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Corso di PRODUZIONE DI MERCI E INNOVAZIONE (SECS-P/13) 8 CFU – Classe 84/S Valeria Spada Università degli Studi di Foggia [email protected] Anno accademico 2007-2008

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Corso di

PRODUZIONE DI MERCI E INNOVAZIONE

(SECS-P/13)

8 CFU – Classe 84/S

Valeria Spada Università degli Studi di Foggia

[email protected]

Anno accademico 2007-2008

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Illustrare come, attraverso la tecnologia, è possibile gestire i processi di produzione delle merci e orientare le innovazioni e le trasformazioni

finalizzate alla competitività e alla sostenibilità

Obiettivo del corso

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I° modulo (4 CFU)

• I - Premesse culturali alla nascita e allo sviluppo della tecnica e della tecnologia

• Rapporto risorse-merci-ambiente• Analisi della flow-chart relativa al processo di produzione delle merci• Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (Determinazione

del costo energetico, del costo delle risorse, del costo ambientale, Material flow analysis (MFA), Substance Flow Analysis (SFA), Life Cycle Analysis(LCA)

• II - Analisi dei principali processi di produzione delle merci in alcuni settori dell’economia secondo gli aspetti tecnici, economici e ambientali

• Il settore energetico• Il settore metallurgico• Il settore alimentare• Principali temi di carattere globale e/o locale relativi all’ambiente• Esame delle innovazioni apportate in vari settori

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II° modulo (4 CFU)

• III - Analisi delle innovazioni di processo e di prodotto da introdurre ai fini del miglioramento della qualità delle merci, della competitivitàdelle aziende e della tutela dei consumatori

• Le innovazioni tecnologiche di prodotto/di processo• Le innovazioni “non tecnologiche”

• IV - I Sistemi Integrati di Gestione (SIG) (Qualità, Ambiente, Sicurezza, EMAS)

• La contabilità ambientale• La “ruota delle strategie” per conseguire la sostenibilità attraverso il

mercato• L’esigenza di una nuova cultura tecnico-economica e sociale e di

nuove competenze professionali

Testi consigliati:• V. Spada, Appunti delle lezioni (gli studenti possono trovarli nel sito del docente al link « download appunti »);• B. Leoci, “Cicli produttivi e Merci”, Adriatica Editrice Salentina, Lecce• A. Morgante, “Tecnologia dei cicli produttivi”, Monduzzi Editore, Bologna• Letture consigliate• L. Mumford, “Tecnica e Cultura”, Mondatori Editore, Milano

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Premesse culturali alla nascita e allo sviluppo della tecnica e della tecnologia (1)

La rivoluzione industriale ha avuto un ruolo importante nello sviluppo della tecnica.Il suo epicentro è stato in Inghilterra verso la seconda metà del secolo XVIII. Le ragioni del primato inglese si devono alle favorevoli condizioni politiche ed economiche del paese, al suo sviluppo tecnologico, alla disponibilità di materie prime ed alle buone reti di comunicazione. La rivoluzione industriale segna il passaggio da un’era buia e senza progressi, come è considerato il Medio Evo, ad una prima fase, dal 1750 agli anni 1880, in cui si susseguono invenzioni che incrementano la produzione tessile e supportano la nascita dei primi opifici realizzati con non grossi investimenti, spessodagli stessi artigiani-inventori.

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L’artefice del susseguirsi di studi, sperimentazioni, scoperte e innovazioni è una merce, più precisamente un combustibile, il carbone fossile, già noto e impiegato da tempo, ma che solo allora trovò una serie di usi importanti, a molti dei quali erastata fino ad allora destinata la legna. Questa, infatti, non era più sufficiente per fare fronte alla domanda del mercato per una serie di impieghi in cui era divenuta insostituibile (processi siderurgici, scafi delle navi, traversine ferroviarie, ecc.).La rivoluzione industriale è parallela alla rivoluzione agricola (di fatto la comparsa delle macchine agricole fu posteriore al 1810), avviatasi già in età medievale con innovazioni quali la rotazione agraria triennale, l’aratro pesante, il mulino ad acqua o a vento, ecc.. In complesso tali innovazioni favorirono soprattutto l'allargamento della superficie coltivata e solo in misura minore la produttività del lavoro e dei rendimenti del suolo.

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La seconda fase della rivoluzione industriale, che va dagli anni 1880 all’inizio del 1900, si caratterizza per l’applicazione delle scoperte scientifiche ai processi industriali, in campi anche innovativi, come la chimica e la petrolchimica e l’elettricità.Il settore trainante è quello siderurgico: le industrie hanno ormai dimensioni tali da richiedere grossi investimenti di capitali; dunque, rispetto ai primi opifici, è diversa pure la struttura finanziaria, sempre più legata alle concentrazioni (holding o anche trust). Anche in questo caso la rivoluzione industriale è preceduta e collegata a un’altra, quella dei trasporti: dal 1814 il trasporto ferroviario è tecnicamente possibile (locomotiva di Stephenson) e attorno a metà del 1800 le ferrovie e la navigazione a vapore si sviluppano su scala mondiale.

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I nuovi progressi industriali si vedono soprattutto in Germania (intersezione tra scienza-industria) e negli USA (concentrazione e standardizzazione della produzione, anche in agricoltura): già nel 1890 la Germania ha il primato mondiale nella produzione chimica e farmaceutica,gli USA in quella siderurgica; la Gran Bretagna vede, invece, man mano ridursi il suo ruolo primario, mantenendolo però nei settori tessile, ferroviario e cantieristico, ma soprattutto a livello coloniale nella ‘nuova forma’ dell’imperialismo (adottata anche dagli altri paesi, perché risulta sempre più necessario sia approvvigionarsi di materie prime sia trovare nuovi mercati).

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Su scala mondiale questo è il periodo dell’egemonia europea, che va dalla fine del XVIII all’ inizio del XX secolo, caratterizzata dal controllo coloniale e produttivo inglese e, in misura molto minore, francese (secondo lo storico Fernando Braudel Londra è stata il centro dell’economia del mondo dal 1783 all’inizio del 1900). Questa supremazia era stata preparata nei secoli precedenti, a partire dalle innovazioni nella tecnologia nautica, che avevano consentito la scoperta dell’America, e attraverso i commerci e la Rivoluzione scientifica del XVII secolo. Tuttavia, per lungo tempo, la bilancia dei pagamenti europea è stata in deficit rispetto ai paesi dell’oriente, da cui provenivano seta, spezie e coloranti (India) o anche manufatti (Cina) e in cui erano presenti efficienti organizzazioni territoriali, statali o militari.

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La supremazia europea è motivata da diversi fattori:1) una struttura economica e politica che non ostacola artigianie commercianti, anzi favorisce l’esercizio della proprietà privata e la formazione del capitalismo commerciale; 2) lo sviluppo tecnologico come capacità di costruire macchine, cioè di applicare le conoscenze scientifiche per ottenere risultati pratici (dalla bussola, agli occhiali, agli orologi, ecc.); 3) la volontà di conquista, che rappresenta un elemento culturale.

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Le innovazioni tecnologiche principali (1)

Le innovazioni tecnologiche principali alla base della Rivoluzione industriale sono sempre più rappresentate da nuovi brevetti, anche in numero crescente: in Inghilterra da circa 100 all’anno del 1650-1750 si passa a oltre 450 del 1780:1689: macchina a vapore di Thomas Savery per drenare l’acqua dalle miniere;1705: macchina a vapore di Thomas Newcomen, applicata a una pompa per le miniere;1709: Abraham Darby utilizza il carbon coke in siderurgia;1733: navetta volante di John Kay nel settore tessile;1764: filatoio multiplo meccanico (jenny) di James Hargreaves;

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Le innovazioni tecnologiche principali (2)

1765: prima macchina a vapore di James Watt: ne risulta il moto circolare di un asse;1769: telaio idraulico di Richard Arkwright;1774: primi utilizzi industriali della macchina a vapore;1779: macchina filatrice (mule-jenny) di Samuel Crompton;1784: nuove tecniche di fonderia di Henry Cort;1785: telaio meccanico di Edmund Cartwright che sfrutta l’energia motrice del vapore;1799: pila elettrica di Alessandro Volta con la possibilità di ottenere energia elettrica.

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Scoperte nel settore dell’elettricità

Un passaggio tecnologico essenziale è rappresentato dalle scoperte successive nel settore dell’elettricità: 1831: invenzione della dinamo, ad opera di Michael Faraday, capace di trasformare il moto rotante di una ruota (energia meccanica) in energia elettrica;1837: invenzione del telegrafo, con il rilevante contributo di Guglielmo Marconi nel 1897;1873: introduzione dell’illuminazione elettrica, che permise di realizzare, tra l’altro, una serie di processi industriali;

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….. nel settore dei trasporti

1854: motore a combustione interna da parte di Eugenio Barsanti e i successivi perfezionamenti apportati dal tedesco Nicolaus A. Otto;1859: scoperta del petrolio da parte dello statunitense Edwin L.Drake, e delle sue numerose applicazioni in ogni settore (energia elettrica, trasporti, industria chimica, ecc.);1900: motore a combustione interna messo a punto da RudolphDiesel nel quale fu possibile usare la benzina.

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…. nel settore chimico

Successivamente si realizza anche una “Rivoluzione Chimica”, che porta a nuove scoperte e a nuovi progressi:impiego dello zolfo, produzione dell’acido solforico, della polvere da sparo e degli esplosivi, dei concimi fosfatici, dei coloranti artificiali, dei detergenti sintetici, ecc.;produzione delle sostanze alcaline di sintesi impiegate come detergenti (carbonato sodico e idrato sodico);sintesi dell’ammoniaca, produzione dell’acido nitrico e dei concimi azotati;produzione dei prodotti petrolchimici (materie plastiche, fibre sintetiche, gomme sintetiche, coloranti sintetici, ecc.).

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L’ era atomica

Altri momenti più recenti, caratterizzati da trasformazioni radicali dei metodi di produzione delle merci o della società, sono contrassegnati dall’era atomica e da quella informatica.L’era atomica, dopo la II guerra mondiale, è legata alla funzione deterrente fra blocchi contrapposti durante la «guerra fredda», ma anche allo sviluppo demografico e al benessere diffuso degli anni 1950 (per l’Italia, anni 1960) le cui basi economico-finanziarie si erano concretizzate con gli accordi di Bretton Woods nel luglio 1944 (che stabilirono regole per le relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo). Infatti per gli USA tale “età dell’oro” “semplicemente continuò l’espansione degli anni di guerra”, come osserva PhylipHobsbaum (Il secolo breve, Milano, Rizzoli, 1995), ma si può aggiungere il riferimento alla politica keynesiana della piena occupazione col New Deal negli anni 1930 di F. D. Roosevelt. Dunque, tale benessere è comunque la conseguenza della standardizzazione industriale della produzione avviatasi con la II rivoluzione industriale.

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L’ era informatico- telematica

L’era informatico-telematica degli anni 1970 si realizza in una società post-industriale e si basa sugli sviluppi dell’elettronica (mentre i primi elaboratori negli anni 1940 avevano componenti elettromeccaniche): le attivitàindustriali hanno visto diminuire il numero degli addetti per l’aumento della capacità produttiva, determinando quindi il prevalere del settore dei servizi e anche una diversa organizzazione del lavoro in fabbrica, che ha lasciato il modello della catena di montaggio per strutture più flessibili (post-fordismo). Tuttavia, anche in una società post-industriale e dell’informazione, rimane fondamentale l’apporto della produzione industriale, come pure il rapporto fra ricerche scientifiche (con gli enormi capitali ormai necessari) e applicazioni tecnologiche.

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Scienza – Tecnica – Tecnologia (1)

Per scienza si intende un complesso organico di conoscenze, ottenuto con un processo sistematico di acquisizione delle stesse allo scopo di giungere ad una descrizione precisa della realtà attuale delle cose, e in ultima analisi di una veritàuniversalmente condivisa.Le regole che governano tale processo di acquisizione di conoscenze sono generalmente conosciute come metodo scientifico. In ambito moderno, gli elementi chiave di un metodo scientifico sono l'osservazione sperimentale di un evento (naturale o sociale), la formulazione di una ipotesi generale in base alla quale questo evento si attua, e la possibilità di verifica dell'ipotesi mediante osservazioni successive. Uno degli elementi essenziali affinché un complesso (limitato o meno) di conoscenze possa essere ritenuto "scientifico" è la sua possibilità di essere verificabilemediante una opportuna procedura.

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Scienza – Tecnica – Tecnologia (2)

EtimologiaLa parola "scienza" deriva dal latino "scientia", che significa conoscenza. Fin dall'Illuminismo questa parola (e la sua origine latina) avevano il significato di qualsiasi sistematica o esatta registrazione della conoscenza. Di conseguenza la "scienza", a quel tempo, aveva lo stesso tipo di significato dato alla filosofia, nel senso più ampio del termine. Qualche volta, in tempi più recenti, il termine "scienza" èutilizzato al servizio di campi nuovi e interdisciplinari che fanno uso, almeno in parte, del metodo scientifico, e che in ogni casoaspirano a essere esploratori attenti e sistematici dei loro soggetti di studio, compresa la informatica, la scienza dell'informazione e le scienze ambientali.

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Scienza – Tecnica – Tecnologia (3)

TECNICA - TECNOLOGIAIn greco tekhnologhia significa trattato, esposizione sistematica di una scienza, grammatica di una lingua, e deriva dall'unione delle parole tékhne che significa arte e logos che vuol dire discorso. La parola italiana tecnologia deriva direttamente dal greco ed entra in uso ai primi dell'Ottocento con il significato di studio dei procedimenti di una determinata arte o industria. Poi, all'inizio del Novecento, assume anche il significato di studio dei procedimenti per la trasformazione di una materia prima in un prodotto industriale.Tecnologia indica oggi la ricerca per la soluzione di problemi pratici legati alla produzione industriale e coinvolge numerose discipline.

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Scienza – Tecnica – Tecnologia (4)

Spesso si usa il plurale tecnologie. Le tecnologie informatiche,ad esempio, sono le applicazioni industriali della fisica, della matematica, dell'elettronica, che permettono di creare macchineper il calcolo automatico.Talvolta il termine tecnologia è impiegato come sinonimo di tecnica. Ma occorre fare alcune distinzioni. Esso condivide, infatti, con tecnica il significato di applicazione industriale di una scienza, ma la tecnologia permette di creare macchine applicando i principi delle scienze pure, mentre la tecnica le fa funzionare.Analogamente, tecnologia sta diventando anche sinonimo di scienza, che è invece conoscenza pura e non si cura delle applicazioni pratiche che sono lo scopo delle tecnologie.

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Scienza – Tecnica – Tecnologia (5)

La differenza fra tecnica e tecnologia è rispecchiata anche dall'uso colloquiale che facciamo dei derivati tecnico e tecnologo.Tecnico é colui che è in grado di riparare un oggetto.Tecnologo è, invece, l'esperto di alto livello che dà risposte sia a problemi tecnici che teorici. Il tipico tecnologo è l'ingegnere che progetta oggetti concreti usando gli stessi numeri che un fisico o un matematico applicano per fini di pura conoscenza.Della stessa famiglia di tecnologia e tecnologo è il vocabolo tecnocrate, che indica un tecnologo con potere politico, come un ministro tecnico, che applica tecnologie a fenomeni sociali.

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Scienza – Tecnica – Tecnologia (6)

L'evoluzione delle tecnologie è una delle chiavi di lettura piùimportanti per comprendere la nostra evoluzione sociale e culturale e lo sviluppo registrato nel secolo appena finito ha seguito alcune importanti direttrici: quella delle materie primeche ha visto la scoperta e l’impiego di risorse esistenti, come il petrolio, e la creazione di nuovi importanti materiali, come la plastica. Vi è poi il trasporto energetico, che ha permesso di rendere indipendenti le industrie manifatturiere dai luoghi di produzione dell'energia, e vi è infine il perfezionamento delle macchine operatrici e motrici, in particolare le ferrovie e le automobili.

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Scienza – Tecnica – Tecnologia (7)

Oggi queste direttrici subiscono fortemente l'influenza dello sviluppo della matematica e in particolare dell'informatica. La capacità della matematica di rappresentare in maniera astratta i processi tecnologici ha favorito una forte sinergia fra le scienze che ora affrontano in maniera coordinata e più efficace i problemi della ricerca e dello sviluppo di nuove tecnologie.L'informatica ha messo in campo il computer, la prima macchina non specializzata, flessibile, capace di integrare e sostituire con efficacia macchine differenti. Nel campo delle telecomunicazioni, ad esempio, esso integra funzioni di macchine quali il telefono, il telegrafo, la televisione e facilita il trasporto della principale materia prima del nuovo millennio, una materia prima virtuale, l’informazione.

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Risorse, merci, ambiente (1)

In un mondo che sembra sempre più virtuale, la vita economica, così come quella individuale, richiede crescenti quantità di materiali che possono essere estratti solo dalle riserve, grandi ma non infinite, della natura; materiali trasformati, con il lavoro umano e con la tecnica, in oggetti e merci che, dopo l'uso, ritornano nei corpi riceventi naturali peggiorando la qualità dell'aria e delle acque.E' possibile correggere una economia e una tecnica che permettono a un quarto dell'umanità di soddisfare i propri esagerati e spesso inutili consumi, impoverendo e contaminando la natura, mentre gli altri tre quarti dell'umanità non hanno sufficiente cibo, acqua e energia, nécondizioni di vita dignitose? A questa domanda cercano di rispondere molti studiosi in tutto il mondo, fra i quali GiorgioNebbia con i suoi numerosi scritti sull’argomento.

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Risorse, merci, ambiente (2)

Cominciamo con l'osservare che i processi di produzione e di "consumo" delle merci presentano alcune interessanti analogie con i processi viventi: entrambi traggono dalla natura risorse (aria, acqua, minerali, prodotti vegetali e animali) e le trasformano in cose utili. Nel processo di trasformazione e nel processo di "uso" delle "cose", i materiali utilizzati e i loro sottoprodotti ritornano nell'ambiente naturale circostante sotto forma di sostanze gassose, liquide e solide, nella stessa quantità in peso in cui sono entrati nel processo stesso (in base al principio di conservazione della materia).Anche i processi dell'economia sono perciò caratterizzati da una circolazione natura-merci-natura, o N-M-N.

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Risorse, merci, ambiente (3)

A differenza, però, di quanto avviene nei processi vitali, che operano con cicli "chiusi", per cui tutte le scorie rientrano inciclo, alla fine del ciclo delle merci prodotte dalle attivitàumane, la natura risulta impoverita di alcune delle sue risorse e la qualità di altre degradata per l'immissione delle scorie e dei rifiuti. E' questa una delle cause dei guasti ambientali che si manifestano come peggioramento della qualità dell'aria e delle acque o come impoverimento delle riserve di risorse naturali, della fertilità del suolo, della stabilità delle valli, e che appaiono evidenti solo quando si sono già verificati.Alla vera base di questi guasti sta il fatto che, in genere, gliesseri umani nelle loro attività economiche non sono in grado di valutare correttamente i fenomeni dell'estrazione di materia dalla natura, di trasformazione della materia stessa e di contaminazione della natura.

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Analisi della flow-chart relativa al processo di produzione delle merci

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (1)

L'efficienza di un processo che produce e usa merci édescritta attualmente soltanto facendo ricorso ad indicatori monetari, nei quali il concetto di scarsità e di qualità delle risorse naturali non appare, se non per quella parte che riguarda il "proprietario" di alcune delle risorse stesse.Da qui la necessità di individuare altri indicatori dei flussi della materia e dell'energia che sono coinvolti nei processi di produzione e di uso delle merci: ciò significa, in altre parole,mettere a punto una contabilità fisica, o "naturale" dei processi di trasformazione della natura che ci permetta di identificare qualche nuova unità di misura del "valore“ delle risorse, diversa dal denaro.L'idea non è nuova. I primi tentativi risalgono al 1758 (con Francois Quesnay nel Tableau économique) e anche KarlMarx nel 1890 si interessò di tale tematica.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (2)

Negli anni 1920 alcuni studiosi russi (tra cui WassilyLeontief, con i suoi studi sull’analisi input-output, applicata nel 1941 alla struttura dell’ industria americana -Structure of American Industry)) hanno tentato di redigere una contabilità nazionale in unità fisiche (input-output analysis). Leontief ha usato questo tipo di studi per la pianificazione economica, sia nei paesi occidentali, sia socialisti che nei paesi del terzo mondo).Sarebbe stato necessario, tuttavia, arrivare ai tempi attuali perché fosse riconosciuta la difficoltà di valutare, ad esempio, i flussi di gas responsabili dell'effetto serra, o le attività antropiche che generano rifiuti, e applicare di conseguenza adeguate imposte, se non si conoscono esattamente le quantità fisiche dei materiali coinvolti nei processi economici, nella circolazione natura-merci-natura.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (3)

Il tentativo di fare uso di indicatori diversi da quelli monetari ha interessato nel tempo numerosi studiosi in tutto il mondo, che hanno cercato di individuare grandezze più idonee a rappresentare i fenomeni ambientali.La crisi energetica degli anni 1970 accentuò l’attenzione verso i problemi ambientali, oltre alla consapevolezza che si stavano impiegando a ritmi sempre più elevati risorse, soprattutto energetiche, limitate. Si ripropose quindi, più urgentemente, la necessità di valutare la quantità di risorse naturali e/o energia richieste dai vari cicli produttivi per produrre una unità di merce, al fine di ridurne i consumi, dal momento che il prezzo dell’energia continuava ad aumentare.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (4)

Si cominciò, quindi, a parlare di "costo energetico” di una merce (carta, vetro, alluminio, plastica, ecc.), a cui seguirono, con metodologie analoghe, l’analisi del "costo in risorse naturali", del "costo ambientale" di una merce o di un servizio.Proprio come si usa nel caso del valore monetario, risultano tanto più apprezzabili una merce o un servizio che hanno un minore "costo naturale". Ciascuno dei suddetti indicatori possono essere misurati in unitàfisiche (ad esempio kilogrammi di materia o kilojoule di energia) per unità di merce o servizio prodotto, per cui il confronto può essere considerato universale (o quasi). L’impiego degli indicatori esaminati consente, infatti, di confrontare i processi produttivi, la merci ottenute, gli inquinamenti causati e apportare variazioni negli stessi, finalizzate alla competitività e alla sostenibilità del sistema produttivo.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (5)

Strumenti di analisi ambientali più complessi possono essere applicati alle merci (Life Cycle Assessment - LCA), alle sostanze (Substance Flow Analysis - SFA), ai materiali (Material Flow Analysis – MFA) e alle fonti di energia (Impact Patway Analysis - IPA). Dagli stessi si possono trarre informazioni di tipo ambientale utilizzabili dai decisori di politiche pubbliche o nell’ambito delle aziende, permettendo così di realizzare passi concreti verso il miglioramento dei processi produttivi e dei prodotti.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (6)

La metodologia di Life Cycle Assesment é nata intorno agli anni 1960, ma inizia a trovare applicazione solo all’inizio degli anni 1990. La sua struttura fondamentale è composta da una prima fase di inventario, in cui le informazioni e i dati raccolti sono organizzati e convertiti in forma standard per fornire una descrizione completa delle caratteristiche del sistema produttivo oggetto distudio; segue laanalisi degli impatti, che studia l’impatto ambientale provocato dal processo o attività, al fine di evidenziare l’entità delle modificazioni generate nell’ambiente interpretazione e miglioramento, in cui i dati dell’inventario sono correlati a problemi di carattere ambientale e il sistema produttivo è oggetto di analisi per cercare di migliorare la sua efficienza complessiva.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (7)

La LCA consiste nel quantificare tutti i prelievi dall’ambiente e le emissioni in aria, acqua e suolo che si verificano durante il ciclo di vita di una merce, ossia durante le fasi di estrazione delle materie prime, di produzione dei prodotti intermedi, di produzione, uso e smaltimento della merce stessa. Essa si riferisce ad un prodotto che viene seguito durante tutte le fasi del suo ciclo di vita e diventa l’oggetto dell’analisi. Quest’ultima non si limita alle singole fasi, ma le considera tutte in modo integrato. Inoltre i carichi ambientali determinati sono trasformati in specifiche categorie di impatto.Già durante la fase di messa a punto della metodologia il termine eco-efficienza era utilizzato per misurare i rendimenti energetici e ambientali del processo produttivo oggetto di indagine.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (8)

Il campo potenziale di applicazione della LCA è molto ampio, in quanto va dalla gestione della piccola azienda a quella dei sistemi socio-economici nazionali: interessa, dunque, tanto il piccolo imprenditore quanto gli enti pubblici di programmazione e controllo.Si tratta, infatti, di uno strumento particolarmente adatto a perseguire politiche di sviluppo sostenibile (ad esempio la progettazione e attuazione di un efficace programma di riciclo).In campo industriale la LCA consente all’azienda di analizzare le caratteristiche delle proprie attività operative nell’ottica del loro adeguamento alle norme di legge e agli standard di riferimento mondiali, sia vigenti sia proposti per il futuro.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (9)

Una serie di analisi LCA redatte in modo continuo consentiràall’azienda di conoscere con precisione l’entità del proprio impatto ambientale e la sua evoluzione nel tempo, e pertanto difissare le proprie procedure operative in campo ambientale, oltre ad una serie di parametri di riferimento utili alla migliore gestione della stessa.Se si deve procedere, ad esempio, all’adeguamento dei sistemi di abbattimento delle emissioni in aria a limiti più severi, ci si deve chiedere se, in ottica di bilancio complessivo, applicare un sistema più energivoro o che utilizzi una quantità maggiore di reagenti possa portare un reale vantaggio alla riduzione di alcuni punti percentuali di un determinato inquinante? Il problema va affrontato in ottica locale, regionale e globale: infatti occorre fare riferimento ad un sistema più ampio rispetto a quello che valuta solo le emissioni di un determinato stabilimento, poiché si deve tenere conto di eventuali effetti collaterali che solo un approccio di tipo LCA è in grado di valutare.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (10)

La Substance Flow Analysis si occupa dello studio della circolazione di singole sostanze (azoto, zolfo, arsenico, ecc.) o di elementi chimici (azotati o nitrati) sia attraverso il sistema economico che attraverso l’ambiente. Tale analisi permette di conoscere la quantità di una determinata sostanza scambiata tra la biosfera e l’antroposfera, seguendo i suoi spostamenti dall’estrazione dall’ambiente sino al ritorno nello stesso. Solitamente la SFA si riferisce ad una determinata regione per un dato anno.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (11)

Molto simile alla precedente è la Material Flow Analysis, che ha come oggetto di analisi non più le sostanze, ma i materiali (carburanti, vetro, acciaio, carta, ecc.).L’Impact Patway Analysis è la più recente tra le metodologie e consiste nella determinazione dei carichi ambientali che si verificano in un determinato sito, nel calcolo degli impatti ambientali su determinati corpi recettori e nella valutazione economica dei danni che l’inquinatore deve pagare. Essa serve, infine, a stabilire un regime di tassazione per i diversi inquinanti.Gli strumenti analitici esaminati, prettamente tecnici, a loro volta possono fornire informazioni utili per gli strumenti procedurali, VIA, Eco-Audit, Eco-Label.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (12)

I risultati forniti dai primi, infatti, applicati attraverso glistrumenti procedurali (a carattere comunitario), possono servire come supporto alle decisioni e alle strategie politicheper la gestione ambientale.I concetti teorici alla base dei due gruppi di strumenti sono l’ecologia industriale, le tecnologie pulite, l’eco-design, il pensare in termini di ciclo di vita (Life cycle thinking).La VIA (Valutazione di Impatto ambientale) è una metodologia applicata nel caso della realizzazione di determinati progetti pubblici o privati ritenuti a rischio ambientale. Essa consiste nell’identificare gli effetti ambientali di una data attivitàeconomica, svolta in un determinato sito e in un preciso momento (esempi di attività da sottoporre alla VIA sono la costruzione di un ponte, di un aeroporto, di una centrale elettrica, ecc.).

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (13)

L’ Eco-Audit, o verifica ambientale, è una procedura ambientale avente lo scopo di facilitare il controllo delle pratiche ambientali e di valutarne la conformità con le politiche aziendali. Sostanzialmente è una valutazione sistematica, documentata e periodica dell’efficienza dell’organizzazione e della gestione della componente ambientale dell’azienda. Si tratta, pertanto, di uno strumento interno di gestione che, attraverso lo studio dei processi produttivi, individua eventuali elementi di debolezza della politica ambientale dell’azienda e verifica la rispondenza agli standard ambientali.L’Eco-Label, o etichetta ecologica, si basa sul principio che le imprese impegnate in un miglioramento continuo delle loro performance ambientali, possano ricevere un riconoscimento, consistente nell’etichetta ecologica, che permetta di comunicare all’esterno questo loro impegno.

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Metodologie applicate per l’esame dei processi produttivi (14)

Gli strumenti di gestione ambientale analizzati presentano sia alcuni aspetti in comune sia rilevanti differenze tra di loro e con la LCA.Quest’ultima è considerata lo strumento di maggiore interesse per il settore delle scienze merceologiche, in quanto si occupa della valutazione della qualità ambientale delle merci, una delle finalità che gli studi stessi si pongono.La conoscenza delle loro interazioni, evidenziate da parte di numerosi studiosi, può essere di notevole utilità, sia per capire in quali condizioni e in quali casi applicare uno strumento piuttosto che un altro, sia per superare i problemi insiti in ogni singolo strumento.