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GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 1 - Anno XXIII - 31 gennaio 2015 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 P robabilmente, come è avvenuto per l’ele- zione del Papa, nessuno avrebbe scom- messo inizialmente su questo nome. Certa- mente il premier Renzi deve aver lavorato molto bene. Eletto alla quarta votazione con una lar- ghissima maggioranza il 31 gennaio 2015. È Ser- gio Mattarella il nuovo presidente della Repub- blica italiana. Il Parlamento riunito in seduta co- mune lo ha eletto con 665 voti. Nella prima di- chiarazione pubblica, dopo aver ricevuto formal- mente la notizia dell’elezione da parte della pre- sidente della Camera, Laura Boldrini, e della vi- cepresidente del Senato, Valeria Fedeli, il capo dello Stato eletto ha spiegato che in questo mo- mento il suo pensiero va «alle difficoltà e alle spe- ranze dei nostri concittadini». Al nuovo presiden- te il Pontefice ha inviato un messaggio: «Mi è gra- dito rivolgerle — scrive Papa Francesco — defe- renti espressioni augurali per la sua elezione alla suprema magistratura dello Stato italiano e, men- tre auspico che ella possa esercitare il suo alto compito specialmente al servizio dell’unità e del- la concordia del Paese, invoco sulla sua persona la costante assistenza divina per una illuminata azione di promozione del bene comune nel sol- co degli autentici valori umani e spirituali del po- polo italiano. Con questi voti invio a lei e all’in- tera Nazione la benedizione apostolica». Nato a Palermo il 23 luglio 1941 e fino a oggi giudice della Corte costituzionale, il nuovo presidente fu eletto per la prima volta deputato nel 1983 nelle fila della Democrazia cristiana (Dc), tre anni do- po l’assassinio per mano mafiosa del fratello Pier- santi, presidente della Regione Sicilia, avvenuto il 6 gennaio 1980. Dal 1961 al 1964 Sergio Matta- rella aveva militato in Azione cattolica e poi nel- la Federazione universitaria cattolica italiana. Ri- eletto deputato nel 1987, nello stesso anno fu no- minato ministro per i Rapporti con il Parlamento nel Governo guidato da Giovanni Goria, incarico nel quale fu confermato anche l’anno seguente per l’Esecutivo guidato da Ciriaco De Mita. Nel 1989 divenne ministro della Pubblica Istruzione, nel sesto Governo Andreotti.Nel 1990 si dimise, insieme con altri ministri della sinistra democri- stiana, in segno di protesta contro il disegno di legge Mammì dedicato al riassetto del sistema ra- diotelevisivo, un provvedimento molto contesta- to in quanto considerato troppo a favore del gruppo guidato da Silvio Berlusconi. Vicesegreta- rio della Dc dallo stesso anno fino al 1992, quan- do gli venne affidata la direzione del quotidiano «Il Popolo», Mattarella fu relatore della legge elet- torale approvata nel 1993, che introdusse il si- stema maggioritario corretto da una componen- te proporzionale. Dopo gli eventi legati allo scandalo di Tangentopoli fu tra i promotori del processo di rinnovamento della Dc, che condus- se, nel 1994, alla fondazione del Partito popola- re italiano, nelle cui liste venne eletto deputato nello stesso anno e poi nel 1996. In contrasto con la linea del partito, che nel frattempo si era progressivamente avvicinato alle posizioni del Popolo delle libertà, guidato da Berlusconi, Mat- tarella aderì alla coalizione di centrosinistra del- l’Ulivo. Caduto il Governo Prodi, Mattarella as- sunse la carica di vicepresidente del Consiglio e poi di ministro della Difesa nei Governi D’Ale- ma, incarico mantenuto anche nell’Esecutivo guidato da Amato. Nel 2001 è stato eletto depu- tato per La Margherita e nel 2006 nella coalizio- ne dell’Ulivo. Nel 2008 non si è candidato e infi- ne, nel 2011, è stato eletto dal Parlamento giudi- ce costituzionale. La figura del nuovo capo del- lo Stato è quella di un politico dal percorso mol- to coerente. Al nuovo presidente della Repubbli- ca vengono inoltre riconosciuti uno stile sobrio e un’adesione ferma ai principi della Costituzione. In questo senso Sergio Mattarella è un successo- re naturale di Giorgio Napolitano, ed entrambi sono esponenti di una classe politica che, fune- stata dagli eventi di Tangentopoli, è stata co- munque capace di esprimere statisti e uomini delle istituzioni del cui stile e dei cui valori spesso, negli ultimi decenni, si è avvertita la mancanza. Ed è in fondo proprio il riconosci- mento comune della sobrietà e dell’equilibrio di Mattarella, oltre al grande numero di voti rice- vuti, a rendere meno convincenti le argomenta- zioni di chi critica il metodo con il quale è sta- to eletto il nuovo capo dello Stato. Sono davve- ro molti a ritenere che il rispetto del dettato e dello spirito costituzionale sarà la via maestra del nuovo presidente della Repubblica, soprat- tutto in una fase in cui sarà necessario governa- re con sapienza una incisiva riforma della stessa Carta fondamentale. Siamo rimasti colpiti favo- revolmente per alcune scelte operate dal neo- presidente, il quale ha una formazione cattolica per cui la domenica 1 febbraio si è recato a mes- sa utilizzando non un’auto blu, ma una sempli- ce Panda. Dopo aver ricevuto gli auguri da tut- to il mondo, la sua prima dichiarazione è stata: “Il mio primo pensiero va soprattutto alle diffi- coltà e alle speranze degli italiani. Questo ba- sta”. Le premesse ci sono. Gli italiani si augura- no che sia coerente e irreprensibile sui valori. Il mio primo pensiero va alle difficoltà e alle speranze degli italiani Mattarella eletto presidente della Repubblica Comunicato della Curia I l vescovo Sebastiano Sanguinetti, vista la domanda del reverendo sacerdote don Marco Ignazio Angioni di essere accolto nella diocesi di Tempio-Ampurias per prestar- vi il suo servizio pastorale; visto il nulla osta del suo trasferimento da parte di S.E. Rev.ma Paolo Atzei, Arcivescovo di Sassari, Diocesi dove è attualmente incardinato, lo ha nomi- nato vicario cooperatore della Parrocchia “N.S. De La Salette” in Olbia. La presente no- mina s’intende conferita ad tempus e ha valo- re giuridico a decorrere dal 1 gennaio 2015.

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GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 1 - Anno XXIII - 31 gennaio 2015 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00

Probabilmente, come è avvenuto per l’ele-zione del Papa, nessuno avrebbe scom-messo inizialmente su questo nome. Certa-

mente il premier Renzi deve aver lavorato moltobene. Eletto alla quarta votazione con una lar-ghissima maggioranza il 31 gennaio 2015. È Ser-gio Mattarella il nuovo presidente della Repub-blica italiana. Il Parlamento riunito in seduta co-mune lo ha eletto con 665 voti. Nella prima di-chiarazione pubblica, dopo aver ricevuto formal-mente la notizia dell’elezione da parte della pre-sidente della Camera, Laura Boldrini, e della vi-cepresidente del Senato, Valeria Fedeli, il capodello Stato eletto ha spiegato che in questo mo-mento il suo pensiero va «alle difficoltà e alle spe-ranze dei nostri concittadini». Al nuovo presiden-te il Pontefice ha inviato un messaggio: «Mi è gra-dito rivolgerle — scrive Papa Francesco — defe-renti espressioni augurali per la sua elezione allasuprema magistratura dello Stato italiano e, men-tre auspico che ella possa esercitare il suo altocompito specialmente al servizio dell’unità e del-la concordia del Paese, invoco sulla sua personala costante assistenza divina per una illuminataazione di promozione del bene comune nel sol-co degli autentici valori umani e spirituali del po-polo italiano. Con questi voti invio a lei e all’in-tera Nazione la benedizione apostolica». Nato aPalermo il 23 luglio 1941 e fino a oggi giudicedella Corte costituzionale, il nuovo presidente fueletto per la prima volta deputato nel 1983 nellefila della Democrazia cristiana (Dc), tre anni do-po l’assassinio per mano mafiosa del fratello Pier-santi, presidente della Regione Sicilia, avvenuto il6 gennaio 1980. Dal 1961 al 1964 Sergio Matta-rella aveva militato in Azione cattolica e poi nel-la Federazione universitaria cattolica italiana. Ri-eletto deputato nel 1987, nello stesso anno fu no-minato ministro per i Rapporti con il Parlamentonel Governo guidato da Giovanni Goria, incariconel quale fu confermato anche l’anno seguenteper l’Esecutivo guidato da Ciriaco De Mita. Nel1989 divenne ministro della Pubblica Istruzione,nel sesto Governo Andreotti.Nel 1990 si dimise,insieme con altri ministri della sinistra democri-stiana, in segno di protesta contro il disegno dilegge Mammì dedicato al riassetto del sistema ra-diotelevisivo, un provvedimento molto contesta-to in quanto considerato troppo a favore delgruppo guidato da Silvio Berlusconi. Vicesegreta-rio della Dc dallo stesso anno fino al 1992, quan-

do gli venne affidata la direzione del quotidiano«Il Popolo», Mattarella fu relatore della legge elet-torale approvata nel 1993, che introdusse il si-stema maggioritario corretto da una componen-te proporzionale. Dopo gli eventi legati alloscandalo di Tangentopoli fu tra i promotori delprocesso di rinnovamento della Dc, che condus-se, nel 1994, alla fondazione del Partito popola-re italiano, nelle cui liste venne eletto deputatonello stesso anno e poi nel 1996. In contrastocon la linea del partito, che nel frattempo si eraprogressivamente avvicinato alle posizioni delPopolo delle libertà, guidato da Berlusconi, Mat-tarella aderì alla coalizione di centrosinistra del-l’Ulivo. Caduto il Governo Prodi, Mattarella as-sunse la carica di vicepresidente del Consiglio epoi di ministro della Difesa nei Governi D’Ale-ma, incarico mantenuto anche nell’Esecutivoguidato da Amato. Nel 2001 è stato eletto depu-tato per La Margherita e nel 2006 nella coalizio-ne dell’Ulivo. Nel 2008 non si è candidato e infi-ne, nel 2011, è stato eletto dal Parlamento giudi-ce costituzionale. La figura del nuovo capo del-lo Stato è quella di un politico dal percorso mol-to coerente. Al nuovo presidente della Repubbli-ca vengono inoltre riconosciuti uno stile sobrio eun’adesione ferma ai principi della Costituzione.In questo senso Sergio Mattarella è un successo-

re naturale di Giorgio Napolitano, ed entrambisono esponenti di una classe politica che, fune-stata dagli eventi di Tangentopoli, è stata co-munque capace di esprimere statisti e uominidelle istituzioni del cui stile e dei cui valorispesso, negli ultimi decenni, si è avvertita lamancanza. Ed è in fondo proprio il riconosci-mento comune della sobrietà e dell’equilibrio diMattarella, oltre al grande numero di voti rice-vuti, a rendere meno convincenti le argomenta-zioni di chi critica il metodo con il quale è sta-to eletto il nuovo capo dello Stato. Sono davve-ro molti a ritenere che il rispetto del dettato edello spirito costituzionale sarà la via maestradel nuovo presidente della Repubblica, soprat-tutto in una fase in cui sarà necessario governa-re con sapienza una incisiva riforma della stessaCarta fondamentale. Siamo rimasti colpiti favo-revolmente per alcune scelte operate dal neo-presidente, il quale ha una formazione cattolicaper cui la domenica 1 febbraio si è recato a mes-sa utilizzando non un’auto blu, ma una sempli-ce Panda. Dopo aver ricevuto gli auguri da tut-to il mondo, la sua prima dichiarazione è stata:“Il mio primo pensiero va soprattutto alle diffi-coltà e alle speranze degli italiani. Questo ba-sta”. Le premesse ci sono. Gli italiani si augura-no che sia coerente e irreprensibile sui valori.

Il mio primo pensiero va alle difficoltà e alle speranze degli italiani

Mattarella eletto presidente della Repubblica

Comunicato della Curia

Il vescovo Sebastiano Sanguinetti, vista ladomanda del reverendo sacerdote donMarco Ignazio Angioni di essere accolto

nella diocesi di Tempio-Ampurias per prestar-vi il suo servizio pastorale; visto il nulla ostadel suo trasferimento da parte di S.E. Rev.maPaolo Atzei, Arcivescovo di Sassari, Diocesidove è attualmente incardinato, lo ha nomi-nato vicario cooperatore della Parrocchia“N.S. De La Salette” in Olbia. La presente no-mina s’intende conferita ad tempus e ha valo-re giuridico a decorrere dal 1 gennaio 2015.

Nuova Serie

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GALLURAANGLONA& Anno XXIIIn. 131 gennaio2015

messagg i

L’esperienza della malattia e della sofferenza,sia fisica che spirituale, accompagnano l’uo-mo da sempre. Quello che oggi è cambiato è ilmodo di porsi dinnanzi ad esse. Papa France-sco nel suo Messaggio per la XXIII GiornataMondiale del Malato non teme di chiamare“grande menzogna” la politica di chi scarta al-cune vite perché non sarebbero più di qualità.

L’esperienza della malattia e della sofferenza, siafisica che spirituale, accompagnano l’uomo dasempre. Quello che oggi è cambiato è il modo

di porsi dinnanzi ad esse. Il moderno concetto di“qualità della vita” induce a ritenere che alcune vitegravemente affette da malattie non sarebbero degnedi essere vissute. Sì, la qualità della vita risulterebbedalla valutazione di parametri puramente fisici: salu-te, efficienza, giovinezza, produttività, etc. Papa Fran-cesco nel suo recente Messaggio per la XXIII Gior-nata Mondiale del Malato non teme di chiamare“grande menzogna” la politi-ca di chi scarta alcune viteperché non sarebbero più diqualità.Accanto a questa posizioneche San Giovanni Paolo II -proprio colui che ha istituitola Giornata Mondiale – chia-mava “cultura di morte” cene è un’altra: quella di chicomprende che la vita nellamalattia è sempre umana edecide di accompagnare lesorelle e i fratelli che dallamalattia sono stati visitati. Sitratta di uno sguardo, fruttodella sapienza del cuore (sa-pientia cordis), che conducei sani ad amare e a conforta-re i malati. Questa sapienzanon è una conoscenzaastratta, ma assolutamenteconcreta. Un atteggiamentoinfuso dallo Spirito Santonella mente e nel cuore, co-sì da aprirsi alla sofferenzadei fratelli e riconoscere inessi Cristo vivo e sofferente.La sapienza del cuore con-duce a servire il fratello alpunto da essere “occhi per ilcieco” e “piedi per lo zop-po” (Gb 29,15). Tutto questoè assolutamente vero e con-creto. “Quanti cristiani – ri-corda il Santo Padre – testi-moniano non con le parole,ma con la loro vita radicatain una fede genuina, di es-sere occhi per il cieco e pie-di per lo zoppo. Persone

che stanno vicino ai malati, che hanno bisogno diun’assistenza continua, di un aiuto per lavarsi, pervestirsi, per nutrirsi”. Un servizio che può diventare“faticoso e pesante” quando si prolunga nel tempo.Si pensi, ad esempio, a quelle frequenti malattie neu-ro degenerative, che mettono duramente alla provanon solo chi vi è affetto, ma anche i famigliari e i vi-cini che vivono con lui. Il Papa ne è pienamenteconsapevole: “è relativamente facile servire per qual-che giorno, ma è difficile accudire una persona permesi o addirittura per anni, anche quando essa nonè più in grado di ringraziare”. Ecco, allora che l’assi-stenza prolungata ai malati può essere un “grandecammino di santificazione”. Chi lo intraprende divie-ne immagine viva di Cristo Signore, il quale non èvenuto nel mondo per farsi servire, ma per servire ifratelli (cfr. Mt 20,28) e resta in mezzo alla Chiesa co-me colui che serve (cfr. Lc 22,27). È un cammino diassimilazione a Cristo: si diviene sempre più simili alui, si diviene sua immagine vivente. Questo cammi-no è il frutto di una fede genuina. Sì, il credente inCristo è colui che esce da se stesso e va verso il fra-tello, che si trova nelle periferie dell’esistenza. Inquesto senso prendersi cura dei malati e dei poverinon è un optional o qualcosa che si possa facilmen-te delegare ad altri. È frutto della fede, la quale è in-sieme verità e carità: entrambe si professano, seppu-re in modo diverso. Non si può dare l’una senza l’al-tra. Il tempo impiegato con il malato non è perso,seppure a volte sembra monotono e risulta pesante.È opportunità preziosa per vivere appieno. Non ètrattenendosi che si realizza sé stessi, ma spenden-dosi. I malati e i poveri permettono a chi li incontradi raggiungere la meta per cui l’uomo è stato creato.Egli, infatti, è la sola creatura che porta l’immagine ela logica di Dio: uscire da sé per donarsi.

XXIII giornata del malato

Sapienza del cuore a fianco di chi soffre

Èil titolo del Messaggio di PapaFrancesco per la Quaresima2015. Di seguito, ampia sinte-

si del messaggio: “Cari fratelli e so-relle, la Quaresima è un tempo dirinnovamento per la Chiesa, le co-munità e i singoli fedeli. Soprattuttoperò è un “tempo di grazia” (2 Cor6,2). Dio non ci chiede nulla cheprima non ci abbia donato: “Noiamiamo perché egli ci ha amati perprimo” (1 Gv 4,19). Lui non è indif-ferente a noi. Ognuno di noi gli staa cuore, ci conosce per nome, ci cu-ra e ci cerca quando lo lasciamo.Ciascuno di noi gli interessa; il suoamore gli impedisce di essere indif-ferente a quello che ci accade. Peròsuccede che quando noi stiamo be-ne e ci sentiamo comodi, certamen-te ci dimentichiamo degli altri (cosache Dio Padre non fa mai), non ciinteressano i loro problemi, le lorosofferenze e le ingiustizie che sub-iscono… Questa attitudine egoistica,di indifferenza, ha preso oggi unadimensione mondiale, a tal puntoche possiamo parlare di una globa-lizzazione dell’indifferenza. Quandoil popolo di Dio si converte al suoamore, trova le risposte a quelle do-mande che continuamente la storiagli pone. Una delle sfide più urgen-ti sulla quale voglio soffermarmi inquesto Messaggio è quella della glo-balizzazione dell’indifferenza. L’in-differenza verso il prossimo e versoDio è una reale tentazione ancheper noi cristiani. Abbiamo perciò bi-sogno di sentire in ogni Quaresima

il grido dei profeti che alzano la vo-ce e ci svegliano. Il popolo di Dioha perciò bisogno di rinnovamento,per non diventare indifferente e pernon chiudersi in se stesso. Vorreiproporvi tre passi da meditare perquesto rinnovamento.1. “Se un membro soffre, tutte lemembra soffrono” (1 Cor 12,26)– La Chiesa. La carità di Dio cherompe quella mortale chiusura in sestessi che è l’indifferenza, ci vieneofferta dalla Chiesa con il suo inse-gnamento e, soprattutto, con la suatestimonianza. Si può però testimo-niare solo qualcosa che prima ab-biamo sperimentato. Il cristiano ècolui che permette a Dio di rivestir-lo della sua bontà e misericordia, dirivestirlo di Cristo, per diventare co-me Lui, servo di Dio e degli uomini.La Quaresima è un tempo propizioper lasciarci servire da Cristo e cosìdiventare come Lui. Ciò avvienequando ascoltiamo la Parola di Dioe quando riceviamo i sacramenti, inparticolare l’Eucaristia. In essa di-ventiamo ciò che riceviamo: il corpodi Cristo. In questo corpo quell’in-differenza che sembra prendere co-sì spesso il potere sui nostri cuori,non trova posto. Poiché chi è di Cri-sto appartiene ad un solo corpo e inLui non si è indifferenti l’uno all’al-tro. “Quindi se un membro soffre,tutte le membra soffrono insieme; ese un membro è onorato, tutte lemembra gioiscono con lui” (1 Cor12,26). La Chiesa è communio sanc-torum perché vi partecipano i santi,

ma anche perché è comunione dicose sante: l’amore di Dio rivelato-ci in Cristo e tutti i suoi doni. Traessi c’è anche la risposta di quantisi lasciano raggiungere da tale amo-re. In questa comunione dei santi ein questa partecipazione alle cosesante nessuno possiede solo per sé,ma quanto ha è per tutti. E poichésiamo legati in Dio, possiamo farequalcosa anche per i lontani, percoloro che con le nostre sole forzenon potremmo mai raggiungere,perché con loro e per loro preghia-mo Dio affinché ci apriamo tutti al-la sua opera di salvezza.2. “Dov’è tuo fratello?” (Gen 4,9)– Le parrocchie e le comunità.Quanto detto per la Chiesa univer-sale è necessario tradurlo nella vitadelle parrocchie e comunità. Si ri-esce in tali realtà ecclesiali a speri-mentare di far parte di un solo cor-po? Un corpo che insieme riceve econdivide quanto Dio vuole dona-re? Un corpo, che conosce e siprende cura dei suoi membri piùdeboli, poveri e piccoli? O ci rifu-giamo in un amore universale chesi impegna lontano nel mondo, madimentica il Lazzaro seduto davantialla propria porta chiusa ? (cfr Lc16,19-31). Per ricevere e far fruttificare piena-mente quanto Dio ci dà vanno su-perati i confini della Chiesa visibilein due direzioni. In primo luogo,unendoci alla Chiesa del cielo nellapreghiera. Quando la Chiesa terre-na prega, si instaura una comunio-ne di reciproco servizio e di beneche giunge fino al cospetto di Dio.Con i santi che hanno trovato la lo-ro pienezza in Dio, formiamo partedi quella comunione nella qualel’indifferenza è vinta dall’amore. LaChiesa del cielo non è trionfanteperché ha voltato le spalle alle sof-ferenze del mondo e gode da sola.Piuttosto, i santi possono già con-templare e gioire del fatto che, conla morte e la resurrezione di Gesù,hanno vinto definitivamente l’indif-ferenza, la durezza di cuore e l’o-dio. Finché questa vittoria dell’amo-re non compenetra tutto il mondo,i santi camminano con noi ancorapellegrini. Anche noi partecipiamodei meriti e della gioia dei santi edessi partecipano alla nostra lotta eal nostro desiderio di pace e di ri-conciliazione. La loro gioia per lavittoria di Cristo risorto è per noimotivo di forza per superare tanteforme d’indifferenza e di durezza dicuore. D’altra parte, ogni comunitàcristiana è chiamata a varcare la so-glia che la pone in relazione con lasocietà che la circonda, con i pove-ri e i lontani. La Chiesa per sua na-tura è missionaria, non ripiegata suse stessa, ma mandata a tutti gli uo-mini. Questa missione è la pazientetestimonianza di Colui che vuoleportare al Padre tutta la realtà edogni uomo. La missione è ciò chel’amore non può tacere. La Chiesasegue Gesù Cristo sulla strada chela conduce ad ogni uomo, fino aiconfini della terra (cfr At 1,8). Così

possiamo vedere nel nostro prossi-mo il fratello e la sorella per i qualiCristo è morto ed è risorto. Cari fra-telli e sorelle, quanto desidero che iluoghi in cui si manifesta la Chiesa,le nostre parrocchie e le nostre co-munità in particolare, diventinodelle isole di misericordia in mezzoal mare dell’indifferenza!3. “Rinfrancate i vostri cuori !”(Gc 5,8) – Il singolo fedele. An-che come singoli abbiamo la tenta-zione dell’indifferenza. Siamo satu-ri di notizie e immagini sconvol-genti che ci narrano la sofferenzaumana e sentiamo nel medesimotempo tutta la nostra incapacità adintervenire. Che cosa fare per nonlasciarci assorbire da questa spiraledi spavento e di impotenza? In pri-mo luogo, possiamo pregare nellacomunione della Chiesa terrena eceleste. Non trascuriamo la forzadella preghiera di tanti! L’iniziativa24 ore per il Signore, che auspico sicelebri in tutta la Chiesa, anche a li-vello diocesano, nei giorni 13 e 14marzo, vuole dare espressione aquesta necessità della preghiera. Insecondo luogo, possiamo aiutarecon gesti di carità, raggiungendosia i vicini che i lontani, grazie aitanti organismi di carità della Chie-sa. La Quaresima è un tempo pro-pizio per mostrare questo interesseall’altro con un segno, anche pic-colo, ma concreto, della nostra par-tecipazione alla comune umanità. Ein terzo luogo, la sofferenza dell’al-tro costituisce un richiamo alla con-versione, perché il bisogno del fra-tello mi ricorda la fragilità della miavita, la mia dipendenza da Dio edai fratelli. Se umilmente chiediamola grazia di Dio e accettiamo i limi-ti delle nostre possibilità, allora con-fideremo nelle infinite possibilitàche ha in serbo l’amore di Dio. Epotremo resistere alla tentazionediabolica che ci fa credere di potersalvarci e salvare il mondo da soli.Per superare l’indifferenza e le no-stre pretese di onnipotenza, vorreichiedere a tutti di vivere questotempo di Quaresima come un per-corso di formazione del cuore, co-me ebbe a dire Benedetto XVI (Lett.enc. Deus caritas est, 31). Avere uncuore misericordioso non significaavere un cuore debole. Chi vuoleessere misericordioso ha bisogno diun cuore forte, saldo, chiuso al ten-tatore, ma aperto a Dio. Un cuoreche si lasci compenetrare dallo Spi-rito e portare sulle strade dell’amo-re che conducono ai fratelli e allesorelle. In fondo, un cuore povero,che conosce cioè le proprie pover-tà e si spende per l’altro. Per que-sto, cari fratelli e sorelle, desideropregare con voi Cristo in questaQuaresima: “Fac cor nostrum se-cundum cor tuum”: “Rendi il nostrocuore simile al tuo” (Supplica dalleLitanie al Sacro Cuore di Gesù). Al-lora avremo un cuore forte e mise-ricordioso, vigile e generoso, chenon si lascia chiudere in se stesso enon cade nella vertigine della glo-balizzazione dell’indifferenza.

3Anno XXIIIn. 1

31 gennaio2015

GALLURAANGLONA&messagg io

“Rinfrancate i vostri cuori”

Andrea Fagioli

Firenze verso il quinto appunta-mento dei cattolici italiani in pro-gramma dal 9 al 13 novembre.Un’iniziativa solidale che si af-fianca alle esperienze di umane-simo concreto raccontate nei con-tributi provenienti da tutta Italia.

Poveri, giovani, famiglie e lavorosaranno al centro dell’impegnodella diocesi di Firenze in que-

st’anno appena iniziato. È un’agendadettata dagli ultimi interventi del cardi-nale Giuseppe Betori per il capoluogoche “si avvia a vivere una serie di tra-sformazioni del suo assetto, legate inparticolare alle comunicazioni e allavisione di una città che, senza rinun-ciare alla propria caratteristica di cittàdella bellezza, non può però permet-tersi di ridursi a città vetrina e luogo diun turismo mordi e fuggi, che non ri-esce a cogliere il messaggio umanisti-co che traspira dalle sue pietre e dallasua storia”. Di questi cambiamentivuole essere protagonista anche laChiesa locale, che in quest’anno potràoffrire il convenire a Firenze di tutte leChiese d’Italia, con la presenza anchedi Papa Francesco, per una riflessioneproprio sul tema dell’umanesimo, conuna serie di eventi collaterali che do-vrebbero avere un forte impatto cultu-rale, a partire dall’inaugurazione delnuovo Museo dell’Opera di Santa Ma-ria del Fiore. “Il volto dell’uomo - haspiegato l’arcivescovo di Firenze - ri-ceve i suoi caratteri decisivi dalla luceche su di esso proietta l’umanità di Cri-sto, per cui non può esserci progettoumano se non a partire dalla contem-plazione del volto del Bambino di Bet-lemme, del Maestro di Nazareth chepercorre le strade della Palestina, del-l’Uomo dei dolori crocifisso sul Golgo-ta, del Signore risorto che invia i suoidiscepoli a essere testimoni di lui nelmondo”. Dal cammino avviato dallaChiesa fiorentina verso il Convegno edal Convegno stesso dovrà arrivare unmessaggio forte a una società in cui siassiste “al progressivo sgretolarsi dell’i-dentità dell’umano, aggredito da mol-te parti nella dignità della persona edei suoi diritti inalienabili, nella sal-dezza dei vincoli familiari fondati sulmatrimonio di un uomo e di una don-na, nella ricerca del bene comune perl’edificazione di una società giusta,nella costruzione di un’economia chemetta al centro la persona, nella curadei più deboli e fragili perché nessunodiventi vittima della logica dello scar-to”. Va in questa direzione anche la“Casa della carità”, un condominio so-lidale, il primo in Italia di queste di-mensioni, che rappresenta il primo“gesto” di Firenze verso il quinto ap-puntamento dei cattolici italiani in pro-gramma nel capoluogo toscano dal 9al 13 novembre. Un’iniziativa solidale,che insieme alle esperienze di umane-simo concreto raccontate nei contribu-

ti provenienti da tutta Italia, aiuta asvecchiare l’immagine di “convegno” ea dare l’esatta percezione di questoimportante appuntamento: inventareforme nuove del vivere insieme, ispi-rate dal Vangelo. Non sarà quindi, co-me ha spiegato il segretario generaledella Cei, monsignor Nunzio Galanti-no, “un convenire intorno a un tema,ma ad una esperienza, mettendoci al-la ricerca dei casi in cui l’umanesimonon è riuscito. Mentre quest’opera èuna risposta concreta, è umanesimo ri-uscito”. In questo senso il Convegnoecclesiale nazionale, come vuole il Pa-pa, dovrà avere un impatto sulla gen-te, sulla vita concreta delle persone,della città che lo ospita e della nazio-ne, una nazione che non hai mai spes-so di sperare. Monsignor Galantino,nella recente intervista al Sir, ha ricor-dato come le diocesi italiane abbiano“sorpreso tutti offrendo un ricco ven-taglio di proposte e di esperienze con-crete che abbandonano le sterili lettu-re sociologiche sullo stato del Paese ecominciano a delineare possibili per-corsi di impegno” con proposte chenon si fermano “al vedere e al giudi-care”, ma vanno “decisamente nella li-nea dell’agire”, come i “Gruppi diascolto” che rappresentano la propo-sta e l’esperienza della Chiesa di Fi-renze avviata nell’ormai lontano 1992all’indomani del Sinodo diocesano,che fece emergere l’urgenza che gliadulti potessero prendere confidenzacon la Parola di Dio approfondendolacon una catechesi biblica sistematica,in piccoli gruppi che si riunissero so-prattutto nelle case. La proposta fu ac-colta con entusiasmo: nacquero 1200gruppi di catechesi biblica per gliadulti, in particolare nelle famiglie, lamaggioranza dei quali esiste ancora.Per ogni anno la diocesi propone unLibro della Bibbia e dei sussidi perl’approfondimento e la preghiera. Siva da Rut ai Vangeli, ma in molti ri-cordano l’anno dell’Apocalisse, “Peruna lettura del tempo presente”,quando nei gruppi si scoprì il sensoautentico di uno dei testi biblici piùaffascinanti e finora mal compresi. Maanche Osea, “La fedeltà dello sposo”.E in quest’anno, verso il Convegno, iSalmi con un titolo quanto mai ap-propriato: “Svegliati mio cuore!”. Nel-la logica dell’agire, la diocesi di Firen-ze si è avvantaggiata proponendo co-me segno distintivo del Convegno larammentata “Casa della carità”, men-tre iniziano a muoversi le parrocchie,grazie anche alla Visita pastorale incorso, e le associazioni. Tra le primead attivarsi. Oltre alla Caritas diocesa-na, il Meic (Movimento ecclesiale diimpegno culturale) e Scienza & vita.Entrambe hanno già messo a tema,con convegni e iniziative, l’umanesi-mo e gli umanesimi. Ma Firenze, in vi-sta dell’appuntamento di novembre,guarda anche ai suoi “fari” più recen-ti: il cardinale Elia Dalla Costa, donGiulio Facibeni e Giorgio La Pira.

Tweet del Papa nel giornodella memoria, il 27 gen-naio 2015, «Auschwitz

grida il dolore di una sofferen-za immane e invoca un futurodi rispetto, pace e incontro trai popoli». Con questo tweet Pa-pa Francesco si è unito oggi al-la celebrazione del giorno del-la memoria delle vittime dellaShoah. Nel campo di sterminionazista di Auschwitz-Birkenau,che proprio il 27 gennaio disettant’anni fa veniva liberatoda parte delle truppe sovieti-che, si è svolta una solenne ce-rimonia alla quale hanno par-tecipato numerosi sopravvissu-ti insieme a trentotto delega-zioni provenienti da tutto ilmondo e ben quindici capi diStato. Alla commemorazione èintervenuto anche il cardinaleStanisław Dziwisz, arcivescovo

di Cracovia, sottolineando che«la cosa più importante di que-sto anniversario è poter ascol-tare ancora i testimoni di quel-le orribili giornate, e far senti-re di nuovo il grido delle vitti-me». «Finché i testimoni sonoancora tra noi - ha continuatoil cardinale durante la messaconcelebrata insieme al nunzioapostolico in Polonia, arcive-scovo Celestino Migliore, pres-so il Centro per il dialogo e lapreghiera - bisogna far sentirela loro voce. E bisogna aiutareil mondo ad ascoltare questeparole perché si avvicina iltempo in cui la memoria saràtrasmessa solo da documenti,libri, film e interviste. Soprat-tutto le giovani generazionidevono sapere quello che èsuccesso per impostare nelmodo più giusto la loro vita».

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GALLURAANGLONA&

Il grido di Auschwitz

convegno

Verso il convegno sull’umanesimonella logica dell’agire

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Don Sandro Serreri

La strage attuata da militanti del terrorismo isla-mico (detto subito e chiaro, senza giri di paro-le) presso la sede del giornale satirico “Charlie

Hebdo” a Parigi mi spinge, superando certe mie per-sonali resistenze, ad esprimere alcune riflessioni da-to che quest’atto (di inaudita barbarie) ha ripropostodrammaticamente i gravi problemi della convivenzatra religioni diverse, il senso della democrazia e del-la libertà di espressione, l’uso della violenza e il ter-rorismo. Questi gravi problemi sono stati riproposticon la morte violenta di tante persone innocenti cuiva prima di tutto la nostra sofferta preghiera di suf-fragio. Il terrorismo, di qualsiasi matrice esso sia –ideologica, politica, religiosa – è sempre da condan-nare, senza se e ma. Su questo gl’insegnamenti delMagistero Sociale della Chiesa, in particolare quellidegli ultimi Pontefici e specialmente di GiovanniPaolo II, soprattutto dopo la strage dell’11 settembre2001, sono inequivocabili. L’azione terroristica, persua natura, è una grave forma di violenza nei con-fronti di persone innocenti. Le idee e le motivazionidi chi le compie, anche quando sono talmente fruttodi convinzione da motivare ai loro occhi persino il

sacrificio della loro stessa vita, non possono mai es-sere una giustificazione. I terroristi non sono mai “te-stimoni”. In modo particolare suscita sgomento il ter-rorismo “religioso”. Ciò che è contrario alla ragione– aveva detto Benedettto XVI a Regensburg il 10 set-tembre 2006 – non viene dal vero Dio. La violenza ècontraria alla ragione. Ciò pone il grande problemadel rapporto delle fedi religiose con la verità della ra-gione. Il fanatismo, di qualunque tipo esso sia, nontiene conto di questo rapporto. E’ del tutto evidenteche ha questo proposito le religioni non sono perniente tutte uguali. Il relativismo religioso della men-talità occidentale pone tutte le religioni sullo stessopiano a questo proposito perché esso stesso ha ta-gliato i legami con la verità della ragione. Ma le cosenon stanno così. La religione cristiana, secondo cuiGesù Cristo è il Logos di Dio, la sua eterna sapienzaper cui sono state fatte tutte le cose e la Chiesa è laSposa del Logos, stabilisce un rapporto profondo enetto tra fede e ragione che, invece, altre religioninon stabiliscono. Nel suo famoso discorso di Regen-sburg, allora tanto contestato, Benedetto XVI ponevaquesto problema, lo stesso che in questi giorni è sta-to posto dall’attacco islamico a “Charlie Hebdo”. Af-frontare questo problema è compito non solo dellereligioni, ma anche della politica e della ragione pub-blica. Adottare la filosofia del relativismo religioso emettere tutte le religioni sullo stesso piano significadisarmarsi verso idee e convinzioni che possono an-che portare a questi atti estremi. Il rispetto dovuto atutte le persone non implica una considerazione qua-lunquista della diversità tra le varie religioni. Essepossono contenere elementi potenzialmente danno-si per il bene comune. È per questo motivo che,mentre aderisco con convinzione alla condanna delterrorismo, non aderisco allo slogan che in questigiorni è stato tanto adoperato nelle piazze e sui me-dia: “Je suis Charlie”. Se si tratta, con ciò, di difende-re la libertà e la libertà di espressione in particolare,

va bene. Se si tratta, invece, di sposare l’ideologia di“Charlie”, ossia l’ideologia della denigrazione e del-lo svuotamento contenutistico della libertà di critica,allora non aderisco. Il pensiero critico è importante,ma non è l’unico aspetto del pensiero né sta all’ori-gine del pensare. Si criticano gli errori, il male, ilbrutto. Ciò avviene perché prima si è affermato il ve-ro, il bene, il bello. Ma criticare tutto e tutti, solo cri-ticare, non ha niente di positivo e svuota la libertà diquanto la rende degna ed umana. Il giornale “Char-lie Hebdo”, in passato, ha più volte manifestato que-sta sua ideologia dissacratoria di ogni senso, con pe-santissime incursioni anche nella fede cattolica. Iocredo nella libertà dentro la verità e dei diritti den-tro i doveri. Non credo in una libertà anarchica e ni-chilista. Oggi, quanti manifestano in piazza con lamatita in mano e con la scritta “Je suis Charlie” sulpetto intendono difendere la libertà di parola. Eb-bene, in Francia la libertà di espressione e di paro-la viene impedita ormai anche nei confronti di chidifende in pubblico la famiglia tra uomo e donna edesprime la propria convinzione che non sia giusto ilriconoscimento delle coppie omosessuali o permet-tere loro la filiazione tramite la fecondazione etero-loga. Su questo le stesse leggi francesi sono limita-tive della libertà di espressione. Ne sanno qualcosai tanti che ne hanno già subito le pesanti conse-guenze. La società francese che oggi, giustamente,difende la libertà di espressione, deve fare però si-no in fondo i conti con il suo concetto di libertà. C’èintolleranza in molti aspetti di quella cultura che oramanifesta per la difesa della libertà. L’Europa, unita,non deve accettare il terrorismo. Per contrastarlonon è però sufficiente fondarsi su un concettoastratto e quindi ideologico di libertà di espressio-ne. Un concetto vuoto e solo critico non riesce acontrastare nulla; può riempire qualche piazza neimomenti più caldi, ma non è in grado di sostenereuna vita pensata e vissuta insieme.

Denunciate aggressioni fisiche, profanazionidegli edifici di culto (come l’incendio del-la Chiesa di San Sebastiano, a New Delhi),

forme di “boicottaggio sociale” nei confronti di mis-sionari e famiglie cristiane. Si tratta di un “tentativodi sabotare la Costituzione, che assicura la libertà diogni cittadino indiano di professare, praticare e dif-fondere la propria religione”. La libertà religiosa èsempre più messa in pericolo in India. Il Governosembra assecondare, con l’inerzia e con provvedi-menti che colpiscono le minoranze, l’attività deigruppi radicali che minaccia sia i cristiani sia i mu-sulmani. La libertà religiosa è sempre più messa inpericolo in India. Il Governo sembra assecondare,con l’inerzia e con provvedimenti che colpiscono leminoranze, l’attività dei gruppi radicali che minac-cia sia i cristiani sia i musulmani. L’incendio dellaChiesa di San Sebastiano e Delhi. La distruzione,avvenuta a dicembre, della Chiesa di San Sebastia-no, a New Delhi, bruciata con il cherosene – “unatto da condannare non solo perché blasfemo ecompiuto in odio alla comunità cristiana, ma ancheperché è avvenuto nella capitale del Paese, giàmartoriato da altri incidenti di natura interreligiosa”,come ha dichiarato mons. Anil Couto, arcivescovodi Delhi – è solo l’ultimo degli episodi che hannocolpito la comunità cattolica indiana. Per Sajan KGeorge, presidente del Global Council of IndianChristians (Gcic), “la protezione e la sicurezza deiluoghi di culto sono doveri urgenti che competonoalle autorità. L’incendio doloso della chiesa di SanSebastiano costituisce una violazione del diritto deicattolici alla libertà religiosa. Il governo centrale el’amministrazione locale hanno fallito nel garantiretale diritto e non possono abdicare la loro respon-sabilità. I colpevoli devono essere messi in stato di

accusa e bisogna assicurare le garanzie costituzio-nali alla pacifica comunità cristiana dell’India”. Nonsi tratta di atti di violenza isolati. Vescovi cattolici eleader cristiani hanno inviato una nota all’AgenziaFides alla vigilia di Natale, nella quale tra l’altro silegge: “Abbiamo il cuore pesante per gli episodi diviolenza contro le nostre Chiese in varie parti delpaese, specialmente in Chattisgarh, Madhya Pra-desh, Odisha, Uttar Pradesh e ora nel territorio del-la capitale Delhi. Lo sventramento della chiesa diSan Sebastiano a Delhi, così come gli altri episodidi violenza mirata, rivelano il disprezzo non soloverso i sentimenti religiosi della nostra comunità,ma anche per le garanzie assicurate nella Costitu-zione indiana. Questi atti di violenza non sono in-cidenti isolati. Fanno parte di una serie di azioni in-terconnesse da parte di vari attori non statali. Mol-ti politici hanno chiesto leggi nazionali contro laconversione, provvedimentiche toccano la comunità cristia-na e musulmana, anche se noncitate”. Provvedimenti contro leminoranze. Nella lettera vienesottolineata “la campagna benorganizzata, anche da membridi alto livello del Parlamento eappartenenti al partito di gover-no, che mette in discussione l’i-dentità e il patriottismo delle di-verse minoranze religiose in In-dia” e si denuncia il fatto che“mentre l’esecutivo ha vinto leelezioni presentando una piat-taforma di ‘sviluppo e buon go-verno’, i gruppi radicali vedonoapprovato il loro programma di

odio e nazionalismo religioso. Si tratta di un pale-se tentativo di sabotare la Costituzione indiana,che assicura la libertà di ogni cittadino indiano diprofessare, praticare e diffondere la propria reli-gione”. I provvedimenti sarebbero nati contro leminoranze, “dando alla polizia il potere di distur-bare, arrestare e punire sacerdoti, religiosi e ope-ratori cristiani”. Il Memorandum dei vescovi. AlGoverno è stato inviato un documento nel qualesi elencano vari episodi “rappresentativi dell’osti-lità e della discriminazione subita dai cristiani intutta l’India”. Si narrano casi di “boicottaggio so-ciale” (ad alcuni missionari cristiani è vietato l’in-gresso in oltre 50 villaggi della regione di Bastar,in Chhattisgarh; e ad alcune famiglie cristiane inOrissa è impedito di usare il pozzo pubblico delvillaggio); aggressioni fisiche (in numerosi stati);profanazione degli edifici di culto.

Non sono d’accordoA proposito di “Je suis Charlie”

I vescovi alzano la voceindia, memorandum sulle discriminazioni contro i cristiani

Chiesa cristiana incendiata in India

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GALLURAANGLONA&

Prima di tutto della mancanza di lavoro inItalia: è questa la richiesta che il cardina-le Angelo Bagnasco, presidente della

Conferenza episcopale italiana (Cei) rivolge ai«responsabili della cosa pubblica». Il porpora-to ha aperto la riunione del Consiglio perma-nente della Cei, che si è conclusa a Roma il 28gennaio. I presuli italiani, afferma il cardinale,osservano che «la lama del disagio continua atormentare moltissime famiglie che non arri-vano da tempo alla fine del mese»; «anzianiche attendono le loro magre pensioni man-giando pane e solitudine»; giovani che hannopaura per il loro futuro incerto, e che bussano– non di rado sfiduciati – alle porte del lavo-ro; adulti che il lavoro lo hanno perso e chehanno famiglia da mantenere e impegni daonorare. Su tutto si staglia l’urgenza che, piùdi tutte, s’impone: il lavoro e l’occupazio-ne».Riguardo poi ai recenti terribili avveni-menti di Parigi, il cardinale Bagnasco rilevacome nelle manifestazioni di protesta chehanno fatto seguito agli attacchi terroristici sa-rebbe stato opportuno anche fare riferimento,oltre alla libertà d’espressione, anche all’«af-fermazione del diritto inalienabile alla libertàreligiosa», e al «continuo genocidio» dei cristia-ni in molte zone del mondo. D’altra parte laviolenza esibita dai terroristi, esprime, secon-do il porporato, un «parossismo angosciato», ilpanico che nasce dalla consapevolezza «di es-sere perdenti di fronte all’incalzare della sto-ria». Tuttavia, di fronte ai giovani attratti nellefila degli estremisti, secondo Bagnasco «l’Occi-dente dovrebbe fare un serio esame di co-scienza e chiedersi il perché di questo arruo-lamento violento e suicida», dovuto in parteanche al fatto che l’islamismo fondamentalista«riempie il vuoto nichilista dell’Occidente».

“Abbiamo lavorato ieri fino a tarda sera,condividendo l’impostazione generaledella manovra e individuando le priorità

su cui puntare per introdurre alcuni migliora-menti nel corso dell’esame in commissione. Do-po una lunga e fruttuosa riunione della mag-gioranza è stata fatta la sintesi sui vari emenda-menti, tenendo conto anche delle richiesteemerse dai dibattiti e dalle audizioni in Com-missione Bilancio e dai contributi delle altreCommissioni consiliari”. Lo dice l’assessore del-la Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci,al termine della seduta della terza Commissioneche questa mattina ha approvato il primo arti-colo della manovra finanziaria per il 2015. “Inparticolare, durante la lunga riunione di mag-gioranza, sono state individuate e condivisepriorità che vanno dall’Istruzione all’Università,dal Lavoro fino alla Cultura e allo Spettacolo eal Sociale - spiega il vicepresidente della Regio-ne - Pur nel vincolo delle risorse disponibili etenendo conto del non facile momento econo-mico, la Giunta insieme alla maggioranza hacondiviso una serie di interventi importanti. Vo-

glio però sottolineare che la filosofia, l’imposta-zione della prima manovra di questa Giunta èstata ampiamente condivisa, apprezzata per lascelta della programmazione unitaria dei fondiregionali ed europei, per la decisione di ricor-rere a un mutuo non per pagare debiti ma perfare investimenti e dunque creare le condizioniper nuovi posti di lavoro, per il ricorso a deci-se politiche keynesiane che ridiano slancio al-l’economia con l’intervento pubblico”. L’asses-sore Paci sottolinea anche l’importanza di ri-uscire ad approvare la manovra entro febbraiosenza dover ricorrere al terzo mese di esercizioprovvisorio. “La Sardegna aspetta risposte e nonc’è più tempo da perdere, la finanziaria dev’es-sere operativa il più presto possibile. Oggi so-no iniziati i lavori della commissione - conclu-de l’esponente della Giunta Pigliaru - ed è sta-to condiviso un percorso che ci porterà ad ap-provare la manovra finanziaria nei tempi previ-sti, questo grazie alla riuscita condivisione dellepriorità in maggioranza e all’apprezzabile spiri-to di collaborazione mostrato dall’opposizionepur nel rispetto delle rispettive posizioni”.

Prima il lavoro

a t tua l i t à

Finanziaria 2015: accordo in maggioranza, si va verso l’approvazione

Venti milioni per migliorare le ferrovie sarde

Èstata firmata una convenzione tra l’as-sessorato dei Trasporti e la società ReteFerroviaria Italiana che prevede impor-

tanti interventi di potenziamento della sicurez-za e di rafforzamento delle condizioni infra-strutturali. I lavori, finanziati con i fondi delPiano di Azione Coesione, si concluderannoentro il 2019 e verranno eseguiti nelle lineeOristano - Golfo Aranci, Chilivani - Porto Tor-res e Decimomannu - Iglesias - Carbonia. Con-sentiranno di dotare la rete in queste tratte delsistema di segnalamento S.C.M.T. (Sistema diControllo della Marcia del Treno). “La scelta dipuntare sulla ferrovia quale asse portante delnuovo sistema di mobilità isolano continua aconsolidarsi anche con la firma della conven-zione con Rfi”, commenta l’assessore dei Tra-sporti, Massimo Deiana. “Alla fine degli inter-venti la rete della Sardegna sarà dotata di unmoderno sistema tecnologico di segnalamentoche consentirà di aumentare il grado di sicu-rezza dell’infrastruttura, di incrementare in mo-do significativo la velocità dei treni, e quindi diridurre i tempi di percorrenza”, aggiunge l’as-sessore. “Crediamo che interventi come questopossano anche rispondere alle preoccupazio-ni, sollevate da più parti, circa l’adeguamentodella rete a svolgere appieno un ruolo da pro-tagonista”, conclude Massimo Deiana.

Nadia Spano

Il Movimento per la Vita Onlus ed il Centrodi Aiuto alla Vita di Olbia sono nati nel1998 come “costola” del già esistente Cen-

tro di Aiuto di Tempio Pausania, grazie al qua-le un gruppo di amici che condividevano glistessi ideali per la tutela della Vita nascente,minacciata dalla L. 194/90 che di fatto autoriz-zava l’interruzione volontaria di gravidanza en-tro il terzo mese dal concepimento e, in casieccezionali, fino al sesto mese. Se allora è sta-to difficile farci conoscere e portare avanti labattaglia contro l’ I.V.G. ed i casi da seguirenell’arco dell’anno erano pochi e richiedevanopoche risorse economiche, le cose sono cam-biate a partire dal 2007/2008/2009, quando c’èstato un aumento non solo dei casi di ragazzeo donne che si rivolgevano al Centro, o checercavamo su segnalazione di qualche personadi coscienza, munite di certificato del consulto-rio che autorizzava l’I.V.G., ma soprattutto didonne provenienti da paesi extracomunitari eche chiedevano assistenza per un bimbo giànato. Così in quegli anni ci siamo trovati a ge-stire tra i 28 ed i 37 casi, numeri ancora abbor-dabili per un per una piccola Associazione co-me la nostra, seppure appoggiata da una so-vrastruttura composta da Federazioni regionalie da un Direttivo Nazionale, del quale, proprioin quegli anni entrai a far parte in qualità diPresidente Regionale della Federazione MpVSardegna. Le cose sono diventate più difficili apartire dal 2010 quando siamo arrivati ad assi-

stere 65 bambini nel totale e poi sempre conun trend in ascesa che ci ha portato nel no-vembre del 2013, prima del rovinoso eventodell’alluvione ad assistere 154 bambini di etàcompresa tra 0 e 14 mesi. Le cose erano già dif-ficili tant’è che se prima ci permettevamo il lus-so di assistere i bambini dando il necessarioper tutto il mese, nel 2013, viste le entrate sul-le quali potevamo contare (benefattori, contri-buti Comunali, le entrate del progetto dellaProvincia e della Fondazione Banco di Sarde-gna, le quote di iscrizione dei tesserati) ci po-temmo permettere di dare ai bimbi solo il ne-cessario per coprire 15 giorni, vestiario a parteche, grazie a Dio ed al buon cuore di tanti, ab-biamo sempre in abbondanza. Il giorno dell’al-luvione però, ha radicalmente trasformato lecose ed anche le esigenze e il genere di uten-ze che fino ad allora avevamo avuto; infattil’acqua di quel giorno ha portato con sé nonsolo muri e mobili, macchine e motorini e pur-troppo persone, ma ha portato via in molti ca-si speranza, voglia di arrampicarsi per essereautonomi, voglia di riscatto rispetto ad un pas-sato ingeneroso; ed allo stesso tempo ha por-tato in molti voglia di riscatto, voglia di arram-picarsi con le unghie e con i denti per essereautonomi, speranza in un domani seppurel’oggi era fatto di fango, di pale e stivaloni. Stadi fatto che da allora, o meglio dal momento incui la crisi era passata, o almeno era sotto con-trollo, e di conseguenza si potevano chiudere icentri di smistamento dei beni di prima neces-sità gestiti dal Comune, noi abbiamo visto la

nostra “popolazione” crescere a dismisura, tan-to da passare in un anno da 154 a 319 bambi-ni, di cui oltre il 45% figli di famiglie olbiesi,mettendo in luce una realtà di persone che giàprima dell’alluvione vivevano ai limiti della so-glia di povertà. In questo anno difficile dobbia-mo ringraziare il Direttivo del Movimento per lavita e le tante Federazioni Regionali che ci han-no teso una mano, come alcune aziende del-l’alta Italia che hanno deciso di devolvere a noi,piccola Associazione (complice una delle no-stre socie che ha potuto contattarle), cifre ancheimportanti, così ringraziamo la Provincia Olbia- Tempio per il contributo accordatoci, la Cari-tas Diocesana che ci ha sostenuto, alcune As-sociazioni di altri territori che ci sono venute inaiuto e la Fondazione Banco di Sardegna che ciha approvato il progetto per la pubblicazione diun libro di Favole per adulti, “Le 12 Favole diNadia”. Insomma la provvidenza divina non ciè mancata e ci ha permesso di mantenere per iprimi 6 mesi i bambini in toto, mentre da giu-gno siamo dovuti tornare a fornire quanto ne-cessario solo per una parte del mese, perchénon è più possibile acquistare il necessario dipanni, latte e pappe varie con le poche entrateche ancora abbiamo nelle casse dell’Associazio-ne. Per questo, la domenica primo Febbraio,Giornata della Vita, eravamo nelle piazze da-vanti alle chiese per portare gioia con i coloridelle nostre primule, segno di primavera chearriva e di vita che inizia, e grazie alla venditae alle offerte generose, possiamo continuare lanostra missione a tutela della vita nascente.

“Ibambini e gli anziani costruiscono il futu-ro dei popoli; i bambini perché porteran-no avanti la storia, gli anziani perché tra-

smettono l’esperienza e la saggezza della lorovita”. Queste parole ricordate da Papa France-sco sollecitano un rinnovato riconoscimentodella persona umana e una cura più adeguatadella vita, dal concepimento al suo naturaletermine. È l’invito a farci servitori di ciò che “èseminato nella debolezza” (1Cor 15,43), deipiccoli e degli anziani, e di ogni uomo e ognidonna, per i quali va riconosciuto e tutelato ildiritto primordiale alla vita. Quando una fami-glia si apre ad accogliere una nuova creatura,sperimenta nella carne del proprio figlio “laforza rivoluzionaria della tenerezza e in quellacasa risplende un bagliore nuovo non solo perla famiglia, ma per l’intera società. Il preoccu-pante declino demografico che stiamo vivendoè segno che soffriamo l’eclissi di questa luce.Infatti, la denatalità avrà effetti devastanti sulfuturo: i bambini che nascono oggi, sempremeno, si ritroveranno ad essere come la puntadi una piramide sociale rovesciata, portando sudi loro il peso schiacciante delle generazioniprecedenti. Incalzante, dunque, diventa la do-manda: che mondo lasceremo ai figli, ma an-che a quali figli lasceremo il mondo? Il triste fe-nomeno dell’aborto è una delle cause di que-sta situazione, impedendo ogni anno a oltrecentomila esseri umani di vedere la luce e diportare un prezioso contributo all’Italia. Nonva, inoltre, dimenticato che la stessa prassi del-la fecondazione artificiale, mentre persegue ildiritto del figlio ad ogni costo, comporta nellasua metodica una notevole dispersione di ovu-li fecondati, cioè di esseri umani, che non na-sceranno mai. Il desiderio di avere un figlio è

nobile e grande; è come un lievito che fa fer-mentare la nostra società, segnata dalla “culturadel benessere che ci anestetizza” e dalla crisieconomica che pare non finire. Il nostro Paesenon può lasciarsi rubare la fecondità. È un in-vestimento necessario per il futuro assecondarequesto desiderio che è vivo in tanti uomini edonne. Affinché questo desiderio non si tra-sformi in pretesa occorre aprire il cuore ancheai bambini già nati e in stato di abbandono. Sitratta di facilitare i percorsi di adozione e di af-fido che sono ancora oggi eccessivamente cari-chi di difficoltà per i costi, la burocrazia e, tal-volta, non privi di amara solitudine. Spesso so-no coniugi che soffrono la sterilità biologica eche si preparano a divenire la famiglia di chinon ha famiglia, sperimen-tando “quanto stretta è laporta e angusta la via checonduce alla vita” (Mt 7,14).La solidarietà verso la vita –accanto a queste strade ealla lodevole opera di tanteassociazioni – può aprirsianche a forme nuove ecreative di generosità, comeuna famiglia che adotta unafamiglia. Possono nascerepercorsi di prossimità neiquali una mamma cheaspetta un bambino puòtrovare una famiglia, o ungruppo di famiglie, che sifanno carico di lei e del na-scituro, evitando così il ri-schio dell’aborto al quale,anche suo malgrado, èorientata.Una scelta di soli-

darietà per la vita che, anche dinanzi ai nuoviflussi migratori, costituisce una risposta efficaceal grido che risuona sin dalla genesi dell’uma-nità: “dov’è tuo fratello?”(cfr. Gen 4,9). Gridotroppo spesso soffocato, in quanto, come am-monisce Papa Francesco, “in questo mondodella globalizzazione siamo caduti nella globa-lizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati al-la sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ciinteressa, non è affare nostro!”. La fantasia del-l’amore può farci uscire da questo vicolo ciecoinaugurando un nuovo umanesimo: “vivere fi-no in fondo ciò che è umano (…) migliora ilcristiano e feconda la città”. La costruzione diquesto nuovo umanesimo è la vera sfida che ciattende e parte dal sì alla vita.

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GALLURAANGLONA&v i t a

Sempre a sostegno della vita

SOLIDALI PER LA VITAMessaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 37a Giornata Nazionale per la Vita. (1° febbraio 2015)

Programmata già da tempo dall’Uffi-cio Catechistico Regionale, si è svol-ta presso l’ Abbazia di San Pietro di

Sorres la giornata di formazione per i ca-techisti della Sardegna. La domenica 1°febbraio, al mattino Mons. Ignazio Sanna,arcivescovo di Oristano e delegato dallaConferenza Episcopale Sarda per l’evan-gelizzazione e la catechesi, ha tenuto unarelazione in cui ha sottolineato la dimen-sione ecclesiologica ed ecclesiale del ca-techista, degli ambiti di formazione equindi anche della spiritualità, della for-mazione biblica e liturgica e la vita di pre-ghiera personale che ogni catechista do-vrebbe coltivare. Alle 11,00 Mons Sannaha presieduto la messa conventuale delmonastero. I partecipanti hanno riempitola chiesa, infatti le presenze hanno supe-rato le aspettative. Visibilmente soddisfat-to il direttore dell’ufficio catechistico dio-

cesano Don Paolo Pala il quale ha sotto-lineato: “Attendevamo 150 catechisti,molti dalle zone dell’interno e del Nuore-se hanno rinunciato all’ultimo momentoper il maltempo e la neve, nonostantetutto sono arrivati 270 catechisti prove-nienti da 7 diocesi su 10. Erano assenti lediocesi di Cagliari, Iglesias e Lanusei.Quando si lavora si possono creare an-che percorsi regionali. Questa giornata,aggiunge Don Paolo richiama gli incontridi formazione dell’anno scorso e preparail prossimo convegno regionale che siterrà ad Oristano il 27 Settembre con lapresenza del direttore dell’Ufficio Cate-chistico Nazionale Paolo Sartor”. L’Abba-zia di San Pietro di Sorres, unico centrobenedettino in Sardegna, grazie alla suastruttura e accoglienza, favorisce semprequel clima di spiritualità necessario per lariflessione e la contemplazione.

Così l’Arcivescovo Nosigliavuole caratterizzarel’ostensione solenne che, dal 19aprile al 24 Giugno 2015,chiamerà nuovamente araccolta il “popolo dellaSindone”, per vedere e pregaredavanti a quell’Immagine chericorda con tanta forzaespressiva la passione e lamorte di Gesù Cristo.

Perché i giovani, perché i ma-lati? L’ostensione del 2015 èstata concessa da Papa Fran-

cesco per la coincidenza con i 200anni dalla nascita di san GiovanniBosco, fondatore della famiglia sa-lesiana: un «giubileo» che richiame-rà a Torino da ogni parte del mon-do i giovani (e i meno giovani) chehanno frequentato scuole, oratori ecampi sportivi nel nome di donBosco. Lo stesso Francesco sarà a Torino il21 giugno: l’ha annunciato nell’u-dienza in piazza San Pietro il 5 no-vembre scorso. Per lui il viaggio sarà anche un «ri-torno alle radici»: da Torino e dallecolline del Monferrato la famigliaBergoglio partì, come tanti altriemigranti piemontesi, alla voltadell’Argentina.

Quanto ai malati, il collegamentocon la Sindone è diretto: chi co-nosce la sofferenza, sul propriocorpo o nello spirito, chi vive ac-canto a persone ammalate speri-menta nel profondo il mistero deldolore; e anche per questo è tan-to più aperto a «riconoscere» e cer-care di alleviare la sofferenza al-trui, per quanto possibile. L’atten-zione al mondo della malattiaporta alla ragione autentica, veradell’ostensione: contemplare ilVolto del Signore per uscire a«servire i fratelli». È il senso del motto che il CustodeNosiglia ha scelto per questa espo-sizione: «l’Amore più grande». Leparole di Gesù in Giovanni 15 ri-cordano che non c’è amore piùgrande di chi dà la vita. E dunqueproprio per questo rendono mani-festo l’amore di Dio per noi, cheabbiamo ricevuto la vita di Dio inCristo. Ma l’«amore più grande» ciinvita, ci spinge a riconoscere il Si-gnore nei fratelli – nei poveri, neibisognosi, nei sofferenti. L’ostensione della Sindone, cele-brazione e pellegrinaggio religio-so, spirituale, momento forte di vi-ta della Chiesa, è anche una gran-de occasione per Torino e per ilsuo territorio: per farsi conoscere,proporre un’accoglienza che, negliultimi anni, è cresciuta in quantitàe qualità. Saranno soprattutto igiorni vicini a quelli della visita diFrancesco a mostrare un «voltonuovo» di Torino, quando verran-no migliaia di giovani per incon-trare il Papa. Come nelle ostensioni più recenti(dal 1998 in poi) Torino e il Pie-monte si sono mobilitati per orga-nizzare l’ostensione. Nel Comitatoorganizzatore siedono, insieme al-la diocesi, la Città, la Provincia diTorino, la Regione Piemonte, conle due fondazioni bancarie (SanPaolo e CRT), i Salesiani e la Dire-zione regionale per i Beni artistici.La coincidenza con l’Expo di Mila-no dovrebbe favorire il flusso di vi-

sitatori anche su Torino. Si vuolerealizzare un’ostensione che garan-tisca a tutti la possibilità di vederela Sindone e di conoscere megliole realtà – ecclesiali e non solo – diTorino e del suo territorio. Perquesto, come in passato, la visitaalla Sindone è completamente gra-tuita, pur essendo obbligatoria la

prenotazione (anch’essa gratuita).Si prenota esclusivamente via In-ternet, attraverso il sito ufficialedella Sindone, www.sindone.org.Durante i giorni lavorativi è attivoun servizio telefonico di informa-zione, al numero 011.5292550 (letariffe dipendono dal proprio ge-store telefonico).

8 Anno XXIIIn. 131 gennaio2015

GALLURAANGLONA&incontriamo Gesù: identità e vocazione del catechista

v i t a d iocesana

Sindone, un’ostensione con i giovani e con le persone che soffronoDon Bosco

Interno della Basilica di S. Pietro di Sorres

9ch iesa d iocesanaAnno XXIII

n. 131 gennaio

2015

GALLURAANGLONA&

Lunedì 26 gennaio è stata inau-gurata la mensa dei poverigestita dal Gruppo Vincenzia-

no., La struttura cambia sede. Sitrasferisce da via Angioi in via Ca-nova nei locali di proprietà dellaASL di Olbia, ceduti al comune diOlbia in comodato d’uso gratuitoper la realizzazione del Centro Ser-vizi umanitari della città. In questomodo con l’apertura della mensanei locali di via Canova si riesce acompletare il centro umanitario. Ilcentro ospita il servizio di ricoverodiurno con 20 posti letto per gliuomini e 10 per le donne; il centroresidenziale adulti al primo piano,composto da 3 case alloggio per lefamiglie, gestito dalla Caritas conla collaborazione dell’AssociazioneAgorà; la mensa sociale al pianoterra, gestito dalla Caritas con lacollaborazione dei volontari Vin-cenziani; il servizio di distribuzio-ne beni prima necessità gestitodall’assessorato comunale ai Servi-zi Sociali con la collaborazionedella Caritas; la boutique socialeper la distribuzio-ne di indumentiusati gestito dal-l’assessorato co-munale ai servizisociali con la col-laborazione dellaCaritas; il centrodi ascolto gestitodall’assessorato aiservizi sociali conla collaborazionedella Caritas; losportello informa-tivo per le infor-mazioni sulla pri-ma accoglienza ei percorsi di in-

clusione sociale. Questo interventoper la realizzazione della mensa so-ciale è stato finanziato dai LionsClub con la somma di €. 60.000,00.A titolo di cronaca va detto che ilgruppo Vincenziano serve dai 60agli 80 pasti al giorno, in prevalen-za gli utenti sono italiani. Il passag-gio di consegna delle chiavi è avve-nuto tra Pinuccia Sini, responsabiledel gruppo Vincenziano e MarioCosti. Erano presenti alla cerimoniaper il comune il sindaco di OlbiaGianni Giovannelli, l’assessore aiServizi Sociali Rino Piccinnu e perla diocesi il vescovo Mons. Seba-stiano Sanguinetti che ha benedettoi locali e suor Luigia Leoni direttricedella Caritas diocesana, autorità ci-vili e militari del territorio e le mas-sime autorità regionali dei Lions. Unservizio in più che si aggiunge inuna città fortemente segnata dall’al-luvione del novembre 2013 che hamesso in luce piaghe già preesi-stenti, ma che ha voglia e capacitàper rialzarsi quando si lavora in si-nergia per il bene comune.

Èstata preparata con grandecura la veglia di preghieradel 25 Gennaio a Santa Ma-

ria del Mare a Pittulongu, messa inonda da Radio Maria su tutto il ter-ritorio nazionale e non solo. Daoltre un mese Don Alberto MenaGuevara aveva messo sotto torchioil coro, con prove quasi giornalie-re, per preparare al meglio l’in-contro, conscio anche del fattoche a quell’ora gli ascoltatori era-no almeno 4 milioni. Per ora le ce-lebrazioni si svolgono in locali pri-vati. Funge da cappella una veran-da che dal 2011 è diventata puntodi riferimento per tutti gli abitanti,soprattutto quelli che a Pittulongurisiedono tutto l’anno. La parroc-chia è stata istituita nell’estate del2010 con un decreto del VescovoSanguinetti insieme ad altre quat-tro parrocchie di Olbia e da allorac’è stata una crescita in tutti i sen-si: gli abitanti si incontrano, i ra-gazzi vengono preparati per i sa-cramenti e attraverso una serie di

iniziative, soprattutto durante l’e-state, vengono raccolti dei fondiper mandare avanti i lavori di co-struzione della nuova chiesa. Uncomitato appositamente costituitosegue da vicino i lavori di costru-zione e di direzione. La posizionefelice della chiesa in via MareEgeo, a due passi dal mare, favo-risce la partecipazione alla messadi centinaia di turisti durante l’e-state. E’ difficile quantificare lepresenze, si parla di 14-15 milapersone, presenti a Pittulongu,mentre d’inverno la frazione di Ol-bia conta circa 1.700 abitanti. Gra-zie alla disponibilità del Comunedi Olbia ed in modo particolaredell’Assessorato ai Servizi Socialiche ha messo a disposizione unasquadra di operai che normalmen-te svolgono lavori socialmente uti-li, ma con delle qualifiche, si ri-esce a contenere le spese per lamano d’opera e lavorare ininter-rottamente fino all’ultimazione chesi prevede entro l’estate del 2015.

Nei giorni scorsi hanno fatto visitaal cantiere l’assessore Rino Piccin-nu con il Vescovo Sanguinetti perverificare lo stato di avanzamentodei lavori. Anche se per l’estate ri-marranno alcune opere da com-pletare, si spera di poter celebrare

in quella struttura che per molti di-venterà la seconda casa. Infatti,l’impegno e la caparbietà degliabitanti, unita all’entusiasmo diDon Alberto, appena arrivato nel-l’ottobre scorso, ha fatto sì che ilsogno diventasse realtà.

Olbia, inaugurata la mensa dei poveri

Prende forma la chiesa di S. Maria del Mare a Pittulongu

Il vescovo e l'assessore Piccinnu in visita al cantiere

“La vita consacrata è essen-ziale alla vita della Chiesa.È, infatti, profezia e dono

totale; è indicare ai fratelli e allesorelle di fede che hanno altre vo-cazioni il senso ultimo della lorovocazione; è ricondurre tutto etutti al Signore Gesù, al Suo amo-re e alla vita beata che non ha fi-ne”. Lo scrive il patriarca di Vene-zia, monsignor Francesco Mora-glia, in un messaggio rivolto aiparroci e alle comunità ecclesialiper la Giornata mondiale della vi-ta consacrata (2 febbraio). “NellaChiesa - sottolinea - la personaconsacrata è sempre l’immagineviva di chi, come Maria, ha dettoe continua a pronunciare ognigiorno un sì totale e gratuito aDio, di chi accondiscende a servi-re Gesù nella gioia attraverso ildono totale di sé (…). Ai nostrifratelli e alle nostre sorelle che vi-vono nella consacrazione a Dio,rivolgo l’augurio - accompagnatodalla preghiera - di essere, nellaChiesa e nel mondo, concreti eautentici segni del Suo amore. Chisi dona totalmente a Dio, nellagioia, diventa davvero la paginadi Vangelo più bella e affascinan-te che si possa offrire agli uominie alle donne del nostro tempo”.

10 ch iesaAnno XXIIIn. 131 gennaio2015

GALLURAANGLONA&Fraternità, pace e dialogo: il Papa andrà a Sarajevo

“L’anno appena trascorso èstato il più caldo degli ulti-mi 123 anni, ovvero dall’ini-

zio delle registrazioni meteorologi-che moderne: il 1891. Lo confer-mano i dati dell’Agenzia Giappo-nese, dopo che lo aveva dichiara-to l’Organizzazione MeteorologicaMondiale, quella delle NazioniUnite. Il fenomeno ha conseguen-ze dirette sulla nostra vita. In Italiase ne accorge il turismo dalla pe-nuria di nevicate che rallentano lastagione sciistica, ma gli agricolto-ri sono stati i primi ad accusare ilcolpo: nell’ultima stagione di rac-colta da uliveti e vigneti non han-no ricavato molto, tanto che se-condo la Coldiretti il calo dell’extravergine di oliva, l’oro verde italia-no, è stato del 30%, del miele del50%, del 25% degli agrumi, del15% del vino. La salvaguardia delcreato non è solo questione perecologisti o esperti, ma riguarda inmodo stretto la società e il sistemaeconomico, e i destini delle perso-ne. Si pensi ai processi di deserti-ficazione o quelli di innalzamentodel livello del mare che alimenta-

no una grande quota dei flussi mi-gratori. Questi “effetti devastantidelle calamità naturali” sono an-che origine di conflitti, come de-nuncia Papa Francesco nel suo re-cente messaggio per la Pace. Lacura dell’ambiente è in contrastocon la spinta all’industrializzazio-ne che va dagli inquinamenti del-le acciaierie alla coltivazione disemi geneticamente modificati.Così spesso ci si trova tra l’incudi-ne e il martello come sanno i cit-tadini di Taranto o i coltivatori inalcune regioni dell’America Latina.Recuperare un rapporto equilibra-to con il nostro ecosistema riguar-da tutti, travalica i confini nazio-nali e coinvolge i singoli cittadinicome le grandi multinazionali, lecomunità locali come gli Stati. Ga-rantire la sostenibilità ambientaleè tra gli Obiettivi del Millennio eproprio il 2015 dovrebbe esserel’anno in cui la percentuale dellapopolazione, senza accesso all’ac-qua potabile e agli impianti igieni-ci di base, dovrebbe essere ridottadella metà. Come il 2010 era statoindicato come l’anno scelto per

contrastare il processo di annulla-mento della biodiversità, ma…Speriamo si raggiungano risultatimigliori. Uno dei più fecondi ana-listi della questione è stato UlrichBeck, tra i più importanti sociolo-gi mondiali che proprio a capo-danno è deceduto. Lo studiosoaveva introdotto il concetto di so-cietà del rischio globale, proprioper spiegare il forte cambiamentoche coinvolge gli uomini e le don-ne del nostro tempo. Nella socie-tà del rischio, dentro una logica diprogresso senza limiti motivatodalla massimizzazione dei profitti,gli effetti di un’azione diventanoimprevedibili, perché essa innescauna serie di conseguenze incon-trollabili all’interno di un mondocomplesso. Proprio la consapevo-lezza dell’imprevedibilità, prodot-ta dalle nostre società diventa uncatalizzatore dell’insicurezza. Dis-astri ambientali, terrorismo, sfrut-tamento delle risorse naturali ali-menterebbero paure condivise ca-paci di unire le persone e di origi-nare, secondo Beck, quei movi-menti globali che porterebbero al-

la democrazia cosmopolita. Senzaspingerci in analisi così ampie, eforse un po’ azzardate,(è difficileconcordare che dalla paura si pos-sa sviluppare coesione sociale ge-nerativa), si condivide che attivareazioni di tutela dell’ecosistema,coltivare e custodire il creato, con-tribuisce ad arginare la società delrischio e propone un rinnovatomodello di sviluppo.

Il nostro argine al rischio

coltivare e custodire il creato sarebbe già un buon inizio

Il Papa ha annunciato cheil 6 giugno, andrà “a Sa-rajevo, capitale della Bo-

snia ed Erzegovina. Vi chie-do fin d’ora - ha detto - dipregare affinché la mia visi-ta a quelle care popolazionisia di incoraggiamento per ifedeli cattolici, susciti fer-menti di bene e contribuiscaa consolidamento della fra-ternità e della pace, del dia-logo interreligioso, dell’ami-cizia”. Lo scorso 15 dicem-bre, dopo la visita al Papadel membro croato dellapresidenza collegiale dellaBosnia ed Erzegovina, Dra-gan Covic, la stampa bosnia-ca aveva ipotizzato la prepa-razione di un viaggio del Pa-

pa a Sarajevo per il 2015. PapaFrancesco, in Europa, ha giàcompiuto un viaggio in Albaniae uno a Strasburgo, alle istitu-zioni europee. Dal 1992 al 1995si è combattuta in Bosnia Erze-govina la prima guerra in Euro-pa dalla fine della Secondaguerra mondiale. Giovanni Pao-lo II aveva compiuto un viaggioa Sarajevo nell’aprile del ‘97,mentre il 22 giugno 2003 si erarecato a Banja Luka.”Oggi - haricordato il Papa dopo l’Angelus- si celebra in Italia la giornataper la vita, che ha come tema‘Solidali per la vita’. Rivolgo ilmio apprezzamento alle associa-zioni, ai movimenti e a tutti co-loro che difendono la vita uma-na. Mi unisco ai vescovi italianiper sollecitare ‘un rinnovatoriconoscimento della personaumana e una cura più adegua-ta della vita, dal concepimen-to al suo naturale termine’.Quando ci si apre alla vita e siserve la vita, si sperimenta laforza rivoluzionaria dell’amo-re e della tenerezza, inaugu-rando il nuovo umanesimo,l’umanesimo della solidarietà,l’umanesimo della vita”. “Salu-to - ha detto ancora il Papa -il cardinale vicario, i docentiuniversitari di Roma e quantisono impegnati a promuoverela cultura della vita”. In piaz-za, tra le decine di migliaia dipresenti, anche tanti con i pal-loncini verdi della Giornataper la vita.

Vita consacrata: essere “segni” dell’amore di Dio

La sede del Parlamento che brucia durante la guerra

Sarajevo distrutta dalle

bombe

Prospero Schiaffino

Il paese di Aglientu è posto suuna collina di circa 500 metrisul livello del mare, da dove

s’intravedono differenti e peculiaripaesaggi, che spaziano dai più sva-riati e variopinti colori del mare, alverde lussureggiante della macchiamediterranea. Il territorio del Co-mune mostra una continuità d’inse-diamenti abitativi databili dalla piùlontana Preistoria, come conferma-no i ritrovamenti di utensili di pie-tra (o litici), risalenti all’età neoliti-ca antica ed anche la presenza dinon pochi nuraghi (tipico esempiodella struttura architettonica sardapiù antica), nella fascia costiera.Per la denominazione originariadel toponimo si possono ricordarealcune interessanti e realisticheipotesi di studiosi. Per una primasoluzione in periodo romano è at-testata una “statio” o stazione per ilcambio dei cavalli e per il riposo;per altri invece si parla di una“mansio”, quindi un agglomeratopiù sviluppato e più esteso e conpiù abitanti, denominata “Juliola”che non doveva essere molto lon-tana dalla spiaggia attuale, chiama-ta appunto “Vignola”. E perciò Vi-gnola deriverebbe direttamente daJuliola (i due toponimi dimostranouna buona consonanza non solofonetica). Questa località sarebbe

stata situata lungo la strada costie-ra che da Turris Libyssonis (attualePorto Torres) portava a Olbia (for-se dal greco Olbios o Ogrile). Se-condo altri studiosi durante il Me-dioevo, in epoca giudicale, sorge-vano in questo territorio due vil-laggi, le cui tracce sono ormai an-date perdute. La scomparsa o ladispersione di questi stabilimentiabitati nel territorio può essere fat-ta risalire al 1415, quando i piratibarbareschi provenienti dall’Africadistrussero il paese di Vargiu, dacui sembra derivare per certi aspet-ti la denominazione del toponimo“Monti Vargiu” poi trasformatosi in“Montiagliu” e quindi ancora e de-finitivamente in Aglientu. Proprioda “Montiagliu” alcuni etimologistie studiosi di toponomastica fareb-bero derivare il nome del paesementre altri spiegano il toponimocollegandolo al vocabolo italiano“argento” e in particolare Aglientuderiverebbe proprio dal terminecorso “Arghientu”, il nome non al-luderebbe però a miniere di argen-to, bensì a filoni di scisto luccican-ti al sole come avviene ad esempionelle zone del Gennargentu. Ladominazione aragonese e spagnolaad Aglientu è testimoniata dalla fa-mosa torre di Vignola, fatta costrui-re durante il regno di Filippo II, aprotezione dalle scorribande sara-cene. Alla dominazione spagnola

succedette un’amministrazione ita-liana e cioè quella dei Savoia. Fuproprio Vittorio Amedeo III, re diSardegna, a decidere tra il 1774 e il1776 la costruzione della chiesa diSan Francesco d’Assisi in Adlentum(in effetti, Aglientu) e dal 1777 uncanonico di Tempio Pausania as-sunse la funzione di parroco. Tragli ultimi anni del 1700 e i primidel 1800 intorno alla stessa chiesasorsero le cosiddette “cucine”, ov-vero modeste costruzioni e la po-polazione, che viveva negli stazzi,nei giorni festivi, vi si ritrovava an-che per svolgere attività di caratte-re socio-economico. Nei primi de-cenni dell’Ottocento si aggiungonoalcune baracche, utilizzate parzial-mente da artigiani provenienti daTempio Pausania. Verso il 1850 fa-miglie più facoltose e benestantidecidono di costruire piccole casein muratura per brevi e temporaneisoggiorni. La chiesa campestre diSan Francesco d’Assisi cominciacosì ad assumere una certa rilevan-za e nel 1859 diventa parrocchia. Ilnumero delle costruzioni attornoalla chiesa aumenta gradualmentedurante tutta la prima metà del No-vecento e si arriva al 1959, anno incui Aglientu diventa Comune auto-nomo e indipendente, staccandosida Tempio Pausania, cui era dasempre annesso. Da questo mo-mento, proprio in virtù dell’ottenu-ta autonomia amministrativa, ilcentro comincia a trasformarsi ra-dicalmente, sia nella cultura sianell’economia, scoprendo nel suosplendido litorale e nella ricchezzaambientale e paesaggistica un fat-tore importante di sviluppo e be-nessere. Aglientu, coniugando l’an-

tica tradizione agropastorale e il tu-rismo, rispecchia perfettamente ilclima di ospitalità che si respira inGallura, offrendo numerose festepopolari e religiose che si susse-guono in tutto l’arco dell’anno. S’i-nizia con la festa di San Paolo du-rante la quale sono offerti un pran-zo a base di carne e lardo (da cuiil nome stesso della festa “lu lal-du”), dolci e vino locale. Ai primidi febbraio si celebra San Biagionell’omonima cappella campestre emaggio la solennità più importante,quella di San Pancrazio, dove il Co-mitato per i festeggiamenti offre ilpranzo a tutti. Alla fine di giugno siassiste alla “Sagra delle seadas”,condito con miele di corbezzolo eaccompagnato dal moscato dolcedi Gallura. Sempre a giugno, nellachiesetta di San Silverio lungo il li-torale di Vignola, dopo la messa èofferto il pranzo a base di zuppagallurese e carne arrosto di capret-to. Il luogo di culto fu costruito at-torno al 1938 dai pescatori di Pon-za in onore del loro patrono. A fi-ne luglio in paese, si può assisterealla “Sagra del pane gallurese” du-rante la quale è esposto il tradizio-nale “pane buddhitu”, il pane dellefeste e dei matrimoni, ornato di di-segni e ricami molto caratteristici eoriginali. In agosto la “Pro LocoAglientu” organizza la Festa del tu-rista” una delle manifestazioni turi-stiche più conosciute del Nord Sar-degna. Ottobre con la festa delSanto Patrono, San Francesco d’As-sisi, chiude il calendario delle feste,lasciandoci a riflettere sulle meravi-glie ambientali di questo lembo diterra gallurese.

Tratto da La Frisaia n° 140.

AglientuStoria, feste e tradizioni

11Anno XXIIIn. 1

31 gennaio2015

GALLURAANGLONA&s to r i a e t rad i z ion i

Chiesa di S. Francesco di Aglientu

Interno della chiesacon le opere di Liliana Cano

Scorcio di Aglientu in notturna

12 Anno XXIIIn. 131 gennaio2015

GALLURAANGLONA&

Mattia Chiaramonti / Simone Spezzigu / Viola Spano

Eccellenza reverendissima,carissimo Padre, siamo tre ragazzi di secondamedia, della parrocchia Nostra Signora di Pom-pei in Viddalba. Proprio quest’anno dovremmoricevere la cresima per imposizione delle sue ma-ni e l’unzione col sacro crisma che ci permetteràdi diventare perfetti cristiani. In anticipo, caro Pa-dre grazie. Abbiamo avuto, sotto suggerimentodel nostro vice parroco, don Gian Franco, l’ideadi scriverle una lettera che verte su tre argomen-ti diversi. Abbiamo colto l’occasione di parlarledel Natale, dell’arrivo di don Gian Franco e del-l’esperienza, che per noi giunge alla fine, del ca-techismo. Siamo Mattia, Simone e Viola e vole-vamo renderla partecipe di come noi ragazzi di12 anni stiamo vivendo questi eventi meraviglio-si. Iniziamo dall’esperienza del Natale. Che dire,proprio a scuola quest’anno non è stato allestitoné il presepe né tantomeno l’albero..., che tri-stezza! Per il paese non si sente l’atmosfera nata-lizia, all’ultimo momento sono state messe alcu-ne luminarie per la via centrale e nei pochi ne-gozi che sono rimasti aperti qualche triste ad-dobbo, ma soprattutto quello che si sente è unacosa comune un po’ a tutti: c’è crisi...non c’è la-voro, non ci sono soldi! Noi ancora non capiamobene questa “storia” della crisi, percepiamo tantatristezza e solitudine, e pensiamo che il Nataledovrebbe portare gioia e allegria nei nostri cuori!Il nostro Natale è iniziato la prima domenicad’Avvento quando con la nostra classe abbiamoanimato la S. Messa con la prima Candela. Que-st’anno Don Gian Franco ha preparato la Coronad’Avvento ai piedi dell’altare, proprio bella e na-talizia, a noi è piaciuta tanto, è stata una bella no-vità. Abbiamo partecipato con le nostre famiglieanche alla serata natalizia organizzata in oratoriodedicata alle famiglie di Viddalba e ci siamo di-vertiti tanto. Ma il nostro Natale è anche quello infamiglia: l’albero e il presepe realizzati tutti insie-me con tante risate, la casa addobbata di rosso eoro… aria di natale! Al di fuori di casa l’unicomomento in cui si riesce a “sentire quest’aria” èdurante la Novena del Santo Natale, dove siamotutti uniti aspettando la nascita di Gesù. Vorrem-mo che il Natale si sentisse di più nel paese, nel-le nostre case, ma soprattutto nei nostri cuori, chefossero pieni di gioia, amore e serenità. Ma il re-galo di Natale più bello ce lo ha fatto lei, caro Pa-dre, mandandoci don Gian Franco, il nuovo vice

parroco. E ora vorremmo parlare un pò di lui.Don Gian Franco è una persona molto affettuo-sa, dolce, premurosa, gentile e desiderosa di la-vorare con noi ragazzi, in cammino verso la cre-sima, e non solo, ma con tutta la comunità. Sia-mo felici che è arrivato un sacerdote che con noiragazzi è molto presente. Non le nascondiamoche appena ha messo piede in parrocchia, primamessa, ci siamo subito posti la domanda di comesarebbe stato il futuro della parrocchia con lui. Cista guidando, insieme ai nostri catechisti, verso lacresima. Con noi ragazzi ha ottimi rapporti, ciascolta volentieri e attentamente, ci spiega beneogni cosa e ci coinvolge in ogni situazione o ini-ziativa parrocchiale. Spero che rimanga qui a Vid-dalba e che sia guida per la nostra comunità, nonsolo con noi ragazzi ma anche con gli anziani,persone più deboli di noi. Siamo molto felici peril suo arrivo qui in mezzo a noi e ci auguriamoche resti in parrocchia con noi; non vogliamo chevada via, come gli altri vice parroci, ma che af-fronti ogni difficoltà. Noi lo aiuteremo e lo so-sterremo con la nostra vicinanza e tutto il nostroaffetto. Infine, carissimo Padre, sentiamo il desi-derio di raccontarle la nostra esperienza al cate-chismo, che ormai, come le abbiamo già detto, siavvia verso la conclusione. Dobbiamo parlaresinceramente a un padre come lei. Le diciamo su-bito che quest’anno andiamo al catechismo piùvolentieri, grazie a don Gian Franco e ai nostri

catechisti Pietro Pischedda e Anna Cossu. Ce lopermetta, sono ottime figure educative e bravis-simi catechisti, riescono a farci vivere questomomento in modo disteso e rilassato, tanto chenoi desideriamo arrivare all’incontro con lei perricevere quel dono grande, il sacramento dellaConfermazione. Anna è sì un po’ severa, maquando scherziamo anche lei scherza volentiericon noi e allo stesso tempo è una persona mol-to paziente in quanto noi siamo bravissimi adinterromperla con le nostre chiacchiere. Pietroci capisce, è divertente, ci dedica parte del suotempo libero. È molto impegnato, tuttavia riescesempre a trovare lo spazio anche per noi. A lo-ro va il nostro GRAZIE INFINITO!!! Al catechi-smo incontriamo anche i nostri compagni, que-st’anno siamo in 16 rispetto ai 14 dell’anno scor-so, in quanto due in più hanno deciso di rice-vere la cresima. Dobbiamo confessare che sia-mo molto chiacchieroni e ridiamo tantissimo,ma il catechismo è per noi un’ottima scuola,nonché una bellissima esperienza formativa checi permette di incontrare Dio prima di tutto co-me Padre che ci ha creati, come Figlio che ci hasalvati e come Spirito Santo che ci ha santificatie poi, ovviamente nei Tre, la nostra comunità.Grazie Padre per averci ascoltati e si ricordi laaspettiamo a braccia aperte nella nostra comu-nità sempre e in modo particolare per il grangiorno della cresima. Ci benedica!

L’ACR della Diocesi di Tempio-Ampurias ha organizzato perquesto 2015 la festa della pa-

ce a Calangianus. I responsabili

diocesani ACR, Silvia Pasquesi, Sil-via Sechi e l’assistente diocesanoDon Romolo Fenu, già per tempo,avevano inviato una lettera ai par-roci perché volevano che nientefosse lasciato al caso. Lo slogandella giornata è tratto dal Vangelodi Marco “ Coraggio, sono io, nonabbiate paura!“ (Mc 6,50). Nellalettera hanno sottolineato che “ètutto da scoprire lo slogan che staaccompagnando il cammino del-l’anno dei bambini e dei ragazzi diAzione Cattolica. Nell‘anno dellasequela desideriamo che tutti i pic-coli delle nostre comunità si metta-no in cammino sui passi del Si-

gnore Gesù perché, scoprendo ilsuo volto e quello del Padre, cia-scuno di loro comprenda davverochi è e a cosa è chiamato. Gennaiorappresenta tradizionalmente il mo-mento della festa della pace dove iragazzi vengono spronati a metter-si in gioco per realizzare il proget-to per il quale ciascuno è chiamato.Ogni ragazzo è un piccolo invento-re che fa diversi tentativi e diversescoperte, proprio il primo Febbraio2015 a Calangianus i ragazzi, glieducatori, le famiglie e i parroci sisono dati appuntamento per la fe-sta della pace. Cinquecentocin-quanta ragazzi hanno risposto al-

l’appello, realizzando anche unamarcia della pace a tratti disturbatadalla grandine. Ben centotrenta deiragazzi erano di Calangianus, laparrocchia ospitante. A presiederela celebrazione eucaristica il vesco-vo diocesano Mons. Sanguinetti. Ilpranzo invece offerto dal comunee dalla parrocchia è stato consu-mato al padiglione fieristico e se-guito il grande gioco e poi i saluti.Soddisfatto il parroco Don Umber-to Deriu e tutta la comunità ospi-tante perché nonostante il temposempre incerto e le previsioni po-co confortanti la risposta è statadavvero oltre le attese.

i ragazzi di Viddalba scrivono al Vescovo

v i t a d iocesana

Per l’ACR la festa della pace a Calangianus 550 ragazzi hanno risposto all’invito

Don Gianfrancocon i ragazzi

13l a vo ro&economiaAnno XXIII

n. 131 gennaio

2015

GALLURAANGLONA&

Pietro Zannoni

Calangianus – Si spera davve-ro che il 2015 per il settoresughero possa essere l’anno

della svolta nei rapporti imprendito-ria-Regione sarda. Una cosa è danotare. Negli anni del boom del su-ghero fu una faticaccia far arrivareda queste parti qualche autorità daCagliari, venne solo un presidentedella Regione da Cagliari ed un sot-tosegretario di stato da Roma. Poi,che stranezza, in piena crisi del su-ghero ecco le autorità arrivare daCagliari. Il governatore Ugo Cappel-lacci arrivò a inizio e fine mandatogarantendo un tavolo tecnico e tan-te speranze. Ma Calangianus restavasempre lontano da Cagliari. Solotante parole sprecate. Ora c’è ilnuovo governatore Francesco Pi-gliaru. L’amministrazione comunaleha subito bussato in Regione. “Aiu-tate il settore. Noi non facciamo ma-nifestazioni di protesta, eppure cen-tinaia di posti di lavoro sono andatipersi. Sembra che ciò non interessia nessuno. Dopo il turismo, il su-ghero, materia prima sarda, può darmolto all’Isola”. Prima di Natale, al-l’orizzonte, nessuna elezione nell’I-sola; una novità: Filippo Spano, ca-po di gabinetto del GovernatoreFrancesco Pigliaru, ha convocato il14 dicembre operatori del sughero,forze sociali e amministratori a Ca-langianus per discutere sul distrettodel sughero. Il sindaco Loddo sod-disfatto. Già positivo che si venissea Calangianus per esaminare la si-tuazione del distretto industriale.Tanto lo scetticismo, perché si ri-cordava il piano di forestazione delsughero proposto dal ministro Pe-coraro Scanio venuto da Roma, ecerte promesse elettorali. Niente sirealizzò. E questa volta? Chissà, for-se la svolta. Loddo ha ringraziato laRegione per il convenire in Galluradi funzionari degli assessorati regio-nali cui ha detto loro chiaro: «Nonchiediamo assistenza perché consa-pevoli che siamo seduti su una mi-niera d’oro. Vogliamo riuscire asfruttarla e svilupparne le potenzia-lità. Aiutateci!». Spano ha offertonuovi orizzonti e prassi politiche di-verse: «Primi partner, per noi, sonoi comuni e l’Unione dei comuni perriprendere un percorso nello svi-luppo territoriale, agevolati chequesto distretto del sughero, a dif-ferenza di altri, non si è inventatoniente. Nasce in un luogo precisocon competenze e con una produ-zione definite. Ci chiediamo: c’è sta-to un progetto territoriale di tipoproduttivo o abbiamo tradito leaspettative?» Concreti gli interventi.Simone Masia della Confindustria:«La sughericultura interessa tutta l’i-sola. Oggi, è tempo di ricerca e cer-tificazione di qualità». Che errore ildepauperamento dell’ex Stazionesperimentale. Oggi ci sarebbe servi-ta. Noi siamo i primi in competenze

a livello mondiale ma serve la pro-mozione del sughero alla Fiera diVerona e all’Expo di Milano. La su-ghericultura ha un respiro europeoe tocca il nord Africa». Tino Pintus,dell’ex Stazione sperimentale, haevidenziato: «Ieri non eravamo ospi-ti graditi in alcune aziende; ora in-vece il nostro ruolo godrebbe ri-spetto. Da 20 anni però non si as-sumono più ricercatori». SandroDettori, dell’università di Sassari,«Manca persino un inventario delleforeste sarde, non si sa che struttu-ra hanno, che categoria sono; man-cano statistiche reali su importazio-ne materia prima e produzione sar-da. E poi oggi, dove acquistarepiantine per impiantare nuove fore-ste»? Fadda della Confartigianato:«La nostra nicchia è in un mercatoche è in crescita ma le imprese han-no difficoltà a piazzare il prodotto:ci sono molte contestazioni e si è ri-cattati. Servono certificazioni ido-nee ed un supporto legale nella no-stra azione commerciale con i gros-sisti». Erano presenti, fato anchequesto significativo, i rampolli delledinastie del sughero, Francesco Ga-nau (presidente sughero Confindu-stria) e Giuseppe Molinas. Il primo:«Oggi essere imprenditori del su-ghero è come essere degli eroi.Non si trova materia prima in Sar-degna con le foreste frazionate epoco curate. Si è penalizzati dai co-sti alti della mano d’opera, dei tra-sporti, dell’energia e pressione fi-scale». Giuseppe Molinas: “Ora ac-cettano solo tappi certificati. Noinon abbiamo foreste certificate edobbiamo acquistare sughero inPortogallo. Fare la demaschiaturaper rinnovare la produzione è an-tieconomico; la ricerca da noi è ze-ro. Attenti poi ai lotti di tappi invia-ti nel mercato. Uno che non è ade-guato danneggia tutta la produzio-ne». Quando Fabio Spano a dicem-bre disse che “si può già fissare frail 15-20 gennaio una prossima ri-unione fra tecnici dei vari assesso-rati, rappresentanti di categoria edenti per dare continuità al lavoro diquesta sera», pochi gli davano cre-dito. E chi lo vedrà più questo, pen-savano tutti. Invece ecco la sorpre-sa. Dalla Regione parte la convoca-zione per il 28 gennaio alle ore 16presso la sala Torre, primo piano,viale Trento 69, nel palazzo dellaRegione, per la riunione su “aggior-namento sul distretto industrialedel sughero”. Chiama l’assessoreregionale all’industria Maria GraziaPiras. Convocati la presidenza del-la giunta regionale, gli assessoratidella programmazione, dell’agri-coltura, della difesa all’ambiente eal turismo; l’Agris ed il Diparti-mento della ricerca per il sughero,i sindaci di Aggius, Berchidda, Ca-langianus, Luras, Monti, TempioPausania, il settore industriale deisegretari regionali CGIL, Cisl, UIL,al CNA Gallura, alla Confartiginato

Gallura, alla Confindustria delNord Sardegna, la facoltà di agrariadi Sassari, i sugherifici Molinas, Ga-nau, Sardegna Langhe, Nord su-gheri. “È significativo che - dice ilsindaco Loddo - a Cagliari si vogliaparlare con tutti i settori impegnatialla ricerca di soluzioni. Si è in pie-no accordo con la Regione convin-ti che il settore sughero sia uno deisettori più importanti dell’Isola a li-vello economico dopo il turismo.Quanti soldi si è distribuito per de-cenni per l’Isola acquistando su-

ghero per ogni dove. Questo inte-ressarsi al sughero, non solo incampagna elettorale, fa ben spera-re. Ci sono traguardi che non pos-siamo farci sfuggire: mercato inter-nazionale, forestazione, fondi eu-ropei, recupero dell’artigianato”.Che Cagliari solleciti il settore è unsegnale davvero positivo in questo2015. La Regione sembra capireche si esce dalla crisi aiutando tut-te le componenti del settore, pro-prietari di foreste compresi. Nonpuò essere l’ennesima illusione.

In un mese due incontri sul distretto del sughero

una svolta nei rapporti fra imprenditoria sugheriera e regione

Il sindaco Loddo e Filippo Spano

La riunione nel salone consiliare con il capo di gabinetto Filippo Spano

14 Anno XXIIIn. 131 gennaio2015

GALLURAANGLONA&

“Il nuovo non è il meglio e certo non serve amisurare il progresso” Evandro Agazzi, filo-sofo e fisico, ordinario di Filosofia della

Scienza all’Università Panamericana di Città delMessico, alla vigilia del convegno promosso dalProgetto culturale della Chiesa italiana sul tema“Progresso Scientifico, progresso umano” (Roma22-24 gennaio). L’invito a rivisitare i valori di ri-ferimento per “una compiuta realizzazione ditutte le dimensioni personali e sociali dell’uo-mo”. Se c’è una cifra che caratterizza globalmen-te la cultura contemporanea, questa è sicura-mente la ricerca del progresso. Ma questa ten-denza ci pone di fronte ad un concetto com-plesso e con mille sfaccettature. Cosa si intendeconcretamente con la parola “progresso”? Se c’èuna cifra che caratterizza globalmente la culturacontemporanea, questa è sicuramente la ricercadel progresso. Ma questa tendenza ci pone difronte ad un concetto complesso e con millesfaccettature. Cosa si intende concretamente conla parola “progresso”? Il progresso umano si ri-duce al progresso scientifico? Quali valori e pun-ti di riferimento devono guidare un progressoautentico? Che rapporto può esistere tra fede re-ligiosa e acquisizione del sapere scientifico? So-no alcuni degli interrogativi che abbiamo rivoltoal professor Evandro Agazzi, filosofo e fisico, or-dinario di Filosofia della Scienza all’UniversitàPanamericana di Città del Messico, alla vigilia delconvegno promosso dal Progetto culturale dellaChiesa italiana sul tema “Progresso Scientifico,progresso umano” (tenutosi a Roma dal 22 al 24gennaio). Professore, il progresso è sicuramenteun ‘totem’ dei nostri tempi. Come lo si potrebbedefinire in breve? “Non è facile definire un’ideatanto complessa. In generale si può dire che ilprogresso è un cambiamento verso il meglio, mail problema difficile è proprio precisare in checonsista tale ‘meglio’. Insomma, quando si parladi progresso ci si impegna in un giudizio di va-lore, e il senso di tale giudizio dipende dal valo-re di riferimento. Questa ovvia consapevolezzasembra oggi smarrita, di fronte alla convinzioneche il ‘nuovo’ sia di per sé migliore di quanto lo

precede e non è un caso che da mille parti siproclami che l’innovazione è la molla del pro-gresso, per incrementare la quale è indispensa-bile mobilitare mezzi ed energie. Forse ciò è ve-ro da un punto di vista economico, poiché perassicurare sul mercato il successo di un prodot-to quasi sempre si sbandiera una sua novità ri-spetto ai concorrenti o anche semplicemente ri-spetto al modello precedente del medesimo pro-dotto. Ma è molto dubbio che questo criteriopossa sostituire anche su tale piano la ricercadella qualità e meno ancora che possa servireper misurare il progresso di una società in sen-so generale”. Quali i criteri di valutazione per unprogresso autentico del genere umano? “Bisognaabbandonare la prospettiva temporale per valu-tare il progresso. Un tempo si affermava che lostato di perfezione e felicità dell’umanità si tro-vava alle origini perdute di essa e che il corsodella storia è una parabola discendente. La mo-dernità ha semplicemente invertito questa visio-ne, affermando che il corso della storia procededi per sé verso il progresso. In entrambi i casi siesclude il riferimento a valori soprastorici per va-lutare il progresso e, specialmente, per promuo-verlo. Anche oggi, quindi, è indispensabile ri-scoprire e approfondire quei valori che riguar-dano la compiuta realizzazione di tutte le di-mensioni personali e sociali dell’uomo per cer-care di armonizzarle e ottimizzarle nelle condi-zioni storiche presenti”. Che rapporto esiste traprogresso scientifico e progresso umano in ge-nerale? “Il progresso scientifico è parte impor-tante del progresso umano generale, poiché co-stituisce un grande ampliamento delle cono-scenze circa i più diversi ambiti della realtà e daesse si possono trarre applicazioni per migliora-re la condizione umana. Tutto ciò è possibile acondizione che si sappia come indirizzare taliapplicazioni e anche quali condizioni di eserci-zio imporre alle attività che mirano alla produ-zione di conoscenze scientifiche. In sostanza, sitratta di riconoscere la presenza di parecchi va-lori che debbono essere soddisfatti per un pro-gresso umano generale e cercare di ottimizzareil loro soddisfacimento, in modo che nessuno diessi prevalga al punto da sacrificare un’adeguata

soddisfazione degli altri”. Scienza e fede, alleatio antagonisti per l’avanzamento del progressoumano? “Scienza e fede sono e debbono esserealleate per l’avanzamento del progresso, poichéciascuna soddisfa esigenze profonde e diversedell’essere umano, come sono quella di saperesempre di più (scienza) e nello stesso tempo didare un senso globale a quanto si conosce e tro-vare la direzione della propria esistenza che leconferisca il valore e il senso ultimo (fede). Difatto, anche nel mondo secolarizzato attuale gliuomini che vivono con consapevolezza la pro-pria esistenza la orientano secondo una certa fe-de, sia pure non più specificamente religiosa”.Professore, come spiegare il coesistere di tantisforzi per l’avanzamento del progresso e l’ab-brutimento umano che traspare anche dalle cro-nache di questi giorni? “La spiegazione si trovanel fatto che tali sforzi non sono in generale in-dirizzati verso il soddisfacimento di alti valoriumani, bensì sono promossi da motivazioni mol-to più basse, come la ricerca del profitto, del po-tere, della supremazia politico-militare. Il soddi-sfacimento di tali motivazioni non rifugge dall’u-so della violenza (in forme in generale meno ap-pariscenti e brutali), ma è innegabile che la so-cietà attuale è permeata da rappresentazionicontinue e anche impressionanti di violenza, co-sicché questa risulta di fatto celebrata e non ap-pare più un obbrobrio che non si deve commet-tere neppure per raggiungere fini elevati o di-fendere fedi o diritti legittimi”.

Èemergenza siccità in Sardegna, soprattuttonel Nord, dove si riscontrano criticità im-portanti che possono dare luogo al razio-

namento dell’acqua prima nelle campagne e poinelle case. Forse non saranno sufficienti le piog-ge ad intermittenza di questi giorni per risolvereun problema cronico per la Sardegna. Chi per-corre la strada da Olbia verso Sassari avrà certa-mente notato come il lago Coghinas si sia ritira-to di alcune centinaia di metri che corrispondo-no per tutta l’estensione del lago a migliaia dimetri cubi d’acqua in meno. Ad oggi ci sonoscorte in Sardegna, per 450 milioni di metri cu-bi, circa un anno, e Abbanoa dichiara un fabbi-sogno 2015 di 240 milioni di metri cubi per le re-

ti cittadine. I problemi maggiori si riscontranonella piana tra Chilivani e Ozieri dove si rischiadi non poter più irrigare i campi. Nel bacino del-l’alto Coghinas, infatti, il rapporto tra volumeidrico invasato e fabbisogno medio annuo è di1,82 rispetto al valore di equilibrio che si attestasu 1 (negli invasi ci sono 14,5 mln mc su 37,7mln di capacità). Altre situazioni critiche si regi-strano nel sistema della Nurra, Temo-Cuga, conun rapporto di 1,40 (su una capacità di 15mln dimetri cubi sono solo 8 mln quelli invasati) e nelLiscia, in Gallura, dove il rapporto è pari allo0,96 con scorte pari a un anno in una sorta di pa-reggio tra volume disponibile e fabbisogno me-dio annuo, che impedisce però di programmare.In valori assoluti di volume invasato il sistemadel Posada e del Cedrino risultano quelli messipeggio, ma si tratta di invasi di piccole dimen-sioni che durante questo periodo (da febbraio amaggio) hanno mostrato più volte segnali di im-mediata ripresa dovuta alle precipitazioni. Sof-frono anche la Sardegna centrale e il Sud ma lacrisi è più governabile grazie alle interconnes-sioni dei bacini e delle reti, tutto però dipendeda quanto pioverà nei prossimi mesi. La situa-zione complessiva illustrata dal direttore del di-stretto idrografico Roberto Silvano nel verticeconvocato questo pomeriggio dall’assessore deiLavori pubblici Paolo Maninchedda, è analoga al

periodo di siccità 2007-2008. “Il 2014 è stato mol-to scarso di precipitazioni, con 500 mm di piog-gia e un deficit di 250 mm rispetto alla media -ha sottolineato il dirigente - Le criticità si sono ri-scontrate soprattutto negli ultimi 5 mesi: occorrelavorare per limitare i razionamenti utilizzandorisorse marginali o provenienti da sistemi piùlontani, oppure acqua di qualità non ecceziona-le. Questo significa un aumento di costi per il ge-store Abbanoa in termini di sistemi di potabiliz-zazione e di spese per l’energia elettrica legate alpompaggio di acqua tra diversi bacini”. Nell’e-mergenza è stata coinvolta anche l’Enel che, sal-vo i 24 mln di metri cubi riservati alla sicurezzadella rete elettrica, ha messo i bacini di sua com-petenza a disposizione della Sardegna. “La Re-gione oggi ha ufficializzato una situazione emer-genziale - ha detto l’assessore Maninchedda - eora seguiranno i tavoli bilaterali per definire ladisciplina di utilizzo della risorse che tenga con-to dei fabbisogni di imprese e cittadini anche at-traverso il riutilizzo dei reflui o interventi di in-terconnessioni. In Finanziaria abbiamo previstoun intervento infrastrutturale di pianificazioneche dia una soluzione definitiva ai problemi dideficit di programmazione. Attualmente però sia-mo preoccupati degli aumenti dei costi per Ab-banoa e valuteremo di reperire ulteriori risorseper sostenere questo sforzo”.

f i l oso f i a

Le grandi domande

Emergenza siccità: se non piove acqua razionata nell’IsolaCol contagocce nei campi e rete città a rischio, soffre il Nord

Evandro Agazzi

Mauro Tedde

Nulvi. Il 31 di gennaio alle 15.30 la vecchia litto-rina delle ex Ferrovie della Sardegna ha lanciatoil suo inconfondibile fischio lasciando la stazionedi Nulvi per il suo ultimo viaggio verso Sassari. Sichiude così la lunga e gloriosa storia del treninoSassari - Nulvi, ultimo tratto sopravvissuto dellastorica linea ferroviaria Sassari - Tempio - Palau .80 lunghi anni a sferragliare su quei binari a scar-tamento ridotto, attraverso la campagna solitariae lungo un tragitto scandito dalle vecchie canto-niere, sempre più diroccate. Prima con la storica“Elsa”, la sbuffante vaporiera orgoglio delle Stra-de Ferrate Sarde, poi con il traballante Locomo-tore diesel con le sue carrozze di legno e infine(dal 1957) con le piccole e snelle littorine. Il nuo-vo Piano Trasporti della Regione Sardegna, nel ri-dimensionare e ottimizzare il sistema dei traspor-ti dell’isola, non ha avuto nessun moto di pietàper quel piccolo trenino che tanto ha fatto inquesti decenni per Nulvi e per il territorio del-l’Anglona e della Gallura, in termini di mobilità,in termini occupazionali, economici e sociali. Perquella littorina che ha favorito una altissima sco-larizzazione dei giovani di Nulvi e dell’Anglona,lungo, scomodo, tortuoso ma indispensabile cor-done ombelicale che lo ha sempre tenuto legatoalla città capoluogo. Ed ancora lo era, visto chesono ancora un centinaio gli studenti e i lavora-tori pendolari che sino al 31 gennaio utilizzava-no quel mezzo di trasporto per recarsi a Sassari,nonostante le evidenti e sempre maggiori diffi-coltà quotidiane causate dal materiale rotabile ve-tusto ed antiquato, dai binari privi della necessa-ria manutenzione, dai passaggi a livello perenne-mente in tilt e con sempre meno personale aprendersene cura. Dal primo febbraio i pendola-ri nulvesi dovranno viaggiare con gli autobus dilinea dell’Arst, in netta contrapposizione conquelle che invece sono le intenzioni annunciatedall’assessorato regionale ai Trasporti e dall’a-zienda Arst che vogliono puntare soprattutto sultrasporto su rotaia riducendo, dove è possibile,l’utilizzo dei mezzi gommati. Ma gli autobus perSassari percorrono ancora la vecchia e tortuosastatale 127 che, attraverso un’infinità di curve siinerpica sino al centro abitato di Osilo per poi ri-discendere verso Sassari lungo un percorso a dirpoco “infernale” e con mezzi altrettanto vecchi einadeguati. In attesa che si avveri il sogno, culla-to ormai da quasi 30 anni, di veder realizzata latanto agognata “Strada dell’Anglona”. Gli studen-ti nulvesi ci hanno provato a salvare il “loro” tre-nino manifestando il loro disagio con una prote-sta, purtroppo tardiva e soprattutto senza le ade-guate armi a loro favore. Hanno impedito la par-tenza del treno che per due giorni è tornato vuo-to a Sassari ed hanno bloccato la partenza degliautobus. Senza ottenere però nessun risultato.Dovranno quindi rassegnarsi a vedere il “loro”trenino finire tristemente in un binario morto.Inoltre si intravvede all’orizzonte anche il rischioche in questo modo persino l’utilizzo turisticodella vecchia linea ferroviaria possa venire vani-ficato. Senza un linea ferroviaria sufficientementeadeguata infatti anche il “Trenino verde” potreb-be incontrare grosse difficoltà a sopravvivere vi-sto che la Regione ha ridotto di ben 3 milioni dieuro il finanziamento per questo settore e a sub-

irne le conseguenze saranno sicuramente letratte del Nord Sardegna. Eppure lungo la spet-tacolare tratta Tempio - Palau erano state attiva-te diverse iniziative turistiche imperniate pro-prio sul “Trenino verde”. Interessanti pacchettituristici che proponevano oltre all’affascinanteviaggio in treno da Palau a Tempio, un’escur-sione con il battello sul lago del Liscia e altreproposte culturali. Iniziative molto apprezzatesoprattutto dai turisti tedeschi ed inglesi chetornavano davvero entusiasti dall’originaleviaggio nel cuore della Gallura. Un percorsoche puntava a valorizzare anche le risorse am-bientali, storiche, culturali ed enogastronomi-che del territorio ma che ora, con il taglio deifinanziamenti e con le difficoltà nei collega-menti con Sassari rischiano seriamente di nonrisultare più molto appetibili alle coraggioseagenzie di viaggi che le avevano sinora propo-ste. Insomma un colpo di spugna netto ai sognidi riutilizzo e di valorizzazione di un patrimo-

nio storico e architettonico che ha sempre affa-scinato moltissimi viaggiatori e che in molti an-cora ci invidiano. Cala quindi il sipario su unpezzo di storia del Nord Sardegna e su un mez-zo di trasporto che ha rappresentato tanto perquesti territori e che forse, proprio per questo,non avrebbe meritato una fine così ingloriosa.

15Anno XXIIIn. 1

31 gennaio2015

GALLURAANGLONA&

Tu vecchju a mani ghjunti cosa fai figghjulend’in carrera cà vi passa? Finz’a candu ca’ stà supra ti lassa tenament’a ghjugnì chiddh’ultim’ora, gòdi lu soli un pocareddh’ancora, maccari ghjuntu a la cadent’etai.

Li to’ ‘eni... cannai biaitti unfiati suttu peddhi come pinti, diti a nugghj liati chjusi strinti da li disispirati pinsamenti: “comu sarà la fatta Onnipotenti? Cand’aragghju a vidè undi n’abiti”?

“Mi zitti ed eu chinci t’accunoltu illu tragghjettu no disaminà, finz’a la fini t’agghj’accumpagnà insembi a li sugghjetti più afflitti, accultu stocu chici a biniditti cal’è cun mecu... no vi resta moltu.

Ti signu assoltu allena la to’ cara, da l’occhjareddhi vicu mi cumprendi!Abali chi lu soli s’è calendi no dura ancor’abbeddhu la ciurrata.Paria longa eppuru c’è passata, una luci minuta tiss’acchjara”.

L’amara ‘ita scioddhi lu sigrettu lu boc’a piciu candu pocu resta, no rigal’altu tempu né ni presta fini la festa più mala che bona, illu ghjannili ti faci curona la dura solti cun pocu rispettu.

No ti piddhà apprettu umanitài a tulnu tutti pachemu la tassa, tu vecchju a mani ghjunti cosa fài figghjulend’in carrera cà vi passa?

Andrea Columbano

Addio al treninoL’ultimo fischio alla stazione di Nulvi

te r r i to r io

Premio di poesia Filippo AddisAllo scopo di onorare la figura e l’opera dello scrittore Filippo Addis, il Comune di Luras ha ripropostoe organizzato anche quest’anno il concorso letterario intitolato al suo illustre concittadino. L’amicoAndrea Columbano ha ottenuto il secondo premio a Luras il 24 gennaio 2015 nella sezione in rima.

Vecchju

Binario solitario a Nulvi

La stazione di Nulvi

Locomotore

È stata presentata al segretario generaledelle Nazioni Unite Ban Ki Moon, e per co-noscenza al presidente del consiglio deiministri italiano Matteo Renzi, al presiden-te dell’europarlamento Martin Schulz.

Nel nome di Sushma Pandey - ragazza17enne indiana morta a causa dei tratta-menti ormonali di stimolazione ovarica

propedeutici alla fornitura di ovuli per una pro-cedura di utero in affitto acquistata da due ric-chi occidentali - i sottoscrittori di questo docu-mento chiedono ai potenti della terra e alle Na-zioni Unite di indire una moratoria sull’applica-zione delle leggi che consentono di accedere aforme di genitorialità surrogata. Nella neolinguadi chi pensa che esista un diritto ad avere un fi-glio - ignorando l’unico vero diritto che èquello di un figlio a non essere conside-rato un prodotto da acquistare tramitecontratto di compravendita (oltre aquello di avere un papà e una mam-ma che non l‘hanno ridotto a cosa -alcuni governi hanno consentito alvaro di normative che prevedonola “gestazione di sostegno“, la“gestazione per altri” o, appun-to, la “maternità surrogata”.Sono tutte espressioni cheservono a mascherare larealtà dei fatti. Si chiamacomunemente utero inaffitto, perché questoè: un passaggio didenaro tra un ac-quirente o locata-rio e un vendito-re o locatore,la cui finalitàè la consegnaalla fine delprocesso di un“prodotto” che è però un essere umano. Unbambino. I firmatari di questo documento af-fermano che le persone non sono cose, gli es-seri umani non possono mai essere consideratioggetti, meno che mai i bambini. I figli non sipagano. Il desiderio di avere un figlio è un de-siderio naturale che non può travalicare i limitidella natura stessa e mai e poi mai legittima l’at-tivazione di meccanismi di compravendita chereificano la persona umana. Le procedure cheportano alla nascita di questi bambini-oggetto

sono terrificanti: dalla ricerca di “donatrici diovulo” (eufemismo in neolingua: non donanoalcunché, ci sono dei ricchi borghesi che se licomprano. Quegli ovuli, e costringono unadonna in stato di bisogno ad accettare pochidenari per venderli sotto la pressione di agen-zie specializzate - le quali sono i veri lucratoridi queste procedure); alla stimolazione ovaricavia bombardamento ormonale, la quale portadanni pesantissimi alle donne che vi si sotto-pongono (fino alla morte, come nel caso diSushma Pandey); all’operazione di agoaspira-zione in sedazione profonda che viene attuataper “catturare” l’ovulo bombardato. Dopo la fe-condazione l’ovulo viene inserito nell’utero af-fittato di un’altra donna, anche essa pagata dal-l’agenzia intermediaria, in modo che il bambi-

no che nascerà non abbia alcun riferimentoa una figura materna essendo questa stataparcellizzata, nel frattempo, spezzata indue. E sia la “donatrice di ovulo” sial’affittatrice di utero firmano comun-que contratti dove per pochi spic-cioli rinunciano a qualsiasi contattodiretto con il nascituro. Il mo-mento del parto e poi dolorosis-simo, per donna e neonato. Ilbambino, infatti, appena ve-nuto al mondo viene adagia-to solo per qualche secon-do sul petto della madrepartoriente per tranquil-lizzarlo, e viene poibrutalmente strappa-to non appena cer-ca di avvicinarsi alsuo seno, per es-sere consegna-to nel piantodisperato allacoppia di ric-chi che quel

bambino s’è comprato. Questa è una praticabarbara e noi sottoscrittori chiediamo ai gover-ni di India, Cina, Bangladesh, Thailandia, Rus-sia, Ucraina, Grecia, Spagna, Regno Unito, Ca-nada e degli otto Stati degli Stati Uniti dove èconsentita di aderire ad una moratoria imme-diata sull`applicazione delle proprie normativesull’utero in affitto e di impedire che a tale pra-tica possano accedere coppie di stranieri. Leconseguenze terrificanti di queste pratiche, conbambini rifiutati perché nati affetti da qualche

malattia, secondo la logica dell’eliminazione del“prodotto fallato” conseguente alla trasforma-zione delle persone in cose, ha già interrogatomolti governi. In Cina si sta procedendo conmolta energia per impedire alle agenzie inter-mediarie, vere responsabili dell’ampliamento diquello che viene considerato da loro un merobusiness, di operare; in India è stato vietatol’accesso alla maternità surrogata sia agli omo-sessuali sia ai single; in Thailandia si va versol’abolizione totale della possibilità di ricorso aquesta pratica, dopo l’incredibile vicenda delpiccolo Gammy rifiutato perche affetto da sin-drome di Down dalla coppia di australiani cheavevano affittato l’utero di una giovanissimathailandese e si sono poi portati in Australia so-lo la sorella gemella nata sana. Solo in Europa,incredibilmente, la Corte di Strasburgo ha san-zionato l’Italia perché non riconosce questasupposta “genitorialità surrogata”, affermandodi conseguenza la legittimità delle pratiche diutero in affitto. Ma è un‘Europa che dimenticale sue radici quella che acconsente allo sfrutta-mento del corpo della donna, alla mercificazio-ne del corpo della donna, alla trasformazionedella persona in cosa, del figlio in oggetto diuna compravendita. Noi siamo italiani orgoglio-si del nostro Paese che considera inaccettabilequesta violazione plateale dei diritti elementaridella donna e del bambino. Per questo diciamoe chiediamo a tutti i cittadini del mondo di di-re con noi - in tutte le lingue per arrivare attra-verso i governi nazionali e le associazioni inte-ressate fino all’assemblea generale delle Nazio-ni Unite - che i figli non si pagano e gli uterinon si affittano. I firmatari di questo documen-to chiedono, signor Segretario generale dell’O-nu, di convocare l’assemblea del Palazzo di Ve-tro per mettere in votazione la proposta di mo-ratoria delle pratiche di utero in affitto e di ge-nitorialità surrogata in tutto il mondo, nel ri-spetto particolare che si deve ai soggetti più de-boli che più fatica fanno a far valere i propri di-ritti umani e civili come le donne in condizionidi bisogno e i bambini appena nati.È già in atto una raccolta firme che potete tro-vare al seguente indirizzo:http://www.lacrocequotidiano.it/artico-lo/2015/01/28/societa/i-figli -non-si-pagano-gli-uteri-non-si-affittano. Oppure potete contattare Raimondo Pittorru alseguente indirizzo mail:[email protected]

16 e t icaAnno XXIIIn. 131 gennaio2015

GALLURAANGLONA&i figli non si pagano

Per una moratoria ONU sull’utero in affitto

Presentata in Senato la petizione di Pro Vi-ta Onlus, Age, Agesc, Giuristi per la vita eMovimento per la Vita per una sana educa-zione sessuale a scuola, indirizzata al Pre-mier Matteo Renzi, Stefania Giannini e alPresidente della Repubblica.Raccolte online già oltre 60mila firme dicittadini. Di fronte a una vera emergenzaeducativa chiediamo il rispetto del ruolodella famiglia nell’educazione all’affettivitàe alla sessualità.

Disapplicare la Strategia nazionale del-l’Unar ed emanare precise direttive af-finché sia rispettato il ruolo della fami-

glia e il diritto dei genitori, costituzionalmentegarantito, ad educare i figli. In particolare su te-mi etici e sensibili come l’educazione alla ses-sualità e all’affettività, con cui spesso in modosubdolo nelle scuole di ogni ordine e grado,

fin dall’asilo nido, si introduce la teoria delgender. Questo le associazioni Pro Vita Onlus,Giuristi per la Vita, Movimento per la Vita e igenitori dell’Age e dell’Agesc chiedono al pre-mier Renzi, al ministro dell’Istruzione StefaniaGiannini e al Presidente della Repubblica at-traverso una petizione per una sana educazio-ne affettiva e sessuale nelle scuole, presentataoggi in Senato. “In poche settimane quasi solocon il passaparola - spiegano le cinque asso-ciazioni - abbiamo già raccolto online oltre60mila sottoscrizioni di cittadini contrari alladiffusione dell’ideologia gender nelle scuole.Un vero Family Day 3.0 che rilanciamo anchesu Facebook e su Twitter con una campagna disensibilizzazione e sostegno della nostra peti-zione ‘cinguettando’ con l’hustag #Nogender.Segno che siamo di fronte a una vera emer-genza educativa. In molti casi, infatti, l’educa-zione sessuale a scuola è priva di riferimenti

morali, discrimina la famiglia e mira a una ses-sualizzazione precoce dei ragazzi. La libertà diespressione è un diritto per tutti proprio comeè giusto non discriminare nessuno”.

Gender, le associazioni lanciano il Family Day 3.0

La teoria del gender