0Piano Integrato Prevenzione Controllo 2012-2014 Integrato... · con maggiori concentrazioni nelle...

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DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE MEDICO P P i i a a n n o o I I n n t t e e g g r r a a t t o o d d i i P P r r e e v v e e n n z z i i o o n n e e e e C C o o n n t t r r o o l l l l o o 2 2 0 0 1 1 2 2 - - 2 2 0 0 1 1 4 4 FEBBRAIO 2012

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INDICE

1. IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO DEL TERRITORIO ED IL PROFILO DI SALUTE ...........................3

2. IL NUOVO APPROCCIO ALLA PREVENZIONE IN LOMBARDIA ......................................................12

3. I RISULTATI RAGGIUNTI.................................................................................................................20

4. RISORSE E ORGANIZZAZIONE........................................................................................................34

5. LA GRADUAZIONE DEL RISCHIO ...................................................................................................41

6. PRIORITÀ DELLA PREVENZIONE NEL TRIENNIO 2012-2014 .........................................................42

7. LE AZIONI DI PREVENZIONE ED I VOLUMI DEI CONTROLLI PROGRAMMATI ..............................43

8. EDUCAZIONE SANITARIA E PROMOZIONE DELLA SALUTE...........................................................45

9. SCREENING ONCOLOGICI ..............................................................................................................47

10. PREVENZIONE E PROFILASSI DELLE MALATTIE INFETTIVE .........................................................49

11. IGIENE E SICUREZZA AMBIENTI DI VITA......................................................................................51

12. SALUTE E AMBIENTE....................................................................................................................53

13. SICUREZZA ALIMENTARE E NUTRIZIONE ....................................................................................59

14. SICUREZZA SUL LAVORO .............................................................................................................66

Allegati _ documentazione pubblicata sul sito www.asl.bergamo.it:

- Indici demografici ed epidemiologici, anno 2011, Osservatorio ASL di Bergamo http://www.asl.bergamo.it/upload/asl_bergamo/notizie/1_dati_di_contesto_12755_2885.pdf

- Rapporto sui risultati delle attività di prevenzione, controllo e promozione della salute, anno 2010 http://www.asl.bergamo.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idArea=19493&idCat=24511&ID=24511

- Reports sintetici sulle attività di prevenzione, controllo e promozione della salute, anno 2011, articolati per i 14 ambiti distrettuali di riferimento

http://www.asl.bergamo.it/servizi/notizie/notizie_fase02.aspx?ID=2828

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1. IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO DEL TERRITORIO ED IL PROFILO DI SALUTE

1.1 Il Contesto socio economico La provincia di Bergamo si caratterizza per alcuni elementi di contesto significativi:

- superficie territoriale pari a 2.722,86 Km2, - popolazione al 1° gennaio 2011, 1.098.740 residenti (dati ISTAT), - densità abitativa di 403,52 ab./ Km2, - 244 Comuni e 6 Comunità Montane.

La densità abitativa risulta elevata nel distretto di Bergamo con più di 2.000 abitanti/Km2, con più di 1.000 abitanti/ Km2 nei distretti di Dalmine, Seriate e nell’Isola Bergamasca, per poi ridursi significativamente negli altri ambiti distrettuali con le punte minime di circa 70 abitanti/ Km2 nella Valle Brembana e nell’Alta Valle Seriana e Valle di Scalve. Si evidenzia la particolare complessità del territorio (pianura, collina, valli e montagne per quasi due/terzi della provincia), con difficoltà viabilistiche soprattutto lungo e tra le diverse valli. La componente montana del territorio riduce complessivamente la quota adibita alle attività umane e all’abitato. Lo sviluppo delle zone residenziali e di quelle destinate ad attività produttive avvenga spesso in modo critico e lo sfruttamento delle risorse territoriali in molte aree viene portato vicino al limite. Il territorio è

percorso da importanti corsi d’acqua e ospita laghi che contribuiscono a rendere il paesaggio molto caratteristico: i fiumi Adda e Oglio, che delimitano rispettivamente a ovest e ad est la Provincia, insieme ai fiumi Brembo e Serio, sono i principali corsi d’acqua che dalle quote più elevate delle Alpi Orobie scorrono nella pianura della bassa bergamasca. Il Lago d’Iseo, condiviso con la Provincia di Brescia, e il Lago d’Endine sono invece i corpi idrici superficiali più estesi. Il sistema industriale è solido anche se importanti criticità sono registrate, nel corso di questi ultimi anni, come conseguenza della crisi economica nazionale ed internazionale. Il volume delle esportazioni colloca la provincia di Bergamo ai primi posti nel quadro nazionale. Il numero di imprese attive presenti alla fine dell’anno 2011 è di 87.074 (di cui 57.068 con dipendenti), unità, di cui le sezioni Costruzioni (23,7%), il Commercio all’ingrosso e al dettaglio (22,5%) e l’Attività manifatturiera (13,5%) rappresentano le quote percentuali più importanti. Sono presenti alcuni poli e distretti industriali di forte impatto sull’ambiente e sulla salute (Isola Bergamasca, Valle Seriana, Treviglio e Caravaggio, Grassobbio e Scanzorosciate, Zanica e Urgnano, Basso Sebino) e 50 Aziende a Rischio di Incidente Rilevante. Il numero di persone occupate nel mondo del lavoro è pari a 468.224 addetti (dati ISTAT anno 2010).

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Il numero di scuole e la popolazione scolastica, risultano equamente distribuite sul territorio provinciale, con maggiori concentrazioni nelle aree di Bergamo, Treviglio, Isola bergamasca e Valle Seriana. Gli istituti scolastici sono distribuiti uniformemente sul territorio provinciale, ad eccezione delle scuole medie superiori che registrano una concentrazione significativa nell’area del distretto di Bergamo. Complessivamente sono presenti oltre 1.100 scuole con una popolazione scolastica di circa 169.000 studenti. Le strutture ricettive sono 705, di cui 289 alberghi, e trovano la maggior concentrazione nell’area della città di Bergamo, nelle valli (circa il 50% del totale della provincia) e nelle zone dei laghi, a maggior vocazione turistica. La balneazione è localizzata sulle sponde dei laghi di Endine e di Iseo, con 30 punti di prelievo, mentre non esistono zone balenabili lungo i corsi d’acqua superficiale. Sono inoltre presenti sul territorio provinciale 75 piscine. Nelle valli Brembana e Seriana si concentra il 65% delle fonti di approvvigionamento di acqua potabile (oltre 1.000 fonti di approvvigionamento di acqua potabile). Va infine registrata la presenza, nelle immediate prossimità dell’area urbana del capoluogo, dell’Aeroporto Internazionale di Orio Al Serio, notevolmente cresciuto negli ultimi anni (con le conseguenti criticità) sino a diventare il terzo aeroporto della Lombardia per dimensioni e traffico. Sono oltre 8.419.948 i passeggeri transitati nell’anno 2011 (7.677,224 nel 2010, + 9,7%) e 112.249 le tonnellate di merci movimentate (106.054 nel 2010, + 5,8%)1.

1.2 Gli indici demografici Gli indici demografici, che sono stati elaborati dall’Osservatorio Epidemiologico della ASL e contenuti nel documento allegato al presente Piano, descrivono dati relativi a:

- Residenti in provincia di Bergamo per classe di età, residenti per distretto, densità di popolazione, - Percentuale popolazione residente 0-14 anni, percentuale soggetti con età > 80 anni, - Indice di vecchiaia, indice di invecchiamento, indice di dipendenza strutturale, - Indice di dipendenza strutturale negli anziani, - Indice di lavoro , - Tasso di incremento demografico.

In sintesi si riportano di seguito: a) i dati di popolazione nella provincia per classi di età evidenziando che al 1° gennaio 2011 i

residenti corrispondono a 1.098.740 (3^ provincia in Lombardia e 9^ in Italia)

Residenti in provincia di Bergamo per classe di età

classi di età maschi femmine totale

00-04 30.312 28.942 59.254

05-09 29.327 27.694 57.021

10-14 27.976 26.545 54.521

15-19 27.029 25.375 52.404

20-24 28.068 26.947 55.015

25-29 31.811 31.206 63.017

30-34 39.348 37.366 76.714

35-39 47.998 43.943 91.941

40-44 49.561 45.302 94.863

45-49 46.546 43.957 90.503

50-54 38.223 36.890 75.113

55-59 33.211 33.089 66.300

60-64 33.315 33.721 67.036

65-69 25.236 27.177 52.413

70-74 23.793 27.858 51.651

75-79 16.585 22.611 39.196

80-84 10.339 18.328 28.667

>=85 5.999 17.112 23.111

Totale 544.677 554.063 1.098.740

Numeratore: n. residenti _ Denominatore: 1 _ Riferimento temporale: 01/01/2011 _ Fonte dati: ISTAT

1 Fo nt e da t i : SA CBO s pa, ht tp //www.m x pa ir po r t . i t

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b) l’indice di lavoro provinciale che è in linea con il dato regionale.

Indice di lavoro Distretti Maschi Femmine Totale

1 Bergamo 66,29 61,37 63,69

2 Dalmine 69,46 66,34 67,91

3 Seriate 70,06 66,70 68,38

4 Grumello 70,47 65,93 68,21

5 Valle Cavallina 69,00 65,30 67,16

6 Basso Sebino 69,81 65,60 67,72

7 Alto Sebino 67,14 62,39 64,72

8 Valle Seriana 67,28 63,61 65,42

9 Val Seriana Superiore 68,00 63,81 65,89

10 Valle Brembana 67,37 62,38 64,86

11 Valle Imagna V. Almè 68,28 64,54 66,39

12 Isola Bergamasca 70,40 65,57 67,99

13 Treviglio 69,66 64,72 67,19

14 Romano di Lombardia 70,47 66,05 68,29

PROVINCIA 68,87 64,58 66,70

REGIONE 67,94 63,57 65,71

Numeratore: popolazione residente 15-64 anni x 100 _ Denominatore: popolazione residente totale Riferimento temporale: 01/01/2011 _ Fonte dati: ISTAT

1.3 Il profilo epidemiologico L’analisi del profilo epidemiologico riferito agli anni 2007 e 2008 (ultimi dati disponibili) è stata condotta dall’Osservatorio Epidemiologico della ASL. Di seguito sono presentati alcuni indicatori di mortalità in confronto con il dato regionale. Il documento completo dell’analisi epidemiologica è consultabile nell’allegato al presente Piano.

Tutti i tumori La provincia di Bergamo presenta una mortalità significativamente più alta nei confronti della regione

Lombardia in entrambi sessi: +8% nei maschi, +11% nelle femmine.

Rapporto standardizzato di mortalità per patologie tumorali (codice ICD 9: 140-239; codice ICD 10: C00-D49)

(tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo)

Distretti Maschi Femmine

S.M.R. I.C. 95% S.M.R. I.C. 95%

1 Bergamo 0,90 0,87-0,93 1,02 0,99-1,06

2 Dalmine 1,06 1,02-1,10 1,05 1,01-1,10

3 Seriate 1,01 0,95-1,07 1,02 0,95-1,09

4 Grumello 1,05 0,98-1,13 0,94 0,87-1,03

5 Valle Cavallina 0,96 0,90-1,03 1,02 0,94-1,10

6 Basso Sebino 1,08 1,00-1,18 1,03 0,93-1,13

7 Alto Sebino 1,02 0,94-1,1 0,81 0,74-0,89

8 Valle Seriana 1,00 0,96-1,05 1,07 1,02-1,12

9 Val Seriana Superiore 1,07 1,00-1,14 1,03 0,96-1,11

10 Valle Brembana 1,00 0,94-1,06 0,92 0,85-0,99 11 Valle Imagna V. Almè 0,90 0,84-0,96 0,91 0,84-0,98

12 Isola Bergamasca 1,07 1,03-1,11 0,99 0,95-1,04

13 Treviglio 0,97 0,93-1,01 0,97 0,93-1,02

14 Romano di Lombardia 1,07 1,02-1,13 1,00 0,94-1,06

Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia:

Maschi: S.M.R. 1,08 (I.C. 95%: 1,04-1,12) _ Femmine: S.M.R. 1,11 (I.C. 95%: 1,07-1,15)

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Tumori dello stomaco Come in tutti i paesi occidentali, anche in provincia di Bergamo la mortalità per i tumori gastrici è in diminuzione. Viene però rilevato un eccesso di mortalità significativo nel confronto con la regione

Lombardia (+38% nei maschi, +44% nelle femmine). Si tratta di una delle “criticità” tumorali della nostra

provincia.

Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni dello stomaco (codice ICD 9: 151; codici ICD 10: C16)

(tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo)

Distretti Maschi Femmine

S.M.R. I.C. 95% S.M.R. I.C. 95%

1 Bergamo 0,64 0,55-0,73 0,85 0,74-0,97

2 Dalmine 0,93 0,80-1,07 0,86 0,72-1,03

3 Seriate 1,14 0,94-1,36 1,26 1,01-1,54

4 Grumello 1,40 1,13-1,72 1,32 1,01-1,69

5 Valle Cavallina 0,96 0,76-1,20 1,42 1,13-1,77

6 Basso Sebino 1,32 1,02-1,69 1,15 0,83-1,56

7 Alto Sebino 0,87 0,65-1,14 0,55 0,36-0,80

8 Valle Seriana 1,12 0,97-1,29 1,17 0,99-1,37

9 Val Seriana Superiore 1,38 1,15-1,66 1,30 1,03-1,62

10 Valle Brembana 1,32 1,09-1,57 1,13 0,89-1,41

11 Valle Imagna V. Almè 0,89 0,70-1,11 1,00 0,77-1,28

12 Isola Bergamasca 1,23 1,07-1,39 1,06 0,89-1,24

13 Treviglio 0,76 0,64-0,90 0,83 0,68-1,00

14 Romano di Lombardia 1,09 0,91-1,30 0,79 0,61-1,01

Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia:

Maschi: S.M.R. 1,38 (I.C. 95%: 1,23-1,55 _ Femmine: S.M.R. 1,44 (I.C. 95%: 1,26-1,64)

Tumori del fegato La mortalità per questo tumore rappresenta una criticità sanitaria per la provincia di Bergamo,

considerando gli eccessi significativamente superiori rispetto alla regione Lombardia (+37% nei maschi e

+54% nelle femmine). I fattori di rischio più importanti per questa patologia sono una precedente infezione da virus dell’epatite e il consumo di alcol. Quindi è necessario lavorare in questa direzione per una prevenzione di tipo primario (es. vaccino antiepatite e stili di vita salutari), infatti si tratta di una patologia tumorale a prognosi infausta.

Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni del fegato (codice ICD 9: 155; codice ICD 10: C22)

(tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo)

Distretti Maschi Femmine

S.M.R. I.C. 95% S.M.R. I.C. 95%

1 Bergamo 0,70 0,63-0,79 0,67 0,57-0,78

2 Dalmine 1,13 1,01-1,26 1,16 0,99-1,36

3 Seriate 1,05 0,89-1,24 1,13 0,89-1,42

4 Grumello 1,05 0,85-1,29 0,99 0,72-1,32

5 Valle Cavallina 0,98 0,80-1,19 1,03 0,78-1,34

6 Basso Sebino 1,23 0,98-1,53 1,82 1,40-2,32

7 Alto Sebino 0,95 0,75-1,19 0,66 0,45-0,95

8 Valle Seriana 1,08 0,95-1,21 1,46 1,26-1,69

9 Val Seriana Superiore 1,06 0,88-1,27 1,05 0,80-1,34

10 Valle Brembana 0,82 0,67-1,00 0,87 0,66-1,13

11 Valle Imagna V. Almè 0,74 0,59-0,92 0,74 0,54-0,99

12 Isola Bergamasca 1,14 1,01-1,28 0,92 0,77-1,10

13 Treviglio 1,14 1,01-1,28 0,96 0,79-1,14

14 Romano di Lombardia 1,15 0,99-1,33 1,20 0,98-1,47

Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia:

Maschi: S.M.R. 1,37 (I.C. 95%: 1,23-1,52) _ Femmine: S.M.R. 1,54 (I.C. 95%: 1,34-1,77)

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Tumori del pancreas Il tumore del pancreas ha una prognosi infausta e in provincia di Bergamo presenta un eccesso di mortalità

significativamente più alto rispetto alla regione Lombardia (+18% nei maschi, +25% nelle femmine). L’eziologia di questa patologia è molto controversa, anche se la dieta sembra ricoprire un ruolo importante.

Rapporto standardizzato di mortalità per tumori del pancreas (codice ICD 9: 157; codice ICD 10: C25)

(tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo)

Distretti Maschi Femmine

S.M.R. I.C. 95% S.M.R. I.C. 95%

1 Bergamo 0,91 0,78-1,05 1,01 0,89-1,15

2 Dalmine 1,05 0,88-1,24 1,13 0,96-1,33

3 Seriate 0,80 0,60-1,05 0,85 0,64-1,10

4 Grumello 1,11 0,81-1,48 0,68 0,46-0,97

5 Valle Cavallina 0,96 0,71-1,27 1,00 0,75-1,31

6 Basso Sebino 1,01 0,69-1,43 0,67 0,43-1,01

7 Alto Sebino 1,07 0,77-1,45 1,01 0,74-1,35

8 Valle Seriana 1,25 1,06-1,48 1,13 0,95-1,33

9 Val Seriana Superiore 1,10 0,84-1,42 1,01 0,77-1,30

10 Valle Brembana 1,05 0,80-1,34 1,08 0,84-1,36

11 Valle Imagna V. Almè 0,95 0,71-1,25 1,08 0,84-1,38

12 Isola Bergamasca 0,95 0,78-1,14 0,99 0,83-1,18

13 Treviglio 0,96 0,79-1,16 0,87 0,72-1,05

14 Romano di Lombardia 0,94 0,73-1,19 1,05 0,84-1,30

Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia:

Maschi: S.M.R. 1,18 (I.C. 95%: 1,03-1,36) _ Femmine: S.M.R. 1,25 (I.C. 95%: 1,10-1,42) Tumori maligni delle vie aeree e digerenti superiori L’eziologia di questa tipologia tumorale è legata principalmente all’azione di due cancerogeni: fumo di tabacco e alcol. Nel biennio analizzato il rischio di mortalità è più alto in provincia (+16% nei maschi, +19% nelle femmine), ma tale eccesso non è statisticamente significativo. Tumori dell’esofago Il tumore dell’esofago è un tumore ad elevata mortalità. Colpisce soprattutto i maschi. Il rischio di mortalità in provincia è più alto rispetto alla regione (+5% nei maschi, +14% nelle femmine), ma tale eccesso non è significativo. Tumori del colon-retto La mortalità per tumori del colon-retto è in difetto nei maschi (-10%) e in linea con quella della regione nelle

femmine. Il programma di screening dei tumori colorettali in provincia di Bergamo (iniziato nell’anno 2005) dovrebbe portare negli anni ad una diminuzione della mortalità per questa patologia.

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Tumori del polmone Si tratta di patologia tumorale più frequente nella popolazione maschile in termini di mortalità oncologica. In provincia di Bergamo si segnala un rischio più alto sia nella popolazione maschile (+6%) che in quella femminile (+3%), non statisticamente significativo. Il fattore di rischio più importante è il fumo di sigaretta.

Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni del polmone (codice ICD 9: 162; codice ICD 10: C33-34)

(tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo)

Distretti Maschi Femmine

S.M.R. I.C. 95% S.M.R. I.C. 95%

1 Bergamo 0,89 0,83-0,95 1,20 1,08-1,33

2 Dalmine 1,07 0,99-1,15 1,16 1,01-1,33

3 Seriate 0,98 0,87-1,09 0,82 0,64-1,04

4 Grumello 1,06 0,93-1,22 0,92 0,69-1,21

5 Valle Cavallina 1,05 0,92-1,18 0,93 0,71-1,19

6 Basso Sebino 1,03 0,87-1,20 0,81 0,56-1,13

7 Alto Sebino 0,95 0,82-1,10 0,80 0,58-1,08

8 Valle Seriana 1,00 0,92-1,08 0,92 0,78-1,09

9 Val Seriana Superiore 1,02 0,90-1,15 1,06 0,84-1,33

10 Valle Brembana 0,96 0,85-1,08 0,93 0,72-1,17

11 Valle Imagna V. Almè 0,96 0,84-1,08 0,98 0,77-1,23

12 Isola Bergamasca 1,09 1,00-1,17 0,89 0,75-1,04

13 Treviglio 0,98 0,90-1,07 0,90 0,75-1,06

14 Romano di Lombardia 1,09 0,98-1,20 1,06 0,87-1,28

Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia:

Maschi: S.M.R. 1,06 (I.C. 95%: 0,99-1,13) _ Femmine: S.M.R. 1,03 (I.C. 95%: 0,91-1,16)

Tumori della pleura Sono costituiti principalmente dal mesotelioma della pleura, un tumore rarissimo associato prevalentemente all’esposizione professionale ad asbesto. Mentre nel periodo 1998/2002 si registrava un eccesso di mortalità rispetto alla regione Lombardia, anche se non significativo, sia nei maschi che nelle femmine, nel biennio considerato (2007 e 2008), nei maschi in provincia di Bergamo si registra un difetto di mortalità (-6%) rispetto alla regione Lombardia, e un eccesso nelle femmine (+8%), ma tali differenze non sono significative.

Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni della pleura (mesotelioma) (codice ICD 9: 163; codice ICD 10: C45) - (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo)

Distretti Maschi Femmine

S.M.R. I.C. 95% S.M.R. I.C. 95%

1 Bergamo 0,67 0,44-0,97 1,06 0,71-1,52

2 Dalmine 1,98 1,50-2,57 1,10 0,64-1,77

3 Seriate 1,40 0,86-2,16 1,95 1,09-3,21

4 Grumello 0,66 0,24-1,44 - -

5 Valle Cavallina 0,46 0,15-1,07 0,84 0,27-1,96

6 Basso Sebino 2,26 1,26-3,72 3,37 1,79-5,76

7 Alto Sebino 0,61 0,20-1,42 0,81 0,22-2,07

8 Valle Seriana 0,96 0,62-1,43 1,18 0,69-1,89

9 Val Seriana Superiore 0,52 0,19-1,13 0,75 0,24-1,76

10 Valle Brembana 0,32 0,09-0,82 0,56 0,15-1,43

11 Valle Imagna V. Almè 1,10 0,58-1,88 0,45 0,09-1,30

12 Isola Bergamasca 1,48 1,05-2,02 0,92 0,50-1,55

13 Treviglio 0,62 0,34-1,01 0,49 0,20-1,02

14 Romano di Lombardia 0,66 0,33-1,19 1,20 0,60-2,14

Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia:

Maschi: S.M.R. 0,94 (I.C. 95%: 0,65-1,32) _ Femmine: S.M.R. 1,08 (I.C. 95%: 0,69-1,63)

9

Tumori della mammella Patologia tumorale più frequente nelle femmine sia in termini di incidenza che di mortalità. In provincia si registra una situazione sovrapponibile a quella della Lombardia. Si ipotizza che lo screening in atto nella provincia di Bergamo stia portando e porterà ad un’ulteriore riduzione della mortalità per questa patologia. Tumori dell’ovaio La mortalità in provincia di Bergamo risulta superiore alla media regionale (+17%). Tra i fattori di rischio per questa patologia vengono annoverati la nulliparità, la prima gravidanza tardiva, la dieta ipercalorica e l’alcol.

Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni dell’ovaio (codice ICD 9: 183; codice ICD 10: C56)

(tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo)

Distretti Femmine

S.M.R. I.C. 95%

1 Bergamo 0,96 0,80-1,14

2 Dalmine 1,09 0,88-1,35

3 Seriate 0,77 0,52-1,10

4 Grumello 0,71 0,43-1,12

5 Valle Cavallina 0,86 0,56-1,25

6 Basso Sebino 0,62 0,32-1,07

7 Alto Sebino 0,61 0,34-1,00

8 Valle Seriana 1,16 0,93-1,44

9 Val Seriana Superiore 1,33 0,97-1,79

10 Valle Brembana 1,10 0,78-1,51

11 Valle Imagna V. Almè 0,88 0,59-1,26

12 Isola Bergamasca 1,15 0,93-1,42

13 Treviglio 1,02 0,80-1,28

14 Romano di Lombardia 1,02 0,75-1,36

Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia:

Femmine: S.M.R. 1,17 (I.C. 95%: 0,97-1,39)

Tumori della prostata Si tratta di una patologia tumorale in forte incremento nei paesi occidentali, anche per un problema di sovradiagnosi (esame del PSA). In provincia di Bergamo la mortalità è simile a quella della regione Lombardia. Linfomi non-Hodgkin I linfomi non-Hodgkin costituiscono in realtà una varietà di tumori molto eterogenea, con differenti caratteristiche cliniche. La mortalità è più alta nelle femmine residenti in provincia di Bergamo rispetto alla regione Lombardia (+17%) e più bassa nei maschi (-10%). Il tasso grezzo di mortalità presenta un incremento. Tra i fattori di rischio si registra l’infezione da HIV e alcune esposizioni professionali. Leucemie Le leucemie comprendono un gruppo di patologie estremamente eterogeneo. Molti sono i fattori di rischio implicati nella genesi delle leucemie: fattori genetici, radiazioni ionizzanti, alcune esposizioni professionali. Per alcuni fattori esterni, come benzene e campi elettromagnetici, non esiste ancora un’evidenza sicura di associazione. La mortalità in provincia di Bergamo è sovrapponibile a quella della regione Lombardia. Malattie del sistema circolatorio Le malattie del sistema circolatorio sono la causa più frequente di mortalità in provincia di Bergamo, in

Lombardia, in Italia e in tutti i paesi sviluppati. Il rischio di mortalità in provincia di Bergamo è sovrapponibile a quello della regione Lombardia

10

Cardiopatie ischemiche In questa categoria nosologica sono comprese le forme di cardiopatia ischemica acuta e cronica oltre all’infarto miocardio. Questo gruppo rappresenta una delle principali cause di morte e morbosità cronica dell’adulto. Il rischio di mortalità in provincia di Bergamo rispetto alla Regione Lombardia è più alto sia nei

maschi (+6%) che nelle femmine (+4%).

Rapporto standardizzato di mortalità per cardiopatie ischemiche

(codice ICD 9: 410.0-414.9; codice ICD 10: I20-25) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo)

Distretti Maschi Femmine

S.M.R. I.C. 95% S.M.R. I.C. 95%

1 Bergamo 0,93 0,88-0,99 0,87 0,82-0,92

2 Dalmine 0,92 0,85-1,00 0,87 0,79-0,94

3 Seriate 0,88 0,79-0,98 0,89 0,79-1,00

4 Grumello 0,94 0,82-1,08 0,93 0,81-1,07

5 Valle Cavallina 0,99 0,88-1,11 1,06 0,94-1,19

6 Basso Sebino 1,08 0,94-1,24 1,13 0,98-1,30

7 Alto Sebino 0,93 0,81-1,06 1,03 0,91-1,17

8 Valle Seriana 1,09 1,02-1,18 1,05 0,97-1,13

9 Val Seriana Superiore 1,19 1,07-1,31 0,96 0,85-1,07

10 Valle Brembana 1,08 0,97-1,19 1,15 1,04-1,27

11 Valle Imagna V. Almè 0,80 0,70-0,90 0,72 0,63-0,83

12 Isola Bergamasca 1,03 0,96-1,11 1,04 0,96-1,12

13 Treviglio 1,02 0,95-1,10 1,13 1,05-1,21

14 Romano di Lombardia 1,19 1,09-1,30 1,45 1,33-1,57

Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia:

Maschi: S.M.R. 1,06 (I.C. 95%: 1,00-1,12) _ Femmine: S.M.R. 1,04 (I.C. 95%: 0,98-1,19)

Disturbi circolatori dell’encefalo La condizione morbosa più importante di questo gruppo nosologico è l’ictus cerebrale che è una delle tre maggiori cause di morte e una delle principali cause di disabilità a lungo termine. Il rischio di mortalità in provincia di Bergamo è sovrapponibile a quello della regione Lombardia Malattie dell’apparato digerente Si tratta di un gruppo di patologie molto variegato per rilevanza clinica e durata. Il rischio di decesso in provincia di Bergamo in confronto con la regione Lombardia è lievemente più alto nei maschi (+6%) e nelle femmine +7%). Traumatismi e avvelenamenti Comprendono tutti i decessi per cause traumatiche o per avvelenamenti. Il rischio di decesso in provincia di Bergamo in confronto con la regione Lombardia è lievemente più alto nei maschi (+7%) e in linea nelle

femmine.

Incidenti stradali Gli incidenti stradali sono un’importante causa di morte nella popolazione giovanile. Il rischio di decesso in provincia di Bergamo in confronto con la regione Lombardia è lievemente più basso in entrambi i generi. Nell’anno 2010 si sono verificati 84 decessi per incidenti stradali (dati Registro Mortalità ASL). Malattie dell’apparato respiratorio A questo gruppo nosologico eterogeneo contribuiscono in maniera preponderante le broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO) e le patologie infettive polmonari (broncopolmoniti e polmoniti). Il rischio di mortalità è sovrapponibile a quello della Regione Lombardia.

11

Patologie respiratorie croniche Queste patologie si manifestano in età avanzata e rappresentano in Italia e nel mondo una delle principali cause di decesso. Il rischio di decesso in provincia di Bergamo in confronto con la regione Lombardia è

significativamente più alto nei maschi (+15%) e in difetto nelle femmine (-11%). Dai dati relativi allo studio PASSI anno 2010 sull’abitudine al fumo si evidenzia che la percentuale dei fumatori nella provincia di Bergamo è del 27% contro il dato regionale e nazionale del 29%.

Rapporto standardizzato di mortalità per patologie respiratorie croniche (codice ICD 9: 491-493; codice ICD 10: J40-47)

(tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo)

Distretti Maschi Femmine

S.M.R. I.C. 95% S.M.R. I.C. 95%

1 Bergamo 0,78 0,69-0,88 0,93 0,82-1,06

2 Dalmine 0,99 0,85-1,15 0,99 0,81-1,19

3 Seriate 0,98 0,79-1,21 1,46 1,16-1,81

4 Grumello 1,09 0,84-1,39 1,41 1,07-1,84

5 Valle Cavallina 1,10 0,88-1,36 0,76 0,54-1,05

6 Basso Sebino 1,00 0,73-1,32 1,23 0,87-1,68

7 Alto Sebino 0,97 0,74-1,23 0,89 0,63-1,21

8 Valle Seriana 1,19 1,04-1,36 1,30 1,10-1,52

9 Val Seriana Superiore 1,22 0,99-1,47 0,85 0,63-1,12

10 Valle Brembana 1,01 0,82-1,22 0,91 0,69-1,18

11 Valle Imagna V. Almè 0,98 0,78-1,20 0,86 0,64-1,14

12 Isola Bergamasca 1,08 0,93-1,25 0,95 0,78-1,15

13 Treviglio 0,93 0,79-1,08 0,82 0,66-1,00

14 Romano di Lombardia 1,19 0,99-1,41 0,99 0,77-1,25

Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia:

Maschi: S.M.R. 1,15 (I.C. 95%: 1,03-1,28) _ Femmine: S.M.R. 0,89 (I.C. 95%: 0,77-1,01)

Ulteriori indicatori di carattere epidemiologico, per specifiche aree tematiche, sono presentati ed illustrati all’interno dei diversi capitoli che compongono il presente Piano.

12

2. IL NUOVO APPROCCIO ALLA PREVENZIONE IN LOMBARDIA

2.1 Prevenzione: definizione, criteri e ambiti In Italia, il termine anglosassone Public Health (Salute Pubblica) è tradotto in Sanità Pubblica. Entrambi questi termini sono considerati, sia nella pratica che nel linguaggio comune, tra di loro indistinti ed intercambiabili2. A volte, alla definizione di Sanità Pubblica viene attribuito, erroneamente, lo stesso significato di servizio sanitario. In realtà, quando si parla di Sanità Pubblica ci si dovrebbe riferire ad un sistema il cui significato è universalmente accettato. Nel 1988, attraverso l’Acheson Report, la Sanità Pubblica viene descritta come “la scienza di promuovere la salute, prevenire le malattie, prolungare e

migliorare la qualità della vita attraverso gli sforzi organizzati della società". Ancora, l’Organizzazione

Mondiale della Sanità (1996) l’ha definita come “l’insieme degli sforzi organizzati della società per

sviluppare politiche per la salute pubblica, la prevenzione delle malattie, la promozione della salute e per

favorire l’equità sociale nell’ambito di uno sviluppo sostenibile”. Per l’Oxford Textbook of Public Health (2002), invece, la Sanità Pubblica è il “processo di mobilitazione e impegno delle risorse locali, nazionali e

internazionali per assicurare le condizioni in cui le persone possano vivere in salute”, mentre Rychetnik, nel suo glossario per l’Evidence Based Public Health (2004), la identifica come “insieme degli sforzi scientifici e

tecnici, ma anche sociali e politici volti a migliorare la salute e il benessere delle comunità o delle

popolazioni”. Tutte queste definizioni sottolineano la dimensione politico-sociale attribuita ai processi di formazione delle politiche per la salute e per la loro realizzazione, attraverso una azione organizzata della società nel suo insieme. La sanità pubblica, indipendentemente dal tipo di sistema sanitario all’interno del quale si colloca, riguarda l’insieme di quelle attività sanitarie che non possono essere lasciate alla responsabilità individuale del singolo cittadino ma che richiedono decisioni di natura collettiva3. Essa necessita, oggi, di approcci intersettoriali e multidisciplinari, privilegia gli interventi di igiene e di prevenzione ed ha la necessità di fondare le decisioni su prove scientifiche di efficacia, appropriatezza ed economicità. Il moderno concetto di Sanità Pubblica fa riferimento al termine prevenzione, “intesa non solo

come insieme di attività volte a prevenire l’insorgenza della malattia, ma anche ad arrestarne l’evoluzione e

a ridurne le conseguenze”4. In questa prospettiva “la prevenzione rappresenta quell’insieme di interventi

finalizzati ad impedire o ridurre il rischio (ossia la probabilità) che si verifichino eventi non desiderati, ovvero

ad abbatterne o attutirne gli effetti in termini di morbosità, disabilità e mortalità”5. Una classificazione

tradizionale della prevenzione prevede la sua articolazione in primaria, secondaria e terziaria. La prevenzione primaria, rivolta alla collettività, ha lo scopo di ridurre l’incidenza di malattia e di altre condizioni che contrastano la buona salute. La prevenzione secondaria, indirizzata alla popolazione o a gruppi di popolazione a rischio, si pone l’obiettivo di ridurre, attraverso la diagnosi precoce, la prevalenza di malattia aumentando la probabilità di guarigione. Infine, la prevenzione terziaria, rivolta alla popolazione malata, ha lo scopo di limitare le complicazioni o conseguenze delle patologie. Anche se l’obiettivo rimane la salute, la prevenzione nelle sue tre definizioni operative fa ancora riferimento alla malattia6. Oggi, in realtà, si è introdotto anche il concetto di medicina predittiva, che tendenzialmente si rivolge a tutta la popolazione sana ed ha come obiettivo la valutazione del rischio di insorgenza di una patologia (ad esempio attraverso il ricorso a test genetici). Essa si riferisce a quell’approccio che tende a scoprire e valutare, in termini probabilistici, i fattori che, per una specifica persona e in un dato ambiente, possono favorire l’insorgenza di una malattia7. Ma, “una buona politica sanitaria, quindi, non si può dire conclusa con la

diffusione delle misure di prevenzione della malattia e il controllo dei suoi fattori di rischio, ma deve anche

favorire i relativi determinanti culturali, sociali, ambientali della salute. La modifica dei comportamenti e

dello stile di vita è una componente importante della strategia di sanità pubblica, che infatti è compresa

2 F i a c c h i n i D . , ( P u b b l i c a t o d a ) , S a l u t e P u b b l i c a , h t t p : / / s a l u t e s e n i g a l l i a . b l o g s p o t . c o m / s e a r c h / l a b e l / S P e S , 2 0 0 8

3 B e t t a A . , L ’ i m p o r t a n z a d i ( r i ) c o s t r u i r e u n a s a n i t à p u b b l i c a m o d e r n a n e l q u a d r o d e l l e p o l i t i c h e p e r l a s a l u t e , P u n t o O m e g a n . 5 / 6 ,

P r o v i n c i a A u t o n o m a d i T r e n t o , 2 0 0 1

4 W o r l d H e a l t h O r g a n i z a t i o n , N e w c h a l l e n g e s f o r p u b l i c h e a l t h - R e p o r t o f a n i n t e r r e g i o n a l m e e t i n g , G e n e v e , W H O , 1 9 9 6

5 C C M , P i a n o N a z i o n a l e P r e v e n z i o n e 2 0 1 0 _ 2 0 1 2 ,

6 R o s m i n i F . , P r e v e n z i o n e d e l l a m a l a t t i a e p r o m o z i o n e d e l l a s a l u t e . S t r a t e g i e d i s t i n t e e c o m p l e m e n t a r i , A n n I s t S u p e r S a n i t à

2 0 0 2 ; 3 8 ( 2 ) : 1 6 3 - 1 6 7

7 C C M , P i a n o N a z i o n a l e P r e v e n z i o n e 2 0 1 0 _ 2 0 1 2 ,

13

negli ultimi piani sanitari”8. La World Health Organization definisce la promozione della salute come quel

“processo che consente alle persone di accrescere il controllo sulla salute e di migliorarla”9. La promozione

della salute, piuttosto che focalizzarsi sulle persone a rischio per specifiche malattie, si rivolge alla intera popolazione nel corso della propria vita e tende ad agire sui determinanti o cause della salute10. In questa prospettiva concettuale si sono definiti i più recenti interventi pianificatori, a livello nazionale e regionale, e sulla base di principi ivi contenuti, le azioni e gli interventi di prevenzione progettati ed attuati dalla nostra ASL si sono concretizzati, a partire dal 2007, nel piano triennale 2008-2010, nel piano annuale 2011 ed ora nel presente Piano Integrato di prevenzione e controllo per il triennio 2012-2014.

2.2. Valenza del Piano e coerenza con gli atti di programmazione regionale Le determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’anno 2012, adottate con deliberazione di giunta regionale n. IX/2633 del 6 dicembre 2011, prevedono, al punto 3.1 dell’allegato 4 “attività di prevenzione medica e veterinaria”, la “redazione del Piano triennale dei controlli 2012-2014, orientando la programmazione secondo l’individuazione delle priorità del territorio, i criteri di graduazione del rischio utilizzando il DWH del sistema IMPreS@, coordinando le attività con le altre strutture aziendali interessate”. La declinazione delle azioni in interventi, iniziative, attività da parte delle ASL, sempre secondo il citato allegato 4, va sviluppata utilizzando la metodologia avviata negli anni precedenti, basata sull’integrazione e la trasversalità degli interventi, con una visione delle attività orientata a criteri di efficacia e di sostenibilità, con particolare riferimento all’utilizzo efficiente delle risorse. I più recenti atti programmatori e di indirizzo regionali, nel campo della prevenzione, a cui il presente piano triennale 2012-2014 fa riferimento, sono:

1. il Piano Socio Sanitario Regionale 2010-2014 (PSSR) – DCR n. IX/0088 del 17.10.2010; 2. il Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012 (PRP) – DGR n. IX/1175 del 29.12.2010; 3. il Piano Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro 2011-2013 – DGR n. IX/1821 del 8.6.2011; 4. l’intesa del 14 luglio 2011, tra Regione Lombardia e Ufficio Scolastico Regionale, per la “Rete

Lombarda delle scuole che promuovono salute”; 5. le determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’esercizio

2012 - DGR n. IX/2633 del 6.12.2011. Il PRP, in particolare, delinea gli obiettivi prioritari di prevenzione, individuando:

- le azioni per il mantenimento dei risultati già raggiunti, con attenzione alla promozione di stili di vita e ambienti favorevoli alla salute, alla prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro, alla sicurezza alimentare e alla prevenzione e controllo delle malattie infettive, compresi gli interventi vaccinali,

- i principi di riferimento per la valorizzazione della responsabilità del singolo e delle scelte individuali,

- la attenzione da dedicare sulla tematica delle disuguaglianze rispetto alla domanda di salute, - l’offerta di servizi e prestazioni di qualità che pone la persona al centro dei percorsi di diagnosi

precoce, cura e riabilitazione. Il presente “Piano triennale dei controlli 2012-2014” è stato redatto in attuazione e in coerenza del PRP 2010-2012, e comprende attività ed interventi finalizzati alla tutela della salute, attraverso azioni di prevenzione, di controllo e di promozione della salute. Il documento trova, per lo specifico della promozione della salute, una sua propria integrazione con il Piano Integrato Locale degli Interventi di Promozione della Salute.

8 R o s m i n i F . , P r e v e n z i o n e d e l l a m a l a t t i a e p r o m o z i o n e d e l l a s a l u t e . S t r a t e g i e d i s t i n t e e c o m p l e m e n t a r i , A n n I s t S u p e r S a n i t à

2 0 0 2 ; 3 8 ( 2 ) : 1 6 3 - 1 6 7

9 W o r l d H e a l t h O r g a n i z a t i o n , O t t a w a C h a r t e r f o r H e a l t h P r o m o t i o n , G e n e v a , 1 9 8 6

10 L a s t J M c i t . d a R o s m i n i F . , P r e v e n z i o n e d e l l a m a l a t t i a e p r o m o z i o n e d e l l a s a l u t e . S t r a t e g i e d i s t i n t e e c o m p l e m e n t a r i , A n n

I s t S u p e r S a n i t à 2 0 0 2 ; 3 8 ( 2 ) : 1 6 3 - 1 6 7

14

Le azioni delineate qui si caratterizzano per le seguenti finalità: 1. il consolidamento e lo sviluppo di una efficace azione di prevenzione rivolta alla collettività, ai

gruppi di popolazione a rischio e all’individuo, 2. il rafforzamento di un approccio integrato ed intersettoriale delle attività, rispetto ad una

visione unitaria della prevenzione, 3. il potenziamento dei processi di semplificazione e di sburocratizzazione amministrativa, anche

rafforzando il sistema informativo della prevenzione, 4. la maggior attenzione ai percorsi di informazione e sensibilizzazione, nei riguardi del singolo e

della collettività, finalizzati ad accrescere la consapevolezza intorno alla responsabilità individuale rispetto a comportamenti improntati alla tutela e alla promozione della sicurezza e della salute,

5. il miglioramento della azione di programmazione, di realizzazione e di verifica dei risultati, secondo un approccio orientato alla Evidence Based Prevention.

2.3. I concetti innovativi Le innovazioni introdotte nel sistema della sanità pubblica lombarda, così come delineate dagli strumenti contenuti negli atti normativi e di indirizzo richiamati , ci orientano verso una visione strategica di approccio ai problemi di salute fortemente caratterizzata da alcuni elementi fondanti: semplificazione, programmazione, intersettorialità e trasversalità, responsabilità, efficacia.

1. La prevenzione, quale parte della più ampia funzione amministrativa dello Stato, non può sottrarsi alla importante spinta di rinnovamento che, specie in questi ultimi anni, orienta l’azione della intera pubblica amministrazione. I processi di semplificazione e di sburocratizzazione amministrativa delle attività di interesse della prevenzione hanno preso avvio già partire dalla applicazione della LR 8/2007, ora confluita nel TU delle leggi sanitarie lombarde adottato con LR 33/2009, che ha abolito, secondo la metodologia della Evidence Based Prevention (EBP), una serie di certificazioni sanitarie ritenute non più utili (a partire dalla LR 12/2003) ed un insieme di atti, pareri, autorizzazioni e nulla osta sanitari, privi di dimostrata efficacia, in precedenza necessari per l’esercizio di impresa e di altre attività, inizialmente sostituiti da Dichiarazioni di Inizio Attività ed ora, in coerenza alle disposizioni della L. 122/2010, dalla nuova Segnalazione Certificata di Inizio Attività. Nuove forme di estensione di questi processi, deriveranno ulteriormente dai più recenti provvedimenti normativi assunti, anche a livello nazionale. L’attivazione degli Sportelli Unici per le Attività Produttive (SUAP) da parte dei Comuni, da un lato, e la diffusione dei sistemi informatici ed informativi, dall’altro, incentivando la tendenza alla “dematerializzazione”, favoriranno e renderanno immediata la comunicazione tra Sistema Prevenzione, Cittadino ed Impresa, permettendo maggior trasparenza, certezza nei tempi di risposta, facilitazione di accesso e realizzazione di una vera rete integrata

2. La necessità di orientare sforzi e risorse verso i bisogni prioritari di salute, ha invitato a porre una

particolare enfasi sul processo di programmazione. Questo è inteso quale strumento capace di selezionare i problemi di salute, sulla base di una approfondita analisi del contesto socio-economico-ambientale del nostro territorio e del profilo epidemiologico della sua popolazione, ordinandoli per priorità, attraverso il processo di graduazione del rischio. Secondo questo approccio, nel corso dell’anno 2007, è stato elaborato il primo “Piano Integrato di Prevenzione e Controllo” per il triennio 2008-2010, successivamente esteso anche per il 2011, declinando nel dettaglio obiettivi, azioni e risultati attesi per ognuna delle annualità in cui il piano pluriennale si articola. Con questo stesso approccio si concretizza, anche per la triennalità 2012-2014, il nuovo “Piano Integrato Di Prevenzione E Controllo”.

3. Il fatto che la salute dipenda da molteplici fattori (socio-economici, ambientali, genetici,

comportamentali e stili di vita, disponibilità di servizi sanitari) ha indotto a studiare e ad approfondire le conoscenze scientifiche sui determinanti diretti della salute, stimolando con ciò un approccio che va al di là della semplice competenza propria del sistema sanitario. La necessità di sviluppare politiche per la salute, secondo un approccio intersettoriale, deriva proprio dalla

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necessità di coinvolgere trasversalmente tutti i soggetti e gli attori che hanno capacità di incidere ed influire sulla salute stessa. La visione di insieme è rivolta ad orientare la attenzione non solo alla

riduzione degli eventi malattia ed all’individuazione dei rischi negli ambienti di vita e di lavoro ma

anche a quei processi ed azioni indirizzate a promuovere la salute, nonché a tutti quei fenomeni

multidimensionali correlati all’ecosistema. “Accreditati studi internazionali hanno effettuato una stima quantitativa dell’impatto di alcuni fattori sulla longevità delle comunità, utilizzata come indicatore indiretto della salute. I fattori socio-economici (che influenzano anche gli stili di vita), contribuiscono per il 40-50%, lo stato e le condizioni dell’ambiente per il 20-33%, l’eredità genetica per un altro 20-30% e i servizi sanitari per il 10-15%.”11. Una buona politica sanitaria, quindi, non si può dire conclusa con la diffusione delle misure di prevenzione della malattia e il controllo dei suoi fattori di rischio, ma deve anche favorire i relativi determinanti culturali, sociali, ambientali della salute. Così gli sforzi organizzativi del Dipartimento di Prevenzione, proseguendo le positive esperienze avviate già da anni, saranno sempre più indirizzati verso la costruzione del “sistema integrato della prevenzione”, attraverso la partecipazione di diversi soggetti, anche al di fuori del Servizio Sanitario Regionale, che hanno ruolo e competenza rispetto agli obiettivi e risultati di salute definiti.

4. Il tema della responsabilità, anche nell’ambito della prevenzione, ha avuto una importante

caratterizzazione nel corso di questi ultimi 15 anni. Le stesse normative comunitarie hanno enfatizzato la “responsabilizzazione” dei titolari di impresa, a partire dal campo della sicurezza sul lavoro e della igiene e sicurezza alimentare, nei processi di prevenzione e promozione della salute. La diffusione dei “sistemi di autocontrollo” e dei “sistemi di gestione della sicurezza” hanno infatti spostato le leve del “fare prevenzione” direttamente laddove la salute si “fa” o si “perde”. Con ciò ridefinendo anche le modalità di approccio alle attività di vigilanza e controllo da parte della pubblica amministrazione, integrando una funzione di “controllo intelligente” e mirato ai rischi effettivi con una funzione di “assistenza, formazione ed informazione”, tesa a promuovere comportamenti virtuosi. Il controllo così si caratterizzerà, sempre di più, per una preminente attenzione a posteriori, cioè una volta che l’attività sottoposta ad esame risulta in esercizio e funzionante a regime, e per un orientamento che privilegi la analisi e la valutazione dei processi e dei sistemi piuttosto che la sola verifica di meri requisiti formali, con l’obiettivo di incrementare l’effettivo livello di sicurezza. Ma, allo stesso modo, saranno al centro della nostra azione, quegli interventi utili e necessari a rafforzare una diffusa “responsabilità delle scelte e dei comportamenti

individuali”, attraverso lo sviluppo di azioni di informazione e di diffusione di conoscenze, specie riguardo a comportamenti e stili di vita adeguati (educazione alimentare, rapporti sessuali responsabili, danni da fumo) e di sensibilizzazione per una partecipazione consapevole ai programmi vaccinali, agli screening oncologici, alle campagne per la prevenzione degli incidenti domestici e degli infortuni sul lavoro.

5. Infine, una maggiore attenzione è dedicata alla misurazione e valutazione dei risultati di

prevenzione attraverso la elaborazione di una batteria di indicatori e la diffusione, agli Stakeholder, di un rapporto informativo annuale sulle attività realizzate. Annualmente, a partire dal 2008, la nostra ASL, come tutte le altre ASL della Regione Lombardia, elabora e diffonde, tra gli Stakeholder, il proprio Rapporto sulle attività di prevenzione e sui risultati conseguiti. Il rapporto relativo alle attività di prevenzione realizzate nel 2011, sarà redatto e diffuso entro il prossimo mese di giugno. Tuttavia, già nel mese di gennaio, sono stati elaborati 14 reports di sintesi relativi alle attività di prevenzione realizzate, già nel 2011, in ognuno dei 14 ambiti distrettuali in cui si articola la nostra ASL, dandone diffusione ai Comuni attraverso l’Ufficio Sindaci. Strumenti grazie ai quali assicurare la dovuta trasparenza, la possibilità di partecipare al processo di valutazione e programmazione con la espressione di pareri ed osservazioni , permettendo inoltre di dare evidenza del ruolo e della utilità sostanziale della azione di prevenzione.

11 M a r t i n i G . C o n f o r t i D . , L a s a l u t e e i s u o i d e t er m i n a n t i , P r o v i n c i a A u t o n o ma d i T r e n t o , p u n t o o m e ga 1 9 / 2 0 , 2 0 0 7 ,

h t t p : / / w w w . t r e n t i n o s a l u t e . n e t

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2.4. Integrazioni, collaborazioni intra-aziendali e inter-aziendali, reti Il Dipartimento di prevenzione Medico adotta un modello organizzativo volto quindi a realizzare:

- l’unitarietà delle attività di prevenzione, avendo presente che l’obiettivo principale è la salute della persona inserita nell’ambiente di vita e di lavoro;

- l’interdisciplinarietà, intesa come coordinamento ed integrazione di professionalità diverse; - la programmazione annuale, intesa come declinazione di dettaglio per ognuna delle annualità

in cui si articola il piano triennale, per un razionale utilizzo delle risorse ed un più efficace ed efficiente servizio al cittadino ed alle istituzioni.

Il Dipartimento di Prevenzione Medico sviluppa i propri processi di programmazione e attuazione delle strategie e degli obiettivi di prevenzione collettiva e di sanità pubblica perseguendo uno stretto raccordo e consolidate forme di collaborazione con tutte le articolazioni aziendali, anche mediante la partecipazione diretta delle stesse a piani e progetti di prevenzione e controllo, ad esempio: Dipartimento di Prevenzione Veterinario, Servizio di Educazione alla Salute della Direzione Sanitaria, Dipartimento Programmazione Acquisto e Controllo, Dipartimento ASSI, Dipartimento Dipendenze, Ufficio Epidemiologico, Dipartimento Cure Primarie, Distretti Socio-Sanitari, Sistema Informativo Strategico. Analogamente sono gestiti i rapporti con i soggetti esterni istituzionalmente preposti, anche se con diverse funzioni e competenze, al raggiungimento di obiettivi comuni di tutela della salute della popolazione e di prevenzione in ambiente di vita e di lavoro in ambito provinciale, quali, ad esempio: Enti Locali (Comuni, singoli o associati, e Provincia) il Dipartimento provinciale ARPA, la Direzione Provinciale del Lavoro, le Polizie Locali ed altre Forze dell’ordine (Carabinieri e Guardia di Finanza), il Prefetto e l’Ufficio Territoriale del Governo. In questa prospettiva va ricordato che la ASL, in quanto ente del servizio sanitario regionale (SSR) fa parte, a pieno titolo, del sistema regionale definito dalla l.r. 30/2006, che, oltre alle strutture amministrative regionali propriamente dette composte dalle Direzioni Generali, comprende enti e aziende, anche autonome, istituiti dalla Regione, e le società regionali. Inoltre, specie nelle fasi inerenti i processi di programmazione e di rendicontazione delle azioni di prevenzione, il DPM coinvolge, anche in momenti di consultazione, proposta e verifica, i diversi portatori d’interesse presenti nel territorio di competenza (più di 60 Stakeholders di riferimento) per specifici contenuti/materie/attività di prevenzione e controllo tra Associazioni di categoria, datoriali, Organizzazioni Sindacali, Rappresentanti dei Consumatori, ecc.

Di seguito sono indicate le principali aree di integrazione.

Processi intra-aziendali

2.4.1 Coordinamento tra dipartimenti di prevenzione medico e veterinario

Per le problematiche a valenza interdipartimentale (con riferimento particolare alla materia della sicurezza alimentare, lungo la sua intera filiera) è istituito, quale strumento permanente di coordinamento tra il Dipartimento di Prevenzione Medico e il Dipartimento di Prevenzione Veterinaria, il “Nucleo di coordinamento interdipartimentale” collocato nell’ambito della Direzione Sanitaria. Il nucleo è presieduto dal Direttore Sanitario ed è composto dai Direttori dei Dipartimenti, o loro delegati, dai Responsabili dei tecnici di entrambi i Dipartimenti e viene, di volta in volta, integrato dai Responsabili dei Servizi competenti per materia. 2.4.2 Coordinamento con i Distretti Socio-Sanitari

Le principali collaborazioni tra DPM e DSS per le azioni di prevenzione riguardano le seguenti principali aree strategiche:

- i progetti di “educazione alla salute” così come definiti dalla Direzione Sanitaria, - gli interventi di prevenzione rivolti alla persona (vaccinazioni e certificazioni medico-legali)

erogate a livello distrettuale, - la partecipazione consultiva ai processi di programmazione e di reportistica, - la collaborazione alla reportistica sullo stato di salute della popolazione, anche attraverso

l’elaborazione di dati aggregati per singolo Distretto, - la gestione della “comunicazione” con le Assemblee dei Sindaci.

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2.4.3 Collaborazione Tecnico Operativa con il Dipartimento Programmazione Acquisto e Controllo (Pac) –

Servizi “Autorizzazione e Accreditamento” e “Accreditamento Controllo Appropriatezza e Qualità”

Il supporto al Dipartimento PAC viene garantito ai fini dell’accreditamento istituzionale delle strutture elencate:

- Strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, - Centri di Medicina dello Sport.

Il DPM, tramite il contributo integrato dei propri Servizi, assicura il supporto specialistico necessario nell’ambito del processo di accreditamento, in merito alla verifica dei requisiti strutturali previsti dalla vigente normativa, ed in particolare: il Servizio Igiene e Sanità Pubblica per quanto concerne le strutture a carattere sanitario ed il Servizio di Medicina dello Sport e Lotta al Doping per i centri di medicina dello sport. Inoltre i Servizi SPSAL, SISL, SIAN e SPEMI, assicurano il supporto per gli specifici aspetti specialistici in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, di sicurezza degli impianti tecnologici, di igiene e sicurezza alimentare e di prevenzione delle malattie infettive, mediante forme di collaborazione concordate sulla base di esigenze e programmi specifici del DPAC.

2.4.4 Collaborazione con il Dipartimento Cure Primarie

E’ caratterizzata da una importanza crescente soprattutto in relazione al valore strategico del coinvolgimento dei Medici di Assistenza Primaria e dei Pediatri di Famiglia in diversi piani di prevenzione. In particolare si fa riferimento al controllo delle malattie infettive, alla promozione degli screening oncologici

organizzati, alla promozione dell’attività fisica e della corretta alimentazione. 2.4.5 Collaborazione con l’Ufficio Epidemiologico

L’Ufficio Epidemiologico, così come le altre articolazioni dell’Azienda che gestiscono i flussi dei dati sanitari e li elaborano per la creazione di reports di profilo epidemiologico, sono interlocutori privilegiati del Dipartimento di Prevenzione. Tale interesse ruota attorno alla predisposizione e all’aggiornamento del profilo di salute della popolazione della provincia nonché alla declinazione degli obiettivi regionali ed aziendali nel nostro contesto socio-economico e sanitario. Processi inter-istituzionali 2.4.6 Rapporti con I Comuni

Il Comune rappresenta il soggetto istituzionale di riferimento nei riguardi del quale il DPM, nell’esercizio delle proprie funzioni ed attività di prevenzione sanitaria, presta particolare e primaria attenzione. E’ a favore e nell’interesse del Comune che il DPM eroga, infatti, numerose delle prestazioni di prevenzione volte a tutelare e promuovere la salute della comunità locale ed è al Sindaco a cui lo stesso DPM si rivolge nella sua veste di Autorità Sanitaria Locale. Meritano richiamo, tra i numerosi interventi di prevenzione e controllo resi a favore dei Comuni, anche attraverso i diversi Uffici in cui questi si articolano, quelli concernenti:

- la partecipazione nei processi di formulazione dei Piani di Governo del Territorio (PGT), - i controlli di natura igienico-sanitaria finalizzati alla igiene dell’abitato e del territorio, comprese

le aree urbanizzate critiche sotto il profilo sanitario, - le valutazioni sanitarie derivanti da impatti ambientali, compreso il supporto per le attività di

protezione civile, - le collaborazioni con le Polizie Locali per il contrasto del fenomeno infortunistico sul lavoro e per

la vigilanza e controllo su esercizi ed attività economiche critiche, - le azioni di contenimento delle infestazioni di animali nocivi (zanzara tigre, ecc.), - gli interventi ed i progetti di informazione sanitaria, di educazione e di promozione della salute.

Luoghi privilegiati di consultazione collegiale con i Comuni sono rappresentati da due sedi istituzionali: il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, a livello centrale, e l’Assemblea dei Sindaci a livello Distrettuale.

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2.4.7 Rapporti con la Provincia

Le principali collaborazioni tra DPM e Provincia per le attività di prevenzione riguardano le seguenti aree tematiche:

- partecipazione alle Conferenze di Servizi indette dalla Provincia con operatori del DPM con delega all’espressione ed alla sottoscrizione dei pareri di competenza dell’Ente,

- partecipazione coordinata nell’ambito delle attività proprie dell’analisi e dello “stato di salute e dell’ambiente della provincia”.

2.4.8 Rapporti con la Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Bergamo

La principale forma di collaborazione con la Prefettura di Bergamo, relativamente ad azioni di prevenzione afferenti alle competenze del Dipartimento di Prevenzione Medico, riguardano le seguenti aree tematiche:

- la sicurezza sul lavoro e la prevenzione del rischio infortunistico, - le problematiche di natura igienico-sanitaria connesse all’insediamento di soggetti

extracomunitari in provincia, - la prevenzione degli incidenti stradali, in riferimento anche alle problematiche connesse

all’abuso di bevande alcoliche e all’uso di sostanze stupefacenti, - le emergenze legate al Rischio Incidente Rilevante, - le problematiche legate al rischio radioattivo e nucleare.

2.4.9 Rapporti con la U.O. Medicina del Lavoro della Azienda Ospedale Riuniti di Bergamo

Prosegue la consolidata collaborazione con i colleghi della Unità Operativa di Medicina del Lavoro Ospedaliera, sia nella gestione dei Registri Mesoteliomi e TuNS che nella ricerca sistematica di tumori professionali mediante un costante confronto costruttivo sui criteri di ricerca e sulla valutazione dei singoli casi. La UOOML svolge inoltre un ruolo di ausilio e consulenza (accertamenti di secondo livello) per le diagnosi complesse di malattia professionale e nell’espressione di giudizi d’idoneità alla mansione specifica in caso di controversie e ricorsi avverso il giudizio espresso dal Medico Competente. Collabora nella progettazione ed attuazione di interventi mirati volti all’emersione dei casi di Malattia Professionale quali ad esempio allergopatie, patologie muscolo scheletriche, patologie dell’apparato respiratorio ecc..., in specifiche categorie di lavoratori (edili, agricoltori, ex-esposti ad amianto ….). Partecipa inoltre alla progettazione e realizzazione di iniziative di informazione, formazione e divulgazione di Linee guida e Vademecum decretati dalla Regione in particolare per i medici competenti. 2.4.10 Rapporti con l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA)

L’ASL ha attivato con ARPA Lombardia forme di collaborazione istituzionale ed operativa sulle materie e tematiche di cointeresse al fine di coordinare l'esercizio delle rispettive competenze mediante la razionalizzazione delle attività ispettive e di controllo, comprese le attività analitiche, evitando quindi duplicazioni di interventi. I criteri che ispirano l’azione di coordinamento sono orientati alla:

a) Integrazione tra le attività di ARPA e ASL ai fini dell’ottimizzazione delle funzioni di prevenzione e di controllo,

b) Definizione delle modalità inerenti i reciproci flussi informativi, nelle forme e nei tempi adeguati rispetto a quanto stabilito dalla legge o a seguito di emergenze o di altre necessità identificate a livello istituzionale ed ai necessari tempi tecnici di produzione dei dati stessi.

c) Accordo regionale tra Direzione Generale Sanità e Direzione Generale ARPA. 2.4.11 Sistema della Maxiemergenza Sanitaria

L’ASL di Bergamo, tramite il Servizio di Medicina Ambientale, si interfaccia e mantiene raccordi organici con Regione Lombardia, Prefettura, Provincia, VV.FF., SSUEm 118, UOOML, Centro Antiveleni e ARPA, allo scopo di pianificare le azioni connesse alla gestione delle maxiemergenze sanitarie e di coordinarne le operazioni in caso di evento. Riferimento specifico è contenuto nei documenti sui criteri di massima per la pianificazione degli interventi sanitari in occasione di eventi catastrofici e di atti connessi a terrorismo.

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2.4.12 Stakeholders

Sono definiti dalla norma ISO 9000:2000 come "persona o gruppo di persone aventi un interesse nelle prestazioni o nel successo di un'organizzazione" il cui consenso e fiducia influenzano, quindi, le performance d’impresa. Il rispetto e l'attenzione al ruolo e alle istanze degli stakeholders consente alla nostra organizzazione di meglio qualificare l’offerta nell'ambito del nostro “mercato” di riferimento. Il Dipartimento di prevenzione Medico si orienta quindi verso una politica di coinvolgimento dei principali stakeholders attraverso la:

- mappatura dei principali "portatori di interesse" organizzati (sono oltre 60 quelli censiti e con cui il DPM si interfaccia) ;

- comprensione dei bisogni ed interessi da loro espressi , allo scopo di meglio indirizzare la azione di programmazione;

- coinvolgimento degli stakeholders (informazione, formazione e condivisione degli obiettivi programmatici e dei risultati), attraverso la creazione di un positivo dialogo e gestione delle relazioni, anche tramite la attivazione di tavoli "multistakeholder" di confronto (ad esempio: Commissione ex art. 7 per la Sicurezza del Lavoro);

Si segnala, tra gli altri, la collaborazione con l’INAIL e la Direzione provinciale del lavoro. Per quanto riguarda l’attività ispettiva la collaborazione con la Direzione Provinciale del Lavoro si concretizza nella gestione coordinata di controlli di vigilanza e controllo in cantieri edili. Inoltre, in caso di riscontro di inadempienze nel corso dell’attività di vigilanza, l’ASL e la DPL si scambiano reciprocamente la segnalazione per le rispettive competenze. Anche con l’INAIL è in corso una fattiva collaborazione che prevede lo scambio periodico di informazioni sulle aziende sanzionate e la realizzazione congiunta di momenti seminariali e di pubblicazioni tecnico-scientifiche.

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3. I RISULTATI RAGGIUNTI

3.1. Sviluppo di processi di semplificazione e sburocratizzazione amministrativa L’art. 19 della L. 241/90 e s.m.i., nella sua attuale stesura, così come modificata dalla L. 122/2010, ha introdotto la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) per l’attività imprenditoriale, commerciale o artigianale… il cui avvio “dipenda esclusivamente dall’accertamento di requisiti e presupposti richiesti dalla

legge o da atti amministrativi a contenuto generale, e non sia previsto alcun limite o contingente

complessivo o specifici strumenti di programmazione settoriale”. L’attività oggetto di segnalazione può essere avviata fin dalla data di presentazione della comunicazione. La SCIA sostituisce così oggi, a tutti gli effetti, le Dichiarazioni di Inizio Attività Produttiva (DIAP), già introdotte con la LR 8/2007. Nel termine di sessanta giorni dal ricevimento della segnalazione, l’amministrazione competente, in caso di accertata carenza dei requisiti e dei presupposti previsti, adotta motivati provvedimenti di divieto di prosecuzione dell’attività e di rimozione degli eventuali effetti dannosi (salvo che l’interessato provveda a confermare alla

normativa vigente la attività ed i suoi effetti entro un termine fissato). Decorso il termine all’amministrazione è consentito intervenire solo in presenza del pericolo di un danno per la salute.

In Regione Lombardia, le “Linee guida regionali sulle attività di controllo, vigilanza e ispezione negli

ambienti di vita e di lavoro di competenza dei Dipartimenti Medici di Prevenzione delle ASL”, emanate nel

maggio 2009, al paragrafo 2.3.2 indicano la necessità che le nuove attività economiche avviate siano oggetto di controllo ispettivo, da parte della ASL, in un campione significativo, stimato attorno al 20% su base annuale, individuato sulla base della analisi e graduazione dei rischi. Con propria circolare, la Regione ha inoltre evidenziato la opportunità di dare esplicita comunicazione preventiva al SUAP competente del controllo. Negli altri casi è inteso che l’ASL non ritiene necessario un controllo ispettivo urgente e che la nuova attività economica va ad aggiungersi al data base di quelle esistenti sul territorio, che sono complessivamente oggetto di programmazione di controlli su base annuale, ed eventuali ispezioni, qualora programmate, saranno successivamente effettuate in tale contesto. Si tratta quindi di un indubbio processo di semplificazione amministrativa a favore dei cittadini che intendono attivare/modificare una impresa o attività economica, azzerando i tempi intercorrenti tra presentazione della istanza e messa in esercizio effettivo della stessa. Quello che segue è il quadro di sintesi delle SCIA presentate alla ASL nel periodo 2008-2011.

anno Numero DIAP/SCIA 2008 2.685 2009 2.843 2010 3.133 2011 2.901

Con il DPR n.160 del 7 settembre 2010, è stata inoltre riordinata e semplificata la disciplina degli Sportelli

Unici per le Attività Produttive (SUAP). Sulla base della normativa vigente (art.38 del decreto legge 112/08), il SUAP rappresenta l’unico punto d’accesso per le pratiche amministrative relative allo svolgimento

dell’attività imprenditoriale ed è quindi (articolo 2) unico soggetto pubblico di riferimento territoriale per

tutti i procedimenti che abbiano ad oggetto l'esercizio di attività produttive e di prestazione di servizi e quelli relativi alle azioni di localizzazione, realizzazione, trasformazione, ristrutturazione o riconversione, ampliamento o trasferimento, nonché cessazione o riattivazione delle suddette attività, ivi compresi quelli di cui al D.Lgs. 26 marzo 2010, n. 59. La gestione delle funzioni dello Sportello Unico è attribuita ai Comuni,

in forma singola, associata o in convenzione con le Camere di Commercio. Il SUAP assicura al richiedente

una risposta telematica unica e tempestiva in luogo degli altri uffici comunali e di tutte le amministrazioni

pubbliche comunque coinvolte nel procedimento. E’ prevista, inoltre, la completa dematerializzazione della

gestione delle pratiche inerenti le domande, le dichiarazioni, le segnalazioni e le comunicazioni (ed i relativi elaborati tecnici e allegati) che devono essere presentate esclusivamente in modalità telematica al SUAP. E’ il SUAP che inoltra, sempre per via telematica, la documentazione alle altre amministrazioni, compresa la

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ASL, che intervengono nel procedimento. Si segnala infine che il DPR 160/10 prevede tra l'altro (art. 3 comma 1 lettera d) e art. 4, commi 12, 13 e 14) un sistema telematico dei pagamenti dei diritti dovuti agli

enti pubblici connessi alla presentazione della SCIA. In ogni caso la trasmissione delle SCIA, alla ASL, oggi, avviene da Sportello Unico attivato da Comuni associati, da singolo Comune (ad esempio Bergamo), in convenzione con la Camera di Commercio oppure tramite MUTA. A livello Regionale è stato attivato, a favore dei Comuni, il portale MUTA, Modello Unico per la Trasmissione degli Atti. Si tratta di una

piattaforma informatica a supporto dei processi e delle interazioni tra le imprese e la PA. L’obiettivo di MUTA è quello mettere a disposizione di tutti i soggetti coinvolti nei processi di comunicazione o autorizzazione relativi alle attività produttive una serie di servizi informatici. La piattaforma MUTA assicura la gestione della modulistica online e delle fasi del processo (dei diversi stati della pratica) per le seguenti procedure: SCIA, DIA + Agibilità edilizia, SCIA Agriturismo.

Lombardia Informatica SPA sta completando il raccordo tra il portale regionale MUTA e IMPRES@, per rendere visibili le SCIA presentate in maniera informatizzata attraverso MUTA direttamente nel sistema

IMPRES@, azzerando così i tempi di passaggio tra Comune e ASL. Si prevede inoltre che, sempre tramite MUTA, siano rese disponibili ai Comuni alcune sintetiche informazioni sui controlli effettuati dalle ASL sulle

attività avviate con SCIA. I forti processi di dematerializzazione, digitalizzazione e informatizzazione che interessano le attività di prevenzione comportano, da parte della ASL, una riorganizzazione dei flussi informativi interni, comprese le procedure di acquisizione, protocollo, registrazione, trattamento ed archiviazione informatica della documentazione, richiedendo anche una attenta valutazione delle ricadute sul sistema informativo

aziendale dell’Azienda (la ASL non è ad oggi dotata di un sistema informatico di gestione documentale). Va anche considerato che Camera di Commercio e MUTA utilizzano documenti digitalizzati solo in formato PDF. Ma alcuni Sportelli Unici potrebbero utilizzare formati diversi, la cui lettura richiede software specifici.

3.2 I risultati delle attività di prevenzione, controllo e promozione della salute I Rapporti annuali, sui risultati delle attività di prevenzione medica, relativamente agli anni 200912 e 201013, diffusi alla rete dei nostri Stakeholders, evidenziano le principali e più significative azioni di prevenzione, controllo e di promozione della salute realizzate. Pur consapevoli che gli effetti della prevenzione si manifestano a distanza di tempo e che è, quindi, difficile valutarne gli effetti a breve e medio termine, siamo convinti che le azioni messe in atto e lo sforzo di misurare, in termini di “guadagno di salute”, quanto fatto dall’ASL e dagli altri attori del “sistema provinciale della prevenzione”, vada nella direzione giusta. Le azioni di prevenzione, controllo e promozione della salute, realizzate nel periodo 2008-2011, hanno corrisposto agli obiettivi generali e specifici stabiliti dalla nostra Azienda attraverso il documento di programmazione annuale adottato, a conclusione di un percorso di consultazione con gli Stakeholders. Le principali linee di azione possono essere così sintetizzate:

a) la realizzazione di campagne di screening oncologici, indirizzate a fasce di età a maggior rischio, finalizzate alla diagnosi precoce dei tumori alla mammella e al colon-retto, per i quali esistono interventi terapeutici di dimostrata efficacia se la diagnosi è precoce;

b) la promozione della salute, volta a favorire l’adozione di stili di vita sani (corretta alimentazione, attività motoria, astensione dal fumo, limitazione del consumo di alcolici, ecc.), attraverso interventi di comunicazione e di formazione;

c) la prevenzione ed il controllo delle malattie infettive, attraverso e la sorveglianza epidemiologica e le vaccinazioni (la copertura vaccinale della popolazione infantile raggiunge percentuali superiori al 90–95%);

d) l’individuazione delle principali situazioni di rischio, verso cui indirizzare le attività di vigilanza

e controllo, per assicurare prevenzione e sicurezza sul lavoro, qualità igienica e nutrizionale

12 R a p p o r t o a n n u a l e s u i r i s u l t a t i d e l l e a t t i v i t à d i p r e v e n z i o n e m e d i c a , a n n o 2 0 0 9 – l i n k :

h t t p : / / w w w . a s l . b e r g a m o . i t / u p l o a d / a s l _ b e r g a m o / m o d u l i / 0 A S L B G % 2 0 D P M % 2 0 s i n t e s i % 2 0 R a p p o r t o % 2 0 a t t i v i t % C 3 % A 0 % 2 0 2 0 0 9 % 2 0 % 2 8 r e

v 1 % 2 0 s e t - 1 0 % 2 9 _ 7 7 _ 5 5 5 . p d f

13 R a p p o r t o a n n u a l e s u i r i s u l t a t i d e l l e a t t i v i t à d i p r e v e n z i o n e m e d i c a , a n n o 2 0 1 0 – l i n k

h t t p : / / w w w . a s l . b e r g a m o . i t / s e r v i z i / M e n u / d i n a m i c a . a s p x ? i d A r e a = 1 9 4 9 3 & i d C a t = 2 4 5 1 1 & I D = 2 4 5 1 1

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degli alimenti e delle bevande, condizioni di igiene e sicurezza delle abitazioni, rispetto degli standard igienici delle strutture sanitarie e socio-sanitarie, impatto sulla salute dei rischi di origine ambientale.

In particolare si evidenziano i seguenti elementi: 3.2.1. Prevenzione dei tumori (dati consolidati anno 2010) Lo screening Mammografico è attivo dal settembre del 2000 ma, solo dal maggio 2009, l’ASL gestisce in modo centralizzato le agende dei centri erogativi di 1° livello e pertanto la chiamata per la mammografia di screening attraverso un nuovo software (unico per entrambi i programmi di screening), creato dall’ASL, che consente l’invio delle comunicazioni di invito, di sollecito e di esito negativo del test di screening e la raccolta dei dati clinici. Per garantire equità d’accesso dal giugno 2009 è stato introdotto il criterio di chiamata individuale, in sostituzione del periodismo di chiamata in base al comune di domicilio/residenza. Ogni anno il programma di screening mammografico invita 62.000 donne di età compresa tra i 50 ed i 69 anni d’età, assistite dall’ASL di Bergamo (il cui Medico di Assistenza Primaria lavora in Provincia di Bergamo), in assenza di fattori di rischio noti. Questa popolazione target è definita a rischio medio di sviluppare la patologia perché appartiene alla classe d’età 50-69 anni. Lo screening dei tumori del colon retto è attivo dal settembre del 2005 e dal novembre 2009 l’ASL ha sostituito con un proprio software (unico per entrambi i programmi di screening), che consente l’invio delle comunicazioni di invito, di sollecito e di esito negativo del test di screening e la raccolta dei dati clinici. Per garantire equità d’accesso dal gennaio 2010 è stato introdotto il criterio di chiamata individuale, in sostituzione del periodismo di chiamata in base al comune di domicilio/residenza. Ogni anno il programma di screening dei tumori del colon retto invita 128.000 persone di età compresa tra i 50 ed i 69 anni d’età, assistite dall’ASL di Bergamo (il cui Medico di Assistenza Primaria lavora in Provincia di Bergamo) in assenza di fattori di rischio noti. Questa popolazione target è definita a rischio medio di sviluppare la patologia perché appartiene alla classe d’età 50-69 anni. Da ottobre 2011 l’ASL della provincia di Bergamo, in collaborazione con le Strutture Aziende Ospedaliere della provincia, ha avviato una campagna di sensibilizzazione per la diagnosi precoce del tumore del collo

dell’utero. Sintesi e Guadagno di salute

I programmi di screening per i tumori della mammella e del colon-retto hanno individuato nel 2011 rispettivamente 4 casi e 1 caso di neoplasia ogni 1000 test di primo livello (mammografia e ricerca del sangue occulto fecale), consentendo diagnosi precoce e trattamento conservativo. A 10 anni dall'avvio del programma di screening mammografico in provincia di Bergamo si osserva una forbice tra le curve di sopravvivenza dopo diagnosi di carcinoma della mammella, all'interno e fuori dal programma di screening. La sopravvivenza è maggiore nella popolazione femminile la cui diagnosi di malattia è stata fatta con il programma di screening dell'ASL rispetto alla popolazione la cui diagnosi è stata fatta per malattia sintomatica. Analisi della sopravvivenza dopo diagnosi di tumore della mammella nella popolazione screenata e non screenata.

(fonte Servizio Epidemiologico dell’ASL, giugno 2011)

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Negli anni 2005-2008 si rileva un aumento dei ricoveri per chirurgia per la patologia neoplastica del colon-

retto. Questo aumento coincide con il periodo in cui l'ASL ha raggiunto tutta la popolazione di età 50-69 anni con un invito per l'esecuzione del test di screening (ricerca del sangue occulto fecale). Nel primo passaggio il programma di screening ha intercettato molti casi di malattia e molti di questi necessitavano di ricovero per intervento. Dal 2009 il numero dei ricoveri per patologia neoplastica del colon-retto è diminuito così come minori sono stati i casi di malattia individuati dal programma di screening nei passaggi successivi al primo, in cui i casi di malattia diagnosticati sono in fase precoce e pertanto trattati solo endoscopicamente.

Andamento dei ricoveri per patologia neoplastica colon rettale dal 1999 al 2009

(fonte Servizio Epidemiologico dell’ASL, giugno 2011) 3.2.2 Prevenzione delle malattie cronico-degenerative e promozione della salute La prevenzione delle malattie cronico-degenerative rappresenta un obiettivo di primaria importanza per migliorare il livello di salute della collettività. In questa prospettiva, le attività di promozione della salute, finalizzate a fornire le conoscenze e le competenze necessarie, attraverso il coinvolgimento di diversi soggetti della comunità (comuni, scuole, associazioni di volontariato, associazioni di categoria e sindacati, società sportive, …), ad accrescere il controllo sul proprio stato di salute e a favorire l’adozione di stili di vita salutari, offrono un importante contributo. La 1a Conferenza Internazionale sull’Assistenza Sanitaria Primaria, tenutasi ad Alma Ata nel 1978, ha esplicitato l’importanza dell’azione educativa nei confronti della popolazione e il valore del ruolo di tutti i settori della società nel concorrere ad obiettivi di salute. Tra i “prerequisiti” ed i “determinanti” per la salute sono identificati: la costruzione di politiche pubbliche per la salute, la creazione di ambienti favorevoli per la salute, il rafforzamento delle azioni comunitarie (partecipazione), lo sviluppo di abilità personali, il riorientamento dei servizi sanitari. I prioritari interventi della ASL, nel triennio precedente, si sono indirizzati, coerentemente agli obiettivi di programmazione sanitaria definiti sulla base della rilevanza dei problemi di salute della comunità, a favorire l’adozione di stili di vita salutari capaci di contrastare i rischi comportamentali dannosi alla salute. Attraverso uno sforzo orientato a coinvolgere i diversi soggetti della comunità presente nel nostro territorio (i Comuni, le scuole, le associazioni di volontariato, le società sportive, le associazioni categoriali) le principali azioni si sono indirizzate alla promozione della attività fisica, al contrasto al tabagismo, al controllo della obesità, al miglioramento della alimentazione e nutrizione. La promozione della salute, rivolta ai bambini ed ai giovani, si è concretizzata attraverso specifici programmi scolastici di educazione alla salute: “Mi muovo, sto bene”, per quanto riguarda la attività fisica; “A scuola di sicurezza”, sulla prevenzione degli incidenti domestici e degli infortuni; “Fata verdurina”, “Colazione che passione” e “Il segreto delle piramidi” sul tema della educazione alimentare; “Liberi dal fumo”, sulla prevenzione del tabagismo. I programmi scolastici di educazione alla salute, proposti dalla ASL alle scuole, hanno coinvolto 35.000 studenti delle scuole di ogni ordine e grado (anno 2010).

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600

800

1000

1200

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

maschi femmine M+F

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Per quanto riguarda le iniziative volte a promuovere l’attività fisica, si è lavorato per lo sviluppo e la diffusione dei "Gruppi di Cammino”. Nati a Bergamo nel 2009, i “Gruppi di cammino” fanno parte del progetto “Stili di Vita Sana” che coinvolge, a livello nazionale Asl, Amministrazioni Comunali, settori del privato sociale e organizzazioni di volontariato. Ad oggi, il progetto ha coinvolto 50 comuni per un totale di 70 gruppi di cammino, con un numero complessivo di 2.000 persone aderenti di età media superiore ai 60 anni14. Tra i progetti innovativi di educazione alla salute va evidenziata l'esperienza che ha coinvolto alcune Aziende del territorio, in intesa con Confidustria Bergamo, sulla promozione di stili di vita salutari rivolti ai dipendenti nel loro contesto lavorativo. Le azioni previste dal progetto, articolate in momenti informativi, indagini e sorveglianza sui comportamenti di salute e progetti formativi, riguardano l’insieme dei comportamenti atti a prevenire patologie cronico-degenerative. Gli interventi sono stati messi a punto con le direzioni delle aziende ed i relativi servizi di prevenzione e protezione. Sintesi e Guadagno di salute I piani di educazione alla salute sono stati predisposti considerando prioritaria la prevenzione delle patologie di rilevanza sociale. Queste azioni, condotte secondo criteri di dimostrata efficacia, hanno un riconosciuto impatto in termini di “guadagno di salute”. La valutazione delle ricadute sullo stato di salute della popolazione richiede tempi di osservazione lunghi e verrà monitorata attraverso i sistemi di sorveglianza che sono stati implementati nel corso di questi ultimi anni (es. Studio Passi). La letteratura scientifica evidenzia come l’attività fisica moderata e regolare gioca un ruolo importante nell’influenzare l’aspettativa di vita: si stima infatti che riduca di circa il 10% la mortalità per tutte le cause. Il dato di un’associazione protettiva fra l’elevato consumo di frutta e verdura e neoplasie appare consolidato. La sospensione del fumo dimezza il rischio d’infarto al miocardio già dopo un anno di astensione. I dati rilevati con la sorveglianza sanitaria hanno permesso di orientare gli interventi di promozione della corretta alimentazione in coerenza con strumenti validati dalla letteratura internazionale sotto il profilo dell’efficacia (percorsi curriculari). Nel corso degli anni è andata aumentando la capacità delle singole ristorazioni di proporre menù in linea con le indicazioni per una sana alimentazione elaborate dall’INRAN e dall’ASL. Ciò è probabilmente dovuto anche alla presenza di personale qualificato nelle aziende di ristorazione che gestiscono circa 50% delle ristorazioni scolastiche. Anche per quanto riguarda i pasti per allergie ed intolleranze la collaborazione tra ASL e le ristorazioni scolastiche ha reso possibile l’offerta di un’alimentazione in sintonia con le linee INRAN 3.2.3 Strategie vaccinali e sorveglianza delle malattie infettive Le azioni messe in atto dai nostri Servizi, hanno permesso di ottenere un adeguato controllo della loro diffusione nella popolazione residente; la sola malattia tubercolare ha presentato un trend in aumento, soprattutto a carico della popolazione straniera, non evidenziando, comunque, focolai epidemici. Vaccinazioni nell’infanzia. Tassi di copertura vaccinale 2008-2011

anno 2008 2009 2010 2011

numero di residenti di età < 24 mesi regolarmente vaccinati

11.383

11.418

11.820

11.770

popolazione residente di < 24 mesi

11.639

11.643

11.954

12.032

percentuale di vaccinati 97,8% 98,1% 98,9% 97,8%

Profilassi vaccinale (processo condiviso con i Distretti Socio Sanitari) Nel corso del 2011 sono state raggiunte, in tutti i Distretti, coperture vaccinali elevate per difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia, malattia invasiva da HIB e completezza delle anagrafi vaccinali come da nota del 20/12/10 della U.O. Governo della Prevenzione, cioè:

14 P r o m o z i o n e d e l l a s a l u t e n e i C o m u n i e s u l t e r r i t or i o ,

h t t p : / / w w w . a s l . b e r g a m o . i t / s e r v i z i / M e n u / d i n a m i c a . a s px ? i d A r e a = 1 6 8 7 0 & i d C a t = 2 2 2 1 7 & I D = 2 2 2 1 7

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- per la coorte residenti nati 2009: vaccino esavalente (polio-difto-tetano-pertosse-epatite B-HIB) copertura ≥95%; MPR (Morbillo- Parotite – Rosolia) 1^ dose ≥ 95%);

- coorte residenti nati 2005: MPR (Morbillo-Parotite-Rosolia) 2^ dose copertura ≥90%; Polio 4^ dose ≥ 95%;

Per i soggetti, 0-18 aa, appartenenti a categorie a rischio, si è raggiunto l’obiettivo di copertura ≥70%, secondo le rispettive patologie come definito dal Piano Regionale Vaccini, su denominatore BDA. Per la vaccinazione antipapillomavirus, come previsto dalle delibere regionali, in particolare la nota del 16/05/2011 che sollecitava la necessità di migliorare l’adesione alla vaccinazione, si è conclusa la chiamata delle ragazze nate nel 1998 e quella della coorte del 1999, con coperture superiori alla media regionale. Anagrafe vaccinale Come da circolare regionale del 07/06/2011, sono stati trasmessi i dati relativi alle vaccinazioni delle coorti di nascita 2000-2011 e 1990-1999 dei residenti nei Comuni di appartenenza dell’ASL, inseriti nel relativo software aziendale, ai fini dell'alimentazione del database regionale delle vaccinazioni e del conseguente aggiornamento del Fascicolo Sanitario Elettronico. L’invio dei flussi è avvenuto tramite il DITSISS, come per gli anni scorsi, secondo un tracciato prestabilito.

Sintesi e Guadagno di salute Complessivamente le elevate coperture vaccinali raggiunte, in linea con i previsti obiettivi regionali, e la promozione di campagne od offerte specifiche di vaccini, come nell’ambito della medicina dei viaggi, hanno permesso di ottenere un adeguato controllo di alcune importanti malattie infettive, tra cui quelle di importazione al rientro da viaggi in località ad alto rischio. E’stato possibile contenere i casi di epatite A in minori stranieri, per il periodo 2005- 2010, sotto il 13% del totale dei casi segnalati. Nelle situazioni in cui la vaccinazione non è né disponibile, né efficace, come nel caso della Tubercolosi, l’attuazione di una sorveglianza tra la popolazione più suscettibile ad ammalarsi, permette sia di porre diagnosi precoce della malattia sia di attuare il trattamento preventivo dell’infezione latente, con conseguente contenimento del numero dei casi di TB. 3.2.4 Controllo sugli insediamenti di vita, nei luoghi di lavoro e lungo la filiera dalla produzione alla vendita di prodotti alimentari Gli obiettivi di programmazione regionale prevedono, per le attività di controllo negli ambienti di vita e di lavoro, quali indicatori di risultato per le Aziende Sanitarie Locali che i volumi dei controlli per l’anno 2012, tenendo conto anche dell’attività coordinata con altri Enti (es. DPL, ARPA, Amministrazione Provinciale) siano numericamente non inferiori a quelli svolti nell’anno 2011 e che la rendicontazione dell’attività avvenga tramite il sistema informativo regionale della prevenzione (I.M.Pre.S@). Si riportano di seguito elaborazioni sui dati delle attività di controllo effettuate nel 2011 e registrate nel sistema regionale I.M.Pre.S@ che rappresentano, nei volumi dei controlli, l’indicatore di risultato quale obiettivo per l’anno 2012.

Imprese controllate e controlli effettuati Le attività di controllo si sono concretizzate, nell’anno 2011, in 19.787 controlli (19.727 nell’anno 2010) ed hanno riguardato 11.747 Imprese/Strutture.

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Le attività di controllo per area di intervento Il 44,2% dei controlli effettuati, nel corso dell’anno 2011, dai servizi di prevenzione della Asl, hanno interessato l’area della sicurezza del lavoro e della sicurezza impiantistica, ambito in cui ancora si rileva la criticità grave degli infortuni sul lavoro.

Sicurezza sul Lavoro30,7%

Sicurezza negli Ambienti di Vita

30,8%

Sicurezza Alimentare25,1%

Sicurezza Impiantistica

13,5%

Notifiche cantieri anno 2011 Sono state 7.615 le notifiche cantieri, segnalate on line e registrate nel sistema informativo regionale “Ge.Ca.”, che hanno interessato complessivamente 7.681 cantieri.

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Distribuzione delle attività di controllo negli ambiti distrettuali del territorio della provincia di Bergamo La tabella seguente rappresenta la distribuzione dei controlli effettuati per ognuno dei 14 ambiti distrettuali in cui si articola la ASL di Bergamo. In termini assoluti gli ambiti distrettuali in cui si sono effettuati in maggior numero i controlli sono quelli di Bergamo, Dalmine, Isola Bergamasca, Valle Seriana e Treviglio, corrispondenti alle aree in cui si rileva una forte densità di imprese di rischio significativo.

Basso Sebino 2,6%

Bergamo 14,3%

Dalmine 12,6%

Grumello del Monte4,4%Isola Bergamasca

11,5%

Valle Seriana 10,5%

Valle Brembana 4,3%

Valle Imagna e Villa d'Almè3,6%

Val Cavallina5,0%

Treviglio 9,1%

Seriate 5,9% Romano di Lombardia

7,6%

Alto Sebino 4,0%

Alta Val Seriana e Val di Scalve

4,5%

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Le attività di controllo effettuate per ambito distrettuale e per area di intervento La distribuzione dei controlli effettuati, nel corso del 2011, dai servizi di prevenzione della ASL è descritta dalla seguente tabella, articolata per i 14 Ambiti distrettuali (Assemblea dei Sindaci) a loro volta aggregati per i 7 Distretti Socio-Sanitari ed i 5 Settori Prevenzione. I dati sono suddivisi per le quattro aree tematiche di intervento: l’Igiene degli alimenti e della nutrizione, l’Igiene e sanità pubblica, la sicurezza impiantistica e la tutela della salute negli ambienti di lavoro.

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La descrizione delle Imprese/Strutture controllate Rispetto alle 11.145 strutture/imprese sottoposte a controllo, 1.722 sono rappresentate da edifici residenziali, interessati da verifiche sul rispetto delle condizioni di igienicità e sicurezza, 1.282 sono le imprese ispezionate nei cantieri edili, ai fini della prevenzione degli infortuni, 951 gli stabilimenti e laboratori di produzione di alimenti e bevande, verificate per gli aspetti inerenti la sicurezza alimentare.

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Motivazione del Controllo Sui 19.787 controlli effettuati, il 42% si sono svolti in base alle priorità definite dalla programmazione aziendale, applicando il criterio della graduazione del rischio. Il 13% è stato eseguito su richiesta di altre Autorità e di altri soggetti. Nel 20% dei casi l’intervento è stato finalizzato alla verifica sulla corretta attuazione delle prescrizioni di adeguamento formulate dall’organo di vigilanza in sede di primo controllo. Tipologia del Controllo Interessante è l’analisi della diversa tipologia di controllo messa in atto. Nel 62% degli interventi, infatti, il controllo si è configurato come “ispezione con sopralluogo”, in poco più del 4% quella della “indagine per malattia professionale”, mentre per l’1,6% dei casi il controllo si è espresso sottoforma di “inchiesta infortuni”. Il 30% dei controlli si è concretizzato nella verifica e valutazione di corrispondenza e completezza dei “documenti di sistema” finalizzati alla prevenzione dei rischi (documento di valutazione del rischio, manuale di autocontrollo, ecc.).

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Elementi del Controllo La tabella seguente dettaglia gli specifici oggetti che sono stati sottoposti a verifica nel corso dei controlli. I controlli hanno interessato, in 6.470 casi, i requisiti e l’idoneità dei “locali”, in 5.099 casi la verifica di sicurezza su “attrezzature, macchine e impianti di lavoro”, 2.930 l’igiene dei prodotti alimentari e 4.664 i processi/sistemi di gestione della sicurezza. Complessivamente la sicurezza degli impianti elettrici, degli apparecchi di sollevamento, degli ascensori, delle attrezzature a pressione è stata oggetto di controllo in 6.728 casi.

Esito del Controllo Il 73% dei controlli ha dato esito favorevole, senza quindi dar luogo ad ulteriori provvedimenti. Le violazioni penali accertate ai sensi del D.Lgs. 758, in materia di sicurezza sul lavoro, sono state 428. Le segnalazioni alla Autorità giudiziaria sono state 76, i provvedimenti di sequestro assunti sono stati 15 mentre 62 le azioni di disposizione, diffida sospensione della attività adottate.

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Sintesi e Guadagno di salute

Igiene e sicurezza sul lavoro

- Nel periodo 2000-2011, si evidenzia una lenta ma progressiva riduzione degli infortuni sul lavoro, decremento che appare più rilevante negli ultimi anni e che colloca, Bergamo, al quarto posto tra le province lombarde con tasso infortunistico più basso; anche per quanto riguarda gli infortuni mortali, rispetto ai 26 casi dell’anno 2000, si è passati ai 7 eventi degli anni 2009 e 2010 ed ai 9 nell’anno 2011;

- Negli ultimi anni i maggiori risultati raggiunti sono indiscutibilmente da attribuire alle azioni “di sistema”, che hanno consentito la diffusione e la crescita della sicurezza nei luoghi di lavoro come un valore importante da perseguire, anche nell’ottica della responsabilità sociale dell’impresa. Nello specifico le attività di controllo sono rivolte alle aziende e imprese appartenenti ai settori a maggior rischio per la salute e sicurezza. In particolare, anche per il 2011, sono stati attuati:

a) controlli su almeno il 5 % delle imprese attive sul territorio, b) controlli su almeno il 10 % delle imprese edili attive sul territorio, c) il 60 % dei controlli è stato effettuato nelle imprese con livello di rischio elevato.

- Gli specifici interventi di vigilanza e controllo negli ambienti di lavoro adottati nel corso degli anni, uniti agli interventi di promozione della cultura della sicurezza attuati in collaborazione con INAIL, Struttura Ospedaliera di Medicina Del Lavoro, Direzione Provinciale del Lavoro e parti sociali, hanno portato ad un guadagno di salute che si è concretizzato soprattutto in una riduzione del numero assoluto degli infortuni denunciati e in una riduzione dei casi d’infortunio mortale occorsi nei luoghi di lavoro della nostra Provincia.

- Per quanto riguarda le malattie professionali, l’elevata percentuale di denunce registrate in Provincia attesta l’efficacia dell’attività di vigilanza mirata a contrastare il fenomeno della sottodenuncia delle malattie professionali mediante attività di ricerca attiva. L’emersione del fenomeno è passaggio indispensabile sia per consentire di riconoscere rischi ancora misconosciuti che per attuare azioni di prevenzione mirate. Per i soggetti che hanno contratto una patologia a causa del lavoro il riconoscimento e la denuncia della malattia è fondamentale per ottenere la tutela previdenziale dall’INAIL.

- In alcuni settori produttivi ad alto rischio l’attività di vigilanza e controllo è stata condotta integrando e coordinando le risorse disponibili sia all’interno dell’ASL che sul territorio come ad esempio nei cantieri, in agricoltura e nei trasporti. L’integrazione tra le diverse professionalità ha consentito inoltre di effettuare controlli mirati e finalizzati sia alla tutela dei lavoratori che della popolazione generale in ambiti particolari quali scuola e strutture sanitarie.

- Le attività svolte in adesione ai laboratori regionali di approfondimento hanno portato sia alla creazione di una rete provinciale di collaborazioni sia alla definizione di linee guida utili per identificare situazioni di rischio e misure di prevenzione facilmente applicabili da parte delle aziende. In particolare gli strumenti e le metodologie suggeriti dalla Regione con specifiche linee guida e vademecum decretati, diffusi a livello territoriale mediante la commissione ex articolo 7 D.Lgs. 81/08, sono state oggetto di una prima sperimentazione attiva da parte di alcune aziende e il loro utilizzo sarà esteso tramite le associazioni di categoria. Sono stati attivati contatti con l’INAIL per valutare la possibilità di accedere allo “sconto premiale” per le aziende che dimostrano di aderire alle linee di indirizzo regionali promosse a livello locale.

Ambiente libero e di vita - La conoscenza sulle concentrazioni indoor del RADON e sulla sua distribuzione nel territorio,

acquisita sulla base delle azioni di monitoraggio condotte in collaborazione con ARPA, è necessaria per una stima del rischio per la popolazione esposta. L’applicazione degli interventi di risanamento ha consentito di ridurre l’esposizione sia degli alunni che degli operatori scolastici. E’ stata dimostrata l’efficacia delle tecniche sperimentate di risanamento da Radon negli edifici scolastici, con un abbattimento della concentrazione media di gas Radon dell’82%. Le prospettive sono di diffondere ulteriormente le esperienze acquisite a livello regionale e nazionale e di produrre linee guida sul risanamento dei nuovi locale e vecchie abitazioni.

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- Continua, anche se lieve, il miglioramento della qualità dell’aria. Ciò si traduce in una migliore qualità di vita percepita. Si stima una riduzione di mortalità e ricoveri correlati direttamente o indirettamente all’inquinamento atmosferico (media annua di PM10). Per le molestie olfattive si ravvisa la necessità di migliorare la capacità di misura del fenomeno, attraverso appropriati strumenti d‘indagine, ai fini di un suo corretto dimensionamento e per una valutazione congiunta tra dati ambientali e stima del rischio sanitario.

- Si mantiene elevata l’attenzione sugli episodi di contaminazione ambientale allo scopo di monitorare gli impatti sulla salute. Le positive collaborazioni tra le diverse Istituzioni interessate: Comuni, Provincia ed ARPA, favoriscono l‘adozione di decisioni efficaci. Una azione di miglioramento sarà orientata a migliorare le modalità di comunicare in maniera più efficace il trend in miglioramento degli inquinanti ed i reali impatti sulla popolazione e nel contempo di individuare indicatori di salute più specifici e maggiormente correlabili con i dati ambientali.

- L’ASL di Bergamo è uno degli enti promotori dei uno specifico protocollo d'intesa, tra Comuni ed Enti diversi, finalizzato a promuovere azioni per la tutela, la valorizzazione e la promozione del Lago

Sebino e dei sistemi ambientali, territoriali, relazionali ed economico/sociali di riferimento., attraverso la istituzione di una “CABINA DI REGIA”, che rappresenta sede stabile di confronto, coordinamento e collaborazione tra le amministrazioni. Migliorata complessivamente la balneabilità dei laghi Iseo ed Endine.

- Nel corso degli ultimi dieci anni si rileva, sulla base degli esiti dei controlli negli ambienti di vita e

nelle collettività, annualmente condotti dal DPM, un costante miglioramento igienico dei parametri, come ad esempio: la conformità delle acque di piscina, la idoneità igienica degli alberghi, la conformità degli impianti termici ed elettrici, l’igiene e sicurezza delle strutture scolastiche.

- Proprio le condizioni di igiene e di sicurezza delle scuole della provincia, continuano a rappresentare motivo di particolare attenzione da parte dei nostri Servizi di vigilanza e prevenzione; dal 2003 al 2011 sono state controllate 449 strutture scolastiche, pari al 41% del totale; le valutazione positive sono passate dal 58% del 2003 all’83% dell’anno 2010, evidenziando un trend in costante miglioramento delle condizioni di qualità igienica e di sicurezza delle strutture.

Sicurezza alimentare - Sono 10.153 le industrie alimentari censite in provincia di Bergamo e soggette a vigilanza igienico-

sanitaria da parte della ASL. La sicurezza igienica degli alimenti, venduti e somministrati ai bergamaschi, è assicurata dai controlli routinari che il Dipartimento di Prevenzione conduce nelle imprese alimentari, verificando, annualmente, un quarto di quelle censite. Con maggiore frequenza si programmano i controlli per tutte le “attività ad elevato grado di rischio”, anche attraverso l’utilizzo della tecnica dell’audit, che consente di monitorare la capacità gestionale delle aziende a garanzia della sicurezza alimentare: mense ospedaliere e residenze sanitarie assistenziali, ipermercati, mense assistenziali, supermercati, gastronomie e pasticcerie. Una attenzione particolare è dedicata alla sicurezza degli alimenti prodotti e commercializzati in attività gestite da extracomunitari: nel corso del 2011 sono stati sottoposti a vigilanza 103 esercizi gestiti da stranieri, pari al 45% del totale (+ 6% rispetto al 2010), rispetto al 26% degli esercizi gestiti da italiani (+2% rispetto al 2010), con una proporzione di sanzioni per irregolarità riscontrate più elevata nei primi, il 10% circa, contro il 3% dei secondi (rispettivamente il 14% e il 5% nel 2010).

- L’andamento delle tossinfezioni alimentari, sui dati registrati nel 2010, evidenzia un buon livello di sicurezza per il cittadino in ambito di ristorazione pubblica e collettiva, mentre rimangono ancora elevati i tassi di episodi in ambito domestico, che nel 2010 hanno rappresentato il 92% dei casi .

- In provincia di Bergamo è consolidata una situazione generalmente soddisfacente delle acque destinate al consumo umano, anche se permangono alcune criticità in zone geograficamente circoscritte (soggette a monitoraggi specifici, nelle quali tuttavia i valori massimi consentiti dalla normativa non sono mai stati superati).

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4. RISORSE E ORGANIZZAZIONE

4.1. Risorse umane La dotazione di riferimento del personale dipendente attualmente assegnato al Dipartimento di Prevenzione Medico, la distribuzione per profilo professionale e le ore di lavoro a preventivo per l’anno 2012 sono riportate nelle elaborazioni di seguito riportate.

Numero addetti per profilo professionale La dotazione del personale assegnato alle attività del Dipartimento di prevenzione Medico ammonta a 253 addetti, pari a 237,85 unità equivalenti a tempo pieno.

La collocazione del personale nelle diverse aree di intervento e per le attività amministrativa integrate

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La distribuzione % per profilo professionale Il 65% del personale assegnato al Dipartimento di Prevenzione Medico è rappresentato dalle nuove professioni sanitarie e, in particolare, i tecnici della prevenzione sono il 42% del totale degli addetti. Il personale amministrativo, principalmente occupato nei più recenti processi di semplificazione ed informatizzazione, rappresenta solo il 17%, valore al di sotto della media regionale.

Le risorse nel periodo di realizzazione dei Piani integrati di prevenzione e controllo 2008-2011 Nel corso del periodo in esame, che abbraccia l’intero arco temporale del precedente piano triennale a cui si aggiunge l’anno 2011, la dotazione di personale registra una riduzione del 4%. Consistente proprio il calo del personale amministrativo. Nel corso del 2010 si è registrata una riduzione delle risorse umane rispetto al 2008, pur contenuta e parzialmente “compensata” dal finanziamento regionale relativo al “piano dei controlli”; nel 2011 le risorse hanno subito una ulteriore pur contenuta riduzione rispetto al 2010.

medico16,8%

assistente sanitario / infermiere / dietista

15,4%

tecnico della prevenzione /

assistente tecnico42,9%

personale amministrativo

17,2%

educatore professionale /

operatore tecnico3,2%

tecnico di laboratorio3,2%

biologo e chimico0,4%

ingegnere0,8%

Il personale al 31 dicembre 2011(distribuzione % per profilo)

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Le ore di lavoro a preventivo stimate per l’anno 2012 La costruzione del nuovo piano triennale 2012-2014, tiene conto, nella determinazione dei volumi di attività, una previsione di 326.226 ore di lavoro, articolate per i diversi profili sulla base della tabella che segue. Il monte ore complessivo è stato definito sulla base della dotazione di personale nel corso dell’anno 2011 e quello presente alla data del 1 gennaio 2012.

Stima ore per profilo professionale

Stima ore per articolazione organizzativa

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4.2 Sistemi informativi per la prevenzione A partire dal 2006, con l’introduzione del sistema informativo regionale MAINF, sistema on line per la registrazione di tutti i casi e portale con le elaborazioni di incidenza per patologia, si è registrato un progressivo abbandono dei sistemi di raccolta dei dati di attività delle ASL (basato sulla rilevazione e misurazione degli output) attingendo invece da informazioni derivanti dai flussi disponibili. Dal 2008 i dati relativi all’area dei servizi alla persona (in particolare vaccinazioni somministrate, notifiche e inchieste epidemiologiche di malattie infettive) sono state inserite nel sistema informativo regionale Portalebi. Dal 2009 è stato messo a punto e avviato il sistema informativo regionale I.M.PRE.S@ (Informatizzazione Monitoraggio Prevenzione Sanitaria) Il Sistema consente la registrazione e la informatizzazione, da parte degli incaricati della vigilanza, dei dati relativi ai controlli erogati attingendo direttamente dalla “Anagrafe Generale della Prevenzione”. Questa è una banca dati contenente tutti gli elementi informativi relativi alle imprese, unità produttive, attività ed impianti oggetto di vigilanza, alimentata da anagrafiche di varia provenienza tra cui, la più importante, è rappresentata dal registro delle Imprese delle Camere di Commercio (ma anche Imprese INAIL, Strutture Scolastiche, Strutture Sanitarie e Socio-Sanitarie, Cantieri Edili, con ulteriori integrazioni quali ad esempio: Aziende Agricole e Allevamenti, Comuni, Istituti di Pena, Punti Prelievo di Acque di Balneazione e Acque Potabili, Siti inquinati). Oggi rappresenta uno strumento utile per la conoscenza del contesto, la consultazione e condivisione delle informazioni, la programmazione e la reportistica. Attraverso I.M.Pre.S@ gli operatori hanno, in concreto, la possibilità di consultare un ampio bagaglio di informazioni relative alle diverse imprese/strutture oggetto di controllo (dati anagrafici, caratteristiche, numero addetti, tipologia di attività svolta, infortuni sul lavoro e/o malattie professionali occorsi ai lavoratori ivi operanti, ispezioni o verifiche effettuate dalle diverse ASL o dai diversi Servizi della stessa ASL, esiti dei controlli) e di condividere informazioni di interesse comune, pur svolgendo attività di controllo con specificità diverse. Nel 2009 il Sistema è stato arricchito con nuovo applicativo regionale per la notifica cantieri (www.previmpresa.servizirl.it/cantieri/), a vantaggio del cittadino, del professionista e degli organi di vigilanza, che consente l’invio elettronico della notifica preliminare di inizio cantiere prevista dal D. Lgs. 81/08. I.M.Pre.S@ si va così ad integrare ad un complesso di altri sistemi informativi regionali attivati nel corso di questi ultimi anni, e regolarmente utilizzato dal nostro DPM, che consentono la messa in rete e la gestione di un complesso di informazioni di primario interesse per la prevenzione. Si citano tra gli altri:

- MAINF- www.mainf.regione.lombardia.it gestisce tutte le segnalazioni di malattie infettive; - SOFIA – www.sofia.regione.lombardia.it gestisce i soggetti con infezione da HIV; - SENTILOMB - http://portalefm.regione.lombardia.it che carica i dati degli isolamenti da laboratorio

microbiologico di 28 agenti microbici sentinella, controllo o revisione di procedure; - MAPROWEB – Registro Nazionale dei casi di malattia da lavoro, che raccoglie tutte le notizie

ricevute dai Servizi Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro. Sistemi Gestionali aziendali, da cui derivano dati periodicamente raccolti e trasmessi in Regione, sono inoltre disponibili ormai per tutte le linee di produzione del DPM, che ha ormai raggiunto un livello significativamente elevato in termini di informatizzazione. Tra questi citiamo:

1. Avelco: si tratta del gestionale aziendale che consente la registrazione informatizzata, individualmente da parte di ogni singolo incaricato della vigilanza, di tutte le prestazioni di vigilanza e controllo; attraverso specifici connettori, Avelco riversa le informazioni così raccolte nel sistema I.M.Pre.S@;

2. Ippocrate: è il sistema gestionale per la registrazione di tutti i dati vaccinali (per i nati dal 1990 in poi);

3. PROLABQ-OPENCO: trattati del gestionale per la registrazione di tutti i dati analitici prodotti dal LSP, attualmente in fase di correlazione con I.M.Pre.S@;

4. Dolphin: sistema gestionale aziendale utilizzato per la registrazione delle prestazioni ai fini della fatturazione attiva;

5. APREA: gestionale aziendale utilizzato per la prenotazione di visite mediche.

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Dal 2010 è operativo, inoltre, il flusso informativo con la Regione per l’attività dei programmi di screening oncologici: DHW Screening in Portalebi, supportato, a livello locale, da specifici gestionali aziendali. Nel 2011, è stato avviato (ora in fase di sperimentazione) il data base regionale relativo alle attività di promozione della salute BDPROSAL che ne consente la rendicontazione secondo una griglia strutturata ed il conseguente confronto. Nelle Regole 2011 è stato inoltre indicato alle ASL l’obiettivo della implementazione del sistema informativo gestionale PERSON@, che consente la rielaborazione del profilo di salute del cittadino/lavoratore in relazione a malattie professionali e infortuni. Problematiche legate a sistemi informativi A partire dall’anno 2009 i progetti ed i processi di informatizzazione delle attività e dei provvedimenti inerenti la prevenzione, si sono caratterizzati per importanti innovazioni e per una spinta propulsiva da parte della Regione assolutamente marcata. A fronte dell’indubbio vantaggio che ne può conseguire, sia nelle diverse fasi di archiviazione, consultazione e condivisione delle informazioni sia in quelle di programmazione e di reportistica delle attività, è inevitabile la ricaduta, in termini di investimento di risorse umane ed economiche, della implementazione di questi importanti strumenti. Ciò è fortemente influenzato, in questi ultimi mesi, dalla accelerazione impressa alla diffusione di questi sistemi che, in numerosi casi, presuppongono anche la acquisizione e messa in esercizio di specifici gestionali, i cui costi incidono anche significativamente sul bilancio. Oltre tutto, il potenziamento della informatizzazione e l’importante massa di dati che viene veicolata inevitabilmente comporta un sovraccarico delle “reti” aziendali che, conseguentemente, necessitano un costante potenziamento.

4.3 Controllo e valutazione dei risultati Lo sviluppo e l’avanzamento del piano viene monitorato in continuo, sia in termini di efficienza che di efficacia, attraverso i sistemi e le procedure interne in uso nel Dipartimento di Prevenzione Medico. Ciò si realizza ricorrendo, sostanzialmente, ai sistemi informativi descritti al punto 4.2, che consentono di rilevare e monitorare:

1. i controlli finalizzati alla sicurezza sul lavoro, alla sicurezza alimentare in tutte le imprese censite (compresa l'acqua potabile), all'igiene degli ambienti di vita (scuole, alberghi, piscine, servizi alla persona etc.), all'idoneità della balneazione;

2. i risultati delle attività di monitoraggio di gas radon nei Comuni della provincia; 3. la gestione degli screening oncologici (colon retto, mammella, cervice uterina) completi di tassi di

adesione e di identificazione e tumori diagnosticati; 4. le attività di promozione della salute (gruppi di cammino, piedibus, percorsi scolastici, WHP, etc.); 5. la frequenza e distribuzione di malattie infettive e la profilassi vaccinale; 6. l’andamento del fenomeno infortunistico sul lavoro e delle malattie professionali; 7. la sorveglianza nutrizionale.

Attraverso il manuale degli indicatori e dei dati utili in uso nel Dipartimento di Prevenzione Medico, annualmente aggiornato, si mantiene il controllo e la valutazione dei risultati della attività e dei processi di prevenzione, utile ai fini sia della verifica dell’efficienza e della produttività sia di valutazione in ordine all’efficacia e all’appropriatezza. Questo strumento utile anche in fase di programmazione delle attività e di gestione della comunicazione dei risultati alla Direzione dell’ASL, agli Stakeholders e all’opinione pubblica, si compone di indicatori sintetici e concretamente utilizzabili, adeguati a misurare e valutare differenti aspetti, quali: i livelli di efficienza e di economicità, l’evoluzione e la copertura di un bisogno/domanda, l’efficacia dell’azione di controllo e vigilanza, la promozione di stili di vita corretti, la capacità di riduzione del rischio e/o del danno, la valutazione dei programmi di diagnosi precoce ( screening oncologici). L’indice degli indicatori rilevati e monitorati è riportato nella seguente tabella.

ATTIVITA’ GESTIONALI

1. Produttività generale 2. Produttività per singole aree dipartimentali 3. Distribuzione dei costi 4. Distribuzione del personale per strutture

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5. Distribuzione del personale per profilo professionale 6. Attività formativa verso utenti esterni

DATI E INDICATORI DI PROFILO DI SALUTE

1. Indicatori demografici 2. Indicatori epidemiologici

SERVIZIO PREVENZIONE E EPIDEMIOLOGIA MALATTIE INFETTIVE

1. Legionellosi nella popolazione bergamasca 2. Tasso medio di incidenza meningiti/sepsi batteriche in provincia di Bergamo 3. Meningite meningococcica in provincia di Bergamo 4. Incidenza di Malattia Tubercolare in provincia di Bergamo 5. Tipizzazione di salmonelle 1. Sieropositività per HIV in provincia di Bergamo 7. Andamento della malattia AIDS in provincia di Bergamo

SERVIZIO IGIENE E SANITA’ PUBBLICA

1. Copertura Vaccinale degli assistiti di età > a 65 anni 2. Copertura Vaccinali entro 24 mesi di età 3. Sicurezza degli impianti Elettrici 4. Sicurezza degli impianti Termici 5. Fenomeno delle Intossicazioni da Monossido di Carbonio in Provincia di Bergamo 6. Attività di Controllo, Vigilanza e Prevenzione nelle Piscine 7. PGT e Regolamenti Edilizi

SERVIZIO MEDICINA PREVENTIVA DELLE COMUNITA’

1. Tendenza indicatori scuola dell’infanzia 2. Tendenza indicatori scuola dell’obbligo 3. Tendenza indicatori scuola superiore 4. Impatto sulla popolazione dei progetti per la promozione degli stili di vita sani 5. Attività fisica 6. Tabagismo 7. Sicurezza 8. Screening Mammografico: Tasso di adesione grezza 9. Screening Mammografico: Tasso di identificazione totale 10. Screening carcinoma colon retto:Tasso di adesione grezza e di positività al FOBT

AREA IGIENE DEGLI ALIMENTI E SICUREZZA NUTRIZIONALE

1. Vigilanza in ambito alimentare per tipologia di attività 2. Attività di vigilanza per grado di rischio 3. Riclassificazione aziende alimentari 4. Risultati dell’attività’ di vigilanza nelle aziende alimentari 5. Vigilanza sull’applicazione dei sistemi di autocontrollo 6. Prescrizioni ottemperate 7. Casi di focolai di MTA totali e attribuibili all’ambiente extradomestico 8. Diete speciali per problemi legati all’alimentazione nella ristorazione scolastica 9. Applicazione delle linee guida proposte dal servizio

AREA SALUTE E AMBIENTE

1. Risanamento per la riduzione dell’inquinamento da Radon 2. Popolazione praticante attività sportiva agonistica e non agonistica 3. Composizione della produzione del Laboratorio Sanità Pubblica 4. Composizione della produzione in microbiologia 5. Composizione della produzione in sezione chimica 6. Non conformità preanalitiche segnalate dal laboratorio agli uffici di sanità pubblica 7. Non conformità preanalitiche ricerca sangue occulto nelle feci 8. Microbiologia alimenti: risultati dei controlli qualità extralaboratorio (cqe) 9. Microbiologia acque: risultati dei controlli qualità extralaboratorio (cqe) 10. Ricerca fitofarmaci: risultati dei controlli qualità extralaboratorio (cqe)

AREA DELLA SICUREZZA E TUTELA DELLA SALUTE NEGLI AMBIENTI DI LAVORO

1. Indicatori infortuni: settori edilizia e agricoltura 2. Gravità infortuni: indice per settori di attività 3. Andamento infortuni mortali in provincia di Bergamo 4. Attività di Vigilanza: sopralluoghi svolti 5. Attività di Vigilanza: quantificazione prescrizioni 6. Vigilanza in Edilizia: quantificazione prescrizioni 7. Malattie professionali: distribuzione per patologie e settori produttivi 8. Malattie professionali: attività di indagine 9. Piano attuativo Tumori 10. Grado di mantenimento standard di sicurezza negli impianti soggetti a verifica periodica

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Il Dipartimento di Prevenzione Medico, dal 2009, predispone il "rapporto annuale delle attività di prevenzione, controllo e promozione della salute", che viene trasmesso anche a tutti i Comuni dell'ASL e che contiene informazioni complete relative alle attività e risultati di prevenzione, alle risorse disponibili ed utilizzate, ai sistemi applicati ai fini della programmazione, basata sui principi della graduazione del rischio per la definizione delle priorità, e della verifica dei risultati. A partire dal 2010, sono inoltre predisposti specifici reports annuali relativi alle attività di prevenzione e controllo, riferite all'anno precedente, articolati per ognuno dei 14 ambiti distrettuali in cui si articola la ASL.

4.4 Qualità e certificazione L’ASL di Bergamo ha scelto, fin dal 2000, di dotarsi di un Sistema Qualità e di sottoporsi alla certificazione di parte terza allo scopo di strutturare un sistema di miglioramento continuo e di ricercare la massima soddisfazione dei clienti. Attualmente tutte le strutture operative e direzionali del Dipartimento di Prevenzione Medico sono certificate UNI EN ISO 9001:2008. Il Laboratorio di Sanità Pubblica ha inoltre percorso una azione di adeguamento alla Norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, acquisendo dapprima la certificazione prima dall’Istituto superiore di Sanità ed ora da Accredia. Il Dipartimento di Prevenzione Medico, sempre attraverso il Sistema Qualità partecipa ai programmi di Joint Commission e di Risk Manager: in particolare ha sottoposto alla valutazione Joint Commission in diverse fasi 10 processi produttivi e, attraverso lo strumento di analisi FMECA sottoposto ad analisi di rischio due processi di vigilanza (alimenti e sicurezza sui luoghi di lavoro). Tutti questi programmi hanno dato origine e specifici piani di miglioramento. Il Sistema Qualità Dipartimentale ha standardizzato anzitutto i processi direzionali di governo dell’organizzazione con particolare attenzione alle attività di “programmazione e controllo” delle attività di prevenzione. Recentemente, anche attraverso l’adozione di software specializzati collegati ai sistemi regionali (IMPreS@), ha informatizzato la raccolta e l’elaborazione dei dati di attività e, attraverso l’accesso alla banca dati IMPreS@, la possibilità di selezionare le attività di controllo sulla base di criteri di priorità definiti sul livello di rischio. Il Sistema Qualità Dipartimentale copre tutte le strutture e le attività della prevenzione, attraverso la definizione e la descrizione di procedure e istruzioni relative a tutti i processi produttivi. Il sistema qualità dipartimentale risulta molto articolato e corposo, si compone di oltre 800 documenti, di cui:

- procedure generali (n. 9) che disciplinano la organizzazione e la funzionalità della Direzione ed i Servizi del DPM;

- procedure operative che definiscono i criteri di gestione dei processi di prevenzione; - istruzioni operative che dettagliano le modalità operative di esecuzione ed erogazione delle

diverse prestazioni; - modelli per la gestione e la registrazione delle attività.

In particolare i processi di vigilanza e controllo, caratterizzati da importanti risvolti sotto il profilo giuridico e di impatto socio-economico, hanno rappresentato oggetto di accurata e costante attenzione anche attraverso la definizione di procedure specifiche del sistema qualità aziendale.

4.5 “Centro studi e documentazione” aziendale E’ prevista la partecipazione del DPM alle iniziative del “centro studi e documentazione” aziendale attivato dalla Direzione Generale. Riteniamo che i risultati delle iniziative, i documenti prodotti, di carattere non routinario, e le pubblicazioni frutto delle collaborazioni attivate in questi anni con diverse facoltà Universitarie (Scienza dell’educazione dell’Università di Bergamo, Facoltà di ingegneria civile di Dalmine, Dipartimento INDACO – Politecnico di Milano, Medicina del lavoro – Università Statale di Milano, Facoltà di Medicina dell’Università di Brescia, …) possano rappresentare un utile contributo per il Centro studi aziendale.

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5. LA GRADUAZIONE DEL RISCHIO Il nuovo approccio programmatorio, che ha preso avvio con l’elaborazione del Piano integrato di prevenzione e controllo 2008-2010 in applicazione agli indirizzi regionali, ha individuato il processo di “graduazione del rischio” quale strumento essenziale per definire le priorità di intervento, la frequenza e la intensità dei controlli, attraverso la conoscenza del contesto socio-economico ed ambientale e di elementi di lettura ed interpretazione del profilo epidemiologico; mira ad attribuire, un codice di rischio su una scala di valori compresa da 1 a 4. Già a partire dall’anno 2008, si sono indirizzati gli sforzi di approfondimento metodologici su soluzioni efficaci e concretamente praticabili. Si sono presi in considerazione i seguenti fattori, oltre a quelli previsti espressamente dall’Allegato B della DGR 8/4799: entità del rischio, probabilità che determini un danno, gravità del danno, numerosità e “vulnerabilità” degli esposti, disponibilità di interventi di provata efficacia, entità dei costi, capacità di agire da promotori/catalizzatori/moltiplicatori all’esterno dell’ASL, l’impatto “mediatico” favorevole sia all’interno dell’ASL (Direzione strategica) sia all’esterno (stakeholders, altre Istituzioni, media), percezione del rischio da parte dell’opinione pubblica, “tasso” di innovazione. Nella costruzione del sistema di graduazione del rischio si fa ricorso a fonti informative correnti ed ai dati dei sistema IMPRES@, ai Flussi INAIL-ISPESL-REGIONI, banca dati INAIL, MAINF, MAPROF, anagrafi delle imprese, sistemi informativi di registrazione delle attività di controllo e prevenzione, studio Passi aziendale, Banca Dati Assistiti, Atlante della mortalità evitabile (ERA), ecc. Si tengono inoltre in considerazione i risultati delle attività di prevenzione e controllo relative agli anni precedenti, ricorrendo alle informazioni fornite dal sistema informativo interno e le informazioni rappresentate dal “manuale dei dati utili e degli indicatori in uso” nel Dipartimento, che consentono approfondimenti e valutazioni utili ai fini del processo di definizione delle priorità. In particolare, l’area della sicurezza del lavoro ha la disponibilità di importanti fonti informative che forniscono elementi affidabili articolati in serie storiche, relativi al fenomeno infortunistico, alle malattie professionali, alle modalità di accadimento degli infortuni specie mortali, alla dimensione articolazione e composizione delle imprese e degli occupati. In questo ambito la graduazione del rischio applicata ha consentito di attribuire codici di rischio alle diverse categorie di imprese in relazione ad un indicatore composito che correla indici infortunistici e malattie professionali. Nel campo della sicurezza alimentare, area in cui la graduazione del rischio, in stretta relazione con il Dipartimento di Prevenzione Veterinaria, ha preso avvio da qualche anno in applicazione anche a normative comunitarie, il processo, avviatosi inizialmente sulla categorizzazione del rischio per macro-tipologia di impresa alimentare, si è sviluppato in una successiva graduazione intermedia e si sta ora concludendo nell’attribuzione del codice di rischio “individuale” per singola impresa. In questo senso è stata definita una check list, e relativa procedura inserita nel sistema qualità aziendale, attraverso la quale, in occasione del controllo, ogni singola impresa vede attribuita una specifica classificazione rispetto al proprio specifico contesto. Comunque la programmazione prevede che tutte le imprese alimentari censite siano sottoposte nell’arco di 4 anni ad almeno un controllo. L’ambito dell’igiene degli ambienti di vita, soprattutto per la vastità e la complessità del campo di interesse (igiene degli ambienti confinati e delle aree urbane, sicurezza di prodotti non alimentari, balneabilità dei laghi e piscine, igiene dei cosmetici e dei servizi alla persona, sicurezza degli impianti elettrici e termici domestici, controllo degli animali infestanti, qualità dell’aria, igiene del territorio e pianificazione urbanistica, igiene delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali, ecc.), rappresenta un contesto in cui la metodologia per la graduazione del rischio, implica una complessità notevole. Ciononostante, passando da una logica di ispezione e controllo fortemente determinata dalla “domanda” espressa dalla utenza o definita da una norma di legge con valenza obbligatoria ad un intervento mirato in relazione ai bisogni di salute della comunità, lo sforzo di valutazione dei problemi di interesse sanitario tende a indirizzare le azioni di prevenzione e controllo verso i settori che si caratterizzano per maggiore importanza sulla base di un approfondito esame, secondo la metodologia della Evidence Based Prevention. Nel corso del 2012 si completerà il processo di assegnazione di codici di rischio a tutte le attività soggette a vigilanza e controllo, anche in coerenza con le indicazioni derivanti dai gruppi di lavoro specifici istituiti dalla UO Prevenzione regionale, e nel successivo biennio si verificherà la congruità delle assegnazioni in base ai risultati raggiunti, confrontando le modifiche degli indicatori individuati.

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6. PRIORITÀ DELLA PREVENZIONE NEL TRIENNIO 2012-2014

Prevenzione dei rischi e tutela collettiva Consolidare e rafforzare le innovazioni e le metodologie introdotte nella azione di prevenzione e controllo, basate sulla capacità di analisi dei problemi, di individuazione delle priorità, di programmazione nell’uso efficace ed appropriato delle risorse, nella misura dei risultati . Responsabilità nelle scelte individuali Sensibilizzazione e promozione per l’assunzione di stili di vita sani, prevenzione degli incidenti domestici e stradali, adesione a vaccinazioni e screening, prevenzione malattie infettive (MTS, malattie trasmesse da alimenti, malattie infettive di importazione….). Diagnosi precoce, cura e riabilitazione La prevenzione oncologica e gli screening. Sensibilità per i più fragili Malattia e cronicità, prevenzione delle malattie correlate all’assistenza. Globalizzazione e nuove criticità Fenomeni migratori e complessità della multiculturalità (residenti e lavoratori extracomunitari, carenze alloggiative, malattie di importazione, …. ) e circolazione mondiale delle merci (nuove sostanze pericolose – Reach, importazione e commercializzazione di prodotti extra UE, …) . Attenzione alle criticità ambientali Salute e ambiente: emergenze ambientali e impatto sulla salute, percezione e comunicazione del rischio, criteri di valutazione delle ricadute sulla salute degli impatti derivanti dalle azioni di progetto (Studi e Valutazioni di Impatto Ambientale). Grandi opere

Dotazione infrastrutturale e congestione stradale (collegamento autostradale BREBEMI, PEDEMONTANA, Alta Velocità, Variante di Zogno). Grandi strutture

Completamento e avvio del nuovo Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ampliamento della RSA Istituto Maria Ausiliatrice di Bergamo, ristrutturazione e recupero dell’ex collegio Baroni “Cittadella della cultura” di Bergamo.

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7. LE AZIONI DI PREVENZIONE ED I VOLUMI DEI CONTROLLI PROGRAMMATI Gli obiettivi di sistema che, a livello regionale, sono assegnati ai Dipartimenti di Prevenzione Medici prevedono, per l’anno 2012, nell’ambito della tutela del cittadino, del consumatore e del lavoratore, il mantenimento del numero totale dei controlli effettuati nell’anno 2011 e rendicontati nel sistema informativo regionale I.M.Pre.S@. Obiettivi dei Dipartimenti di Prevenzione Medici 3 Tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori

Descrizione Indicatore

Sicurezza nei luoghi di lavoro: - effettuare i controlli garantendo almeno la sorveglianza del 5% delle imprese attive, in coerenza con i LEA - mantenere il numero totale dei controlli effettuati nel 2011, con particolare attenzione ai comparti non inseriti nel monitoraggio LEA (es. agricoltura) - inserire nei controlli programmati le aziende classificate a Rischio di Incidente Rilevante, quelle soggette ad Autorizzazione Ambientale Integrata, quelle con elevati indici di frequenza e gravità per infortuni e malattie professionali - garantire almeno lo stesso numero di cantieri controllati nel corso del 2011.

3.2

Attuazione delle attività di controllo negli ambienti di vita e di lavoro, in coerenza con la programmazione annuale del Piano dei controlli e rendicontazione nel sistema IMPreS@, tenendo conto anche dell’attività coordinata con altri Enti (es. DPL, ARPA, Amministrazione Provinciale)

Nel settore della sicurezza alimentare e della sicurezza negli ambienti di vita i controlli riguardo alle attività economiche/di servizio devono essere: - numericamente non inferiori a quelli svolti nel 2011 - programmati in base alla graduazione dei rischi, effettuata in coerenza con le indicazioni della DGS - coordinati con quelli programmati da altri dipartimenti aziendali. I controlli ufficiali ai fini della sicurezza alimentare sono attuati in conformità alle procedure di sistema codificate nell’ambito del documento “Standard di funzionamento dei servizi delle ASL competenti in materia di sicurezza alimentare”.

Estratto DGR n.IX/2633 del 06/12/2011- “Determinazioni in ordine alla gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale

per l'esercizio 2012” _ allegato 4 “Prevenzione Medica e Veterinaria”.

Le stesse regole di sistema, dettagliano inoltre gli obiettivi, le azioni ed i risultati attesi, corredati da specifici indicatori, per le diverse linee di attività del sistema della prevenzione e della promozione della salute, così sintetizzati:

- Educazione sanitaria e promozione della salute - Screening oncologici - Prevenzione e profilassi delle malattie infettive - Igiene e Sicurezza degli ambienti di vita - Ambiente e salute - Sicurezza alimentare - Prevenzione e controllo delle acque potabili - Fitosanitari - Ispettorato micologico - Igiene della nutrizione - Sicurezza sul lavoro.

Nei capitoli seguenti sono indicati gli obiettivi e le azioni strategiche di prevenzione e di promozione della salute che la ASL di Bergamo intende sviluppare nel corso del prossimo triennio. Ciò troverà definizione di dettaglio nei Piani annuali che, per ognuna delle annualità in cui il piano si articola, saranno predisposti in coerenza agli specifici obiettivi, qualitativi e quantitativi, stabiliti dalla Regione Lombardia attraverso le Regole di Sistema adottate ogni anno.

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7.1 Il volume dei controlli programmati per l’anno 2012

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8. EDUCAZIONE SANITARIA E PROMOZIONE DELLA SALUTE Età evolutiva Nel prossimo triennio continuerà l’attività di promozione della salute nella scuola su tematiche specifiche: alimentazione (in collaborazione con il SIAN), attività fisica, tabagismo, sicurezza (stradale, domestica, scolastica, sul territorio), igiene orale. Continuerà la promozione e sostegno del progetto “piedibus” alle scuole ed ai Comuni che richiedono la nostra collaborazione. Particolare impegno verrà dedicato all’implementazione di due programmi regionali per la scuola:

- Life Skill Training programm: in collaborazione con il Dipartimento Dipendenze, verrà condotta una sperimentazione, avviata nell’anno scolastico 2011-2012, per tutte le classi delle scuole secondarie di primo grado partecipanti al progetto.

- Rete lombarda delle scuole che promuovono salute: parteciperemo alla formazione regionale e all’applicazione del protocollo secondo le indicazioni fornite dalla Regione; il progetto ha preso avvio nel corso dell’anno scolastico 2011-2012 e si estenderà progressivamente nel tempo. Sono previsti interventi di formazione per docenti e arruolamento di un numero crescente di scuole per la costituzione della rete provinciale da agganciare alla rete lombarda che, a sua volta, intende inserirsi nella rete europea delle scuole che promuovono salute.

Si procederà, inoltre, alla revisione ed aggiornamento dei materiali relativi all’offerta formativa alle scuole. Per le scuole superiori proseguirà l’attività di educazione tra pari in collaborazione con il Dipartimento Dipendenze e si svilupperà la definizione di un curriculum sull’educazione affettiva e sessuale in collaborazione con il Dipartimento ASSI. Mentre, per i docenti e per gli operatori dei nidi e delle scuole per l’infanzia proseguirà l’attività di formazione su tematiche relative alla promozione della salute e alla gestione delle problematiche sanitarie dei bambini. Sarà assicurata la partecipazione alla “Commissione Prevenzione” del dipartimento Dipendenze per la programmazione congiunta degli interventi di promozione della salute nella scuola. Promozione della attività motoria Piedibus - Promozione dell’uso delle scale. Continuerà la promozione e sostegno del progetto “piedi bus” alle scuole ed ai Comuni che richiedono la nostra collaborazione. La campagna per la promozione dell’uso delle scale, verrà mantenuta almeno per le sedi ASL e proposta per gli Uffici Comunali. Interventi a favore delle Comunità Proseguirà la collaborazione con gli Uffici di Piano attraverso la partecipazione ai tavoli tematici (adolescenti, anziani, ecc). Le attività proposte riguarderanno sia i progetti per l’età evolutiva, che per gli adulti. Tra questi ultimi sono compresi i gruppi di cammino, che verranno proposti ed avviati nei Comuni della provincia nei quali ancora non sono attivi. Studio Passi Proseguirà la partecipazione alla “sorveglianza PASSI”, con l’effettuazione delle interviste e la predisposizione di report tematici (fumo, alcol, ecc). Nei prossimi anni verrà maggiormente curata la comunicazione dei report ai portatori di interesse. Collaborazioni Nel prossimo triennio sarà ulteriormente intensificata la collaborazione con il Servizio promozione della salute per il programma WHP, e con i Distretti sociosanitari, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione rispetto alle attività svolte sui territori, e alla condivisione degli obiettivi regionali (Scuola che promuove salute, ecc). Continuerà anche la collaborazione con altri Dipartimenti dell’ASL: Dipartimento Dipendenze, Dipartimento ASSI e Cure primarie, per il lavoro sulle scuole che nella comunità. Sarà intensificata la collaborazione ed il lavoro in sinergia con le Amministrazioni Comunali e con gli Uffici di Piano; per i gruppi di cammino si lavorerà in sinergia con le numerose Associazioni del territorio (CAI, AVIS, Associazioni anziani, ecc) e con altri Enti o Istituzioni (Ufficio scolastico territoriale, ecc).

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Sarà curata la comunicazione relativa alle attività con le scuole, (soprattutto per lo svolgimento dei protocolli regionali) con i Distretti socio sanitari, con le Amministrazioni comunali e gli Uffici di Piano e con le Istituzioni. Continuerà la comunicazione tramite foglio informativo per la rete dei gruppi di cammino. Verranno predisposti dei report tematici PASSI per i vari portatori di interesse (MAP, scuole, comuni, associazioni, ecc).

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9. SCREENING ONCOLOGICI Nel 2008 l’AIRTUM aveva stimato che una donna ogni 4 ha la probabilità teorica di ammalarsi di tumore nel corso della vita (0-74 anni). La probabilità di avere una diagnosi di tumore della mammella riguarda una donna ogni 11. Il rischio cresce al crescere dell’età: le donne in età giovanile-adulta (0-44 anni) per il 9% del totale dei tumori, in età adulta (45-64 anni) per il 30% del totale dei tumori, le ultrasessantacinquenni per il 60% del totale dei tumori. La sopravvivenza nei casi di tumori nelle donne è in costante aumento e per il tumore della mammella (il tumore più frequente) sopravvivono quasi 9 donne su dieci, in ragione delle campagne di educazione alla salute (promozione di stili di vita sani), della diagnosi precoce (screening) e delle migliori cure. E’ quindi importante garantire alle donne un facile accesso a percorsi che garantiscano sicurezza, qualità di diagnosi e cure, attraverso la rete dei programmi di screening. Il Ministero della Salute, attraverso l’Osservatorio Nazionale Screening, intende promuovere a livello regionale iniziative volte a garantire l’efficienza dei processi attraverso l’aumento delle competenze nei programmi di screening, ovvero assicurando l’appropriatezza nei programmi di screening ed in generale nel sistema sanitario. Vi sono sempre maggiori evidenze che indirizzano verso un miglior utilizzo delle risorse. A supporto di tale orientamento vi è una pubblicazione del 2011 dell’ISPO (Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica) di Firenze su "I costi dello screening. Un'analisi in logica activity based" per il tumore della mammella conclude che “ lo screening organizzato si dimostra essere economicamente più

vantaggioso di quello spontaneo con un costo per donna esaminata di 55 euro nel contesto di Sanità

pubblica e di 91 euro nello screening spontaneo”.

Dal sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) per i programmi di screening si evince che la condizione economica “meno elevata” è il fattore più importante che limita l’accesso ai servizi (alle prestazioni) da parte della popolazione. Queste evidenze e linee di indirizzo saranno declinate a livello locale in revisioni dei processi ed interventi sulla rete di professionisti che tutelano la salute dell’utente, con attenzione a realizzare maggiore integrazione tra ASL, ospedali e territorio. Il 75% delle 62.000 donne 50-69 anni risponde all’invito dell’ASL e si sottopone a mammografia di screening. La performance del programma supera i dati nazionali: dall’Osservatorio Nazionale Screening (Ministero della Salute) risulta che solo il 55,7% della popolazione italiana femminile di età 50-59 anni ha eseguito la mammografia di screening (al Nord l’adesione supera il 60% ed al Sud resta al di sotto del 40%). I tassi di richiamo per approfondimenti dopo i primi esami (mammografie non negative) sono aumentati dal 2008 ad oggi verosimilmente per il turnover dei radiologi e per l’introduzione della Mx digitale a livello nazionale e locale. Il 60% delle persone risponde all’invito dell’ASL e si sottopone a test per la determinazione del sangue occulto fecale. La performance del programma è sovrapponibile ai dati nazionali: dall’Osservatorio Nazionale Screening (Ministero della Salute) risulta che l’adesione è maggiore al Nord rispetto al Centro e soprattutto Sud. La compliance alla colonscopia è 81,4% in Italia e 80% in Lombardia, mentre risulta che la colonscopia è completa nel 91% dei casi (a livello provinciale il dato è superiore a quello nazionale). In provincia di Bergamo le donne di età 25-64 anni, residenti, secondo i dati ISTAT 2010, sono 301.692, di cui il 36% è coperto dal pap test negli ultimi 5 anni ed il 61% non risulta aver fatto un pap test a carico del Sistema Sanitario Regionale negli ultimi 5 anni (2006-2010). Le donne, che non effettuano il pap test, sono da considerarsi più esposte a rischio di sviluppare la malattia ed a queste l’ASL di Bergamo si rivolge con una lettera informativa in cui sono riportate tutte le informazioni su dove e come prenotare il pap test. L’obiettivo del triennio per tutte e tre le attività di prevenzione secondaria oncologica è il mantenimento della performance dei programmi ed il potenziamento delle sinergie tra gli attori di sistema attraverso nuove strategie comunicative. Per lo screening mammografico si prevede un consolidamento dell’attività di revisione dei carcinomi d’intervallo, come espressione di protocolli condivisi a livello provinciale. Per lo screening colon rettale si avvierà, con un impegno maggiore da parte degli operatori sanitari, la raccolta dei dati delle indagini di follow up. L’obiettivo ambizioso è di seguire una coorte di popolazione screenata nel tempo. Per la campagna di sensibilizzazione al pap test si monitoreranno i risultati dell’attività dell’attuale progetto con l’obiettivo di adattare il modello organizzativo alle mutate esigenze di contesto: ad esempio l’evoluzione verso un programma di screening organizzato.

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Nel prossimo triennio nell’ambito dei programmi di screening organizzati (mammografico e colon retto) e della campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore del collo dell’utero le attività di miglioramento saranno finalizzate a garantire l’efficienza del sistema attraverso l’aumento delle competenze nei programmi di screening. Vi sono sempre maggiori evidenze in letteratura che indirizzano verso un miglior utilizzo delle risorse, senza trascurare gli obiettivi di diagnosi precoce e riduzione della mortalità per i “big killer” a cui si rivolgono i programmi di screening. Gli stessi programmi favoriscono l’equo accesso dell’utenza al percorso di diagnosi e cura di elevato livello, monitorato in ogni fase, espressione dell’integrazione tra un intervento preventivo di sanità pubblica dell’ASL e l’offerta di servizi all’individuo da parte del territorio (Medici di Assistenza Primaria, Strutture di ricovero e cura).

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10. PREVENZIONE E PROFILASSI DELLE MALATTIE INFETTIVE Dall’analisi dei dati del sistema informativo regionale MAINF relativo alle segnalazioni delle malattie infettive nella nostra provincia, le criticità più evidenti si riferiscono alle patologie che coinvolgono principalmente gli stranieri e quindi i flussi migratori ad essi collegati. Tubercolosi L’incidenza della malattia si aggira attualmente attorno al 13,7x100.000 ab., di cui oltre il 70% a carico di cittadini stranieri provenienti da aree endemiche. Lo screening su un campione di minori stranieri , eseguito nel 2011, ha evidenziato che la positività al test secondo Mantoux è molto bassa nei bambini, figli di immigrati, nati in Italia (1,1 % dei testati, fascia d’età 0-4 anni). Pertanto si è scelto di concentrare la sorveglianza su categorie particolarmente a rischio come rifugiati politici ed immigrati dall’area del Mediterraneo. Si continuerà inoltre nel monitoraggio di tutti i contatti dei casi segnalati – circa 3.000 nel 2011- per una adeguata compliance al trattamento preventivo nelle indicazioni previste dallo specialista: nel 2011 sono stati mandati a visita specialistica 601 persone, il 90% dei quali messi in profilassi. Patologie a trasmissione oro-fecale Nel 2011 si è registrato un incremento di queste patologie a carico di stranieri di ritorno dalle vacanze nel proprio Paese d’origine: epatiti A (n° 15 casi, corrispondente al 55% del totale, hanno interessato minori stranieri); tifo (8 casi tutti stranieri). Continuerà pertanto la promozione delle vaccinazioni nei confronti di queste malattie a tutti gli utenti che si rivolgeranno agli ambulatori del viaggiatore internazionale e che si recano in località ad alta endemia, in osservanza delle indicazioni regionali. Sorveglianza infezione da HIV/AIDS e della Malattie a Trasmissione Sessuale (MTS) Si condivide la preoccupazione generale riguardo ai trend in ascesa per queste patologie. La provincia di Bergamo ha una prevalenza di 2,25x100.000 ab, di persone con infezione da HIV/AIDS. Anche se sono in leggero calo i casi di AIDS (38 casi nel 2011) in linea con l’andamento regionale grazie all’efficacia dei farmaci, permane invece preoccupante il dato relativo alle nuove infezioni da HIV sia in Regione Lombardia e di conseguenza anche nella nostra provincia (circa 100 nuove segnalazioni all’anno), prevalentemente diagnosticate occasionalmente a seguito di accertamenti per altre patologie. Si procederà quindi nell’attuazione delle indicazioni regionali contenute nella DGS n° 11572 ed in particolare a mantenere il potenziamento degli ambulatori per le Malattie a Trasmissione Sessuale (MTS), per favorire una maggiore adesione al test di screening per HIV, proposto in associazione anche al test per epatite B, epatite C e sifilide. Sono già state coinvolte alcune associazioni presenti sul territorio per meglio raggiungere alcune categorie target. Verrà programmato, in collaborazione con la Direzione Sanitaria e l’Ufficio Scolastico, un programma pedagogico adeguato allo strumento Facebook sulla tematica della prevenzione delle MTS ed HIV rivolta alle scuole superiori della provincia, considerati alcuni segnali di sottovalutazione e poca conoscenza che i giovani hanno della malattia e della sua prevenzione. Verranno inoltre attuate campagne di sensibilizzazione sul rischio HIV/MTS rivolte ai giovani ed alla popolazione in generale con l’utilizzo di materiale informativo (spot, booklet ecc…), utilizzando anche il canale della pubblicità progresso, in collaborazione con i componenti del tavolo tecnico HIV/AIDS, costituito da rappresentanti sia dell’ ASL, sia di enti e gruppi attivi in provincia sulla tematica, al fine di creare sinergie efficaci. Legionellosi I casi diagnosticati nella nostra provincia (tasso di incidenza 2,5x100.000 ab. ) sono in linea con quelli regionali (tasso 3,5x100.000 ab.), grazie all’efficacia della sorveglianza messa in atto. Continuerà pertanto l’applicazione della DDG sanità n° 1751 sia nel censimento che nella valutazione dei piani di controllo adottati dalle singole strutture (sanitarie, socio-assistenziali, turistico-ricreative). In particolare si manterrà alta l’attenzione per le strutture ospedaliere e per le RSA, per le quali verranno programmati specifici controlli . Continueranno anche i campionamenti – circa 600 – sugli impianti di produzione e distribuzione di aria ed acqua nelle diverse tipologie strutturali previste dalle indicazioni regionali.

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Infezioni ospedaliere Continuerà la presenza al Tavolo Tecnico, istituito dalla Direzione Sanitaria, che vede la partecipazione di rappresentanti di tutte le strutture ospedaliere/case di cura provinciali. Verranno promossi corsi di formazione specifici, rivolti principalmente a personale sanitario ospedaliero per sensibilizzare l’attenzione su problematiche emergenti, quali l’antibiotico resistenza, uso corretto di disinfettanti, nuove tecniche diagnostiche in microbiologia per l’individuazione di germi resistenti, ecc… . Verranno inoltre promossi alcuni progetti per il monitoraggio e controllo di alcune patologie emergenti, tra cui il Clostridium Difficile ed enterobatteri produttori di carbapenemasi, resistenti alla maggior parte degli antibiotici. Sorveglianza sanitaria sul Carcere La Casa Circondariale presenta alcune criticità rilevanti: sovraffollamento, presenza di stranieri oltre il 70% e provenienti da aree ad alta endemia per alcune patologie, elevato turn-over, elevato numero di tossicodipendenti e presenza annuale di circa 30 sieropositivi per HIV. Si continuerà pertanto a dare attuazione ai decreti regionali in merito alle diverse competenze dell’ASL e dell’AO Riuniti di BG sull’attività di prevenzione e sorveglianza delle malattie infettive , garantendo in modo particolare le vaccinazioni antidifterico-tetanica, antiepatite B, antinfluenzale e screening della malattia tubercolare. Si effettueranno le visite ispettive, come previsto dalla normativa vigente, con particolare attenzione all’igiene sicurezza e salubrità dei locali ed igiene della manipolazione e conservazione degli alimenti. Piano Pandemico influenzale Il protocollo relativo al piano pandemico locale sarà mantenuto costantemente aggiornato secondo le indicazioni regionali, nell’ambito dell’Unità di crisi presieduta dalla Direzione Sanitaria. In particolare si continuerà con la promozione della vaccinazione antinfluenzale a tutte le categorie previste dal Ministero della salute e Regione Lombardia, attraverso interventi mirati di informazione sui medici di famiglia, pubblicizzazione in tutte le sedi dell’ASL, in tutte le farmacie , nei comuni, attraverso i media. Vaccinazioni Nel prossimo triennio la programmazione delle attività vaccinali e la definizione delle relative priorità (vaccini raccomandati, chiamata attiva, gratuità, copagamento, ecc.) sarà attuata in base alle indicazioni regionali, in modo da avere omogeneità su tutto il territorio. Non sono individuate particolarità locali in base ai dati epidemiologici. Saranno perseguiti gli obiettivi assegnati annualmente dalla regione Lombardia, garantendo in particolare:

- il mantenimento della qualità dei dati dei registri informatizzati dell’anagrafe vaccinale, per la corretta alimentazione del FSE;

- il mantenimento di elevate coperture vaccinali (≥95%) per le principali vaccinazioni raccomandate dell’infanzia: polio- difto-tetanopertosse- epatite B-HIB, Morbillo-Parotite-Rosolia, e per HPV (almeno ≥ 70% ) ;

- il mantenimento di elevate coperture vaccinali (≥70%) per soggetti appartenenti a categorie a rischio per le rispettive patologie, di età 0-18 aa, su denominatore BDA.

Continuerà l’attività di costante monitoraggio delle attività, con cadenza almeno trimestrale, al fine di individuare situazioni critiche e concorrere a rimuoverle, e il monitoraggio delle segnalazioni di reazioni avverse segnalate dal Servizio Assistenza Farmaceutica (Farmacovigilanza); inoltre sarà aggiornato il software per la registrazione delle vaccinazioni, per garantire i flussi regionali e il costante aggiornamento del fascicolo sanitario elettronico con i dati vaccinali.

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11. IGIENE E SICUREZZA AMBIENTI DI VITA

Piani di Governo del Territorio – VAS – Regolamenti Edilizi – Igiene Edilizia I recenti dati della letteratura scientifica, così come confermato anche dallo studio di sorveglianza “Passi”, hanno dimostrato che l’urbanistica riveste un ruolo importante nei confronti del mantenimento dello stato di buona salute. L’obiettivo del piano di Lavoro è quello di continuare a collaborare attivamente con i Comuni, fornendo dati epidemiologici e di contesto, valutazioni ed osservazioni a valenza preventiva dei danni alla salute e di miglioramento della qualità della vita, al fine di favorire la costruzione di Piani e regolamenti in grado di garantire uno sviluppo sostenibile del territorio sia per gli aspetti socio economici che ambientali, promuovendo nel contempo interventi urbanistici ed edilizi che perseguono l’efficienza energetica, il risparmio delle risorse idriche, la permeabilità dei suoli e la cura del verde. Sicurezza e salubrità degli ambienti confinati La qualità igienico sanitaria e la sicurezza delle abitazioni, quali ambienti che favoriscono in ogni modo il benessere e la salute dell’uomo, saranno perseguite mediante attività di igiene edilizia sia attraverso l’espressione di pareri a sostegno di procedure comunali nei casi previsti, sia mediante la verifica dei requisiti costruttivi, impiantistici e gestionali, fondamentali per contrastare lo sviluppo e la diffusione di radiazioni o gas pericolosi (radon, monossido di carbonio, ecc…). Le azioni di vigilanza e controllo programmate saranno volte a evitare eventuali inquinamenti indoor (sia di natura chimica che biologica), evitare la contaminazione delle acque da parte di agenti patogeni (legionella, ecc…), impedire lo sviluppo di condizioni favorenti la proliferazione di infestanti. Saranno inoltre intraprese azioni di prevenzione degli incidenti domestici, mediante l’analisi e la correzione dei fattori di rischio ambientali (idonea manutenzione degli immobili, conformità e manutenzione di impianti termici ed elettrici, utilizzo di apparecchi con marcatura CE e marcatura IMQ in locali sicuri, ecc….); saranno incentivate nel triennio le azioni, già iniziate nel 2011, relative alla informazione e alla promozione di adeguati comportamenti per garantire una casa sicura, nei confronti degli extracomunitari, che rappresentano la popolazione a maggior rischio di eventi dannosi. Attività turistiche, ricettive, sportive, commerciali e servizio alla persona Negli ultimi anni si è verificato un cambiamento nella tipologia delle attività commerciali nel nostro territorio, con aumento sia di centri commerciali che di negozi a carattere etnico, e relativo incremento della tipologia di prodotti venduti, molti dei quali derivanti da importazione. A seguito dell’aumento di casi di segnalazione di prodotti non conformi nella etichettatura, o contenenti sostanze non consentite, o ancora di sospette reazioni allergiche, per tutelare la salute dei consumatori la vigilanza sarà orientata verso il controllo di cosmetici, prodotti per la casa e quelli destinati all’infanzia, accertandone la regolarità anche presso gli esercizi etnici in cui spesso si repertano materiali non conformi alle norme comunitarie europee. Il controllo dei prodotti verrà effettuato inoltre presso le attività a servizio della persona (estetiste, centri benessere, tatuatori, parrucchieri, ecc….), insieme alla verifica della tipologia della strumentazione utilizzata, in particolar modo ai macchinari presenti (sterilizzatori, apparecchiature elettromedicali, ecc…). La vigilanza effettuata nei centri in cui sono installate lampade a raggi UV, comprenderà verifiche di tipo documentale e, nei casi necessari, lo svolgimento di analisi strumentali. Inoltre, considerato che Expo 2015 interesserà direttamente anche la nostra provincia, verrà garantita la vigilanza delle principali strutture turistico ricettive, focalizzando l’attenzione sul possesso dei necessari requisiti igienici e di sicurezza. L’obiettivo è quello di effettuare la vigilanza di tutte le strutture presenti entro la fine del 2014. Cosmeticosorveglianza In Italia la produzione e la vendita di prodotti cosmetici è disciplinata dalla L. 11/10/86 n. 713, che ha recepito la direttiva comunitaria 76/768/CEE. Nella provincia di Bergamo sono circa 90 le aziende che producono e/o commercializzano prodotti cosmetici. Le analisi chimiche e microbiologiche effettuate in queste anni dall’ASL non hanno evidenziato casi particolari e diffusi di non conformità, tuttavia, in base alle indicazioni regionali e al piano di monitoraggio sugli eventi avversi e stante il numero significativo di

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aziende produttrici presenti, proseguiranno nel triennio le attività di vigilanza e controllo per il monitoraggio di questi prodotti. Balneazione L’alterazione delle acque di balneazione può essere dovuta a presenza di sostanze biologiche o chimiche, di variazione dei parametri fisici, o alla presenza di alghe. Per quanto concerne il territorio bergamasco, nel corso del 2009, anche in seguito al D.Lgs 116/08, vi è stato un generale miglioramento della qualità delle acque: tutti i punti hanno avuto giudizi compresi tra sufficienti ed eccellenti. I corpi d’acqua monitorati sono il Lago di Iseo, Lago di Endine, Laghetto Piangaiano e Laghetto Giudici. E’ previsto il mantenimento dei livelli prestazionali tradizionali, attraverso una azione sinergica tra le ASL di Bergamo, Brescia e Vallecamonica, già sperimentata con la definizione di un programma univoco dei controlli e l'utilizzo delle medesime metodiche per le analisi. Verrà inoltre proseguita l’attività di informazione rivolta alla popolazione ed alle amministrazioni comunali. Nel 2012 sarà inoltre oggetto di valutazione la richiesta di controllo della balneabilità di alcuni tratti di fiumi della provincia, notoriamente frequentati da parte di numerosi turisti locali. Piscine ad uso pubblico o aperte al pubblico Obiettivo della vigilanza è quello di mantenere la qualità igienico sanitaria e la sicurezza delle strutture natatorie pubbliche o aperte al pubblico, presenti sul territorio provinciale. Il piano di lavoro prevede la vigilanza sul mantenimento dei necessari requisiti strutturali, funzionali, gestionali (ivi compresa l’idoneità dell’acqua di vasca e di approvvigionamento ed il monitoraggio dell'acqua del circuito idrosanitario per la ricerca della legionella in tutte le strutture), con particolare riferimento ai punti critici evidenziati nei protocolli di gestione e di autocontrollo predisposti dai titolari/gestori delle piscine. Il costante monitoraggio e la promozione delle procedure di autocontrollo, svolte negli ultimi cinque anni, hanno conseguito un costante miglioramento della qualità igienica delle 75 piscine aperte al pubblico, che hanno un bacino di utenza stimato in circa 1.800.000 ingressi/anno. Igiene e sicurezza delle Scuole La popolazione scolastica del territorio dell’ASL di Bergamo è di circa 169.000 soggetti e interessa un numero complessivo di 1.100 edifici scolastici. L’azione di vigilanza, iniziata nel 2002 su richiesta della Regione Lombardia e proseguita dall’ASL di Bergamo, ha riguardato la verifica delle condizioni d’igiene e sanità pubblica, di sicurezza negli ambienti di lavoro e di sicurezza degli impianti termici ed elettrici in 552 edifici di scuole pubbliche o private del territorio provinciale di Bergamo. Pur evidenziando situazioni di livello soddisfacente, si ritiene utile proseguire nel monitoraggio degli edifici scolastici, in collaborazione con i colleghi degli altri servizi o uffici del DPM. Sicurezza nelle Strutture Socio Sanitarie e Socio Assistenziali, Strutture Sanitarie e Trasporto Sanitario

Nel triennio proseguirà l’attività di vigilanza nell’ambito delle strutture socio sanitarie, socio assistenziali e strutture sanitarie del territorio, che oltre ad essere prevista da specifiche normative regionali, sono altresì attività a rischio potenziale elevato. Il piano di lavoro si attua in collaborazione con il Dipartimento PAC, per la valutazione dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi che interessano sia le strutture socio sanitarie e socio assistenziali (monitorando tra l’altro lo stato di avanzamento dei piani di adeguamento strutturale di alcune RSA) che le strutture sanitarie (ambulatori e poliambulatori privati; strutture ove si esercita attività odontoiatrica monospecialistica; Studi professionali; Servizi di trasporto sanitario; Autoambulanze; Strutture sanitarie accreditate).

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12. SALUTE E AMBIENTE Inquinamento atmosferico L’importanza della determinazione degli inquinanti atmosferici è conseguente all’influenza che tali sostanze hanno sulla salute degli esserti viventi e sull’ambiente in generale. Gli inquinanti atmosferici hanno diversi effetti sui vari organismi a seconda della concentrazione atmosferica, del tempo di permanenza e delle loro caratteristiche fisico-chimiche. Pertanto, la valutazione degli effetti sulla salute e sull’ambiente è complessa e articolata. Gli effetti degli inquinanti possono essere di tipo acuto (breve periodo di esposizione ad elevate concentrazioni di inquinanti) o di tipo cronico (lungo periodo ad esposizioni non necessariamente elevate ma continue).Nel territorio della Provincia di Bergamo è presente una rete pubblica di monitoraggio

della qualità dell’aria di proprietà dell’ARPA , costituita da 12 stazioni fisse e altri campionatori mobili. Sono presenti inoltre 5 stazioni private di proprietà R.E.A., Ecolombardia e Italcementi. I dati più significativi sotto riportati si riferiscono all’anno 2010. Nel Distretto di Bergamo sono presenti 3 centraline pubbliche in città: via Meucci, via Garibaldi, via Goisis; si sono registrati i seguenti superamenti:

1. Via Meucci. Particolato Atmosferico PM10: superato il limite di 50 μg/m3 per 58 giorni; Particolato

Atmosferico PM2,5: superato il limite della media annuale (27 μg/m3 – limite 25 μg/m3). 2. Via Garibaldi. Particolato Atmosferico PM10: superato il limite di 50 μg/m3 per 72 giorni; Biossido di

Azoto (NO2): superato il limite della media annuale (59 μg/m3 – limite 40 di μg/m3). 3. Via Goisis. Ozono: superato il limite di 120 μg/m3 per 64 giorni.

Nel Distretto dell’Isola Bergamasca è presente 1 centralina nel Comune di Calusco d’Adda (rete privata), si sono registrati i seguenti superamenti:

4. Calusco d’Adda: Ozono: superato il limite di 120 μg/m3 per 69 giorni. Nel Distretto di Dalmine sono presenti 4 centraline: Dalmine (rete pubblica, gestita da ARPA), Osio Sotto (rete privata), Lallio (rete Privata), Ciserano (rete pubblica, gestita da ARPA); si sono registrati i seguenti superamenti:

5. Osio Sotto. Ozono: superato il limite di 120 μg/m3 per 61 giorni; Particolato Atmosferico PM10: superato il limite di 50 μg/m3 per 36 giorni.

6. Lallio. Particolato Atmosferico PM10: superato il limite di 50 μg/m3 per 45 giorni. 7. Ciserano. Biossido di Azoto (NO2): superato il limite della media annuale (42 μg/m3 – limite 40 di

μg/m3). Nei Comuni seguenti sono presenti centraline dove non si sono registrati superamenti dei livelli di inquinanti monitorati: Ciserano, Filago Marne, Ponte San Pietro, Seriate, Villa di Serio, Costa Volpino, Tavernola, Treviglio. In sintesi si osserva negli ultimi anni un miglioramento della qualità dell’aria, con una riduzione delle

concentrazioni di Ossidi di Zolfo (SO2) ed NOx, un decremento delle concentrazioni di polveri totali (PTS) e,

seppure lieve, delle concentrazioni di PM 10. Le concentrazioni di Ozono fanno ancora registrare numerosi

superamenti nella stagione estiva. Il monossido di Carbonio (CO), dal 1990, presenta una progressiva riduzione connessa all’introduzione di veicoli catalizzati. Il decremento delle concentrazioni di PM10 è attribuibile prevalentemente all’adozione di migliori tecnologie adottate (D.P.R. 203/88) ed al trasferimento delle industrie, alla riduzione delle emissioni di inquinanti primari (ossidi di Zolfo e ossidi di Azoto), al rinnovo del parco auto circolante, alle misure strutturali adottate in Regione Lombardia ed all’adozione comportamenti virtuosi dei cittadini. Nel 2011 il trend al miglioramento si è fermato. Secondo uno studio effettuato nel 2006 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riducendo la concentrazione media annua di PM10 ad una concentrazione di 30 microgr./m3 si eviterebbe il 5,7% dei decessi per cause naturali negli adulti con età ≥30 anni. Per quanto riguarda invece i ricoveri, sempre secondo le stime dell’OMS, ridurre la concentrazione media annua a 30 microgr./m3, significherebbe evitare lo 0,4% dei ricoveri per malattie del sistema circolatorio e lo 0,8% dei ricoveri per malattie dell’apparato respiratorio. La riduzione del PM10, rischio basso ma diffuso, interessante gran parte della

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popolazione, comporta non solo una riduzione dei danni alla salute (in termini di mortalità e ricoveri per patologie respiratorie e cardiovascolari) ma anche un risparmio economico. Molestie olfattive La popolazione residente in alcune zone ad alta intensità produttiva, lamenta spesso esalazioni

maleodoranti provenienti da alcune aziende (fumi di fonderie, trattamento e recupero rifiuti, industrie

chimiche, ecc.). Nel corso degli anni sono state eseguite indagini olfattometriche a cura dell’ARPA e valutate dall’ASL. Se il problema delle molestie olfattive non comporta implicazioni reali sull’insorgenza e/o peggioramento della malattia, il fenomeno, se frequente, può influire sulla percezione del rischio dei singoli cittadini in relazione a possibili effetti sul proprio stato di salute psico-fisico, sull’insorgenza di disturbi anche se aspecifici, ma reali e quindi determinare un peggioramento della qualità della vita della popolazione interessata al fenomeno. Le problematiche principali, talvolta associate a segnalazioni relative a disturbi e sintomi nella popolazione interessata , hanno riguardato le seguenti realtà: 1) Isola Bergamasca - Valutazione di dati ambientali nei Comuni di Mapello e Ambivere, Presezzo, Terno d’Isola, interessati dalla presenza di impianti industriali ed artigianale, 2) Bassa Bergamasca; è in essere e prosegue il monitoraggio ARPA e sono previsti interventi tecnici di miglioramento in un impianto di fonderia individuato come fonte di molestie olfattive. L’ASL ha da sempre favorito l’ istituzione di Tavoli tecnici a cui partecipano il Comune, i rappresentanti dei Comitati, ASL, ARPA e Provincia e i rappresentanti di alcune ditte interessate, al fine di valutare la possibilità della sperimentazione delle Linee Guida Regionali sulle molestie olfattive. Aeroporto Il trasporto aereo, oltre all’inquinamento atmosferico, è responsabile di inquinamento acustico. Le popolazioni che vivono in prossimità di scali aeroportuali (zone di sorvolo), sono quelle più esposte ai rischi/disturbi che possono alterare la qualità della vita. ARPA e ASL intervengono per gli specifici aspetti di competenza: ARPA fornisce dati ambientali di monitoraggio (qualità dell’aria, indagini fonometriche, ecc.) mentre l’ASL analizza i dati ambientali e di salute della popolazione e sta predisponendo, in collaborazione con Regione Lombardia, uno studio di fattibilità per lo sviluppo di un’indagine epidemiologica mirata (“Proposta di lavoro per la realizzazione di uno studio epidemiologico sullo stato di salute dei residenti in

vicinanza dell’Aeroporto di Orio al Serio”). Attualmente sono in corso approfondimenti per l’acquisizione di dati epidemiologici (dati di mortalità e di ricovero), finalizzati a caratterizzare l’impatto sulla salute della popolazione dovuto all’attività aeroportuale. Azioni congiunte con Provincia, Comuni e ARPA sulla “Qualità dell’aria “ 2012-2014 Patto per l’aria - Zona A1 di Bergamo. La Provincia di Bergamo e il Comune di Bergamo hanno avviato a partire dall’inverno 2009/2010 un tavolo di coordinamento provinciale dell’aria critica di Bergamo con l’obbiettivo di promuovere politiche sinergiche e strutturali. Tali politiche si coordinano con i provvedimenti adottati dalla Giunta Regionale della Lombardia per ridurre le emissioni in atmosfera e migliorare la qualità dell'aria ai fini della protezione della salute e dell'ambiente, ed in particolare con la D.G.R. 7635 dell'11.07.2008 prima e la D.G.R. 9958 del 29.07.2009 che hanno definito le misure di limitazione del traffico veicolare in attuazione della Legge Regionale 24/2006. A tale proposito la Provincia di Bergamo e i Comuni ricadenti nella Zona A1 hanno ritenuto necessario sottoscrivere un Protocollo d’intesa specifico con assunzione di impegni condivisi. Tra questi, la ASL della Provincia di Bergamo si impegna a effettuare un’indagine epidemiologica sul territorio dei comuni ricadenti nell’Area A1 di Bergamo ed a promuovere campagne di prevenzione per la tutela della salute.

Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile E’ previsto il pieno supporto ai Comuni, in collaborazione con il SISP, per favorire l’adesione e la realizzazione dei Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile, ivi compreso il supporto per la redazione e approvazione di norme specifiche negli strumenti di governo e gestione del territorio. La Provincia di Bergamo, a seguito dell’approvazione dell’accordo di patnernariato con la Direzione Generale Energia e Trasporti della Commissione Europea (D.G.P. 121 del 12/04/2010) è stata riconosciuta come attore principale del Patto dei Sindaci con il ruolo di Struttura di Supporto della Commissione Europea per i Comuni della Provincia di Bergamo. Azioni e iniziative prioritarie volte a promuovere il risparmio energetico e sostenere l’adesione dei Comuni di piccole e medie dimensioni all’iniziativa del Patto dei Sindaci.

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Siti contaminati Il D.lgs. 152/2006 è la norma nazionale di riferimento per la bonifica dei siti contaminati a tutela delle matrici ambientali e della salute della popolazione potenzialmente interessata. In particolare il titolo V disciplina gli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati e definisce le procedure per lo svolgimento delle operazioni necessarie per l’eliminazione delle sorgenti dell’inquinamento o la riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti. L’ASL definisce il suo ruolo nei procedimenti relativi alla bonifica con particolare riferimento alle ricadute sulla salute della popolazione, (derivanti da un’esposizione più o meno prolungata), con una partecipazione attiva, per la valutazione del rischio sanitario, nei procedimenti tecnici di bonifica di siti inquinati. Attività in materia di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), Autorizzazione Ambientale Integrata (AIA- IPPC), Aziende a Rischio di Incidente Rilevante (ARIR) La Regione Lombardia, UO Governo della Prevenzione e Tutela Sanitaria ha posto come obiettivo strategico nell'ambito della nuova programmazione regionale 2010-2015 l’inserimento degli aspetti della tutela della salute della popolazione in tutte le politiche e quindi anche in quelle più tradizionalmente afferenti a problematiche ambientali e di gestione del territorio, in una logica di sistema e con la fattiva collaborazione delle ASL. Ciò viene espresso e ribadito nei documenti di sistema e di indirizzo della regione evidenziando, come anche indicato dalla UE, dalle organizzazioni internazionali quali l'OMS ma anche dalla pianificazione nazionale in materia di prevenzione, quanto sia ormai indispensabile e strategico che le ASL Lombarde tornino a riappropriarsi di una sfera di conoscenze e competenze riferite al rapporto salute - ambiente, recuperando il proprio ruolo nel percorso autorizzatorio (in particolare VIA, AIA, emissioni, …) nonché di supporto alla formulazione e stesura dei Piani di Governo del Territorio con relative Varianti e di tutti i gli altri Piani e Programmi che incidono sulle trasformazioni territoriali e sulla gestione ambientale (es: PTCP, Piano Provinciale Rifiuti, Piano Risanamento e Gestione Acque, Piani di Sviluppo Turistico e Forestale ecc…). L’Asl, attraverso le strutture del DPM, è individuata dalle norme regionali come Autorità Competente in materia ambientale in tutti i procedimenti delle Valutazioni Ambientali Strategiche cui sono obbligatoriamente sottoposti tutti i Piani e i Programmi di intervento sul territorio e sui relativi Strumenti di Governo e di Gestione. Le attività in materia di valutazione delle ricadute sulla salute nei procedimenti di VIA, di VAS e di PGT sono ricomprese a pieno titolo nei LEA ( DPCM 29.11.2001). Il Piano Sanitario Nazionale 2011-2013 pone un’attenzione particolare al rilancio della prevenzione, anche attraverso “ Azioni per il controllo dei determinanti ambientali. Idea di fondo è la “Salute in tutte le politiche” (Health in all policies) promossa dall’OMS e dall’UE, vale a dire costruire una cultura condivisa in un sistema di rete in cui la “salute” diviene preoccupazione di tutti gli attori che operano sul territorio. La Sanità Pubblica deve spostare l’oggetto della sua osservazione dalle cause dirette di malattia ad una più mirata valutazione delle politiche che influenzano, anche indirettamente, dette cause. La tematica della valutazione delle ricadute sulla salute è ritenuta di estremo interesse e di livello strategico regionale oltre che nazionale; tale attività è quindi rientrata tra gli obiettivi dei DDGG ASL (DGR n.937dell'1/12/2010-Determinazioni in ordine alla gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale per l'esercizio 2011 e DGR n.IX/2633 del 06/12/2011- Determinazioni in ordine alla gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale per l'esercizio 2012).

Appare pertanto evidente che il contributo qualificato dell’ASL risulta di importanza fondamentale per rispondere/adempiere in modo adeguato alle norme, agli obiettivi e agli indirizzi regionali. In coerenza con quanto sopra e partendo dall’analisi del contesto territoriale e dal profilo epidemiologico della provincia di Bergamo, si individuano gli obiettivi e le azioni da sviluppare nel triennio 2012 – 2014, così sintetizzabili:

1. contribuire alla definizione e garantire una corretta e omogenea applicazione di procedure e

metodiche che permettono di determinare gli effetti positivi e negativi prodotti sullo stato di salute della popolazione da piani, programmi e progetti;

2. analizzare sia le conseguenze dirette sul benessere della collettività sia quelle indirette, derivanti da una modifica dei determinanti di salute;

3. partecipare alla definizione e alla condivisione delle politiche che coinvolgono i determinanti di salute, ovvero degli elementi che, interagendo con l'ambiente, conservano o modificano, fino ad alterarle, le condizioni di salute degli individui e delle comunità nel corso della loro vita;

4. contribuire a migliorare stili e ambienti di vita nell’ambito dei macro obiettivi di salute e prevenzione (PRP2010-2012); l’approccio deve riguardare la persona e la comunità nella sua interezza e non le singole malattie o determinanti;

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5. incrementare la capacità di intervento sistemico sul contesto ambientale locale operando in collaborazione con gli altri soggetti coinvolti, amministrazioni ed enti, nella programmazione territoriale e del patrimonio urbanistico, a tutela della salubrità degli ambienti di vita, per ridurre le esposizioni a fattori di rischio chimico, fisico, biologico, attraverso la lettura integrata delle informazioni derivanti dal territorio.

Le attività e gli interventi previsti nel triennio verranno realizzati ed implementati attraverso:

- partecipazione ai gruppi di lavoro regionali e agli specifici tavoli tematici per la elaborazione e approvazione di Linee Guida relative ai contenuti degli Studi di Impatto Ambientale per la componente SALUTE e per i relativi criteri di valutazione delle ricadute sulla salute degli impatti derivanti dalle azioni di progetto;

- sviluppo di idonei percorsi formativi per gli operatori del DPM mediante Corsi , Convegni, Attività di Formazione sul Campo prevedendo dei moduli coerenti con gli stati di avanzamento delle elaborazioni a livello regionale;

- partecipazione a tutte le fasi dei lavori della Commissione Istruttoria Regionale per le VIA di competenza;

- predisposizione di prime bozze da sperimentare di Procedure Operative, Istruzioni Operative, Linee Guida specifiche per il livello locale;

- sviluppo di attività ed iniziative volte al coinvolgimento e alla partecipazione degli Enti Locali Provincia e Comuni (in accordo con ARPA) al fine di assicurare il contributo e supporto inerente le valutazioni per la componente salute relativamente ai procedimenti e alle funzioni delegate in materia.

Le Azioni di dettaglio si concretizzeranno nella definizione di percorsi istruttori e di criteri e modalità tecniche relative alla componente “salute” degli Studi di Impatto Ambientale delle VIA e delle VAS dei PGT (in accordo con il SISP) e degli altri Piani e Programmi. L’obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell'ambiente, in relazione al benessere ed alla salute umana, è quello di verificare la compatibilità delle conseguenze dirette ed indirette delle opere e del loro esercizio con gli standards ed i criteri per la prevenzione dei rischi riguardanti la salute umana a breve, medio e lungo periodo. La procedura di valutazione di impatto ambientale deve assicurare che nei processi di formazione delle decisioni relative alla realizzazione di progetti siano considerati gli obiettivi di proteggere la salute e di migliorare la qualità della vita umana, al fine di contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, di garantire l'uso plurimo delle risorse e lo sviluppo sostenibile; Nello specifico, l’obiettivo è definire criteri e metodologie di effettuazione delle analisi attraverso:

1. la caratterizzazione dal punto di vista della salute umana, dell'ambiente e della comunità

potenzialmente coinvolti, nella situazione in cui si presentano prima dell'attuazione del progetto;

2. l'identificazione e la classificazione delle cause significative di rischio per la salute umana da microrganismi patogeni, da sostanze chimiche e componenti di natura biologica, qualità di energia, rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, connesse con l'opera;

3. la descrizione del destino degli inquinanti considerati, individuati attraverso lo studio del sistema ambientale in esame, dei processi di dispersione, diffusione, trasformazione e degradazione e delle catene alimentari;

4. l'identificazione delle possibili condizioni di esposizione delle comunità e delle relative aree coinvolte;

5. l'integrazione dei dati ottenuti nell'ambito delle altre analisi settoriali e la verifica della compatibilità con la normativa vigente dei livelli di esposizione previsti;

6. la considerazione degli eventuali gruppi di individui particolarmente sensibili e dell'eventuale esposizione combinata a più fattori di rischio.

Controlli sulle aziende che svolgono attività che impattano sull’ambiente Si procederà alla definizione di un programma coordinato con ARPA e Amministrazione Provinciale, definendo tra l’altro le specifiche competenze della ASL in merito alla tutela dei lavoratori e della popolazione. Si procederà a sottoporre a verifica eventuali nuovi dei Piani di Emergenze esterni ARIR,

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compresi gli eventuali adeguamenti di quelli esistenti, nell’ambito dell’aggiornamento del “Piano di emergenza Provinciale”. Proseguiranno anche i controlli di “radioprotezione industriale” in aziende con sorgenti ad alta attività (10%), quelli di “radioprotezione sanitaria”, in collaborazione con il Dipartimento PAC, nelle strutture sanitarie, oltre ai controlli di radioattività degli alimenti e di altre matrici ambientali (valutazione dei rapporti di prova su analisi effettuati da ARPA). Gestione maxiemergenze in sanità pubblica Si prevede la adozione di uno specifico protocollo in materia di emergenza di sanità pubblica, su scala provinciale, secondo le indicazioni fornite dalla U.O. Governo della prevenzione e tutela sanitaria. Proseguirà la partecipazione alla pianificazione di esercitazioni organizzate dalla Protezione Civile in provincia (Urgnano ed Isola Bergamasca. Prevenzione rischio da gas RADON Le principali azioni d’intervento previste per il triennio, sono: - lo sviluppo di una azione di informazione, in collaborazione con ARPA, sulla mappatura e sulle tecniche

di risanamento da gas radon, - il supporto ai Comuni per l’inserimento nei Regolamenti Edilizi Comunali di norme tecniche specifiche

per la prevenzione dell'esposizione al gas radon negli edifici, come definito dal Decreto Regionale di recepimento delle Linee Guida prevenzione Radon del 21 dicembre 2011,

- l’ulteriore intervento di verifica sui risultati di risanamento da gas radon in una scuola (tramite fondi residui del Progetto Finanziato da RL ).

REACH e CLP Sarà assicurata la partecipazione alle attività di controllo per gli aspetti di tutela della popolazione, rispetto alla immissione e circolazione sul mercato di sostanze pericolose. In particolare si parteciperà ai lavori del “Laboratorio di approfondimento regionale Rischio chimico” e si coordineranno i controlli ufficiali negli insediamenti produttivi del territorio Provinciale, individuati dalla Regione Lombardia.

Supporto analitico del Laboratorio di Sanità Pubblica Il Laboratorio di Sanità Pubblica dell’ASL è interessato dal processo di razionalizzazione e riorganizzazione, sulla base di uno specifico piano regionale, dei Laboratori di Prevenzione delle ASL a supporto delle attività di controllo in un’ottica di sistema integrato allargato. La Regione Lombardia ha proposto una aggregazione in tre aree. L’area Lombardia Nord, di cui fa parte il nostro Laboratorio, istituita nel corso del 2011 secondo le indicazioni regionali, ha proposto una ipotesi di riorganizzazione e ridistribuzione delle linee di attività dei cinque laboratori presenti nelle ASL di Bergamo, Como, Lecco, Sondrio e Varese. La riorganizzazione prevede quali prossimi obiettivi di: 1. predisporre il catalogo aggiornato delle prestazioni di ciascun laboratorio, a partire da quelle del settore

chimico; 2. definire un prontuario unico con tariffe delle prestazioni analitiche svolte a supporto reciproco, per la

compensazione tra ASL; ciò anche alla luce del percorso per raggiungere la completa autonomia da ARPA, entro il 2012, riguardo ai controlli chimici sulle acque destinate al consumo umano. Concretamente, si ritiene necessario mettere a punto un "tariffario interno", basato sui costi effettivi sostenuti, applicabile nei rapporti tra ASL ;

3. avviare procedure per la realizzazione di gare uniche/centralizzate, all'interno delle tre aree geografiche individuate, per l'acquisto dei materiali di laboratorio (in coerenza peraltro con gli obiettivi assegnati ai DDGG delle aziende sanitarie per il 2012);

4. garantire la rendicontazione delle attività analitiche nel sistema informativo regionale (I.M.Pre.S@), anche ai fini di una conoscenza puntuale dell’attività svolta (quantità e tipologia).

Sulla base delle potenzialità analitiche attuali, il laboratorio di sanità pubblica assicura il proprio supporto laboratoristico in ambito di sicurezza alimentare, cosmetici, matrici ambientali: acque (potabili, minerali, laghi, piscine, reflue, rogge, pozzi…), screening (sangue occulto feci, metaboliti urinari droghe...), droghe per Autorità Giudiziaria, secondo le seguenti stime annuali:

- alimenti n. determinazioni 20.000, - acque n. determinazioni 24.500, - test sangue occulto n. determinazioni 80.000 - range 75.000 - 89.000,

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- metaboliti stupefacenti n. determinazioni 203.000, - cosmetici n. determinazioni 1.000, - cloruro di sodio n. determinazioni 15, - droghe n. determinazioni per Autorità Giudiziaria 19.000.

E’ prevista la implementazione di nuove metodiche ai fini delle determinazioni di solventi clorurati e di fitosanitari (triazine) nelle acque, oltre al dosaggio della gliadina negli alimenti.

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13. SICUREZZA ALIMENTARE E NUTRIZIONE 13.1 Sicurezza alimentare Sono 10.153 le imprese alimentari (IA) censite al 31 dicembre 2011. A tutte le IA è stato assegnato un livello di rischio, stabilendo quattro livelli di rischio che si sviluppano in senso verticale (1 = rischio maggiore / 4 = rischio minore), determinati sulla base dei seguenti criteri: tipologia delle produzioni, dei volumi di attività e della destinazione della produzione (tipologia dei consumatori).

Imprese Alimentari suddivise per codici di rischio

Rischio 1 Mense di Ospedali e RSA, ipermercati, centri cottura 189

Rischio 2 Catering, gastronomie, pasticcerie, produzione di generi alimentari altamente deperibili, acque minerali, conserve, logistiche

948

Rischio 3 Altre produzioni alimentari; pizzerie da asporto; laboratori di panificazione, gelaterie, agriturismo, altre mense di collettività

1.519

Rischio 4 Ristorazione pubblica, commercio al dettaglio e all’ingrosso 6.920

Totale 10.153

I controlli sugli alimenti del triennio precedente confermano che la sicurezza alimentare in provincia di Bergamo è sostanzialmente garantita. Anche il grado di sicurezza alimentare dal punto di vista della contaminazione da inquinanti ambientali (OGM,AFLATOSSINE, FITOSANITARI), si mantiene su buoni e soddisfacenti livelli. L’attività di controllo in materia di sicurezza alimentare verrà definita prevalentemente sulla base dei bisogni specifici del territorio dell’ASL oltre che sulla base dei livelli di rischio. Nel corso del triennio inoltre:

- verrà data applicazione alle modalità di attribuzione del rischio definite dai Gruppi di Lavoro regionali nel 2011 (Tutela del consumatore, del cittadino e del lavoratore);

- si darà attuazione ai criteri definiti dalla Regione Lombardia nel documento “Manuale Operativo delle Autorità Competenti Locali” (Standard regionali), recepiti da procedure condivise con il DPV, inserite nel sistema di qualità aziendale e relative a: audit, ispezioni, campionamenti, certificazioni.

L’orientamento dell’azione di vigilanza e controllo da parte dei Servizi di Prevenzione della ASL, come da normativa europea, sarà prevalentemente indirizzata a condurre una valutazione dei sistemi di autocontrollo implementati dai titolari delle industrie alimentari ed a una verifica sulla capacita di questi di prevenire i rischi. L’azione di vigilanza con maggior frequenza si avvarrà dell’audit come strumento privilegiato per la valutazione dell’efficacia delle scelte attuate dalle aziende alimentari per garantire la sicurezza alimentare (Reg. CE 882/2004). Si prevede di controllare ogni anno tutte le imprese alimentari con livello di rischi 1 e 2. Mentre le imprese a rischio 3 e 4 verranno ispezionate in conformità alla frequenza prevista dall’attribuzione del grado di rischio assegnato alla singola azienda. Nel triennio inoltre si attuerà l’azione di controllo mediante audit nella filiera dei prodotti di IV gamma (preparazioni alimentari pronte all’uso) essendo questo settore fortemente rappresentato nella provincia di Bergamo (80 aziende agricole e 25 aziende di trasformazione, tra cui le 2 leader del settore). Queste Aziende sono collocate in fascia di rischio 2 e pertanto sottoposte a controllo per la sicurezza alimentare con periodicità almeno annuale. L’attività di controllo mediante audit verrà preceduta da una fase di formazione del personale di vigilanza, necessaria poter valutare in modo

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competente se le tecniche utilizzate dall’operatore del settore alimentare siano in grado di garantire la sicurezza alimentare (in questo settore in breve tempo si sono sviluppate nuove tecnologie di lavoro).

Programmazione dei controlli in modo integrato e attuati in maniera coordinata tra i Dipartimenti di Prevenzione Medico e Veterinario. I Servizi afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione Medico e Veterinario dell’ASL deputati al controllo della sicurezza degli alimenti programmano e pianificano annualmente una quota della propria attività da espletarsi in stretta collaborazione nelle IA collocate in un’area di confine. Ciò al fine di rafforzare le “sinergie” tra due dipartimenti per rendere più efficace, in termini di impatto sulla salute dei consumatori, l’attività di prevenzione in tema di sicurezza alimentare. L’attività di vigilanza condivisa si realizzerà secondo i criteri del manuale standard regionale di cui sopra, in conformità alle procedure di sistema inserite nel sistema di qualità aziendale e con tre modalità:

- vigilanza CONGIUNTA: svolta da personale dei due dipartimenti unitamente e nelle IA caratterizzate da maggior presenza di fattori di rischio alimentare o da importanza per volumi di produzione o tipologia di utenti (rischio 1 e 2 o particolari tipologie di attività es: negozi etnici);

- ARTICOLATA PER PROGETTI ANNUALI: si esplica su un campione rappresentativo scelto con metodo casuale all’interno di specifiche tipologie produttive/commerciali; il metodo di intervento e fortemente integrato mediante equipe interdisciplinari appositamente formate (es: progetto anisakis _ parassita del pesce);

- AUTONOMA (ma coordinata): evitando sovrapposizioni d’intervento (informativa tra Uffici territoriali sui tempi, i luoghi e i risultati). E’ indirizzata alle “tipologie di confine” non incluse nelle precedenti situazioni ( es: agriturismi, depositi all’ingrosso, gelaterie, …).

13.2 Attività di prevenzione e controllo delle acque potabili Si considerano ai fini anagrafici 244 Enti Gestori, pari al numero dei comuni della provincia di Bergamo, in quanto questa scelta permette il presidio capillare del territorio. In concreto, 41 comuni provvedono direttamente alla gestione dell’acqua potabile, mentre i restanti 203 si avvalgono di 6 Enti Gestori sovracomunali (AMIAS, BAS SII, COGEIDE, HIDROGEST, SERVIZI COMUNALI, UNIACQUE). In complesso vengono utilizzate circa 1.000 fonti di approvvigionamento idrico, tra pozzi e sorgenti. Il controllo analitico viene normalmente effettuato su 826 punti di erogazione (“punti rete”). La tipologia del controllo è orientata ai parametri di routine, sia microbiologici (circa 6 controlli annui per punto rete, in relazione alla popolazione servita) che chimici (almeno 2 controlli annui). Ad essi vanno aggiunti i controlli sui parametri critici relativi alle problematiche sotto descritte, la cui frequenza è definita di caso in caso. In totale si prevedono annualmente circa 1800 prelievi per controllo batteriologico, 1000 per controllo chimico di routine, 350 per controllo parametri critici, salvo eventuali sviluppi delle situazioni di non conformità rilevate sul territorio. Nel corso degli ultimi anni si è confermata una situazione generalmente soddisfacente, che garantisce l’erogazione in rete di acqua conforme al DLgs 31/2001. Tuttavia sono state rilevate alcune criticità nelle falde profonde, segnalate dagli Enti Gestori o emerse a seguito di monitoraggi specifici, in zone geograficamente circoscritte.

- Cromo. E’ in atto un inquinamento della falda da Cromo esavalente che ha coinvolto alcuni pozzi di Treviglio. Attualmente si effettua monitoraggio della falda con frequenza bimestrale stabilita da decreto regionale. Un secondo episodio di inquinamento riscontrato nel 2009 coinvolge anche i comuni di Arcene, Brignano, Caravaggio, Castel Rozzone, Lurano, Pognano, Ciserano, Verdello e Verdellino. Anche in questi comuni è previsto un monitoraggio bimestrale. E stata evidenziata, inoltre, una problematica di vecchia data legata al Cromo in falda nel comune di Gazzaniga, per la quale sono previsti controlli periodici per la verifica di un’eventuale contaminazione della rete.

- Dimetridazolo, Carbamazepina, Metrodinazolo. Sono stati riscontrati in passato sia in alcuni pozzi che in rete, nei comuni di Treviglio, Caravaggio, Calvenzano, Misano Gera d’Adda. Sono stati installati dei filtri a carboni attivi su ogni pozzo e gli inquinanti sono stati abbattuti stabilmente (da

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ormai 1 anno e mezzo) al di sotto dei limiti di legge. E’ in atto un monitoraggio trimestrale di questi parametri secondo un protocollo definito con Decreto Regionale.

- Trietilfosfato, TMCP. Dopo la comparsa del Trietilfosfato nel 2006 in due punti rete dell’acquedotto di Treviglio, è stato fatto un monitoraggio quadrimestrale con esito sempre negativo. La ricerca è stata sospesa nel 2011. Questi inquinanti sono stati rilevati anche nella rete di Seriate e Scanzorosciate. Il monitoraggio nel 2008 ha visto scendere i parametri sotto i valori soglia di attenzione e da allora non sono più stati riscontrati.

- Nitrati. Sono stati riscontrati dei valori superiori alla norma solo in alcuni campioni effettuati nella stagione estiva nel comune di Brignano; livelli significativi di nitrati seppure sempre nei limiti di norma si riscontrano anche nei comuni di Caravaggio e Cortenuova. Essendo i nitrati un parametro di routine, vengono controllati ogniqualvolta si effettua il campionamento di routine chimica (circa 40 campioni anno).

- Nichel. Questa criticità è stata rilevata in falda alla fine del 2011. E’ in corso un monitoraggio sui comuni che potrebbero essere coinvolti dalla problematica (in particolare Verdellino e Arcene) che verrà protratto per tutto il 2012.

- Solventi (Tetracloroetilene,Tricloroetilene e Cloroformio). Tricloroetilene e Tetracloroetilene sono stati rilevati nel corso del 2011 nel comune di Stezzano, ma la loro quantità nella distribuzione in rete non oltrepassa i limiti di legge. Il problema è stato riscontrato anche nella rete del comune di Castelli Calepio nel 2003; grazie ad un’attenta miscelazione delle acque il problema è stato superato ed il parametro pur essendo ancora rilevabile è sotto il limite di legge (10 ug/l). Alla luce dei recenti eventi che hanno interessato le acque di falda della media e bassa bergamasca si prevede anche il controllo dei valori di cloroformio nei comuni di Verdello, Ciserano, Arcene e Treviglio.

- Arsenico. A seguito del limite più restrittivo imposto dal D.L. 31/2001, nel comune di Carona il parametro in rete ha superato seppure di poco il limite (valore max raggiunto 12 ug/l).

- Freon. Questo inquinante di cui non sono indicati dei limiti di legge, è stato riscontrato casualmente nella rete dei comuni di Brembate e Capriate san Gervasio; le indagini non ne hanno individuato l’origine. Il gestore mediante un trattamento di insufflazione di aria a mezzo soffianti nel serbatoio di accumulo di Brembate, ha ridotto la quantità dell’inquinante che è tuttora presente anche se a valori stabilmente bassi.

- Inquinanti microbiologici (E.coli). Periodicamente si ripetono episodi di non conformità microbiologica in alcuni comuni delle Valli Brembana, Imagna e Seriana, legati alla superficialità di alcune sorgenti che risentono dei fenomeni metereologici, della vicinanza di alpeggi, di trattamenti di disinfezione empirici delle acque, della mancanza di sistemi di autocontrollo.

Priorità per il triennio Nel corso del triennio si procederà alla definizione dei criteri per l’attribuzione del grado di rischio degli acquedotti e al controllo di tutti gli acquedotti con rischio elevato. Il controllo degli acquedotti, in analogia a quanto già effettuato nel corso del biennio 2010 – 2011, consisterà prioritariamente nella verifica dei controlli interni previsti dal DLgs 31/2011, effettuati dall’Ente Gestore, nonché, dove ritenuto opportuno, nella verifica delle strutture e degli impianti, secondo le indicazioni delle istruzioni operative appositamente predisposte (IOAIASN03-0). Integrazione trasversalità e collaborazioni Le problematiche emerse negli ultimi anni hanno favorito la nascita e il consolidamento di rapporti di collaborazione con i principali Enti Gestori ed i Comuni coinvolti, nonché con le strutture provinciali e regionali competenti, anche con la partecipazione ai tavoli tecnici e alle conferenze di Servizi istituiti dagli Enti preposti.

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13.3 Fitosanitari: vendita e impiego

Le imprese censite a livello provinciale sono 57. Scopo della vigilanza è:

- Promuovere la corretta detenzione e gestione della vendita dei prodotti fitosanitari nonchè la dovuta informativa annuale (a mezzo web) dei dati di vendita.

- Verificare le condizioni d’impiego, tenuta del quaderno di campagna o registro dei trattamenti e della rintracciabilità.

Annualmente i Tecnici della Prevenzione effettueranno un’ispezione presso i depositi e i punti vendita di prodotti fitosanitari nella misura del 33% delle attività censite nel proprio ambito. Nel triennio verranno controllare tutte le attività censite. Proseguirà l’organizzazione del corso annuale di formazione per il rilascio dell’attestato di idoneità alla vendita dei fitosanitari. Si prevede tuttavia che questa attività andrà ad esaurirsi spontaneamente poiché gli addetti alla vendita sono ormai in possesso di diploma/laurea che li abilita. Verrà garantita la partecipazione degli operatori ASL ai corsi di formazione organizzati dall’Amministrazione Provinciale per gli utilizzatori dei prodotti fitosanitari. Progetto “trasversale” (SIAN – SPSAL) per la sicurezza sul lavoro nelle industrie di produzione e confezionamento di prodotti fitosanitari Sul territorio provinciale vi sono 5 (cinque) ditte che producono/confezionano prodotti fitosanitari. L’attività di controllo si svolge con il seguente criterio: nel primo semestre di ogni anno il servizio PSAL chiede alle aziende la Relazione Sanitaria Annuale ed il Piano di Formazione dei lavoratori. Tali documenti sono oggetto di valutazione da parte degli operatori SPSAL. Nel secondo semestre, operatori SPSAL e SIAN eseguono un sopralluogo presso le ditte. Oggetto della vigilanza sono: le modalità di stoccaggio delle materie prime e dei prodotti finiti; verifiche sulle macchine degli impianti produttivi: aspirazioni localizzate, filtri e loro manutenzione; dotazione ed uso dei DPI; esistenza e divulgazione delle procedure per sversamenti accidentali; igiene dell’eventuale mensa o refettorio; igiene/struttura degli spogliatoi e servizi igienici; autorizzazioni alla produzione. Nel triennio verranno ricontrollate tutte 5 le ditte congiuntamente da operatori SPSAL e SIAN.

13.4 Ispettorato micologico Scopo dell’attività dell’ispettorato micologico è prevenire le intossicazioni causate dal consumo di funghi. Saranno garantite anche per il prossimo triennio le seguenti attività :

- riconoscimento delle specie fungine raccolte da privati cittadini e determinazione dei funghi commestibili presso 4 uffici di sanità pubblica dell’ASL nel periodo agosto-ottobre con possibilità di dilatare il periodo in base all’andamento stagionale dei funghi epigei spontanei;

- la reperibilità micologica da agosto a fine novembre con intervento presso i pronto soccorso ospedalieri e /o altre strutture di emergenza in occasione di presunti o accertati casi di intossicazione da ingestione di funghi;

- interventi formativi per la popolazione; - controllo su richiesta con relativa certificazione dei funghi freschi spontanei destinati alla vendita; - attività ispettive presso le aziende di preparazione, deposito, vendita e somministrazione di funghi

spontanei, coltivati e condizionati; - interventi formativi ed educativi diretti agli operatori del settore ortofrutticolo e della

ristorazione; - Rilascio del certificato di abilitazione alla vendita agli operatori del settore alimentare (OSA) che

intendono effettuare la vendita dei funghi freschi spontanei e dei funghi secchi sfusi previo superamento esame.

Attualmente l’attività dell’ispettorato micologico è garantita da 6 micologi. Nel triennio ci si prefigge di inviare almeno un Tecnico della Prevenzione al corso abilitante per ottenere la qualifica di micologo.

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13.5 Igiene della nutrizione 13.5.1 Sorveglianza nutrizionale

(indagini sulle abitudini alimentari e sui dati antropometrici della popolazione) I dati emersi dalla sorveglianza nutrizionale realizzata dall’ASL negli anni 2005-2011 sulla popolazione dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado, evidenziano che anche nella nostra provincia è presente il fenomeno del sovrappeso e dell’obesità anche se apparentemente più contenuto rispetto alla media nazionale. Di seguito sono esposti i dati nel dettaglio.

SCUOLA MATERNA SOVRAPPESO

Femmine Maschi

3 anni 6,9% 3,7%

4 anni 11,6% 10%

5 anni 18,8% 11,2%

SCUOLA MATERNA OBESITA

Femmine Maschi

3 anni 4,6% 5,1%

4 anni 5,6% 3,1%

5 anni 9,8% 7,9%

SCUOLA PRIMARIA Femmine Maschi

Sovrappeso 21% 20%

Obesità 5,9% 6,8%

SCUOLA SECONDARIA PRIMO GRADO

Femmine Maschi

Sovrappeso 10,1% 17,1%

Obesità 1,2% 3,5%

Risulta evidente che nella fascia d’età compresa tra i 3 e i 6 anni il soprappeso e l’obesità sono più frequenti nelle femmine, a 8 anni c’è un problema importante di eccesso di ponderale ma la differenza tra i due sessi non è significativa, mentre a 12 anni la situazione si inverte e il problema del sovrappeso e dell’obesità è più presente nei maschi. Una indagine effettuata nel 2010 sulla popolazione scolastica della Valle Brembana tra il terzo anno della scuola secondaria di primo grado e il terzo anno della scuola secondaria di secondo grado, conferma che nelle adolescenti femmine il sovrappeso non è un problema rilevante bensì comincia a comparire il fenomeno della magrezza che merita attenzione, monitoraggio e approfondimento nel prossimo triennio. Il problema dell’eccesso ponderale è presente anche nella popolazione adulta: lo studio Passi effettuato dal 2008 ad oggi sulla popolazione bergamasca dai 18 ai 69 anni ha evidenziato che ben il 34% degli adulti ha un problema con il peso (il 26% soprappeso e l’8% obeso). Nel triennio 2012-14 la sorveglianza nutrizionale proseguirà mediante la partecipazione attiva al programma nazionale Okkio alla salute coordinato dall’ Istituto Superiore di Sanità. La scelta di aderire al progetto nazionale è motivata dalla necessità di rendere confrontabili i dati raccolti.

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13.5.2 Ristorazione collettiva

Vigilanza nutrizionale nella ristorazione scolastica Le ristorazioni scolastiche nella provincia di Bergamo sono 949 suddivise tra nidi (182), materne (366), elementari (252), medie (144), scuole superiori (5). Circa il 50% delle refezioni scolastiche ha una cucina in loco, soprattutto nelle scuole dell’infanzia mentre la modalità del pasto trasportato prevale nelle ristorazioni delle scuole primarie, secondarie e negli asili nido, soprattutto quelli di recente apertura (circa il 40%). In totale ogni giorno vengono serviti circa 71.000 pasti ad un’utenza di età compresa tra i tre mesi ed i 14 anni (dato aggiornato a giugno 2011, anno scolastico 2010-2011). La prevalenza di soggetti con problemi legati all’assunzione di alimenti che necessitano di diete speciali a dicembre 2010 era del 2,4%. Dai sopralluoghi effettuati nelle ristorazioni scolastiche, centri cottura e refettori, nell’anno scolastico 2010-2011 da assistenti sanitari, dietiste e medici sono emerse alcune criticità relative in particolare: alla qualità nutrizionale delle materie prime, alle dimensioni delle porzioni servite nelle diverse fasce d’età, all’abitudine di somministrare a richiesta il bis dei primi piatti e alla gestione del pasto per allergici. Programmazione. L’attività di vigilanza sarà orientata alla verifica della sicurezza dei pasti per gli allergici e alla verifica della correttezza delle porzioni somministrate nella refezione scolastica. Il personale di vigilanza dell’ASL e il personale delle aziende di ristorazione e delle scuole addetto alla distribuzione dei pasti riceverà una formazione specifica; proseguirà l’attività di valutazione sui capitolati d’appalto per le ristorazioni scolastiche dei Comuni, poiché il capitolato è ritenuto strumento strategico per la diffusione di pratiche nutrizionali corrette. Verranno valutati, ogni anno, tutti i capitolati dei comuni con contratti in fase di rinnovo. I comuni verranno invitati con comunicazione scritta ad inviare all’ASL il documento per la valutazione. Ristorazione nelle RSA ed altre strutture extraospedaliere per anziani La malnutrizione nell’anziano è fortemente correlata all’ambiente in cui vive. I dati epidemiologici dimostrano una prevalenza della malnutrizione proteico-energetica (PEM) che aumenta per gli anziani che vivono nelle RSA rispetto a quanti vivono presso il loro domicilio. E’ noto che la malnutrizione incrementa la vulnerabilità degli anziani con maggior morbilità e mortalità. Le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera e assistenziale, condivise nella conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano (Intesa 16 dicembre 2010), sottolineano l’importanza del Servizio di Ristorazione per il mantenimento di un buono stato di nutrizione degli ospiti e indicano come strategica la progettazione multidisciplinare del servizio stesso. In ottemperanza alle linee sopra enunciate ci si prefigge nel prossimo triennio, in collaborazione con il Servizio Accreditamento, Controllo, Appropriatezza e Qualità dell’ASL, di predisporre dei piani di intervento per garantire la qualità dietetico nutrizionale dei servizi di ristorazione delle strutture territoriali per anziani . 13.5.3 Educazione alimentare

Educazione alimentare nelle scuole In collaborazione con il Servizio Medicina Preventiva nelle Comunità proseguirà l’offerta dei progetti specifici di educazione alimentare nelle scuole della Provincia con l’obiettivo di raggiungere lo stesso numero di alunni e di scuole definito. Presentazione dei programmi di promozione della salute ad almeno il 90% delle scuole del territorio. Ogni anno contiamo di raggiungere almeno 20.000 studenti (su una popolazione studentesca di circa 100.000). E’ prevista la revisione e l’aggiornamento dei materiali relativi all’offerta formativa alle scuole. Promozione di corrette abitudini alimentari. Riduzione di fattori di rischio quali obesità, sedentarietà in gruppi di popolazione

- Counseling nutrizionale breve (in collaborazione con il Dipartimento di Cure Primarie e con il Distretto di Bergamo). Dai dati della sorveglianza nutrizionale risulta evidente che l’eccesso ponderale del bambino e dell’adulto costituisce un problema di salute importante che deve essere monitorato e su cui si devono indirizzare prioritariamente le azioni di educazione alimentare nel prossimo triennio. L’ASL nel 2012 ha scelto di sperimentare il counseling nutrizionale per i genitori dei bambini in sovrappeso/obesi perché la letteratura scientifica lo indica come strumento innovativo ed efficace per la rieducazione e promozione di corretti stila di vita. La conduzione dei

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gruppi è supportata da medico nutrizionista, dietiste, psicologa e viene mantenuta una comunicazione con il pediatra di famiglia che segue direttamente il bambino. Nel triennio questa iniziativa sarà consolidata e si prevede di incrementare l’offerta del servizio attivando almeno 4 gruppi sul territorio.

- Predisposizione di materiale formativo per la corretta alimentazione dei bambini da 6 mesi a 3 anni (in collaborazione con il Dipartimento di Cure Primarie). I pediatri di famiglia vengono continuamente sollecitati dai genitori dei bambini loro assistiti a dare indicazioni sull’alimentazione da seguire al termine del periodo di svezzamento; analoga richiesta giunge agli operatori dell’ASL dalle educatrici degli asili nido e delle sezioni primavera rispetto ai piccoli utenti di età dai 2 ai 3 anni. Le indicazioni esistenti per i bambini 0 a 3 anni elaborate dall’asl nel corso degli anni necessitano di revisione anche a fronte dei contenuti delle linee guida dell’OMS e della letteratura scientifica che propongono nuove modalità di gestione dell’alimentazione del bambino soprattutto durante lo svezzamento, in particolare prevedendo l'inserimento di glutine già al 6 mese di vita e di tutti gli altri alimenti senza più gradualità. Nel triennio si procederà ad aggiornare le indicazioni dietetiche per i lattanti e il manuale d’uso degli asili nido. Verrà predisposto un atlante fotografico per la corretta alimentazione per questa fascia d’età ad integrazione di quello già realizzato per l’età 6-14 anni.

- Diffusione di snack salutari nei distributori automatici. Lo scorso anno, su richiesta della Regione (regole di sistema 2011) abbiamo attivato in 2 scuole superiori e in 10 direzioni di strutture sanitarie un percorso per promuovere l’inserimento di snacks salutari nei distributori automatici che dovrà essere ampliato nei prossimi anni anche con il coinvolgimento di altre scuole e strutture. Per raggiungere risultati efficaci e duraturi nel tempo tuttavia si ritiene strategico il coinvolgimento della Regione perché diventi interlocutore autorevole con le aziende che sul territorio lombardo gestiscono la vendita di alimenti tramite distributori automatici.

- Integrazione, trasversalità e collaborazioni. Proseguirà la collaborazione con altri Servizi del DPM e della Direzione sanitaria per la realizzazione di: 1 Ricettario per l’Expo. E’ iniziata nel 2011 la collaborazione con gli istituti alberghieri per la

realizzazione dell’Exporicettario “Piatti chiari, salute lunga”, che prevede la realizzazione di un ricettario bergamasco innovativo che valorizzi i prodotti locali coniugando salute e sostenibilità ambientale, in accordo con i temi dell’Expo 2015. Il progetto prevede la sperimentazione delle ricette e la loro promozione presso la popolazione anche attraverso i media locali e le ristorazioni pubbliche locali.

2 Interventi per la promozione di attività motorie e corrette abitudini alimentari al fine di ridurre l’incidenza di patologie cronico-degenerative (gruppi di cammino).

3 Interventi per la riduzione dei fattori di rischio quali obesità, sedentarietà, tabagismo in gruppi di popolazione adulta presso le strutture produttive che aderiranno al programma WHP.

4 Interventi a sostegno e rinforzo dell’iniziativa “Pane con ridotto contenuto di sale” in collaborazione con ASPAN (Associazione Panificatori).

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14. SICUREZZA SUL LAVORO

Criteri utilizzati In continuità con il percorso di innovazione già iniziato negli anni precedenti, le attività di controllo in ambito di tutela della salute dei lavoratori si ispirano ai principi scientifici dell’efficacia, dell’appropriatezza professionale ed organizzativa concentrando la vigilanza negli ambiti lavorativi a maggior rischio per la salute. Alla base di tale percorso si pone l’analisi del contesto produttivo e delle problematiche di salute ad esso correlate ovvero infortuni e malattie professionali.

Analisi del contesto I dati e gli indicatori utilizzati derivano da:

1. Anagrafe Generale del Sistema Informativo Prevenzione (I.M.Pre.S@) della Regione Lombardia; 2. Flussi informativi INAIL-ISPESL-Regioni 2011; 3. Registro degli infortuni mortali dell’ASL di Bergamo 2011; 4. Ricerca attiva Tumori professionali.

Per la definizione dei termini qui utilizzati si rinvia alla lettura delle chiavi interpretative pubblicate nei Flussi INAIL-ISPESL-Regioni 2011.

I dati sulle attività economiche, estratti da I.M.Pre.S@, sono presentati secondo la codifica regionale. Per la quantificazione dei "danni" da lavoro si riportano indicatori infortunistici e dati relativi alle malattie professionali:

� infortuni (eventi denunciati, eventi indennizzati, quota di casi in itinere, quota di casi con postumi permanenti o mortali);

� indicatori di frequenza d'infortuni (tasso grezzo per attività economica); � indicatori di gravità d'infortuni (frazioni di infortuni indennizzati per postumi permanenti o per

morte); � Malattie professionali manifestatesi per gruppo ATECO.

14.1 Il contesto produttivo Il numero di imprese attive presenti in provincia di Bergamo al 31/12/2011 è di 87.074 unità. Le sezioni Costruzioni, il Commercio (22,5%) e le attività manifatturiere (13,5%) rappresentano le quote percentuali più rappresentative del tessuto produttivo. L'obiettivo concreto assegnatoci dalla Regione, di realizzare interventi ispettivi che garantiscano la copertura del 5% delle unità locali, coincide con l’impegno assunto dalle Regioni a seguito dell'accordo concernente il "Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro" tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano (DPCM 17 Dicembre 2007). Il Comitato Tecnico Interregionale della Prevenzione e Sicurezza in Ambienti di Lavoro, nell’ aprile 2010, ha stabilito i criteri di calcolo di tale copertura sulla base delle posizioni assicurative INAIL (PAT). Per la definizione degli obiettivi annuali delle ASL vengono pertanto considerate le PAT ancora attive al 31 dicembre dell'ultimo anno disponibile, pubblicate in Flussi INAIL Regioni e rispondenti ai seguenti criteri: N° addetti (dipendenti + addetti speciali) >= 1 oppure N° artigiani >= 2. Tale obiettivo per l’ASL di Bergamo si concretizza in 51.397 Posizioni Assicurative Territoriali (Tabella 1)

Totale Obiettivi LEA - ASL della Provincia di Bergamo

fonte Flussi INAIL Regioni 2011

Codice ASL ASL Totale

PAT* Obiettivi LEA

01 Bergamo 51.397 2.569,85

67

Nella Tabella seguente sono riportati gli obiettivi LEA calcolati per la nostra ASL, provenienti dai Flussi INAIL Regioni 2011. Per il settore agricolo, i dati relativi alle PAT estratte dai flussi non risultano rappresentativi della realtà provinciale, infatti i dati Infocamere indicano la presenza di 5.242 aziende agricole attive al 31/12/2011 e di queste, circa 2.000 rispondono ai criteri LEA sopradescritti. Il calcolo della percentuale di aziende agricole da controllare è pertanto effettuata sui dati estratti da infocamere.

Obiettivi LEA - ASL della Provincia di Bergamo n. PAT e distribuzione per codice e gruppo ATECO (2002)

fonte Flussi INAIL Regioni 2011

Codice

Regionale

2011

Codice

2002

Gruppo Ateco 2002 infocamere 2011

Totale PAT* 2009

Obiettivi LEA

Obiettivi ASL BG

0111 A Agricoltura silvicoltura e pesca ** 5.242** 1.880** 8,7 94

0811 C C Estrazione minerali 61 100 5 5

0211 DA DA Industria alimentare 677 1.025 51,25 51

1311 DB DB Industria tessile 1.221 1.231 61,55 62

1511 DC DC Industria conciaria 78 86 4,3 4

1611 DD DD Industria legno 902 774 38,7 39

1612 DE DE Industria carta 427 593 29,65 30

1911 DF DF Industria petrolio 7 18 0,9 1

2011 DG DG Industria chimica 213 334 16,7 17

2211 DH DH Industria gomma e plastica 662 892 44,6 45

2311 DI DI Industria non metalliferi 431 546 27,3 27

2411 DJ DJ Industria metalli 3.495 3.432 171,6 172

2811 DK DK Industria meccanica 928 1.431 71,55 72

9702 DL DL Industria elettrica 652 1.008 50,4 50

9703 DM DM Industria mezzi trasporto 144 139 6,95 7

3211 DN DN Altre industrie 1.275 905 45,25 45

3511 E E Elettricità gas acqua 203 104 5,2 5

9704 F F Costruzioni 20.628 8.756 437,8 438

4711 G 50 G 50 Commercio riparazione auto 2.343 1.840 92 92

6111 I I Trasporti 2.337 1.826 91,3 91

8511 M M Istruzione 364 573 28,65 29

8611 N N Sanità 522 1.213 60,65 61

Servizi e varie altre attività 27.043 16.140 807,0 807

totale Strutture/attività da controllare per anno 87.074 51.397 2.569,85 2.750

totale Strutture/attività da programmare per anno nel triennio 2012-2014 2.750

* Il totale delle PAT comprende le imprese residenti in provincia di Bergamo, attive al 31/12/2009, con

almeno un dipendente (o addetto speciale) oppure almeno due artigiani

** i dati per l’Agricoltura sono estratti da Infocamere 2011

I lavoratori Addetti, sono calcolati dall’INAIL come Numero di uomini-anno assicurati. La distribuzione percentuale degli addetti totali registrati nel 2009 (grafico 1) per sezione ATECO, mostra una netta prevalenza di addetti occupati nel settore manifatturiero D (38%), seguono quindi gli addetti occupati nelle costruzioni F (15%), nel commercio G (14%), nelle attività immobiliari (8%), nei Trasporti (6%) e nella Sanità. Per quanto riguarda il Settore Agricolo, i dati estratti dai flussi non descrivono il numero reale dei lavoratori occupati.

68

I dati forniti dalla CCIA, aggiornati al 31/12/2011, indicano la presenza di 3.559 occupati nel settore agricolo di cui 1.958 dipendenti e 1.601 definiti indipendenti.

38%

15%14%

8%

6%5%

4% 3% 3% 2%1% 1%

Manifatturiero

Costruzioni

Commercio

Attivita immobiliari

Trasporti

Sanita

Intermediazione finanziaria

Servizi pubblici

Alberghi e ristoranti

Pubblica amministrazione

Istruzione

Altri

Grafico 1. Distribuzione percentuale degli addetti totali, occupati nell’anno 2009, secondo nomenclatura ATECO 2002.

Fonte: Flussi 2011

14.2 Quantificazione dei "danni" da lavoro. 14.2.1 Infortuni L’analisi è stata condotta considerando i dati infortunistici registrati nel periodo 2006 – 2010 estratti da “Flussi INAIL ISPESL REGIONI” 2011. Nel periodo considerato, sono stati denunciati complessivamente 100.277 infortuni e di questi risultano definiti positivamente dall’INAIL 71.285 casi (71 %). La lettura del trend temporale (grafico) dei casi registrati indica una riduzione sia dei casi denunciati che di quelli indennizzati che appare più evidente nell’ultimo triennio.

Infortuni ASL di Bergamo0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

Totali 21.620 21.051 20.781 18.512 18.313

Definiti positivamente 15.801 15.340 14.787 12.867 12.490

2006 2007 2008 2009 2010

ASL di Bergamo. Infortuni denunciati e definiti positivamente per anno evento. Fonte FLUSSI 2011

Nel quinquennio 2006 – 2010, la distribuzione percentuale in base al tipo di gestione INAIL degli infortuni definiti positivamente (tabella 3) mostra una netta prevalenza di casi nei dipendenti di aziende industriali ed artigiane (79%). Nel periodo considerato, gli infortuni indennizzati nei lavoratori agricoli rappresentano complessivamente circa il 3% dei casi definiti (N = 2.112). Si evidenzia anche un incremento degli infortuni a

Addetti per ATECO 2002 dati anno 2009

69

studenti che complessivamente rappresentano una quota del 8,7 % dei casi definiti positivamente nel quinquennio considerato.

Infortuni definiti positivamente per Gestione INAIL e anno evento

ANNO EVENTO

Gestione INAIL 2006 2007 2008 2009 2010 TOTALE %

110 Infortuni dipendenti aziende industria artigiana 12.573 12.347 11.854 9.907 9.602 56.283 79

113 Inf. titolari,fam. e soci di az. Artigiane 1.257 1.074 1.018 1.001 834 5.184 7,3

211 Infortuni dipendenti dello stato 257 254 266 243 241 1.261 1,8

212 Infortuni studenti 1.156 1.186 1.215 1.283 1.357 6.197 8,7

215 Infortuni detenuti civili industria 1 2 1 4 8 16 0,02

350 Infortuni agricoli con tratt.agricolo 510 435 382 393 380 2.100 2,9

360 Infortuni agricoli con tratt.industriale 5 3 4 0 0 12 0,02

970 Addetti servizi domestici e familiari 42 39 47 36 68 232 0,3

TOTALE 15.801 15.340 14.787 12.867 12.490 71.285 100,0

I casi definiti positivamente nel periodo 2006 – 2010 sono risultati complessivamente 71.285 e di questi, 61.699 casi (87%) riguardano il settore Industria e Servizi. La distribuzione per gruppi ATECO dei casi riconosciuti dall’INAIL come accaduti “in occasione di lavoro” nel settore Industria e Servizi (tabella 4.), escludendo gli infortuni in itinere e i casi attribuibili a colf, studenti e sportivi, è riportata nella tabella 3. Nel dettaglio, il 47% (N = 24.108) degli eventi si colloca complessivamente nel settore D manifatturiero ove prevalgono in particolare i gruppi DJ (metallurgia 15%) e DK (meccanica 7%). Oltre al settore manifatturiero spiccano per numerosità di casi il gruppo F costruzioni (18%) e il gruppo I - Trasporti e magazzinaggio (8,5 %). Osservando il trend temporale dal 2006 al 2010, si evidenzia complessivamente una riduzione pari al - 6%. Da rilevare l’incremento dei casi (+12%) nel settore dell’istruzione.

Settore INDUSTRIA E SERVIZI: numero di infortuni in occasione di lavoro definiti positivamente per Gruppo ATECO e anno evento.

Sono esclusi: infortuni in itinere, infortuni a colf, Studenti di scuole pubbliche e private e sportivi professionisti Gruppi Ateco 2006 2007 2008 2009 2010 TOTALE frequenza

% Differenza % 2010/2006

A agricoltura caccia e silvicoltura 33 26 40 41 33 173 0,3% 0,0%

C estrazione di minerali 26 24 13 16 15 94 0,2% -11,7%

DA alimentari 270 256 205 201 180 1.112 2,2% -8,1%

DB tessili 451 412 320 260 233 1.676 3,3% -13,0%

DC conciarie cuoio e pelle 28 20 17 12 20 97 0,2% -8,2%

DD legno 222 206 182 149 153 912 1,8% -7,6%

DE carta cartoni stampa e editoria 252 230 216 177 181 1.056 2,0% -6,7%

DF fabbricazione di coke…. 2 4 1 5 5 17 0,0% 17,6%

DG fabbr. di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 265 272 222 163 186 1.108 2,1% -7,1%

DH fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 422 462 426 328 272 1.910 3,7% -7,9%

DI fabbricazione di prodotti della lav. di minerali non metalliferi 306 255 254 210 162 1.187 2,3% -12,1%

DJ metallurgia, fabbricazione di prodotti in metallo 1.792 1.747 1.705 1.259 1.196 7.699 14,9% -7,7%

DK fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici 845 852 820 597 579 3.693 7,2% -7,2%

DL fabbricazione di macchine elettriche e di app. elettriche 263 229 198 169 165 1.024 2,0% -9,6%

DM fabbricazione di mezzi di trasporto 408 432 366 196 225 1.627 3,2% -11,2%

DN altre industrie manifatturiere 248 215 203 188 136 990 1,9% -11,3%

E prod. distrib.e di energia elettrica, gas e acqua 60 45 38 40 36 219 0,4% -11,0%

F costruzioni 2.196 2.049 2.001 1.749 1.422 9.417 18,3% -8,2%

G 50 commercio, manut. e riparazione di autoveicoli e motocicli; 187 191 174 174 160 886 1,7% -3,0%

G 51 commercio all’ingrosso e intermediari del commercio 314 301 273 244 254 1.386 2,7% -4,3%

G 52 commercio al dettaglio 485 488 528 482 500 2.483 4,8% 0,6%

H alberghi e ristoranti 341 348 279 277 266 1.511 2,9% -5,0%

I trasporti, magazzinaggio 980 952 902 814 719 4.367 8,5% -6,0%

J attività finanziarie 31 27 36 30 35 159 0,3% 2,5%

K immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese 614 570 649 513 480 2.826 5,5% -4,7%

L amministrazione pubblica 105 92 92 102 101 492 1,0% -0,8%

M istruzione 36 48 51 51 69 255 0,5% 12,9%

N sanità e assistenza sociale 356 328 367 360 362 1.773 3,4% 0,3%

O altri servizi pubblici, sociali e personali 175 180 223 207 178 963 1,9% 0,3%

X NON DETERMINATO 40 35 34 19 312 440 0,9% 61,8%

Totale 11.753 11.296 10.835 9.033 8.635 51.552 100,0% -6,0%

70

14.2.2 Infortuni in itinere e da incidenti stradali Nel periodo 2006 – 2010, parallelamente alla lenta ma costante riduzione delle denunce di infortuni totali si nota una riduzione anche delle denunce dei casi avvenuti in itinere. Se teniamo conto solo degli infortuni stradali, ovvero quelli avvenuti sulla pubblica via e causati da circolazione stradale, indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di infortunio in itinere, si evidenzia invece un incremento delle denunce (grafico).

0

500

1000

1500

2000

2500

2006 2007 2008 2009 2010

stradali

stradali e itinere

ASL di Bergamo. Infortuni Stradali e in itinere. Casi denunciati. Fonte FLUSSI 2011

I casi di infortunio accaduti durante il percorso casa-lavoro, nel periodo 2004 – 2009 rappresentano una quota media pari al 14 % annua di tutti gli infortuni definiti positivamente (tabella).

Infortuni in itinere definiti positivamente per anno evento

Gestione INAIL 2006 2007 2008 2009 2010 totale

totale infortuni definiti positivamente

15.801 15.340 14.787 12.867 12.490 71.285

totale infortuni in itinere definiti positivamente

2.064 2.104 1.972 1.837 1.777 9.754

% infortuni in itinere su totale definiti positivamente

13% 14% 13% 14% 14% 14%

L’analisi della distribuzione di tali infortuni nell’arco della giornata, appare evidente che circa il 45 % degli eventi (sia stradali che in itinere) si concentra in due fasce orarie e in particolare tra le ore 7.00 e le 8.00 del mattino (percorso casa-lavoro) e dalle ore 12.00 alle 14.00, ovvero nella fascia oraria in cui abitualmente si effettua la pausa pranzo. 14.2.3 Infortuni Gravi. Gli infortuni gravi si collocano per il 93% nel settore Industria e Servizi (tabella 6). La quota degli infortuni gravi per anno in tale settore appare purtroppo costante rappresentando circa il 17 % del totale degli infortuni definiti positivamente in occasione di lavoro. (Grafico)

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

16000

18000

2006 2007 2008 2009 2010

infortuni totali

infortuni gravi

ASL di Bergamo. Infortuni gravi. Settore industria e servizi Casi definiti positivamente per anno. Fonte FLUSSI 2011

71

Agricoltura, conto stato, industria e servizi Infortuni gravi in occasione di lavoro definiti positivamente per anno evento

Settore Attività 2006 2007 2008 2009 2010 TOTALE %

Agricoltura 166 149 128 126 112 681 6%

Industria e Servizi 2.443 2.327 2.105 1.919 1.711 10.505 93%

Conto Stato 25 26 31 23 23 128 1%

TOTALI 2.634 2.502 2.264 2.068 1.846 11.314 100% La distribuzione per gruppi ATECO degli infortuni gravi nel Settore Industria e Servizi mostra un'elevata percentuale di casi in edilizia (23,2 %), nei trasporti (10,4%) e nelle attività immobiliari e dei servizi alle imprese (K 5%). Nell’ambito del settore manifatturiero spiccano l’industria dei metalli (gruppo DJ 14%) e la meccanica (gruppo DK 5%). Circa il 7% del totale dei casi d’infortuni definiti come gravi è attribuibile ad infortuni stradali. 14.2.4 Indicatori di frequenza di infortuni (tassi grezzi e tassi standardizzati). L’analisi è stata condotta analizzando i dati calcolati sia per territorio che per azienda (Flussi INAIL ISPESL Regioni 2011). Nello specifico:

� indicatori “per Territorio” relativi agli eventi lesivi accaduti all’interno del territorio della Provincia di Bergamo, indipendentemente dall’ubicazione territoriale della ditta alla quale appartiene l’infortunato.

� indicatori “per Azienda” in cui gli eventi lesivi sono riassegnati al territorio in cui è iscritta la ditta alle cui dipendenze vi è l’infortunato. In altri termini il numeratore degli indicatori (tassi) è composto da tutti quegli infortuni avvenuti ovunque in Italia ma riguardanti lavoratori di ditte della nostra Provincia.

Si precisa inoltre che nel calcolo dei tassi d’infortunio, non sono conteggiati gli eventi in itinere, sono invece compresi gli infortuni stradali avvenuti in occasione di lavoro (es. autotrasportatori). Analizzando i dati registrati per l’anno 2009, la provincia di Bergamo, in ambito regionale, si collocava al 2° posto dopo Milano e Brescia, per numero totale di infortuni denunciati (tabella 7) nel settore “Industria, commercio e servizi”. Se si considerano i dati relativi agli infortuni indennizzati, i valori registrati per territorio risultano inferiori a quelli valutati per azienda. La variabilità tra dati calcolati per territorio e per azienda rispecchia la “mobilità” delle imprese e dei lavoratori.

Indicatori Statistici. Infortuni totali denunciati ed indennizzati per provincia anno 2009. Negli indennizzati sono esclusi gli infortuni ad apprendisti, lavoratori interinali, lavoratori iscritti a polizze speciali,

sportivi professionisti. Flussi 2011

per "azienda"

Per "territorio"

Provincia Addetti (INAIL)

Infortuni denunciati

Infortuni indennizzati

Infortuni in itinere

indennizzati

Infortuni denunciati

Infortuni indennizzati

Infortuni in itinere

indennizzati

Milano 1.691.821 45.678 26.561 7.793 41.714 23.247 6.422

Bergamo 376.406 13.423 9.146 1.577 15.251 8.449 1.567

Brescia 396.348 12.411 8.807 1.280 16.857 9.081 1.396

Varese 264.279 8.229 5.536 1.127 11.821 6.436 1.376

Monza Brianza 284.307 7.810 5.122 1.261 5.675 3.282 1.077

Como 179.785 5.379 3.595 704 7.268 4.117 787

Mantova 126.775 4.623 3.212 470 6.173 3.334 507

Cremona 97.712 3.611 2.574 381 5.622 2.951 477

Pavia 129.790 3.561 2.432 451 5.252 2.801 665

Lecco 103.925 3.168 2.351 339 4.647 2.774 467

Sondrio 56.304 1.889 1.370 164 2.313 1.395 161

Lodi 58.618 1.797 1.155 264 2.401 1.415 339

TOTALE 3.766.069 111.579 71.861 15.811 124.994 69.282 15.241

72

Se si considera come indicatore il tasso grezzo (15) degli infortuni indennizzati per “territorio”, in una scala di valori crescenti (tabella seguente), nei confronti delle altre province lombarde, Bergamo si posiziona al 3° posto con un tasso grezzo di 22,4. Considerando gli indicatori per “azienda”, il tasso grezzo sale a 24,3 collocando Bergamo al 9° posto con valori pari a quelli della Provincia di Sondrio e inferiori solo a Mantova e Cremona. Permane quindi il fenomeno già osservato in precedenza di un eccesso di infortuni imputabili ad aziende bergamasche che avvengono però al di fuori del territorio provinciale.

Indicatori. Tasso grezzo infortuni indennizzati anno 2009. Negli indennizzati sono esclusi gli infortuni in itinere e quelli ad apprendisti, lavoratori interinali, lavoratori iscritti a

polizze speciali, sportivi professionisti

per "azienda"

per "territorio"

Provincia Tasso grezzo infortuni indennizzati

Provincia

Tasso grezzo infortuni indennizzati

Milano 15,7 Monza e Brianza 11,5 Monza e Brianza 18,0 Milano 13,7 Pavia 18,7 Pavia 21,6 Lodi 19,7 Bergamo 22,4 Como 20,0 Brescia 22,9 Varese 20,9 Como 22,9 Brescia 22,2 Lodi 24,1 Lecco 22,6 Varese 24,4 Bergamo 24,3 Sondrio 24,8 Sondrio 24,3 Mantova 26,3 Mantova 25,3 Lecco 26,7

Cremona 26,3 Cremona 30,2 TOTALE 19,1 TOTALE 18,4

Per ovviare all’effetto confondente derivante dalla differente distribuzione per attività economica degli occupati, il confronto tra Bergamo, le diverse Province Lombarde, Regione e Italia, è stato condotto utilizzando il tasso standardizzato. 16

20,8223,37 23,23

0,00

5,00

10,00

15,00

20,00

25,00

30,00

35,00

CR VA LO MN

SO LC CO BS PV

ITAL

IABG

LOMBARDIA M

IMB

Tassi standardizzati per “territorio” infortuni indennizzati per provincia periodo 2007 – 2009 confronto tra province e

Regione. Sono esclusi infortuni accaduti ad apprendisti, lavoratori interinali, lavoratori iscritti a polizze speciali,

sportivi professionisti. Fonte dati: Flussi INAIL Regioni 2011

15 Nota: Tasso grezzo = 1000

annonell' INAIL addetti totale

annonell' infortuni di numero ×

16 Tasso standardizzato con metodo d i re t to 1000p

p TT

sti

stiist ×

∑ ×=

73

21,0423,37

24,41

0,00

5,00

10,00

15,00

20,00

25,00

30,00

SO MN

CR BG

ITAL

IALO VA BS CO

LOMBA

RDIA

LC MB

PV MI

Tassi standardizzati per “Azienda” infortuni indennizzati per provincia periodo 2007 – 2009 confronto tra province e

Regione. Sono esclusi infortuni accaduti ad apprendisti, lavoratori interinali, lavoratori iscritti a polizze speciali,

sportivi professionisti. Fonte dati: Flussi INAIL Regioni 2011

Il tasso medio standardizzato degli infortuni in provincia di Bergamo nel triennio 2007 - 2009, calcolato sia per territorio (= 23,23) che per azienda (= 24,41) appare inferiore al tasso grezzo (grafici 5 e 6). Permane anche nei tassi standardizzati una notevole differenza tra dato Territoriale e per Azienda. Occorre sottolineare che gli elevati tassi per "Azienda", includendo al numeratore tutti gli infortuni riguardanti le ditte con sede legale o sede lavori presso il territorio di nostra competenza, indipendentemente dal luogo di accadimento, pongono l’attenzione prioritariamente su aspetti organizzativi aziendali della sicurezza, più che sui fattori di rischio tradizionali. Sono rese pertanto più visibili le carenze legate alle ditte con sede nel territorio, magari con alto numero d’infortuni in altri territori, rispetto a raggruppamenti di infortuni legati a specifiche fasi di lavoro o macchinari, eventualmente svolti da lavoratori provenienti da ditte esterne. Analizzando il trend temporale dei tassi standardizzati calcolati per singolo anno nel periodo 2007 - 2009 (grafico 7), si evidenzia comunque una progressiva e costante riduzione che si concretizza in una differenza di circa 3 punti rilevata nei tassi standardizzati calcolati per il 2009 rispetto a quelli dell’anno 2007.

20,00

20,50

21,00

21,50

22,00

22,50

23,00

23,50

24,00

24,50

25,00

2007 2008 2009

20,00

21,00

22,00

23,00

24,00

25,00

26,00

27,00

Bergamo BG TERRITORIO Bergamo BG AZIENDA Tassi standardizzati infortuni indennizzati per Azienda e per Territorio della provincia di Bergamo.

Trend temporale nel periodo 2007 - 2009. Sono esclusi dal calcolo gli infortuni in itinere e quelli accaduti ad

apprendisti, lavoratori interinali, lavoratori iscritti a polizze speciali, sportivi professionisti.

A fronte dei diversi valori dei tassi riportati per azienda o per territorio, in continuità con la programmazione 2010, il Servizio PSAL decide di utilizzare i dati calcolati per “azienda” per i seguenti motivi: 1) mostrano in modo più realistico la situazione infortunistica delle aziende del territorio di competenza e quindi oggetto dell'azione preventiva e di controllo; 2) l'azione di prevenzione svolta in aziende del nostro territorio, se compiuta in modo mirato, può avere ricadute positive limitando infortuni dei lavoratori addetti anche quando operano in ambito extraterritoriale; 3) l'azione di prevenzione svolta nelle aziende del nostro territorio può avere ricadute positive anche su lavoratori di aziende extraterritoriali che prestano la loro attività presso aziende del nostro territorio.

74

14.2.1 Indicatori di gravità Si considerano le frazioni di infortuni indennizzati per postumi permanenti o per morte (tabella) calcolati con la seguente formula:

IG = 100 tiindennizza e annonell' accaduti infortuni di totalenumero

annonell' mortali infortuni di numero annonell' permanenti infortuni di numero ×+

I valori percentuali di infortuni con esiti permanenti e mortali, distribuiti per attività ateco sono riportati nella tabella in ordine decrescente.

Indicatori di gravità – fonte FLUSSI 2011

Attivita' economica ATECO 2002

Addetti (INAIL)

Infortuni denunciati

Infortuni indennizzati

Tasso grezzo infortuni

indennizzati

Indicatore di Gravità

DF Fabbr. coke,petrolio.Nucleare 220, 8 5 22,7 20,0

A Agricoltura,Caccia,Silvicoltura 725,1 50 36 49,6 13,9

F Costruzioni 57.013, 2.784 2.132 37,4 11,1

DC Ind. conciarie 766,2 16 11 14,4 9,1

DH Fabbr. art. in gomma/mat. plastiche 11.064, 418 300 27,1 8,7

I Trasporti,magazzinaggio 16.043,4 941 548 34,2 7,5

CB Estraz. minerali non energetici 698,2 17 14 20,1 7,1

DI Ind. della trasformazione 9.663, 304 234 24,2 6,8

J Intermediazione finanziaria 16.361,9 117 31 1,9 6,5

DJ Metallurgia 35.107,4 1.632 1.188 33,8 6,3

DD Ind. del legno 4.285, 198 145 33,8 6,2

H Alberghi e ristoranti 10.239,5 327 209 20,4 6,2

DN Altre industrie manifatturiere 6.655,9 247 182 27,3 5,5

K Immobili.Informatica.Ricerca 31.172,4 1.012 624 20,0 5,3

O Altri servizi pubblici 11.860,5 320 187 15,8 4,8

DK Industria meccanica 23.717,8 804 594 25,0 4,5

DM Fabbr. mezzi di trasporto 5.825,8 275 191 32,8 4,2

L Pubblica amministrazione 6.868,7 136 97 14,1 4,1

DG Fabbr. prod. chimici.Fibre sintetiche 9.395,1 221 151 16,1 4,0

G Commercio.Riparazioni. 55.117, 1.326 791 14,4 4,0

DE fabbr. carta,cartoni,Editoria 7.774,2 252 167 21,5 3,6

DB Ind. tessili.Abbigliamento 14.331,3 364 260 18,1 3,5

DL Elettromeccanica.Ottica 11.576, 251 159 13,7 3,1

N Sanità 18.069,9 908 598 33,1 2,7

DA Ind. alimentari.Bevande.Tabacco 7.132,7 244 176 24,7 2,3

CA Estraz. minerali energetici 9, 0 0 0,0 0,0

E Energia elettrica,gas,acque 1.282,4 45 36 28,1 0,0

M Istruzione 3.430,4 205 80 23,3 0,0

TOTALE 376.405,8 13.423 9.146 24,3 6,5

75

14.2.6 Infortuni mortali Nel periodo 2001 - 2011, nell’ambito territoriale della provincia di Bergamo si sono verificati 103 infortuni mortali che hanno coinvolto 101 uomini e 2 donne. L’analisi dei dati relativi alla Nazionalità degli infortunati evidenzia che in 77 casi (75 % del totale) sono coinvolti lavoratori italiani e in 26 casi (25 %) lavoratori extracomunitari (Grafico 8). La distribuzione dei casi per settore produttivo e per modalità di accadimento è riportata nelle tabelle 10 e 11. Anche se si è registrata una sensibile riduzione degli infortuni mortali in provincia di Bergamo, deve restare alta l’attenzione in particolare in alcuni settori produttivi (edilizia, metalmeccanica, trasporti, agricoltura). La Movimentazione dei materiali con mezzi di sollevamento e trasporto, le Cadute dall’alto e l’uso di attrezzature di lavoro non a norma sono le situazioni più a rischio nel determinismo degli infortuni mortali e su tali aspetti continuano sia gli interventi di vigilanza e controllo che campagne di informazione, approfondimenti nonché la diffusione e socializzazione delle esperienze positive.

0

2

4

6

8

10

12

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

COMUNITARI MIGRANTI

Trend temporale degli infortuni mortali nella Provincia di Bergamo suddivisi tra totali e infortuni di lavoratori extracomunitari. Dati aggiornati al 30/11/09.

Provincia di BERGAMO - Infortuni MORTALI - Per COMPARTO

Registro Infortuni Mortali - ASL di Bergamo (http://www.asl.bergamo.it/web/arentsll.nsf)

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 TOTALI %

EDILIZIA 5 2 3 4 5 5 2 2 3 3 2 36 35,0

MECC-FOND-SIDERURGIA 1 2 1 3 2 2 4 1 2 1 0 19 18,4

AGRICOLTURA 1 1 2 1 1 2 0 1 0 0 3 12 11,7

AUTOTR-MOVIM. MERCI 1 0 1 0 0 3 3 0 1 2 1 12 11,7

PROD. PREFABBRICATI 0 0 1 0 0 1 1 0 0 0 1 4 3,9

PLASTICA - BOTTONI 0 0 1 1 0 0 0 1 0 0 0 3 2,9

INST. IMPIANTI ELETTRICI 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 2 1,9

LEGNO 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 2 1,9

IND. CARTOTECNICA 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 2 1,9

TESSILE 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1,0

CHIMICA-FARMACEUTICA 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1,0

ENTE PUBBLICO 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 1,0

IMPRESE PULIZIE 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 1,0

GESTIONE BAR-IMPIANTI SCI 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1,0

IND. AGROALIMENTARE 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 1,0

VIGILI DEL FUOCO 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1,0

ADDETTI SPETTACOLI 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1,0

CONFEZ. PRODOTTI CASA 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1,0

COMM. INGROSSO LEGNO 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1,0

CAVE 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 1,0

ROTTAMAZIONE 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0,0

LAVORAZIONE PIETRE E MARMO 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0,0

TOTALE 9 7 9 11 9 17 13 5 7 7 9 103 100,0

76

Provincia di BERGAMO - Infortuni MORTALI - Per MODALITA' ACCADIMENTO

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 TOTALI %

CADUTE DALL'ALTO 3 1 0 5 4 3 2 0 0 4 0 22 21,8

MOVIMENT. CON MEZZI SOLL. 3 3 5 2 2 4 7 1 4 1 4 36 35,6

ATTREZZATURE DI LAVORO 0 2 1 1 2 5 3 1 0 1 2 18 17,8

CEDIMENTO,CROLLO SCAVI 0 0 1 0 0 2 0 0 2 0 0 5 5,0

SCIVOLAMENTO 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0,0

CADUTA IN PROFONDITA' 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1,0

INCIDENTE STRADALE 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 0 2 2,0

ESPLOSIONE - USTIONI 1 0 1 1 0 1 0 0 0 0 1 5 5,0

ANNEGAMENTO 1 0 0 0 0 0 0 2 0 0 0 3 3,0

ELETTROCUZIONE 0 1 1 1 0 1 0 0 0 0 0 4 4,0

SCHIACCIAMENTO 0 0 0 1 1 1 0 1 0 0 1 5 5,0

TOTALE 9 7 9 11 9 17 13 5 6 7 8 101 100

14.2.7 Malattie professionali La distribuzione per settori produttivi delle malattie professionali manifestatesi e segnalate all'INAIL nel periodo 2001 – 2010 (tabella 12) conferma i dati presenti nell’archivio dell'ASL. Occorre precisare che, nei dati provenienti dai Flussi 2011, il gruppo ATECO è riconducibile all’azienda che ha effettuato la denuncia di malattia professionale e non sempre coincide con il settore produttivo ove è avvenuta l'esposizione al rischio cui è correlata la malattia. Si segnala inoltre che nel 36,5% dei casi non è possibile determinare il settore produttivo cui ricondurre la patologia segnalata. Il maggior numero di patologie professionali è riconducibile al settore delle costruzioni e alle principali attività economiche afferenti al settore manifatturiero. Il trend temporale delle “manifestazioni” mostra un netto incremento delle segnalazioni di malattia professionale nel periodo 2007 – 2010 nel settore delle costruzioni e ciò è correlabile sia alle specifiche attività di vigilanza e controllo effettuate dal Servizio PSAL (ricerca attiva delle MP) che alle attività di promozione attivate a livello territoriale in collaborazione con la U.O. Ospedaliera di medicina del lavoro, con l’associazione provinciale dei Medici Competenti e con gli Organismi Paritetici Territoriali dell’edilizia (CPT e CPTA).

77

SETTORE INDUSTRIA E SERVIZI. Malattie Professionali per anno di manifestazione. Distribuzione per Gruppo ATECO (attività al momento della manifestazione) in ordine decrescente di Frequenze %

assolute - Fonte Flussi INAIL Regioni anno 2011

Gruppi Ateco 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 TOTALE

F Costruzioni 84 91 115 111 123 86 183 221 223 256 2.071

DJ Industria metalli 96 64 53 53 57 57 100 109 84 83 1.341

DI Industria non metalliferi 39 38 51 29 52 15 22 35 23 23 662

DK Industria meccanica 39 19 28 18 34 22 15 36 34 42 506

DB Industria tessile 27 17 14 40 18 15 24 14 24 32 388

DG Industria chimica 16 4 24 95 5 7 20 30 15 24 333

DA Industria alimentare 24 5 3 13 13 7 24 17 18 5 214

DH Industria gomma 15 8 8 10 9 7 20 23 18 24 212

K Attività immobiliari 8 7 7 6 6 3 22 21 17 24 198

N Sanità 7 4 3 13 2 11 39 12 29 20 172

G52 Commercio dettaglio 5 15 4 13 7 11 14 13 10 16 165

DM Industria mezzi trasporto 13 11 11 4 6 7 12 11 9 11 156

O Servizi pubblici 14 8 9 8 10 5 10 17 9 16 153

DN Altre industrie 5 17 4 7 10 2 23 6 6 9 149

DD Industria legno 11 6 6 5 1 4 7 8 11 12 125

I Trasporti 3 3 4 7 4 2 4 20 29 22 116

DL Industria elettrica 9 1 3 9 6 6 13 4 5 10 114

G51 Commercio ingrosso 2 1 1 1 3 3 13 10 13 16 90

DE Industria carta 8 4 1 3 0 3 3 10 4 4 79

G50 Commercio riparazione auto 4 5 2 5 0 6 7 3 11 5 67

L Pubblica amministrazione 21 4 7 1 3 3 6 2 8 4 64

E Elettricità gas acqua 11 5 0 3 6 1 0 6 1 4 57

C Estrazione minerali 0 2 2 4 1 3 0 3 4 1 54

H Alberghi e ristoranti 0 0 2 2 1 2 2 3 4 8 36

DF Industria petrolio 4 1 0 6 0 0 0 1 0 0 15

A Agrindustria 0 0 0 0 2 0 2 3 2 0 11

J Intermediazione finanziaria 0 2 0 1 1 0 0 2 0 1 11

DC Industria conciaria 0 0 1 1 0 0 0 0 1 1 8

M Istruzione 0 1 2 0 0 0 1 0 0 2 6

X Non Determinato 250 191 197 348 226 245 39 271 219 333 4.814

TOTAL 715 534 562 816 606 533 625 911 831 1.008 12.387

14.2.8 Sorveglianza epidemiologica dei tumori professionali e lavoro-correlati risultati

attivita’ 2004 - 2011 Nella Provincia di Bergamo, il progetto di ricerca attiva dei tumori professionali è svolta dal personale sanitario del Servizio PSAL dell'ASL e dai medici del Lavoro della U.S.C. Medicina del Lavoro dell'Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo. Per ogni caso rilevato e registrato viene attivata una indagine epidemiologica volta a raccogliere il maggior numero di informazioni sia cliniche che occupazionali. A livello operativo, il personale del Servizio PSAL effettua la ricerca sul territorio anche con metodo OCCAM, mentre i medici della USC Ospedaliera si occupano dei casi ricoverati presso il loro presidio Ospedaliero. Nell'ambito della ricerca attiva di mesoteliomi e tumori naso sinusali (KSN), le informazioni raccolte per ogni singolo caso sono analizzate collegialmente da un gruppo di lavoro provinciale costituito da personale dell'ASL e della USC di Medicina del Lavoro con la partecipazione di un Medico dell'INAIL; in particolare il gruppo di lavoro valuta le informazioni raccolte per poter attribuire o meno il nesso di causalità professionale. Per i mesoteliomi ed i tumori naso sinusali, la raccolta delle informazioni avviene con metodiche standardizzate indicate nelle linee guida ISPESL. Per quanto riguarda la tipologia di tumori considerati, fonti informative, criteri per la selezione dei casi e modalità operative si rinvia a quanto già descritto nel capitolo specifico del documento di programmazione 2010. Risultati. Nel periodo 2004 – 2011 sono stati segnalati 392 tumori e di questi, 374 casi (95%) rispondevano ai criteri di selezione per essere

78

sottoposti ad indagine specifica. È stato possibile effettuare un’indagine completa per 348 neoplasie e in 164 casi (47 % delle indagini) è stato possibile ricondurre la causa ad una esposizione professionale. Riportiamo una sintesi dell’attività svolta nel periodo 2004-2011 con indicazione dei casi definiti con causa professionale (Tabella 13).

Attività di ricerca attiva tumori professionali. Periodo 2004 – 2011

ANNO 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 TOTALE

Numero casi segnalati 39 31 74 32 48 69 48 51 392

Numero casi selezionati 39 31 74 30 40 62 47 51 374

Numero indagini svolte 39 30 74 26 40 41 47 51 348

Numero casi di origine professionale

9 9 56 9 14 21 24 22 164

14.2.9 Conclusioni Il Servizio PSAL dell'ASL di Bergamo, proseguirà l’attività di ricerca attiva sui tumori professionali ritenendola una priorità da un punto di vista professionale ed etico. Nel triennio 2012 - 2014 si prevede di:

- proseguire con l’attività di ricerca dell’attività svolta finora; - estendere l’attività di sorveglianza attiva dei tumori ad altre neoplasie o settori produttivi finora

non considerati; - proseguire la collaborazione con i colleghi della USC di Medicina del Lavoro Ospedaliera, sia nella

gestione dei registri specifici (Mesoteliomi e Tumori nasosinusali) che per un confronto costruttivo sui criteri di ricerca e nella valutazione dei casi;

- promuovere ulteriori iniziative di informazione, in particolare per i medici competenti, per il riconoscimento della natura professionale dei tumori e per una adeguata collaborazione per la loro notifica, nel rispetto della normativa vigente;

- attivazione della sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto in collaborazione con la USC di Medicina del Lavoro Ospedaliera.

14.3 Ordinamento problemi e definizione delle priorità I problemi di salute rilevati (infortuni e malattie professionali) sono stati graduati per frequenza e severità. Considerando la frequenza (tassi grezzi degli infortuni indennizzati per settore Ateco) e la gravità del fenomeno infortunistico (% infortuni con esiti permanenti e mortali su totale indennizzati rilevati attraverso gli indicatori calcolati “per azienda”), le patologie occupazionali rilevate, sono stati attribuiti i seguenti livelli di rischio per i lavoratori occupati nelle attività produttive presenti:

Livello 1

(rischio elevato)

Attività con tasso d’infortuni superiore al tasso grezzo medio provinciale “per azienda” e/o con frazione d'infortuni con postumi permanenti e mortali uguale o superiore a 5%, con evidenza di almeno un infortunio mortale (archivio ASL) negli ultimi 5 anni. Elevata frequenza % di malattie professionali.

Livello 2

(rischio medio – elevato)

Attività con tasso d’infortuni uguale o superiore al tasso grezzo medio provinciale “per azienda” e/o con frazione d' infortuni con postumi permanenti e mortali inferiori al 4 %. Evidenza di casi di malattie professionali o probabile presenza di casi (sottosegnalazioni). Sono considerate a livello 2 anche le attività con tassi grezzi per azienda inferiori a 28 ma con frazione d'infortuni con esiti permanenti e mortali superiore a 4 %.

Livello 3

(rischio medio – basso)

Attività con tassi compresi tra i valori medi regionali e i valori medi provinciali. Scarsa evidenza di infortuni con esiti permanenti e mortali. Evidenza di casi di malattie professionali o probabile presenza di casi (sottosegnalazioni).

Livello 4

(rischio basso)

Saranno considerati tali i settori produttivi con tassi infortunistici per "azienda" inferiori alla media regionale. Assenza di casi di patologie professionali ma probabile evidenza (sottosegnalazioni).

79

Nota Bene: ove non applicabili i criteri sopradescritti, l'attribuzione del livello di rischio al settore (macrocategoria) sarà effettuata tenendo conto dei valori indicativi di rischio indicati negli allegati alla nota Regionale n. 2011.0038062 del 30/12/2011 e di seguito indicati.

ATECO addetti INAIL Flussi 2009

incidenza infortuni gravi

(inf gravi 2009/addetti 2009)*1.000

incidenza malattie professionali 2000-2009

MALPROF (mal. Prof 2000-2009/addetti 2000-2009)*1.000

indicatore (addetti*incidenza inf gravi*incidenza

mal prof)/1.000 CLASSI DI RISCHIO

F 57.336,4 7,3 2,4 1019,4

DJ 35.143,4 5,8 2,5 501,9

DI 9.669,0

4,0 1,9 72,4 classe 1

DH 11.090,0 6,0 0,9 56,3

DA 7.137,7 6,0 1,3 55,9

DB 14.333,3 3,2 1,2 53,6

DK 23.659,8 3,7 0,5 42,6 25simo

DD 4.286,0 6,1 1,6 42,2

A+B 726,2 8,3 5,4 32,1

N 18.067,8

3,0 0,5 26,7 classe 2

DN 6.657,9 4,5 0,9 25,6

I 22.577,3 8,6 0,1 24,3

CA+CB 708,2 7,1 4,2 20,8

O 11.920,0 4,4 0,4 20,5 mediana 50simo

G50 7.943,2 5,4 0,5 20,5

DG 9.397,1 2,7 0,8 19,7

DE 7.775,2

3,2 0,6 15,0 classe 3

DM 5.826,8 4,8 0,5 14,7

J+K+O+L 67.282,3 2,2 0,1 9,9

E 1.282,4 7,0 0,8 6,9

DL 11.587,0 2,1 0,2 5,8 75simo

G52 26.872,2 3,1 0,1 5,8

H 10.281,5 4,1 0,1 2,3

G51 20.460,9

2,5 0,0 1,4 classe 4

DC 766,2 3,9 0,4 1,1

M 4.280,4 0,7 0,2 0,6

DF 220,0 4,5 0,0 0,0

14.3.1 Criteri aggiuntivi utilizzati per la graduazione dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori per singola azienda. Sono stabiliti inoltre i seguenti criteri aggiuntivi con i quali graduare il rischio per singola azienda e selezionare concretamente, nell'ambito dei macrosettori produttivi individuati nella programmazione, le aziende/strutture/unità produttive da sottoporre a controlli mirati. A Tali criteri si atterranno i Responsabili d’Ufficio per definire nel dettaglio le attività di vigilanza e controllo assegnate loro dal Servizio:

1. Aziende mai controllate. Saranno controllati i nuovi insediamenti produttivi con le seguenti modalità: tutte le segnalazioni di inizio/modifica attività produttiva (modello A) saranno sottoposte a controllo amministrativo. In particolare il personale tecnico individuato provvederà all’analisi documentale e alla valutazione delle informazioni disponibili per attribuire una classe di rischio alla struttura/azienda/impresa. A tale scopo sarà analizzata la documentazione acquisita in relazione a locali/impianti, ciclo produttivo, aspetti merceologici ecc… . Successivamente al controllo

80

amministrativo si procederà ad effettuare il controllo dei luoghi (ispezione) negli insediamenti con elevato rischio di settore produttivo (classe di rischio 1 e 2 vedi tabella allegata).

2. Aziende/imprese in cui i controlli effettuati nel triennio precedente hanno dato esito negativo. 3. Aziende/imprese ove si evidenzi un incremento del fenomeno infortunistico nell'ultimo triennio

(Flussi INAIL Regioni) o il ripetersi di infortuni legati ad una stessa modalità di accadimento e/o cluster di patologie (quali patologie da sovraccarico biomeccanico, ipoacusie, patologie respiratorie ...).

4. Attività produttive con presenza di rischi particolari (cancerogeni; sovraccarico biomeccanico, rischi fisici, rischi chimici ecc…) che saranno destinatarie di: � attività di promozione e verifica dell’applicazione delle linee di indirizzo e vademecum

decretati in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Tali controlli saranno condotti con modalità di audit/monitoraggio;

� attività finalizzate alla ricerca attiva di patologie lavoro correlate. 5. Nella definizione della priorità degli interventi ispettivi da effettuare su programmazione nel corso

dell’anno, si terrà conto inoltre di seguenti fattori: � copresenza di più rischi oppure cicli produttivi suggestivi di rischi potenziali di un certo

rilievo (es.: atmosfere esplosive, utilizzo di sostanze chimiche tossiche e molto tossiche e/o cancerogene e mutagene, aziende a rischio di incidenti rilevanti ecc…);

� utilizzo di locali interrati/seminterrati o locali con altezze presumibilmente non adeguate; � aziende classificate a Rischio di Incidente Rilevante - soggette ad Autorizzazione

Ambientale Aziende/strutture che, per la particolare complessità dell'attività svolta/erogata comportano rischi sia per i lavoratori addetti che per i fruitori dei servizi prodotti (es.: strutture sanitarie, industrie di produzione alimenti, scuole ecc…);

� numerosità dei lavoratori occupati ed esposti a rischi specifici e tipologia dei soggetti esposti (differenze di genere, età, provenienza da altri Paesi e tipologie contrattuali particolari).

6. Per la scelta delle aziende da sottoporre a controlli di tipo programmato per obiettivi specifici quali organizzazione e gestione della sicurezza e attività di formazione, saranno valorizzate azioni di miglioramento già attivate da parte delle imprese come ad esempio: adesione a protocolli d'intesa locali (es.: protocolli d’intesa per Formazione, adesione al protocollo per gestione del rischio alcol), azioni di responsabilità sociale, interventi per il miglioramento delle condizioni di sicurezza e d'igiene nei luoghi di lavoro, in aggiunta a quelli minimi previsti dalla normativa. Pertanto si indicano i seguenti criteri di scelta: � Per i controlli sull'attività di formazione, saranno selezionate in via prioritaria le imprese che

non hanno aderito ai protocolli d'intesa già stabiliti in ambito territoriale sulle regole di adempimento degli obblighi formativi previsti dall'art. 37 comma 12 del D.Lvo 81/08 e s.m.i..

� Tra le imprese industriali o di servizi con più di 100 addetti, in cui monitorare l'organizzazione generale della sicurezza, saranno selezionate in via prioritaria quelle per cui non sia già nota l'attivazione di azioni di responsabilità sociale (ovvero miglioramento delle proprie prestazioni o adozione di buone pratiche nella gestione della salute, dell’ambiente e della sicurezza WHP).

� Nelle altre imprese, a prescindere dal n° di occupati, saranno selezionate in via prioritaria le aziende per le quali non sia già nota la presentazione all'INAIL di Istanza ex art. 24 DM 12.12.2000 – OT24. Ovvero selezionare le aziende che non abbiano definito interventi per il miglioramento delle condizioni di sicurezza e d'igiene nei luoghi di lavoro, in aggiunta a quelli minimi previsti dalla normativa (adesione a progetto Metalmeccanica, alcol e lavoro ecc….).

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In base all’analisi di contesto effettuata si stabilisce per il triennio 2012 – 2014 di condurre le seguenti attività rispettando i volumi di attività assegnati. Codice Reg.

CODICE ATECO 2002

SETTORE PRODUTTIVO Descrizione PROGETTI TIPOLOGIA DI CONTROLLO PREVISTO

0111 01, 02, 05 agricoltura LADA E PSR ispezioni

0111 01, 02, 06 agricoltura Ricerca attiva MP agricoltura e Sorveglianza sanitaria

Ispezioni e attività specifiche come da indicazioni del GdL Regionale

0111 01, 02, 07 agricoltura Verifica Formazione ispezioni e controlli documentali

0211 15, 16 stabilimenti e laboratori di produzione / preparazione alimenti e bevande

Prevenzione patologie da sovraccarico arti superiori

audit = attività di promozione e verifica dell’applicazione delle linee di indirizzo e vademecum decretati in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro

0211 15, 16 stabilimenti e laboratori di produzione / preparazione alimenti e bevande

primo soccorso + fumo ispezioni

0811 10 11 12 13 14 Impianti di estrazione (CAVE)

Controlli congiunti con provincia ispezioni (solo su richiesta provincia)

1311 17 e 18 Tessile Prevenzione patologie da sovraccarico ARTI SUPERIORI

audit = attività di promozione e verifica dell’applicazione delle linee di indirizzo e vademecum decretati in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro

1611 20 Legno LADA t. Professionali (diffusione vademecum)

audit = attività di promozione e verifica dell’applicazione delle linee di indirizzo e vademecum decretati in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro

2211 25 Plastica/gomma LADA t. Professionali (diffusione vademecum)

audit = attività di promozione e verifica dell’applicazione delle linee di indirizzo e vademecum decretati in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro

2211 26 Plastica/gomma primo soccorso + fumo ispezioni

2411 29 - 28 Metalli LADA METALMECCANICA (ispezioni con applicazione scheda LADA)

ispezioni o audit

2411 28 - 28 Metalli Primo Soccorso + fumo ispezioni

2411 27 - 28 Metalli Verifica FORMAZIONE ispezioni/controlli documentali

2811 29 Meccanica LADA METALMECCANICA (ispezioni con applicazione scheda LADA)

ispezioni o audit

2811 29 Meccanica Prevenzione patologie da sovraccarico arti superiori

audit = attività di promozione e verifica dell’applicazione delle linee di indirizzo e vademecum decretati in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro

2811 29 Meccanica primo soccorso + fumo ispezioni

4111 45 EDILIZIA e CANTIERI indagini infortuni edilizia indagine

4111 45 EDILIZIA e CANTIERI indagini M.P edilizia indagine

4111 45 EDILIZIA e CANTIERI LADA edilizia promozione schede - ispezione in cantiere

ispezioni in cantiere

4111 45 EDILIZIA e CANTIERI Sorveglianza sanitaria e ricerca attiva MP (sovraccarico)

Controlli documentali

4111 45 EDILIZIA e CANTIERI Verifica Formazione ispezioni/controlli documentali

6111 60,61,62,63,64 Trasporti e magazzinaggio Verifica gestione rischio alcol ispezioni/controlli documentali

8511 80 Scuole Piano integrato audit = attività di verifica dell’applicazione D.Lgs 81

8615 85.1 Sanita' Verifica Modelli di organizzazione Gestione e ricerca attiva MP

ispezioni/controlli documentali

8616 85.31 RSA Verifica Modelli di Organizzazione Gestione e ricerca attiva MP

ispezioni/controlli documentali

9702 30,31,32,33

Manifatturiero Prevenzione patologie da sovraccarico arti superiori

audit = attività di promozione e verifica dell’applicazione delle linee di indirizzo e vademecum decretati in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro

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Inoltre in vari settori produttivi saranno effettuate verifiche in relazione all’applicazione del REACH continua la collaborazione nella promozione di promozione di stili di vita salubri. 14.3.2 Criteri per la graduazione del rischio e per l’individuazione delle priorità d’intervento nelle attività di verifica periodica degli impianti Attualmente risultano in carico al Servizio di Sicurezza Impiantistica dell’ASL:

- 5.395 ascensori, - Gru e impianti mobili di sollevamento, - 13. 586 apparecchiature di sollevamento fisse, - 15.000 apparecchiature a pressione, - 1.109 impianti di riscaldamento, - 3.301 impianti GPL, - 2.500 impianti elettrici di cui circa 150 installati in luoghi con pericolo di esplosione.

I criteri di seguito riportati definiscono le priorità d’intervento in relazione all’entità del rischio relativo all’utilizzo dell’apparecchio o dell’impianto da sottoporre a controllo. Nella selezione delle singole strutture da sottoporre a controllo si terrà conto di ulteriori criteri di scelta quali la vetustà degli impianti, la tipologia del fluido pericoloso, il valore P x V (pressione di esercizio x volume), la potenzialità della centrale termica (per i generatori di vapore). Tali criteri saranno rivisitati in relazione alle indicazioni regionali in merito ad apparecchi/aziende da sottoporre a verifica in funzione delle previsioni normative contenute nel Decreto Ministeriale 11 aprile 2011.

Attrezzature e insiemi a pressione impianti termici

CRITERIO

Rischio 1 ELEVATO

Rischio 2 MEDIO-ALTO

Rischio 3 MEDIO-BASSO

Rischio 4 BASSO

Tipo di fluido Pressione di esercizio x volume Vetustà di utilizzo Difetti rilevati Settore d’impiego Potenzialità della caldaia Pressione massima esercizio Ambienti comuni (pubblici e privati)/Luoghi di lavoro

- Camere iperbariche, sterilizzatrici

- reattori impianti di processo in aziende chimiche, farmaceutiche e altri con fluidi che possono generare atmosfere esplosive

- generatori di vapore - impianti di acqua

surriscaldata

- recipienti a gas combustibili e/o comburenti (O2)

- autoclavi per tintura

- autoclavi acqua/aria/azoto

- recipienti ad aria compressa

- centrali termiche condominiali

- Impianti e recipienti criogenici con fluidi inerti (N2, CO2)

Apparecchi di sollevamento

CRITERIO

Rischio 1 ELEVATO

Rischio 2 MEDIO-ALTO

Rischio 3 MEDIO-BASSO

Rischio 4 BASSO

Ambiente di utilizzo (interno/esterno, atmosfere corrosive, etc.) Portata e velocità di esercizio Vetusta di utilizzo Difetti rilevati Settore d’impiego Coesistenza con altri fattori di rischio Sollecitazioni a ribaltamento Luoghi di lavoro

- Apparecchi di sollevamento di tipo mobile utilizzati nei settori: costruzioni, siderurgico, portuale, estrattivo (come gru a torre, autogrù, gru su autocarro, ecc..)

- Apparecchi di sollevamento di tipo mobile utilizzati in altri settori con anno di fabbricazione oltre 10 anni

- ponti mobili sviluppabili su carro (sollevamento cose e persone PLE)

- idroestrattori operanti con solventi o miscele esplosive (industrie chimiche)

- Scale aeree ad inclinazione variabile

- Apparecchi di sollevamento di tipo fisso utilizzati nei settori costruzioni, siderurgico, portuale, estrattivo (come carroponti, etc)

- idroestrattori operanti senza solventi (industrie tessili)

- Apparecchi di sollevamento di tipo fisso operanti in settori diversi da costruzioni, siderurgico, portuale, estrattivo, con anno di fabbricazione oltre 10 anni

- Apparecchi di sollevamento di tipo fisso operanti in settori diversi da costruzioni, siderurgico, portuale, estrattivo, con anno di fabbricazione entro 10 anni

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Impianti elettrici

CRITERIO

Rischio 1 ELEVATO

Rischio 2 MEDIO-ALTO

Rischio 3 MEDIO-BASSO

Rischio 4 BASSO

Ambiente (interno/esterno, atmosfere corrosive, ecc.) Ambienti a maggior rischio elettrico (acqua) o in caso d’incendio Luoghi con pericolo di esplosione Vetustà Luoghi di lavoro

- impianti elettrici in luoghi con pericolo di esplosione

- impianti elettrici in cantiere

- impianti elettrici in ospedale

- luoghi di pubblico spettacolo, per manifestazioni all’aperto

- impianti elettrici in luoghi a maggior rischio di incendio (diversi da livello 1)

- Luoghi soggetti a norme CEI specifiche (diversi da livello 1)

- impianti elettrici in aziende di produzione varie

- impianti elettrici in aziende commerciali

Ascensori

CRITERIO

Rischio 1 ELEVATO

Rischio 2 MEDIO-ALTO

Rischio 3 MEDIO-BASSO

Rischio 4 BASSO

Ascensori soggetti ad atti vandalici (stadi, scuole, centri commerciali, ….) Luoghi soggetti a norme prevenzione incendi Luoghi con rischi più elevati in caso di imprigionamento in cabina (ospedali ed ambienti pubblici) Vetustà Ambienti comuni (pubblici e privati)

- - luoghi soggetti ad atti vandalici

- strutture sanitarie in genere

- ospedali - cliniche - case di cura - carceri - piattaforme elevatrici

per disabili

- ricoveri pensionati - scuole, uffici pubblici

- grandi magazzini, alberghi

- case popolari edifici di altezza elevata (> 24 m) e luoghi soggetti a prev. incendi

- edifici di civile abitazione e altri luoghi vari

14.4 Programmazione attività di vigilanza, controllo e delle verifiche sugli impianti

14.4.1 Attività di vigilanza e controllo I controlli, rispetto alla sicurezza nei luoghi di lavoro e alla sicurezza impiantistica, saranno effettuati nel rispetto degli obiettivi assegnati e dei Livelli essenziali di assistenza. Annualmente sarà assicurata la copertura del 5% delle aziende/imprese e strutture attive presenti sul territorio. Seguendo i criteri già stabiliti nella programmazione del 2011, si conferma che nella programmazione dei controlli sarà data priorità alle attività produttive individuate con livelli di rischio 1 e 2 e tra queste anche le aziende/imprese classificate a Rischio di Incidente Rilevante che saranno destinatarie di specifiche verifiche impiantistiche. Le azioni e attività di prevenzione per l’anno 2011 proseguiranno in modo congruente con la programmazione effettuata nel triennio precedente e verrà assicurato il proseguimento delle specifiche attività già intraprese nell’ambito dei Laboratori di approfondimento. La promozione e la verifica dell’applicazione delle linee di indirizzo e dei vademecum decretati in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro costituirà specifica attività di controllo rendicontata in IMPreS@ come “audit”. Saranno altresì rendicontati come audit i controlli effettuati nelle scuole. Nell’attività di vigilanza in edilizia e agricoltura, saranno potenziate le integrazioni, già in atto, con gli altri Enti ispettivi in materia di lavoro (Direzione Provinciale del Lavoro, INAIL, INPS) e con la Polizia Locale. Lo svolgimento delle attività avverrà mediante coordinamento con gli altri Servizi del DPM e con gli altri Dipartimenti per specifici interventi mirati (es.: Agricoltura, Alcol e lavoro, vigilanza nelle scuole ecc..). Prosegue la collaborazione con l’U.O. Ospedaliera di Medicina del Lavoro degli Ospedali Riuniti di Bergamo (ricerca attiva Tumori Professionali, Edilizia ecc…), ARPA (amianto), Provincia (vigilanza fitosanitari, agricoltura, cave, ….), Università di Bergamo. I Servizi PSAL e SISL assicurano il supporto tecnico e formativo agli altri Servizi del Dipartimento di Prevenzione, coinvolti nell’effettuazione di una quota dei controlli in ambienti di lavoro.

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Anche nel 2012 la tradizionale attività di vigilanza e controllo effettuata nei settori produttivi ad elevato rischio d'infortuni sarà integrata con azioni di promozione della salute e di diffusione della cultura della sicurezza:

- prosegue la promozione di attività formative ed educative specifiche, nel mondo della Scuola (istituti tecnici agrari e istituti per geometri), volte ad integrare il tradizionale percorso formativo con conoscenze di tutela che potranno essere valorizzate nella futura pratica professionale in particolare nei settori: edilizia ed agro zootecnia;

- Nell'ambito della promozione di stili di vita sani, per la riduzione di fattori di rischio quali obesità, sedentarietà, tabagismo in gruppi di popolazione adulta con particolare riferimento al tabagismo nel target femminile sarà effettuato 1 programma di promozione di stili di vita salubri presso una struttura di medie dimensioni con una quota significativa di lavoratrici (da selezionare);

- Proseguirà inoltre la specifica attività di vigilanza e controllo sull’applicazione del divieto di fumo negli ambienti di lavoro e, nell’ambito dei controlli programmati, in presenza di attività lavorative individuate nel Provvedimento 16 marzo 200617 sarà altresì verificata l’applicazione dell'articolo 15 della legge 30 marzo 2001, n. 125, in relazione al divieto di assunzione e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche;

- Tali attività prevedono, come già attuato nel 2011, il coinvolgimento della UOOML, dei Medici Competenti, delle rappresentanze Datoriali e Sindacali provinciali.

14.4.2 Verifiche impiantistiche Il numero dei controlli necessari per le verifiche di tutti gli impianti a rischio presenti sul territorio provinciale è sicuramente incompatibile con le risorse di personale disponibili, pertanto si programma di effettuare verifiche impiantistiche limitatamente a situazioni classificate ad alto rischio di seguito elencate, nel rispetto della quota di aziende assegnate.

- Apparecchi a pressione e impianti termici: Ospedali, Aziende a rischio di incidente rilevante, Centrali termiche.

- Apparecchi di sollevamento: cantieri “grandi opere” (es. BRE.BE.MI) e/o altri cantieri con particolari condizioni di rischio.

- Impianti elettrici: oltre alla verifica nei luoghi con pericolo di esplosione, si ritiene opportuno attivare programmi di controllo finalizzati alla sicurezza dell’intero impianto elettrico in alcuni settori ritenuti prioritari (es.: scuole, strutture socio-sanitarie, cantieri, ospedali, allestimenti provvisori e manifestazioni in genere all’aperto, ecc.).

- Ascensori: non si programma di effettuare verifiche periodiche. Si potrà utilizzare la competenza specialistica per svolgere attività di controllo in alcuni settori ritenuti prioritari o più rilevanti in termini di impatto sociale (ospedali o edifici aperti al pubblico in genere).

14.5 Monitoraggio delle attività programmate Il monitoraggio sullo svolgimento delle attività programmate sarà effettuato verificando i seguenti indicatori:

1. incremento della quota dei controlli effettuati nelle attività produttive a maggior rischio (> 60%); 2. rispetto della quota dei controlli assegnati; 3. completezza e qualità dei dati inviati al sistema I.M.Pre.S@: 4. andamento dei tassi degli infortuni sul lavoro segnalati all’INAIL (indicatori di guadagno di salute),

con mantenimento del trend in riduzione osservato; 5. mantenimento del trend delle segnalazioni delle Malattie Professionali e risultati dalle azioni di

ricerca attiva attuate (Tumori Professionali e patologie muscoloscheletriche).

17 a t t i v i t à l a v o r a t i v e c h e c o m p o r t a n o u n e l e v a t o r i s c h i o d i i n f o r t u n i s u l l a v o r o o v v e r o p e r l a s i c u r e z z a , l ' i n c o l u m i t à o l a s a l u t e d e i

t e r z i , a i f i n i d e l d i v i e t o d i a s s u n z i o n e e d i s o m m i n i s t r a z i o n e d i b e v a n d e a l c o l i c h e e s u p e r a l c o l i c h e … I n t e s a a i s e n s i d e l l ' a r t i c o l o 8 ,

c o m m a 6 , d e l l a l e g g e 5 g i u g n o 2 0 0 3 , n . 1 3 1 . ( R e p e r t o r i o a t t i n . 2 5 4 0 ) .

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14.6 Comunicazione dei risultati La programmazione dell'attività ed i risultati conseguiti saranno comunicati mediante:

1) Commissione ex art. 7 2) Associazione medici competenti della Provincia di Bergamo, 3) Ordini e Collegi professionali Consulenti del lavoro, 4) Collegio di rappresentanza dei Sindaci, 5) Facilitazione per la consultazione dei dati nel Portale ASL.

14.7 Laboratorio di approfondimento “costruzioni” Anche nel Piano Regionale 2011–2013 per la Promozione della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro” il “Laboratorio Costruzioni” è affidato all’ASL di Bergamo. Gli obiettivi sono stati scelti in coerenza con il Piano Regionale e il Piano Nazionale Edilizia 2008-2010, nonché secondo le indicazioni del Coordinamento interregionale per l’edilizia. Ulteriori obiettivi sono:

a) promuovere la collaborazione nella programmazione dei controlli coordinati tra le ASL e le Direzioni Provinciali del lavoro;

b) monitorare il fenomeno infortunistico nel comparto; c) promuovere l’installazione di sistemi di aggancio sui tetti; d) individuare procedure per una movimentazione sicura dei carichi, in sinergia con il Laboratorio

“Trasporti”. Il Laboratorio si articola nei Gruppi di Lavoro:

• Rapporti con Ordini e Collegi Professionali È stato approvato il documento “Linee di indirizzo per l’attività di Coordinatore per la Sicurezza nei Cantieri Edili”; nel 2012 e nel 2013 il Laboratorio si farà carico di verificarne il recepimento e la reale attuazione da parte delle ASL.

• Formazione Standard di corsi di formazione per: - Committenza (pubblica e privata)/Responsabile dei Lavori (con particolare attenzione all’ambito

pubblico), - Capocantiere/Preposto, - Lavoratori addetti all’uso di attrezzature e macchine da cantiere.

Aggiornamento delle “Linee guida per la prevenzione e sicurezza nei cantieri per la costruzione del sistema ferroviario ad alta velocità e grandi opere” alla luce delle novità normative, istituzionali e tecnologiche.

• Sorveglianza Sanitaria e Patologie Lavoro Correlate Sono state aggiornate le “Linee Guida per la Sorveglianza Sanitaria in Edilizia”. Siamo in attesa dell’approvazione da parte della Cabina di Regia; nel 2012 e nel 2013 il Laboratorio si farà carico di verificarne il recepimento e la reale applicazione da parte dei medici competenti delle Imprese edili.

• Appalti, Tav e Grandi Opere Si prevede di concludere la redazione dei due documenti sugli “Appalti” e “Grandi opere”.

• Lavori in quota. È stato prodotto un documento “Linee Guida per l’utilizzo di scale portatili nei cantieri temporanei e mobili” ed è in elaborazione il documento “Linee guida per l’uso di piattaforme mobili”.

E’ di recente istituzione un nuovo Gruppo di Lavoro per l’applicazione delle “Linee guida per la vigilanza nei cantieri” del Coordinamento Tecnico delle Regioni finalizzato all’individuazione dei cantieri definiti “sotto il minimo etico” dall’U.E.