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Emoflash Emoflash Spedizione in abbonamento postale comma 20/c legge 622/96 - filiale di Milano N O T I Z I A R I O • ANNO XVI - N.9 - seTTembRe 2013 800 591147 ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO EMO-CASA” - ONLUS O N L U S I I t t a a l l i i a a News News News News News News News News Chemioterapia in dosi elevate con trapianto di cellule staminali lcuni pazienti devono essere trattati con una chemioterapia a dosi molto alte (talvolta in- sieme alla radioterapia) allo scopo di aumen- tare le probabilità di guarigione. Di solito la chemiote- rapia ad alte dosi si prende in considerazione quan- do la malattia non ha risposto in maniera soddisfa- cente alla chemioterapia standard oppure si è ripre- sentata dopo il trattamento. Se l’oncologo ritiene con- sigliabile una chemioterapia ad alte dosi, (o meglio la reinfusione) di cellule staminali (da sangue periferico) è necessario per permettere all’organismo di soppor- tare la terapia. Le cellule staminali emopoie- tiche sono le cellule dalle quali si formano tutte le altre cellule del sangue. Possono essere prelevate di- rettamente dal sangue o dal midollo osseo . Siccome le alte dosi di chemioterapici distruggeranno il midollo osseo, è necessario restituirvi le cellule staminali per ‘proteggervi’ dagli effetti del trattamento. Come si prelevano e si reimpiantano le cellule staminali? Dopo la chemioterapia si somministrano varie dosi di fattore di crescita, una proteina speciale che fa moltiplicare le cellule staminali, che quindi passano rapidamente dal midollo osseo al san- gue. Il fattore di crescita si somministra di solito quotidianamente sotto forma di iniezioni sottocu- tanee, che si può imparare ad eseguire anche da soli. Le cellule staminali possono essere raccolte quando il conteggio delle cellule ematiche ha rag- giunto i valori richiesti. Questa procedura richiede circa 3-4 ore. Dopo avervi fatto sdraiare su un let- tino, l’infermiere inserisce un ago per flebo in una vena di ciascun braccio. Il sangue defluisce molto lentamente dalla vena in una macchina detta cen- trifuga che, girando, separa le cellule staminali e le raccoglie in un apposito contenitore. Il sangue è quindi reintrodotto nell’organismo attraverso la vena dell’altro braccio. Le cellule staminali sono quindi congelate fino al termine del trattamento, quando possono essere scongelate e reinfuse nell’organismo con una proce- dura simile ad una trasfusione di sangue. Ad alcuni pazienti sono reimpiantate le cellule staminali di un donatore (trapianto allogenico ), anzi- ché le proprie (trapianto autologo ). Sono oggi utiliz- zabili a questo scopo le cellule di un fratello, di un donatore volontario compatibile, del cordone ombeli- cale, di familiari compatibili al 50%. I trapianti di midollo osseo e di cellule staminali richiedono procedure complesse, non prive di ri- schi per il paziente, e per tale motivo si eseguono solo presso strutture ematologiche altamente spe- cializzate. Ciò significa che questo trattamento po- trebbe non essere disponibile nel luogo in cui risie- dete e, di conseguenza, sarete costretti a recarvi in un’altra città, magari a molti chilometri di distanza. I pazienti affetti da linfoma non Hodgkin che sono stati sottoposti a chemioterapia ad alte dosi devono ricevere trasfusioni di sangue o di piastrine precedentemente irradiate per ridurre il rischio di ri- getto del trapianto. I pazienti che hanno ricevuto questo trattamento dovrebbero portare sempre con sé una sorta di tesserino che richiami l’attenzione del personale medico in caso di emergenza. La terapia che precede il trapianto e che permet- te la raccolta delle cellule staminali può essere di di- versi tipi. Qualora questa terapia non desse il risulta- to auspicato, le opzioni terapeutiche sono rappre- sentate dalla somministrazione di una chemiotera- pia con farmaci tradizionali (bendamustina, vinorel- bina, gemcitabina) oppure di una terapia con farma- ci innovativi (ad esempio, anticorpi monoclonali, im- munomodulatori del ciclo cellulare). I pazienti giova- ni che non presentano altre malattie sono candidati al trapianto da donatore. Tratto da aimac.it A

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N O T I Z I A R I O • ANNO XVI - N.9 - seTTembRe 2013

800 591147

ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO EMO-CASA” - ONLUS

ONLUS

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Chemioterapia in dosi elevate con trapianto di cellule staminali

lcuni pazienti devono essere trattati con unachemioterapia a dosi molto alte (talvolta in-sieme alla radioterapia) allo scopo di aumen-

tare le probabilità di guarigione. Di solito la chemiote-rapia ad alte dosi si prende in considerazione quan-do la malattia non ha risposto in maniera soddisfa-cente alla chemioterapia standard oppure si è ripre-sentata dopo il trattamento. Se l’oncologo ritiene con-sigliabile una chemioterapia ad alte dosi, (o meglio lareinfusione) di cellule staminali (da sangue periferico)è necessario per permettere all’organismo di soppor-tare la terapia. Le cellule staminali emo poie -tiche sono le cellule dalle quali si formano tutte lealtre cellule del sangue. Possono essere prelevate di-rettamente dal sangue o dal midollo osseo. Siccomele alte dosi di chemioterapici distruggeranno il midolloosseo, è necessario restituirvi le cellule staminali per‘proteggervi’ dagli effetti del trattamento.

Come si prelevano e si reimpiantano le cellulestaminali?Dopo la chemioterapia si somministrano varie

dosi di fattore di crescita, una proteina specialeche fa moltiplicare le cellule staminali, che quindipassano rapidamente dal midollo osseo al san-gue. Il fattore di crescita si somministra di solitoquotidianamente sotto forma di iniezioni sottocu-tanee, che si può imparare ad eseguire anche dasoli. Le cellule staminali possono essere raccoltequando il conteggio delle cellule ematiche ha rag-giunto i valori richiesti. Questa procedura richiedecirca 3-4 ore. Dopo avervi fatto sdraiare su un let-tino, l’infermiere inserisce un ago per flebo in unavena di ciascun braccio. Il sangue defluisce moltolentamente dalla vena in una macchina detta cen-trifuga che, girando, separa le cellule staminali ele raccoglie in un apposito contenitore. Il sangueè quindi reintrodotto nell’organismo attraverso lavena dell’altro braccio.

Le cellule staminali sono quindi congelate fino altermine del trattamento, quando possono esserescongelate e reinfuse nell’organismo con una proce-dura simile ad una trasfusione di sangue.

Ad alcuni pazienti sono reimpiantate le cellulestaminali di un donatore (trapianto allogenico), anzi-ché le proprie (trapianto autologo). Sono oggi utiliz-zabili a questo scopo le cellule di un fratello, di undonatore volontario compatibile, del cordone ombeli-cale, di familiari compatibili al 50%.

I trapianti di midollo osseo e di cellule staminalirichiedono procedure complesse, non prive di ri-schi per il paziente, e per tale motivo si eseguonosolo presso strutture ematologiche altamente spe-cializzate. Ciò significa che questo trattamento po-trebbe non essere disponibile nel luogo in cui risie-dete e, di conseguenza, sarete costretti a recarvi inun’altra città, magari a molti chilometri di distanza.

I pazienti affetti da linfoma non Hodgkin chesono stati sottoposti a chemioterapia ad alte dosidevono ricevere trasfusioni di sangue o di piastrineprecedentemente irradiate per ridurre il rischio di ri-getto del trapianto. I pazienti che hanno ricevutoquesto trattamento dovrebbero portare sempre consé una sorta di tesserino che richiami l’attenzionedel personale medico in caso di emergenza.

La terapia che precede il trapianto e che permet-te la raccolta delle cellule staminali può essere di di-versi tipi. Qualora questa terapia non desse il risulta-to auspicato, le opzioni terapeutiche sono rappre-sentate dalla somministrazione di una chemiotera-pia con farmaci tradizionali (bendamustina, vinorel-bina, gemcitabina) oppure di una terapia con farma-ci innovativi (ad esempio, anticorpi monoclonali, im-munomodulatori del ciclo cellulare). I pazienti giova-ni che non presentano altre malattie sono candidatial trapianto da donatore.

Tratto da aimac.it

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e staminali ricavate dal sangue del cor-done ombelicale donato dopo il partosalvano le vite di pazienti affetti da gravi

malattie del sangue, quali leucemie, linfomi, ta-lassemie, malattie del sistema immunitario, difet-ti metabolici, e potrebbero presto guarire anchele piaghe da decubito.Lo hanno ricordato gli esperti riuniti a Milano

per il convegno “Una vita che nasce rigenera la

vita” promosso dalla Fondazione InternazionaleMe narini.Durante l’evento è stato presentato un nuovo

progetto destinato a quelle donazioni che non ri-sultano idonee ai trapianti: “Si sta avviando unprogetto nazionale, che partirà nei prossimimesi – spiega Paolo Rebulla, ematologo e re-sponsabile della Milano Cord Blood Bank – perprodurre il gel piastrinico dalle donazioni che nonhanno cellule sufficienti per il trapianto, in modotale che anche queste donazioni non vadanoperse. Stiamo testando la preparazione di un geldalle piastrine presenti nel cor-done, che può essere utilizza-to per riparare le ulcere e lepiaghe da decubito. Il suo im-piego terapeutico potrà aiuta-re molti pazienti con problemidi ulcere inguaribili, per esem-pio tanti pazienti anziani per i

quali non è possibile prepararlo a partire dalproprio sangue, ma anche neonati sfortunaticon epidermolisi bollosa, malattia della pelle dimatrice genetica”.Proprio quest’anno, hanno ricordato gli

esper ti durante il convegno, ricorrono vent’annidalla fondazione del centro milanese, periodoin cui sono state raccolte circa 32.000 donazio-ni solidaristiche. Con le donazioni della bancadi Milano sono già stati eseguiti 526 trapianti in177 centri in tutto il mondo. “Questo particolare tipo di sangue – spiega

Rebulla – contiene preziose cellule staminaliche vengono utilizzate a scopo di trapianto per ipazienti affetti da gravi malattie del sangue(leucemie, linfomi, talassemie, malattie del si-stema immunitario, difetti metabolici).Oltre due milioni di famiglie hanno già dona-

to il sangue placentare a scopo solidaristico,contribuendo a creare un patrimonio mondialedi oltre 600.000 donazioni conservate a tempe-

ratura inferiore a -150 °C inoltre 158 banche pubbliche intutto il mondo.Con questo patrimonio sonostati realizzati finora circa tren-tamila trapianti”.

Tratto da molecularlab.it

Staminali cordonali contro le malattie del sangue

razie a una nuova ricerca tutta italia-na di due gruppi coordinati del SanRaffaele di Milano, potrà essere

possibile modificare geneticamente i linfocitiT di modo che possano riceve-re informazioni per attaccare itumori, soprattuto le leucemie.La nuova tecnica che si

chiama “editing del genomacon le nucleasi a dita di zinco”è rivoluzionaria ed è stata pre-miata come “metodo dell’anno”

dalla rivista Nature. I due gruppi, quello gui-dato dal professor Luigi Naldini e quello gui-dato da Chiara Boldini sono riusciti a modifi-care i linfociti superando le difficoltà della so-

vrapposizione di informazioniche creava conflitto e limitaval’azione antitumorale.In questo modo dunque i linfo-citi sono efficaci e sicuri e que-sto dona nuova speranza per lacura dei tumori del sangue.

Tratto da gaianews.it

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Curare la leucemia riscrivendo i geni dei linfociti

Esami di laboratorio

Cellule al microscopio

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A Stanford promettenti risultati dagli anticorpi monoclonali contro i tumori

i chiama ibrutinib, ed è un potenzialepasso avanti nel trattamento della leu-cemia linfocitica cronica (Llc), che po-

trebbe produrre meno effetti collaterali rispettoalla chemioterapia. Nella ricerca pubblicata sul New England

Journal of Medicine (NEJM), gli scienziatidell’Ohio State University Com prehensiveCancer Center riferiscono che il farmaco spe-rimentale prolunga in modo significativo la vitadei pazienti. L’Ibrutinib è attualmente testato sui tumori

che colpiscono il sistema immunitario delcorpo, come la leucemia linfocitica cronica e illinfoma a cellule del mantello (Mcl).Il farmaco è il primo che blocca l’attività

della proteina nota come tirosina chinasi diBruton (Btk), che svolge un ruolo importantenel favorire i tumori delle cellule immunitarieche si sviluppano a partire dalla crescita in-

controllata delle cellule staminali del sangue. Una volta che l’ibrutinib si lega alle cellule

B del sistema immunitario evita che i tumoriche crescono in queste cellule si nutrano,crescano e si dividano. Secondo lo studio, il farmaco non sembra

invece influenzare le cellule T, come fannoinvece gli agenti chemioterapici, per cui i pa-zienti sperimentano un minor numero di ef-fetti collaterali. La Food and Drug Admini stration ha salu-

tato questo farmaco come una svolta e laPharmacyclics e la Janssen, che stanno svi-luppando congiuntamente il prodotto, hannoin programma di presentare una New DrugApplication (NDA) presso la Fda per l’usodell’ibrutinib nel trattamento dei tumori mali-gni dalle cellule B nel 2014.

Tratto da sanitanews.it

Un nuovo farmaco prolunga la vita dei malati di leucemia

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niettando una piccola quantita di unanticorpo nella sede dove si sviluppaun tumore è possibile scatenare la ri-

sposta immunitaria in tutto il corpo. Lo affer-ma uno studio sugli animali, ma che ha giàdato vita a un trial sui pazienti, pubblicato dalJournal of Clinical Investigation. I ricercatori dell’Università di Stanford

hanno studiato topi in laboratorio in cui eranostate impiantate cellule di linfoma umano. Una volta che il tumore aveva attecchito

gli animali sono stati trattati con due anticorpispecifici capaci di riconoscere e legarsi a due

molecole sulle cellule T, componenti del si-stema immunitario. “In questi esperimenti abbiamo trovato

che iniettando gli anticorpi monoclonali pos-siamo scatenare il sistema immunitario con-tro il cancro in tutto il corpo”, hanno detto i ri-cercatori. “Se saranno confermati anche nell’uo-

mo – hanno concluso – questi risultati apro-no la strada a un nuovo modo di trattare ilcancro”.

Tratto da sanitanews.it

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