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Biologia e Allenamento - Nutrizione

6Enrico Arcelli, Serena Martegani,Elena CasiraghiPollo, verdura e cioccolato amaro

per il mezzofondista

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SOMMARIOMetodologia- Tecnica e didattica

40Analisi della tecnica

(sequenza fotografica): ostacoli

- Scuola e giovani

44Hans KatzenbognerPiccoli cartoni, grandi possibilità

Metodologia- Tecnica e didattica

32Gennaro Spina, Antonio La Torre, Giorgio Carbonaro, Maria FrancescaPiacentiniRuolo dell’acrobatica neIlapreparazione dei saltatori con l’asta

Storia e cultura

99Marco MartiniDorando Pietri e Girardengo

• Recensioni• Abstract (in italiano, in inglese)• Attività editoriali

Rubriche

Formazione continua

102Convegni, seminari, workshop /

Articoli di tecnici: F. Angius,

specializzazione morfo-funzionale e

regime motorio specifico. G.Garilli,

prospettive psicologiche sul tema del

fallimento nella prestazione del

giovane atleta / Dalla letteratura

internazionale – Sintesi di articoli

scientifici: “Modello per la

determinazione dei valori istantanei

della velocità ed accelerazione media

ed istantanea per sprinter dei 100m.“/

Effetti del tapering con carichi leggeri

e pesanti nelle prestazioni dei lanci in

atletica leggera / Test sportivo-motori

– una possibilità o un rischio? /

Influenza della profondità dello squat

sulle prestazioni di salto / Rassegna

bibliografica

- Fisiologia

12Lorenzo Pugliese, Gaspare Pavei, Simone Porcelli, Mauro Marzorati,Matteo Bonato, Antonio La TorrePrestazioni di resistenza negli atleti

master: fattori fisiologici limitanti la

prestazione e consigli per

l’allenamento

- Biomeccanica

25Milan Čoh, Milan ŽvanDifferenze tra velocisti di élite e

sub-élite nelle variabili cinematiche

e dinamiche dei salti pliometrici

- Tecnica e didattica

55Claudio Quagliarotti, Antonio La Torre, Maria FrancescaPiacentini, Vincenzo De LucaDifferenze ed analogie nelle garedegli ostacoli alti - studio statisticosui top atleti degli ultimi 50 anni

Speciale project work- Allenatori Specialisti

62Stefano Serranò Ciclo mestruale e allenamento:cosa fanno gli allenatori italiani euna proposta metodologica persaltatrici in estensione

72Umberto Pegoraro Studio e analisi comparazionedel coefficiente di resistenzaspecifica nei 400 metri

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Pur essendo medico, pensiamo che il merito prin-cipale di Enrico Arcelli sia stato quello di aver con-tribuito nel mondo che più ha amato, l’atletica leg-gera, a sviluppare l’allenamento delle specialità diresistenza, partecipando in maniera determinantealla ideazione e alla crescita di una vera e propriametodologia, attraverso un’azione ed uno stimoloculturale continui e nel promuovere costantemen-te e favorire il confronto tra i tecnici su queste te-matiche.

In tal senso è stato uno dei più importanti, e sepermettete, anche uno dei pochi, personaggi cheha avuto l’intuizione di mettere le proprie conoscenzedi studioso al servizio della pratica di campo,avendo maturato lui stesso esperienze come atle-ta e come tecnico federale.

Mentre spesso si avvertiva, specie tra i tecnici,la difficoltà di utilizzare i risultati della ricerca scien-tifica e, nello stesso tempo, il mondo della scienza,e quello accademico in particolare, aveva difficoltàa comprendere quali potessero essere gli spunti perrisolvere e codificare le problematiche fondamentalidell’allenamento, Enrico Arcelli, in gran silenzio edumiltà, grazie ai suoi modi gentili, è stato uno dei pri-mi artefici nell’avvicinare la scienza dello sport allapratica da campo. In questo senso rimane emble-matico ed unico nel genere il suo libro “Che cos’èl’allenamento”.

Ciao Enrico

È deceduto il 30 giugno in Sardegna, dove si trovava in vacanza, Enrico Arcelli

Enrico Arcelli era nato a Milano il 5 marzo del1940. Laureato in Medicina e Chirurgia e specia-lizzato in Medicina dello Sport ed in Scienza del-l’Alimentazione e Dietologia.

L’impegno nello sport è stata la sua filosofia divita, avendo iniziato a praticare l’atletica leggeracome atleta, velocista che poi ha profuso molto delsuo impegno nelle discipline di resistenza. Infatti al-l’atletica si è dedicato fin da giovanissimo come tec-nico ed è stato responsabile federale (quello che oggichiameremmo Advisor) del mezzofondo, del fondoe della marcia, tra gli anni ’70 e ’80, gli anni miglioridi queste discipline in Italia.

Enrico Arcelli è conosciuto nel mondo esterno al-l’atletica come colui che ha dato un nuovo volto allafigura del preparatore atletico nel calcio. Ed è sta-to consulente della Juventus, del Chelsea, del Mi-lan e dell’Inter oltre ad essere impegnato a porta-re la sua competenza in tanti sport, come il ciclismo,lo sci, la vela, il basket e l’hockey.

Così come è stato apprezzato per 24 libri pubbli-cati in Italia e anche in diversi paesi stranieri, tra cui"Correre è bello" e altri ("Calcio: preparazione atletica";"La maratona: allenamento e alimentazione"; "Che co-s'è l'allenamento") tradotti anche in cinese e in russo.

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Arcelli ( 1965) è stato il primo (sicuramente in Ita-lia) a sostenere che per comprendere meglio l’alle-namento, l’effetto dei diversi mezzi e metodologiedi allenamento, bisognasse partire dalla fisiologia.

Per primo ha trattato il tema della potenza lipidi-ca (1993), ha mostrato come fosse vantaggioso il col-legamento alla fisiologia nella scelta dei mezzi di al-lenamento, proponendone di nuovi, oltre a sugge-rire di allenarsi con poco glicogeno nei muscoli.

Era un coraggioso Enrico, un pioniere dallosguardo lungo e attento. Tecnici di altissimo livello,come Luciano Gigliotti, ne ricordano la costante di-sponibilità, l’attenzione alle istanze dei tecnici, lo sfor-

zo di cercare – nel suo vasto sapere - risposte ai bi-sogni quotidiani di chi ogni giorno sul campo affrontale diverse “sfide” dell’allenamento.

Questo è stato uno dei suoi principali meriti ma-turati con l’atletica, ma che ha poi esportato ancheattraverso esperienze in altri sport. E per l’atleticacome per le altre discipline sportive si è sempre pro-digato nel favorire la crescita professionale e culturaledi numerosi giovani, tecnici e studenti, grazie alla suasignorilità e disponibilità a dare consigli a chiunquene chiedesse.

Negli ultimi anni è stato professore associato di"Metodi e didattiche delle Attività sportive" pressola Facoltà di Scienze Motorie dell'Università degliStudi di Milano. Dal 2013 è stato membro del Co-mitato Scientifico della FIDAL, al quale ha dato ungrande contributo come docente in diversi conve-gni internazionali ed anche con la pubblicazione dischede sintetiche sull’alimentazione inviate dai re-sponsabili federali ai migliori giovani atleti ed ai lorotecnici.

Ci piace ricordarlo proprio nella sua ultima visitaal mondo dell’atletica, in occasione della Run-fest edel Golden Gala, nel mese di giugno, quando ha pre-sentato il suo ultimo testo, edito dal Centro Studi fe-derale, e scritto con il suo giovane collaboratore Ste-fano Righetti, “l’alimentazione nel mezzofondo, nelfondo e nella marcia”. Un titolo che racchiude for-se le sue principali passioni personali e culturali.

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Riassunto:In discipline dell’atletica, come le corse dai 400 m ai 5000 m, nelle quali è importante l’apporto

energetico sia lattacido che aerobico, può essere utile abbinare all’allenamento, un’alimentazioneche comprenda la carne di pollo (che apportando una discreta quantità di beta-alanina, favorisce –in abbinamento all’allenamento specifico – un aumento della carnosina, ossia del tampone più effi-cace fra quelli interni alle fibre), le verdure e il cacao. Questi ultimi due alimenti stimolano la “bioge-nesi mitocondriale”, ossia la formazione di nuovi mitocondri, a livello della muscolatura che intervienenel gesto specifico della corsa e nel miocardio; inoltre migliora il flusso ematico. Tutto questo favo-risce la produzione di energia aerobica. L’utilizzo abituale di pollo, verdura e cacao in corrisponden-za dell’allenamento fa sì che aumentino gli effetti favorevoli dell’allenamento stesso.

Pollo, verdura ecioccolato amaro peril mezzofondista

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Enrico Arcelli1, Serena Martegani2, Elena Casiraghi31MD, medico dello sport e dietologo 2MD, medico dello sport 3PhD, specialista in alimentazione e integrazione dello sport

Le diverse discipline dell’atletica leggera hannocaratteristiche fisiologiche molto differenti: questofa sì che alcune particolari necessità nutrizionali nonsiano comuni a tutti gli atleti di questo sport, masoltanto ad alcuni di loro (si veda la Tabella 1).

In questo articolo, per esempio, si vogliono in-dicare alcuni consigli per l’alimentazione peculiariper i corridori della velocità prolungata (400 m) edel mezzofondo, in particolare di quello dagli 800m fino ai 5000 m. In tutte queste discipline, sonoimportanti sia gli aspetti aerobici sia quelli lattacidi.Per quello che riguarda i primi, nei 400 m, ad altolivello, essi contribuiscono per circa un quarto al-l’apporto dell’energia (Arcelli e Franzetti, 2014 a),mentre nelle prove di mezzofondo intervengono inquantità crescenti con l’aumento della distanza di

gara. Le componenti lattacide, a loro volta, sonopreponderanti nei 400 m, ma hanno un ruolo tut-t’altro che trascurabile – sia pure calante con l’au-mento della distanza -- anche nelle corse sulledistanze più lunghe (Arcelli e Franzetti, 2014 b).

Ai corridori che gareggiano nelle prove dai 400m ai 5000 m, dunque, possono senza dubbio es-sere consigliati questi cibi, da prendere d’abitudi-ne e, soprattutto, in concomitanza con certe sedutedi allenamento: pollo, verdure e cacao non tratta-to (o, in subordine, cioccolato amaro). Si cercheràqui di dimostrare, infatti, che il consumo di ciascu-no di questi tre alimenti consente di ottenere un mi-glioramento delle capacità prestative un po’maggiore di quello che si otterrebbe con il solo al-lenamento.

biologia e allenamentonutrizione

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Il pollo e la carnosina

Durante una gara di 400 m o di mezzofondo, neimuscoli del corridore si produce una grande quan-tità di acido lattico, dissociato per la quasi totalitàin ione H+ e ione La-. Quando lo ione H+ arriva adeterminate concentrazioni in una data fibra, ossiaraggiunge quello che è chiamato “pH critico”, ten-de a mandarla “fuori uso” (Arcelli e Franzetti, 2014b). Gli ioni H+, ad ogni modo, vengono contrastatiinnanzitutto dalla presenza nelle fibre muscolari deitamponi. il più importante dei quali è la carnosina.Essa è costituita da due aminoacidi: l’istidina e labeta-alanina. Il primo è un aminoacido che si trovasempre nelle proteine che consumiamo e che, es-sendo “non essenziale” il corpo stesso non ha dif-ficoltà a fabbricare nelle quantità necessarie. Per labeta-alanina, invece, non è così; mentre l’alfa-ala-nina costituisce il 4-7% in peso delle proteine dellecarni (anche un po’ di più se ci si riferisce ad alcu-

ni prodotti della pesca), si trova sempre pochissimabeta-alanina negli alimenti e, soprattutto, il nostroorganismo ne riesce a fabbricare pochissima.

Del tutto verosimilmente è questo il motivo per ilquale, secondo alcuni studiosi (Kendrik et al., 2008),nei nostri muscoli, dopo allenamento lattacido, nonsi produce carnosina (o se ne produce in quantitàmolto limitata) nel caso che il muscolo stesso nonpossa disporre di beta-alanina. Per questo motivo,è utile fornirla al nostro corpo, consumando la car-ne di pollo che ne contiene una discreta quantità. Ilmomento più adatto di assumerla è in corrispon-denza degli allenamenti lattacidi, vale sia nei pastiche precedono sia in quelli che seguono la seduta,per esempio nel pranzo e nella cena se l’allena-mento in questione si svolge nel pomeriggio. Nonè possibile fornire dati sui quantitativi (secondo lenostre conoscenze, non sono presenti in letteratu-ra), ma si può ritenere che una porzione di circa 120g di pollo possa essere sufficiente.

DISCIPLINE INTERESSATE TIPO DI ALIMENTAZIONE

Sprint, ostacoli, lanci e salti Alimentazione per migliorare la forza, soprattutto a base di cibi

proteici, assunti con un determinato timing per ottenere

il massimo miglioramento della forza a parità di allenamento

Dai 400 m ai 5000 m Alimentazione per ridurre gli effetti negativi dell’acido lattico

Mezzofondo, fondo, marcia Alimentazione da seguire per fare sì che, a parità di allenamento

compiuto, sia maggiore la biogenesi mitocondriale

Mezzofondo, fondo e marcia Alimentazione per l’anemia da carenza di ferro e, in particolare,

(specie per le atlete) per evitare le ricadute

Fondo e marcia Alimentazione prima della gara (soprattutto per aumentare il

glicogeno muscolare) e durante la gara (per prevenire le crisi)

Per tutti gli atleti che si allenano Alimentazione “antinfiammatoria” per ridurre il rischio di infortuni

a lungo e di frequente oppure che

tendono a infortunarsi di frequente

Corsa, marcia e salti Alimentazione per dimagrire senza perdere né massa muscolare,

né efficienza

Prove multiple Alimentazione per recuperare più in fretta dopo la prima giornata,

ma anche fra una prova e l’altra

Tabella 1 – Ecco alcune caratteristiche che può avere l’alimentazione di chi pratica atletica leggera, a seconda dellagara che effettua. Da Arcelli (2014).

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La verdura e i mitocondri

Le verdure (soprattutto lattuga, spinaci, coste, bie-te, altri tipi d’insalata e di ortaggi a foglia, ma anchele barbabietole rosse e, in concentrazioni comunquenon trascurabili, altri ortaggi non a foglia) contengo-no nitrati (Santamaria, 2006); si veda la Tabella 2.

I nitrati – una volta assorbiti – dal sangue vanno nel-le ghiandole salivari, dalle quali tornano in bocca conla saliva; qui – per azione dei batteri saprofiti presentisulla lingua (Duncan et al, 1995; Govoni et al, 2008)– si trasformano in nitriti che, una volta assorbiti, van-no in tutto il corpo, fra cui nei muscoli. Durante l’al-lenamento, proprio nelle fibre muscolari impegnatenello sforzo (Arcelli e Franzetti, 2012), quando in es-se arriva poco ossigeno o/e si produce acido lattico(dunque quando si supera la soglia anaerobica), dainitriti si forma ossido nitrico. Fra gli altri effetti positi-vi, l’ossido nitrico determina la “biogenesi mitocon-driale”, ossia la formazione di muovi mitocondri, icorpuscoli nei quali – combinandosi l’ossigeno conil glucosio e, nelle andature più lente, quali quelle del-la mezza maratona e della maratona, anche con igrassi - si crea l’energia (ATP) utilizzata dai muscoliper lavorare. Quanto più mitocondri ci sono nei mu-scoli utilizzati nella corsa, tanto maggiore è la per-centuale dell’ossigeno (fra quello che arriva ai muscolistessi) che può essere utilizzato, tanto maggiore è laquantità di ATP che può essere messo a disposizio-ne dei muscoli per ogni secondo e, a parità di tuttoil resto, tanto più elevata può essere la velocità di cor-sa su una data distanza.

È dunque importante mangiare d’abitudine ver-dure in buona quantità in ciascun pasto principalee, in particolare, anche più di 200 grammi nei pa-sti che precedono gli allenamenti in cui si arriva al-la soglia anaerobica o la si supera. Fra le altre cose,le verdure forniscono all’atleta anche altri impor-tanti benefici, oltre a quello appena indicato.

Ciò che i corridori dei 400 m, del mezzofondo,ma anche del fondo e della marcia, non devono fa-re (nonostante le pubblicità), è usare i colluttori; es-si, uccidendo i batteri “buoni”, interrompono il cicloche dai nitrati delle verdure porta fino alla biogenesimitocondriale.

LE VERDURE RICCHE DI NITRATI:

• HANNO I VALORI MAGGIORI:

lattuga, spinaci, barbabietole rosse, coste, rucola, sedano, rape, crescione, rapanello.

• HANNO VALORI ALTI:

finocchio, indivia, scarola, cavolo, porro, prezzemolo, cicoria.

Tabella 2 – Ecco quali sono le verdure ricche di nitrati.

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Il cacao e i mitocondri

I polifenoli del cacao, ossia i flavanoli, sono mol-to utili agli atleti, non soltanto perché riducono lostress ossidativo (Davison et al., 2012), ma perchéanch’essi – con un meccanismo un po’ diverso daquello dei nitrati delle verdure, ma sempre attraver-so la sintesi di ossido nitrico nelle fibre muscolari im-pegnate nello specifico impegno (nel nostro casonella corsa) – stimolano la biogenesi mitocondriale.Essa avviene non soltanto a livello dei muscoli sche-letrici (Watanabe et al., 2014), ma anche nel mio-cardio (Panneerselvam et al., 2013). I flavanoli, inoltre,determinano un aumento del flusso ematico, del dia-metro basale delle arterie e del picco del diametro

stesso (West et al., 2014); in seguito all’assunzioneacuta dei flavanoli, si ha una vasodilatazione che èmassima dopo due ore (Balzer et al., 2008).

Si può dire che, in pratica, a parità di allena-mento aerobico effettuato, i miglioramenti ottenu-ti sono di maggiore entità se si assume cacao(Panneerselvam et al., 2013). In un certo senso, iflavanoli del cacao “simulano” gli effetti dell’alle-namento, dal momento che sono in grado di de-terminare una parte degli effetti migliorativi ottenibilicon l’allenamento; essi, inoltre, riducono gli effet-ti peggiorativi determinati dal deallenamento (Hüt-temann et al., 2012). Sono dunque utilissimi agliatleti che, per un infortunio o per una malattia, de-vono rimanere inattivi.

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I flavanoli del cacao sono molto amari; la lavo-razione “all’olandese” prevede l’utilizzo di sostan-ze fortemente alcalinizzanti che riducono il saporeamaro, ma che distruggono la maggior parte deiflavanoli (Fernández-Murga et al., 2011). Nel cioc-colato amaro, dunque, c’è come massimo il 20%dei flavonoli presenti nel cacao non trattato; nelcioccolato al latte ce n’è circa il 30% di quelli delcioccolato amaro e in quello bianco non ce ne so-no. Gli effetti acuti di cui si è parlato si possono ot-tenere con 200 mg di flavanoli (Grassi et al., 2015),quanti se ne trovano in pochi grammi di cacao nontrattato o in almeno 20-25 g di cacao amaro che,oltre al resto, fornisce grassi e calorie.

Per gli atleti di altre discipline in cui contano sial’apporto energetico lattacido sia quello aerobico.

La tabella 3 riporta i consigli che è bene che se-gua il corridore che fa gare dai 400 m ai 5000 m.Queste regole valgono anche per tutte le altre pro-ve cicliche della durata da alcune decine di secon-di a poche decine di minuti, come quelle di nuoto,ciclismo su pista, pattinaggio su ghiaccio, patti-naggio a rotelle, canottaggio e canoa. Ma valgonoaltresì per i giochi di squadra in cui contano sia l’ap-porto del meccanismo lattacido, sia di quello ae-robico. Nelle discipline nelle quali non conta ilmeccanismo lattacido, ma ha un ruolo fondamen-tale quello aerobico (mezza maratona e maratonanell’atletica; ciclismo su strada, triathlon, gare lun-ghe di mountain bike, nuoto di fondo, …) non è al-trettanto importante assumere d’abitudine il pollo,in ogni caso un alimento proteico con tanti pregi.

Se pratichi le prove di corsa dai 400 m ai 1500 m e vuoi ottenere miglioramenti prestativi maggiori,

a parità di allenamento effettuato, puoi fare così:

• mangia d’abitudine pollo e, in particolare, consumalo nel pranzo e nella cena delle giornate in cui fai

l’allenamento lattacido;

• mangia d’abitudine, in ogni pasto principale, una buona quantità di verdure (specie spinaci, coste, bie-

tole, insalata di vario tipo, barbabietola rossa e così via), ma soprattutto mangiane almeno 200 g prima

di ogni seduta in cui superi la soglia anaerobica; non usare colluttori;

• assumi d’abitudine una bevanda ottenuta con cacao non trattato (oppure almeno 20-25 g di cioccola-

to amaro) due ore prima di ogni allenamento in cui superi la soglia anaerobica o prima di una gara.

Questi stessi consigli valgono anche:

• per tutte le gare cicliche di durata simile (da alcune decine di secondi a poche decine di minuti) del

nuoto, del ciclismo su pista, del pattinaggio su ghiaccio o a rotelle, del canottaggio e della canoa;

• per i giochi di squadra.

Tabella 3 – Consigli che è bene che segua chi pratica gare di corsa dai 400 m ai 5000 m e che voglia ottenere, a pa-rità di allenamento effettuato, un miglioramento prestativo di entità un po’ maggiore di quello raggiungibile con il so-lo allenamento.

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Introduzione

In accordo con l’International Amateur AthleticFederation (IAAF) e con le regole della World Ma-ster Athletics (WMA), gli atleti master sono uominie donne di età superiore ai 35 anni che continua-no ad allenarsi e a gareggiare a scopo ricreativo ocompetitivo per tutta la vita. Negli ultimi anni il nu-mero degli atleti master è in costante aumento e siè assistito a un crescente interesse per il migliora-mento delle loro prestazioni1. Ai primi World MasterGames di Toronto (Canada) nel 1985 hanno ga-reggiato 8.305 atleti in 22 discipline, mentre in quel-li del 2013 a Torino hanno partecipato più di25.000 atleti in 28 eventi. Per quanto riguarda la ma-ratona, gli atleti con un’età superiore ai 40 anni chesono riusciti a completarla negli USA sono stati37.180 nel 1980 (circa il 26% di coloro che hannoterminato una maratona), raggiungendo i 254.270nel 2013 (circa il 47% dei classificati negli USA)2.Quest’aumentata partecipazione ha permesso inol-tre un impressionante miglioramento delle presta-zioni in alcune competizioni dell’atletica leggera,dove atleti master con più di 60 anni hanno effet-tuato delle prestazioni migliori rispetto ai vincitori deiprimi Giochi Olimpici di Atene 1896 (tabella 1).

Queste eccezionali doti atletiche non solo han-no affascinato il pubblico generale, ma anche gli

Prestazioni di resistenzanegli atleti master: fattori fisiologici limitanti la prestazionee consigli per l’allenamento

S biologia e allenamentofisiologia

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Lorenzo Pugliese1, Gaspare Pavei2, Simone Porcelli1, Mauro Marzorati1, Matteo Bonato3, Antonio La Torre3

1 Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare, Consiglio Na-zionale delle Ricerche, Segrate, Italia

2 Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Tra-pianti, Università degli Studi di Milano, Italia

3 Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Universitàdegli Studi di Milano, Italia

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scienziati che studiano gli effetti dell’invecchiamentosulle capacità fisiologiche. Diversi studi hanno di-mostrato un calo delle prestazioni atletiche sia ingare di resistenza sia di velocità e queste sono stret-tamente correlate con l’invecchiamento3-5. Adesempio, la riduzione delle prestazioni di resisten-za con l’età negli atleti master ha un andamento cur-vilineo dai 35 anni fino approssimativamente ai 60-70 anni e successivamente continua con un an-damento esponenziale4,6 (figura 1). Questa dimi-nuzione delle prestazioni avviene anche in quegliatleti master che si allenano per dieci o più ore lasettimana per decenni3.

L’obiettivo principale di questa revisione della let-teratura è di analizzare quali sono i fattori che cau-sano la diminuzione delle prestazioni con l’invec-chiamento. In secondo luogo saranno proposte di-verse metodologie di allenamento che gli atleti ma-ster di mezzofondo e fondo possono utilizzare perprevenire e/o migliorare le proprie prestazioni.

Fattori fisiologici determinanti la prestazione diendurance e invecchiamento

Le prestazioni in gare di resistenza dipendono prin-cipalmente da 3 parametri fisiologici: il massimo con-sumo di ossigeno (VO2max), la frazione di VO2max uti-lizzata per correre a una data velocità, e l’economiadell’esercizio7,8. Negli atleti master la progressiva ri-duzione del VO2max sembra essere il fattore fisiolo-gico determinante associato al declino delle presta-zioni di resistenza4. Il VO2max è più elevato nei sog-getti allenati che in quelli sedentari della stessa età,esso diminuisce di circa il 10% per ogni decenniodopo i 25 anni nei soggetti sedentari di entrambi i ses-si10-16. Tuttavia e stato dimostrato che per gli atleti ma-ster questa riduzione è minore. La riduzione del nu-mero degli allenamenti sembra essere il motivoprincipale che influenza la diminuzione del VO2max.Anche nei soggetti allenati, infatti, il fattore che in-fluenza principalmente la diminuzione delVO2maxsembra essere la riduzione del numero di sessioni diallenamento settimanali10,14-16.

Sia i fattori centrali (frequenza cardiaca e gittata si-stolica massima) sia quelli periferici (massima differenza

Disciplina Record Olimpico effettuato durante Attuali record master migliori

i primi Giochi Olimpici di Atene 1896 dei record olimpici di Atene 1896

100 m (s) 12.0 11.7 (61 anni)

200 m (s) 22.2 22.1 (46 anni)

400 m (s) 54.2 53.9 (63 anni)

800 m (min:s) 2:11.0 2:19.4 (60 anni)

1500 m (min:s) 4:33.2 4:27.7 (60 anni)

Maratona (h:min:s) 2:58:50 2:54:50 (73 anni)

Tabella 1 – Confronto tra i vincitori dei Giochi Olimpici di Atene del 1896 nelle discipline dell’atletica leggera e gli at-tuali record mondiali master (da ESPN e World Masters Record, modificata)

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arterovenosa di ossigeno) hanno un ruolo fondamentalenella diminuzione del VO2max correlato con l’età.

A livello centrale, si osserva comunemente unariduzione della frequenza cardiaca massima (FCmax)correlata con l’età anche negli atleti di resisten-za4,11,20. La FCmax diminuisce con l’età con un tas-so di circa il 3-5% per decennio11,21 a prescinderedall’allenamento e dal sesso dell’atleta. Per quan-to riguarda la gittata sistolica massima è stata os-servata una sua riduzione con l’età anche in sog-getti allenati a un esercizio di resistenza22. Tuttaviarispetto ai soggetti sedentari di pari età, la lettera-tura scientifica afferma che la gittata sistolica mas-sima negli atleti master rimane elevata23 suggerendoche l’allenamento a lungo termine può mantenereun elevato livello di funzionalità cardiaca in questapopolazione. Di conseguenza la diminuzione di git-tata cardiaca massima e VO2max che si osservanonegli atleti master è da associare a una diminuzio-ne della FCmax piuttosto che in cambiamenti signi-

ficativi per quanto riguarda la gittata sistolica e/o lamorfologia cardiaca.

Gli adattamenti periferici riguardano la differenzaarterovenosa in ossigeno la quale è influenzata dauna varietà di fattori tra cui la massa muscolare, lacapacità del sangue di trasportare e rilasciare os-sigeno (volume di sangue, emoglobina) e la capa-cità dei tessuti di prendere e utilizzare l’ossigeno(capillarizzazione, tipo di fibra muscolare, attivitàenzimatica aerobica). Riduzioni periferiche del-l’estrazione dell’ossigeno dal sangue contribui-scono alla diminuzione del VO2max con l’età in sog-getti allenati, così come la massima differenza ar-terovenosa in ossigeno che diminuisce del 5-10% in trenta anni24-26. Resta da stabilire se la ri-duzione della massima differenza arterovenosa inossigeno dovuta all’invecchiamento negli atleti diresistenza rifletta la diminuzione del trasporto di os-sigeno o la sua estrazione da parte dei muscoli at-tivi. Una peculiarità delle discipline atletiche di tipoaerobico, è stato dimostrato essere collegata allacapacità di estrazione dell’ossigeno a livello mu-scolare. Atleti master, infatti, dimostrano in questoun’efficienza migliore rispetto ai coetanei non pra-ticanti discipline di tipo aerobico ed addirittura pa-ragonabile a quella di atleti più giovani. Inoltre, l’at-tività enzimatica ossidativa del muscolo e la ca-pillarizzazione (espressa per area oppure per fibra)sono simili sia nei giovani sia negli anziani27. È pro-babile quindi che il trasporto di ossigeno, piutto-sto che la sua estrazione, sia la causa principaledella riduzione della massima differenza arterove-nosa in ossigeno correlata con l’età negli atleti ma-ster delle prove di resistenza. Essendo la massamuscolare scheletrica strettamente dipendentecon la massima capacità aerobica nei soggetti adul-ti sani28, un recente studio longitudinale ha dimo-strato come il mantenimento della massa magra siaassociato anche al mantenimento del VO2max ne-gli atleti master19.

Una riduzione della capacità di sostenere un’ele-vata frazione del VO2max durante un esercizio sub-massimale, tipicamente misurata utilizzando il valoredi soglia anaerobica, può contribuire alla riduzionedella performance di resistenza con l’invecchia-mento. Negli atleti anziani, sembra che le prestazionidi resistenza siano correlate sia con il VO2max sia conla velocità alla soglia anaerobica18,29-31. Wiswell e col-leghi31 hanno dimostrato come il 60% della varia-bilità delle prestazioni per i corridori di un’età com-

Figura 1 – Riduzione delle prestazioni nelle discipline diatletica leggera negli atleti master correlate con l’età (daRittweger et al. 2009, modificata)

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presa tra i 23 e 47 anni possa essere spiegata dal-la velocità di soglia anaerobica, mentre il VO2maxspiega il 74% della variabilità per quanto riguardai corridori con un’età compresa dai 37 ai 56 anni.È stato dimostrato inoltre come il valore assolutoo la velocità di corsa alla soglia anaerobica dimi-nuisce con l’avanzare dell’età negli atleti di resi-stenza29,31-33. Tuttavia, è stato dimostrato che il va-lore di soglia anaerobica non cambia o addirittu-ra aumenta con l’aumentare dell’età se espressorispetto alla percentuale di VO2max

29,31,33,34.

L’economia di corsa è misurata con il consumodi ossigeno allo stato stazionario durante un eser-cizio sottomassimale sotto la soglia anaerobica35

e negli atleti di resistenza è un predittore delle pre-stazioni più importante rispetto al VO2max

36,37. I po-chi studi riferiti agli atleti master delle prove di re-sistenza31,37 hanno invece concluso che l’econo-mia di corsa non cambia con l’età, suggerendo chequesto parametro non contribuisce alla diminuzione

delle prestazioni con l’invecchiamento.In conclusione, tra i principali fattori fisiologici

che determinano la prestazione di resistenza,sembra che il VO2max sia il principale fattore as-sociato al calo delle prestazioni con l’invecchia-mento. Anche la riduzione della velocità alla sogliaanaerobica e una riduzione della massa muscola-re possono contribuire alla riduzione del VO2max.Al contrario, l’economia di corsa non sembracambiare con l’età negli atleti master di resisten-za. La riduzione dei parametri fisiologici e del-l’economia di corsa si può osservare in figura 2.

L’invecchiamento è accompagnato, inoltre, daun progressivo aumento della produzione di radi-cali liberi [ad esempio sintesi di specie reattive del-l’ossigeno (ROS)], che danneggiano il DNA e i li-pidi, e ossidano le proteine38-40 con una concomi-tante riduzione nei meccanismi di difesa enzima-tica (antiossidante) promuovendo lo sviluppo di unostress e di conseguenza un danno ossidativo41-44.

Figura 2 – Riduzione dei parametri fisiologici e dell’economia di corsa

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Alti livelli ottimali di ROS sono in grado di miglio-rare la forma fisica e, in seguito, possono ritarda-re il processo d’invecchiamento riducendo il tas-so di morbilità e mortalità per tutte le malattie, maun eccessivo aumento dei livelli di ROS possonocostituire un segnale di stress che danneggia le di-fese antiossidanti e infine accelerano il processodi invecchiamento e le malattie legate all’età.D’altra parte, abbassare i valori di ROS al di sot-to del livello allostatico può interrompere il ruolo fi-siologico dei ROS nel mantenimento dello stato diossidoriduzione e dell’adattamento cellulare al-l’esercizio45.

L’esercizio fisico è forse uno degli esempi più ca-ratteristici che dimostra come i ROS non siano ne-cessariamente dannosi, soprattutto se si consi-derano i ben noti vantaggi di un regolare eserciziofisico sull’organismo umano i quali sono accom-pagnati da ripetuti episodi di stress ossidativo46,47.Durante l’esercizio fisico, la forte richiesta ener-getica che comporta la contrazione muscolare pro-voca un aumento del trasporto e consegna del-l’ossigeno portando di conseguenza a un aumen-to del consumo di ossigeno. L’elevato flusso di os-sigeno lungo la catena mitocondriale di trasportodegli elettroni, in associazione con una conse-guente perdita di elettroni, è correlato a un aumentodella produzione dei ROS. Tuttavia, l’esecuzionecronica di esercizio fisico può avere la capacità disviluppare una compensazione dello stress ossi-dativo nelle fibre muscolari scheletriche48 attraversoun adattamento antiossidante e dei sistemi di ri-parazione. Questo potrebbe comportare un ridot-to livello di danno ossidativo e un’aumentata resi-stenza allo stress ossidativo49.

Raccomandazioni per l’allenamento degli atleti master

Oltre ai diversi fattori fisiologici, la riduzione del-la performance di resistenza legata all’età è dovutaa20: una diminuzione dei volumi di allenamento do-vuti a impegni di lavoro e famigliari; fattori com-portamentali, come una ridotta motivazione all’al-lenamento; un ridotto numero di atleti master chesono seguiti da un allenatore e un minor tempo de-dicato all’allenamento rispetto agli atleti più giovani.Inoltre, l’aumento della prevalenza di infortunicausati dall’allenamento negli atleti master contri-buisce probabilmente a una diminuzione del volu-

me di allenamento e della sua intensità50. Tutti que-sti contrattempi comportano ovviamente una ri-duzione dello stimolo allenante (ad esempio l’in-tensità di allenamento, la durata della seduta e ilnumero di sedute settimanali), che combinati conl’invecchiamento e i fattori fisiologici sopra citatipossono avere un ruolo nella riduzione delle pre-stazioni10,15,51,52. Questo evidenzia l’importanzadella scelta di appropriati stimoli da somministra-re agli atleti per ottenere il massimo risultato nel bre-ve tempo normalmente disponibile per l’allena-mento.

La seconda parte di questa revisione scientificaha come obiettivo l’analisi delle differenti metodo-logie di allenamento che possono essere utilizza-te per preservare i diversi parametri fisiologici e mi-gliorare la performance. In generale le differenti ti-pologie di allenamento che si possono utilizzaresono: i) allenamenti continui (CON) a intensità mo-derata caratterizzata da alti volumi di allenamento(>30 min) con intensità tra il 60 e l’80% del VO2maxo sotto la soglia anaerobica (SA) con un costanteapporto di ossigeno e senza incorrere nella com-ponente lenta della cinetica dell’ossigeno53-57 e ii)allenamenti intervallati ad alta intensità (Disconti-nuous High Intensity Training, DHIT), caratterizzatida esercizi ripetuti eseguiti ad alta intensità corri-spondenti al VO2max (o leggermente inferiore) o su-periore alla SA oppure all-out. Gli sforzi ad alta in-tensità generalmente durano da pochi secondi a di-versi minuti e si alternano a momenti di recuperoa bassa intensità o passivi, con un conseguente re-cupero parziale, ma non completo58,59. Fino a po-chi anni fa, era opinione diffusa che gli allenamen-ti DHIT fossero prerogativa solo per gli atleti d’éli-te abituati a sostenere cicli di allenamento CON al-ternati a periodi DHIT specialmente durante la sta-gione competitiva55. Nei soggetti sedentari o mo-deratamente allenati erano prescritti generalmen-te allenamenti di bassa intensità ad alto volume, poi-ché era considerato sicuro e, a ragione, più efficaceper il miglioramento del metabolismo aerobico60-62.Tuttavia diversi studi hanno dimostrato come anchein soggetti sedentari o moderatamente allenati, ilDHIT possa essere una strategia efficace per indurrenel muscolo scheletrico e di conseguenza nella per-formance degli adattamenti che possono esserecomparabili con quelli dell’allenamento conven-zionale55,63-69. In particolare l’allenamento CON è ingrado di migliorare il VO2max e ridurre la concen-

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trazione di lattato a bassa intensità grazie all’au-mento della densità, dell’efficienza e del volume mi-tocondriale8,35,70. Inoltre un aumento della densitàcapillare riduce la distanza del sangue dai mito-condri e migliora il processo aerobico. In secondoluogo, il miglioramento dell’attività mitocondrialesposta l’utilizzo del substrato energetico verso l’os-sidazione dei lipidi, risparmiando i carboidrati perle intensità più alte60. È importante sottolineare chel’efficacia dell’allenamento è fortemente legataallo stimolo allenante; quando l’allenamento CONè utilizzato per migliorare una performance in unadistanza, come ad esempio i 10 km, lo stimolo prin-cipale è legato all’intensità. Se un atleta master siallena sempre alla stessa intensità, dopo alcune se-dute le variazioni fisiologiche raggiungono il plate-au e di conseguenza lo stesso esercizio non è piùin grado di determinare un miglioramento nei diversiparametri fisiologici e di conseguenza nelle pre-stazioni. I tempi di riferimento per le varie distan-ze da utilizzare durante le sedute di allenamento de-vono quindi essere periodicamente controllate e “te-stati” anche al fine di proporre programmi e stimolidi allenamento che siano davvero incisivi e che pos-sano causare nuovi adattamenti.

Anche allenamenti DHIT hanno dimostrato unmiglioramento del VO2max

71,72 e, differentementedall’allenamento CON, della velocità al VO2max(νVO2max)71,72 che è probabilmente mediata da mi-gliori capacità neuromuscolari e aerobiche. InoltreDHIT ha portato a una maggiore capacità ossida-tiva, dovuta a un’aumentata attività mitocondria-le73, che permette un minor utilizzo di glicogeno mu-scolare sia a riposo, sia durante esercizio, il qua-le determina una ridotta produzione di lattato du-rante l’esercizio. Tutti questi aspetti migliorano, inultima analisi, le soglie ventilatorie, la soglia anae-robica71,75 e il tempo a esaurimento73. Come di-mostrato da Gibala and McGree73 questi cambia-menti si verificano in minor tempo e con un minorvolume di allenamento, che sono due parametri cri-tici per gli atleti master. Per quanto riguarda il dan-no ossidativo, allenamenti DHIT inducono dei be-nefici anche negli atleti master, riducendo i livelli ba-sali dei biomarcatori di stress ossidativo nel plasmae nelle urine76. Vi sono inoltre evidenze scientificheche dimostrano come l’esecuzione di entrambi i re-gimi di allenamento comporti delle alterazioni del-l’omeostasi ossidoriduttiva76.

Poiché il DHIT è caratterizzato da sforzi ad alta

intensità, è abbastanza difficile prescrivere degli in-tervalli di allenamento basati sulla frequenza car-diaca, poiché essa ha una cinetica d’adeguamentoiniziale lenta e in uno sforzo breve non può de-scrivere la richiesta metabolica. In secondo luogoa intensità vicine o sopra il VO2max, le variazioni del-la frequenza cardiaca sono minime a causa del pla-teau vicino alla FCmax, per cui le differenze di ve-locità possono essere ottenute senza variazioni nel-la FC. Proprio per questo motivo, i parametri ot-tenuti durante i test di laboratorio, in particolarmodo la velocità al VO2max oppure, per brevi ripe-tute, la massima velocità di corsa, sono più utili edefficaci per raggiungere i risultati desiderati nellaperformance58,77. Tuttavia, quando i test di labo-ratorio non possono essere eseguiti, si possono uti-lizzare altri approcci per prescrivere un allenamentoDHIT per gli atleti di resistenza. Ad esempio, gli al-lenatori utilizzano una percentuale di velocità sui100-400 m per i brevi intervalli (10-60 sec) o la ve-locità mantenuta negli 800-1500 m fino ai 2000-3000 m per prescrivere intervalli più lunghi (dai 2-4 ai 6-8 min)58,77. L’utilizzo inoltre della scala di per-cezione della fatica (RPE) sta diventando semprepiù popolare tra gli allenatori per la sua semplici-tà. Utilizzando questo approccio per i lunghi in-tervalli, gli allenatori possono prescrivere la dura-ta o la distanza dell’allenamento e gli atleti riesconoad autoregolare la propria intensità. L’intensità sog-gettiva da prescrivere dovrebbe essere da “forte”a “molto forte” (ad es. ≥6 sulla scala di Borg CR-10 Borg e ≥15 sulla scala 6–20)58,77.

A differenza dell’allenamento CON in cui solo il vo-lume e l’intensità devono essere gestite, negli alle-namenti DHIT molte più variabili devono essere ma-nipolate per prescrivere le diverse sessioni: non solol’intensità e la durata dell’esercizio, ma anche il re-cupero; il numero e la durata delle serie e il tempoe la modalità del recupero tra le serie58,77. Indipen-dentemente dalla natura del DHIT prescritto (con in-tervalli lunghi o corti), è di grande importanza il tem-po di allenamento speso al VO2max. Evidenze attualisuggeriscono che il volume totale della sessione diallenamento dovrebbe consentire agli atleti di pas-sare almeno dieci minuti ad un’intensità superiore al90% del VO2max. Questo potrebbe essere ottenutocon ripetute lunghe (≥2 min), o corte (≤45 s), la na-tura del recupero può essere sia attiva sia passivaed è importante tenere ben a mente che durantequeste due diverse modalità lavorano in maniera di-

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versa i meccanismi fisiologici: quando il recupero èpassivo c’è un alto tassi di resintesi della fosfo-creatina, mentre quando il recupero è attivo la re-sintesi della fosfocreatina è più bassa, ma si assistea un più alto tasso di rimozione del lattato musco-lare poiché c’è una più alta attività dei trasportato-ri del lattato78, che si massimizza quando l’intensi-tà del recupero è del 60-70% del VO2max. Sulla basedi questi aspetti fisiologici e l’obiettivo che ci si pre-figge nelle diverse sessioni di allenamento DHIT, gliallenatori dovrebbero quindi impiegare diverse mo-dalità di recupero. Inoltre, poco tempo dovrebbe in-tercorrere tra il riscaldamento e l’inizio della sessio-ne DHIT così da accelerare il tempo necessario per

raggiungere il VO2max e l’intensità di riscaldamentodovrebbe attestarsi al 60–70% νVO2max

58. Alcuni esempi di allenamenti DHIT e CON sono

riportati in tabella 2.Al pari di quanto si verifica con questi fattori, con

l’avanzare dell’età, vi è l’insorgenza di un declinoanche nei parametri di forza che riguarda siasoggetti sedentari che atleti master. I muscoli, in-fatti, subiscono gli stessi cambiamenti fisiologici inentrambe le popolazioni79, principalmente dovuti auna perdita delle unità motorie di tipo 2, le quali de-terminano una diminuzione della potenza musco-lare e una minor capacità di recupero80. Per limi-tare queste perdite strutturali, l’allenamento do-

Modalità Intensità Durata Recupero Durata recupero Ripetizioni e serie

≥ 95% vVO2maxo 2-3 min Passivo ≤ 2min 6-10 x 2 min

DHIT v800 m SB

lungo ≥ 90% vVO2max ≤ 60-70%o ≥ 3 min vVO2max ≥ 4-5 min 5-8 x 3 min

100-105% v3000 o 4-6 x 4 minm SB 60% v3000 m

100-120% PassivovVO2max o 2-3 x ≥8 min

DHIT o 15 s ≤ t ≤ 45 s ≤ 60-70% < 15 s (passivo) (durata serie)corto 105-120% v800 vVO2max ≥ 15 s Recupero tra le

m SB o serie ≥4-5 min 60% v3000 m

< vLTCON o 80-120 minlungo 75-85% v10 km

SB

< vLTCON o 30-50 mincorto 90-95% v10 km

SB

DHIT, allenamento intervallato ad alta intensità; CON allenamento continuo da moderata ad alta intensità;vVO2max, velocità al VO2max; v800 m, velocità velocità media della gara di 800 m; v3000 m velocità duranteuna gara di 3000 m; v10 km, velocità durante una gara di 10 km; vLT, velocità alla soglia lattacida; SB, mi-glior tempo stagionale. Da Buchheit and Laursen, 77 (modificata).

Tabella 2 – Esempi di modalità di allenamento continuo e intervallato per gli atleti master

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vrebbe comprendere anche esercitazioni per mi-gliorare le proprietà neuromuscolari in modo daconservare e possibilmente migliorare la funzionalitàdelle fibre muscolari. Questo può essere in parteottenuto con l’utilizzo di un allenamento CON, ilquale conserva e migliora le proprietà delle fibre ditipo 181, anche se un allenamento DHIT, grazie al-l’elevata intensità delle ripetute, provoca dei mi-glioramenti neuromuscolari in entrambe le tipolo-gie di fibre82. Tuttavia è noto che l’allenamento con-tro resistenza incide molto di più sulle fibre di tipo2 piuttosto che su quelle di tipo 183. Proprio perquesto motivo, consapevoli del fatto che negli atle-ti giovani e di élite esiste una relazione tra le ca-ratteristiche neuromuscolari e l’economia di corsa84,Piacentini e colleghi hanno analizzato gli effetti disei settimane di allenamento per il miglioramentodella forza massima (2 sessioni la settimana) du-rante un periodo di allenamento per la preparazionedi una gara di lunga durata (allenamento CON peril miglioramento della massima potenza aerobica)negli atleti master. Questo allenamento, anche seeseguito per un periodo di tempo limitato, ha com-portato un miglioramento dell’economia del-l’esercizio negli atleti master simile a quello degli

atleti più giovani85. Questi risultati suggeriscono chel’allenamento di forza può essere inserito nei pro-grammi di allenamento anche negli atleti master inmodo da preservare il declino dovuto all’invec-chiamento della massa muscolare e migliorare laperformance, anche se sono necessarie ulteriori ri-cerche su questi atleti.

Conclusioni

Nell’insieme questi risultati suggeriscono che en-trambe le modalità di allenamento sono importantiper mantenere o attenuare la diminuzione delVO2max e delle performance con l’età. Tuttavia, lasfida più grande per gli atleti master è quella di bi-lanciare lo stimolo sufficiente per promuovere ot-time prestazioni evitando un eccessivo affatica-mento che potrebbe portare a incorrere in infor-tuni50,86. Sarebbe importante introdurre inoltre pe-riodi di allenamento sia ad alta intensità sia ad altovolume in modo da ottenere una prestazione otti-male55. Dati di letteratura suggeriscono che ci de-vono essere almeno 48 ore tra le sessioni di DHITin modo da consentire un corretto recupero e al-lenarsi di conseguenza al massimo delle propriepossibilità77. Quando infatti le sessioni di allena-mento DHIT sono separate da meno di 2 giorni diriposo è possibile che si verifichi un sovraccaricoprogressivo. A volte questa condizione di sovrac-carico “funzionale” è ricercata dagli atleti durantebrevi periodi di allenamento, però se non viene con-trollata correttamente (ridotti tempi di recupero edi scarico) e gli sforzi massimali vengono ripetutiper diversi giorni o settimane, il DHIT può portarea condizioni si sovraccarico “non funzionale”77. Uncorretto periodo di allenamento a lungo termine pergli atleti master dovrebbe iniziare prediligendo al-lenamenti continui a bassa intensità in modo da mi-gliorare la struttura cardiovascolare e muscolare.Dopo di che, gli allenamenti ad alta intensità di-ventano essenziali per ottenere ulteriori migliora-menti nella prestazione di resistenza. Per tutte que-ste ragioni, si raccomanda agli atleti master che de-siderano migliorare le prestazioni e/o il proprio sta-to di salute di affidarsi ad allenatori esperti e se-guire metodologie di allenamento basati sull’evi-denza scientifica.

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quenza degli appoggi. L’incremento di entrambi i pa-rametri simultaneamente non è possibile a causa del-la loro reciproca dipendenza inversa. La maggiore fre-quenza ha come risultato appoggi più corti e vice-versa. Quindi l’incremento nella lunghezza dell’ap-poggio deve essere direttamente proporzionale al calodella frequenza di appoggi specialmente all’inizio del-la corsa – la fase di accelerazione iniziale (Mackala2007). Questo rapporto è condizionato dai proces-si di regolazione neuro-muscolare del movimento, dal-le caratteristiche morfologiche, dalle abilità bio-mo-torie e dalle risorse energetiche biochimiche a livel-lo individuale (Mann, Sprague, 1980; Harland, Stee-le, 1997; Novacheck, 1998; Prampero et al., 2005).

La lunghezza dell’appoggio dipende dalle di-mensioni degli arti inferiori e dall’impulso delle for-ze di reazione al suolo. In base agli studi biomeccanicidi alcuni autori (Bruggemann, Glad, 1990; Mero etal., 1992), l’appoggio degli sprinter viene definito daun’esecuzione ottimale della fase di contatto, che ècostituita da due sottofasi connesse: la fase frenantee la fase di propulsione. Il criterio di base di una tec-nica razionale dello sprint è il minore impulso pos-sibile nella fase di ammortizzazione e il maggiore im-pulso possibile nella fase di propulsione (Man,Sprauge,1980). Il secondo parametro della veloci-tà è la frequenza dei passi, che in gran parte dipendedalla regolazione del funzionamento del sistema ner-voso centrale, in particolare dalla conduttività dellesinapsi neuromuscolari in condizione di massima ec-

Introduzione

Nello sprint la velocità è definita dalla frequenzae dalla lunghezza degli appoggi. I parametri sono re-ciprocamente dipendenti, dato che il loro rapporto ot-timale permette la realizzazione della velocità mas-simale di sprint. L’incremento della velocità può es-sere raggiunto aumentando o la lunghezza o la fre-

Differenze tra velocistidi élite e sub-élite nellevariabili cinematiche edinamiche dei saltipliometrici

S biologia e allenamentobiomeccanica

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Milan Čoh, Milan Žvan Facoltà dello Sport, Università di Lubjana, Slovenia

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citazione (Enoka, 1994; De Luca, 1997). Un’alta fre-quenza di appoggi richiede un lavoro preciso e re-golare alternato degli agonisti e antagonisti (gruppimuscolari) degli arti inferiori. La frequenza degli ap-poggi deriva dalla somma delle fasi di supporto e divolo. Negli sprinter di élite, il rapporto tra fase di sup-porto e fase di volo è tra 1: 1.3 e 1: 1.7 (Mero, et al.,1992, Glize, Laurent, 1997; Novacheck, 1998).

Lo sprint è un movimento naturale umano, lastruttura del movimento comprende una serie di sal-ti da una gamba all’altra. In base alle caratteristichebiomeccaniche, i salti possono essere distinti in sal-ti verticali e orizzontali. I salti verticali sono mezzi im-portanti di allenamento, come anche un metodo dia-gnostico per controllare la forza di spinta degli artiinferiori nei velocisti. Il criterio di base di una velo-cità efficace nello sprint è lo sviluppo della maggioreforza possibile di reazione al suolo nel minor tem-po possibile durante la fase di contatto dell’appoggio(Mann, Sprague, 1980; Mero et al., 1992; Mero etal., 2006). Il tempo di contatto nei velocisti di éliteequivale a 80-95 millisecondi con forze di reazioneal suolo che superano tre-quattro volte il peso delcorpo degli atleti. La struttura del movimento in sal-ti e corsa di velocità è molto simile nelle modalità dicontrazione muscolare. Lo sviluppo della forza è unrisultato della concatenazione tra contrazioni mu-scolari eccentriche e concentriche. La maggior par-te dei movimenti naturali comprende l’allungamen-to attivo dei muscoli nella fase di ammortizzazione(contrazione eccentrica) seguita da un’estensione(contrazione concentrica).

I salti pliometrici sono mezzi importanti nell’alle-namento degli sprinter. Possono essere usati per mi-gliorare la funzione dell’azione muscolare eccentri-

ca-concentrica degli arti inferiori. Inoltre, questi sal-ti rappresentano uno dei metodi diagnostici più im-portanti della forza di impulso negli atleti. Lo sco-po del presente studio è di trovare differenze nei testdi salto pliometrico - 45 cm nei risultati dei parametribiomeccanici dei salti pliometrici e gli elementi chedistinguono i velocisti in relazione al loro livello perprogrammare meglio e controllare il processo di al-lenamento degli sprinter. Secondo quest’assunto ilpresente articolo ha avuto principalmente l’obietti-vo di esaminare le differenze di forza nelle spinte travelocisti di élite e di sub-élite.

Metodi

L’esperimento ha incluso 12 buoni sprinter (età22.4 ± 3.4 anni, altezza 177.6 ± 6.9 cm, peso cor-poreo 74.9 ± 5.2 kg). La media dei migliori risultatinei 100 metri è stata 10.82 ± 0.25 s (miglior risulta-to 10.39 s). Tutti i soggetti misurati erano a cono-scenza degli scopi dell’esperimento e delle proceduredi misurazione e hanno tutti firmato una dichiarazio-ne di assenso come previsto dalla dichiarazione diHelsinki-Tokyo, che afferma che la partecipazione èvolontaria e che vi si può mettere fine in qualsiasi mo-mento. I soggetti selezionati misurati dovevano alle-narsi in atletica leggera da almeno cinque anni e do-vevano essere specializzati nelle gare di velocità dei60 o 100 o 200 metri. In base allo scopo dello stu-dio, gli sprinter sono stati divisi in due gruppi.

Il criterio per formare i gruppi degli sprinter di éli-te e sub-élite era rappresentato dal risultato otte-nuto in una gara ufficiale di 100 metri. Le caratte-ristiche di base dei due gruppi sono illustrate nel-la Tabella 1.

ÉLITE SPRINTER (6) SUB-ÉLITE SPRINTER (6)

Parametri Unità Media DS Media DS

Età Anni 23.67 3.26 22.67 3.55

Altezza Cm 179.17 7.65 176.17 6.58

Massa corporea Kg 77.50 5.32 72.33 3.98

100m S 10.66* 0.18 10.96 0.16

*Una differenza tra i gruppi è statisticamente significativa con p<0.05.

Tabella 1 – Caratteristiche del campione di sprinter di élite e sub-élite

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Protocollo della procedura di misurazione (raccolta dei dati e metodi di analisi dei dati)

I salti pliometrici sono stati eseguiti da una pan-ca alta 45 centimetri, l’atterraggio è stato esegui-to su una superficie – piattaforma tensiometrica –seguita da un immediato stacco verticale. Il salto

pliometrico è stato anche eseguito senza movimentodelle braccia (Figura 1). È stato utilizzato un siste-ma di nove telecamere CCD (BTS martedì, BTS Bio-engineering, Padova, Italia) con una frequenza di 200Hz e una risoluzione di 768 x 576 pixel al fine di ef-fettuare un’analisi cinematica tridimensionale dei sal-ti verticali. È stato usato un programma BTS

SMART Suite per analizzare i parametri cinematici. Sono state esaminate le variabili cinematiche dei

salti verticali con l’uso di due piattaforme di forza se-parate (600x400, Type 9286A, Kistler Instrumente AG,Winterthur, Switzerland) ad una frequenza di cam-pionamento di 800 Hz. L’analisi ha incluso le seguentivariabile cinetiche: forza massimale di reazione al suo-lo e impulso di forza, impulso di forza nelle fasi ec-centriche e concentriche. La forza di reazione al suo-lo (GRF) è stata misurata unilateralmente e bilateral-mente. La forza è stata ulteriormente normalizzata in

base al peso corporeo del soggetto misurato (N/kg).I dati sono stati analizzati statisticamente con

l’uso del programma SPSS per Windows 15.0 (Chi-cago, IL, USA). In entrambi le tipologie di salto sonostati considerati i tre migliori (più alti). In aggiuntaai parametri statistici di base delle variabili sono sta-te anche esaminate le differenze tra le due categoriedi velocisti nei test pliometrici attraverso un’anali-si di varianza ANOVA a misure ripetute. La signifi-catività delle differenze è stata valutata ad un livellodi rischio del 5% (p<0.05).

Figura 1 – Protocollo di misurazione dei parametri cinematici e dinamici del salto pliometrico-45 cm

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Risultati dello studio

I risultati nella Tabella 1 rivelano che i veloci-sti di élite sono leggermente più vecchi, con unamassa corporea e un’altezza maggiore e con ri-sultati statisticamente migliori nei 60 e 100 me-tri. La Tabella 2 presenta i valori medi e le de-viazioni standard delle variabili nel salto pliome-trico 45 centimetri. Nel salto pliometrico la dif-ferenza nell’altezza del salto tra i due gruppi equi-valeva a 8.7 centimetri. Sono state anche rilevateconsiderevoli differenze tra i gruppi nella veloci-tà verticale di stacco dei salti pliometrici. Inoltre,la velocità del centro di gravità (BCG) nella faseeccentrica del salto in basso ha distinto in ma-niera significativa gli sprinter di élite da quelli disub-élite.

Nel salto pliometrico - 45 centimetri si sonorilevate differenze statisticamente significative trai gruppi di velocisti di élite e sub-élite nei tre pa-rametri: altezza del salto, velocità del baricentro

nella fase eccentrica e concentrica. Gli studi pre-cedenti hanno indicato un’alta correlazione tra ilsalto pliometrico e la velocità di corsa (Sarasla-nidis, 2000; Young, 2001; Marković, 2004). È sta-ta trovata un’alta correlazione tra i salti in bas-so e l’accelerazione di partenza da Mero et al.,(1992), Rimmer e Sleivert (2000), Marković(2004) e Maulder et al., (2006). I meccanismi neu-ro-muscolari nell’esecuzione del salto pliometricoe nei passi dello sprint sono molto simili. L’al-lungamento più veloce del complesso muscolo-tendine, il tempo più breve e l’ampiezza di mo-vimento hanno tutti come risultato una maggiorquantità di energia elastica. Si sa che il com-plesso muscolo-tendine (tendine di Achille, mu-scoli gastrocnemio mediale, gastrocnemio late-rale, soleo) può, in condizioni di velocità maggioredel ciclo eccentrico-concentrico, immagazzina-re una quantità maggiore di energia cinetica informa di energia elastica (Bobbert, van Soest,2000; Komi, 2000). La generazione di energia

ÉLITE SPRINTER (6) SUB-ÉLITE SPRINTER (6)

Parametri Unità Media DS Media DS

Altezza cm 54.76 * 5.34 46.02 5.95

Tempo concentrica ms 90.00 5.42 93.55 5.75

Tempo eccentrica ms 70.43 8.38 77.70 7.51

Tempo di contatto ms 160.43 10.68 171.25 16.11

Picco forza/destro N 1551.20 286.07 516.32 309.12

Picco forza/sinistra N 1433.21 170.58 616.02 229.74

Impulso eccentrico Ns 78.33 16.35 76.03 12.77destra

Impulsoeccentrico Ns 70.85 7.50 80.00 13.14sinistra

Impulso concentrico Ns 87.61 12.30 85.18 19.00destra

Impulso concentrico Ns 82.55 12.32 88.48 13.71sinistra

Velocità di stacco m.s -1 3.18 * 0.15 2.87 0.24

Velocità eccentrica m.s -1 3.05 * 0.11 2.81 0.07

*Una differenza tra i gruppi è statisticamente significativa con p<0.05.

Tabella 2 – Variabili cinematiche e dinamiche del salto pliometrico – 45 cm

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elastica significa anche tempi di contatto più bre-vi, il che rappresenta un fattore decisivo nella ve-locità. Se il tempo di contatto con la superficieè più lungo, una parte dell’energia cinetica as-sorbita viene trasformata in energia chimica – ca-lore (Komi, 2000). Rispetto al gruppo di veloci-sti di sub-élite, i velocisti del gruppo élite han-no una durata cumulativa più corta della fase dicontatto (élites=160.4 ms, sub-élite=171.2 ms)come anche la durata minore della fase eccen-trica nel salto pliometrico di 45 centimetri; tuttaviala differenza non è statisticamente significativa.In base ad alcuni studi (Gollhofer, Kyrolainen,1991; Komi, 2000), il meccanismo chiave per untempo di contatto breve in condizioni di ciclo ec-centrico-concentrico (ciclo allungamento-ac-corciamento - Komi, Nicol, 2000) è una pre-at-tivazione efficiente dei muscoli agonisti e dei mu-scoli sinergici dell’articolazione della caviglia(gastrocnemio laterale, gastrocnemio mediale,soleo e tibiale). La pre-attivazione comincia 100millisecondi prima del contatto del piede con ilsuolo (Gollhofer, Kyrolainen 1991). Gli agonisti-ci e i sinergici forniscono una maggiore stiffnessall’articolazione della caviglia, regolata dal pro-gramma motorio centrale (regolazione della stiff-ness della caviglia), che controlla e sincronizzail lavoro dei flessori e degli estensori della cavi-glia prima del contatto con il suolo (Gollhofer, Ky-rolainen, 1991, Nicol et al., 2006). Young et al.(1999) hanno trovato che l’allenamento con i sal-ti pliometrici negli sprinter riduce significativa-mente i tempi di contatto e migliora l’altezza deisalti. Una fase di contatto breve è uno dei fattoripiù importanti nelle gare di velocità, sia dal pun-to di vista dell’alta frequenza e sia della veloci-tà della spinta nell’appoggio della gara di velo-cità. Nelle potenti strutture motorie, come anchenello sprint, il tempo disponibile per la genera-zione di forza è uno dei più importanti fattori li-mitanti. Nello sprint la velocità di generazione del-la forza muscolare (gradiente di forza) è un fat-tore più importante della forza muscolare mas-simale (Zatsiorsky, 1995).

C’è una differenza significativa tra la corsa divelocità e il test di salto pliometrico, che valutala forza elastica. Dal punto di vista biomeccani-co, lo sprint rappresenta un’attività alternata del-la gamba sinistra e destra, cioè un’attività unila-terale. Secondo Mero et al. (1992), la realizzazione

della forza nello sprint dipende in maniera con-siderevole dalla coordinazione intra- e inter-mu-scolare. I salti verticali sono un esempio tipico diattività bilaterale. Tuttavia, vi è una particolare so-miglianza tra queste due attività dal punto di vi-sta delle forze di reazione al suolo. Nella fase del-la velocità di sprint massimale la forza di reazio-ne al suolo verticale equivale a 1300-1600 N(Mero et al., 1992) su ogni gamba. La somma del-la forze di reazione al suolo di entrambe le gam-be è quindi tra 2600 N e 3200 N. Nel salto plio-metrico i velocisti di élite raggiungono in mediauna forza di reazione al suolo bilaterale di 2984N, e quelli di sub-élite anche 3132 N. La forza direazione unilaterale al suolo arriva a 1492 N neivelocisti di élite e a 1566 N nei velocisti di sub-élite. In maniera analoga, l’impulso della forza nel-la fase eccentrica del salto è in media maggiorenel gruppo di velocisti di sub-élite, in confrontoal gruppo dei velocisti di élite (élite 149.18 Ns,sub-élite 156.03 Ns). Evidentemente, gli sprinterdi sub-élite, nonostante la maggiore forza di rea-zione al suolo, non sono capaci di realizzare sal-ti più alti rispetto agli sprinter di élite. Gli sprin-ter di élite hanno ottenuto salti verticali più alti di8.7 cm dopo salti in basso da 45-cm rispetto aglisprinter di sub-élite.

In base ai parametri cinematici (durata dellaspinta, durata della fase eccentrica e concentrica)e dei parametri cinetici (forza massimale di rea-zione, impulso di forza nella fase eccentrica econcentrica), si può concludere che gli sprinterdi élite utilizzano una strategia di salto con un ci-clo veloce eccentrico-concentrico, mentre glisprinter di sub-élite usano una strategia con ci-clo lento eccentrico-concentrico. Solo una velocetrasformazione della contrazione eccentrica inquella concentrica, utilizzando un riflesso del-l’allungamento, permette un transfer efficiente dienergia elastica dalla prima alla seconda fase del-l’azione di stacco. Nella fase di pre-allungamentodei muscoli e dei tendini, la parte maggiore dienergia elastica viene immagazzinata in ele-menti seriali elastici muscolari (aponeurosi, ten-dine e ponti energetici) e una parte minore in ele-menti paralleli elastici (fasce muscolari, tessutoconnettivo, sarcolemma). Questa energia vienerilasciata nella fase concentrica, insieme al-l’energia chimica di un muscolo. Una parte dienergia elastica è disponibile solo per 15-120 mil-

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lisecondi, che rappresenta la durata di vita deiponti energetici (Komi, Nicol, 2000). La velocitàdel ciclo eccentrico-concentrico negli sprinter diélite è, da un punto di vista statistico, per la mag-gior parte il risultato di una velocità significati-vamente maggiore del centro di gravità nella fasedi ammortizzazione della fase di salto e nel-l’estensione della fase di salto. Quando si lasciail terreno, la velocità media verticale dei veloci-sti di élite è di 0.31 ms -1 più alta rispetto ai ve-locisti di sub-élite. Il salto pliometrico come mo-vimento complesso multi-articolare, in cui la co-ordinazione inter-muscolare in particolare degliagonisti e dei sinergici è di considerevole im-portanza, si è dimostrato un importante stru-mento diagnostico di previsione del risultato perle gare di velocità.

Conclusione

I salti pliometrici sono strumenti importanti di al-lenamento degli sprinter. Possono essere usatiper migliorare il funzionamento del lavoro muscolareeccentrico-concentrico degli arti inferiori. Nel saltopliometrico, gli sprinter di élite e di sub-élite si sonodistinti nella realizzazione della velocità di movimentonelle fasi eccentriche e concentriche (c’è una dif-ferenza statisticamente significativa tra i gruppip<0.05). Gli sprinter di élite utilizzano meglio il riflessodell’allungamento, che permette loro di trasferire inmaniera più efficiente l’energia elastica dalla primaalla seconda fase dell’azione di spinta. Inoltre,questi salti sono uno strumento di misurazione af-fidabile e obiettivo per diagnosticare e pianificare ilprocesso di allenamento della forza degli atleti.

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Introduzione

La componente acrobatica è un fattore moltoimportante nel salto con l’asta. Le caratteristichemotorie di un saltatore con l’asta sono la forza ela velocità, ma è opportuno possedere anche unlivello elevato di acrobatica, soprattutto in relazionealla capacità di controllo e di orientamento del pro-prio corpo nello spazio.

Con il presente studio si è inteso valutare qua-le sia l’importanza degli allenamenti di acrobati-ca nella prestazione dei saltatori sul territorio na-zionale. In particolare ci è interessato compren-dere quanti saltatori abbiano avuto un passato daginnasti e quanto tempo dedicano attualmente al-l’allenamento della componente acrobatica.

Ruolo dell’acrobaticaneIla preparazionedei saltatori con l’asta

S metodologiatecnica e didattica

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Gennaro Spina1, Antonio La Torre2, Giorgio Carbonaro3, Maria Francesca Piacentini11 Università degli Studi di Roma “Foro Italico”2 Università degli Studi di Milano3 Centro studi FIDAL

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Materiali e metodi

SOGGETTI DELLO STUDIO

Lo studio è rivolto ad un gran parte dei praticantidi salto con l’asta maschili e femminili in tutta Ita-lia, per un totale di 184 soggetti. Per reclutare ilmaggior numero di soggetti è stato inviato un que-stionario a tutti i tecnici italiani di atletica leggera.

IL QUESTIONARIO - LA DIFFUSIONE E LA RACCOLTA DEI DATI

È stato somministrato on-line un questionario(allegato 1). Il questionario è stato progettato sulweb tramite dei moduli da poter far compilare di-rettamente online. Questo ci ha permesso di po-terlo estendere a tutta Italia senza dover rimane-re chiusi nei confini della regione, azzerando i co-sti e abbassando nettamente i tempi.

Dopo aver definito la struttura ed aver eseguito unpiccolo studio pilota sul questionario, il Centro Stu-di FIDAL ha inviato il link del questionario agli oltre 1800tecnici iscritti alla newsletter del loro sito. Inoltre il linkè stato divulgato attraverso i social network a tutti gliatleti che si trovavano nelle graduatorie FIDAL 2014delle gare di salto con l'asta, riuscendo ad arrivare acirca 500 atleti (300 maschi e 200 femmine). In soledue settimane abbiamo raccolto 184 questionari.

Risultati

DESCRIZIONE DEL CAMPIONE

Le figure 1 e 2 riportano i dati suddivisi per ge-nere e categoria di appartenenza.

Gli atleti sono stati divisi in tre grandi catego-rie: “Under 16” (Cadetti/e e Allievi/e), “17/18anni” (Junior) e “Over 19” (Promesse e Senior).

La maggior parte degli atleti intervistati sia nel-le categorie maschili che in quelle femminili ri-spondono di praticare l’atletica leggera da più dicinque anni (figure 3a e 3b).

Le fig. 4a e 4b indicano la prestazione degli atle-ti relativamente agli anni di pratica. Negli uominitutti gli intervistati della categoria “Over 19” han-no dichiarato di praticare questo sport da più dicinque anni. Per quanto riguarda la categoria 17/18anni si nota una parità di prestazioni tra chi ha co-minciato atletica sia da meno di tre anni sia da treo più di cinque. Negli “Under 16” invece si nota chele prestazioni di chi ha cominciato da meno di unanno che è molto inferiore rispetto alla prestazio-ne degli altri.

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Nelle donne (fig. 4b) situazione analoga, Tuttaviain questo caso, chi pratica atletica da più anni di-mostra livelli prestativi maggiori.

LA PRATICA DEL SALTO CON L’ASTA

Dalle figure 5a e 5b si evince come le catego-rie più giovani siano quelle che da meno tempopraticano salto con l’asta dovuto anche al fatto chela Federazione Italiana inserisce questa disciplinacome gara a partire dalla categoria cadetti. È raroquindi che ragazzi di categorie più giovani si av-vicinino al salto con l'asta prima dell'età in cui sigareggia. In entrambi i sessi, infatti, vediamouna crescita degli anni di pratica della disciplinamano a mano che si sale di categoria.

Si può osservareinfatti che negli uomini (fig. 6a)soprattutto negli Over 19 il risultato di chi praticaquesta disciplina da più tempo è superiore a chiha meno anni di esperienza. Nelle donne (fig. 6b)le prestazioni migliori sono fra coloro che praticanosalto con l'asta da almeno 2 anni

Dalla fig. 7a si evince che la maggioranza de-gli atleti in tutte le categorie ha praticato uno sportdiverso dall'Atletica e dalla Ginnastica Artistica.Nelle atlete (fig. 7b) invecesi nota come la Ginna-

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stica Artistica (GA) sia stato lo sport maggiormentepraticato prima dell’atletica.

I pochi maschi che hanno praticato la Ginna-stica Artistica (8% <16 anni; 16% 17/18 anni; 11%>19 anni) hanno una prestazione migliore rispet-to sia a chi ha fatto solo atletica nella propria vitasia a chi ha praticato altri sport. Nello specifico gliOver 19 che hanno praticato ginnastica artisticahanno mostrato prestazioni di media ben 20cmsuperiori al gruppo di chi ha fatto solo atletica edi oltre 40 sopra a chi a fatto altri sport; anche nei17/18 anni troviamo 13 e 30 cm di distacco; ne-

gli Under 16 si nota addirittura più di mezzo me-tro tra chi ha praticato GA e il resto dei saltatori.

Anche nelle donne (fig. 8b) si notano prestazionipiù elevate tra coloro che hanno praticato Ginna-stica Artistica rispetto alle atlete che hanno pra-ticato solo Atletica o che provengono da altri sport.

TIPOLOGIA DELLE ATTIVITà SVOLTE

Nei prossimi grafici verranno esaminati qualisono le specialità dell'atletica che vengono prati-cate prima di aspecializzarsi nel salto con l'asta.

Il dato di tendenza è sicuramente quello rela-

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tivo ai salti (alto, lungo e triplo) che caratterizza-no le scelte di circa il 25% degli uomini (fig. 9a) eil 30% delle donne (fig. 9b). Subito dopo la prati-ca delle gare di velocità e ostacoli; di numero in-feriore sono le scelte dei lanci e della resistenza.Solo una piccola percentuale sia degli uomini chedelle donne si avvicina al salto con l'asta senzaprovare altre specialità dell'atletica.

Nei grafici successivi si mette in relazione la pre-stazione rispetto alle discipline dell’atletica leggerapraticate.

Negli uomini (fig. 10a) si può osservare so-prattutto nei più giovani che la percentuale di chiha dichiarato di non aver praticato alcuna specialitàdell'atletica, oltre al salto con l'asta si rivela conprestazioni maggiori; troviamo anche più di 20cmdi media più alta rispetto a tutte le altre negli Over19; circa 15 cm nei 17/18 anni; e addirittura 40 cmnella fascia degli Under 16. Chi proviene dai lan-ci o dalle discipline di resistenza dimostra valoriprestativi più bassi.

Nelle donne (fig. 10b), non si nota, come negliuomini, una prestazione migliore di chi ha fatto

esclusivamente salto con l'asta. Si distingue chiha praticato altre discipline, in particolare chi hafatto ostacoli e lanci (ai primi posti in tutte e tre lecategorie), seguiti a sorpresa da chi ha fatto garedi resistenza e solo successivamente le speciali-tà di velocità e salti.

SEDUTE E ACROBATICA

In fig. 11, si vede la differenza che c'è tra i duesessi nella media del numero di allenamenti a set-timana, ma soprattutto nell'andamento dellapratica man mano che si sale di categoria. I duesessi, infatti pur avendo lo stesso punto di par-tenza, presentano andamenti ben differenti.

Mentre nelle donne è evidente un aumento gra-duale del numero di sedute di allenamento (si pas-sa dalla media di 4 sedute settimanali nelle Un-der 16 alle 4,4 nelle 17/18 anni fino ad arrivarealle 5 sedute nelle Over 19), negli uomini si evi-denzia un picco (di 4,7 sedute di media) nella fa-scia 17/18 anni, con un abbassamento (4,4 se-dute) negli Over 19.

Nell'analisi specifica, si può osservare chia-

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ramente nella fig. 12a come gli uomini di tutte fa-sce d'età prese in considerazione presentano unaumento di prestazione all'aumentare delle se-dute; negli Over 19 troviamo una predominanzapiù marcata, chi pratica da sei sedute di allena-mento in su ha una media di 4,89mt, di ben0,65mt e 0,72mt sopra alle medie rispettivamentedi chi fa quattro/cinque sedute o meno. Anchenelle altre due categorie è evidente una presta-zione più alta da parte di chi si allena di più.

Stessa situazione si verifica nelle donne (fig.12b). In tutte e tre le categorie si nota una pre-stazione migliore fra le atlete che effettuano unmaggior numero di sedute di allenamento a set-timana.

La seconda domanda relativa all'allenamentosvolto riguarda il numero di ore di acrobatica. An-che in questo caso si è verificato più o meno lostesso andamento della media delle ore impiegatedagli atleti delle varie categorie. Infatti da comesi evince dal grafico 13, gli uomini Under 16 pre-sentano una media di ore di acrobatica più bas-sa (1,4) mentre le donne 1,7; nella categoria 17/18anni gli uomini dichiarano di svolgere 2,1 ore diallenamento di acrobatica a settimana, mentre ledonne rimangono stabili (a 1,7); negli Over 19 siverifica una riduzione negli uomini del numero diore di acrobatica praticate a settimana (1,4)mentre le donne arrivano a 1,8.

Dai grafici 14a e 14 b si evince la relazione esi-stente fra il numero di ore di acrobatica pratica-ta e la prestazione.

Partendo dagli uomini (fig. 14a), si evidenzia unaprestazione migliore fra chi pratica qualche ora diacrobatica rispetto a chi non ne pratica alcuna. Perla categoria 17/18 anni la situazione è ben differente,infatti la prestazione non è correlata al numero di oredi acrobatica svolta a settimana. Negli Over 19 si-tuazione ancora diversa, si può notare una mediadi prestazione maggiore tra coloro che praticanouna/due ore (di 4,47mt) rispetto a chi ne fa tre/quat-tro (con 4,40mt) e nettamente più alta rispetto a chinon ne pratica nemmeno una (con 4,09mt).

Discorso a parte per quello che riguarda ledonne, sicuramente meno altalenanti rispetto agliuomini nelle ore di acrobatica praticate nelle va-

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rie categorie. Nel grafico 14b si può osservare unche nella categoria Under 16 le prestazioni migliorisono relazionate al numero di ore di acrobaticapraticate a settimana. Nelle over 19 invece, si evi-denzia una crescita di prestazione tra chi non pra-tica nessuna ora (con 3,25mt) a chi ne fa una/duee tre/quattro (entrambe con 3,43mt), e addiritturachi ne pratica da cinque in su.

Discussione e conclusioni

Dato l’esiguo numero di risposte ed una anali-si descrittiva dei dati, possiamo solo fotografare unasituazione attuale in Italia e fare delle considerazionesu prospettive future per migliorare l’allenamentodei giovani saltatori. Grazie ai 184 atleti e atlete chehanno risposto al questionario, i risultati ottenuti ciproiettano verso nuove interpretazioni motorie e cidanno la spinta per poter proseguire da qui i no-stri studi. Questo è solo un punto di partenza.

In particolare lo scopo era comprendere il back-ground sportivo degli atleti intervistati: Atletica,Ginnastica o altro. Gli uomini provengono quasi

tutti (tra il 73% e l'80% nelle tre categorie) da unosport diverso da atletica e ginnastica (calcio). Unapiccola percentuale invece vede protagonisti co-loro che hanno fatto solo Atletica Leggera (19%Under 16; 4% 17/18; 11% Over 19) e chi ha fat-to Ginnastica Artistica prima di passare al saltocon l'asta (8% Under 16; 16% 17/18; 11% Over19). Interessante notare che chi ha praticato GAprima del salto con l'asta presenta prestazioni, percategoria, migliori rispetto agli altri atleti.

Per le donne la maggior parte proviene dallaGinnastica Artistica (45% Under 16; 41% 17/18;50% Over 19), e rispetto agli uomini hanno unapercentuale più bassa per chi proviene da altrisport (tra il 39% e il 45%). Anche in questo casorimangono poche coloro che hanno fatto soloatletica (9% Under 16; 14% 17/18; 11% Over 19).Pur avendo un numero più alto di atlete che han-no fatto Ginnastica prima di dedicarsi al salto conl'asta, anche in questo caso le prestazioni migliorisi ritrovano fra le atlete che hanno praticato la GA.

La piccola percentuale di saltatori uomini, siaquella più ampia delle saltatrici donne che pro-vengono dalla Ginnastica Artistica, hanno carat-teristiche fisiche e tecniche, che acquisite nel pe-riodo antecedente a quello impostato per il saltocon l'asta hanno portato a una prestazione più altadegli altri. Questo può essere dovuto a delle ca-pacità analoghe che servono in entrambe le di-scipline, e che acquisite nel tempo permettono diraggiungere obiettivi più alti rispetto a chi nella pro-pria carriera giovanile non ha mai avuto la possi-bilità di provare le tecniche di acrobatica. Ricor-diamo che il salto con l'asta entra a far parte delprogramma di gare solo dalla categoria Cadetti,quindi anche chi proviene dall'atletica, fino a 14anni si trova senza aver fatto tutta la preparazio-ne che serve per approcciarsi a questa disciplina

Si può concludere che l'acrobatica con an-nessa parte di attrezzistica risultano incisive nel-la preparazione di un saltatore con l'asta. Questedue componenti possono condizionare positiva-mente il risultato degli atleti, e si può partire daqui per apportare modifiche negli allenamenti baseinserendo molta varietà negli esercizi di prepara-zione che devono consentire all'atleta di salto conl'asta di costruirsi fisicamente in rapporto al ge-sto che dovranno affrontare.

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Bibliografia

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Petrov V. (2004) Pole vault - the state of the art.New Studies in Athletics n.. 3

Il questionario

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Analisi della tecnica

“Non ci sono ostacoli tra noi”: confronto tra parametriagonistici dei nostri ostacolisti ed il resto del mondo.

di Vincenzo De Luca

1 2 3 4 5 6

1 2 3 4 5 6 7

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Le sequenze fotografiche, dell’atleta Giulia Pennel-la impegnata nei 100hs ai Campionati Italiani di To-rino e degli atleti Hassane Fofana al Golden Gala eLorenzo Perini ai Campionati Italiani J/P di Rieti im-pegnati nei 110hs, sono state realizzate con una vi-deocamera ad alta velocità a 240frs (margine di er-rore ± 5ms), mentre l’elaborazione è stata effettua-ta tramite l’uso di un software video. Per le intere di-stanze, sono stati rilevati i tempi parziali e progres-sivi ed è stata effettuata l’analisi delle dinamiche del-le diverse fasi, in particolare:a) i passi inizialib) l’analisi del valicamento degli ostacolic) i 3 passi tra gli ostacolid) i passi finalie) per ciascuna fase, la rilevazione dei tempi di con-tatto e di volo

È implicito che la valutazione della prestazione atle-tica sia basata su elementi di tipo qualitativo (comevengono realizzati i gesti) e quantitativi (dati di diversotipo). In questa sede si evitano le osservazioni di tipoqualitativo, visibili per ogni allenatore negli aspetti es-

senziali, per proporre invece una descrizione detta-gliata dei dati dei valori quantitativi che quei gesti con-sentono di esprimere. È chiaro che le due componentidebbono essere riassunte e dare luogo ad una in-terpretazione unificata. Ma è nostra impressione chel’insufficienza delle strumentazioni disponibili pongaspesso l’allenatore societario nella condizione di do-vere basare tutto sull’osservazione in tempo reale o,tuttalpiù, sull’analisi di riprese video con pochi frameal secondo. Questa esposizione persegue, dunque,l’obiettivo di fare acquisire agli allenatori dimestichezzacon i dati fondamentali rilevabili con le tecnologie. Lasequenza fotografica acquisita con la fotocamera adalta velocità consente all’allenatore e all’atleta di ana-lizzare e di misurare le diverse fasi della prova e, con-seguentemente, di indirizzare gli interventi tecnici inmodo mirato al fine di migliorare la prestazione e ri-durre il gap che separa gli atleti azzurri dalle miglio-ri prestazioni mondiali. I dati raccolti sono stati inse-riti in 3 tabelle riepilogative. Nelle tabelle 1a e 1b si evidenziano i tempi parzialie i tempi progressivi delle gare dei 100hs e 110hs.

TABELLA 1A

atleta gara prestazione 1 hs 2 hs 3 hs 4 hs 5 hs 6 hs 7 hs 8 hs 9 hs 10 hs tempofinale

NELVIS 100 HS 12”52(+1.0) 2”51 3”53 4”52 5”50 6”48 7”44 8”42 9”40 10”38 11”40 1”12(1”02) (0”99) (0”98) (0”98) (0”96) (0”98) (0”98) (0”98) (1”02)

PORTER 100 HS 12''63 (-0.1) 2”58 3”61 4”58 5”56 6”53 7”51 8”48 9”46 10”46 11”47 1”16(1”03) (0”97) (0”98) (0”97) (0”98) (0”97) (0”98) (1”00) (1”01)

BORSI 100 HS 12”76(+0.6) 2”64 3”64 4”62 5”61 6”58 7”56 8”55 9”54 10”56 11”63 1”13(1”00) (0”98) (0”99) (0”97) (0”98) (0”99) (0”99) (1”02) (1”07)

CARAVELLI 100 HS 12''98(-1.1) 2”65 3”70 4”71 5”71 6”71 7”72 8”75 9”76 10”79 11”83 1”15(1”05) (1”01) (1”00) (1”00) (1”01) (1”03) (1”01) (1”03) (1”04)

PENNELLA 100 HS 13''21(+1.7) 2”69 3”73 4”76 5”78 6”80 7”81 8”82 9”88 10”95 12”02 1”19(1”04) (1”03) (1”02) (1”02) (1”01) (1”01) (1”06) (1”07) (1”07)

CARMASSI 100 HS 13''52(+0.5) 2”77 3”84 4”90 5”95 6”98 8”05 9”11 10”17 11”25 12”35 1”17(1”07) (1”06) (1”05) (1”03) (1”07) (1”06) (1”06) (1”08) (1”10)

TABELLA 1B

atleta gara prestazione 1 hs 2 hs 3 hs 4 hs 5 hs 6 hs 7 hs 8 hs 9 hs 10 hs tempofinale

SHUBENKOV 110 HS 13”29(+0.7) 2”63 3”67 4”71 5”74 6”75 7”76 8”79 9”84 10”89 11”94 1”35(1”04) (1”04) (1”03) (1”01) (1”01) (1”03) (1”05) (1”05) (1”05)

PORTER 110 HS 13''32(+0.7) 2”59 3”65 4”69 5”71 6”73 7”76 8”79 9”82 10”85 11”90 1”42(1”06) (1”04) (1”02) (1”02) (1”03) (1”03) (1”03) (1”03) (1”05)

FOFANA 110 HS 13”55 (+0.7) 2”64 3”71 4”74 5”79 6”82 7”86 8”89 9”93 10”99 12”09 1”46(1”07) (1”03) (1”05) (1”03) (1”04) (1”03) (1”04) (1”06) (1”10)

PERINI 110 HS 13''88(+0.5) 2”69 3”78 4”87 5”91 6”99 8”09 9”15 10”21 11”32 12”43 1”45(1”09) (1”09) (1”04) (1”08) (1”10) (1”06) (1”06) (1”11) (1”11)

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Analisi della tecnica

TABELLA 2A

atleta gara prestazione tempo passi totale valicamento totale passi tempo passi iniziali ostacoli intermedi finali

NELVIS 100HS 12”52(+1.0) 2”08 4”06 5”26 1”12

PORTER 100HS 12''63 (-0.1) 2”15 4”13 5”19 1''16 *

BORSI 100HS 12''76 (+0.6) 2”21 4”09 5''33 1''13

CARAVELLI 100HS 12''85(+1.8) 2”24 3”98 5''52 1''11

CARAVELLI 100HS 12''98 (-1.1) 2”24 4”05 5''54 1''15

BORSI 100HS 13''08 (+0.3) 2”30 4”23 5”42 1''13

PENNELLA 100HS 13”21(+1.7) 2”27 4”30 5”45 1”19

CARMASSI 100HS 13”52(+0.5) 2”38 4”36 5”65 1”17

*(rallenta)

TABELLA 2B

atleta gara prestazione tempo passi totale valicamento totale passi tempo passi iniziali ostacoli intermedi finali

SHUBENKOV 110HS 13”29(+0.7) 2”12 4”87 4”95 1”35

PORTER 110HS 13”32(+0.7) 2”09 4”91 4”90 1”42

FOFANA 110HS 13”55(+0.7) 2”15 4”86 5”08 1”46

PERINI 110HS 13”88(+0.5) 2”20 4”93 5”30 1”45

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La suddivisione dei dati nelle tabelle 2a e 2b permetteuna migliore comprensione tra le diverse componentidella capacità di prestazione e, soprattutto, l’inter-pretazione delle caratteristiche dell’ostacolista, poi-ché differenzia l’abilità di superamento delle barrie-re dall’abilità di correre velocemente prima, tra e dopole stesse.

Le tabelle 3a e 3b si riferiscono a:1) il tempo di contatto dell’arto propulsore in vista del

valicamento e il tempo di valicamento (volo) del-l’ostacolo;

2) il tempo di contatto e il tempo di volo del primopasso;

3) il tempo di contatto e il tempo di volo del secon-do passo;

4) il tempo di contatto e il tempo di volo del terzo passo.

I tempi sono stati rilevati alla discesa dell’ostacolo,analogamente all’operazione manuale che l’allena-tore effettua con il cronometro. L’intervallo di tem-po tra gli ostacoli permette solamente una somma-ria valutazione iniziale, ma non consente la distinzionedegli elementi che caratterizzano la prestazione ecome si differenziano tra i diversi atleti, poiché non

distingue la fase del valicamento dell’ostacolo dai 3passi intermedi. Pertanto, nelle tabelle 2a e 2b la garaè stata suddivisa in 4 fasi:1) Il tempo impiegato nei passi iniziali;2) il tempo impiegato nei 10 valicamenti degli ostacoli;3) il tempo impiegato nei 27 passi tra gli ostacoli;4) il tempo impiegato nei passi finali.

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L’insieme di questi dati consente di raffinare ulte-riormente l’analisi e di osservare come la corsa conostacoli sia fatta di una successione di passi diffe-renti tra loro e, quindi, di una costante variazioneistantanea di cambi di ritmo. La mutevole variazio-ne dei tempi di contatto si accompagna ad una no-tevole differenza della loro lunghezza, con una va-riazione tra i passi più corti e i passi più lunghi di cir-ca il 90% tra le donne e il 150% tra gli uomini. In sin-tesi, nella gare con ostacoli debbono essere attua-ti dei continui giochi di modulazione dell’impulso alsuolo, anche se l’atleta evoluto trasmette un’im-pressione visiva tale per cui sembra che faccia qua-si sempre la stessa cosa. I dati, oltre che con la fo-tocamera a 240 fps, sono stati raccolti con l’appa-recchiatura elettronica Opto-Jump con il supporto

dell’ISTITUTO DI MEDICINA E SCIENZA DELLOSPORT DEL CONI. Tale strumento disposto al suo-lo consente di visualizzare immediatamente i dati esoprattutto consente di misurare, con estrema pre-cisione, la lunghezza dei passi. L’analisi e l’inter-pretazione dei valori raccolti con l’Opto-Jump, ab-binati alle informazioni derivanti dalle immagini,permette all’allenatore di disporre degli elementi fon-damentali indispensabili per operare gli opportuni in-terventi e di verificarne l’effetto e le evoluzioni nel tem-po. Contemporaneamente, tale ventaglio di rileva-menti permette di confrontare i dati del proprio atle-ta con i dati di altri atleti, anche di livello internazio-nale, per comprendere le differenze, precisare me-glio le peculiarità del proprio atleta e così definire i successivi interventi metodologici.

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TABELLA 3A

atleta gara prestazione media media media media media media media mediacontatto volo contatto volo contatto volo contatto voloarto di ostacolo 1° passo 1° passo 2° passo 2° passo 3° passo 3° passostacco

NELVIS 100 HS 12”52 (+1.0) 0.124 0.282 0.89 0.73 0.118 0.108 0.118 0.78

PORTER 100 HS 12''63 (-0.1) 0.131 0.282 0.93 0.62 0.120 0.110 0.128 0.64

CARAVELLI 100 HS 12''98 (-1.1) 0.127 0.278 0.96 0.86 0.118 0.110 0.107 0.99

PENNELLA 100 HS 13''21 (+1.7) 0.120 0.310 0.92 0.81 0.116 0.116 0.118 0.83

CARMASSI 100 HS 13''52 (+0.5) 0.111 0.323 0.89 0.83 0.119 0.128 0.109 0.98

TABELLA 3B

atleta gara prestazione media media media media media media media mediacontatto volo contatto volo contatto volo contatto voloarto di ostacolo 1° passo 1° passo 2° passo 2° passo 3° passo 3° passostacco

SHUBENKOV 110 HS 13”29(+0.7) 0.127 0.360 0.80 0.58 0.117 0.112 0.112 0.71

PORTER 110 HS 13''32(+0.7) 0.120 0.371 0.83 0.38 0.125 0.98 0.127 0.73

FOFANA 110 HS 13''55(+0.7) 0.126 0.360 0.75 0.70 0.116 0.106 0.116 0.81

PERINI 110 HS 13''88(+0.6) 0.128 0.365 0.99 0.68 0.125 0.104 0.126 0.67

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Riflessioni di baseL’età infantile offre ottimi presupposti per lo svi-

luppo della rapidità. D’altronde, è proprio questoil periodo caratterizzato da un particolare svilup-po della curiosità, della spontaneità e del bisognodi variare le attività. Piccoli giochi e diverse garea staffetta sono l’ideale in questa fascia d’età, el’allenamento della rapidità nei bambini può essereeseguito al meglio utilizzando proprio i cartoni dibanane.

Lasciate ormai alle spalle le iniziali perplessità,i cartoni di banane sono, grazie alla loro versatili-tà, riconosciuti da lungo tempo come un vero e pro-prio “attrezzo sportivo” per l’atletica in età infan-tile.

Di seguito presenterò una raccolta di esercizi dirapidità da svolgere utilizzando i cartoni di bana-ne. Durante la lettura degli esercizi, prestate tut-tavia attenzione a quanto segue:

1) La lunghezza dei percorsi e il numero di ri-petizioni devono essere adattati all’età e alle ca-pacità prestativo-condizionali dei bambini.

2) In tutte le gare devono essere rispettate del-le regole: fate attenzione al fair play.

3) Gli esercizi di rapidità non dovrebbero es-sere svolti in condizioni di affaticamento e, per que-sto, dovrebbero essere eseguiti nella prima partedell’unità di allenamento.

4) Controllate l’integrità dei cartoni: fare eser-cizio con cartoni rovinati è sicuramente meno di-vertente e nasconde sempre il rischio di farsi male.

5) Gli esercizi possono essere svolti sia in pa-lestra, sia all’aperto (senza trascinare i cartoni).

6) Le gare a staffetta possono essere eseguitecon un andamento a navetta.

Piccoli cartoni,grandi possibilità

metodologiascuola e giovani

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Hans Katzenbogner

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GRUPPO DI ESERCIZI 1

Organizzazione• Formate più squadre e mettete a disposizione

di ciascuna di esse una fila di cartoni (distanziatidi circa 3 metri). Il numero di bambini persquadra dovrebbe corrispondere al numero dicartoni per fila.

Esercizi• Parte sempre un solo bambino per ciascuna

squadra. Nella prima “stazione” di ogni fila cisono sempre due cartoni, uno sovrapposto al-l’altro. Dopo aver dato il via, i bambini scatta-no verso la prima stazione di cartoni, prendo-no il cartone posto più in alto e scattano nuo-vamente verso l’ultimo cartone, mettendocisopra quello che stanno trasportando. Il vinci-tore guadagna un punto per la propria squadra.

• I bambini, questa volta senza cartone, corronovelocemente vicino alla fila di cartoni sfiorandolicon la mano sino a raggiungere l’ultimo. Chi toc-ca per primo l’ultimo cartone?

• Come l’esercizio 1 ma con corsa veloce a sla-lom (si veda a tal proposito la figura 1).

• Come prima i bambini corrono senza cartone,ma alternando mano destra e sinistra nello sfio-rare i cartoni (si veda a tal proposito la figura 2).

• Al via, i primi della fila scattano sino al primo car-tone, corrono indietro e battono la mano ai se-condi, che corrono sino al secondo cartone pri-ma di tornare indietro ecc. Quando tutti i bam-bini del gruppo hanno corso, tocca di nuovo aiprimi della fila, che questa volta corrono sino al-l’ultimo cartone, poi i secondi sino al penultimocartone ecc. Variazione: le squadre decidono au-tonomamente chi deve correre quale percorso(tattica).

• Staffette di costruzione e decostruzione: all’iniziodel percorso di ciascuna squadra c’è una piladi cartoni. Al via, i primi staffettisti afferrano il pri-mo cartone della pila e corrono sino alla linea

di arrivo, appoggiano il cartone e corrono ve-locemente indietro. Dopo aver battuto la manoal compagno, questo afferra il primo cartone del-la pila, esegue uno sprint, all’arrivo lo appoggiasopra a quello posto dal primo compagno (siveda a questo proposito la figura 3) e corre in-dietro ecc. Quando tutti i cartoni sono stati por-tati a destinazione vengono di nuovo riportati in-dietro seguendo la stessa modalità. Variazioni:modifiche alla lunghezza del percorso; spinge-re i cartoni; partenza da posizioni diverse percorrere sino alla pila di cartoni più lontana.

SPRINT CON UNA FILA DI CARTONI

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GRUPPO DI ESERCIZI 2

Organizzazione• Formate due squadre e disponete per ogni

squadra una fila composta da quattro cartoni (adistanza di circa 6 metri l’uno dall’altro). Ognisquadra si divide in modo che a ciascunaestremità della fila vi siano bambini della stes-sa squadra.

Esercizi• I primi componenti della squadra, al comando

di partenza, corrono fino al lato opposto toc-cando un cartone della fila vicina (si veda a talproposito la figura 1) e battendo quindi lamano al loro compagno.

• Come prima, ma ogni componente tocca primaun cartone della fila vicina, e poi uno della pro-pria fila (si veda a tal proposito la figura 2).

SPRINT SU DUE FILE DI CARTONI

GRUPPO DI ESERCIZI 3

Esercizi• Correre in file di cartoni posti a distanze rego-

lari (sei metri) e irregolari, oltrepassando osta-coli di diversa altezza (cartone appiattito, car-tone girato sul lato corto o sul lato lungo); va-riazioni: staffetta a pendolo, corsa ad ostacolia zig zag con cartoni spostati tra loro.

• Staffetta sprint a ostacoli: formate 2 squadre.Come per l’esercizio precedente, costruite unafila di cartoni per ciascuna squadra. I bambinidi ogni squadra si dispongono su entrambe leestremità della fila di cartoni. Il primo concor-rente supera gli ostacoli, batte la mano al se-condo, che corre velocemente vicino agli osta-coli verso il lato opposto. Il terzo corridore ol-trepassa di nuovo i cartoni ecc. Ogni compo-nente della squadra deve correre su un percorso

SPRINT A OSTACOLI

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ad ostacoli e su uno senza ostacoli. Variazione:passaggio di un testimone o di una pallina datennis.

• Costruire e decostruire un percorso ad ostacoli:disegnate una linea di partenza e una linea di ar-rivo e formate le squadre. Ogni bambino rice-ve un cartone. Utilizzando dei demarcatori, se-gnalate sui percorsi i punti in cui i cartoni devonoessere appoggiati. Al via, i primi componenti diciascuna squadra sprintano, appoggiano i car-toni in prossimità del primo demarcatore ecorrono indietro. Dopo aver battuto la mano alcompagno, quest’ultimo parte, appoggia il car-tone in prossimità del secondo demarcatore ecc.Una volta che tutti i bambini hanno appoggia-to i loro cartoni, uno alla volta, oltrepassano cor-rendo tutti i cartoni sino all’arrivo del percorsoe, quindi, oltrepassano di nuovo tutti i cartoni,tornando nuovamente alla partenza. A questopunto si decostruisce la fila di cartoni. Il primocorridore prende l’ultimo cartone, il secondo ilpenultimo ecc.

• Gli ostacolisti e gli sprinter si sfidano tra loro.Gli ostacolisti partono su un lato, gli sprinter suun altro lato per arrivare entrambi alla stessa li-nea di arrivo (si veda a tal proposito la figura 1),che si trova leggermente più vicino alla partenzadegli ostacolisti rispetto a quella degli sprinter(si veda a tal proposito la figura A). La parten-za avviene a comando. Chi giunge per primo al-l’arrivo fa guadagnare un punto alla propriasquadra.

• Corsa ad ostacoli a slalom: costruite un per-corso ad ostacoli utilizzando panche e cartonicome mostrato nelle figure 2 e B e formate duesquadre, le quali dovranno partire l’una dal latoopposto all’altra correndo e superando gli osta-coli a slalom.

Attenzione• Gli ostacoli possono essere posti a distanze re-

golari o irregolari.• Nel terzo esercizio (costruire e decostruire

una corsia di ostacoli) si utilizzano le stesse de-marcazioni per tutte le squadre (stessa strut-turazione). Le distanze tra gli ostacoli posso-

no essere variate dopo il primo passaggio.• Nell’esercizio 4 ostacolisti e sprinter si sfidano

fra loro. Cambiate le posizioni dopo il primopassaggio: gli sprinter corrono ora oltrepas-sando gli ostacoli, mentre gli ostacolisti corronosenza dover oltrepassare nessun ostacolo, sinoalla linea d’arrivo.

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Esercizi• Ostacoli disposti a forma di Z. Formate due squa-

dre e, per ogni squadra, costruite tre corsie aostacoli, a formare una Z. Nella prima corsia si po-siziona un ostacolo (cartone di banane), nella se-conda due, nella terza tre (a intervalli regolari). De-marcate i punti di svolta utilizzando dei cinesini (siveda a tal proposito la figura C). Al comando, unbambino per ciascuna squadra parte superandole corsie a ostacoli. Prestate attenzione affinchéogni bambino giri intorno al cinesino alla fine diogni corsia. Chi raggiunge per primo l’arrivo gua-dagna un punto per la propria squadra.

• Corsa numerata: formate due o tre squadre e co-struite una corsia con ostacoli per ciascunasquadra. Le squadre stanno in piedi o sedute infila vicino alla loro corsia (si veda a tal proposi-to la figura D). Attribuite un numero a ciascunbambino. Quando chiamerete uno dei numeri as-segnati, tutti i bambini ai quali è stato attribuitoquesto numero correranno sino al punto disvolta, gli gireranno intorno ed effettueranno unosprint sulla corsia a ostacoli (si veda a tal pro-posito la figura 3). Alla fine del percorso girerannointorno al secondo punto di svolta ed effettue-ranno uno sprint di ritorno verso la postazionedi partenza (si veda a tal proposito la figura D).Chi raggiunge per primo la postazione di par-tenza, ottiene un punto per la propria squadra.

• Formate due squadre e costruite per ciascunadi esse una corsia a ostacoli. Ciascuna squadrasi divide disponendosi su entrambe le estremi-tà della propria corsia a ostacoli (si veda a talproposito la figura E). I primi componenti di ognisquadra ricevono ciascuno un testimone e sonodisposti diagonalmente l’uno di fronte all’altro.Al comando corrono avanti superando gli osta-coli della corsia (si veda a tal proposito la figu-ra 4) e battono la mano al compagno che par-te per secondo, il quale si porta davanti alla filadi cartoni dell’altra squadra, la supera e, dopoaver oltrepassato anche l’ultimo cartone, correverso il compagno della sua squadra pronto apartire, il quale corre di nuovo dritto superandola fila di cartoni della propria squadra ecc.

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GRUPPO DI ESERCIZI 4

Organizzazione• Costruite una fila di cartoni per ciascuna squa-

dra (quattro cartoni a circa 6 metri di distanza).I bambini si dispongono alle due estremità diciascuna fila ed effettuano uno sprint versol’estremità opposta, correndo a fianco dei car-toni e cambiando lato di percorrenza in corri-spondenza di un tappetino posto in un certopunto della fila, il quale va calpestato (si vedaa tal proposito la figura A).

Esercizi• Nell’esercizio sono previsti uno (tappetino tra i

cartoni 2 e 3) o due cambi di lato (tappetino trai cartoni 1 e 2 e tra i cartoni 3 e 4; si veda a talproposito la figura A). Una volta che il primobambino è giunto all’estremità opposta, parteimmediatamente il suo compagno.

• Come prima, il tappetino si trova tra i cartonidue e tre. Il primo bambino a partire tiene inmano un testimone, lo appoggia sul tappetinoed effettua uno sprint per raggiungere il com-pagno, il quale corre sino al testimone e lo con-segna al bambino successivo. Variazione: ibambini possono anche partire dalle due estre-

SPRINT CON CAMBI DI DIREZIONE

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mità contrapposte con due testimoni, appog-giarli (si veda a tal proposito la figura 1) e farliraccogliere dai compagni che li seguono in or-dine di partenza.

• Come prima, al comando parte un bambino da

ciascuna estremità. Il testimone viene scambiatotra i due compagni tra i cartoni due e tre (adat-tare la velocità di corsa). I compagni successivipossono avere il compito di appoggiare il te-stimone o di scambiarlo durante il percorso.

GRUPPO DI ESERCIZI 5

Organizzazione• Formate due squadre e, per ciascuna squadra,

costruite una corsia. In entrambe le corsie po-sizionate due cartoni sovrapposti a pochi me-tri di distanza dalla partenza (cartone doppio).A circa 10 metri di distanza dal cartone doppioposizionate, per ciascuna corsia, un cartonesingolo. Alla fine delle corsie posizionate un ci-nesino per segnalare il punto di svolta.

Esercizi• Al comando, i primi bambini corrono verso il car-

tone doppio, afferrano il cartone che sta sopra(si veda a tal proposito la figura 1) e lo traspor-tano sino al cartone singolo, mettendolo sopradi esso (si veda a tal proposito la figura 2). I bam-bini continuano poi a correre sino al cinesino disvolta e, dopo aver cambiato il senso di corsa,corrono sino a raggiungere la propria squadra,dove battono la mano al compagno. Quest’ul-timo corre sino alla seconda stazione, afferra ilcartone sovrapposto, corre con il cartone oltreal cinesino di svolta e torna indietro al primo car-tone, dove appoggia il cartone ecc.

• Molto simile al primo esercizio. Sul percorso ci sonoperò due cartoni singoli. All’interno del primocartone è stata messa una palla. Il primo bambi-no afferra la palla, corre in avanti tenendola in mano,tocca con la palla il secondo cartone, oltrepassail cinesino di svolta e torna indietro fino al primo car-tone, dentro al quale appoggia la palla. Il secon-do bambino compie le stesse operazioni.

STAFFETTE CON POSIZIONAMENTO

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GRUPPO DI ESERCIZI 6

EserciziI bambini si distribuiscono ai quattro angoli di unquadrato.

• Partono per primi i bambini posizionati ai dueestremi della stessa diagonale, ciascuno con uncartone in mano. Al comando, eseguono unosprint in senso orario trasportando il cartonefino all’angolo successivo, dove lo passano aun compagno che inizia a correre (si veda a talproposito la figura 1). Il gioco finisce quando uncartone riesce a superare l’altro.

• Ogni squadra è formata da due gruppi posti agliestremi della stessa diagonale. Su ciascun latodel quadrato si dispongono due cartoni che fun-gono da ostacoli. I bambini effettuano unosprint attorno al quadrato, passando gli ostacoli:in questo modo, ciascun bambino supera quat-tro ostacoli prima di far partire il compagno chelo attende (battendo la mano o consegnando untestimone). Anche in questo caso il gioco terminaquando un testimone riesce a sorpassare l’altro.

STAFFETTE A QUADRATO

Attenzione• I testimoni possono essere utilizzati allo stes-

so modo anche su una pista di forma ovale. • La lunghezza del percorso deve essere adat-

tata all’età e alle condizioni dei bambini.• Delimitate gli angoli del quadrato utilizzando dei

cinesini.

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GRUPPO DI ESERCIZI 7

Esercizi• Formate due squadre. Ogni bambino riceve un

cartone. Le squadre sono allineate l’una di fron-te all’altra. Al centro, poggiato sul pavimento trale squadre c’è un cono. Al comando, ogni bam-bino trasporta o spinge il proprio cartone sullato opposto. Vige la circolazione a destra: tut-ti i bambini devono perciò passare sulla destracon il proprio cartone (si veda a tal propositola figura 1). La squadra che arriva per prima eper intero sul lato opposto a quello di parten-za riceve un punto.

• Formate quattro squadre, ognuna delle quali sidispone su un angolo di un quadrato. Ognibambino ha un cartone. Al comando i bambi-ni cambiano posizione raggiungendo la posta-zione del gruppo che si trova di fronte in dia-gonale. Quale squadra è riuscita a raggiunge-re per prima il lato opposto?

• Formate due squadre che si dispongono alli-neate l’una di fronte all’altra. Ogni bambino ri-ceve un cartone. Tracciate due altre linee tra lesquadre, a distanza regolare dalla linea di par-tenza (si veda a tal proposito la figura A). Al co-mando, le squadre compiono uno sprint sino allalinea di demarcazione, vi lasciano il cartone ecorrono sino alla linea di partenza, che devesempre essere toccata con una mano. Dopo-diché ogni bambino può correre di nuovo ver-

GARE DI GRUPPO

Attenzione• Durante le gare di gruppo i cartoni possono

essere trasportati o spinti. Gli sprint conspinta sono più faticosi degli sprint con tra-sporto.

• Indirizzate i bambini verso il fair-play: negliesercizi 1 e 2 in particolare potrebbero averea disposizione poco spazio. Spingere non èpermesso ed è punito sottraendo punti.

so il proprio cartone. I cartoni vengono quindinuovamente raccolti (si veda a tal proposito lafigura 2) e trasportati il più velocemente possi-bile sulla linea di partenza. Vince la squadra chesi ritrova per prima nella posizione iniziale.

Variazione I: parte solo un gruppo. Il gruppoporta/spinge i cartoni sino alla linea di de-marcazione e prosegue correndo verso la li-nea di partenza avversaria, quindi, corre dinuovo verso i propri cartoni, li afferra e li por-ta sino alla propria linea di partenza. Il bam-bino più veloce riceve un punto.

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Variazione II: si amplia il percorso, tracciandouna linea esattamente a metà tra le duesquadre. Lo svolgimento è uguale a quellopresentato nell’esercizio di base.

• I bambini sono allineati l’uno a fianco all’altro.Davanti ai bambini sono state tirate tre linee euna linea di arrivo (si veda a tal proposito la fi-gura B). Ogni bambino ha a disposizione un car-tone. I cartoni sono disposti su una delle tre li-nee (si veda a tal proposito la figura B, linea 1).Al comando, i bambini corrono verso i cartoni,ne prendono uno ciascuno e lo portano/spin-gono sino all’arrivo. Chi oltrepassa il traguardoper primo guadagna un punto. Variazione I:come prima, ma i cartoni devono essere tra-sportati sino al traguardo e poi di nuovo indie-tro sino alla linea di partenza. Variazione II: startda posizioni diverse.

• Formate due squadre. Ogni bambino ha a di-sposizione un cartone. Le squadre si dispon-gono allineate a una distanza reciproca di al-meno 20 metri. Disegnate la linea di arrivo alcentro utilizzando dei cinesini (si veda a tal pro-posito la figura C). Partono sempre due bam-bini insieme, uno dal lato destro e uno dal latosinistro. Al comando, i bambini cercano di rag-giungere il più velocemente possibile, con i lorocartoni, la linea di arrivo. Il vincitore guadagnaun punto per la propria squadra. Variazione: par-tenza in posizione prona (o da altre posizioni).

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GRUPPO DI ESERCIZI 8

Esercizi• Formate quattro gruppi. Ai bambini di ciascun

gruppo sono assegnati numeri da 1 a 5. Cia-scun bambino riceve un cartone. I gruppi si di-spongono su quattro lati a formare un quadra-to. L’allenatore (o un altro bambino) si mette alcentro del campo e chiama uno o più numeri,indicando con la mano, come fosse un vigile,i lati del quadrato per cui è valido il comando.I bambini chiamati spingono o trasportano il car-tone attraversando il campo, sino a raggiungereil lato opposto, occupando il posto dei loro av-versari. Chi arriva per primo al suo posto, gua-dagna un punto per la propria squadra. Varia-zione: tutti i lati del quadrato sono coinvolti, nonè più necessario che l’allenatore indichi con lamano i lati interessati.

• Come prima, ma senza indicazione con lamano. Il numero chiamato interessa tutti e quat-tro i gruppi. Per cambiare posto i bambini chia-mati corrono ora in senso orario al di fuori delquadrato (si veda a tal proposito la figura 1).L’allenatore stabilisce prima verso che posto de-vono correre i bambini (ad esempio una o duestazioni più avanti). Variazione: l’allenatore uti-lizza due diversi comandi per indicare se i bam-bini devono correre in direzione oraria oppureantioraria intorno al quadrato.

ESERCIZI DI CAMBIO POSTO

Traduzione da Leichathletiktraining 1/13 Titolo originale: Kleine Kiste, große MöglichkeitenTraduzione a cura di Debora De Stefani, revisione tecnica a cura di Luca Del Curto

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IntroduzioneAnalizzando la letteratura

scientifica relativa alle gare de-gli ostacoli alti (110Hs al ma-schile e 100Hs al femminile)sono presenti diversi lavori cheavvalendosi della tecnica dellavideo-analisi studiano il pas-saggio dell’ostacolo e/o la fasedi corsa tra gli ostacoli[1-9,11-16].Alcuni di questi tentano anchedi mostrare una differenza ditecnica di passaggio tra i due

generi[4-8]. Pare però mancareuno studio che prenda in esamele caratteristiche fisiche degliatleti e delle atlete (in particola-re la statura) e che tenti di met-tere in evidenza le possibili dif-ferenze in rapporto alla presta-zione.

Uno studio di questo genere,per essere più preciso, richie-derebbe di mettere in rapportola lunghezza dell’arto inferiorecon l’altezza dell’ostacolo e la

prestazione; si può facilmenteintendere la difficoltà materialeed organizzativa per poter ef-fettuare uno studio di questogenere.

Abbiamo quindi reputato op-portuno mettere in rapporto la sta-tura con la prestazione al fine direalizzare una analisi su un cam-pione di dati molto più elevato.

Scopo dello studioScopo di questo studio è

evidenziare le differenze/simili-tudini presenti nella gara degli“ostacoli alti” tra il sesso ma-schile (110Hs) ed il sesso fem-minile (100Hs) tramite un’anali-si statistico descrittiva dei topatleti/e degli ultimi 50 anni.

Materiali e metodiPer fare quanto descritto nel

precedente paragrafo, sono sta-te consultate le graduatoriemondiali annuali dal 1964 al2013[19-25] e da queste sonostati estrapolati i dati dei migliori20 atleti/e di ogni anno (pur-troppo non sono stati reperibilialcuni anni: femminili 1982; ma-schili 1978, 1979, 1982, 2001).Di ogni atleta sono stati riportatii seguenti dati: nome, cognome,prestazione ed anno di nascita;conseguentemente a questi èstato possibile quindi reperire:età, statura e peso degli stes-si[17-19](il parametro peso non ri-sulta avere molto interesse, an-che per la possibile variabilitànel tempo, e non sarà trattato inquesto studio).

È da tener presente che finoalle Olimpiadi del 1968, le don-ne hanno gareggiato sugl i80mHs con distanza tra gli osta-coli di 8m ed altezza degli osta-coli di 0,76m. Conseguente-mente alla raccolta dei dati dei

Differenze ed analogie nelle gare degli ostacoli alti -Studio statistico sui top atletidegli ultimi 50 anni

S metodologiatecnica e didattica

2014/1-4

Claudio Quagliarotti1, Vincenzo De Luca2, Antonio La Torre3, Maria Francesca Piacentini11 Università degli studi di Roma “Foro Italico”2 Direzione Tecnico Scientifica FIDAL3 Università degli Studi di Milano

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singoli atleti, sono state calco-late le medie annuali (± devia-zione standard=ds) dell’età, del-la statura e delle prestazionidel campione di atleti da noiraccolto.

Sono stati poi analizzati idati riguardanti la statura e laprestazione. Per entrambi i pa-rametri si è calcolato il diffe-renziale tra i due sessi, sottra-endo la misura maschile a quel-la femminile. Per quanto riguar-da la statura, inoltre, ci è parsodi particolare interesse provarea confrontare la statura mediadegli atleti rispetto a quella del-la popolazione mondiale, siaper gli uomini che per le donne.

RisultatiETà

Sia per gli atleti che per leatlete (tenendo sempre presen-te la fase di passaggio dagli80m Hs ai 100m Hs nella garafemminile), l’età media è in no-tevole aumento con andamen-to e valori pressoché simili. In-fatti, negli anni 60 gli atleti divertice in queste due disciplineavevano mediamente 24 anni±3, fino a raggiungere i 27 anni±4 nell’ultimo decennio. Hannoinoltre subito entrambi un bru-sco aumento nel corso deglianni 80.

STATURA UOMININel grafico 2 è possibile os-

servare i dati riguardanti la sta-tura media degli atleti. Essisono rappresentati per decadiper favorire la comprensionedell’andamento della statura nelcorso degli anni.

Come si può notare dal gra-fico la statura media aumenta inmaniera significativa dalla se-conda decade in poi. Interes-

sante notare come nel corsodegli anni aumenti la deviazionestandard, indicando una mag-giore eterogeneità nel campio-ne preso in esame. La staturamedia minima registrata è pari a1,83m nel 1964 mentre la mas-sima risulta essere nel 2012 di1,89m con un incremento dicirca 6cm in 50 anni.

STATURA DONNECome è possibile osservare

nel grafico 3, l’andamento fem-minile della statura risulta esse-re differente da quello maschile(in chiaro i dati relativi agli 80Hs).

Fino al 1986 la statura mediaè in continua crescita fino a rag-giungere il massimo valore regi-strato (da 1,65/1,66m nel 1964

Grafico 1 – Età degli atleti.

Grafico 2 – Statura media uomini

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ad 1,73m nel 1986). Immedia-tamente dopo però subisce undecremento significativo fino araggiungere alla fine degli anni90 e nei primi anni 2000 valoristabili e paragonabili con quellidei primi anni 60 (più volte in-torno a valori di 1,68/1,67m). Danotare che dal 1998 al 2006 vi è

stata la costante presenza del-l’atleta nigeriana, poi naturaliz-zata spagnola, Alozie Glory checon la sua statura di 1,55m hasicuramente influito sulla mediadelle atlete in quegli anni.

Negli ultimi anni la statura me-dia è nuovamente in lieve aumen-to intorno a valori di 1,69/1,70m.

DIFFERENZA TRA I GENERISottraendo i dati relativi alla

statura femminile da quelli ma-schili, si ha un valore medio di16,6cm, dato che può essere in-teressante paragonare con ladifferenza di statura fra i due ge-neri della popolazione mondiale.

CONFRONTI CON LA POPOLAZIONE

Per valutare la statura mediadella popolazione negli anni perentrambi i generi si sono presele stature medie della popola-zione dei paesi più volte rap-presentati dagli atleti[18-25]. I datici indicano una statura media di176cm per gl i uomini e di164cm per le donne; ciò indicauna differenza di 12cm tra idue sessi, mentre negli atleti erastata trovata una differenza di16,6cm. In accordo con varistudi[10,18], abbiamo registratoche la statura media della po-polazione ( in particolare deipaesi da noi rilevati) stia me-diamente aumentando di 1-3cmogni decade; per ottenere lamedia della statura della popo-lazione per ogni decade abbia-mo sottratto 2cm ad ogni de-cade, fino ad ottenere la mediadella statura della popolazioneper ogni decade degli anni pre-cedenti (Tabelle 1,2,3).

Con questi dati è stato quin-di possibile calcolare il diffe-

Grafico 3 – Statura media delle donne per decadi

Eur Eur EurAus Can Chn Cub sett cent-atl mer Jam Rus Usa

M (cm) 178 174 166 174 179 175 174 172 176 176

F (cm) 163 162 157 163 167 163 162 161 164 164

Tabella 1 – Media della statura attuale della popolazione generale (2014) di-visa per genere nelle nazioni/zone geografiche per noi più rilevanti.

mondo (2014)

M (cm) 176

F (cm) 164

Tabella 2 – Media della statura attualedella popolazione generale (2014) pergenere ricavata dai dati in tabella.

64-73 74-83 84-93 94-03 04-13

M (cm) 168 170 172 174 176

F (cm) 156 158 160 162 164

Tabella 3 – Media della statura della popolazione generale per genere in cia-scuna decade sottraendo 2 cm rispetto alla decade precedente.

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renziale di statura presente trala popolazione e i top atleti de-gli ostacoli alti. Nel grafico 4sono evidenziati i dati raccolti.

Ciò che risalta maggiormen-te è che la differenza tra la sta-tura delle atlete rispetto a quel-la della popolazione femminile èsempre inferiore a quella ma-schile! (solamente nella metà

degli anni 80 le differenze di-vengono paragonabili, anni incui la statura femminile delleatlete fa registrare i suoi valorimassimi). Altro fatto interes-sante è che la differenza di sta-tura stia diminuendo nel tempo,e che ciò avvenga (all’incirca)con la stessa pendenza per en-trambi i sessi.

PRESTAZIONE UOMINICome si evince dal grafico 5,

la media delle prestazioni sullagara dei 110Hs è in migliora-mento. Da notare che nel 1976e negli anni a seguire avvieneuna brusca diminuzione sia diprestazione che di deviazionestandard, ma ciò si potrebbespiegare con l’introduzione inquegli anni dei tempi automati-ci (con precisione al centesimo,anziché al decimo di secondo) alposto dei tempi manuali.

Da notare che la ds, dopol’introduzione dei tempi auto-matici, si aggiri piuttosto co-stantemente intorno a valori di0”10-0”13 (indice di un livellomedio generale piuttosto omo-geneo). Si ricorda che l’attualerecord sulla distanza è detenu-to da Aries Merritt con il tempodi 12”80 ettenuto nel 2012.

PRESTAZIONE DONNECosì come per la gara ma-

schile, anche nella gara femmi-nile si riscontra un notevole mi-glioramento della prestazionemedia, anche se pare essersiraggiunta un’approssimativastabilità fin dai primi anni ’80. Daricordare, infatti, che l’attuale re-cord del mondo è detenuto daDonkova Yordanka che ha otte-nuto una prestazione pari a12”21 nel 1988, tempo lontanodalle prestazioni medie attuali.

La ds risulta essere relativa-mente stabile a valori molto alti(intorno ai 0”20) fino agli anni 80compresi; mentre dagli anni 90i valori della ds risultano essererelativamente stabili a valori in-torno ai 0”13 (anche se negli ul-timi anni risultano in ulteriore au-mento costante).

Grafico 5 – Media delle prestazioni degli uomini

Grafico 4

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PARAGONI TRA I SESSIIn entrambi i sessi sia i valo-

ri delle prestazioni medie, sia ivalori delle ds stanno subendoun miglioramento con il passa-re del tempo, anche se le don-ne pare abbiano trovato unafase di relativo plateau daglianni ’80. Per poter effettuareun’analisi di confronto si è cal-colata la differenza tra la pre-stazione maschile e quella fem-minile negli anni e si è ricavatoil grafico 7.

Come si può osservare finoagli anni 80 la differenza risultaessere piuttosto varia (perfino alivelli negativi), probabilmentedovuti all’adattamento alla nuo-va gara femminile. È tuttaviainteressante notare come daglianni 80 la differenza si stabiliz-zi intorno a valori di 0”5-0”6(una media di 0”54).

Considerando quindi una dif-ferenza di prestazione media dicirca 0"54 fra i maschi e le fem-mine, si potrebbe ipotizzare chequesta differenza prestativa siadovuta ai 10m in più della garamaschile (110 vs 100m Hs). Inol-tre dai tempi di percorrenza dei100Hs dal 1983 (data dalla qua-le la prestazione media risulta es-sere più costante) abbiamo ri-cavato una velocità media delleatlete per percorrere i 100Hspari a 7,87±0,04m/s. Con que-sto dato abbiamo calcolato iltempo teorico di percorrenzasui 10m, che risulta essere paria 1”27, quindi molto maggioredello 0”54 riscontrato dai dati innostro possesso come differen-za prestativa fra i 100 ed i 110Hs(nella tabella 4 viene riassuntoquanto appena detto). Ci ren-diamo conto che il dato del tem-po teorico sia sovrastimato per-ché nel tratto finale delle gare

non ci sono ostacoli, ma chia-ramente riesce a dare l’idea deldiverso ordine di grandezza ri-spetto al tempo reale.

Discussione e conclusioniDISCUSSIONE

I dati raccolti mostrano lapresenza di importanti differen-ze per quanto riguarda i valoriassoluti delle prestazioni dellegare di 110Hs e 100Hs. Oltre adavere un differenziale davveromolto basso a livelli di velocità(U=8,23m/s D=7,87m/s U-D=0,36m/s) in proporzione alla

Grafico 7 – Media delle prestazioni degli uomini.

Grafico 6 – Media delle prestazioni delle donne.

V media D t teorico 10m t reale

7,86 m/s 1,27sec 0,54 sec

Tabella 4

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gara dei 100mt (U=10,10m/sD=9,13m/s U-D=0,96m/s), vi èuna notevole differenza tra iltempo teorico ed il tempo “ef-fettivo” di percorrenza dei 10mtche differenziano la lunghezzadelle due gare a favore delledonne (teorico=1,27s effetti-vo=0,54s).

Queste importanti differen-ze nella “stessa” gara tra i duesessi evidenziano la presenza dipiù fattori che rendono di fattole due performance non assi-milabili per la “relativa“ facilitànella competizione femminile agiungere al traguardo.

Le differenze più tangibi l isono la lunghezza della gara,ma che a nostro avviso nonsarebbe così preponderante, el’altezza-distanza degli ostaco-li. Prendendo in analisi que-st’ultima, un minor “ostacola-mento” (che in queste gare èdato dagli ostacoli stessi) por-terebbe sicuramente al rag-giungimento di tempi migliori(e ciò spiegherebbe le differen-ze riscontrate), ciò potrebbe di-pendere dal miglior approccio evalicamento dell’ostacolo daparte delle donne, ma questo, anostro avviso, sarebbe vero soloparzialmente. Difatti le differen-ze riscontrate nelle stature deitop atleti e atlete fanno pensa-re che determinante sia l’altez-za dell’ostacolo stesso. Come siè già mostrato, mediamente leatlete sono più basse di 16,6cmrispetto ai colleghi uomini, men-tre nella popolazione mondialela differenza risulta essere di soli

12cm. Inoltre, mentre gli atletiuomini sono tendenzialmentepiù alti di 14cm (con picchi di19cm) rispetto alla popolazione,le donne risultano essere piùalte di soli 9cm (con valori mi-nimi di 3cm).

CONCLUSIONI Dall’analisi condotta in que-

sto studio risultano non esser-ci differenze tra le gare degliostacoli alti maschili e femmini-li per quanto riguarda l’età de-gli atleti e gli andamenti delleprestazioni nel tempo. Ciò cheinvece risulta essere differentesono i valori delle prestazionistesse, dovuti molto probabil-mente ad una statura degli atle-ti che differisce in maniera mol-to marcata, sia come valori checome andamento, tra il sessomaschile ed il sesso femminile.A nostro giudizio quindi (ancheper motivi storici) basterebbeaumentare l’altezza degli osta-coli nella gara femminile perraggiungere una maggiore cor-relazione tra le due gare, anchese ciò, ovviamente, porterà unalunga serie di adattamenti (es.sulla lunghezza della gara stes-sa, sulla gara dei 400mHs e sul-le categorie giovanili).

Tutte le nostre osservazioni econclusioni per essere effetti-vamente validate avrebbero bi-sogno di conferme scientificheche indaghino più dettagliata-mente gli aspetti tecnici, fisici,biomeccanici, fisiologici e psi-cologici degli atleti e delle atle-te. La letteratura attuale infatti è

comunque un po' datata. Comeaccennato nell’introduzione sa-rebbe importante effettuare unostudio riguardante le caratteri-stiche antropometriche degli artiinferiori dei singoli atleti per po-ter confrontare i dati rispetto al-l’altezza degli ostacoli, rispettoalla popolazione media e tra gliatleti (magari anche di altre di-scipline). Sarebbe anche inte-ressante effettuare un possibilestudio di videoanalisi sia sulpossibile comportamento delleostacoliste nell’affrontare unostacolo più alto (probabilmen-te a 0,91m) sia che possa faremergere delle differenze di ge-stione (magari sulla parte finaledella gara) tra i due sessi, sem-pre riconducibili a questa diffe-renza di statura e altezza del-l’ostacolo.

Vorremmo inoltre far notarecome uno studio di questo tiposia stato possibile grazie alleparticolarità che contraddistin-guono questa specifica disci-plina, quali l’obbligatorietà del-la distanza da percorrere tra gliostacoli con un numero di pas-si preciso, l’altezza regolare de-gli ostacoli, le quali permettonosolamente a chi, oltre ad averequalità atletiche, abbia una sta-tura determinata per poterle af-frontare con successo. Essendopoi proprio queste misure fissea determinare un’effettiva diffe-renziazione tra i sessi, è statopossibile individuare con mag-giore chiarezza le possibili cau-se delle similitudini/differenzeriscontrate.

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1. Introduzione

Negli ultimi trent'anni in tuttoil mondo si è registrato un au-mento dell'interesse allo studiodell'organizzazione ritmica deiprocessi dell'organismo. Se-condo la bioritmologia è più giu-sto parlare non di stabil itàomeostatica ma di dinamicaomeostatica. Questo concettosi sposa molto con la fisiologiadella donna che ogni mese percirca trenta anni della sua esi-stenza convive con delle flut-tuazioni ormonali cicliche.

L'allenamento ha come obiet-tivo quello di creare appuntodelle variazioni dell'omeostasiper far sì che il corpo si adatti alivelli superiori nelle caratteristi-che fisiologiche andate a stres-sare e tutto questo processoavviene grazie alla presenza de-gli ormoni.

Diversi studi affermano che icambiamenti ormonali all'inter-no del ciclo mestruale hanno unnotevole impatto sulle presta-zioni umane (Thomas Reil ly2010), e questo non può esse-re non preso in considerazionenella programmazione ed orga-nizzazione di un piano di alle-namento.

Attraverso la somministrazio-ne di questionari si è cercato dicapire se, l'elitè degli allenatoriitaliani che allenano donne, è aconoscenza della relazione chec'è tra ciclo mestruale e presta-zione fisica e come si organiz-zano in funzione di questo. Laproposta finale sarà quella didare delle indicazioni e suggeri-re un'organizzazione dell'alle-namento che rispetti la fisiologiadel ciclo mestruale.

Ciclo mestruale e allenamento:cosa fanno gli allenatori italianie una proposta metodologicaper saltatrici in estensione

S metodologiatecnica e didattica

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1.1 ANALISI DELLA LETTERATURA

Le influenze del ciclo me-struale sulla performance è untema affrontato in letteratura so-prattutto per quello che concer-ne la possibilità di infortunio e ilritardo del menarca in seguitoad attività ad alta intensità. C’èun buon numero di articoli chefanno riferimento a come le dif-ferenti capacità fisiche oppure imetabolismi si comportano nel-le diverse fasi del ciclo me-struale. C'è poca letteratura suquello che è poi l'aspetto prati-co di come organizzare un pro-gramma di allenamento infunzione delle variazioni fisiolo-giche ed endocrine.

1.1.1. ANALISI DELLA LETTERATURA SUL RAPPORTO TRA CICLO MESTRUALE E FORZA.

È stato verificato come le con-centrazioni sanguigne di diversiormoni come il progesterone,estradiolo, LH e FSH hanno del-le fluttuazioni durante il ciclo me-struale e che il testosterone el’androstenedione hanno dei pic-chi prima e durante l’ovulazione(Longcope 1986; Van Look andBaird 1980). Queste fluttuazionidegli ormoni durante il ciclo me-struale potrebbero influenzare siala capacità di raggiungere alti li-velli di performance e sia l’alle-nabilità delle strutture muscolarie di conseguenza della forza

(Constantini et al.2005; Janse deJonge 2003; Lebrun 1994).

Sull’argomento ci sono parericontrastanti infatti negli ultimi 10anni soltanto tre studi hannoanalizzato la variazione della for-za muscolare durante il ciclo me-struale includendo l’analisiormonale e per verificare preci-samente in quale fase del ciclo sistesse nel momento in cui veni-vano effettuati i test. Nessuno diloro ha trovato significative diffe-renze nella massima forza iso-metrica dei flessori e degliestensori del ginocchio (Bamba-eichi et al. 2004), nella forzamassima isometrica del musco-lo gran dorsale (Elliot et al. 2003),nella forza isocinetica degli

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estensori del ginocchio e dellaforza resistente con lo step test(Friden et al. 2003).

Lo MSR (muscle stretch re-flex) è condizionato dalle fasi delciclo e nello specifico questo ef-fetto è ridotto nel periodo del-l’ovulazione (Casey E, HameedF, Dhaher YY 2014), anche se bi-sogna tenere presente che il pe-riodo ovulatorio corrisponde conil momento di massima rigenera-zione per questo tipo di stress.(S.Sipavičienė, L. Daniusevičiutė,I. Klizienė, S. Kamandulis, 2013).Quindi sarebbe opportuno effet-tuare esercitazioni inerenti il ri-flesso da stiramento prima delperiodo ovulatorio in modo daottimizzarne l’effetto allenante esfruttando la successiva fase perottimizzare il processo di recu-pero.

Nel 1995, la rivista Internatio-nal Journal of Sports Medicinepubblicava il risultato di un inte-ressante esperimento condottoda Reis e colleghi. L’obiettivodello studio era quello di verifi-care se somministrare i carichidi allenamento con i pesi in rap-porto alle fasi del ciclo potevadare qualche beneficio. Il meto-do è stato battezzato con l’acro-nimo MCTT, cioè allenamentoinnescato dal ciclo mestruale(Menstrual Cycle Triggered Trai-ning) ed è stato condotto anchecon un gruppo di controllo. I ri-sultati dimostrano che quandogli allenamenti con i pesi veniva-no tenuti ogni due giorni nella fa-se follicolare e solo una volta lasettimana nella fase luteinica, siè registrato un aumento del32,6% della forza massima ri-spetto al gruppo di controllo chesi allenava con i pesi ogni tregiorni, senza tenere conto del ci-clo (Reis et all. 1995).

Si è osservato che nelle don-ne un allenamento non troppo vo-luminoso con i pesi (4 esercizi,3x10 ripetizioni massimali, 2 mi-nuti di recupero) fatto nella faseluteinica (15-28° giorno), proba-bilmente per il suo concomitantepicco di estradiolo, ha prodottopiù Gh e androstenedione (Krae-mer 2013).

1.1.2 ANALISI DELLA LETTERATURA SUL RAPPORTO TRA CICLO MESTRUALE E RESISTENZA.

Dalla letteratura emerge chegli estrogeni possono promuo-vere la performance aerobicamodificando il metabolismo dicarboidrati, proteine e grassi.Al contrario, i l progesteroneagirebbe da antagonista. So-stanzialmente le perturbazionimetaboliche sarebbero indottedai rilevanti incrementi ormonaliovarici tra le fasi mestruali e ilrapporto estrogeni/progestero-ne. Per esempio, gli estrogenifavoriscono la disponibi l ità diglucosio e il suo assorbimentonelle fibre di tipo I per gli sfor-zi di breve durata. Azione chepuò essere inibita dal proge-sterone. Un’alta concentrazio-ne di estrogeni nel la faseluteinica aumenta la capacità distoccaggi di glicogeno musco-lare rispetto all’ambiente a bas-so contenuto di estrogeni tipicodella prima fase follicolare. Gliestrogeni alti della fase luteini-ca riducono la dipendenza dalgl icogeno muscolare durantel’esercizio e si sospetta au-mentino la disponibilità di aci-di grassi l iberi e la capacitàossidativa sotto sforzo aerobi-co, i l che si tradurrebbe in unaumento della performance.

Una delle prove a favore del-

l’azione metabolica degli estro-geni è il suo potere di stimolarela chinasi attivata dall’adenosin-monofosfato (AMPK). Questo en-zima attiva la proteina numerouno dell’endurance, la PGC-1al-fa che, a sua volta, stimola laproduzione di mitocondri, la ca-pillarizzazione e il metabolismomuscolare. Tuttavia sia gli estro-geni che il progesterone soppri-mono la fase gluconeogeneticadurante l’esercizio e questo puòcompromettere la performancedurante le ultime fasi di garestrenue, come l’ultramaratona,se la supplementazione di ener-gia è inadeguata.

Sulla scorta di quest’ultimodato, una supplementazione diproteine sotto sforzo aerobicopuò essere di aiuto nel momen-to di maggior produzione di pro-gesterone, dato che questoormone promuove il catabolismoproteico (gli estrogeni lo soppri-mono).

Nel 2010 la rivista Sports Me-dicine ha pubblicato una reviewche intende fare luce sugli effet-ti del ciclo mestruale che inve-stono il metabolismo sportivo.

Gli autori della review riporta-no che c’è sostanzialmente unpareggio nel numero di studi cheprovano una variazione della per-formance aerobica durante le va-rie fasi del ciclo e gli studi chenon hanno individuato sostanzialidifferenze. Comunque in questistudi emerge un aumento delrapporto estrogeni/progestero-ne durante la fase luteinica. Que-sto aspetto rivela che laperformance aerobica può es-sere migliorata solo a metà del-la fase luteinica rispetto all’iniziodella fase follicolare dove talerapporto risulta più basso.

Un ulteriore studio che rima-

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neva fuori da questa review hatrovato che analizzando le di-verse fasi del ciclo in rapporto alglucosio, leptina e ormoni pan-creatici (insulina, amilina e glu-cagone) dopo 90 minuti diesercizio aerobico al 60% delVO2max. Si è notato che il ciclomestruale non influenza questespecifiche risposte endocrine inseguito a lavoro aerobico pro-lungato (Kraemer 2013).

1.1.3 ANALISI DELLA LETTERATURA SUL RAPPORTO TRA CICLO MESTRUALE E VELOCITÀ.

In uno studio recente si è no-tato come non ci siano significa-tive differenze nella capacità dieffettuare sprint di 30 metri indonne durante differenti fasi delciclo (Tsampoukos A1, PeckhamEA, James R, Nevill ME 2010).

Nelle donne che utilizzano lapillola contraccettiva si è evi-denziato un aumento dell’ormo-ne della crescita durante sedutedi allenamento di sprint rispettoalle donne con normale ciclomestruale (Sunderland 2011).

L’unico periodo in cui bisognastare attenti ad effettuare sprintè la fase mestruale dove la riten-zione idrica e le densità in gene-re potrebbero portare problemialle capacità contrattili.

1.1.4 ANALISI DELLA LETTERATURA SUL RAPPORTO TRA CICLO MESTRUALE ED INFORTUNI E LORO PREVENZIONE.

Nella programmazione del-l’allenamento molta attenzionedeve essere data alla capacitàdell’organismo di rigenerarsi e direcuperare per ottimizzare gli ef-fetti delle esercitazioni propostee soprattutto per far sì che l’or-

ganismo non si sovraccarichi diinformazioni e non si verifichinoinfortuni.

Il legamento crociato anterio-re è il primo a fare le spese del-le fluttuazioni ormonali del ciclo.Il picco di lesioni al legamento siha nel periodo d’età associatoalla maturazione sessuale (Quat-man, 2008) e nella fase di rapi-da crescita staturo-ponderale(Renstrom et al., 2008).

L’American Journal of SportsMedicine nel 2011 ha pubbli-cato una review nella quale hacercato di fare i l punto sul lamaggiore sensibilità delle don-ne a rompersi il crociato ante-riore durante il ciclo mestruale.

Statist icamente, la donnaatleta è esposta dalle 4 alle 6volte più dell’uomo atleta negliinfortuni al crociato anteriore.Si parla di donne atlete, ma leconclusioni della revisione pos-sono essere applicate su prati-canti fitness/sport amatoriali dibuon livello. Con una profilassiche potrebbe salvare le vite dialcune ginocchia. Ebbene, gliautori del la rassegna di studihanno accertato che le donneatlete possono essere più pre-disposte agli infortuni al lega-mento anteriore del ginocchiodurante la fase pre-ovulatoriadel ciclo mestruale. Nella pra-tica, le sollecitazioni dei carichielevati, i cambi di direzione e icontatti (sport di squadra) do-vrebbero essere oggetto di ri-f lessione. Anche se bisognadire che la maggior parte degliinfortuni al crociato anteriorenelle donne atlete non succe-de in una fase di contatto, masemplicemente atterrando do-po una fase di salto o dopo ve-loci cambi di direzione.

La revisione pubblicata nel

2006 dalla rivista Sports Medici-ne confermava una maggioretendenza alla lassità del lega-mento crociato anteriore nelledonne atlete in fase mestruale,pur individuando il momento cri-tico nella fase ovulatoria o post-ovulatoria.

Un allenamento di tipo neu-romuscolare, fatto di proprioce-zione, pesi, pliometria, permettedi ridurre il numero di incidentidi 3-4 volte nelle donne seden-tarie e da 1 a 2 volte nelle don-ne allenate, quindi un interventoprofilattico neuromuscolare epropriocettivo è quello più ac-creditato da risultati secondomolte review (Curr Sports MedRep. 2005; J Strength CondRes. 2011; Br J Sports Med.2007; Br J Sports Med. 2012;Br J Sports Med. 2005).

Per quanto riguarda i musco-li ischio-crurali, che nelle spe-cialità dell’atletica leggera sonospesso soggetti ad infortuni, èstato dimostrato che la loro stiff-ness non si modifica durante lediverse fasi del ciclo mentre laloro capacità di estendibilità simodifica e nello specifico dimi-nuisce nell’ovulazione, quandola concentrazione di estrogeni di-minuisce. (Bell DR 2009).

1.2 IL CICLO MESTRUALE

Il ciclo mestruale è una seriecoordinata di eventi ormonali emorfologici che portano all'ovu-lazione e preparano l'endome-trio per l'impianto dell'ovulofecondato. Mediamente, il ciclomestruale può durare dai 25 ai35 giorni.

Questo periodo è caratteriz-zato da 4 fasi ben distinte:• flusso mestruale (4-5 giorni)• fase follicolare (10-16 giorni)

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• fase ovulatoria (36 ore)• fase luteinica (14 giorni)

Il flusso mestruale si manife-sta qualora non si instauri lagravidanza, e vi è un crollo deilivelli si estrogeni e progestero-ne a causa dell'esaurimento delcorpo luteo, con lo sfaldamentodella mucosa uterina e conse-guente fase emorragica.

Successivamente, attraversolo stimolo dell'ormone FSH econ la secrezione degli estroge-ni, inizia la fase follicolare doveavviene la maturazione del folli-colo dominante. Questa è la fa-se che può variare come periodoe può durare da 10 a 16 giornied è quella che generalmentedetermina la variazione dell'inte-ro ciclo.

La fase follicolare terminaquando gli ormoni LH e FSHhanno raggiunto il picco ed ini-zia la fase ovulatoria con loscoppio del follicolo di Graaf erilascio dell'ovocita. Questo è ilperiodo nel quale il corpo fem-minile è pronto per l'instaurarsidi un'eventuale gravidanza.

Dopo il ri lascio dell'ovocitainizia la formazione del corpo lu-teo ed inizia la fase luteinica cheè caratterizzata dall'aumentodella secrezione del progeste-rone e le ghiandole endometrialirisultano piene di attività e ab-bondantemente vascolarizzate.

1.3 IL CICLO MESTRUALE

E I CONTRACCETTIVI ORALI.

Esistono diversi tipi di pillo-la, classificabili in base al con-tenuto ormonale (progestinicoe/o estrogeno) e, nel caso diun’associazione estro-proge-stinica, in base al dosaggio del-le due sostanze. Tale dosaggiopuò essere fisso per l’intero ci-clo (in tal caso tutte le compres-se contenute nella confezioneavranno identica composizio-ne) oppure variare di settima-na in sett imana. Nel pr imocaso si parla di associazionemonofasica; diversamente sipossono avere associazioni bi-fasiche (un dosaggio per i gior-ni da 1 a 10 e un altro per

giorni da 11 a 21) o trifasiche(tre dosaggi diversi nel corsodei 21 giorni di terapia).

Le pillole contraccettive chehanno come principio attivol’associazione estro-progestini-ca sono dette anche COC(Combined oral contraceptive),le pillole contraccettive che han-no come principio attivo il soloprogestinico sono dette anchePOP (Progestin only pill). In ognicaso dopo 21 giorni di assun-zione la pillola estro-progesticaviene sospesa per 7 giorni e inquesto periodo si dovrebbe ma-nifestare il cosiddetto “sangui-namento da sospensione”,simile ad una mestruazione. Ter-minato il sanguinamento (7 gior-ni) l’assunzione della pil lolariprende per un nuovo ciclo(Bertram G., 2006).

La pillola contraccettiva agiscegrazie alla combinazione di pic-cole quantità di un estrogeno(generalmente etinilestradiolo) edi un progestinico. Questi due or-moni, simulando gli ormoni na-turali, sfruttano il feedback ne-

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gativo, portando così ad una ri-dotta secrezione di FSH e so-prattutto di LH da parte del-l’ipofisi. La riduzione dei livelli pla-smatici di FSH inibisce lo svilup-po del follicolo, impedendo cosìil normale aumento dei livelli diestradiolo. Il feedback negativodel progestinico impedisce il pic-co di LH a metà ciclo: questo fat-to, insieme all’arresto dello svi-luppo follicolare, previene l’ovu-lazione. Oltre a sopprimere l’ovu-lazione, la pillola è causa di mec-canismi contraccettivi accesso-ri, provoca infatti l’ispessimentodella mucosa cervicale che ren-de più difficile il passaggio deglispermatozoi.

Le percentuali di ormoni al-l’interno delle nuove pillole negliultimi anni sono state molto ri-dotte (Pitts SA, Emas SJ. 2008).

Negli ultimi decenni si è mol-to diffuso l’utilizzo della pillolacontraccettiva non solo per ef-fettuare rapporti sessuali senzapreoccuparsi di avere una gravi-danza, ma soprattutto per rego-larizzare il ciclo mestruale. Infattile pillole moderne sono moltopiù leggere e hanno molti menoeffetti collaterali rispetto a quel-le passate. Quindi si incontranosempre più ragazze che utilizza-no la pillola per regolarizzare ilciclo mestruale e di conseguen-za si sono diffusi molti studi chehanno iniziato a valutare gli ef-fetti di questa pillola sulla per-formance sportiva.

Nel 2009 è stata effettuatauna revisione di tutti gli articolipubblicati in letteratura su que-sto argomento ed è stata pub-blicata su una rivista importantea livello internazionale di fisiolo-gia dello sport; da questa revi-sione si evince che sempre piùatlete utilizzano la pillola con-

traccettiva e che questa nonsempre crea delle variazioni sul-la performance atletica (RechichiC, Dawson B, Goodman C 2009).Per quanto riguarda gli sportdove è richiesta una potenzaanaerobica, si è visto che non c’èsignificativa differenza tra le don-ne che utilizzano la pillola con-traccettiva e chi non la utilizza(Middleton, Wenger 2005). Cosìcome non c’è differenza effet-tuando dei test di resistenza di 1ora di attività continua. In questostudio sulla resistenza sono sta-te valutate le concentrazioni diestradiolo e di progesterone, inol-tre sono stati analizzati i valori difrequenza cardiaca, ventilazio-ne, consumo di ossigeno, scam-bio respiratorio e sforzo percepi-to (Rechichi C, Dawson B, Go-odman C 2008).

1.4 CICLO MESTRUALE E

METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO.

Le variazioni ormonali che siverificano durante il ciclo me-struale hanno degli impatti im-portanti sul metabolismo deisubstrati energetici, sugli aspet-ti neuro-muscolari e quindi di svi-luppo della forza e sugli aspettistrutturali dei muscoli.

Quindi tutti questi fattori han-no un’influenza sulla metodolo-gia dell'allenamento.

Nella fase follicolare, fino al-l’inizio dell’ovulazione, viene pro-dotta una quantità maggiore diestrogeni, i principali ormonifemminili, in particolare di estra-diolo. Gli estrogeni produconouna situazione di metabolismoprevalentemente anabolico.L’estradiolo, in particolare, è re-sponsabile del potenziamentodella sintesi e secrezione del-l’ormone GH, detto ormone del-

la crescita, che è il principale fat-tore della capacità di accresci-mento e moltiplicazione dellecellule umane.

Effetti degli estrogeni sul me-tabolismo:• riduzione totale dell’ossidazione

dei carboidrati durante l’eserci-zio con diminuzione sia dell’uti-lizzo del glicogeno muscolareche della captazione cellulare delglucosio circolante.

• Più alti livelli di lipidi intramu-scolari a riposo.

• Aumentata ossidazione deigrassi durante l’esercizio fisico.

• Aumento massimo dell’attivitàdell’enzima carnitina-palmito-transferasi (CPT).I l calo di consumo dei car-

boidrati non è diretto ma dovu-to al fatto che gli ormonistimolano l’utilizzo di lipidi perprodurre energia e quindi mo-dulano positivamente la betaossidazione. Questa resa ener-getica inibisce il consumo di gli-cogeno e di glucosio circolante,i recettori estrogenici sono poiespressi sempre abbondante-mente nei tessuti bersaglio dimodo che gli estrogeni siano inpratica sempre “efficaci” anchea livelli bassi e l’epinefrina pureperde la capacità di stimolare ilcatabolismo glucidico sotto l’in-fluenza degli estrogeni.

Dopo la fase follicolare, finoalle mestruazioni aumenta la pro-duzione di gestageni.

Gli ormoni gestageni, in mo-do particolare il progesterone,esercitano un’azione catabolicasui tessuti, nello specifico sullamuscolatura, diminuendone lacapacità di sviluppo.

Effetti del progesterone sulmetabolismo:• normalizzazione dell’ossida-

zione dei carboidrati prece-

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dentemente ridotta dagli estro-genici.

• Riduzione dell’attività dell’en-zima CPT.

• Normalizzazione dell’ossida-zione dei grassi.

• Minori livelli di lattato.In sostanza estrogeni e pro-

gesterone agiscono in opposi-zione per determinare qualesubstrato utilizzare (carboidratio lipidi) durante l’esercizio fisi-co. Gli estrogeni da soli riduco-no l’ossidazione dei carboidratidiminuendo la glicogenolisi mu-scolare e la captazione di glu-cosio circolante (risparmiandoquindi il glicogeno epatico). Alsommarsi del progesterone nel-la fase luteinica si inverte il ri-sparmio dei carboidrati e lacaptazione di glucosio circolan-te non è più inibita e sembraanzi potenziata. Gli estrogenid’altro canto, per alimentare laspesa energetica inducono unamaggior ossidazione lipidica au-mentando la disponibilità di aci-di grassi l iberi (FFA) e la loroossidazione aumentando i livel-li intramuscolari di trigliceridi estimolando la lipolisi, viceversail progesterone è antilipolitico eriduce i livelli ematici di FFA. Èipotizzabile che il risparmio diglicogeno indotto dagli estro-geni sia imputabile alla maggiordisponibilità di FFA e all’energiaderivante dalla loro ossidazione.

Le variazioni del rapportoestrogeni/progesterone sembranon influenzare l’effetto dell’insu-lina sulla captazione del glucosiomentre la maggior influenzal’hanno sulle catecolamine (adre-nalina e noradrenalina).

La concentrazione dell’adre-nalina è più bassa al cresceredegli estrogeni, e quando som-ministrati in concomitanza alte-

rano la risposta dei tessuti a fa-vore della lipolisi comparata al-l’azione gl icogenolit ica del-l’adrenalina da sola. L’interven-to del progesterone non impat-ta sui livelli di catecolamine macausa una drammatica diminu-zione della disponibilità e del-l’ossidazione degli FFA.

La forza massima dinamica,se allenata nel periodo follicola-re ha degli sviluppi migliori se al-lenata nel periodo luteinico (Reiset al., 1995).

2. Metodo d’indagine

Il metodo d’indagine utilizza-to è stato quello dei questiona-ri, distribuiti in occasione diincontri più o meno istituzionaliche prevedevano la risposta del-le domande non in maniera im-mediata e soprattutto venivano

restituiti in forma anonima.Il questionario prevedeva ot-

to domande di cui sette a rispo-sta multipla con tre possibilità dirisposta e una a risposta apertadove il tecnico poteva scrivere inmaniera libera il proprio pensie-ro. La seconda e la settima do-manda potevano avere più diuna risposta.

3. Analisi dei dati e discussione

3.1 RISULTATI DEI QUESTIONARI

I dati sono stati analizzati uti-lizzando le funzioni statistiche diexcell e in particolare la percen-tuale, in quanto si è ritenuto op-portuno fornire una risposta soloin termini di percentuale rispettoai tecnici che hanno risposto alquestionario.

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I risultati sono stati divisi in ri-sposte legate agli aspetti infor-mativi e in risposte legate a degliaspetti coinvolti direttamente nel-l’organizzazione dell’allenamento.

3.2 PROPOSTA METODOLOGICA

Di seguito viene descritta unaproposta di organizzazione del-l’allenamento in funzione del ciclomestruale che come descritto inletteratura varia dai 21 ai 40 gior-ni, e questo rende molto difficol-tosa una corrispondenza tra l’al-lenamento programmato e il rea-le periodo del ciclo. In una donnanell’arco della propria vita fertile,tra un ciclo e l’altro ci possono es-sere delle grandi diversificazioni didurata e questo purtroppo non èprevedibile il mese precedente, masoltanto durante il ciclo stesso po-nendo attenzione a dei fenomenifisici e fisiologici che caratterizza-no le diverse fasi del ciclo me-struale. Quest’ultimo aspetto ren-de ancora più complessa l’orga-nizzazione dell’allenamento ri-spettando i ritmi fisiologici delladonna perché il piano di lavoro,una volta organizzato in grandi li-nee, andrebbe modificato stradafacendo.

Per ovviare a questo proble-ma o si ha un’atleta con il ciclomolto regolare oppure si consi-glia di prendere una pillola con-traccettiva. In questi due casi èpossibile organizzare l’allena-mento in maniera più semplicein funzione del ciclo mestruale.

La pianificazione dell’allena-mento inizia come tutte le pianifi-cazioni, pertanto vanno definiti gliobiettivi, le priorità, gli appunta-menti più importanti, le tappe in-termedie, i tempi occorrenti per levarie fasi di preparazione e i mez-zi di allenamento riferiti ad ogni

In tabella 1 vengono riportati i dati delle risposte legate agli aspet-ti organizzativi

In tabella 2 vengono riportati i dati delle risposte legate agli aspet-ti delle capacità organico-muscolari e in tabella 3 quelli degli aspet-ti psicologici.

% Tecnici Risposta

100% Si interessa al ciclo mestruale

97% Allena più di una donna

88% Conosce se l’atleta ha il ciclo regolare

12% Organizza l'allenamento in funzione del ciclo mestruale

Tabella 1 – Risultati aspetti organizzativi

Capacità Forza Resistenza Velocità Flessibilitàmotorie

% dei tecnici 79% 33% 30% 12%

Tabella 2 – Risultati capacità motorie

Aspetti Umore Sensazione Motivazione Concentrazionepsicologici di fatica

% dei tecnici 50% 12% 10% 10%

Tabella 3 – Risultati aspetti psicologici

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periodo. Quello che varia in que-sta speciale programmazione èl’inserimento dei diversi mezzi del-l’allenamento e il loro concatenarsiall’interno del mesociclo. Infatti ilmesociclo dovrà coincidere conla lunghezza del ciclo mestrualeed essendo il periodo di flussoematico un periodo molto delica-to dal punto di vista psico-fisicodovrà coincidere con un periododi scarico.

In questa modalità di pro-grammazione non ci sono giornidi riposo come il sabato e la do-menica oppure i giorni di festa,ma i riposi li detta il ciclo me-struale. Il ciclo fisiologico iniziacon il primo giorno di perditeematiche e quindi per comoditàiniziamo l’organizzazione del me-sociclo con la settimana di sca-rico. Esempio per un ciclo di 28giorni con un flusso ematico di 5giorni, quindi 23+5 giorni.

In questa organizzazione il pri-mo giorno di flusso coincide conil terzo giorno del mesociclo econ due giorni di riposo. I primi

due giorni fanno parte della fasepremestruale luteinica ed è me-glio considerarli nella settimanadi scarico perché si hanno spes-so già dei piccoli problemi. Al-l’interno di questa settimana leattività da svolgere sono di mo-bilità articolare, corsa in decon-trazione, leggere sedute di forza,posture e core stability.

Dall’ottavo giorno inizia il pe-riodo del ciclo della fase follico-lare post-mestruale dove èconsigliato fare lavori di forza etecnica, l’ultimo lavoro di forzadi questo periodo potrebbe ave-re maggiori esercitazioni pliome-triche. Il giorno quindici e sedicicoincidono con il periodo di ovu-lazione dove si rigenera più fa-cilmente l’organismo e quindiconsiglio 48 ore di riposo.

Dal giorno diciassette inizia lafase luteinica dove si consigliadi fare la forza a basso volumeuna volta a settimana e dare piùspazio alla corsa, soprattuttoquella lattacida nella secondaparte.

C=Corsa F=ForzaT=Tecnica R=RiposoS=Scarico

Se ci si trova difronte ad un ci-clo più lungo oppure più corto, bi-sogna modificare soltanto la fasefollicolare post flusso che è l’uni-ca che cambia di durata perchéla fase luteinica rimane costante.

4. Conclusioni

Negli ultimi anni c'è stato unnotevole aumento dell'utilizzo dicontraccettivi orali da parte del-le donne e ci sono stati alcunistudi che hanno affrontato l'ar-gomento e hanno riscontratouna migliore gestione dei sinto-mi pre-mestruali, una diminuzio-ne del flusso sanguigno, unadiminuzione degli infortuni e unaregolarità del ciclo mestruale(Bennel, White, Crossley 1999;Costantini, Dubnov, Lebrum2005; Wojtis, Houston, Boynton,Spindler, Lindelfeld 2002). Ri-tengo utile per organizzare l’al-lenamento in funzione del ciclol’utilizzo della pillola contraccet-tiva. In Italia non c’è grande at-tenzione a questo argomento el’88% dei tecnici italiani che al-lenano le migliori atlete naziona-li non organizzano il loro lavoroin funzione del ciclo.

I limiti dello studio sono il ri-stretto numero dei tecnici intervi-stati (33) e come prospettive futureritengo utile ampliare il campionedegli intervistati e fare una ricercautilizzando un gruppo di atlete chesi allena con questa metodologiae un altro gruppo che si allena conla metodologia tradizionale e te-starle prima e dopo un periodo dilavoro per capire quanto un’orga-nizzazione di questo tipo possamigliorare gli aspetti condizionali.

1 2 3 4 5 6 7

S S R R S S S

8 9 10 11 12 13 14 15 16

F T F C F T F R R

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Introduzione

Il Coefficiente di ResistenzaSpecifica, così elaborato dalprof. Carlo Vittori, in manieramolto semplice e matematico, amio modo di vedere, rappresen-ta un ottimo strumento di valu-tazione prestazionale del quat-trocentista.

I 400 m rappresentano unadelle specialità più dure e com-plesse dell’atletica leggera, siadal punto di vista interpretativo -agonistico, che da quello meto-dologico; il risultato finale è lasommatoria di moltissime varia-bili quali le capacità condiziona-li, le capacità coordinative, le at-titudini psicologiche, emotive,motivazionali e sociali, che mol-to spesso sono di difficile misu-razione strumentale.

Il prof. Vittori, con una sem-plice ma efficacissima formula, èriuscito a mettere in rapporto ildoppio della velocità espressasulla distanza dei 200 m, con iltempo espresso nella gara dei400 m, nella stessa stagioneagonistica, evidenziando chequanto minore era il differenzia-le tra il raddoppio del tempo dei200 m e il tempo dei 400 m,quanto maggiore sarebbe risul-tata la tenuta specifica di gara.

In particolare, la supposizio-ne del prof. Vittori parte dall’im-maginario di un atleta idealecioè in possesso di un sistemadi resintesi energetica Anaero-bico Alattacido senza limitazio-ni temporali, un atleta in pos-sesso di riserve energetichecome l’ATP e CP pari o superiorial minuto (e non limitato ai 6”);tali presupposti energetici avreb-bero consentito di percorrere ladistanza dei 400 m esattamen-te alla velocità dei 200 m.

Studio e analisi comparazionedel coefficiente di resistenzaspecifica nei 400 metri

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Umberto Pegoraro

L’articolo tratta uno studio del coefficiente di resistenza specifica, utile cheè utile per ottimizzare ed indirizzare l’allenamento del quattrocentista oper determinarne il più “proficuo indirizzo“ nella scelta della specialità, inrelazione alla massima qualificazione”. Lo studio si riferisce all’analisi deirisultati dei primi 10 atleti/e, italiani, europei ed extraeuropei.

metodologiatecnica e didattica

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Per contro, tale velocità, sa-rebbe stata ipotizzata anche daun sistema di resintesi energe-tica Anaerobico Lattacido conuna potenza simile a quella pos-

seduta dal sistema AnaerobicoAlattacido.

Il prof. Vittori ha nominato loscostamento effettivo, dall’ipo-tetico raddoppio, Coefficiente di

Resistenza Specifica, raggrup-pando in esso la sommatoria dimoltissimi fattori di tipo intrin-seco, estrinseco, metodologicoe psicologico. La ricerca nascequindi dalla necessità di capireil livello del CRS espresso dagliatleti italiani, dalla scuola Italia-na del quattrocentismo maschilee femminile, dalla selezione ederivazione degli atleti che in-traprendono la gara dei 400 m,rapportandola con tutte le real-tà mondiali ed europee.

Lo svi luppo del lo studio,dopo una prima valutazione in-dividuale, è passato a un’anali-si delle medie del CRS riferito aiprimi dieci atleti maschi e fem-mine.

Tale media è stata poi con-frontata e rapportata con i quat-trocentisti italiani di tutti i tem-pi, delle ultime tredici stagionicompetitive e in seguito para-gonato con la scuola del quat-trocentismo Anglosassone.

In ultima analisi, questa ri-cerca tende a soddisfare alcunedomande personali, che primacome quattrocent ista e poicome tecnico, non hanno maiavuto risposta esaustiva.

Il calcolo del coefficiente diResistenza Specif ica medio,vuole ambiziosamente diventa-re uno strumento per tutti gli al-lenatori di quattrocentisti che in-tendano rapportare il valore delproprio quattrocentista con imigliori atleti italiani europei emondiali, e in seconda battutaun’analisi precisa sulle reali po-tenzialità del proprio atleta nel-la specialità considerata, siadal punto di vista metodologicosia della più corretta scelta digara, al fine di esaltare al mas-simo le potenzialità prestazionalidell’individuo.

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1. Coefficiente di Resistenza Specifica (CRS)

1.1 LA DEFINIZIONE

(PROF. CARLO VITTORI)

“Il criterio per definire il gra-do di resistenza o di tenuta delcorridore del giro di pista èmolto semplice ma efficace; siraddoppia il tempo record dei200 metri, distanza alternativache si presume il quattrocenti-sta prediliga correre rispetto adaltro, il tempo ottenuto si sottraeal record dei 400 m. e la diffe-renza costituisce l'indice di re-sistenza specifica, che può va-riare da tre ai quattro secondi”(Carlo Vittori).

• LA FORMULA:Coefficiente Resistenza Specifica 400 m = (record400 m) - (2 x record 200)

CONSIDERAZIONI GENERALI SUI 400 M

La specialità dei 400 m, unadelle gare più dure dell’AtleticaLeggera, determina un impegnostraordinario da parte dell’atle-ta, sia dal punto di vista fisicoche psicologico, in particolare laricerca della massima espres-sione della velocità per un tem-po vicino al minuto, investe inmaniera massiccia tutti i mec-canismi di resintesi energetica,determinando un debito lattaci-do che non ha paragone in atle-tica leggera.

Questo impegno massiccio,non determina un sempl iceesaurimento muscolare, ma in-cide fortemente anche sulle ca-pacità psichiche dell’atleta; ilquattrocentista si viene a tro-vare in una situazione di stresselevatissimo, ed è proprio in

questo momento che emergel’atleta o meglio il vero inter-prete dei 400 m. La capacità diresistere alla fatica è una delleprerogative fondamentali delquattrocentista, cioè di sapercombattere e reagire attiva-mente, al dolore, alla limitazio-ne motoria, all’aumento impor-tante del PH ematico e locale,effetti primari e secondari de-terminati dall’elevatissima pre-senza dell’acido lattico.

Queste sensazioni vive, fortie per certi versi insopportabili,influenzano fortemente i giova-ni velocisti che per la prima vol-ta si cimentano sulla distanzadei 400 m, condizionando inseguito la scelta di intraprende-re la gara e ancor più la prepa-razione specifica.

Molto raramente la scelta diintraprendere la distanza dei 400m, parte in maniera istintiva di-retta e primaria; questa scelta ècondizionata da molteplici fattoritra i quali spiccano:

FATTORI INTRISECI O ENDOGENI Sono da considerarsi il vero pa-trimonio genetico individuale cheincide sulle caratteristiche an-tropometriche, la costellazioneormonale, il sesso, il tipo e lacomposizione delle fibre mu-scolari, la velocità di conduzionedegli stimoli nervosi gli enzimi,ecc. in poche parole tutto il pa-trimonio genetico che è chia-mato Potenziale Motorio dell’in-dividuo.

FATTORI ESTRINCECI O ESOGENI In sostanza, i fattori estrinsecisono da annoverare dalla vita re-lazionale, dall’ambiente, dallostile di vita, ecc. tra questi: L’ali-

mentazione intesa come qualità,fattori ambientali e climatici, ele-menti sociali ed economici, fat-tori igienico sanitario, attivitàmotoria in periodo pre-puberale.

La scelta, in parte individuale,di intraprendere la gara dei 400m, è condizionata dai seguentifattori:• La consapevolezza dell'atle-

ta, di non essere in grado dipoter esprimere velocità ade-guatamente performanti nelledistanze più corte come i 100m e i 200 m; di non avere a di-sposizione espressioni di forzaesplosiva per gare più corte oaddirittura per i concorsi. Allostesso tempo però riconosce-re al proprio interno spiccatepotenzialità di tipo psichico,volitive e motivazionali, neiconfronti della fatica e dellacompetizione specifica, abbi-nata a una giusta dose di pro-tagonismo;

• Condizionamenti esterni di tipomediatico, di tipo sociale, fa-migliare, o emulazione verso unatleta famoso possono inci-dere fortemente sulla scelta;

• Influenza psicologica dell’alle-natore, nei confronti del gio-vane corridore, particolarmen-te legato alla distanza dei 400m perché ex quattrocentista;

• Necessità contingente dellaSocietà d’Atletica Leggera, cuil’atleta appartiene, con la ri-chiesta specifica di “coprire” lagara dei 400 m, in occasionedei Campionati di Società.

1.2 LA STAMINA

ANGLOSASSONE

Il prof. Vittori, nei numerosiscritti, (che per fortuna sta rac-cogliendo in un libro) ha moltevolte cercato di spiegare un fe-

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nomeno umano che difficilmen-te trova spiegazione scientificastrumentalmente dimostrabile,ossia la STAMINA, o capacità disopportazione della fatica, ele-mento caratterizzante ogni quat-trocentista, capace di spingersioltre i propri limiti, alla ricerca diun fisiologico inesplorato.

….”La scelta di passare ai400m è fortemente condizio-nata dalla così detta voglia di farfatica e di sopportazione dellastessa, viene detta STAMINA,non tutti i velocisti accettano disottoporsi ad allenamenti piùimpegnativi dal punto di vistametrico, molto spesso decli-nando la scelta di questa spe-cialità”.

L’allenatore ha il dovere dicreare le condizioni per un GIU-STO approccio alla gara dei400m.

Si evidenzia nel quattrocen-tista, quindi, una doppia ne-cessità: una fisica direttamentecollegata alla capacità di pro-durre un elevato quantitativo dienergia anaerobica (quindi inpossesso di fibre veloci); e unapsichica, cioè di possedere lecapacità volitive di utilizzarlatutta, sia in allenamento che ingara, proseguendo nello sforzo,proprio quando si fanno sentirei primi sintomi della fatica del di-sagio e del dolore, conseguen-ti all’accumulo del lattato pro-dotto (Vittori).

1.3 LA RICERCA

Questa ricerca parte da unimpulso personale legato allagara dei 400 m, in particolare, gliaspetti che si vogliono metterein evidenza, sono le seguenti.• Calcolo del Coefficiente di

Resistenza Specifico indivi-

duale relativo ai primi dieciquattrocentisti italiani di tutti itempi, applicando la formuladel Prof. Vittori, quindi rap-portando record sui 200 mcon il record sui 400 m econfrontando i valori raggiun-ti tra gli stessi atleti;

• Calcolo del CRS medio deiprimi dieci atleti maschi efemmine italiani, relativi allestagioni agonistiche dal 2001al 2013 e con i primi dieci alltime, confrontando le medieottenute in diagramma carte-siano;

• Calcolo del CRS dei primi die-ci atleti mondiali del 2013 e ditutti i tempi maschi e femmi-ne, confrontando i valori tra gliatleti stranieri e italiani;

• Calcolo del CRS dei primi die-ci atleti delle nazioni più rap-presentative a livello europeoe mondiale, confronto tra lenazioni su diagramma carte-siano;

• Confronto su diagramma delCRS medio tra le diverse na-zioni di tutto il mondo, al finedi determinarne la più perfor-mante;

• Confronto su diagramma car-tesiano tra la scuola Anglo-sassone e la Scuola Italianadel quattrocentismo, riguardoalle ultime otto e tredici sta-gioni agonistiche;

• Elaborazione di una scala di ri-ferimento riguardante il CRSmedio, al fine di stabilirne unagraduatoria di riferimento e diuna successiva scala di riferi-mento tra la velocità neces-saria, espressa nella distanzadei 200 m, per il raggiungi-mento di prestazioni corri-spondenti nei 400 m, diffe-renze tra CRS maschile e fem-minile

IL MATERIALEIl materiale è stato ricavato

nei siti On Line delle diverse Fe-derazioni delle nazioni consi-derate, dal sito della IAAF, dalsito dell’EAA, con successivaelaborazione dei dati raccolti, alfine di ricavare in maniera at-tendibile i CRS individuali, e inseguito elaborare i valori medimaschili e femminili.

1.4 LA COMPOSIZIONE

DEL CRS

La definizione del prof. Vitto-ri del Coefficiente di ResistenzaSpecifico, inizia con: “ Il criterioper definire il grado di "resi-stenza" o di "tenuta" del corri-dore, del giro di pista, è moltosemplice, ma effica¬ce …”, con-tinuando con la spiegazionedella formula.

A un allenatore devono sor-gere spontanei i seguenti que-siti:• Il differenziale tra il raddoppio

della migliore prestazione sui200 m con la migliore presta-zione sui 400 m, che cosarappresenta?

• Questi tre o quattro secondi,all’atto pratico, sono la risul-tante di quali fenomeni?Effettivamente questo diffe-

renziale matematico che siesprime in termini di tempo,rappresenta un insieme si fattoriche si sommano e interagisco-no tra loro, essi nascono e sisviluppano nei limiti del fisiolo-gico umano e nei limiti dellapsiche umana.

La difficoltà metodologica etecnica nell’impostazione delpiano di lavoro per il quattro-centista è molto condizionata inquello che sono gli ambiti coor-dinativi, condizionali e psicolo-gici.

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AMBITO COORDINATIVOLa prestazione finale della

gara dei 400 m, e meglio anco-ra il CRS, è condizionata forte-mente da un adeguato sviluppodelle capacità coordinative, conparticolare riferimento alla:• Tecnica di corsa, riferita a

uno sviluppo completo dellasensibilizzazione propriocetti-va a carico del piede e del-l’arcata plantare (coordina-zione intra e intermuscolare);

• Capacità ritmica o meglio lapossibilità di agire sulle diver-se velocità e ritmo di corsa(ampiezze e frequenze) nellevarie fasi della gara;

• Decontrazione e “facilità dicorsa”;

• Sensibilità profonda nel per-cepire l’istantanea produzionedi acido lattico.

AMBITO CONDIZIONALE Come per l’ambito coordi-

nativo, l’aspetto condizionale omeglio l’adeguato sviluppo del-le capacità condizionali nellapreparazione specifica, può agi-re fortemente sul risultato fina-le prestazionale e del CRS.

L’allenamento della forza ri-sente dei fattori determinantiquali, quelli strutturali (tipo di fi-bre, trofismo muscolare), ner-vosi (reclutamento e sincroniz-zazione delle stesse), meccani-ci o esistenza del contro movi-mento, legati al riutilizzo di ener-gia elastica.

In particolare l’allenamentodella forza, per il quattrocentista,deve avere lo scopo di incideresulla velocità di base dell’atleta,elemento fondamentale nei 400m, evitando la perdita di de-contrazione e fluidità di corsa.

I 400 m rientrano nella resi-stenza breve durata (RBD), in

quest’ambito di lavoro, circaun minuto nei 400 m, tutti imeccanismi energetici intera-giscono, indirizzando maggior-mente l’utilizzo del Glicogenomuscolare per via anaerobica.Medbn e Tabata (1989) hannodimostrato, con la misurazionecorrente del deficit di 0ssigeno,che già in attività della durata diun minuto a intensità massi-male, l’apporto energetico de-riva al 50% dal metabolismoanaerobico e il restante 50%dall’aerobico, nel contesto peròdi un intervento univoco e con-temporaneo di differenti per-centual i d’ impiego. Mader(1970), registra i più alti valori dilattato nella gara dei 400, pari a22/25 millimoli, a livello ematico(valore approssimativo visto cheuna parte del lattato rimane nelmuscolo). Questi valori lattacidisono raggiunti da atleti in pos-sesso di fibre “veloci” di tipo II;queste fibre hanno come carat-teristiche un alto sviluppo diforza in breve tempo (potenza),esprimono potenza anche allapresenza di lattato, possonofavorire un’adeguata sensibilitànell’utilizzo dei parametri Am-piezza-Frequenza della corsa.

Da questo sintetico quadrogenerale è possibile ricavaredelle informazioni molto utili perl ’organizzazione del l ’a l lena-mento del quattrocentista, dovele intensità dovranno esseremesse al primo posto, senzatrascurare la componente ae-robica ”qualificata”, vera basesu cui costruire l’impianto lat-tacido.

L’allenatore, alla luce di tuttequeste considerazioni, dovràcostruire un allenamento per-sonalizzato, dove al centro delprogramma sia posto l’atleta e

l’esaltazione prestazionale dellostesso attraverso la corretta egiusta “ miscellanea energetica”.

1.5 I LIMITI DELLA RICERCA

Pur essendo una ricerca sta-tistica, essa si genera e basa suprestazioni umane, e come pertutte le prestazioni umane, su-bisce l’incidenza di diverse va-riabili che possono limitare l’at-tendibilità dei risultati ottenuti,tra tutti: 1. Numero di prestazioni sui

400 m effettivamente svoltenella stagione agonistica;

2. Numero di prestazioni sui200 m effettivamente svoltenella stagione agonistica;

3. Numero degli eventuali infor-tuni e in quale periodo dellastagione in corso;

4. Condizioni ambientali, me-teo, vento, umidità e tempe-ratura, particolarmente inci-dente sulla gara dei 200 m,elemento chiave nell’analisidel coefficiente.In particolare, la media dei

400 m corsi in una stagioneagonistica (in assenza d’infor-tuni) può superare anche lequindici prestazioni, mentre ilnumero di 200 m, che un quat-trocentista corre, difficilmentesupera il 20% dei 400 m corsi;è importante notare che l’impe-gno prestazionale dei 400 neiconfronti dei 200 si discostapochissimo tra gli atleti, quindil’eventuale sottostima crono-metrica ipotizzabile nella pre-stazione dei 200 m, la si puòconsiderare verosimi lmenteuguale per tutti gli atleti.

Allo scopo di diminuire almassimo il margine d’errore, ilcalcolo del coefficiente è statofatto non per un unico atleta, o

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singola stagione, ma per i primidieci atleti nelle diverse stagioni,allo scopo di ricavare un valoremedio attendibile, in particolare:1. Analisi del CRS dei primi die-

ci italiani/e di tutti i tempi e2013;

2. Analisi del CRS dei primi die-ci italiani/e delle ultime tredi-ci stagioni agonistiche;

3. Analisi del CRS dei primi die-ci mondiali maschi e femmi-ne di tutti i tempi;

4. Analisi del CRS dei primi die-ci mondiali maschi e femmi-ne del 2013;

5. Analisi del CRS dei primi die-ci atleti delle nazioni più rap-presentative a livello euro-peo e mondiale maschi efemmine di tutti i tempi e del2013;

6. Analisi del CRS dei primi die-ci anglosassoni maschi efemmine delle ult ime ottostagioni agonistiche;

7. Confronto dell’andamento delCRS dei 200 e del 400 m tra lascuola italiana e la scuola UK.

2. Le scuole mondiali dei 400m - Analisi dei primi dieci atleti di tutti i tempi

2.1 LA SCUOLA ITALIANA DEI 400 MLa scuola italiana del quat-

trocentismo non è ancora riuscitaa “ produrre “ il quattrocentistache potesse scendere sotto la fa-tidica barriera dei 45”00, alcuniatleti (particolarmente dotati) sisono avvicinati, nelle diverseepoche e stagioni agonistiche,senza riuscirvi. Il grande PietroMennea, in possesso del recordmondiale sulla distanza dei 200m e allenato dal più preparato deitecnici italiani della velocità, ilprof. Vittori, non riuscì a scenderesotto questa storica e fatidicabarriera.

Saranno ora analizzati i primidieci italiani maschi e femminedi tutti i tempi, ricavando il CRSper ognuno, e determinando

quindi il coefficiente medio ditutti i tempi della così dettascuola italiana dei 400 m.

Da una prima analisi, in cam-po maschile gli atleti Galvan, At-tene e Zuliani, per caratteristi-che velocistiche espresse nei200 m, sarebbero potuti scen-dere sotto i 45”00, come moltialtr i quattrocentisti di l ivel lomondiale, di sicuro per questiatleti il CRS è stato non suffi-ciente; in campo femmini le,Grenot ha le potenzialità velo-cistiche per scendere sotto labarriera dei 50 netti, mentre laPerpoli aveva le potenzialità discendere sotto i 51.

In particolare la Scuola Italiana

dei 400 m esprime i seguenti

valori medi All-time:

Maschile: 400m 45”36 - 200m21”10 – CRS 3,17Femminile: 400m 51”67 – 200m23”37 – CRS 4,93

10 ITALIANI ALL-TIME TOP 10 ITALIANE ALL-TIME TOP 10

N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF. N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF.

1 BARBERI ANDREA 45,19 21,09 42,18 3,01 1 GRENOT LIBANIA 50,3 22,85 45,7 4,6

2 LICCIARDELLO CLAUDIO 45,25 20,95 41,9 3,35 2 REINA DANIELA 51,18 23,52 47,04 4,14

3 ZULIANI MAURO 45,26 20,72 41,44 3,82 3 DE ANGELI VIRNA 51,31 23,24 46,48 4,83

4 NUTI ANDREA 45,35 21,57 43,14 2,21 4 SPURI PATRIZIA 51,74 24,01 48,02 3,72

5 ATTENE ALESSANDRO 45,35 20,57 41,14 4,21 5 PERPOLI DANIELLE 51,85 23,06 46,12 5,73

6 GALVAN MATTEO 45,35 20,5 41 4,35 6 MILANI MARTA 51,86 23,74 47,48 4,38

7 VISTALLI MARCO 45,38 21,3 42,6 2,78 7 ROSSI ERICA 52,01 23,79 47,58 4,43

8 VACCARI MARCO 45,47 20,9 41,8 3,67 8 BAZZONI CHIARA 52,06 23,74 47,48 4,58

9 FIASCONARO MARCELLO 45,49 21,67 43,34 2,15 9 LEVORATO MANUELA 52,16 22,6 45,2 6,96

10 SABER ASHRAF 45,55 21,7 43,4 2,15 10 BOTTIGLIERI RITA 52,24 23,15 46,3 5,94

VALORI MEDI 45,36 21,097 42,194 3,17 VALORI MEDI 51,67 23,37 46,74 4,931

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2.2 LA SCUOLA UK DEI 400 M

Senza dubbio la scuola delRegno Unito del quattrocenti-smo è la migliore d’Europa, pa-ragonandola anche nei diversiperiodi storici, e il CRS non hasubito modifiche sostanziali;dopo l’attenta analisi dei datiprobabilmente è la migliore delmondo: il prof. VITTORI ha sem-pre menzionato nei suoi scritti laSTAMINA anglosassone, ” …più resistenza psichica che fisi-ca che spinge l'atleta ai limiti disopportazione sempre più ampi,a scoprire un fisiologico semprepiù lontano! ”.

In particolare per questascuola, analizzeremo i primi die-ci atleti maschi e femmine del2013 e di tutti i tempi e nel pe-riodo che va da 2006 al 2013.

Da un’analisi delle top ten UKAll-time è possibile notare i CRSdi altissimo livello sia in ambitomaschile sia femminile le diffe-renze velocistiche espresse sui200 m sono di poco superioreriferito alla scuola italiana, è il

CRS medio femminile che sca-va un solco importante a livellodi prestazione sui 400 m con lascuola italiana.

In particolare la scuola Anglo-

sassone dei 400 m esprime i

seguenti valori medi:

Maschile: 400m 44”51 - 200m20”80 – CRS 2,90Femminile: 400m 50”09 – 200m22”99 – CRS 4,09

2.3 LA SCUOLA U.S.A. DEI 400 M

La scuola USA dei 400 dasempre ha presentato i migliori in-terpreti mondiali della specialità, ineffetti, tra le prime dieci prestazionimondiali di tutti i tempi, in campomaschile sono presenti nove atle-ti USA e un solo quattrocentistanon statunitense. Un’attenta ana-lisi dei risultati ottenuti però, mo-stra che oltre atlantico solo in raricasi il Coefficiente di ResistenzaSpecifico ha toccato picchi diqualificazione mondiale, probabil-mente la presenza di atleti dotatidi velocità elevatissime, non ha sti-

molato gli allenatori a esasperarela metodologia nel senso della re-sistenza o tenuta specifica.

Com’è possibile notare dallagriglia, la velocità media dei quat-trocentisti USA è mezzo secondomigliore dell’anglosassone e diotto decimi migliore rispetto al-l’italiana, la media prestazionalesui 400 m è la migliore del mon-do, accompagnata da un CRS alivello della scuola italiana, evi-dente è la scelta di “dirottare”,grandissimi specialisti dei 200 m,alla specialità dei 400 m sia incampo maschile sia in quello fem-minile. Questa scelta ha consen-tito di ottenere grandissimi risul-tati a livello mondiale, senza es-sere “costretti” ad esasperare lametodologia rivolta alla tenutaspecifica.

In particolare la scuola USA dei

400 m esprime i seguenti valo-

ri medi:

Maschile: 400m 43”67 - 200m20”25 – CRS 3,16Femminile: 400m 49”35 – 200m22”24 – CRS 4,87

UK all time top 10 maschile UK all time top 10 femminile

N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF. N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF.

1 Thomas Iwan 44,36 20,87 41,74 2,62 1 Ohuruogu Christine 49,41 22,85 45,7 3,71

2 Black Roger 44,37 20,56 41,12 3,25 2 Cook Kathy 49,43 22,1 44,2 5,23

3 Richardson Mark 44,37 20,62 41,24 3,13 3 Merry Katharine 49,59 22,76 45,52 4,07

4 Grindley David 44,47 20,89 41,78 2,69 4 Sanders Nicola 49,65 23,31 46,62 3,03

5 Redmond Derek 44,5 21,06 42,12 2,38 5 Fraser Donna 49,79 22,96 45,92 3,87

6 Benjamin Tim 44,56 20,67 41,34 3,22 6 Smith Philis 50,4 23,4 46,8 3,6

7 Baulch Jamie 44,57 20,84 41,68 2,89 7 Shakes d. Perri 50,5 23,27 46,54 3,96

8 Rooney Martyn 44,6 21,08 42,16 2,44 8 Scutt Michelle 50,63 22,8 45,6 5,03

9 Ladejo Du’aine 44,66 20,96 41,92 2,74 9 Curbyshley Allison 50,71 23,33 46,66 4,05

10 Wariso Solomon 44,68 20,5 41 3,68 10 Hoyte smith Joslyn 50,75 23,18 46,36 4,39

VALORI MEDI 44,51 20,805 41,61 2,904 VALORI MEDI 50,09 23 45,992 4,094

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2.4 LA SCUOLA FRANCESE DEI 400

Forse la scuola francese delquattrocentismo è quella più vi-cina alla scuola italiana, nonsolo in termini geografici manegli aspetti metodologici eprestazionali. Come la scuolaanglosassone, la federazionefrancese di atletica leggera sta

“util izzando” atleti di colore,provenienti dalle ex colonie;tra quest i at let i è possibi lescorgere veri talenti naturaliche hanno lasciato un segnoindelebi le ne l le graduator iemondiali di tutti i tempi. Da ri-cordare Marie Perec in campofemminile e Djhone Leslie nel-le graduatorie maschili.

La Scuola Francese è riusci-ta a convogliare nella specialitàdei 400 m alcuni atleti capaci dicorrere molto forte anche i 200m, in particolare i maschi si at-testano sui 200 ai livelli del-l’UK, però con CRS più alti del-la scuola Italiana.

Il valore del CRS Francese, dicosì bassa qualificazione, com-

USA all time top 10 maschile Usa all time top 10 femminile

N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF. N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF.

1 JOHNSON MICHAEL 43,18 19,32 38,64 4,54 1 RICHARD R. SANIA 48,7 22,09 44,18 4,52

2 REYNOLDS HARRY 43,29 20,46 40,92 2,37 2 BRISCO H. VALERIE 48,83 21,81 43,62 5,21

3 WARRINER JEREMY 43,45 20,19 40,38 3,07 3 cheeseboru. CHANDRA 49,05 21,99 43,98 5,07

4 WATTS QUINCY 43,5 20,5 41 2,5 4 MILES CLARK JEARL 49,4 23,03 46,06 3,34

5 MERRIT LASHAWN 43,74 19,98 39,96 3,78 5 HENNAGAN MONIQUE 49,56 22,87 45,74 3,82

6 EVERETT DANNY 43,81 20,08 40,16 3,65 6 JONES MARION 49,49 21,62 43,24 6,25

7 EVANS LEE 43,86 20,56 41,12 2,74 7 FELIX ALLYSON 49,59 21,69 43,38 6,21

8 LEWIS STEVE 43,87 20,58 41,16 2,71 8 TORRENCE GWEN 49,64 21,72 43,44 6,2

9 JAMES LARRY 43,97 20,66 41,32 2,65 9 TROTTER DEEDEE 49,64 22,85 45,7 3,94

10 TAYLOR ANGELO 44,05 20,23 40,46 3,59 10 DUNN DEBBIE 49,64 22,73 45,46 4,18

VALORI MEDI 43,67 20,256 40,512 3,16 VALORI MEDI 49,35 22,24 44,48 4,874

Francia all time top 10 maschile Francia all time top 10 femminile

N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF. N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF.

1 DJHONE LESLIE 44,46 20,67 41,34 3,12 1 PEREC MARIE J. 48,25 21,99 43,98 4,27

2 RAQUIL MARC 44,79 20,85 41,7 3,09 2 CANDRE FRANCINE 51,21 23,32 46,64 4,57

3 NOIROT OLIVIER 45,07 20,79 41,58 3,49 3 HURTIS MURIEL 51,41 22,31 44,62 6,79

4 CANTI ALDO 45,09 20,69 41,38 3,71 4 SOLEN DESER MARILER 51,42 23,02 46,04 5,38

5 DIAGANA' STHEFAN 45,18 20,95 41,9 3,28 5 GUEI FLORIA 51,42 23,6 47,2 4,22

6 NALET JEAN CL. 45,23 20,75 41,5 3,73 6 FARAEZ FABIENNE 51,47 22,81 45,62 5,85

7 WADE IBRAHIMA 45,24 21,05 42,1 3,14 7 ELEN EVELYNE 51,52 23,97 47,94 3,58

8 FONSAT YANNIK 45,3 20,82 41,64 3,66 8 GAYOT MARIE J. 51,54 23,42 46,84 4,7

9 FOUCAN MARK 45,31 20,74 41,48 3,83 9 GUION FIR. LENORA 51,68 22,91 45,82 5,86

10 RAPNOUIL JEAN LUI. 45,32 21,03 42,06 3,26 10 DICLOS NICOLE 51,72 23,9 47,8 3,92

VALORI MEDI 45,1 20,834 41,668 3,431 VALORI MEDI 51,16 23,13 46,25 4,914

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porta quindi una media presta-zionale sui 400 m appena sottola media italiana ma assai lonta-na dalla media anglosassone, incampo femminile, la prestazionedella Perec incide fortementesulla media complessiva france-se al femminile, ma che comun-que si attesta appena al di sopradei cinquantuno secondi; il CRSè come quello italiano.

In particolare la scuola Fran-

cese dei 400 m esprime i se-

guenti valori medi:

Maschile: 400m 45”10 - 200m20”83 – CRS 3,43Femminile: 400m 51”16 – 200m23”12 – CRS 4,91

2.5 LA SCUOLA TEDESCA DEI 400

La scuola tedesca, assiemeall'anglosassone, è sempre sta-ta in Europa e nel mondo di ri-ferimento metodologico. In par-ticolare durante il periodo dellaguerra fredda, la scuola dellaGermania dell’est ha prodottodiversi atleti di livello mondiale;comunque senza esprimere Co-efficienti di Resistenza Specifi-ca straordinari, ma indirizzandoil proprio lavoro metodologicoverso la velocità.

Sia in campo maschile sia inquello femminile la scuola tede-sca del quattrocentismo si èdotata di specialisti molto velo-

ci, la media dei 200 maschili è diun decimo migliore di quella in-glese e francese, pur senza an-noverare atleti di colore, con unCRS buono ma non ottimo. È incampo femminile, dove si puònotare il massimo sviluppo del-le due componenti, di primo li-vello il CRS e ottima media sui200m alla pari della velocissimascuola statunitense.

In particolare la scuola TEDE-

SCA dei 400 m esprime i se-

guenti valori medi:

Maschile: 400m 44”74 - 200m20”69 – CRS 3,35Femminile: 400m 49”39 – 200m22”56 – CRS 4,27

Germania all time top 10 maschile Germania all time top 10 femminile

N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF. N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF.

1 Thomas Schonlebe 44,33 20,48 40,96 3,37 1 MARITA KOCH 47,6 21,71 43,42 4,18

2 ERWIN SKAMRAHL 44,5 20,44 40,88 3,62 2 SABINE BUSH 49,24 22,83 45,66 3,58

3 INGO SCHULTZ 44,66 20,65 41,3 3,36 3 PETRA MULLER 49,3 22,61 45,22 4,08

4 KARL HONZ 44,7 20,89 41,78 2,92 4 GRIT BREUER 49,42 22,45 44,9 4,52

5 HARMUT WEBER 44,72 20,75 41,5 3,22 5 BARBEL WOCKEL 49,56 21,85 43,7 5,86

6 MATHIAS SCHERSING 44,85 20,8 41,6 3,25 6 DAGMAR RUBSAM 49,58 22,87 45,74 3,84

7 JENS CARLOWITZ 44,86 20,94 41,88 2,98 7 CHRISTINA LATHAN 49,66 22,61 45,22 4,44

8 FRANK SCHAFFER 44,87 20,95 41,9 2,97 8 ANJA RUCKER 49,74 23,4 46,8 2,94

9 HARALD SCHMID 44,92 20,68 41,36 3,56 9 GABY BUSSMANN 49,75 22,8 45,6 4,15

10 RALF LUBKE 44,98 20,38 40,76 4,22 10 KIRSTEN EMMELMAN 50,07 22,47 44,94 5,13

VALORI MEDI 44,74 20,696 41,392 3,347 VALORI MEDI 49,39 22,56 45,12 4,272

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2.6 LA SCUOLA RUSSA DEI 400

Altra leggendaria scuola delquattrocentismo europeo, haperso dello smalto con la finedell’unione sovietica, dove ilsuccessivo frazionamento deglistati ha indebolito la media pre-stazionale. La scuola russa con-t inua comunque a produrrequattrocentisti di ottimo valoreinternazionale, con sviluppi delCRS di altissimo valore, spe-

cialmente in campo femminile. La media prestazionale sui

400 m maschili, soffre maggior-mente di un gap dovuto alla"scarsa" propensione alla velocitàdegli atleti russi, determinandoun livello insufficiente per com-petere a livello internazionale,sebbene supportata da un ottimoCRS. In campo femminile invece,la combinazione di un ottimoCRS con una media velocistica dibuon livello, determina una me-

dia prestazionale sui 400 m di pri-missimo livello mondiale, deter-minando frequentemente l’alle-stimento di staffette 4x400 mmolto competitive.

In particolare la scuola RUSSA

dei 400 m esprime i seguenti

valori medi:

Maschile: 400m 45”24 - 200m20”99 – CRS 3,25Femminile: 400m 49”59 – 200m22”87 – CRS 3,85

Russia all time top 10 maschile Russia all time top 10 femminile

N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF. N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF.

1 MARKIN VICTOR 44,6 20,89 41,78 2,82 1 KRIVOSHAPKA ANTON. 49,16 23,01 46,02 3,14

2 DYLDIN MAKSIM 45,01 20,9 41,8 3,21 2 GUSHCHINA YULIA 49,28 22,95 45,9 3,38

3 TRENIKHIN PAVEL 45 20,6 41,2 3,8 3 KAPACHINSKA ANASTAS. 49,35 22,39 44,78 4,57

4 FROLOV VLADISLAV 45,09 20,84 41,68 3,41 4 ZAYTSEVA OLGA 49,49 22,67 45,34 4,15

5 KRASNOV VLADIMIR 45,12 21,15 42,3 2,82 5 NAZAROVA NATALYA 49,65 23,01 46,02 3,63

6 ALEKSEYEV ALEKSAN. 45,35 20,93 41,86 3,49 6 FIROVA TATYANA 49,72 23,27 46,54 3,18

7 DEREVIAGIN RUSSO 45,44 21,03 42,06 3,38 7 KOTLYAROVA OLGA 49,77 23,35 46,7 3,07

8 MOSIN LEV 45,51 20,98 41,96 3,55 8 POSPELOVA SVETLANA 49,8 22,39 44,78 5,02

9 KOKORIN ANTON 45,52 20,86 41,72 3,8 9 RYZHOVA KSENIYA 49,8 22,91 45,82 3,98

10 LEBEDEV YEVGENI 45,77 21,75 43,5 2,27 10 ANTYUKH NATALYA 49,85 22,75 45,5 4,35

VALORI MEDI 45,24 20,993 41,986 3,255 VALORI MEDI 49,59 22,87 45,74 3,847

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2.7 LA SCUOLA GIAMAICANA DEI 400

La scuola giamaicana dei 400,com’è ovvio pensare, risente po-sitivamente della presenza ditantissimi velocisti di colore, inpossesso di velocità fuori dalcomune, ma non per questo in-capace di produrre nel tempoquattrocentisti con CRS di ottimovalore, anzi la Giamaica s’inseri-

sce perfettamente nei valori medimondiali di tutti i tempi.

Com’è possibile notare la Gia-maica presenta quattrocentisti equattrocentiste con espressionedi velocità al massimo livello. Inparallelo i CRS sia maschile siafemminile si allineano perfetta-mente nelle medie mondiali, a di-mostrazione di un ottimo lavorodi ricerca e sviluppo metodolo-

gico; il risultato finale non puòche inserirsi ai vertici mondialidella specialità.

In particolare la scuola GIA-

MAICANA dei 400 m esprime i

seguenti valori medi:

Maschile: 400m 44”60 - 200m20”64 – CRS 3,33Femminile: 400m 49”85 – 200m22”72 – CRS 4,4

Giamaica all time top 10 maschile Giamaica all time top 10 femminile

N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF. N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF.

1 GONZALES JERMAINE 44,4 20,79 41,58 2,82 1 FENTON LORRAINE 49,3 22,63 45,26 4,04

2 MARTIN ROXBERT 44,49 20,64 41,28 3,21 2 WILLIAMS SHERICKA 49,32 22,57 45,14 4,18

3 CAMERUN BERT 44,5 20,48 40,96 3,54 3 JECKSON GRACE 49,57 21,72 43,44 6,13

4 CHAMBERS RICARDO 44,54 21,09 42,18 2,36 4 WILLIAMS M. NOVLENE 49,63 23,39 46,78 2,85

5 HAUGHTON GREGORY 44,56 20,64 41,28 3,28 5 RICHARDS SANDIE 49,79 22,98 45,96 3,83

6 BLACHWOOD MICHAEL 44,6 20,78 41,56 3,04 6 WHYTE ROSEMARIE 49,84 22,81 45,62 4,22

7 MCDONALD MICHAEL 44,64 20,38 40,76 3,88 7 MCPHERSON STEPHANIE 49,92 23,04 46,08 3,84

8 SIMPSON BRANDON 44,7 20,5 41 3,7 8 CAMPBELL JULIET 50,11 22,5 45 5,11

9 SPENCE LANSFORD 44,77 20,49 40,98 3,79 9 SPENCER KALIESE 50,19 23,11 46,22 3,97

10 HYATT DANE 44,83 20,59 41,18 3,65 10 HALL PATRICIA 50,86 22,51 45,02 5,84

VALORI MEDI 44,6 20,638 41,276 3,327 VALORI MEDI 49,85 22,73 45,452 4,401

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2.8 LA SCUOLA MONDIALE DEI 400

Il quattrocentismo mondialepresenta il concentrato dei mi-gliori interpreti della specialità,però non per questo, presentail miglior CRS medio mondiale,che invece è a favore dellascuola UK. In campo maschilesono presenti nove atleti a stel-le e strisce mentre in campofemminile i valori possono con-siderarsi “ alterati“ e “gonfiati”dalla presenza di molte atleteche hanno raggiunto limiti “stra-tosferici” negli anni 80.

In campo maschile il CRS èin sostanza uguale a quello ita-liano, la velocità media è eleva-tissima e appena un centesimoinferiore alla media statunitense,da notare la presenza nei primidieci di tutti atleti di colore. Incampo femminile il CRS è peg-giore di quello russo e quellodell’UK, il valore della velocità èottimo attestandosi appena so-pra ai 22”, mentre la media

mondiale sui 400 m ha toccatolimiti non più raggiunti, le mediemondiali attuali si attestano cir-ca un secondo in più, il peg-gioramento è avvalorato da unadiminuzione dell’espressione divelocità (22”85 nel 2013) di cir-ca sette decimi, mentre quasisorprendentemente si nota unmiglioramento del CRS (4,11nel 2013).

In particolare la scuola Mon-

diale dei 400 m esprime i se-

guenti valori medi:

Maschile: 400m 43”66 - 200m20”26 – CRS 3,14Femminile: 400m 48”48 – 200m22”13 – CRS 4,21

Dai dati raccolti attraverso lemedie delle migliori dieci pre-stazioni di tutti i tempi maschi-li e femminili è stato possibilerapportare in un diagrammacartesiano tutti i valori, CRSmedio, media del tempo nei400 e nei 200.

3. Confronto tra diverse scuole mondiali dei 400 all-time

3.1 CONFRONTO MASCHILE

ALL-TIME TOP 10

3.1.1 CRS MEDIO MASCHILE ALL-TIME

Com’è possibile notare dalla gri-glia del CRS maschile, la scuoladell’U.K. riesce a sviluppare il Co-efficiente di Resistenza Specificomigliore al mondo, addirittura uncoefficiente superiore alle primedieci prestazioni mondiali di tuttii tempi, dove si nota l’assenza diatleti anglosassoni, per contro lascuola francese è la “meno per-formante”, mentre la scuola Ita-liana si allinea perfettamente conla media mondiale, sebbene nes-sun atleta italiano sia mai scesosotto la barriera dei 45”00.

Da notare che il valore mediomaschile del CRS mondiale è di3,21, media che conforta lascuola metodologica italiana,

top 10 all time mondiali maschile top 10 all time mondiali femminile

N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF. N ATLETA 400mt 200mt 2x200mt COEFF.

1 JOHNSON MICHAEL 43,18 19,32 38,64 4,54 1 KOCH MARITA 47,6 21,71 43,42 4,18

2 REYNOLDS BUCH 43,29 20,46 40,92 2,37 2 KRATOCHVILO JALMIRA 47,99 21,97 43,94 4,05

3 WARINER JEREMY 43,45 20,19 40,38 3,07 3 PEREC MARIE JOSE 48,25 21,99 43,98 4,27

4 WATTS QUINCY 43,5 20,5 41 2,5 4 BRYZHINA OL'HA 48,27 22,44 44,88 3,39

5 MERRIT LASH. 43,74 19,98 39,96 3,78 5 KOCEMBOVA TATANA 48,59 22,47 44,94 3,65

6 EVERET DANNY 43,81 20,08 40,16 3,65 6 FREEMAN CATHY 48,63 22,25 44,5 4,13

7 EVANS LEE 43,86 20,6 41,2 2,66 7 RICHARD ROS SANYA 48,7 22,09 44,18 4,52

8 LEWIS STEVE 43,87 20,58 41,16 2,71 8 BRISCO HOO VALERIE 48,83 21,81 43,62 5,21

9 JAMES KIRANI 43,94 20,41 40,82 3,12 9 GUEVARA ANA 48,89 22,63 45,26 3,63

10 JAMES LARRY 43,97 20,47 40,94 3,03 10 CHEESEBORO CHANDRA 49,05 21,99 43,98 5,07

VALORI MEDI 43,66 20,259 40,518 3,143 VALORI MEDI 48,48 22,14 44,27 4,21

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capace di competere allo stes-so livello con tutte le potenzemondiali della specialità; un’ana-lisi critica però, mostra che lacernita degli atleti è sempre sta-ta indirizzata a quattrocentistinon sufficientemente dotati dalpunto di vista velocistico.

3.1.2 – 400 M MEDIA MASCHILE ALL-TIME

La media dei migliori risulta-ti nazionali nei 400 invece mo-stra la difficoltà prestazionaleitaliana che si allinea appena aldi sotto della media francese erussa; uno step deciso inveceallinea il secondo livello presta-zionale mondiale, ossia, UKGermania Giamaica, mentre ilTop mondiale è rappresentatodalla scuola nord americana.La media tra le nazioni consi-derate è di 44,61, la media ita-liana si attesta sul 45,36.

3.1.3 - 200 M MEDIA MASCHILE ALL-TIME

La media prestazionale sui200, da parte dei quattrocentisti,fa notare e spiega, qual è la veracausa che agisce in maniera di-retta sulla prestazione finale dei400 m, ossia la velocità, o per lomeno la dotazione velocistica deimigliori 400 mondiali. L’Italia an-

novera i quattrocentisti più “lenti” rispetto alle nazioni leadereuropee e mondiali, ed è questala spiegazione sul deficit pre-stazionale sui 400 m.

CONCLUSIONI: Di sicuro il confronto della

scuola Ital iana maschile delquattrocentismo, di tutti i tem-pi, con il resto del mondo ren-de evidente due aspetti fonda-mentali:1. Il coefficiente di resistenza

specifico italiano (nelle prime

dieci prestazioni di tutti i tem-pi) è perfettamente allineatocon l’indice di CRS mediomondiale.

2. La velocità media dei quat-trocentisti italiani, espressanei 200, è notevolmente in-feriore rispetto ai colleghi delresto del mondo.In sostanza, l’errore veniale

italiano è che quando un atletaè indirizzato nell’ambito dellavelocità (100 200 400) moltospesso si ferma, o si acconten-ta, per diversi motivi, di rimaneresulla distanza dei 200 m con ri-sultati soddisfacenti in Italia in-torno ai 21”, ma che all’esterosono appena sufficienti ancheper intraprendere una carriera ditipo internazionale nei 400, e to-talmente insufficienti per i 200m. Per contro viene difficile pen-sare che i tecnici italiani non im-pieghino sufficienti energie allosviluppo velocistico dei propriquattrocentisti.

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3.2 CONFRONTO FEMMINILE

ALL-TIME TOP 10

3.2.1 CRS MEDIO FEMMINILE ALL-TIME

Com’è possibile notare daldiagramma, il Coefficiente diResistenza Specifica medio nelquattrocentismo femminile mon-diale di tutti i tempi, si attestasui 4,44, oltre un secondo in piùrispetto a quello maschile. A li-vello mondiale il confronto tra leprime dieci prestazioni di tutti itempi, mostra che l’Italia si tro-va nello step con Francia eUSA, mentre le migliori scuoledella resistenza specifica sonoRussia Germania e ancora U.K.;in definitiva però, il CRS italianoè sopra la media mondiale di cir-ca mezzo secondo.

3.2.2 – 400 M MEDIA FEMMINILE ALL-TIME

A livello prestazionale sui 400m, l’Italia da sempre soffre for-temente, avvicinandosi alla me-dia Francese che si avvale diuna super atleta come la Perec,che con 48"25 è capace di ab-bassare notevolmente i valorimedi della scuola francese (cir-ca quaranta centesimi). La me-dia delle scuole migliori si atte-sta intorno ai 50”, mentre il topmondiale è guidato dalla Ger-

mania che si avvale ancora diprestazioni “straordinarie” rela-tive al periodo d’oro della Ger-mania est; vedremo in seguitol’evoluzione di questi parametri,a proposito di tutte le nazioni ein particolare riferito alla Ger-mania unita, nel 2013.

3.2.3 - 200 M MEDIA FEMMINILE ALL-TIME

La media prestazionale sui200 m, paragonata al resto delmondo, delle quattrocentisteitaliane, mostra la prima veracausa che agisce sulla presta-zione finale dei 400 m, la velo-cità. Questa mancanza espres-sa nei 200 m, rispetto al restodel mondo, da parte delle ita-liane di tutti i tempi, si somma aun valore del CRS appena infe-riore ai 5,00 e rimanendo lonta-no dalla media mondiale.

CONCLUSIONIDi sicuro il confronto della

scuola Italiana femminile delquattrocentismo con il resto delmondo rende evidente dueaspetti fondamentali:1. Il coefficiente di resistenza

specifico italiano (nelle primedieci prestazioni di tutti i tem-pi) non è allineato con l’indicedi CRS medio mondiale, seb-bene negli ultimi anni ci sia

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stato un buon miglioramentoprestazionale sui 400 m, taleda portare la nazionale italia-na femmini le del la 4x400sempre in finale nelle manife-stazioni internazionali (europeie mondiali).

2. La velocità media delle quat-trocentiste italiane, espressanei 200, è sicuramente infe-riore rispetto alle colleghe delresto del mondo.Come per il settore maschile,

il settore femminile denuncia lapresenza di atlete non sufficien-temente dotate dal punto di vi-sta velocistico, nel giro di pista,e un non adeguato sviluppo del-la metodologia rivolta all’abbas-samento del CRS. Anche nelquattrocentismo femminile ita-liano dovrà essere fatta un’at-tenta analisi della situazione alfine di indirizzare atlete, capaci dicorrere costantemente sotto iventiquattro secondi, nel mezzogiro di pista.

Dopo un’accurata analisi delquattrocentismo mondiale di tut-ti i tempi, il confronto si pone suirisultati ottenuti della stagioneagonistica 2013, per verificarequelle che sono state le varia-zioni nel tempo, e un confrontorecentissimo tra molte dellescuole europee e mondiali.

4 Confronto tra diverse scuole mondiali dei 400nel 2013

4.1 CONFRONTO FEMMINILE

2013 TOP 10Dopo un’analisi attenta e

scrupolosa sui valori medi delCRS mondiale di tutti i tempi, sipassa a un’analisi dettagliata deivalori medi del CRS nella sta-gione agonistica 2013, metten-do a confronto, come per i ri-sultati all-time, la migliore pre-stazione stagionale sui 400 conla migliore prestazione stagio-nale sui 200.

4.1.1 - CRS MEDIO FEMMINILE 2013

Com’è possibile notare, lequattrocentiste italiane riesconoa sviluppare un CRS al di sopradelle giamaicane e di tedeschefrancesi e americane, mentre iltop mondiale nel 2013 si attestaverso il 4,20, la media mondialedei paesi più rappresentativi è di4,63, la media di tutti i tempi eradi 4,44. In particolare, rispetto alCRS all-time alcune nazioni han-no avuto un declino a dir pocosorprendente, la Germania (divi-sa) è passata da 4,27 a 4,94(Germania unita) la Russia da3,85 a 4,35, mentre altre nazio-ni sono rimaste praticamente

stabili, come Italia USA e Francia.Le atlete del Regno Unito anchenel 2013 sono riuscite ad otte-nere il miglior CRS mondiale.

4.1.2 - 400 M MEDIA FEMMINILI 2013

Ovviamente i valori assolutinei 400 m femminili, ottenutinella sola annata del 2013, nonpossono essere paragonati coni valori espressi all-time, però ilvalore medio del CRS ha atten-dibilità importante. Nel 2013 ilconfronto con le altre scuoleeuropee e mondiali ci pone ap-pena davanti alla Spagna e aPolonia e Germania, non lonta-ne dalle migliori medie europee.L’analisi del tempo medio dellequattrocentiste italiane, nel pros-simo grafico, evidenzia il motivodi questa risalita nelle gradua-torie mondiali, ossia la velocità dibase espressa nei 200 m.

4.1.3 - 200 M MEDIA FEMMINILI 2013

Il grafico delle velocità nei200 m rende evidente il miglio-ramento velocistico dell’Italia,nella singola annata 2013, chesi attesta quasi a livello di UKFrancia e migliore della Germa-nia unita. Il valore medio espres-so nei 200 m, rimane comunqueabbastanza lontano dal topmondiale, ma avvicinandosi inmaniera importante alla mediadelle italiane di tutti i tempi.

CONCLUSIONINotevole è lo sforzo che la

scuola del quattrocentismo fem-minile italiano sta facendo negliultimi anni; i risultati sono evi-denziati dal recente titolo euro-peo dell’Italo Cubana Libania

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Grenot (2014 Zurigo), e dai re-centi ottimi piazzamenti dellastaffetta del miglio.

Rimane comunque da fareun’analisi oggettiva. La strada in-trapresa è quella giusta, agiresulla velocità di base senza per-dere di vista il CRS, ovvero riu-scire a migliorare due aspetticondizionali “opposti”. Moltospesso, dal punto di vista meto-dologico, il tentativo di aumen-tare la velocità di base determi-na l’innalzamento del CRS e vi-ceversa. L’abilità dell’allenatore sisvilupperà quindi nella stesura diun programma d’allenamento ingrado di abbassare il CRS mi-gliorando la velocità di base.

Secondo elemento su cuiagire è riuscire a “convincere” lespecialiste dei 200 m, che siesprimono con prestazioni vici-ne al 23”50, a intraprenderecon decisione la strada dei 400m al fine di raggiungere la mi-

gliore qualificazione individualein ambito internazionale, poichéle prestazioni suddette nellagara dei 200 m, non trovanoqualificazione di rilievo a livelloeuropeo.

Come la Perec per la Francia,la Grenot per l’Italia sta “trai-nando” moltissimo il movimen-to italiano, incidendo fortemen-te sulle medie nazionali, allostesso tempo, una nutrita schie-ra di atlete italiane, forse sul-l’onda delle prestazioni dellaGrenot, sono in netto migliora-mento. L’analisi critica della pre-stazione delle quattrocentisteitaliane, deve considerare che ilCRS espresso dalle nostre atle-te, rimane comunque al di sopradella media mondiale.

Come per il settore femmini-le, anche per il settore maschi-le si son voluti paragonare i pa-rametri, con particolare atten-zione al CRS, indice che fa no-

tare la bontà del lavoro meto-dologico di diverse scuole dipensiero, ovviamente il con-fronto cronometrico puro nonpuò reggere per evidenti que-stioni temporali.

4.2 CONFRONTO MASCHILE

2013 TOP 10

La ricerca ha voluto eviden-ziare il confronto tra le scuoleeuropee e mondiali nel settoremaschile nell’annata agonisti-ca 2013 e quindi paragonare econfrontare dati recenti.

4.2.1 – CRS MEDIO MASCHILE 2013

L’Italia maschile dei 400 m èin grado di produrre un valore diCRS leggermente sopra al livel-lo medio mondiale, che si espri-me a ottimi livelli sotto i 3,50. Dalgrafico si evince che la Giamai-ca, attualmente non ricerca inmaniera sistematica e metodo-logica l’abbassamento del CRS,pur annoverando tra le propriefila quattrocentisti capaci di cor-rere i 200 m con prestazioni di li-vello mondiale.

È evidente poi che il CRSespresso in questo periodo daiquattrocentisti italiani, si discostafortemente dai valori espressidagli italiani di tutti i tempi, pas-sando da 3,17 a 3,76, a diffe-renza del settore femminile cheè rimasto praticamente stabilenel tempo.

Il peggioramento del CRSmaschile italiano si può conte-stualizzare nel calo generalizzatodel CRS, anch’esso passato da3,21 a 3,48, è da notare peròche il calo italiano è percen-tualmente superiore.Oltre alpeggioramento evidente del-

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l’Italia sono da notare i peggio-ramenti dell’UK da 2,90 a 3,34,della Germania da 3,35 a 3,60,della Giamaica da 3,25 a 4,04,mentre le altre nazioni sono ri-maste praticamente stabili.

4.2.2 - 400 M MEDIA MASCHILE 2013

Le prestazioni mondiali del-le scuole del quattrocentismo,anche nel 2013, fanno notare ileader mondiali della specialitàcome USA Giamaica e UK,mentre l’Italia si allinea nell’ulti-mo step con Spagna e Germa-nia, con una fascia centrale diqualificazione che comprendeFrancia, Russia e Polonia.

4.2.3 - 200 M MEDIA MASCHILE 2013

Anche il confronto delle me-die prestazionali sui 200 m fanotare la leggera carenza diespressione velocist ica deiquattrocentisti italiani nel 2013,sebbene i valori equivalganocon nazioni come la Francia, laGermania, la Polonia e la Rus-sia. Il quattrocentismo italiano,negli ultimi anni non è riuscito aprodurre medie prestazionalisulla distanza dei 400 m di li-vello europeo, la staffetta as-soluta 4x400 m non è mai sta-ta competitiva, non riuscendo inalcuna qualif icazione di tipomondiale o europeo. In effetti, lascuola italiana dimostra una ap-pena sufficiente media del va-lore dei 200 m, ma un insuffi-ciente livello di CRS, attestan-dosi con Russia, Francia, Ger-mania e Polonia.

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5. Scuola italiana dei 400 m valori medi del CRS - 400 – 200 dal 2001 al 2013

5.1 SETTORE MASCHILE CRS 400 E 200 DAL 2001 AL 2013

Un successivo approfondi-mento è sorto dal voler analiz-zare l’andamento del CRS ita-liano nelle ultime tredici stagio-ni agonistiche.

5.1.1 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEL CRS DEI TOP 10 ITALIANI DAL 2001 AL 2013

L’analisi e la comparazione sugrafico dell’andamento del CRSitaliano, rende evidente che la me-dia di queste stagioni oscilla almassimo di 0,50 e i picchi di pre-stazione del CRS non coincidonocon la manifestazione regina del-l’atletica mondiale, cioè le Olim-piadi. Il valore medio del CRS dal2001 è stato 3,78, mentre la lineadi tendenza è in peggioramento.

5.1.2 ANDAMENTO DEI VALORIMEDI DEI TOP 10 ITALIANI SUI 400 M DAL 2001 AL 2013

I valori medi delle ultime tre-dici stagioni sui 400 m oscillanotra i 46”40 e il 46”99, la mediaè di 46”67, anche qui il picconon coincide con l’olimpiade.Questo grafico dimostra una li-nea di tendenza verso il peg-gioramento.

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5.1.3 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEI TOP 10 ITALIANI SUI 200 M DAL 2001 AL 2013

La media prestazionale del-l’espressione di velocità sui 200è 21”44 dal 2001 a oggi, conoscillazioni tra il 21”57 e il 21”25.Il valore della velocità espressosui 200 m mantiene un anda-mento costante, con tendenzaverso un leggero peggioramen-to, ma obbiettivamente appenasufficiente per concorrere a livellointernazionale.

5.2 SETTORE FEMMINILE CRS 400 E 200 DAL 2001 AL 2013

5.2.1 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEL CRS DEI TOP 10 ITA-LIANE DAL 2001 AL 2013

Elemento molto positivo, nelmovimento quattrocentistico ita-liano, è la linea di tendenza cheil CRS sta prendendo in questiultimi anni, una tendenza al mi-glioramento, con un valore me-dio di 5,13. La tendenza risultabuona ma ancora sopra la mediaeuropea, comunque evidente iltentativo metodologico in atto, disicuro una stabilizzazione sottoi 5,0 risulterebbe molto impor-tante.

5.2.2 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEI 400 M DEI TOP 10 ITALIANE DAL 2001 AL 2013

A livello di prestazioni asso-lute sui 400 m, sono ancora piùevidenti i miglioramenti neglianni, con una linea di tendenzaancora più marcata al migliora-mento, i valori medi sui tredicianni si attestano sul 53”56, conuna marcata linea di tendenza almiglioramento dal 2005.

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5.2.3 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEI 200 M DEI TOP 10 ITALIANE DAL 2001 AL 2013

Anche i valori medi espressinella gara dei 200 rendono evi-dente la tendenza al migliora-mento, con un valore medio del-le prime dieci nel 2013 al di sot-to dei 24 secondi. La media diquesti ultimi tredici anni è di 24,21.

CONCLUSIONILa scuola femminile del quat-

trocentismo italiano ha intra-preso la strada giusta, sia dalpunto di vista metodologico chedal punto di vista della “cernita”delle quattrocentiste. Tutti gliindicatori fisiologici, velocità eresistenza specifica, stanno giu-stificando il miglioramento pre-stazionale medio delle atlete ita-liane; l’aspetto della velocità èstato incrementato, riuscendo amantenere stabile il CRS. Il CRScosì stabilizzato, ha comunquedei valori appena sufficienti nelconfronto internazionale.

Dopo un’attenta analisi dellascuola italiana della specialità, siè voluto analizzare la scuolaAnglosassone dei 400 m, indi-scussa leader europea e mon-diale.

6. Scuola anglosassone dei400m valori medi del crs - 400 – 200 dal 2001 al 2013

6.1 SETTORE MASCHILE UK

VALORI MEDI DAL 2006 AL 2013

6.1.1 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEL CRS TOP 10 UK MASCHI DAL 2006 AL 2013

Il CRS negli ultimi otto anniin UK si è sempre mantenuto al

primo livello mondiale, raggiun-gendo picchi notevolissimi inoccasione delle Olimpiadi diLondra. La media è di 3,12, conuna linea di tendenza moltostabile.

6.1.2 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEI 400 M TOP 10 UK MASCHI DAL 2006 AL 2013

Anche a livello prestaziona-le sulla distanza dei 400 m glianglosassoni hanno una ten-denza alla crescita, con un pic-co raggiunto sempre in occa-sione dei Giochi di Londra, i va-lori medi di questi ultimi annisono di 45,77.

6.1.3 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEI 200 M TOP 10 UK MASCHI DAL 2006 AL 2013

L’andamento della velocitàespressa è con una tendenza almiglioramento con un valore di21,33, appena sotto la mediadei quattrocentisti italiani che è di21,44 (la differenza è nel CRS ostamina anglosassone).

La scuola UK del quattrocenti-smo, in questi anni è riuscita a pre-sentare sempre atleti leader inEuropa e staffette 4x400 compe-titive a livello mondiale, concen-trando gli sforzi nel miglioramentodel CRS, in effetti, gli anglosasso-ni non annoverano quattrocentisticon spiccate qualità velocistiche.

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6.2 SETTORE FEMMINILE UK VALORI

MEDI DAL 2006 AL 2013

6.2.1 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEL CRS TOP 10 UK FEMMINE DAL 2006 AL 2013

Anche in campo femminile,le quattrocentiste d’oltre mani-ca si presentano con coeffi-ciente di resistenza specificodi primissimo livello; la tenden-za è alla stabilizzazione di que-sti ottimi indici, che sono top alivello mondiale i valori medidegli ultimi otto anni, sono 4,18,ricordo che il CRS italiano è su-periore di un secondo circa.

6.2.2 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEI 400 M TOP 10 UK FEMMINE DAL 2006 AL 2013

La prestazione assoluta sui400 m delle atlete anglosasso-ni tende al miglioramento e il va-lore medio è 52”02, in partico-lare dal 2010 al 2013 il miglio-ramento medio è stato circa disette decimi.

6.2.3 ANDAMENTO DEI VALORI MEDI DEI 200 M TOP 10 UK FEMMINE DAL 2006 AL 2013

L’andamento della velocità,delle quattrocentiste anglosas-soni, tende a un leggero mi-glioramento con una media di23”91, ricordo che la mediadelle quattrocentiste italiane è di24,21 (in tredici anni), appenasuperiore alla velocità di basedelle UK, la vera differenza stanel CRS medio.

7. Confronto tra la scuola italiana e la scuola del regno unito

7.1 CONFRONTO MASCHILE

ITALIA REGNO UNITO

In questo capitolo, la ricerca hamesso a confronto i valori mediraggiunti del CRS, dei 400 m e dei200 m, tra la scuola italiana e an-glosassone del quattrocentismo.Sono emerse sostanziali diffe-renze tra le due scuole, sia a livellomaschile sia femminile.

7.1.1 CONFRONTO DEI VALORI MEDI DEI PRIMI DIECI QUATTROCENTISTI UK/ITALIANI SUI 400 M DAL 2006 AL 2013

Com’è possibile notare dalgrafico cartesiano, la “forbice” trai valori medi espressi sulla di-stanza dei 400 m tra le duescuole, ha raggiunto i valori mi-nimi nel 2006, per assestarsinell’ordine del secondo nel 2013.

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7.1.2 CONFRONTO DEI VALORI MEDI DEI PRIMI DIECI QUATTROCENTISTI UK/ITALIANI SUL CRS DAL 2006 AL 2013

Il CRS medio si mantienesempre a vantaggio della scuo-la Anglosassone, arrivando alpunto di minimo scarto nel2011; dal 2006 è possibile no-tare una linea di tendenza leg-germente positiva per l’Italiamentre per l’UK una linea di ten-denza volta alla stabilità.

7.1.3 CONFRONTO DEI VALORI MEDI DEI PRIMI DIECI QUATTROCENTISTI UK/ITALIANI SUI 200 M DAL 2006 AL 2013

Dal grafico della velocità èpossibile notare che i valorimedi riferiti alla prestazione sui200 m, sono molto vicini, traquattrocentisti italiani e UK, ren-dendo evidente che il notevoledivario prestazionale si manife-sta attraverso il CRS.

7.2 CONFRONTO FEMMINILE

ITALIA REGNO UNITO

7.2.1 CONFRONTO DEI VALORI MEDI DELLE PRIME DIECI QUATTROCENTISTE UK/ITALIANE SUI 400 M DAL 2006 AL 2013

Nel grafico femminile relati-vo ai tempi sui 400 m, la linea ditendenza prestazionale è in mi-glioramento per ambedue lescuole, leggermente più mar-cata in Italia, guadagnando set-te decimi in tredici stagioni ago-nistiche.

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7.2.2 CONFRONTO DEI VALORI MEDI DELLE PRIME DIECI QUATTROCENTISTE UK/ITALIANE SUI 200 M DAL 2006 AL 2013

L’espressione della velocitàmedia delle quattrocentiste d’ol-tre manica, tranne che nel 2008,si è sempre mantenuta appenasopra il valore italiano.

7.2.3 CONFRONTO DEI VALORI MEDI DELLE PRIME DIECI QUATTROCENTISTE UK/ITALIANI SUL CRS DAL 2006 AL 2013

Quest’ultimo grafico riguardan-te il valore medio del CRS femmi-

nile, come per i colleghi maschi, evi-denzia che il vero gap prestazionalenei 400 m, tra le due nazioni, è de-terminato proprio da una miglioremedia dello stesso CRS, una dif-ferenza marcata che nel 2006 hasuperato il secondo; questo diffe-renziale, nelle ultime stagioni si è as-sestato sotto il secondo.

8. Griglie di comparazione del CRS

8.1 GRIGLIE DI COMPARAZIONE

E VALUTAZIONE DEL CRS

La considerevole raccolta datie relativa analisi del CRS delle più

rappresentative nazioni e dei piùtitolati atleti, ha consentito dipoter allestire una scala di com-parazione del CRS, al fine di fa-cilitare il compito dei tecnici nel-la stesura del programma d’alle-namento annuale e pluriennale.La sintetica e matematica “clas-sificazione” del CRS, del recordsui 400 m e sui 200 m può aiu-tare il tecnico a capire su quali ta-sti agire nell’ambito della pro-grammazione metodologica, seagire maggiormente sull’aspettodella velocità o sulla tecnica dicorsa o sulla resistenza specificao ancor più la decisione del cam-bio di specialità.

8.1.1 GRIGLIA COMPARAZIONE CRS ALL-TIME

TABELLA di Comparazione del CRS TABELLA di Comparazione del CRSMaschile All-time Femminile All-time

OTTIMO Da 2,90 a 3,10 OTTIMO Da 3,80 a 4,10

BUONO Da 3,10 a 3,30 BUONO Da 4,10 a 4,50

SUFFICIENTE Da 3,30 a 3,60 SUFFICIENTE Da 4,50 a 4,90

INSUFFICIENTE Oltre 3,60 INSUFFICIENTE Oltre 4,90

8.1.2 GRIGLIA COMPARAZIONE CRS 2013

TABELLA di Comparazione del CRS TABELLA di Comparazione del CRSMaschile 2013 Femminile 2013

OTTIMO Da 3,20 a 3,40 OTTIMO Da 4,10 a 4,40

BUONO Da 3,40 a 3,60 BUONO Da 4,40 a 4,70

SUFFICIENTE Da 3,60 a 3,80 SUFFICIENTE Da 4,70 a 5,00

INSUFFICIENTE Oltre 3,80 INSUFFICIENTE Oltre 5,00

VELOCITà MASCHILE VELOCITà FEMMINILE

400m 200m 400m 200m

Sub 44”00 Minore di 20”30 Sub 48”00 Minore di 22”00

Sub 45”00 Minore di 20”90 Sub 49”00 Minore di 22”40

Sub 46”00 Minore di 21”30 Sub 50”00 Minore di 22”80

Sub 47”00 Minore di 21”80 Sub 51”00 Minore di 23”30

Sub 52”00 Minore di 23”80

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8.2 GRIGLIA COMPARAZIONE

VELOCITÀ SUI 200M E PROIEZIONE

IPOTETICA SUI 400

Successiva considerazione èsorta dall’analisi della velocitàespressa dai più grandi quattro-centisti, sulla distanza dei 200 m,potendo così confrontare chetutte prestazioni sui 400 m sonosupportate mediamente da spe-cifiche velocità di gara sui 200 m,e nei migliori casi supportati daCoefficienti di Resistenza Spe-cifica di ottimo o buon livello. Siè potuto evincere che:

Questo confronto e rapportodella prestazione sui 200 m,può in linea di massima ipotiz-zare, con le dovute proporzionidel caso, lo sviluppo cronome-trico sulla doppia distanza, edeterminare a priori le poten-zialità future dell’atleta.

8.3 DIFFERENZIALE TRA CRS MASCHIE

E FEMMINILE PER ALCUNE NAZIONI

Dalla prossima griglia è pos-sibile verificare le differenze trail CRS maschile e quello fem-minile a tutti i livelli di qualifica-zione.

8.4 CONFRONTO TRA REGNO UNITO ED

ITALIA NEI VALORI MEDI NAZIONALI

Sono ora messe a confrontole griglie dei Valori medi delCRS, dei 200 m e dei 400 m trala scuola italiana del quattro-centismo e quella anglosassone,da tutti ritenuta la migliore a li-vello mondiale, in particolare per

l’Italia sono state considerate leultime tredici stagioni, mentreper l’UK le ultime otto stagioni.

I valori medi raggiunti mo-strano che il CRS Italiano mediosi attesta su 3,78 per i maschie 5,14 per le femmine, il topmondiale CRS UK medio si at-testa sul 3,12 per i maschi e4,18 per le femmine.

Confronto del CRS tra maschi e femmine

Maschile Femminile Differenziale M/F

CRS medio Italiano 2013 3,79 5,11 1,32

CRS medio UK 2013 3,34 4,12 0,82

CRS medio USA 2013 3,24 4,98 1,74

CRS medio Mondiale 2013 3,38 4,11 0,73

CRS medio Italiano All Time 3,17 4,93 1,76

CRS medio UK All Time 2,90 4,09 1,19

CRS medio USA All Time 3,16 4,87 1,71

CRS medio Mondiale All Time 3,14 4,21 1,07

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Questa effettiva differenzaprestazionale, tra le due na-zioni, si concretizza sostanzial-mente nel CRS, e non tanto sul-la differenza di velocità di baseespressa dai quattrocentisti ita-liani; in effetti, particolare at-tenzione dovrebbe essere postasulla “cernita dei velocisti” chein Italia intendano intraprende-re la specialità dei 400 m; allostesso tempo però deve esse-re fatta un’analisi critica verso

il CRS, che effettivamente èsufficiente o appena sufficientenel confronto mondiale. Tal iconsiderazioni devono deter-minare un'approfondita analisicritica del fenomeno metodolo-gico italiano.

È evidente che la differenza diCRS, tra le due nazioni, non èmotivata da un semplice rad-doppio del differenziale tra ve-locità nei 200, se ad esempio,nei maschi la differenza presta-

ITALIA MASCHILE ITALIA FEMMINILE

ANNO 400 200 2X200 CRS ANNO 400 200 2X200 CRS

2001 46,59 21,34 42,68 3,91 2001 53,74 24,13 48,26 5,48

2002 46,61 21,42 42,84 3,77 2002 53,56 24,09 48,18 5,36

2003 46,62 21,58 43,16 3,47 2003 53,73 24,27 48,54 5,18

2004 46,74 21,5 43 3,77 2004 53,73 24,44 48,88 4,84

2005 46,78 21,5 43 3,72 2005 54,13 24,47 48,94 5,18

2006 46,62 21,25 42,5 4,11 2006 53,99 24,34 48,68 5,31

2007 46,66 21,35 42,7 3,95 2007 53,9 24,35 48,7 5,2

2008 46,79 21,54 43,08 3,71 2008 53,78 24,24 48,48 5,29

2009 46,99 21,44 42,88 4,1 2009 53,37 24,13 48,26 5,1

2010 46,6 21,51 43,02 3,57 2010 53,11 24,16 48,32 4,99

2011 46,4 21,4 42,8 3,61 2011 53,25 24,25 48,5 4,75

2012 46,56 21,47 42,94 3,62 2012 52,95 23,98 47,96 4,99

2013 46,74 21,47 42,94 3,79 2013 53,05 23,96 47,93 5,12

MEDIA 46,67 21,44 42,89 3,78 MEDIA 53,56 24,22 48,43 5,14

UK MASCHILE UK FEMMINILE

ANNO 400 200 2X200 CRS ANNO 400 200 2X200 CRS

200646 21,48 42,96 3,14 2006 52,37 24,19 48,38 3,98

200745,93 21,3 42,6 3,32 2007 51,86 23,88 47,76 4,09

200845,96 21,44 42,88 3,07 2008 52,09 23,62 47,25 4,83

200945,58 21,24 42,48 3,09 2009 52,14 23,87 47,74 4,4

201045,84 21,49 42,99 2,84 2010 52,33 24,05 48,1 4,24

201145,66 21,2 42,4 3,25 2011 51,82 24,1 48,2 3,61

201245,49 21,3 42,6 2,88 2012 51,98 23,9 47,8 4,17

201345,73 21,19 42,38 3,34 2013 51,59 23,73 47,46 4,12

MEDIA 45,77 21,33 42,66 3,12 MEDIA 52,02 23,92 47,84 4,18

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zionale media nei 200 tra italia-ni e anglosassoni è di 11 cen-tesimi, raddoppiando sui 400dovrebbe aggirarsi sui 22 cen-tesimi, invece è di 66 centesimi,con un” gap metodologico” di44 centesimi. Lo stesso di-scorso al femminile, il doppiodel differenziale sui 200 è di 60centesimi, invece in realtà è di96 centesimi, con un “gap me-todologico” di 36 centesimi.

Unico aspetto realmente po-sitivo, emerso dallo studio per lascuola Italiana, proviene dal-l’analisi dei primi dieci italiani ditutti i tempi, i quali sono riusci-ti a dimostrare un CRS all’al-tezza delle potenze mondialidell’atletica. Vanno comunqueanalizzati in particolare tre atle-ti quali Attene, Galvan e Zulianiche seppur dotati di personalisui 200 m abbondantementesotto i 21 secondi, non sianostati in grado di produrre pre-stazioni sotto i 45”00, combi-nazione frequente per diversiatleti di livello mondiale.

Negli ultimi anni sempre ilsettore maschile si è stabilizza-to su un CRS 3,70, valore me-dio basso, per non dire insuffi-ciente, a livello internazionale,con quattrocentisti dotati dibuona velocità di base.

Il settore femminile ha sem-pre espresso nel tempo unCRS di scarso valore interna-zionale, sebbene negli ultimianni la tendenza sia orientataverso un miglioramento pre-stazionale medio. Probabi l-mente l’aspetto su cui si è fat-to maggiormente leva è statoquello rivolto verso una meto-dologia che agisse sulla velo-cità di base e quasi sicura-mente, all’indirizzo verso i 400m di atlete più veloci.

8.5 CONCLUSIONI

L’ampia analisi dei dati di cir-ca 800 atleti, relativa alle primedieci prestazioni nei 400 e 200del periodo considerato, ha per-messo di abbattere considere-volmente la percentuale d’erro-re, dovuto a situazioni soggetti-ve oggettive circostanziali cheuna mera analisi matematicapuò considerare, specialmentese rivolta ad un singolo atleta.

In particolare, la ricerca hamostrato CRS, delle singole na-zioni, variabile nelle diverse sta-gioni agonistiche, e inoltre no-tevoli differenze all’avvicinarsi dimanifestazioni internazional icome le Olimpiadi, i mondiali, glieuropei.

Sempre dall’analisi dei risul-tati emerge che pochi atleti,sia a livello mondiale che na-zionale, sono riusciti a produr-re CRS inferiori ai 3 secondi incampo maschile e, tra questi,molti di provenienza dalla di-stanza degli 800 m. Un esem-pio su tutti in Italia è Donato Sa-bia, capace di correre i 200 min 21”70 e i 400 m in 45”70 svi-luppando quindi un CRS di2,40. Per quanto riguarda ilgrande Marcello Fiasconaro si èpotuto risalire ad un valore po-tenziale sui 200, ricavando tem-pi d’allenamento, a causa del-la mancanza di dati oggettivi digara, ma da i valori raccolti inal lenamento, Fiasconaro sa-rebbe stato in grado di produr-re un CRS molto simile a quel-lo di Sabia.

Pietro Mennea, per contro,riuscì a correre i 400 m in 45”87(probabilmente con poca con-vinzione) e con un’espressionevelocistica di 19”96 nei 200 ma livello del mare, è stato in gra-

do di produrre un CRS di 5,95.Una considerazione particolareva fatta per Pietro Mennea: di-verse testimonianze raccolte traallenatori e compagni d’allena-mento, mettono in evidenza lamancanza motivazionale nel-l’espressione massimale nelladistanza dei 400 m; tale “VO-LONTà” si espresse in alcunemanifestazioni sporadiche par-ticolarmente importanti comenella Coppa Europa di Torino.Rimane comunque il rammaricodi non essere riusciti a “Con-vincere” i l grande Pietro adesprimersi a l massimo nei400m, dove avrebbe avuto lapotenzialità velocistica per il re-cord mondiale anche su questadistanza, impresa riuscita in se-guito a Michael Johnson.

La variabile Doping non èstata volutamente considerata,quindi tutti i calcoli fatti potreb-bero risentire di alterazioni pre-stazionali sia in ambito dellavelocità pura (uso di derivatidel testosterone) che in ambitoriferito alla resistenza specifica(sostanze tampone). Di sicuro ilquattrocentismo femminile mon-diale ha subito una notevolecontrazione prestazionale, dal-la ricerca è emersa una sostan-ziale differenza tra i valori all-time con quelli del 2013. In par-ticolare la velocità media espres-sa sui 200 m è passata da22”13 a 22”82 con un peggio-ramento di 69 centesimi, la me-dia sui 400 m è passata da48”48 a 49”82 con un peggio-ramento di 1”34, mentre il CRSè passato da 4,21 a 4,11 con unmiglioramento di 11 centesimi.Questo miglioramento del CRS,desta particolare stupore e cu-riosità, specialmente se riferitoai diversi periodi storici ove sia-

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SPEC

IALE

PROJE

CT W

ORK ALL

ENAT

ORI S

PECI

ALISTI

no state conseguite le presta-zioni; di sicuro l’intervento me-todologico sull’abbassamentodel CRS ha limitato i danni do-vuti a un peggioramento visto-so e per molti versi incompren-sibile della velocità di base.

La ricerca, ha l’ambizioso sco-po di dare al tecnico la possibi-

lità di un confronto puramentearitmetico del proprio quattro-centista, di valutare su quali “pa-rametri fisiologici” agire, al fine dimigliorare la prestazione assolu-ta sui 400 m; parallelamente unavalutazione sintetica sull’even-tuale possibilità di cambio dellaspecialità. La determinazione

della velocità espressa sulla di-stanza dei 200 m, può e deve di-ventare un parametro fonda-mentale per determinare l’indi-rizzo metodologico dell’allena-mento parallelamente all’analisidel CRS, tutto al fine del rag-giungimento della massima qua-lificazione dell’atleta.

Vittori C. Belotti P. Donati A.“Esperienze sulla resistenza allavelocità dello sprinter“ Ed. Atle-tica Leggera – Quaderni tecnici-1980

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Bibliografia

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Gli studi comparati sulle tradizioni orali e scrit-te dei vari popoli, ci hanno rivelato che gli anti-chi r ispondevano ai loro interrogativi edesprimevano le loro esperienze e il loro pensie-ro «raccontando storie». Non giungevano allaconclusione su basi analitiche, come noi oggi,ma simboliche. Gli specialisti ci hanno dunquesvelato nei minimi dettagli la differenza tra mitoe storia, spiegandoci per esempio che tutte levolte che ci troviamo di fronte a un racconto daltema simile presente in numerosi e diversi con-testi ambientali e culturali, possiamo star certidi trovarci di fronte a un simbolo, e non a un fat-to realmente accaduto. Ciò è rilevabile soprat-tutto nel campo della religione, con le istituzioniche, ancora oggi immerse in quegli schemi men-tali, sono rimaste ferme a concetti come rivela-zione, peccato originale, tr inità, immacolataconcezione, assunzione, quando invece l’unicastrada ormai percorribile è quella di una energiadivina direzionata che spinge dall’interno l’evo-luzione della materia consentendone l’autoco-struzione verso lo spirito.

Salvatori, eroi, santi, re, rappresentano unsoggetto su cui la creatività dello spirito umanosi è sbizzarrita con grande fantasia. L’abbon-

danza dei temi mitici che circonda la loro vita ele loro gesta si manifesta con schemi e simbo-l ismi ben riconoscibi l i e catalogabil i . Anche icampioni sportivi rientrano nel novero dei sog-getti sui quali le tradizioni popolari hanno river-sato la loro attenzione. L’atletica leggera del XXsecolo non è esente da questo vecchio schemamentale. In Italia il «primato» in questo campospetta a Dorando Pietri. Abbiamo già analizza-to tutto i l corollario di leggende che lo riguar-dano in due nostri studi1. Il tema più ricorrenteera quello del Fato che avrebbe permesso al car-pigiano di scoprire le proprie eccezionali quali-tà podistiche, espresso sotto forma di storielledi vario genere, come segno di predestinazionedivina. Segnalammo anche identico tema mito-logico presente nei racconti biografici sulla sco-perta giovani le del le proprie capacità deiseguenti altr i atleti: Orlando Cesaroni, AdolfoConsolini, Si l la Del Sole, Mario Di Salvo, BobMathias, Paavo Nurmi, Al Oerter, Donato Pave-si, Giacomo Peppicelli, Alf Shrubb, Jim Thorpe,Miruts Yifter. Recentemente ci siamo imbattutiin un’altra leggenda, che coinvolge Pietri in unaltro ruolo.

Costante Girardengo

Sul grande campione di ciclismo Costante Gi-rardengo, nato a Novi Ligure nel 1893, il primolibro biografico2 è stato scritto dal ragionier Ar-mando Ghiglione nel 1952, un tomo di 262 pa-gine con l’elenco pressochè completo di tuttele gare del fuoriclasse, corredato di eccellentistatistiche, che non lascia dubbi sulla precisio-ne dell’autore. In apertura, Girardengo ne ga-rantisce così l’attendibil ità: «Questo libro, cheho dettato al l ’amico Ghigl ione, è dedicato aivecchi sportivi, quelli che hanno seguito da vi-cino le vicende della mia lunga carriera, ai gio-vani che allo sport chiedano di attingere forze einsegnamenti, ed a tutti coloro che vogliano co-noscere, documentata, l ’esposizione del mio

STORIA E CULTURA

Leggende sul maratoneta emiliano

Marco Martini

S/rubriche

Dorando Pietri e Girardengo

1 Dorando Pietri, eroe da leggenda; in: Augusto Frasca – Dorando Pietri – Aliberti – Reggio Emilia 2007 – pp. 314/331, e Pala, piccone e microsco-

pio; in: Bruno Bonomelli maestro di atletica – ASAI – Brescia 2012 – pp. 61/69.2 Girardengo il vero «campionissimo» - Publinovi – Novi Ligure 1952.

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passato agonistico». I primi cimenti agonistici ri-salgono al 1909, e il passaggio al professioni-smo al 1912. Vi si riporta che Costante imparòad andare in bicicletta sulla vecchia bici del pa-dre, e che nel cogliere la sua prima vittoria si ag-giudicò un premio di due Lire, al quale andavascalata l’iscrizione, che gli era costata una Lira.

In seguito, sul grande campione, sono statipubblicati alcuni altri articoli rievocativi in rivisteo quotidiani. Uno di questi, frutto di una intervi-sta con un Girardengo ormai 81enne, vennescritto dal giornalista sportivo Mario Fossati suIl Giorno, nel 1974. Vi si narra un episodio checoinvolge anche Dorando Pietri, leggenda «con-fermata», anni dopo la morte di Girardengo, an-che da una nipote del fuoriclasse di Novi Ligure,e riportata come fatto storico da Nazareno Fer-mi, che ha dedicato due l ibri al «campionissi-mo». Ecco l’aneddoto:

Dorando, cercando di sfruttare la fama acqui-sita ai Giochi Olimpici 1908, girava i centri abita-ti per raggranellare qualche soldo lanciando sfideai cittadini. Giunto nella piazza del mercato di No-vi, si presentò invitando apertamente a gran vo-ce a misurarsi con lui qualunque volonteroso chein bicicletta fosse riuscito a compiere due giri at-torno al piazzale prima che lui, a piedi, ne aves-se compiuto uno. Posta in palio: due Lire. L’unicoa presentarsi, con la vecchia e scassata due ruo-te del padre, fu Girardengo, che vinse.

L’ambivalenza dell’eroe

Questa volta il Fato che permette allo scono-sciuto di «rivelare» le proprie capacità sceglie Gi-rardengo, e Pietri non è il prescelto, bensì lostrumento di cui la predestinazione divina si ser-ve per favorire il suo prediletto. Questo capovol-gimento del tema mitico non deve sorprendere. Sitratta di caratteristiche comuni nel campo dellamitologia, piena perfino di leggende su personaggiche offendono o sfidano gli Dei o i loro protetti.

Nell’antica Grecia, Termero usava uccidere iviandanti sfidandoli a battersi con lui a testate.Capitò da quelle parti il giovane Eracle, il cui cra-nio però si dimostrò più solido, ed egli spaccòla testa di Termero come se fosse un uovo3. Po-seidone e Apollo, decisi a vendicare la morte diCicno e di Troilo e a punire certe insolenti van-terie di Achil le durante la guerra di Troia, necomplottarono assieme la morte. Velato da unanube, e ritto presso le porte Scee, Apollo iden-tificò Paride nel folto della mischia della batta-glia, e lo aiutò a tendere l’arco, guidando poi lafreccia fatale. La freccia colpì l’unico punto vul-nerabile del corpo di Achille, il tallone destro, edegli morì tra gli spasimi4. Ben nota è anche laleggenda biblica del giovane pastorello e futurogrande re Davide contro il gigante Golia, nellaguerra tra ebrei e filistei. «Scegliete un uomo tradi voi che scenda in campo contro di me. Se sa-rà capace di combattere con me e mi abbatte-rà, noi saremo vostri schiavi. Se invece prevarròio su di lui e lo abbatterò (come sembrava scon-tato), sarete voi i nostri schiavi, e sarete soggettia noi. E il fi l isteo aggiunse: io ho lanciato oggiuna sfida alle schiere di Israele. Datemi un uo-mo e combatteremo insieme. Saul (re israelita)e tutto Israele udirono le parole di Golia; ne ri-masero colpiti, ed ebbero grande paura»5. Pre-sentatosi con la sola arma in suo possesso, lafionda, Davide sconfisse il gigante, presentato-si armato di tutto punto da autentico guerriero.

Temi simili si ritrovano anche tra i popoli di in-teresse etnologico. Warturga, antenato di un po-tente clan della etnia dei Mossi (alto fiume Volta,Burkina Faso), tronfio delle sue vittorie nel tirocon l’arco contro tutti gli avversari, sfidò il Cie-lo. La freccia che scoccò ricadde dalla volta ce-leste e lo accecò6. Nella tribù irochese deiSeneca si racconta che due fratelli erano usi an-dare a caccia insieme. Il più giovane, Hayanowe,era talmente veloce che cacciava i cervi sempli-cemente rincorrendoli, superandoli in velocità, e

3 Robert Graves – I miti greci – Longanesi – Milano 1963 – p. 418.4 Ivi – p. 630.5 1 Samuele 17,8-11.6 Charles Bèart – Jeux et jouets de l’Ouest africain – IFAN - 1955 – volume 1 – p. 340.

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colpendoli a morte. Però egli si vantava a destrae a manca della sua bravura nel far andare legambe, e un giorno, mentre tornava al suo ac-campamento, incontrò uno strano uomo che,avendo saputo delle sue vanterie, era venuto persfidarlo alla corsa. Accordatisi per una gara diresistenza della durata di due giorni, i due si af-frontarono. Verso la fine, quando Hayanowe sisentiva ormai battuto, l’avversario si sentì malee stramazzò a terra morto. Dal cadavere si con-statò che non era un essere umano, ma un Dio,disceso tra i mortali affinchè con il suo corpo po-tessero essere preparati oggetti sacri per il suc-cesso nelle battute di caccia, ma anche adammonire l’eroe di non vantarsi tanto7.

Essere a volte il prescelto dagli Dei e altre vol-te autore di att i non esemplari, ci spiega unostorico delle religioni, non è dato contrastante.Nell’antica Grecia «c’è un gruppo di miti ben no-ti in cui un eroe sfida chiunque a un combatti-mento o a una competizione, la cui posta èregolarmente la vita. Essi sono eroi non menodei loro debellatori»8. Queste azioni «assumonoora l’aspetto della violenza o della prepotenza,ora quello della superbia o tracotanza, ora del-l’empietà o sacrilegio, ora perfino quello di unaeccessiva sicurezza di sè»9, ma indicano sem-pre che si tratta di esseri umani capaci di an-

dare oltre i normali l imiti. Gli eroi sono semprefigure ambivalenti, capaci di imprese nobili quan-to di deplorevoli bravate.

Conclusioni

La mitologia dell’eroe (nel caso, Girardengo)ha, con il passare del tempo, trasformato un da-to storico (le due Lire vinte nella sua prima ga-ra ufficiale) in un aneddoto agganciato a un altrocampione sportivo dell’epoca (Pietri) che avreb-be lanciato una sfida con in palio quella stessasomma di denaro. Se da un lato scopriamo ditrovarci di fronte a un ennesimo dato inventato,dall’altro troviamo la conferma che Dorando, conla sua ambivalente caratteristica comune ai per-sonaggi fuori dall’ordinario, conferma di esserediventato all’epoca, grazie al drammatico epi-sodio di Londra 1908, un eroe da leggenda, benpiù di quanto non sarebbe accaduto se avessevinto il titolo olimpico o se nei due anni succes-sivamente trascorsi in America come professio-nista, avesse ottenuto r isultati strabi l ianti.Prestazioni eccezional i che invece ottenne inquello stesso periodo l’unico autentico fuori-classe dell’atletica italiana degli anni che pre-cedettero la Grande Guerra, Emil io Lunghi,senza mai venir elevato a eroe.

7 Jeremiah Curtin e J. N. B. Hewitt – Seneca fiction, legend and myths; in: 32nd Annual Report of the Bureau of American Ethnology – Smithsonian

Institution – Washington 1918 – pp. 495/501.8 Angelo Brelich – Gli eroi greci – Ateneo – Roma 1958 – pp. 272/273.9 Ivi – p. 261.

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FORMAZIONE CONTINUAS/rubriche

Convegno tecnicoVilla Lagarina, 11 gennaio 2014

Relazioni:• Un nuovo modelle tecnico per

l’atletica italiana, Massimo Ma-gnani

• Mezzofondo femminile: stesse me-todologie di allenamento? PierinoEndrizzi

• Dal cross alla pista: l’esperienzadella Spagna, Luis Miguel Landa

• Moderatore: Dino Ponchio

Organizzazione:• Atletica Quercia Rovereto• Comitato provincia autonoma di

Trento

Seminario tecnico/pratico: “Metodologia per il miglioramento della tecnica di passaggio degli ostacoli”Firenze, 1 marzo 2014

Relatori:• Vincenzo De Luca• Ilaria Ceccarelli

Organizzazione:Comitato Regionale Toscano FIDAL

Convegno sul mezzofondogiovanileLecco, 14 marzo 2014

Relazioni:• Alimentazione del giovane sporti-

vo, Stefano Righetti• Evoluzione della programma-

zione nel mezzofondo, dalle ca-tegorie giovanili a quelle allievi,Maria Righetti

• La crescita agonistica di MicheleFontana, dalla categoria giovani-le a quella assoluta, Sandro Ma-rongiu

Organizzazione:ASD Atletica Lecco 2Colombo Co-struzioni” Comitato Regionale FIDALLombardia

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Convegni, seminari, workshop

Attività svolte in collaborazione con:

Centro Studi & Ricerche

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Seminario: “Tecnica emetodologia del salto in lungo:differenze e affinità con l’estero”Firenze, 22 marzo 2014

Relatori:Stefano Serranò, Gianni CecconiAnalisi del salto dal punto di vistatecnico-biomeccanico e metodo-logia dell’allenamento, confrontocon i modelli di riferimento stranie-ri e quello italiano

Organizzazione:Comitato Regionale Toscano FIDAL

Seminario tecnico: Dall’analisibiomeccanica della corsa allapratica sul campo”Roma, 22-23 marzo 2014

Relazioni:• Biomeccanica della corsa (di ve-

locità, di resistenza, sul piano e congli ostacoli), Vincenzo De Luca

• Applicazioni pratiche del modellobiomeccanico, Vincenzo De Luca

Organizzazione:Comitato Regionale Lazio FIDAL,CS Esercito

Convegno: “L’importanza dicostruire una ritmica dirincorsa per saltatori di lungoe triplo: mezzi di allenamento”Genova, 23 marzo 2014

Relatore: Claudio Mazzaufo

Organizzazione:Comitato Regionale Ligure FIDAL

Seminario: “Come si insegna ilsalto con l’asta in età giovanile,progressione didattica edesercizi propedeutici”Firenze, 23 marzo 2014

Relatori:Vitaly Petrov

Interventi:Renzo Avogaro, Riccardo Cal-cini, Simone BianchiIl famoso tecnico di salto conl’asta mostra quali sono le pro-gressioni didattiche e gli esercizipropedeutici corretti per l’avvia-mento dei giovani

Organizzazione:CR FIDAL Toscana

Tavola rotonda: ”Gli ostacoli inItalia e nel Mondo”Torino, 23 marzo 2014

Relazioni:• Costruzione del modello ritmico

dei 400hs, Eddy Ottoz• L’allenamento di Marzia Caravel-

li, Marcello Ambrogi• La mia atletica, Marzia Caravelli• 110 e 100 ostacoli: la tecnica dei

migliori al mondo di ogni tempo aconfronto con quella dei nostriostacolisti, Roberto Bedini

Organizzazione:CUS Torino, Associazione OfficinaAtletica

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Convegno tecnico-pratico:“La postura in atleticaleggera”Firenze, 28 marzo 2014

Relatore: Vincenzo Canali

Organizzazione:Comitato Regionale Toscano Fidal

Convegno sulle metodologiedi allenamento dei giovanimezzofondisti: “Allenarsi percrescere”Cagliari, 29-30 marzo 2014

Relazioni:• Programmazione dell’allenamen-

to per i giovani mezzofondisti, Lu-ciano Gigliotti

• Dalla teoria alla pratica: didattica del-le esercitazioni, Pierino Endrizzi

Organizzazione:Comitato FIDAL Sardegna

Convegno sulla marciaLocorotondo (Ba), 29 marzo 2014

Relazioni:• Allenamento funzionale della for-

za per la marcia, Cosimo San-tarcangelo

• Gli infortuni nella marcia: preven-zione e cura, Guido Quaranta

Organizzazione:Alteratletica Locorotondo, Comita-to regionale Fidal Puglia

Seminario pratico: “La correzionedegli errori nel salto in alto” Firenze, 5 aprile 2014

Relatore: Giuliano Corradi

• Il seminario si propone di illustra-re il corretto approccio per l’indi-viduazione e la correzione degli er-rori nelle varie fasi del salto in alto

Organizzazione:Comitato Regionale Toscano Fidal

Seminario: “Gli ingredienti di un atleta di successo”Roma, 11 aprile 2014

Relatore: Stefano Baldini

Organizzazione:Comitato Regionale Fidal Lazio

Convegno Bari, 12 aprile 2014

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Relatore:Francesco Angius• Modello tecnico e ritmico per le

gare dei 110-100 e 400 ostaco-li, Gianni Tozzi:

• Perfomance e fidelizzazione del-l’atleta: la preparazione psicolo-gica del tecnico, Ilaria Fischetti

Organizzazione:Comitato Regionale Fidal Puglia

Convegno: “L’atletica leggerafa scuola”Palermo, 24 aprile 2014

Relazioni:• Esperienze e riflessioni sul reclu-

tamento, l’avviamento e la ge-stione dei giovani saltatori di ta-lento, Carmelo Giarrizzo

• La filosofia dei salti secondo Ro-bert Zotko, Claudio Mazzaufo

• La progressività nell’allenamentodei salti in estensione in atleticaleggera, Michele Basile

• Vuoi migliorare la perfomance inendurance? Allenati in altitudine,Gaspare Polizzi

• La “scuola palermitana” dell’alle-namento in altitudine: studio su al-cuni parametri cardiaci e meta-bolici, Marcello Giaccone

• La valutazione funzionale per l’ot-tenimento della prestazione neisalti, Nicola Silvaggi

Organizzazione:CR FIDAL Sicilia – Centro Studi

Convegno di aggiornamentosul lancio del discoBergamo, 18 maggio 2014

Relatore:Francesco Angius• Analisi biomeccanica della tecni-

ca del lancio del disco:• Considerazioni sullo sviluppo della

forza speciale nel lancio del disco

Organizzazione:Comitato Regionale Fidal Lombardia

Convegno: “Dal cucciolo alfanciullo”Castelgandolfo (RM), 3 giugno 2014

Relazioni:• Dal cucciolo al fanciullo, Mauro

Pascolini• Alimentazione e atletica: dall’av-

viamento all’atleta di alto livello,Francesco Fagnani

Organizzazione:Comitato provinciale Fidal Roma sud

Seminario: “La lunga stradaverso il successo – esperienzepluriennali di campo”Roma, 9 luglio 2014

Relatore:Roberto Pericoli

Organizzazione: Comitato regio-nale Fidal Lazio

Tavola rotonda: “ilmezzofondo veloce”Nembro (Bg), 11 luglio 2014

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Relazioni:• Io faccio così, Vittorio Di Saverio • Le mie esperienze, Gianni Ghidini• La nascita del centro nazionale di

sviluppo tecnico del mezzofondoveloce di Bergamo, Saro Naso

Organizzazione: Atletica Saletti,Officina Atletica, patrocinio ComitatoRegionale Fidal Lombardia

Tavola rotonda: “Allenarsi inaltura: dagli aspetti fisiologicialle esperienze sul campo”Rovereto (Tn), 20 luglio 2014

Relatori:• Mauro Marzorati• Maria Francesca Piacentini • Pietro Pastorini • Federico Schena

Organizzazione:Officina Atletica, Quercia Rovereto,CeRiSM, SdS Trentino

Seminario: “Lancio del disco:tecnica e didattica”Camerino, 21 agosto 2014

Relatore: • Armando De Vincentis

Organizzazione: Comitato Regio-nale Fidal Marche

Seminario tecnico:“Alimentazione corretta ebilanciata nelle disciplinedell’atletica leggera”Aosta, 7 ottobre 2014

Relatore: Enrico ArcelliCome devono nutrirsi prima e du-rante la gara maratoneti, ultrama-ratoneti, corridori su strada, trail, scialpinismo e marciatori.

Organizzazione:Atletica Sandro Calvesi, CONI Val-le d’Aosta, FIDAL Comitato regio-nale Valle d’Aosta

Convegno: “La programmazionegenerale in atletica leggera:nuove tendenze” Milano, 16 ottobre 2014

Relatore:Nicola Silvaggi

Organizzazione:Comitato Fidal Friuli Venezia Giulia

Seminario: “Un lancio lungo 10anni: dalle categoriepromozionali all’atleta evoluto”Roma, 18 ottobre 2014

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Relazioni:• Il giovane lanciatore: sviluppo

completo di tutti i requisiti.• La tecnica del lancio del disco se-

condo i canoni meccanici: dallateoria alla pratica, FrancescoAngius

Organizzazione:Comitato Regionale Fidal Lazio

Seminari sull’attività giovanileBergamo, 25-26 ottobre 2014

Relazioni:• Indicazioni metodologiche per la

stesura della programmazioneannuale di un giovane lanciatoredi martello, Renzo Roverato

• Considerazioni sui migliori multi-plisti giovani stranieri, RiccardoCalcini

• Evoluzione del lavoro di FedericaDel Buono, Rossella Gramola

• Proposte di programmazione pervelocisti e ostacolisti juniores,Vincenzo De Luca

• Evoluzione di un atleta di élite dal-la categoria cadetti a quella as-soluta, Raimondo Orsini

Organizzazione:Comitato Fidal Piemonte

Seminario: “Cosa c’è di nuovoa proposito della forza”Genova, 26 ottobre 2014

Relazioni:• La forza muscolare: nuove spe-

cificità, dall’alta prestazione allaprevenzione, Renato Manno

• L’allenamento specifico della for-za negli sport da combattimento,Alberto Di Mario

• L’allenamento della forza in atleti-ca leggera: esperienze nel settoredei lanci, Domenico Di Molfetta

Organizzazione:Comitato Regionale CONI, Scuolaregionale dello sport Liguria

Convegno nazionale‘Atleticamente’: “L’arte diallenare – il Coaching oggi”Abano Terme (Pd), 8-9 novembre 2014

Relazioni:• Dalla programmazione al campo:

ricominciare dall’ABC?, Massi-mo Magnani, Stefano Baldini

• Quando il feed-back è negativo, chefare? Come interrompere il circuitonegativo, Samuele Marcora

• I marker fisiologici per la gestione deltraining: cosa dice la scienza oggi,Maria Francesca Piacentini

• Team building: come costruireun sistema funzionale, GiovanniEsposito

• Strategie attuali di coaching: ipunti deboli e quelli forti della ca-tena, Roberto Re

• Notte insonne, gara già fatta! Lagestione emozionale dell’atleta,Claudio Robazza

• La gestione del Team e del top,Neil Black (UK)

• Coach, maestro, tuttologo: qua-le ruolo per l’allenatore, SandroCampagna

• La quadratura del cerchio. Dellagestione del team che seguel’atleta, Antonio La Torre

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Organizzazione:Comitato Regionale CONI Veneto,Scuola regionale dello sport Veneto,Comitato Regionale FIDAL Veneto

Incontri di aggiornamento:“Terminando e ricominciando 2014”Abano Terme (Pd), 22 novembre 2014

Relazioni:• Analisi descrittiva e allenamento

nel mezzofondo, Bruno Gajer

Organizzazione:Comitato Regionale FIDAL Veneto– Settore tecnico

Incontri di aggiornamento:“Terminando e ricominciando 2014”Abano Terme (Pd), 22 novembre 2014

Relazioni:• Esperienze vincenti francesi nel-

l’allenamento delle qualità di for-za e dei velocità negli sprinter, GuyOntagnon

Organizzazione:Comitato Regionale FIDAL Veneto– Settore tecnico

Aggiornamento tecnicoModena, 2 novembre 2014

Relazioni:• Proposte di esercitazioni per im-

postare una corretta tecnica dicorsa, Mirco Tonioli

• Punti di presa, sostegno e spin-ta dei piedi per assorbire e gene-rare adeguati dinamismi del cen-tro di massa nella preparazionetecnica dei saltatori, Marco DiMaggio

• Un esempio di strategia nellaprogrammazione della stagioneinvernale, per gli atleti in fase dispecializzazione, Mirco Tonioli

• Mezzi per le esercitazioni di forzaspeciale e specifica per i giovanisaltatori e multiplisti. Balzi, multi-balzi e sovraccarichi usati in for-ma dinamica, somministrazione e

controllo, Giuliano Corradi, Mas-simo Piovaticci

• Genesi, individuazione e corre-zione dell’errore motorio nei 4lanci, Marco Mozzi

Organizzazione:Comitato Regionale FIDAL EmiliaRomagna

Incontri di aggiornamento:“Universo Velocità: come siallena Speedy Gonzales?”Roma, 22 novembre 2014

Relazioni:• L’esperienza di Irene Siragusa,

Vanna Radi• La crescita di Diego Marani, Gio-

vanni Grazioli• La carriera giovanile di Ilaria Ver-

derio, Paolo Prestipino• Il futuro di Mario Marchei e Mat-

tia di Panfilo, Maura Cosso

Organizzazione:Comitato Regionale FIDAL Lazio,ASSITAL

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Convegno: “Programmazione,mezzi e controllodell’allenamento: dal giovaneall’atleta di élite nelle corse divelocità ed ostacoli”Cagliari, 22-23 novembre 2014

Relatore:Carlo Vittori

Organizzazione:Comitato Regionale FIDAL Sardegna

Convegno tecnico: “I figlidegli altri – La responsabilitàdell’allenatore”Aosta, 29-30 novembre 2014

Relazioni:• La responsabilità dell’allenatore nei

confronti dei giovani a lui affidati,la sua funzione pedagogica dieducatore e formatore, la suafunzione vincolante rispetto alla fa-miglia spesso oggi in difficoltà,Carlo Vittori

• Valutazione preventiva e ripro-grammazione posturale, Vincen-zo Canali

• L’avviamento dei giovani all’alle-namento della forza, RobertoBonomi

Organizzazione:Atletica Sandro Calvesi, ComitatoRegionale FIDAL Valle d’Aosta, AS-SITA

Tavola rotonda: “Giavellotto:dal principiante al campione”Modena, 30 novembre 2014

Relazioni:• Progettare la prestazione dalle

condizioni iniziali all’analisi delle va-riabili necessarie non sufficienti perfavorire la crescita del talento nelgiavellotto, Carlo Giulioni

• Proviamo a trasformare i problemiin opportunità, Sergio Previtali

• Ricerca di modelli tecnici adatta-ti alle diverse qualità d’atleti. Espe-rienze di confronto/apprendimentocon tecnici stranieri, EmanueleSerafin

Organizzazione:Comitato Regionale FIDAL EmiliaRomagna

Seminario: “Motivazione erelazione: aspetti psicologicinella pratica atletica”Roma, 12 dicembre 2014

Relazioni:• Motivazione psicologica nella pra-

tica sportiva, Laura Bortoli• Aspetti relazionali: il ruolo degli

adulti (allenatori, dirigenti, genito-ri), Laura Bortoli

Organizzazione:Comitato Regionale FIDAL Lazio

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Seminario: “DonnAtletica:l’approccio all’atleticaattraverso le prove multiple.Le prove multiple femminili”Napoli, 13 dicembre 2014

Relazioni:• L’approccio all’atletica attraverso

le prove multiple, Luigi Chierchia• DonnAtletica: le prove multiple

femminili, Luigi Chierchia

Organizzazione:Comitato Regionale FIDAL Campania

Convegno: “Tecnica emetodologia di allenamentodel marciatore”Zafferana Etnea (Ct), 20 dicembre 2014

Relazioni:• Tecnica e metodologia della mar-

cia, Pietro Pastorini• Cenni sulla regola 230 del RTI,

Davide Bandieramonte• Principi metodologici che acco-

munano marciatori e mezzofon-disti, Salvatore Pisana

• Allenamento in stato di relativaipossia: adattamenti biologici cen-trali e periferici, Marcello Giac-cone

Organizzazione:Atletica Zafferana, Comitato Re-gionale FIDAL Sicilia

SPECIALIZZAZIONE MORFOFUNZIO-NALE E REGIME MOTORIO SPECIFICO

Francesco Angius

dottore magistrale in scienza e Tec-

nica dello Sport, collaboratore Lan-

ci della FIDAL, responsabile Centro

Nazionale del Lancio del Disco di

Grosseto

Qual è lo scopo dell'allenamentosportivo e più in generale della pro-grammazione dello stesso?

Il raggiungimento della massimaprestazione e la forma sportiva? Op-pure non è vero che queste sono leconseguenze, il risultato di un obiet-tivo molto più complesso, anzi didue obiettivi, e funzionale?La nostra opinione, chiaramenteverte su quest'ultima affermazio-ne che ci porta a definire l'attivi-tà sportiva umana, nello sport divertice, tesa allo sviluppo dellaspecializzazione morfofunzionaledell'organismo e del regime mo-torio specifico della disciplina.Per definire la specializzazione mor-fofunzionale ci facciamo aiutare daY. Verchosanskij che la definiscecome “quell'insieme di migliora-menti adattivi stabili generati dallecaratteristiche specifiche della di-sciplina sportiva praticata”.Inizialmente nella pratica di una di-sciplina sportiva l'organismo uma-no reagisce con un adattamentogenerale, ma in seguito, dopoquesta prima fase, le modificazio-ni corporee assumono un caratte-re maggiormente specifico secon-do le caratteristiche peculiari del-la disciplina.Conseguenza è lo sviluppo di queigruppi muscolari impegnati nelle ge-stualità specifiche e delle capacitàmotorie che stanno alla base dellaprestazione.

Articoli di tecnici:opinioni e discussione

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Questo secondo aspetto genera, quindi, anche uno svi-luppo dell'intero organismo in particolare quei sistemiprincipalmente impegnati nell'attività di gara.La specializzazione morfofunzionale si evidenzia con treparticolari caratteristiche a livello muscolare:• Ipertrofia della muscolatura impegnata nel gesto di

gara• Maggiore funzionalità muscolare grazie al miglioramento

della coordinazione intra e intermuscolare• miglioramento dei processi metabolici ed energeti-

ci con equilibrio a livello muscolare tra produzione eutilizzazione ATP.

Il risultato di ciò si esprime in tre forme di specializza-zione morfofunzionale:5. La capacità di realizzare con modalità rapide azio-

ni motorie specifiche6. La velocità di movimento dell'atleta nel gesto di gara7. Il controllo posturale in movimenti ad alta velocità e

alto livello coordinativo.Il primo aspetto si riferisce principalmente agli sport disquadra e di situazione, mentre il secondo è tipico del-le discipline con forte componente di velocità ed esplo-sività. Il controllo posturale è peculiarità, invece, di tut-ta la motricità umana. Date queste premesse, l'alle-namento di un atleta di vertice deve contenere in granparte esercitazioni specifiche che possano permette-re lo sviluppo di queste capacità motorie legate alle ri-chieste di gara.La riduzione dei mezzi allenanti e la loro sempre mag-giore similitudine alla motricità di gara diverrannocondizioni fondamentali per migliorare la prestazionesportiva.È ora introdotto il concetto di regime motorio specifico.Per regime motorio specifico intendiamo ” la realizza-zione dei movimenti da gara con una velocità e un’ef-

ficacia sempre maggiori” ( Angius 2015).L'obiettivo è quello, ad esempio in atletica, di correre,saltare e lanciare mantenendo una tecnica ottimale eraggiungendo velocità di stacco, di rilascio e di corsasempre più elevate.È abbastanza facile comprendere che questi sono gliscopi ultimi dell'allenamento di ogni atleta agonista.È necessario ora ricollegarsi al concetto di specializ-zazione morfofunzionale visto prima.Per raggiungere la massima prestazione è necessariomettere in collegamento i due concetti:• specializzazione morfofunzionale• regime motorio specifico di gara.Essi sono reciprocamente collegati, vediamo.La specializzazione morfofunzionale è “conditiosine qua non“ si possa migliorare il regime motoriospecifico di gara. Solo uno sviluppo massimo del-le strutture principalmente responsabili della pre-stazione può permettere di incrementare le carat-teristiche del gesto di gara.Migliorare la specializzazione morfofunzionale ai mas-simi livelli, renderla il più efficace possibile, porterà almiglioramento del regime motorio di gara.Pertanto le energie e gli sforzi degli atleti e dei tecnicidevono essere indirizzati in tale direzione.È particolarmente indicativo l'esempio di un lan-ciatore di disco di elevata qualificazione che aven-do migliorato il suo personale nei 30 mt. di corsa,si aspetterebbe anche un miglioramento nel gestodi gara.Quest’attesa probabilmente sarà vana poiché la mo-tricità rettilinea non ha correlazione con quella rotazio-nale e, pur avendo utilizzato la stessa muscolatura de-gli arti inferiori, le linee di sviluppo di questi gruppi mu-scolari sono completamenti diversi.È altrettanto vero che la ripetizione del gesto di garacon un regime motorio vicino o uguale a quello dellacompetizione permette il massimo sviluppo della spe-cializzazione morfofunzionale dell'organismo.Sempre Y. Verchosanskij affermava che “niente è piùspecifico e allenante dello stesso gesto di gara”.Lavorare con i gesti tecnici completi che variano ilregime motorio di gara è un mezzo altamente qua-lificato per porre l'atleta in grande condizione fisi-ca e tecnica. Vogliamo terminare riprendendo l'ipo-tesi iniziale.È chiaro come la massima prestazione è l'aspetto vi-sibile, esteriore più eclatante, di un progetto che hadelle finalità più scientifiche e fisiologiche.

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PROSPETTIVE PSICOLOGIChE SUL TEMA DEL FALLIMEN-TO NELLA PRESTAZIONE DEL GIOVANE ATLETA

Giampaolo Garilli

Dottore in Scienze dell’Educazione a Indirizzo Extra-

scolastico, Allenatore Specialista FIDAL

IntroduzioneLe performance sportive sono da sempre oggetto distudio per il raggiungimento di prestazioni elevate, pro-viamo a considerare anche alcune dinamiche psico-logiche che le possono ostacolare.

Fallire un risultato significa che la prova atletica è sta-ta difettosa (non all’attesa delle aspettative), cosìdopo mesi di duro lavoro preparatorio, all’appuntamentoimportante accade l’impensato, qualcosa che non tro-va immediatamente spiegazione: ma come…era tut-to perfetto…cosa è successo?...ti sei preparato be-nissimo…deve essere un problema di testa…. (tuttepurtroppo affermazioni da prendere col beneficio deldubbio perché un buon allenatore deve sempre met-tersi per primo in discussione di fronte al problema).Succede anche che l’atleta rinunci alla gara a causadi uno strano infortunio dell’ultimo minuto che rovinatutto, allora i motivi sono forse da ricercare davvero nel-la sua psiche, soprattutto se un giovane soggetto.

L’ambiente che circonda l’atleta Le cause dell’insuccesso sportivo nascono da lontano,dai primi processi di formazione dell’ “io”, amplificate dasituazioni esterne, per la maggior parte dei casi dal-l’ambiente che circonda quotidianamente il ragazzo (lafamiglia, il tecnico che lo segue e la Società di appar-

tenenza) e da tanti aspetti di non facile individuazione.Mi soffermo sul rapporto Allenatore-Atleta che compo-ne notoriamente la trasmissione delle competenzetecniche, con l’allenatore primo codificatore della naturadel ragazzo, delle sue caratteristiche fisiche e psicolo-giche. Lasciando le metodologie dell’allenamento alla va-sta letteratura già presente, cito invece le due teorie psi-cologiche a mio avviso maggiormente in uso. Condizionamento classico (modellatura): cerca di ri-produrre in anticipo la condizione di gara per adatta-re l’atleta allo stress attraverso l’elaborazione di unoschema di training che riduca le differenze tra allena-mento e competizione. È un metodo comunemente im-piegato ma può determinare un’elevata e prolungatapressione sul giovane atleta, finendo per produrre ungrave stress da prestazione. Variazione e graduazione dello stress: basata sulle teo-rie dell’apprendimento tramite “condizionamento ope-rante”, influenza l’allenamento attraverso una pro-gressione graduale dell’automazione dei gesti atleticicon lo scopo di ottenere un transfert efficace. Si al-ternano fasi di routine a momenti di stress, spesso inconcerto con i periodi di carico e scarico degli allena-menti, l’obiettivo è provocare un adattamento via viasempre più efficace sino alla prossimità delle gare. In-teressante a proposito è l’allenamento sintetico ultra-

stressante che consiste nel indurre un carico di lavo-ro maggiorato (in condizioni di difficoltà) sottoponen-do l’atleta a stimoli più gravosi del contesto gara, conuna modalità non stereotipata, inserendola cioè oc-casionalmente e all’improvviso nei piani di allenamen-to. È questa una metodica forse più adatta ad atleti di

J.Verhosanskij:’’La preparazione fisica speciale”CONI – SDS 2001

J. Verhosanskij:’’Introduzione alla teoria e meto-dologia dell’allenamento sportivo’’ CONI – SDS 2001

J. Verhosanskij:’’La moderna programmazione del-l’allenamento sportivo’’ CONI –SDS 2001

J. Verhosanskij:’’Basi dell’allenamento della forzaspecifica” SDS 1973

J. Verhosanskij:”La programmazione e l’organiz-zazione del processo di allenamento” SSS 1984

V. Issurin:”Block Periodization” (in inglese) 2008Ultimate Atlete Concepts

V. Issurin:”Block periodization vol. 2” (in inglese)

2008 Ultimate Atlete ConceptsJ. Weineck:” L’allenamento ottimale” Calzetti

Mariucci 2009Platonov:” L’organizzazione dell’allenamento e del-

l’attività di gara” Calzetti Mariucci Editore 2004Platonov:”Fondamenti dell’allenamento e dell'

attività di gara” Calzetti Mariucci Editore 2004A. Bondarchuk:”Transfer of training in sport” Ul-

timate Atlete Concepts 2007Anzil/Colle/Zanon:”La periodizzazione dello sport”

Doretti Udine 1978L.Matveyev:”Fundamentals of sport training” Pro-

gress Publishers 1981

Bibliografia

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alto livello, dotati di schemi mentali già consolidati. Per il giovane talento sportivo, apparirà scontato, la ge-stione dello stress nel tempo è subordinata al suo per-corso atletico. “Costruire per bene” la potenza dell’atle-ta negli anni spesso stride con il risultato immediato di pre-stigio, soprattutto quando il giovane è già forte di sua na-tura. Si rischiano aspettative errate perché si trascura, nelperiodo più importante della crescita, la necessaria e lun-ga fase della formazione fisica e mentale, insistendo solosulla prestazione. Il movimento giovanile di casa nostraoffre continui esempi di giovani promettenti spariti trop-po presto dalla scena sportiva perché al momento di con-fermarsi nelle categorie superiori non riescono più a vin-cere. Il percorso di un giovane è profondamente diver-so dagli schemi di allenamento somministrati a un atle-ta evoluto che invece è già pronto e purtroppo lo stile divita attuale dei nostri figli non permette più, come in pas-sato, di trovare soggetti già performanti perché preparatidalla palestra naturale delle campagne e delle strade, ra-gazzi forti e già solidi di personalità, la potenza è dunquecorrelata alla consapevolezza dei propri mezzi e il bino-mio corpo-mente non deve mai dissociarsi.

La competizione il fanciullo impara a conoscere e a conoscersi per mez-zo del gioco, prendendo così gradualmente consape-volezza delle proprie capacità per giungere alla compe-tizione che gli offre la possibilità di sublimare il bisognodi misurarsi con gli altri, derivato dall’istinto animale di ag-gressività, di conservazione della specie e dagli istinti pri-mordiali di sicurezza, conoscenza e potenza (A.Adler).La competizione è positiva per il giovane a condizionedi assenza di stati psicopatologici, l’ansia nevrotica adesempio è sicuramente la peggiore delle cause influen-ti sulla prestazione proprio perché blocca la persona difronte all’evento stressante (i casi più gravi devono es-sere trattati da specialisti, ritengo ottime le psicoterapiea orientamento psicodinamico) ma vediamo alcuni casi: In un IO poco strutturato e immaturo accade che la com-petizione divenga fonte di frustrazione, a differenza di unIO strutturato e maturo per il quale è invece sintomo diprogresso (Ancona L.). Il soggetto del primo caso ten-derebbe ad attuare diversi meccanismi inconsci di di-fesa. Anche stati di ansia meno gravi compromettonol’equilibrio psicologico del giovane atleta quando chia-mato alla realizzazione finale dei suoi sforzi. Cito alcunimodelli comportamentali sull’argomento, per esempiol’atleta megalomane è convinto della sua superiorità alpunto che deve vincere a tutti i costi, così di fronte allasconfitta tende a giustificarla oltremodo, inventandosi si-

tuazioni assurde e fantastiche che gli hanno impedito ilsuccesso (meccanismo nevrotico di difesa). All’oppo-sto l’atleta che ha paura di vincere, dopo un successopuò anche giungere all’abbandono dell’attività (burnout)perché schiacciato dal peso dell’ansia di dover vince-re nuovamente, con il terrore di non riuscirci. Anche chegli atleti che compensano le carenze di potenza e di pre-stigio tramite la loro bravura, hanno una paura folle dimancare l’obiettivo, spesso tendono a proiettare il timoresu sintomi corporali, diventano aggressivi verso gli al-lenatori e giungono persino a rifiutare di partecipare allegare. Non di minor importanza è il caso dell’inibizionementale inconscia allo sforzo in assenza di problemi fi-sici, situazione che si rivela anche protezione naturaleverso un lavoro dannoso ed eccessivo.

L’infortunio inconscio e la proiezione È il caso forse più interessante da osservare a un’at-tenta riflessione sull’accaduto e di una buona cono-scenza del soggetto. I piccoli infortuni, spesso di mo-desta entità ma tali da generare una scusa valida a nongareggiare (o a competere comunque ma in condizionedi handicap), appartengono a ciò che S.Freud definì atti

mancati. Riscontrabili anche in soggetti normalmenteequilibrati interessano gli allenatori perchè si presen-tano in prossimità di appuntamenti agonistici importanti.Naturalmente quando l’atto mancato perde la carat-teristica di sporadicità allora si può parlare di sintomonevrotico vero e proprio. Per Freud nella vita psichica non esiste il caso e attra-verso questo determinismo, in ogni comportamento èreperibile un significato. L’infortunio diviene inconscia-mente (ovvero senza premeditazione o intenzione ap-parente) un mezzo di alleggerimento o di evitamento del-lo stress che incombe perchè consente all’atleta di ri-durre la pressione su di sè. Sono infortuni che non com-promettono mai la carriera sportiva (sono spesso ca-dute da scale, in bicicletta, microfratture da contusio-ne, sempre in parti anatomiche determinanti per la pre-stazione). L’infortunio lieve, anche se non compromettela gara, offre una buona scusa qualora il risultato nongiunga, con conseguente riduzione dello sforzo nervoso.Si tratta di una forma del pensiero neurotico, una dife-sa dell’IO ad opera di meccanismi psichici inconsci chetendono a rassicurare il soggetto, allontanando la per-cezione minacciosa dell’evento. Situazioni analoghe pos-sono rivelarsi altresì in un meccanismo inconscio di pro-

iezione verso un’altra persona, come se farsi male dan-neggiasse non tanto l’atleta quanto chi egli percepiscecome ostile (allenatore, genitore, dirigente sportivo, ecc.).

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Alcuni rimedi Provo a proporre alcune soluzioni. Assodato che lostress dovuto all’ansia tende a diminuire sensibilmen-te il rendimento atletico, Mechanic (1962) sostiene cheper invertire i fattori, occorre ridurre il livello delle aspet-tative e delle aspirazioni, abbassandone l’obiettivo. Inquesto modo si riducono l’aspettativa e la pressionecausate dall’evento. Chiedendo in sostanza all’atletaun risultato certamente alla sua portata, si verificherà,nel caso di un miglioramento, un rafforzamento dellasua autostima, positivo per il futuro. Anche un allena-mento vario e stimolante riduce la condizione di noiache le ripetizioni logoranti di molti schemi propongo-no. Il giovane atleta va poi guidato verso l’interiorizza-zione di valori importanti come la lealtà e l’autocritica,fondamentali per superare le sconfitte, per vincere cor-rettamente bisogna saper perdere correttamente.L’allenatore dovrebbe anche controllare che il giova-ne non si occupi esclusivamente di Sport al fine di col-tivare e accrescere tutte le proprie potenzialità. La mia proposta riprende un articolo (La preparazio-

ne psicologica dell’atleta, reperibile su Atletica Studi)di F.Antonelli che indica come l’atteggiamento mentaledell’allenatore possa assumere i tratti del counseling

(1), ovvero <<una attività rivolta allo sviluppo delle po-tenzialità del ragazzo e all’orientamento>>, come in-teso da C.Rogers (2), tesa allo stimolo delle capacitàdi scelta attraverso atteggiamenti proattivi. Premessoche in ogni organismo vivente esiste una tendenza na-turale e costruttiva alla realizzazione delle propriepossibilità Rogers sviluppa la sua teoria basandosi sul-la fiducia negli esseri umani <<il sostrato di ogni mo-tivazione è la tendenza organismica verso la realizza-zione>>, dunque ogni individuo è potenziale promo-tore della sua crescita, ma perché ciò accada è ne-cessario che le condizioni esistenti consentano di com-prendere se stesso, le proprie emozioni e le esperienzeinteriori (insight) e tale sostegno deve essere mediatoda un approccio centrato sulla persona. È importan-te quindi che il tecnico educatore e l’atleta siano mo-tivati a intraprendere un percorso di questo genere. Counseling è finalizzato a «consentire a un individuo unavisione realistica di sé e dell’ambiente sociale in cui sitrova a operare, in modo da poter meglio affrontare leproprie scelte […] con la riduzione al minimo della con-flittualità dovuta a fattori soggettivi», (Galimberti, Dizio-

nario di Psicologia, Torino, UTET, 2006) ed è inoltre«un’attività di competenza relazionale che utilizza mez-zi comunicazionali per agevolare l’autoconoscenza di sestessi attraverso la consapevolezza e lo sviluppo ottimale

delle risorse personali, per migliorare il proprio stile di vitain maniera più soddisfacente e creativo» Feltham C., Di-zionario di Counseling, Roma, Sovera, 2008. Rogers C.,La terapia centrata sul Cliente, Martinelli, Firenze, 1970 Le condizioni basilari per la riuscita della relazione sonotre: l’accettazione incondizionata, la comprensione em-

patica e la congruenza. Provo a semplificare per aiuta-re l’allenatore che volesse sperimentarne gli effetti: peraccettazione incondizionata s’intende che prima ditutto è necessario disfarsi di ogni pregiudizio o etichet-ta per dare spazio alla persona che si ha di fronte, conrispetto ed attenzione per ciò che si osserva, sospen-dendo i giudizi di vero o falso. Avere considerazione peruna persona vuol dire accettarla così com’è nella suaspecificità, prestargli fin dall’inizio (accoglienza) un’at-tenzione sincera e ascoltarla. L’accoglienza è il primo gra-dino di una buona relazione, è la porta di accesso allacomunicazione. Se sono accolto male sono bloccato inpartenza e lo sarò per molto tempo. Sappiamo quan-to un bel sorriso sia importante, accettazione e ascol-to sono fondamentali, senza pregiudizi. Il ragazzo cosìrafforza le condizioni di autostima e sicurezza e trove-rà in seguito anche le parole per parlare dei suoi disa-gi, libero di riconoscere ed elaborare le proprie esperienzee i propri sentimenti. L’ascolto non è un compito pas-sivo (mettersi da parte e tacere) ma un processo attivoche ci impegna a voler realmente comprendere l’altro,le sue idee e i suoi sentimenti. L’ascolto autentico esi-ge accettazione, coinvolgimento, partecipazione e ri-conoscimento, immaginando noi stessi nella situazio-ne vissuta dall’altro secondo comprensione empatica,

rispettando comunque la distinzione tra Sè e l’Altro, percomprendere i suoi sentimenti come lui (lei) li percepi-sce, anche se la pensiamo diversamente. La com-prensione empatica consiste in sostanza in una perce-zione corretta dello schema di riferimento interno altruie dell’insieme di esperienze, sensazioni, percezioni, si-gnificati che sono connessi all’evento emotivo. L’alle-natore cerca allora di capire come il ragazzo rappresentail mondo che lo circonda attraverso una migliore per-cezione di sé e una correzione delle idee falsate di sé,permettendogli di costruirne di più congrue. Tutto questo introduce il concetto di congruenza, in al-tre parole la piena coscienza delle proprie reazioni e deipropri sentimenti inserita all’interno di un sistema or-ganizzato di significati; quindi anche una buona capacitàd’introspezione: quanto più mi conosco, tanto più sonoin grado di comunicare me stesso. Essere incongruentisignifica invece discrepanza tra ciò che si è da ciò chesi crede di essere. Prendiamoci dunque il tempo per

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riflettere, comprendere ciò che l’altro è in grado di ascol-tare, saper scegliere il momento e prestare attenzio-ne al modo in cui si comunica. Il tecnico educatore ènella relazione una persona reale, trasparente e au-tentica, capace di esperire la realtà interna ed ester-na senza distorcerla, che conosce se stesso e i pro-pri limiti, e che è in contatto con i propri sentimenti sen-za proiettarli sugli altri.

Conclusioni L’approccio rogersiano viene definito non direttivo per-ché da’ importanza alla relazione e a ciò che avviene alsuo interno, alla qualità dell’incontro interpersonale tral’educatore e il ragazzo. Non-direttività non significa pas-sività ma presenza e ascolto che aiuta lo stabilirsi di unarelazione che rimedia. Tutto quanto sinora espresso ap-pare in contrasto con i metodi basati sulla disciplina eautorità, spesso osservati sulle piste di atletica, rivolti soloa chi ha la forza di sopravvivere (personalmente desi-dero piste frequentate sempre più da giovani all’inse-guimento di un sogno… non di un’ossessione). L’au-torevolezza facilita invece la realizzazione di tutte le po-tenzialità insite nella persona, pur rimanendo (l’educa-tore) sempre in posizione di asimmetria educativa. (3)L’asimmetria educativa va intesa non come dipendenza

di un soggetto debole nei confronti di uno più forte, mapiuttosto come una probabile disparità di conoscen-ze, esperienze, capacità. Dal punto di vista del soggettoeducando, l’asimmetria relazionale ricercata e accet-tata, consiste nella misura in cui egli riconosce l’edu-catore con un ruolo di esperto, in grado di usare com-petenze di anticipazione, progettazione e di tipo ge-nerativo (come a es. proposte, che facciano la diffe-renza e lo aiutino concretamente). Da quanto sviluppato in questo breve scritto emergela necessità di un atteggiamento costantemente rivoltoal giovane per interpretarne al meglio le esigenze, leaspettative e le paure, per orientare al meglio le sueenergie verso il compimento delle sue potenzialità, spe-cie quando di fronte a un talento sportivo perché <<lapreparazione psicologica fa parte integrante del sistemadi allenamento4 >> (4).È sempre più difficile oggi gestire la complessità del si-stema Sport specie se orientati all’alto livello. Non è piùpossibile far tutto da soli ma è indispensabile per gli al-lenatori aprirsi a nuove metodologie e collaborazioni.Un Team di valore dovrebbe poter contare su più fon-ti di conoscenza per gestire al meglio la ricerca del ta-lento (sempre più raro da trovare), fondamentale pertutto il movimento dell’Atletica Leggera Italiana.

Canestrari R.(1984), Psicologia generale e dello Svi-luppo, CLUEB, Bologna

Vanek M., The psychic components of performance,Atletica Studi, 5, 1982

Freud S., L’interpretazione dei sogni, A.Ravazzolo, 2010 Adler A., Psicologia individuale e conoscenza del-

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Ancona L., Di Giannantonio M., Le radici della soffe-renza mentale, Borla, 1987

Antonelli F., Federici, S. (1979) Risultati Psicodiagno-stici sugli atleti Italiani adolescenti di linello nazionale, Atle-tica Studi n.10

Rogers C., La terapia centrata sul cliente, Martinelli,Firenze, 1970

Bibliografia

Dalla letteratura internazionale - Sintesi di articoli scientifici

MODELLO PER LA DETERMINAZIONE DI VALORI ISTAN-TANEI DI VELOCITà E DELL’ACCELERAZIONE ISTANTA-NEA E MEDIA PER SPRINTER DI 100 METRI.(Model for the Determination of Istantaneous Values of

the Velocity. Istantaneous, and Average Acceleration

for 100-m Sprinters)

Janic N.J.1, Kapor D.V.2, Doder D.V.3, Doder R.Z.4,

Savic B.V.3

1 Faculty of Medicine, University of Novi Sad, Orthopaedic Surgeryand Traumatology Clinical, Novi Sad, Serbia

2 Department of Physics, Faculty of Sciences, University of NoviSad, Serbia

3 Department for Sport and Sports Medicine, Provincial Institute forSport and Sports medicine Vojvodine, Novi Sad, Serbia

4 Faculty of Medicine, University of Novi Sad, Clinic for InfectionsDiseases, Novi Sad, Serbia.

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Journal of Strength and Conditioning Research,

2014, vol. 28, n. 12, pp. 3432-3439

Abstract: I modelli temporali della velocità di corsa sonodi grande interesse per gli allenatori e ricercatori coin-volti nelle corse di sprint. In questo studio è stata ap-plicata un’equazione differenziale non omogenea peril movimento, con forze di resistenza proporzionali allavelocità per la determinazione della velocità istantaneae dell’accelerazione istantanea e media per sprinter di100 metri. I risultati ottenuti in questo studio per la ve-locità istantanea, usando il presente metodo, indicanoun buon accordo con i valori misurati direttamente, checostituisce una buona verifica della procedura propo-sta. Per ottenere una analisi comprensibile dell’appli-cabilità dei risultati ottenuti, è stato elaborato il cano-ne armonico (distribuzione dei valori) per la disciplina dei100 metri sprint. Usando i dati ottenuti dalla misurazionedei tempi dei vari segmenti dei 100 metri degli sprin-ter K. Lewis (1988), M. Green (2001) e U. Bolt (2009),il metodo descritto fornisce risultati che permettonoun’analisi comparativa dei parametri cinematici di cia-scuno sprinter. Un’ulteriore elaborazione ha consenti-to la derivazione di una canonica ideale velocità ar-monica, che può essere molto utile ad ogni allenatoreper valutare i risultati ottenuti in particolari distanze inquesta come in altre discipline. Il metodo descritto puòessere applicato per l’analisi di qualsiasi gara.Parole-chiave: sprint / velocità istantanea / forza /equazione del modello / tracciamento polinomiale

EFFETTI DEL TAPERING CON CARIChI LEGGERI E PESANTI

NELLE PRESTAZIONI DEI LANCI IN ATLETICA LEGGERA.(Effects of Tapering With Light vs. Heavy Loads on Track

and Field Throwing Performance)

Zaras N.D.1, Stasinaki A-N.E.1, Krase A.A.1, Me-

thenitis S.K.1, Karampatsos G.P.1, Georgiadis

G.V.1, Spengos K.M.2, Terzis G.D.1

1 Athletics Laboratory, School of Physical Education and SportScience, University of Athens, Greece

2 First Department of Neurology, Eginiton Hospital, University ofAthens Medical School, Athens, Greece.

Journal of Strength and Conditioning Research,

2014, vol. 28, n. 12, pp. 3484-3495

Abstract: Obiettivo dello studio è l’individuazione de-gli effetti dell’allenamento della potenza con carichi leg-geri e pesanti durante le fasi del ‘tapering’ di una pe-riodizzazione doppia annuale nelle prestazioni di lanci inatletica. Tredici lanciatori di 16-26 anni di età hanno se-guito 8 mesi di allenamento sistematico per migliorare

la prestazione seguendo 2 fasi di tapering durante i pe-riodi competitivi invernali e primaverili. Gli atleti si sonoimpegnati con due differenti carichi di allenamento del-la forza: 7 atleti hanno usato il 30% della massima ri-petizione (1RM) (tapering a carichi leggeri, LT), e 6 atle-ti hanno usato l’858% di 1RM (tapering a carichi pesanti,HT), durante il tapering invernale. Nel tapering primaverileè stato eseguito l’opposto. Prima e dopo ogni tapering,sono stati valutati: prestazione del lancio, forza 1RM(massimale), salto verticale, tasso di sviluppo della for-za (RFD), architettura del vasto laterale e livello di sfor-zo percepito. Le prestazioni di lancio sono aumentatesignificativamente da 4,8±1 % e 5,6±0,9% rispettiva-mente dopo LT e HT. La 1RM leg-press e la potenza del-lo squat jump sono aumentate più per l’HT che per il LT(5,9±3,2% vs. -3,4±2,5%, e 5,1±2,4% vs. 0,9±1,4%,rispettivamente, p≤0,05). L’architettura del muscolo nonrisultava alterata per entrambi i programmi. Questi risultatisuggeriscono che possono essere ottenuti incrementisimili dopo tapering sia LT che HT nei lanciatori del-l’atletica leggera, ma HT (carichi pesanti) conducono amaggiori incrementi nella forza, nella potenza dell’inte-ro corpo e nel RFD (tasso di sviluppo della forza).Parole-chiave: allenamento alla forza-potenza / lan-cio del peso / lancio del disco / lancio del martello / lan-cio del giavellotto / tasso di sviluppo della forza

TEST SPORTIVO-MOTORI UNA POSSIBILITà O UN RISChIO? Prof. Dr. Annette Worth

Membro della redazione - Sportunterricht 61 (2012), n.2

Traduzione a cura di Debora De Stefani, revisione a cura di Luca

Del Curto

Il tema del primo convegno tecnico dell’Associazionetedesca per insegnanti di educazione fisica è stato, nelnovembre 2010, lo sviluppo dei test motori tedeschinella fascia d’età 6-18 che, nel frattempo, sembranoentrati a far parte della pratica della lezione di educa-zione fisica. L’obiettivo di questo convegno era quel-lo di confrontarsi, da una parte, sui presupposti dellasomministrazione dei test e, dall’altra, sulle questionidi natura pedagogica in merito alla loro trasposizionenella pratica della lezione di educazione fisica. “Fantastico, un ottima base per dare i voti!”, “Assoluta-mente superfluo: i test sportivo-motori si focalizzano esclu-sivamente sulle capacità motorie!”: durante il convegnosi è discusso così o in modo altrettanto controverso. Ciò che resta indiscusso è il fatto che le capacità mo-torie siano essenziali pressoché per tutti i gesti moto-ri. Muoversi con gioia e competenza presuppone, non

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a caso, capacità motorie ben sviluppate. Va inoltre ag-giunto che il livello di capacità motorie è in stretta edevidente relazione con la salute (cfr. con gli studi KiGGSe MoMo): con i suoi parametri di resistenza, forza, mo-bilità articolare e coordinazione, essa rappresenta, in-fatti, una sostanziale risorsa per il benessere, soprat-tutto in età infantile e giovanile. È in questo contestoche incentivare lo sviluppo delle capacità motorie deveessere considerato un’importante obiettivo dell’edu-cazione fisica, anche se ciò non mette naturalmentein dubbio le altre finalità della disciplina! La promozione sistematica dello sviluppo motorio sibasa su una descrizione affidabile delle condizioni del-l’individuo e sul regolare monitoraggio delle sue pre-stazioni. “Senza diagnosi, si interviene alla ceca”: è sta-to questo il motto del convegno annuale 2007 del grup-po di studio di psicologia sportiva (Arbeitsgemeinschaftfür Sportpsychologie, asp). Quali sono quindi le pos-sibilità legate alla diagnosi motoria? In base ai risultati dei test, si evincono profili per indi-viduo, classe e scuola. È da questi ultimi che ci si orien-ta per programmare l’attività volta ad incentivare lo svi-luppo delle capacità motorie. A tal proposito, la diagnosimotoria può contribuire a vedere con occhi diversi lasituazione di partenza, e a poter sviluppare, su que-sta base, contenuti ed obiettivi mirati. Sulla base delle informazioni raccolte, contenuti e obiet-tivi possono poi essere trasmessi in modo più com-prensibile ai bambini ma anche ai loro genitori, cosìcome può essere trasmessa l’esortazione a partecipareattivamente e responsabilmente al proprio sviluppo cor-poreo e alla propria salute. Cosa si ottiene dai test spor-tivo-motori svolti durante la lezione di educazione fisi-ca? È possibile fare di bambine e bambini degli“esperti”, ad esempio mentre ci si confronta, nella pra-tica, con le basi teoriche dei test. In questo modo, ibambini scoprono come nascono i test sportivo-mo-tori e imparano a distinguere tra test motori “buoni” e“cattivi”. Perché non far sì che ciascun bambino pos-sa sviluppare il proprio test? I bambini e le bambine pos-sono rimanere vincolati alla raccolta, all’elaborazionee alla valutazione dei dati. Ma è soprattutto la valuta-zione ad essere un aspetto problematico, e ciò può ac-cadere anche con altre materie. Ci si chiede quindi:come mi devo comportare con i risultati dei test? E so-prattutto che significato hanno questi risultati per ognisingolo bambino? La comunicazione dei risultati del test deve essere ef-fettuata responsabilmente. La diagnosi motoria non do-vrebbe essere collegata a conseguenze negative o, ad-

dirittura, a paure. Anche solo per questo motivo, non èconsigliabile dare un voto in base ai risultati ottenuti neitest. Ciò che dovrebbe, invece, essere messo in primopiano è l’incentivazione dello sviluppo motorio individuale. Le riflessioni sulla sempre più incalzante “test mania”oltre che sul rafforzarsi degli scenari critici di un’orga-nizzazione unilaterale della lezione di educazione fisi-ca basata sul “teaching for the tests” vanno prese sulserio e discusse poi in modo critico e aperto. I test spor-tivo-motori sono un ottimo strumento di accompa-gnamento alla lezione, se e quando sono utilizzati ri-flettendo in maniera pedagogicamente sensibile.

INFLUENZA DELLA PROFONDITà DELLO SQUAT SULLE

PRESTAZIONI DI SALTO.(Influence of Squatting Depth on Jumping Perfomance)

Hartmann H.1,Wirth K.1, Klusemann M.2,3, Dalic J.1,

Matuscher C.1, Schmidtbleicher D.1

1 Department o Human Movement Science & Athletic Training, In-stitute of Sports Sciences, Goethe-University Frankfurt amMain, Germany

2 Department of Physiology, Australian Institute of Sport, Canber-ra, Australia

3 School oh Human Movement Studies, Charles Sturt University,Bathurst, Australia

Journal of Strength and Conditioning Research,

2012, vol. 26, n. 12, pp. 3243-3261

Abstract: Non è chiaro se gli incrementi nella massi-ma ripetizione (massimale o 1RM) nei quarti di squatdeterminino miglioramenti più elevati in confronto conlo squat massimo (accosciata completa) nella produ-zione di forma isometrica e nelle prestazioni di salto ver-ticale. Scopo dei progetti di ricerca era il confronto de-gli effetti di diverse varianti dello squat sugli incrementidella 1RM e dei loro effetti di transfert sull’altezza delsalto con contromovimento (CMJ) e dello squat jump(SJ), sulla contrazione massima volontaria (MVC), e sullivello massimale di sviluppo della forza (MRFD).Ventitre donne e 36 uomini (età media 24,11 ± 2,88anni) sono stati indagati in 3 gruppi suddivisi sulle pre-stazioni dei loro CMJ: squat massimi frontali (FSQ,n=20), squat massimi posteriori (BSQ, n=20) e quar-ti di squat posteriori (BSQ1/4, n=19). Inoltre è stato in-dividuato un gruppo di controllo (C, n=16) (età media:24,38 ± 0,50 anni). I gruppi sperimentali si sono alle-nati 2 giorni a settimana per 10 settimane con una pe-riodizzazione a blocchi di potenza-forza, che ha pro-dotto significativi (p ≤ 0,05) incrementi dello squat spe-cifico di 1RM.

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I gruppi FSQ e BSQ hanno ottenuto miglioramenti si-gnificativi (p ≤ 0,05) in SJ e in CMJ. Il gruppo BSQ1/4,e il gruppo di controllo C non hanno rivelato alcun cam-biamento significativo di SJ e di CMJ. I gruppi FSQ eBSQ hanno ottenuto incrementi significativi nei valori diSJ rispetto a C (p ≤ 0,05), il gruppo BSQ non ha otte-nuto differenze di caratteristiche significative (p =0,116) nel SJ, così come il gruppo FSQ mostrava untrend più alto di altezza dello SJ rispetto a BSQ1/4 (p= 0,052). I gruppi FSQ e BSQ presentavano altezze si-gnificativamente (p ≤ 0,05) più elevate nel CMJ rispet-to ai gruppi BSQ1/4 e C. Posttest in MVC e in MRFDnon mostravano cambiamenti significativi per BSQ. Sonostati evidenziati diminuzioni in MRFD per il gruppo FSQnella gamba destra (p ≤ 0,05) senza alcun effetto di in-terazione per MVC e MRFD tra entrambi i gruppi FSQe BSQ. L’allenamento del gruppo BSQ1/4 è risultato si-gnificativamente (p ≤ 0,05) più basso nei valori di MRFDe MVC in contrasto con i gruppi FSQ e BSQ. L’allena-mento con il quarto di squat in maniera significativa (p≤ 0,05) trasferisce perdite nel comportamento della for-za isometrica massimale ed esplosiva. Queste risultanzepertanto contestano il concetto di effetti di transfert inangoli specifici superiori. I massimi squat frontali e po-steriori garantiscono effetti di transfert di miglioramen-ti della prestazione nella forza dinamica massimale e allacapacità della forza rapida dinamica degli estensori del-l’anca e del ginocchio in confronto con i quarti di squat.

Parole-chiave: forza massimale / specificità del-l’esercizio / ciclo accorciamento-stiramento / squatjump / countemovement jump / livello massimaledi sviluppo della forza (MRFD)

In collaborazione con il Centro di Documentazione di

Siracusa.

BIOMECCANICA, BIOLOGIA E ALLENAMENTO Cominciando con le specialità di resistenza, nella rivi-sta di ricerca di fisiologia sulla prestazione della HumanKinetics segnaliamo uno studio che propone un testda campo per individuare la velocità critica di soglia,verificato attraverso un confronto con il test di labora-torio ad esaurimento. La prova viene eseguita in unasingola volta su tre distanze, 3600-2400-1200 metri.(Galbraith A, hopker J.G., Lelliott S., Diddams L.,Passfield L.- Original Investigations A Single-Visit Field

Test of Critical Speed - Ricerche originali: Un test ef-fettuato in una soluzione sulla velocità critica – Inter-national Journal of Sport Phyisiology and Performan-ce - 9, 6, 931 – 935). Sempre nella stessa rivista, manel n.2 di quest’anno, viene proposto un altro test dacampo per valutare il massimo consumo di ossigeno,sempre verificato attraverso il confronto con il test ef-fettuato in laboratorio, La sua particolarità è che, fa-cendo autoregolare l’andatura all’atleta, riproducemeglio le condizioni variabili della gara. (hogg J.S.,hopker J.S., Mauger A.R. - The Self-Paced VO2maxTest to Assess Maximal Oxygen Uptake in Highly Trai-ned Runners –Il test del VO2max ad andatura auto-regolata per valutare il Massimo consumo di ossige-no in corridori molto allenati - International Journal ofSport Phyisiology and Performance - 10, 2, 172 – 177).Nella stessa rivista risultano interessanti i risultati ottenutidallo studio dei test sia di laboratorio che da campo,raccolti per un anno intero su fondisti per soprattuttonella valutazione dei cambiamenti nel VO2max e nel-la velocità critica nell’arco di un anno. (Galbraith A,hopker J., Cardinale M, Cunniffe B., Passfield L.- A 1-Year Study of Endurance Runners: Training, La-boratory Tests, and Field Tests – Un anno di studi sufondisti: allenamento, test di laboratorio e test da cam-po - International Journal of Sport Phyisiology and Per-formance - 9, 6, 1019 – 1025). Nei 100 metri l’uomo ha raggiunto altissime prestazioni,uno studio analizza quindi le possibilità ancora esistentidi migliorare tale risultati, considerandone le differen-ti componenti di prestazione e i fattori limitanti (hau-gen T.A., Tønnessen E., Seiler S. -9.58 and 10.49:Nearing the Citius End for 100 m? - 9.58 e 10.49: Vi-cino alla soglia limite dei 100 m? – International Jour-nal of Sport Physiology and Performance, 10, 2, 269– 272). La rivista Journal of Sport Sciences riporta unostudio sulla cinematica degli arti inferiori durante la cor-sa in curva, che può aiutare a migliorare l’azione di cor-sa e quindi la prestazione delle gare di velocità in cur-va. (Alt T., heinrich K., Funken J., Potthast W.- Lo-wer extremity kinematics of athletics curve sprinting -La cinematica degli arti inferiori dello sprint in curva inatletica – Journal of Sport Sciences, 33,6, 552-560) Per quanto riguarda la metodologia dell’allenamento puòessere interessante uno studio sulla programmazione del-l’allenamento fisico, in particolare della forza nelle spe-cialità di lanci, peso, disco, martello, che richiede unagrande forza esplosiva. (Waller M, Gersick M, Tow-nsend R.J, Ford C.N. – Strength and conditioning pre-paration for the transitional track and field thrower - Pre-

Rassegna bibliografica

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parazione di forza e fisica per lanciatori da avviare ai lan-ci dell’atletica leggera - Strength & Conditioning Jour-nal, 36, 6, 71-78.) Sempre sull’allenamento della forzaperò in generale, segnaliamo uno studio sull’applicazionedi metodiche di allenamento della forza eccentrica (Jo-nathan M., Kerksick C.M., Kravitz L. - How to In-corporate Eccentric Training Into a Resistance TrainingProgram – Come incorporare l’allenamento eccentricoin un programma di pesi - Strength & Conditioning Jour-nal, 37, 1, 18-23). Nella stessa rivista si sottolinea l’im-portanza dell’allenamento della forza per gli atleti di re-sistenza, analizzandone diverse modalità di applicazio-ne (Bazyler C.D., Abbott h.A., Bellon C.R., TaberC.B., Stone M.h., Strength training for endurance athle-tes: theory to practice – Allenamento di forza per atle-ti di resistenza: dalla teoria alla pratica - Strength & Con-ditioning Journal 37, 2, 1-12)Infine sull’allenamento della forza si è studiato l’utiliz-zo dell’allenamento pliometrico per i velocisti, nel pe-riodo precompetitivo, rispetto all’uso di dei pesi. (Tur-ner A.P., Bellhouse S., Kilduff L.P., Russell M. - Po-stactivation Potentiation of Sprint Acceleration Per-formance Using Plyometric Exercise – Potenziamen-to di postattivazione della prestazione di accelerazio-ne dello sprint usando esercizi pliometrici - Journal ofStrength & Conditioning Research, 29, 2, 343-350)

PSICOLOGIA DELLO SPORTUn articolo della Rivista Internazionale di Coaching sioccupa del particolare rapporto che si crea tra allenatoree atleta donna di alto livello, cercando di evidenziareattraverso quali aspetti e strategie si possa rendere piùperseverante l’atleta nella sua attività sportiva. (NormanL. - The Coaching Needs of High Performance FemaleAthletes Within the Coach-Athlete Dyad – I bisogni dicoaching delle atlete donne di alta prestazione all’in-terno della diade allenatore-atleta – International SportCoaching Journal, 2015,1, 15-28).Nella rivista di psicologia della Human Kinetics un ar-ticolo si occupa di analizzare il rapporto tra pratica spor-tiva e autostima negli adolescenti dai 10 ai 18 anni, con-siderando in particolare la competenza sportiva per-cepita come fattore di motivazione (Wagnsson S., Lin-dwall M., Gustafsson h. - Participation in OrganizedSport and Self-Esteem Across Adolescence: TheMediating Role of Perceived Sport Competence – Par-tecipazione a sport organizzati e autostima nell’ado-lescenza. Il ruolo mediatore della competenza sporti-va percepita – Journal of Sport and Exercice Psycho-logy, 36, 6, 584 – 594). Sempre nell’ambito del so-

stegno alla motivazione, un studio di Duda et al. offreuno strumento per permettere una valutazione oggettivadel clima motivazionale creato dall’allenatore: il Multi-dimensional Motivational Climate Observation Sy-stem (Smith N., Tessier D., Tzioumakis Y., QuestedE., Appleton E., Sarrazin P., Papaioannou A.,Duda J.L. - Development and Validation of the Mul-tidimensional Motivational Climate Observation System– Sviluppo e validazione del Sistema multidimensionaledi osservazione del clima motivazionale - Journal ofSport and Exercice Psychology, 37, 1, 4 – 22).

MEDICINA DELLO SPORTUna serie di suggerimenti per ridurre i problemi alla schie-na sono riportati nello studio di Randy Wheeler (Whee-ler, R.- Limiting lower back injuries with proper techniqueand strengthening - Limitare i problemi alla schiena (zonalombare) con la tecnica corretta e il potenziamento -Strength & Conditioning Journal, 37, 1, 18-23).Un’interessante review nella rivista “Journal of Strengthand Conditioning Research” approfondisce la tematicadella supplementazione nell’alimentazione del marato-neta, in particola di ferro, per definire meglio quali stra-tegie utilizzare in vista della competizione (Zourdos M.C.,Sanchez-Gonzalez M.A., Mahoney, S.E. - A Brief Re-view: The Implications of Iron Supplementation for Ma-rathon Runners on Health and Performance - Una bre-ve review: Le implicazioni dell’integrazione del ferro peri maratoneti sulla salute e la prestazione - Journal ofStrength & Conditioning Research: 29, 2, 559– 565)La tecnica di corsa del corridore è l’oggetto di un arti-colo che evidenzia il rapporto tra posizione del troncoe l’energetica della corsa degli arti inferiori. Si sottolineacome, incrementando l’inclinazione del tronco in avan-ti durante la corsa, si possa ridurre il carico del ginoc-chio senza aumentare la richiesta biomeccanica sul fles-sore plantare del piede. (Teng h.L., Powers C.M. – In-fluence of Trunk Posture on Lower Extremity Energeticsduring Running - Influenza della postura del tronco sul-l’energetica degli arti inferiori durante la corsa -Medici-ne & Science in Sports & Exercise: 47, 5, 905–913)Si conferma la validità dell’utilizzo dell’ultrasonografiabidimensionale per valutare la condizione del bicipitefemorale, attraverso la comparazione della gamba in-fortunata con quella che ha subito infortuni. (TimminsR.G.,Shield A.J., Williams M.D., Lorenzen C..Opar D.A. - Biceps Femoris Long Head Architecture:A Reliability and Retrospective Injury Study – Architetturadella testa lunga del bicipite femorale : affidabilità e stu-dio retrospettivo sugli infortuni - Medicine & Science in

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Sport & Exercise:, 47, 5, 1026-1037)Uno studio di Guex, Daucourt e Borloz propone l’usodegli elastici per fini riabilitativi e per valutare sul cam-po la forza massimale dei flessori ed estensori del gi-nocchio. (Guex K., Daucourt C., Borloz B. - Validi-ty and Reliability of Maximal Strength Assessment ofKnee Flexors and Extensors Using Elastic Bands – Va-lidità e affidabilità della valutazione della forza massi-male dei flessori ed estensori del ginocchio usando ban-de elastiche, Journal of Sport Rehabilitation, 24, 2, 151–155). Sempre nella riabilitazione si suggerisce l’uso del-la propriocezione, che, come strategia riabilitativadella distorsione della caviglia è ormai molto diffusa,escludendo la vista, per rendere più efficace la meto-dologia di recupero. (Rancati J-M., Forlani M., Fri-gerio S., Masseroni E., Panella L. - Strategia pro-priocettiva – Sport & Medicina, 2015, 2, ). Inoltre nelnumero 1 del Fisioterapista del 2015 c’è una serie diarticoli dedicati alla diagnosi, terapia e riabilitazione del-la distorsione laterale della caviglia.La tendinopatia del tendine d’Achille è una delle pa-tologie muscolo-scheletriche più frequentemente ri-scontrate. Questo disturbo viene tradizionalmentetrattato con modalità terapeutiche spesso non basa-te su evidenze scientifiche. Un lavoro della rivista SportMedicina ha l’obiettivo di individuare i principi della ria-bilitazione sportiva e applicarli a un programma riabi-litativo progressivo. (Spargoli, G. – Tendinopatia deltendine di Achille – Sport & Medicina, 2015, 2). La rivista NSA, dopo aver illustrato uno studio epide-miologico sui marciatori, propone una serie di racco-mandazioni per la prevenzione degli infortuni. (hanley B.– Training and injury profiles of international race walkers–Allenamento e profili di infortunio di marciatori di livellointernazionale, New Studies in Athletics, 29,4, 17-24)Sull’incubo dei velocisti, l’infortunio ai muscoli della co-scia, il cosiddetto “harmstring”, segnaliamo un interes-sante articolo, che fornisce le indicazioni necessarie perevitare questo tipo di infortuni e le ricadute, attraversola ricerca della causa (hansen, D.M. – Identifying op-portunities for enhanced hamstring health through im-proved running mechanics and proper landing pro-gression – Identificare le opportunità di una migliore sa-lute dei muscoli della coscia attraverso una meccanicadi corsa migliore e una corretta progressione di contattocon il suolo – New Studies in Athletics, 29,4, 25-32)

TECNICA E DIDATTICA DELLE SPECIALITÀLo Strength & Conditioning Journal non propone unariflessione sulla tecnica di una delle specialità del-

l’atletica, ma sulla tecnica di uno dei più utilizzati eser-cizi nell’allenamento con sovraccarico, lo squat. In que-sto articolo si rivedono le corrette modalità di esecu-zione per ridurre il rischio di infortunio e si illustra la me-todologia di correzione (Myer G., Kushner A., BrentJ.E., Schoenfeld B., hugentobler J., Lloyd R., Ver-meil A., Chu D. A. , harbin J., McGill S. M. - TheBack Squat: A Proposed Assessment of Functional De-ficits and Technical Factors That Limit Performance –Lo squat: una proposta di valutazione dei deficit fun-zionali e dei fattori tecnici che limitano la prestazione- Strength & Conditioning Journal – 36,6, 4-27)Altro interessante articolo riguarda l’età media in cui gliatleti di alto livello raggiungono il loro massimo risultatonelle quattro distinte gare di lanci, il che può dare delleindicazioni sulla gestione della carriera del lanciatore disesso maschile di alto livello (Babbit D., Saatara M. –Elite level development rates and age-based-performancepatterns for the men’s throwing events – Tassi di Sviluppodegli atleti di alto livello e modelli di prestazione basati sul-l’età per i lanci maschili – NSA, 29,3, 69-75)Viene presentato il modello competitivo dei velocistidi elite, ottenuto attraverso l’analisi delle migliori pre-stazioni di velocisti di livello mondiale e anche di variprimati mondiali. Il modello più efficace sembra esserequello che raggiunge la massima velocità ai 60m e rie-sce a mantenere la velocità. (Stoyanov h. – Com-petition model of elite male sprinters – Modello com-petitivo di velocisti di elite – New Studies in Athletics,29,4, 53-60)

MANAGEMENT DELLO SPORTNella rivista SDS Claudio Mantovani presenta il siste-ma internazionale delle qualifiche dei tecnici sportivi del-l’ICCE, che ha lo scopo di creare omogeneità tra le di-verse nazioni e federazioni. (Mantovani C., - Il siste-ma internazionale delle qualifiche dei tecnici sportivi –SDS Rivista di cultura sportiva, 33, 103, 3-12)Infine un articolo sul rapporto tra leadership e livellomanageriale e su come questi aspetti possano in-fluenzare le prestazioni a livello olimpico. Lo scopo èstato di analizzare i fattori che sono percepiti come con-dizionanti dai Commissari Tecnici Nazionali, in relazioneal loro ruolo e alle prestazioni. (Arnold R., FletcherD., Anderson R., Leadership and Management in Eli-te Sport: Factors Perceived to Influence Performan-ce – Leadership e management nello sport di elite: fat-tori percepiti che influenzano la prestazione – Inter-national Journal of Sport Science and Coaching, 10,2-3,285-292).

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RECENSIONIS/rubriche

Lattato ematico e potenza lat-tacida nei 400 metriValutazione dell’andamento della con-

centrazione ematica di lattato in fun-

zione del tempo nei 400 m

Enrico Arcelli, Andrea Riboli

L’andamento della concentrazioneematica di lattato in funzione deltempo ottenuto nei 400 m è stata sti-mata partendo dai dati della lettera-tura scientifica. Essa risulta essere tan-to maggiore quanto più basso è il tem-po impiegato per correre i 400 m. Pertempi compresi fra 45 e 57 secondiper gli uomini e fra 51 e 63 secondiper le donne sono stati poi calcolati laspesa totale per correre i 400 m, lapercentuale di tale spesa che è a ca-rico del meccanismo energetico lat-tacido e la potenza lattacida media.È risultato che per un pari tempo ot-tenuto nei 400 m le donne hanno va-lori maggiori a quelli dell’uomo perquello che riguarda la concentrazio-ne di lattato dopo la gara, la percen-tuale del contributo lattacido sulla spe-sa totale e la potenza lattacida espres-sa. La valutazione del lattato ematicoin un quattrocentista (oggi piuttostosemplice, grazie ad apparecchi di bas-so costo e agevoli da utilizzare) e ilconfronto con i valori medi per unegual tempo nella prova, quali quelliqua presentati, possono aiutare a pro-grammare in modo più razionale le ta-belle di allenamento.Nei 400 metri l'energia che viene ri-chiesta durante la gara è sicuramentederivante in prevalenza da mecca-nismi anaerobici e lattacidi più chealattacidi (Lacour 1990, Hill 1991).L'apporto lattacido infatti è in gene-re tanto maggiore quanto minore è

il tempo performativo dell'atleta. Perquesto, recenti studi hanno esami-nato a prova eseguita la concentra-zione ematica di lattato, la percen-tuale d'intervento lattacido e la po-tenza lattacida in uomini e donne i cuitempi di gara erano compresi tra 45-57 secondi per i primi e 51-63 se-condi per le seconde. In prima ana-lisi sia la concentrazione ematica dilattato che il contributo energeticomedio del meccanismo lattacidohanno riscontrato valori più elevatinelle donne che negli uomini a pari-tà di tempo ottenuto. Per quanto riguarda la spesa ener-getica totale per percorrere la di-stanza indicata si è utilizzata la for-mula di Rittweger che tiene conto delcosto non aerodinamico, il costo pervincere la resistenza dell'aria e per ac-celerare il corpo. Anche in questocaso i dati riscontrati sono netta-mente peggiori per le donne chehanno nel complesso una potenzalattacida inferiore. Il più alto valore di[La-]b è stato raggiunto da José Ma-rie Perec, triplice medaglia oro olim-pica, con i suoi 27mmol/L (Lacour etal., 1990). Un'eccezione alla normavisto che le atlete generalmente ri-scontrano risultati più elevati e quin-di peggiori degli uomini, la divergenzaè man mano più evidente propor-zionalmente al tempo: 15,2% per51s, 22,9% per 54s, 34,2% per 57s. Quindi, tali valutazioni possono ri-velarsi un ottimo mezzo per sape-re se il quattrocentista ha valori chesi discostano sensibilmente pereccesso o per difetto dalla media eaiuta di conseguenza a pianificaread personam i successivi periodi diallenamento.

SdS - Scuola dello Sport Rivista di Cultura Sportivaanno XXX n. 101

SOMMARIO

La definizione di periodizzazione e la sua revisioneRivedere la definizione di periodiz-

zazione integrando i principi storici

con i problemi attuali

Brad H. DeWeese, Howard S.

Gray,  Matthew L. Sams, Keith K.

Scruggs, Ambrose J. Serrano  

Dopo un breve excursus storico sulconcetto di periodizzazione nell’al-lenamento sportivo vengono postein discussione le definizione attualidi questo concetto. L’argomentonon è se le strategie di periodizza-zione sono strumenti efficaci per losviluppo della preparazione degliatleti, ma se nelle definizioni attualiè contenuta la necessità che il pro-gramma di allenamento deve esse-re costruito su ipotesi o prove scien-tifiche. Sotto questo aspetto, se siconsiderano i progressi scientifici etecnologici compiuti nello sport, ilgruppo attuale di definizioni va con-siderato statico. Viene così propo-

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sta una nuova definizione di perio-dizzazione nella quale viene affer-mato esplicitamente che alla basedelle strategie di periodizzazionenon vi debbono essere dogmi oprincipi prestabiliti, ma le risposte fi-siologiche, biochimiche e psicolo-giche dell’atleta rilevate attraverso unprogramma di controllo dell’atleta eevidenziate dagli studi correnti del-la letteratura scientifica. Si mette inrisalto, così, la necessità che gli al-lenatori si tengano aggiornati sul-l’evoluzione della letteratura scien-tifica e adottino strategie di controllodell’atleta basate sulle evidenzescientifiche contenute in essa.

Piste: uno strumento di se-lezione del talentoCome la Svizzera seleziona i suoi

giovani talenti

Jorg Fuchslocher, Michael Ro-

mann, Ralph Rüdisüli Laurent,

Daniel Birrer, Cornel Hollenstein

Malgrado un lavoro globalmentepositivo nel campo dello sport gio-vanile di alto livello realizzato in Sviz-zera, alcuni anni fa, Swiss Olympic(che rappresenta sia il Comitato na-zionale olimpico sia l’Associazione di-rigente delle Federazioni sportivesvizzere) ha deciso di gestire in pri-ma persona la selezione dei talenti sulpiano nazionale e di sviluppare per leFederazioni sportive nazionali unostrumento in grado di essere utilizzatoper tutte le discipline sportive. Così,sulla base delle conoscenze scien-tifiche esistenti e di quelle degli alle-natori, tenendo conto della sua ap-plicabilità pratica, sono stati definiti icriteri e i metodi per lo strumento diselezione del talento - basato sullavalutazione previsionale, integrativae sistematica da parte degli allena-tori - PISTE (acronimo di Prognosti-sche Integrative Sistematische Trai-ner Einschätzung) qui descritto, chepartendo dal momento d’inizio del-

la sua realizzazione nel 2009, at-tualmente è utilizzato dal 90% delleFederazioni sportive svizzere.

Il relative age effectUno studio su giovani calciatori

della categoria “giovanissimi”

Giovanni Messina, Laura Bortoli,

Nazareno Petrichiutto, Andrea

Moras, Stefano D’Ottavio

Il Relative Age Effect (RAE) si riferi-sce alla asimmetrica distribuzionedelle date di nascita a favore dei gio-catori nati all’inizio dell’anno di rife-rimento rispetto ai coetanei natialla fine dello stesso anno. Nono-stante gli effetti del RAE siano statiriportati in ambito sportivo più di duedecenni fa, ci sono stati pochi ten-tativi per esaminare se le strategiedi selezione dei giocatori hannosubito variazioni nel tempo alla lucedell’aumentata comprensione del fe-nomeno. In questo studio, sono sta-te esaminate le distribuzioni delledate di nascita di giovani calciatoridella categoria “Giovanissimi” par-tecipanti al Campionato regionale eal Campionato di Élite in Friuli Ve-nezia Giulia. Il Test Chi-quadrato èstato utilizzato per confrontare le dif-ferenze tra le distribuzioni attese equelle osservate nei giovani calcia-tori. Mentre il RAE non è stato evi-denziato nei giocatori “più vecchi”(14 anni, p>0,05), per contro è ri-sultato presente nei giocatori più gio-vani (di 13 anni, p<0,05). Inoltre, i ri-sultati indicano anche una presen-za significativa del RAE nei giocatoridelle squadre di vertice. Vari sug-gerimenti pratici possono essereadottati per migliorare l’identifica-zione e la selezione del talento e perottimizzarne lo sviluppo calcistico. Gliallenatori dovrebbero porre mag-giore attenzione alle abilità tecnichee tattiche quando selezionano igiocatori. In aggiunta, dovrebberotrovare un maggiore equilibrio tra il

successo a breve termine e un ap-proccio più orientato all’insegna-mento. Per minimizzare il fenomenodel RAE in Friuli Venezia Giulia, do-vrebbe essere istituita una regolarepratica educativa relativa al RAE neiconfronti di tutti gli allenatori.

La presa di decisione, meccanismo chiave dell’azioneAlcune riflessioni sulla presa di de-

cisione dal punto di vista degli

sport di combattimento

Gerhard Lehmann

L’evoluzione degli sport di com-battimento, che riguarda, soprat-tutto, i cambiamenti nelle regole digara ai quali sono associate ten-denze al controllo delle azioni tec-nico-tattiche e la velocità nei pro-cessi di presa di decisione, confer-mata anche nei Giochi olimpici diLondra, giustifica l’attualità del tema.Il processo della presa di decisionecomprende le fasi: analisi del-l’obiettivo; recezione e elaborazio-ne delle informazioni; anticipazionedel cambiamento delle situazioni;decisione di una azione tra più al-ternative; dosaggio corretto del-l’impulso per realizzare il program-ma e scelta del giusto momentodella sua applicazione, alle quali se-gue la realizzazione motoria delprogramma d’azione scelto. Lapreparazione delle situazioni di pre-sa di decisione si realizza attraver-so strategie di combattimento,come una strategia offensiva, ilcontrollo del centro della superficiedi combattimento ecc.

L’allenamento polarizzatoL’associazione di un grande volume

di allenamento di scarsa intensità

con un lavoro di intensità elevata

nell’allenamento degli sport di en-

durance

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Yann Le Meur

Viene affrontato il problema del-l’impatto relativo che ha l’allena-mento nelle varie zone d’intensitàsul livello di risultati degli atleti pra-ticanti sport d’endurance. A talescopo, definite quali siano tali zoned’intensità, si esaminano alcunistudi che hanno riguardato come siallenano gli atleti di alto livello pra-ticanti sport di endurance. Da taleesame risulta che, per progredirenelle discipline d’endurance, è ne-cessario un allenamento polarizza-to, intendendo con esso l’abbina-mento tra un volume relativamentescarso di lavoro di intensità eleva-ta e un grande volume di allena-mento di scarsa intensità. Questacombinazione di un lavoro aerobi-co di base di bassa intensità con lesollecitazioni di un lavoro di inten-sità elevata permetterebbe unapreparazione ottimale dell’atleta aicarichi di endurance, in quanto at-tiverebbe risposte che seguono viedi segnalazione diverse, ma com-plementari tra loro, che permette-rebbero un adattamento ottimaledell’organismo all’allenamento diendurance.

Trainer’s digestControllo dell’allenamento esport d’enduranceCosa vogliono gli allenatori. A curadi Mario Gulinelli

PREMIO MADELLAMusica e allenamento della forzaL’influenza della stimolazione sonora

sulla prestazione di forza

Massimiliano Gollin, Antonio Gual-

tieri, Luca Baseggio  

Si espongono i risultati di una ricer-ca tesa a indagare gli effetti della sti-molazione sonora sulla prestazione diforza sub-massimale, del tratto su-periore e inferiore del corpo, valuta-ta tramite due esercizi con sovrac-

carichi. Alla ricerca hanno partecipa-to 8 soggetti di sesso maschile (età36±4 anni; altezza 177±4 cm; peso75±7 kg), praticanti allenamento coni sovraccarichi da almeno 3 anni.Sono state previste tre condizioni spe-rimentali: 1) una somministrazioneacuta di musica a 75 dB e 120-146bpm (With Music, WM); 2) una di ru-more sgradevole (With Noise, WN);3) una di silenzio (With-Out music,WO). Si è evidenziato un maggior nu-mero statisticamente significativo diripetizioni eseguite con la musica, siaper lo squat al multipower (WM vsWN: +33%) sia per il lento avanti almultipower (WM vs WN: +26%). Perquel che riguarda lo stato emotivo,sono emersi valori superiori di con-centrazione (tratto inferiore, WM vsWN: +28%), aggressività (tratto su-periore, WM vs WO: +32%; tratto in-feriore, WM vs WO: +39%) e forzapercepiti (tratto superiore, WM vs WN:+20%; tratto inferiore, WM vs WN:+24%; WM vs WO: +16%). Lo stu-dio ha così evidenziato che la musi-ca ascoltata ad un volume pari a 75dB e con un tempo compreso tra i120-146 bpm è in grado di incre-mentare la performance anaerobica,senza alcuna precisa indicazione peril genere musicale.

PREMIO MADELLALa valutazione dell’affaticamentoneuromuscolare nel corpo liberoUn metodo da campo per la valuta-

zione dell’affaticamento neuromu-

scolare indotto dall’esercizio a corpo

libero nella ginnastica artistica

Pietro Picerno, Andrea Massaro,Vittorio Di Francesco, Mauro DiRienzo  Durante l’esecuzione dell’esercizio acorpo libero (ECL) il ginnasta accu-mula fatica neuromuscolare, chepuò influire negativamente sia nellefasi di spinta che di arrivo degli ele-menti acrobatici e artistici dell’ ECL.

Obiettivo della ricerca è lo sviluppo diun metodo da campo per la valuta-zione routinaria dell’affaticamentoneuromuscolare indotto dall’ECL.L’intensità dell’ ECL è stata ricavataindirettamente mediante la valuta-zione del decremento di alcuni pa-rametri meccanici legati alla capaci-tà di esprimere potenza in fase dispinta e assorbire energia in fase diatterraggio misurati in corrispon-denza di un salto giro indietro, effet-tuato prima e subito dopo l’ECL. Lametodologia è stata testata e validatasu 4 ginnaste di Elite (età=12,5±1,7anni; massa=41,7±8,7 kg; statu-ra=151,7±7,4 cm) (gruppo Elite) e 3ginnaste di un Club della Capitale(età=12±1 anni; massa=37±3,8 kg;statura=140,7±7,8 cm) (gruppoClub). L’accuratezza di alcuni fattoricruciali per la caratterizzazione mec-canica del gesto quali stima del-l’orientamento del dispositivo e stimadel tempo di volo è stata testata me-diante confronto con dinamometroisocinetico a cinque differenti veloci-tà angolari e barre optoelettroniche,rispettivamente. La ripetibilità delle va-riabili selezionate è stata valutata fa-cendo eseguire alle ginnaste 3 saltidietro prima dell’ECL. L’analisi diaccuratezza della stima dell’orienta-mento e del tempo di volo ha mo-strato in entrambi i casi errori pros-simi alla risoluzione angolare e tem-porale dello strumento, senza diffe-renze statisticamente significativetra i metodi. La variabile più sensibi-le alla condizione post ECL è stata ladurata del tempo di esposizione allaforza di impatto (-46%, p<0,05).Seppur non vi siano differenze tra idue gruppi, da Elite a Club si osser-va un considerevole aumento del de-cremento della forza massima infase di spinta (da 1% Elite a -14%Club) e della durata del tempo diesposizione alla forza in fase di at-terraggio (da -35% Elite a -62%

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Club), segno che dopo l’ECL le gin-naste di Club applicano meno forzadi spinta e gestiscono peggio l’as-sorbimento della forza all’atterraggio.

PREMIO MADELLALa leadership in una otticacostruttivistaIl Group Coach Leadership Ques-tionnaire (GCLQ)Patrizio Pintus, Elisa Morosi

Viene proposto un nuovo strumen-to - Group-Coach Leadership Que-stionnaire (GCLQ) - un questionarioideato nel 2011 per esplorare laleadership nello sport all’interno deigruppi-squadra rivolto ad atleti e al-lenatori, diretto a evidenziare i loro dif-ferenti punti di vista e rappresentarliin una logica di gap. Utilizzando lateoria della leadership di Bales sullospecialista nel compito e lo specia-lista socio-emozionale, all’interno diun’epistemologia costruttivista si ècostruito un questionario che di-stingue l’importanza di uno specia-lista con l’effettiva sua presenza insquadra e queste informazioni risul-tano utili in termini di coerenzae mo-tivazione. Il GCLQ tiene conto delmomento di sport che si sta viven-do (allenamento, pre-gara, gara epost-gara) in quanto la coesioneviene intesa come un processo di-namico che varia e si modifica neltempo. L’ipotesi è che nei momentidi vita sportiva vi sia una diversa ar-ticolazione dell’importanza e dell’ef-fettiva presenza della leadership inatleti e allenatori. La sperimentazio-ne è stata fatta in contesti di altissi-mo livello agonistico maschile di di-verse discipline sportive anche condisabilità fisica (pallacanestro, calcio,pallanuoto) per un campione di 74atleti e 10 allenatori. Le evidenze han-no mostrato una grande sensibilitàdello strumento nell’analisi degli spe-cifici contesti sportivi, dove sembre-rebbe emergere una maggiore coe-

renza tra allenatori e atleti nell’effet-tiva presenza dello specialista nelcompito e socio-emozionale rispet-to all’importanza data. Sembrereb-be, inoltre, che gli allenatori sentanouna maggiore differenza tra impor-tanza e effettiva presenza nello spe-cialista socio-emozionale mentre gliatleti mostrerebbero un gap più tra-sversale per entrambi gli specialisti ein tutti i momenti sportivi.- See more at: http://sds.calzetti-mar-iucci.it/shop/prodotti/sds-scuola-del-lo-sport-n-101-rivista#sthash.KsX-HftFq.dpuf

SdS - Scuola dello Sport Rivista di Cultura Sportivaanno XXX n. 102

SOMMARIO

Sport femminile: passato, presente e futuroAttualità, prospettive future e prob-

lemi dello sport femminile

Rossana Ciuffetti  Negli ultimi decenni e soprattutto inquesti ultimi anni, si assiste ad unaevoluzione nella quale la pratica del-lo sport da parte delle donne sta as-sumendo una rilevanza culturale,

economica e sociale sempre mag-giore, tale che essa è ormai unacomponente integrante e impor-tante del sistema sportivo attuale.Ciò è una conseguenza sia del no-tevole incremento della pratica del-lo sport e di tutte le attività fisiche alivello nazionale e internazionale, siadella partecipazione femminile allosport di prestazione in Italia e nelmondo. Come evidenzia l’aumen-to progressivo del numero dellecompetizioni e delle atlete nei Gio-chi olimpici. Se a lungo lo sviluppostorico dello sport è stato caratte-rizzato da una evidente predomi-nanza maschile, l’attuale parità dicompetizioni maschili e femminileraggiunta nei Giochi olimpici è il ri-sultato evidente del superamentodefinitivo di pregiudizi di natura me-dica, culturale e di costume di unasocietà avviata verso la parità di ge-nere. Sotto questo aspetto, il nostroPaese è perfettamente in linea conle tendenze che si riscontrano a li-vello internazionale. Sia a livello dipraticanti, sia di partecipazione del-le atlete italiane ai Giochi olimpici,mondiali e continentali. Nei quali i ri-sultati ottenuti dalle nostre atletesono ormai componente essen-ziale della posizione di prestigioche ha in essi lo sport italiano. Unelemento critico che resta nell’at-tuale sviluppo dello sport femmini-le è che esso, ancora oggi, è ca-ratterizzato da differenze di generein termini di finanziamenti, di spon-sor e di presenza nei media. E so-prattutto al suo sviluppo in campoagonistico non corrisponde una af-fermazione e una presenza dellastessa misura nelle strutture di di-rezione politica, organizzativa e tec-nica. Ciò malgrado gli sforzi messiin atto sia dal Comitato olimpico in-ternazionale sia dal Comitato olim-pico italiano. Questi e altri aspetti re-stano settori d’impegno per raffor-

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zare una scelta strategica verso losport femminile in modo tale cheesso possa continuare nel suo svi-luppo e grazie ad esso il nostro Pae-se possa mantenere il ruolo di ec-cellenza che ha a livello olimpico emondiale.

Allenare la donna atletaUn punto di vista psicologico

Gwenda Ward

Se vuole sfruttare al massimo il suopotenziale è indispensabile che ladonna-atleta sia in grado di avere ilcontrollo di se stessa e della propriaprestazione. Il diverso modo di pen-sare tra i due generi rende tutto ciòpiù complicato nel rapposto con l’al-lenatore. Esiste un conflitto di ruoli eper molte donne-atlete fare propriele pressioni e il modo di pensare ne-cessari per un ruolo nel dominio diun altro è un problema e certe ca-ratteristiche di genere, che potreb-bero essere vantaggiose peresse,possono diventare uno svan-taggio se male interpretate dall’alle-natore. È possibile che le “star” del-lo sport femminile dal punto di vistapsicologico tendano ad essere piùatipiche per il loro sesso che non le“star” dello sport maschile. Non ne-cessariamente ciò può rappresen-tare un vantaggio implicito. Potreb-be essere invece che gli allenatoripercepiscano questo genere di don-na-atleta come più capace di ave-re successo. Per cui l’obiettivo do-vrebbe essere quello di ampliare i cri-teri che si considerano necessari peril successo e sviluppare una gammadi abilità psicologiche più ampiaper soddisfare esigenze diverse.

I segreti di LondraLo sport di alto livello in Gran Bre-

tagna: struttura organizzativa, fi-

nanziamento, promozione e sosteg-

no, ricerca e supporto scientifico,

promozione del talento

Hartmut Sandner

Dopo avere toccato il punto più bas-so nei Giochi olimpici di Atlanta del1996 – un solo vincitore e quindicimedaglie in totale – è la quarta vol-ta di seguito che la Gran Bretagnaè riuscita a migliorare nettamente ilsuo bilancio olimpico, piazzandosi alterzo posto nel computo delle me-daglie d’oro vinte nei Giochi olimpi-ci di Londra. Dopo il 10° posto nelcomputo totale delle medaglie deiGiochi olimpici del 2000 e del 2004(ad Atene però già furono vinte 12medaglie più di Sidney) e al di là del4° posto di Pechino, i risultati otte-nuti nei Giochi olimpici di Londraprovano che le strategie e i piani perlo sviluppo dello sport ad alto livel-lo, messi a punto alla fine del secoloscorso, hanno prodotto il loro effettoe si deve anche osservare che secon l’assegnazione dei Giochi aLondra nel 2005 fu data una spin-ta decisiva alla loro realizzazione, essirappresentano un modello di riuscitache darà i suoi frutti anche in pro-iezione Rio de Janeiro 2016.

La capacità di reazione motoriaLa capacità di reazione e i fattori che

la influenzano

Matteo Bonato, Stefano Gobbo,

Pietro Luigi Invernizzi, Antonio

La Torre

Dal momento in cui il nostro cervellopercepisce un segnale all’istante incui i muscoli che devono compie-re l’azione richiesta si muovonotrascorre un intervallo detto tempodi reazione. Tale tempo varia se-condo il tipo di stimolo che può es-sere acustico, ottico o tattile, il nu-mero dei muscoli e la massa mu-scolare da mettere in movimento, laloro distanza dal sistema nervosocentrale, le caratteristiche genetichedel soggetto e l’allenamento. Vieneeseguita un’analisi della letteratura

scientifica in modo da definire cor-rettamente il concetto di tempo direazione, i fattori che lo influenzanoe l’eventuale possibilità di allenarlo.

La prestazione nella ginnastica ritmicaUna proposta di analisi della

prestazione nella ginnastica ritmica

Gaia Liviotti, Franco Merni, Ma-

rina Piazza, Anita Hökelmann

L’analisi della prestazione è un temache da decenni domina lo scenariodello sport di alto livello. A tal finevengono impiegati software semprepiù tecnologici e complessi. La pre-sente ricerca vuole avvicinare ancheuna disciplina a carattere tecnico-compositore come la GinnasticaRitmica all’analisi della prestazione(definita qui come analisi della co-reografia) impiegando un softwareper l’analisi di gioco, SIMI Scout (Si-miGmbH, Unterschleißheim, Ger-mania), adattato all’analisi della co-reografia nella GR attraverso lo svi-luppo di un template adeguato. Leotto squadre finaliste nella compo-sizione con 5 palle al CampionatoMondiale 2011 (Montpellier, Francia)sono state analizzate quantitativa-mente al fine di sensibilizzare ilmondo della Ginnastica Ritmica inparticolare e quello degli sport tec-nico-compositori in generale allapratica dell’analisi quantitativa del-la prestazione. Gli scopi sono: for-nire dati relativi allo sport di alto livelloagli staff tecnici di squadre/atleti “mi-nori” per aspirare a risultati sempremigliori; rendere tali discipline piùobiettive e quindi più comprensibilial pubblico; gettare le basi per lacreazione di banche dati per i futu-ri cambiamenti dei Codici dei Pun-teggi. Si auspica inoltre che in futu-ro si possano rendere più oggettivele caratteristiche qualitative di tali di-scipline e si possano così condur-re analisi il più complete possibile.

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Competenza e processo formativo delvolontario sportivoProfilo di competenze e caratteris-

tiche dei processi formativi del

volontario sportivo

Maurizio Cevoli

Le organizzazioni sportive sonoposte quotidianamente di fronte aldilemma tra l’indispensabile ruolodei volontari e l’esigenza di livelli cre-scenti di qualità del lavoro. A quan-to dice l’ISTAT, le istituzioni non pro-fit sportive sono 92.838, circa unterzo di tutte le istituzioni non pro-fit censite. Il 92,3% degli uomini edelle donne che organizzano e ge-stiscono le attività sportive sono vo-lontari: una cifra che raggiunge il mi-lione in valore assoluto. Contem-poraneamente, lo sport sta diven-tando sempre più complesso dagestire: la competizione interna-zionale, l’emergere di disciplinenuove, l’aumento complessivo di of-ferta sportiva, oggi copre fasce dietà impensabili fino a venti anni fa.All’aumento di complessità corri-sponde il bisogno di qualificare il la-voro degli operatori sportivi. Nelloscritto si mettono in relazione con-cetti usualmente non accostati traloro: volontarietà dell’impegno ecostruzione della competenza. Il pri-mo passo è il riconoscimento del-l’esistenza di uno specifico model-lo di competenza, costituito dauna somma di conoscenze, capa-cità, valori che ne fanno un unicum,per cui il volontario sportivo non puòessere assimilato a figure profes-sionali prelevate da altri mondi. Il se-condo passo è ammettere che leconoscenze sono generate social-mente da una comunità di personeche condividono storia, significati econtesti. La competenza va consi-derata in una prospettiva sistemicadove il volontario non è una risorsaumana, ma l’attore di un progetto

dotato di valore strategico per l’in-tero movimento sportivo. L’ado-zione di un modello complesso dicompetenza del volontario ha dueconseguenze. Da una parte, non hasenso valutarne le prestazioni usan-do gli stessi strumenti adottati nel-le organizzazioni costruite per ilprofitto, perché il lavoro del volon-tario sportivo produce un impegnopro-sociale, autonomo, prolungatonel tempo, responsabile, dove lagratuità è un elemento fondamen-tale. Dall’altra gli uomini e le donnedi sport hanno diritto a processi diformazione culturalmente densi,progettati ad hoc, rispettosi dellaloro identità di volontari.

Trainer’s digestL’età giusta. L’allenamento della forza di bambini e adolescentiA cura di Mario Gulinelli

Macchine, manubri, bilancieri e altroL’uso dei sovraccarichi nella

preparazione fisica sportiva

Carlo Varalda  

Dopo una introduzione sul ruolodei sovraccarichi nella preparazionesportiva attuale, con particolare ri-ferimento alla loro utilizzazione coni giovani, si espongono brevemen-te le modificazioni indotte dall’alle-namento con i sovraccarichi e si ana-lizzano i vari mezzi di allenamentoche possono essere utilizzati (mac-chine, bilancieri, manubri, cavi, ela-stici). Si trattano poi le modalità at-traverso le quali si può ottimizzarel’uso dei sovraccarichi e il ruolo chesvolgono nella preparazione fisica gliesercizi della pesistica e gli eserciziadattati da essa. Si illustra quale siala progressione didattica degli eser-cizi della cultura fisica e e vengonoesposte alcune riflessioni  conclusi-ve sull’allenamento della forza.

L’allenamento della forza nel wheelchair tennisL’allenamento della forza con

sovraccarichi e il wheelchair tennis:

studio longitudinale

Massimiliano Gollin, Luca Berat-

to, Nina Serravite, Ruben Allois  

Lo scopo di questa ricerca è quel-lo di valutare la variazione della for-za isometrica massima di propul-sione del mezzo di gara senza(NR) e con (R) l’utilizzo della rac-chetta in relazione alla preparazio-ne fisica specifica con sovraccari-chi del tratto superiore del corpoinun gruppo di atleti praticanti ten-nis in carrozzina. Il gruppo cam-pione è composto da 12 atleti pra-ticanti wheelchair tennis (WCT)condiversi livelli di disabilità. I sog-getti sono stati suddivisi in duegruppi di sei atleti, uno sperimentale(GS) che ha affiancato alla praticadel tennis un periodo 8 settimane diallenamento con i sovraccarichi inpalestra e uno di controllo (GC) cheha continuato a praticare tennis re-golarmente. Il GS ha eseguito unmese di apprendimento della tec-nica degli esercizi utilizzati nei pro-tocolli di allenamento per esclude-re l’effetto apprendimento. I grup-pi sono stati valutati dopo duemesi di allenamento per la verificadegli effetti provocati dal program-ma di esercizi in palestra. La forzaisometrica massima di propulsioneè stata misurata utilizzando il si-stema TESYS (Total Evaluation Sy-stem, Globus Italia, Treviso, Italy) acui è stata collegata una cella di ca-rico (ESYCC300, Globus Italia,Tre-viso, Italy). I risultati hanno eviden-ziato una variazione statisticamen-te significativa nel GS con incre-mento della forza sia nella condi-zione senza racchetta (p<0,05,+16%) sia con racchetta (p<0,05,+11%). In GC non si sono osser-vate  variazioni significative. L’utilizzo

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dell’allenamento con sovraccari-chi ha incrementato la forza iso-metrica di propulsione sul mezzo digara sia senza sia con l’utilizzo del-la racchetta da tennis, mentre lasola pratica del tennis ha avuto unafunzione conservativa sulla forzaisometrica di propulsione. I risulta-ti indicano come l’allenamento consovraccarichi del tratto superiore delcorpo possa contribuire in modo si-gnificativo al miglioramento dellaperformance sportiva in atleti pra-ticanti wheelchair tennis.

TRAINER’S DIGESTNotizie dalla GermaniaA cura di Mario Gulinelli

SdS - Scuola dello Sport Rivista di Cultura Sportivaanno XXX n. 103

SOMMARIO

Il sistema internazionale dellequalifiche dei tecnici sportiviLe linee generali e gli elementi prin-

cipali del Sistema internazionale

delle qualifiche dei tecnici sportivi

(prima parte)

Claudio Mantovani

Il Sistema internazionale delle qua-lifiche dei tecnici sportivi è il quadrodi riferimento per la progettazione ela realizzazione di percorsi formati-vi rivolti agli allenatori. Esso è ilprodotto di ricerche scientifiche e dibuone pratiche degli organismi chesi occupano di formazione in cam-po sportivo ed è stato definito nel-l’ambito delle attività dell’Internatio-nal Coaching Excellence (ICCE).Un importante accordo tra ICCE el’Associazione delle Federazioni de-gli sport olimpici estivi (ASOIF) lo haadottato come modello dei percor-si formativi per i tecnici delle diver-se discipline olimpiche in tutto ilmondo. Definito il ruolo del tecniconello sport, indicate le principalifunzioni che deve assolvere nei varicontesti operativi, e illustrati qualisono i diversi attori coinvolti nella for-mazione si offre una panoramica sul-lo status di allenatore nelle sue di-verse modalità di occupazione e diinserimento sia nello sport di parte-cipazione sia nello sport di presta-zione e se rilevano le competenzenecessarie per svolgere i compiti ele responsabilità relative. Tra gli ele-menti caratterizzanti il Sistema è im-portante l’articolazione in quattro li-velli  di qualificazione: Aiuto allena-tore, Allenatore, Allenatore capo eTecnico di IV livello. Da essa derivala necessità di definire funzioni ecompiti di ciascun livello per rica-varne conoscenze e competenzeoggetto della formazione.

La giovane atleta(bibliografia)Il ciclo mestruale, punto di riferi-

mento per un sviluppo sano della

giovane atleta

Vicki Harber

Nel processo di sviluppo delle gio-vani atlete è necessario che siano in-tegrati il monitoraggio continuo delmenarca  e il controllo del loro sta-

to mestruale. Promuovere lo svilup-po di una giovane atleta e supervi-sionarne l’allenamento  è impegna-tivo e complesso. Se dispongono diuna conoscenza maggiore dellafunzione mestruale le giovani atletee le loro famiglie hanno strumenti mi-gliori per rispondere alle esigenze del-l’allenamento e delle gare. Lo statomestruale rappresenta  un indicato-re globale della salute e del benes-sere che fornisce informazioni che ri-guardano l’energia, il rischio di lesionischeletriche e muscolari, l’apportoalimentare, il profilo metabolico e or-monale, il recupero e altri elementi,importanti per la prestazione. Inoltre,con l’uso crescente dei contraccet-tivi orali da parte delle giovani atleteche non hanno raggiunto la loro ma-turità scheletrica, allenatori, allenatricie genitori debbono essere informa-ti dei risultati recenti che riguardanola salute delle ossa.

Il problema della faticaIl problema della fatica: nuove tesi

e conseguenze pratiche

Thomas Bossmann

L’origine della fatica prodotta da unaattività sportiva intensa dipende daltipo di sport e può interessare pro-cessi di natura nervosa centrale e dinatura muscolare. Se costante o ad-dirittura cronica rappresenta un ri-schio sia per quanto riguarda gliobiettivi sportivi sia per la salute fi-sica e psichica dell’atleta. Una mi-gliore comprensione delle sue cau-se e dei loro meccanismi d’azionepotrebbe servire alla verifica di ade-guati parametri per il controllo del-l’allenamento e per la loro utilizza-zione durante l’allenamento stes-so. In base a queste considerazio-ni si riassumono le tesi principali diun approccio innovativo al problemadella fatica che integrano e metto-no in discussione le ipotesi attuali suifattori che la causano.

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L’apprendimento della tecnicanel pattinaggio artistico su ghiaccioSviluppo della metodologia di ap-

prendimento euristica nel pattinag-

gio artistico su ghiaccio

Silvia Chieruzzi, Caterina Pesce,

Patrizia Scibinetti, Mario Bellucci

Diverse evidenze scientifiche di-mostrano che lo sviluppo delle ca-pacità coordinative in età evolutivariveste una notevole importanzaper la crescita motoria del bambi-no e che dall’inizio dell’età scolaresino al periodo puberale queste ca-pacità attraversano le “fasi sensibi-li” del loro incremento, ossia dei pe-riodi favorevoli in cui esse rispon-dono al meglio alla sollecitazionefunzionale. Fondamentale per losviluppo di queste capacità è ilprincipio della ‘variabilità della pra-tica’ attraverso la realizzazione diuna didattica il più possibile ricca ediversificata. La metodologia di in-segnamento euristica valorizza inmodo peculiare la variabilità, aiu-tando l’allievo a trovare soluzionisempre diverse a un dato compitomotorio. Già nel 1994 ricerche con-dotte da Starosta, allenatore dipattinaggio e specialista di motrici-tà in età evolutiva, avevano identi-ficato proprio il pattinaggio come ladisciplina sportiva in grado di favo-rire al meglio la crescita coordina-tiva dei bambini. Introdurre la me-todologia euristica nei programmi diinsegnamento del pattinaggio sughiaccio in età evolutiva consentequindi di massimizzare il coinvolgi-mento delle capacità coordinativedell’allievo favorendo così il loro svi-luppo. Ad oggi la metodica di in-segnamento maggiormente utiliz-zata dagli istruttori è invece di tipoprescrittivo che, pur essendo effi-cace componente dell’apprendi-mento tecnico, è limitante perl’esplorazione e la creatività moto-

ria e deve essere considerata com-plementare ad un approccio euri-stico. L’articolo si pone perciò comeobiettivo di giustificare teoricamen-te e fornire suggerimenti operativiper l’integrazione dell’approccioeuristico nella didattica del patti-naggio su ghiaccio.

Informazioni-sportSavoir-sport: un sito per gli allenatoriA cura di Mario Gulinelli

“Cercare la verità nei fatti”Klaus Bartonietz

Lo sport d’alto livello in Cina: il pun-

to di vista di un allenatore (terza parte)

In questa terza parte di un ampiorapporto sullo sport cinese, basa-to sull’esperienza personale del-l’Autore, che ha allenato la nazionalecinese di lancio del giavellotto fem-minile, su informazioni ricavate dafontidella stampa cinese e stranie-ra, da pubblicazioni scientifiche ci-nesi e di altri Paesi si espongono iproblemi creati allo sport cinese dal-la politica di restrizione delle nasci-te (la cosiddetta “politica del figliounico”); si trattano alcuni aspetti cheriguardano la ripartizione dei gua-dagni degli atleti cinesi professioni-sti e non professionisti di maggio-re fama; si forniscono informazionisugli stadi e impianti di allenamen-to di vari sport, sulle iniziative di so-stegno e assistenza all’allenamen-to, sugli atleti, la loro alimentazionee su alcuni aspetti che riguardanole discussioni attualmente in atto inCina sul ruolo dello sport.

Metabolismo lattacido e prove di corsa dell’atletica leggeraLe diverse caratteristiche lattacide

nei 400, 800 e 1500 metri del-

l’atletica leggera

Enrico Arcelli, Mauro Franzetti

I 400 m, gli 800 m e i 1500 m sonole prove di corsa nelle quali, a paritàdi valore prestativo, è massima laconcentrazione di lattato ematicodopo la competizione. Per ciascunadistanza sono indicati gli ambiti delcontributo percentuale del mecca-nismo lattacido (ma anche di quelloaerobico e di quello alattacido) a se-conda del tempo ottenuto. Sono in-dicate anche quali, fra le varie com-ponenti del meccanismo energeticoglicolitico, sono importanti in tali di-scipline e quali sono – secondo le ri-cerche scientifiche effettuate – i cri-teri di allenamento più efficaci per ot-tenere un miglioramento di esse.

RPE e prestazione isometricaL’effetto dell’allenamento svolto al

50% del massimale sull’andamen-

to della RPE e sulla prestazione iso-

metrica

Michele Tornaghi, Pietro Luigi

Invernizzi, Antonio La Torre, An-

drea Bosio

È noto come la scala di Borg CR-10 sia uno strumento semplice,attendibile e valido per stimare l’in-tensità dell’esercizio ed è utilizzataper monitorare e quantificare l’in-tensità dell’esercizio fisico durantesedute di allenamento aerobico oper valutare la percezione del-l’esercizio durante gli allenamenti percalcolarne il training load. Alcuni stu-di hanno evidenziato, negli ultimianni, come la scala di Borg CR-10sia un metodo efficace per misura-re la percezione dello sforza fisicodurante attività di resistance training,mentre altri Autori hanno utilizzatola scala di Borg in giovani adole-scenti impegnati negli esercizi di re-sistance training. L’idea della ricer-ca è stata quella di utilizzare la sca-la di Borg anche con soggetti in etàpuberale e pre-puberale all’internodi un normale progetto didattico

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svolto durante le ore di Scienze mo-torie. Si ritiene utile infatti educarei ragazzi alle percezioni durantel’esercizio fisico e si ritiene impor-tante quantificare la percezionedello sforzo anche durante le lezionidi Scienze motorie, per un ap-proccio alla (auto) valutazione scien-tificamente evidenziato.

Il metodo di sintesiUn protocollo d’allenamento inter-

vallato ad alta intensità per calcia-

tori d’élite

Riccardo Proietti, Giannicola

Bisciotti

Lo scopo di questo studio è statoquello di esaminare l’effetto di unnuovo protocollo di allenamentointervallato ad alta intensità (de-nominato metodo “Sintesi”) sul mi-glioramento della performance esul relativo grado di adattamentodella regolazione cardiaca. Inoltre,nel presente studio è stato preso in

considerazione, tra i diversi para-metri, anche il calcolo della variabi-lità cardiaca a riposo (HRV). Allo stu-dio hanno partecipato 21 giocatoridi calcio di élite, la cui età, peso estatura erano rispettivamente24,3±4,7anni, 178,4+4,3 cm e81,9±9,0 kg. I partecipanti sono sta-ti randomizzati in due gruppi: ungruppo ha seguito l’High-intensity In-terval Training ‘Sintesi’ (HIIT: n=11)e l’altro, Gruppo di controllo, ha se-guito un modello di condiziona-mento classico basato su partitellead alta intensità senza nessun tipodi “restrizione e controllo” particolare(CON: n=10). I due gruppi non dif-ferivano significativamente per età,peso e indice di massa corporea. Ilgruppo sperimentale HIIT ha seguitoil metodo di allenamento ”Sintesi” bi-settimanalmente, mentre il gruppoCON ha seguito un allenamentoclassico caratterizzato da partitellea campi ridotti. Una settimana pri-

ma (Pre) e dopo (Post) il periodo diallenamento è stata effettuata unabatteria di test specifica. La batte-ria di test Post (VO2max, 20 m sprinte resistenza alla velocità 11x20 msprint) ha mostrato un migliora-mento significativo nel gruppo HIIT(62,7±1,7 ml · kg-1· min-1; 2,69±0,1s; 2,77±0,1 s) rispetto al gruppoCON (58,4±1,1 ml · kg-1 · min-1;2,82±0,1 s; 2,93±0,1 s). La fre-quenza cardiaca a riposo (HR) ha di-mostrato una tendenza statistica-mente non significativa verso una di-minuzione dei suoi valori nell’HIIT(4,5±4,6) rispetto al CON (50,6±4,9).Questo dato farebbe pensare aduna tendenza allo spostamento del-l’HRV (RMSS e SDNN) verso unamaggior attivazione parasimpatica.In conclusione, il presente studio hadimostrato che il metodo “Sintesi”può rappresentare una metodologiadi lavoro efficace per il miglioramentodel profilo prestativo del calcio.

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Pollo, verdura e cioccolato amaro per il mezzofondista Enrico Arcelli, Serena Martegani, Elena CasiraghiAtletica Studi n. 1/4, gennaio-dicembre 2014, anno 45, pp. 6-11

Obiettivo del presente articolo è proporre dei criteri in baseai quali scegliere l’alimentazione anche in funzione delle gareda affrontare. Ad esempio, le verdure e il cacao stimolanola “biogenesi mitocondriale”, ossia la formazione di nuovi mi-tocondri, a livello della muscolatura che interviene nel ge-sto specifico della corsa e nel miocardio; inoltre migliora ilflusso ematico. Vengono evidenziati alcuni consigli per l’ali-mentazione peculiari per i corridori della velocità prolunga-ta (400 m) e del mezzofondo, in particolare di quello dagli800 m fino ai 5000 m. Discipline nelle quali sono importantisia gli aspetti aerobici sia quelli lattacidi. Si cercherà di di-mostrare che il consumo di alcuni alimenti consente di ot-tenere un miglioramento delle capacità prestative un po’ mag-giore di quello che si otterrebbe con il solo allenamento.

Parole chiave: ALIMENTAZIONE / MEZZOFONDO / 400M / 800M

/ 1500M / 5000M / GARA DI VELOCITà

Prestazioni di resistenza negli atleti master: fattori fi-siologici limitanti la prestazione e consigli per l’alle-namentoLorenzo Pugliese, Gaspare Pavei, Simone Porcelli, MauroMarzorati, Matteo Bonato, Antonio La TorreAtletica Studi n. 1/4, gennaio-dicembre 2014, anno 45, pp. 12-24

Gli atleti master, nonostante la pratica dell’allenamento cuisi sottopongono, presentano un costante calo delle loro pre-stazioni con l’avanzare dell’età. L’aumento della prevalen-za di lesioni associate all’esercizio contribuisce molto pro-babilmente alla riduzione del volume e dell’intensità delle se-dute d’allenamento. È difficile che i master seguano pro-grammi di allenamento strutturati, seguiti da allenatori spe-cializzati. Date queste premesse, quindi, si evince l’impor-tanza della scelta di appropriati stimoli da somministrare aquesti atleti in modo da permettere loro di ottenere il mas-simo risultato con l’allenamento.L’obiettivo principale di questo lavoro è di analizzare qualisono i fattori che determinano la diminuzione delle presta-zioni di resistenza con l’invecchiamento. In seguito saran-

Chicken, vegetable and dark chocolate for the middledistance runner Enrico Arcelli, Serena Martegani, Elena CasiraghiAtletica Studi n. 1/4, January-December 2015, anno 45, pp. 6-11

The aim of the present paper is of proposing some basic cri-teria to follow in choosing the best diet, also considering thecharacteristics of the competition. For example, vegetableand cacao stimulate the “mitochondria biogenesis”, that isthe creation of new mitochondria in the muscle, acting in thespecific action of running, and in myocardium; in additionit improves the haematic flux. Some suggestions for the spe-cific nutrition of 400 m sprinters and middle distance run-ners, in particular from 800 m to 5000 m, are pointed out.In these disciplines aerobic and lactacid aspects are bothimportant. The hypothesis is that the intake of some foodenables to obtain a greater improvement of performance incomparison to the one you can reach only with training.

Keywords: NUTRITION /400M / 800M /1500M / 5000M / SPRINT-ING / MIDDLE DISTANCE RUNNING

Endurance performance in master athletes: physio-logical factors limiting performance and training sug-gestionsLorenzo Pugliese, Gaspare Pavei, Simone Porcelli, MauroMarzorati, Matteo Bonato, Antonio La TorreAtletica Studi no. 1/4, January-December 2015, year 45, pp. 12-24

Master athletes, in spite of their training practice, show aconstant decreasing performance with the increasing ofage. The proportion increase of lesions associated to ex-ercise is likely to contribute to the reduction of the volumeand intensity of training sessions. It is difficult that mas-ter athletes can follow structured training programs, withspecialized coaches. With these premises, the importanceof the choice of appropriate stimulus to administer to theseathletes is thus deduced, so that it is possible to obtainthe maximum result with training.The main aim of this work is of analyzing which are the fac-tors determining the decrease of endurance performanceswith aging. Different training methods are then proposedto master middle distance runners to attempt to prevent

ABSTRACTS/rubriche

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no proposte diverse metodologie di allenamento che gli atle-ti master di mezzofondo e fondo possono utilizzare per cer-care di prevenire il rischio di infortuni e inoltre cercare di mi-gliorare le proprie prestazioni.

Parole-chiave: MASTER / METODOLOGIA / ALLENAMENTO / PRO-GRAMMAZIONE / RESISTENZA / MEZZOFONDO

Differenze tra velocisti di elite e sub-elite nelle varia-bili cinematiche e dinamiche dei salti pliometriciMilan Čoh, Milan Žvan Atletica Studi n. 1/4, gennaio-dicembre 2014, anno 45, pp. 25-31

Nello sprint la velocità è definita dalla frequenza e dalla lun-ghezza degli appoggi. I parametri sono reciprocamente di-pendenti, dato che il loro rapporto ottimale permette la rea-lizzazione della velocità massimale di sprint. Il rapporto è con-dizionato dai processi di regolazione neuro-muscolare delmovimento, dalle caratteristiche morfologiche, dalle abilitàbio-motorie e dalle risorse energetiche biochimiche a livel-lo individuale. Con il presente articolo vengono mostrati i ri-sultati di una serie di valutazioni al fine di analizzare le rela-zioni tra l’utilizzo dei salti pliometrici e la prestazione nella cor-sa sprint. Il gruppo era formato da 12 atleti di élite e sub-élite. I salti pliometrici possono infatti essere usati per mi-gliorare il funzionamento del lavoro muscolare eccentrico-concentrico degli arti inferiori.

Parole-chiave: METODOLOGIA / GARA DI VELOCITA’ / VELOCITA’/ PLIOMETRIA / ALLENAMENTO / STUDIO SPERIMENTALE

Piccoli cartoni grandi possibilitàRuolo dell’acrobatica neIla preparazione dei saltato-ri con l’asta. Gennaro Spina, Antonio La Torre, Giorgio Carbonaro, Ma-ria Francesca PiacentiniAtletica Studi n. 1/4, gennaio-dicembre 2014, anno 45, pp. 32-41

La componente acrobatica è la più grossa peculiarità checontraddistingue un astista rispetto agli altri saltatori. Ad unsaltatore con l’asta è infatti richiesto, oltre che ad essere for-te e veloce, di possedere una grande dote acrobatica e, piùspecificamente, una grande capacità dinamica di control-lo del proprio corpo nello spazio. La ginnastica, insieme alleesercitazioni di potenziamento specifico, può concorrere al-l’incremento generale della forza, e soprattutto serve ad orien-tare quest’ultima a beneficio del salto. Con il presente studio si è inteso valutare quale sia l’im-

the risk of injuries and to improve their performances.

Keywords: MASTER / METHOD / TRAINING / DESIGN / ENDURANCE

/ MIDDLE DISTANCE RUNNING

Differences between elite and sub-elite sprinters inkinematic and dynamic variables of plyometric jumpsMilan Čoh, Milan Žvan Atletica Studi no. 1/4, January-December 2015, year 45, pp. 25-31

In sprinting speed is defined by stride frequency andlength. These parameters are reciprocally dependent, as theiroptimal relationship permits the realization of maximalspeed of sprinting. Their ratio is conditioned by the process-es of neuromuscular regulation of movement, by the mor-phological characteristics, by bio-motor capacity and by en-ergy biochemical resources at the individual level. With thepresent article the results of a series of evaluation are showedwith the aim of analyzing the relations between the use ofplyometric jumps and sprinting performance. The group wasformed by 12 elite and sub-elite athletes. Plyometric jumpscan be also used to improve eccentric-concentric work oflower extremities muscles.

Keywords: METHOD /SPEED / SPRINTING / PLYOMETRIC TRAIN-ING / EXPERIMENTATION / RESEARCH

Acrobatics role in pole vaulters preparation Gennaro Spina, Antonio La Torre, Giorgio Carbonaro,Maria Francesca PiacentiniAtletica Studi no. 1/4, January-December 2015, year 45, pp. 32-41

The acrobatic component is the most important aspectscharacterizing a pole vaulter in comparison to the otherjumpers. A pole vaulter has to show great acrobatic skills,besides being strong and quick, and more specifically a greatdynamic capacity of controlling his body in the space. Gym-nastics, together with drills of specific strength, can contributeto the general strength increase, and it especially serves tobetter use this latter to improve the jump. The goal of the present study is of evaluating the importanceof acrobatic training in jumpers’ performance at the nationallevel through a questionnaire, which was administered tocoaches of different level. In particular the objective was to

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portanza degli allenamenti di acrobatica nella prestazione deisaltatori sul territorio nazionale. È stato somministrato un que-stionario su allenatori di atleti di vario livello. In particolare ciè interessato comprendere quanti saltatori abbiano avuto unpassato da ginnasti e quanto tempo dedicano attualmen-te all’allenamento della componente acrobatica.

Parole chiave: SALTO CON L’ASTA/ ACROBATICA / ALLENAMENTO/METODOLOGIA / QUESTIONARIO/ DATO STATISTICO

Piccoli cartoni, grandi possibilitàHans KatzenbognerAtletica Studi n. 1/4, gennaio-dicembre 2014, anno 45, pp. 44/54

Fare atletica in età infantile senza cartoni di banane è ormaiimpensabile: essi possono essere, infatti, utilizzati nei salti,come ostacoli da valicare, ma anche come attrezzi di tra-sporto, e sono a costo zero, cioè alla portata di qualsiasi so-cietà di atletica. Non solo: i cartoni di banane sono addirit-tura utilizzati nel nuovo sistema di gara della Federazione te-desca di atletica leggera. Nel presente contributo, l’autorepresenta diversi esercizi di rapidità in cui utilizzarli.

Parole chiave: GIOCHI / BAMBINO / ESERCIZIO / RAPIDITA’ / AT-TREZZATURA

Differenze ed analogie nelle gare degli ostacoli alti. Stu-dio statistico sui top atleti degli ultimi 50 anniClaudio Quagliarotti, Antonio La Torre, Maria Francesca Pia-centini, Vincenzo De LucaAtletica Studi n. 1/4, gennaio-dicembre 2014, anno 45, pp. 55/61

L’articolo si riferisce ad uno studio sulle differenze/similitu-dini presenti nella gara degli “ostacoli alti” tra il sesso ma-schile (110Hs) ed il sesso femminile (100Hs) tramite un ana-lisi di tipo statistico dei top atleti/e negli ultimi 50 anni. Dal-l’analisi statistica risultano non esserci differenze tra le garedegli ostacoli alti maschili e femminili per quanto riguarda l’etàdegli atleti e gli andamenti delle prestazioni nel tempo. Ciòche invece risulta essere differente sono i valori delle pre-stazioni stesse, dovuti molto probabilmente ad una statu-ra degli atleti che differisce in maniera molto marcata, siacome valori che come andamento, tra il sesso maschile edil sesso femminile.

Parole-chiave: CORSA AD OSTACOLI / ATLETI DI ELITE / DIFFE-RENZA DI GENERE / STUDIO COMPARATIVO / 110HS / 100HS

define how many pole vaulters were gymnasts before prac-tising track and field and how much time they dedicate totrain acrobatics skills.

Keywords: POLE VAULT / ACROBATICS / TRAINING / METHOD /QUESTIONNAIRE / STATISTICS

Little cartons great possibilitiesHans KatzenbognerAtletica Studi no. 1/4, January-December 2015, year 45, pp. 44/54

Practising track and field during childhood without banana car-tons is now unthinkable: they can be used in fact in jumping,as hurdles to overcome, but also as transportation means,and they don’t cost anything, that is they are easy to find forevery athletic club. Not only: banana boxes are also used inthe new competition system of the German Federation of Trackand Field. In the present contribution, the author proposes avariety of drills for rapidity, using this kind of equipment

Keywords: GAMES /CHILD / EQUIPMENT / RAPIDITY / DRILL

Differences and analogies in 110hs and 100hs hurdlesraces. A statistical study on top athletes of the last 50 yearsClaudio Quagliarotti, Antonio La Torre, Maria Francesca Pi-acentini, Vincenzo De LucaAtletica Studi no. 1/4, January-December 2015, year 45, pp. 55/61

The paper refers to a study on differences/analogies pres-ent in “110hs/100hs” between men and women carried outthrough a statistical analysis of top athletes of the last 50years. From this analysis no differences resulted between menand women concerning age and performance trend over thetime. The aspect seeming to be different are the values ofthe performance, due very probably to athletes’ height, dif-fering in a very considerable way, both as values and trend,between men and women.

Key-word: HURDLE RACE / ELITE ATHLETE / GENDER DIFFERENCE

/ 110HS / 100HS / COMPARATIVE STUDY

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Ciclo mestruale e allenamento: cosa fanno gli allenatoriitaliani e una proposta metodologica per saltatrici inestensioneStefano SerranòAtletica Studi n. 1/4, gennaio-dicembre 2014, anno 45, pp. 62/71

La vita di una donna dipende dalle oscillazioni ormonali do-vute al ciclo mestruale ed essendo queste ritenute molto con-dizionanti la fisiologia del corpo umano femminile, è op-portuno organizzare un programma di allenamento tenen-do in considerazione questo fattore. Con il presente articolosi intende mostrare i risultati di uno screening, con l'ausiliodi questionari, sull’opinione dei migliori tecnici italiani di atle-tica leggera di diverse specialità sul tema del rapporto traciclo mestruale e allenamento, e se loro lo prendono in con-siderazione per organizzare il piano di lavoro.Il campione analizzato (33 tecnici) corrisponde a gran par-te dei tecnici che hanno atleti nelle nazionali assolute e gio-vanili e dai risultati emersi solo il 12% di questi organizza l'al-lenamento della sua/sue atleta/e in armonia con il ciclo me-struale. Successivamente in base alle conoscenze fisiolo-giche ed endocrine il presente lavoro vuole proporre una pos-sibile metodologia di allenamento rispettando i ritmi del ci-clo mestruale.

Parole-chiave: DONNA / CICLO MESTRUALE / ALLENAMENTO / ME-TODOLOGIA / PROGRAMMAZIONE

Studio e analisi comparativa del coefficiente di resi-stenza specifica nei 400 metriUmberto PegoraroAtletica Studi n. 1/4, gennaio-dicembre 2014, anno 45, pp. 72/98

L’articolo tratta uno studio sul coefficiente di resistenza spe-cifica, che è utile per ottimizzare ed indirizzare l’allenamen-to del quattrocentista o per determinarne il più “proficuo in-dirizzo“ nella scelta della specialità, in relazione alla massi-ma qualificazione”. Lo studio si riferisce all’analisi dei risul-tati dei primi 10 atleti/e, italiani, europei ed extraeuropei.

Parole-chiave: M400 / COEFFICIENTE / RESISTENZA / ATLETA DI

ELITE / SELEZIONE

Menstrual cycle and training: what do Italian coach-es do and a methodological proposal for long and triplefemale jumpers?Stefano SerranòAtletica Studi no. 1/4, January-December 2015, year 45, pp. 62/71

Women’s life depends a lot on the hormonal variations due tomenstrual cycle and, considering its remarkable influence on thephysiology of female human body, it is right to organize a train-ing program taking into account this factor. The aim of the pres-ent article is to show the results of a screening, carried out withthe help of questionnaires, asking what some of the best Italiantrack and field coaches, training different disciplines, think aboutthe topic of the relation between menstrual cycle and training,and whether they take it into account to define their training plan.The analyzed sample, in spite of the poor number of inter-viewed coaches (33), mostly corresponds to the group ofcoaches training athletes belonging to the National team andto the Youth National Teams. From the data it resulted thatonly 12% of them organizes female athletes’ training con-sidering the menstrual cycle. Afterwards according to thephysiological and endocrine knowledge the present work hasthe goal of proposing a possible training method, respect-ing the rhythm of the menstrual cycle.

Keywords: WOMAN / MENSTRUATION / TRAINING / METHOD / DE-SIGN / STATISTICS

Study and comparative analysis of specific endurancecoefficient in 400 metresUmberto PegoraroAtletica Studi no. 1/4, January-December 2015, year 45, pp. 72/98

The paper deals with a study on the specific endurance co-efficient, which is useful to optimize and steer 400m runner’straining or to determine the mostly “profitable policy” in dis-cipline choice, in relation to the maximal qualification”. Thestudy refers to the analysis of the results of the first 10 maleand female Italian, European and Extra European athletes.

Keywords: M400 / ENDURANCE / COEFFICIENT / ELITE ATHLETE

/ APTITUDE

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VIDEO DIDATTICI - DVD Atletica Studi Atti del convegno: Il talento: metodologia dell’allenamento e moderne tecniche di valutazione 1a Convention nazionale dei tecnici di atletica leggera Ancona, 18-20 gennaio 2008 (Cofanetto con 6 DVD)

Le più recenti acquisizioni sulla metodologia e sulle tecniche di valutazionein atletica leggera Contenuti tecnici e scientifici di alto livello di oltre 30 relazioni della Convention (15 ore di registrazione)

• La capacità di carico nell’età giovanile. Principi dell’allenamento giovanile• Identificazione e sviluppo del talento: esperienze nei giochi sportivi e nell’atletica leggera L’insegna-

mento e l’apprendimento motorio in età evolutiva• La prevenzione delle lesioni da sovraccarico negli atleti adolescenti• Il movimento giovanile dell’atletica internazionale• Da Pechino a Londra: tutti i talenti d’Italia. Numeri, dati, goal e autogol, tre anni di esperienze del “Pro-

getto Talento”• L’evoluzione dell’allenamento nelle discipline di potenza: rapporto tra forza e velocità• L’evoluzione dell’allenamento nelle discipline di resistenza

UNA NOVITÀ PER I CONVEGNI: LA SESSIONE PRATICO-DIMOSTRATIVA • le problematiche della valutazione: potenza, resistenza, tecnica• Gli atti dei 3 gruppi di lavoro: potenza, resistenza, tecnica

Atti del convegno: La tecnica: apprendimento, tecnica, biomeccanica2a Convention nazionale dei tecnici di atletica leggeraAncona, 26-28 marzo 2010 (Cofanetto con 6 DVD per circa 14 ore totali)

• Contenuti tecnici e scientifici di alto livello di oltre 25 relazioni della Convention• Il video della sessione pratico-dimostrativa sul campo• Le più recenti acquisizioni sulla metodologia dell’insegnamento della tecnica

in atletica leggera• Gli atti dei 5 gruppi di specialità

SESSIONE SCIENZA E TECNICA• Aspetti neuro-fisiologici nell’apprendimento della tecnica• Relazione tra sviluppo della forza e della tecnica• La percezione dello sforzo: una nuova strada per una tecnica più efficace?• Lo sviluppo e l’apprendimento della tecnica

DAL MODELLO DI PRESTAZIONE ALLA TECNICA: Aspetti metodologici dell’analisi della tecnica / L’insegnamento della tecnica: sessione pratico-dimostrativa

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SESSIONE PER GRUPPI• VELOCITÀ ED OSTACOLI - Analisi tecnica della prestazione dello sprinter / La corsa in curva e la

staffetta / 100hs: analisi tecnica e ritmica• SALTI - La rincorsa e la preparazione dello stacco nel salto in alto / Analisi dati tecnici della finale di

Pechino 2008 / Sviluppo capacità di salto nell’alto / Analisi tecnica ed esercitazione salto triplo• MEZZOFONDO - L’importanza della forza speciale nella preparazione del corridore di corsa prolun-

gata / L’utilizzo degli ostacoli nella formazione tecnica del giovane mezzofondista / L’importanza del-la tecnica nella preparazione del mezzofondista veloce

• LANCI - L’adattabilità della didattica / Elementi fondamentali della didattica del lancio del martello /Dalla forza speciale alla tecnica

• MARCIA - Analisi storica dell’evoluzione tecnica della marcia / Analisi tecnica del passo di marcia adiverse velocità

Atti del convegno: Dall’allenamento giovanile all’ alta prestazione: metodologie a confronto 3a Convention nazionale tecnici Atletica LeggeraSan Vincenzo (LI), 30-31 marzo/1 aprile 2012 (2 DVD)

La FIDAL ha riproposto la Convention per tecnici di atletica leggera, ciclo di appun-tamenti biennali giunto alla terza edizione. Obiettivo di analisi le tematiche più im-portanti che riguardano le moderne metodologie di allenamento riguardanti una fasefondamentale e delicata nella carriera sportiva di un atleta: il passaggio dall’allena-mento nelle categorie giovanili alla preparazione per le massime prestazioni.

SESSIONE PLENARIA• Gregoire Millet (SVI) - La periodizzazione dell’allenamento • Filippo Di Mulo - Strategie di sviluppo dall’allenamento giovanile all’alta prestazione • Vincenzino Siani - Il ruolo della nutrizione nelle moderne strategie di allenamento • Herbert Czingon (GER) - Strategie di sviluppo dell’allenamento nelle specialità di potenza: dal gio-

vanile all’alta prestazione • Vincenzo Canali - La postura come prevenzione di traumi da carico iterativo e ottimizzazione del ge-

sto tecnico • Francesco Butteri - I massimi comuni denominatori delle tecniche dell’atletica: le fondamenta per una

corretta specializzazione

SESSIONE PER GRUPPIVelocità ed ostacoli: tecnica e talento / Salti: scuole a confronto. Il talento / Resistenza: metodi di alle-namento e periodizzazione / Lanci: metodologia e tecnica

Atti del convegno: L’allenamento sportivo tra ricerca e sperimentazione Come utilizzare la ricerca in campo pratico Modena, 13 dicembre 2008 (2 DVD)

• Applicazione della ricerca biomeccanica per il miglioramento della performance tecnica • L’allenamento della forza nelle discipline di endurance• L’allenamento degli sprint ripetuti – Come utilizzare la ricerca per sviluppare un programma di alle-

namento• L’allenamento e la valutazione negli sport di squadra: cosa ci dice l’evidenza scientifica?• Lo sviluppo delle senso percezioni nel processo di allenamento – Sviluppo di un programma attra-

verso la ricerca

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SUPPLEMENTI di Atletica StudiI giovani e la scuola L’INSEGNAMENTO DELL’ATLETICA LEGGERA A SCUOLA

(1° volume – le corse, gli ostacoli) di Graziano PaissanL’INSEGNAMENTO DELL’ATLETICA LEGGERA A SCUOLA (2° volume – i salti) di Graziano PaissanL’INSEGNAMENTO DELL’ATLETICA LEGGERA A SCUOLA (3° volume – i giochi dell’atletica e la staffetta) di Graziano PaissanL’INSEGNAMENTO DELL’ATLETICA LEGGERA A SCUOLA (4° volume – i lanci) di Graziano Paissan

Allenamento MEZZI E METODI DI ALLENAMENTO DELLO SPRINTER DI ELEVATO LIVELLO e tecnica di Filippo Di Mulo

LE GARE DI VELOCITA' (La scuola italiana di velocità, 25 anni di esperienze di Carlo Vittori ecollaboratori) di Carlo VittoriIL SALTO IN ALTO DALLA "A" ALLA "FOSBURY" di Mauro AstruaIL DECATHLON di Renzo AvogaroLA PROGRAMMAZIONE AGONISTICA ANNUALE DI UN GIOVANE DISCOBOLO di Francesco AngiusL'ALLENAMENTO DEL GIOVANE CORRIDORE DAI 12 AI 19 ANNI di Carlo VittoriL'ALLENAMENTO DELLE SPECIALITÀ DI CORSA VELOCE PER GLI ATLETI D'ÉLITE di Carlo VittoriLA PRATICA DELL’ALLENAMENTO di Carlo VittoriL’ALLENAMENTO NELL’ATLETICA GIOVANILE - 1a parte: le corse, i salti AA.VV.L’ALLENAMENTO NELL’ATLETICA GIOVANILE - 2a parte: i lanci e la marcia AA.VV.L’ALIMENTAZIONE NEL MEZZOFONDO, NEL FONDO E NELLA MARCIA di Enrico Arcelli e Stefano Righetti

Scienza LE GARE SULLE MEDIE E LUNGHE DISTANZEe allenamento (La Scuola italiana di Mezzofondo, Fondo e Marcia) di Enrico Arcelli e coll.

LA MARCIA, aspetti scientifici e tecnici - Autori variIL MEZZOFONDO VELOCE: dalla fisiologia all’allenamento di Enrico Arcelli e Antonio DottiMOTOR COORDINATION IN SPORT AND EXERCISE - Autori variPSICOLOGIA PER L'ALLENATORE di Alessandro Salvini, Alberto Cei, Enrico AgostiLE BASI SCIENTIFICHE DELL’ALLENAMENTO IN ATLETICA LEGGERA di R.M. Malina,I.Nicoletti, W.Starosta, Y.Verchosanskij, R.Manno, F.Merni, A.Madella, C.MantovaniCRESCITA E MATURAZIONE DI BAMBINI ED ADOLESCENTI PRATICANTI ATLETICA LEG-GERA - GROWTH AND MATURATION OF CHILD AND ADOLESCENT TRACK AND FIELDATHLETES di Robert M. MalinaCONTRIBUTI E PROSPETTIVE SUL TEMA DEL TALENTO IN ATLETICA LEGGERA - AA.VV.

I Manuali IL NUOVO MANUALE DELL’ISTRUTTORE DI ATLETICA LEGGERA – Autori varidi Atleticastudi “CORRERE, SALTARE, LANCIARE” – La Guida IAAF per l’Insegnamento dell’atletica

“CORRERE, SALTARE, LANCIARE” – La Guida IAAF per l’Insegnamento dell’atletica (2a edizione)NUOVO MANUALE DEL DIRIGENTE DI ATLETICA LEGGERA – Il management delle societàsportive (vol.1) Guido Martinelli, Giuseppe Fischetto, Valentina Del Rosario, Giovanni EspositoMANUALE DELL'ISTRUTTORE DI ATLETICA LEGGERA - Autori variIL MANUALE DELL’ALLENATORE DI ATLETICA LEGGERA (1° volume – generalità, corsa, marcia) - Autori variIL MANUALE DELL’ALLENATORE DI ATLETICA LEGGERA (2° volume – salti e prove multiple) - Autori variIL MANUALE DELL’ALLENATORE DI ATLETICA LEGGERA (3° volume – i lanci) - Autori variIL MANUALE DEL DIRIGENTE (vol.1) Alberto Madella, Maurizio Marano, Roberto Ghiretti, Mar-cello Marchioni, Mario RepettoIL MANUALE DEL DIRIGENTE (vol.2) Guido Martinelli, Giuseppe Fischetto, Ugo Ranzetti

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