120 dicembre 09 - parrocchiaditorreboldone.it · (Renzo Pezzani) ottobre2015 Non ... I giorni di S....

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comunità PERIODICO DI RIFLESSIONE, DIALOGO E INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN MARTINOVESCOVO POCO A POCO Un po' oggi e un po' domani spiga con spiga si fa un fascetto, con un fascetto si fan tre pani che dan da vivere a un poveretto. Perché il molto viene dal poco, la goccia d'olio tiene vivo il lume, da un filo d'acqua comincia il fiume da una favilla s'accende il fuoco. (Renzo Pezzani) ottobre 2015 Non lasciamoci rubare la speranza “Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non con- ta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio, si è chinato per guarire il corpo e l'anima. Non lasciamoci rubare la speran- za! Non siate mai uomini, donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Portiamo a tutti la gioia della fede”. (Papa Francesco)

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comunità

PERIODICO DI RIFLESSIONE, DIALOGO E INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN MARTINOVESCOVO

POCO A POCO

Un po' oggie un po' domani

spiga con spigasi fa un fascetto,

con un fascettosi fan tre pani

che dan da viverea un poveretto.

Perché il moltoviene dal poco,

la goccia d'oliotiene vivo il lume,

da un filo d'acquacomincia il fiume

da una favillas'accende il fuoco.

(Renzo Pezzani)

ottobre 2015

Non lasciamoci rubare la speranza“Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra lagente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non con-ta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserieumane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio, si è chinatoper guarire il corpo e l'anima. Non lasciamoci rubare la speran-za! Non siate mai uomini, donne tristi: un cristiano non puòmaiesserlo! Portiamo a tutti la gioia della fede”. (Papa Francesco)

COMUNITÀ TORRE BOLDONE � N. 178 - OTTOBRE 2015

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MERCOLEDÌ 4Incontro vicariale con il VescovoOperatori della Carità e dell'impegno sociale(ore 19 - 22 - Auditorium - Torre Boldone)SABATO 7ore 18,00 Route con i Gruppi degli Scout e trasporto

della statua del patrono alla chiesadi s. Martino vecchio

DOMENICA 8Festa alla chiesa di s. Martino vecchioore 10,00 s. messa solenne in piazza

(non si celebra in chiesa parrocchiale)ore 12,30 pranzo condiviso, aperto a tuttiore 15,00 preghiera e benedizione

segue: festa insiemeore 17,30 processione con la statua di s. Martino• Fiera della Solidarietà con i gruppi di volontariato• Partecipano un ‘Madonnaro’e i ‘Campanari di Bergamo’• Proposta di un laboratorio per bambini* Giornata di manifestazioni varie a curadella associazione Artigiani e Commercianti

LUNEDÌ 9Incontro organizzato dalle Acli di Bergamoore 20,30 - in auditoriumGiovani e adolescenti insieme (in oratorio)MARTEDÌ 10Mostra degli artisti localiore 20,45 s. Martino nell'arte (al s. Margherita)MERCOLEDÌ 11Festa liturgica di s. MartinoS. Messe ore 7,30 - 16 - 18ore 10,00 s. messa solenne presieduta

dal vescovo mons A. Paganicon i sacerdoti nativi e amici della comunitàore 16,00 spettacolo per i bambini (in auditorium)(a cura dell’Amministrazione comunale)• Fiera della solidarietà (in oratorio)GIOVEDÌ 12ore 20,45 Film di Qualità (in auditorium)ore 20,00 Cena tra di noi - con i Gruppi

del volontariato e aperta a tutti

VENERDÌ 13Sera - Palio di s. Martinoattività sportive in oratorio per giovani e adultiSABATO 14Pranzo con gli ospiti delle comunità di accoglienzaore 15 - 17 visite guidate al campanileFiera della solidarietà (in oratorio)Rappresentazione teatrale - Gruppo Teatro 2000ore 20,45 in auditorium - Sala GammaDOMENICA 15Giornata della Caritàs. Messe secondo l’orario festivoore 11,00 “Storie e tradizioni di s. Martino”

rappresentazione teatrale in auditorium(ore 15,30 cortile della Casa di Riposo)a cura del Gruppo Teatro 2000 e volontari

ore 16,00 Vespro e preghiera per il paese* Pranzo di s. Martino(ore 12 - aperto a tutti - prezzo fisso)* Visite guidate al campanile ore 15 - 17* Fiera della solidarietà (in oratorio)* Banco dello scambio di oggetti e prodotti('il Cerchietto) per i bambini e ragazzi della ScuolaMaterna ed Elementare* La Girandola di s. Martino (dalle ore 8 alle 20)

I giorni di S. MartinoVita della Comunità

DENTRO I GIORNI DI FESTA� Il Mantello da dividere in un gesto o opera di mi-sericordia (viene consegnato il giorno della festa)

� Progetto di solidarietà ‘Allarghiamo il Mantello’per la Casa di accoglienza ‘il Mantello’

� Fiera della solidarietàcon la partecipazione dei gruppi di volontariatodomenica 7 a san Martino vecchiomercoledì 11 - sabato 14 - domenica 15in oratorio

� Sagra del foiolo - in oratorio -Stand enogastronomico a pranzo e cenada sabato 7 sera a domenica 15a cura del Gruppo Alpini,degli Amici del Cuore e volontari

� Il dolce di s. Martino - ricetta anticaallo stand del Gruppo ‘Caritas’

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ono tempi incui, ad ascoltareogni sera il tg,rischi di esseresopraffatto: dal-

le endemiche malattie diquesto Paese, dalle sue emer-genze croniche, dalla corru-zione, dalle storie di violen-za che nel web sembranomoltiplicarsi all’infinito. Ma,ha detto il cardinale Bagna-sco ai vescovi italiani riunitia Firenze in Consiglio per-manente, tutto questo nondeve farci dimenticare chel’Italia è fatta di gente chelavora, che cresce i suoi figli,che aiuta il prossimo, gratui-tamente. In Italia c’è un «popolo degli onesti», cheporta avanti ogni mattina la sua storia. Come un’as-se forte, su cui camminiamo. Sì, la mafia, l’inqui-namento, le tangenti, la disoccupazione giovanile,il bullismo; c’è tutto questo fra noi, eppure c’è,sommesso, silenzioso, dell’altro. Ed è da que-st’“altro”, che occorre ripartire.

Come? ci si può chiedere e con più fatica quantipiù sono gli anni, perché la disillusione alimenta ilcinismo. Fra poche settimane, ricorda il cardinale,si apre l’anno della Misericordia. Comincia, dun-que, «un tempo di grazia». «Tenere fisso lo sguardosulla misericordia», ha esortato il Papa, indicendol’anno giubilare: e, dice Bagnasco, «l’esperienza diessere continuamente rinnovati dal perdono ci spin-ge a usare a nostra volta misericordia». Verso chisbaglia, o anche verso chi, disperato, bussa allaporta. Perché nella coscienza della misericordia diDio per noi, ognuno può cambiare, e rinascereanche se è vecchio, come Nicodemo. La misericor-dia come contrario del cinismo, che sa già ognicosa, che mura ogni speranza; e perfino come supe-ramento della giustizia. Perché l’umana giustiziaretribuisce, ma la misericordia fa molto di più: ri-crea, e ricomincia da capo.

Dunque, c’è un popolo in Italia, e oggi è richia-mato alla misericordia, alla certezza di chi confi-da in un Dio che perdona. C’è quest’asse, e c’ècome una volta sovrastante: un cielo buono. Den-tro a un simile ampio orizzonte Bagnasco vede ilcompito che ci è posto davanti: rifondare l’uma-no. Cosa che può essere fatta solo dentro una edu-cazione integrale (ed educare, sottolinea il cardi-nale, non è solo, elitariamente, “puntare almeglio”, ma anche riconoscere il limite, l’insuc-cesso, la sofferenza).

La sfida educativa annun-ciata cinque anni fa dallaChiesa italiana è dunqueancora il fulcro di ogni pro-spettiva. Senza che occorrapreoccuparsi tanto della pro-pria “rilevanza” nell’arenapubblica, giacché «la veraquestione non è essere rile-vanti per il mondo, ma ilrimanere fedeli a Cristo». Emille voci che si levano indifesa di pure sacrosanti prin-cipi, non operano quanto latestimonianza concreta el’impegno quotidiano di chivive in Cristo.

Testimonianza, di che?Testimonianza di una bellez-

za. Della bellezza di una famiglia autenticamentecristiana, nella sua capacità di abbracciare; dellapietas di chi accoglie i profughi, o della gratuità deicentri d’ascolto diocesani e parrocchiali, che siaprono ogni giorno, ha ricordato il cardinale, a ben«cinquecentomila solitudini».

Bellezza dell’umanesimo «vero e pieno» checomincia da Cristo. E qui Bagnasco riporta un’ica-stica annotazione del teologo Romano Guardinicirca l’efficacia dell’educazione: «Si può dire che ilprimo fattore è ciò che l’educatore è; il secondo èciò che l’educatore fa; solo il terzo, ciò che dice». Ilfattore fondante di una testimonianza cristiana, è inciò che siamo, prima di ogni parola. (Lo capisconobene i figli bambini, che istintivamente discernonociò che ripetiamo come a memoria, stancamente,da quello che abbiamo nel cuore). E il nostro com-pito è la testimonianza della bellezza della vita, inCristo. La bellezza che, come intuì Dostoevskij,salverà il mondo, è qualcosa che non si proclama,ma si vive.

Mentre in Europa si alzano i muri, questa bellez-za sta, sommessa, nelle case che si aprono, nei mil-le volti di chi offre un tetto e una mano. Suscitando,forse, meraviglia in chi è abituato a essere respintocome un pacco; in chi non fa più notizia.

Così la Chiesa italiana disegna un altro orizzon-te: accogliere chi è solo o povero, abbracciare chi èsfiduciato o disperato, riconoscendo in ogni perse-guitato il volto di Cristo. È questa la sommessa,grande bellezza cristiana che, pure tra errori e sban-damenti, rinasce da duemila anni, da una genera-zione all’altra; è semplicemente questa, la inermebellezza che ci salverà.

Marina Corradi(dal quotidiano 'Avvenire')

S LA FORZA DI VIVERE

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a speranza è la gioia prima dellagioia” (Filone). «Solo in Dio riposal'anima mia, da lui la mia speranza»(Sal 61,6).

La mitologia greca racconta che un giorno Zeus donòa Pandora un vaso chiuso, ordinandole di conservarlosenza mai aprirlo. Da Ermes, però, Pandora aveva avu-to anche il dono della curiosità, così un giorno non riu-scì più a resistere e aprì il vaso per vederne il contenu-to. Dentro il vaso c’erano tutti imali possibili, che fino a quelgiorno erano sconosciuti agli uo-mini. Subito il vizio, la vecchiaia,la gelosia, la malattia e la pazziasi riversarono tra gli uomini, pri-ma che Pandora potesse richiude-re il vaso, sul fondo del quale ri-mase solo la speranza. Tempo do-po, impietosito dalla sofferenzadegli uomini, Zeus ordinò a Pan-dora di riaprire il vaso, lasciandouscire la speranza.

Da sempre gli uomini parlanodi speranza: ciascuno di noi po-trebbe citare a memoria un detto oun proverbio legato alla speranza,sia nei termini positivi, che ri-guardano la fiducia, che in quellinegativi che parlano di rassegna-zione. La definizione che preferi-sco è di Talete, che dice: “la spe-ranza è il solo bene che è comunea tutti gli uomini, e anche coloroche non hanno più nulla la pos-siedono ancora.” Dal greco Elpis(ελπις) e dal latino Spes, la spe-ranza è l'attesa o il desiderio di unpresente e di un futuro buoni. PerAristotele, la speranza è un sognoad occhi aperti.

Per noi cristiani la Speranza è la seconda virtù teolo-gale, quindi dono di Dio; è posta subito dopo la Fedeperché ne è una logica conseguenza. Infatti l'uomo chenella fede ha fatto un'esperienza concreta di Dio, si fidadi Lui credendo, sulla sua Parola (quindi con fiducia)alla vita eterna che Egli ha promesso. La speranza èconsiderata una «virtù escatologica», perché ci fariflettere sulle attese dell’uomo e ci guida quindi aduna vita terrena che possa farci degni di quella eterna.

San Paolo afferma: «nella spe-ranza noi siamo stati salvati. Ora,ciò che si spera, se visto, non èpiù speranza; infatti, ciò che unogià vede, come potrebbe ancorasperarlo? Ma se speriamo quelloche non vediamo, lo attendiamocon perseveranza» (Rm 8, 24-25).Così la speranza è un invito diDio che, attraverso Gesù e laChiesa, ci chiede di credere e spe-rare nella salvezza eterna,seguendo gli insegnamenti delVangelo e credendo nelle promes-se rivelate.

Dio, nel crearlo, ha speratonell'uomo che, proprio perchécapace di sperare, differisce daglianimali; noi dobbiamo però com-prendere che l'unica vera Speran-za è quella riposta in Dio, sia per-ché la speranza è un dono di Diosia perché Egli è l'unico in gradodi custodirla intatta e pura, inmodo che l’uomo sia veramentel'essere che ha in sé sia la naturamortale che quella immortale.“La redenzione, la salvezza,

secondo la fede cristiana, non èun semplice dato di fatto. Laredenzione ci è offerta nel senso

� Rubrica a cura di Rosella Ferrari

LA SPERANZA

Proseguiamo nella riflessione che riguarda le virtù Teologali, dono della Grazia e dell’amore di Dio.Esse sono strumenti importantissimi che ci aiutano per essere Cristiani autentici e credibili nel mon-do di oggi. Dono, quindi gratuito, ma che richiede da parte nostra la volontà di accoglierlo, di docu-mentarlo e di farne buon uso per la nostra vita di ogni giorno.

“L

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che ci è stata donata la speranza, una speranza affida-bile, in virtù della quale noi possiamo affrontare ilnostro presente: il presente, anche un presente fatico-so, può essere vissuto ed accettato se conduce versouna mèta e se di questa mèta noi possiamo essere sicu-ri, se essa è così grande da giustificare la fatica delcammino» (Benedetto XVI, Spe salvi, n. 1).

Noi spesso usiamo la speranza per cose materiali,anche importanti: speriamo che la nostra vita sia buo-na, che la salute non ci manchi mai, che i nostri figlisiano felici, che il Signore allontani il male da noi. Pertutto questo abbiamo la preghiera che ci ha insegnatoGesù, nella quale ci rivolgiamo al Padre celeste chie-dendogli aiuto per la vita. Ma la speranza cristiana,dono di Dio, riguarda il tempo dopo la morte. Se Gesùavesse concluso la sua vita con la morte, avrebbe fon-dato una religione senza speranza. Ma Gesù ha sconfit-to la morte, risorgendo, e questa è l’assoluta unicitàdella nostra fede. La vita terrena è provvisoria, la mètadelle nostre speranze e dei nostri desideri non puòessere la terra, ma il cielo.

Così, umanamente, chiediamo al Signore il bene perle nostre famiglie. Ma, insieme, speriamo con fiducianel bene eterno per ciascuno di noi. Il bene che ci con-sentirà di vivere eternamente accanto al Signore,immersi nel suo amore e nella sua dolcezza.

Anche papa Francesco ha recentemente parlato dellasperanza, spiegandoci che essa non è un’illusione, maè la fiduciosa attesa della rivelazione del Figlio di Dio.Non dobbiamo cadere nell’errore di confonderla conun ingenuo ottimismo o con un semplice comporta-mento positivo, che sono ottime qualità ma non sono lasperanza.“Non è facile capire cosa sia la speranza. Si dice

che è la più umile delle tre virtù, perché si nascondenella vita. La fede si vede, si sente, si sa cosa è. Lacarità si fa, si sa cosa è. Ma cosa è la speranza? Cosaè questo atteggiamento di speranza? Per avvicinarciun po’, possiamo dire in primo che la speranza è unrischio, è una virtù rischiosa, è una virtù, come diceSan Paolo “di un’ardente aspettativa verso la rivela-zione del Figlio di Dio”. Non è un’illusione. I primicristiani la dipingevano come un’àncora. La speranzaera un’ancora» che affondava saldamente nella rivadell’aldilà. La nostra vita è come camminare sulla cor-da verso quell’àncora e non accontentarci della nostrabuona condotta cristiana. E mi viene la domanda:dove siamo ancorati noi, ognuno di noi? Siamo anco-rati proprio là nella riva di quell’oceano tanto lontanoo siamo ancorati in una laguna artificiale che abbiamofatto noi, con le nostre regole, i nostri comportamenti, inostri orari, i nostri clericalismi, i nostri atteggiamen-ti ecclesiastici, non ecclesiali, eh? Siamo ancorati lì?Tutto comodo, tutto sicuro, eh? Quella non è speranza.La speranza è una grazia da chiedere; poiché una cosaè vivere nella speranza, perché nella speranza siamosalvati, e un’altra cosa è vivere come buoni cristiani enon di più.”

Il Papa ha concluso la sua presentazione della spe-

COMUNITÀ TORRE BOLDONERedazione: Parrocchia di S. Martino vescovo

piazza della Chiesa, 2 - 24020 Torre Boldone (BG)Conto Corrente Postale: 16345241Direttore responsabile: Paolo Aresi

Autoriz. Tribunale di Bergamo n. 34 del 10 ottobre 1998Composizione e stampa: Intergrafica Srl

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TELEFONI UTILIUfficio parrocchiale 035 34 04 46“...ti ascolto” 334 3244798don Leone Lussana, parroco 035 34 00 26don Giuseppe Castellani 035 34 23 11don Angelo Scotti, oratorio 035 34 10 50don Tarcisio Cornolti 035 34 13 40

Informazioni: www.parrocchiaditorreboldone.itDi questo numero si sono stampate 1.850 copie.

ranza con un’immagine magnifica, ponendoci comeesempio la vergine Maria, una fanciulla che dopo aversaputo che sarebbe stata mamma, è cambiata e ha gri-dato la sua gioia al cielo con il Magnificat. “La spe-ranza è la più umile delle tre virtù teologali, perchénella vita si nasconde. Tuttavia essa ci trasforma inprofondità, così come una donna incinta è donna ma ècome se si trasformasse perché diventa mamma. Sia-mo in attesa,questo è un parto. E la speranza è in que-sta dinamica, di dare vita. E la speranza ha qualcosadi questo. Ci cambia l’atteggiamento: siamo noi, manon siamo noi; siamo noi, cercando là, ancorati là”.(Papa Francesco)

La magnifica immagine che correda questoscritto si chiama “Il sole nel ventre” ed è un’o-pera straordinaria di Jean Marie Pirot, meglioconosciuto come Arcabas. Egli trova ispirazio-ne nella figlia incinta che cammina per casa. Laguarda, con l’amore di un padre e il reverenterispetto che ciascuno dovrebbe avere davanti aduna donna che sta per diventare madre, e vedein lei ogni donna che porta in grembo un figlio.Quindi anche Maria. Così, nel ventre della fan-ciulla, dipinge la Luce. “Io sono la Luce”, diràGesù. E l’oro a malapena contenuto nel ventredi questa giovane donna, sembra già premereper uscire. Ma lei non è ancora pronta a lasciar-lo andare a perderlo. E cerca di trattenere den-tro di sé ancora per un po’, con le mani posatedelicatamente, l’Amore, la Luce, Dio. Dietro dilei spicca, forma nera interrotta, quella comple-tezza divina che si è spezzata per lasciare uscireil Figlio, perché adempia alla sua missione disalvezza. Grazie al sì di Maria, fanciulla/madre.

crivo a proposito del Dossier sulle ReligiosediVita attiva (o meglio diVitaApostolica) ri-portato su “Comunità Torre Boldone” di giu-gno-luglio 2015.

Alcune precisazioni per aiutare a superare concezionirestrittive della grande e profonda realtà della Vita Con-sacrata. Le suore non sono tali perché fanno dei servizicaritativi, pastorali o educativi, bensì perché sono chia-mate a stare con il Signore per poi essere mandate ad an-nunciare ai poveri la presenza del Regno. I religiosi/e so-no anzitutto uomini e donne di preghiera, di interiorità, didiscernimento e di profezia. Essi parlano a Dio degli uo-mini, loro fratelli, e parlano agli uomini con la parola e latestimonianza di Dio, del suo amore verso tutti. Anche ireligiosi di vita attiva sono chiamati a vivere la dimensio-ne contemplativa nell’azione, ad essere contemplativi nelloro vivere il servizio apostolico.

Se manca la preghiera c’è il rischio di cadere nell’atti-vismo, di correre senza aver davanti la meta prefissa, disvuotare la missione stessa. Del resto l’ha detto anche Ge-sù. “Senza di me non potete fare nulla”.

La vocazione di seguire più da vicino Gesù, nella pra-tica dei voti di povertà, castità e obbedienza, è una graziagrande di cui i religiosi hanno bisogno ogni giorno per vi-vere il dono ricevuto della sequela. Non identifichiamo ireligiosi in quello che fanno, piuttosto chiediamo loro chesiano persone di preghiera e che, con la loro vita, sianol’anima della comunità cristiana.

“Vivete tutte intente aDio da glorificare e ai poveri da sal-vare”: queste parole che il Beato Luigi Palazzolo rivolgevaalle sue suore dicono l’essenziale della Vita Religiosa.

L’altro aspetto caratterizzante dellaVita Religiosa, del-la Vita Attiva-Apostolica è la vita fraterna.

I religiosi sono stati definiti “esperti di comunione”proprio per la vita fraterna.

6Anche questa dimensione non è stata ricordata nell’ar-

ticolo sopra citato.La via consacrata è fraternità perché si condivide la Pa-

rola di Dio, il carisma della Congregazione; si vive la cor-responsabilità nella ricerca della volontà di Dio e nel pro-getto apostolico. I religiosi si sentono parte di una comu-nità quando si accolgono reciprocamente, quando si por-tano i pesi gli uni degli altri e quando la comunione co-munitaria si fonda sulla centralità di Cristo e sulla mis-sione apostolica. Vi sono ancora altri aspetti importantidella Vita Religiosa, come per esempio: l’interculturalità,quale sfida per le comunità; rapporto tra carisma e sto-ria… Ma per ora è meglio fermarsi qui. Grazie per la cor-tese attenzione.

suor Delia Albani

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A PROPOSITO DI VITA RELIGIOSA

L'APPREZZAMENTO DI UN VESCOVO

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l vescovo di Como riceve e legge regolarmente il nostro Notiziario. Gentilmente ogni Natale eogni Pasqua invia un pensiero augurale. Stavolta scrive al parroco:

Caro don Leone, oggi ho ricevuto il Bollettino della tua comunità che è in Torre Boldone e, in se-gno della vecchia amicizia che ci lega, mi sono detto: devo proprio scrivere e dire a don Leone che da quan-to vedo riportato nel periodico della parrocchia "ha proprio una bella comunità", viva, aperta a 360° verso ipoveri, i ragazzi, gli adulti, la pastorale nel suo insieme. Penso che sia bello sentirci dire alcune volte che ilseme sparso ha buone probabilità di crescita, anche perché spesso il tempo di germinazione è lungo e a vol-te ci si scoraggia dei frutti che non si vedono maturare. Grazie don Leone, ti ricordo al Signore insieme conla tua comunità e metto tutti sotto la protezione di Maria nostra Madre. Pregate anche voi per me. Con fra-terno affetto e stima.

† Diego Coletti, vescovo

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IN RICORDO DI PADRE GINO VISCARDI

ostro compaesano di Torre Boldone , nato il29 Maggio 1939. Ha vissuto i suoi primi 18anni tra casa, lavoro e oratorio con i giova-ni. Nel 1957 è entrato nel SeminarioMonfortano di Redona di Bergamo. La sua

professione solenne come Missionario Monfortano il 29settembre 1965.

La sua prima santa Messa nella Chiesa “ Maria Re-gina dei Cuori ” a Roma in Via Prenestina, il 9 Marzo1968. Erano presenti oltre alla famiglia , amici e bene-fattori.

Nel primo periodo come animatore vocazionale poinel veronese a contatto con i giovani per sette anni. Diquesto periodo sono i campi di lavoro e di formazionespirituale e umana.

Nel 1975 inizia il suo ministero missionario nel SudItalia. Per tre anni è parroco nel quartiere Spagnolo diNapoli, una delle zone più difficili ed emarginate pres-so la Chiesa “S. Maria Ogni Bene ai Sette Dolori”.

Nel 1978 e per 25 anni il suo peregrinare in terra me-ridionale. Dapprima a Reggio Calabria presso la Casadella Madonna poi nel Santuario Mariano del SacroMonte di Viggiano (Potenza) – molto frequentato dal-la gente del Sud.

Nel 1984 è nella Locride parroco di S. Ilario Jonico(Reggio Calabria). E’ di questo periodo la progetta-zione e la realizzazione della Chiesa parrocchiale, del-l’oratorio e della casa canonica con l’aiuto economicodi familiari e benefattori che hanno contribuito all’ac-quisto del terreno e del progetto iniziale. La sua rea-lizzazione è stata possibile anche grazie al contributodell’8 per mille della Chiesa cattolica.

A Siderno con la Caritas diocesana poi a Mirto, Dio-nisi, Canolo, San Luca, Bianco, paesi dell’Aspromon-te Jonico. Nel 2004 in Sardegna per tre anni parroco diIlbono, diocesi di Lanusei (Nuoro) coordinatore dellacatechesi diocesana. Di nuovo a Bianco nel 2007 do-ve la malattia degenerativa dava i suoi primi segnali.

Il 16 Febbraio 2009 a Fiesso d’Artico (Venezia)presso la Casa dei ritiri spirituali “ La Madonnina ”della Diocesi di Padova. Qui la malattia prende il so-pravvento e lo costringe a rientrare presso “VillaMonfort” a Redona di Bergamo, casa di riposo dei mis-sionari monfortani.

Qui ha inizio il suo calvario con tante piccole rinun-ce fino all’infermità che lo ha costretto a letto. La mor-te lo coglie la sera dopo il tramonto il 17 settembre2015, vegliato dai parenti stretti e dalla Fraternità.

I riti funebri sono stati celebrati presso la Chiesa deipadri monfortani a Redona di Bergamo in mattinata enel pomeriggio presso la chiesa parrocchiale di TorreBoldone. Ora riposa nella cappella dei sacerdoti nel ci-mitero di Torre Boldone.

Nelle omelie e nelle preghiere sono emersi la sua gran-de umanità nel nome del Dio di Gesù, la sua vita nelleperiferie accanto ai poveri, l’obbedienza ai superiorisempre pronto a partire per annunciare ilVangelo a nuo-

vi fratelli e sorelle. Non era solo pastore di anima maelettricista, imbianchino, muratore per la sua gente.

Il suo testamento: pregare per le vocazioni.

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DOMENICA 1 NOVEMBRE - FESTA DI TUTTI I SANTISs. Messe secondo l’orario festivoore 15,00 - Preghiera in chiesa e pellegrinaggio

al Cimitero• La sera: un lume alla finestra di casaLUNEDÌ 2 - MEMORIA DI TUTTI I DEFUNTISs. Messe ore 7,30 e 18 - ore 15 (al cimitero)ore 20,45 - celebrazione in memoria dei defuntidurante l'anno pastorale 2014 - 2015DA MARTEDÌ 3 A VENERDÌ 6alle ore 15 si celebra al Cimitero(non si celebra in chiesa alle ore 16)SABATO 7 - MEMORIA DEI CADUTIore 9,00 - s. Messa al Cimitero

CELEBRAZIONE DELLA PENITENZA• lunedì 26 ottobre alle ore 20,45per adolescenti e giovani• venerdì 30dalle ore 10 alle ore 11,30• sabato 31dalle ore 10 alle ore 11,30e dalle ore 16 alle ore 18

TEMPO DEI SANTI E DEI MORTI

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NEWS DAI GRUPPI

GLI ANGELI NONVANNO INVACANZA� di Loretta Crema

estate è ormai finitada un pezzo, ce nesiamo accorti in que-sto scorcio di fine set-

tembre, mentre ci predisponiamoa preparare il notiziario di ottobre.Giornate ancora belle, per la ve-rità, ma decisamente un po' fred-dine. Forse per compensare il grancaldo di questa estate torrida.

In estate la maggior parte delleattività parrocchiali si ferma perconsentire agli operatori il giustoperiodo di riposo, tanto poi in au-tunno con l'arrivo del nuovo ca-lendario che scandisce da subito ivari impegni, occorre produrreenergia ed entusiasmo per rico-minciare.

Ci sono però, ambiti e compe-tenze che non si fermano neppurein estate, per non interrompere lacontinuità e la presenza.Approfit-to di questa rubrica, ora che gliimpegni non sono ancora in pienaattività, per raccontare una storia,dentro le storie che sanno di gene-rosità e di dedizione.

Voglio raccontare di un grup-petto, un manipolo di donne che sipossono contare sulle dita dellemani, che ogni martedì si reca al-la Casa di Riposo del nostro pae-se per incontrare gli anziani rico-verati. Sono un'emanazione delgruppo 'Ti ascolto', operante inparrocchia e si occupano di questoambito da due anni.

Mi hanno contattato loro per-ché scrivessi di questo loro impe-gno, ma non per autocelebrarsi,piuttosto per fare un regalo ad unapersona speciale che le ha seguiteed aiutate in questi due anni di la-voro, sostenendole ed incorag-giandole, correggendole ed indi-rizzandole.

Nella nostra parrocchia sono in

atto diversi cambiamenti, avvi-cendamenti, o forse sarebbe me-glio dire, solo partenze. Abbiamogià salutato don Angelo, accom-pagnandolo in quel di Gazzaniga,sappiamo della chiusura della co-munità della Sacra Famiglia del-l'Istituto Palazzolo e della parten-za di un bel numero di suore del-le Poverelle. Tra queste partenzec'è anche quella di suor Lena cheda anni svolge il suo serviziopresso la Casa di Riposo. E pro-prio a suor Lena faceva riferimen-to questo gruppo di volontarie.

Quando le incontro, un martedìmattina (“così ci siamo tutte, midicono, e solo per una mezz'oret-ta, per non togliere tempo ai no-stri vecchietti!”) prima del lorogiro nei reparti, mi parlano dellaloro volontà di rendere omaggio aquesta suora, donna come loro,angelo che non va mai in vacanza,che le ha aiutate ad avvicinarsiagli anziani, a comprendere lefragilità legate all'età e spesso al-la malattia, trasmettendo loroamore e dedizione per questo ser-vizio. Suor Lena le ha prese permano, con pazienza come si fa-rebbe con un bambino davanti aduna situazione sconosciuta, le haaiutate a vincere le loro perples-sità ed insicurezze, il loro sentirsiinadeguate e timorose, ha aiutatogli ospiti a vincere la diffidenza.Ha mostrato loro cosa significavivere in una casa di riposo, haspiegato come si sentono gli an-ziani ospitati, ha parlato loro dicostanza, di continuità, di acco-glienza e di prossimità, finchénon fossero state pronte e poi leha invitate a buttarsi, ad incontra-re, senza paura, perché gli anzia-ni, vinti i primi giustificati mo-menti di diffidenza o imbarazzo,

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hanno solo voglia di lasciarsi andare, di attenzioni ecoccole proprio come i bambini.

Non servono particolari competenze per questoservizio se non la capacità di farsi vicino, farsiprossimo, essere aperti ed accoglienti. Gli anzianispesso hanno solo bisogno di un abbraccio, di sen-tire il calore di una mano che tiene la loro, di qual-cuno che sta accanto al loro letto, di un sorriso, diun incontro di sguardi. Per altri invece occorre es-sere disponibili all'ascolto dei loro problemi attua-li (e lì vengono sciorinate tutta una serie di acciac-chi da riempire un manuale di medicina), ma anchedei ricordi, quelli più lontani che la memoria gio-vanile ha impresso nella mente e non li ha più can-cellati. Capita infatti che, di settimana in settima-na, il racconto si ripeta immutato ma bisogna ac-coglierlo come fosse un inedito.

Anche in questi casi suor Lena è vicina, nella suaqualità di infermiera che sa cogliere e registrare ognicambiamento nei pazienti, è in grado di indirizzare eveicolare le donne secondo le esigenze del momen-to, le capacità e disponibilità fisiche e psicologichedegli ospiti.

Nascono così delle empatie, dei veri e propri af-fetti: gli anziani attendono la visita delle loro amiche(spesso lo scorrere del tempo, per loro, è scanditoproprio dalla regolarità di queste visite) e i senti-menti diventano reciproci. Capita allora che quandoun anziano viene a mancare, il dispiacere per la suascomparsa lasci un segno, un vuoto nel cuore dellenostre volontarie, se non fosse che l'intervento prov-videnziale di suor Lena le solleciti a superare la ma-linconia, l'umana tristezza per la perdita di un caroamico e le sproni a rimettersi in gioco affidando loroqualche altro caso, segnalando qualche altro ospiteche ha bisogno del loro servizio. Grande lezione sulsenso della vita e della morte, accostare questo im-pegno! Quando anche la stanchezza segna un poco ilcuore, ella è subito pronta a dare una carica di entu-siasmo e di motivazioni: passa veloce e sorridente tra

i corridoi, dispensando attenzione e affetto a tuttiquesti suoi figli, abbracciando uno, baciando un'al-tra, regalando un dolcetto, facendo una carezza. Unacarezza sul volto che rimane però segno indelebilenel cuore, impronta d'amore che non si cancella.

Ora suor Lena parte per altra missione, lasciando unvuoto tra gli ospiti della casa e tra le nostre donne chenon avranno più lei accanto, ma i suoi suggerimenti, isuoi consigli le seguiranno ancora, rimarranno loro co-me eredità da continuare e testimoniare.

Testimoniare con la vita, con il servizio che in ognianziano incontrato è il volto di Cristo che si fa visi-bile. Nelle rughe profonde, negli occhi un poco spen-ti, in una bocca sdentata ma che ancora si apre al sor-riso, in una mano tremante e nel ricordo di un ange-lo che le accompagnerà sempre.

estate non ha lasciato inattivo neppure ilGruppo del Cucù, che si riunisce ognimartedì e giovedì per accogliere alcunepersone che trovano nel tempo del pran-

zo accoglienza e compagnia. E' stata l'occasione di'andare in trasferta' e sedersi ai banchi delle feste inImotorre per vivere una situazione diversa e allarga-re la conversazione. Momento decisamente origina-le è stata il 4 ottobre la partecipazione all'Expo Mi-lano 2015 per sedersi a una tavolata che si è dilunga-ta lungo tutto il 'decumano', il grande sentiero inter-no della esposizione, accogliendo diverse centinaiadi invitati. Una trovata simpatica voluta dalla Caritasambrosiana e dalle altre Caritas della Lombardia.Dove è stato proposto in modo avvincente il temache l'esposizione ha voluto evidenziare: nutrire ilpianeta. Perché il pianeta è tutta la terra, ma comin-cia vicino a noi, con l'attenzione a coloro che attornoa noi fanno fatica a mettere qualcosa sulla mensaquotidiana o si trovano soli a mensa e quindi nonpossono condividere il bello del trovarsi con qualcu-no, per un tavolo che sappia sì di pane, ma anche didialogo e cordialità.

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AGOSTO� Nel pomeriggio di venerdì 28 muore Agliata Clementina dianni 58. Originaria di Favara (Agrigento) risiedeva in via Simo-ne Elia 5. Nella tarda sera di sabato 29 muore Alberti Marisavedova Poretti di anni 80. Abitava in via Gaito 5 ed era apprez-zata collaboratrice dellʼAssociazione Amici del Cuore. Nelpomeriggio di lunedì 31 muore Belotti Margherita vedovaMoretti di anni 97. Nata a VallʼAlta di Albino era ospite dellacasa di Riposo. In tanti si sono uniti in preghiera con i familiarinelle liturgie di suffragio.

� Durante una liturgia festiva di domenica 30 don Angelo Fer-rari celebra il sacramento del Battesimo. Vengono presentatidalle famiglie:Apaza Mejia Gerald Sebastiandi Christian e Miriam Hidalgo, via A. Manzoni 9Apaza Mejia Solange Brigittedi Christian e Miriam Hidalgo, via A. Manzoni 9Speranza Camilladi Luca e Fulgoni Sonia, via Borghetto 18

SETTEMBRE� Nella giornata di mercoledì 2 muore Pontiggia Camillo dianni 71. Originario di s. Caterina in città, abitava in via Resi-stenza 3. Nello stesso giorno muore Gotti Margherita sposataBalossi di anni 68. Nata a Zogno risiedeva in via Fenile 14,dove aveva una particolare cura della ʻsantellaʼ della Madonnacon il beato Palazzolo.

� Con lʼinizio di settembre riprendono gli incontri dei vari ambi-ti e dei gruppi che compongono ogni ambito di animazione e diservizio nella comunità. Si comincia sabato 5 con il Gruppo cheraccoglie coloro che portano il Notiziario nelle case e che inquesto mese lo offrono, insieme con il Calendario parrocchiale,a tutte le famiglie. Dobbiamo loro gratitudine per il puntuale eattento servizio.

� Mercoledì 9 si incontrano coloro che sono impegnati nel gruppidellʼAmbito Missione. Si raccolgono notizie dei nostri missionari,si predispone quanto è opportuno per un buon mese missionarioin ottobre, si organizza un incontro attorno alla giornata missiona-ria per renderla momento di preghiera e di riflessione.

� La sera di giovedì 10 si trovano i rappresentanti dei gruppiche fanno parte dellʼAmbito Cultura e Comunicazione. Occa-sione per vagliare le proposte di inizio dellʼanno pastorale e perraccontarsi attorno ai buoni risultati, ma anche alle fatiche diquesto settore di vitale importanza per la formazione alla lucedel vangelo e per gli strumenti che la parrocchia valorizza aquesto proposito.

� La domenica 13 è stata segnata dallʼemozione e dalla cor-dialità attorno al nostro don Angelo Ferrari che dopo noveanni di ministero tra di noi è chiamato a continuarlo nella par-rocchia di Gazzaniga. Una s. messa solenne in cui don Angeloha proposto le sue commosse considerazioni a una numerosae attenta assemblea, un brindisi augurale in oratorio e un augu-rio largo e riconoscente hanno caratterizzato la giornata.

� La domenica 13 alle messe viene presentato il progetto per inuovo anno pastorale con le sue linee essenziali, in aiuto allavita di fede di ciascuno e alla vita di comunità. Attorno al messag-gio lʼamore è da Dio, sorgente della misericordia. Il cammino siintreccia con lʼAnno santo del Giubileo e vede al suo inizio ancheil Sinodo della famiglia. In ogni casa nel frattempo è stato conse-

gnato il Calendario parrocchiale, come invito ai vari momenti cele-brativi e di missione a cui ogni cristiano è chiamato.� Nel pomeriggio di venerdì 11 muore Ciceri Teresa vedovaMottana. Originaria di Quero nel bellunese, abitava in viaBugattone 14. Nel mattino di domenica 13 muore NiccolaiBenvenuto di anni 79. Era nato a Milano e risiedeva in viaMartinella 23. Lunedì 14 muore Algeri GianCarlo di anni 65.Nato a Torre abitava in via Roma 56. Nello stesso giorno muo-re Falcone Elsa vedova Cazzaniga di anni 85. Era nata a Intra(Novara) e risiedeva in via Gaetano Donizetti 26. Ci siamo rac-colti in tanti nelle preghiere di suffragio.� Nella sera di lunedì 14 si riunisce lʼAmbito Famiglia con irappresentanti dei vari gruppi che lo compongono. Si valuta ilpercorso di ciascun gruppo, in attenzione alle varie situazionifamiliari, e si tracciano i motivi essenziali della pastorale fami-liare, alla luce anche del Sinodo della famiglia che si tiene aRoma nel mese di ottobre.� Si riuniscono martedì 15 i coordinatori degli ambiti di vita edi impegno parrocchiale. Il parroco presenta il cammino e lemotivazioni per arrivare alla costituzione del nuovo Consigliopastorale. Si definiscono modalità e si riflette sul modo miglioreper dare fiato al consiglio e far conoscere quanto in esso vienediscusso e deciso.� La sera di mercoledì 16 si tiene lʼincontro dellʼAmbito Cari-tas con una bella partecipazione di coloro che operano nei varigruppi. Ci si sofferma in particolare sulla modalità più opportu-na per svolgere la ʻpastorale dei malatiʼ, vista anche la parten-za di don Angelo. E si raccolgono i motivi che segneranno lʼat-tività di ogni gruppo.� Nel pomeriggio e nella sera di giovedì 17 si riuniscono i geni-tori che intendono presentare e accompagnare i figli nel percor-so catechistico. Il parroco porta il buon augurio di tutta la comu-nità per questo impegno che giova alla ʻtrasmissione della fedeʼ econ don Angelo, che segue più da vicino con i catechisti, traccia ilsenso e le modalità opportune per un fruttuoso cammino. Con igenitori non a lato, ma al centro dellʼimpegno educativo.� La sera di giovedì 17 muore a Redona padre Gino Viscardi,missionario monfortano di anni 75. Nato a Torre ha svolto il suoministero in diverse diocesi dʼItalia, con generosità e determina-zione. Abbiamo pregato in tanti per lui in comunità nella liturgia disuffragio, presieduta dal vescovo mons. Alessandro Pagani.� Riprende il mattino di venerdì 18 la Lectio divina mensiletenuta con entusiasmo e dedizione da don Carlo Tarantini. Sta-volta attorno a Maria ai piedi della croce, in vista del SettenariodellaʼAddolorata. Da ottobre al seguito del vangelo di Marco.Folta la partecipazione.� Diverse persone della parrocchia sono presenti venerdì 18 inSeminario a Bergamo alla Assemblea diocesana, dove iVescovo presenta la sua lettera pastorale Uomini e donnecapaci di carità. Occasione anche per una bella sintonia con lachiesa diocesana.� Nel mattino di sabato 19 muore Bonacina Luigina sposataMazzoleni di anni 84. Nata a Chignolo dʼIsola risiedeva in viaRoma 38. Nel primo mattino di lunedì 21 muore Rebuffini Gior-gio di anni 82. Originario di Orio al Serio abitava in via FrancescoPetrarca 4. In comunità abbiamo pregato in loro suffragio.

IL NOSTRODIARIO TEMPI DI SPERANZA

E DI CROCE NELLE CASE,DI CELEBRAZIONE

E DI VITA NELLA COMUNITÀ.

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LA TERRACHE SI ATTACCA

OOttttoobbrree.. MMeessee mmiissssiioonnaarriioo ee mmeessee ddeeddiiccaattoo aa MMaarriiaaVVeerrggiinnee ddeell RRoossaarriioo.. QQuueesstt''aannnnoo nneellllaa nnoossttrraa ppaarr--rroocccchhiiaa aabbbbiiaammoo llaa pprreesseennzzaa ddii uunnaa ppeerrssoonnaa cchheeiinnccaarrnnaa nneellllaa ssuuaa vviittaa qquueessttii dduuee aassppeettttii ddeell vviivveerree

ccrriissttiiaannoo.. MMoonnss.. AAlleessssaannddrroo PPaaggaannii,, mmiissssiioonnaarriioo ee VVeessccoo--vvoo iinn MMaallaawwii,, mmoonnffoorrttaannoo ee qquuiinnddii ccoonn uunnaa ssppeecciiaallee vviicciinnaannzzaa aa MMaarriiaa..

VVoogglliiaammoo iinn qquueessttoo ddoossssiieerr rriippeerrccoorrrreerree iinnssiieemmee llee ttaappppee ddii vviittaa ddii qquueessttoo mmiissssiioo--nnaarriioo ee llaasscciiaarrccii ccooiinnvvoollggeerree ddaallllaa ssuuaa ssttoorriiaa,, iinnttrriissaa ddii pprrooffoonnddaa uummaanniittàà,, ddii ffoorr--ttee ffeeddee ee ggrraannddee ssppeerraannzzaa nneellll''aazziioonnee ddii CCrriissttoo ssuullll''uuoommoo.. MMaarriiaa,, ssuuaa MMaaddrree ccii hhaaaaccccoommppaaggnnaattoo ssuullllee ssttrraaddee ddeell nnoossttrroo ppaaeessee dduurraannttee iill SSeetttteennaarriioo ccoommee hhaa aaccccoomm--ppaaggnnaattoo PPaaddrree AAlleessssaannddrroo ssuullllee ssttrraaddee dd''AAffrriiccaa.. SSeennttiieerrii ddiivveerrssii mmaa uunniiccaa mmééttaa::ll''iinnccoonnttrroo ccoonn GGeessùù..

occasione è di quelle da leccarsi ibaffi, come ne capitano raramente.Ma proprio perché talmente ghiot-ta è da cogliere al volo. L’occasio-

ne è il rientro in Italia del Vescovo monfortanomons. Alessandro Pagani, originario del nostropaese.Così per prendere i classici due piccioni conuna fava, mons. Pagani è prenotato a presiede-re le celebrazioni del Settenario dell’Addolo-rata, ormai conclusosi, ma anche per celebrareil Sacramento della Cresima ai nostri ragazzidi terza media e più avanti per partecipare allefeste per il patrono San Martino.

ASPETTANDO IL CAFFÈ

Non bisogna allora lasciarsi sfuggire la possi-bilità di fare quattro chiacchiere con lui, perfarci raccontare della sua esperienza in mis-sione, quella episcopale e quella attuale diparroco.Come ogni reporter che si rispetti (consentite-mi questo termine un po’ ridondante per il ruo-lo che rivesto ma non mi capita tante volte eallora ne approfitto!) ho fatto le indagini delcaso circa il suo passaggio a Torre Boldone ecosì sono riuscita ad avere un incontro con lui

in occasione di una visita da parenti, validiinformatori e spalla.Il momento è tra i più sereni quando, dopoaver gustato buon pranzetto cucinato dallaMaria, ci si può rilassare in poltrona, in attesadel caffè. La sua disponibilità è massima e la

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chiacchierata sciolta. E’ piacevole starlo adascoltare mente racconta con la sua bella vocebaritonale che declina spesso in una sonorarisata. Del suo essere missionario è ormai cosanota, più volte se ne è parlato, come per tantialtri missionari, radici e connotazione sono daricercare in un vissuto di fede ereditata infamiglia, coltivata in parrocchia, rafforzata econcretizzata nella comunità monfortana e nelcarisma del fondatore.

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Vale però la pena di ricordare le tappe del suoviaggio missionario: dal 1969 è attivo in Africatra lo Zambia e il Malawi, a Balaka dal 69 al 72,a Nanknwak dal 73 al 76, a Mpiri dal 77 all’85,a Kalichero (Zambia) dall’86 al 97, poi superio-re regionale monfortano d’Africa dal 98. Nel2001 è vicecoordinatore della missione monfor-tana nella diocesi di Mangochi e assistente spi-rituale della Legione di Maria. Nel 2007 vienenominato vescovo di Mangochi e nel 2013, ras-segnate le dimissioni accettate da Papa France-sco di nuovo missionario sul campo.

MISSIONI DIVERSE, STESSO ENTUSIASMO

In Malawi, terra in cui padre Alessandro haprincipalmente operato, già due vescovi italianisi erano succeduti: mons. Assolari e mons. Ner-

vi. Alla morte di quest’ultimo giunta repentinaed inaspettata (in carica solo 56 giorni), eranecessario nominare un nuovo vescovo il piùpresto possibile; padre Alessandro aveva tutti irequisiti necessari, compresa l’età (mentre era-no già stati scartati altri due sacerdoti troppogiovani). Così a 70 anni si è trovato da missio-nario a vescovo, per un periodo che dovevaessere di transizione: questo era già chiaro al

tempo. Questa caratte-ristica del suo manda-to non lo ha però visto“temporeggiatore”.Convinto assertoreche la chiesa missio-naria ha il compitoprimario di evange-lizzare, educare econdurre il popolosulla strada adincontrare il volto diCristo, padre Ales-sandro si è adope-rato perché quellachiesa africanapartorisse pastorilocali, che sapes-sero guidare ilpopolo con le lorospecificità cultu-rali e che il popo-lo riconoscessein loro pastoricredibili.

Padre Pagani mi racconta diessere stato fortunato per essere riuscito acoinvolgere parecchi preti monfortani di colo-re. “Li ho mandati a studiare, perché anche lafede ha bisogno di radici profonde e di verità.Ora sei sacerdoti sono diventati professori, qua-lificati per insegnare in seminario”. E lo dicecon malcelato orgoglio.Così si esprime la mis-sionarietà della Chiesa: dopo sette anni diimpegno episcopale (dopo cinque anni potevalasciare, ma gli è stato chiesto di rimandareancora un poco) ora tutti i sacerdoti, compresol’attuale Vescovo di Mangochi, mons. MontfortStima, sono nativi africani.

OPERAIO NELLA VIGNA DEL SIGNORE

Ed ora, chiedo? “Ebbene, lasciato il mioincarico episcopale, io coscritto del Papa, misono offerto per guidare una parrocchia nella

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Nel febbraio 1818viene affidata a Gio-vanni Maria Vian-

ney la parrocchia di Ars,“l’ultimo villaggio della dio-cesi”, con circa 230 abitan-ti, prevalentemente di umilicondizioni. Fu preavvertitodal Vescovo che avrebbe tro-vato una situazione religio-samente precaria: «Non c’èmolto amor di Dio in quellaparrocchia; voi ce ne mette-rete». La gente non è atea oanticlericale, ma vive una re-ligiosità superficiale, spessocedevole ai divertimenti mondani, secondo la mentalità dell’epoca. Il santo si offrì con piena disponi-bilità: «[Mio Dio], accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello chevolete per tutto il tempo della mia vita!». Così Jean-Marie arrivò ad Ars per la prima volta nel tardo po-meriggio del 9 febbraio 1818. Il paesaggio era reso invisibile da una nebbia invernale. Si perse quan-do oramai era giunto alla fase finale di un viaggio a piedi di trenta chilometri, iniziato a Ecully dove sitrovava la sua prima parrocchia. Attraverso la folta foschia intravide dei giovani pastori che badavanoal loro gregge e chiese indicazioni per arrivare al villaggio di Ars. La maggior parte dei bambini co-noscevano solo il dialetto, ma tra loro ce ne era uno che parlava un po’ meglio, Antoine Givre, fu lui aindicargli la strada. In segno di gratitudine, il curato gli rispose: “Mio giovane amico, mi hai mostratola strada per Ars, io ti mostrerò la strada per il cielo”. Quante volte ci ritroviamo anche noi, smarriti nel cammino… senza aver chiara la meta… con i no-

stri piedi fermi? Tutto sembra girare a vuoto, come una trottola! Allora è necessario chiedere. Occorrefidarsi di coloro che si incontrano sul cammino proprio come i discepoli di Emmaus. Tristi e sconfortati,si sono incamminati sulla strada e lungo la strada Gesù si fa loro compagno di viaggio. Un po’ alla vol-ta, passo dopo passo, Gesù rivela i suoi segreti! Consegna la sua Parola, allarga i cinque sensi sullabellezza del mondo, offre l’occasione di riscoprire il dono del corpo, permette di vivere il presente allaluce della sua presenza, aiuta a stringere i legami tra le persone, sopratutto indica una direzionee ci guida verso una meta!... “Ed essi si dissero l'un l'altro: ‘Non ci ardeva forse il cuore nel pet-to mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.Con questo augurio ci mettiamo in cammino per non essere mai fermi nella vita, ma sempre in movi-

mento condividendo il percorso con i fratelli per arrivare insieme alla metà della felicità!

Don Angelo

STRADE…

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Nel suo Messaggio per la XXXI Gmg che sicelebrerà a Cracovia dal 25 al 31 luglio2016, Papa Francesco offre ai giovani di

tutto il mondo le coordinate per diventare“apostoli della misericordia”. E lo fa in modoconcreto: “Vorrei proporre per i primi sette me-si del 2016 di scegliere un’opera di misericor-dia corporale e una spirituale da mettere inpratica ogni mese”.

Riscoprire le opere di misericordia corporale espirituale per essere “strumenti” della misericordiadi Dio “verso il nostro prossimo”. Nel suo Messag-gio per la XXXI Gmg che si celebrerà a Cracovia

dal 25 al 31 luglio 2016, Papa Francesco offre aigiovani di tutto il mondo le coordinate per diventa-re “apostoli della misericordia”. E lo fa in modoconcreto, partendo proprio dal tema della Giorna-ta, “Beati i misericordiosi, perché troveranno mise-ricordia” che di fatto inserisce Cracovia nell’AnnoSanto della Misericordia, trasformandola in un ve-ro e proprio Giubileo dei Giovani.Un programma di vita. La misericordia, per Fran-

cesco, è “un programma di vita molto concreto edesigente perché implica delle opere… Non è ‘buo-nismo’, né mero sentimentalismo”. In essa “c’è laverifica dell’autenticità del nostro essere discepolidi Gesù, della nostra credibilità in quanto cristiani

nel mondo di oggi”. Credibilità che fa rimacon concretezza. La misericordia di Dio, ilcui “segno più eloquente è la Croce”, è“molto concreta e tutti siamo chiamati a far-ne esperienza in prima persona” scrive il Pa-pa che, a riguardo, cita un episodio dellasua gioventù, quando a 17 anni, un giorno,prima di uscire con gli amici, si fermò inChiesa. “Lì – ricorda – ho trovato un sacer-dote che mi ha ispirato una particolare fidu-cia e ho sentito il desiderio di aprire il miocuore nella Confessione. Quell’incontro miha cambiato la vita! Ho scoperto che quan-do apriamo il cuore con umiltà e trasparen-za, possiamo contemplare in modo moltoconcreto la misericordia di Dio. Forse qual-cuno di voi ha un peso nel suo cuore e pen-sa: Ho fatto questo, ho fatto quello…. Nontemete! Lui vi aspetta! Lui è padre”. Da quil’invito del Pontefice a “scoprire il confessio-nale come il luogo della misericordia”. Nelconcetto biblico di misericordia, trattato nelmessaggio, Francesco include anche “laconcretezza di un amore che è fedele, gra-tuito e sa perdonare”. Perché è su questo ter-reno che “saremo giudicati”.

Riscoprire le opere di misericordia. IlPapa non fa sconti ai giovani. Anzi, alza lo-ro l’asticella della proposta di vita cristiana.“Saremo giudicati sulle opere di misericor-dia… Vi invito perciò a riscoprire le opere dimisericordia corporale: dare da mangiareagli affamati, dare da bere agli assetati, ve-stire gli ignudi, accogliere i forestieri, assi-stere gli ammalati, visitare i carcerati, sep-pellire i morti. E non dimentichiamo le ope-re di misericordia spirituale: consigliare i

GUADAGNARSI LA GMG CON LE OPERE DI MISERICORDIA

dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire ipeccatori, consolare gli afflitti, perdonare le of-fese, sopportare pazientemente le persone mo-leste, pregare Dio per i vivi e per i morti”. Co-me fece nella sua vita santa Faustina, “umileapostola della Divina Misericordia nei nostritempi”, portata come esempio ai giovani aiquali rivolge anche un ulteriore cammino dipreparazione verso Cracovia: “a voi, che sie-te molto concreti, vorrei proporre per i pri-mi sette mesi del 2016 di scegliere un’ope-ra di misericordia corporale e una spiritua-le da mettere in pratica ogni mese”. Tra que-ste una delle “più difficili da mettere in pratica,è quella di perdonare chi ci ha offeso, chi ci hafatto del male, coloro che consideriamo comenemici”. “Incontro tanti giovani – dice France-sco nel messaggio – che dicono di essere stan-chi di questo mondo così diviso, in cui si scon-trano sostenitori di fazioni diverse, ci sono tanteguerre e c’è addirittura chi usa la propria religionecome giustificazione per la violenza. Dobbiamosupplicare il Signore di donarci la grazia di essere

misericordiosi con chi ci fa del male”, perché “l’u-nica via per vincere il male” è la misericordia. “Lagiustizia è necessaria, eccome, ma da sola non ba-sta. Giustizia e misericordia devono camminare in-sieme”.

“Non abbiate paura”. E alla fine di questocammino c’è “Gesù misericordioso” che “vi aspet-ta”. Ritorna forte l’invito: “non abbiate paura di fis-sare i suoi occhi colmi di amore infinito nei vostriconfronti e lasciatevi raggiungere dal suo sguardomisericordioso, pronto a perdonare ogni vostropeccato, uno sguardo capace di cambiare la vostravita e di guarire le ferite delle vostre anime. Lascia-tevi toccare dalla sua misericordia senza limiti perdiventare a vostra volta apostoli della misericordiamediante le opere, le parole e la preghiera, nel no-stro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio, e da tan-ta disperazione”.

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GUADAGNARSI LA GMG CON LE OPERE DI MISERICORDIA

LE 7 OPERE CORPORALI

- dare da mangiare agli affamati - dare da bere agli assetati - vestire gli ignudi - alloggiare i pellegrini - visitare gli infermi - visitare i carcerati - seppellire i morti

LE 7 OPERE SPIRITUALI

- consolare i dubbiosi - insegnare agli ignoranti - ammonire i peccatori - consolare gli afflitti - perdonare le offese - sopportare le persone moleste - pregare per i vivi e i morti

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CALCIO IN ORATORIO...

Dopo svariati anni, il logo dell'oratorio cambia aspetto e si arricchisce dinuovi segni e colori. Una rivisitazione per rilanciare al meglio il messaggiodi un oratorio e di una comunità che si evolve e migliora nel tempo. Il nuo-

vo logo si sviluppa da un elemento centrale, una porta spalancata, che vuole esse-re simbolo di un oratorio, di una parrocchia, che non rimane chiusa in se stessama che si apre e si mostra al mondo, annunciando in esso il suo messaggio. Oltrequesta porta è possibile infatti scorgere la realtà di Torre Boldone, rappresentatadal profilo della nostra Chiesa Parrocchiale e da due sagome di ragazzi, prota-gonisti dell'ambiente oratoriale. Quest'immagine di una comunità aperta si svilup-pa all'interno di un elemento chiave, la croce, simbolo di quel Cristo che è allabase ed è il senso del nostro ritrovarsi e essere comunità. Una croce che avvolge,che accompagna, che s'innalza verso l'alto. Infine vi è un ultimo elemento che caratterizza questo nuovo logo: delle

mani, che alzate al cielo, sostengono la croce e la realtà di Torre Boldone che essa accompagna. Questemani sono le mani di tutti coloro che vivono l'oratorio e la comunità, e che danno il loro contributo nelsostenere questa fede che si rende concreta nella condivisione e nell'aiuto verso il prossimo.Gli anni passano, i loghi cambiano conformazione, ma ciò che vogliono rappresentare è sempre il medesi-

mo concetto: l'immagine di una comunità viva, aperta al mondo, e unita da un'unica fede.Alessia

ORATORIO: LOGO RINNOVATO

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diocesi di Zomba, più altre vicinie rimastescopete di pastori”. Sorride ricordando alcuniepisodi, come quello che lo visto, nel cente-simo anniversario di una chiesa, celebrareben 300 cresime, all’aperto perché non c’eraun posto adeguato al chiuso per così tantagente, sotto un sole che cuoceva i sassi, cheha messo a dura prova anche lui abituato aquel clima e a ritmi ben diversi dai nostri. Lìle celebrazioni non sono costrette e scanditedall’avanzare dellelancette, le preghie-re, i canti seguonopiuttosto gli usi dellacultura locale e nonbadano alla mezz’o-ra in più o in meno!Padre Alessandro miparla della grandefede di quella genteche, pur nella con-dizione precaria divita, trova motivi disperanza, gioia e dielevazione. Purradicati nella lorocultura sono apertiad accogliere ilVerbo che il mis-sionario li intro-duce ad incontra-re, custodendolocome dono pre-zioso, come ere-dità da conser-vare e trasmettere.

SOLDATI DI MARIA

In quella regione è molto attivo il MovimentoApostolico della Legione di Maria, che i padrimonfortani hanno lavorato per diffondere. Neigiorni precedenti il suo arrivo in Italia, si ètenuto un ritiro di quattro giorni a cui hannopartecipato circa 650 persone (ma in altreoccasioni erano anche 1000) che hannoespresso una fede forte e una partecipazionesentita. A chiusura del ritiro si è tenuta, nellaparrocchia di Massuku, una processione che siè snodata per ben dieci chilometri, dove can-tando e pregando sono stati recitati tutti equattro i misteri del rosario, in un clima torri-do che però non ha disturbato i partecipanti. Acomprova di questo mi racconta di una donnaultracentenaria che, partecipante alla proces-sione, è dovuta essere forzata a salire sul

camion della missione, per non rischiare unmalore.I giovani legionari, veri soldati di Maria, siritrovano per percorrere la stada che conducea Cristo, attraverso la consacrazione a Maria,perché è Lei che li accompagna ad incontrareil Figlio. Essi vengono mandati a due a duenelle missioni sparse sul territorio vasto edimpervio, per farsi accanto ad anziani, amma-lati, disperati, sfiduciati e lontani. Sono ani-mati dalla fede, dalla speranza ed operano nel-

la carità ai fratelli sostenendola

con la preghiera e l’incontrosettimanale, durante il quale devono rendereconto del loro operato, delle due ore di aposto-lato giornaliero.

LA TERRA CHE ATTACCA

Ora si trova ad operare nella missione da cui èpartito tanti anni fa, giovane missionario:Balaka. Riaffiorano i ricordi nei suoi pensierie gli occhi si fanno più vispi raccontando. “Sipartiva da Balaka, una settimana a turno conaltri confratelli, con la moto per raggiungere levarie cappelle sparse tra le montagne. L’acco-glienza era calorosa, si era giovani e si dormivadietro l’altare della chiesa, lungo la strada sipoteva bere l‘acqua limpida dei ruscelli. Cosache ora non si può fare assolutamente, l’inqui-namento è arrivato anche da noi”.

250, le strade si trasformavano in paludi conun terriccio terribile che si attaccava alle ruo-te e le imprigionava: era il makande, la terrache attacca.E’ così ancora oggi, ma adesso può aggirarel’ostacolo. Ora si muove in mountain bike,inviatagli dall’Italia. Con questa non ci sonopiù problemi a percorrere le vallate e lemontagne del territorio malawaiano. Anche

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STO

RIA

DI M

ISSIO

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Mi racconta di un episodio occorsogli in unadi queste uscite. Mentre percorreva in sellaalla sua moto la strada verso Kankao, si videvenire incontro un ometto tutto lacero, incap-pucciato, che avanzava alzando verso il cielodue braccia magre con le mani strette a pugno(più tardi si accorse che invece non aveva piùle dita). Era un lebbroso ed ebbe paura, perquello che di questa malattia si sapeva e chenon si sapeva. Gli si fece comunque incontro egli offrì una golia, quelle caramelline nere diliquirizia. Quell’ometto si trasformò all’istan-te, accettò il dono come fosse stato il più mira-coloso dei rimedi e da allora non lo ha persopiù di vista, ha seguito un percorso di cate-chesi e si è fatto battezzare. Ma è solo un epi-sodio tra i tanti.Durante il periodo delle piogge, mi dice anco-ra, non gli era possibile muoversi con la sua

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il makande non è più un problema, quandolo si incontra bici in spalla e piedi nudi, pernon rimetterci anche le scarpe, e via a visi-tare le 15 piccole parrocchie disseminate suimonti.“E’ un tuffo nel passato, un rivivere i primitempi di missione, parto alle 8 del mattino evia sui pedali fin verso le 14, quando torno eposso mangiare e riposare. Sono proprio for-tunato”. Incontra ancora gente conosciutatanti anni fa che lo riconosce e lo ricorda conaffetto. Mi parla di donne anzianissime (lavita grama rende forse più longevi?) cherecitano e cantano la Messa tutta in latino,come l’hanno imparata da giovani, magaristorpiando le parole, ma per loro è unmomento di misteriosa sacralità che custodi-scono con venerazione.

LA FRATERNITÀ

Adesso vive in comu-nità con altr i duesacerdoti: la mensa,la preghiera, la cele-brazione eucaristi-ca, la lettura delbreviario, sonomomenti comunita-ri indispensabiliper rafforzare l’u-nione, vivere lacarità con i gestiumili della quoti-dianità. Vivere lafraternità persuperare gli osta-coli, per condivi-dere le gioie e lefatiche che l’abi-tare la missionecomporta, perdire e dirsi cheil sentiero checonduce a Cri-

sto, anche se lastricato di prove, osta-coli, fatiche, è più leggero, più gioioso sepercorso con i fratelli.Un grazie, in conclusione, a mons. Alessan-dro per la sua vita, per la sua missione nellaChiesa e per quella di tutti gli uomini e don-ne, anche della nostra comunità che si sonoconsacrati alla realtà dura ma stupenda del-la missione.

Loretta Crema

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� Nel pomeriggio di sabato 19 si tiene un convegno in audito-rium, in occasione de 10° anniversario della Casa ʻil Mantelloʼche accoglie donne in difficoltà o con la vita ferita. Suor Danie-la e suor Delia hanno convocato coloro che sono legati a que-sta comunità per un momento di riflessione. Che ha avuto unastupenda premessa in chiesa giovedì 17 con preghiere, testi-monianze e con lʼaccompagnamento dellʼAnghèlion ChoirGospel.� Inizia domenica 20 il Settenario dellʼAddolorata conmomenti di riflessione tenuti dalle Suore delle Poverelle, nel-lʼanno della vita consacrata e tempi di adorazione eucaristica edi celebrazione del sacramento della Penitenza. Un particolaremomento con i malati e la messa celebrata dal vescovo Ales-sandro Pagani che presiede anche la solenne s. messa delladomenica 27 e la partecipata e raccolta processione, che ciporta allʼIstituto Palazzolo in Imotorre, anche per una salutoalle Suore in partenza, visto che la loro comunità conclude lapresenza tra di noi.� Nel pomeriggio di domenica 20 si celebra il sacramento delBattesimo con cui accogliamo nella comunità cristiana:Bonfanti Romanelli Lorenzodi Mauro e Carminati Manuela, via Chignola 1aCampana Vittoriadi Raffaele e Cortinovis Alessia, via s. Vincenzo deʼ Paoli 51Cancelli Ginevradi Romano e Barraco Irene, via Ronchella 2Oddo Martinadi Alfio e Brignoli Alessandra, via della Colombera 10Salmaso Camilladi Matteo e Berzi Veronica, via Gaetano Donizetti 15Scalvini Giorgiadi Mattia e Ribolla Arianna, via alle Cave 10� Mercoledì 23 muore Pelizzoli Giacomo di anni 75. Origina-rio di Colognola in città, abitava in via Bartolomeo Colleoni 7.Una marea di persone e diversi preti si sono uniti ai familiarinella preghiera di suffragio, memori anche del suo impegno divolontariato in diversi ambiti. Discreto, ma generoso.� Giovedì 24 muore Brignoli Giuseppe di anni 76. Nato a Tor-re vi risiedeva in via Simone Elia 9. Nel mattino di venerdì 25muore Sesana Giovanni di anni 82. Originario di Loreto in cittàera ospite della casa di Riposo. Ci siamo raccolti nelle liturgieper affidarli al Signore per una eternità buona.� Nel mattino di sabato 26 celebrano il matrimonio Maggi Mat-teo e Caravona Valentina. Presiede la liturgia don Angelo cheporta lʼaugurio della comunità dentro la preghiera che raccoglienumerosi parenti e amici.� La mattina di lunedì 28 una cinquantina di persone partonoper il pellegrinaggio parrocchiale in Romania. A conoscerestoria, cultura e religione di quella terra e in visita agli stupendimonasteri che raccolgono attorno alle comunità monasticheortodosse.OTTOBRE� La sera di giovedì 1 prende il via il Ciclo autunnale di filmproposti dal nostro Gruppo Auditorium. Una iniziativa che daanni offre lʼopportunità di veder film belli e di intenso valore,vicino a casa e a prezzo contenuto. La rassegna prosegue ognigiovedì fino alla fine di novembre.� Nel pomeriggio di venerdì 2, festa degli Angeli custodi, lachiesa si riempie di bambini per la tradizionale benedizione.Nellʼoccasione viene omaggiato un bellʼangioletto che va adarricchire la ... raccolta e che chiama alla preghiera in famigliacon i piccoli.� Nel pomeriggio di sabato 3 viene celebrato il sacramento delmatrimonio di Piccioni Massimo e Spinelli Federica. Unaraccolta liturgia presieduta da don Leone che dalla Parola del

Signore coglie anche la parola di augurio dei presenti e di tuttala comunità.� Domenica 4 si raccolgono le famiglie che hanno presentato iragazzi per il percorso catechistico. Si invoca il Signore per-ché accompagni genitori, catechisti e operatori vari nellʼaiutarei ragazzi a conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo di vita buo-na. In sintonia di intenti per una fruttuosa formazione alla fedee alla vita cristiana.� Nel mattino di domenica 27 muore Tombini Giovanni dianni 70. Nato a Torre vi abitava in via GianBattista Caniana 6.Veramente tante persone hanno partecipato alla celebrazionedi suffragio, raccogliendo la testimonianza del suo impegno invari ambiti della vita ecclesiale e sociale.� Nel pomeriggio di domenica 4 si riprende la tradizione dellabreve adorazione eucaristica durante la preghiera del Vespro.Un modo anche per ricordare lʼimportanza del Giorno delSignore, che ha il suo centro ma non si esaurisce nella solamessa, ma chiama alla preghiera, al riposo e alla carità.� La sera di lunedì 5 don Angelo incontra i genitori degli ado-lescenti e dei giovani che partecipano ai percorsi formativi deigruppi in oratorio. In una tempo della vita in cui si pongono lebasi per trovare senso e prospettive buone, nella luce dellaproposta cristiana e nellʼimpegno per sé e per la comunità incui si vive. Buon cammino!� Domenica 11 si tiene una giornata a carattere vicariale per lefamiglie. A Seriate ospiti delle Suore di Comonte. Occasioneper una sosta dentro le bellezze e le fatiche della vita di coppiae di educazione dei figli. Momento di ascolto, di confronto e dipreghiera.� In una delle liturgie del mattino domenica 11 si celebra ilsacramento del Battesimo, momento di fede e di festa per lefamiglie e per la comunità. Vengono presentati:Chinelli Ilariadi Fabrizio e Prenarai Sonia, via Chignola 1Negrini Alessandrodi Matteo e Agazzi Giovanna, via Bugattone 14Perico Federicodi Claudio e Zanotti Lorna Elisabetta, via Alessandro Manzoni 13Valota Lucadi Pietro e Fagiani Erminia, via Monte Ortigara 43Zambrana Miranda Patrickdi German e Jackeline Alanes, via Giovanni Reich 45a� Nel pomeriggio di domenica 11 si svolge un breve pellegri-naggio dalla Chiesa della Pace in Alzano verso la Basilica dovesi celebra la s. messa allʼinizio del cammino vicariale. Parteci-pano numerosi i giovani che danno così avvio al progetto ʻCan-tiere Giovaniʼ, che li raccoglie ogni mese per un incontro, a tur-no nelle varie parrocchie del vicariato.� Un ministero importante nella liturgia lo svolgono coloro cheproclamano la Parola di Dio. Molti si prestano con entusia-smo. Lunedì 12 si incontrano per rivisitare le opportune moda-lità di questo servizio, che chiede anche preparazione e com-petenza nel dare voce alla Bibbia. Si stende così anche uncalendario, che comunque non esclude nuove voci.

NEL TACCUINO� Un bellʼaugurio e il nostro cordiale ricordo per suorAssunta Corti, nata 88 anni fa a Torre in via Gaito, entra-ta a 22 anni nellʼIstituto ʻSuore di Cartitàʼ. Viene festeg-giata a Managgio (Como) per i suoi 66 anni di vita religio-sa. Dice: leggo tutto il Bollettino che mi arriva puntual-mente e di cui ringrazio. Il mio paese di Torre lo tengosempre nel cuore.

uante sfumature può dare al linguaggio unasemplice congiunzione! “Vai in Romania no-nostante sia autunno? Sentirai che freddo,là!”. “Vai in Romania nonostante la gente?

Dicono che non ci sia da fidarsi, troppi ladri e rom…”. “Vaiin Romania nonostante sia il secondo paese più poverod’Europa? Cosa c’è poi da vedere?”. Le domande, lo capi-remo, lasciano trapelare pregiudizi ingenerosi, disinforma-zione di base, luoghi comuni colmi di diffidenza. E vorreb-bero mettere in guardia. Ma, “nonostante” la loro funzionedeterrente, lunedì 28 settembre ci troviamo in una cin-quantina, guidati dal nostro parroco don Leone (grazie!) eaccompagnati da Danilo dell’Ovet, all’aeroporto di Buca-rest, la capitale della Romania, per iniziare il pellegrinag-gio parrocchiale: quella forma originale di viaggio che, dallontano 1999, ogni annonella nostra parrocchia se-gna per qualche giornoun’altra tappa importantedi un percorso formativo,offerto per consolidare lanostra identità – e fede –cristiana. Pellegrinaggio:parola convenzionale ostile di cammino, di sco-perta, di incontro, di con-divisione? O stile diversodi contemplazione e dipreghiera? Via via lo ve-dremo; e, un po’ alla volta, capiremo.

Bucarest (due milioni di abitanti) ci accoglie con le sueperiferie un po’ squallide, ricordo dell’architettura di regi-me, e con il centro storico sorprendente, nonostante che unquinto dei più importanti edifici storici sia scomparso sottola follia distruttiva del dittatore Ceausescu, che soggiogò emartirizzò il paese dal 1965 al 1989. Ai nostri occhi mera-vigliati compare una serie di palazzi eleganti di stile vario,che va dall’orientale al neoclassico francese, al Liberty ro-meno, al funzionalista (stile di regime), per i quali questaparte della città è chiamata “piccola Parigi della Romania”.Il mescolarsi di tante architetture appare come icona dellapresenza storica e attuale, in questo paese, di molti gruppietnici diversi, e anche di una convivenza di religioni su cui,pur fra ombre e luci, vale la pena di riflettere. Passiamo nel-la Piazza della Rivoluzione, dove una croce ricorda i millecaduti nell’insurrezione del 1989, quando Ceausescu fucacciato ed eliminato. Ma una parte della sua anima mala-ta e megalomane resta nel “mostro”. Ce lo spiega Radu, lanostra guida locale, un ex-insegnante di storia dall’italianoperfetto, dalla preparazione straordinaria, dalla spiccatapassione per la sua terra, che non gli impedisce di denun-ciarne con lucida obiettività il male oscuro del passato e an-

che degli anni recenti; un giovane uomo al quale le soffe-renze della storia e della vita hanno regalato una forza mo-rale a cui rendiamo omaggio. Il “mostro” è il Palazzo delParlamento, fatto costruire da Ceausescu, per autocelebrar-si; è il secondo edificio politico più grande del mondo do-po il Pentagono, realizzato facendo spianare una collina, econ ambienti così vasti che alcuni tappeti immensi pesanotre tonnellate e i lampadari di cristallo hanno dimensionivertiginose. Ma, come ricorderà don Leone più tardi con ilSalmo 33, “il Signore annulla i disegni dei potenti, eglisventa i loro progetti”; perché il dittatore, eliminato primadel suo completamento, non potè mai usarlo.

Il salmo si completa nella Cattedrale ortodossa, dove ilSignore ha volto e nome non diverso dal nostro, la Madon-na è veneratissima ed è presente pure il culto di santi cari

anche a noi, qui s.Andrea es.Giovanni Battista, altroves.Nicola e s.Giorgio, getto-natissimi. Il Padre Nostroci esce come non mai cari-co di desiderio ecumenico,sull’eco delle parole di Cri-sto, “Ut unum sint”, chesiano un cuore solo.

Il giorno seguente la-sciamo questa regione asud del paese, la Valacchia,per dirigerci verso la bo-scosa Transilvania, cuore

della Romania. Incontriamo la campagna, con le sue caset-te di legno o di mattone, dotate ciascuna di un pezzetto diterra, che evita tante spese al mercato; sono basse, modeste,molte addirittura povere, ma, a non guardarle con occhiosocio-economico, conservano l’incanto naif delle illustra-zioni di certi vecchi libri di fiabe.

Sibiu, cittadina ricca di architettura medioevale, ci acco-glie con due belle piazze che recano ancora l’impronta deldominio sassone e poi di quello austriaco; ci vaglia con il“Ponte delle bugie”, che non scricchiola però al nostro pas-saggio, segno che nessuno del gruppo ha il naso di Pinoc-chio; oltretutto ad alcuni di noi offre una piacevolissima di-vagazione: la visita alla vicina tenuta del nostro accoglien-te concittadino Santino Pesenti, la cui moglie Elda, fratel-lo e cognata partecipano al nostro viaggio.

Dimenticavo, prima di Sibiu avevamo incontrato e vi-sitato il monastero di Cozia, dedicato alla Ss.Trinità, co-perto di affreschi come la maggior parte dei monasteri or-todossi; ed è singolare che vi ammiriamo pregevoli figu-re di angeli e arcangeli, proprio nel giorno, il 29 settem-bre, che degli Arcangeli è la festa; e allora la nostra pre-ghiera si libera in un canto, che molto umanamente, macon intensità di fede, vuole unirsi a quello dei cori cele-

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PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE

ROMANIA NONOSTANTE� di Anna Zenoni

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sti, chiesa pellegrinante con lo sguardo rivolto a quellatrionfante.

Il giorno invece in cui ci dirigiamo verso il castello diBran, inutile negarlo, vi è una certa attesa e l’atmosfera nonè così spirituale. Perché Bran è legato al nome di Dracula,che qui avrebbe dimorato, ed è la meta forse più visitata del-la Romania. Potenza dell’immaginazione! Un pellegrinag-gio però ha pure il compito di sfatare credenze errate, diqualsiasi natura, in omaggio alla verità da scoprire. E così,in barba ai film dell’horror, veniamo a sapere che Draculafu certamente un personaggio storico del XV secolo, manon vissuto qui; e tantomeno era un vampiro, ma un princi-pe valacco, dalla storia complessa e dagli atti, quelli sì, dahorror; non per nulla passò alla storia col titolo di “Vladl’impalatore”, per la sua ferocia e crudeltà nel punire ed eli-minare gli avversari. Il castello è perfino gentile al suo in-terno, fatto dipingere tutto di bianco più di un secolo fa dauna regina della breve dinastia romena, che segnò la storiadi questo paese dopo il 1859, anno dell’insurrezione controil predominio turco e pure della sua nascita ufficiale, conl’unificazione di alcuni principati storici.

E avanti con il viaggio, e avanti con la conoscenza delpaese e, nelle tappe di trasferimento, dei suoi diversi aspet-ti, di cui Radu ci parla con grande competenza. Ricorda peresempio le lontane origini romane, di cui la lingua dacio-ro-mena porta consistenti tracce; parla delle ricchezze del sot-tosuolo, per lo più depredate dai dominatori; spiega la di-versità delle confessioni religiose (quella ortodossa, larga-mente predominante e legata al potere politico, quella cat-tolica divisa in romano-cattolici e greco-cattolici, quella lu-terana e quella calvinista); e non trascura di farci capire lecause della considerevole presenza dei rom, quelli bene in-tegrati e quelli irriducibili. Ci colpisce il racconto delle sof-ferenze procurate al paese dal regime comunista, afferma-tosi dopo la seconda guerra mondiale con l’occupazione mi-litare, che causò tanti martiri anche fra i sacerdoti delle va-rie confessioni.

Acceleriamo e procediamo a flash. A Brasov è significa-tivo l’incontro con il simpatico prete ortodosso Vassilj, sco-pritore di migliaia di documenti relativi alla più antica scuo-la in lingua romena, che vide la stampa dei primi libri inquesto idioma. Gradita a tutti la sosta fuori programma alsantuario mariano di Miercurea Ciuc, il più importante delpaese. E poi c’è la fiaba: quando tra fitte foreste di faggi e

abeti ci avviciniamo ai Carpazi Orientali, diretti in Molda-via, e il paesaggio, privo delle sovrastrutture del mondo delbenessere e scarsamente abitato, è così affascinante nellasua semplicità originaria che non ti meraviglieresti, dopouna curva, di incontrare Hansel e Gretel che attraversano lastrada e di rispondere ciao allo zampone alzato di uno deiseimila orsi del paese. E il lago Rosso con i suoi tronchi fos-sili affioranti, chi se lo scorda? Come pure è indimenticabi-le la serenità del monastero di Agapia, con le linde e fioritecasette delle suore (qui sono ancora tante!) tutte attorno.

La messa mattutina nella chiesa cattolica di Gura Ho-morului è il culmine del nostro percorso spirituale e, gra-zie all’incontro con il parroco, è fonte di ulteriori cono-scenze sulla convivenza cattolico-ortodossa. Ma eccociarrivati in Bucovina, la regione della Moldavia famosaper i suoi monasteri affrescati anche all’esterno e ora pa-trimonio dell’Unesco.

Il blu-lapislazzuli di Voronet, il giallo di Moldovita, ilverde di Sucevita sono i colori predominanti e unificantidi una serie infinita di affreschi esterni alle costruzioni, chele ricoprono tutte, trasmettendo il senso di una serena, fe-stosa, splendente visione. Eppure all’interno la crudarealtà non manca: nella veranda, nel pronao, nel nao – letre parti più tipiche –, altrettanto decorati, scopriamo il ri-cordo particolareggiato di tanti martìri, che costellano ilcalendario ortodosso sempre affrescato sulle pareti; e nonè casuale che a separare i riquadri sia spesso il rosso, ico-na e memoria del sangue versato. Terra di martiri, la Ro-mania, antichi e recenti, e solo questo basterebbe a demo-lire quei “nonostante” dell’inizio e ad arricchire il nostropercorso di senso, di gratitudine, di fede. Le iconostasi so-

no splendenti d’oro, simbolo e omag-gio al divino; ma lasciatemelo dire, enon ne abbiano a male i fratelli orto-dossi per i quali preghiamo e preghere-mo, sento la nostalgia di un semplicealtare pulito, in cui il mistero è offertoa tutti, senza tende di separazione.

Torniamo al pullman, che – sarà laluce più scarsa del tramonto, sarà il vor-tice degli affreschi ancora impigliatonegli occhi – mi sembra per un attimoavvolto da altrettanti dipinti. Perché ilpullman è stato il nostro monastero inquesto viaggio, e qui abbiamo ascoltato,pregato, osservato, dialogato; e gli affre-schi si trovano anche all’interno e i piùbelli sono i volti sereni dei pellegrini:che trasmettono la gioia di aver condivi-so un’esperienza straordinaria; e con iquali mi sono sentita davvero felice.

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LA CHIESA ITALIANA A CONVEGNO

SENTIERO DI VERA UMANITA’ra il 9 e il 13 novembre si terrà a Firen-ze il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale.Dopo quelli su Evangelizzazione e pro-mozione umana (Roma 1976), Riconci-

liazione cristiana e comunità degli uomini (Loreto1985), Il Vangelo della carità per una nuova societàin Italia (Palermo 1995) e Testimoni di Gesù Risor-to speranza del mondo (Verona 2006), i Vescovi ita-liani hanno voluto questo nuovo Convegno dal tito-lo In Gesù Cristo il nuovo umanesimo.

Di fatto nel nostro Paese i cinquant’anni dalConcilio Vaticano II sono staticadenzati da questi eventi ec-clesiali, quasi a rimarcare conanniversari decennali l’ereditàconciliare.

Il 5° Convegno affronterà iltrapasso culturale e sociale checaratterizza il nostro tempo e cheincide sempre più nella menta-lità e nel costume delle persone,sradicando a volte principi e va-lori fondamentali per l’esistenzapersonale, familiare e sociale.L’atteggiamento che deve ispira-re la riflessione è quello a cui ri-chiama quotidianamente papaFrancesco: leggere i segni deitempi e parlare il linguaggio del-l’amore che Gesù ci ha insegna-to. Solo una Chiesa che si rende vicina alle personee alla loro vita reale, infatti, pone le condizioni perl’annuncio e la comunicazione della fede.

La Chiesa, infatti, esiste non per parlare di sé néper parlarsi addosso, bensì per annunciare il Diodi Gesù Cristo, per parlare di Lui al mondo e colmondo. La missione vive di questo «colloquio» –come scriveva Paolo VI – tramite il quale la Chie-sa annuncia la ricapitolazione di tutti e di tutto inCristo Gesù, decifrandone gli indizi nella storiadegli uomini e argomentandone i motivi alla lucedel Vangelo.

Di conseguenza, sempre desta è stata anche l’at-tenzione nei riguardi dell’humanum, chiamato insi-stentemente in causa: nella prospettiva della pro-mozione umana a Roma; nell’orizzonte comunita-rio e in quello sociale rispettivamente a Loreto e aPalermo; infine, a Verona, sotto le cifre esistenzialidegli affetti, del lavoro e della festa, della fragilità,

dell’educarsi vicendevolmente e del convivere nelrispetto di regole stabilite democraticamente. IlVangelo annunciato dalla Chiesa illumina di sensoil volto dell’uomo e permette di intuire le rispostemeno scontate ai suoi interrogativi più profondi.

Per questo, ancora una volta torniamo a sentire ilbisogno di “convenire”, di rimetterci in camminoper verificare la strada percorsa a partire dall’even-to conciliare e valutare seriamente i risultati deiprocessi di cambiamento. A questo proposito biso-gnerà registrare ciò che ancora non si è fatto al fine

di attuarne le indicazioni, acco-gliendo sino in fondo le potenzia-lità che l’insegnamento del Con-cilio mantiene, specialmentequando ci ricorda che nel misterodel Verbo incarnato viene chiari-to il mistero dell’uomo. Cristo,che è l’Adamo definitivo e piena-mente riuscito, mentre rivela ilmistero del Padre e del suo amo-re, pure manifesta compiutamen-te l’uomo all’uomo e gli rendenota la sua altissima vocazione.

Solamente fidandoci di GesùCristo, conosciamo che il destinodell’uomo è partecipare della suastessa figliolanza, per assumerela propria identità grazie alla re-lazione con l’Altro. «La fede è

luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noiorizzonti grandi, e ci porta al di là del nostro “io”isolato verso l’ampiezza della comunione».

Si tratta di una promessa il cui profilo ultimo ècostituito dal Risorto, nostra incrollabile speranza,che già si va realizzando – qui e ora – per ciascuno.Ciò avviene sulla base di alcune premesse fonda-mentali: la natura personale che ci distingue da tut-ti gli altri esseri, senza però indurci a disinteressar-ci o a separarci dal creato; la spontanea inclinazio-ne alla reciproca dedizione e alla solidarietà; la no-stra responsabilità a interloquire con Chi ci inter-pella nella profondità della nostra coscienza; un’au-tonomia non autoreferenziale, che si traduce in unmaturo esercizio della libertà.

mons. Cesare NosigliaPresidente del Comitato preparatoriodel Convegno Ecclesiale di Firenze

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inalmente, Cassio, finalmente ti ho tro-vato! Nessuno sapeva dirmi dov’eri: nonle sentinelle e tanto meno i tuoi soldati,che dormono tutti, ora che la notte è a

metà del suo corso. Prendi, qui c’è pane, c’è vino:mangia qualcosa, da ieri sei come assente, rifiuti il ci-bo; ma guai se le forze venissero meno a un centurio-ne romano!”. Dal buio angolo del cortile l’uomo inter-pellato non risponde. E l’altro incalza, con tono ora piùsommesso, quasi imbarazzato: “Forse ti hanno turbatole esecuzioni di ieri là sulGolgota? Sarebbe strano,Cassio, ormai ne abbiamoviste tante! Non dirmi chequalche morto in più ti hacambiato la vita!”.

“Non un morto, ma un vi-vente me l’ha segnata,Rufo!”. Dal sedile d’ombrafinalmente esce una vocegrave e sommessa. “E’ durala vita del soldato, fratello,ce lo ricordava sempre no-stro padre. Anche tu lo sai,Rufo, tu che hai condivisocon me questi anni fra i le-gionari romani. E fra lotte,vita aspra, brutalità, scontri,esecuzioni, uno non si ac-corge che arriva a possedere due corazze: quella di me-tallo, che ti salva in battaglia, e un’altra, che ti crescedentro, e ti salva da te stesso: perché un uomo norma-le non potrebbe reggere, a volte, alle atrocità fra cui vi-ve. Ebbene…”, e segue una pausa di silenzio profon-do, “…ebbene, ieri questa seconda corazza mi si è in-crinata”.

Adesso è Rufo, il fratello, a non trovare più parole;e Cassio procede, inarrestabile come i torrenti del de-serto di Giuda, quando le piogge del mese di Adar li ri-chiamano in vita. “Quante volte ho dovuto assistere al-l’agonia di un giustiziato, e mi rifugiavo nella mia co-razza invisibile, difendendo me stesso dal sangue cheurlava! Ma ieri è stato diverso. Avevo l’ordine di sor-vegliare attentamente non i due malfattori, ma il con-dannato di mezzo: quel carpentiere di Nazareth chetanti chiamavano profeta, rabbì, e che altri insultavanoo deridevano anche sul legno della croce. A guardare ilcartiglio fatto apporre dal governatore Pilato, avrei do-vuto vedere in lui un re, “il re dei Giudei”; in realtàscorgevo solo un corpo straziato dalla flagellazione,

dalle percosse e dai chiodi. Però il manto regale c’era:rosso come quello di tutti i re, non intessuto di fili, madi rivoli di sangue; che, a forza di fissarli, mi sembrò,a un certo punto, che dal corpo scendessero a bagnarela terra attorno, e poi prendessero tutte le vie del mon-do segnate dai venti. Mi stropicciai gli occhi, forse erostanco. Quando li riaprii, sollevai il capo per guardareil suo volto, se egli era ancora in vita; perché nessun la-mento usciva da quelle labbra smorte, mentre intornoera tutto un assurdo mescolarsi di gemiti e urla, di sin-

ghiozzi e bestemmie. Fu al-lora che il suo capo già recli-ne ebbe un sussulto e per unattimo quegli occhi incrocia-rono i miei. Inaspettatamen-te tutte le mie viscere si com-mossero, fino a farmi perce-pire che qualcosa dentro dime si stava incrinando. Co-me un tuono mi rimbombònel petto la domanda che Pi-lato gli aveva fatto poche oreprima, giù nel pretorio, sen-za ricevere risposta: “Ma co-s’è la verità?”. Mi accorsiche a me invece la rispostastava arrivando. Davanti agliocchi mi passava la mitezzacon cui, la mattina, aveva

sopportato sputi, schiaffi, percosse; gli avevo sentitosussurrare parole mai udite, impensabili: “Padre, per-dona loro perché non sanno quello che fanno”; l’ave-vo visto rifiutare vino drogato con spezie, quasi voles-se bere fino in fondo solo quell’immenso calice di do-lore. Quando si fece buio nel cielo e la terra si mise atremare in modo pauroso, mi spaventai anch’io, maneppure tanto, perché iniziavo a comprendere: anchequella sua morte che subito dopo con un alto grido ar-rivò. Caddi a terra, ma sentii che la mia voce usciva fi-nalmente limpida: “Veramente quest’uomo era Figliodi Dio!”. La verità, Rufo, la Verità si era fatta stradanelle spaccature della mia corazza, abbattendo gli ido-li che vi erano cesellati.

E’ strano, ma appena pronunciata la frase incrociaiun altro sguardo: una delle donne di un gruppetto po-co lontano, forse sua madre, mi guardava attraverso lelacrime, come se lei lo avesse saputo da tempo.

Vangeli di riferimento: Mc,15. Anche: Mt 27, 27-56; Lc 23, 32-49; Gv19, 33-40.

“F� di Anna Zenoni

UNO SGUARDO CHE LIBERA

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COMUNITÀ TORRE BOLDONE � N. 178 - OTTOBRE 2015

TEMPO DI SINODO E DI S. MARTINO

LA LIBRERIA CONSIGLIA

� a cura di Rodolfo De Bona

Sinodo dei Vescovi LA VOCAZIONE E LA MISSIONE DELLA FAMIGLIA San Paolo Euro 2,90La 14ª Assemblea Genera-le del Sinodo dei Vescovi,che avrà luogo dal 4 al 25ottobre 2015, verterà su Lavocazione e la missionedella famiglia nella Chiesae nel mondo contempora-neo. Essa costituisce il se-

guito della 3ª Assemblea Generale Straordina-ria dellʼottobre 2014 su Le sfide pastorali sullafamiglia nel contesto dellʼevangelizzazione econtiene tutti i temi che verranno trattati, dalcontesto socio-culturale in cui la famiglia oggi vi-ve, alla sua dimensione missionaria ed alla sfi-da del suo ruolo nellʼeducazione e nellʼevange-lizzazione.

Don Michele Aramini, docente alla Cattolica

SAN MARTINODI TOURSEditrice VELAREuro 3,50La biografia principaledel patrono della nostraparrocchia (336-397)resta la Vita di SanMartino (Vita Martini)scritta dal suo discepo-lo Sulpic io Severo(360-420), che ha avu-to grande diffusionenel Medioevo e chemerita di essere lettaancor oggi . Aramini

presenta San Martino come un cristiano tota-le, prima come monaco che si concentra nellavita di contemplazione e di unione a Cristo, poicome vescovo che scopre lʼurgenza di annun-ciare il Vangelo sia nelle città che nelle cam-pagne, cosa mai avvenuta prima e che ha per-messo una forte espansione della nostra fede.

J. J. SingerSENDER PRAGER ADELPHI Euro 8,00Nellʼannuncio affisso in ve-trina cʼera scritto, nero subianco, che “in onore delfelice e fortunato matrimo-nio del proprietario di que-sto ristorante, Sender Pra-ger, con la sua fidanzataEdye Barenboim, i poveridel quartiere riceverannoun piatto di crauti e salsic-ce”. Le cameriere ebree

del Praga sono tutte in lacrime e implorano il“Dio del cielo” di far pagare al proprietario laloro umiliazione. Notevole e realistico raccon-to del fratello “più talentuoso” di Isaac B. Sin-ger, come lo ha definito Harold Bloom, criticoletterario e professore di letteratura inglese aYale.

Don Aristide Fumagalli, docente allaFacoltà Teologica dellʼItalia Settentrionale

LA QUESTIONE GENDERQueriniana Editrice Euro 7,65“Mi domando, per es., se la co-siddetta teoria del “gender”non sia anche espressione diuna frustrazione che mira acancellare la differenza ses-suale perché non sa più con-frontarsi con essa. Sì, rischia-

mo di fare un passo indietro. La rimozione delladifferenza, infatti, è il problema, non la soluzio-ne. Per risolvere i loro problemi di relazione, lʼuo-mo e la donna devono invece parlarsi di più,ascoltarsi di più, volersi bene di più…Con que-ste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, èpossibile progettare lʼunione matrimoniale e fa-miliare per tutta la vita…Vorrei esortare gli intel-lettuali a non disertare questo tema, come sefosse divenuto secondario per lʼimpegno di unasocietà più libera e giusta.” (Papa Francesco, di-scorso allʼudienza generale del 15 aprile 2015).

COMUNITÀ TORRE BOLDONE � N. 178 - OTTOBRE 2015

L' Associazione “Amici del Cuore” ha tagliato il traguardo della venticinquesima “Festa del Cuo-re”, tappa obbligatoria nelle liete serate estive di Torre Boldone, per tutta la gente che da semprenumerosa risponde all'appello intrinseco di solidarietà che caratterizza la festa. Infatti la manife-stazione è la principale occasione di raccolta fondi da destinare a progetti di solidarietà locale e dicooperazione internazionale, un momento anche per stare insieme ed incontrarsi. Per festeggiareil 25° anno di fondazione l'Associazione ha organizzato una gita sociale alle Isole Borromee, sullago Maggiore, il 13 settembre, alla quale hanno aderito molti soci.

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Associazione Amici del Cuore

Angelie bambini

“Angelo di Dio, che sei il mio custode...”

La preghiera che ci ricorda come gliAngeli sono espressione della vici-nanza, della cura, della benevolenzadi Dio verso ogni persona.Il 2 ottobre, dentro un momento dibenedizione viene consegnato aibambini un angioletto, come invitoalla preghiera quotidiana, personale efamiliare.

Settenariodell’Addolorata

COMUNITÀ TORRE BOLDONE � N. 178 - OTTOBRE 2015

LLaa ssttrraaddaa ddeellllaa vviittaa ee ooggnnii ssttrraaddaa::DDaa ppeerrccoorrrreerree,, nnoonn ppeerr ccoorrrreerree