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Lectio divina mensile al Centro Antonianum 2010 – 2011 1° incontro (17.10.2010) Bizzeti P., Lectio divina sul Libro della Sapienza, 1° incontro (17.10.2010) Pagina 1 di 6 CHI, QUANDO, DOVE, PERCHÈ, COME Tutto quello che c’è da sapere per incontrare Sofia. Introduzione Nel primo anno (2007/8) delle nostre letture bibliche, abbiamo contemplato il cammino del popolo di Dio in otto quadri, fino al Nuovo Testamento: una storia di salvezza affascinante, segnata dalla pazienza del Signore nell’educare dei clan di nomadi che progressivamente sono diventati un popolo attraverso l’esperienza della liberazione donata e della salvezza sperimentata. Un popolo testardo che subiva il fascino dei suoi attraenti vicini - gli erotici Cananei per esempio - e delle grandi potenze culturali, religiose, politiche tra cui era stretto, tradendo infinite volte l’alleanza con cui il Signore voleva proteggerli. Ogni volta ha sperimentato che lontano dal Signore e dalle Sue istruzioni di vita, prima o poi, era sempre una perdita. Per questo ha saputo ricominciare tante volte, facendo leva sulla fedeltà e gratuità dell’amore di Dio. Arrivati alle soglie del NT, nel 2008/9 e 2009/10, invece di affrontare un Vangelo – come sembrava logico aspettarsi – abbiamo ripercorso le vicende degli apostoli e delle prime comunità cristiane per capire il Vangelo dai suoi frutti, dalla sua silenziosa e straordinaria efficacia. Negli Atti degli Apostoli abbiamo scoperto che il granello di senape del Regno, portato dal Vento Santo e da uomini e donne come noi, si è sparso e ha fecondato l’intero bacino del Mediterraneo, nel giro di pochi decenni: mirabile efficacia della Buona Notizia di Gesù morto e risorto, condita da povertà, da mitezza, da verità. Pochi, diversissimi tra loro e perseguitati, hanno saputo vivere umilmente tra i giudei e suscitare l’attenzione dei pagani, portando la novità di una vita libera dalla paura di Dio, degli altri e della morte. Conoscendo più da vicino Pietro, Paolo, Barnaba, Filippo e gli altri discepoli, ci siamo giustamente sentiti orgogliosi delle nostre radici e abbiamo compreso che il successo del Vangelo nel mondo non dipende prima di tutto dall’interesse o bontà degli uditori, ma dalla forte esperienza spirituale di chi l’annuncia. Abbiamo concluso riconoscendo che le nostre chiese necessitano di essere rivitalizzate e che tutti noi possiamo e dobbiamo essere agenti della Nuova Evangelizzazione. L’anno 2010/11 lo dedicheremo ad una parte della Bibbia ampiamente sconosciuta: la letteratura sapienziale. Come tutte le cose che non si conoscono, possono sembrare lontane e apparire astruse o difficili o di scarso interesse. Eppure la vita non ha bisogno solo dei racconti dei grandi avvenimenti della storia della salvezza e degli interventi straordinari di Dio; necessita anche di esperienza, di riflessione su di essa, di confronto con l’altrui ricerca. Ha bisogno di coniugare il patrimonio di fede con il lavoro, l’amore, l’amicizia, il piacere, la scienza, la storia, il dolore, la morte … Il mondo è cambiato, non è più come una volta – si sente dire e diciamo spesso! Certo, tante sono le novità e le possibilità della tecnologia; tanti sono i condizionamenti sociali, psicologici, politici, economici; tanti sono i presunti dogmi e le ideologie crollati; tanto la vita è complessa, fragile, “liquida”. Ma non è venuto meno il desiderio profondo del cuore di felicità, di pienezza, di futuro: abbiamo bisogno di imparare a vivere per non fallire il bersaglio cui ciascuno tende, cui ci piacerebbe che tutti giungessero. “L’abbondanza dei saggi è la salvezza del mondo” dice Sap 6,24. Sofìa (σοφία = sapienza, in greco) ci attende per insegnarci l’arte di vivere: lasciamoci attirare nelle sue segrete stanze, cerchiamola come la persona amica di cui ognuno ha bisogno, come l’amante che riempie il nostro cuore di delizie! Lei aspetta noi, i figli di Dio, i discepoli di Gesù. La letteratura sapienziale (sintesi tratta da: MAZZINGHI L., Introduzione alla letteratura sapienziale) I pareri degli studiosi variano nell’elencare quali libri biblici appartengano alla letteratura sapienziale. Tutti nominano: Proverbi, Giobbe, Siracide, Qohelet, Sapienza; alcuni aggiungono: Salmi, Rut, Tobia … Due i motivi di questa discordanza: la difficoltà di dare un significato univoco al termine ‘sapienza’ e la presenza di brani ‘sapienziali’ anche nei i libri “storici” (per esempio la storia di Giuseppe in Genesi 37–50) o in quelli profetici (per esempio la storia di Susanna in Dan 13). 1 di 16

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1 incontro (17.10.2010)

Bizzeti P., Lectio divina sul Libro della Sapienza, 1 incontro (17.10.2010) Pagina 1 di 6

CHI, QUANDO, DOVE, PERCH, COME Tutto quello che c da sapere per incontrare Sofia.

Introduzione Nel primo anno (2007/8) delle nostre letture bibliche, abbiamo contemplato il cammino del popolo di Dio in otto quadri, fino al Nuovo Testamento: una storia di salvezza affascinante, segnata dalla pazienza del Signore nelleducare dei clan di nomadi che progressivamente sono diventati un popolo attraverso lesperienza della liberazione donata e della salvezza sperimentata. Un popolo testardo che subiva il fascino dei suoi attraenti vicini - gli erotici Cananei per esempio - e delle grandi potenze culturali, religiose, politiche tra cui era stretto, tradendo infinite volte lalleanza con cui il Signore voleva proteggerli. Ogni volta ha sperimentato che lontano dal Signore e dalle Sue istruzioni di vita, prima o poi, era sempre una perdita. Per questo ha saputo ricominciare tante volte, facendo leva sulla fedelt e gratuit dellamore di Dio.

Arrivati alle soglie del NT, nel 2008/9 e 2009/10, invece di affrontare un Vangelo come sembrava logico aspettarsi abbiamo ripercorso le vicende degli apostoli e delle prime comunit cristiane per capire il Vangelo dai suoi frutti, dalla sua silenziosa e straordinaria efficacia. Negli Atti degli Apostoli abbiamo scoperto che il granello di senape del Regno, portato dal Vento Santo e da uomini e donne come noi, si sparso e ha fecondato lintero bacino del Mediterraneo, nel giro di pochi decenni: mirabile efficacia della Buona Notizia di Ges morto e risorto, condita da povert, da mitezza, da verit. Pochi, diversissimi tra loro e perseguitati, hanno saputo vivere umilmente tra i giudei e suscitare lattenzione dei pagani, portando la novit di una vita libera dalla paura di Dio, degli altri e della morte. Conoscendo pi da vicino Pietro, Paolo, Barnaba, Filippo e gli altri discepoli, ci siamo giustamente sentiti orgogliosi delle nostre radici e abbiamo compreso che il successo del Vangelo nel mondo non dipende prima di tutto dallinteresse o bont degli uditori, ma dalla forte esperienza spirituale di chi lannuncia. Abbiamo concluso riconoscendo che le nostre chiese necessitano di essere rivitalizzate e che tutti noi possiamo e dobbiamo essere agenti della Nuova Evangelizzazione.

Lanno 2010/11 lo dedicheremo ad una parte della Bibbia ampiamente sconosciuta: la letteratura sapienziale. Come tutte le cose che non si conoscono, possono sembrare lontane e apparire astruse o difficili o di scarso interesse. Eppure la vita non ha bisogno solo dei racconti dei grandi avvenimenti della storia della salvezza e degli interventi straordinari di Dio; necessita anche di esperienza, di riflessione su di essa, di confronto con laltrui ricerca. Ha bisogno di coniugare il patrimonio di fede con il lavoro, lamore, lamicizia, il piacere, la scienza, la storia, il dolore, la morte

Il mondo cambiato, non pi come una volta si sente dire e diciamo spesso! Certo, tante sono le novit e le possibilit della tecnologia; tanti sono i condizionamenti sociali, psicologici, politici, economici; tanti sono i presunti dogmi e le ideologie crollati; tanto la vita complessa, fragile, liquida. Ma non venuto meno il desiderio profondo del cuore di felicit, di pienezza, di futuro: abbiamo bisogno di imparare a vivere per non fallire il bersaglio cui ciascuno tende, cui ci piacerebbe che tutti giungessero. Labbondanza dei saggi la salvezza del mondo dice Sap 6,24.

Sofa ( = sapienza, in greco) ci attende per insegnarci larte di vivere: lasciamoci attirare nelle sue segrete stanze, cerchiamola come la persona amica di cui ognuno ha bisogno, come lamante che riempie il nostro cuore di delizie! Lei aspetta noi, i figli di Dio, i discepoli di Ges.

La letteratura sapienziale (sintesi tratta da: MAZZINGHI L., Introduzione alla letteratura sapienziale)

I pareri degli studiosi variano nellelencare quali libri biblici appartengano alla letteratura sapienziale. Tutti nominano: Proverbi, Giobbe, Siracide, Qohelet, Sapienza; alcuni aggiungono: Salmi, Rut, Tobia Due i motivi di questa discordanza: la difficolt di dare un significato univoco al termine sapienza e la presenza di brani sapienziali anche nei i libri storici (per esempio la storia di Giuseppe in Genesi 3750) o in quelli profetici (per esempio la storia di Susanna in Dan 13).

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Bizzeti P., Lectio divina sul Libro della Sapienza, 1 incontro (17.10.2010) Pagina 2 di 6

I libri sapienziali sono diversi da la letteratura legale: la sapienza non prescrive, ma consiglia e ammonisce.

i libri storici: i libri sapienziali non contengono narrazioni storiche e solo in Sir e Sap si trovano riflessioni su eventi storici; mancano citazioni di Mos, esodo, Israele, alleanza, promesse...

i libri profetici: i testi sapienziali non si presentano come parola diretta del Signore (oracolo del Signore) che accusa e denunzia e quasi mai il saggio parla di se stesso come di un profeta.

i Salmi: raramente troviamo preghiere nei testi sapienziali. Cosa NON si intende per sapienza

a. La sapienza biblica non sinonimo di conoscenza, di sapere; il sapiente anche colui che sa (cf. 1 Re 5,13) ma non questo che lo caratterizza. La sapienza biblica non dunque filosofica: il sapiente non semplicemente colui che conosce lordine delle cose; anche questo vero, ma non tutto. b. La sapienza biblica non sinonimo di morale; il sapiente anche luomo retto e religioso, ma la sapienza abbraccia gli ambiti pi quotidiani dellesistenza (come ... le norme sul galateo a tavola!).

La sapienza di Israele affonda le sue radici in quella dei popoli del Vicino Oriente Antico, in particolare dellEgitto e della Mesopotamia. Tale sapienza di matrice esperienziale ed prima di tutto larte del saper ben condurre la propria vita. La sapienza nasce infatti da una capacit di ascoltare, osservare, discernere la realt in vista di un comportamento sociale giusto e fruttuoso. Ulteriore elemento, che sar presente nella sapienza israelita, linsistenza sulla tradizione che permette di trasmettere ad altri la sapienza e di arricchire cos la propria esperienza di vita.

Come definire dunque la sapienza? Dalla radice ebraica hkm deriva in particolare il sostantivo hokhmah, la sapienza. Il senso base della radice uno che si intende bene di qualcosa, senza di per s alcuna connotazione morale. Pu trattarsi di abilit tecnica (cf. Es 35,25; Ger 10,9; Es 28,3) oppure di una qualsiasi attivit esercitata con perizia (cf. 1Re 7,14; Is 10,13 e in Sal 107,27 larte del navigare). Saggio nellambito politico il funzionario o il governante che ci sa fare (2 Sam 20,22; Is 29,14); il re che sa governare (1Re 3,12); la persona astuta o accorta che conosce come comportarsi al momento giusto (cf. la sapienza delle donne in 2Sam 14,2; 20,16ss).

La saggezza prima di tutto capacit di modellare la propria vita. La saggezza connessa sempre con la vita: cf. Pr 3,18. Saggio dunque colui che sa vivere (savoir vivre e savoir faire), sa cio fare e dire, un sapere che si acquista prima di tutto con lesperienza, con losservazione (Pr 24,32; 22,29; 29,20; 26,12). La saggezza poi educazione integrale delluomo, fatto che abbraccia pertanto anche laspetto sia etico che religioso. Saggio cos anche colui che teme il Signore (Pr 1,7; 9,19; 15,33...), il giusto; ci perch il primo saggio Dio stesso (Ger 10,12; Sal 104,24; Pr 3,19...) e dona alluomo la sapienza (Es 28,3; Is 40,13 ...).

La saggezza appare spesso in coppia con conoscenza, intelligenza, educazione e timore del Signore: appare pertanto in relazione con una conoscenza profonda della realt, con una comprensione del mondo che porta a un saper vivere dal quale nessuna dimensione - n etica n religiosa - viene esclusa. Inoltre, la saggezza ha una finalit eminentemente educativa. Ma tutto ci porta con s una serie di problemi: in che relazione sta la sapienza umana con il timore del Signore, cio con la sapienza divina? Come possibile educare contemporaneamente al senso del mondo e al senso di Dio? Alla base della fiducia dei saggi di Israele resta lidea che esiste un ordine delle cose posto nel mondo da Dio stesso e che necessario, prima di tutto, cercare di comprendere tale ordine per poter poi vivere in armonia con esso. I saggi sono ben consapevoli dellambiguit del reale; un comportamento che va bene in un caso, non necessariamente va bene in un altro! Ci significa discernere il senso delle cose: Pr 26,4-5 (!).

In Qohelet il senso dellambiguit del reale verr spinto allestremo. Fin dalle sezioni pi antiche del libro dei Proverbi (Pr 10,1-21,16 in particolare) il saggio appare caratterizzato, poi, da una grande fiducia nelle possibilit della conoscenza, che, tuttavia, non va confusa con la fiducia cieca nelle possibilit di una conoscenza razionale autonoma della realt. Il saggio capace di confrontare una realt con unaltra cercando di ricavarne un senso e di scoprire costanti allinterno della vita umana. Ma questo possibile soltanto se nel mondo esiste gi un ordine delle cose, che il saggio cerca ed capace di scoprire:

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Esempio tipico sono le sentenze relative alla vita sociale: il sapiente prende atto di determinati fatti di cui lesperienza insegna a tener conto; non si tratta di cambiare un dato stato di cose ma di comprenderlo (cf. Pr 10,15; 18,23; 22,2; Sir 13,3; 31,3-4). Cos non c opposizione tra ragione e fede, tra profeti e sapienti; se gli uni privilegiano la fede, gli altri privilegiano la ragione, ma una ragione che riconosce nella realt lesistenza di un senso posto da Dio: principio della sapienza il timore del Signore (Pr 1,7). Una ragione in dialogo con un mondo nel quale Dio presente. Il timore del Signore (da intendersi come conoscenza di Dio) visto come origine della sapienza, indica che per Israele ogni conoscenza umana va ricondotta al problema della conoscenza di Dio che non ostacola, ma anzi emancipa la conoscenza stessa. Il punto di partenza dei sapienti di Israele non tuttavia qualcosa di predeterminato (come la Parola di Dio per i profeti o la Legge per i sacerdoti, ma lesperienza della vita. Tuttavia, gi nella fase pi antica della sapienza, il saggio ben consapevole dei limiti della conoscenza (cf. Pr 16,1-3.9; 19,21; 20,24; 21,30). Considerarsi saggio segno sicuro di stoltezza: Pr 26,12. Non si tratta di una limitazione di carattere quantitativo: il saggio consapevole che in Dio ogni sapienza trova il suo limite. Lesperienza dellesilio, preceduta dalla riflessione profetica (Isaia e Geremia) ha contribuito a mettere in crisi lottimismo conoscitivo proprio della sapienza pi antica. Nel libro di Giobbe la crisi nasce quando lordine e il senso della realt che il saggio va cercando non pi riconoscibile, quando lesperienza entra in conflitto con la fede. Nel Qohelet, in modo ben pi radicale, tale ordine visto addirittura come inconoscibile (Qo 8,16-17!); sembra quasi che ogni sapienza sia divenuta impossibile (Qo 7,23). Le possibilit della conoscenza umana si sono scontrate infatti, attraverso il problema del male (Gb) e della morte (Qo), con il muro della impenetrabile sapienza divina (cf. Gb 28).

La sapienza egiziana e mesopotamica gi si erano scontrate con il problema universale della sofferenza e della morte. La soluzione indicata da Giobbe: non Dio che deve giustificarsi di fronte alluomo, spiegando ad esempio il perch del dolore. invece luomo che deve scoprire un diverso volto di Dio. La mentalit occidentale cerca di spiegare il male, preoccupata di trovare il colpevole e di punirlo; cos il male ora colpa delluomo, ora colpa della natura, ora colpa del diavolo, ora colpa di Dio. La mentalit biblica invece, di fronte al male, cerca piuttosto di aiutare la vittima. Cos nel libro di Giobbe Dio si mette dalla sua parte e prende sul serio il suo grido di sofferente. questa la via che porter Cristo a salire sulla croce. Qohelet pi radicale: la morte la fine di tutto, bisogna prendere sul serio la vita. Il meglio per luomo mangiare, bere, godersi la vita, una gioia materiale, concreta, che tuttavia dono di Dio (Qo 2,25; 3,13; 5,17-19). Neppure la morte dunque pu annullare la possibilit della gioia. Dio appare lontano, ma nelle gioie molto concrete della vita quotidiana luomo riscopre un segno della sua presenza.

Se il Siracide risponder ai problemi posti da Giobbe e dal Qohelet istituendo un collegamento tra Sapienza e Legge, gi Proverbi 1-9 offre una figura molto particolare: la donna Sapienza. La sapienza personificata una donna; essa sorella, amante, moglie e madre (in particolare Sap 8,2-8). La donna Sapienza qualcosa di diverso sia da una ipostasi sia da una semplice raffigurazione poetica. Essa presentata come una figura reale, ben distinta da Dio, ma insieme in profondo rapporto con lui. Il testo fondamentale di Pr 8 ce la descrive come generata da Dio, intessuta nel suo seno come un embrione, presente accanto a lui come un piccolo bambino che gioca. In Sir 24 la sapienza figura della rivelazione divina, ma, pi di questo, la presenza stessa di Dio in mezzo al suo popolo. In Sap 7-9, infine, la Sapienza immagine della presenza stessa di Dio nellanimo delluomo: non siamo lontani dal concetto cristiano di grazia.

Con la personificazione della sapienza la riflessione dei saggi cerca di uscire dalla crisi conoscitiva provocata da Giobbe e Qohelet. La sapienza personificata una delle figure di mediazione che, come la gloria di Dio, lo spirito di Dio, la parola di Dio - realt cui non di rado la sapienza stessa accostata - caratterizzano lIsraele del post-esilio. La sapienza, presente nel cosmo, disponibile ad ogni uomo (cf. Pr 8,1-3; Sap 6,12-14), figlia prediletta di Dio, il miglior tentativo di Israele di esprimere, allo stesso tempo, trascendenza e immanenza divina, una mediazione tra il divino e lumano che si prolungher nel NT nella cristologia (Gv 1) e nella pneumatologia neotestamentaria (Paolo).

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Sapienza 1,1 15

1Amate la giustizia, voi che governate sulla terra, riflettete sul Signore con animo ben disposto e con semplicit di cuore cercatelo, 2perch egli si lascia trovare da coloro che non lo tentano e si manifesta a quelli che non mancano di fede in lui. 3I ragionamenti tortuosi, infatti, separano da Dio; la potenza divina, messa alla prova, punisce gli stolti. 4Perch in unanima che trama il male non entrer la sapienza, n potr abitare in un corpo schiavo del peccato. 5Il santo spirito della disciplina, infatti, rifuggir dallinganno e se ne andr lontano dai ragionamenti insensati e sar scacciato al sopraggiungere dellingiustizia.

6La sapienza, infatti, uno spirito amico degli uomini, e tuttavia non lascer impunito chi bestemmia con le proprie labbra, perch Dio testimone dei suoi sentimenti ed il vero scrutatore del suo cuore e ode ci che dice la lingua. 7Perch lo spirito del Signore riempie la terra e lui che tiene insieme tutte le cose, conosce (ogni) voce, 8perci nessuno che dica cose ingiuste potr restargli nascosto, n gli passer accanto indifferente la Giustizia accusatrice. 9Sulle macchinazioni dellempio, infatti, sar (aperta) uninchiesta, il suono delle sue parole giunger fino al Signore, a condanna delle sue iniquit, 10un orecchio pieno di zelo, infatti, ascolta ogni cosa, neppure il sussurro delle mormorazioni gli resta nascosto.

11Guardatevi, dunque, dalla mormorazione inutile, e tenete lontana la lingua dalla maldicenza, perch neppure una parola detta in segreto uscir senza conseguenze e una bocca menzognera uccide lanima. 12Non affannatevi a cercare la morte con lo smarrimento della vostra vita, n attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani

13Perch Dio non ha creato la morte, n gode per la perdizione dei viventi. 14Egli infatti ha creato tutto per lesistenza, portatrici di vita sono le generazioni del cosmo e non c in esse veleno di rovina n il regno dei morti sulla terra; 15la giustizia, infatti, immortale.

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Sussidio n 1 Il mondo in cui nasce il libro della Sapienza

(liberamente tratto da MAZZINGHI L., Fede biblica e Religioni ellenistiche. Il libro della Sapienza, P.I.B., 20023) Prima di Alessandro, e fino allet maccabaica, i Greci non dimostrano di conoscere o di interessarsi agli Ebrei. Qualcosa di pi sapevano gli Ebrei dei Greci, ma non molto. Allarrivo di Alessandro, gli storici greci non menzionano neppure Gerusalemme; eppure, da questo momento, due culture cominciarono a incontrarsi. In realt contatti tra ebrei e greci vi erano stati anche prima di Alessandro, ma sporadicamente, e per motivi commerciali Da parte dei greci non vi fu mai nessuno sforzo per apprendere la lingua ebraica o conoscerne la cultura I Greci parlano degli Ebrei per sentito dire. Il cambiamento avvenne durante il periodo tolemaico [La dinastia tolemaica (o lagide) govern l'Egitto dal 305 a.C. al 30 a.C., cio fino alla conquista romana. Tolomeo, figlio di Lago, uno dei generali di Alessandro Magno ne fu il capostipite e nel 305 a.C. si autoproclam re col nome di Tolomeo I. Gli Egiziani accettarono ben presto i Tolomei come successori dei faraoni], grazie soprattutto ai contatti sempre maggiori tra Ebrei e Greci nella diaspora egiziana. Il primo autore greco che si occupa degli ebrei Ecateo di Abdera (Egitto, fine del IV sec.), dal momento che nella diaspora egiziana gli ebrei avevano assunto una posizione rilevante. Ecateo parla dellesodo come dellespulsione degli stranieri dallEgitto, tra i quali gli ebrei, che sotto la guida di Mos raggiungono Gerusalemme, dove Mos promulga leggi giuste e sagge, affermando di averle ricevute dalla divinit, perch il popolo gli ubbidisca Il giudaismo illustra cos, per Ecateo, la tesi sociologica che una finzione religiosa indispensabile per la costruzione dello stato. Alla fine dei conti, Ecateo, come i greci del suo tempo, si occupa solo di ci che in grado di confermare le proprie teorie. Anche gli ebrei, fino ad Alessandro ignorano i greci, chiamati genericamente la Ionia (Gen 10). Anche in questo caso il cambiamento avviene nel periodo tolemaico, quando il contatto con i greci diviene quotidiano. Tale contatto, tuttavia, non provoca quella caduta nellapostasia che ci si sarebbe potuti aspettare; anche in Egitto il giudaismo sembra regger bene limpatto con il mondo greco; Filone, tuttavia, agli inizi del I sec. d.C., parla di veri e propri apostati. Il problema comunque grave: apertura o chiusura al mondo greco? Anche da parte giudaica vi spesso la tendenza a reinterpretare la fede giudaica in categorie greche; Filone tenter una conciliazione tra mondo greco e giudaismo ; la stessa cosa cercher di fare, in modo diverso, Flavio Giuseppe, che seguir il destino di tanti apologeti. Daltra parte il giudaismo conoscer correnti fortemente ostili al mondo greco; cf. il libro dei Giubilei. Fu a Gerusalemme che si gioc il risultato dello scontro tra le due culture: se Qohelet sembra pensare anche in categorie greche, mentre Ben Sira si richiama alla tradizione, saranno lapocalittica e il movimento farisaico, tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., che distaccheranno il giudaismo dalla grecit. E necessario sradicare molti luoghi comuni, prima di affrontare un argomento come questo; idea molto diffusa, ad esempio, che Antioco IV abbia voluto perseguitare gli Ebrei introducendo a forza la religione e la cultura greca in un mondo che non voleva accettarla. La cosiddetta persecuzione di Antioco, in realt, ha radici economiche e politiche, in primo luogo. Inoltre, lellenizzazione di Gerusalemme fu il risultato di una precisa richiesta da parte di gruppi nobiliari e sacerdotali giudei. Saranno proprio i Maccabei a trasformare la lotta contro Antioco in una questione religiosa; da questa lotta emerger quellanima farisaica che caratterizzer buona parte della storia successiva. Siamo adesso pi coscienti che il giudaismo non deve essere visto come un tutto omogeneo ma, al tempo odierno cos come nel passato, come un insieme di sistemi ideologici tra loro in competizione (Boccaccini G.).

Il giudaismo ad Alessandria: storia e caratteristiche principali. La presenza di Giudei in Egitto (colonia di Elefantina) risale probabilmente al VI sec. a.C. (cf. Ger 43,7). La prima grande emigrazione risale probabilmente a partire dal 302 (regno di Tolomeo I), in seguito alla conquista tolemaica della Palestina. Due quartieri di Alessandria su cinque, secondo Filone, erano abitati da Giudei; le fonti antiche parlano di 7 milioni di abitanti in Egitto dei quali un milione di giudei, cifre che hanno in s una punta di esagerazione, ma sono nondimeno indicative. Gli abitanti di Alessandria si suddividono in: 1. cittadini a pieno titolo (greci e macedoni), 2. stranieri immigrati, 3. la massa del popolo egiziano praticamente priva di diritti.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Egittohttp://it.wikipedia.org/wiki/305_a.C.http://it.wikipedia.org/wiki/30_a.C.http://it.wikipedia.org/wiki/Egitto_%28provincia_romana%29http://it.wikipedia.org/wiki/Tolomeo_Ihttp://it.wikipedia.org/wiki/Lagohttp://it.wikipedia.org/wiki/Diadochihttp://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Magnohttp://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Capostipite&action=edit&redlink=1http://it.wikipedia.org/wiki/305_a.C.http://it.wikipedia.org/wiki/Faraone

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Bizzeti P., Lectio divina sul Libro della Sapienza, 1 incontro (17.10.2010) Pagina 6 di 6

Tra le colonie straniere, prima tra tutte per numero e influenza la stirpe giudaica. Per molti motivi, politici, economici, culturali, la colonia giudaica di Alessandria era ben vista dai Tolomei. Fin da Tolomeo II mercenari ebrei aiutarono la monarchia nelle lotte contro i Seleucidi. In particolare, risalta il regno di Tolomeo VI Filometore (181-145), presso il quale oper il filosofo giudeo Aristobulo. Tuttavia i giudei non godevano della pienezza dei diritti civili, come gli alessandrini di origine greca o macedone, diritti per i quali saranno sempre in lotta. I giudei godono di una notevole autonomia interna e di diversi privilegi fiscali. Ai giudei consentito di autoregolarsi e di vivere secondo le proprie leggi. Solo con Tolomeo VIII Evergete abbiamo, da parte degli alessandrini, le prime reazioni antigiudaiche: gli stranieri privilegiati fanno sempre invidia. Sar a partire dalla fine del II sec. che si pu cominciare a parlare di una tendenza antisemita ad Alessandria; verranno riesumati autori come Manetone, che gi in precedenza avevano scritto una rilettura dellesodo sfavorevole agli ebrei. Una seconda persecuzione antigiudaica avverr nell88 a.C. (sotto Tolomeo IX) e disordini sembrano aver avuto luogo nel 58 a.C. Non sembra tuttavia che si possa parlare di un vero e proprio antisemitismo alessandrino, almeno sino allepoca romana ... La situazione muter radicalmente con larrivo dei Romani; occorre ricordare tuttavia che i giudei appoggiarono inizialmente Cesare e furono largamente ricompensati da Ottaviano Augusto, che, secondo Filone, avrebbe rinnovato il diritto della comunit giudaica di Alessandria a seguire le proprie leggi. Gi sotto Ottaviano, per, iniziano aspri contrasti tra giudei ed Alessandrini, proprio in seguito alla lotta per i diritti civili (ulteriormente ridotti dopo la conquista di Roma), contrasti che sfoceranno in aperte persecuzioni sotto Caligola (37-41 dC). Leditto di Claudio del 49 espelle i giudei da Roma e limit i diritti dei giudei alessandrini. Ma il libro della Sapienza sembra conoscere soltanto linizio di questepoca triste Il libro della Sapienza si inserisce a pieno titolo in quella corrente che viene spesso definita giudaismo ellenistico, di cui Alessandria il centro primario. La situazione tutto sommato pacifica sotto i Tolomei porta a una integrazione tra giudaismo e cultura greca, piuttosto che ad uno scontro, come avviene invece in Israele, a partire dallepoca maccabaica. Alessandria , tra il III ed il I secolo a.C., la vera capitale culturale del Mediterraneo, con la sua biblioteca traboccante di opere uniche al mondo (si parla di 200.000 volumi) e con il suo museo. La ricerca di una integrazione con il mondo greco non tuttavia pacifica: il giudaismo alessandrino oscilla infatti tra la tentazione dellapostasia, la ricerca di un dialogo con la cultura ellenistica e il desiderio di difendere e conservare la propria identit.

Sussidio n 2

Libro della Sapienza, Bibbia e cultura ellenistica

(liberamente tratto da MAZZINGHI L., Fede biblica e Religioni ellenistiche. Il libro della Sapienza, P.I.B., 20023)

Non c quasi alcun libro biblico precedente che non sia stato in qualche modo utilizzato da Sap. Sapienza segue essenzialmente il testo della Lxx, anche se in alcuni casi si pu pensare ad un riferimento al testo ebraico. Lautore di Sapienza non ci aiuta a decifrare le allusioni e le citazioni bibliche che egli sparge nel suo libro, evitando accuratamente citazioni esplicite o riferimenti immediati a testi dellAT; inoltre egli non cita mai un solo nome proprio; solo per il lettore attento e conoscitore della Bibbia, i riferimenti e le allusioni di Sapienza divengono evidenti. Sapienza utilizza le fonti bibliche con molta libert, lasciando al lettore il compito di ricollocarle nel loro contesto originale. Il libro della Sapienza nondimeno aperto al confronto con il mondo greco, un confronto senzaltro critico, ma disponibile ad accogliere elementi che possono servire a illustrare e persino ampliare il messaggio biblico per la comunit giudaica di Alessandria. Cos Sapienza si serve di concetti stoici (teologici e morali), non disdegna di alludere allantropologia platonica e si serve persino di una terminologia epicurea, parlando dellimmortalit; allo stesso modo, la descrizione della sapienza modellata su quella di Iside. Sapienza realmente aperto alle proposte provenienti dal mondo greco, ma tali proposte vengono inserite nel quadro della tradizione di Israele. E la Legge, infatti, che d luce al mondo (18,4) e i filosofi, per quanto solo leggermente da biasimare, non sono riusciti a trovare Dio (cf. 13,1-9). Sapienza vuol dimostrare che i valori della paideia (= educazione) greca sono presenti e riassunti nella fede dIsraele. Cos Sapienza reagisce alla tendenza - presente nel giudaismo alessandrino - a chiudersi davanti a un mondo ostile, ma, allo stesso tempo, non rinuncia alla propria fede. tuttavia questo tentativo di prendere sul serio la cultura umana ed utilizzarla per far progredire la comprensione della rivelazione che fa di Sapienza un testo estremamente attuale. Mai lautore si sente obbligato a difendere il proprio modo di fare, scusandosi, per cos dire, di parlare come i greci. Egli procede quasi con naturalezza. Con il suo atteggiamento positivo, egli forse dimostra anche che linculturazione cos vissuta del tutto naturale e simpone a colui che chiamato a trasmettere lautentico messaggio di fede (Gilbert M.).

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Bizzeti P., Lectio divina sul Libro della Sapienza, 1 incontro (17.10.2010) Pagina 1 di 1

Sapienza 1,115 italiano strutturato

1 Amate la giustizia, voi che governate sulla terra, riflettete sul Signore con animo ben disposto e con semplicit di cuore cercatelo, 2 perch egli si lascia trovare da coloro che non lo tentano e si manifesta a quelli che non mancano di fede in lui. 3 I ragionamenti tortuosi, infatti, separano da Dio; la potenza divina, messa alla prova, punisce gli stolti. 4 Perch in unanima che trama il male non entrer la sapienza, n potr abitare in un corpo schiavo del peccato. 5 Il santo spirito della disciplina, infatti, rifuggir dallinganno e se ne andr lontano dai ragionamenti insensati e sar scacciato al sopraggiungere dellingiustizia.

6 La sapienza, infatti, uno spirito amico degli uomini, e tuttavia non lascer impunito chi bestemmia con le proprie labbra, perch Dio testimone dei suoi sentimenti ed il vero scrutatore del suo cuore e ode ci che dice la lingua. 7 Perch lo spirito del Signore riempie la terra e lui che tiene insieme tutte le cose, conosce (ogni) voce, 8perci nessuno che dica cose ingiuste potr restargli nascosto, n gli passer accanto indifferente la Giustizia accusatrice. 9 Sulle macchinazioni dellempio, infatti, sar (aperta) uninchiesta, il suono delle sue parole giunger fino al Signore, a condanna delle sue iniquit, 10 un orecchio pieno di zelo, infatti, ascolta ogni cosa, neppure il sussurro delle mormorazioni gli resta nascosto. 11 Guardatevi, dunque, dalla mormorazione inutile, e tenete lontana la lingua dalla maldicenza, perch neppure una parola detta in segreto uscir senza conseguenze e una bocca menzognera uccide lanima.

12 Non affannatevi a cercare la morte con lo smarrimento della vostra vita, n attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani

13 Perch Dio non ha creato la morte, n gode per la perdizione dei viventi. 14 Egli infatti ha creato tutto per lesistenza, portatrici di vita sono le generazioni del cosmo e non c in esse veleno di rovina n il regno dei morti sulla terra; 15 la giustizia, infatti, immortale.

3 imperativi positivi

4 imperativi negativi

progetto interiore

passaggio alla formulazione del prog int

termini x parola si accumulano: labbra, lingua, voce, parlare, rumore, mormorio 11 riassume e conclude

Transizione: chiude serie imperativi; apre a 1315

1315 preannuncia 2,2324 e inquadra con essi 2,1b20.

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Alessandria dEgittoTempo dei Tolomei8 di 16

Alessandria dEgittoTempo dei Tolomei9 di 16

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