e un accam-pamento di nomadi (a cui Snijder lo paragona), poichéquest�ultimo è disposto, di solito, secondo un piano

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molto piú semplice e regolare, per rispondere alle esi-genze della difesa in caso di un attacco improvviso.

Si deve notare che i confronti piú felici di Snijder, fraarte minoica e arte eidetica, non sono quelli che si riferi-scono all�Antico Minoico � come ci sarebbe da attender-si, se si trattasse veramente di una caratteristica primiti-va � ma piuttosto quelli relativi al Medio Minoico III.Sarebbe, quindi, piú agevole spiegarli supponendo che unpittore di affreschi dotato di visione eidetica avesse avutoun�influenza preponderante, e fors�anche creato una scuo-la sua, anziché cercando di interpretare tutta l�arte minoi-ca in termini di visioni eidetiche.

Policromia minoica nel vasellame e negli affreschi.

La tendenza al naturalismo dei disegni geometrici,appena percettibile nel vasellame dell�Antico MinoicoIII e Medio Minoico I A, diviene sempre piú evidentenello stile del Medio Minoico I B. I disegni puramentegeometrici, quali i triangoli tratteggiati o le spirali, nonsolo si alternano ora a rami, a ghirlande di margheritine,a fiori triplici, ma si intrecciano ad essi, cosí che da undisegno che comincia con una spirale pendente, tutt�a untratto fiorisce un ciuffo di bacche. Fra i disegni nuovi ela svastica (motivo antichissimo in Mesopotamia, manuovo per Creta). La forma piú comune di policromia,specialmente sulle tazze, è la ripetizione dello stesso moti-vo alternativamente in bianco e arancione sul solito fondonero. Il vecchio principio della torsione ancora comparenella disposizione diagonale di molti motivi: uno di que-sti disegni a torsione, il corteo degli scorpioni, è del-l�Antico Minoico III; ma gli scorpioni sono ora disposticome foglie a due lobi, unite da uno stelo. Anche fre-quenti sono le grandi macchie rotonde, disposte talvoltacome un fregio, talvolta a formare i nodi di una rete.

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Altra forma di decorazione, non comunissima nellaCreta settentrionale, ma molto diffusa nella Messarà, èil cosiddetto tipo «a barbotine», che di solito consistedi strisce sottili di argilla applicate, per lo piú nello stilea torsione, su brocche con becco a punta e senza orna-ti dipinti, o almeno pochi e semplicissimi. Un altro tipoa superficie lavorata per mezzo di un apposito stru-mento, in modo da formare punte simili a spine di rose,è piú caratteristico del Medio Minoico II.

Nella parte orientale di Creta, il vasellame decora-to in questo stile Medio Minoico I B, non solo apparealquanto prima che nel centro dell�isola (1900? a. C.invece che 1870?), ma continua per tutto il MedioMinoico II, quando a Cnosso e a Festo è in voga ilvasellame che conosciamo come Medio Minoico II Ae B.

Fra i colori dei vasi del Medio Minoico I B com-paiono una variante del vecchio giallo-arandone, unrosso nuovo che si avvicina al tono del cremisi e un bian-co brillante che viene adoperato non solo per singoliornati, ma anche per rivestire zone o pannelli di «spine»a borbotine, fra aree adorne di disegni policromi (spe-cialmente nella Messarà). Fra le forme preferite sono«fruttiere», vasi «con beccuccio a ponte», brocche conbecco a punta, «tazze da te», «tazze di Vafiò»3; e aCnosso e lungo la costa settentrionale fino a Gurnià,calici con manici a nastro e orlo increspato, ad eviden-te imitazione di un tipo metallico (un vaso d�argento diquesta forma è stato effettivamente trovato in unatomba di Gurnià).

Questi calici sono molto importanti dal punto divista cronologico, poiché si ricollegano chiaramente � eforse sono contemporanei � ad alcuni vasi ittiti trovatinella quarta città di Bogazköy o nella città detta Alis,arII in Cappadocia.

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Figure a tutto tondo.

Dal Medio Minoico I sono sopravvissute ben pocheopere plastiche d�importanza. La moda di scolpire imanici dei sigilli d�avorio a forma di animale o di uccel-lo, cosí diffusa nell�Antico Minoico III era decaduta; esolo una figura di steatite, quella trovata nella tombarotonda di Porti nella Messarà, può probabilmente esse-re assegnata a questo periodo, poiché le proporzioni ela modellatura mostrano un notevole progresso rispettoa tutte le figure umane precedenti.

Figure del Medio Minoico I di minor pregio sonoinvece abbastanza numerose fra le offerte ai vari «san-tuari delle vette» e comprendono statuette d�uomo, didonna, di animali o parti di esse. Gli esemplari piú anti-chi sono quelli della casa ovale di Chamaizi, nella Cretaorientale: sono figure maschili in piedi, con la manodestra levata al mento e la sinistra alla cintura, cui èappesa una piccola daga; e figure femminili anch�esse inpiedi con entrambe le mani levate al mento, una lungagonna rigonfia e un rotolo sulla testa che può essereinterpretato come un berretto tipo scozzese o comeun�acconciatura dei capelli.

Statuette di data meno antica, trovate nei santuaridelle vette, sono della specie resa familiare dalle scopertecompiute a Petsofà, il santuario sopra Paleocastro. Dueframmenti di una figura dipinta in stile Medio MinoicoII sono stati rinvenuti nella seconda città di Filacopi nel-l�isola cicladica di Milo.

Tali figurine rappresentano chiaramente l�arte popo-lare del tempo; ma di quelle d�oro, di bronzo o d�avo-rio, che devono pure, senza dubbio, essere esistite, nullaci rimane salvo la già citata statuetta di Porti.

Noi, perciò, non siamo in grado di far congetture suquali siano state le opere migliori dei modellatori e scul-tori minoici del tempo: cosí come non potremmo giudi-

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care l�opera di Fidia, se i marmi del Partenone fosseroandati distrutti e dovessimo ricostruirne le probabiliforme dalle placche e dalle statuette votive d�argilla abuon mercato dell�acropoli ateniese.

Nel Medio Minoico II B (1830-1700 a. C.) comin-ciamo ad incontrare bei sigilli in pietre dure scolpiti instile naturalistico. Questa evoluzione era dovuta sia auna crescente padronanza della materia prima da partedell�artista, che ora usava un trapano tubolare e unasega, oltre al bulino, e poteva quindi incidere pietredure come l�agata, il cristallo e lo smeraldo; sia al fattoche l�invenzione della scrittura lineare aveva fornito unsistema facile di corrispondenza mediante targhe d�ar-gilla, e reso quindi il sigillo un mezzo meno importanteper l�invio di messaggi.

I sigilli erano ormai articoli di lusso piuttosto che dinecessità per gli affari e chi li ordinava poteva pagare lamanodopera di bravi artigiani: infatti la grazia e la raf-finatezza dei migliori sigilli del Medio Minoico II Bnon sono mai state superate. Sigilli prismatici, a tre oquattro facce, continuavano a essere prodotti, ma leincisioni piú belle si trovano sui cilindri schiacciati suquelli lenticolari o a forma di fagiuolo, sui sigilli a discocon disegni su entrambe le facce piane o con una facciamodellata a manico; sui sigilli ufficiali (forma copiatadagli Ittiti dell�Asia Minore). Un disegno che ricorre suparecchi esemplari del Medio Minoico II B e MedioMinoico III A fu confrontato da Pendlebury a un che-rubino del periodo di Giacomo I in Inghilterra e daEvans a una maschera della dea babilonese Ishtar; ioinvece mi sono chiesto se non fosse una modificazionedel disco del sole alato d�Egitto, trasformato in un visosogghignante dall�irriducibile artista minoico. Ad ognimodo, qualunque sia l�origine di questa trovata, pensoche abbia probabilmente ragione Marinatos quando l�as-socia alle facce dei sigilli o delle cretule di Mochlos,

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Festo e Zakros e alle rappresentazioni greche arcaichedelle maschere delle Gorgoni.

Appartiene anche al Medio Minoico II B un unicoscarabeo di ametista trovato negli strati inferiori dellagrotta di Psychrò, che per il materiale e la modellaturadovrebbe essere opera egizia della XII o al piú della XIIIdinastia, ma che porta sulla base un disegno minoicoconsistente di due brocche con becco a punta e alcunicerchi concentrici intorno a un oggetto che viene abi-tualmente interpretato come un sole raggiante4.

Il naturalismo, che doveva presto fiorire negli affre-schi, appare già in pieno sviluppo nei sigilli. Un belcilindro appiattito in cristallo di rocca mostra un ibexcretese che salta sulle rocce native, con un albero nellosfondo � scena perfetta, che Xan Fielding cosí efficace-mente descrive nel libro The Stronghold:

Senza mezzo di propulsione apparente (poiché legambe in movimento erano invisibili) e con le spal-le appiattite dalla prospettiva e seminascoste nellapolvere, veniva avanti con uno slancio orizzontale,attraverso la rupe � testa senza corpo, sospesa nel-l�aria per le corna.

Questa è certo la piú bella descrizione della posa chegli archeologi chiamano «galoppo volante» e che l�arti-sta minoico amava ritrarre. La descrizione di Fieldingspiega forse perché tante antiche raffigurazioni dell�ibexce lo mostrino con la testa e le corna troppo grandirispetto al corpo.

In quanto alle statuette d�avorio che si trovano oranei musei d�Europa e d�America e che si dicono prove-nienti da Creta, è meglio seguire Nilsson e non citarlefra i documenti d�arte minoica: tuttavia la Dea dei ser-penti in oro e avorio di Boston è considerata di solitoautentica e la figura di Toronto, nota come «Nostra

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Signora dei giochi», che porta il vestito maschile per lalotta nell�arena come le dame dell�Affresco dei toreri,presenta una forte rassomiglianza con le figure dei sal-tatori del deposito Tardo Minoico I5.

1 Per esempio, su certe coppe e bottiglie dell�Età del bronzo aCipro.

2 h. a. groenewegen-frankfort, Arrest and Movement, 1951, pp.191 sg.

3 A forma di cono tronco come le tazze d�oro trovate a Vafiò.4 pendlebury, The Archaeology of Crete cit., p. 119 e fig. 19,

n. 5.5 evans, The Palace of Minos cit., vol. I, p. 337 e vol. III, p. 305;

ma Marinatos, Mallowan e Glotz ritengono che la statuetta di Bostonsia una contraffazione.

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Capitolo sesto

L�Antico Minoico

Il Neolitico a Creta non finí con una catastrofe; maa poco a poco, sotto la pressione dell�infiltrazione digruppi relativamente piccoli di immigranti dal sud e dal-l�est, dove da lungo tempo già si usavano il rame e ilbronzo, la cultura neolitica si evolse e si trasformò inquella dell�Età del bronzo. Tale primitiva cultura metal-lica di Creta potrebbe anche chiamarsi Età del rame, masiccome è difficile definire la data esatta in cui i Crete-si cominciarono a disporre dello stagno, è meglio segui-re Arthur Evans che alla cultura di Creta fra l�età neo-litica e quella del ferro, diede il nome di minoica, dal leg-gendario re di Cnosso, Minosse, e quest�età minoicadivise nei tre periodi: antico, medio e tardo, a loro voltacomprendenti tre sottoperiodi ciascuno.

Doro Levi ha recentemente avanzato una teoriaeretica, basata sull�assenza di vasellame dell�AnticoMinoico a Festo secondo la quale un Antico Minoicovero e proprio non vi sarebbe mai stato e il MedioMinoico avrebbe seguito direttamente il Tardo Neoli-tico, salvo soltanto qualche tipo di lavorazione transi-torio e di breve durata che si può definire antico-minoi-co1. Bisogna riconoscere che a Cnosso anche il vasella-me dell�Antico Minoico è molto scarso e quasi non sene trova nel Palazzo di Minosse dove le mura dell�edi-ficio piú antico posano o affondano nei piú recentidepositi neolitici.

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La suddetta teoria, però, non spiega l�esistenza diabbondante materiale antico-minoico, non solo nellaMessarà, ma anche e specialmente nella parte orientaledi Creta, dove a volte si trova in strati sopra depositineolitici o sotto depositi del Medio Minoico I. L�assen-za di materiale simile nei siti dei palazzi di Cnosso e diFesto si può spiegare con il fatto che tali depositi sonoandati distrutti durante i lavori di sterro richiesti dagliscavi dei grandi palazzi del Medio Minoico I.

L�Antico Minoico, tuttavia, deve esser stato moltopiú breve di quel che abbia supposto Evans, il qualebasava la sua cronologia rigida su sincronismi con lacultura contemporanea dell�Egitto e della Mesopotamiae dipendeva dalla validità della cosiddetta «cronologiaabbreviata» di Eduard Meyer che però, come recente-mente si è dimostrato, non era breve abbastanza.

L�Antico Minoico I.

Cosí, mentre Evans doveva estendere l�AnticoMinoico I dal 3400 al 2800 a. C., Matz lo restringevafra il 26oo e il 2400; e io personalmente tendo a limi-tarlo ancora di piú, dal 2500 al 2400 a. C.

La cultura dell�Antico Minoico I non costituisceun�unità a sé. Dubito che qualcuno dei piú importanti sitidel Tardo Neolitico fosse stato abbandonato. A Cnossoe a Festo manca il nuovo vasellame dipinto scuro-su-chia-ro, che si trova in altri luoghi; e io ritengo che questo siadovuto soltanto al fatto che il vasellame neolitico localesi trasformò in prodotti subneolitici, di miglior cottura,di materiale piú fine rispetto a quelli del periodo prece-dente e caratterizzati da levigatura verticale, ma chiara-mente derivati dai tipi del Tardo Neolitico.

È anche probabile che all�Antico Minoico I appar-tenga una parte del vasellame di tipi del Tardo Neoliti-

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co che i Tedeschi hanno trovato a Koumarospilio nellaparte piú occidentale e i Greci a Hellenes Amariou.Possiamo presumere che gli abitanti di tali luoghi fos-sero ancora di ceppo neolitico cretese.

Si può, tuttavia, osservare che l�infiltrazione diinfluenze straniere nell�isola, già percettibile nel TardoNeolitico, ha luogo ora da tre parti: dalle Cicladi, dal-l�Anatolia e dalla Siria.

Tombe dell�Antico Minoico I sono sparse qua e làin tutta la zona orientale e centrale di Creta, a Zakros,a Hagios Nikolaos e a Patema nell�estremo est, aSphoungaras nella baia di Mirabello, a Trapeza neiLasithi, a Miamou nella Messarà e a Kanli Kastelli nellaCreta centrale.

Le case di questo periodo sono, però, scarse ed èchiaro che gran parte della popolazione viveva ancora ingrotte2. Dei trentatré siti di scavi, che Pendlebury regi-stra, sedici erano sepolture o recavano tracce di esserlostate (dodici in grotte o rifugi rupestri), mentre soltan-to a Mochlos e a Hellenes Amariou si registrano veremura di case in pietra � sebbene sia interessante notareche Komo, il porto delle navi che salpavano per l�Egit-to, e la piccola città portuale dell�Isola di Mochlos nelgolfo di Mirabello furono fondate tutt�e due nell�Anti-co Minoico I.

Nessun utensile di rame che si possa attribuire concertezza a tale periodo è stato ancora trovato e non èimprobabile che i Cretesi del tempo continuassero a ser-virsi di utensili di pietra. Evans ha attribuito a questoperiodo anche due o tre statuette di pietra che, a causadei fianchi anormalmente larghi e delle gambe cortissi-me, sembrano segnare una transizione fra il tipo acco-vacciato del Tardo Neolitico e un tipo in piedi. Talecaratteristica non basta a provare che appartenganoall�Antico Minoico I, poiché figure in piedi se ne face-vano già nel Neolitico; ma piuttosto può servire da indi-

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cazione l�uso della pietra anziché dell�argilla � comeosservò Pendlebury. Una di tali statuette, trovata nellazona centrale, è in alabastro; una, trovata a Cnosso, èin pietra simile a marmo, mentre una terza, provenien-te da Gortina, è in breccia.

A Pirgo presso Niru Chani, Xanthoudides scavò unampio rifugio rupestre che era stato usato come ossa-rio nell�Antico Minoico I e posteriore. Non vi era stra-tificazione, ma il materiale dell�Antico Minoico I, iden-tificabile in base a elementi stilistici, era abbondante:qui egli trovò non soltanto bottiglie incise e pyxidescome quelle di Pelos, con lobi per sospensione forativerticalmente3, ma anche brocche a becco delle formedell�Anatolia occidentale, con disegni rettilinei sem-plici in una tinta lucida bruno-rossastra e terraglia gri-gio-affumicata con decorazione brunita. La forma piúcaratteristica è quella di calice alto, modellato a cles-sidra, di un tipo che, dal luogo dove Hazzidakis netrovò i primi esemplari, è talvolta chiamato calice diArkalochori. Evans pensò che derivasse dalle coppe apiede del vasellame neolitico piú tardo, ma ora altriscavi compiuti nel Dodecaneso e in Asia Minore cihanno fornito nuovi elementi per affermare che que-sta terraglia è anche in certo senso anatolica perché col-legata a quella del Dodecaneso e di Samo; è logico, tut-tavia, presumere che il popolo che produsse le bottiglieincise e le pyxides caratteristiche del cimitero di Pirgopresso Niru Chani, della tholos A di Koumasa e delcimitero di Kanli Kastelli, deve essere venuto dalleCicladi essendo tal vasellame caratteristico degli anti-chissimi depositi di Milo e di Antiparo. Anche la formapiú antica e primitiva di tomba a tholos a Creta, tro-vata a Krasi ai margini della zona del Pedhiadha. sirichiama a quelle cicladiche. Le figurine di marmo,trovate nelle vicinanze di Cnosso, nella Messarà, enella Creta orientale, forniscono una prova ancora piú

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evidente dell�influenza di queste isole, sebbene forsein data piú tarda.

Gli archeologi sono rimasti spesso perplessi per l�e-vidente mancanza di una cultura neolitica nelle Cicladi,sebbene utensili che sembrano fatti di ossidiana di Milosiano stati scoperti in antichi depositi neolitici a Cnos-so. Saul Weinberg ha probabilmente ragione quandospiega tale fenomeno con una sovrapposizione della piúantica cultura dell�Età del bronzo nelle Cicladi sullaneolitica cretese e sulla medio-neolitica del continente4.

Il vasellame dell�Antico Minoico I e II, caratteriz-zato da brocche a becco alto e superficie color marroneadorna di semplici disegni lineari in vernice lucida rossao bruna, che è stato trovato nella zona orientale diCreta, nella Messarà e nel cimitero di Kanli Kastelli,deve essere stato importato da immigranti venuti dallacosta sudoccidentale dell�Asia Minore.

Gran parte del vasellame dell�Antico Minoico I diCnosso, Festo ed altri siti, però, consiste di oggettisubneolitici, bruniti, di materiale piú fine e resi dallacottura molto piú duri di quelli neolitici. La transizio-ne verso l�Età del bronzo è piú marcata nella zonaorientale dell�isola; anche là, tuttavia, a Hagios Niko-laos presso Paleocastro, si sono trovate piccole pyxidesa sospensione di materiale grigio subneolitico (fra cui,però, un coperchio alto, a corno, di forma troiana),mentre la tomba 5 a Mochlos conteneva mestoli d�ar-gilla di tipo neolitico. A Cnosso, fra i vasi subneolitici,vi erano ciotole a larga apertura, tazze senza manico,mestoli e coppe a piede. Pochi cocci bruniti, altri conrighe di vernice bianco-gessosa o cremisi, e uno o dueframmenti con disegno scuro-su-chiaro, possono presu-mibilmente esser considerati importazioni da altre partidell�isola, dove quei tipi rappresentavano la produzio-ne normale.

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L�Antico Minoico II.

Evans fissò l�Antico Minoico II dal 2800 al 2400 a.C.; Matz dal 2400 al 2200 e io, tenendo conto delle piúrecenti revisioni della cronologia egizia e di quella babi-lonese, ho proposto come data probabile i due secoli dal2300 al 2100 a. C.

In questo periodo, la cultura dell�Età del rame rag-giungeva nuove altezze fra le popolazioni orientali edella Messarà, mentre il nord e l�ovest restavano indie-tro. Gli utensili e le armi di metallo sono relativamentescarsi, ma sempre di rame o con bassissima percentualedi stagno, a cui i Cretesi probabilmente non avevanoaccesso diretto.

Le nostre conoscenze del vasellame e degli usi sepol-crali dell�Antico Minoico II si sono notevolmenteampliate, in seguito ai recenti scavi compiuti da S.Alexiou in un deposito cimiteriale della grotta di Korphitou Vathia, presso Kanli Kostelli.

In questo deposito, come in altri della stessa specie,non c�era alcuna vera stratificazione, non perché fossestato saccheggiato, almeno in apparenza, ma piuttostoa causa degli stessi riti funebri che vi si compivano. Èda discutersi se il rifugio di Korphi tou Vathia vada con-siderato come un insieme di sepolture primarie o comeun ossario dove furono raccolti resti di diverse date edove perciò è impossibile separare le singole sepolture egli oggetti funerari consacrati insieme ad esso. Ad ognimodo la grotta ha fornito una bella serie di vasellame deltardo Antico Minoico I e dell�Antico Minoico II, para-gonabile a quello di Pirgo. Non v�erano qui gioielli d�oroo delicati vasi di pietra come a Mochlos, e possiamoquindi considerare questi oggetti come arredi funerari dicontadini. La confusione che vi regna potrebbe a primavista far pensare che le offerte piú preziose fossero staterubate, ma il direttore degli scavi è convinto che ciò non

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sia avvenuto (come lo stato di ottima conservazione delvasellame conferma) e fa invece notare che i segni evi-denti di fuoco e di ossa umane e animali bruciate, nonsolo a Kanli Kastelli ma in molti altri sepolcreti con-temporanei, quali Pirgo, Sphoungaras, Gurnià e KatoZakros, rivelano che gli olocausti costituivano parteessenziale delle cerimonie funebri.

Il vasellame consiste principalmente di due tipi:oggetti grigio-affumicati e oggetti con semplici disegnirettilinei, a smalto su superficie marrone. Le forme deivasi affumicati comprendono non solo calici di tipoArkalochori, ma anche pyxides tozze, pyxides a lungocollo a cui dovevano corrispondere coperchi cilindricicome per i vasi da sospensione dell�Antico Minoico I,trovati a Miamou e a Hagios Nikolaos, tazze conichecon un solo manico, boccali a due manici e brocche abecco (tutte e tre forme dell�Anatolia occidentale, checi ricordano vasi di Troia e d�altri luoghi), giare ovoidali,giare carenate con colli cilindrici (reminiscenze di anti-che forme maltesi), pyxides cilindriche, giare conichecon base a tripode (altra forma dell�Anatolia occidenta-le) e piccole giare ovoidali con orli rovesciati � seriemolto estesa che fa pensare a influssi stranieri, special-mente dall�Anatolia. La decorazione dei vasi con levi-gatura a disegno, che troviamo sui calici Arkalociwri,compare anche su vasi contemporanei del Dodecanesoo di Samo.

Altro materiale proveniente da tal sito era un vasel-lame rosso, dipinto a fuoco, che precorre quindi quellopiú tardo dell�Antico Minoico II B noto come vasella-me di Vasiliki, ma con solchi irregolari, poco profondi,incisi sulla superficie a mezzo di un pettine. I vasi fatticon tale tecnica erano per lo piú brocche a becco diforme anatomiche, simili a quelle del vasellame dipintoinsieme a cui sono state trovate, e variavano dalla broc-ca a becco molto alto, come quella del deposito di

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Hagios Onouphrios ad un tipo a bocca quasi orizzonta-le con solo un leggero incavo rivolto verso il manico,come quelle acquistate da Ormerod a Pisidia o quelle inpietra trovate da Seager a Mochlos, da Xanthoudides aPlatanos e da Bent nel vasellame di una tomba dell�An-tico Cicladico ad Antiparo.

Il vasellame dipinto scuro-su-chiaro di Kanli Kastel-li era della specie che Evans identificò per primo, quan-do assegnò la brocca del deposito di Hagios Onouphriospresso Festo alla seconda parte dell�Antico Minoico I.La Banti ha recentemente avanzato l�ipotesi che talivasi appartengano invece al principio del Medio Minoi-co I: ma, se è vero che questo tipo di prodotto sembraprotrarsi in quel periodo, è anche vero che la data sta-bilita da Evans e Pendlebury per la brocca di HagiosOnouphrios trova conferma a Kanli Kastelli, dove tra ilmateriale del genere si avevano brocche di questo tipo.La distinzione che fa Pendlebury fra brocche dell�Anti-co Minoico I con base arrotondata e dell�Antico Minoi-co II con base piatta può non essere del tutto attendi-bile (le due forme possono in un certo tempo essere esi-stite contemporaneamente), ma non è contraddetta dalletestimonianze di Alexiou. Altre forme dello stesso mate-riale comprendevano grandi boccali non dissimili daforme dell�Antico Elladico esistenti sul continente, maa cui fanno anche riscontro altre dell�Asia Minore; pic-cole brocche tozze con tre piccoli piedi (forma troiana);piccoli bicchieri simili a tazze da caffè con due manici;altre tazze con manici posti molto in basso; tazze coni-che con due piccoli manici a lobo; un askos con beccotubolare e un bicchiere a un manico solo con quattropiedi bassi.

La decorazione consisteva in linee verticali, oriz-zontali e a controtaglio, a volte disposte a pannelli. Lamassima varietà raggiunta è data unicamente dalla pit-tura di linee oblique sul becco, orizzontali sul collo e ver-

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ticali sul corpo della brocca. Tale tendenza a sottolinearegli elementi strutturali dell�oggetto può esser stata intro-dotta da coloni nuovi, appena venuti dalla patria ana-tolica, poiché dura poco a Creta ed è sostituita dal siste-ma di decorazione in pieno che Matz chiama «decora-zione di superficie» e Furumark preferisce chiamare«decorazione unitaria». Le influenze cicladiche, natu-ralmente, in un sito dell�interno come Kastelli sonomeno rilevanti che a Pirgo o anche nella Messara; si sontrovate tuttavia una pyxis cilindrica con decorazioneincisa di tipo cicladico e lame che presumibilmente eranodi ossidiana di Milo.

Si sono trovati tre pugnali di rame appartenenti altipo 16 della Maxwell-Hyslop5: varietà locale minoicache appare per la prima volta nell�Antico Minoico II eche si sviluppa � parallelamente a una forma egizia simi-le � nell�Antico Minoico III. Uno di questi esemplari diKastelli ha la lama formata da due lastre sottili saldateinsieme. Nello stesso deposito si sono scoperte una o dueperle di steatite gialla.

Il fatto che a Kanli Kastelli manchi del tutto il vasel-lame screziato noto col nome di vasellame di Vasilikiconferma l�opinione di Pendlebury che questo fosse unprodotto orientale tipico dell�Antico Minoico II B, com-parso a Vasiliki prima della fine dell�Antico Minoico IIA, poi esportato in altre parti di Creta e imitato a Paleo-castro, Trapeza, nella Messarà e altrove. Alla fine del-l�Antico Minoico II, i vasai avevano cominciato a rive-stire il vasellame di Vasiliki con un ingobbio rosso scre-ziato in rosso e nero. La chiazzatura, probabilmente, fuda principio accidentale, dovuta al fatto che i vasi veni-van cotti su fuoco aperto; ma sembra che in seguito siastata prodotta volontariamente a scopo decorativo.

Sui muri delle case, la superficie irregolare dellepareti veniva coperta a Vasiliki con uno stucco di calcerosso, duro quasi come il cemento romano. Tale cemen-

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to, sebbene presentasse dei vantaggi, aveva i suoi incon-venienti, dato che, come la carità, spesso nascondevauna moltitudine di peccati, incoraggiava l�imprecisionenella costruzione a cui il muratore minoico era anchetroppo incline, ma nello stesso tempo offriva una super-ficie ideale per decorazioni interne e fu una delle causeche favorí lo sviluppo della celebre scuola di affrescato-ri che vediamo all�opera nei palazzi cretesi di tempiposteriori.

La cosiddetta Casa sulla collina di Vasiliki, non solooffre il piú chiaro esempio di stratificazione di vasella-me dell�Antico Minoico II B su vasellame Antico Minoi-co II A, ma è di gran lunga il piú lussuoso edificio di taldata finora portato alla luce a Creta. È, invero, un palaz-zetto di piccole dimensioni, prototipo in miniatura deglisplendidi palazzi che dovevano sorgere piú tardi a Cnos-so, a Festo, a Mallia. È orientato con gli angoli secon-do i punti cardinali, uso comune in Mesopotamia e gene-ralmente nel Medio Oriente, ma non altrettanto nel-l�Egitto e nella regione egea: ed è possibile che taleorientamento architettonico fosse dovuto alla stessagente che introdusse le forme anatoliche del vasellamedi Vasiliki. Disgraziatamente il sito è soggetto a unaprofonda erosione e le parti inferiori delle ali disud-ovest e sud-est sono tutto quello che è rimasto: nonè possibile ricostruirne la pianta originale, ma sembraprobabile che le diverse ali fossero raggruppate intornoa una corte centrale aperta.

Il resto consiste di stanze rettangolari di ogni formae dimensione, a volte unite internamente da lunghi cor-ridoi, che rispondono a quel tipo caratteristicamenteminoico di architettura labirintica e agglutinante, chedoveva raggiungere il culmine nel Palazzo di Minosse.

Case piú semplici del vecchio tipo «dentro e fuori»6

con ampliamenti di tre o piú stanze dovevano essercomuni, sebbene non se ne possa ricostruire la forma

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dalle case rimaste in piedi ma la si ritrova in ossari, checonservavano la pianta di case piú antiche. Una bellaserie di ossari di questo genere, databili all�AnticoMinoico III e Medio Minoico I, è stata messa in lucedagli scavi di Bosanquet a Paleocastro; e possiamosospettare che le caratteristiche principali delle casepreesistenti siano conservate anche in qualcuno degliedifici ausiliari annessi alle grandi tombe rotonde dellaMessarà. Piú tardi, nel Medio Minoico I, troviamo pic-cole città cimiteriali, un complesso di casette rettango-lari, disposte in strade, come la grande «città dei morti»islamica del Cairo. Tali cimiteri del Medio Minoico I esi-stono a Mallia sulla costa settentrionale e ad Apesokarinella Messara.

Similmente a Mochlos, dove le sepolture piú remo-te appartengono all�Antico Minoico II, la tomba 2 ripro-duce la casa del tipo «dentro e fuori» che abbiamo osser-vato a Magasa nel Tardo Neolitico. In seguito si hannole tombe 4, 5 e 6, unite in un unico complesso, con la 4A nel centro, che rassomiglia in modo curioso ad unmegaron miceneo7.

Gioielli dell�Antico Minoico provenienti dalla zonaorientale di Creta.

Dell�Antico Minoico I nessun gioiello ci è rimasto eper i due periodi successivi dobbiamo basarci quasi com-pletamente sugli scavi di Seager a Mochlos.

La tomba 1 ha fornito un piccolo sigillo cilindricod�argento con un ampio foro (segno di data antica) ealcune figure quasi cancellate, dall�aspetto piú mesopo-tamico che minoico. Forse fu importato dalla Siria; eimportazioni orientali di tal sorta debbono avere sti-molato la produzione dei sigilli d�avorio, dei quali sisono trovati solo uno o due, esemplari a Mochlos, mamolti nelle tombe rotonde della Messarà. Depositi, che

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si suppongono intatti, di gioielli dell�Antico Minoico IIfurono scoperti nelle tombe 6 e 19 a Mochlos. Nellaprima, Seager trovò due lunghe collane di perle di cri-stallo e una ancor piú lunga di perle di pietra, di cera-mica e conchiglie8, ramoscelli di foglie d�oro (d�olivo?)una catena d�oro fine con sette pendenti a foglia, duespille con testa a fiore di croco e frammenti di braccia-letti d�oro. La tomba conteneva anche una tazzina d�ar-gento. In un sigillo d�avorio del tipo di quelli della Mes-sarà (rotto e ribadito in tempi minoici) sono raffiguratiun fusaiolo e una spirale, preannunciando molti disegniin voga nel Medio Minoico, mentre un altro reca l�im-magine di due scimmie cinocefale sedute dorso a dorso.Un sigillo di quest�ultimo tipo fu trovato nel sito dellacittà di Mochlos, in un deposito dell�Antico Minoico III,dando cosí luogo al sospetto che parte dei gioielli d�orodi quella tomba potessero in realtà appartenere all�An-tico Minoico III, a cui probabilmente appartengonoanche i diademi d�argento rinvenuti in tombe dell�An-tico Cicladico a Sira e Sifno.

Nella stessa tomba si trovarono anche una masche-ra d�animale in foglia d�oro, due pendenti a goccia inargento (forse parte di orecchini), un grande disco infoglia d�oro, una collana corta di perle d�oro e di cri-stallo, due delicate catene con pendagli d�oro e un leonedi bronzo in miniatura.

Fra i gioielli della tomba 19 (anche questa assegna-ta da Seager all�Antico Minoico II) c�erano quattro for-celle da capelli con una margheritina in cima (tipo chefu trovato pure nel cimitero di Chrysolakkos di Mallia),due fasce frontali, una collana, allegra ma piuttosto stra-na, fatta di pietre diverse, una pesante catena d�oro amaglia doppia, una catena fine con pendagli a foglia, trefoglie di un ramoscello, frammenti di braccialetti e trestelle da cucirsi su una veste, tutti d�oro.

I gioielli delle tombe 2 e 4 sembrano, in complesso,

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rappresentativi dell�Antico Minoico III. I diademi d�orodella tomba 2 con disegni punzonati o impressi (quattrocani su uno, due occhi umani su un altro) e il pendentea forma di piccione in calcedonio della 4 richiamano allamente i diademi d�argento, con disegni punzonati, diSira e Sifno e i pendenti simili in calcedonio di que-st�ultima isola, rinvenuti tutti in sepolture dell�AnticoCicladico III (corrispondente all�Antico Minoico III diCreta).

Gioielli si sono trovati, seppure in quantità minori,anche in altre tombe a Mochlos, specialmente nelle tombe12, 21 e 22, dove tuttavia è difficile distinguere le sepol-ture dell�Antico Minoico da quelle di data posteriore.

La gioielleria di Mochlos comprendeva anche perlea forma piatta, tubolare corta, sferica schiacciata e aforma di pera, in cristallo di rocca, cornalina, calcare,conchiglia o ceramica.

Ornamenti d�oro che appartengano sicuramenteall�Antico Minoico III sono difficili a trovarsi, ma èprobabile che in questa limitata categoria si possanoincludere quelli rinvenuti nello strato superiore dellatomba a tholos A di Platanos, nella Messarà. I monilisono abbondanti, ma meno belli di quelli di Mochlos:sembra che in quel tempo i fiorenti porti della costa diMirabello dettassero la moda a tutta Creta e che la Mes-sarà, sebbene abbastanza prospera, fosse piú provincia-le e arretrata rispetto alla zona orientale.

Forse la lavorazione migliore appare in un penden-te a forma di cono cavo, sostenuto da una catena amaglie molto fini, in oro chiarissimo, che deve certa-mente contenere una parte d�argento, come tutto l�orolocale alluvionale del Levante (a questa lega naturale, sidà il nome di «elettro» solo se contiene circa il trentaper cento d�argento o quasi).

La gioielleria della tholos A di Platanos comprende-va anche due piccoli ornamenti a forma di cuore in sot-

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tilissima foglia d�oro, uno dei quali con un graziosobordo di puntini a sbalzo. Si sono anche trovate là ven-tidue perle cilindriche di foglia d�oro, per lo piú adornedi semplici linee o scanalature, spesso del tipo a torsio-ne rilevato o inciso, e in due casi decorate con spirali difilo d�oro applicato.

Sigilli e sculture in miniatura d�avorio.

L�Antico Minoico II vide l�inizio della scultura inavorio e di figurine che non ci ricordano piú quelle neo-litiche ma gli antichi tipi egizi e libici.

Nelle tombe rotonde della Messarà e nella grotta diTrapeza nei Lasithi si è trovato un certo numero di sta-tuette dell�Antico Minoico, ma tutte, tranne gli esem-plari piú antichi della «tholos maggiore» di Hagia Tria-da, appartengono all�Antico Minoico III e alcune dellesculture migliori si hanno nelle figure che fungono damanici dei sigilli da impressione in avorio. Questo pro-gresso nell�arte del modellare forse fu stimolato in partedalle statuette dell�Antico Cicladico importate dalle isole,un considerevole numero delle quali sembra che giun-gesse nella Messarà, ma di cui qualche esemplare è statooccasionalmente trovato anche in altre località cretesi.

L�avorio delle statuette dei Lasithi e della Messaràera probabilmente importato dalla Siria, anziché dal-l�Egitto; ma lo stile della scultura è prettamente minoi-co. Infatti alcune figure di Trapeza, vestite con quelcurioso indumento che viene a volte descritto come cal-zoni e a volte come grembiule spaccato, ricordano piúcerte statuette del Tardo Neolitico cretese che qualsia-si altro oggetto venuto dalle Cicladi o da luoghi piú a est,nel Levante.

Durante questo periodo Creta fu soggetta a fortiinflussi culturali dall�Anatolia e dalla Siria, da dove isigilli da impressione di steatite e d�altro materiale furo-

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no introdotti nell�isola, e i Cretesi forse li imitarono ecominciarono a produrre, per la prima volta, sigilli pro-pri con l�avorio importato o con materiale indigenocome la steatite.

Prima dell�introduzione della scrittura, l�impronta diun sigillo conosciuto era l�unica garanzia che un artico-lo o un pacco fosse appartenuto a una data persona o auna data organizzazione o da questi fosse stato spedito.Lo scopo del sigillo era perciò soprattutto pratico: ma lanecessità che il disegno risultasse facilmente riconosci-bile favorí lo sviluppo dell�arte dell�incisione dellegemme.

I principali tipi di uso corrente nel Medio Oriente finda tempo antico � il sigillo cilindrico preferito in Meso-potamia, il sigillo da impressione di moda in Siria e nelLevante in generale, e quello egizio nella forma dello sca-rabeo sacro � erano tutti sigilli forati che potevano esse-re infilati in una collana o portati al braccio come oggi siporta l�orologio da polso. All�inizio dell�Antico Minoicotali tipi si trovavano da per tutto nel Levante, sebbenecontinuassero a essere comuni nei singoli paesi come s�èdetto prima. Un�altra forma introdotta a Creta nell�An-tico Minoico III fu il sigillo ufficiale, già diffuso fra gliIttiti e altri popoli dell�Anatolia. I Cretesi avrebberopotuto copiare qualunque di questi tipi e in seguito lofecero; ma i loro primi tentativi di fabbricar sigilli fora-ti (se si eccettuano gli esemplari piuttosto dubbi assegnatiall�Antico Minoico I) portarono alla modificazioneminoica del sigillo cilindrico.

Lavorazione del rame.

I lavori in rame dell�Antico Minoico sono rappre-sentati da pochi esemplari, ben datati, provenienti dallaregione orientale di Creta e da una serie molto piú nume-rosa, ma di data meno sicura, trovata nelle tombe roton-

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de della Messarà. Fra i pugnali, il tipo piú antico (rinve-nuto anche in tombe dell�Antico Minoico II a Mochlos)è piatto, a forma di foglia, con due fori per ribadirechiodi agli angoli esterni della base leggermente conca-va; e tre di questi esemplari sono stati trovati nell�anti-ca tholos A di Koumasa. Interessante per i nessi conl�Occidente è un altro tipo, triangolare con costolone cen-trale fortemente segnato, forse databile all�Antico Minoi-co III e rappresentato da tre esemplari in argento (nn.212, 213, 214 dalla tholos di Koumasa). Childe lo defi-nisce un tipo minoico e suppone che abbia ispirato gliesemplari del Calcolitico di Remedello nella Gallia Cisal-pina e di monte Bradone in Etruria; ma, in verità, que-sta forma sembra piú comune in Italia che a Creta.

Piú sofisticato e forse di data piú tarda è un pugna-le a lama sottile, con costolone centrale pronunciato edue o quattro fori per chiodi.

Anche pinzette di rame a punte ricurve sono state tro-vate nelle tombe dell�Antico Minoico di Mochlos, di Kou-masa nella Messara e di Kanli Kastelli nel Pedhiadha.

L�arte dello scalpellino.

Forse il migliore successo artistico dei Cretesi nel-l�Antico Minoico II è la scultura dei vasi di pietra, in cuidimostrano sorprendente abilità e fine gusto artistico,traendo partito dalle varietà di colore delle brecce, deiconglomerati e delle pietre stratificate come la calcite.Ricavavano anche vasi di pietra dai marmi, dagli schi-sti, dal calcare, dalla steatite grigia, nera, verde, dallacalcite bianca (tutte pietre locali) e piú raramente da pie-tre importate. Xanthoudides ritenne che i frammenti diun rhyton trovati a Tilisso fossero di ossidiana dellaNubia anziché di Milo9.

Questi vasi di pietra erano prima sbozzati con untrapano tubulare, poi rifiniti per mezzo di una vigorosa

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levigatura con abrasivi. I vasi di pietra erano stati unacaratteristica della cultura neolitica di Cipro, ma leforme erano completamente diverse. Questo improvvi-so fiorire di vasi di pietra a Creta richiede perciò qual-che spiegazione e implica probabilmente influenze egi-zie. S�incontrano infatti occasionalmente forme egizie,sebbene le piú notevoli ed esotiche siano di origine ana-tolica, come nel caso dei vasi di ceramica10.

La cultura della Messarà e le sue tholoi.

Differenze locali nelle forme dei vasi di pietra dellezone della Messarà, di Lasithi e di Mirabello, fannopensare che vi fossero diverse scuole locali di scultori inpietra, durante l�Antico Minoico II e III. Molti dei vasidella Messarà avevano una cavità interna cosí piccolache difficilmente potevano servire ad altro che comeofferta ai defunti; erano cosí numerosi che piú di tre-cento ne furono trovati nella trincea murata α, davantialla tholos A di Platanos, ma, a differenza di quelli diMochlos, questi recipienti della Messara appartenevanosoprattutto all�Antico Minoico III e Medio Minoico I ei materiali usati erano in prevalenza steatite o serpenti-na, molto piú facili a scolpirsi delle brecce dure predi-lette dagli artisti di Mochlos.

Possiamo invece assegnare, forse, all�Antico Minoi-co II, i vassoi «sale-e-pepe» della tholos A e della trin-cea α di Platanos, che sono blocchi oblunghi con due opiú tazze infisse dentro e che Xanthoudides paragona aicosiddetti kernoi ancora usati nella liturgia della chiesaortodossa11. Questi kernoi, se possiamo chiamarli cosí,dell�Antico Minoico avevano fori di sospensione ederano adorni d�incisioni rettilinee.

Vassoi oblunghi a due o tre scomparti erano già pre-senti tra il vasellame di Cnosso fin dal Medio Neolitico,a volte con base piatta e a volte con quattro piccoli piedi;

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non è perciò impossibile l�eventualità che un rito similedi offerta delle primizie dell�anno si sia conservato aCreta per circa cinquemila anni. Recipienti del genereerano anche in uso nell�Egitto predinastico, sebbene nonnecessariamente, s�intende, per lo stesso scopo. Tutti ikernoi di Platanos erano in una pietra ferrosa rossa tene-ra. Nello stesso cimitero furono anche trovati sei kernoiovali doppi. Secondo me, i kernoi appartengono, per lamaggior parte, all�Antico Minoico II; ma date le carat-teristiche antiche di alcuni vasi della tholos A, non èimpossibile che il tipo risalga all�Antico Minoico I.

In quanto alle forme. nel vasellame scuro-su-chiaroabbiamo piccole brocche a becco, «teiere», coppe conbeccuccio tubulare e un manico posto ad angolo rettorispetto al beccuccio, hydriae in miniatura, coppe a duemanici, tazze con un manico o con due, askoi in formadi uccello (in un caso, invece, con testa di montone),superficialmente rassomiglianti � tanto da poter indur-re in errore � ai vasi micenei di mille anni dopo. Alcu-ni di questi vasi, però, appartengono all�Antico Minoi-co III e pochi altri, specialmente le hydriae in miniatu-ra, sembrano di data Medio Minoico I A.

Piú curioso di tutti è un esemplare che esito a defi-nire un paio di calzoni votivi, ma non so come chiamarloaltrimenti; Xanthoudides adopera il termine ventrecilindrico aperto in cima e sostenuto da due lunghegambe tubulari.

I siti dei villaggi di questo periodo non sono statiesplorati a fondo nella Messarà, ma Xanthoudides harilevato l�esistenza di uno o due stanziamenti e affermache probabilmente molti, risalenti all�Antico Minoico,non sono stati scoperti perché sopra le rovine ci sono vil-laggi moderni: cosí la stazione corrispondente alla tombarotonda di Marathokephalo è sotto il villaggio di Maro-ni, quella di Dhrakones sotto Phournopharango e quel-la che corrisponde alle tombe di Christos, Koutsokera,

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Salami e Hagia Eirene sta sotto Vasiliki, dove sono statirinvenuti cocci del Medio Minoico I.

Le tombe rotonde della Messarà erano tombe col-lettive e sono a volte chiamate le antenate delle tombe«ad alveare» di Micene, ma appartengono a una cate-goria diversa. Le caratteristiche essenziali della tholosmicenea, come abitualmente vien chiamata (sebbenenessuno dei classici la chiami cosí) sono: quella di esse-re tagliata nel pendio di una collina e quella di avereaccesso attraverso un corridoio piano o quasi � di fattonon è che una tomba a camera, rivestita di opere mura-rie in pietra. Le tombe della Messarà, invece, si trova-no in aperta pianura e per la maggior parte non posso-no aver mai avuto un tetto completo con volta a modi-glioni, specialmente date le dimensioni relativamentepiccole delle pietre di cui sono formati i muri. Solo latholos piú piccola di Hagia Triada e quella di Kalathia-na potrebbero aver avuto una copertura di tal sorta;tutte le altre debbono aver avuto un tipo di tetto piú leg-gero, in legno, in mattoni di fango o qualcosa del gene-re12. Se esiste una parentela fra le tholoi di Micene e letombe rotonde della Messarà, deve essere una parente-la collaterale, poiché entrambi i tipi potrebbero, in ulti-ma analisi, discendere dalle costruzioni rotonde neoliti-che di Chirokitia a Cipro � ma tale discendenza non èstata ancora documentata con certezza.

Esiste, però, nelle Cicladi un gruppo di piccole tho-loi primitive che potrebbero esser considerate interme-die fra le tombe di Chirokitia e le tombe di Creta. Que-ste tholoi primitive sono spesso erette isolatamente, masono cosí piccole e le pietre di cui son fatte in propor-zione cosí grosse, che il compito di coprirle con una voltaa rozzi modiglioni non presentava alcuna difficoltà. ACreta simili tholoi primitive non erano rare sul finire del-l�Età del bronzo nei Lasithi, regione arretrata; ma che neesistessero anche nell�Antico Minoico I, probabilmente

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sotto influenza cicladica, lo dimostra il fatto che unatomba del genere è stata trovata a Krasi (politicamentenella provincia del Pedhiadha, ma geograficamente appe-na fuori della pianura di Lasithi) contenente alcuni orna-menti d�argento, un sigillo d�avorio in forma di piedeumano, due pugnali e delle spille di bronzo.

E forse possiamo considerare la tholos A di Kouma-sa, che contiene due statuette cicladiche e vasellameinciso di tipo antico-cicladico I (un kernos e pyxides conlobi bucati verticalmente) come niente altro che unaforma migliorata e piú elaborata della tholos cicladicaprimitiva.

Le tombe rotonde della Messara continuarono adesistere fino alla fine del Medio Minoico I e di quelperiodo è una piccola tomba a tholos, piuttosto primiti-va ancora, ma un po� piú vicina al tipo continentaleeretta ad Apesokari al limite meridionale della Messarà.Nella tarda Età del bronzo troveremo a Creta esempisparsi del tipo continentale di tomba a tholos, ma sullabase delle prove attualmente a disposizione, io esitereia far derivare sia quelle di Creta dal continente sia quel-le del continente da Creta. Penserei piuttosto a duelinee di sviluppo convergenti, ma indipendenti in origi-ne; ad ogni modo, se una qualche influenza diretta ci fu,fra l�una località e l�altra, è piú probabile che si eserci-tasse da Creta sul continente fino al 1550, dal conti-nente su Creta dopo il 1450.

Le tombe dell�Antico Minoico della Messarà sonostate citate specialmente da Evans13 come prova diinfluenze egizie e libiche a Creta. Sir Arthur indicavaad esempio delle analogie fra statuette di Ieracompoli eNagada e certi tipi di Creta, e fra le forme delle tomberotonde della Messarà e i mapalia o capanne rotondeconservatesi in Libia fino ai tempi romani. Su taliinfluenze dell�Egitto predinastico la Banti ha espressodei dubbi; ma Pendiebury ha controbattuto con l�os-

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servazione che Evans veniva ad attribuire l�influenzasulla Messarà soltanto all�elemento occidentale o libicodella cultura predinastica, citando insieme alle statuet-te e alle tombe rotonde, anche il tipo di vestiario, la cioc-ca laterale dei capelli e l�uso dell�arco semplice con frec-ce a punta larga � del tipo con lama a scalpello che iFrancesi chiamano petits tranchets. La Libia è a soli duegiorni di viaggio per mare su una scialuppa dalla Mes-sara, come dimostrò il tenente colonnello Hammond,quando fuggí a Tobruk appunto su una scialuppa nel1941, alla fine della battaglia di Creta.

Non è inverosimile che la Creta orientale, attraver-so cui passava la maggior parte del commercio col Dode-caneso, la Siria, Cipro, la Palestina e l�Egitto, sia stataall�avanguardia nell�Antico Minoico.

La prosperità di Pseira e di Mochlos nell�AnticoMinoico II era notevole. Mochlos, che ora è un�isola asé, separata dal territorio di Creta da un braccio di maredi circa centocinquanta metri, forse non lo era allora;dobbiamo infatti tener presente l�abbassamento dellametà orientale di Creta dai tempi minoici in qua: pro-babilmente nell�Antico Minoico II, Mochlos era unitaalla terraferma cretese da un istmo sottile che fornivabuon riparo, dall�una o dall�altra parte, a seconda delvento. I venti principali variano da nord - nord-ovest aovest - nord-ovest e perciò il porto piú usato dai mercantie dai pescatori minoici doveva esser quello a oriente.

Piú difficile è spiegare la preminenza di Pseira chefu sempre un�isola e, come osserva Seager, «anche aitempi minoici poteva offrire poco, all�infuori del porto,perché gente di qualunque sorta venisse a stabilirvisi».Nota tuttavia «l�ottimo asilo per piccole imbarcazioniofferto dalla baia ben riparata... È esposta solo a est eun vento orientale violento è cosa rara nelle acque cre-tesi... Anche oggi il porto della città minoica antica èusato continuamente, in caso d�improvvisa tempesta, dai

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numerosi pescatori di spugne che lavorano in quelleacque, mentre fanno rotta da o per la costa libica». Lapesca delle spugne era probabilmente un�industria loca-le di Pseira, anche nei tempi minoici. Forse la pesca dellaporpora era un�altra, come lo era certamente nell�isoladi Leuke a sud di Creta, nel Medio Minoico I. Pseiracomunque è un�isola sterile che non può mai esser basta-ta al sostentamento della sua popolazione; e questa deveesser dipesa fondamentalmente dal commercio e averimportato dalla maggior isola vicina il cibo che le occor-reva, all�infuori del pesce.

L�Antico Minoico III.

L�Antico Minoico III (2100? - 2000 a. C.) è un bre-vissimo periodo di transizione, il carattere piú notevo-le del quale è l�espansione dei siti cretesi centrali, qualiCnosso e Festo, a spese di quelli della zona orientale, checominciavano a declinare. Il quadro che Pendlebury dàdella parte orientale di Creta in quel tempo è alquantofosco: solo qualche sito nuovo; a Vasiliki, la grande casasulla collina è in rovina e piccole capanne di abitantiabusivi sono costruite a ridosso delle sue mura; Pendle-bury non sa di nessuna casa che sia certamente databi-le all�Antico Minoico III, sebbene alcune di quelle delMedio Minoico I a Pseira, Mochlos, Paleocastro, HagiaTriada e Tilisso possano esser state costruite su fonda-menta già esistenti o essere addirittura adattamenti dicase anteriori. A Cnosso, l�unico edificio importanteche Evans assegna all�Antico Minoico III è il grandehypogeum presso il portico meridionale, ma dato che datale scavo non sono venuti in luce piú cocci dell�AnticoMinoico III che del Neolitico, ha probabilmente ragio-ne Pendlebury di attribuirlo al Medio Minoico I, a cuiappartiene la maggior parte del vasellame.

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La scarsità delle abitazioni assegnabili all�AnticoMinoico III può esser dovuta al fatto che continuaronoa essere occupate nel periodo seguente, come forse indi-ca la facilità molto maggiore con cui si individuano lesepolture dell�Antico Minoico III14.

Nella Messara, tombe rotonde collettive costruitenell�Antico Minoico II continuavano a ricever sepoltu-re mentre alcune delle grandi tombe rotonde � comequelle di Porti, Christos e Vorou � venivano erette perla prima volta nell�Antico Minoico III. Nella Cretaorientale, si possono citare sepolture dell�Antico Minoi-co III a Paleocastro, negli ossari e nelle tombe posterioria Mochlos, e in cumuli di rifiuti a Gurnia. Sopravvivo-no ancora il vasellame screziato e quello scuro-su-chia-ro, ma la terraglia piú caratteristica del periodo ha dise-gni in bianco opaco su un ingobbio nero o marronescuro; triangoli, archi di circonferenze e anche spiralicontinue. È comune l�ombreggiatura parziale: sullo stes-so arco ci può essere ombreggiatura ai due estremi e nonnella parte centrale. Un bicchiere a due manici porta unacroce di Sant�Andrea fiancheggiata da pannelli di lineeverticali che sembra quasi anticipare un motivo poste-riore di oltre un millennio.

Le forme comprendono teiere con becco a doccia,brocche a becco, tazze rotonde, cilindriche e conichecon o senza manici, e coppe coniche: fra le tazze a pare-ti dritte vi è il prototipo delle tazze di Vafiò che sareb-bero diventate cosí in voga nei Medio Minoico II eTardo Minoico I.

Influenze egizie e levantine.

Le testimonianze di Pseira sono confuse. Seager vitrovò abbondante vasellame dell�Antico Minoico III ene dedusse che il periodo dovesse esser stato lungo; malo trovò tutto in vani rocciosi sotto case databili al

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Tardo Minoico I e alcuni esemplari delle tazze dell�An-tico Minoico III tendevano impercettibilmente a iden-tificarsi con quelle del periodo seguente. Tuttavia, aonta della brevità dell�Antico Minoico III e dell�assen-za di abitazioni che ad esso si possano attribuire, sem-bra che cambiamenti importanti abbiano avuto luogoallora nell�arte minoica. Uno fu la sostituzione dei vasicon disegni chiaro-su-scuro a quelli con disegniscuro-su-chiaro, cambiamento che pare sia avvenutocirca nello stesso tempo sul continente greco. Pendle-bury suppone che i Cretesi minoici non gradissero ilvasellame non decorato e quando si accorsero che lachiazzatura del tipo di Vasiliki era un procedimentotroppo rischioso, dopo un tentativo breve e poco sod-disfacente di ritorno ai modelli incisi e punteggiati deltipo cicladico e di quello neolitico cretese, si volsero aesperimenti nuovi, coprendo i vasi di smalto rosso, sucui dipingevano semplici disegni in tinta bianca.

La crescente importanza di Cnosso e delle valli cir-costanti è dimostrata da alcuni nuovi edifici e forsedalla fondazione della città di Tilisso (che conserva pro-babilmente il nome minoico).

Importazioni dall�Egitto cominciarono a fluire nellaMessarà e i sigilli cretesi di questo periodo hanno dise-gni che si avvicinano molto a quelli dei sigilli e degli sca-rabei egizi del Primo Periodo Intermedio (dalla VII allaX dinastia).

Qualcuno dei motivi egizi, però, e perfino l�avoriodi cui i sigilli eran fatti, possono essere stati introdottidalla Siria anziché direttamente dall�Egitto (almeno finoal xv secolo a. C., si trovavano in Siria elefanti selvati-ci). Frankfort ritenne che un piattino con un disegno dicerchi concentrici in tinta rossa, densa e oleosa, scoper-to a Mochlos in mezzo a vasellame dell�Antico MinoicoIII, fosse importato dalla Siria e citò come altri esempid�influsso siriaco i sigilli d�avorio in forma d�animale tro-

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vati a Platanos e a Kalathiana. Alcuni sigilli d�avorio diquesta data recano una fila di due, quattro o piú scor-pioni che nuotano in giro come pesci rossi in un vaso; etale motivo si trasforma, prima della fine dell�AnticoMinoico III, in quello a «racchetta da tennis» dei vasidel Medio Minoico I, considerato talvolta piú miceneoche minoico. Il fatto è che le sue origini � il corteo discorpioni e il motivo della racchetta da tennis sempliceo doppia da esso derivato � sono puramente minoiche;è solo l�ulteriore evoluzione del motivo, quando le rac-chette da tennis vengono appese ad un ramo centrale etrattate come foglie, che è miceneo piú che minoico. Arigor di termini, il disegno non rassomiglia mai a unaracchetta da tennis, sebbene in certo modo ricordi quel-la da lacrosse15; ma gli esemplari minoici sono semprecontorti dalla stessa parte, conservando cosí la torsionedella coda dello scorpione. Altri sigilli portano una spe-cie di svastica composta da quattro spirali, che poidivenne motivo assai diffuso con molte varianti; alcuniraffigurano le navi minoiche del tempo, che abbiamoanalizzato in un precedente capitolo; altri ancora reca-no sulla base disegni di meandri rettilinei o di loro varia-zioni a spirale, motivi che divennero improvvisamentecomuni sui sigilli egizio-libici della VI dinastia e poicontinuarono su quelli del Primo Periodo Intermedio.(Esemplari isolati di spirali e di meandri si trovano peròanche in epoca posteriore).

In un sigillo ufficiale d�avorio di Hagia Triada sivede il disegno di una fune che circonda una scacchieraegizia con sopra tre pedine a forma d�uomo, mentre unaltro sigillo dell�Antico Minoico III di Creta ci mostraproprio un Cretese seduto su una sedia a spalliera alta,intento a giocare a dama. In questo sigillo non vi è nulladi egizio, tranne la scacchiera; l�altra faccia, che mostrauna figura assisa con un vaso a due manici, che forse statogliendo dal forno, è cretese pura.

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Le relazioni fra Egitto e Creta, però, non devonovenire esagerate: cosí la Kantor mette in evidenza alcu-ne differenze fondamentali: in specie l�assenza dei moti-vi ornamentali cretesi a torsione o intrecciati, come ele-mento base del disegno egizio16.

Spirali quadruple appaiono su qualche scarabeo delRegno Medio, ma come decorazione in pieno di un sof-fitto non sembra che s�incontrino prima del RegnoNuovo.

A Pirgo sulla costa settentrionale troviamo cassed�argilla o larnakes con angoli arrotondati e manici late-rali per passarvi una fune con cui trasportarli: nell�An-tico Minoico III e a Pachyamnos sul golfo di Mirabellovi erano non solo larnakes dell�Antico Minoico di taltipo, ma anche giare funebri, specie di super-pyxides concoperchio, in cui i cadaveri debbono esser stati confic-cati con grande difficoltà, o legandoli strettamente(come suppone Evans), o rompendone le ossa.

Influenze cicladiche.

Gli antichi idoli cicladici di marmo furono importa-ti nella zona centrale di Creta e imitati localmente sianella Messarà sia nei dintorni di Cnosso. I rapporti conle Cicladi sono forse indicati anche dall�apparire dellespirali (spirali continue e una fila di spirali ad s) sulvasellame dipinto e ancora piú chiaramente dall�appari-re di piccole pyxides con spirali incise. Possiamo citare,ad esempio, una pyxis dell�Antico Minoico III in pietra(la varietà non è stata accertata), con spirali continue inrilievo, della tholos B a Platanos, e una bella pyxis dischisto a profilo carenato, completa con coperchio e spi-rali in rilievo, di Maronia presso Seteia17.

I rapporti con le Cicladi, naturalmente, non eranomai stati interrotti; ma nell�Antico Minoico I e IIIappaiono piú evidenti che nel II durante il quale nell�e-

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st di Creta, vi furono forti infiltrazioni di immigrantidall�Asia Minore; e credo si possa affermare che ogniqual volta le influenze cicladiche prevalgono su quelledell�Asia Minore, è la regione centrale di Creta, daCnosso fino a Mallia a nord, che acquista importanzamaggiore rispetto alla regione orientale, da Hagios Niko-laos a Paleocastro.

Le piccole pyxides incise trovate nel deposito dellaSala dei tini a Cnosso (Medio Minoico I A piú antico)nonostante la rassomiglianza dei loro modelli con certivasi neolitici, dovrebbero essere piuttosto considerateesempi di influenza cicladica18.

In accordo con tale trasferimento di potere e d�in-fluenza dall�est al centro di Creta, si può osservare chea Mochlos la qualità dei vasi di pietra segna un nettodecadimento: i vasi sono piú piccoli e di solito in steati-te nera invece che nelle belle brecce variegate in voga nel-l�Antico Minoico II. La pianura di Lasithi, tuttavia, sem-bra godere di prosperità, avendo contatti diretti con laMessarà, forse attraverso Litto e il Pedhiadha, e di con-seguenza relazioni commerciali con la Siria e l�Egitto.

Alcuni sigilli appaiono chiaramente influenzati daitipi egizi sia nella forma (come gli scaraboidi) sia nelladecorazione: per esempio, vi è un curioso disegno a dop-pia falce che Evou fa risalire a un tipo egizio con dueleoni contrapposti. I sigilli a bottone, però, possono purrappresentare una tradizione siriaca e anche quando idisegni trovano paralleli in Egitto, i tipi cretesi a formadi animali sono talvolta piú vicini al prototipo siriaco ori-ginario. In certi sigilli d�avorio, il manico è scolpito abil-mente in forma di animale � una scimmia seduta (comea Trapeza nei Lasithi o a Platanos nella Messarà) o unbue (Platanos).

Un sigillo di Platanos reca una scimmia cinocefalaaccosciata nell�atteggiamento rituale consueto delle rap-presentazioni egizie di quell�animale; ma il disegno inci-

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so sulla base consiste di tre leoni contorti in un modoche nessun artista d�Egitto avrebbe tollerato, ma cheveniva, invece, spontaneo ad un artista cretese educatoalla scuola d�arte della «torsione».

Cretese era anche l�abitudine di trattare il sigillocilindrico come se fosse a bottone, trapanando i fori disospensione lungo l�asse minore ed eseguendo il disegnoda imprimere sulle parti piane, mandando cosí a vuotolo scopo stesso del cilindro che era di ottenere l�im-pronta facendolo rotolare.

1 Cfr. articoli in «Illustrated London News», 19 gennaio 1952, 2dicembre 1953 e 30 settembre 1955.

2 A meno che si ritenga con Levi che tal periodo non sia esistito.3 Tratto caratteristico dei vasi contemporanei dell�Antico Cicladico

I delle Cicladi e che li distingue dai vasi del successivo Antico Cicla-dico II con lobi bucati orizzontalmente.

4 Cfr. r. w. ehrich e altri, Relative Chronologies in Old WorldAmhaeology, 1954, pp. 96-97; s. benton, Haghios Nikolaos nearAstakos in Akarnania, in «Annual of the British School at Athens»,1947, p. 156.

5 k. r. maxwell-hyslop, Daggers and Swords in Western Asia, in«Iraq», 1946, pp. 18-19; daghe simili sono state scoperte nei depositidella antica Età del bronzo ad Alisar, in Anatolia, a Tarso in Cilicia ea Lapithos a Cipro.

6 Case di due stanze, una esterna che si apriva su una interni.7 Per il tipo di casa della tarda Età del bronzo cui si dà il nome di

megaron.8 r. b. seager, Explorations in the Island of Mochlos, 1912, figg.

8-12; egli chiama «porcellana» quello che io ho definito «ceramica».9 s. xanthoudides, Vaulted Tombs of the Mesara, 1924, p. 105,

dove esamina il nucleo di una forma da fusione in una simile ossidia-na trasparente proveniente dalla tholos B a Platanos; il testo però fuscritto prima della scoperta italiana che anche a Giali presso Coo siestraeva un�ossidiana trasparente.

10 Sinclair Hood crede (forse con ragione) che molti di questi vasiappartengano al Medio Minoico I.

11 S. xanthoudides, Cretan Kernoi, in «Annual of the BritishSchool at Athens», 1960, pp. 9-15 e fig. 2.

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12 Si confronti la descrizione di Johnson della copertura di unacapanna nelle Ebridi: s. c. roberts, Samuel Johnson, Writer, 1926, pp.169-70; e la descrizione di una capanna macedone (pendlebury, TheArchaeology of Crete cit, p. 64, nota 2).

13 evans, The Palace of Minos cit., vol. II, pp. 37-39.14 A Galana Charakia, presso Viannos, Platon ha aperto recente-

mente due tombe collettive dell�Antico Minoico, trovandovi i resti dioltre 300 sepolture in pithos.

15 [Gioco di palla, praticato in origine dagli Indiani del Nord Ame-rica, in cui si usano racchette diverse, per forma e tipo di reticolo, daquelle del tennis].

16 È vero che i disegni a torsione compaiono in uno o due voi dimetallo del tesoro di Tod, ma questi, se pur non sono addiritturaimportazioni minoiche, rivelano per lo meno un fortissimo influssominoico: j. vandier, A propos d�un dépôt de provenance asiatique trouvéà Tod, in «Syria», 1937.

17 h. j. kantor, The Aegean and the Orient in the Second MillenniumB. C., in «American Journal of Archaeology», 1947, tav. ii J e F.

18 A meno che si voglia seguire Levi, ed eliminare praticamente lacultura antico minoica: secondo tale ipotesi, i modelli potrebbero benessere sopravvivenze dei repertorio neolitico.

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Capitolo settimo

Il Medio Minoico

La rivoluzione urbana a Creta.

Avviene di rado che un periodo storico sia divisonettamente da quello che lo segue da una immane cata-strofe; e in mancanza di un avvenimento simile la lineadi separazione tra due periodi successivi sembrerà spes-so arbitraria. Il compianto Arthur Quiller-Couch sole-va fare sovente riferimento al misterioso cataclisma del-l�anno 1485, cataclisma a cui (secondo i libri di storia)si deve l�improvviso passaggio della Gran Bretagna dalMedioevo all�Età moderna1. La linea di demarcazionefra l�Antico e il Medio Minoico può sembrare quasialtrettanto arbitraria; ma proprio come vi è una realedifferenza fra l�Inghilterra di Enrico VI e quella di Eli-sabetta I, cosí vi è una differenza vera e significativa frale semplici comunità paesane, con le loro grandi tombecollettive dell�Antico Minoico, e la sofisticata culturadella Creta medio-minoica, con le sue città e i suoi palaz-zi, la sua supremazia marittima, il suo commercio inespansione con l�Egitto, con la Siria, con l�Anatolia econ il barbaro settentrione.

Al principio del ii millennio a. C., Creta fu teatro diuna rivoluzione urbana, che si sviluppò con sorpren-dente rapidità, fornendo non solo il modello ad avveni-menti simili, che seguirono piú tardi in Grecia, maaprendo anche un canale attraverso il quale i prodotti e

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l�influenza delle civiltà piú avanzate della Mesopota-mia, della Siria, dell�Anatolia e dell�Egitto fluironoverso le terre meno sviluppate dell�Europa.

Le cause immediate ne sono oscure e furono senzadubbio collegate a questioni di politica locale: noi pos-siamo intravvedere vagamente che cosa avvenne, ma nonperché avvenne, e daremmo chissà che cosa per poter leg-gere le lettere di una Margaret Paston2 minoica.

La costa nordorientale di Creta con i suoi porti insu-lari da cui era venuto il maggior impulso durante l�An-tico Minoico, ora era piombata in una relativa oscurità,eclissata dal centro dell�isola, dove grandi città con son-tuosi palazzi sorgevano a Cnosso e a Mallia nel nord, ea Festo nella Messarà. Abbiamo l�impressione che granparte dell�isola fosse unita sotto un forte governo cen-trale, una confederazione, se non addirittura un impe-ro, che non solo sfruttava le ricche pianure agricole dellaMessarà, del Pedhiadha, di Candia, di Mallia e dellavalle del Mylopotamos, ma intrecciava anche un fio-rente commercio con l�Egitto e col Vicino Oriente.

La pianta delle città nella Creta minoica.

La pianificazione architettonica si sviluppa inmodo senza precedenti a Creta, ma è ancora l�opera disingoli architetti riferita a particolari edifici o tutt�alpiú a gruppi di edifici: non esiste una pianificazioneurbana come era intesa nelle contemporanee città del-l�Egitto.

È vero che in nessun sito del Medio Minoico gliscavi sono stati cosí completi, come nello stanziamentodi Gurnià del Tardo Minoico o in quella subminoica diKarfi; ma le ricerche britanniche a Paleocastro e quellefrancesi a Mallia ci hanno dato un�idea dei quartieri cen-trali e piú poveri di una città del Medio Minoico, e le

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ville di Tilisso e le case di Gypsadhes ci hanno dimo-strato quali fossero le dimore delle classi superiori.

Il principio direttivo che ritroviamo nelle città e neivillaggi minoici è bene illustrato dalla Casa sulla collinadell�Antico Minoico II a Vasiliki; ma non si può defi-nire un piano regolatore vero e proprio. L�uomo impor-tante, chiunque egli fosse, si accaparrava la localitàmigliore e vi costruiva la sua grande casa o palazzo,intorno a cui parenti e dipendenti costruivano le loroabitazioni. Cosí città e villaggi avevano una tendenzacentrifuga, accidentale ma spiccata, con strade che siirraggiavano da un edificio centrale, unite lateralmenteda altre, piú o meno concentriche. Tale disposizione èin special modo visibile nella città del Tardo Minoico diGurnià.

Non sembra che considerazioni difensive abbianoavuto parte nella disposizione di uno stanziamentominoico, almeno fino a molto avanti nell�Età del bron-zo. Non ci sono mura intorno alle città, come al con-trario troviamo nei centri delle Cicladi nell�antica Etàdel bronzo; credo perciò che la tendenza delle piccoleabitazioni a raggrupparsi intorno alla casa grande del vil-laggio non fosse dovuta a un desiderio di protezione con-tro rapinatori, pirati o razziatori stranieri, ma solo alfatto che il Cretese preistorico, come il Cretese moder-no, era d�indole socievole e amante della compagnia.

Vi sono relativamente poche fattorie isolate a Creta.Un piccolo possidente ha forse una capanna, che va adoccupare per ragioni speciali in una certa stagione del-l�anno; ma la sua abitazione abituale, se possibile, è nelvillaggio. L�Inglese, poco socievole, preferisce viverevicino al luogo in cui lavora, anche se deve poi percor-rere miglia di strada per trovare un vicino con cui scam-biare parola, il bar o la chiesa; il Greco preferisce vive-re in un villaggio affollato, fra amici e parenti, vicino allachiesa e al caffè, anche se deve percorrere miglia per

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andar a coltivare il campo, o potare le viti; e credo cheil Cretese preistorico gli assomigliasse.

Raccogliersi in villaggi affollati per aver compagniaè cosa ben diversa dal disertare le fertili valli costiere perandare a vivere in valli cupe e strette sui monti; però iocredo che Lehmann veda giusto quando osserva che neiperiodi in cui forti governi centrali, quali il dominiominoico, l�Impero romano o la Repubblica di Venezia,tenevano i mari liberi dai pirati, le pianure costiereerano densamente popolate, ma nei tempi in cui la pira-teria era frequente, come nell�antica Età del ferro, nelperiodo omerico, nell�ellenistico o in quello delle scor-rerie saracene, la popolazione tendeva ad abbandonarei villaggi della costa e a stabilirsi sulle alture.

Il Medio Minoico, tuttavia, fu molto prospero eforse la flotta di Cnosso già dominava l�Egeo centrale.Fin dove il «Minosse» delle leggende classiche fosse unre «minoico», nel senso dell�appartenere a una razzanon-ellenica, è questione naturalmente assai discutibile:io ritengo che Ridgeway abbia ragione di chiamarlo unAcheo3, ma anche Erodoto può aver avuto ragioneammettendo la possibilità che nel mare Egeo ci fossestata un�altra potenza marittima egea prima di quella diMinosse.

L�Ipogeo di Cnosso.

L�Ipogeo a volta, o camera scavata nella roccia tene-ra, a cui si accede da una scala a chiocciola, fu datataall�Antico Minoico III da Evans, il quale nella sua rico-struzione ripristina un passaggio verso sud in modo chel�insieme formasse un�elaborata via d�ingresso a una ipo-tetica costruzione di epoca anteriore al Palazzo diMinosse. Ma di questa galleria sotterranea verso sud nonci sono testimonianze e non vedo la ragione dell�ampia

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volta se realmente era una via d�ingresso. Sembra piut-tosto un granaio sotterraneo, poiché non v�è traccia dicemento o intonaco e la roccia è troppo sabbiosa e trop-po porosa perché potesse essere una cisterna. Evans l�at-tribuí all�Antico Minoico III; ma Pendlebury, fece nota-re che i cocci di quel tempo ivi rinvenuti non eranomolto piú numerosi di quelli neolitici, e propendeva adassegnarlo al Medio Minoico I A.

Il primo Palazzo di Minosse.

All�inizio del Medio Minoico I A la cima del mon-ticello di Kephala fu spianata per l�erezione del primopalazzo: e tutte le costruzioni dell�Antico Minoico cheeventualmente vi esistessero furono demolite, cosí chesi trovano costruzioni del Tardo Neolitico immediata-mente sotto il selciato della corte centrale (fatto che siriscontra anche in varie parti del Palazzo di Festo).

La pianta generale, che nelle sue linee principali con-tinuò ad essere quella delle costruzioni posteriori, con-sisteva di una grande corte rettangolare circondata daedifici isolati che Evans chiamò insulae.

L�ingresso settentrionale era fiancheggiato da dueedifici a forma di torre; la torre occidentale, che Evanschiamò «il grande torrione nord», era formata di massimolto grossi di calcare con fondamenta che si adden-travano profondamente nel terreno neolitico, racchiu-dendo piccole celle senza finestra, note come «le prigionisotterranee». Sir Arthur raccontava ridendo che unavolta aveva condotto una comitiva di turisti tedeschi avisitare gli scavi, mentre c�era un operaio che faceva nonso quale lavoro in fondo a una di quelle torri. I Tede-schi eran sembrati sorpresi e avevano chiesto perchéquell�uomo stesse laggiú. Sir Arthur aveva risposto che«aveva dato dei fastidi ed era lí da parecchi giorni»; e

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soleva aggiungere che i Tedeschi erano andati via viva-mente impressionati dalla disciplina britannica.

Gli angoli smussati di questo antico torrione eranoevidentemente una caratteristica delle antiche insulae,poiché anche nell�ultima ricostruzione dell�edificio con-tenente la sala del trono del Tardo Minoico II si ritro-va un angolo simile. I lavori di restauro e ripulitura, ese-guiti da Platon e da me nel 1945, dimostrarono chenelle linee principali, la pianta delle sale da cerimoniaimmediatamente ad ovest della corte maggiore risale aigiorni piú antichi del palazzo. La Sala del trono, cosícom�è, appartiene al Tardo Minoico II, ma sotto il pavi-mento dell�anticamera che vi conduce c�era un altropavimento del tipo chiamato mosaico � specie di disor-dinata associazione di pietre irregolari di diverso tipo ecolore � che non dovrebbe essere posteriore al MedioMinoico III A (1700-1600 a. C.). Immediatamente a suddi questo, vi sono il Santuario a pilastri e dietro i ricet-tacoli del tempio, databili al Medio Minoico III B (1600-1550 a. C.); ma la cripta a pilastri est che è dietro avevaun pavimento piú antico coperto di materiale esclusiva-mente del Medio Minoico I A � cocci, lucerne rotte,ossa bruciacchiate di buoi, pecore e maiali � donde sideduce che la pianta principale di quest�area deve risa-lire ai tempi piú antichi del primo palazzo.

La parte occidentale del palazzo piú antico, però,sporgeva di piú nella corte ovest che non l�attuale faccia-ta e in origine vi era un passaggio diretto fra la corte oveste quella centrale. I quartieri d�abitazione sul lato est dellacorte grande consistevano di una serie di stanze costrui-te a terrazze giú per il declivio e disimpegnate da quelloche Evans chiamò corridoio est-ovest, dall�estremità ovestdel quale si accedeva per una scala alla corte centrale.

Nel Medio Minoico I B4 (1900-1850 a. C.) impor-tanti opere edilizie furono eseguite, fra cui forse la piúnotevole fu la costruzione del grande portico a gradini,

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splendida via coperta d�accesso all�estremità sud delpalazzo dal termine della grande strada meridionaleattraverso la quale giungevano le merci dai porti dellaMessarà e dell�Egitto. Il portico è tanto mal ridotto chenon è possibile tentarne una ricostruzione particolareg-giata, ma possiamo vedere con certezza come formasseun angolo retto per attraversare il burrone di Vlychia,dove la grande strada del sud si divideva in tre rami: unoche entrava nel portico, uno che entrava nella corteovest mediante una lunga rampa e il terzo che conti-nuava quasi sul percorso della moderna autostrada versola città portuale di Cnosso. Risale a questo periodoanche l�arretramento della facciata prospiciente la corteovest; e non è improbabile che vi potesse essere qualchecosa di simile al portico occidentale piú tardo, che desseaccesso indiretto all�estremità sud della corte centrale.

Il cimitero del Medio Minoico I a Cnosso.

Poche case del Medio Minoico I A sono state disse-polte nella città, ma cocci di quel periodo abbondanodovunque. Nel 1935, sotto gli auspici e la guida diArthur Evans (e a sue spese) aprii un rifugio rupestre sulMonasteriako Kephali, il colle dell�acropoli a occidentedella città minoica. Si dimostrò che era una continua-zione del rifugio rupestre già sondato da R. J. H.Jenkins, che vi aveva trovato tombe a pithos del MedioMinoico III5. Anch�io trovai resti di circa tre tombe apithos e una considerevole quantità di vasellame dellostesso periodo, ma sotto e separato da uno strato steri-le di roccia caduta, corrispondente a un tetto crollato,trovai i resti di un ossario del Medio Minoico I con unteschio completo, un certo numero di crani e moltissi-me ossa: non vi era, tuttavia, possibilità di distinguerele parti di uno scheletro da quelle di un altro.

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La scoperta piú interessante fu quella di una testa incalcare (pubblicata nel «Journal of Hellenic Studies»,vol. LV e anche da Pendlebury in The Archaeology ofCrete): ha un aspetto nettamente sumero e Frankfort laparagonò alle sculture dell�Antico Dinastico della Meso-potamia, cioè della metà del iii millennio. La testa fu tro-vata, però, nel deposito del Medio Minoico III e seb-bene le cattive condizioni in cui era ridotta facciano rite-nere probabile che provenisse dal deposito del MedioMinoico I, non può certamente essere attribuita a dataanteriore al 1900 a. C. circa basandosi sulle testimo-nianze cretesi e può forse anche essere posteriore. Pote-va, naturalmente essere un�antichità anche allora, rac-colta durante una scorreria sulla costa siriaca, ma la pie-tra non sembra dissimile da una varietà indurita dellamarna locale, nota col nome di kouskouvas.

Vista da dietro la testa appare molto simile a quelladei ragazzi di Paleocastro: questi, però, se non erano difattura egiziana, ne erano chiaramente influenzati, men-tre la testa di Cnosso, anche se non è opera sumera,mostra l�influenza della scultura orientale, forse siriaca6.

La casa ovale di Chamaizi.

L�edificio del Medio Minoico I A dissepolto da S.Xanthoudides a Chamaizi, sulle alture che separano lapiana costiera a nord di Tourloti dalla valle di Seteia, èunico nel suo genere, poiché è il solo edificio ovale diepoca minoica. Si è tentato, con buone intenzioni mamal diretti sforzi, di interpretarlo come una forma inter-media fra le case circolari e le rettangolari, spiegazioneche potrebbe forse essere valida per alcune costruzioniantiche sul continente greco, ma non per Chamaizi,dove non c�erano precedentemente case rotonde.

Mackenzie fece osservare che le pareti interne s�in-

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contravano tutte ad angolo retto, e definí l�edificio unacasa di tipo comune con cortile aperto nel centro, soste-nendo che il muro ovale esterno fosse dovuto soltantoall�area disponibile sulla cima del colle.

Platon, invece, lo considera una varietà dei santua-ri di vetta e sottolinea come testimonianze del culto reli-gioso indicato da un altare e uno strato di cenere, la pre-senza di tre grossi idoli e la testa di un quarto, oltre alfatto che il cosiddetto pozzo non poteva né raccoglierené contenere molta acqua e sarebbe stato assai piú adat-to come bothros o fossa di raccolta di rifiuti sacri. Il vasoa imbuto, la lampada e il recipiente cilindrico corri-spondono a oggetti trovati nel santuario di Koumasa7.In quanto alla pianta ad abside, Platon osserva la soprav-vivenza, nel vasellame di epoca protogeometrica, di dise-gni di santuario simili e cita un esemplare della colle-zione Giamalakis. La prova non sembra del tutto con-clusiva, ma Platon può anche aver ragione, dato che l�e-dificio di Chamaizi non ha riscontro esatto nell�archi-tettura d�abitazione.

Anche la Casa A di Vasiliki appartiene al MedioMinoico I e rappresenta un normale esempio della pia-nificazione agglutinante minoica. Le singole stanze sonoa forma di rettangolo e ben costruite, ma sono stateaggiunte quando e dove l�occasione lo richiedeva, cosíche il piano complessivo appare del tutto casuale: sidirebbe che la casa è cresciuta sul terreno, come unapianta di edera. La maggior parte di queste case delMedio Minoico I furono distrutte e coperte da edificidel Medio Minoico III: benché Chamaizi non fosse rioc-cupata. Dato che in cosí pochi siti si trova vasellame delMedio Minoico II non è illogico attribuirne la distru-zione alla stessa catastrofe che colpí Cnosso in quelperiodo.

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Il Medio Minoico II

È difficile definire il Medio Minoico II (1850-1750a.C.) in moltissime parti di Creta, dove continuava adesser prodotto il vasellame del tipo del Medio MinoicoI B, e anche I A; ma a Cnosso e a Festo8, lo si può deter-minare piú esattamente, sia per mezzo del vasellame, siaper le ricostruzioni e i miglioramenti architettoniciapportati al Palazzo di Minosse.

Le insulae semiindipendenti del palazzo del MedioMinoico I con passaggi scoperti fra l�una e l�altra, furo-no ora per la prima volta collegate in un unico edificio.La corte ovest fu ampliata demolendo alcune vecchiecase, livellando l�intera area e scavando tre grandi buchecircolari localmente chiamate koulouras. Evans e Pend-lebury ritennero che queste fossero state scavate sem-plicemente per raccogliervi il vasellame rotto, prove-niente dai cumuli di rifiuti del palazzo; è, però, eviden-te che buche della corte ovest del Palazzo di Mallia,simili sebbene piú piccole, erano utilizzate come cister-ne o granai, poiché erano rivestite d�intonaco e spessohanno un pilastro centrale neolitico a sostegno del sof-fitto di legno. I rifiuti trovati a Cnosso non indicanoquale fosse lo scopo originale delle koulouras, poichétutti i granai e le cisterne fuori d�uso degenerano indepositi di rifiuti; un�obbiezione piú valida la offre inve-ce il fatto che non vi è rivestimento d�intonaco, non viè colonna centrale che regga un tetto e che, essendomolto grandi, porvi un tetto di copertura sarebbe statodisagevole.

Il livello della vecchia corte nord-ovest fu rialzato eun�ampia scalinata portava dal lato sud fino a incontra-re la via selciata che traversava la corte ovest verso ilportico occidentale. Piuttosto difficile è accertare lemodifiche apportate al blocco delle sale di rappresen-tanza fra le corti occidentale e centrale, poiché sono

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state cancellate dai miglioramenti posteriori; ma, a quan-to pare, comprendevano la costruzione dei magazzinioccidentali e l�arretramento della facciata prospicientela corte centrale, che cosí avrebbe potuto in certo modocomprendere il santuario a pilastri di fronte alla cortestessa. È chiaro, per lo meno, che la Stanza dei tini e lesue cripte a pilastri adiacenti conservarono il piano cheavevano nel Medio Minoico I9; le celle sotterranee delvecchio torrione nord furono riempite e i resti del tor-rione stesso servirono ora soltanto come sottostrutturaper il lato ovest del nuovo ingresso a nord con la gran-de rampa che saliva fino alla corte centrale.

A ovest della porta principale nord fu costruito uningresso piú piccolo e piú privato, connesso ad una bellaarea lustrale nuova e a un passaggio che, costeggiando iresti del vecchio torrione, comunicava con l�angolonord-ovest della corte centrale, presso l�angolo arroton-dato dell�insula, che piú tardi doveva contenere la saladel trono.

Evans assegnò alla seconda metà del Medio Minoi-co II il piú antico affresco rappresentante una figuraumana, quello del «raccoglitore di croco», i frammentidel quale furono trovati sopra un pavimento del MedioMinoico Il posto su una delle «prigioni» del vecchio tor-rione nord. Snijder, però, osservò che la stratificazionedella stanza avrebbe permesso di assegnarlo al MedioMinoico III A o anche III B; e tenendo conto del carat-tere progredito dell�affresco, tale epoca è probabilmen-te da preferirsi.

Nell�ala di nord-est del palazzo furono costruitinuovi ambienti per i magazzini del vasellame reale, checontenevano alcuni tra i piú bei vasi policromi (di MedioMinoico I B e Medio Minoico II A) trovati nel sito; e,a sud di questi, un magazzino speciale per i grandi pithoicon protuberanze del Medio Minoico II B10.

La variazione piú notevole apportata al palazzo, tut-

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tavia, fu la costruzione di un grande quartiere nuovo diabitazione su un ripiano tagliato nel fianco della colli-na, dalla parte est della grande corte centrale; e sebbe-ne questo quartiere venisse nuovamente modificato nelMedio Minoico III, certi caratteri ancora esistenti, comele mura terrazzate del ripiano, la parete meridionale delpozzo per la luce del «megaron della regina» e le muradel corridoio inferiore est-ovest, datano dal MedioMinoico II, come pure tutto il complicato sistema difognature.

Un�idea dell�aspetto generale della città minoica deltempo si può ricavare dai dettagli del mosaico dellacittà, di cui si trovarono frammenti in uno strato delMedio Minoico II B a nord del quartiere d�abitazione.

Il Medio Minoico III.

Il Medio Minoico II finí intorno al 1700 a. C. in undisastro11 forse causato, come osserva Pendlebury, «dalprimo di quella serie di terremoti che periodicamenteridussero il palazzo in rovina». I danni furono prestoriparati, ma è possibile che la flotta cretese non ripren-desse piú completamente il dominio dei mari levantini,poiché, come la Kantor ha fatto notare, l�esportazionedel vasellame greco in Egitto e in Siria sembra cessaredopo il Medio Minoico II, pur continuando nelle Cicla-di e nel continente greco.

Non vi è, tuttavia, indizio di decadenza interna. ACnosso il Medio Minoico III è quello della massimaattività edilizia: nel Palazzo di Minosse il quartiere d�a-bitazione viene rinnovato e il corridoio est-ovest, seb-bene ancora esista in forma diversa, è sostituito, comeprincipale via di comunicazione nel quartiere, dalla gran-de scalinata, splendida costruzione che si innalza dallaSala delle colonne su per almeno due piani sopra il livel-

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lo della corte centrale. Il centro della Sala delle colonneera scoperto e serviva quindi a dar luce a tutti i pianidella scala. Questi pozzi per la luce, che tanto ricorda-no gli alberghi o le grandi case d�appartamenti moder-ne, costituivano una caratteristica tipica dell�architet-tura minoica ed erano la soluzione naturale del proble-ma di illuminare un gran numero di piccoli ambientiinterni.

A Cnosso i pozzi per la luce sono situati di solito aun�estremità della stanza, ma gli architetti dei palazzi diFesto e di Hagia Triada nella Messarà illuminavano tal-volta una stanza lunga a pianterreno mediante un pozzoper la luce nel centro12. Il pozzo per la luce in fondo allagrande scalinata, noto come Sala delle colonne, era fian-cheggiato a nord dal corridoio inferiore est-ovest, che con-servava cosí un po� della sua vecchia importanza come viaprincipale di comunicazione nel quartiere d�abitazione.

A pochi passi di distanza lungo il corridoio c�era unaporta che si apriva sull�estremità occidentale della Saladelle doppie asce, cosí chiamata perché la bipenne ricor-reva come marchio murario sulle pietre dell�estremitàovest del pozzo per la luce. Questa era la sala principa-le, la sala del trono del quartiere d�abitazione e, nellamassa di gesso fuso che aderisce al muro settentrionaledella sala, si può vedere l�impronta di un trono di legnocon sopra un baldacchino a colonne.

Di fronte al trono, nella Sala delle doppie asce, unbreve passaggio a «zampa di cane» conduceva in una ele-gante stanzetta che è stata battezzata «megaron dellaregina» con pozzi per la luce dalla parte est e sud, unpiccolo bacino lustrale, o stanza da bagno, dal lato oveste un passaggio che conduceva al gabinetto di tolettaprivato della regina.

Il bacino lustrale o stanza da bagno differisce daltipo solito, in quanto il pavimento non è affondato, percui non vi sono gradini da scendere per entrarvi; con-

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tiene ancora una vasca d�argilla che, sebbene le pittureornamentali dimostrino che fu fatta molto dopo lacostruzione della stanza, può tuttavia indicarne la desti-nazione d�origine. La scanalatura convessa della colon-na è stata restaurata sul modello di quelle del bacinolustrale del Palazzetto. Il termine della strada sud, dovequesta raggiungeva il ponte di Vlychia, è sostenuto daun viadotto massiccio, forse la costruzione piú podero-sa ancora visibile a Cnosso.

L�ingresso di nord-ovest fu reso molto piú impo-nente. La gradinata che dalla corte oblunga conducevaal termine della strada reale, fu conservata, ma vennefiancheggiata a est da una piattaforma che formava unpalco dove il re poteva ricevere o passare in rivista depu-tazioni; l�estremità est della corte fu chiusa da un�altragradinata: cosí il tutto veniva a formare un�area teatra-le analoga a quella piú antica di Festo, sul cui modelloera stata presumibilmente costruita. La scala est porta-va a un ingresso privato del palazzo, fiancheggiato daquella che Evans chiamò «l�area lustrale» di nord-ovest,che oltrepassando il vecchio torrione nord, conducevadirettamente alla sala del trono. È probabile che solo avisitatori molto importanti o ad alti funzionari fossepermesso di entrare da questa via e tali persone forsedovevano purificarsi per mezzo di qualche speciale ceri-monia nel bacino lustrale13.

Come innovazioni strutturali di questo periodo, tro-viamo l�uso regolare dei pozzi per la luce per illuminarele stanze interne; la sostituzione dei kalderim, o pavi-menti a ciottoli, caratteristici delle stanze del MedioMinoico II, con il tipo detto a mosaico, consistente dipiccole lastre irregolari di pietre amigdaloidi con stuccorosso o bianco negli interstizi; la sostituzione degli zoc-coli di colonna alti, in breccia, con basamenti bassi inpietra calcarea; e una tendenza a inserire kaselles o cisterivestite di pietra nei pavimenti dei magazzini. L�ala

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sud-ovest del palazzo venne abbandonata e vi si inse-diarono residenze private.

Uno dei tratti caratteristici piú notevoli del periodoè l�ottimo sistema di condutture e fognature del quar-tiere di abitazione del palazzo.

Il gabinetto della regina reca tracce di un sedile dilegno e di un sistema di doccia e di scarico collegato allefognature, che rappresenta una delle piú interessantiraffinatezze del palazzo.

Il primo piano del quartiere d�abitazione ripetevaevidentemente la pianta del pianterreno; e abbiamoprove sufficienti per dedurre che esisteva una Sala dellecolonne superiore che dava accesso a una Sala delle dop-pie asce superiore e piú in là a un megaron della reginasuperiore. La Sala delle colonne del piano superiore hainoltre un affresco in cui sono rappresentati scudi aforma di otto del normale tipo minoico, che figurano unfregio a spirale, appeso in alto, e ciò permise a Evans diavanzare un�ipotesi ingegnosa e, a parer mio, convin-cente. La sala inferiore ha un fregio a spirale simile, masenza rappresentazione di scudi ed Evans suggerí che,non essendo probabile che la sala piú importante degliappartamenti privati fosse stata decorata solo con unpiccolo fregio a spirale, si dovesse dedurre che sulla pare-te dietro il trono, fossero appesi gli scudi veri: ne feceperciò ricostruire delle copie e ve le fece appendere.

L�affresco degli scudi era molto danneggiato, mapoté essere restaurato nei particolari, riprendendoli dauna riproduzione micenea esistente sul continente, nelPalazzo di Tirinto.

Naturalismo negli affreschi del Medio Minoico III.

Il naturalismo, che già era divenuto piú notevolenel Medio Minoico II, raggiunse il culmine nel periodosuccessivo. Un bell�affresco nel megaron della regina, a

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Cnosso, rappresentava dei delfini, almeno un pescevolante e alcuni altri pesci simili a melanuri. Il pescevolante era un motivo caro ai Cretesi del tempo: lo tro-viamo inciso su pietre di sigilli e modellato in ceramicanei ricettacoli del tempio di Cnosso. Nella seconda cittàdi Filacopi a Milo c�era una splendida pittura murale conpesci volanti, certamente opera di un artista cretese; ealcuni frammenti di un affresco floreale, scoperto aTera, nella città distrutta dalla grande eruzione, indica-no come gli affrescatori minoici lavorassero probabil-mente anche in quell�isola.

A Cnosso i pittori cominciarono a dipingere ancheaffreschi su bassorilievi. Sono stati scoperti alcuni bel-lissimi frammenti di tal tipo, rappresentanti un toro cheva all�assalto e un albero di olivo: erano caduti dal pic-colo portico che dava sul lato ovest dell�ingresso nord delPalazzo di Minosse.

Nel Medio Minoico III B (1600-155o a. C.) appar-ve a Cnosso un genere caratteristico di affreschi-minia-tura notevoli, con folle di persone rappresentate inmaniera molto impressionistica.

Una spedizione francese diretta da André Parrotscavò a Mari sull�Alto Eufrate il palazzo del reZimri-Lim (1790? - 1760? a. C.), contemporaneo diHammurabi di Babilonia, che conquistò Mari nel 1760a. C. (o, secondo alcuni autori, qualche anno dopo);degli affreschi-miniatura trovati nel palazzo richiamanoquelli di Cnosso e si è supposto che vi si dovesse rico-noscere l�influenza degli affreschi minoici, tanto piú chedocumenti del palazzo di Mari registrano importazionida Kaptara (che generalmente si considera fosse la Cretaminoica, sebbene Wainwright e Furumark siano inveced�opinione che fosse la Cilicia).

Sembra, tuttavia, che gli affreschi di Mari siano dioltre un secolo anteriori a quelli di Cnosso (i qualipotrebbero averne subito l�influenza anzi che averla

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esercitata), poiché se escludiamo il caso dubbio del «rac-coglitore di croco», che potrebbe essere del MedioMinoico III A, non vi sono a Creta affreschi figuratiprima del Medio Minoico III B. Possiamo, ad ognimodo, assegnare certamente al Medio Minoico III alcu-ni frammenti di affreschi provenienti dal corridoio infe-riore est-ovest del Palazzo di Cnosso, che appartengo-no a uno zoccolo che imita il marmo (curioso prean-nunzio del piú antico stile pompeiano), sopra cui vi è undisegno labirintico eseguito in marrone scuro su fondogiallo. Si è anche avanzata l�ipotesi che gli affreschiminoici fossero ispirati da quelli del livello VII di Atcha-na (intermedi, sia dal punto di vista geografico che daquello cronologico, fra quelli di Mari e quelli di Creta).

Dall�area «dei pesi da telai» del Palazzo di Minosseprovengono anche alcuni altri frammenti di affreschi delMedio Minoico III A, con due linee diagonali che siincrociano ad angolo retto, disegno corrispondente adun affresco simile nella grande corte centrale di Festo ead un disegno su una gemma scolpita, che rappresentaun uomo nell�atto di afferrare un toro per le corna.

Il piú antico affresco-miniatura è rappresentato daalcuni frammenti che si trovarono in una cista nel tre-dicesimo magazzino di Cnosso (cista che fu riempita nelMedio Minoico III B). Mostra un edificio a colonne concorna sacrali sul tetto e doppie asce infisse nei capitellidelle colonne, che è evidentemente un santuario di qual-che genere, sebbene non corrisponda con esattezza adalcun altro che io ricordi: fu presumibilmente dipinto nelMedio Minoico III A.

Al Medio Minoico III B appartengono invece senzadubbio i frammenti del piú famoso affresco-miniatura,scoperti in strati probabilmente anteriori al grande ter-remoto, caduti da una stanza superiore del vecchio tor-rione nord. La scena rappresentava un tipico santuariominoico a pilastri, come ne esisteva uno nella corte cen-

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trale del palazzo, fiancheggiato da ambo i lati da una filadi dame di corte sedute e apparentemente intente adosservare uno spettacolo di danza, ma di fatto molto piúoccupate a conversare fra loro. Gli spettatori di minorimportanza erano indicati da un contorno di teste appe-na abbozzate su sfondo bruno-rossiccio per gli uomini ebianco per le donne. Una lunga lingua di sfondo biancoinserita in un disegno rosso dimostra in modo chiaro chenon vi era segregazione dei sessi alla corte minoica

Alcuni spettatori di questa fête champêtre cretesestanno in piedi in un uliveto, e un altro frammento cheforse appartiene alla stessa scena mostra un gruppod�uomini che agitano entusiasticamente le lance, non ingesto ostile, credo, ma piuttosto � osserva Pendlebury� «come una folla acclamante a una partita di calcio».

Dalla grande sala est degli appartamenti privati pro-vengono dei pezzi malamente mutilati di uno splendidoaffresco noto col nome di «dame in blu», un gruppocome quello delle signore dell�affresco-miniatura, ma digrandezza maggiore del naturale.

Affreschi con figure umane, però, si trovano quasisoltanto a Cnosso e nelle vicinanze: gli unici altri esem-pi databili al Medio Minoico III, scoperti fin ora, sonoa Tilisso, dove Hazzidakis trovò alcuni frammenti rap-presentanti dame di corte che procedono da destra asinistra; un altro con un disegno che è stato interpreta-to come un ventaglio, e qualche pezzetto di un interes-sante affresco-miniatura dove è dipinta una fila di pugi-li, simili a quelli del «vaso dei pugili» in steatite diHagia Triada.

Se è vero, come sostiene la Banti, che i pittori minoi-ci, sia di affreschi sia di vasi, non si interessavano allafigura umana (fatta eccezione per la scuola di Cnosso), ciònon può esser dovuto all�influenza del continente greco,dove gli affreschi ancora non c�erano; ma potrebbe forseessere ascritto ad influenza di Mari o di Atchana14.

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Il Medio Minoico III, tuttavia, vide lo sviluppo diun altro tipo di affresco che non deriva da Mari, sebbenepossa essere stato ispirato dai rilievi dipinti dell�Egitto:l�invenzione minoica dell�affresco in rilievo.

L�industria della ceramica a Cnosso.

Fin dall�Antico Minoico II, perle di ceramica eranostate importate nella parte orientale di Creta dall�Egit-to e forse i Cretesi avevano già imparato il modo di fab-bricarle; ma solo al principio del Medio Minoico tro-viamo tentativi di decorare scatole con intarsi di con-chiglia e di ceramica. Nel deposito della Stanza dei tinia Cnosso, che risale ai primissimi tempi del Palazzo diMinosse, Evans trovò non solo perle di ceramica tur-chine e verdi, ma anche frammenti di conchiglia e diceramica che evidentemente eran state usate in un intar-sio, come sfondo per quadrifogli fatti di altra materia.

L�intarsio piú notevole, però, di cui abbiamo consi-derevoli resti consiste in frammenti del cosiddettoMosaico della città, scoperti in un riempimento databi-le al Medio Minoico III A presso il Sotterraneo dei pesida telai e perciò anch�essi evidentemente del MedioMinoico II B.

Le numerose tavolette rimasteci illustrano le tipichecase cittadine del tempo, a due o tre piani; la maggiorparte dei tetti sono piatti, ma una casa ha un tetto spio-vente sull�attico del terzo piano e una leggera sporgen-za inclinata sui tetti del secondo, ai lati dell�attico. Altretavolette, probabilmente dello stesso mosaico, raffigu-rano alberi, animali, acqua, la prua di una nave e alcu-ne figure negroidi. Si è avanzata l�ipotesi che l�interascena potesse rappresentare l�assedio di una città sulmare, come quella del rhyton di Micene, ma non e statopossibile identificare alcun episodio di battaglia.

Questa industria della ceramica non sembra abbia

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superato i confini di Cnosso e forse del Palazzo diMinosse vero e proprio, poiché sono assai rari i fram-menti trovati in altri siti15. Un caso fortunato ce ne haconservato alcuni esemplari importanti nei ricettacoli deltempio del palazzo. Due grandi ciste, interrate nel pavi-mento di una stanza sul retro del santuario a pilastri chefronteggiava la corte centrale, erano state riempite dioggetti votivi superflui, evidentemente rimossi dal san-tuario ma comunque troppo sacri per essere dati o get-tati via; ed erano state coperte in seguito da un nuovopavimento. Fra gli oggetti rinvenuti c�era una crocegreca in marmo grigio e bianco.

La spiegazione «ortodossa» di quella croce è che nonfosse un simbolo religioso, ma poteva forse costituire laparte centrale di un mosaico; tuttavia il solo fatto di aver-la trovata nei ricettacoli del tempio indica che presumi-bilmente faceva parte di un�offerta votiva di qualche spe-cie. I due oggetti piú notevoli fra quelli rinvenuti sono duestatuette di ceramica, una della Dea dei serpenti e l�altradi una sacerdotessa o di una devota. La dea è una figuraimponente, piuttosto vittoriana, con un vestito a lungagonna a campana e un attillato corpetto gallonato chelascia a nudo il seno e gli avambracci; sul capo ha una tiaraalta, intorno a cui si avvolge un serpente maculato, la codadel quale si intreccia a quella di un altro serpente che avvi-luppa il corpo della dea e sporge fuori la testa alla cintu-ra. Un terzo serpente si arrotola sulla sua spalla ed ella netiene la coda nella mano sinistra.

La sacerdotessa o devota manca della parte dell�ac-conciatura vicina al capo, del braccio sinistro, di capel-li in due punti, di parti della gonna e del grembiule. Ilberretto basso con i medaglioni rialzati fu trovato sepa-ratamente ed è probabile che portasse in cima una pic-cola figura di gatto macchiato o leopardo che presentanella parte inferiore un foro corrispondente a uno delberretto.

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Vi erano anche modelli in miniatura di vesti votivedello stesso materiale ornati con disegni di fiori di croco,e cinture; piccole tazze con manici dritti; conchiglie oscudi a forma di otto con modellatura lungo l�orlo; e unapiccola brocca a becco con una fascia di spirali continuein rilievo (copiata da un prototipo di metallo). I coloridegli oggetti variano dal bianco al verde smeraldo pas-sando per il verde pallido; dall�azzurro pallido al tur-chese o dal giallo al marrone scuro; e si manifestano nellaceramica le stesse tendenze naturalistiche che appaiononegli affreschi contemporanei e nelle pietre dei sigilli.Altri frammenti trovati nello stesso deposito rappre-sentano argonauti, conchiglie e pesci volanti. Forse lepiú belle fra tutte le tavolette di ceramica, però, sonodue esemplari a rilievo che mostrano una mucca cheallatta il suo vitello e un altro animale, di solito descrit-to (ma, secondo me, a torto) come una capra, che allat-ta il suo piccolo.

Tavole da gioco minoiche.

I resti della cista trovata piú a occidente compren-devano perle globulari, a mandorla e segmentate e pezzidi intarsio di una tavola da gioco di cui non potremmofarci una idea, se frammenti piú numerosi di un�altranon fossero stati scoperti nel cosiddetto Corridoio dellascacchiera. Quest�ultima deve esser stata un oggettoveramente magnifico, di circa un metro di lunghezza emezzo di larghezza. La base di legno è scomparsa, ma èrimasta una parte considerevole del telaio d�avorio edegli intarsi. Il bordo reca una fila di margheritine diceramica in rilievo, con una borchia al centro di cristal-lo di rocca. Il disegno generale della tavola è il seguen-te: a un�estremità quattro grandi medaglioni, dall�altrodieci piú piccoli; i due gruppi sono separati da strisceparallele segmentate16.

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Mallia.

Circa trentacinque chilometri ad est di Candia lungola costa settentrionale, si trovano le rovine di un�altragrande città minoica di cui non sappiamo il nome (seb-bene Marinatos abbia avanzato l�idea che l�antico nomefosse Tarmara)17 e che perciò chiamiamo Mallia dal gran-de villaggio moderno che sorge a circa quattro chilome-tri di distanza piú a ovest. I Greci scrivono il nome conuna sola «l», ma quasi tutti gli autori stranieri hannoaccettato l�esempio dei Francesi che eseguirono gli scavie lo scrivono con due.

L�antico sito fu abitato, nel Tardo Neolitico e pertutto l�Antico Minoico, ma i resti di quei periodi sonoscarsi. Forse gli abitanti erano arretrati e continuaronoa produrre vasellame di tipo neolitico e subneolitico pertutto l�Antico Minoico I e II e vasellame di stile Vasi-liki per tutto l�Antico Minoico III. La località fu sag-giata prima da Joseph Hazzidakis, ma poi la scuola fran-cese di Atene avocò a sé quello stanziamento e gli scavisono continuati per circa trenta anni sotto la direzionesuccessiva di Renaudin, Chapouthier, Charbonneaux,Demargne ed altri.

La posizione di questa città minoica è molto diver-sa da quella di Cnosso, poiché la pianura costiera è quimolto piú stretta e perciò Mallia stessa era un porto.

Il Palazzo di Mallia.

Il palazzo piú antico, come il primo Palazzo diMinosse, era del Medio Minoico I ed era formato da uninsieme di stanze raggruppate intorno a una corte cen-trale; ma non sembra che sia mai consistito di edifici iso-lati con passaggi scoperti fra l�uno e l�altro, come leantiche insulae di Cnosso. I blocchi, in cui era suddivi-so il Palazzo di Mallia, dobbiamo considerarli piuttosto

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come parti funzionali di un edificio concepito fin dalprincipio come un tutto unitario e rimasto tale, sia purcon qualche modifica, fino al Medio Minoico III.

Cosí il Blocco I consisteva dell�isolato centrale dellafacciata ovest, tagliato in due dal grande corridoio, forsescoperto. Le mura di questo blocco erano di grandespessore e possiamo forse dedurne l�esistenza di unsecondo piano. Nella costruzione, erano soprattutto ado-perate due qualità di pietra locale: l�arenaria del TardoQuaternario, proveniente dalle cave della costa vicina,era una pietra facile da tagliare ed era il materiale di cuisempre si faceva uso quando occorrevano buoni conci dipietre squadrate; invece per i muri interni, che doveva-no pure essere resistenti, ma dove una parete scabrapoteva essere ricoperta con uno strato di intonaco, icostruttori si servivano di un�altra pietra locale, moltopiú dura e meno maneggevole, conosciuta sul postocome sidheropetra o «pietra ferrica», un calcare durissi-mo e nodoso, a mezza strada dal marmo. Oltre a questimateriali, si usavano talvolta per muri interni di mino-re importanza i mattoni di fango, ora per caso cotti nel-l�incendio che distrusse il palazzo.

Il Blocco IV sembra esser stato destinato agli artistidel palazzo e ai cittadini, poiché comprende due labo-ratori, uno di scultore in avorio, l�altro di ramaio. IlBlocco V era un «torrione» che ci ricorda un poco il tor-rione nord di Cnosso, ma questo è edificato con enor-mi massi di «pietra ferrica», nella rozza costruzione inmuratura spesso denominata ciclopica (perché ne abbia-mo l�esempio piú imponente nelle mura della fortezza diTirinto, che la tradizione dice costruita dai Ciclopi).

Il Blocco VI comprendeva alcune stanze, piccolema importanti, a cui si accedeva, e che prendevanoluce, da una loggia aperta sulla corte centrale. Una stan-zetta sul lato nord della loggia conteneva un cumulo diarmi rituali, fra cui la grande spada di bronzo con l�el-

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sa di cristallo, un pugnale di bronzo, un�ascia da bat-taglia in schisto scuro scolpita in forma di un leopardoa caccia o di un ghepardo che tira il guinzaglio. Cha-pouthier definisce questo blocco come «racchiuso, in sestesso» e suppone che fosse il centro del palazzo, sededel «culto del focolare».

Il vasellame qui era ancora di stile medio minoico I,ad eccezione di uno o due vasi probabilmente importa-ti da Cnosso; ma le iscrizioni geroglifiche erano di tipoevoluto e alcuni segni tradiscono perfino una tendenzaverso i segni corrispondenti della scrittura lineare A.

L�assenza di vasellame del Medio Minoico II indus-se da prima Chapouthier a suggerire che il materiale tro-vato appartenesse al Medio Minoico III, ma Evans pro-testò che le tavolette geroglifiche rinvenute in un corri-doio della parte nord-ovest del palazzo dovevano esse-re anteriori, e la protesta risultò giustificata quandoulteriori ricerche condotte da Chapouthier, nel 1946,provarono in modo indubbio che il cumulo dei sigilligeroglifici doveva essere appartenuto al palazzo piú anti-co. Inoltre lo stesso Chapouthier sottolineò la formarelativamente arcaica della spada in confronto con lealtre trovate a Mallia. Evans aveva perfino attribuito alperiodo di transizione fra l�Antico Minoico III e ilMedio Minoico I la spada piú antica di Mallia; Pendle-bury la assegnò al Medio Minoico I; in ogni modo nonpuò essere posteriore al Medio Minoico II, periododurante il quale, secondo me, deve essere avvenuta ladistruzione del primo palazzo.

L�ascia da battaglia è una variante cretese della seriedi asce da battaglia rituali sparse in tutta Europa nel iimillennio a. C., spesso in corrispondenza alle migrazio-ni dei popoli che parlavano lingue indoeuropee18. Laserie piú ricca di queste asce è quella della Russia meri-dionale, ma forse gli esemplari piú famosi e certamentei piú belli sono l�ascia di lapislazzuli e le tre di pietra

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verde, simile a giada, del tesoro L di Troia. Il tesororeale di Alaca in Asia Minore ce ne ha dato anche unamolto bella in argento e oro.

Nella zona dell�Egeo, tuttavia, tali asce sono ogget-ti rari ed esotici e l�unico altro esemplare cretese che ioricordi è un frammento in pietra della collezione Gia-malakis a Candia.

L�arma di Mallia era, come quelle del tesoro troia-no, evidentemente da cerimonia e non per uso bellico,poiché la lama sottile di fragile schisto si sarebbe fran-tumata al primo colpo, ma è un mirabile esemplare diarte minoica nella prima fase di quel naturalismo che,durante il Medio Minoico III e Tardo Minoico I, avreb-be raggiunto il culmine nelle pitture dei vasi, negliaffreschi del palazzo e nell�arte dell�incisione dellegemme, della scultura in avorio, e della lavorazionedella ceramica.

La presenza di documenti in scrittura geroglificaprogredita indica chiaramente che il luogo fu abitatodurante tutto il Medio Minoico II, ma il vasellame inuso continuò � come nella maggior parte delle localitàcretesi, tranne Cnosso e Festo � a essere dipinto nellostile che Evans chiamò Medio Minoico I B.

Il Palazzo di Mallia, in generale, fu meno danneg-giato di quello di Minosse dal terremoto avvenuto nelMedio Minoico II e la ricostruzione, che fu eseguita alprincipio del Medio Minoico III, fu perciò molto menoradicale che a Cnosso; ma proprio per questo è spessevolte assai difficile stabilire se un dato muro apparten-ga al primo o al secondo palazzo; tuttavia la maggiorparte dei muri che stanno sopra il livello del pavimentodi quest�ultimo sembra esser stata costruita nel MedioMinoico III.

Forse la distinzione piú netta fra le strutture dei duepalazzi è quella indicata dal Blocco III, dove gli scavi diChapouthier rivelarono, sotto l�anticamera III 9, i resti

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di una bella stanza adorna di stucchi con banchi, e duemagnifiche spade a doppio taglio del Medio Minoico III.I magazzini del Blocco XI e il grande corridoio est-ovestdel Blocco I appartenevano certamente al progetto delprimo palazzo. Gallet de Santerre da addirittura ilMedio Minoico III A come il terminus ante quem, per laspada piú antica.

Assai poco si può dire finora della città piú antica,sebbene in una casa sulla costa si sia trovata una serie divasi dell�Antito Minoico I e II e uno dei cimiteri dellacittà abbia per certo avuto inizio nell�Antico Minoico III.

Il sito della città non è stato ancora completamentescavato, ma i Francesi hanno compiuto sondaggi e alcu-ni scavi che ci danno qualche idea della pianta dellaseconda città, costruita per sostituire quella distrutta nelMedio Minoico II.

Il cimitero di Mallia a Chrysolakkos.

Il primo ossario di Chrysolakkos era evidentementedestinato alle classi povere. Il vasellame, di forme ana-toliche piuttosto goffe, brocche a becco e «teiere», ètipico dell�Antico Minoico III, simile a quello della parteorientale di Creta; gli ornati sono scuro-su-chiaro e chia-ro-su-scuro, con predominio di quest�ultimo stile. Lascreziatura, quando c�è, sembra non posteriore all�epo-ca dell�Antico Minoico III, ma prima della fine di talperiodo esisteva un secondo ossario che continuò a esse-re usato nel Medio Minoico I. È evidente che la costru-zione del primo palazzo fu accompagnata da una rapidaespansione del centro cittadino e due isolette al largodella costa (che rispettivamente prendono nome da Cri-sto e da santa Barbara) furono usate come cimiteri. Allostesso periodo risale la costruzione del sepolcreto realedi Chrysolakkos, «la cava d�oro», nome chiaramentederivato dai bottini che ne ricavavano i ladri di tempi

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piú recenti e paragonabile al termine «tesori» che iGreci di epoca classica davano alle tombe ad alveare delcontinente. Un gioiello, almeno, sfuggí al saccheggio: losplendido pendente d�oro a forma di due api (o vespe?)che succhiano una bacca, scoperto nel 1945 da P.Demargne19.

A sud dei cimiteri, in riva al mare, esisteva unanotevole città di cui non conosciamo ancora l�estensio-ne, ma le rovine della quale sembra che racchiudanosempre vasellame del Medio Minoico III in alto e delMedio Minoico I in basso. L�isoletta di Santa Barbaraaveva anche alcune case del Medio Minoico I, di cui unache era appartenuta a un pescatore.

Attiguo al palazzo, sul lato ovest, c�era un quartie-re importante con belle case del Medio Minoico III euna strada ben lastricata, con canale di scolo a lato; maanche qui le case sono erette su uno spesso deposito dicocci del Medio Minoico I, con le fondamenta piú pic-cole e meno consistenti, che sono caratteristiche delperiodo in questa località.

A sud del palazzo c�è il quartiere E, con sale e cor-ridoi adorni di stucchi, evidentemente piú antichi dellaparte piú tarda della costruzione, dato che in alcunipunti furono ricoperti dall�ala ovest.

In generale le case della città piú tarda erano costrui-te meglio delle precedenti, con pianta piú regolare, seb-bene spesso sullo stesso sito. Un�agenzia immobiliareminoica � ammesso che ne esistessero � le avrebbe cer-tamente descritte come «fornite d�ogni comodità moder-na» con pavimenti e stucchi nei corridoi, sale di ricevi-mento, bagni, magazzini, pozzi per la luce, ecc.

Come esempi delle residenze piú lussuose, possiamoprendere la bella villa (messa in luce nel 1946-48) delquartiere Z a est del palazzo o la casa affrescata del quar-tiere E a sud del palazzo. Un�opera recente20 dà unoschema della probabile estensione della città.

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Si era supposto, da prima, che la seconda distruzio-ne della città minoica fosse anteriore a quella di Cnos-so, perché pareva che il vasellame piú recente fosse unavarietà piuttosto tarda del Tardo Minoico I A; ma la sco-perta di almeno un bel vaso dello stile marino del TardoMinoico I B nella Casa 2 e la certezza che il TardoMinoico II sia una varietà locale dello stile di Cnosso,fanno pensare che anche Mallia sia stata forse distruttaverso il 1400 a. C., dalla stessa catastrofe.

Durante il Tardo Minoico III, il terreno della città fuqua e là rioccupato; e cocci di tal periodo furono trovatiperfino nel palazzo: penso, infatti, che l�edificio diagonalefosse un santuario dei nuovi occupanti, corrispondente aquello delle doppie asce a Cnosso; ma il periodo dellamassima gloria di Mallia fu il Medio Minoico.

Sembra che Chrysolakkos, il cimitero principale diMallia nel Medio Minoico I, fosse diventato meno dimoda verso la fine del Medio Minoico, se possiamo giu-dicare dal fatto che le tombe del Medio Minoico IIIsono molto piú povere delle precedenti; e pare probabi-le che il cimitero piú ricco dell�epoca posteriore non siaancora stato scoperto.

Il Palazzo di Gurnià.

Al Medio Minoico III possiamo assegnare la costru-zione del piccolo Palazzo di Gurnià sulla costa di Mira-bello. È poco piú di una grande villa, ma è chiara l�in-tenzione di scimmiottare gli edifici maggiori, poiché haun piccolo spazio per il teatro che ricorda quello diCnosso, mentre la facciata in pietre squadrate a rien-tranze e l�alternarsi di colonne rotonde e pilastri qua-drati nel portico davanti alla corte, imitano in modo evi-dente Mallia. Delle stanze interne non possiamo diremolto, perché furono messe sottosopra quando l�edifi-

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cio fu suddiviso in appartamenti per gli artigiani, nelTardo Minoico I A.

Nell�ultima parte del Medio Minoico III, attivitàedilizia si esplicò inoltre nella parte orientale dell�isola;case furono ricostruite a Pseira e a Mochlos, sepolturein pitkos si ritrovarono a Pachyamnos e Sphoungaras, etracce di fusione di rame a Chrysokamino. Scorie dirame si sono trovate anche in un cumulo di rifiuti delMedio Minoico III B da me saggiato a Cnosso, sulMonasteriako Kephali, ma non so da quale minieraCnosso facesse venire quel minerale21.

A Zakros, nella parte orientale estrema, un villaggionuovo fu fondato in un sito dove ci si sarebbe potutiattendere di trovare abitazioni piú antiche, perché viscorre uno dei migliori corsi d�acqua di tutta l�isola.Forse centri precedenti furono spazzati via da inonda-zioni, simili a quella del 1901 descritta con tanta preci-sione da Hogarth22.

Il Palazzo di Festo.

A Festo, nella Messarà, come a Cnosso, gli strati del-l�Antico Minoico furono distrutti, quando il sito fu livel-lato per costruirvi il primo palazzo; perciò è spesso dif-ficile, ad onta della lunga e accurata ricerca di una elet-ta schiera di archeologi italiani, determinare la formadegli edifici piú antichi. Le prove della successione dellevarie costruzioni sono state ben vagliate e riassunte dallaBanti; le sue deduzioni sono state rivedute e assogget-tate all�esame critico di Platon, e nuove testimonianzesono state prodotte dai recenti scavi di Levi nell�ango-lo sud-ovest dello stanziamento.

Il vasellame precedente la prima costruzione delpalazzo era di tipo Medio Minoico I A, paragonabile aquello del deposito della Stanza dei tini di Cnosso.

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Pendlebury datò al Medio Minoico I B l�erezione delprimo palazzo, ma la Banti obiettò che negli stessi depo-siti aveva trovato cocci del Medio Minoico I B, II A, IIB e III A; il che poteva spiegarsi supponendo o che certitipi di vasellame fossero durati molto piú a lungo nellaMessarà o che la cronologia di Evans fosse in qualchepunto errata. Ella faceva risalire la distruzione del primopalazzo intorno al 1600 a. C. e dal sincronismo di que-sti vari stili della ceramica deduceva che il palazzo stes-so non potesse esser durato piú di centocinquanta-due-cento anni, forse non molto piú di cinquanta. La suavalutazione minima sembra bassa, ma la massimapotrebbe essere esatta. In un esposto mirabilmente chia-ro ella sottolinea la differenza fra i vasi trovati sui pavi-menti � presumibilmente quelli che erano in uso almomento in cui il primo palazzo andò distrutto � e ilvasellame dei detriti sovrastanti che comprende tipianteriori di forme piú varie, con maggiore abbondanzadi ornamenti policromi e frequenti esempi di decora-zione alla barbotine. Questo vasellame dell�inizio delMedio Minoico I A trova facilmente dei paralleli conquello di Cnosso e della grotta di Kamares, ma a Festonon fu mai trovato sul pavimento, tranne che nella casadi sud-ovest che Pernier considerò sempre contempora-nea al primo palazzo, ma distrutta in epoca anteriore.Non si deve trascurare questo indizio; tuttavia non sem-bra giustificare la datazione del palazzo questa piccolastanza cosí poco importante, che potrebbe anche esserstata abbattuta fino al livello anteriore negli ultimi gior-ni del primo palazzo.

Preferirei, perciò, fissare la data del primo palazzonell�ultima parte del Medio Minoico I B o, al massimo,all�inizio del Medio Minoico II A; tale data trova con-ferma negli scavi piú recenti di Doro Levi, che rivelanotre stadi nella costruzione del primo palazzo di cui fino-ra conoscevamo solo il piú tardo. Nella seconda di que-

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ste fasi le stanze XXVII e XXVIII ne formavano unasola con partizione centrale e in questo deposito Levitrovò una splendida serie di vasi del Medio Minoico IIA apparentemente non mischiati con altri stili. I restipiú evidenti del primo palazzo sono nella corte ovest,dove la facciata del secondo palazzo venne retrocessa ei livelli piú bassi delle stanze immediatamente dietro laprecedente facciata ovest furono coperti dal lastricatodella corte ovest, il che ci conservò la pianta di questestanze del primo palazzo. L�attuale «area teatrale» checi ricorda tanto quella di Cnosso, non esisteva nellastessa forma agli inizi del Medio Minoico, poiché l�in-gresso ovest era solo uno stretto passaggio senza impor-tanza: però l�area era, in un certo senso, piú nettamen-te teatrale di quella di Cnosso, dato che la gradinataall�estremità nord della terrazza occidentale finiva con-tro una parete rocciosa a perpendicolo, e non poteva,ritengo, servire ad altro scopo fuor che quello di darposto al pubblico che assisteva allo spettacolo (danza oparata che fosse) che si svolgeva nella corte ovest ester-na. Lo spazio compreso fra i gradini del teatro e l�in-gresso ovest del palazzo era occupato da un santuario ditre stanze, di cui la centrale era piú alta delle laterali,come quella dipinta in un affresco miniatura del MedioMinoico III a Cnosso o come il modello in oro di un san-tuario della Dea delle colombe trovato nella tomba apozzo 3 a Micene.

Delle tre stanzette dietro questa facciata, la secon-da conteneva il banco per gli oggetti del culto comuni atutti i santuari minoici. Sotto vi era la cappelletta piúantica consistente soltanto di una trincea rettangolarescavata nella roccia con una cavità circolare nel mezzo.L�edicola tripla presumibilmente appartiene alla terzafase del primo palazzo di Levi e perciò non risale oltreil Medio Minoico II, probabilmente II B (cioè a circa il1800 a. C. con un margine possibile di errore di alcuni

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anni). Nel 1953, Levi mise in luce un�altra stanza a estdi quella scoperta in una precedente spedizione. Il carat-tere di queste due stanze, con il loro pavimento di gessoe zoccoli sormontati da pittura a fresco, e la qualità finedel vasellame del Medio Minoico II A resero evidenteche non erano soltanto case antiche, ma chiaramenteun�ala del primo palazzo: una stanza conteneva un pie-destallo di stucco su cui poggiava una serie di bei vasi ealtre due consoles pure di stucco. Qui fu trovata una spe-cie di bussolotto per dadi in terracotta, contenente qual-cosa che sembra corrispondere a un dado e cioè un pic-colo disco d�avorio con i numeri indicati da punti d�ar-gento intarsiati, e due possibili «pedine da scacchi»nella forma di una piccola testa di leone e uno zoccolodi bue, in avorio.

Sembrerebbe che le stanze segnate sulle piú antichepiante di Festo come anteriori al primo palazzo, nelleparti sud-est e nord-ovest del sito, debbano esser consi-derate invece come appartenenti a quelle prime fasi delprimo palazzo rivelate dai recenti scavi di Levi.

Se il piú antico palazzo di Festo fu distrutto dal ter-remoto del Medio Minoico II B che, come abbiamodetto, potrebbe essere collegato al grande cataclisma nelLevante che Schaeffer pone nel 1730 a. C., i Cretesidella Messarà pare si siano ripresi rapidamente.

Sulle rovine del primo palazzo, un edificio ancorpiú maestoso fu costruito; la facciata ovest fu retroces-sa di sette metri e il pavimento della corte esterna ovestcoprí le rovine del primitivo sacrario, che fu sostituito,non da un altro sacrario, ma da una grandiosa scalinatache conduceva a un imponente propileo o sala d�ingres-so; da questa, in modo curiosamente indiretto, si acce-deva alla corte centrale e al piano superiore. Alla cortecentrale si poteva anche giungere attraverso la bella«area lustrale» o «stanza da bagno».

Ricordiamo che gli «accessi occidentali» ai palazzi di

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Cnosso, Mallia e Festo hanno un carattere comune: sesono imponenti sono molto tortuosi; se sono dritti sonomolto angusti. La ragione può esser stata, in entrambi icasi, una misura di sicurezza; quello che si temeva, nonera tanto un attacco straniero, quanto intrighi di palaz-zo e rivoluzioni locali.

Alcuni magazzini del primo palazzo furono copertidal nuovo propileo, ma la corte centrale e i magazzini anord furono incorporati nel palazzo nuovo.

I magazzini immediatamente a nord dell�ingresso rac-chiudevano grandi giare da provviste, una delle qualiconteneva ancora una certa quantità di vinacciuoli (i piúantichi trovati a Creta). Ho proposto la data del 1900 a.C. (piuttosto del 2000 di Levi) come probabile per ilprimo palazzo, ma anche cosí è chiaro che a Festo abbon-dava la ceramica del Medio Minoico II A, quando nellaCreta orientale il tipo corrente di vasellame era delMedio Minoico I B e nel nord della Creta centrale pre-valeva ancora uno stile Medio Minoico I A progredito.

Altre sottostrutture dei primi palazzi sono state sco-perte da Levi sotto la parte occidentale della corte cen-trale. Tutt�intorno al palazzo sui pendii del colle vierano case, l�esplorazione delle quali da parte degli Ita-liani è appena all�inizio, ma che già dimostrano come lacittà di Festo subisse le stesse vicende del palazzo.

Gli Italiani hanno avanzato l�ipotesi che l�ampliatacorte ovest possa esser stata adibita a giostre di tori eche gli spettatori possano avervi assistito, non solo daipendii, ma dalle stesse finestre del palazzo e che per que-sta ragione la scala che congiungeva la corte ovest allapiccola corte dell�ala di nord-ovest sia stata conservatae incorporata nel palazzo posteriore.

Immediatamente a sud del grande sistema di propi-lei c�era un�importante serie di magazzini: questi met-tevano sui due lati di un ampio corridoio, il quale all�e-stremità est dava su una sala a doppio colonnato (forse,

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come è stato supposto, un ufficio amministrativo per itesori del palazzo) con un grande portico prospiciente lacorte centrale.

La parte sud del palazzo e quasi tutta quella est sonoandate distrutte per causa di costruzioni posteriori o perl�erosione del suolo.

Il lato nord della corte grande era unito al quartierenord del palazzo da un ampio corridoio, in origine forsescoperto. Il passaggio che conduceva agli appartamentiregali a nord era chiuso da una doppia porta fiancheg-giata da due mezze colonne e da due nicchie ornate daaffreschi. Il corridoio esisteva già nel primo palazzo, mail pavimento fu innalzato nel secondo. I magazzini dalledue parti del corridoio formano due grandi rettangoli,che indicano le misure delle sale del primo piano, di cuicostituivano le sottostrutture. Piú a nord vi era la bellasala con il suo pozzo per la luce al centro (caratteristicadegli edifici di Festo e Hagia Triada, che precorre gliatria classici di Pompei); sembra che servisse come anti-camera alla splendida sala con i suoi due annessi, che èl�equivalente a Festo della sala delle doppie asce di Cnos-so. Da questa sala un corridoio a zampa di cane condu-ceva a un appartamento privato con bagno e gabinetto,che in qualche modo corrisponde alle stanze della regi-na a Cnosso. Si osserva che scarseggiano le decorazionia fresco: le stanze migliori a Festo si distinguono per labella qualità della muratura e per l�uso assai abbondan-te del gesso per le porte, gli zoccoli e i pavimenti.

Della città minoica di Festo poco possiamo dire, mala natura del terreno dimostra che per la maggior partedeve essersi estesa sui pendii meridionali e sulla pianu-ra sottostante.

Il secondo palazzo, a quanto pare, fu in gran partedistrutto, come quello di Cnosso, dal grande terremotodel Medio Minoico III � forse piú distrutto ancora diquello di Cnosso, poiché non venne piú ricostruito come

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palazzo. Fu rioccupato in parte, ma il principe regnan-te evidentemente decise che era meglio costruirne altro-ve un altro e il sito che scelse fu l�estremità occidenta-le dello stesso crinale su cui si trova Festo, posizionemolto bella ma molto meno facile a difendersi: il cheforse dimostra che la flotta minoica ancora dominava ilmare intorno a Creta.

Sebbene di questo nuovo palazzo non si conosca ilnome antico, e perciò dalla cappelletta medievale che visi trova viene detto di Hagia Triada, e sebbene la primacostruzione ne sia stata effettuata nell�ultima parte delMedio Minoico III B, è meglio considerarlo in com-plesso come appartenente al periodo che segue.

Gioielli del Medio Minoico.

Gioielli analoghi alle bande da testa di Mochlos sonostati trovati anche nella Messarà sotto forma di tre lar-ghe fasce e molti frammenti di altre, spesso con deco-razione di puntini a sbalzo intorno all�orlo e con fori perattaccarle. Nello stesso deposito furono rinvenuti ven-tun dischetti (centimetri 10,8 di diametro) di sottilissi-ma foglia d�oro, ciascuno con due buchi forse per attac-carli a un vestito; e insieme un disco con superficie scol-pita e sei buchi d�attacco, due cerchi di lamina d�oro(probabilmente provenienti dall�orlo di un vaso), treperle a forma di mandorla e tre rotonde, tre anelli di filometallico sottile e sei teste di chiodi d�oro.

Eccezion fatta per il pendente e per poche perleprovenienti dallo strato piú basso, l�oro sembra puro, ilche implica che l�argento era stato eliminato23.

La maggior parte degli ornamenti d�oro della Messa-ra, specialmente quelli di Koumasa sembrerebbero delMedio Minoico I o forse Medio Minoico II, poiché è dif-ficile distinguere fra i resti dei due periodi, salvo che a

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Cnosso e a Festo. L�orefice della Messarà non si limita-va piú a guernire i suoi lavori con disegni a incisione o asbalzo, ma aveva sviluppato le tecniche della granula-zione e del cloisonné con filo d�oro (tholos B a Koumasa)che troviamo nella forma di un rospo accovacciato. Nellastessa tomba si trovarono anche alcune perle d�oro (unanella forma di un pericarpo di seme di lillà) e due dischet-ti d�oro bucati, analoghi a quelli del pendente a forma diape in oro di Mallia e ai tre pendenti del cosiddetto«tesoro di Egina» del British Museum. R. Higgins avan-za l�ipotesi che questo tesoro potesse far parte dei pre-ziosi rubati dal cimitero di Chrysolakkos, donde il nomedi «cava d�oro» di quest�ultimo, e lo assegna in modomolto plausibile al xvii secolo a. C. (sebbene alcuni stu-diosi abbiano cercato di attribuirlo addirittura all�viii).Il pezzo piú evidentemente minoico è la coppa d�oro conle spirali quadruple; ma il pendente del «Signore deglianimali» deve essere di sicuro o minoico o miceneo eanche gli altri pendenti presentano, in qualche partico-lare, analogie con quelli minoici.

Per fortuna il piú bello di tutti i gioielli minoici futrovato proprio a Chrysolakkos durante gli scavi deiFrancesi: e lo splendido pendente d�oro in forma di dueapi (o vespe?) con le teste e l�estremità degli addomi sal-date fra loro. Le zampine di filo d�oro reggono una pallagranulata e lo stesso tipo di lavorazione a grani è usatoper gli occhi e per i rilievi dell�addome. Dall�estremitàdelle ali e dal punto dove gli addomi si congiungono pen-dono piccoli dischi d�oro come quelli dei pendenti del«tesoro di Egina».

Cronologia del Medio Minoico.

I recenti scavi di Levi dimostrano che il vasellamedel Medio Minoico II A era già in uso nel primo palaz-

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zo di Festo e la scoperta di vasi di metallo dello stessostile a Tod nell�Alto Egitto, in un deposito assegnato alregno di Amenembet II (1929-1895 a. C.) indica chetale stile può difficilmente aver avuto inizio dopo il1900 a. C24.

Vorrei perciò fare i seguenti ritocchi alla cronologiadel Medio Minoico, che proposi nel 1954 (m.m. =Medio Minoico; t.m. = Tardo Minoico).

Il grande terremoto del 1570 (?) a. C.

Il palazzo del Medio Minoico III di Cnosso fu gra-vemente danneggiato da un grande terremoto; ma laprova piú certa di tale catastrofe ce la dà un�area imme-diatamente sotto l�angolo sud-ovest della corte centra-le. Qui due case piccole ma ben costruite furono schiac-ciate da massi divelti dalle adiacenti mura del palazzo escaraventati verso sud. È evidente che in questo, come

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nella maggioranza dei terremoti cretesi, le scosse ven-nero dal nord, l�epicentro essendo probabilmente nel-l�isola di Tera o nelle sue vicinanze. Una di queste casefu chiamata da Evans la «Casa dei massi caduti» per igrossi massi del palazzo che l�abbatterono e che ancorasi trovano lí. Sembra che fosse la dimora di un artigia-no che fabbricava lampade di pietra; l�altra casa ebbe daEvans il nome di «Casa dei buoi sacrificati» perché con-teneva due paia di corna taurine del grande tipo primi-genius e i resti di altari a tripode dipinti.

Evans citò qui ben a proposito un verso di Omero «loscuotitor di terra si compiace dei tori» e suppose che ilre minoico avesse deciso di non ricostruire su quell�area,ma l�avesse tenuta sacra allo «scuotitor di terra» sacrifi-candovi tori a Poseidone, il dio dei terremoti, o al diominoico, chiunque egli fosse, equivalente a Poseidone26.

Il palazzo fu rapidamente restaurato e i resti cheancora vediamo sono per la maggior parte le rovine ditale ricostruzione, compiuta alla fine del Medio Minoi-co III B, sebbene il portico di nord-ovest e l�area lustra-le di nord-ovest sembrino non esser stati ricostruiti esebbene le ciste sotto i pavimenti del Medio Minoico IIIfossero state riempite.

1 [Nei libri di storia inglesi, l�anno 1485 (fine della guerra delle DueRose e avvento al trono della dinastia dei Tudor), e non il 1492 (sco-perta dell�America), è considerato l'inizio dell�Evo moderno].

2 [La famiglia Paston del Norfolk è rimasta celebre per una seriedi lettere, scritte dal 1422 al 1509, da diversi suoi componenti. La figu-ra dominante dell�epistolario è quella di Margaret (morta nel 1484);nelle sue lettere al marito John, che per la sua professione di avvocatorisiedeva spesso a Londra, essa dà un quadro particolareggiato e vivodelle vicende della famiglia e della situazione della contea].

3 w. ridgeway, Minos the Destroyer, etc., in «Proceedings of theBritish Academy», 1909.

4 È pericoloso adoperare tale termine, riferendosi a qualsiasi luogo

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fuorché Cnosso, perché il vasellame medio minoico I B nella parteorientale di Creta e nella Messarà può aver avuto inizio prima.

5 Inedito; h. g. g. payne non ne fa cenno in Archaeology in Gree-ce, in «Journal of Hellenic Studies», 1934.

6 Mallowan afferma che la testa non è certamente sumera, ma pro-babilmente un�opera arcaica della Siria settentrionale.

7 xanthoudides, Vaulted Tombs of the Mesara cit., p. 50 e tav.xxxiii.

8 A Festo, però, dobbiamo porre l�inizio di questo periodo non piútardi del 1900 a. C.

9 Gli scavi di Evans lo dimostrarono nei riguardi della Stanza deitini; e il materiale che Platon ed io trovammo nel 1945, sotto il pavi-mento medio minoico III, comprovò la data del Medio Minoico I Aper le due cripte a colonne.

10 La data è confermata dagli esemplari simili, ma piú piccoli, tro-vati a Festo, chiusi sotto un pavimento del palazzo piú tardo.

11 Presumibilmente il terremoto del 173o a. C. documentato da c-r-a. schaeffer, Stratigrafie comparée et chronologie de l�Asie orientale,1947, p. 6.

12 Questi pozzi per la luce si distinguono per la bella muratura aconci, mentre i muri dei pozzi interni (non soggetti ad umidità) eranodi solito di pietra grezza a superficie scabra, da ricoprirsi con intona-co a colori.

13 Se tali «aree lustrali» fossero state soltanto delle stanze dabagno a pavimento affondato, ci si sarebbe potuti attendere di trovar-vi qualche conduttura di scolo per l�acqua superflua.

14 l. woolley, A Forgotten Kingdom, 1953, p. 76 [trad. it. Un regnodimenticato, Einaudi, Torino 1965, p. 851.

15 Secondo il direttore degli scavi i vasi di ceramica scoperti recen-temente a Micene sono probabilmente di fabbricazione siriaca, non diCnosso o di Micene.

16 Tavole da gioco sono state trovate anche in Egitto, a Cipro e inMesopotamia, cfr. c. j. gadd, in «Iraq», 1934, p. 45 e 1946, p. 66.

17 Some General Ideas on the Minoan Written Documents, in«Minos», 1951, p. 42.

18 r. w. hutchinson, Battle-Axes in the Aegean, in «Proceedingsof the Prehistoric Society», 1950, pp. 52 sg. e tav. iv, n. 2; v. g. chil-de, The Aryans, 1926; h. hencken, Indo-European Languages andArchaeology, in «Memoirs of the American Anthropological Associa-tion», 1955.

19 r. higgings, The Aegina Treasure Reconsidered, in «Institute ofClassical Studies Bulletin», 1957, p. 27.

20 p. demargne e h. g. de santerre, Mallia, Maisons, in «Etudescrétoises», 1954.

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21 h. payne, Archaeology in Greece, in «Journal of the HistoricalSociety», 1935.

22 d. g. hogarth, A Wandering Scholar, pp. 161 sgg.23 L�oro alluvionale del Vicino Oriente conteneva normalmente

argento in varie percentuali; cfr. a. lucas, Silver in Ancient Times, in«Journal of Egyptian Archacology», 1928, p. 40.

24 r. w. hutchinson, Minoan Chronology Reviewed, in «Anti-quity», 1954, p. 155.

25 O 1730, se il terremoto cretese è lo stesso di quello di Schaeffer.26 evans, The Palace of Minos cit., vol. II, p. 296; pendlebury, The

Archaeology of Crete cit., p. 55; la prova dell�epicentro del terremotoè fornita dalle crepe che hanno inizio al livello del suolo a nord e pro-cedono diagonalmente in direzione sud e verso l�alto, esattamentecome quelle prodotte dai terremoti del 1926 e del 1935.

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