1. FISCHIA IL VENTO De Andrè Lottavano così come si gioca, i cuccioli del maggio, era normale,...

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Transcript of 1. FISCHIA IL VENTO De Andrè Lottavano così come si gioca, i cuccioli del maggio, era normale,...

“ Mi hanno detto sempre così, nelle com-

memorazioni: tu sei una quercia che ha

cresciuto sette rami, e quelli sono stati

falciati, e la quercia non è morta.

Va bene, la figura è bella e qualche volta

piango, nelle commemorazioni.

Ma guardate il seme!

Perché la quercia morirà, e non sarà

buona nemmeno per il fuoco.

Se volete capire la mia famiglia, guarda-

te il seme.

Il nostro seme è l'ideale nella testa

dell'uomo.

Alcide Cervi

1. FISCHIA IL VENTO

Fischia il vento e infuria la bufera,

scarpe rotte e pur bisogna andar

a conquistare la rossa primavera

dove sorge il sol dell'avvenir.

A conquistare la rossa primavera

dove sorge il sol dell'avvenir.

Ogni contrada è patria del ribelle,

ogni donna a lui dona un sospir,

nella notte lo guidano le stelle,

forte il cuor e il braccio nel colpir.

Nella notte lo guidano le stelle,

forte il cuor e il braccio nel colpir.

Se ci coglie la crudele morte,

dura vendetta verrà dal partigian;

ormai sicura è già la dura sorte

del fascista vile e traditor.

Ormai sicura è già la dura sorte

del fascista vile e traditor.

Cessa il vento, calma è la bufera,

torna a casa il fiero partigian,

sventolando la rossa sua bandiera;

vittoriosi, al fin liberi siam!

Sventolando la rossa sua bandiera;

vittoriosi, al fin liberi siam!

2. O PARTIGIANO CHE COSA RIMIRI

O partigiano che cosa rimiri (2V).

Io rimiro la figlia tua

L’è la più bella della città (2V).

Se vostra figlia non me la darete (2V).

Verrò di notte e la ruberò

sugli alti monti la porterò (2V).

O partigiano dov’è la tua banda (2V).

La mia banda l’è chi e l’è là

L’è là sui monti a guerregiar (2V).

E la mia figlia l’è tutta contenta (2V).

La va sui monti coi partigian

La va sui monti a guerregiar (2V).

3. BELLA CIAO

Una mattina mi son svegliato,

O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

Una mattina mi son svegliato ed ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,

O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

O partigiano, portami via, ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,

O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E se io muoio da partigiano, tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,

O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E seppellire lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior.

E tutti quelli che passeranno

O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E le genti che passeranno Mi diranno "Che bel fior!".

E' questo il fiore del partigiano,

O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E' questo il fiore del partigiano morto per la libertà!

4. INTERNAZIONALE

Compagni, avanti! Il gran Partito

noi siamo dei lavorator.

Rosso un fiore in noi è fiorito

e una fede ci è nata in cuor.

Noi non siamo più nell'officina,

entro terra, nei campi, al mar,

la plebe sempre all'opra china

senza ideale in cui sperar.

Su lottiam! L'Ideale nostro alfine sarà,

l'Internazionale, futura umanità! (2V).

Un gran stendardo al sol fiammante

innanzi a noi glorioso va,

noi vogliamo per esso giù infrante

le catene alla libertà!

Che giustizia venga, noi vogliamo

non più servi, non più signor!

Fratelli tutti esser vogliamo

nella famiglia del lavor.

Su lottiam! L'Ideale nostro alfine sarà,

l'Internazionale, futura umanità! (2V).

5. CAMICIE ROSSE Massimo Bubola

Quando la luna arriva a Genova e la mia lettera da te

lì sarà quasi estate mentre qui l'inverno arriverà

e con l'inverno un altro anno passerà.

A Torino si dice che sei un bandito e che stai andando alla deriva

su un battello a difendere il confine uruguayano

con un esercito che parla in italiano.

Camicie rosse, all'avventura in una nuvola di bandiere

camicie rosse così nessuna delle ferite si può vedere.

A volte il coraggio è come la fame che parti randagio per terre lontane

e mangi pane e lacrime e le lacrime sono acqua salata

che più ne bevi e meno ti disseta.

e a volte il coraggio è di ritornate senza aver fatto fortuna dall'altra parte del mare

per inseguire una stella che gira gira ti riporterà

a menare le mani per la libertà.

Camicie rosse, all'avventura in una nuvola di bandiere

camicie rosse così nessuna delle ferite si può vedere.

C'è chi ti ha visto a Milano tra fiori e parate

o sulle mura di Roma con divise stracciate

c'è chi ti ha visto a cavallo con gli occhi azzurri per salutare

però li avevi marrone se dovevi scappare

Braccato in palude da sbirri e zanzare o in un bordello di Tangeri a dimenticare

o a faticare a New York in una fabbrica di candele

a riparare il tuo cuore, a ricucirne le vele.

Camicie rosse alla ventura in una nuvola di bandiere

Camicie rosse così nessuna delle ferite si può vedere

Signora fortuna che brilli di notte che ci mostri la strada e ci insegni le rotte

proteggi questa flotta di studenti e di sognatori

aggiungi al firmamento i nostri mille cuori

6. CANZONE DEL MAGGIO FRANCESE Fabrizio De Andrè

Lottavano così come si gioca, i cuccioli del maggio, era normale,

loro avevano il tempo anche per la galera

ad aspettarli fuori rimaneva la stessa rabbia la stessa primavera…

Anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio

Se la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento,

se il fuoco ha risparmiato le vostre millecento

Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti

E se vi siete detti “non sta succedendo niente”

Le fabbriche riapriranno, arresteranno qualche studente, convinti di allonta-

nare la paura di cambiare

Provate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti

Anche se avete chiuso le vostre porte sul nostro muso

La notte che le pantere ci mordevano il sedere lasciandoci in buona fede

massacrare sui marciapiedi anche se ora ve ne fregate, voi quella notte voi

c’eravate

E se nei vostri quartieri tutto è rimasto come ieri

Senza le barricate senza feriti senza granate, se avete preso per buone le

verità della televisione

Anche se allora vi siete assolti, siete lo stesso coinvolti

E se credete ora che tutto sia come prima

Perché avete votato ancora la sicurezza la disciplina, convinti di allontanare

la paura di cambiare

Verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte

“Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”

7. COMPAGNI FRATELLI CERVI Tradizione popolare

Metti la giubba di battaglia,

mitra, fucile e bombe a mano,

per la libertà lottiamo,

per il tuo popolo fedel.

E' giunta l'ora dell'assalto,

il vessillo tricolore,

e noi dei Cervi l'abbiam giurato

vogliam pace e libertà, e libertà.

Compagni, fratelli Cervi,

cosa importa se si muore

per la libertà e l'onore

al tuo popolo fedel.

E' giunta l'ora dell'assalto...

Compagni, fratelli Cervi...

8. GENERALE Francesco De Gregori

Generale, dietro la collina ci sta la notte crucca e assassina,

e in mezzo al prato c'è una contadina,

curva sul tramonto sembra una bambina,

di cinquant'anni e di cinque figli, venuti al mondo come conigli,

partiti al mondo come soldati e non ancora tornati.

Generale, dietro la stazione, lo vedi il treno che portava al sole,

non fa più fermate neanche per pisciare,

si va dritti a casa senza più pensare,

che la guerra è bella anche se fa male, che torneremo ancora a cantare

e a farci fare l'amore, l'amore delle infermiere.

Generale, la guerra è finita, il nemico è scappato, è vinto, è battuto,

dietro la collina non c'è più nessuno,

solo aghi di pino e silenzio e funghi

buoni da mangiare, buoni da seccare, da farci il sugo quando è Natale,

quando i bambini piangono e a dormire non ci vogliono andare.

Generale, queste cinque stelle, queste cinque lacrime sulla mia pelle

che senso hanno dentro al rumore di questo treno,

che è mezzo vuoto e mezzo pieno e va veloce verso il ritorno

tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore.

9. GUANTANAMERA Canto Popolare Cubano

Yo soy un hombre sincero De donde crece la palma,

Y antes de morirme quiero Echar mis versos del alma.

Guantanamera, guajira guantanamera...

Cultivo una rosa blanca, En Julio como en Enero,

Para el amigo sincero Que me da su mano franca.

Yo sé de un pesar profundo Entre las penas sin nombres:

La esclavidad de los hombres Es la gran pena del mundo!

Guantanamera, guajira guantanamera...

10. LA LOCOMOTIVA Francesco Guccini

Non so che viso avesse, neppure come si chiamava,

con che voce parlasse, con quale voce poi cantava,

quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli,

ma nella fantasia ho l'immagine sua: gli eroi son tutti giovani e belli…

Conosco invece l'epoca dei fatti, qual' era il suo mestiere:

i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere,

i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti

sembrava il treno anch' esso un mito di progresso, lanciato sopra i continenti…

E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano

che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano:

ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite,

sembrava avesse dentro un potere tremendo, la stessa forza della dinamite…

Ma un' altra grande forza spiegava allora le sue ali,

parole che dicevano "gli uomini son tutti uguali"

contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via l

a bomba proletaria e illuminava l'aria la fiaccola dell' anarchia…

Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione,

un treno di lusso, lontana destinazione:

vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori,

pensava al magro giorno della sua gente attorno, pensava un treno pieno di signori…

Non so che cosa accadde, perchè prese la decisione,

forse una rabbia antica, generazioni senza nome

che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore:

dimenticò pietà, scordò la sua bontà, la bomba sua la macchina a vapore…

E sul binario stava la locomotiva,

la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva,

sembrava un giovane puledro

che appena liberato il freno

mordesse la rotaia con muscoli d' acciaio,

con forza cieca di baleno…

E un giorno come gli altri, forse con più rabbia in corpo

pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto.

Salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura

e prima di pensare a quel che stava a fare, il mostro divorava la pianura…

Correva l' altro treno ignaro e quasi senza fretta,

nessuno immaginava di andare verso la vendetta,

ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno:

"notizia di emergenza, agite con urgenza, un pazzo si è lanciato contro al treno…

Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva

e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva

e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande in aria:

"Fratello, non temere, che corro al mio dovere! Trionfi la giustizia proletaria!

E intanto corre corre corre sempre più forte

e corre corre corre corre verso la morte

e niente ormai può trattenere l' immensa forza distruttrice,

aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto della grande consolatrice…

La storia ci racconta come finì la corsa l

a macchina deviata lungo una linea morta...

con l' ultimo suo grido d' animale la macchina eruttò lapilli e lava,

esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo: lo raccolsero che ancora respirava…

Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore

mentre fa correr via la macchina a vapore

e che ci giunga un giorno ancora la notizia

di una locomotiva, come una cosa viva, lanciata a bomba contro l' ingiustizia…

11. LA PACE INFINITA Giorgio Foti

C’è bisogno di pace

per le notti che verranno e porteranno freddo e miseria

e non sarà mai più destino, né tempo di gloria.

per tutto il sangue da conservare dentro il fondo della memoria,

perché si possa raccontare anche questa storia

C’è bisogno di pace, di pace nell’aria

C’è bisogno di pace,

per le stelle che guardano il mondo dall’alto di un cielo sempre più immondo

povera terra che ha bisogno di eroi, povera terra che non ha più eroi

per ogni cosa che stringi forte nella tua mano

per le anime perse in cerca di un amore lontano

C’è bisogno di pace, e ve lo dico piano

C’è bisogno di pace,

per tutti quelli che rubano e ammazzano per un misero tozzo di pane,

perché “giunt’è la primavera” ma anche la fame

perché ne muoiono di bambini sotto l’ombrello dell’indifferenza

e basta un niente per tacitare la tua coscienza

C’è bisogno di pace, non si può fare senza

C’è bisogno di pace

di un Natale sempre alle porte, di pastorali cantate ad arte

perché di un Cristo non si ascolti solo il suo grido di morte

sarebbe bello conoscerne il trucco per non commettere grossi errori

dalla soffitta provengono, strani, inquietanti rumori

c’è bisogno di pace, di pace là fuori

C’è bisogno di pace

c’è bisogno di lunghi silenzi, perché riposino le nostre menti,

per tutti quelli che si dichiarano comunque assenti,

per tutti quelli che hanno perso la strada

poi si ritrovano ad un crocevia

per tutti quelli senza un domani da mettere via

C’è bisogno di pace, di pace e così sia

C’è bisogno di pace

per tutti quelli col destino segnato

e fanno sempre le stesse scale

un bisogno infinito di pace che sembra normale

per tutti quelli che s’addormentano alla fine della salita

perché è finita anche questa giornata e presto o tardi finirà la vita

C’è bisogno di pace, di pace infinita

12. MILANO UNA STRADA Giorgio Foti

Milano, una strada, lunga e diritta

Sul marciapiede, una macchia di sangue,

Una macchia di sangue

E’ il sangue di un uomo, di un uomo che è morto

Per avere osato aprire la bocca, Aprire la bocca

Poter parlare solo quando ti daranno il via

Badare a non dire una parola di più, perché

Ecco che ti arriva addosso la PS, con manganelli e bombe la crimogene.

Picchiano, bombardano senza pietà

A loro non importa se il tuo corpo non avrà più vita

Si sentono per strada gli inni, si sentono ancora gli inni

Si cantano ancora gli inni…

“Ci picchiano, ci ammazzano, ci mandano in galera,

e questa la chiamano LIBERTA!”

Milano, una strada, lunga e diritta

Sul marciapiede, una macchia di sangue, una macchia di sangue

13. MORTI DI APRILE Giorgio Foti

Piazza della Loggia, Piazza Fontana

i soliti fascisti figli di puttana

Ma evidentemente non gli son bastati, altri compagni

Son morti assassinati: Bandiera rossa trionferà!

Zibecchi, Varalli, Boschi, Miccichè eran compagni proprio come me

Ma avevano dentro la forza di dire, quello che pensavano,

quello che sentivano

Pensavano al tempo di un mondo migliore,

pensavano al tempo della rivoluzione

E allora quel giorno non così lontano noi scenderemo in piazza

Con il fucile in mano: Bandiera rossa trionferà!

Compagni assassinati non siete morti invano,

i porci pagheranno, ve lo promettiamo

Finirà il tempo in cui dovrem subire, tutte le ingiustizie di chi siede al potere

Ogni sistema è buono per cercare di fermarci,

anche la polizia è un ottimo strumento

Ma tutto questo per noi non può bastare, la nuova Resistenza

sta già per cominciare: Bandiera rossa trionferà!

14. Addio Lugano Pietro Gori

Addio Lugano bella o dolce terra pia

scacciati senza colpa gli anarchici van via

e partono cantando con la speranza in cor.

Ed è per voi sfruttati per voi lavoratori che siamo ammanettati

al par dei malfattori

eppur la nostra idea è solo idea d'amor.

Anonimi compagni amici che restate

le verità sociali da forti propagate

è questa la vendetta che noi vi domandiam.

Ma tu che ci discacci con una vil menzogna

repubblica borghese un dì ne avrai vergogna

noi oggi t'accusiamo in faccia all'avvenir.

Banditi senza tregua andrem di terra in terra

a predicar la pace ed a bandir la guerra

la pace per gli oppressi la guerra agli oppressor.

Elvezia il tuo governo schiavo d'altrui si rende

d'un popolo gagliardo le tradizioni offende

e insulta la leggenda del tuo Guglielmo Tell.

15. CAMPI ROSSI Case del Vento

Disse l'albero "C'è da aspettare che ritornino

per lavorare aspettiamo le loro voci

per passare questo Natale pensa e impara

per imparare per non farti mai sopraffare" dalla semina verrà un raccolto

nuovi frutti per cambiare

e fu il primo di sette germogli

il più grande ci insegnò a pensare e per noi ogni seme era uguale da far

crescere e curare

I miei sette fiori smisero di ondeggiare ma i loro semi saprò far sbocciare

dopo ogni raccolto ne verrà un altro dai campi rossi ne verrà un altro

Campi rossi da lavorare

con la mente e le braccia a spianare se ogni pianta avrà cibo abbastanza

ogni pianta crescerà uguale

e anche ora se ci hanno tagliato sette piante dai fiori rossi verrà un giorno

che raccoglierà nuovi fiori nei Campi Rossi

I miei sette fiori smisero di ondeggiare ma i loro semi saprò far sbocciare

dopo ogni raccolto ne verrà un altro dai Campi Rossi ne verrà un altro dopo

ogni raccolto ne verrà un altro dai Campi Rossi ne verrà un altro dopo ogni

raccolto ne verrà un altro dai Campi Rossi ne verrà un altro

Albero sei forte

resisti al vento e alle tempeste e le tue fronde aiuteranno

i nuovi semi cresceanno è il tuo raccolto

Dopo un raccolto ne viene un altro ma il raccolto non viene da solo: bisogna coltivare e faticare. Io, Adelmo Cervi, nipote di questo grande albero questo raccolto l'ho coltivato insieme a tutta la famiglia e tanti altri compagni ma c'è ancora tanto da faticare; da questi germogli bisogna far crescere nuovi ger-mogli perché questo raccolto deve continuare

(Adelmo Cervi)

16. MORTI DI REGGIO EMILIA Fausto Amodei

Compagno cittadino,

fratello partigiano,

teniamoci per mano in questi giorni tristi:

di nuovo a Reggio Emilia, di nuovo là in Sicilia

son morti dei dei compagni per mano dei fascisti.

Di nuovo, come un tempo, sopra l'Italia intera urla il vento e soffia la bufera.

A diciannove anni è morto Ovidio Franchi

per quelli che son stanchi o sono ancora incerti.

Lauro Farioli è morto

per riparare al torto di chi si è già scordato di Duccio Galimberti.

Son morti sui vent'anni,

per il nostro domani:

son morti come vecchi partigiani.

Marino Serri è morto, è morto Afro Tondelli,

ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti.

Compagni, sia ben chiaro

che questo sangue amaro versato a Reggio Emilia,

è sangue di noi tutti

Sangue del nostro sangue,

nervi dei nostri nervi,

come fu quello dei fratelli Cervi.

Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso

è sempre quello stesso che fu con noi in montagna,

ed il nemico attuale è sempre ancora eguale

a quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna

Uguale è la canzone che abbiamo da cantare:

Scarpe rotte eppur bisogna andare.

Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli,

e voi, Marino Serri, Reverberi e Farioli,

dovremo tutti quanti aver, d'ora in avanti,

voialtri al nostro fianco, per non sentirci soli.

Morti di Reggio Emilia,

uscite dalla fossa,

fuori a cantar con noi Bandiera rossa (2V)

17. PAPA’ CERVI RAGGIUNGE I SETTE FIGLI Eugenio Bargagli

Or vi narro l'orribile storia

che è accaduta a Reggio Emilia

lì viveva un'onesta famiglia

papà Cervi coi sette figliol

Quando avvenne quell'otto settembre

che il fascismo costrinse alla resa

prese il via la tremenda impresa

che nessuno mai dimenticherà

Venticinque novembre è la data

nel quarantatre l'anno rapace

papà Cervi lottò per la pace

i sette figli divenner partigian

Il ventotto dicembre i fascisti

arrestarono i sette fratelli

gran torture con i manganelli

poi condanna a morte ne fu

Papà Cervi pur venne arrestato

non pensava all'atroce misfatto

la notizia venne data a un tratto

fucilati i suoi figli son già

Quanta pena quel genitore

ha provato per più di vent'anni

gran dolore, angoscia e affanni

per la famiglia distrutta così

Papà Cervi coi figli e la moglie

viveva in terra emiliana

di lavoro onesto ed umano

e lottando per la libertà

Ma piombo nemico ed infame

nelle mani di quegli assassini

decreta la fine di quei poverini

che chiamano mamma e papà

Ma nell'anno settanta

papà Cervi moriva

ma sempre ci insegnava

al fianco suo lottar

Assieme ai sette figli ora tu sei riunito

in molti ànno capito gridano libertà

Quante persone vivono sotto il suo insegnamento

per la pace è giunto il momento nessuno ci fermerà

Addio papà cervi addio alla tua terra fermata sia ogni

guerra viva la libertà

Ora piange l'Emilia piange il paese intero ci son croci

nel cimitero con la scritta così

Riposa papà Cervi assieme ai sette figli morti sotto gli

artigli del fascio traditor.

18. CANZONE PER DELMO Filippo Andreani

A chi lo do questo figlio che neanche riesco a toccare

e, per tanto che somiglia alla mia faccia, neanche riesco a guardare?

Ne è passato di tempo, amore mio, che anche i ricordi son stanchi, stan qui

con la tua faccia da bambino e tu hai già i capelli bianchi.

Ed io… io morsico le nuvole tanta è la rabbia che fa l’idea che sono andato

via che non dicevi “papà”.

Ci hanno messo poco, ci hanno messo poco: il tempo di un’avemaria, poi

son caduto e ho baciato la terra …terra mia!

Stai attento, Delmo, che faran di tutto per cambiarti il cuore; che ti chiame-

ranno libero ma solo dopo un gioco di parole.

A chi lo do questo figlio che è un venticinque d’aprile? È una foto sulle gam-

be di mio padre seduto in cortile.

Tra schiene curve di donne, tra calendari di fame, è la mano che tirava le

gonne per zucchero e pane.

E, quando Marino non canta, la pianura ti scopre da solo

con le scapole troppo corte per venire a raggiungermi in volo…

Ed io… resto muto tra le nuvole e di anni ne ho quasi cento e ho un figlio

piu vecchio di me…che scherzi fa il tempo!

Dolcemente Verina sorride dalla nuvola accanto alla mia e ci guarda come

si guarderebbe la nostalgia.

Stai attento, Delmo, che faran di tutto per lavarti il cuore, che ti chiameranno

libero ma solo dopo un gioco di parole; a guardia d’ogni tua età ho appeso i

miei occhi al cielo

ed ho pregato che la strada, davanti ad ogni “loro” credo, ti insegnasse a

svoltare dalla parte sbagliata.

Portami ancora con te e con questo cognome che fu semina e raccolto

e, quando “loro” hanno ragione, fai di tutto per stare dalla parte del torto.

19. SETTE FRATELLI Mercanti di Liquore e Marco Paolini

C'erano sette fratelli che andavano per il mondo: sei erano sempre allegri, il settimo sempre giocondo. Sei andavano a piedi perché non avevano fretta, il settimo invece perché non aveva la bicicletta. La leggenda dirà dell'ultima battaglia: dove cantò la cicala abbaia la mitraglia. Una muta di cani la notte ha circondata, il fumo lecca i muri della casa in-cendiata. Ma quando li portarono alla crudele morte, non eri tu, fucile, il più fermo, il più forte. C'erano sette fratelli che andavano per il mondo: sei erano sempre allegri, il settimo sempre giocondo. Sei andavano a piedi perché non avevano fretta, il settimo invece perché non aveva la bicicletta . Nella nebbia dell'alba si nascosero i cani, e chiusero gli occhi per non vedersi le mani. Negli occhi dei sette Cervi l'aurora si specchiò, dagli occhi fucilati il sole si levò Vecchio, tenero padre, olmo dai sette rami, nella vuota prigione per nome ancora li chiami, C'erano sette fratelli che andavano per il mondo: sei erano sempre allegri, il settimo sempre giocondo. Sei andavano a piedi perché non avevano fretta, il settimo invece p erché non aveva la bicicletta . E a notte fra le sbarre fin dove soffia il vento intatte vedi splendere sette stelle d'argento. Sette stelle dell'Orsa come sette sorelle. I cani non potranno fucilare le stelle. Sette stelle dell'Orsa come sette sorelle. I cani non potranno fucilare le stelle

20. LA PIANURA DEI SETTE FRATELLI Gang

E terra, e acqua, e vento Non c'era tempo per la paura, Nati sotto la stella, Quella più bella della pianura. Avevano una falce E mani grandi da contadini, E prima di dormire Un padrenostro, come da bambini. Sette figlioli, sette, di pane e miele, a chi li do? Sette come le note, Una canzone gli canterò. E pioggia, e neve e gelo e vola il fuoco insieme al vino, e vanno via i pensieri insieme al fumo su per il camino. Avevano un granaio e il passo a tempo di chi sa ballare, di chi per la vita prende il suo amore, e lo sa portare. Sette fratelli, sette, di pane e miele, a chi li do? Non li darò alla guerra, all'uomo nero non li da-rò. Nuvola, lampo e tuono, non c'e perdono per quella notte che gli squadristi vennero e via li portarono coi calci e le botte. Avevano un saluto e, degli abbracci, quello più forte, avevano lo sguardo, quello di chi va incontro alla sorte. Sette figlioli, sette, sette fratelli, a chi li do? Ci disse la pianura: Questi miei figli mai li scorderò. Sette uomini, sette, sette ferite e sette solchi. Ci disse la pianura: I figli di Alcide non sono mai morti. E in quella pianura Da Valle Re ai Campi Rossi

21. CARA MOGLIE Ivan Della Mea

Cara moglie, stasera ti prego,

dì a mio figlio che vada a dormire,

perchè le cose che io ho da dire non sono

cose che deve sentir.

Proprio stamane là sul lavoro,

con il sorriso del caposezione,

mi è arrivata la liquidazione, m'han licenziato senza pietà.

E la ragione è perchè ho scioperato

per la difesa dei nostri diritti,

per la difesa del mio sindacato, del mio lavoro, della libertà .

Quando la lotta è di tutti per tutti

il tuo padrone, vedrai, cederà ;

se invece vince è perchè i crumiri gli dan la forza che lui non ha.

Questo si è visto davanti ai cancelli:

noi si chiamava i compagni alla lotta,

ecco: il padrone fa un cenno, una mossa,

e un dopo l'altro cominciano a entrar.

Quei poveretti facevano pena

ma dietro loro, la sul portone,

rideva allegro il porco padrone: l'ho maledetto senza pietà .

O cara moglie, prima ho sbagliato,

dì a mio figlio che venga a sentire,

chè ha da capire

che cosa vuol dire

lottare per la libertà

chè ha da capire

che cosa vuol dire

lottare per la libertà

22. VENCEREMOS Canto di Lotta Cileno

Desde el hondo crisol de la patria

se levanta el clamor popular,

ya se anuncia la nueva alborada,

todo Chile comienza a cantar.

Recordando al soldado valiente

cuyo ejemplo lo hiciera inmortal,

enfrentemos primero a la muerte,

traicionar a la patria jamás.

Venceremos, venceremos,

mil cadenas habrá que romper,

venceremos, venceremos,

la miseria sabremos vencer.

Campesinos, soldados, mineros,

la mujer de la patria también,

estudiantes, empleados y obreros,

cumpliremos con nuestro deber.

Sembraremos las tierras de gloria,

socialista será el porvenir,

todos juntos haremos la historia,

a cumplir, a cumplir, a cumplir

23. WE SHALL OVERCOME Canto tradizionale nero-americano

We shall overcome,

We shall overcome,

We shall overcome, some day.

Oh deep in my heart I do believe

We shall overcome, some day.

We shall live in peace…some day.

Oh, deep in my heart, I do believe

We shall overcome, some day.

We shall all be free…some day.

Oh, deep in my heart, I do believe

We shall overcome, some day.

We are not afraid…some day

Oh, deep in my heart, I do believe

We shall overcome, some day.

We shall overcome…some day.

Oh, deep in my heart, I do believe

We shall overcome, some day

24. ORA CHE SALE IL GIORNO Salvatore Quasimodo — Raccolta “Ed è subito sera”

interpretata da Domenico Modugno

Finita è la notte e la luna si scioglie lenta nel sereno, tramonta nei canali.

E’ così vivo settembre in questa terra di pianura, i prati sono verdi

come nelle valli del sud a primavera. Ho lasciato i compagni,

ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura, per restare solo a ricordarti.

Come sei più lontana della luna, ora che sale il giorno

e sulle pietre batte il piede dei cavalli!

“ Dopo un raccolto ne viene un altro,

andiamo avanti!

Alcide Cervi