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cchii o. M. I titolo pane- Jiccola ostino Ma- . Festa temila me, la re del- mez• Mm, nsiglii Pisani covile. unente gine. 13enizi vi di i buon nezzo- .4 pane .naloga indi lizione uno si, ate dai Num. 26. ANNO VI. Insa, ,24 Agosto 1S7S1 FIDE ET OPERIBUS PERIODICO SETTIMANALE Deus Vos benedica, dummodo Veritas praecedat, cornitetur et seguano.. P. PP. IX. ( Pio 1X aoii Scrittori della Croce Pisana) AVVERTEt4ZE L'Ufficio della Direzione e Amministrazione è alla Tipografia posta via della Faggiola n. -. Le lettere non francate si respingono. - I mittnis&itei ancorchè non pubblicati non si restituiscono. - Si renderà conto dei libri e giorna- li rimessi all'Uffizio qualora sieno conformi allo spirito del periodico.- Gli annunzi cent. 15 per linea o spazio di linea. PREZZO ANTICIPATO DI ABBONAMENTO A domicilio in tutta l'Italia — Un anno L. 4: 60 Un semo stre L. 2, 30 Un trimestre L. 1, 15. — anno L. 4, 00 — Un semestre L. 2, 00 — Un trimestre L. 1, 00. Un numero separato costa cent. 7, arretrato 14. OGNI SABATO SI l'Uli,LICA 1• i EMI UN TERRIBILE FLAGELLO È già qualche tempo che i giornali nostrani ed esteri tengono parola della tremenda calamità che grava sopra molte popolose provincie del vastissimo Impero Chinese. È la fa'me, che, con tutti gli or- rori che l'accompagnano, miete innume- rabili vittime in quelle regioni non ancora del tutto rigenerate alla fede di Cristo. Straziano veramente il cuore le descri- zioni che di tal flagello ne scrivono di là i missionarii cattolici, implorando soc- corsi dalla civile - Europa onde sovvenire in parte a tanti mali. Una delle provincie però in cui la ca- restia maggiormente infierisce é Chen-Si. Colà trovasi come Vescovo ausiliare nel- l' opera dell' evangelizzazione degl' infedeli un lucchese, Mons. Amato Pagnucci. Egli dopo aver sofferto lungamente i disastri della carestia che affligge quelle contrade, si è rivolto agli Italiani e specialmente ai suoi concittadini di Lucca, onde im- plorare unpo' di carità per le vittime della fame . Ecco quanto scriveva quel pio missionario in data 20 aprile di que- sto anno, al periodico Le Missioni Cat- toliche di Milano : « Leggere la descrizione della fame in 21 APPENDICE «C. BUIL IllErg _z 11116. inki; Il Signore, volendo risparmiare a Beauval un tanto peccato. e forse mosso dalle preghiere della figlia di lui, permise che il capitano sog- giacesse ad uno stato -di allucinazione, fors' anche 'dotto dalla mancanza di cibo ed aumentato ancora dal freddo. Cogli occhi spalancati per ef- fetto nervoso ebbe come una visione. Gli parve li vedere il cielo aprirsi e distinse sotto un pa- padiglione risplendente di luce due figure stret- tamente unite. In una ravvisò la sua diletta Ca- rolina, e nell'altra lo sposo di lei. Però queste -.11111~~~,- - . ■•■•■••■■■•1111•14...... un libro o in un foglio qualunque, molte volte muove a pietà ed strae dagli oc- chi le lagrime; ma trovarsi al fatto spe- cialmente trattandosi d'individui dei qtiali si ha il peso di gravissima responsabilità, come lo ha un Vescovo, è cosa da non potersi esprimere a parole : è un crepa- cuore continuo, è un'afflizione così grande che tiene giorno e notte in agitazione ed abbattimento di animo, che solo può a- verne un' idea chi l' ha provato. « Son dunque circa tre anni che qui non piove e dove più, dove meno, tutti in questa gran provincia di Chen-Si hanno sperimentato i tristi effetti di que- sta costante aridità ». Dopo aver fatto un poco di Storia del flagello e accennato agli scheletri ambu- lanti, ai morti lungo le vie, alle loro ossa insepolte, e a sainiglianti orrori, il dolen- tissimo Prelato prosegue : « Con tante strettezze si può figurare quanto sia gran- de il numero di quei che restano conti- nuamente vittime di questo flagello. Par- lando solamente dei cristiani , in quei luoghi dove si fece prima sentire la ca- restia, sono spariti, e se qualcuno è an- cor vivente, è perchè se n'è fuggito presso di noi. Negli altri luoghi ne son morti non pochi. Ora poi comincia il guaio ge- nerale, e se il Signore non ci provvede, di cento sarà difficile ve ne posson re- staro due o tre. In generale, tra gli emi- grati ed i morti, tutti dicono che gli a- bitanti di qui, di tre parti due non vi due figure erano confuse, come avvolte in un velo vaporoso. Ad un tratto gli sembrò che quella ef- fige della figlia sua aprisse la bocca e pronun- ziasse queste parole: Padre mio, coraggio, non ti lasciare abbat- tere, rivolgiti al tuo Dio che ti ha così forte- mente provato per richiamarti a Lui. Soffri con pazienza in espiazione di averlo per tanto tem- po dimenticato. Egli ti ricompenserà sulla terra facendoti ritornare nella patria tua, ove un'orfanel- la ha bisogno del tuo appoggio. Ed un giorno ver- rà in cui riuniti tutti quassù fra gli angioli, go- dremo insieme della celeste beatitudine. » Il capitano mosso da una forza soprannatu- sale, si sollevò sul suo giaciglio; stese le braccia come per afferrare la figlia, tanto la visione gli era sembrata vera. Tutto era sparito. Però la luce si era fatta nell'anima elel nostro esiliato. Si servì delle poche forze che gli rimanevano per trascinarsi verso la tavola, ove era posata una fiaschetta contenente un poco d'acquavite e pro- curò di trangugiarne alcune goccio. Le prime passarono a stento; ma finalmente gli riesci. son più. Per la qual cosa da se si può figurare quanti sieno coloro che conti- nuamente da tutte le parti vengono a raccomandarsi alla nostra pietà. Bisogne- rebbe non aver viscere per non commuo- versi a tanti strazi, e molte volte è im- possibile non togliersi dalla bocca il pro- prio pane per farne parta a quei che vicino ci muoion d'inedia. « Quei che leggeran questa lettera crederanno che io amplifichi , ma non dico un millesimo di quanto ho veduto e tutto giorno sperimento.... Ad ceni passo s' incontrano cadaveri, ossa scom- poste, teschi spolpati, avanzo della mi- sera umanità deperita , senza trovare una pietosa mano da darle sepoltura_ Il più terribile spettacolo si è di veder continuamente scheletri ambulanti , che per la sfinitezza appena possono reg- gersi in piedi. Fa orrore il vedere di che si cibano.... Le scorze e le foglie degli alberi, la paglia ridotta in farina, le radiche di qualunque specie, tutto è nutrimento di questa povera gente, e non può trovarne che a stento. Non son ra- ri neppure quei che si cibano delle carni degli umani cadaveri .... « La nostra residenza è divenuta co- me un grande ospedale, al quale si af- fluisce da tutte le parti. Sono miseri gli aiuti che noi loro prestiamo , perché noi pure siamo assai ristretti , ma non è possibile ottenerne migliori altrove. Almeno qui quando muoiono sono muniti berne abbastanza, per ritrovare un poco di ener- gia. Se ne servi per umiliarsi nella polvere o domandare a Dio un generoso perdono, con calde lacrime che sgorgavano dai suoi occhi abbondan- ti e sincere. Calmata un poco questa prima e- saltazione, si assise davanti alla tavola e si cibò leggermente di un pesce lesso, che gli sembrò orribile, lo buttò giù con un' altra sorso di ac- quavite, e si ricoricò, domandando a Dio di ac- cordagli un poco di sonno per rinvigorire le sue membra indebolite , onde potere con coraggio, cominciare una vita nuova consacrata al penti- mento ed alla rassegnazione. Iddio però, sempre compassionevole anche quando gastiga, preparava al nostro esiliato una qualche consolazione. Tra coloro che avevano por- tato il cibo al capitano, si trovava un giovine Tartaro che non era esiliato, ma che aveva ot- tenuto di dividere la sorte del vecchio suo nonno, incapace di provvedere ai proprii bisogni a ca- gione delle sue infermità. Il giovane Ivan , non potè contemplare senza una profonda compas- sione il moribondo capitano, e si decise, appena di- al ono al- a le lerò iche che nne. uno, e o- ;iolo 'esso re e mio- ', del nute icità se i e di v'è Par- :erta ran- t dia ; non o r - iroro i Pa- unto giun- zione della 3rra- cer- atevi tvere itore; Ore e seno a dol- , e col i ico- r() del :olare s p re- Dsanti cor- man- 11 111~1~eir matI 711' Zii -ti Now r A* 'fa P sok a w dar

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Num. 26.ANNO VI. Insa, ,24 Agosto 1S7S1

FIDE ET OPERIBUS

PERIODICO SETTIMANALE

Deus Vos benedica, dummodo Veritaspraecedat, cornitetur et seguano..

P. PP. IX.

( Pio 1X aoii Scrittori della Croce Pisana)

AVVERTEt4ZEL'Ufficio della Direzione e Amministrazione è alla Tipografia

posta via della Faggiola n. -. Le lettere non francatesi respingono. - I mittnis&itei ancorchè non pubblicatinon si restituiscono. - Si renderà conto dei libri e giorna-li rimessi all'Uffizio qualora sieno conformi allo spirito delperiodico.- Gli annunzi cent. 15 per linea o spazio di linea.

PREZZO ANTICIPATO DI ABBONAMENTO

A domicilio in tutta l'Italia — Un anno L. 4: 60 — Un semostre L. 2, 30 — Un trimestre L. 1, 15. — —anno L. 4, 00 — Un semestre L. 2, 00 — Un trimestreL. 1, 00.

Un numero separato costa cent. 7, arretrato 14.OGNI SABATO

SI l'Uli,LICA

1•

i

EMI

UN TERRIBILE FLAGELLOÈ già qualche tempo che i giornali

nostrani ed esteri tengono parola dellatremenda calamità che grava sopra moltepopolose provincie del vastissimo ImperoChinese. È la fa'me, che, con tutti gli or-rori che l'accompagnano, miete innume-rabili vittime in quelle regioni non ancoradel tutto rigenerate alla fede di Cristo.Straziano veramente il cuore le descri-zioni che di tal flagello ne scrivono di lài missionarii cattolici, implorando soc-corsi dalla civile - Europa onde sovvenirein parte a tanti mali.

Una delle provincie però in cui la ca-restia maggiormente infierisce é Chen-Si.Colà trovasi come Vescovo ausiliare nel-l' opera dell' evangelizzazione degl' infedeliun lucchese, Mons. Amato Pagnucci. Eglidopo aver sofferto lungamente i disastridella carestia che affligge quelle contrade,si è rivolto agli Italiani e specialmenteai suoi concittadini di Lucca, onde im-plorare unpo' di carità per le vittimedella fame . Ecco quanto scriveva quelpio missionario in data 20 aprile di que-sto anno, al periodico Le Missioni Cat-toliche di Milano :

« Leggere la descrizione della fame in

21 APPENDICE

«C. BUIL IllErg _z 11116. inki;

Il Signore, volendo risparmiare a Beauvalun tanto peccato. e forse mosso dalle preghieredella figlia di lui, permise che il capitano sog-giacesse ad uno stato -di allucinazione, fors' anche'dotto dalla mancanza di cibo ed aumentato

ancora dal freddo. Cogli occhi spalancati per ef-fetto nervoso ebbe come una visione. Gli parveli vedere il cielo aprirsi e distinse sotto un pa-padiglione risplendente di luce due figure stret-tamente unite. In una ravvisò la sua diletta Ca-rolina, e nell'altra lo sposo di lei. Però queste

-.11111~~~,- -. ■•■•■••■■■•1111•14......

un libro o in un foglio qualunque, moltevolte muove a pietà ed strae dagli oc-chi le lagrime; ma trovarsi al fatto spe-cialmente trattandosi d'individui dei qtialisi ha il peso di gravissima responsabilità,come lo ha un Vescovo, è cosa da nonpotersi esprimere a parole : è un crepa-cuore continuo, è un'afflizione così grandeche tiene giorno e notte in agitazione edabbattimento di animo, che solo può a-verne un' idea chi l' ha provato.

« Son dunque circa tre anni che quinon piove e dove più, dove meno, tuttiin questa gran provincia di Chen-Sihanno sperimentato i tristi effetti di que-sta costante aridità ».

Dopo aver fatto un poco di Storia delflagello e accennato agli scheletri ambu-lanti, ai morti lungo le vie, alle loro ossainsepolte, e a sainiglianti orrori, il dolen-tissimo Prelato prosegue : « Con tantestrettezze si può figurare quanto sia gran-de il numero di quei che restano conti-nuamente vittime di questo flagello. Par-lando solamente dei cristiani , in queiluoghi dove si fece prima sentire la ca-restia, sono spariti, e se qualcuno è an-cor vivente, è perchè se n'è fuggito pressodi noi. Negli altri luoghi ne son mortinon pochi. Ora poi comincia il guaio ge-nerale, e se il Signore non ci provvede,di cento sarà difficile ve ne posson re-staro due o tre. In generale, tra gli emi-grati ed i morti, tutti dicono che gli a-bitanti di qui, di tre parti due non vi

due figure erano confuse, come avvolte in un velovaporoso. Ad un tratto gli sembrò che quella ef-fige della figlia sua aprisse la bocca e pronun-ziasse queste parole:

Padre mio, coraggio, non ti lasciare abbat-tere, rivolgiti al tuo Dio che ti ha così forte-mente provato per richiamarti a Lui. Soffri conpazienza in espiazione di averlo per tanto tem-po dimenticato. Egli ti ricompenserà sulla terrafacendoti ritornare nella patria tua, ove un'orfanel-la ha bisogno del tuo appoggio. Ed un giorno ver-rà in cui riuniti tutti quassù fra gli angioli, go-dremo insieme della celeste beatitudine. »

Il capitano mosso da una forza soprannatu-sale, si sollevò sul suo giaciglio; stese le bracciacome per afferrare la figlia, tanto la visione gliera sembrata vera. Tutto era sparito. Però laluce si era fatta nell'anima elel nostro esiliato.Si servì delle poche forze che gli rimanevano pertrascinarsi verso la tavola, ove era posata unafiaschetta contenente un poco d'acquavite e pro-curò di trangugiarne alcune goccio. Le primepassarono a stento; ma finalmente gli riesci.

son più. Per la qual cosa da se si puòfigurare quanti sieno coloro che conti-nuamente da tutte le parti vengono araccomandarsi alla nostra pietà. Bisogne-rebbe non aver viscere per non commuo-versi a tanti strazi, e molte volte è im-possibile non togliersi dalla bocca il pro-prio pane per farne parta a quei chevicino ci muoion d'inedia.

« Quei che leggeran questa letteracrederanno che io amplifichi , ma nondico un millesimo di quanto ho vedutoe tutto giorno sperimento.... Ad cenipasso s' incontrano cadaveri, ossa scom-poste, teschi spolpati, avanzo della mi-sera umanità deperita , senza trovareuna pietosa mano da darle sepoltura_Il più terribile spettacolo si è di vedercontinuamente scheletri ambulanti , cheper la sfinitezza appena possono reg-gersi in piedi. Fa orrore il vedere diche si cibano.... Le scorze e le fogliedegli alberi, la paglia ridotta in farina,le radiche di qualunque specie, tutto ènutrimento di questa povera gente, e nonpuò trovarne che a stento. Non son ra-ri neppure quei che si cibano delle carnidegli umani cadaveri ....

« La nostra residenza è divenuta co-me un grande ospedale, al quale si af-fluisce da tutte le parti. Sono miserigli aiuti che noi loro prestiamo , perchénoi pure siamo assai ristretti , ma nonè possibile ottenerne migliori altrove.Almeno qui quando muoiono sono muniti

berne abbastanza, per ritrovare un poco di ener-gia. Se ne servi per umiliarsi nella polvere odomandare a Dio un generoso perdono, con caldelacrime che sgorgavano dai suoi occhi abbondan-ti e sincere. Calmata un poco questa prima e-saltazione, si assise davanti alla tavola e si cibòleggermente di un pesce lesso, che gli sembròorribile, lo buttò giù con un' altra sorso di ac-quavite, e si ricoricò, domandando a Dio di ac-cordagli un poco di sonno per rinvigorire le suemembra indebolite , onde potere con coraggio,cominciare una vita nuova consacrata al penti-mento ed alla rassegnazione.

Iddio però, sempre compassionevole anchequando gastiga, preparava al nostro esiliato unaqualche consolazione. Tra coloro che avevano por-tato il cibo al capitano, si trovava un giovineTartaro che non era esiliato, ma che aveva ot-tenuto di dividere la sorte del vecchio suo nonno,incapace di provvedere ai proprii bisogni a ca-gione delle sue infermità. Il giovane Ivan , nonpotè contemplare senza una profonda compas-sione il moribondo capitano, e si decise, appena

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dei SS. Sacramenti, ed hanno la conso-lazione di esser sepolti , ciò che altrovenon è loro dato sperare. I gentili purvengono, ma con loro siamo assai piùristretti, non bastandoci le forze neppurper i nostri. I bambini che ci gettanoalla porta od in luoghi dove noi gli pos-siamo raccogliere, son senza numero ;ma essendo si male in arnese, ne muo-iono moltissimi di modo che io ognigiorno devo tenere almeno per due vol-te la Confermazione per vari di questifanciulli, che dall' infortunio hanno tro-vato la via della felicità. Di questi tro-vatelli, fra vani orfanotrofii ed in casedei cristiani , ne avremo circa 800 an-cor viventi, ma, potendo curarli, noi po-tremmo averne un numero troppo mag-giore. Ciò non ()stante si fa quanto sipuò per salvarne quanti se ne può, man-dando or qua or là battezzatori per ri-generare colle onde battesimali quei chesi trovano in pericolo di morte. Da tuttociòElla può capire se abbiamo bisogno diaiuto, e, per quanto sia possibile, pron-to .... Qui non si tratta né di comodiproprii, nè di cose di poca entità, ma disalvar la vita di molti, che, senza soc-corso, di certo morranno, ed ancora diprocurare l'eterna felicità a molti altriche senza denaro non si possono ri-cevere. »

Udiste , o lettori ? e noi , cui Iddioconcede di vedere le nostre campagnelussureggianti per abbondanti mèssi, nonci muoveremo a soccorrere i nostri fra-telli della lontana China che muojono fragli strazii della fame ?

Già molti giornali francesi ed italianiaprirono generosi le loro colonne per ri-cevere sottoscrizioni per gli affamati chi-nesi ; già mOlti Vescovi, fra i quali Mons.Mezzetti Arcivescovo della vicina Lucca,hanno diretto caldi appelli ai loro dioce-sani per raccogliere offerte onde inviarleai missionarii della China; e noi che fa-remo ? Si dovrà dire che i Pisani rima-sero insensibili a tante sciagure ?

Ah ! noi non vogliamo crederlo, edanzi facciamo voti che sorga qualche

cattolica Associazione della città a farsi

albeggiò, di recarsi a vedere ciò che era accadu-to. Penetrò facilmente fino al letticciuolo e consomma sua sorpresa potè scorgere l' infelice im-merso in nn sonno profondo e tranquillo, avendoi lineamenti un espressione consolante di quiete.Dapprima lo credè morto; ma ben presto si con-vinse di no, giacchè la sua regolare respirazionegli provò che dormiva placidamente.

Si ritirò pian piano e corse a dare la grannotizia agli altri, i quali tutti pensarono nella lo-ro semplicità che costui dovesse essere un san-t:uomo, e ben presto la sua capanna fu provvi-sta del necessario, e tutti si adoprarono per ren-derla più atta a preservare il suo abitante del-l' imperversare dei venti. Sceglievano nelle loroprovvisioni le meno rozze, e ce ne furono sinodi quelli che cederono al capitano la loro pipacon un poco di tabacco, per lui delizia al dì làd' ogni dire.

Ben presto il capitano non potè fare a menodi Ivan. S'intendevano con segni ; ma non ci vollemolto tempo 3al Beauval , ajutato dal giovaneTartaro, a famigliarizzarsi con la lingua russa ;

iniziatrice di una generale raccolta diofferte nella diocesi nostra in prò degliaffamati della China. Le benedizioni delcielo scenderanno sopra gli offerenti, iquali meriteranno di sentirsi indirizzaredal N. S. Gesù Cristo nel giorno estremole consolanti parole : Venite benedicti...esurivi et dedistis mihi inanducare.

E.

UNA.

nxx-III.La chiesa di S. Michele che ci si

presenta vicino al Casino testè menzio-nato, fu costruita sulle rovine di un tem-pio consacrato al dio Marte, come asse-riscono concordemente diversi cronisti, ecome n'è prova quel vetusto sotterraneosituato sott'esso il presbiterio della mo-derna chiesa. Questo fu partitamente vi-sitato e descritto dal chiarissimo Morro-na, nel 1791 (1 ). È di forma rettangolarecon colonne di granito quasi del tuttointerrate , senza capitello, ma col soloabaco, sul quale posano volte di solidacostruzione de' bassi tempi, dipinte a ra-beschi di colori più o meno deperiti,(Grassi Ton. III, pag. 136). Due navatespartiscono per lungo il sotterraneo, edin capo ad esse sono due cappelle convolta a mezza botte. Le altre volte po-santi sulle colonne sono a crocera. Cia-scuna volta, come dice il citato Morronache ne ha rilevato il disegno, è divisa innove spartimenti circolari , aventi nelmezzo animali fantastici, in fondo rossoscuro, e nei tramezzi di questi sparti-menti ed in altri punti stanno dipintirosoni e piccoli cerchi d' ornamento. An-che sulle pareti e nei sottarchi quell' il-lustre uomo potè osservare alcuni avanzidi pitture fantastiche su fondi scuri. Egliopina che il sotterraneo si distendessepiù in lungo sotto la chiesa, che nel latosinistro avesse altre piccole cappelle co-me le due in testata, e che nel destrolato la fabbrica si dilatasse. Dice poi chenel 1810, nell' occasione di doversi for-mare un pilastro nel detto sotterraneo arincontro della volta sulla quale si erige-va il nuovo altare di marmo della chiesa

giàcchè quest'ultimo a forza di ripetergli le pa-role, riescl a fargliele capire. Fu Ivan che gliprocurò pure qualche dolcezza, superando la di-stanza che lo separava dal villaggio più popolososituato sulle sponde del fiume, ove col denaroche gli somministrava il capitano portavagli cartae penne ed inchiostro, cose sommamente prezioseper lui, nella speranza di potere, per mezzo delgiovane Tartaro, far pervenire qualche lettera algovernatore di Tobolsck. Ma Ivan gli faceva capi-re che ciò sarebbe stato impossibile, giacchè seegli s'incaricasse di portare quella lettera e fossescoperto , lo farebbero morire sotto lo hnout ,

parola russa che significa bastone; che convenivaaspettare alla stagione buona, quando il gover-natore verrebbe a fare il suo giro; allora agliesiliati era permesso di presentargli le loropetizioni.

Intanto la reputazione di santità che si eraacquistata il nostro esiliato non si smentì, e quandopoi essendosi procurato, sempre per mezzo d'Ivan,alcuni medicamenti, potè guarire, diversi di queidisgraziati lo considerarono più che un santo.

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superiore, si apri mi più ampio ingressoa quel basso luogo e molti cúriosi vi ac-corsero; ma la sua oscurità, i colori del-le pitture quasi svaniti al contatto del-l' aria ed alcuni contorni e pezzi d'in-tonaco assai guasti dall'incuria dei ma-novali resero poco soddisfatti i visita-tori.

Nello stato d'abbandono in cui giacequesto sotterraneo, a buon diritto stima-to per un avanzo di tempio pagano dalsullodato Morrona , è da sapersi gradoalla memoria di questo egregio illustra-tore di cose patrie per averci tramandatonella sua opera la descrizione genuinadi esso monumento, che unito al cimiterodi S. Pietro in Vinculis ed alle famoseTerme di Porta a Lucca, somministra unaprova luminosa dell'antichità della nostraPisa. Fortuna che il Morrona potè osser-vare ,.quel luogo prima del suo deterio-ramento! Egli stesso dice che tornatovidue anni dopo, trovò in gran parte smar-riti a cagion dell'aria i dipinti già da luiosservati (Toni. III, cap. II, parag. 4).

Descritto il sotterraneo di S. Micheledi Borgo, visitiamo adesso il sacro tempiosuperiore. Esso fu costruito circa 1018,in sostituzione di un' antica cappella ivigià esistente, posSeduta in quel tempo daun certo Stefano , uno dei primarii cit-tadini pisani .1,Insieme alla chiese ebbeorigine l'annesso monastero per cura delB. Bono Visconti, pisano, monaco camal-dolese della celebre badia di Nonantola.Egli era nato in Pisa circa il 990 dallanobile prosapia Visconti. Fu istruito nel-la vita monastica dall' Abate Rodolfo inquella badia, e tanto progredì nella virtù,che la fama della sua santità mosse iPisani a richiederlo in patria per fondarviun monastero. Quivi egli dimorò perlo spazio di 30 anni; dopo il quale tempofu costretto a rifugiarsi nel monasterodella Gorgona, a cagione di una fiera per-secuzione che gli si suscitò contro. Per22 anni resse santamente quest' ultimomonastero, e si riposò in pace nel Signorecirca l'anno 1070, come pare, nel terzogiorno d' aprile . Il monastero poi diS. Michele in Borgo divenne celebre peruomini eminenti in santità e dottrina, cheoltre il detto beato fondatore 13ono, vi vis-sero . Giova ricordare il famoso Pietro

Lo accompagnavano alla caccia, ecl i più beglianimali gli erano offerti, ne salavano le carni ene vendevano le pellicce, e quel denaro servivaa procurare qualche conforto al loro benefattore:così chiamavano Beauval.

Però gli avvenimenti che successero dopo ladisastrosa campagna di Russia , tenevano glispiriti in tanta agitazione in quel vasto impero,che non davano agio neppure al governatore dioccuparsi degl'infelici esiliati ; di modo che scor-sero due anni, senza che ne capitasse uno neldeserto abitato dal capitano, il quale solo con la

preghiera si rassegnava.Napoleone intanto aveva formata un'altra

armata, e procurava di riafferrare la sua stella;e di fatti fu vincitore a Lutzen, a Bautzen e aDresda; ma di nuovo la sua stella si offuscò a Li-

psia, perchè un corpo di dodici mila sassonimancò. Ormai dovè cedere; abbenchè i soli Francesifacessero miracoli di valore, non poterono impedireche i sovrani alleati non facessero la loro entrata

nella capitale il 30 marzo del milleottocentoquat -

tordici. In conseguenza la caduta di Napoleone

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(1) Il- Dempstero tra gli altri dice, parlandodel fondatore del monastero: Monachos enim ineo collocava Tempio, quorl Marti oUnz sacrumhoclie antiquitatem insigne -1n loquitur, (De Etr.Reg. Toni. 11, lib. V, cap 2).

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Moriconi che sul cadere del Secolo XI neera Abate, e che dipoi, divenuto Arcive-scovo di Pisa, si segnalò cotanto coli' in-signe impresa delle Baleari , della qualegià detti un cenno parlando del sepolcrodella Regina di quelle isole. Egli preseparte al primo Concilio LateranenseRoma , in cui difese i suoi concittadinicontro le pretensioni del Vescoyo di Luc-ca ( P. Mattei I, pag. 203), e nel set-tembre dell'anno 1118 vide con solennepompa consacrarsi dal Papa Gelasio II lasua chiesa Pisana. Morì poco appresso,dopo di aver compiuta la visita pastoralein Corsica. Nel detto monastero nell'anno1122, mori il B. Eginone, la cui biogra-fia è riferita dal Canisio nel tom. II del-le Antiche Lezioni. ( Can. Sainati Diar.sac. 1-5 luglio). Vi terminò pure i suoi gior-ni dopo di esservi vissuto come Abateper 20 anni , il celebre P. Guido Granditeologo insigne, e secondo la testimonianzadi Newton, il maggiore matematico d'Ita-lia. Egli era oriundo di Cremona , e fu.professore di Filosofia e dipoi di Matema-tiche nella nostra Università. Arricchì dipreziose suppellettili la chiesa ed il mona-stero, di una biblioteca, di alcuni edifizii edi rendite. Ciò rilevasi dall'epigrafe monu-mentale che sotto il suo marmoreo bustoleggesi in cima alla navata destra del sacrotempio. Mori il 4 di luglio dell'anno 1742 inetà di anni 72. Fra gli abati che presiede-rono al medesimo monastero, sono inoltremeritevoli di special menzione un SilvanoRazzi scrittore delle Vite dei Santi Toscanie dei Santi Camaldolesi, un Mauro CorsiVescovo di S. Miniato , ed un GiovanniBenedetto Mittarelli che in unione ad Ansel-mo Costadoni compilò gli Annali Camaldo-lesi . Ma la gloria più fulgida di questomonastero fu il B. Domenico Vernagalli,nostro concittadino d' illustre prosapia, ilquale nell' esercizio delle più sublimi virtùraggiunse la palma immortale nel Cielo,il 19 aprile 1319. A lui è dovuto il vantodi essere stato il primo ad aprire un asiloai fanciulli esposti e tuttora questo isti-tuto sta a testimoniare la carità del rnono-co Vernagalli là lungo la via della Prima-ziale, ed è conosciuto col nome di Ospi-zio dei Trovatelli . La Beatificazione diquesto Servo di Dio fu solennizzata con

fu risoluta, ed egli abdicò e si ritirò nell'isolad'Elba.

Il nostro povero capitano ignorava tutto.Finalmente, dopo tre anni di esilio, capitò colàun governatore, uomo duro e inesorabile, chericevè la petizione di Beauval, promettendo dioccuparsi del suo affare e , come segue quasisempre, lo dimenticò. Nel 1815 seguirono gliavvenimenti dei Cento Giorni, che misero un'altravolta sottosopra l'Europa, e bisognò aspettareche la pace fosse ristabilita, e Napoleone relegatonell'isola di Sant'Elena, per potere sperare cheil governo russo gettasse un occhio di compas-sione sugli esiliati.

Il governatore di Tobolsck fu cambiato. Questiera un uomo buono, caritatevole, e che fece ognipossibil cosa per sollevare i poveri esiliati. Vennea fare il suo giro, e parve interessarsi molto alnostro capitano; ebbe con lui un lungo collo-quio, e gli promise che chiederebbe la sua gra-zia; però l'avvisava che erano cose lunghe, el'esortava a pazientare. Lo provvide di libri, ditabacco, di biancheria, insomma fece tutto quello

istraordinaria pompa per in tieri tre giorni,in S. Michele, ai primi di luglio dell'an-no 1855. E qui, siccome dice Dante che l' unpensier dall'altro scoppia ( Inf. XXIII, 10),il cognome Vernagalli richiama alla mentequella illustre casa; e forse il lettoreaspetta che io gliene porga alcuna notizia.Dico dunque in conferma della sua anti-chità, che fino nell' anno 1174 trovasiricordato dal Tronci un tale Roberto Ver-nagalli , che di quel tempo era uno deiconsoli della nostra repubblica. Otto .annidopo, tra i dodici cittadini eletti a formareil gran consiglio, affin di comporre le dis-senzioni e cessare i tumulti che si eransollevati in Pisa per la costruzione del Pontedi mezzo, trovasi pure menzionato un Ver-nagallo d' Andrea ( Tronci); ed un altroAndrea Vernagalli figura tra i capitanidella famosa ed infausta battaglia dellaMeloria. Un ramo di questa nobil prosapiasi trapiantò in Paleraio; l' altro rimastoin Pisa si estinse in Giustina Vernagallior son tre secoli , e l' eredità di questapassò alla famiglia Quarantotto, cui sue-cesse dipoi nei diritti l' attuale famigliaMonti . (Notizie intorno alla Vita del B.Domenico Vernagalli, stampate nella con-giuntura della sua Beatificazione, pag. 7.)

D. S.

La stampa liberale generalmente ha tenutoun linguaggio temperato e pieno di rispetto perl' Emo. Cardinale Nina, che per disposizione delnostro SANTO PADRE ha degnamente surrogatoil compianto Cardinale Franchi.

Il giornalismo cattolico italiano è unanimenel congratularsi di questa nomina del nuovoSegretario di Stato.

L' Unità Cattolica scrive:Lorenzo Nina studiò belle lettere e filosofia

nel Seminario di Recanati, e fu addottorato inteologia ed in leggi nell'Università romana. Nel1835 venne ordinato sacerdote, e monsig. Ca-millo di Pietro, oggidì Cardinale di Santa Ro-

che era in poter suo per migliorare la sua sorte.Finalmente, dopo sei anni d'esilio, il 13eauvalricevè la notizia che era libero, ed il governatoregli mandava una tenue somma, onde potesseintraprendere il suo viaggio. Il capitano che avevasopportato con tanta forza e rassegnazione ildolore, non ebbe quella di sopportare la gioja, esvenne dal contento; ma le tenere cure d'Ivanlo riebbero, e gettandosi nelle braccia di quelfedele amico, versò lacrime sincere per doverlolasciare. Ma il giovane gettandoglisi ai piedi,esclamò:

« No, no, mai vi abbandonerò. Chi mi ritienein queste regioni deserte ed inospiti? nessuno!poichè il mio nonno è morto. Ci stavo per voi.Io sono deciso: vi seguirò come un cane. Sonoforte, giovane, e vi libererò dai pericoli che po-treste correre traversando quelle lande, soloabitate da bestie feroci. Io sarò vostro schiavo;morirò, se fa d'uopo, per voi. Per pietà non miabbandonate. Vi venero come un padre, vi serviròcome il più fido dei servi. »

Il capitano non potè resistere a tant'affetto,

mana Chiesa, lo volle suo Segretario. Divenutopoi Uditore del Cardinale Prefetto della SacraCongregazione del Concilio, tanto ingegno, zelo ecapacità mostrò in quest' ufficio, che in breve fupromosso a Sotto-Segretario della Congregazionemedesima.

Essendo uno dei più valenti avvocati di Ro-ma, si ebbe la Prelatura di s. Ivo, e fu ascrittofra i Prelati abbreviatori del Parco Maggiore.Canonico di S. Pietro, curò gl'interessi ed il de-coro di quell'insigne Basilica. Incaricato di trat-tare negozi rilevantissimi, li condusse a fine conammirabile destrezza ; sicché Pio IX l'ebbe as-sai caro, e nominavalo primo assessore della sa-cra romana ed universale Inquisizione; quindiPrefetto degli studi nel liceo pontificio di s. Apol-linare e membro della Commissione preparatoritper la disciplina ecclesiastica in occasione delConcilio Vaticano; e finalmento, nel Concistorodel 12 marzo del 1877, Cardinale Diacono, coltitolo di s. Angelo in Pescheria.

Uomo di fino intendimento, e di belle maniere,ricco d'ogni specie di cognizioni, avvezzo a trat-tare ogni genere degli affari, praticissimo degliuomini e dei tempi, l'eminentissimo Lorenzo Ni-na era nato fatto per la carica importantissima,a cui lo chiamò sapientemente e provvidamenteil Santo Padre Leone XIII. Egli nacque in quellaRecanati così feconda di grandi e sottilissimi in-gegni, che ha dato alla Chiesa ed all'Italia tantiillustri personaggi, ed in ispece il Leopardi. Delcelebre Giacomo, l'eminentissimo Nina ha l'in-gegno e le cognizioni immense, e di suo padre,il conte Monaldo Leopardi, ha l'amore alla Chie-sa, il coraggio e la fermezza nel difendere i di-ritti della S. Sede.

E come Lorenzo Nina continua la serie deiPorporati recanatensi, i Venerio, i Capodiferro,gli Antici, così egli, senza dubbio, ne rinnoveràle glorie. Iacopo Venerio, do. Recanati , fu cele-bre per i suoi talenti e per la stia erudizione,ma molto più pel suo carattere intrepido e for-te, pel suo parlare franco e libero, dove scor-geva interesse del Romano Pontificato. Mandatoda Pio II nunzio in Ispagna, vi lasciò di sè lepiù belle memorie, e s'ebbe di poi, come oggidìl' Eminentissimo Nina, i più onorevoli impieghidella Curia romana.

Girolamo Capodiferro era molto stimato daClemente VII, che, dopo di essersi servito inRoma dell' opera sua, affidavagli parecchie nun-ziature di altissimo affare, ove dimostrò la vi-vacità e la profondità -del suo sapere. E PapaPaolo III nel 1541 ordinavagli che intimasse allaFrancia ed al Portogallo il Concilio generale, nelquale incarico riuscì a meraviglia, come purenel promuovere la guerra contro il Turco, che,occupata l'Ungheria è i confini dell' Alemagna,minacciava di scendere in Italia.

Finalmente Tommaso Antici, nobile di Reca-nati, venne destinato ministro plenipotenziariodel Re di Polonia presso la Santa Sede, e Pio VIlo creava Cardinale prete di santa Maria inTrastevere.

L' eminentissimo Lorenzo Nina raccoglie in

e promise di condurre seco il fedele Ivan, chedifatti gli fu di gran sollievo per la via. Tuttofu dunque preparato per la partenza. Ivan avevanoleggiata una slitta, tirata da due vigorose renne,che doveva condurli ai confini. Fu provvista dicibo e di munizioni, e giunse infine il giornofortunato e in cui il capitano con !van a gran sod-disfazione di loro, ma non senza dispiacere degliinfelici che lasciavano nell'esilio, montarono benriparati con doppie pellicce d'orso in quella slitta,che riconduceva il nostro capitano in mezzo alconsorzio degli uomini inciviliti. Iddio voglia chepossa incontrarvi la lealtà ed il buon cuore cheha trovato fra i poveri esiliati!

Li lascieremo affrontare i pericoli della via,l'imperversare dei venti, la neve, ecc., e andremoin tutta fretta a ritrovare gli altri nostri perso-naggi che abbiamo lasciati, chi a San Rerny, chia Roma.

L. M. S.

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sè i pregi e le virtù di questi tre suoi concitta-dini, che lo precedettero nel Sacro Collegio, ecome già ha onorato ed onora la Porpora cardi-nalizia, così quale Segretario di Stato di LeoneXIII, unirà il suo nome e le sue glorie a quelledi sì grande Pontefice, ed amendue daranno allaChiesa cattolica tranquillità, sicurezza e pace,continuando la serie dei suoi splendidissi mi trionfi.

Domenica decorsa fu celebrata consolenne pompa la festa di Maria SS.masotto il titolo di Madre della Salute nellaParrocchia di S. Cecilia ove ne fu isti-tuita per lo zelo infaticabile del compiantoCardinale Cosimo Corsi di s. m. la piaUnione. Fra le messe che nella mattinavi furono celebrate, vi fu quella di S. E.R.ma Monsignor Biscioni-Amadori Arci-vescovo di Tebe, il quale, dopo un com-muovente ed idoneo discorso, amministròla SS.ma Eucaristia per la prima voltaa buon numero di giovanetti e di fanciulle.Nella sera poi il M. R. Sac. D. Destantinsdinanzi all'affollato popolo disse le lodidi Maria con quella pietà e zelo infuocatoper le glorie della Madre di Dio che tantodistinguono quel pio sacerdote.

La Vergine benedetta, onorata sottotanti e sì cari titoli, spargerà, ne siamsicuri, le sue benedizioni su coloro chene procurarono con tanto zelo la gloria,e sulla città nostra che sempre si vantòla protetta da Maria,

Il giornale l'Armonia che per parecchi an-ni difese la causa della religione , cessò testò lesue pubblicazioni. L'eredità dell'Armonia fu rac-colta dall' ottimo periodico , il Messaggere , ilquale rimane così il solo giornale cattolico quo-tidiano che esista nella nostra Toscana.

Il Messaggere , sotto l' abile direzione diquell' insigne uomo che è l' Avv. Mastracchi ,devi essere tenuto in pregio dai cattolici per isuoi begli articoli di fondo, per le sue corrispon-denze di legittima origine, e per la varietà dellenotizie politiche e religiose che esso dà. Lo rac-comandiamo quindi a tutti coloro che desideranoavere ogni giorno un periodico inspirato a saniprincipii e ricco di veridiche informazioni.

Il Messaggere pubblicasi in Firenze , tuttele sere, eccettuate le feste, e costa in provinciaL. 6 per trimestre; semestre ed anno in pro-porzione. L' Ufficio del giornale è Via S. Gallo, 31,pian terreno.

Rivista SettimanaleHoèdel, l'autore del penultimo attentato con-

tro la vita dell Imperatore Guglielmo di Germania,venne giustiziato a Berlino il 13 agosto. L'ese-cuzione ebbe luogo nel cortile interno della pri-gione, alla presenza di pochi testimoni volutidalla legge; fu seguito l'antico costume, delladecapitazione colla scure. Il condannato serbòdurante tutto il processo la sua attitudine cinica;disprezzante ed altiero non mostrò mai penti-mento del suo delitto, e sembrò anzi disposto aricominciare, dato che egli fosse reso alla libertà.Figlio del socialismo empio e scellerato, primadi attentare alla vita del -suo principe, aveascacciato Iddio dal suo petto. Quando gli fu an-nunziato che doveva morire per mano del car-nefice, leggermente turbossi , ma tosto ripresela sua audacia. Un ministro protestante gli offrìi conforti di quella religione in cui era nato; eglirispose : « Io sono irreligioso, e fino alla finevoglio sostenere la Mia parte, nel snodo con cuil'ho incominciata » Chi saperò quale tumulto tem-pestoso avea luogo nel fondo dell'anima di quelmiserabile negli istanti tremendi che precedetterola sua morte! Ma egli area una parte da sostenerein faccia alla sata cui apparteneva; qualunquegrido erompesse spontaneo dalla sua coscienza,

egli dovea soffocarlo per mostrare ai compagnidella sua empietà che dinanzi al patibolo nonavea piegato, non avea rinnegato i suoi infamiprincipii. L'ostentazione boriosa del settario fa-natico trascina tanti uomini a morire da empii ;ma bisognerebbe leggere negli abissi del lorocuore per assicurarsi della siccerítà delle lorodichiarazioni.

Intanto che la mano della oltraggiata giu-stizia si aggravava terribile sulla testa di Hoèdelregicida, in Berlino veniva eletto con 20,000 votidi maggioranza sul suo competitore, il socialista,fabbricante di sigari, Frischte, in qualità di depu-tato al Reichstag. Il socialismo tedesco protestavacontro la decapitazione di Hoédel, mandando alParlamento un altro accanito socialista. È unfatto che le dottrine sovversive e distruggitricidi ogni ordine e di ogni morale hanno trovato etrovano numerosi adepti in seno alla dotta Ger-mania. Per combattere questo mostro, Bismarck•ha formulato un progetto di legge in 24 articoli,che viene riportato dai giornali germanici, nelquale si stabiliscono disposizioni penali specialicontro i socialisti. Il progetto verrà presentatoal Reichstag all'aprirsi della nuova sessione.L'esito di codesto progetto è sempre dubbioso;ma dato che la legge fosse approvata ed ap-plicata, noi dubitiamo fortemente che essa possaliberare la Germania dal morbo del socialismo.La causa di questo male, crediamo noi, sta nelrazionalismo a cui si abbandonarono i Tedeschi,razionalismo che li portò di caduta in caduta allanegazione di Dio ; tant'è vero che la ragioneumana abbandonata a sè stessa, senza il lumedella Rivelazione, precipita nel caos dell'assurdo !La negazione di Dio reca seca, come è naturale,tutta la coorte delle negazioni immaginabili: ne-gazione dell'autorità costituita, negazione dellafamiglia, negazione della proprietà, negazionedella civiltà, in una parola, negazione di ognibase che regga la società; quindi regicidio, anar-chia, rovina e sfacelo delle nazioni ove il mostrosi annida e ove ingigantisce e si fortifica.

Nè la stessa Russia; il paese dell'autocrazia,va immune da questa lebbra; colà. vive e pro-spera, ad onta del ferreo regime governativo,una sètta singolare cui venne dato il nome dinihaismo. Nome alli! troppo eloquente; infatti inihilisti ( dal latino nihil, niente ). hanno presoper loro divinità il nulla, nel nulla credono, nelnulla sperano, e vorrebbero vedere, se stessein loro, nel nulla ripiombato l'intero universo.

degno di nota il fatto che in Russia il szihilissnofa molti proseliti anche nel sesso debole; ed ul-timatnente in Odessa nacque un fiero tumultopopolare per una condanna inflitta da quel tri-bunale a parecchi nihllisti, fra i quali si trova-vano alcune donne. Il nihilisiszo russo, come ilsocialismo prussiano, arma il braccio degli as-sassini pochi giorni or sono, in Pietroburgo dueindividui spararono diversi colpi di rivoltellacontro il generale Metzenzoff, capo della pulizia;il generale morì per gli effetti delle ferite rice-vute. Questi fatti ed altri che sarebbe lungo ilnarrare, provano come anche in Russia si lavoriattkamente a scalzare i fondamenti dell'edificiosociale. Questa man:a terribile di demolire è unodei segni o flagelli coi quali Iddio ci avverte ee' insegna che, vivendo lungi da Lui , noi nonpossiamo se non aberrare e perderci miseramente.Egli fece sanabili le nazioni; ma ad una espressacondizione, che cioè esse camminassero all'ombradella sua santa legge ed ascoltassero la sua vocepaterna.

Le truppe austro-ungariche hanno trionfatoper ogni dove della resistenza che gli insortidella Bosnia e della Erzegovina loro opposero. Lepopolazioni in molti luo.21ii fanno la loro sotto-missione; ed è sperabile che fra breve quelle scon-volte contrade saranno pacificate. L'altro ieri gliAustriaci presero possesso del forte di Ser' ajewo,dopo un brillante combattimento. I rapporti peròfra la Turchia e l'Austria sembrano molto tesi; anzisi minaccia una rottura delle relazioni diplomati-che fra quei due Stati. La Turchia, che pur firmò eratificò il Trattato di Berlino, ora vede di mal' oc-chio l' Austria occupare le provincie di Bosnia e diErzegovina, e vorrebbe che l'Austria dichiarasseper quanto tempo durerà quella occupazione.D'altra parte l' Austria eseguisce alla lettera ilTrattato, e non vuol fissare nulla riguardo alladurata dell'occupazione; anzi dichiara che se laTurchia continua a sollevarle contro delle diffi-coltà, si annetterà definitivamente quelle dueprovincie. E ci pare che farebbe benissimo!

Sembra che le trattative fra il Principe diBismarck e Monsignor Aloisi-Islasella continuinoa Kissingen. Per chi noi sapesse, diremo cheKissitigen è una graziosa città di Baviera, postasul Meno, ove trovansi dei bagni rinomati. Rac-conta il corrispondente della Gazzetta di Coloniad'avere avuto un colloquio con Monsignor Masella,

e d'essere rimasto veramente incantìato di questodistintissimo Prelato romano. Egli parla benis-simo il tedesco, alla perfezione il francese, assaibene l' inglese e lo spagnuolo ; il suo modo ditrattare è da vero gentiluomo e la sua conver-sazione delle più spiritose e interessanti. Richiestedal corrispondente sull'andamento delle fiimosetrattative, rispose non potere ancora sollevare ilvelo che le copriva, ma fece intendere abbastanzaperchè i cattolici concepissero buone speranze;si lodò immensamente delle gentilezze usateglidal gran Cancelliere, giacchè, fra le altre cose.avealo invitato ancora a pranzo. Confessiamoingenuamente che noi avremmo desiderato diporre un occhio per un breve istante al bucodella serratura della porta di quella camera ovetrovavansi seduti a desco il tremendo persecu-tore dei cattolici e mangia-preti, Bismarck, ed ilrappresentante ufficiale del Vaticano, MonsignorAloisi-Masella , nunzio apostolico a Monaco diBaviera. Quale spettacolo per un cattolico!

Sono pochi giorni che il pazzo fondatore diuna nuova sètta, un tale Lazzeretti, conosciutosotto il nome del Santo David, veniva uccisodagli agenti della pubblica forza in una collutta-zIone fra essi ed il prelodato riformatore. Aveacostui posto il suo nido fra il grossetano ed ilsenese e precisamente in un luogo detto Monte-labro. Colà si era fatto un partito in mezzo agliignoranti, e predicava apertamente la repubblicacristiana -ed il più schifoso comunismo, dichia-rando con somma modestia esser egli il Cristovenuto in terra per la seconda volta. L'auto-rità s'era ultimamente commossa alquanto deidetti e delle gesta di questo Lutero in sessanta-quattresimo, e ne sorvegliava attivamente lemosse. Ecco che un bel giorno l'apostolo Lazze-retti, seguito dai suoi neofiti, con bandiere rossespiegate e cantando i soliti cantici in onore dellarepubblica cristiana e dello s:partimento delleterre, si muove in processione da Montelabroper scendere in Arcidosso e di colà, dicesi,cacciare il clero cattolico , ed insediarsi alsuo luogo. Intanto da Arcidosso muovevano ca-rabinieri e guardie, ed avvenuto l' incontro collamasnada dei processionanti, e fatte le intimazionidi sciogliersi, e i detti processionanti avendo ri-cusato, nacque una lotta, dalla quale, a conti fatti,risultarono 2 morti ed alcuni feriti. Fra i mortiera il povero riformatore Lazzeretti che pagòcara davvero la sua follia. Speriamo che questasia una lezione che profitti a tutti i sognatori diuna nuova religione! Pare però che fossero al-meno due anni che il Lazzeretti scandalizzassee demoralizzasse quelle popolazioni colle sueempie e ribalde dottrine: domanderemo quindicome mai 1' autorità locale non avea per lo menomandato a Bonifazio questo sovvertitore di pub-blica morale.

Ricorrendo nel 21 Agosto la festa di S. Gioa-chino giorno onomastico di S. S . Papa LeoneXIII, pervennero al sommo Pontefice molti tele-grammi di Sovrani ed alti personaggi fra iquali era da notarsi un telegramma molto cor-diale e gentile del Principe di Bismarclz. I gior-nali liberali ne sono indignatissimi e si purga-no per eccesso di bile.

M.

DIARIO SACROAGOSTO

>p 25 Dom. XI dopo la Pent. Festa del PurissimoCuore di blaria. Festa in S. Frediatio, dove si esponeun divoto simulacro della Vergine.

26 Lun. S. Giovanna Francesca Frerniot de Chantal.Ved., e com. di S. Zeffirino P. e 31.

27 Mart. S. Giuseppe Calasanzio Con!'. istituto'' ,dei Cherici regolari della Madre di Dio, volgarmentedetti Scolopi. In S. Torpe festa della Trasverberazionedel Cuore di S. Teresa V. Carmelitana. Messa cantataa ore

28 Merc. S. Agostino V. e Dottore, fondatore del-l' Ordine Eremitano; e com. di S. Ermete M. Festain S. Niccola. A oro 11 Messa cantata, e la sera Ve-spro solenne e bacio della Reliquia.

29 Giov. Decollazione di S. Giovanni Battista, ecom. di S. Sabina M. Festa alla sua chiesa Titolare,volgarmente detta la Nunziatina, e al Battistero, doveoggi uffizìa il Clero della Primaziale. Comincia la Nove-na della Natività di Maria SS. a ore 23 e mez. in S.Eufrasia, e in S. Paolo all'Orto a ore '21 e mez.

30 Ven. S. Rosa di Lima V. e com. dei Ss. Felice eAdautto Mm. In S Francesco a ore 23 e mez. cominciala Novena della Natività di Maria SS.

31 Sab. S. Giuliano M. In S. Niccola circa ore23 comincia la festa solenne di Maria SS. della Con-solazione.

FRANCESCO BURCHI — Gerente responsabile.

PISA, 1878 : TIP. DELLA SPERANZA DI F. MARIOTTI E C. i VIA LA FAGGIOLA N. 8.