12^ Rassegna Internazionale Cinema Scuola ORIZZONTI DI LUCE · ma sarà alla ˜ne Don Lauro che gli...

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o rizzonti di l uce NEI CINEMA E NELLE SCUOLE PRIMARIE, SECONDARIE DI PRIMO GRADO E DI SECONDO GRADO DI BARI, BAT E ALTRE PROVINCE PUGLIESI FILM, DIBATTITI, INCONTRI CON AUTORI, SUPPORTI DIDATTICI, LABORATORI, SEMINARI DAL 21 NOVEMBRE 2016 AL 15 MAGGIO 2017 12 ^ RASSEGNA INTERNAZIONALE CINEMA SCUOLA info e prenotazioni: Cooperativa Sociale Il Nuovo Fantarca a r.l. Via Ospedale di Venere, 64 – 70131 Carbonara – BARI tel./fax 080.4673486 mobile 338.7746218/347.6761637 e-mail [email protected] CERCACI SU con il patrocinio di Comune di Bari Assessorato alle Culture ASSESSORATO DELL’INDUSTRIA TURISTICA E CULTURALE con il contributo di DIREZIONE GENERALE CINEMA DIPARTIMENTOSCIENZE DELLAFORMAZIONE, PSICOLOGIAE COMUNICAZIONE CORSODI SCIENZEDELLACOMUNICAZIONE con la collaborazione di Istituto Penale Minorile di Bari “Nicola Fornelli” Multicinema Galleria - Bari Cinema Nuovo Splendor - Bari Multisala Paolillo - Barletta Multicinema Teatro Norba - Conversano Cinema Grande - Altamura WWW.NUOVOFANTARCA.IT di Marcello Fonte e Paolo Tripodi

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biamo cercare di trovare il nostro spazio, dobbiamo essere una voce e non un’eco. Dalla banda del paese al grande teatro, dalla povertà alla ricchezza. Questo �lm nella sua poetica semplicità, che utilizza la genialità dei disegni come sottotitoli per comprendere il poco comprensibile dialetto, non esprime solo un immenso amore per la musica che non conosce ostacoli, ma racconta la storia di un sogno diventato realtà, rappresenta un dolce invito alla speranza e alla perseveranza, ci grida a gran voce che non serve essere un �glio d’arte per diventare un’artista, che non servono grandi raccomandazioni per diventare qualcuno perché, se vali davvero, il tuo talen-to e il tuo valore verranno riconosciuti. E anche quando ogni cosa sembra andarti contro, non bisogna mai arrendersi. I sogni facciamoli volare, nel cassetto lasciamoci i calzini.

orizzonti di luceorizzonti di luce

NEI CINEMA E NELLE SCUOLE PRIMARIE, SECONDARIE DI PRIMO GRADOE DI SECONDO GRADO DI BARI, BAT E ALTRE PROVINCE PUGLIESI

FILM, DIBATTITI, INCONTRI CON AUTORI, SUPPORTI DIDATTICI, LABORATORI, SEMINARI

DAL 21 NOVEMBRE 2016AL 15 MAGGIO 2017

12^ RASSEGNA INTERNAZIONALE CINEMA SCUOLA

info e prenotazioni:Cooperativa Sociale Il Nuovo Fantarca a r.l.Via Ospedale di Venere, 64 – 70131 Carbonara – BARItel./fax 080.4673486 mobile 338.7746218/347.6761637 e-mail [email protected]

CERCACI SU

con il patrocinio di

Comune di BariAssessorato alle Culture

ASSESSORATO DELL’INDUSTRIATURISTICA E CULTURALE

con il contributo di

DIREZIONE GENERALE CINEMA

DIPARTIMENTO SCIENZE DELLA FORMAZIONE, PSICOLOGIA E COMUNICAZIONE CORSO DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

con la collaborazione di

Istituto PenaleMinorile di Bari“Nicola Fornelli”

Multicinema Galleria - BariCinema Nuovo Splendor - BariMultisala Paolillo - BarlettaMulticinema Teatro Norba - ConversanoCinema Grande - Altamura

WWW.NUOVOFANTARCA.IT

di Marcello Fonte e Paolo Tripodi

fare un salto di qualità, uscire dallo status quo. Se uno era nato in una famiglia povera era quasi sempre destina-to a rimanerlo.Eppure Maurizio non era per niente interessato alle galline e ai lavori di campagna, era a�ascinato dalla banda del paese e si era innamorato della musica. Era un bambino alquanto ostinato, senza peli sulla lingua, duro come un mulo, forse non a caso il suo migliore amico era proprio Mosè, un asino con la voce di Lino Ban� che, a dispet-to della consueta credenza che gli asini siano animali stupidi, Mosè era amante della lettura e dispensatore di ottimi consigli.Il luogo preferito d’incontro di Maurizio e Mosè era la �umara, un piccolo ruscello quasi sempre asciutto dove la gente buttava quello che non gli serviva più, abitato dallo zingaro Mimì e dalla sua famiglia. Nella �umara ci si trovava di tutto: frigoriferi, lavatrici, televisori, vestiti...Agli occhi degli adulti, assorbiti dalla frenesia della vita quotidiana e dall’essenzialità, quella �umara poteva sem-brare una discarica, ma per il piccolo Maurizio rappresentava un magico parco giochi in cui poter fantasticare. I bambini hanno sempre avuto questa particolarità, questa capacità di meravigliarsi e di emozionarsi di fronte alle cose più semplici, riuscendo a trovare tutto nel nulla. Ogni strumento può diventare oggetto di gioco e ogni attività può diventare una spedizione esplorativa. I bambini hanno fantasia, si accontentano e in questo caso, accontentarsi non è una brutta cosa: Maurizio infatti, privo di strumento con cui esercitarsi a suonare, si accon-tenta di un tamburo antiquato, fatto di legno e di ferro che suonava male e pesava un quintale solo a vederlo. Ma non era importante, era uno strumento, il suo primo strumento e, ai suoi occhi, era il più bello del mondo.

DETERMINAZIONE E PERSEVERANZACome abbiamo già detto, Maurizio era un bambino molto testardo e quando non riusciva ad ottenere una cosa semplicemente chiedendola, faceva da sé. Infatti lo vediamo rubare cinque mila lire dalla borsa della madre per procurarsi il libro di musica che, purtroppo, gli sarà utile solo �no ad un certo punto, in quanto la teoria va sempre di pari passo con la pratica e, senza uno strumento, non poteva andare avanti. Vediamo Maurizio ripara-re il tamburo a modo suo e anche rubarlo dal baule di Don Lauro che non voleva lo suonasse. Lo vediamo penare, so�rire, arrendersi, ma ogni arresa durava poco, perché il suo desiderio di suonare era talmente grande che gli dava una spinta per proseguire e non rassegnarsi.“Se prendi la musica con sentimento, ti può tornare lo strumento”.L’asinello Mosè era sempre pronto a sostenere il piccolo Maurizio nel suo sogno, per tutto il �lm lo illumina con le sue perle di saggezza, al contrario di Angiulina, una gallina alquanto per�da e dispettosa con la voce di Maria Grazia Cucinotta che non fa altro che prenderlo in giro e scoraggiarlo.Ma nonostante lo sconforto di una madre che lo voleva zappatore, la di�coltà nel trovare uno strumento, Mauri-zio mostra e dimostra che il suo desiderio non era un semplice capriccio. Lo comprende anche il padre, che diventa una �gura importantissima per Maurizio. Lo accompagna alla prima lezione di musica da Don Paolino e Maurizio capisce con gli anni che suo padre era veramente l’unico che aveva creduto in lui sin da subito, tant’è che da adulto Maurizio si fa addirittura crescere i ba� per assomigliargli.“Devi imparare a chiedere aiuto ogni tanto, non puoi fare tutto da solo”Questo gli ricorda Mosè, infatti Maurizio per la prima volta chiede aiuto allo zingaro Mimì per riparare il tamburo, ma sarà alla �ne Don Lauro che gli darà il suo, mettendo da parte i ricordi legati allo strumento, rimasto inutiliz-zato e chiuso in un vecchio baule da anni.Papà Peppino, Don Lauro (fondatore della banda di Archi), Don Paolino (suonatore di tamburo della banda) e Mimì (zingaro della �umara) sono i quattro personaggi interpretati dallo stesso regista Marcello Fonte che, insieme alla determinazione e alla perseveran-za del piccolo Maurizio, contribuiranno a realizzare il suo sogno. In fondo questa favola è proprio la sua storia, come anche quella dell’altro regista, Paolo Tripodi, che nel quartiere di Archi ci ha vissuto per davvero.In questa società che non ascolta, vede poco e parla molto, dob-

UN SOGNO SEMPLICEttraverso il metronomo, posto nel camerino del famoso musicista Maurizio Fontani, che misura il tempo ed esplicita la scansione ritmica, il �lm ci porta indietro nel tempo, in un lungo �ashback che sembra una �aba, nei suoi di�coltosi ricordi d’infanzia per rivivere l’inizio del suo viaggio fantastico nel mondo della musica.Siamo negli anni ‘70 nel quartiere di Archi, un pezzo di territorio che costituisce la X circoscrizione del comune di Reggio Calabria nella parte nord della città.Maurizio ha 7 anni e vive in una vecchia casa di campagna con mamma Rosa e papà Peppino.Il ricordo che Maurizio aveva dei genitori era quello di una madre “sempre sudatissima, con le mani e i piedi sporchi di terra e le unghie nere” e di un padre che “si mostrava sempre scuro e seccato, ma dentro invece era un pezzo di pane”.I suoi genitori erano semplici contadini perennemente inda�arati nel lavoro e, mentre loro coltivavano la terra, Maurizio coltivava il sogno di suonare nella banda del paese.Un sogno semplice. Cosa ci vuole? Basta iscriversi ad un corso di musica, scegliere uno strumento, studiarlo e praticarlo. Eppure, anche se il sogno di Maurizio sembrava apparentemente semplice, la sua situazione non lo era per niente.

UNA SITUAZIONE DIFFICILECi troviamo in una Calabria a�annosa e gracile, terra di antichi valori, legata saldamente al terreno, alla coltiva-zione dell’ulivo, della vite, del gelso e all’allevamento del bestiame. I suoi genitori erano estremamente poveri, così poveri da non potersi assolutamente permettere di spendere soldi per le insensate �sime del �glio.“Mia mamma cacciava i soldi senza problemi solo quando si trattava di medicine e di malocchio. La musica che volevo fare io per lei era solo nu iocareddu, un capriccio.”Ma questo è anche comprensibile. Una famiglia talmente povera che viveva in una baracca e che a mala pena riusciva a cibarsi e a mettere la benzina alla macchina, come poteva pensare alla musica? I mestieri venivano tramandati di padre in �glio. Non era concepibile in una famiglia di contadini che un �glio potesse avere un’aspi- razione diversa da quella di voler diventare contadino. Nel passato era di�cile pensare ad un riscatto sociale,

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Regia: Marcello Fonte, Paolo Tripodi; Scritto da: Marcel-lo Fonte, Giuliano Miniati, Paolo Tripodi; Produzione: Tempesta/Carlo Cresto-Dina con Rai Cinema e con il supporto dal Ministero dei beni culturali e del turismo/ direzione generale cinema; Fotogra�a: Claudio Cofran-cesco; Montaggio: Esmeralda Calabria; Assistente al montaggio: Marco Rizzo; Musiche originali: Valerio C. Faggioni; Fonico di presa diretta: Piergiuseppe Fancel-lu; Organizzazione generale: Giorgio Gasparini; Sceno-gra�a: Bruno Melappioni; Costumi: Chiara Nobile; Trucco: Giovanna Di Pasquale; Acconciature: Massimo Allinoro; Aiuto regia: Giovanni Vaccarelli; Acting Coach: Danilo Nigrelli; Animazioni: Michele Bernardi; Interpreti e Personaggi Principali: Francesco Tramontana (Mauri-zio), Silvia Gallerano (Mamma Rosa), Marcello Fonte (Papà Peppino, Don Lauro, Don Paolino, Mimì), Antonel-lo Pensabene (Mastro Angelo), Luigi Lo Cascio (Maurizio adulto); Origine: Italia, 2015; Durata: 80 minuti

La tramaMaurizio è un bambino caparbio, cresciuto tra mille avventure solitarie nella �umara, un luogo dove ha maturato una passione per la musica. Il primo a cui Maurizio ha con�dato della sua passione è Mosè, il suo amico asino che abita anche lui a due passi dalla �umara. L’asino Mosè è sempre lì a consigliarlo e incoraggiarlo, al contrario di Angiulina, una gallina un po’ bisbetica che lo stuzzica, ingigantisce le sue paure e dipinge i suoi sogni come inutili fantasie. Maurizio inizia a seguire le lezioni nella banda del paese con altri bambini, ma presto rimane l’unico senza strumento musicale. La mamma Rosa non glielo vuole comprare, in quanto vede la musica come l’ennesimo capriccio di un �glio monello, un lusso che la famiglia non può permettersi. Tra i buoni consigli di Mosè e i dispetti di Angiulina, si moltiplicano le avventure alla ricerca di uno stru-mento, ma Maurizio sa che nella situazione in cui si trova non può sbagliare: se vuole realizzare il suo sogno dovrà essere determinato �no alla �ne.

biamo cercare di trovare il nostro spazio, dobbiamo essere una voce e non un’eco. Dalla banda del paese al grande teatro, dalla povertà alla ricchezza. Questo �lm nella sua poetica semplicità, che utilizza la genialità dei disegni come sottotitoli per comprendere il poco comprensibile dialetto, non esprime solo un immenso amore per la musica che non conosce ostacoli, ma racconta la storia di un sogno diventato realtà, rappresenta un dolce invito alla speranza e alla perseveranza, ci grida a gran voce che non serve essere un �glio d’arte per diventare un’artista, che non servono grandi raccomandazioni per diventare qualcuno perché, se vali davvero, il tuo talen-to e il tuo valore verranno riconosciuti. E anche quando ogni cosa sembra andarti contro, non bisogna mai arrendersi. I sogni facciamoli volare, nel cassetto lasciamoci i calzini.

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fare un salto di qualità, uscire dallo status quo. Se uno era nato in una famiglia povera era quasi sempre destina-to a rimanerlo.Eppure Maurizio non era per niente interessato alle galline e ai lavori di campagna, era a�ascinato dalla banda del paese e si era innamorato della musica. Era un bambino alquanto ostinato, senza peli sulla lingua, duro come un mulo, forse non a caso il suo migliore amico era proprio Mosè, un asino con la voce di Lino Ban� che, a dispet-to della consueta credenza che gli asini siano animali stupidi, Mosè era amante della lettura e dispensatore di ottimi consigli.Il luogo preferito d’incontro di Maurizio e Mosè era la �umara, un piccolo ruscello quasi sempre asciutto dove la gente buttava quello che non gli serviva più, abitato dallo zingaro Mimì e dalla sua famiglia. Nella �umara ci si trovava di tutto: frigoriferi, lavatrici, televisori, vestiti...Agli occhi degli adulti, assorbiti dalla frenesia della vita quotidiana e dall’essenzialità, quella �umara poteva sem-brare una discarica, ma per il piccolo Maurizio rappresentava un magico parco giochi in cui poter fantasticare. I bambini hanno sempre avuto questa particolarità, questa capacità di meravigliarsi e di emozionarsi di fronte alle cose più semplici, riuscendo a trovare tutto nel nulla. Ogni strumento può diventare oggetto di gioco e ogni attività può diventare una spedizione esplorativa. I bambini hanno fantasia, si accontentano e in questo caso, accontentarsi non è una brutta cosa: Maurizio infatti, privo di strumento con cui esercitarsi a suonare, si accon-tenta di un tamburo antiquato, fatto di legno e di ferro che suonava male e pesava un quintale solo a vederlo. Ma non era importante, era uno strumento, il suo primo strumento e, ai suoi occhi, era il più bello del mondo.

DETERMINAZIONE E PERSEVERANZACome abbiamo già detto, Maurizio era un bambino molto testardo e quando non riusciva ad ottenere una cosa semplicemente chiedendola, faceva da sé. Infatti lo vediamo rubare cinque mila lire dalla borsa della madre per procurarsi il libro di musica che, purtroppo, gli sarà utile solo �no ad un certo punto, in quanto la teoria va sempre di pari passo con la pratica e, senza uno strumento, non poteva andare avanti. Vediamo Maurizio ripara-re il tamburo a modo suo e anche rubarlo dal baule di Don Lauro che non voleva lo suonasse. Lo vediamo penare, so�rire, arrendersi, ma ogni arresa durava poco, perché il suo desiderio di suonare era talmente grande che gli dava una spinta per proseguire e non rassegnarsi.“Se prendi la musica con sentimento, ti può tornare lo strumento”.L’asinello Mosè era sempre pronto a sostenere il piccolo Maurizio nel suo sogno, per tutto il �lm lo illumina con le sue perle di saggezza, al contrario di Angiulina, una gallina alquanto per�da e dispettosa con la voce di Maria Grazia Cucinotta che non fa altro che prenderlo in giro e scoraggiarlo.Ma nonostante lo sconforto di una madre che lo voleva zappatore, la di�coltà nel trovare uno strumento, Mauri-zio mostra e dimostra che il suo desiderio non era un semplice capriccio. Lo comprende anche il padre, che diventa una �gura importantissima per Maurizio. Lo accompagna alla prima lezione di musica da Don Paolino e Maurizio capisce con gli anni che suo padre era veramente l’unico che aveva creduto in lui sin da subito, tant’è che da adulto Maurizio si fa addirittura crescere i ba� per assomigliargli.“Devi imparare a chiedere aiuto ogni tanto, non puoi fare tutto da solo”Questo gli ricorda Mosè, infatti Maurizio per la prima volta chiede aiuto allo zingaro Mimì per riparare il tamburo, ma sarà alla �ne Don Lauro che gli darà il suo, mettendo da parte i ricordi legati allo strumento, rimasto inutiliz-zato e chiuso in un vecchio baule da anni.Papà Peppino, Don Lauro (fondatore della banda di Archi), Don Paolino (suonatore di tamburo della banda) e Mimì (zingaro della �umara) sono i quattro personaggi interpretati dallo stesso regista Marcello Fonte che, insieme alla determinazione e alla perseveran-za del piccolo Maurizio, contribuiranno a realizzare il suo sogno. In fondo questa favola è proprio la sua storia, come anche quella dell’altro regista, Paolo Tripodi, che nel quartiere di Archi ci ha vissuto per davvero.In questa società che non ascolta, vede poco e parla molto, dob-

UN SOGNO SEMPLICEttraverso il metronomo, posto nel camerino del famoso musicista Maurizio Fontani, che misura il tempo ed esplicita la scansione ritmica, il �lm ci porta indietro nel tempo, in un lungo �ashback che sembra una �aba, nei suoi di�coltosi ricordi d’infanzia per rivivere l’inizio del suo viaggio fantastico nel mondo della musica.Siamo negli anni ‘70 nel quartiere di Archi, un pezzo di territorio che costituisce la X circoscrizione del comune di Reggio Calabria nella parte nord della città.Maurizio ha 7 anni e vive in una vecchia casa di campagna con mamma Rosa e papà Peppino.Il ricordo che Maurizio aveva dei genitori era quello di una madre “sempre sudatissima, con le mani e i piedi sporchi di terra e le unghie nere” e di un padre che “si mostrava sempre scuro e seccato, ma dentro invece era un pezzo di pane”.I suoi genitori erano semplici contadini perennemente inda�arati nel lavoro e, mentre loro coltivavano la terra, Maurizio coltivava il sogno di suonare nella banda del paese.Un sogno semplice. Cosa ci vuole? Basta iscriversi ad un corso di musica, scegliere uno strumento, studiarlo e praticarlo. Eppure, anche se il sogno di Maurizio sembrava apparentemente semplice, la sua situazione non lo era per niente.

UNA SITUAZIONE DIFFICILECi troviamo in una Calabria a�annosa e gracile, terra di antichi valori, legata saldamente al terreno, alla coltiva-zione dell’ulivo, della vite, del gelso e all’allevamento del bestiame. I suoi genitori erano estremamente poveri, così poveri da non potersi assolutamente permettere di spendere soldi per le insensate �sime del �glio.“Mia mamma cacciava i soldi senza problemi solo quando si trattava di medicine e di malocchio. La musica che volevo fare io per lei era solo nu iocareddu, un capriccio.”Ma questo è anche comprensibile. Una famiglia talmente povera che viveva in una baracca e che a mala pena riusciva a cibarsi e a mettere la benzina alla macchina, come poteva pensare alla musica? I mestieri venivano tramandati di padre in �glio. Non era concepibile in una famiglia di contadini che un �glio potesse avere un’aspi- razione diversa da quella di voler diventare contadino. Nel passato era di�cile pensare ad un riscatto sociale,

biamo cercare di trovare il nostro spazio, dobbiamo essere una voce e non un’eco. Dalla banda del paese al grande teatro, dalla povertà alla ricchezza. Questo �lm nella sua poetica semplicità, che utilizza la genialità dei disegni come sottotitoli per comprendere il poco comprensibile dialetto, non esprime solo un immenso amore per la musica che non conosce ostacoli, ma racconta la storia di un sogno diventato realtà, rappresenta un dolce invito alla speranza e alla perseveranza, ci grida a gran voce che non serve essere un �glio d’arte per diventare un’artista, che non servono grandi raccomandazioni per diventare qualcuno perché, se vali davvero, il tuo talen-to e il tuo valore verranno riconosciuti. E anche quando ogni cosa sembra andarti contro, non bisogna mai arrendersi. I sogni facciamoli volare, nel cassetto lasciamoci i calzini.

RIFLETTIAMOCI UN PO’…

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fare un salto di qualità, uscire dallo status quo. Se uno era nato in una famiglia povera era quasi sempre destina-to a rimanerlo.Eppure Maurizio non era per niente interessato alle galline e ai lavori di campagna, era a�ascinato dalla banda del paese e si era innamorato della musica. Era un bambino alquanto ostinato, senza peli sulla lingua, duro come un mulo, forse non a caso il suo migliore amico era proprio Mosè, un asino con la voce di Lino Ban� che, a dispet-to della consueta credenza che gli asini siano animali stupidi, Mosè era amante della lettura e dispensatore di ottimi consigli.Il luogo preferito d’incontro di Maurizio e Mosè era la �umara, un piccolo ruscello quasi sempre asciutto dove la gente buttava quello che non gli serviva più, abitato dallo zingaro Mimì e dalla sua famiglia. Nella �umara ci si trovava di tutto: frigoriferi, lavatrici, televisori, vestiti...Agli occhi degli adulti, assorbiti dalla frenesia della vita quotidiana e dall’essenzialità, quella �umara poteva sem-brare una discarica, ma per il piccolo Maurizio rappresentava un magico parco giochi in cui poter fantasticare. I bambini hanno sempre avuto questa particolarità, questa capacità di meravigliarsi e di emozionarsi di fronte alle cose più semplici, riuscendo a trovare tutto nel nulla. Ogni strumento può diventare oggetto di gioco e ogni attività può diventare una spedizione esplorativa. I bambini hanno fantasia, si accontentano e in questo caso, accontentarsi non è una brutta cosa: Maurizio infatti, privo di strumento con cui esercitarsi a suonare, si accon-tenta di un tamburo antiquato, fatto di legno e di ferro che suonava male e pesava un quintale solo a vederlo. Ma non era importante, era uno strumento, il suo primo strumento e, ai suoi occhi, era il più bello del mondo.

DETERMINAZIONE E PERSEVERANZACome abbiamo già detto, Maurizio era un bambino molto testardo e quando non riusciva ad ottenere una cosa semplicemente chiedendola, faceva da sé. Infatti lo vediamo rubare cinque mila lire dalla borsa della madre per procurarsi il libro di musica che, purtroppo, gli sarà utile solo �no ad un certo punto, in quanto la teoria va sempre di pari passo con la pratica e, senza uno strumento, non poteva andare avanti. Vediamo Maurizio ripara-re il tamburo a modo suo e anche rubarlo dal baule di Don Lauro che non voleva lo suonasse. Lo vediamo penare, so�rire, arrendersi, ma ogni arresa durava poco, perché il suo desiderio di suonare era talmente grande che gli dava una spinta per proseguire e non rassegnarsi.“Se prendi la musica con sentimento, ti può tornare lo strumento”.L’asinello Mosè era sempre pronto a sostenere il piccolo Maurizio nel suo sogno, per tutto il �lm lo illumina con le sue perle di saggezza, al contrario di Angiulina, una gallina alquanto per�da e dispettosa con la voce di Maria Grazia Cucinotta che non fa altro che prenderlo in giro e scoraggiarlo.Ma nonostante lo sconforto di una madre che lo voleva zappatore, la di�coltà nel trovare uno strumento, Mauri-zio mostra e dimostra che il suo desiderio non era un semplice capriccio. Lo comprende anche il padre, che diventa una �gura importantissima per Maurizio. Lo accompagna alla prima lezione di musica da Don Paolino e Maurizio capisce con gli anni che suo padre era veramente l’unico che aveva creduto in lui sin da subito, tant’è che da adulto Maurizio si fa addirittura crescere i ba� per assomigliargli.“Devi imparare a chiedere aiuto ogni tanto, non puoi fare tutto da solo”Questo gli ricorda Mosè, infatti Maurizio per la prima volta chiede aiuto allo zingaro Mimì per riparare il tamburo, ma sarà alla �ne Don Lauro che gli darà il suo, mettendo da parte i ricordi legati allo strumento, rimasto inutiliz-zato e chiuso in un vecchio baule da anni.Papà Peppino, Don Lauro (fondatore della banda di Archi), Don Paolino (suonatore di tamburo della banda) e Mimì (zingaro della �umara) sono i quattro personaggi interpretati dallo stesso regista Marcello Fonte che, insieme alla determinazione e alla perseveran-za del piccolo Maurizio, contribuiranno a realizzare il suo sogno. In fondo questa favola è proprio la sua storia, come anche quella dell’altro regista, Paolo Tripodi, che nel quartiere di Archi ci ha vissuto per davvero.In questa società che non ascolta, vede poco e parla molto, dob-

UN SOGNO SEMPLICEttraverso il metronomo, posto nel camerino del famoso musicista Maurizio Fontani, che misura il tempo ed esplicita la scansione ritmica, il �lm ci porta indietro nel tempo, in un lungo �ashback che sembra una �aba, nei suoi di�coltosi ricordi d’infanzia per rivivere l’inizio del suo viaggio fantastico nel mondo della musica.Siamo negli anni ‘70 nel quartiere di Archi, un pezzo di territorio che costituisce la X circoscrizione del comune di Reggio Calabria nella parte nord della città.Maurizio ha 7 anni e vive in una vecchia casa di campagna con mamma Rosa e papà Peppino.Il ricordo che Maurizio aveva dei genitori era quello di una madre “sempre sudatissima, con le mani e i piedi sporchi di terra e le unghie nere” e di un padre che “si mostrava sempre scuro e seccato, ma dentro invece era un pezzo di pane”.I suoi genitori erano semplici contadini perennemente inda�arati nel lavoro e, mentre loro coltivavano la terra, Maurizio coltivava il sogno di suonare nella banda del paese.Un sogno semplice. Cosa ci vuole? Basta iscriversi ad un corso di musica, scegliere uno strumento, studiarlo e praticarlo. Eppure, anche se il sogno di Maurizio sembrava apparentemente semplice, la sua situazione non lo era per niente.

UNA SITUAZIONE DIFFICILECi troviamo in una Calabria a�annosa e gracile, terra di antichi valori, legata saldamente al terreno, alla coltiva-zione dell’ulivo, della vite, del gelso e all’allevamento del bestiame. I suoi genitori erano estremamente poveri, così poveri da non potersi assolutamente permettere di spendere soldi per le insensate �sime del �glio.“Mia mamma cacciava i soldi senza problemi solo quando si trattava di medicine e di malocchio. La musica che volevo fare io per lei era solo nu iocareddu, un capriccio.”Ma questo è anche comprensibile. Una famiglia talmente povera che viveva in una baracca e che a mala pena riusciva a cibarsi e a mettere la benzina alla macchina, come poteva pensare alla musica? I mestieri venivano tramandati di padre in �glio. Non era concepibile in una famiglia di contadini che un �glio potesse avere un’aspi- razione diversa da quella di voler diventare contadino. Nel passato era di�cile pensare ad un riscatto sociale,

biamo cercare di trovare il nostro spazio, dobbiamo essere una voce e non un’eco. Dalla banda del paese al grande teatro, dalla povertà alla ricchezza. Questo �lm nella sua poetica semplicità, che utilizza la genialità dei disegni come sottotitoli per comprendere il poco comprensibile dialetto, non esprime solo un immenso amore per la musica che non conosce ostacoli, ma racconta la storia di un sogno diventato realtà, rappresenta un dolce invito alla speranza e alla perseveranza, ci grida a gran voce che non serve essere un �glio d’arte per diventare un’artista, che non servono grandi raccomandazioni per diventare qualcuno perché, se vali davvero, il tuo talen-to e il tuo valore verranno riconosciuti. E anche quando ogni cosa sembra andarti contro, non bisogna mai arrendersi. I sogni facciamoli volare, nel cassetto lasciamoci i calzini.

RIFLETTIAMOCI UN PO’…fare un salto di qualità, uscire dallo status quo. Se uno era nato in una famiglia povera era quasi sempre destina-to a rimanerlo.Eppure Maurizio non era per niente interessato alle galline e ai lavori di campagna, era a�ascinato dalla banda del paese e si era innamorato della musica. Era un bambino alquanto ostinato, senza peli sulla lingua, duro come un mulo, forse non a caso il suo migliore amico era proprio Mosè, un asino con la voce di Lino Ban� che, a dispet-to della consueta credenza che gli asini siano animali stupidi, Mosè era amante della lettura e dispensatore di ottimi consigli.Il luogo preferito d’incontro di Maurizio e Mosè era la �umara, un piccolo ruscello quasi sempre asciutto dove la gente buttava quello che non gli serviva più, abitato dallo zingaro Mimì e dalla sua famiglia. Nella �umara ci si trovava di tutto: frigoriferi, lavatrici, televisori, vestiti...Agli occhi degli adulti, assorbiti dalla frenesia della vita quotidiana e dall’essenzialità, quella �umara poteva sem-brare una discarica, ma per il piccolo Maurizio rappresentava un magico parco giochi in cui poter fantasticare. I bambini hanno sempre avuto questa particolarità, questa capacità di meravigliarsi e di emozionarsi di fronte alle cose più semplici, riuscendo a trovare tutto nel nulla. Ogni strumento può diventare oggetto di gioco e ogni attività può diventare una spedizione esplorativa. I bambini hanno fantasia, si accontentano e in questo caso, accontentarsi non è una brutta cosa: Maurizio infatti, privo di strumento con cui esercitarsi a suonare, si accon-tenta di un tamburo antiquato, fatto di legno e di ferro che suonava male e pesava un quintale solo a vederlo. Ma non era importante, era uno strumento, il suo primo strumento e, ai suoi occhi, era il più bello del mondo.

DETERMINAZIONE E PERSEVERANZACome abbiamo già detto, Maurizio era un bambino molto testardo e quando non riusciva ad ottenere una cosa semplicemente chiedendola, faceva da sé. Infatti lo vediamo rubare cinque mila lire dalla borsa della madre per procurarsi il libro di musica che, purtroppo, gli sarà utile solo �no ad un certo punto, in quanto la teoria va sempre di pari passo con la pratica e, senza uno strumento, non poteva andare avanti. Vediamo Maurizio ripara-re il tamburo a modo suo e anche rubarlo dal baule di Don Lauro che non voleva lo suonasse. Lo vediamo penare, so�rire, arrendersi, ma ogni arresa durava poco, perché il suo desiderio di suonare era talmente grande che gli dava una spinta per proseguire e non rassegnarsi.“Se prendi la musica con sentimento, ti può tornare lo strumento”.L’asinello Mosè era sempre pronto a sostenere il piccolo Maurizio nel suo sogno, per tutto il �lm lo illumina con le sue perle di saggezza, al contrario di Angiulina, una gallina alquanto per�da e dispettosa con la voce di Maria Grazia Cucinotta che non fa altro che prenderlo in giro e scoraggiarlo.Ma nonostante lo sconforto di una madre che lo voleva zappatore, la di�coltà nel trovare uno strumento, Mauri-zio mostra e dimostra che il suo desiderio non era un semplice capriccio. Lo comprende anche il padre, che diventa una �gura importantissima per Maurizio. Lo accompagna alla prima lezione di musica da Don Paolino e Maurizio capisce con gli anni che suo padre era veramente l’unico che aveva creduto in lui sin da subito, tant’è che da adulto Maurizio si fa addirittura crescere i ba� per assomigliargli.“Devi imparare a chiedere aiuto ogni tanto, non puoi fare tutto da solo”Questo gli ricorda Mosè, infatti Maurizio per la prima volta chiede aiuto allo zingaro Mimì per riparare il tamburo, ma sarà alla �ne Don Lauro che gli darà il suo, mettendo da parte i ricordi legati allo strumento, rimasto inutiliz-zato e chiuso in un vecchio baule da anni.Papà Peppino, Don Lauro (fondatore della banda di Archi), Don Paolino (suonatore di tamburo della banda) e Mimì (zingaro della �umara) sono i quattro personaggi interpretati dallo stesso regista Marcello Fonte che, insieme alla determinazione e alla perseveran-za del piccolo Maurizio, contribuiranno a realizzare il suo sogno. In fondo questa favola è proprio la sua storia, come anche quella dell’altro regista, Paolo Tripodi, che nel quartiere di Archi ci ha vissuto per davvero.In questa società che non ascolta, vede poco e parla molto, dob-

UN SOGNO SEMPLICEttraverso il metronomo, posto nel camerino del famoso musicista Maurizio Fontani, che misura il tempo ed esplicita la scansione ritmica, il �lm ci porta indietro nel tempo, in un lungo �ashback che sembra una �aba, nei suoi di�coltosi ricordi d’infanzia per rivivere l’inizio del suo viaggio fantastico nel mondo della musica.Siamo negli anni ‘70 nel quartiere di Archi, un pezzo di territorio che costituisce la X circoscrizione del comune di Reggio Calabria nella parte nord della città.Maurizio ha 7 anni e vive in una vecchia casa di campagna con mamma Rosa e papà Peppino.Il ricordo che Maurizio aveva dei genitori era quello di una madre “sempre sudatissima, con le mani e i piedi sporchi di terra e le unghie nere” e di un padre che “si mostrava sempre scuro e seccato, ma dentro invece era un pezzo di pane”.I suoi genitori erano semplici contadini perennemente inda�arati nel lavoro e, mentre loro coltivavano la terra, Maurizio coltivava il sogno di suonare nella banda del paese.Un sogno semplice. Cosa ci vuole? Basta iscriversi ad un corso di musica, scegliere uno strumento, studiarlo e praticarlo. Eppure, anche se il sogno di Maurizio sembrava apparentemente semplice, la sua situazione non lo era per niente.

UNA SITUAZIONE DIFFICILECi troviamo in una Calabria a�annosa e gracile, terra di antichi valori, legata saldamente al terreno, alla coltiva-zione dell’ulivo, della vite, del gelso e all’allevamento del bestiame. I suoi genitori erano estremamente poveri, così poveri da non potersi assolutamente permettere di spendere soldi per le insensate �sime del �glio.“Mia mamma cacciava i soldi senza problemi solo quando si trattava di medicine e di malocchio. La musica che volevo fare io per lei era solo nu iocareddu, un capriccio.”Ma questo è anche comprensibile. Una famiglia talmente povera che viveva in una baracca e che a mala pena riusciva a cibarsi e a mettere la benzina alla macchina, come poteva pensare alla musica? I mestieri venivano tramandati di padre in �glio. Non era concepibile in una famiglia di contadini che un �glio potesse avere un’aspi- razione diversa da quella di voler diventare contadino. Nel passato era di�cile pensare ad un riscatto sociale,

orizzonti di luceorizzonti di luce 4

biamo cercare di trovare il nostro spazio, dobbiamo essere una voce e non un’eco. Dalla banda del paese al grande teatro, dalla povertà alla ricchezza. Questo �lm nella sua poetica semplicità, che utilizza la genialità dei disegni come sottotitoli per comprendere il poco comprensibile dialetto, non esprime solo un immenso amore per la musica che non conosce ostacoli, ma racconta la storia di un sogno diventato realtà, rappresenta un dolce invito alla speranza e alla perseveranza, ci grida a gran voce che non serve essere un �glio d’arte per diventare un’artista, che non servono grandi raccomandazioni per diventare qualcuno perché, se vali davvero, il tuo talen-to e il tuo valore verranno riconosciuti. E anche quando ogni cosa sembra andarti contro, non bisogna mai arrendersi. I sogni facciamoli volare, nel cassetto lasciamoci i calzini.

Nato a Reggio Calabria nel 1978. Musicista, performer e scultore. Si avvicina al cinema dal mondo delle mae-

stranze, passando poi alla recitazione. Asino vola è il suo primo progetto come regista.

Nato a Reggio Calabria nel 1978, dopo la maturità scienti�-ca frequenta il Centro Sperimentale di Cinematogra�a e si

diploma in Regia. È regista e co-sceneggiatore del saggio di diploma In casa di altri, inserito nel �lm a episodi Sei pezzi facili.

RIFLETTIAMOCI UN PO’…

i RegistiFonte

Marcello

fare un salto di qualità, uscire dallo status quo. Se uno era nato in una famiglia povera era quasi sempre destina-to a rimanerlo.Eppure Maurizio non era per niente interessato alle galline e ai lavori di campagna, era a�ascinato dalla banda del paese e si era innamorato della musica. Era un bambino alquanto ostinato, senza peli sulla lingua, duro come un mulo, forse non a caso il suo migliore amico era proprio Mosè, un asino con la voce di Lino Ban� che, a dispet-to della consueta credenza che gli asini siano animali stupidi, Mosè era amante della lettura e dispensatore di ottimi consigli.Il luogo preferito d’incontro di Maurizio e Mosè era la �umara, un piccolo ruscello quasi sempre asciutto dove la gente buttava quello che non gli serviva più, abitato dallo zingaro Mimì e dalla sua famiglia. Nella �umara ci si trovava di tutto: frigoriferi, lavatrici, televisori, vestiti...Agli occhi degli adulti, assorbiti dalla frenesia della vita quotidiana e dall’essenzialità, quella �umara poteva sem-brare una discarica, ma per il piccolo Maurizio rappresentava un magico parco giochi in cui poter fantasticare. I bambini hanno sempre avuto questa particolarità, questa capacità di meravigliarsi e di emozionarsi di fronte alle cose più semplici, riuscendo a trovare tutto nel nulla. Ogni strumento può diventare oggetto di gioco e ogni attività può diventare una spedizione esplorativa. I bambini hanno fantasia, si accontentano e in questo caso, accontentarsi non è una brutta cosa: Maurizio infatti, privo di strumento con cui esercitarsi a suonare, si accon-tenta di un tamburo antiquato, fatto di legno e di ferro che suonava male e pesava un quintale solo a vederlo. Ma non era importante, era uno strumento, il suo primo strumento e, ai suoi occhi, era il più bello del mondo.

DETERMINAZIONE E PERSEVERANZACome abbiamo già detto, Maurizio era un bambino molto testardo e quando non riusciva ad ottenere una cosa semplicemente chiedendola, faceva da sé. Infatti lo vediamo rubare cinque mila lire dalla borsa della madre per procurarsi il libro di musica che, purtroppo, gli sarà utile solo �no ad un certo punto, in quanto la teoria va sempre di pari passo con la pratica e, senza uno strumento, non poteva andare avanti. Vediamo Maurizio ripara-re il tamburo a modo suo e anche rubarlo dal baule di Don Lauro che non voleva lo suonasse. Lo vediamo penare, so�rire, arrendersi, ma ogni arresa durava poco, perché il suo desiderio di suonare era talmente grande che gli dava una spinta per proseguire e non rassegnarsi.“Se prendi la musica con sentimento, ti può tornare lo strumento”.L’asinello Mosè era sempre pronto a sostenere il piccolo Maurizio nel suo sogno, per tutto il �lm lo illumina con le sue perle di saggezza, al contrario di Angiulina, una gallina alquanto per�da e dispettosa con la voce di Maria Grazia Cucinotta che non fa altro che prenderlo in giro e scoraggiarlo.Ma nonostante lo sconforto di una madre che lo voleva zappatore, la di�coltà nel trovare uno strumento, Mauri-zio mostra e dimostra che il suo desiderio non era un semplice capriccio. Lo comprende anche il padre, che diventa una �gura importantissima per Maurizio. Lo accompagna alla prima lezione di musica da Don Paolino e Maurizio capisce con gli anni che suo padre era veramente l’unico che aveva creduto in lui sin da subito, tant’è che da adulto Maurizio si fa addirittura crescere i ba� per assomigliargli.“Devi imparare a chiedere aiuto ogni tanto, non puoi fare tutto da solo”Questo gli ricorda Mosè, infatti Maurizio per la prima volta chiede aiuto allo zingaro Mimì per riparare il tamburo, ma sarà alla �ne Don Lauro che gli darà il suo, mettendo da parte i ricordi legati allo strumento, rimasto inutiliz-zato e chiuso in un vecchio baule da anni.Papà Peppino, Don Lauro (fondatore della banda di Archi), Don Paolino (suonatore di tamburo della banda) e Mimì (zingaro della �umara) sono i quattro personaggi interpretati dallo stesso regista Marcello Fonte che, insieme alla determinazione e alla perseveran-za del piccolo Maurizio, contribuiranno a realizzare il suo sogno. In fondo questa favola è proprio la sua storia, come anche quella dell’altro regista, Paolo Tripodi, che nel quartiere di Archi ci ha vissuto per davvero.In questa società che non ascolta, vede poco e parla molto, dob-

UN SOGNO SEMPLICEttraverso il metronomo, posto nel camerino del famoso musicista Maurizio Fontani, che misura il tempo ed esplicita la scansione ritmica, il �lm ci porta indietro nel tempo, in un lungo �ashback che sembra una �aba, nei suoi di�coltosi ricordi d’infanzia per rivivere l’inizio del suo viaggio fantastico nel mondo della musica.Siamo negli anni ‘70 nel quartiere di Archi, un pezzo di territorio che costituisce la X circoscrizione del comune di Reggio Calabria nella parte nord della città.Maurizio ha 7 anni e vive in una vecchia casa di campagna con mamma Rosa e papà Peppino.Il ricordo che Maurizio aveva dei genitori era quello di una madre “sempre sudatissima, con le mani e i piedi sporchi di terra e le unghie nere” e di un padre che “si mostrava sempre scuro e seccato, ma dentro invece era un pezzo di pane”.I suoi genitori erano semplici contadini perennemente inda�arati nel lavoro e, mentre loro coltivavano la terra, Maurizio coltivava il sogno di suonare nella banda del paese.Un sogno semplice. Cosa ci vuole? Basta iscriversi ad un corso di musica, scegliere uno strumento, studiarlo e praticarlo. Eppure, anche se il sogno di Maurizio sembrava apparentemente semplice, la sua situazione non lo era per niente.

UNA SITUAZIONE DIFFICILECi troviamo in una Calabria a�annosa e gracile, terra di antichi valori, legata saldamente al terreno, alla coltiva-zione dell’ulivo, della vite, del gelso e all’allevamento del bestiame. I suoi genitori erano estremamente poveri, così poveri da non potersi assolutamente permettere di spendere soldi per le insensate �sime del �glio.“Mia mamma cacciava i soldi senza problemi solo quando si trattava di medicine e di malocchio. La musica che volevo fare io per lei era solo nu iocareddu, un capriccio.”Ma questo è anche comprensibile. Una famiglia talmente povera che viveva in una baracca e che a mala pena riusciva a cibarsi e a mettere la benzina alla macchina, come poteva pensare alla musica? I mestieri venivano tramandati di padre in �glio. Non era concepibile in una famiglia di contadini che un �glio potesse avere un’aspi- razione diversa da quella di voler diventare contadino. Nel passato era di�cile pensare ad un riscatto sociale,

FonteMarcello

TripodiPaoloPaolo

Tripodi

Un bambino che insegue il sogno di diventare musicista, una mamma che considera la musica un capriccio che la famiglia non può permettersi ed un asino parlante come amico. Siamo di fronte ad una favola contemporanea?Abbiamo provato a calarci nell’immaginazione di un bambino, a vedere il mondo attraverso i suoi occhi e a sentirlo attraverso le sue orecchie. Partendo da una storia molto vera e da una grande passione per il mondo degli animali e per la vita contadina, ci siamo concessi il lusso di immaginare cose che vanno oltre il reale, convinti che l’immaginazione sia un campo di apprendimento, di scoperta, di inventiva straordinario.

Come è nata l’idea di un �lm che ha come protagonista un bambino?Intanto penso che sia stata una scelta coraggiosa da parte nostra e da tutti coloro che hanno sposato il progetto, anche perché il protagonista non è l’unico bambino ad avere un ruolo in questo �lm. Credo sia sempre una scommessa far adattare dei bambini a un sistema produttivo che ha rigide regole di lavoro. Per venire invece alla tua domanda, come dicevo prima il �lm trae origine da una storia vera, che è una storia che si svolge nell’infanzia e proprio per questo ci ha colpito. Ci è piaciuto immaginare che dentro un corpo minuto si nascondesse un’energia straordinaria. Crediamo sia da esempio per chi ha le spalle larghe e si butta giù alle prime di�coltà.

De�niresti Asino vola un �lm per bambini?Nell’accezione generale credo sia un �lm per bambini, però aggiungo che io non sono un bambino, ma adoro vedere certi �lm per bambini.

Maurizio è un bambino caparbio. Cosa può insegnare ai piccoli spettatori e ai loro genitori?Si può dire che Asino vola sia un �lm per bambini, ma anche e forse ancora di più per i genitori: è un �lm sulla potenza del desiderio, intenso nel suo signi�cato più profondo, come capacità di cogliere e sentire la

mancanza di ciò che è necessario alla vita, la ricerca della propria stella, aggiunto alla consapevolezza di un limite, la povertà materiale e culturale, che non ti inchioda ma che aguzza l’ingegno e alimenta un orizzonte di speranza e realizzazione personale. Nella dialettica �glio/genitori si costruisce l’identità di Maurizio, si concretizza la sua emancipazione dal “destino”, verso una dimensione extra familiare. Il �lm può essere visto come un percorso di riscatto che passa attraverso la “conquista” della stima e del rispetto dei propri genitori. Papà Peppino, apparentemente distante, accompagnando il �glio da don Paolino comprende �nalmente l’importanza che per lui ha la musica e si rende utile mettendo a disposizione ciò che ha, permettendo che si possa nutrire dell’apprendimento di altri padri. Mamma Rosa, per tutto il tempo ostile e riluttante a lascia-re che il �glio prenda la strada che ha scelto, alla �ne è conquistata anche lei: quel Maurizio che per tutto il tempo ha scalciato, urlato, implorato alla �ne le mette nelle mani i soldi guadagnati suonando.

L’avventura di Maurizio inizia in una �umara, un corso d’acqua il cui letto resta secco per buona parte dell’anno. Per te e i tuoi coetanei era, come per il protagonista del �lm, un luogo in cui giocare e inventa-re avventure?La �umara, credo che per tanti bambini nati nella provincia di Reggio Calabria, abbia avuto e abbia un fasci-no particolare. In un territorio tanto aspro, rappresenta la possibilità di esplorare, di inoltrarsi senza troppa di�coltà, di dare libero sfogo alla propria curiosità: è stata credo la nostra “frontiera”.

La tua passione per il cinema è iniziata da bambino?Da bambino i �lm mi colpivano, come, credo, accada a tutti. La passione per il cinema è nata più tardi, quando ero adolescente. A quindici anni realizzammo un western con un solo cavallo e tanto paesaggio. Il cinema è tutto sommato un bellissimo gioco, fatto molto seriamente.

orizzonti di luceorizzonti di luce 5

(Bolognanidi, 11 agosto 2015)

1. Descrivi il personaggio di Maurizio. Come vive e cosa sogna?

2. Cosa rappresenta per Maurizio la �umara?

3. Quali sono i principali ostacoli nella realizzazione del sogno di Maurizio?

4. Come mai la madre di Maurizio non sostiene il �glio nel suo sogno?

5. Descrivi i personaggi dell’asino Mosè e della gallina Angiulina.

6. Quali sono le sensazioni che hai provato guardando questo �lm?

7. Che signi�cato dai al titolo Asino vola?

8. Ti piace la musica? Suoni o hai mai suonato uno strumento?

9. E tu hai un sogno da realizzare? Racconta e poi confrontati con i tuoi compagni.

biamo cercare di trovare il nostro spazio, dobbiamo essere una voce e non un’eco. Dalla banda del paese al grande teatro, dalla povertà alla ricchezza. Questo �lm nella sua poetica semplicità, che utilizza la genialità dei disegni come sottotitoli per comprendere il poco comprensibile dialetto, non esprime solo un immenso amore per la musica che non conosce ostacoli, ma racconta la storia di un sogno diventato realtà, rappresenta un dolce invito alla speranza e alla perseveranza, ci grida a gran voce che non serve essere un �glio d’arte per diventare un’artista, che non servono grandi raccomandazioni per diventare qualcuno perché, se vali davvero, il tuo talen-to e il tuo valore verranno riconosciuti. E anche quando ogni cosa sembra andarti contro, non bisogna mai arrendersi. I sogni facciamoli volare, nel cassetto lasciamoci i calzini.

FERMO IMMAGINE

orizzonti di luceorizzonti di luce 6Scheda a cura di Maria Rosaria Flotta

fare un salto di qualità, uscire dallo status quo. Se uno era nato in una famiglia povera era quasi sempre destina-to a rimanerlo.Eppure Maurizio non era per niente interessato alle galline e ai lavori di campagna, era a�ascinato dalla banda del paese e si era innamorato della musica. Era un bambino alquanto ostinato, senza peli sulla lingua, duro come un mulo, forse non a caso il suo migliore amico era proprio Mosè, un asino con la voce di Lino Ban� che, a dispet-to della consueta credenza che gli asini siano animali stupidi, Mosè era amante della lettura e dispensatore di ottimi consigli.Il luogo preferito d’incontro di Maurizio e Mosè era la �umara, un piccolo ruscello quasi sempre asciutto dove la gente buttava quello che non gli serviva più, abitato dallo zingaro Mimì e dalla sua famiglia. Nella �umara ci si trovava di tutto: frigoriferi, lavatrici, televisori, vestiti...Agli occhi degli adulti, assorbiti dalla frenesia della vita quotidiana e dall’essenzialità, quella �umara poteva sem-brare una discarica, ma per il piccolo Maurizio rappresentava un magico parco giochi in cui poter fantasticare. I bambini hanno sempre avuto questa particolarità, questa capacità di meravigliarsi e di emozionarsi di fronte alle cose più semplici, riuscendo a trovare tutto nel nulla. Ogni strumento può diventare oggetto di gioco e ogni attività può diventare una spedizione esplorativa. I bambini hanno fantasia, si accontentano e in questo caso, accontentarsi non è una brutta cosa: Maurizio infatti, privo di strumento con cui esercitarsi a suonare, si accon-tenta di un tamburo antiquato, fatto di legno e di ferro che suonava male e pesava un quintale solo a vederlo. Ma non era importante, era uno strumento, il suo primo strumento e, ai suoi occhi, era il più bello del mondo.

DETERMINAZIONE E PERSEVERANZACome abbiamo già detto, Maurizio era un bambino molto testardo e quando non riusciva ad ottenere una cosa semplicemente chiedendola, faceva da sé. Infatti lo vediamo rubare cinque mila lire dalla borsa della madre per procurarsi il libro di musica che, purtroppo, gli sarà utile solo �no ad un certo punto, in quanto la teoria va sempre di pari passo con la pratica e, senza uno strumento, non poteva andare avanti. Vediamo Maurizio ripara-re il tamburo a modo suo e anche rubarlo dal baule di Don Lauro che non voleva lo suonasse. Lo vediamo penare, so�rire, arrendersi, ma ogni arresa durava poco, perché il suo desiderio di suonare era talmente grande che gli dava una spinta per proseguire e non rassegnarsi.“Se prendi la musica con sentimento, ti può tornare lo strumento”.L’asinello Mosè era sempre pronto a sostenere il piccolo Maurizio nel suo sogno, per tutto il �lm lo illumina con le sue perle di saggezza, al contrario di Angiulina, una gallina alquanto per�da e dispettosa con la voce di Maria Grazia Cucinotta che non fa altro che prenderlo in giro e scoraggiarlo.Ma nonostante lo sconforto di una madre che lo voleva zappatore, la di�coltà nel trovare uno strumento, Mauri-zio mostra e dimostra che il suo desiderio non era un semplice capriccio. Lo comprende anche il padre, che diventa una �gura importantissima per Maurizio. Lo accompagna alla prima lezione di musica da Don Paolino e Maurizio capisce con gli anni che suo padre era veramente l’unico che aveva creduto in lui sin da subito, tant’è che da adulto Maurizio si fa addirittura crescere i ba� per assomigliargli.“Devi imparare a chiedere aiuto ogni tanto, non puoi fare tutto da solo”Questo gli ricorda Mosè, infatti Maurizio per la prima volta chiede aiuto allo zingaro Mimì per riparare il tamburo, ma sarà alla �ne Don Lauro che gli darà il suo, mettendo da parte i ricordi legati allo strumento, rimasto inutiliz-zato e chiuso in un vecchio baule da anni.Papà Peppino, Don Lauro (fondatore della banda di Archi), Don Paolino (suonatore di tamburo della banda) e Mimì (zingaro della �umara) sono i quattro personaggi interpretati dallo stesso regista Marcello Fonte che, insieme alla determinazione e alla perseveran-za del piccolo Maurizio, contribuiranno a realizzare il suo sogno. In fondo questa favola è proprio la sua storia, come anche quella dell’altro regista, Paolo Tripodi, che nel quartiere di Archi ci ha vissuto per davvero.In questa società che non ascolta, vede poco e parla molto, dob-

UN SOGNO SEMPLICEttraverso il metronomo, posto nel camerino del famoso musicista Maurizio Fontani, che misura il tempo ed esplicita la scansione ritmica, il �lm ci porta indietro nel tempo, in un lungo �ashback che sembra una �aba, nei suoi di�coltosi ricordi d’infanzia per rivivere l’inizio del suo viaggio fantastico nel mondo della musica.Siamo negli anni ‘70 nel quartiere di Archi, un pezzo di territorio che costituisce la X circoscrizione del comune di Reggio Calabria nella parte nord della città.Maurizio ha 7 anni e vive in una vecchia casa di campagna con mamma Rosa e papà Peppino.Il ricordo che Maurizio aveva dei genitori era quello di una madre “sempre sudatissima, con le mani e i piedi sporchi di terra e le unghie nere” e di un padre che “si mostrava sempre scuro e seccato, ma dentro invece era un pezzo di pane”.I suoi genitori erano semplici contadini perennemente inda�arati nel lavoro e, mentre loro coltivavano la terra, Maurizio coltivava il sogno di suonare nella banda del paese.Un sogno semplice. Cosa ci vuole? Basta iscriversi ad un corso di musica, scegliere uno strumento, studiarlo e praticarlo. Eppure, anche se il sogno di Maurizio sembrava apparentemente semplice, la sua situazione non lo era per niente.

UNA SITUAZIONE DIFFICILECi troviamo in una Calabria a�annosa e gracile, terra di antichi valori, legata saldamente al terreno, alla coltiva-zione dell’ulivo, della vite, del gelso e all’allevamento del bestiame. I suoi genitori erano estremamente poveri, così poveri da non potersi assolutamente permettere di spendere soldi per le insensate �sime del �glio.“Mia mamma cacciava i soldi senza problemi solo quando si trattava di medicine e di malocchio. La musica che volevo fare io per lei era solo nu iocareddu, un capriccio.”Ma questo è anche comprensibile. Una famiglia talmente povera che viveva in una baracca e che a mala pena riusciva a cibarsi e a mettere la benzina alla macchina, come poteva pensare alla musica? I mestieri venivano tramandati di padre in �glio. Non era concepibile in una famiglia di contadini che un �glio potesse avere un’aspi- razione diversa da quella di voler diventare contadino. Nel passato era di�cile pensare ad un riscatto sociale,

Un bambino che insegue il sogno di diventare musicista, una mamma che considera la musica un capriccio che la famiglia non può permettersi ed un asino parlante come amico. Siamo di fronte ad una favola contemporanea?Abbiamo provato a calarci nell’immaginazione di un bambino, a vedere il mondo attraverso i suoi occhi e a sentirlo attraverso le sue orecchie. Partendo da una storia molto vera e da una grande passione per il mondo degli animali e per la vita contadina, ci siamo concessi il lusso di immaginare cose che vanno oltre il reale, convinti che l’immaginazione sia un campo di apprendimento, di scoperta, di inventiva straordinario.

Come è nata l’idea di un �lm che ha come protagonista un bambino?Intanto penso che sia stata una scelta coraggiosa da parte nostra e da tutti coloro che hanno sposato il progetto, anche perché il protagonista non è l’unico bambino ad avere un ruolo in questo �lm. Credo sia sempre una scommessa far adattare dei bambini a un sistema produttivo che ha rigide regole di lavoro. Per venire invece alla tua domanda, come dicevo prima il �lm trae origine da una storia vera, che è una storia che si svolge nell’infanzia e proprio per questo ci ha colpito. Ci è piaciuto immaginare che dentro un corpo minuto si nascondesse un’energia straordinaria. Crediamo sia da esempio per chi ha le spalle larghe e si butta giù alle prime di�coltà.

De�niresti Asino vola un �lm per bambini?Nell’accezione generale credo sia un �lm per bambini, però aggiungo che io non sono un bambino, ma adoro vedere certi �lm per bambini.

Maurizio è un bambino caparbio. Cosa può insegnare ai piccoli spettatori e ai loro genitori?Si può dire che Asino vola sia un �lm per bambini, ma anche e forse ancora di più per i genitori: è un �lm sulla potenza del desiderio, intenso nel suo signi�cato più profondo, come capacità di cogliere e sentire la

mancanza di ciò che è necessario alla vita, la ricerca della propria stella, aggiunto alla consapevolezza di un limite, la povertà materiale e culturale, che non ti inchioda ma che aguzza l’ingegno e alimenta un orizzonte di speranza e realizzazione personale. Nella dialettica �glio/genitori si costruisce l’identità di Maurizio, si concretizza la sua emancipazione dal “destino”, verso una dimensione extra familiare. Il �lm può essere visto come un percorso di riscatto che passa attraverso la “conquista” della stima e del rispetto dei propri genitori. Papà Peppino, apparentemente distante, accompagnando il �glio da don Paolino comprende �nalmente l’importanza che per lui ha la musica e si rende utile mettendo a disposizione ciò che ha, permettendo che si possa nutrire dell’apprendimento di altri padri. Mamma Rosa, per tutto il tempo ostile e riluttante a lascia-re che il �glio prenda la strada che ha scelto, alla �ne è conquistata anche lei: quel Maurizio che per tutto il tempo ha scalciato, urlato, implorato alla �ne le mette nelle mani i soldi guadagnati suonando.

L’avventura di Maurizio inizia in una �umara, un corso d’acqua il cui letto resta secco per buona parte dell’anno. Per te e i tuoi coetanei era, come per il protagonista del �lm, un luogo in cui giocare e inventa-re avventure?La �umara, credo che per tanti bambini nati nella provincia di Reggio Calabria, abbia avuto e abbia un fasci-no particolare. In un territorio tanto aspro, rappresenta la possibilità di esplorare, di inoltrarsi senza troppa di�coltà, di dare libero sfogo alla propria curiosità: è stata credo la nostra “frontiera”.

La tua passione per il cinema è iniziata da bambino?Da bambino i �lm mi colpivano, come, credo, accada a tutti. La passione per il cinema è nata più tardi, quando ero adolescente. A quindici anni realizzammo un western con un solo cavallo e tanto paesaggio. Il cinema è tutto sommato un bellissimo gioco, fatto molto seriamente.

PARLA LA… GALLINA!(MARIA GRAZIA CUCINOTTA)

Quando mi hanno proposto di fare una gallina vera non ci credevo, pensavo che fosse uno scherzo di mio marito e dei suoi amici. E invece si tratta di un �lm molto serio che parla di un sogno in un modo originale. Poi, grazie a questo �lm, ho avuto anche la possibilità di aiutare un’associazione a cui io tengo molto (AIRL - Associazione italiana per la lotta al retinoblastoma), perché parte del ricavato andrà appunto all’associazione. Perciò sono molto legata a questo progetto. È un �lm pieno di emozioni, di verità e di poesia. »

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