1 - Assetto insediativo e governo dei processi di sviluppo · Indicatore di pressione (P)...

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MILANO SOSTENIBILE 1 - Assetto insediativo e governo dei processi di sviluppo Responsabile scientifico Alessandro Balducci, DiAP, Politecnico di Milano Gruppo di lavoro Alessandro Balducci, DiAP, Politecnico di Milano Fabio Manfredini, DiAP, Politecnico di Milano Con contributi di Paolo Pileri, DiAP, Politecnico di Milano (Politiche per il contenimento dei consumi dei suoli in Germania: trasferibilità e resistenze; schede Consumi di suolo nell’area milanese; Naturalità e biodiversità eco-paesistica; Agricoltura multifunzionale e ricostruzione dell’agroecosistema) Marta Maggi, DiAP, Politecnico di Milano (Consumi di suolo nell’area milanese; Naturalità e biodiversità eco-paesistica)

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MILANO SOSTENIBILE

1 - Assetto insediativo e governo dei processi di sviluppo

Responsabile scientifico

Alessandro Balducci, DiAP, Politecnico di Milano Gruppo di lavoro

Alessandro Balducci, DiAP, Politecnico di Milano Fabio Manfredini, DiAP, Politecnico di Milano Con contributi di Paolo Pileri, DiAP, Politecnico di Milano (Politiche per il contenimento dei consumi dei suoli in Germania: trasferibilit e resistenze; schede Consumi di suolo nellarea

milanese; Naturalit e biodiversit eco-paesistica; Agricoltura multifunzionale e

ricostruzione dellagroecosistema) Marta Maggi, DiAP, Politecnico di Milano (Consumi di suolo nellarea milanese; Naturalit e biodiversit eco-paesistica)

Indice Rapporto Executive summary

Sintesi

1. La regione urbana milanese: assetto insediativo e governo dei processi di

sviluppo

2. Indicatori di sostenibilit per larea milanese

2.1 Frammentazione urbana. Indicatore di pressione (P) Variazioni demografiche di lungo periodo a Milano (P)

Variazioni nel numero di famiglie di lungo periodo a Milano (P)

Unit locali a Milano (P)

Addetti delle unit locali a Milano (P)

Dinamiche recenti della popolazione (P)

Dinamiche recenti delle famiglie (P)

2.2 Mobilit e territorio nella regione Urbana Milanese. Indicatore di pressione (P) Indici di mobilit per diverse categorie professionali (P)

2.3 Usi e copertura del suolo: la struttura territoriale della regione urbana milanese. Indicatore di stato e pressione (S-P) Principali coperture di suolo dellarea milanese (S)

Superfici impermeabilizzate (P)

Densit abitativa (P)

2.4 Consumi di suolo nellarea milanese. Indicatore di pressione (P) Variazione annua delle coperture di suolo (P)

Transizioni tra le diverse coperture di suolo (P)

2.5 Riqualificazione di aree dismesse. Indicatore di risposta (R) Superficie territoriale dei 30 principali progetti di trasformazione urbana

milanese (R)

Superficie lorda pavimentata dei 30 principali progetti di trasformazione urbana

milanese (R)

Siti contaminati, bonificati e potenzialmente contaminati in Provincia di Milano

(P-R)

Aree bonificate e da bonificare in Provincia di Milano anno 2007 (P-R)

2.6 Naturalit e biodiversit eco-paesistica. Indicatore di stato (S) Indice di biopermeabilit (S)

Patch richness (S)

Dominance (S)

2.7 Agricoltura multifunzionale e ricostruzione dellagroecosistema. Indicatore di stato (S) Numero e variazione decennale aziende agricole in Provincia di Milano(S)

Superficie agricola utilizzata e variazione decennale in Provincia di Milano e nel

Comune di Milano(S)

Densit agroforestale, netta e assoluta, in Provincia di Milano e nel Parco

Agricolo Sud Milano (S)

3. Alcune buone pratiche a/per Milano

4. Obiettivi e azioni per Milano sostenibile

Bibliografia e fonti dati

Executive summary

In the report, we address main demographic, economic and growth processes occurred in the last years in the Milano urban region; these transformations are strictly linked. In fact, the city of Milan has lost one third of its population in the last 30 years; on the contrary, the population has moved until the end of the 80s to the outer part of the Province and later on towards the bordering provinces around Milan. The reasons leading to this process of decentralisation are: on the one hand the strong pressure on urban housing markets, producing a constant rise of urban accommodation costs; on the other hand, the continued expansion of private motor transport which made it relatively easy to reach more and more distant places. Beside the continuous decrease in the population we observe in the same period a continuous increase in the number of families and a corresponding decline in family size leading to an increase of urban fragmentation.

The economic structure has also experienced relevant changes in the last two decades: a decrease of jobs in the manufacturing sector, an increase in the service sector, an increase in the number of firms, a consequent decline in the firm size. This means that Milan has overcome the economic crisis through a structural change and a fragmentation process. A structural change from manufacturing to service sector and a fragmentation of the number of enterprises that had a direct impact not only in the economic environment, but also upon the number of actors who take decisions. These transformations had an impact in the physical form of the urban region and on growth patterns. In the 70s a series of centres can be recognised in a crown configuration at a distance of 15-20 km from Milan. Now we observe a very different situation: a stratum of dense urbanisation has stretched over the ancient framework and other dense urban formations appear with their own physiognomy outside Milan, while the bordering provinces have been incorporated in the strongly urbanised and enlarged urban region. The population that moved out in search of more affordable housing replaced the high urban housing costs with the time and cost of travelling. It is a process that has dragged production, commercial and transport activities along with it, which today is dramatically perceived in the forms of traffic congestion, increased consumption of land and high levels of air pollution. This uncontrolled urban development has caused a decrease in the environmental quality and in the liveability of inhabitants, enterprises, temporary users of the Milano area. To cope with these problems that go far beyond the traditional administrative structure, there is a need for a vision and for new forms of cooperation among metropolitan actors, which are difficult to impose. We will present relevant topics related to recent transformations in the Milano region with reference to existing data sources, among which urban fragmentation, mobility patterns, soil consumption, environmental indicators, urban structure. Finally, four international and local good practices have been selected in order to provide examples of different means to face relevant questions for the development of the contemporary city: the Iba Emscher Park experience: sustainable urban transformation in former industrial areas, German policies for soil consumption containment, urban densification and open spaces preservation in the Flanders and strategies of environmental revitalisation in the Milano region.

Sintesi

Nel report vengono raccontate le principali trasformazioni demografiche, economiche e insediative, avvenute negli ultimi anni nella regione urbana milanese. Negli ultimi trentanni, Milano ha perso quasi un terzo della sua popolazione per lo pi a causa di un progressivo trasferimento di quote consistenti di popolazione dal capoluogo al territorio provinciale e alle province confinanti. Questo processo di forte decentralizzazione stato provocato, da un lato da una costante crescita dei costi per lacquisto di unabitazione nella citt centrale, dallaltro dalla diffusione del trasporto privato che ha reso pi facile raggiungere luoghi sempre pi distanti. Inoltre, accanto a una continua diminuzione nella popolazione residente, si sono osservati un incremento nel numero delle famiglie e una diminuzione della dimensione media dei nuclei familiari. Ci ha contribuito a un fenomeno che definiamo di frammentazione urbana.

Anche la struttura economica ha subito rilevanti cambiamenti negli ultimi due decenni: da un lato sono diminuiti gli addetti nel settore manifatturiero, dallaltro sono aumentati gli addetti nel settore dei servizi, sono aumentate consistentemente il numero di imprese e sono diminuite le dimensioni medie delle imprese. Milano ha dunque superato la crisi economica attraverso un cambiamento strutturale, che consistito nel passaggio da uneconomia industriale aduna basata sul sistema dei servizi, e attraverso un processo di frammentazione che ha avuto un effetto diretto non solo sul sistema economico, ma ha anche prodotto un incremento del numero di decisori che operano scelte di localizzazione, di trasferimento, di movimento nella regione urbana milanese. Queste trasformazioni hanno avuto effetto sulla forma fisica della regione milanese e sugli assetti insediativi. Mentre negli anni 70 potevamo riconoscere una configurazione territoriale costituita da una serie di centri urbani a una distanza di circa 15-20 km da Milano, ora osserviamo una situazione completamente diversa: l'area centrale di Milano non mostra pi soluzione di continuit con molti dei comuni della prima e della seconda cintura e sono riconoscibili altre formazioni urbane con una fisionomia propria mentre le province confinanti sono state incorporate in una regione urbana estesa e fortemente urbanizzata. La popolazione che si ricollocata, alla ricerca di un abitazione pi accessibile, ha sostituito tempo e costo di viaggio ai costi della rendita urbana contribuendo quindi in modo rilevante allespansione dellarea metropolitana, che nel medesimo periodo cresciuta in modo rapido e incontrollato provocando una riduzione della qualit ambientale e delle condizioni di abitabilit degli abitanti e delle imprese insediate. A tale processo si accompagnato il decentramento di numerose attivit produttive e commerciali e laumento della domanda di infrastrutture di mobilit, soprattutto su gomma. Per affrontare tali problemi che superano la tradizionale struttura amministrativa, sono necessarie una visione del futuro della regione milanese e nuove forme di cooperazione tra gli attori metropolitani, che difficile imporre dallalto. Presenteremo inoltre alcuni temi rilevanti che fanno riferimento alle trasformazioni recenti nellarea milanese e con lausilio di dati quantitativi, tra cui la frammentazione urbana, la mobilit, i consumi di suolo, la struttura urbana. Infine, sono state selezionate quattro buone pratiche internazionali e locale con lobiettivo di indicare differenti modalit con cui possibile affrontare alcune questioni

cruciali per lo sviluppo della citt contemporanea: lesperienza dellIba Emscher Park, una trasformazione urbana sostenibile dellesistente, le politiche tedesche per il contenimento dei consumi di suolo, densificazione urbana e mantenimento degli spazi verdi nelle Fiandre, strategie di rinaturalizzazione nella regione milanese.

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1. La regione urbana milanese: assetto insediativo e governo dei processi di sviluppo

Affrontare il tema dellassetto insediativo e del governo dei processi di sviluppo nella regione urbana milanese significa richiamare alcuni fenomeni rilevanti avvenuti negli ultimi trentanni che hanno investito la sfera economica, demografica, sociale, oltre che il sistema insediativo di Milano e dei territori circostanti. Infatti, a partire dalla crisi degli anni 70, la chiusura delle grandi fabbriche, la successiva espansione del settore del terziario urbano, le crescenti tensioni del mercato immobiliare della residenza e la diffusione capillare della motorizzazione privata hanno significativamente contribuito a cambiare il volto della citt.

Tra il 1971 e il 2001 Milano ha perso quasi un terzo della sua popolazione, passando da 1.732.000 a 1.256.000 abitanti, per lo pi a causa di un progressivo trasferimento di quote consistenti di popolazione dal capoluogo al territorio provinciale e alle province confinanti. Nello stesso periodo, il numero di famiglie diminuito di solo il 5% a causa della continua diminuzione del numero medio di componenti per famiglia generando nuove domande abitative come ad esempio per i single o per coppie costituite da un genitore e un figlio adulto e portando alla luce nuovi profili di vulnerabilit sociale (gli anziani soli costituiscono una categoria particolarmente sensibile). In provincia di Milano, quasi il 60% delle famiglie composto da uno o due persone. Negli anni successivi al censimento del 2001, abbiamo assistito a un parziale recupero della dinamica demografica a causa dellincremento del numero di immigrati residenti, che nel 2005 rappresentavano quasi il 7% della popolazione residente (a Milano sono quasi l11%), e che costituiscono il principale elemento di contrasto del processo di invecchiamento degli italiani, in quanto essi si collocano prevalentemente nella fascia di et adulta, lavorativa e fertile e contribuiscono fortemente anche allandamento demografico della popolazione in et infantile.

Le dinamiche demografiche della citt centrale sono dunque in stretta relazione con quelle delle province contermini e definiscono un territorio che va ben oltre quello definito dagli attuali limiti amministrativi. La popolazione che si ricollocata, alla ricerca di un abitazione pi accessibile, ha sostituito tempo e costo di viaggio ai costi della rendita urbana contribuendo in modo rilevante allespansione dellarea metropolitana, che nel medesimo periodo cresciuta in modo rapido e incontrollato. A tale processo si accompagnato il decentramento di numerose attivit produttive e commerciali e laumento della domanda di infrastrutture di mobilit, soprattutto su gomma.

Nella sfera economica, abbiamo assistito a un processo di ristrutturazione produttiva e a una rilevante tendenza alla polverizzazione delle attivit economiche. Nella sola Provincia di Milano, il numero di imprese tra il 1991 e il 2001 aumentato di quasi il 44% mentre il numero di addetti alle unit locali provinciali aumentato del 7,5%. Nello stesso periodo gli addetti nel settore industriale sono diminuiti del 21,5 % mentre gli addetti nel settore terziario sono aumentati di oltre il 37%. Si assistito a un fenomeno di frammentazione delleconomia locale che ha provocato un aumento sensibile del numero di unit locali, prevalentemente di quelle di medie e piccole dimensioni.

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Quanto alla struttura economica, Milano caratterizzata da una forte variet settoriale: un importante nodo della rete globale e dei servizi e delleconomia della conoscenza, ma allo stesso tempo anche piattaforma e snodo della produzione manifatturiera, soprattutto in alcune aree del territorio provinciale. Oltre alla presenza di alcuni settori storicamente leader, come quello delle attivit finanziarie, della comunicazione, della moda e del design, Milano rappresenta uno dei principali poli nazionali per i settori innovativi come lICT, le telecomunicazioni, la chimica, oltre che nel settore emergente della sanit e delle biotecnologie. Per comprendere e interpretare adeguatamente i processi di sviluppo in corso sul territorio milanese, dobbiamo considerare unarea estesa che supera i tradizionali confini amministrativi, e che comprende, oltre alla Provincia di Milano, le Province di Lodi, Pavia, Cremona, Varese, Como, Lecco, Bergamo, Novara in Piemonte e Piacenza in Emilia Romagna: la Regione Urbana Milanese. Infatti a questa scala che si estende il bacino di relazioni urbane relative al lavoro, allabitare, al consumo, al loisir, ai flussi di persone e di merci. La distribuzione di funzioni di livello metropolitano come ad esempio i centri commerciali, i centri direzionali e i nuovi insediamenti produttivi in un territorio allargato propone una geografia e unarticolazione dello sviluppo che supera e mette in discussione la tradizionale struttura amministrativa. Qui inoltre sono collocati il sistema aeroportuale pi importante di Italia e il sistema espositivo, tra i principali dEuropa.

A sua volta, allargando ancora lo sguardo, possiamo riconoscere la Regione Urbana Milanese al centro di una vasta area urbanizzata che si estende tra Torino e Trieste, la Mega City Region padana. Le Mega City Region sono definite da Peter Hall come quelle conurbazioni che comprendono tra 10 e 50 citt relativamente importanti, fisicamente separate ma funzionalmente interconnesse, aggregate attorno a una o pi grandi citt centrali, che traggono una enorme forza economica dalla nuova divisione funzionale del lavoro. Questi luoghi esistono sia come entit separate nelle quali la maggior parte dei residenti lavora localmente e la maggior parte dei lavoratori sono residenti locali, sia come parti di una vasta regione funzionale, connessa da flussi di persone e di informazioni trasportate lungo autostrade, treni ad alta velocit e cavi di telecomunicazione. Sono proprio le Mega City Region quei territori, in grado di competere nellarena globale, che costituiscono il motore dello sviluppo europeo. In Europa si possono definire Mega City Region la regione del sud-est dellInghilterra, la regione urbana multicentrica tra Amsterdam, Rotterdam e Bruxelles, la Ruhr, unarea che comprende il sud della Germania e Zurigo, oltre alla Mega City Region padana che vede al suo centro Milano e la Regione Urbana Milanese. Il capoluogo lombardo si trova dunque al centro di una grande regione urbana, lagglomerato urbano pi ricco dItalia e un territorio chiave allinterno delle principali reti europee. Milano diventata un centro di servizi di grande rilevanza contribuendo in modo consistente alla competitivit nazionale. Il suo successo stato supportato da un mercato del lavoro dinamico e con un buon livello di istruzione, unimprenditoria vivace (quasi un abitante su 10 un imprenditore) e da una rete di piccole e dinamiche imprese manifatturiere e di servizi. La Regione Urbana Milanese rappresenta quindi unarea di quasi 8 milioni di abitanti che negli ultimi anni ha subito una moderata crescita di popolazione residente, in cui la

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consistente perdita di Milano stata compensata da incrementi nelle altre province, a testimonianza delle loro capacit attrattive. Per quando riguarda la struttura economica, si tratta di unarea con oltre tre milioni di addetti e 700.000 unit locali, aumentate in modo consistente negli ultimi 20 anni, soprattutto a Milano ma anche in altri territori, che ha continuato a produrre ricchezza e occupazione, incrementando anche il numero degli addetti, con processi di deindustrializzazione e di intensa terziarizzazione. Dinamiche demografiche di lungo periodo nel Comune di Milano, in Provincia di Milano e nella Regione Urbana Milanese (popolazione residente nel 1951 = 100)

Fonte: elaborazione DiAP, Politecnico di Milano su dati Istat (2006) Dal punto di vista delle dinamiche insediative, possiamo riconoscere tre fenomeni prevalenti: da un lato processi di diffusione urbana dalla citt centrale verso i comuni adiacenti, dallaltro processi di conurbazione e saldatura di centri intermedi che hanno costituito strutture urbane continue, infine, fenomeni di discesa a valle degli insediamenti dei territori pedemontani. Il confronto tra due immagini da satellite riprese rispettivamente nel 1972 e nel 2001 consente di spiegare in modo pi preciso come la citt si estesa nel territorio, in che modo si trasformato il suo assetto insediativo e come questi fenomeni abbiano condotto allemersione di nuove forme urbane.

Nell'immagine del 1972 ancora riconoscibile una struttura urbana compatta che si sviluppata lungo alcune radiali, in particolare verso nord. E riconoscibile una serie di centri di aggregazione di secondo ordine, rispetto a Milano, posti a corona a una distanza di circa 15 km dalla citt centrale come Melegnano, Melzo, Gorgonzola, Monza,

80

90

100

110

120

130

140

150

160

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1951 1961 1971 1981 1991 2001

Provincia di Milano

Comune di Milano

Regione urbana

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Desio e Seregno, Saronno, Magenta. Ben distinti risultano i capoluoghi delle province confinanti: Bergamo, Pavia, Piacenza e, a nord, Como, Lecco e Varese. Assetto insediativo della regione urbana milanese nel 1972 (sopra) e nel 2001 (sotto)

Fonte: elaborazione DiAP, Politecnico di Milano su immagini Global Land Cover Facility (2005)

La ripresa del 2001 ci restituisce una situazione molto diversa: l'area centrale di Milano non mostra pi soluzione di continuit con molti dei comuni della prima e seconda cintura e costituisce con essi un'unica densa formazione urbana che supera e rende del tutto insignificanti i confini amministrativi; in altre parole, i fenomeni di crescita

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insediativa, incontrollati, attraversano i confini comunali generando nuove formazioni urbane contigue che per continuano a intrattenere relazioni con il capoluogo lombardo.

cos, in modo molto evidente, per la conurbazione del Sempione (Legnano, Busto e Gallarate), un asse fortemente urbanizzato attorno al quale si dispongono una serie di centri a corona; per l'asta del Saronnese, che si sviluppa come una citt lineare lungo la SS 223 fino a Varese, per la "foglia" della Brianza, una conurbazione densa, da molto tempo contraddistinta da traiettorie di sviluppo caratterizzate da una certa indipendenza da Milano e per la nuova area sviluppatasi sulla direttrice del Vimercatese, una densa nebulosa urbanizzata che giunge da Vimercate fino a Lecco e che, a partire dagli anni 80, ha mostrato grande dinamicit.

Quest'ultima formazione presenta molte zone di contatto con altre due aree conurbate e riconoscibili pi a est, quella di Bergamo e quella di Treviglio. Scendendo verso sud, le aggregazioni appaiono meno dense, ma non per questo meno riconoscibili; si possono osservare sistemi urbani in formazione lungo la Paullese; tra Crema e Lodi, due aree che hanno conosciuto unaccelerazione dello sviluppo proprio nellultimo decennio; tra Piacenza Codogno e Casalpusterlengo; intorno a Pavia e, risalendo verso ovest, tra Abbiategrasso e Magenta. Oltre il fiume Ticino possibile individuare altre aggregazioni in corrispondenza di Vigevano e Novara.

Il territorio milanese emerge quindi come un insieme complesso di formazioni urbane, dotate di fisionomia propria, di centralit e di principi insediativi propri, interconnessi tra di loro e con forti relazioni con la citt centrale, che mantiene una serie di funzioni di eccellenza ma che, allo stesso tempo trae le sue energie, in termini di capacit produttiva, di massa di popolazione, di forze di lavoro, da tutte le sue parti. Questi contesti territoriali, autonomi ma integrati tra loro e con Milano, con cui intrattengono significative relazioni, si configurano a tutti gli effetti come vere e proprie citt, superando quindi la tradizionale distinzione tra centro e periferia, in quanto posseggono funzioni urbane, offrono servizi e posti di lavoro, attraggono popolazioni non marginali, esprimono progettualit locali significative, domandano azioni e politiche per affrontare le criticit derivanti dai processi di sviluppo in corso. Il riconoscimento di tali differenziazioni nelle forme fisiche del territorio, nelle traiettorie locali di sviluppo in corso, nelle forme dellorganizzazione sociale, nelle forme di cooperazione istituzionale attivate ha consentito di pensare alla regione urbana milanese come ad una citt di citt (Progetto strategico citt di citt - DiAP, Provincia di Milano, 2006) proprio per sottolineare la natura plurale di un territorio costituito da diversi ambienti insediativi e di vita, ognuno dei quali pu essere considerato a pieno titolo come una citt. Citt di Citt vuole costituire una visione dellarea milanese che vada oltre i confini tradizionali amministrativi delle politiche e che proponga la necessit di riconsiderare le azioni e le politiche locali in un ottica di collaborazione tra istituzioni per affrontare in modo efficace le sfide che si pongono alle politiche pubbliche.

Nella regione milanese sono distinte tre famiglie di citt, chiamate 3+7+1 citt: - la prima famiglia rappresentata dalle tre citt che compongono il mosaico unitario

del nuovo territorio della Provincia di Monza e Brianza (Vimercatese, Monza e Brianza collinare, Brianza Occidentale);

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- la seconda identificata dalle sette citt che strutturano il territorio della futura nuova Provincia di Milano (sud-ovest, Magentino e Abbiatense, Alto Milanese, nord-ovest, nord Milano, sud-est, Adda Martesana);

- la terza composta dal cuore urbano e in larga parte coincidente con il Comune capoluogo (Milano).

Il territorio milanese, a fronte, come abbiamo visto, di un elevato livello di competitivit economica, presenta diverse criticit ed caratterizzato da una scarsa qualit urbana e ambientale, da fenomeni di polarizzazione e frammentazione sociale crescenti che possono incidere negativamente sulle prospettive di sviluppo, anche economico, dellarea, sulla sua attrattivit e sulla qualit della vita dei suoi abitanti. In primo luogo, la crescita insediativa non controllata ha generato un consumo di suolo e un impoverimento ecologico del territorio superiore a quello delle principali citt europee. Secondo una ricerca dellAgenzia Ambientale Europea, tra il 1955 e il 1997, a causa dellespansione dellurbanizzato, sarebbe andato perduto il 37% dei suoli agricoli e non edificati. Dati pi recenti mostrano che il fenomeno non sta rallentando. La difficolt di accedere a unabitazione a costi accessibili nel capoluogo e nei comuni consolidati genera spinte e pressioni insediative sui nuovi territori non edificati. Questo intenso sviluppo non governato ha generato una progressiva disarticolazione tra luogo di residenza e luogo di lavoro che si concretizza, tra le altre cose, in un allungamento dei tempi medi di viaggio, in un maggiore utilizzo del mezzo privato, con conseguenze sul livello di congestione stradale e sullinquinamento atmosferico. Il progetto strategico Citt di Citt riconosce queste criticit e si propone, come primo obiettivo per il futuro della regione urbana milanese, il miglioramento dell'abitabilit, un concetto che fa riferimento a tutti quegli aspetti che incidono sulla qualit della vita e dell'ambiente non solo dei cittadini residenti, ma anche degli abitanti temporanei, degli operatori economici e delle imprese nuove o gi presenti nelle loro relazioni con i luoghi. In questo senso, l'abitabilit si pone come fattore strutturale della competitivit territoriale dellarea milanese, perch costituisce un elemento necessario per attrarre talenti, attivit, competenze, investimenti che sempre di pi richiedono, oltre ad un ambiente economico vitale, una qualit urbana soddisfacente. Milano risulta condizionata negativamente proprio da fattori che non riguardano direttamente le sue potenzialit economiche bens dalla sue performance ambientali. Il tema del consumo di suolo, la scarsa qualit delle acque superficiali, linquinamento atmosferico ma anche il problema abitativo, conseguente alle domande emergenti dai processi demografici e dalle condizioni di un mercato che esclude di fatto una fascia consistente di popolazione dallaccesso ad una casa, il tema della mobilit come elemento in grado di condizionare la qualit della vita di centinaia di migliaia di persone che si muovono quotidianamente, la sicurezza urbana, i conflitti nelluso degli spazi pubblici tra residenti e abitanti temporanei, la crisi del welfare locale, il tema del ruolo e delluso degli spazi aperti, la necessit di progettare spazi della produzione, del consumo, del lavoro di qualit sono alcuni tra i principali problemi di governo del territorio nellarea milanese.

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Le sei declinazioni dellabitabilit

Le sei declinazioni

dellabitabilit

Descrizione

Abitare Si pu abitare stabilmente o temporaneamente, trovare, cambiare, trasformare casa, creare condizioni di ospitalit, stare in casa e stare fuori, da soli e insieme, tra diversi o tra simili.

Muoversi e respirare Liberamente e in una molteplicit di modi, direzioni e orari, di trovare confort nei luoghi dellattesa e del movimento; di respirare meglio e vivere in un ambiente meno insalubre e meno inquinato.

Condividere spazi Condividere spazi di connessione, trovar spazi di silenzio e di rallentamento; moltiplicare i luoghi di incontro, ricreare condizioni diffuse di naturalit e di verde urbano.

Fare e fruire cultura Promuovere attivit culturali in una pluralit di poli, moltiplicare lofferta formativa, favorire percorsi formativi e pratiche artistiche, offrire la possibilit di divertirsi e di utilizzare in molti modi diversi il tempo libero.

Promuovere un nuovo

welfare locale

Valorizzare le pratiche solidali e lazione volontaria, favorire lassunzione dimpegni c ivic i, mettere in rete e rafforzare laccessibilit ai servizi sociali.

Lavorare innovare e

fare impresa

Costruire societ e territorio, promuovere nuove forme di radicamento delle imprese, facilitare le connessioni con le reti globali .

Fonte: DiAP, Provincia di Milano (2007)

I comuni, negli anni passati, non sono stati in grado di governare in modo efficace questi processi complessi che vanno oltre i confini amministrativi tradizionali e che richiedono nuove forme di cooperazione e di coordinamento tra i comuni. Vanno dunque favoriti processi efficaci di governo metropolitano, promuovendo l'integrazione di reti, di politiche e di network di governance esistenti attraverso la costruzione di una nuova visione in grado di orientare positivamente le scelte e le azioni che gli attori istituzionali, economici e sociali dovranno intraprendere nei prossimi anni, una visione basata sul riconoscimento delle specificit dei territori e sul miglioramento dellabitabilit come prospettiva strategica per lo sviluppo dellarea milanese, dei suoi residenti, degli abitanti temporanei che la frequentano e delle imprese insediate.

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2. Indicatori di sostenibilit per larea milanese

2.1 Frammentazione urbana. Indicatore di pressione (P)

Indicatori specifici:

Variazioni demografiche di lungo periodo a Milano (P) Variazioni nel numero di famiglie di lungo periodo a Milano (P) Unit locali a Milano (P) Addetti delle unit locali a Milano (P) Dinamiche recenti della popolazione (P) Dinamiche recenti delle famiglie (P)

Con indicatori di frammentazione urbana si intendono una serie di dati che restituiscono lo stato e le dinamiche recenti di alcuni processi demografici ed economici che hanno contribuito, negli anni recenti, a far aumentare il livello di frammentazione urbana. Tali fenomeni hanno provocato consistenti trasformazioni negli assetti insediativi, nei modi duso del territorio, nelle forme e nelle pratiche di mobilit e generano nuove domande di politiche urbane. Costituiscono quindi un quadro di riferimento essenziale per descrivere e interpretare le trasformazioni territoriali recenti sia riguardanti il sistema insediativo in senso stretto, sia la struttura delleconomia locale, sia lequilibrio demografico. Variazioni demografiche di lungo periodo a Milano

1971 1981 1991 2001 Variazione 1971/2001

Variazione 1991/2001

Provincia di Milano 3.727.841 3.839.006 3.738.685 3.707.210 -1% -1%

Comune di Milano 1.732.000 1.604.773 1.369.295 1.256.211 -27% -8%

Provincia di Milano (escludendo Milano)

1.995.841 2.234.233 2.369.390 2.450.999 23% 3%

Fonte: elaborazione DiAP, Politecnico di Milano su dati Istat (2007)

Variazioni nel numero di famiglie di lungo periodo a Milano

1971 1981 1991 2001 Variazione 1971/2001

Variazione 1991/2001

Provincia di Milano 1.226.027 1.364.364 1.423.856 154.5503 26% 9%

Comune di Milano 618.532 625.445 58.3913 588.197 -5% 1% Provincia di Milano (escludendo Milano)

607.495 73.8919 83.9943 957.306 58% 14%

Fonte: elaborazione DiAP, Politecnico di Milano su dati Istat (2007)

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Le dinamiche demografiche dei residenti e delle famiglie hanno un andamento non coincidente: a Milano, ad esempio, le famiglie sono diminuite molto meno della popolazione residente cio, a fronte di una diminuzione del 27% della popolazione residente, le famiglie sono diminuite solo del 5% in conseguenza di trasformazioni consistenti nella struttura familiare. Infatti, nello stesso periodo la dimensione media dei nuclei familiari a Miliano diminuita da 2,76 a 2,11 (in Provincia da 3,01 a 2,38). Ovviamente ci ha comportato, da un lato un abbandono di quote consistenti di popolazione dalla citt centrale, dallaltro nuove domande abitative.

Un analogo processo di frammentazione ha investito la sfera economica. Infatti, nel decennio 1991-2001 il numero di addetti cresciuto in modo molto meno intenso che il numero delle unit locali. Ad esempio, nel Comune di Milano, le unit sono aumentate di oltre il 50% mentre, nello stesso periodo, gli addetti sono cresciuti del 7% ma lo stesso tipo di fenomeno osservabile, seppure con minore intensit anche nella Provincia di Milano e nelle altre province lombarde. Il passaggio da uneconomia tipicamente industriale a una prevalentemente basata sui servizi si accompagnato a una diminuzione drastica della dimensione media delle unit locali che passata, in Provincia di Milano, da quasi 12 addetti/unit locale nel settore industriale e da 5,3 addetti/unit locale a 4,23 nei servizi con conseguenze importanti sugli assetti insediativi e sul sistema della mobilit pendolare. Unit locali a Milano

Unit locali

1981

Unit locali

1991

Unit locali

2001 Variazione 1981/2001

Variazione 1991/2001

Provincia di Milano 215.677 250.320 356.801 65% 43%

Comune di Milano 105.029 108.722 165.633 58% 52% Provincia di Milano (escludendo Milano) 110.648 141.598 191.168 73% 35%

Fonte: elaborazione DiAP, Politecnico di Milano su dati Istat (2007)

Addetti alle unit locali a Milano

Addetti

1981

Addetti

1991

Addetti

2001 Variazione 1981/2001

Variazione 1991/2001

Provincia di Milano 1467808 1461364 1570294 7% 7%

Comune di Milano 727038 647847 687632 -5% 6% Provincia di Milano (escludendo Milano) 607495 738919 839943 38% 14%

Fonte: elaborazione DiAP, Politecnico di Milano su dati Istat (2007)

infine da evidenziare la straordinaria diffusione delle unit locali composte da una o due persone.

Entrambi i processi indicati, che hanno investito famiglie e imprese, possono anche essere interpretati come segnali di una polverizzazione delle unit decisionali, cio dei soggetti che compiono scelte di localizzazione, di insediamento, di movimento nella

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regione urbana milanese. Tale fenomeno di frammentazione dei decisori investe direttamente gli attori pubblici domandando loro politiche e interventi adeguati alle mutate condizioni socio-economiche e demografiche.

Dati pi recenti sulle dinamiche della popolazione e delle famiglie mostrano che il processo di frammentazione demografica ancora in corso. Infatti, le famiglie aumentano a una velocit doppia rispetto alla popolazione residente. Ad esempio nel Comune di Milano, che mostra una timida ripresa demografica dopo il crollo degli anni passati, la popolazione residente aumenta tra il 2003 e il 2007 del 2,2 %, a fronte di un aumento, nel numero di famiglie, nello stesso periodo, del 4,3%. Le medesime dinamiche su residenti e famiglie, lette alla scala provinciale hanno unintensit quasi doppia rispetto a quanto accade a Milano a testimonianza dellalto livello di attrattivit che riescono a esprimere i comuni provinciali rispetto ai nuovi residenti. Dinamiche recenti della popolazione

2003 2004 2005 2006 2007

Variazione

2003/2007

Provincia di Milano 3.775.765 3.839.216 3.869.037 3.884.481 3.906.726 3,5%

Comune di Milano 1.271.898 1.299.439 1.308.735 1.303.437 1.299.633 2,2%

Provincia di Milano (escludendo Milano) 2.503.867 2.539.777 2.560.302 2.581.044 2.607.093 4,1%

Fonte: elaborazione DiAP, Politecnico di Milano su dati Istat (2008)

Dinamiche recenti delle famiglie

2003 2004 2005 2006 2007 Variazione

2003/2007

Provincia di Milano 1.639.778 1.690.327 1.714.837 1.734.421 1.749.017 6,7%

Comune di Milano 640.665 667.114 676.291 675.764 668.158 4,3%

Provincia di Milano (escludendo Milano) 999.113 1.023.213 1.038.546 1.058.657 1.080.859 8,2%

Fonte: elaborazione DiAP, Politecnico di Milano su dati Istat (2008)

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2.2 Mobilit e territorio nella Regione Urbana Milanese. Indicatore di pressione (P)

Indicatori specifici:

Indici di mobilit per diverse categorie professionali (P) La mobilit una chiave interpretativa importante per comprendere e descrivere le trasformazioni territoriali recenti perch allo stesso tempo causa e conseguenza dei cambiamenti nellorganizzazione della vita quotidiana. Laspetto pi saliente della trasformazione delle pratiche della mobilit lincremento negli ultimi anni della mobilit non sistematica, in particolare in ambito urbano, secondo quanto emerge da una consistente indagine campionaria svolta dalla Regione Lombardia basata su interviste telefoniche ad oltre 580.000 residenti (OD Lombardia, 2002).

Gli spostamenti per motivi di lavoro e studio, tradizionalmente censiti dallIstat nellambito del Censimento della Popolazione e delle Abitazioni a cadenza decennale, in Lombardia rappresentano infatti circa il 29% (escludendo i ritorni a casa) della totalit degli spostamenti censiti, che sono prevalentemente di natura non sistematica, cio non avvengono con regolarit o avvengono secondo modalit non riconducibili al modello origine/destinazione, tipico di unorganizzazione del lavoro basata su una chiara distinzione tra luogo di lavoro e luogo di residenza, oggi pi sfumata e incerta in virt delle trasformazioni recenti nel mondo del lavoro come la diffusione di nuove tipologie di lavoratori, soprattutto nel settore dei servizi (lavoratori flessibili, part-time), e la conseguente diversificazione dei tempi di lavoro che supera la scansione tipica del lavoro dipendente. La mobilit quotidiana appare dunque sempre pi segmentata, cio si realizza attraverso sequenze di spostamenti, anche minuti, per i pi diversi motivi. Il numero, la densit e lintensit degli spostamenti nelle citt e tra le citt sono sempre pi determinati da esigenze legate al consumo, alla prestazione di servizi, allorganizzazione della vita quotidiana e dalle caratteristiche di chi si muove. Infatti la propensione alla mobilit, misurata in numero di spostamenti al giorno varia a seconda della categoria professionale. In particolare, imprenditori, artigiani, lavoratori autonomi risultano le professioni pi mobili, caratterizzate anche dai pi alti tempi di spostamento, ma anche le casalinghe e le categorie pi direttamente assimilabili al mondo del lavoro dipendente (operai, impiegati) presentano indici di mobilit superiori alla media, a testimonianza di unorganizzazione e di una gestione della mobilit quotidiana che si resa sempre pi complessa e disarticolata. In particolare, a ogni spostamento, possono corrispondere una o pi attivit svolte, aventi durata e orari di svolgimento specifici, come, ad esempio, andare a prendere i figli, effettuare una commissione, fare la spesa, tornare a casa, etc. Tale concatenazione di singoli movimenti proprio una delle caratteristiche della mobilit quotidiana nelle aree urbane dense dove sono concentrati servizi e attivit, nonch una pluralit di luoghi fisici, con significati specifici per chi si muove. La distribuzione territoriale degli attrattori di mobilit, non solo concentrati nella citt centrale, sta configurando inoltre un nuovo territorio del movimento caratterizzato da una molteplicit di poli dotati di una buona autonomia nellofferta di posti di lavoro e di

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servizi soprattutto nella porzione nord della provincia di Milano; i comuni del sud Milano sono pi dipendenti dal capoluogo e presentano flussi intercomunali poco significativi. Indici di mobilit per diverse categorie professionali.

Categoria professionale Numero di spostamenti /

giorno

Tempo medio per

spostamenti (minuti)

Disoccupati 2,60 78,82

Casalinghe 2,72 56,84

Pensionati 2,37 63,39

Studenti 2,50 79,72

Dirigenti / Funzionari 2,62 101,88

Impiegati / Insegnanti / Tecnici 2,73 80,33

Operai e figure assimilate 2,73 61,60

Artigiani, negozianti, esercenti 2,94 72,01

Imprenditori / agricoltori 2,93 83,81

Lavoratori autonomi 2,86 94,57

Media regionale 2,65 72

Fonte: Indagine OD 2002 Regione Lombardia (dati riferiti alla regione Lombardia) (2003)

Se si approfondisce il tema dei flussi attratti da Milano, si osserva che larea di influenza, cio quella che include i comuni che generano quotidianamente movimenti di pendolari per motivi di lavoro superiori a 100 unit, ha una dimensione di molto superiore a quella della Provincia di Milano. Tutti i capoluoghi regionali intrattengono significative relazioni di mobilit con Milano, anche, alcune importanti citt delle regioni confinanti come Novara e Piacenza. Particolarmente significativa lintensit dei flussi verso Milano per i comuni ad alta accessibilit ferroviaria. Da questi comuni, vi una significativa quota di uso del treno, per lo svolgimento degli spostamenti quotidiani. Infine, importante sottolineare la costellazione di piccoli comuni, nelle aree agricole meno dense del sud Milano, che presentano singolarmente flussi non particolarmente consistenti verso il capoluogo (generalmente inferiori alle 200 unit) ma che costituiscono un sistema di comuni, con un profilo prevalentemente residenziale, che genera complessivamente quote consistenti di mobilit verso Milano, basate in modo quasi esclusivo sulluso di mezzi di trasporto privato su gomma. Si tratta peraltro proprio dei comuni che recentemente hanno subito gli incrementi demografici pi significativi e dove si stanno trasferendo quote di popolazione provenienti da Milano e dai comuni della prima cintura urbana e che sono oggetto di dinamiche insediative particolarmente intense.

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2.3 Usi e copertura del suolo: la struttura territoriale della Regione Urbana

Milanese. Indicatore di stato e di pressione (S-P)

Indicatori specifici:

Principali coperture di suolo dellarea milanese (S) Superfici impermeabilizzate (P) Densit abitativa (P)

La cartografia di uso/copertura del suolo e le statistiche da essa derivate costituiscono un elemento importante per riconoscere i caratteri principali di un territorio, quali sono le coperture prevalenti, dove esse si collocano; viene anche utilizzata per classificare e per definire i paesaggi integrando le informazioni sugli usi del suolo con dati di carattere morfologico-strutturale o di qualit ambientale.

Come visto in precedenza, dal punto di vista insediativo, il territorio milanese presenta situazioni alquanto diversificate. A fronte di un livello di urbanizzazione particolarmente intenso nella citt centrale, lungo le principali arterie stradali, nella porzione nord della provincia, permangono porzioni consistenti di territorio, soprattutto nel sud milano, nellarea occupata dal Parco Agricolo Sud Milano, dove lurbanizzazione poco densa, dove i caratteri del paesaggio agrario tradizionali costituiti da una fitta maglia agricola, attraversata da una ricca rete di corsi dacqua naturali, di canali artificiali e dalla rete stradale agricola, sono in parte mantenuti, nonostante una diminuzione della qualit ambientale dellagroecosistema avvenuta negli ultimi decenni (basti pensare alla scarsa dotazione di siepi e filari delle aree agricole). Inoltre, questi territori stanno subendo negli ultimi anni una pressione insediativa elevata proprio per le medesime caratteristiche che costituiscono un elemento di interesse per alcune fasce di popolazione in uscita da Milano e dai comuni adiacenti, alla ricerca di abitazioni a prezzi accessibili, vicino alla citt ma senza gli aspetti pi deteriori di essa (inquinamento, traffico).

Si presentano quindi le statistiche relative alle coperture del suolo riferite alla Provincia di Milano e al Comune di Milano per evidenziare alcuni caratteri salienti della struttura dellarea milanese. Il primo elemento da evidenziare la quota di aree artificiali che a Milano supera il 75%, percentuale che la pone tra le aree urbane pi densamente urbanizzate dEuropa. In Provincia il valore circa la met mentre il valore medio della nuova Provincia di Monza e Brianza supera il 50%. Le superfici agricole sono percentualmente significative in Provincia di Milano anche se il dato andrebbe analizzato nella sua distribuzione territoriale. I boschi e le aree seminaturali sono pressoch assenti a Milano ma in generale, in tutto il territorio provinciale, sono rari e si concentrano specialmente nel parco del Ticino e dellAdda Nord.

Limpermeabilizzazione dei suoli, conseguente allurbanizzazione, alla realizzazione e potenziamento delle infrastrutture di trasporto, comporta la distruzione o lalterazione irreversibile dei suoli impedendo gli scambi gassosi o alterando la capacit di ritenzione idrica e pu contribuire al dissesto idrogeologico, aumentando il deflusso idrico o riducendo la capacit di regolazione chimica e biologica dei suoli. Il fenomeno appare particolarmente accentuato nelle aree metropolitane del milanese.

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Principali coperture del suolo dellarea milanese Superficie

(km2)

Aree

artificiali

Aree

agricole

Aree boschive e

seminaturali

Aree

umide

Corpi

idrici

Provincia di Milano 1984,3 39,9% 52,3% 6,6% 0% 1,2%

Comune di Milano 182,07 75,2% 22,2% 1,8% 0,0% 0,8%

Fonte: Rapporto sullo stato dellambiente in Lombardia 2007, ARPA Lombardia (2008)

Superficie impermeabilizzata nellarea milanese Superficie

(km2)

Superficie

impermeabilizzata (%)

Provincia di Milano 1984,3 34,8%

Comune di Milano 182,07 63,2%

Fonte: Rapporto sullo stato dellambiente in Lombardia 2007, ARPA Lombardia (2008)

Tale situazione corrisponde alla condizione attuale, che evidenzia come alcuni processi in corso possano compromettere in modo definitivo la risorsa suolo. Il governo dei processi insediativi e la costruzione di politiche per il contenimento dei consumi di suolo appaiono dunque quanto mai centrali, in un contesto caratterizzato da tali livelli di urbanizzazione, di impermeabilizzazione dei suoli e di scarsa qualit ambientale.

La densit di popolazione espressa dividendo la popolazione residente per la superficie territoriale di riferimento costituisce un classico indicatore della struttura urbana in grado di restituire, nella sua distribuzione spaziale, il grado di concentrazione della popolazione residente sul territorio. La lettura dei dati presenta una situazione caratterizzata da una densit decrescente allontanandosi dalla citt centrale nei comuni di prima, seconda e terza fascia ma che presenta valori particolarmente elevati, superiori alla media provinciale e ai valori assunti da tutte le altre province lombarde (a Varese la densit pari a 713,6 ab/km2, a Como pari a 444,4 km2). Lo sviluppo insediativo, anche letto attraverso un indicatore di densit demografica, ha dunque determinato livelli di densit elevati in modo generalizzato, anche lontano dal capoluogo; tale informazione potrebbe anche essere correlata con le tipologie edilizie prevalenti (diffusione di edifici mono-bifamiliari, di edifici multipiano, etc.). Densit di popolazione a Milano, nei comuni di prima, di seconda e di terza fascia e in provincia di Milano

Numero

comuni

Superficie

(km2)

Popolazione residente (2006)

Densit

ab/km2

Comune di Milano 1 182,07 1.308.735 7188,09

Comuni della prima fascia 24 406,49 1.918.772 4720,34

Comune della seconda fascia 48 742,13 2.505.606 3376,24

Comune della terza fascia 85 1089,08 2.924.282 2685,09

Provincia di Milano 189 1.984,3 3.884.481 1.956,08

Fonte: elaborazione DiAP su dati Istat (2008)

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2.4 Consumi di suolo nellarea milanese. Indicatore di pressione (P)

Indicatori specifici:

Variazione annua delle coperture di suolo (P) Transizioni tra le diverse coperture di suolo (P)

Il consumo di suolo pu essere considerato come il prodotto della trasformazione di aree non urbanizzate in aree urbanizzate. Il termine consumo identifica qui il passaggio del suolo dalla sua configurazione di spazio libero e in grado di esercitare le funzioni ambientali che gli sono proprie, a spazio occupato dalle costruzioni e dalle infrastrutture e quindi di spazio dove sono ridotte, se non annullate, le funzioni ambientali iniziali. Ad esempio, un suolo libero ha una certa permeabilit iniziale che, una volta urbanizzato, si riduce fino ad annullarsi (questo caso noto allestero come soil sealing o sigillatura). Vengono quindi meno le funzioni ambientali iniziali: produzione di cibo, impianto e vita vegetale, habitat, infiltrazione, sequestro di CO2, etc. Le trasformazioni dei suoli possono essere di due tipi: - irreversibili e permanenti, ed il caso, ad esempio, di aree naturali e/o agricole che

vengono trasformate in aree urbanizzate; - reversibili e temporanee, ed il caso, ad esempio, di aree naturali che si trasformano

in aree agricole e che, nel tempo, potrebbero tornare ad essere naturali.

Alla continua urbanizzazione di aree libere (greenfields) corrisponde quindi la definitiva diminuzione dei suoli naturali e agricoli con la conseguente compromissione della qualit ambientale, paesistica e naturale del territorio. I consumi di suolo rappresentano leffetto ambientale forse pi problematico, e comunque iniziale, dello sviluppo urbano. Per questo, una serie di strategie possono essere messe a punto per contenere i consumi di suolo e molti stati europei stanno correndo ai ripari limitando le nuove urbanizzazioni. LAgenzia Ambientale Europea sta dando forte risalto a tale tematica (EEA, 2006) e una direttiva europea sulla protezione del suolo in preparazione (COM (2006) 232). In tutti i casi le strategie devono poggiare sulla conoscenza dei consumi di suolo, utilizzando metodiche e indicatori comuni e testati. Le trasformazioni del territorio sono registrate nelle carte di uso e copertura del suolo. La disponibilit di carte di questo tipo su soglie temporali differenti consente di valutare due aspetti fondamentali:

1. lintensit delle variazioni da una copertura/uso ad unaltra copertura/uso; 2. la distinzione tra i responsabili delle variazioni duso del suolo (driver:

urbanizzazione, agricoltura, etc.)

Il calcolo dei consumi di suolo deve avvenire pertanto con una metodologia in grado sia di quantificare e sia di tracciare quali coperture del suolo sono trasformate e per causa di chi. La metodologia utilizzata per ci quella relativa alla matrice di transizione (EEA, 2006).

Nel caso dellarea milanese, il DiAP ha condotto una serie di studi e ricerche a partire da due carte di copertura del suolo, in formato raster, relative agli anni 1999 e 2004 a loro volta predisposte e messe a disposizione da ARPA Lombardia. Queste carte di copertura

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del suolo, sulle quali il DiAP ha condotto una serie di elaborazioni, derivano da immagini satellitari Landsat-TM (Thematic Mapper) e hanno una risoluzione spaziale di 30x30 m. Lindicatore variazione annua registra le superfici di una determinata copertura del suolo che sono aumentate (+) o diminuite (-) in un anno di osservazione. Variazione annua 19992004 delle coperture di suolo

(ha/anno) Variazione annua nel quinquennio 1999-2004

Urbanizzato Agricolo

Prati e

praterie

Vegetazione

naturale Boschi

Comune di Milano + 60,9 -47,8 -4,8 -6,0 -12,4

Provincia di Milano + 690,9 -578,6 -48,2 -66,5 -72,5

Il bilancio non in pareggio in quanto qui non riportata la classe aree idriche e umide

Fonte: elaborazioni DiAP su dati ARPA Lombardia (2008)

Attraverso lapplicazione della matrice di transizione possibile tracciare le trasformazioni di suoli dal loro stato agricolo o naturale verso quello urbanizzato. Transizioni tra le diverse coperture di suolo Periodo

1999-2004 Da agricolo a urbanizzato

Da coperture naturali

(prati, vegetazione e

boschi) a urbanizzato

Da coperture naturali

(prati, vegetazione e

boschi) a agricolo

ha

% rispetto

allo stock

agricolo del

1999

ha

% rispetto

allo stock di

coperture

naturali del

1999

ha

% rispetto

allo stock di

coperture

naturali del

1999

Comune di

Milano -225,6 -5.5% -89,4 -16,6% -20,6 -3,8%

Provincia di

Milano -11.159,93 -3.54% -881,82 16,51% -711,64 4,44%

Il bilancio non in pareggio in quanto qui non riportata la classe aree idriche e umide

Fonte: elaborazioni DiAP su dati ARPA Lombardia (2008)

I risultati prodotti sono sintomatici di un consumo di suolo generalmente elevato sia nel territorio del Comune di Milano sia in quello provinciale. Le aree trasformate non sono state solo quelle agricole, ma anche quelle naturali, ovvero quelle pi capaci di contribuire alla biodiversit o alla biopermeabilit. Nel caso di Milano, ad esempio, il 16,6% del patrimonio naturale stato definitivamente consumato nellarco di 5 anni, mentre un altro 3,8% stato consumato dalle attivit agricole. Gli indicatori di variazione e quelli provenienti dalla matrice di transizione colgono bene la dinamicit dei consumi di suolo e possono georiferirli consentendo cos di supportare al meglio la generazione di politiche pi efficaci di contenimento dei consumi di suolo.

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2.5 Riqualificazione di aree dismesse. Indicatore di risposta (R)

Indicatori specifici:

Superficie territoriale dei 30 principali progetti di trasformazione urbana milanese (R) Superficie lorda pavimentata dei 30 principali progetti di trasformazione urbana

milanese (R) Siti contaminati, bonificati e potenzialmente contaminati in Provincia di Milano (P-R) Aree bonificate e da bonificare (P-R)

Nel corso degli ultimi trentanni, la struttura produttiva dellarea milanese notevolmente cambiata. Gli intensi processi di deindustrializzazione avvenuti hanno lasciato sul territorio una quantit consistente di aree dismesse, non pi utilizzate a fini produttivi, pezzi di citt sui quali dagli anni 90 in poi, sono stati avviati importanti processi di riqualificazione e di rifunzionalizzazione. Una ricerca (Milano Oltre Milano, 2007) sui trenta principali progetti di trasformazione urbana avviati a Milano ha consentito di verificare le caratteristiche, le dimensioni, le funzioni insediate, oltre che a valutarne la qualit in termini di benefici pubblici. I trenta progetti, prevalentemente localizzati nel Comune di Milano coinvolgono unarea complessiva di oltre 10 milioni di m2 di superficie territoriale e 6,2 milioni di m2di Superficie Lorda Pavimentata (Slp). Si va dalla nuova fiera di Rho-Pero (nellex raffineria Agip), al quartiere Rubattino nellex-Maserati, a poli sanitari privati come IEO e Humanitas, al Politecnico alla Bovisa, a rigenerazioni centrali come il progetto Citylife nellarea della Fiera di Milano. I sei progetti pi grandi (Santa Giulia, Bicocca, Maserati, Quartiere Adriano a Milano, Nuovo Polo Fieristico, Falck) occupano la met della superficie complessiva. I progetti di trasformazione urbana provocano il cambiamento di parti intere di citt grazie allo strumento della variante al piano regolatore esistente (90% dei casi), cio attraverso una progettualit urbanistica puntuale, in assenza di un disegno complessivo alla scala urbana che per determina un nuovo assetto territoriale intervenendo sulla distribuzione di residenti e di occupati nella regione urbana milanese (circa 50.000 nuovi residenti e oltre 75.000 nuovi addetti). Per questo motivo, la coerenza tra progetti urbanistici e mobilit costituisce un elemento centrale in un territorio caratterizzato da livelli di accessibilit alle reti di trasporto differenti e una diversa capacit di assorbire nuove domande di mobilit. In generale, le trasformazioni urbane, tendono a non considerare le condizioni di accessibilit territoriali ma piuttosto sono determinate dalle dinamiche del mercato immobiliare e dalle domande di funzioni prevalenti. Inoltre, spesso sono indifferenti alle condizioni del contesto dei quartieri in cui si trovano e si caratterizzano come recinti chiusi.

A Milano, la residenza e il terziario rappresentano circa il 60% delle nuove funzioni mentre nei comuni esterni, esse rappresentano meno del 40% aumentando il peso delle funzioni commerciali e sostituendosi funzioni produttive alla residenza. La maggior parte delle superfici residenziali, terziarie e commerciali sono vendute sul libero mercato immobiliare. Le grandi aree dismesse costituiscono, in un contesto come quello milanese, unoccasione fondamentale per la realizzazione di un nuovo progetto di citt, in cui tutti i soggetti coinvolti (amministrazione, operatori socio-economici, cittadini) dovrebbero

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essere chiamati a partecipare. Le trasformazioni dellesistente possono costituire un modo di rispondere alle domande di servizi urbani anche alla scala locale come ad esempio la messa a disposizione di quote di abitazioni in affitto o per housing sociale, la creazione di aree urbani accessibili e fruibili dal quartiere e dalla citt, non soltanto un investimento economico nel settore immobiliare, che risponde a una domanda di abitazioni o di servizi a prezzo di mercato, che comunque esiste. Questo tipo di operazioni richiede un ruolo guida e una visione del futuro della citt da parte dei soggetti pubblici, che dovrebbero negoziare con gli operatori privati una maggiore offerta di beni pubblici. Nonostante la dimensione e il numero dei progetti avviati, sono ancora numerosi nellarea milanese i siti industriali dismessi e per i quali necessario, prima di procedere a qualsiasi trasformazione, effettuare la bonifica ambientale. Siti contaminati, bonificati e potenzialmente contaminati in Provincia di Milano Provincia

Contaminati

(n.)

Bonificati

(n.)

Potenzialmente

Contaminati

(n.)

Milano 343 287 657

Comune di Milano 144 95 240

Fonte: Rapporto sullo Stato dellAmbiente in Lombardia 2007, ARPA Lombardia (2008)

Aree bonificate e da bonificare in Provincia di Milano anno 2007 Aree con

bonifica in corso

(ha)

Aree

soggette a

verifica o in

altre fase

delliter di

bonifica (ha)

Aree

bonificate

(ha)

Totale aree

bonificate e

da bonificare

(ha)

Aree da

bonificare sul

territorio

(mq/ha)

Aree bonificate

(%)

811 1546 922 3335 119,01 27,7%

Fonte: Rapporto di sostenibilit 2007 della Provincia di Milano (2007)

La dislocazione geografica e la presenza numerica dei siti contaminati individuano le aree che sono o che sono state caratterizzate da attivit industriale diffusa. La presenza assume rilevanza nellambito urbano di Milano e nei comuni adiacenti ma assume una certa importanza anche intorno ai centri urbani nelle province di Bergamo e di Brescia, caratterizzate da un diffuso tessuto industriale. Vi quindi ancora la possibilit di generare, a partire dalla distribuzione diffusa delle aree dismesse, nuove potenzialit urbane.

33

2.6 Naturalit e biodiversit eco-paesistica. Indicatore di stato (S)

Indicatori specifici:

Indice di biopermeabilit (S) Patch richness (S) Dominance (S)

Naturalit e biodiversit sono due questioni chiave verso le quali la pianificazione territoriale e urbanistica ha una responsabilit molto forte in quanto, con le sue decisioni, influenza la quantit, la qualit, la variet e la localizzazione delle coperture del suolo che mantengono caratteristiche di naturalit e che, componendosi tra loro, producono quel livello di biodiversit vitale in ogni territorio. La pianificazione pu agire in modo multifunzionale, da un lato conservando le coperture vegetazionali esistenti, e ci viene fatto con gli strumenti della tutela, dallaltro formando nuove coperture naturali e dallaltro ancora condizionando lo sviluppo urbano e agricolo alla produzione di ambiente e natura (vedi compensazione ecologica), legando insieme quindi ciclo edilizio a ciclo naturale.

Il mantenimento di elevati livelli di naturalit sul territorio non funzionale solo a obiettivi ecologici, ma contribuisce anche ad altri obiettivi come il sequestro di carbonio, il mantenimento di elevati gradi di permeabilit e umidit, etc. contribuendo cos alla lotta ai cambiamenti climatici. Anche la biodiversit un obiettivo generalmente riconosciuto e condiviso e sul quale il governo del territorio pu e deve produrre strategie e dare contributi. La biodiversit un concetto multiscalare e trova interpretazione anche alla scala di paesaggio dove il piano territoriale e le politiche urbanistiche locali agiscono e hanno competenza. Se naturalit e biodiversit diventano obiettivi, occorre trovare misure che li rappresentino e che consentano di definire concretamente le azioni e il successo di tali azioni nel tempo di attuazione del piano. Molte e diverse sono le possibili misure. Nel seguito vengono suggerite alcune misure direttamente legate alle dimensioni della decisione territoriale e pertanto di interesse per la pianificazione.

Il grado di naturalit e di biodiversit del territorio restituito, in forma proxy, concentrando lattenzione sulle coperture naturali, sulla loro abbondanza, dimensione e distribuzione spaziale. Concentrarsi sulle coperture del suolo significa lavorare su uno dei materiali tipici del piano e condividerne il linguaggio. Inoltre ci ha il vantaggio di concentrarsi su basi dati generalmente disponibili in modo uniforme e per tutti i soggetti operanti sul territorio, anche con relativa semplicit. La naturalit pu essere rappresentata dalla misura dellabbondanza di coperture naturali e semi-naturali presenti su di un territorio: tanto pi essa elevata tanto maggiore sar il valore ecologico del territorio stesso. La biodiversit eco-paesistica, invece, misura la variet delle coperture del suolo di una certa area e quindi fornisce unindicazione della diversit del paesaggio: a una diminuzione della biodiversit eco-paesistica corrisponde laumento della semplificazione e dellomologazione paesistica. Qui di seguito vengono proposti due indicatori, tratti dal grande patrimonio di conoscenze della Landscape Ecology, utili a misurare la naturalit e la biodiversit eco-

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paesistica a scala territoriale. Essi possono essere applicati a diverse scale territoriali, da quella comunale a quella nazionale. Nello specifico di seguito vengono riportati i valori riferiti alla Provincia di Milano. Tali indicatori, cos come tutti gli indicatori proposti dallecologia del paesaggio, assumono pieno significato nellambito di analisi multi-temporali riferite alla stessa area o di analisi sincroniche relative ad aree differenti. Il coefficiente di biopermeabilit (Romano e Paolinelli, 2007) un indicatore proxy della naturalit di un territorio. Esso misura lincidenza percentuale, sulla superficie di riferimento, delle superfici biopermeabili, ovvero delle superfici non interessate da fenomeni di urbanizzazione o di consumo produttivo intensivo del suolo (agricoltura intensiva e fortemente meccanizzata). Queste possono essere sia superfici boscate o occupate da altra vegetazione naturale, sia superfici aventi coperture agricole caratterizzate da una propria dotazione ecologica o aree agricole utilizzate in modo virtuoso e non intensivo. Sono quindi escluse le aree agricole a uso intensivo. Poich lindicatore pu assumere valori compresi tra 0 e 100%, possiamo dire che valori prossimi alla 0% indicano scarsit di superfici biopermeabili, e quindi abbondanza di superfici destinate a un uso agricolo intensivo o urbanizzate. Viceversa valori prossimi al 100% indicano abbondanza di superfici ad alto valore ecologico/naturale.

Indice di biopermeabilit della Provincia di Milano Provincia di Milano 19,7 %

Fonte: elaborazioni DiAP su dati DUSAF (2008)

Questo valore in s basso. Lindicatore andrebbe per ricalcolato su comparti territoriali pi piccoli per evitare di alterare i valori dellindicatore con i valori pi elevati e pi bassi dellarea. Probabilmente questo indice prossimo allo zero per comuni come Milano e maggiore in comuni come quelli nel Parco del Ticino. Si ripropone la decisione, a monte, della definizione delle unit territoriali di analisi. La biodiversit eco-paesistica pu essere valutata in maniera qualitativa mediante la combinazione di due misure: la prima relativa al numero di unit elementari di copertura del suolo presenti sul territorio (patch richness, McGarrigal and Marks 1995); la seconda relativa alla prevalenza di una tipologia di copertura del suolo rispetto alle altre, nella medesima unit territoriale di analisi (dominance, ONeill et al. 1988). Un territorio avente una grande diversit paesaggistica caratterizzato allo stesso tempo da unelevata patch richness e da una bassa dominance. Mentre la dominance pu assumere valori compresi tra 0 e 1, la numerosit delle tessere elementari del paesaggio (patch richness) pu assumere un qualsiasi valore maggiore di 0: pertanto esso aumenta allaumentare della dimensione dellarea analizzata. Al fine di apprezzare le variazioni di tale indicatore quindi necessario confrontare i valori che esso assume su aree di uguali dimensioni.

Indici di biodiversit eco-paesistica in provincia di Milano Patch richness 13662

Dominance 0,57

Fonte: elaborazioni DiAP su dati DUSAF (2008)

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2.7 Agricoltura multifunzionale e ricostruzione dellagroecosistema. Indicatore di stato (S)

Indicatori specifici:

Numero e variazione decennale aziende agricole in Provincia di Milano(S) Superficie agricola utilizzata e variazione decennale in Provincia di Milano e nel

Comune di Milano (S) Densit agroforestale, netta e assoluta, in Provincia di Milano e nel Parco Agricolo

Sud Milano (S) In occasione della redazione di Agenda 2000, nel 1997, lUnione europea ha definito il modello agricolo europeo come un sistema basato su unagricoltura poliedrica, ricca di tradizioni, la cui finalit non solo quella di produrre alimenti e fibre, ma anche di salvaguardare la variet del paesaggio e mantenere in vita comunit rurali vivaci e attive, capaci di generare occupazione. Qualche anno pi tardi, sempre lUnione europea (2002), ha ridefinito il concetto di multifunzionalit come il nesso fondamentale fra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dellambiente nonch garanzia dellapprovvigionamento alimentare. Da queste prime definizioni di multifunzionalit emerge chiaro quanto sia necessario che sia riconosciuto al settore agricolo un ruolo centrale nella definizione delle politiche di progettazione e gestione del territorio e non un ruolo magari importante, ma settoriale. Evidentemente, accettare la multifunzionalit quale parte della strategia di governo del territorio significa allargare gli orizzonti delle politiche e delle pratiche con le quali si pu agire. Ma significa anche incorporare pienamente nel processo decisionale gli agricoltori e le loro aziende chiedendo loro di contribuire a raggiungere gli obiettivi di piano, molti dei quali di natura ambientale.

Nonostante un periodo di forte artificializzazione dellagricoltura con la conseguenza di aver impoverito i paesaggi, inquinato molti ambienti e indebolito gli ecosistemi fino alla loro scomparsa, lagricoltura mantiene ancora potenzialit uniche attraverso le quali rivitalizzare lambiente e rigenerare gli equilibri ecologici propri del suo ambiente naturale e antropizzato ad un tempo. Questa potenzialit viene ribadita, ad esempio, riferendosi alla tutela e allincremento della biodiversit dove lagricoltura rimane comunque, nella maggior parte dei casi, lo strumento pi logico di gestione del territorio, come ha ricordato anche la Commissione europea (2000) in occasione della convenzione internazionale sulla biodiversit. Il ruolo multifunzionale dellazienda agricola e, soprattutto, il suo ruolo chiave nel ripristino di equilibri ecologici ed ecosistemici, possono avere un forte impatto positivo sullambiente e sul paesaggio come sulla societ e si offrono come un nuovo punto di vista attraverso il quale riconsiderare il rapporto tra citt e campagna che, pur mantenendo spazi diversi, non possono pi vivere di politiche diversificate e neppure lultima deve divenire il giardino della citt, per affermare il proprio ruolo (Donadieu, 2006). La consapevolezza di tale responsabilit in capo allagricoltura parte innanzitutto dal riconoscerle le aree e i suoli che le servono per esercitare i propri ruoli. La riduzione

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delle superfici coltivate non pu che preoccupare il buon governo del territorio e allontanare dagli obiettivi della multifunzionalit agricola. In secondo luogo il mantenimento delle attivit agricole, specialmente nei territori a maggior pressione sullambiente come le fasce periurbane, strategico per garantire la sopravvivenza di un assetto agro-ecologico. La Commissione europea nella Convenzione Internazionale sulla Biodiversit (2000) ricorda che la cessazione di alcune pratiche agricole deleteria per gli ecosistemi seminaturali tanto quanto lo pu essere una coltivazione intensiva.

Allinterno di queste due dimensioni ambientali, suoli e loro usi, vi sono numerosi aspetti, misurabili, connessi con alcune delle funzioni che hanno ricaduta immediata sulla qualit dei paesaggi e degli ecosistemi. Ad esempio la connettivit ecologica, che nelle pianure agricole rappresentata da siepi, filari, fasce boscate, strisce a prato, etc., rappresenta la reale occasione per una reticolarit ecologica in pianura insieme alle reti irrigue. Numero e variazione aziende agricole 1990-2000 in provincia di Milano

1990 2000 Variazione Variazione %

Numero aziende

agricole

7.668 4.679 -2989 -39%

Fonte: censimento dellagricoltura Istat (2001)

Superficie agricola utilizzata (SAU) e variazione 1990-2000 in provincia di Milano e nel comune di Milano

1990 2000 Variazione Variazione % Comune di Milano 3.167,71 (ha) 3.577,44 (ha) 409,73 13%

Provincia di Milano 85.543 (ha) 81.391 (ha) -4.151 (ha) -4,1%

Fonte: censimento dellagricoltura Istat (2001)

Densit agroforestale netta e assoluta in Provincia di Milano e nel Parco Agricolo Sud Milano Provincia di Milano Densit agroforestale netta* Anno 2000 17,6 m/ha

Anno 1954 2071 km Parco Agricolo Sud Milano

Dotazione agroforestale assoluta

Anno 2000 729 km Anno 1954 49,3 m/ha Parco Agricolo Sud

Milano

Densit agroforestale**

Anno 2000 17,4 m/ha

Fonte: elaborazioni su dati GAI 1954 e It2000, Pileri et al. (2005)

*Densit agroforestale netta: rapporto tra metri di siepi + filari e superficie totale al netto delle aree idriche e urbanizzate **Densit agroforestale: rapporto tra metri di siepi + filari e superficie totale

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3. Alcune buone pratiche a/per Milano

3.1 La Ruhr e lIBA Emscher Park: trasformazione urbana sostenibile dellesistente

Il progetto di trasformazione urbana sostenibile della Ruhr, una regione urbana dove vivono oltre 5.000.000 di abitanti, presenta numerosi elementi di interesse in quanto riuscito, nellarco di un decennio, a cambiare unintera regione caratterizzata da severe criticit ambientali, sociali ed economiche riconvertendola in un territorio di qualit ecologica e di promozione culturale, attrattivo per imprese e per i turisti e dando una nuova immagine internazionale di qualit e di innovazione a tutta la regione. Il bacino idrografico del fiume Ruhr, percorso da est a ovest dal fiume e dal canale Emscher, una delle pi grandi regioni minerarie e siderurgiche dEuropa. La Ruhr ha costituito la principale fonte di approvvigionamento delle acque potabili mentre il sistema delle acque superficiali dellEmscher e del suoi affluenti stato completamente trasformato in un estesissimo sistema di raccolta delle acque reflue civili e industriali. Quando nel corso degli anni 70 la crisi dei settori estrattivi e dellacciaio definitivamente maturata, leredit lasciata dal passato industriale non stata solo la disoccupazione e la perdita di identit ma anche un territorio ferito dal punto di vista ambientale, intensamente infrastrutturato ma in funzione di un sistema di localizzazioni e funzioni non pi vivo. Alla fine degli anni 80 il Ministero della pianificazione urbana e dei trasporti del Land della Ruhr ha promosso un progetto di rigenerazione urbana denominato IBA Emscherpark. Si tratta di un processo di rinnovamento complessivo della struttura paesaggistica, economica e sociale della regione della regione promosso con i marchio di workshop per il futuro delle regioni industriali.

L'IBA Emscher Park una societ a responsabilit limitata, composta di un consiglio di amministrazione comprendente rappresentanti del mondo politico, economico, sindacale e delle associazioni ambientaliste e da un comitato di coordinamento. Il personale composto da trenta dipendenti guidati da un direttore esecutivo e da sei direttori scientifici specializzati per ogni area dintervento. Laspetto rilevante che ne fa una buona pratica che lIBA si configurata come unagenzia di consulenza, ha svolto il ruolo di programmatore concertativo e partecipativo mettendo allo stesso tavolo gruppi sociali, gruppi ambientalisti, progettisti, imprenditori che hanno ragionato insieme sullo sviluppo complessivo dellarea. Il progetto stato concepito come un processo di governo, che ha recepito iniziative dal basso e provenienti da attori innovativi. Non stato disegnato alcun masterplan tradizionale di tipo fisico ma sono stati promossi singoli progetti riferiti ad una visone di lungo periodo legata al tema di fondo della modernizzazione nel rispetto della memoria del passato industriale e alla promozione della cultura come catalizzatore di nuove trasformazioni e funzioni. Il processo stato avviato con la costruzione di un memorandum, un documento di indirizzi che ha messo a fuoco i principali obiettivi del progetto:

la trasformazione ecologica e la rinascita strutturale dei siti abbandonati;

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la rinaturalizzazione del fiume Emscher; la conversione produttiva dei siti industriali abbandonati; la conservazione delle memorie del passato industriale; la costruzione di progetti sperimentali di housing; la promozione di nuovi ambienti di lavoro con lo slogan lavorare nel parco; la creazione di un nuovo clima e ambiente culturale nella regione. Mappa dellIbA Emscher Park nella Ruhr

Fonte: IBA

A seguito del memorandum sono state raccolte attraverso un bando oltre 350 proposte progettuali. Le proposte selezionate e premiate hanno avuto un riconoscimento di qualit e accesso privilegiato ai finanziamenti ordinari. Tra i progetti principali ed esemplari, si possono citare:

la conversione del gasometro di Oberhausen in un museo e in un osservatorio; la trasformazione di aree abbandonate in un centro per il Design, larte e per la

danza contemporanea; la trasformazione dellacciaieria di Duisburg Nord (Thyssen) in un parco e centro di

eventi pubblici; la costruzione di numerosi quartieri esemplari sia per i principi costruttivi (ecologici)

sia per quelli tipologici e sociali; un vasto insieme di parchi tecnologici di alta qualit architettonica che hanno

portato al recupero di molti edifici industriali; la costruzione del parco centrale della Ruhr che percorre da est a ovest il territorio.

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Rilevanti e innovativi sono stati dunque il metodo e la visione che hanno dato sostegno al progetto, cos come il riferimento e lattenzione alla geografia e al passato della regione: il recupero delle aree dismesse (brownfields), la volont di non occupare aree verdi, il recupero del paesaggio e del sistema ecologico compromesso. Oggi, a progetto formalmente concluso, listituzione che si occupa della prosecuzione dei lavori il KVR, lAssociazione Intercomunale della Ruhr. Nel 2010 la Ruhr sar la capitale europea della cultura e il progetto che stato messo a punto intende proseguire il percorso avviato con lesperienza dellIBA Emscher Park.

3.2 Politiche per il contenimento dei consumi dei suoli in Germania: trasferibilit

e resistenze

In Germania, come in altri paesi dEuropa, la trasformazione di aree libere (greenfields) in aree urbane avviene con ritmi sostenuti e non pi accettabili, soprattutto venendo meno quei fattori che tradizionalmente sostengono la crescita urbana, come lincremento demografico. Inoltre, e con questo si delinea il secondo aspetto preoccupante, i mutamenti sociali intercorsi in Germania, come in altre parti di Europa (p. es. moltiplicazione dei nuclei familiari, desiderio di abitazione unifamiliare, bassi costi del trasporto privato e pubblico nelle aree suburbane, etc.) hanno influenzato il modello di sviluppo urbano aumentando la dispersione della citt a bassa densit, quindi con forti consumi di suolo e forti frammentazioni ambientali. Consapevoli degli effetti ambientali e sociali di un modello di sviluppo simile, negli anni 90 iniziato a delinearsi lesigenza di evidenziare il problema da un lato, interloquendo con gli attori territoriali, e di disegnare politiche di contenimento dei consumi di suolo dallaltro.

Loccasione arrivata nel 2002 con ladozione, da parte del governo federale tedesco, della prima strategia di sostenibilit Prospettive per la Germania (Bundesregierung 2002), in cui stato fissato un limite quantitativo di riduzione dei consumi di suolo a 30 ha/giorno entro il 2020 rispetto ai 130 ha/giorno del 2000.

La strategia di contrasto allurbanizzazione si quindi data tre obiettivi generali principali:

1. Riduzione quantitativa del consumo di suolo, attraverso tre meccanismi principali: a. Salvaguardia delle aree ecologicamente sensibili (habitat, cinture verdi, etc.). b. Definizione di limiti quantitativi chiari e inequivocabili di riduzione dei consumi di

suolo (vedi sopra). c. Definizione di densit territoriali minime, sotto le quali non poter scendere, per

le nuove zone di espansione. 2. Mantenimento di una forma urbana compatta ed efficiente rispetto alla rete di

trasporto pubblico e capace di ridurre moltissimo i consumi di aree agricole, attraverso tre altri livelli di azione: a. Affermazione del principio di non trasformabilit e/o di fortissima limitazione alla

edificazione in aree non urbanizzate. b. Concentrazione delle eventuali nuove urbanizzazioni nei luoghi gi molto

accessibili e serviti dalle infrastrutture esistenti. c. Protezione delle aree ecologicamente sensibili.

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3. Affermazione del principio pratico della compensazione ecologica, non separata dallevitare, ridurre e mitigare, anche off-site, quindi generando nuove risorse ecologiche in luoghi distinti dal luogo ove si genera il consumo di suolo.

Si tratta di una strategia la cui geometria di risposta a un unico problema volutamente varia e ambientalmente centrata. La mossa iniziale nasce dallalto, ovvero stato il livello centrale, non senza difficolt, ma a sua volta interpretando un fatto che era dichiaratamente preoccupante, a mettere in agenda le riforme e a introdurre principi fondamentali e limiti di sviluppo chiari e misurabili che tutti gli altri livelli di governo, con loro strategie, hanno poi assunto e, alcuni, attuato: dal livello regionale (per la declinazione locale delle strategie) a quello comunale (per lattuazione vera e propria) a cui competono le decisioni sulle trasformazioni del suolo.

Il caso tedesco ha la potenzialit, vuoi per la variet degli strumenti di risposta e vuoi per aver colto nella dimensione ambientale la chiave di regolazione dellurbanizzazione, di poter essere replicato anche in Italia, sebbene la cultura e il senso civico richiedano ancora tempi di maturazione. Ma anche in Germania la riforma (solo in parte concretamente trasformata) ha sollevato polemiche e pareri opposti fino a invocare che occorra parallelamente investire nel favorire un mutamento culturale nella societ, abituata a modelli urbani di elevato consumo. Nonostante le difficolt, provvedimenti come quello della compensazione ecologica (kokonto in Baviera) e quello della precedenza al riutilizzo di aree dismesse hanno trovato daccordo schieramenti politici opposti e stanno dando risultati incoraggianti in alcuni Lnder (es. Baviera). La eco condizionalit o, meglio, la responsabilit del ciclo urbanistico-edilizio alla produzione di nuova ecologia e nuovo ambiente sembra poter funzionare sia come deterrente per le trasformazioni meno necessarie e sia come limitatore di consumi di suolo in quanto le aree consegnate al soggetto pubblico ed ecologicamente equipaggiate rappresentano suoli che vengono sottratti a futuri consumi e nobilitati nello stesso tempo a funzioni ambientali importanti: biodiversit, sequestro CO2, etc. Soprattutto sembra poter funzionare in quanto effettivamente possibile, semplice e condivisibile.

Rimane un forte ostacolo nella trasposizione della buona pratica al sistema italiano. In Germania unattenzione ai consumi di suolo scattata in quanto in buona parte sostenuta da un robusto sistema di osservazione del fenomeno. Le statistiche e le cifre sui consumi di suolo hanno messo daccordo molti nel comprendere che fosse il tempo per una reazione. E non solo: cresciuta la consapevolezza e, di conseguenza, la responsabilit locale nel gestire il suolo. Molti passi sono comunque ancora da fare, ma qui ne rimangono molti di pi ancora, a partire dalla costruzione di un sistema di osservazione del fenomeno che, ad oggi, assente negli organismi tecnici naturali come ISTAT o i sistemi informativi territoriali regionali.

3.3 Il piano strutturale delle Fiandre: densificazione e tutela degli spazi aperti

come visione strategica di lungo periodo

Nel 1997, il Governo delle Fiandre ha affrontato con il Piano strutturale delle Fiandre, regione del nord del Belgio con oltre 6 milioni di abitanti, il tema dello sviluppo spaziale

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sostenibile nelle Fiandre, una delle aree pi densamente urbanizzate e infrastrutturate dEuropa, caratterizzata da una scarsa disponibilit di spazi aperti. Il piano strutturale delle Fiandre costituisce una delle prime esperienze di pianificazione strategica in Europa e definisce uno scenario di riferimento complessivo dello sviluppo della regione per un orizzonte temporale di 10 anni in un contesto dove la pianificazione locale ad hoc era sempre stata una pratica diffusa che aveva provocato uno sviluppo degli usi del suolo non coordinato e disorganico.

A partire dal riconoscimento delleterogeneit e delle complessit sociale, culturale, delle Fiandre, dalla presenza di relazioni che interagiscono alle diverse scale (locale, regionale, globale) si individua una strategia di orientamento delle trasformazioni territoriali centrata su una dialettica fertile e bi-direzionale tra un approccio di sviluppo strutturale dallalto con uno che tiene conto delle caratteristiche e delle tipicit dei territori e si cerca di costruire un nuovo approccio alla pianificazione territoriale basato sul coinvolgimento dei principali portatori di interesse (ministeri, partiti, sindacati, organizzazioni di categoria, comunit dei tecnici, associazioni di comuni, di residenti, di agricoltori) e dellopinione pubblica per spiegare e per discutere i principali contenuti del piano e la visione strategica di sviluppo regionale che ne sta alla base. Il piano fornisce un quadro di riferimento per tutte le trasformazioni spaziali e contiene una strategia di sviluppo a lungo termine apparentemente semplice. In un contesto caratterizzato da una struttura territoriale frammentata, dal deterioramento del rapporto tra aree urbane e aree rurali, da fenomeni di diffusione urbana e di incremento delluso dellautomobile particolarmente intensi, il piano definisce alcuni principi di sviluppo per il territorio regionale:

Il mantenimento degli spazi aperti e concentrazione della crescita nelle aree urbane al fine di limitare la diffusione insediativa e lerosione delle aree libere;

il ruolo della natura come elemento ordinatore del sistema territoriale, non solo come riserva ecologica;

il ruolo delle infrastrutture lineari come elemento strutturale.

La salvaguardia degli spazi aperti avviene raggruppando residenza, attivit economiche e servizi allinterno o in prossimit dei centri esistenti, promuovendo un processo di densificazione e di concentrazione selettiva nelle aree urbane e garantendo unalta accessibilit attraverso le infrastrutture lineari e la rete di trasporto pubblico, conservando e valorizzando le aree rurali esistenti, ottimizzando luso delle infrastrutture di trasporto esistenti attraverso una classificazione funzionale delle strada e una conseguente individuazione di funzioni e di interventi specifici per le tipologie individuate (ad esempio strade principali per connessioni veloci e con traffico scorrevole, strade locali sicure a bassa velocit di transito con riduzione del rumore), favorendo i modi di trasporto alternativi alla mobilit veicolare (mobilit ciclistica e pedonale per percorsi brevi, trasporti pubblici o collettivi per percorsi lunghi, traghetti o treni per le merci).

Gli elementi di interesse del piano, dal campo di osservazione milanese, riguardano quindi sia gli aspetti pi propriamente tematici come le politiche di contrasto allespansione dellurbanizzato mirate al contenimento dei consumi di suolo attraverso interventi integrati, la valorizzazione degli spazi aperti, sia gli aspetti di processo di costruzione del piano come la costruzione di una visione strategica basata su

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unimmagine semplice delle prospettive di sviluppo del territorio e su poche parole dordine, sul coinvolgimento degli attori coinvolti dalle politiche del piano, sul riconoscimento dellimportanza di comunicare e discutere con lopinione pubblica i contenuti del piano, sulla ricerca di azioni a breve termine che supportino nellimmediato il futuro prefigurato nella visione strategica di lungo periodo. Schema della strategia spaziale per le Fiandre

3.4 Dorsale Verde, Metrobosco e i Sistemi Verdi: strategie di rinaturalizzazione

nellarea milanese Nellarea milanese sono in corso diversi progetti che, con accenti diversi, intervengono sul tema degli spazi aperti, sulla loro valorizzazione multifunzionale, in unottica di miglioramento della qualit ecologica e di fruizione in un territorio che negli ultimi decenni ha conosciuto una forte crescita urbana. I soggetti istituzionali che hanno

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promosso queste attivit sono la Provincia di Milano (Dorsale Verde e Metrobosco) e la Regione Lombardia (Sistemi Verdi).

La Dorsale Verde Nord Milano un progetto di costruzione di uninfrastruttura paesistico-ambientale promosso dalla Provincia di Milano nellambito delladeguamento del proprio PTCP, che si prefigge di creare un sistema di spazi verdi interconnessi nella porzione settentrionale della Provincia. Si tratta di un intervento che opera alla scala vasta, in un territorio caratterizzato da uno sviluppo urbano denso e disordinato che ha occupato, soprattutto nella Brianza Centrale, quasi tutto lo spazio disponibile a scapito della aree agricole, ormai in buona parte residuali e non utilizzate, e dove la qualit ambientale originaria si notevolmente ridotta e che per questo motivo assume una particolare importanza e significativit.

Vista dallalto della dorsale verde

Fonte: Provincia di Milano

La Dorsale dunque disegna un sistema di spazi aperti verdi di 29.000 ha che si sviluppa per oltre 65 km di lunghezza tra i fiumi Adda e Ticino e interessa circa 100 comuni connettendo i parchi regionali esistenti che si sviluppano in direzione nord-sud (Parco del Ticino, Parco delle Groane, Parco del Lambro, Parco dellAdda Nord), valorizzando i parchi locali (PLIS) realizzati o in corso di istituzione, tutelando le aree agricole per costruire una nuova infrastruttura ecologica e ambientale che percorre trasversalmente il nord di Milano. La Dorsale attraversa inoltre unarea dove sono anche previste, nei prossimi anni, rilevanti opere per la mobilit (la Pedemontana, la TEM, la tangenziale Nord da Paderno a Rho, la strada del Sempione, la TAV e la linea del Gottardo).

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Dorsale Verde costituisce una strategia di sostenibilit di lungo periodo per il nord Milano, che mette al centro della pianificazione gli spazi aperti per il miglioramento della qualit della vita e dellabitabilit urbana. Non risponde soltanto a necessit di tutela ambientale ed ecologica ma anche a necessit di costruzione di nuovi paesaggi, di integrazione tra infrastrutture, paesaggio e ambiente, di riconoscimento della centralit dellagricoltura per la gestione e per il mantenimento degli spazi aperti, di costruzione di nuove forme di collaborazione tra sogget