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4 agosto 2012 – 23 settembre 2012 Palazzo Costanzi, Sala Umberto Veruda piazza Piccola 2, Trieste orari tutti i giorni 10.00 – 13.00 e 17.00 – 20.00 4 agosto 2012 – 5 gennaio 2013 Biblioteca Civica Attilio Hortis, Museo petrarchesco piccolomineo via Madonna del mare 13, Trieste orari da lunedì a sabato 9.00 – 13.00, giovedì anche 15.00 – 19.00 (chiuso domenica e festivi) a cura di Cristina Fenu Alessandra Sirugo direzione Bianca Cuderi collaborazione scientifica Michela Messina progetto allestimento e coordinamento Ivana Dimartino realizzazione allestimento Comune di Trieste Area cultura Area città e territorio si ringrazia per la collaborazione Fabiana Vio, Soprintendenza per i BSAE del Friuli Venezia Giulia Associazione di volontariato “Cittaviva” visite guidate giovedì ore 16.30 Sala Veruda, ore 18.00 Museo petrarchesco piccolomineo sabato ore 10.00 Sala Veruda, ore 11.15 Museo petrarchesco piccolomineo Si effettuano visite guidate per le scuole su appuntamento informazioni e prenotazioni tel. + 39 040 6758184 + 39 040 6758277 + 39 040 6758200 fax + 39 040 6758199 [email protected] www.museopetrarchesco.it Arricchita da rari manoscritti, incunaboli e preziose testimonianze della vita quotidiana femminile nel Trecento e Quattrocento, la mostra racconta il corpo e la condizione della donna in età umanistica, mettendo a confronto la realtà con l’ideale femminile della tradizione letteraria. 1 Frammento di velluto “a inferriata” manifattura italiana, (Venezia?), metà sec. XV Civico Museo di Storia Patria, Trieste 1

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4 agosto 2012 – 23 settembre 2012

Palazzo Costanzi, Sala Umberto Veruda piazza Piccola 2, Trieste

orari tutti i giorni 10.00 – 13.00 e 17.00 – 20.00

4 agosto 2012 – 5 gennaio 2013

Biblioteca Civica Attilio Hortis, Museo petrarchesco piccolomineo via Madonna del mare 13, Trieste

orari da lunedì a sabato 9.00 – 13.00, giovedì anche 15.00 – 19.00 (chiuso domenica e festivi)

a cura di Cristina Fenu Alessandra Sirugo

direzione Bianca Cuderi

collaborazione scientifica Michela Messina

progetto allestimento e coordinamento Ivana Dimartino

realizzazione allestimento Comune di Trieste Area cultura Area città e territorio

si ringrazia per la collaborazione Fabiana Vio, Soprintendenza per i BSAE del Friuli Venezia Giulia

Associazione di volontariato “Cittaviva”

visite guidate giovedì ore 16.30 Sala Veruda, ore 18.00 Museo petrarchesco piccolomineo

sabato ore 10.00 Sala Veruda, ore 11.15 Museo petrarchesco piccolomineo

Si effettuano visite guidate per le scuole su appuntamento

informazioni e prenotazioni tel. + 39 040 6758184 + 39 040 6758277 + 39 040 6758200 fax + 39 040 6758199

[email protected]

www.museopetrarchesco.it

Arricchita da rari manoscritti, incunaboli e preziose testimonianze della vita quotidiana femminile nel Trecento e Quattrocento, la mostra racconta il corpo e la condizione della donna in età umanistica, mettendo a confronto la realtà con l’ideale femminile della tradizione letteraria.

1 Frammento di velluto “a inferriata” manifattura italiana, (Venezia?), metà sec. xv Civico Museo di Storia Patria, Trieste

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Femminilità tra letteratura e vita quotidiana nell’Umanesimo

a cura di Cristina Fenu Alessandra Sirugo

Colei che sola a me par donna: con questo verso in Chiare fresche dolci acque Francesco Petrarca ha reso Laura per sempre icona della femminilità. Sette secoli dopo proviamo a chiederci come vivevano e come venivano raffigurate le donne nei secoli xIV e xV, al di là della trasfigurazione letteraria fatta da Petrarca, di cui Trieste conserva una delle collezioni bibliografiche più significative al mondo. Tra Sala Veruda e Museo petrarchesco piccolomineo viene proposto un itinerario letterario, documentale e storico artistico nella storia di genere dell’Umanesimo italiano. Arricchita da rari manoscritti, incunaboli e preziose testimonianze della vita quotidiana femminile nel Trecento e Quattrocento, la mostra racconta il corpo e la condizione della donna in età umanistica, mettendo a confronto la realtà con l’ideale femminile della tradizione letteraria.

Lo specchio e lo sguardo sono la chiave di lettura delle tre sezioni espositive di Palazzo Costanzi; un riflesso di scritture e pagine preziose che, per l’occasione, cattura le sfumature variopinte di oggetti, stoffe [fig. 1], arredi con cui, assieme a manoscritti e libri, si parla di donne. Da un punto di vista esclusivo, quello maschile. È la letteratura, narrazione rivolta a un’élite di lettori maschi, a codificare l’ideale della bellezza femminile. Ne risulta un catalogo di doti fisiche e morali adeguate alla società dell’epoca che assume a modello di perfezione assoluta Laura persino nella trattatistica medica di xvi secolo: la donna, lo specchio della buona reputazione dell’uomo e della sua famiglia [fig. 2]. Velluti in seta, vezzosi zoccoli in legno intarsiato di madreperla completano il campionario libresco della moda del tempo.

Sono donne che spesso conosciamo solo da scarni elenchi di cose e nomi, l’inventario di ciò che portano in dote, un abito, qualche stoviglia, un dono di nozze [fig. 4]. Sono ciò che hanno: una dote, un corpo. La fisiologia femminile continua a essere descritta come speculare a quella maschile: sulla scorta della tradizione classica e medievale, la donna è (ancora) un uomo imperfetto. La ginecologia esordisce a stampa nel Quattrocento con le spettacolari tavole illustrate del Fasciculo de medicina in volgare [fig. 3] del medico tedesco Johannes de Ketham e con le conoscenze ostetriche di Michele Savonarola, medico di corte a Ferrara; tocca la fitocosmesi, tra erbari e trucchi di femmina allo specchio, come le ricette di Caterina Sforza, che le valgono fama di gran seduttrice. Al sistema binario della fama e dell’infamia è legato il concetto di soglia che conclude il percorso espositivo, raccontando le donne dentro o fuori dalla società, per età e per ruolo.

Il Museo petrarchesco piccolomineo dal 3 agosto al 5 gennaio 2013 propone il percorso espositivo dedicato alla condizione femminile. L’educazione è il primo passo attraverso il quale la fanciulla è condotta ad assumere consapevolezza dei ruoli, speculari a quelli maschili, cui è destinata per distinzione di genere e per appartenenza di ceto, come rivela il codice del Reggimento e costumi di donna di Francesco da Barberino (1264–1348). Sotto il profilo dell’istruzione vige il principio della diseguaglianza educativa che detta regole diverse per uomini e donne. Nella nostra regione le donne vivono le trasformazioni della società feudale, nel Friuli retto dalle Costituzioni del Patriarca Marquardo e a Trieste, dove il diritto dei cittadini è regolato dagli Statuti comunali dal 1318, la dote e il corredo costituiscono il contributo economico della sposa alla formazione del nuovo nucleo familiare. Nella differente realtà giuridica dei due territori, i ruoli femminili emergono dai patti matrimoniali, dalle scritture private, dagli inventari dei corredi. Chi non rientra nel ruolo di moglie e madre, o perché votata alla vita monastica, le badesse, o perché sceglie di non risposarsi, le vedove, gode di un’autonomia legale sulla propria dote di cui le altre donne sono prive, sottoposte alla tutela di padri, mariti e fratelli. Emergono i nomi di donne di spiccata personalità come Eufrasia dell’Argento, badessa del Monastero di San Cipriano dal 1471 al 1499, che persegue con tenacia il progetto di ampliamento delle terre del convento in contrada del Castello per creare una proprietà autosufficiente.

Anche le devote, attraverso le donazioni, conquistano un ruolo da protagonista nella vita della comunità. È il caso di Alda Giuliani che dona una croce argentea [fig. 5] alla cattedrale di San Giusto, mentre alcune di esse rivelano una spiritualità carismatica, come la nobile Elena Valentinis, ricordata da Jacopo Filippo Foresti come la Beata Elena da Udine nel De claris mulieribus. Nella letteratura i personaggi femminili sono ridotti a specchio di virtù e di difetti. Giovanni Boccaccio, spietato narratore della novella di Griselda e del Marchese di Saluzzo, ritrae quale moglie ideale una fanciulla di umile condizione, rimasta in balia dei capricci crudeli del potente sposo anche dopo le nozze e la maternità. Francesco Petrarca nei Trionfi sceglie Laura quale simbolo di Castità [fig. 6], descritta mentre respinge con successo l’assalto di Amore assieme alla schiera delle Virtù.

2 Zaccaria de’Freschi e Dorotea Zaccaria nel giorno delle nozze Memorie della famiglia de’Freschi Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia (su concessione del Ministero per i Beni e le Attività culturali – Biblioteca Nazionale Marciana. Divieto di riproduzione)

3 Figura dela matrice dal natural d’una Dona johannes de ketham, Fasciculo de medicina in volgare…, Venezia, 1494 Biblioteca dell’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Padova (per gentile concessione)

4 Cofanetto con scene della Storia di Susanna Bottega embriachesca a tratteggi (attr.), 1430–1460 ca. Civico Museo Sartorio, Trieste

5 Croce di Alda Giuliani, Trieste, 1383 argento e smalti traslucidi Cattedrale di San Giusto, Trieste

(per gentile concessione)

6 Lettera incipitaria con Laura a personificazione della Castità francesco petrarca, Trionfi, [Firenze], 1455–1465 ca. Museo petrarchesco piccolomineo, Trieste

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