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MaÎtre à mentoringConferenza finale

Firenze 27 Settembre 2007 - Centro Studi Nazionale Cisl

Aula Magna

MaÎtre à mentoring

Pilot project: MAITREMentoring trAIning maTerials and

Resources

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MaÎtre à mentoring

One-to-One e One-to-GroupOne-to-One e One-to-GroupEsempi di Best Practices in Italia Esempi di Best Practices in Italia

(scuola e Università)(scuola e Università)

27/09/2007 Conferenza finale - Centro Studi Nazionale Cisl - Firenze

Relatori:Sergio Cuomo e Vito Giacalone

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MaÎtre à mentoring

Il Mentoring nella Scuola Il Mentoring nella Scuola

Prevenzione dell’abbandono scolastico Prevenzione dell’abbandono scolastico e dell’esclusione socialee dell’esclusione sociale

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Il modello di Mentoring USA/Italia Onlus

Nasce ufficialmente nel 1998In Italia, il fenomeno della dispersione e abbandono scolastico, risultavano problemi emergenti e di non facile soluzione.In collaborazione con il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e l’Università di Roma “la Sapienza”, si intraprese una prima sperimentazione del modello in Italia

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Il metodo è il

one-to-one

di Matilda Raffa Cuomo

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Il programma Mentoring USA/Italia Onlus si rivolge a

scuole di I e II grado

• studenti evasi dalla scuola, a rischio di abbandono e dispersione scolastica;

• studenti con difficoltà scolastiche che necessitano di un aiuto nella scelta dell’istituto secondario di II grado ;

• studenti delle scuole di II grado affinché proseguano gli studi e/o scelgano un indirizzo professionale più vicino alle competenze possedute (orientamento al lavoro e alle professioni).

Beneficia delle seguenti figure a titolo di volontariato:• risorse della comunità, lavoratori;• studenti dell’ultimo anno delle scuole di II grado;• studenti universitari la cui attività di mentorato è riconosciuta in

crediti formativi.

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Cinque macro Aree di azione tramite cui il Mentore

può operare assieme al Mentee

• ludica• accademica (scolastica)• personale: il parlare di sé• culturale• carriera: orientata alle scelte scolastiche, lavorative,

universitarie

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Impianto Generale del Processo Formativo del Mentore

Modulo “Mentoring”

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I - Momento orientamento alle attività di Mentore

Incontri preliminari in cui i Volontari comprendono il compito da assolvere a:

A) impegno richiesto (due ore a settimana);B) la figura del Mentore;C) la figura del Mentee;D) raccolta informazioni di ciascun

volontario utile all’abbinamento con lo studente della Scuola (Mentee);

E) simulazioni delle difficoltà che si possono incontrare;

F) modalità di interazione con il Mentee abbinato.

II - Momentoogni settimana

Grande Gruppo – Individuazione della tematica da trattare. Il Mentore riceve suggerimenti dal Referente del Progetto e dal Coordinatore scolastico, utili all’adempimento di tale compito, a vantaggio del Mentee.

One to One – Il Mentore, nell’approfondire la tematica con il proprio Mentee, è costantemente osservato dal Referente del Progetto.

Monitoraggio – Il Referente Sviluppo Programma suggerisce ai Mentori strategie da adottare al fine di facilitare la relazione tra le Parti.

III - Momentoogni fine mese

Supervisione – Il Referente Sviluppo Programma ha il compito di sintetizzare ai Mentori il lavoro svolto da loro durante il mese. L’incontro avviene in presenza del Coordinatore scolastico.

Formazione di Gruppo – Il Referente Sviluppo Programma -in presenza del Coordinatore Scolastico- conduce il gruppo dei Mentori, aiutandolo, nella logica dei gruppi di self-help, ad ipotizzare percorsi possibili, utili al superamento delle difficoltà con i Mentees.

I Mentori sono formati, monitorati settimanalmente e supervisionati ogni mese dal Referente Sviluppo Programmi (docente ), in collaborazione con un Docente della Scuola con il ruolo di Coordinatore Scolastico del Modulo formativo.

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L’importanza di promuovere l’intelligenza emotiva per i mentori e come poterla

sviluppare.

Competenze di base

- Story telling - Active listening and empathy

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Impianto Generale del Processo di Apprendimento del MenteeModulo “Mentoring”

IL SEMAFOROEsempio di come il Mentore aiuta il Mentee ad affrontare una situazione a connotazione negativa (p.e.

litigio tra amici)

Rispecchiamento – Tutte le volte che il Mentee risponde alle domande di ogni Fase, il Mentore anziché suggerire cosa fare, restituisce al Mentee il ricordo di un’esperienza simile vissuta.

mentee Mentore

II Fase

III Fase

I Fase

Posizione IO – Il Mentee è aiutato dal Mentore a tirar fuori l’esperienza negativa vissuta

Posizione TU – Il Mentee è aiutato dal Mentore ad immedesimarsi nell’esperienza vissuta dall’altra persona (p.e. aggredita o aggressore)

Posizione ALTRO – Il Mentee è aiutato dal Mentore a far dire ad una terza persona (immaginata o reale, ma non presente) le soluzioni possibili per risolvere il conflitto: il ragazzo non dice; è l’Altro-Sé che dice.

io

tu

Altro

Il modello permette al Mentee di riflettere sulla propria esperienza e di immaginare la/le soluzioni possibili scaturite da se stesso (non suggerite dal Mentore, semmai facilitate). Ogni intervento rimane aperto e non viene richiesta al Mentee verifica: si pratica il libero arbitrio, in quanto il semaforo è soltanto uno spazio di riflessione e non di soluzione pratica.Il modello è applicato anche nelle situazioni a connotazione positiva.

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Elementi che facilitano la costruzione di una relazione di mentorato.

cosa è importante per accrescere l’autostima ?

- Competenze di base - Problem-solving, trouble-shooting, and dealing with blockages - Story telling

Quattro condizioni che influenzano l’autostima

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1.Mancanza di relazioni/rapporti

Il mentee comunica che non crede negli altri e preferisce stare solo.

2. il non riconoscere l’unicità/l’individualità del proprio essere

Il mentee non crede di essere speciale e non vede la propria originalità

3. il non essere in grado di fare delle scelte

Il mentee spesso è bloccato nelle decisioni; insicuro di scegliere una strada da percorrere.

4. il non riconoscer di essere portatori di valori, ideali; il non credere che ci sono persone che possono aiutarci.

Il mentee non riconosce i propri valori e non crede negli altri.

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Risultati

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Caratteristiche dei mentee coinvolti

Regioni Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Sicilia.

Istituti scolastici n.5 ( tre Istituti di I grado e due di II grado)

Mentee

Mentori abbinati (one-to-one)

n.79

n.79

Anno scolastico 2004 –2005

FONTE:

Report scientifico: D’Alessio M., Giacalone V., Laghi F., Mazza M., “Sperimentazione del Modello Mentoring USA/Italia Onlus Nelle Scuole di I e II grado a contrasto della dispersione e abbandono scolastico, I fase”. Progetto finanziato dal MIUR – Direzione dello Status per lo Studente (a.s. 2004-2005)

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Gruppo Sperimentale (Mentoring)

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Tabella riassuntiva. Efficacia dell’intervento

Dimensioni indagateScuola elementare Scuola superiore

Coordinatore scolastico Genitore Studente Coordinatore scolastico Genitore Studente

Disagio scolastico x x x x

Motivazione al rendimento x x x x

Fragilità Emotiva x x x

Capacità Metacognitive x x x

Condotta Antisociale x x x

Capacità di Regolazione delle Emozioni

x x x

Dinamismo x x x x x

Coscienziosità x x

Amicalità x x x x

Stabilità Emotiva x x x x x

Legenda: Nella tabella riassuntiva il simbolo X sta ad indicare l’efficacia del programma secondo gli attori sociali dell’intervento.

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Gruppo di Controllo

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Tabella riassuntiva. Risultati a fine progetto (Studenti con caratteristiche simili al Gruppo Sperimentale, appartenenti ad altri Progetti a contrasto delle dispersione scolastica)

Dimensioni indagateScuola elementare Scuola superiore

Coordinatore scolastico Studente Coordinatore scolastico Studente

Disagio scolastico Y

Motivazione al rendimento

Fragilità Emotiva

Capacità Metacognitive Y

Condotta Antisociale y

Capacità di Regolazione delle Emozioni y y

Dinamismo

Coscienziosità y y

Amicalità

Stabilità Emotiva y

Legenda: Nella tabella riassuntiva i simboli Y stanno ad indicare i miglioramenti ottenuti a fine delle attività.

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IL MENTORING NELL’UNIVERSITA’

Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione

Facoltà di Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”

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• costruire un percorso formativo basato sul concetto di studente-ricercatore;

• sin dal primo anno lo studente impara facendo e costruisce un modello dinamico del percorso universitario.

figure e servizi di supporto per ridurre l’ abbandono universitario

1. il tutor2. gli studenti collaboratori3. i volontari del servizio civile4. il servizio di coordinamento dei tirocini

Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione Facoltà di Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”

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a supporto dello studente in difficoltà

di accompagnamento dello studente desideroso di comprendere come inserirsi in modo efficace nel contesto universitario

FIGURE DEL MENTORING

il Mentore Senior studente del terzo anno o iscritto alla Laurea specialistica il Mentore Junior è lo studente non ancora iscritto al terzo anno il Mentee è lo studente del primo anno della triennale soggetto a dispersione, in

procinto di abbandonare gli studi universitari.

Le attività di mentorato hanno valore in termini di CFU

Una nuova figura: Il Mentore

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TRE STRUMENTI DI VALUTAZIONE:

valutazione dei titoli (dagli esami svolti e relativa media dei voti, ai tirocini svolti ed eventuali borse di studio);

la compilazione di un questionario; il colloquio motivazionale

SI VALUTANO

• Le capacità di ascolto• Le capacità relazionali • La motivazione al ruolo di Mentore

Studenti da coinvolgere nelle attività di mentorato

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LA FORMAZIONE DEL MENTORE

N. 2 incontri preliminari alle attività in senso stretto (conoscenze e abilità da trasferire dal mentore al mentee),

N. 1 incontro a metà accademico con l’obiettivo di formare i mentori Junior a divenire Senior

In particolare

Piano formativo mentori – I faseComune a mentori senior e mentori junior

Durata complessiva: 4 giornate

Obiettivi Durata

Conoscenza del progetto 1 giornata

Team building 3 giornate

Piano formativo mentori – II faseMentori senior

Durata complessiva: 6 giornate

Obiettivi Durata

Acquisizione di competenze organizzative e gestionali 1 giornata

Acquisizione di competenze relative alla gestione dei gruppi 2 giornate

Acquisizione di competenze relative alle tecniche di comunicazione

2 giornate

Valutazione 1 giornata

segue

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Piano formativo mentori – II faseMentori junior

Durata complessiva: 6 giornate

Obiettivi Durata

Acquisizione di competenze organizzative e gestionali 1 giornata

Conoscenza e gestione degli aspetti psicologici connessi alla funzione del mentore

2 giornate

Acquisizione di competenze relative alle tecniche di comunicazione

2 giornate

Acquisizione di competenze di naturadidattica

1 giornata

Piano formativo mentori – III fase

Obiettivi Durata

Fare il punto della situazione

1 giornata

Rinforzare alcuni aspetti della formazione dei mentori

3 giornate (1+2 a distanza di una settimana)

Costruzione di unmodello diaccompagnamento dei mentori junior

1 giornata

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I step• Action planning and goal setting• Problem-solving, trouble-shooting, and dealing with blockages• Evaluation

II step• Giving and receiving feedback• Coaching skills (VET)• Advocacy skills (VET)• Understanding careers in the vocational area (VET)

Le principali competenze formative del mentore universitario

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basato su

confronto tra i risultati ottenuti dagli studenti del mentoring e quelli degli anni precedenti che non hanno partecipato al progetto

valutazione del programma da parte dei Mentori valutazione del programma da parte dei mentee.

LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO DI MENTORATO

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