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ANNO XXIX N° 40 - 18 Novembre 2012 1.00 Associato all’USPI SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Ci siamo ritrovati in molti sabato mattina presso la casa della Caritas per inaugurare un luogo adiacente che va ad aggiungersi agli spazi necessari per i vari compiti che la carità ci richiede. Non bastano più un piatto caldo, un vestito, un luogo per l’igiene personale, una visita medica gratuita, il pagamento di una bolletta e tante altre forme di intervento. In una società in cui predomina l’egoismo abbiamo im- parato anche la carità “scarica co- scienza” affidata ad una moneta o ad un sms. Aldilà della quantità resta un distacco tra chi dà e chi ri- ceve che offende la carità stessa che non viene esercitata con il suo dna che è l’amore. Per certe forme di povertà la moneta è un’offesa, riempie molto di più un momento di comprensione, di ascolto, di partecipazione, di stare insieme nel rispetto della persona che ti sta vicino indipendentemente dall’abito che in- dossa. Sono necessari luoghi dove è la povertà che invita: mai un povero si permetterebbe di frequentare ambienti dove non si è in grado di offrire almeno un caffè. Il luogo che abbiamo inaugurato, possiamo de- finirlo luogo d’incontro delle povertà dove chi dona spesso riceve, dove le vite si confrontano e ne escono arricchite. È nello stile della Chiesa non staccarsi mai dalle opere volgendole al bello. Nelle Parrocchie, non ci si ferma alle sole preghiere ripetute o a liturgie, anche i campi da gioco, un teatro, una sala conferenze o per fare festa insieme o anche per un dopo- scuola, servono per indicare lo stile cristiano di come vivere la giornata. Impregnare la nostra giornata di Dio, non significa solo amare Dio, ma anche il prossimo specie il più debole. Per fare questo non basta un sms di 2 € tra i tanti sprecati ogni giorno, ma frequentare luoghi dove acquista senso quel gesto fatto in modo distratto. È il gesto di pace che ci scambiamo al termine della S.Messa. Una nota piuttosto secca della presidenza della Repubblica ha chiarito in questi giorni il ca- lendario politico-istituzionale: elezioni politi- che presumibilmente la settimana dopo Pasqua e, nel frattempo, due tornate regionali molto importanti in Lombardia e nel Lazio, auspi- cando che presto si chiariscano le cose sulla legge elettorale. Insomma: stiamo entrando nella stretta deci- siva, anche se, sembra, a fari spenti, in un banco di nebbia fitta. E allora, prima del tema, fondamentale, della nuova articolazione dell’offerta politica, oc- corre fare un discorso strutturale, a proposito della cornice. Da un lato è finito un quadro quasi ventennale, articolatosi intorno a Silvio Berlusconi. Nello stesso tempo però la que- stione istituzionale, cioè sulle regole del gioco e l’assetto delle istituzioni, che ha accompa- gnato la crisi della cosiddetta prima-Repubblica e tutta la para- bola della cosiddetta seconda-Re- pubblica, non ha avuto alcuna soluzione stabile. Tanto che, inter- pellati da un sondaggio del “Cor- riere della Sera”, gli italiani continuano in maggioranza a pre- ferire una rappresentanza propor- zionale. Perché almeno vincola ad avere identità precise. In effetti negli ultimi vent’anni abbiamo sommato il peggio dei due sistemi, proporzionale e maggioritario, per cui non si è avuto un forte (e re- sponsabile) momento decisionale e neppure una chiara (e responsabile) rappresentanza di un Paese comunque assai sfaccettato. Di modo che siamo avvolti in un pessimismo generaliz- zato, da cui certamente i “tecnici” non possono sollevare, vincolati come sono a fare cassa e a cercare di riordinare i conti. Tanto più che nel frattempo la qualità media del reclutamento della classe politica è notevolmente diminuita. Il dibattito sulla legge elettorale dovrebbe dun- que innanzitutto affrontare questa contraddi- zione, per cui giustamente da oltre vent’anni s’invoca una legislatura “costituente”, senza che nessuno abbia la forza o la volontà di met- terla in piedi. Eppure anche solo la vicenda dell’accorpa- mento delle Province, che necessariamente porta con sé la questione del design delle Re- gioni (a proposito, come si sa, della contrad- dizione rappresentata da Regioni-Province), ribadisce che il problema è ormai di marchiana evidenza e rappresenta la vera palla al piede per il sistema-Paese, che la paga molto cara poi in termini di costo del lavoro. Il governo Monti ha fatto un discorso chiaro e onesto ai cittadini sui conti. Un discorso altrettanto chiaro va fatto sul quadro istituzionale. Ma nessuno per ora ha la forza o l’interesse per inserirlo in agenda. Verosimilmente per i prossimi anni in Eurolandia si disegna un periodo di stagna- zione, “alla giapponese”. Varrebbe la pena, come facevano un tempo i contadini in autunno e in inverno, utilizzarlo per rimettere le cose a posto, in attesa dei frutti della semina. Forse chi saprà fare con onestà e chiarezza questo discorso, suddividendo e coordinando i capitoli economici, quelli sociali e quelli isti- tuzionali, potrà avere provvisoriamente la fi- ducia degli italiani, stanchi di risse, troppo saggi per credere a uomini della provvidenza o a moralizzatori per propaganda e giusta- mente molto, molto diffidenti Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno CITTADINI E ISTITUZIONI La fiducia agli sgoccioli La nota della presidenza della Repubblica sulle elezioni politiche sottolinea una grande e diffusa preoccupazione Francesco Bonini Segue a pag. 4 Nuovi spazi per le nuove povertà Inaugurazione presso la Caritas del Centro Polivalente In una chiesa gremita di fedeli, tra la commozione generale, è riecheggiata la richiesta fatta dal Rettore del Seminario Marchigiano, rivolta al Vescovo che presiedeva la cerimonia: “Reverendissimo Padre, la santa madre Chiesa chiede che questo nostro fra- tello sia ordinato diacono”. Domanda: “Sei certo che ne sia degno?”. La risposta del Rettore non si è fatta attendere, adducendo le motivazione che lo hanno portato a fare tale richiesta. In precedenza il Vescovo nell’omelia così si era rivolto al nuovo dia- cono: Carissimo Don Roberto, vedi quanto sia impegnativo diventare diacono e farsi ministro, cioè servitore, ma ti assicuro che è anche molto bello mettersi al servizio della gente nella Chiesa. In una apprezzabile rappresentazione cinemato- grafica di qualche anno fa lo zio sta insegnando al nipote come fare bene il cameriere. Il giovane ap- prendista ad un certo punto chiede: “Quant’è che devo inchinarmi davanti ai clienti?”. Ecco la risposta: “Devi fare come i girasoli: che si in- chinano davanti al sole, ma non devono abbassarsi troppo, perché in questo caso sono morti”. Bisogna servire da vivi, per il Sole, per il Signore. Come diacono devi servire, devi abbassarti per stare accanto ai bisognosi nel corpo e nello spirito, come fa- ceva la Beata Madre Teresa di Calcutta, ma non devi sentirti condizionato dagli altri, perché in questo caso potresti essere spiritualmente morto, come nel caso dei girasoli. Mentre invece devi abbassarti totalmente da- vanti al Signore, completamente dedicato a Lui, perché solo in questo modo tu ti sentirai libero di donarti agli altri ed avrai la forza di dare stando diritto, spiritual- mente vivo. Se sarai tutto del Signore, non potrai anche non essere libera- mente tutto degli altri. Vivi dunque la gioia di donarti per sempre al Signore, acco- gliendo con umile disponibilità anche il carisma del celibato: è gioia vera che libera da tante paure e che permette una totale donazione a tutti. Vivi la gioia della consacrazione a Lui nella Chiesa: è una consolazione indicibile, che tanto conforta. Vivi serenamente e decisamente quella caritas libera servitus (la li- bera schiavitù dell’amore), che tante volte aveva predicato S. Agostino, frutto maturo della sua travagliata esperienza di vita (Enarr.in Ps. 99). Tutto questo quanto è bello e quanto è desiderato dal popolo dei fedeli! Ti accompagniamo nel tuo ministero con il nostro af- fetto, la nostra preghiera e la mia benedizione.” Parrocchia Cristo Re di Porto D’Ascoli Sabato, 10 novembre 2012, ROBERTO TRAINI È STATO ORDINATO DIACONO

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ANNO XXIX N° 40 - 18 Novembre 2012 € 1.00 Associato all’USPI

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Ci siamo ritrovati in molti sabatomattina presso la casa della Caritasper inaugurare un luogo adiacenteche va ad aggiungersi agli spazinecessari per i vari compiti che lacarità ci richiede. Non bastano piùun piatto caldo, un vestito, un luogoper l’igiene personale, una visitamedica gratuita, il pagamento diuna bolletta e tante altre forme diintervento. In una società in cuipredomina l’egoismo abbiamo im-parato anche la carità “scarica co-scienza” affidata ad una moneta oad un sms. Aldilà della quantitàresta un distacco tra chi dà e chi ri-ceve che offende la carità stessache non viene esercitata con il suo dna che èl’amore. Per certe forme di povertà la moneta èun’offesa, riempie molto di più un momento dicomprensione, di ascolto, di partecipazione, distare insieme nel rispetto della persona che tista vicino indipendentemente dall’abito che in-dossa. Sono necessari luoghi dove è la povertàche invita: mai un povero si permetterebbe difrequentare ambienti dove non si è in grado dioffrire almeno un caffè. Il luogo che abbiamo inaugurato, possiamo de-finirlo luogo d’incontro delle povertà dove chidona spesso riceve, dove le vite si confrontanoe ne escono arricchite. È nello stile della Chiesanon staccarsi mai dalle opere volgendole albello. Nelle Parrocchie, non ci si ferma allesole preghiere ripetute o a liturgie, anche icampi da gioco, un teatro, una sala conferenzeo per fare festa insieme o anche per un dopo-scuola, servono per indicare lo stile cristiano dicome vivere la giornata. Impregnare la nostragiornata di Dio, non significa solo amare Dio,ma anche il prossimo specie il più debole.

Per fare questo non basta un sms di 2 € tra itanti sprecati ogni giorno, ma frequentare luoghidove acquista senso quel gesto fatto in mododistratto. È il gesto di pace che ci scambiamo altermine della S.Messa.

Una nota piuttosto secca della presidenza dellaRepubblica ha chiarito in questi giorni il ca-lendario politico-istituzionale: elezioni politi-che presumibilmente la settimana dopo Pasquae, nel frattempo, due tornate regionali moltoimportanti in Lombardia e nel Lazio, auspi-cando che presto si chiariscano le cose sullalegge elettorale.Insomma: stiamo entrando nella stretta deci-siva, anche se, sembra, a fari spenti, in unbanco di nebbia fitta.E allora, prima del tema, fondamentale, dellanuova articolazione dell’offerta politica, oc-corre fare un discorso strutturale, a propositodella cornice. Da un lato è finito un quadroquasi ventennale, articolatosi intorno a SilvioBerlusconi. Nello stesso tempo però la que-stione istituzionale, cioè sulle regole del giocoe l’assetto delle istituzioni, che ha accompa-gnato la crisi della cosiddettaprima-Repubblica e tutta la para-bola della cosiddetta seconda-Re-pubblica, non ha avuto alcunasoluzione stabile. Tanto che, inter-pellati da un sondaggio del “Cor-riere della Sera”, gli italianicontinuano in maggioranza a pre-ferire una rappresentanza propor-zionale. Perché almeno vincola adavere identità precise. In effettinegli ultimi vent’anni abbiamosommato il peggio dei due sistemi,proporzionale e maggioritario, percui non si è avuto un forte (e re-sponsabile) momento decisionale e neppureuna chiara (e responsabile) rappresentanza diun Paese comunque assai sfaccettato. Di modoche siamo avvolti in un pessimismo generaliz-zato, da cui certamente i “tecnici” non possonosollevare, vincolati come sono a fare cassa e acercare di riordinare i conti. Tanto più che nelfrattempo la qualità media del reclutamentodella classe politica è notevolmente diminuita. Il dibattito sulla legge elettorale dovrebbe dun-que innanzitutto affrontare questa contraddi-zione, per cui giustamente da oltre vent’anni

s’invoca una legislatura “costituente”, senzache nessuno abbia la forza o la volontà di met-terla in piedi.Eppure anche solo la vicenda dell’accorpa-mento delle Province, che necessariamenteporta con sé la questione del design delle Re-gioni (a proposito, come si sa, della contrad-dizione rappresentata da Regioni-Province),ribadisce che il problema è ormai di marchianaevidenza e rappresenta la vera palla al piedeper il sistema-Paese, che la paga molto cara poiin termini di costo del lavoro. Il governo Montiha fatto un discorso chiaro e onesto ai cittadinisui conti. Un discorso altrettanto chiaro vafatto sul quadro istituzionale. Ma nessuno perora ha la forza o l’interesse per inserirlo inagenda. Verosimilmente per i prossimi anni inEurolandia si disegna un periodo di stagna-zione, “alla giapponese”.

Varrebbe la pena, come facevano un tempo icontadini in autunno e in inverno, utilizzarloper rimettere le cose a posto, in attesa dei fruttidella semina.Forse chi saprà fare con onestà e chiarezzaquesto discorso, suddividendo e coordinandoi capitoli economici, quelli sociali e quelli isti-tuzionali, potrà avere provvisoriamente la fi-ducia degli italiani, stanchi di risse, tropposaggi per credere a uomini della provvidenzao a moralizzatori per propaganda e giusta-mente molto, molto diffidenti

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

CITTADINI E ISTITUZIONI

La fiducia agli sgoccioli La nota della presidenza della Repubblica

sulle elezioni politiche sottolinea una grande e diffusa preoccupazioneFrancesco Bonini

Segue a pag. 4

Nuovi spazi per le nuove povertàInaugurazione presso la Caritas del Centro Polivalente

In una chiesa gremita di fedeli, tra la commozione generale, è riecheggiata la richiesta fatta dal Rettoredel Seminario Marchigiano, rivolta al Vescovo che presiedeva la cerimonia: “Reverendissimo Padre,

la santa madre Chiesa chiede che questo nostro fra-

tello sia ordinato diacono”. Domanda: “Sei certo

che ne sia degno?”. La risposta del Rettore non si èfatta attendere, adducendo le motivazione che lohanno portato a fare tale richiesta. In precedenza ilVescovo nell’omelia così si era rivolto al nuovo dia-cono: “Carissimo Don Roberto,

vedi quanto sia impegnativo diventare diacono e

farsi ministro, cioè servitore, ma ti assicuro che è

anche molto bello mettersi al servizio della gente

nella Chiesa.

In una apprezzabile rappresentazione cinemato-

grafica di qualche anno fa lo zio sta insegnando al

nipote come fare bene il cameriere. Il giovane ap-

prendista ad un certo punto chiede:

“Quant’è che devo inchinarmi davanti ai clienti?”.

Ecco la risposta: “Devi fare come i girasoli: che si in-

chinano davanti al sole, ma non devono abbassarsi

troppo, perché in questo caso sono morti”. Bisogna

servire da vivi, per il Sole, per il Signore.

Come diacono devi servire, devi abbassarti per stare

accanto ai bisognosi nel corpo e nello spirito, come fa-

ceva la Beata Madre Teresa di Calcutta, ma non devi

sentirti condizionato dagli altri, perché in questo caso

potresti essere spiritualmente morto, come nel caso dei

girasoli. Mentre invece devi abbassarti totalmente da-

vanti al Signore, completamente dedicato a Lui, perché

solo in questo modo tu ti sentirai libero di donarti agli

altri ed avrai la forza di dare stando diritto, spiritual-

mente vivo.

Se sarai tutto del Signore, non potrai anche non essere libera-

mente tutto degli altri.

Vivi dunque la gioia di donarti per sempre al Signore, acco-

gliendo con umile disponibilità anche il carisma del celibato: è

gioia vera che libera da tante paure e che permette una totale

donazione a tutti. Vivi la gioia della consacrazione a Lui nella

Chiesa: è una consolazione indicibile, che tanto conforta. Vivi

serenamente e decisamente quella caritas libera servitus (la li-

bera schiavitù dell’amore), che tante volte aveva predicato S.

Agostino, frutto maturo della sua travagliata esperienza di vita

(Enarr.in Ps. 99).

Tutto questo quanto è bello e quanto è desiderato dal popolo

dei fedeli! Ti accompagniamo nel tuo ministero con il nostro af-

fetto, la nostra preghiera e la mia benedizione.”

Parrocchia Cristo Re di Porto D’AscoliSabato, 10 novembre 2012,

ROBERTO TRAINI È STATO ORDINATO DIACONO

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Anno XXIX

18 Novembre 2012

2PAG

Anno de 2012

PAROLA DEL SIGNORETRENTATRESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B

PROTEGGIMI, O DIO, IN TE MI RIFUGIO

dal vanGelo secondo marCo

In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà ela luna non darà più il suo splendore e gli astri si metterannoa cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno scon-volte.Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi congrande potenza e gloria. E egli manderà gli angeli e riunirài suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra finoall’estremità del cielo. Dal fico imparate questa parabola:quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapeteche l’estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accaderequeste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vidico: non passerà questa generazione prima che tutte questecose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mieparole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quel-l’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e nep-pure il Figlio, ma solo il Padre. (marCo 13,24-32)

Straordinaria pagina apocalittica questa che ci viene presentatada Marco per ribadirci quanto sia effimero tutto il nostro affan-narci, il nostro preoccuparci eccessivamente per le cose di questomondo, mentre l’unica cosa importante, ma importante vera-mente, al di là del tempo e dello spazio, é soltanto la sua PA-ROLA: “le mie parole non passeranno”.Le parole: AMORE, PACE, GIUSTIzIA E MISERICORDIA,queste sono le sue parole, e queste parole debbono permeare ilnostro stile di vita su questa terra affinché agganciate alla verità

delle sue, siano per noi il passaporto per l’eternità.Non dimentichiamo che egli tornerà con GRANDE POTENzAE GLORIA, la potenza della CROCE per la nostra redenzione ela gloria del suo AMORE per noi suoi figli e fratelli; egli infattiverrà come giudice, ma é lo stesso che, come unico sacerdote,offre una volta per sempre l’ “UNICO SACRIFICO” capace dieliminare i nostri peccati.Perché Gesù Cristo ben conosce le nostre miserie umane perchéle ha sperimentate come uomo, e ci ha anche insegnato il perdonoda donare e ricevere come via maestra verso il suo Regno. Per-dono che egli ci ha già ottenuto al carissimo prezzo della sua pas-sione e morte sulla croce. QUANTO POI A QUEL GIORNO O A QUELL’ ORA; teniamosempre presente, che la fine del mondo, ha significato solo in unaottica personale, cioè la fine del mondo per me, arriva nel mo-mento in cui finisce la mia vita terrena, cioè è la fine di questomondo per me. Per cui la mia vita deve essere vissuta nel pre-sente, in questo spazio temporale in piena attività, con il massimoimpegno, con la massima responsabilità, ma tenendo presenteche il nostro vero orizzonte supera i confini di questa vita, e siinnalza nella nostra patria celeste, per cui abbiamo il compito divivere bene in questa vita ma pensando alla vita futura che ci at-tende.

“Un aneddoto su San Giovanni Bosco racconta che un giornodopo una sua omelia (su i gigli del campo e gli uccelli che delcielo, che non filano e non mietono ma hanno sempre di cui man-

giare e vestire, incui evidenziava laProvvidenza delPadre Celeste),incontrò un gio-vane che perprenderlo in girogli diceva: caro padre, mi ha convinto, da domani non farò piùniente, non lavorerò più e farò come gli uccelli del cielo, attenderòla Provvidenza. Caro ragazzo, fai bene, ma ricordati che oltre aquello che ho detto nella mia omelia, devi tenere presente, chegli uccelli del cielo, alla fine della storia, finiscono per 4 soldisulla tavola di quelli che lavorano, di quelli che si impegnano.”

C’è una grossa differenza tra occuparsi e preoccuparsi, tral’essere previdenti e l’essere affannati, ed è questo che Gesù ciconsiglia: ci chiede di essere equilibrati e mettere sempre Dio alprimo posto nella nostra vita.Impegnamoci, si, in questo mondo, ma facciamolo con i piedisulla terra e con la testa e soprattutto il cuore rivolti verso il cielo.

RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA: LA SPERANzA DI UN MONDO FUTURO NON DIMIUISCE L’IMPORTANzA DELLE OPERE

TERRENE, MA NE SOSTIENE LA REALIzzAzIONE MEDIANTE RAGIONI NUOVE (Vat. II)

Quando è cominciata l’esigenza della nuova evangelizzazione? Benedetto XVI ha messo a posto l’orologio.Quando è nata l’esigenza di una nuova evange-lizzazione? Siccome l’autore di questa espres-sione è stato Giovanni Paolo II, si può pensareche le esigenze di una nuova evangelizzazionesi siano manifestare all’inizio del suo pontificato.Diciamo, quindi, negli anni Ottanta.Però, parlando ai Vescovi riuniti a Roma per ilSinodo sulla nuova evangelizzazione, Be-nedetto XVI ha ricordato che, in fondo,anche il Concilio Vaticano II era stato con-vocato per rispondere alle esigenze dellanuova evangelizzazione. Quindi bisognaspostare indietro le lancette dell’orologio.Infine, concludendo il Sinodo sulla nuovaevangelizzazione, il Papa ha spostato lelancette ancora più indietro, e di molto. Hadetto che l’urgenza di una nuova evange-lizzazione è nata alla metà dell’Ottocento,quando la società cominciò a costruirsisenza Dio o contro Dio. Quando, cioè, èiniziato il moderno processo di secolariz-zazione.Mi sembra che questa retrodatazione sia moltoimportante e non mi sembra che le sia stata de-dicata sufficiente attenzione.Essa significa che da Pio IX a Benedetto XVI laChiesa è impegnata in un unico progetto: mettereDio al centro della vita personale e comunitaria.C’è stata un’unica Chiesa, in tutti questi anni, ununico obiettivo, i Pontefici non si sono contrad-detti l’un l’altro, la Chiesa prima del Concilioaveva lo stesso obiettivo della Chiesa dopo ilConcilio.La precisazione di Benedetto XVI comporta unanotevole ricaduta sul concetto di secolarizza-

zione. Si dice spesso che la secolarizzazione mo-derna è stata resa possibile dal cristianesimostesso e che è un fatto positivo perché permetteuna sua purificazione: togliendo Dio dal mondo,la fede diventerebbe finalmente fede, da ideolo-gia che era. Però esaminiamo le cose con pa-zienza.

La secolarizzazione religiosa è ormai già ampia-mente avvenuta e la società cammina come seDio non fosse. Questo, però, ha comportatoanche la secolarizzazione etica, ossia l’estromis-sione dalla vita sociale, politica e giuridica, deigrandi principi della legge morale naturale. Pri-vatizzata la religione ne è conseguita la privatiz-zazione della morale: ognuno si dà la propria. Ilbello è che a questo si aggiunge la secolarizza-zione spirituale e interiore degli stessi  credenti.Se uno è costretto ad agire in pubblico come seDio non fosse, ad organizzare la sua vita comese la morale non fosse, è logico che finirà per or-

ganizzare anche la sua vita interioresul dubbio e lo scetticismo.Se accettare la secolarizzazione vuoldire accettare che Dio non abbia piùniente da dire sulla organizzazionedella società,  allora prepariamoci adaccettare anche le altre due secola-rizzazioni: la babele interesseràanche la morale – come già avviene– ed anche la stessa vita interiore deicredenti – come pure in parte già av-viene.La data di nascita della nuova evan-gelizzazione, indicata di recente da BenedettoXVI, ci dice alloraanche molto sulla suanatura. Essa consiste nelporre Dio al centro ditutto e nel non accettareuna secolarizzazione in-tesa come estromis-sione di Dio dalla sferapubblica con l’idea cheil suo posto sia nellasfera privata. Toltodalla  sfera pubblica,verrà tolto anche dallasfera privata: la logicadella secolarizzazione ècoerente e spietata.

Stefano Fontana

Domenica 18 novembreOre 11.30 S. Benedetto Tr.

Parrocchia Madonna della Speranza: S. Messa, con rito di ammissione di un candidato al Diaconato

Mercoledì 21 novembreOre 17.30 S. Benedetto Tr. - S. Pio X:

S. Messa, con la partecipazione dei Carabinieri, in occasione della Patrona Virgo Fidelis

Venerdì 23 novembreOre 09.00 Montalto - Monastero Clarisse:

S. Messa per gli studenti del Liceo Classico

Incontri Pastorali del Vescovo

durante la settimana 18-25 novembre 2012

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3Anno XXIX

18 Novembre 2012 PAG

Ci interessiamo della parabola della pe-cora che si è smarrita (Mt 18,12-14). Par-lando ai discepoli (18,1) Gesù avevapresentato chi è il più grande nel regno deicieli, cioè “il bambino” in quanto disponibile;era passato dal “bambino” ideale ai “piccoli”nella fede, “che credono in me” (18,6), edaveva continuato ammonendo con forza chenon si deve dare scandalo a tale piccoli, inquanto “i loro angeli nei cieli vedono semprela faccia del Padre mio che è nei cieli”(18,10). Gesù continua tema dei “piccoli”adombrando il “piccolo” nella vicenda dellapecora che si è smarrita.

1. La parabola. “Che cosa vi pare? Se

un uomo ha cento pecore e una di loro si

smarrisce, non lascerà le novantanove sui

monti e andrà a cercare quella che si è

smarrita? 13In verità io vi dico: se riesce a

trovarla, si rallegrerà per quella più che per

le novantanove che non si erano smarrite”(Mt 18,12-13).

Questa parabola ha avuto un abbozzo so-prattutto in Ezechiele quando il profeta, nelsuo grande discorso sui pastori d’Israele, de-scrive le situazioni difficili in cui le pecore,gli ebrei, vengono a trovarsi. “Vanno errandole mie pecore su tutti i monti e su ogni colleelevato, le mie pecore si disperdono su tuttoil territorio del paese e nessuno va in cerca diloro e se ne cura” (Ez 42,6). E ancora: “Andròin cerca della pecora perduta e ricondurròall’ovile quella smarrita, fascerò quella feritae curerò quella malata, avrò cura della grassae della forte; le pascerò con giustizia” (Ez34,16). Ezechiele, il profeta che esercita tuttoil suo ministero in terra d’esilio, a Babilonia,tiene presente la situazione quanto mai preca-ria in cui il popolo, a causa delle politiche sba-gliate dei re, si trovava. Matteo parte daipericoli morali e di fede in cui veniva a tro-varsi qualcuno della comunità, e, alla luce diquella situazione, riproduce la parabola dellapecora smarrita indirizzandola ai capi religiosi

perché, alla luce di Gesù, “il buon Pastore”(Gv c. 10), ricerchino quella pecora smarrita.

Passiamo al testo della parabola. Con ladomanda iniziale, frequente in Mt: “Che cosa

vi pare?, Gesù si appella all’esperienza dei di-scepoli che – anche se pescatori - dovevano

pur sapere qualche cosa di pastorizia. “cento

pecore” è indubbiamente un numero moltoalto. I greggi che ho avuto occasione di vederein Palestina sono poco numerosi. C’è da faremolta attenzione al verbo “smarrire” che Mtusa tre volte, perché da esso dipende il mes-saggio della parabola. Lo usa due volte nelversetto 12: “una di loro si smarrisce” (pla-

nathêi , cong. aor. pass. di planáô) e “che si è

smarrita” (tò planôménôn); una volta nel ver-setto 13: “che si è smarrita?” (peplanemé-

nois, ptc. pf .pass.). Ora planáô, nei LXX, insenso strettamente locale significa “deviare”,“portare fuori strada”, e in senso morale “rag-girare” e simile (cf Mt 22,29; 24,12.24). Nelnostro caso, smarrirsi designa l’allontana-mento spirituale dalla propria fede e dalla mo-rale da parte dei membri infedeli dellacomunità. Notiamo: non è il pastore che“perde” la pecora (Lc 15.4.6: apolésas), ma èla pecora che si smarrisce (Mt 18,12-13: pla-

náô).

“lascerà le novantanove sui monti”. Ilcomportamento del genere da parte di un pa-store comune non sarebbe esente da critiche.E alcuni studiosi le hanno fatte. Qui, più chel’abbandono, c’è da rilevare la premura:

quella di recuperare il cristiano che stasmarrendosi. Il recupero non è assicurato.Se questo avviene, provoca un’intensagioia, “si rallegrerà”, più che per le 99 chenon si erano smarrite.

2. Il messaggio. E’ chiaramente formu-lato nell’ultimo versetto: “Così è volontà

del Padre vostro che è nei cieli, che nean-

che uno di questi piccoli si perda” (Mt18,14). Gesù mette in primo piano la vo-lontà del Padre, quale base solidissima, vo-lontà che è anche quella dello stesso Gesùper le “pecore perdute della casa d’Israele”(10,6). In Matteo “questi piccoli” sono i cri-stiani che si sono fuorviati. IndubbiamenteMt sottolinea l’attenzione che Gesù richiede

per i “piccoli” nella fede, cioè per la pecora“che si smarrisce” e non che viene smarritadal pastore, che la “perde” (Lc 15,4).

3. L’applicazione. E’ bene che que-sta assuma due direzioni. La prima riguardala propria persona. Il lunghissimo Salmo 119termina con questo versetto: “Mi sono perso

come pecora smarrita; cerca il tuo servo: non

ho dimenticato i tuoi comandi” (Sal 119,176).Che io, per le mie trascuratezze spirituali divario genere e per l’apatia che ne deriva, nonsia come una pecora che sta smarrendosi? Laseconda riguarda l‘aiuto da prestare allo smar-rito: “Fratelli miei, se uno di voi si allontanadalla verità e un altro ve lo riconduce, costuisappia che chi riconduce un peccatore dallasua via di errore lo salverà dalla morte e co-

prirà una moltitudine di peccati” (Gc 5,19-20).

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Il Discorso Ecclesiale, quarto della serie91. LA PECORA CHE SI È SMARRITA

ella Fede 2013

Ottobre 201215: I Concili nella storia- Il Concilio Vaticano II:un Concilio profonda-mente innovatore.22: Preparazione, con-duzione e documenta-zione del Vaticano II.29: Il documento sulla Chiesa (“Lumen Gentium”). Chiesa popolo di Dio, corpo di Cristo con molte membraNovembre 20125: Rapporto fra Chiesa e Regno di Dio; rapporto fra i membri della Chiesa.12: Sacerdozio comune dei fedeli. Pastori e fedeli. I carismi distribuiti a tutti.19: La chiamata universale alla santità. Il posto di Maria nella Chiesa.26: Dialogo sulle idee. Attualizzazione nell’oggi. Preghiera conclusiva sui temi.Dicembre 20123: Il documento sulla Bibbia (“Dei Verbum”). Nuova impostazione di fondo. Rivelazione e storia10: Protagonismo dei fedeli. Funzione del Magistero. Criteri di interpretazione.17: Dialogo sulle idee. Attualizzazione nell’oggi. Preghiera conclusiva sui temi.Gennaio 20137: Il documento sulla Liturgia (“Sacrosanctum Concilium”). La liturgia nella vita della Chiesa.14: La sacramentalità. La diversa e attiva presenza di Cristo.21: La riforma liturgica. Le norme e lo spirito. Il principio dell’adattamento e la fedeltà all’unità.28: Dialogo sulle idee. Attualizzazione nell’oggi. Preghiera conclusiva sui temi.Febbraio 20134: Il documento sul rapporto Chiesa-mondo (“Gaudium et Spes”). Dalla comunione al servizio11: La visione dell’uomo. Il concetto di salvezza18: Il cristiano laico e il suo inserimento nel mondo25: L’impegno politico di un cristiano in una società pluralistaMarzo 20134: La pace universale11: Dialogo sulle idee. Attualizzazione nell’oggi. Preghiera conclusiva sui temi.18: La CROCE gloriosa di Cristo: preparazione alla Pasqua25: Ora di ADORAzIONE in chiesaAprile 20138: Decreto sull’attività missionaria della Chiesa (“Ad Gentes”)15: Decreti sul ministero e ufficio dei vescovi (“Christus Dominus”) e dei presbiteri (“Presbyterorum Ordinis”)22: Decreto sull’apostolato dei laici (“Apostolicam actuositatem”)29: Dialogo sulle idee. Attualizzazione nell’oggi. Preghiera conclusiva sui temi.Maggio 20136: Dichiarazione sulla libertà religiosa (“Dignitatis Humanae”)13: Dichiarazione sulle relazioni con le religioni non cristiane (“Nostra Aetate”)20: Decreto sull’ecumenismo (“Unitatis Redintegratio”)27: Dialogo sulle idee. Attualizzazione nell’oggi. Preghiera conclusiva sui temi. Giugno 20132: GITA conclusiva

Parrocchia S. Pio XS. Benedetto del Tronto

SCUOLA BIBLICA - INCONTRIFORMATIVI PER ADULTI SUI

DOCUMENTI DEL VATICANO IIANNO PASTORALE 2012-2013

Ieri sera, vecchi corsisti e loro familiari, al teatro ParrocchialeSan Filippo Neri, addobbato a festa con striscioni, bandiere, pal-loncini colorati, al canto del “De Colores”, hanno accolto le donnedel 66° corso di Cristianità al termine dei tre giorni trascorsi nelconvento delle suore Teresiane di Ripatransone. Il Vescovo, Mon-signor Gervasio GESTORI, sempre presente alle chiusure, havoluto prima incontrarle e salutarle una ad una nei locali Parroc-chiali, presentate dall’animatore Spirituale Don Paolo CIVARDI,Padre Renato PEGORARI e dalla rettrice Rossana Malatesta. Perognuna ha trovato parole di incoraggiamento e le ha invitate a pro-seguire nel cammino intrapreso in questi giorni di vicinanza a Cri-sto e di coinvolgere, in questa bella esperienza, familiari ed amici.Successivamente sul palco ha ascoltato con attenzione le testimo-nianze date dalle corsiste che hanno saputo vincere l’emozione eparlare alla presenza di un pubblico così numeroso ed attento.Ha esordito una madre di cinque figli che ha asserito che un’emo-zione così grande provata nei tre giorni non l’aveva mai vissutanella sua vita. Un’altra ha dichiarato di aver ritrovato Cristo e speradi poter trasmettere il messaggio ai propri figli. “Ho scoperto cheDio ci ama in egual misura ed è una esperienza che tutti dovrebberovivere”- ha dichiarato una madre di due figli. Altre hanno parlatodella gioia di aver scoperto l’amicizia con Gesù. Una vecchia cor-sista ha raccontato che al suo corso era entrata “spigolosa ed arrab-biata” al terzo giorno è uscita felice. La Rettrice del corso ha

testimoniato la gioia di aver incontrato un gruppo di sorelle favo-lose invitandole a proseguire il cammino in Ultreya ed ha coltol’occasione per estendere l’invito ai numerosi vecchi corsisti pre-senti.

Il Vescovo, prima di consegnare a ciascuno il crocifisso con lafrase riportata sullo striscione che campeggiava sul palco:”Cristoconta su di Te”, ha concluso riprendendo l’invito della rettrice afrequentare l’ultreya per vivere insieme la Fede, Fede da custodiree da difendere, perché come ha dichiarato il Papa” il futuro è dellaFede”. Elbano

CURSILLOS DI CRISTIANITA’ IN ITALIA Coordinamento diocesano di san benedetto del tronto

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Don Vincenzo Catani, archivista della diocesi,ci ha fatto la storia di quel luogo, dove riemergel’indimenticabile figura di Mons. FrancescoTraini, “lu Curate bbune) che ha fatto della ca-rità la sua vita. (Di questa storia ne facciamo una

sintesi a finco). All’ingresso della Sala una targa,scoperta dal nostro Vescovo, lo ricorda. È stataristrutturata la vecchia chiesa che era stata tra-sformata in magazzeno; questo lavoro ha richie-sto un particolare intervento per la stabilità e perl’umidità, come ci ha spiegato uno dei figli delgeometra PaoloBertolotti che a suotempo seguì i lavoridi costruzione. Ilsaluto dell’Ammi-nistrazione Comu-nale è stato portatodall’Assessore allepolitiche socialidott.ssa MargheritaSorge, mentre il Di-rettore della Caritasdi Macerata si è complimentato per tale realiz-zazione ed ha espresso l’augurio della CaritasMarchigiana. Il diacono Umberto Silenzi, diret-tore della nostra Caritas diocesana, tanto era con-tento che aveva una gran voglia di dire nelpresentare i vari interventi ed aggiungeva parti-colari in merito ad alcune donazioni, ad esempio:

“Alfredo Maroni, presidente della Roland, ci hadetto che “l’azienda che rappresenta ha proget-tato e costruito un organo classico liturgico, poidonato alla Centro Polivalente. Un modello inperfetta sintonia con la struttura”.Il Vescovo che in precedenza ha tagliato in nastroe impartito la benedizione aspergendo acqua be-nedetta, ha concluso gli interventi affermandoche i poveri meritano tutta la nostra attenzioneed anche ambienti belli come questo. “Non vadimenticato- ha detto Mons.Gestori- che il po-

vero non va visto nellasua apparenza, perchéè una persona e cometale va trattato”. Ed haaggiunto: “ Qui non siincontra solo la po-vertà, ma una ric-chezza straordinariache è espressa da unvolontariato semprepiù numeroso e gene-roso”. È seguita la

proiezione di alcune immagini degli ambientidella Caritas, di tutte le varie attività e degli in-terventi che la nostra Caritas compie in alcunemissioni, principalmente in quella delle Filippinedove sono presenti le nostre Suore Teresiane diRipatransone.

Pietro Pompei

Il 18 gennaio 1945 il parroco di S. Be-nedetto martire di S. Benedetto delTronto, don Domenico Gaetani,chiese al Genio Civile la ricostruzioneper danni di guerra di una casa, postain via Rossini n. 5, distrutta durante ibombardamenti della Città nel1943/44. La casa era di proprietà dellaparrocchia, adibita ad abitazione dipersone che servivano in parrocchia.Ci vollero dieci anni per avere lasomma richiesta per tale ricostruzione,ma invece di ricostruire la casa, ormaisistemata, il nuovo parroco, don Fran-cesco Traini, optò per la costruzionedi una chiesa che servisse alla zona inespansione del Ponterotto. Fu così costruitol’oratorio-cappella, intitolato a S. Giuseppeoperaio, su porzione delle particelle n. 222-223del foglio 7 del catasto rustico, dentro un’areache era già di proprietà della parrocchia. La co-struzione fu affidata alla ditta Bertolotti.Nel 1963, su richiesta esplicita del nuovo par-roco don Francesco Traini, appoggiato dal ve-scovo diocesano Vincenzo Radicioni, venneroin diocesi le Suore Carmelitane delle Grazie diBologna (con Casa madre in via Fogazzaro) efu loro affidata la Scuola Materna del Ponte-rotto, costruita ad un solo piano a pochi metridella chiesa dal parroco Traini.

Dopo alcuni anni le Suore acquistarono ed am-pliarono l’asilo, mentre la chiesa vicina rimasedi proprietà della parrocchia del Paese Alto.Nel frattempo l’8 dicembre 1971 fu eretta ca-nonicamente dal vescovo Radicioni la nuova

parrocchia “Madonna del Suffragio” in zonaPonterotto (cui seguì la nomina del primo par-roco, il 1 novembre 1974, nella persona di donLuciano Paci) e la chiesetta di S. Giuseppe ope-raio passò di proprietà alla nuova parrocchia,che la utilizzò subito come chiesa parrocchiale,in attesa della costruzione della nuova attualechiesa. Il 19 marzo 1976 fu posta la prima pietradella nuova chiesa ed iniziata la costruzionedella nuova parrocchia. Per sostenerne le spesedella costruzione, il vescovo pensò di venderela cappella e fu fatta per prima l’offerta di ac-quisto alle Suore dell’adiacente asilo e ci fu uncarteggio epistolare fra il vescovo e la superioragenerale delle Suore, madre Clementina Vecchi.Si giunse quindi, il 5 maggio 1977, alla venditaalle Suore della cappella e dell’intero frustolodi terreno di 450 mq. davanti alla cappella.La chiesetta continuò ad essere ufficiata finoalla inaugurazione della nuova chiesa della Ma-donna del Suffragio, che fu consacrata il 1°aprile 1979.Da quel momento la chiesetta di S. Giuseppeoperaio fu poco utilizzata, fino alla totale chiu-sura, quando le Suore Carmelitane lasciaronol’asilo nel 1986. La diocesi acquistò l’intero sta-bile dell’asilo e della ormai vecchia chiesetta diS. Giuseppe operaio, per creare la sede stabiledella Caristas diocesana. Mentre l’asilo diven-tatava anno dopo anno un ambiente sempre piùaccogliente ed ingrandito, la chiesetta venivatrasformata in ripostiglio del vestiario da offrireagli utenti della Caritas.Ora, tramite la stessa ditta Bertolotti, l’ex chie-setta è stata trasformata in decorosa sala poli-valente di accoglienza, preghiera esocializzazione. (D. Vincenzo Catani)

dalla prima pagina

Nuovi spazi per le nuove povertàInaugurazione presso la Caritas del Centro Polivalente

DA CHIESETTA DI ZONA A SALA POLIVALENTE DELLA CARITAS DIOCESANA

In questa Eucaristia vogliamo ricordare con af-fetto i nostri confratelli defunti, Vescovi, Sa-cerdoti, Diaconi, ed insieme fare memoriaanche dei nostri familiari e parenti.Ricordo dei Frati Minori: P. Leonardo Tasselli,Fra Giovanni Luzi, P. Luigi Fratini e P. Fer-nando Natalizi; dei Salvatoriani: P. ClaudioGuidotti; dei parenti dei sacerdoti diocesani: lemamme di Don Giorgio Carini e di Don Ga-briele Quinzi; le sorelle di Mons. RomualdoScarponi, di Mons. Giovanni Flammini e diDon Pio Costanzo. E’ un ricordo forte, che va oltre la memoriadella mente e del cuore per diventare preghieradi riconoscenza e di suffragio.Purtroppo in questi nostri tempi si cerca di di-menticare la realtà della morte o di emarginarlain tutti i modi: si tratta di una rimozione graveper la fede cristiana, oltre che una mutilazionedella esperienza umana. Oppure, da parte ditanti, se ne parla in maniera errata, quasi si vo-lesse esorcizzare la morte con riti recenti, chenon ci appartengono, e che hanno molto di ri-dicolo e di satanico. Ma con la morte non si do-vrebbe scherzare. Parlare delle cose ultime nonè certamente sempre piacevole, ma anche lecose ultime fanno parte della realtà della vitae, quando sono viste nella giusta ottica, aiutanoperfino a vivere meglio. I piccoli, se bene pre-parati, sanno guardare con serena verità anchei fatti dolorosi delle persone defunte. E moltiadulti credenti conoscono la sostanza del detto:Recordare novissima tua et in aeternum non

peccabis. Non solo non peccherai, se pensiumanamente alla morte, ma potrai anche me-glio apprezzare i momenti della tua vita.Come sacerdoti e diaconi, noi abbiamo unacerta dimestichezza a parlare dei novissimi,perché non ci mancano le occasioni di predi-care ai funerali o di confortare persone colpiteda un lutto. Viviamo questo importante mini-stero con la nostra esperienza pastorale, con la

giusta compe-tenza teologica,con una sensi-bile umanità,con la sapienzache ci viene do-nata dalla fre-q u e n t a z i o n edella Parola delSignore.Sappiamo per fede che oggi il mondo è ormaisotto la signoria di Cristo, che con la sua morteha sconfitto la morte e con la sua risurrezioneha donato a noi la liberazione dalla paura dellamorte. Questa speranza abbatte ogni dispera-zione. Ora Gesù è glorificato ed un giorno ritorneràsulla terra: occorre che anche noi vegliamo at-tentamente per essere ben preparati all’incontrocon Lui. Questa prospettiva ci accompagnispecialmente in tanti momenti della nostra vita. Ricordo un bellissimo canto dopo la comu-nione della antica Liturgia ambrosiana: Decli-

nant anni nostri et dies ad finem: I nostri annied i nostri giorni scorrono verso la fine. Solonostalgia? Sarebbe troppo poco. E’ un fatto iltempo che fugge.Quia tempus est corrigamus nos ad laudem

Christi! Mentre abbiamo tempo impegnia-moci a lodare Cristo! Che bello questo invitoa non smettere mai la lode del Signore nellanostra vita.Lampades sint accensae: siano accese le lam-pade del nostro cuore. Tocca a noi procurarel’olio necessario, quello della fede e delle operebuone, perché il Signore ci trovi preparati.Quia excelsus Judex venit judicare gentes: per-ché il grande Giudice arriva per giudicare legenti. Timore di Dio e serena fiducia guidinola nostra vita quotidiana!

+ Gervasio Gestori

Vescovo

OMELIA ALLA EUCARISTIA DI SUFFRAGIOPER I CONFRATELLI DEFUNTI8 novembre 2012

Mercoledì 7 novembre la comunità della Sacra Famiglia in Porto d’Ascoli ha voluto ricordare p.Mario Fioravanti nel primo anniversario della sua morte con la celebrazione di una santa Messaa suffragio. Il parroco don Francesco, durante la messa, ha avuto parole di sincero rimpianto perla perdita di un vero missionario, legatissimo alla sua Ragnola dove era nato 72 anni fa. Per il suoruolo, ha trascorso buona parte della sua vita in Brasile, ma quando la salute non lo sosteneva oper le sue brevi vacanze, tornava nella sua casa natale per riprendersi un po’ per ripartire poi, ap-pena possibile e pieno di entusiasmo, in missione. In queste brevi soste non dimenticava mai lasua missione tenendosi in contatto con i fedeli del Brasile e raccogliendo fondi per le necessitàmateriali dei poveri delle favelas. Collaborava fattivamente con la parrocchia della Sacra Famigliae con le altre parrocchie di Porto d’Ascoli dando una mano nella celebrazione delle liturgie o nellaamministrazione dei sacramenti. Quando è tornato l’ultima volta dalla missione a Ragnola, pensofosse intimamente convinto che in missione non sarebbe più tornato. Ma lui non si è sentito unmissionario finito. Forse anche per questo non ha voluto stare, comodamente assistito e curato, inuna casa del suo Ordine (era missionario comboniano), come gli era stato proposto, ma ha prefer-ito rimanere fra i suoi amici di Ragnola anche affrontando qualche personale disagio. Ma non hasmesso di essere missionario: per continuare ad annunciare Cristo e far conoscere la sua parola,aveva organizzato in casa sua un corso di introduzione alla conoscenza della Sacra Scrittura fre-quentato da un buon numero di persone. Grazie p. Mario, non ti dimenticheremo ed il tuo fervoremissionario ci sarà da sprone ad essere, nel nostro piccolo, anche noi missionari. Vincenzo Pallotta

La comunità della Sacra Famiglia

ricorda p. Mario Fioravanti Celebrata una messa in suffragio

ad un anno dalla morte

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A conclusione della ventiduesima edizione delConvegno Fides Vita, l’infinita gratitudine perl’ulteriore Grazia ricevuta mi spinge a parteci-pare la mia gioia anche ai lettori di questo setti-manale. Insieme agli amici più cari in questigiorni non abbiamo fatto che festeggiare il donoricevuto dei tanti testimoni di Cristo intervenutial nostro Convegno, primo fra tutti il nostro fon-datore Nicolino Pompei che hatenuto l’incontro di aperturasulla tematica del Convegno:“Senza di me non potete farenulla”. La sua appassionata, te-nace testimonianza di Amore aCristo ti cattura a tal punto dafarti desiderare di rimanere at-taccata a Cristo come il tralcioè attaccato alla vite. Ogni in-contro, appuntamento vissutohanno apportato in me un unicodinamismo ossia quello di rimanere attaccata aLui. Particolarmente toccante è stata la testimo-nianza di fede della vedova Calabresi, GemmaCapra, che a soli venticinque anni, incinta delterzo figlio ha scommesso sulla vita dandosi dafare tutti i giorni per non farsi avvincere dall’odioe dalla condanna ad essere una vittima rabbiosa.Sono rimasta davvero colpita nel sentirla dire se-renamente che quanto le è accaduto è stata la cir-costanza con cui Dio le ha permesso di compiereun cammino di felicità verso Lui. Come affermanel libro scritto dal figlio Mario Calabresi, Spin-gendo la notte più in là, “il passato c’è, non siresetta. Eppure non offusca il presente. E il per-dono - senza ipocrisie - non viene, non può ve-nire così, a comando. È inutile dire che hoperdonato, con la bocca o con la testa, se non loho fatto col cuore. Io sto camminando... Il per-dono è un cammino lungo e difficile, lento, conmomenti di grandi passi avanti e altri in cui sem-bra di scivolare indietro, ma comecattolica sono sicura che sia l’unicastrada da percorrere”.Siamo stati inoltre onorati dell’inter-vento al Convegno di Paul Bhatti, mi-nistro cattolico pakistano per leminoranze religiose, che da poco piùdi un anno ha preso il posto del fra-tello Shabbaz Bhatti nella guida diquesto ministero, in seguito al suo as-sassinio per essersi opposto alla“legge nera” in Pakistan. Prima diquesta scelta Paul è vissuto in Italiaper più di dieci anni esercitando la

professione di medico affermato in una clinicadi Padova eppure alla morte del fratello si è sen-tito chiamato a continuare la sua opera, a lasciarela sua vita agiata per tornare in Pakistan dove ri-schia costantemente di fare la fine del Shabbaz.L’intero evento è stato intensissimo di incontri,è stato davvero uno spettacolo di umanità, daqueste grandi personalità alle migliaia di persone

comuni che hanno visitato ilnostro quartiere, le mostre al-lestite, ma purtroppo non èpossibile parlare approfondi-tamente di tutto, non rinun-cio però a citare la vivacetestimonianza del professorPietro Barcellona, docentepresso l’università degli studidi Catania o a onorare l’ami-cizia con il teologo WilliamJean Clapier e i genitori di

Pietro Schilirò, guarito per intercessione dei co-niugi Martin. Ringrazio Dio per la paterna pre-senza in mezzo a noi del nostro vescovo Gestorie di Monsignor Luigi Negri, vescovo di San Ma-rino-Montefeltro. Anche i momenti di espres-sione artistica hanno contribuito alla buona causadel Convegno, mi riferisco alla serata musicalededicata a Lucio Dalla e alla rappresentazioneteatrale de I Promessi Sposi realizzata dai nostriragazzi della Piccola Compagnia all’opera. Laconclusione, poi, è stata un’esplosione di gioia edi commozione per l’incontro-testimonianza diDomenico Pellei e Maria Cristina Savelli, dueamici storici, primissimi della nostra Compagniaper la memoria e il giudizio di questi anni di Gra-zia in cui il Signore ha continuato ad amarci conla Sua fedeltà. Che il Signore mi doni l’ardore diamarlo e di donare la mia vita per la Sua causacosì come questi uomini. Moina Maroni

Il 10 dicembre 2012,nella Cattedrale dellacittà, il Liceo clas-sico ha aperto l’annoscolastico, come diconsueto, con la ce-lebrazione eucaristi-ca, la cui rilevanzapotrebbe essere pocosignificativa se ci silimitasse alla puranotizia. Qualcuno,anzi, potrebbe me-ravigliarsi che questo Istituto abbiaatteso tanto tempo, a differenzadi altre scuole della città, per unavvenimento che si ripete annual-mente all’inizio delle attività sco-lastiche. Il motivo, invece, c’èper farne ampia memoria e, sepossibile, meritoria memoria. LaMessa è stata preparata da tempodagli alunni sotto la guida delprof. Ventidio Sciocchetti in tuttii suoi particolari, testi, allestimentodel coro, cerimoniale, tanto darisultare un unicum assoluto inItalia; la Messa, innanzitutto, èstata celebrata in tre lingue(triacorda direbbe il poeta Ennio):greco, latino, italiano. Propriocosì. Da anni, infatti, esattamenteda più di trent’anni, per impulso

iniziale di alcuni studenti, ilrito(all’inizio si svolgeva all’in-terno dell’Istituto) si riveste di“classico”, che per la storia dellaChiesa universale vuol dire cheal primordiale uso della linguagreca si è sostituito, dopo i primisecoli dell’era volgare, l’uso dellalingua latina e in seguito, primagradatamente e con il ConcilioVaticano II in modo definitivol’uso delle lingue nazionali. Solodurante le solennità liturgiche siricorre, a volte, alla recuperatalingua latina. Nel Liceo classico,invece, di S. Benedetto del Trontoè diventata norma non solo l’usodel latino ma anche del greco perdare maggiore rilevanza e signi-ficato alla liturgia secolare della

cultura greca/latina, tanto più chetutti i testi del Nuovo Testamentofurono scritti nel I sec. d.C diret-tamente in lingua greca e succes-sivamente tradotti nella lingua la-tina. A ben pensarci, che ci siserva degli strumenti linguisticiclassici da alunni che studianoper cinque anni le lingue classiche,non implica nessuna forzatura enon documenta nessuna pretesadi superiorità culturale. Per chi ha assistito all’ultima ce-lebrazione per la prima volta èstato sorprendente ascoltare ingreco la lettura dall’ambone diun brano della I lettera ai Corinzidi Paolo e del vangelo secondoLuca, ancora più sorprendenteascoltare la recitazione del “Padre

GRAZIE SIGNORE PER IL DONO

DEL XXII CONVEGNO FIDES VITA!!!

nostro” da parte di tutti gli astantinella lingua in cui fu recitata perla prima volta dal suo Autore interritorio palestinese davanti allafolla e dopo scritta, così comeconservata, da Matteo. Il Vescovo;Gervasio Gestori, non ha datocon la sua omelia solo solennitàalla suggestiva cerimonia ma conl’esegesi semplice e profonda-mente partecipata del brano diLuca ha colto e comunicato atutti gli studenti il profondo si-

gnificato del “cammino insieme”sempre e ovunque, nell’amicizia,nella condivisione e anche nellanecessità di “piegare le ginocchia”in silenzio per meglio riflettere erivolgere in alto sguardo e cuore.Il Coro, formato di molti alunnie alunne, con la polifonia deicanti, con l’armonico suono deglistrumenti musicali e con la delicatavoce di un soprano, ha saputo ac-compagnare i vari momenti litur-gici dell’intera e intensa celebra-

zione. Persino gli applausi finali,caldi e appassionati, anche se nonconsoni a una liturgia così solennee seria, si sono armonizzati nelringraziamento al Dirigente sco-lastico per il suo intervento con-clusivo, ai componenti del Coro,all’animatore Ventidio Sciocchettie al Vescovo, palesemente com-mosso.

Tito Pasqualetti

Celebrazione Eucaristica del Liceo classico

“Giacomo Leopardi”

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da ripatransone a cura di A.G. – I.A.

A Ripatransone, venerdì 2 Novembre 2012,nella sala di rappresentanza del Comune si ètenuta l’assemblea dei soci della Fondazione“Mercantini”, convocata e presieduta dal pre-sidente Prof. Marco Bagalini. Il primo a pren-dere la parola è stato il sindaco Prof. RemoBruni, che ha comunicato di aver nominato inseno al Consiglio, al posto del dimissionario(per ulteriori impegni sopraggiuntigli) Prof.Gianfranco Notargiacomo, la pianista Dott.ssaClementina Perozzi, edi aver confermato i treconsiglieri già in carica(pure di nomina sinda-cale) nelle persone delProf. Marco Bagalini,Dott. Stefano Fraticellie Arch. Moreno Farina.Ha preso quindi la pa-rola il presidente Baga-lini, che ha riferito sulprogramma del C.d.A.,illustrandone i punti essenziali quali: logo esito della Fondazione; disciplinare d’uso delteatro e valorizzazione dello stesso, collabo-rando con: AMAT, TAU e l’attore-regista Lu-ciano Colavero; istituzione di due corsi diteatro, di una borsa di studio e di un’associa-zione degli ex-alunni dell’Istituto “Mercan-

tini”. In merito alle risorse, il Presidente ha af-fermato che esse saranno costituite: dalle quotesociali (euro 50 per il 2013), dalle sponsoriz-zazioni, dalle contribuzioni dell’Associazionedei Marchigiani nel mondo; ha riferito poi sualcuni eventi già programmati, quali: concertidi Natale e di Capodanno, “Giornata della Me-moria”, prova generale per gli studenti delLiceo “Mercantini” dell’opera “Madama Bo-vary” (19 Aprile 2013), saggi scolastici (Mag-

gio 2013). Per la nominadei revisori dei conti, l’as-semblea ha delegato ilC.d.A. che ora risulta com-posto, oltre che dai quattromembri di nomina sinda-cale già ricordati, dal Dott.Giuseppe Cannella, nomi-nato dalla Banca di Ripa-transone e dai due membridi competenza dell’assem-blea, eletti nella seduta

stessa, nelle persone del mezzosoprano liricoAmbra Vespasiani e del Geom. Emanuela Con-sorti. Il nuovo C.d.A. della Fondazione “Mer-cantini”, la prima volta si è riunito sabato 10Novembre 2012 e durante la seduta sono statedistribuite le cariche interne previste dallo Sta-tuto.

Il nuovo Consiglio di Amministrazione della Fondazione “Mercantini”

Dall’India ad Acquaviva, il profumo del Piccolo Fiore di Betania.

In una via del centro storico di Acquaviva Picena vi-vono le suore del Piccolo Fiore di Betania, una con-gregazione fondata in India nel 1921 da Mons.Raimondo Mascarenhas. La piccola comunità si è tra-sferita nel nostro paese nel 2005 andando a vivere inuna casa messa a loro disposizione, e poi lasciata indonazione, da Pio Gaetani, ed è costituita attualmenteda cinque simpatiche suore indiane: la superiora sr.Isabella, sr. Jolinta, sr. Alphonsina, sr. Jossy Marie esr. Vijea. Alla prima domanda su quali siano state leprime impressioni riguardo la comunità acquavivanasr Alphonsina risponde prontamente “l’accoglienza af-fettuosa, la gentilezza e la generosità nei nostri con-

fronti degli acquavivani che si sentivano orfani delle suore dell’ordine di Sant’Anna che eranoandate via pochi anni prima”. Le suore si sono subito inserite nella vita parrocchiale e del paese,facendosi apprezzare e benvolere per la cura, la dedizione e la disponibilità con cui svolgono laloro missione; missione, non lavoro, come ci tiene a precisare sr. Alphonsina che insieme a sr. Jo-linta, entrambe infermiere, si occupano principalmente dell’assistenza agli anziani e agli ammalatiportando sempre il sorriso, la gioia e il conforto, mentre sr. Isabella si dedica alle opere pastorali,sr. Jossy Maria sta portando a termine gli studi in scienze infermieristiche in Ascoli e sr. Vijea èa Roma per studiare scienze religiose. La loro giornata inizia molto presto al mattino con la me-ditazione sulla Parola di Dio e con la preghiera comunitaria, le lodi, dalla quale traggono la forzaspirituale per iniziare la loro missione giornaliera dopo aver fatto la colazione; si ritrovano apranzo, e per loro il ritrovarsi insieme per i pasti e le preghiere è molto importante; nel primo po-meriggio si riuniscono insieme ad altre persone per il rosario al quale segue un’ora di studio, perpoi continuare con la loro opera e terminare la giornata con la celebrazione eucaristica e la com-pieta. Oltre le opere pastorali e l’assistenza agli anziani e agli ammalati, le suore si dedicano alcatechismo, a portare la comunione e il conforto alle persone che ne hanno bisogno e partecipanoanche ai gruppi di preghiera presenti nella comunità parrocchiale e alle feste di paese adattandosialla cultura e alle tradizioni del luogo, anche nella cucina! Chiedendo se abbiano qualcosa da direalla comunità di Acquaviva, le suore fanno presente la propria gratitudine nei confronti di tutte lefamiglie che offrono loro aiuto nei modi più svariati, e soprattutto nei confronti del parroco, donAlfredo, e dell’Amministrazione Comunale per il loro sostegno senza il quale non potrebberocontinuare a svolgere la loro missione nella comunità. Janet Chiappini

Davanti da sinistra sr Isabella, sr Alphonsina e srJolinta, dietro da sinistra sr Jossy Maria e sr Vijea

“La ricostruzione delle difese militari, invenzione della polvere da sparo,

tipologie delle bombardiere della Rocca e del Castello di Acquaviva Picena”

L’associazione Palio del Duca in occasione della Giornata della Sto-ria promossa dalla Federazione Italiana Giochi Storici con il patro-cinio del Ministero dei Beni Culturali e l’alto patrocinio delPresidente della Repubblica, organizza Sabato 17 Novembre 2012dalle ore 15,30 presso la Sala Consiliare del Comune di AcquavivaPicena il convegno “La ricostruzione delle difese militari, inven-zione della polvere da sparo, tipologie delle bombardiere dellaRocca e del Castello di Acquaviva Picena” e la presentazione delLibro raccolta atti dei convegni dal 2001 al 2012 e la storia del

Palio del Duca nei suoi 25 anni di attività. Al convegno, che ha ottenuto il patrocinio della: Di-rezione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche-Ancona, Soprintendenza peri Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, Regione Marche, Assemblea Legislativadelle Marche Provincia di Ascoli Piceno, Fondazione Federico II di Jesi, Comune di AcquavivaPicena, parteciperanno importanti relatori, storici e il Soprintendente dott. Daniele Diotallevi.

È «Catastroïka» il film vincitore del 19° Premiodel Documentario «Libero Bizzarri» di San Bene-detto del Tronto, quest’anno dedicato alla poeticadei «Confini Mobili». Lo ha stabilito la giuria pre-sieduta da Giuseppe Ferrara, il regista fiorentinocui il festival ha assegnato il premio alla carriera2012. «Catastroïka» è un film sulla crisi greca, edè stato realizzato da Aris Chatzistefanou e Kate-rina Kitidi (2011, 97 minuti).Al Premio Bizzarri c’erano due altre sezioni inconcorso: «Confini Mobili giovani», e la nonaedizione di «Mediaeducazione», quest’ultima ri-servata alle scuole di tutta Italia e divisa in cinquearticolazioni: documentario, cor-tometraggio, spot/videoclip, pro-duzioni multimediali, docdidattico.«Come voglio che sia il mio fu-turo?» di Maurizio Zaccaro(2012, 60 minuti) si è aggiudicato«Confini Mobili giovani»; un do-cumentario frutto di un progettosviluppato da Ermanno Olmi congli allievi del laboratorio «Ipotesicinema formazione» di Bologna.Le centinaia di interviste realiz-zate in giro per l’Italia, selezio-nate e montate, sono diventate unfilm su attese, speranze, delusionie timori dei giovani di oggi.Nell’ambito di «Mediaeducazione» i premi sonostati così assegnati: miglior documentario «La Ba-silicata nel cellulare» (20 minuti), realizzato dascuole di Potenza e provincia, coordinate dallaFondazione MIDA; miglior cortometraggio «Icolori che siamo» (2’30”) della scuola mediaCurzi di San Benedetto del Tronto; migliorspot/videoclip «Come un pescatore. Uno spot peril mare», della classe 2ª B della scuola media«Raffaello Sanzio» di Mercatino Conca (PU); mi-gliore produzione multimediale «Luce» (7’30”),della scuola «Ponte San Nicolò» di Padova; mi-glior doc didattico «Tg ambiente» (10 minuti),della scuola dell’infanzia «Togliatti» di San Be-nedetto. La «serata dei premi» si è svolta sabato10 novembre al Teatro Concordia a partire dalleore 21:30, così programmata: la proiezione di duelavori: «Un’isola si industrializza», documentario

di 22 minuti girato nel 1964 da Libero Bizzarrisull’attività del Credito Industriale Sardo per losviluppo dell’isola; e «Terzo mondo sotto casa»(1970, 27 minuti), sulle borgate romane, a conclu-sione dell’omaggio a Ferrara, condotto lungo tuttala settimana del festival. Inoltre, son stati conse-gnati il «Premio fondo per lo sviluppo» alla «Vivofilm» per il documentario «Il muro e la bambina»di Silvia Staderoli e il «Premio Italia doc» al do-cumentario «Mare chiuso» di Andrea Segre e Ste-fano Liberti, assegnato nella sessione«Medi[con]terraneo» svolta alla Palazzina Az-zurra di San Benedetto dal 1 al 15 luglio.

La 19ª edizione del Premio Bizzarri, che è la piùlongeva manifestazione italiana dedicata al docu-mentario, si è svolta dal 3 al 10 novembre, ospi-tando in apertura Manuel De Sica, che haintrodotto la proiezione di «Umberto D». Si è poiarticolata, oltre che nelle tre in concorso, in quat-tro sezioni tematiche fuori concorso («Dal sud alnord dall’est all’ovest», «Visioni dal mondo»,«Cinema industriale», «Medi[con]terraneo»),quattro omaggi (oltre quelli a Ferrara e «UmbertoD», ad Anna Magnani e Amelia Rosselli), un pro-getto «Raccontiamo l’infanzia» in collaborazionecon «Save the Children», un forum dedicato a «Ilconfine sottile della precarietà» presso la sede diSan Benedetto dell’Università Politecnica delleMarche, un focus su «Quale cultura per la macro-regione Adriatico-Ionica». Info: www.fondazionebizzarri.org

Da S. Benedetto del Tronto

«Catastroïka» vince il 19° Premio del Documentario «Libero Bizzarri»Il massimo riconoscimento al film greco. Tutti i riconoscimenti delle tre sezioni in concorso

Parrocchia Madonna di Fatima

FESTA DI SANTA CECILIA: LAVORI IN CORSO!Di Alessio Rubicini

La Chiesa venera Santa Cecilia come Patrona della Mu-sica, dei Musicisti e dei Cantori. Nella nostra ComunitàParrocchiale “Madonna di Fatima” in Valtesino i mem-bri del Coro, già da un paio di anni, hanno voluto intro-durre la tradizione di celebrare Santa Cecilia nel giornodella sua memoria liturgica. Una tradizione che vuoleessere, anzitutto, l’occasione per tutti i membri del no-stro Coro di ritrovarsi per pregare e venerare assieme lapropria Patrona nello svolgimento del loro preziosocompito a servizio della Comunità Parrocchiale. Inoltreessa è, anche, occasione per i membri del Coro Parroc-chiale di riflettere sull’importanza del servizio offerto da ciascuno all’interno della Comunità Parrocchiale: ac-compagnare la Liturgia con il canto trasmettendo e rafforzando con esso i contenuti del Vangelo tenendo sempreben presente che la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, siadando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità iriti sacri. Il fatto, poi, che il Coro Parrocchiale voglia celebrare Santa Cecilia insieme a tutta la Comunità Par-rocchiale vuole indicare che l’uno è essenziale per l’altra e viceversa. Per queste ragioni il nostro Coro Parroc-chiale invita tutti, parrocchiani e non, a partecipare alla Festa di Santa Cecilia in programma per Giovedì 22Novembre 2012 presso la nostra Chiesa Parrocchiale. Alle 18.15 la celebrazione si aprirà, come ogni giornonella nostra Comunità Parrocchiale, con la recita del Santo Rosario animato, per l’occasione, dal Coro. Seguiràalle 19 la Santa Messa, celebrata dal nostro Parroco Don Luis, in memoria di Santa Cecilia. E, siccome dopoaver solennemente nutrito lo spirito con la preghiera ed il canto è importante anche nutrire il corpo, dopo laMessa tutti i Coristi si ritroveranno assieme per un gustoso momento conviviale a conclusione della serata.

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18 Novembre 2012 PAG

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GROTTAMMARE – Si è svolta Sabato 3 e Domenica 4Novembre la Festa del Ciao 2012 dell’A.C.R. della Parroc-chia di San Pio V di Grottammare. Per l’A.C.R. il Mese delCiao è il primo periodo dell’Anno Associativo nel quale siaccolgono i “nuovi arrivati” e si ri-trovano i vecchi ragazzi per ripar-tire insieme… e quale occasionemigliore una bella festa tutti in-sieme dai Piccolissimi al Gruppo12/14, dal gruppo 6/8 al Gruppo9/11 ???“Le cose facili non ci piacciono!”Partendo da questo presuppostocome gruppo Educatori abbiamodeciso di raccontare ai ragazzi,aiutati anche dai suggerimenti delCentro Nazionale, il Concilio Va-ticano II in cui quest’anno ricorreil 50°anniversario dall’apertura. Diciamo che non è stato“un gioco dai ragazzi” raccontare questo importante avve-nimento a bambini delle scuole elementari e medie… masicuramente le soddisfazioni non ci sono mancate e comesempre loro ci hanno stupito! Dopo tanti e lunghi incontritra noi educatori, durante i quali ognuno diceva la sua per

dare il proprio apporto, la Festa del Ciao si è andata pianpiano concretizzando. Nella giornata di Sabato si sono te-nuti presso il Parco delle Rimembranze i “GIOCHI PERIL CONCILIO”, dove in un grandissimo campo-giochi,le quattro squadre composte dai ragazzi di varie età si sonosfidate, sullo stile di “Giochi senza Frontiere”, in varieprove (che rimandavano ad alcune importanti date nella sto-ria del Concilio Vaticano) per recuperare le 4 costituzioniconciliari, ovvero: “Sacrosantum Concilium”, “Gaudiumet Spes”, “Lumen Genitum” e la “Dei Verbum”. Aiutatidalla scelta di giocare il Jolly, o disputare la prova a tempodenominata “Fil Rouge” alla fine è stata la squadra gialla a

conquistare ben 3 documenti su 4! Ad animare la festa laPio’s band con il suo repertorio di inni e bans ACR. Al ter-mine dei giochi poi c’è stata la succulenta merenda, a basedi torte, biscotti e tè caldo, preparata dal Gruppo Adulti di

AC che ringraziamo di cuore. La gior-nata di domenica invece è iniziata alle10:30 al centro della città in Piazza Faz-zini dove, insieme al nostro seminaristaGiuseppe, i ragazzi hanno potuto cono-scere 4 personaggi hanno avuto unruolo molto importante all’interno delConcilio: Giovanni XXIII, Paolo VI,Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Alsuono delle campane che ci richiama-vano all’incontro domenicale con il Si-gnore, ci siamo diretti con i ragazzi inchiesa, dove il clima di festa non è ter-minato, animando con gioia e spirito di

sevizio la SS. Messa ..eravamo veramente in tanti quasi danon entrare tutti nella cantoria! Novità della festa è statoanche il “pranzo con-diviso” che abbiamo fatto nella nostrasede subito dopo la Messa. Ogni ragazzo ha contribuito alpranzo con varie prelibatezze da condividere con gli altriamici, mentre noi educatori abbiamo smistato in piatti ben

4 teglie di pasta con sugo di po-modoro. Il pranzo è volato via trale leccornie preparate dai genitori,le risate e l’abbondante gioia cheha condito il momento, ed è statosicuramente il momento dove ab-biamo sperimentato la bellezzadello stare insieme e della condi-visione. Raccolte le fila del di-scorso su Concilio che è stato fattonei due giorni di festa e ringra-ziato il gruppo dei Giovanissimidi AC che si è adoperato attiva-mente per la riuscita della festa, cihanno raggiunto i genitori dei ra-gazzi per un breve incontro connoi educatori dove sono stati co-

municati degli avvisi importanti sulla Festa dell’Adesionee dello spettacolo natalizio, in fase di preparazione, per SA-BATO 29 DICEMBRE presso il TEATRO DELLEENERGIE che il comune di Grottammare ci ha gentil-mente concesso! Titolo della rappresentazione? Ovvia-mente…IN CERCA D’AUTORE! Per noi educatori èstata dura: una festa “prolungata”, l’organizzazione, la pre-parazione concreta e i vari “smontaggi” e pulizie, gli incon-venienti dell’ultimo momento… ma alla fine siamo certiche assieme ai nostri ragazzi abbiamo vissuto veramenteLA CHIESA BELLA DEL CONCILIO!

Gruppo educatori aCr

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

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Jump! Il salto della fede.

L’equipe diocesana oratori, all’interno del progetto “Jump! Il salto dellafede” propone come tema sostitutivo al terzo incontro, già programmato,una preparazione in vista del tempo di Avvento: Venerdì 30 novembre Ve-glia d’inizio Avvento presso la Parrocchia di San Savino e consegna deisussidi e materiali per l’animazione di questo tempo di preparazione al Na-tale. Le parrocchie e i gruppi riceveranno il programma dettagliato entrolunedì 19 novembre 2012. È necessario quanto prima comunicare lapropria adesione ai fini di organizzare e preparare il materiale da distri-buire (lampade, banner, sussidi ecc.). Rimangono confermati gli incontriprevisti per venerdì 14 dicembre presso la Parrocchia SS. Annunziatae domenica 16 dicembre (luogo da definire)

“La Parola e le parole: la comunicazione e i diversi linguaggi”.L’Equipe Diocesana Oratori

Parrocchia s. benedetto martire

La festa del CIAO con i genitori

Si è svolta Sabato 10 Novem-bre la Festa del Ciao nellaparrocchia di San BenedettoMartire. I ragazzi hannopreso parte a dei giochi ispi-rati alle diverse fasi di unaproduzione teatrale, nell’am-bito dell’iniziativa annuale diAzione Cattolica che que-st’anno propone proprio ilteatro come ambientazione del cammino. È stata un’occasione per mettersialla prova, superando la timidezza e scoprendo che si può comunicare anchecon il proprio corpo, con il movimento, con le azioni: due dei giochi erano in-centrati sul mimo, che richiede la presenza di spettatori pronti, in un attimo, atrasformarsi in attori. Il momento di gioco è stato concluso dalla celebrazionedella S. Messa, alla quale è seguita una castagnata in compagnia dei genitoridei ragazzi, nello spirito di accoglienza che è alla base della Festa del Ciao.

Simone Caffarini