07/11/2015 - Le tessere di un mosaico: fare sviluppo locale nel Biellese.

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CITTA’ STUDI 7 NOVEMBRE 2015

INTERVENTO FRANCO FERRARIS

PRESIDENTE FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI BIELLA

Strategia di sviluppo territoriale, coordinamento delle forze in campo e superamento

dell’autoreferenzialità e dell’isolamento: tre elementi chiave a mio parere imprescindibili che

emergono con forza dalle riflessioni sin qui attuate da Fabrizio Barca e che certamente anche la

Fondazione condivide.

Per lungo tempo il Biellese, forte anche della propria posizione “di rendita” e di benessere diffuso

ha vissuto senza una programmazione coerente e condivisa di medio-lungo periodo, senza

analizzare e comprendere a fondo e soprattutto senza capacità politica di anticiparli i grandi processi

di cambiamento economico, demografico e sociale che hanno interessato il territorio e che stanno

già condizionando il suo futuro.

Oggi il Biellese si confronta drammaticamente con una situazione inimmaginabile sino a pochi anni

fa: aumento esponenziale della disoccupazione, fuga di cervelli dei (relativamente pochi) giovani

laureati, aumento inarrestabile dell’indice di vecchiaia territoriale, crisi occupazionale soprattutto in

seguito alla crisi del tessile, diminuzione del valore degli immobili (tradizionale bene-rifugio),

allentamento dei legami sociali, aumento dei suicidi, necessità di confrontarsi con il problema

dell’accoglienza dei migranti in un momento in cui risorse e forze delle istituzioni pubbliche

risultano indebolite, incapacità della classe dirigente di rinnovarsi accogliendo forze giovani.

Molti di questi problemi sono comuni al Piemonte e all’Italia, tuttavia sembra di poter riscontrare

una “specificità biellese” che fa in modo ad esempio che l’indice di vecchiaia del territorio sia tra i

più alti d’Italia (a sua volta Paese tra i più anziani d’Europa), che il tasso di giovani laureati sia

ancora troppo basso per le esigenze di innovazione del territorio, che esista un diffuso clima di

sfiducia nelle possibilità reali di rilancio del territorio e, non ultimo, che vi sia molta confusione e

difficoltà nell’individuare un unico “tavolo di regia”, legittimato dall’intero territorio e investito del

compito di delineare strategie per il rilancio del Biellese.

Da questo punto di vista anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella che rappresento è

coinvolta appieno in questo processo e riscontra le stesse difficoltà degli altri enti territoriali con cui

dialoga costantemente, sia per la riduzione delle risorse disponibili, sia per la necessità, imposta alle

Fondazioni dal Ministero, di operare una maggiore razionalizzazione degli interventi, attraverso

l’impiego di bandi.

Da sempre attenta ai bisogni del territorio nei principali settori di intervento (sanità, istruzione,

cultura, assistenza agli anziani, sociale) oltre che in molti settori minori la Fondazione è oggi

chiamata ad affrontare un delicato processo di cambiamento che la vede impegnata nella

definizione di nuove linee-guida per i prossimi anni con la consapevolezza che saranno anni

decisivi per la sopravvivenza del territorio come lo abbiamo sin qui conosciuto.

Per questo ho accolto con favore l’invito a partecipare a questo incontro come possibilità ulteriore

di confronto tra i principali attori istituzionali chiamati a mettere a punto le strategie di sviluppo

futuro del territorio nel quadro di un ampio disegno comune e condiviso. In questi anni infatti la

Fondazione ha assunto un ruolo sempre più definito nell’ambito dello sviluppo locale facendosi

carico appieno di quella “finalità pubblica” che la caratterizza giuridicamente pur nell’ambito delle

proprie prerogative di ente privato.

Enti dalla storia ormai più che ventennale le fondazioni bancarie si sono infatti dotate di

professionalità di alto profilo in molteplici ambiti, rappresentanti del territorio, al servizio del

Biellese nell’ambito degli Organi di appartenenza (Organo di Indirizzo e Consiglio di

Amministrazione); questi sono oggi più che mai impegnati nell’elaborare linee strategiche di azione

che in molti casi anticipano le esigenze future delle comunità locali condividendo con i soggetti

pubblici non solo problemi, ma speranze e progetti per il futuro.

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La Fondazione Cassa di Risparmio di Biella è dunque oggi particolarmente felice di far parte di un

tavolo di sviluppo pensato e condiviso dal territorio, creato per il territorio e al quale l’Ente potrà

contribuire non solo con i propri fondi (espressione della vocazione al risparmio del Biellese sin dai

tempi di Mons. Giovanni Losana) ma anche con le proprie idee e riflessioni strategiche.

L’impegno della Fondazione è infatti a tutto campo per il Biellese: grazie anche al contributo

dell’Ente Biella si è dotata di attrezzature d’avanguardia per il nuovo ospedale, dispone del Polo

Universitario di Città Studi, porterà in città grandi mostre d’arte e fotografia attraverso Palazzo

Gromo Losa; inoltre la Fondazione è vicina con progetti propri agli anziani, ai poveri, ai migranti;

sviluppa autonomamente progetti per le scuole biellesi che di fatto integrano in modo strutturale i

fondi pubblici (Muse alla lavagna, sostegno ai POF, Progetto Diderot).

Tutto questo nell’ambito della propria mission statutaria e senza travalicare i confini del proprio

ruolo, ma con la volontà di essere riconosciuta, al “tavolo di regia per lo sviluppo del Biellese”

quale soggetto propositivo e attivo.

In questa veste si è fatta promotrice, unitamente all’Unione Industriale Biellese, di un ampio studio

“Delphi” per delineare, attraverso interviste a qualificati rappresentanti delle varie realtà produttive,

sociali e istituzionali del territorio, la Biella del 2020. I risultati di questo studio indicano già molte

delle linee-guida sulle quali si dovrà lavorare, non ultima la necessità di rompere l’isolamento

attraverso collegamenti efficienti.

Crediamo che questi studi vadano condivisi il più possibile, per fare in modo che ogni nuovo

“tavolo di regia” non debba partire da zero rimettendo in discussione anche i punti già acquisiti. Io

credo che sino ad ora sia stato questo uno dei principali freni “politici” al rilancio del territorio e,

permettetemi di dirlo, una delle difficoltà più evidenti con le quali la Fondazione si è trovata a

confrontarsi: la pluralità di progetti e opinioni, non filtrate da una riflessione e dalla condivisione,

che hanno portato nel tempo l’Ente a dover cercare di venire incontro, con risorse necessariamente

limitate, a progetti mutevoli e spesso non coordinati tra loro.

Concordo pienamente con Barca quando afferma che non si debbano stanziare fondi per loro natura

non “strutturali” (quindi mutevoli nel tempo) in progetti che necessitano di continuità di medio-

lungo periodo; questi progetti, se ritenuti strategici, vanno sostenuti e finanziati in modo

continuativo, ne è un esempio la ferrovia biellese, alla quale la Fondazione darà tutto l’appoggio

possibile ma nell’ambito delle proprie prerogative (studi preliminari, campagne di sensibilizzazione

ecc.) senza mai sostituirsi all’intervento statale.

Perché la Fondazione ha come mission anche e soprattutto l’ascolto del territorio, un territorio che

oggi come non mai ha molte energie intellettuali che si stanno impegnando per cercare di disegnare

il nostro futuro, il mio augurio è che possiamo fare davvero squadra per raggiungere obiettivi

concreti e condivisi.