1° Raduno Svizzero del Bonsai, C - :: LA CORTE · senz’altro il Raduno Svizzero del Bonsai, ......

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c C C R E S P I C U P SPECIALE F ra gli appuntamenti più importanti di questo 2001 c’è da annoverare senz’altro il Raduno Svizzero del Bonsai, che si è tenuto dal 21 aprile al 1° maggio nella sede ticinese della Crespi Bonsai, situata a Pambio Noranco- Lugano. La versione “Made in Swiss” della collaudatissima Crespi Cup, ha accolto più di 3000 visitatori provenienti dai diversi cantoni svizzeri, ma anche da Germania, Francia e dalla vicina Italia. Un evento importante, che ha saputo radunare moltissimi appassionati e collezionisti a cui è stata data l’opportunità di mettersi a confronto in modo costruttivo, che è poi la chiave del successo di questa riuscita ma- nifestazione. D urante i 10 giorni di kermesse sono state tantissime le occasioni per ap- profondire la conoscenza delle millenarie arti orientali. Al pubblico sono stati offerti momenti unici dedicati sia alle dimostrazioni tecniche di bon- sai, sia al raku, alla filosofia, al feng-shui, alla cerimonia del tè, all’ikeba- na, al tai-chi, all’aikido, al kung-fu… F ulcro di tutta la manifestazione sono state comunque le due mostre- concorso, “Amatori a Confronto”, dedicata agli appassionati, e “Crespi Bonsai Swiss Cup”, rivolta a professionisti e collezionisti a cui, come ri- chiesto dal regolamento, hanno potuto partecipare solo persone di nazio- nalità svizzera. 1° Raduno Svizzero del Bonsai, la Crespi Cup spopola anche oltre confine 1 Luigi Crespi (a destra), con Marco Morresi, direttore del centro Serrafiorita Crespi Bonsai, inaugura il 1° Raduno Svizzero del Bonsai. 1 2 61

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Fra gli appuntamenti più importanti di questo 2001 c’è da annoveraresenz’altro il Raduno Svizzero del Bonsai, che si è tenuto dal 21 aprile al 1°maggio nella sede ticinese della Crespi Bonsai, situata a Pambio Noranco-Lugano. La versione “Made in Swiss” della collaudatissima Crespi Cup,ha accolto più di 3000 visitatori provenienti dai diversi cantoni svizzeri,ma anche da Germania, Francia e dalla vicina Italia. Un evento importante, che ha saputo radunare moltissimi appassionati ecollezionisti a cui è stata data l’opportunità di mettersi a confronto inmodo costruttivo, che è poi la chiave del successo di questa riuscita ma-nifestazione.

Durante i 10 giorni di kermesse sono state tantissime le occasioni per ap-profondire la conoscenza delle millenarie arti orientali. Al pubblico sonostati offerti momenti unici dedicati sia alle dimostrazioni tecniche di bon-sai, sia al raku, alla filosofia, al feng-shui, alla cerimonia del tè, all’ikeba-na, al tai-chi, all’aikido, al kung-fu…

Fulcro di tutta la manifestazione sono state comunque le due mostre-concorso, “Amatori a Confronto”, dedicata agli appassionati, e “CrespiBonsai Swiss Cup”, rivolta a professionisti e collezionisti a cui, come ri-chiesto dal regolamento, hanno potuto partecipare solo persone di nazio-nalità svizzera.

1° Raduno Svizzero del Bonsai, la Crespi Cup spopolaanche oltre confine

1Luigi Crespi (a destra), con MarcoMorresi, direttore del centroSerrafiorita Crespi Bonsai, inaugura il1° Raduno Svizzero del Bonsai.

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La mostra Crespi Bonsai Swiss Cup, riservata esclusivamen-te a collezionisti e professionisti, ha ospitato 17 concorrentiche si sono sfidati per aggiudicarsi i 5000 Franchi svizzeri inpalio e un trofeo davvero unico: un fossile di Ginkgo bilobarisalente a 16 milioni di anni fa. L’ambitissimo premio è statovinto dal Pinus sylvestris di Juraj Marcinko, di Hausen(Svizzera tedesca). L’esemplare, un bellissimo yamadori ca-ratterizzato da una forma sinuosa molto naturale e da unacorteccia particolarmente rugosa, ha raccolto 83,6 punti dal-l’autorevole giuria composta da Luigi Crespi, NobuyukiKajiwara e Jean Patrick Jaccard. Con 79,8 punti, al 2° posto si è piazzato il Pinus mugo diAndrè Egli, mentre il Pinus sylvestris di Daniel Streun è ri-sultato 3° con 77,5 punti. Durante la premiazione è stato consegnato anche un rico-noscimento speciale a Jean Amiguet, noto professionista,per l’impegno profuso a favore del bonsai in Svizzera.

3Alcuni degli alberi espostinella Crespi Bonsai SwissCup, tra cui anche laQuercia di Jean Amiguet.

4Il Pinus sylvestris di JurajMarcinko, vincitore dellaprima edizione della CrespiBonsai Swiss Cup.

5Il secondo classificato: ilPino mugo di Andrè Egli.

Signor Marcinko, innanzitutto complimenti per la sua bella vitto-ria. Può dirci com’è avvenuto il suo incontro con il bonsai?Ho trascorso la mia infanzia in una regione rurale della Slovacchiaorientale. La nostra famiglia ha sempre vissuto circondata da unimmenso spazio verde con molti vecchi alberi da frutto, un am-biente che ha lasciato un segno indelebile nel mio cuore. Nel 1968ci siamo trasferiti in Svizzera, qui i miei alberi hanno iniziato amancarmi; crescendo, proprio questa nostalgia mi ha spinto a cer-care un nuovo spazio in cui fosse possibile ricreare l’ambiente del-la mia infanzia, con le mie amate piante. Spesso, però, una voltatrovato il luogo ideale, subito dopo aver cominciato le coltivazioni,dovevo abbandonarlo per trasferirmi altrove, un’esperienza chepurtroppo si è ripetuta diverse volte e che ha creato in me un gran-de senso di frustrazione.

Abbiamo raggiunto Juraj Marcinko nella sua casa di Hausen per conoscere meglio la storia di questo bonsaista e soprattuttodel suo albero. Ecco che cosa ci ha raccontato…

Alla fine degli anni ’70 ho avuto la possibilità di vedere per la primavolta delle foto di bonsai: immediatamente ho intuito che final-mente avevo trovato la soluzione che da tempo cercavo. Quest’artemi forniva l’opportunità di portare con me le mie piante quandoero costretto a trasferirmi. In quel periodo le mie possibilità finan-ziarie erano molto esigue, per cui ho cominciato collezionandopiccole piante. Col tempo la mia collezione è aumentata e contem-poraneamente anche la mia passione è diventata più forte.

In base alla sua esperienza, può dare delle indicazioni ai nostri let-tori su quali siano secondo lei i passi da seguire per arrivare a certilivelli di preparazione?Questa esperienza, forse più di ogni altra, mi ha fatto comprendereche solo con l’impegno, la pazienza e l’ottimismo si possono rag-

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giungere buoni risultati, una “regola” che vale per ogni aspetto del-la vita. Dalla metà degli anni ’80 ho cominciato a seguire corsi eworkshop con affermati bonsaisti: John Naka, Masahiko Kimura,Hotsumi Therakawa. Personalità del campo che oltre alla tecnica,sono stati importantissimi per la mia formazione perché sono riu-sciti a trasmettermi il loro pensiero, la loro filosofia. Mi hanno inse-gnato l’umiltà di quest’arte, dove non si finisce mai di imparare edove è necessario continuare a progredire, migliorare, accettando-ne anche il lato peggiore, ossia la sconfitta, che è inevitabile, madalla quale forse si apprende di più che dai successi.Alla metà degli anni ’90 ho incontrato il maestro NobuyukiKajiwara e con lui ancora oggi costantemente mi aggiorno sulletecniche. A tutto ciò c’è da aggiungere un’attenta e continua letturadi libri e riviste, a cui devo molto per la mia formazione. Il consiglio che posso dare a questo punto è semplicemente quellodi aver tanta voglia di imparare, senza presunzione, con moltaumiltà.

Può raccontarci la storia della pianta vincitrice del concorso…L’albero è stato raccolto in natura verso la fine degli anni ’80. Si trat-tava di un Pino cresciuto su una roccia, le cui radici emergevano aidue lati opposti della base del tronco. Al momento della raccoltanon appariva molto stabile ed è stato necessario fissarlo accurata-mente per poterlo trasportare. Subito dopo averlo raccolto ho avutol’impressione che fosse troppo alto e accorciando l’apice sfortuna-tamente ho tagliato troppo, così per porre rimedio a questo incon-veniente ho dovuto ricreare una rottura dell’apice.Come primo passo ho lavorato alle linee principali del ramo apica-le e dei rami più bassi. Alcuni di essi risultavano abbastanza lunghida poterne accentuare la curvatura naturale, avvicinando allo stes-so tempo la vegetazione al tronco. Nonostante queste lavorazioni,c’era qualcosa che non riusciva a soddisfarmi pienamente e così,scoraggiato, non effettuai più alcun intervento per un paio d’anni. Alla metà degli anni ’90, dopo aver seguito alcuni corsi con Nobu-yuki Kajiwara, rimodellai nuovamente l’albero. Dalla seconda formazione sono passati circa tre anni e l’albero èstato trapiantato in un vaso rotondo realizzato a mano: adesso cre-do che abbia raggiunto una buona formazione.

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6Terzo classificato nellaCrespi Swiss Cup è risultatoil Pinus sylvestris di DanielStreun.7Durante la consegna dellatarga a Jean Amiguet. 8La premiazione di Juraj Marcinko.

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Una pianta quindi che le ha offerto la possibilità di ottenere unagrande soddisfazione in un concorso importante: che cosa le halasciato questa esperienza?Dopo circa vent’anni di dedizione verso quest’arte, vincere la pri-ma edizione della Crespi Swiss Cup mi ha riempito di felicità, ed ilmerito è di quest’albero a cui ho dedicato così tanto impegno. In sintesi ritengo di aver ottenuto un importante riconoscimento:arrivare primo a questa competizione è un onore.Come voi sapete il panorama svizzero del bonsai offre materialemeraviglioso, ma si sta perdendo l’attenzione verso i dettagli dellarifinitura che invece se venissero presi nella giusta considerazioneporterebbero, col tempo e con la pazienza, ad ottenere risultatistraordinari. Per quanto mi riguarda, sono consapevole di esseresolo all’inizio di questo lungo cammino.Il panorama bonsaistico svizzero, così come parzialmente anchequello Europeo, è dominato da uno stile di formazione che mira al-l’ottenimento di risultati celeri dal forte impatto visivo; esso si basasostanzialmente sulla creazione di una perfetta silhouette e di unaparte vegetativa molto densa, ma si tratta di soluzioni raggiunte ac-cettando compromessi che vanno a scapito della struttura della ra-mificazione.Ho però l’impressione che ultimamente qualcosa stia cambiando: sista mettendo in atto una cura più attenta verso la strutturazione. Èuna strada che sembra essere più lenta, ma porta senz’altro ad otte-nere risultati migliori.

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Profondo rispetto e amore per la natura è il rapporto che si creatra colui che coltiva e l’albero, un rapporto autentico che lepiante in mostra nella sezione “Amatori a Confronto” hannosottolineato grazie alla loro bellezza e naturalezza.I 23 esemplari disposti lungo i tavoli hanno saputo catturarel’attenzione del pubblico esperto, ma anche solamente curioso,formando una vera e propria galleria vivente caratterizzata daPini, Ginepri, Larici, Aceri… In questo concorso, il risultatomigliore l’ha ottenuto lo Juniperus chinensis di Carlos HebeisenTakahama di Killwagen (Svizzera tedesca), al quale la giuria hadato 78 punti; il Pinus pentaphylla del ticinese Paolo Grignoli siè aggiudicato il 2° posto con 75,4 punti, mentre si è classificato3° il Larice di Giuseppe Brioschi, anche lui ticinese, con 73,6punti.

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9-10I bonsai degli appassionatisvizzeri esposti nella sezione“Amatori a Confronto”.11Il Chamaecyparis di ZelindaBoscacci, è stato il bonsai più votato dai visitatori.

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Carlos Hebeisen Takahama è il vincitore della mostra “Amatori a Confronto”, la prima edizione Swiss made, lo abbiamo in-contrato per farci svelare qual è il segreto del suo successo…

Complimenti per la vittoria: cosa si prova ad ottenere un segno co-sì tangibile di approvazione sul proprio operato?Ringrazio tantissimo per aver selezionato il mio Ginepro. Sono cer-to che se il mio albero potesse esprimere le proprie emozioni, sicu-ramente si sentirebbe molto onorato. È veramente un bella sensazione sapere che dopo anni di attente cu-re, la pianta ha risposto facendo affiorare tutta la sua bellezza, e cheper di più, viene in tal modo apprezzata anche dalle altre persone.

Da quanto tempo si occupa di bonsai?Per parecchio tempo non ho avuto altri stimoli verso il bonsai se non

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12Lo Juniperus chinensis di Carlos Hebeisen Takahama, 1° classificato nella sezione “Amatori a Confronto”.

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Può dirci qualcosa sul suo Juniperus?Nel 1994 ho passato due settimane di vacanza nei Paesi Bassi doveho organizzato un incontro con Hotsumi Terakawa presso il suo stu-dio: qui ho scelto questo Juniperus. Da allora ho iniziato a prender-mene cura e adesso sono veramente felice del suo sviluppo ed orgo-glioso che abbia potuto vincere nella sezione “Amatori a Con-fronto”.

Vorrei rivolgere un caloroso ringraziamento a Marco Morresi, al suoteam ed alla Crespi Bonsai per aver organizzato la prima “CrespiSwiss Cup”. Si è svolta in un’atmosfera di grande serenità ed amici-zia. Molte grazie anche a Nobuyuki Kajiwara il cui workshop mi èstato molto utile ai fini di una comprensione migliore del bonsai. Fra due anni di sicuro parteciperò ancora!

per il fatto che lo considerassi come una bella forma d’arte, ma conil tempo si è accresciuta la mia curiosità verso queste piante e tuttociò che le circonda, e circa dieci anni fa ho iniziato ad avvicinarmiseriamente al bonsai.

Ritiene che la sua vita sia stata in qualche modo influenzata positi-vamente da questa sua passione?Sicuramente. Accompagnare i miei bonsai attraverso le stagioni,prendendomene cura, ma anche godendo della loro bellezza, mi fasentire più vicino alla natura. Ma ci sono anche degli aspetti sociali: si ha l’opportunità di in-contrare gente interessante con cui condividere la propria passionee che possono influenzare anche in modo positivo il proprio cam-mino.

In questo caso, il 1° classificato è stato premiato con un bellissi-mo esemplare di Azalea, il 2° con un vaso tokoname, mentre il3° con un attrezzo Masakuni. Il premio per il bonsai più votato dal pubblico, è andato inveceal Chamaecyparis di Zelinda Boscacci che ha avuto 241 prefe-renze.

13Il Pino di Paolo Grignoli, 2°classificato.14Il Larice di Giuseppe Brioschi,3° classificato.

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Un nutrito e attento pubblico ha seguito le numerose dimostra-zioni tecniche che si sono susseguite durante il Raduno Svizzerodel Bonsai. Jean Patrick Jaccard, allievo del maestro Kajiwara,ha realizzato un Pinus pentaphylla in stile prostrato collocando-lo su una pietra naturale di kurama, e ha curato una conferenza-dimostrazione dedicata all’esposizione tradizionale.

Grande successo hanno riscosso le dimostrazioni tecniche diNobuyuki Kajawara, docente dell’Università del Bonsai diParabiago (MI), che grazie alle sue straordinarie capacità tecni-che ha offerto agli spettatori due momenti didattici-dimostrativiunici, come lui stesso ama definire le sue performance, le qualinon sono mai fini a se stesse, ma riescono sempre a trasmettere,oltre che delle emozioni, un insegnamento. Nei due interventi che ha curato, ha rimodellato un Fagus crena-ta e impostato un Juniperus communis raccolto in natura: la dif-ferenza di provenienza dei due materiali ha permesso al maestroKajiwara di dare una panoramica su quali siano le tecniche adat-te alle caducifoglie e quali ai sempreverdi.

15Un momento della dimostrazionedi Jean Patrick Jaccard.

16Il maestro Kajiwara, durante unadelle sue dimostrazioni didattiche. 16

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Il bosco di Faggi di Cesare BrusaCesare Brusa, stimato e conosciutissimo bonsaista italiano, insieme a FiorenzoCiccalè ha creato uno stupendo bosco di Faggi su pietra, caratterizzato da unraffinato sottobosco composto da muschi di diverso colore e delicate erbacee infiore.

17La lastra viene preparata con akadama e ketotsuchi; vengono disposti inoltre i fili di fissaggio per le piante. 18La collocazione dell’albero leader. 19Dopo aver collocato tutti gli alberi che formano il bosco. 20L’aspetto della composizione al termine del lavoro.

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