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La periodizzazione tattica è una metodologia dell’allenamento nata in Portogallo a partire dagli anni ‘90, presso la facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Oporto, e resa famosa dai successi di allenatori come José Mourinho, Carlos Queiroz, André Villas Boas, ecc.

Questa metodologia, attraverso un approccio di tipo sistemico, pone l’enfasi sull’assimilazione di un modello di gioco formato dai vari principi che caratterizzano la fase di possesso, quella di non possesso e i tempi di transizione. Per questo motivo la periodizzazione tattica presuppone un lavoro in specificità: le sedute di allenamento devono simulare le configurazioni di gioco che la gara successiva produrrà. È chiaro, quindi, che la periodizzazione tattica rappresenti una metodologia molto

differente da tutte quelle che prevedono un allenamento fisico e tecnico decontestualizzato dal modello di gioco. “Per me l'allenamento è buono solo quando si riesce a mettere in pratica la mia idea; ciò significa che l'allenatore deve elaborare le esercitazioni che portino la squadra a fare ciò che egli pretende sul campo”

J. Mourinho Andiamo ad analizzare i motivi che hanno portato alla nascita di questa metodologia. Così come molti altri fenomeni creati dall’uomo, nel corso degli anni il calcio si è modernizzato seguendo l'evoluzione dei paradigmi di pensiero che hanno caratterizzato le varie epoche storiche. Questa evoluzione del calcio è stata ed è tutt’ora motivata da diversi aspetti che interagiscono tra loro al fine del miglioramento del gioco stesso. Inizialmente il calcio era uno sport praticato esclusivamente per passione. La crescita a livello organizzativo ha avuto come conseguenza uno sviluppo del gioco stesso: gli addetti ai lavori hanno iniziato a pensare a come poter migliorare questo sport. Individuando nel calcio un gioco fondamentalmente tecnico, si è pensato fosse opportuno cercare di sviluppare e far crescere il giocatore dal punto di vista tecnico, cosicché questi miglioramenti aumentassero la prestazioni individuali e, di conseguenza, quelle collettive. Il modo in cui si è lavorato per migliorare i giocatori tecnicamente è stata una diretta conseguenza del paradigma scientifico dominante in quel periodo, ovvero l'approccio riduzionista.

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Proprio in quest’ottica, per molto tempo ci si è limitati ad insegnare e lavorare in forma separata sulle singole competenze individuali, nella convinzione che bastasse questo per poi avere concreti miglioramenti nel gioco collettivo. Successivamente, si è compresa l'importanza degli aspetti fisici e tattici, oltre che tecnici. A partire da questo nuovo presupposto, il processo evolutivo dell’allenamento nel calcio ha iniziato a tener conto dello sviluppo di queste tre aree. Ciononostante, l'approccio riduzionista dominante ancora nel panorama scientifico, ha fatto sì che non venisse messa in discussione la separazione della parte fisica, tattica e tecnica nell’allenamento del calcio. L’evoluzione della scienza, però, ha portato con gli anni importanti novità. Con lo sviluppo di una nuova corrente di pensiero, l'approccio sistemico, si è iniziato a guardare e ad analizzare il calcio come un’interazione (e non più una semplice somma) tra le dimensioni tecniche, tattiche, psicologiche e fisiche. “Un riduzionista ritiene che un sistema complesso non sia nient’altro che la somma delle sue parti, per cui si può dar ragione del sistema riducendone la considerazione a quella dei singoli costituenti […] Un antiriduzionista, al contrario, ritiene che il tutto sia maggiore della somma delle parti, per cui vi sono proprietà olistiche che non possono essere descritte in termini dei puri elementi costituenti” Partendo dalle novità dell'approccio sistemico, si è cercato quindi di creare una metodologia che comprendesse l’interazione di queste componenti: l’allenamento integrato. Tuttavia, l’allenamento integrato presentava (e presenta tuttora) alcuni residui del pensiero riduzionista.

Il più evidente risulta dal nome: parlando di allenamento integrato si parte dal presupposto che esiste qualcosa che si può dividere, ovvero il contrario di quello che il pensiero sistemico vorrebbe evidenziare. Difatti, nonostante l’intento di promuovere l’interazione delle varie dimensioni, l’allenamento integrato è rimasto legato al pensiero riduzionista: ciò ha portato a far sì che la dimensione fisica assumesse col tempo il ruolo principale nell'allenamento e che, molto spesso, le sedute di allenamento non fossero contestualizzate al modello prestativo (tecnico, tattico, fisico, psicologico) inerente alla gara. L’allenamento integrato, all'interno del quale la dimensione fisica assume un ruolo centrale, presuppone una non specificità dell'allenamento al contesto gara. Infatti, anche se le esercitazioni possono sembrare specifiche, dato che prevedono sviluppi di situazioni di gioco, l’allenamento integrato non allena e non tiene in considerazione i modelli di comportamento che la squadra deve seguire durante la partita. “Allenamenti integrati? Non li faccio, perché non credo che siano utili. Per me allenare vuol dire allenare in specificità, vuol dire creare esercitazioni che mi permettono di mettere in pratica i miei principi di gioco. E gli allenamenti integrati hanno poco o nulla di specifico, hanno carattere generale”

J. Mourinho A partire da questo aspetto, il professor Vitor Frade, collaboratore tecnico del F.C. Porto, profondo conoscitore dell'approccio sistemico e professore universitario presso l’Università di Oporto, ha sviluppato una

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metodologia di allenamento per il calcio che ha definitivamente abbandonato l'approccio riduzionista. Questa metodologia è stata chiamata, appunto, periodizzazione tattica: periodizzazione perchè esiste la necessità di tempo per formare un preciso modello di gioco, tattica perchè il calcio è uno sport decisionale, e tali decisioni, individuali o collettive, possono essere differenti in funzioni del modello di comportamento tattico desiderato. Per questo motivo, le decisioni non devono essere astratte, ma costruite dentro la matrice comportamentale richiesta dall’allenatore: le decisioni devono essere contestualizzate e specifiche per la squadra. È evidente, quindi, che la periodizzazione tattica rappresenti una metodologia dell’allenamento differente rispetto all'allenamento integrato: è fondamentalmente una vera rivoluzione tanto operativa quanto filosofica dell’allenamento calcistico. La maggior differenza tra l'allenamento integrato e la periodizzazione tattica è relativa al fatto che nella metodologia integrata il controllo e la direzione dell'allenamento vengono, come detto, affidati alla dimensione fisica. Dal punto di vista della periodizzazione tattica, si tratta di un errore di concetto importante, perché il calcio è un gioco prevalentemente tattico e non fisico (per tattica si deve intendere la capacità di scegliere tra un insieme di movimenti organizzati tra due o più giocatori al fine di ottenere uno scopo offensivo o difensivo). In qualsiasi azione, durante una partita, è necessaria una risposta decisionale a una determinata situazione che si presenta nello sviluppo del gioco. Nella periodizzazione tattica, quindi, è appunto la dimensione tattica ad assumere il ruolo di guida nel

processo di allenamento, inglobando dimensione fisica, tecnica e psicologica al suo interno. “La sovradimensione tattica coordina l'intero processo di allenamento”

J. Mourinho Per essere più chiari, da una parte l'allenamento integrato prevede una specificità rispetto al gioco del calcio in generale, dall'altra la periodizzazione tattica prevede una specificità relativa al modo di giocare e al modello di gioco di una determinata squadra. La periodizzazione tattica, quindi, rispetta il principio dell'integrità indivisibile del gioco: globalizzando le quattro dimensioni che compongono il calcio (tattica, tecnica, psicologica, fisica) e assumendo il modello di gioco come unico riferimento di tutto il processo di allenamento, l’allenamento avrà quindi l’obiettivo di preparare i giocatori a fare ciò che vuole l’allenatore. “Difendo la globalizzazione del lavoro, l'interazione tra componente fisica, tecnica, tattica e psicologica, tutte fondamentali. Per me il calcio, così come il calciatore, è globalità: non riesco a fare delle scomposizioni”

J. Mourinho Se il modello di gioco è il principale riferimento di tutto il processo di allenamento, l’aspetto tattico assumerà sempre il ruolo di guida in ogni esercizio. D’altronde, la tattica non è fisica, non è tecnica, non è psicologia, ma necessita di tutte queste dimensioni del calcio per manifestarsi.

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Se la periodizzazione tattica ha come principale obiettivo il raggiungimento di un determinato modello di gioco, ogni allenamento ed ogni singola esercitazione dovranno essere in stretta relazione con i principi di questo modello. Il concetto di specificità è quindi un pilastro fondamentale della periodizzazione tattica: si tratta di un sovraprincipio, cioè una condizione fondamentale che dà senso al processo di allenamento. Il modo in cui vogliamo che la nostra squadra giochi nasce, in pratica, attraverso l'allenamento specifico, pensato per plasmare la squadra ed i giocatori in modo coerente con i principi del modello di gioco.

Un allenamento è specifico se è relativo ad una precisa idea di gioco, deve quindi avere una logica d'azione coerente in relazione permanente al modello di gioco.

L’obiettivo della periodizzazione tattica è quello di creare intenzioni ed abitudini: ciò si ottiene allenandosi coerentemente ad un preciso modello di gioco, attraverso l’azione e la continua ripetizione delle azioni. Lo scopo delle esercitazioni proposte durante l'allenamento sarà, quindi, quello di trasmettere determinati principi di gioco ed automatizzare la percezione dei messaggi nonché delle scelte tattiche relative. Tutte le esercitazioni, quindi, sono finalizzate quindi ad obiettivi di ordine tattico e sono elaborate dall’alto verso il basso (“top-down”), partendo dall'idea e dal modello di gioco condiviso. Le esercitazioni utilizzate in allenamento riproducono situazioni di gara e sono strutturate in funzione di quello che si vorrebbe far accadere durante la partita. Un altro aspetto fondamentale della periodizzazione tattica riguarda il metodo di insegnamento-apprendimento, ovvero quella che Mourinho ha definito scoperta guidata: se all'allenatore spetta la definizione delle linee-guida generali dell'allenamento e delle singole esercitazioni, la loro attuazione sul campo spetterà ai giocatori secondo i principi di auto-organizzazione (“bottom-up”). “Con me il lavoro tattico non è un lavoro in cui qualcuno dà ordini e un altro obbedisce. Mi piace definirla scoperta guidata, perché i giocatori scoprono le cose a partire dalle tracce che io propongo, costruendo situazioni di allenamento che li conducono attraverso un determinato percorso.

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Loro cominciano a rendersene conto, ne parliamo, discutiamo e arriviamo a conclusioni. Molte volte mi fermo e chiedo la loro opinione. […] Procediamo insieme per tentativi e mi fermo spesso per chiedere le loro impressioni. […] L'obiettivo è che i giocatori comprendano il modello di gioco e si fidino di esso, che facciano qualcosa di loro iniziativa perché convinti che sia il modo migliore di farlo e non perché qualcun altro dice 'facciamo così'. Il dialogo con i giocatori è fondamentale nella logica di questa scoperta guidata, purché si rimanga pienamente consapevoli di ciò che si vuole raggiungere. Io so che percorso voglio seguire e so dove voglio arrivare. Non sono i giocatori che, conversando con me, guidano la squadra verso un determinato obiettivo, sono io che lo faccio, sono io che so cosa voglio. Però invece di impormi, voglio che siano loro a scoprire la strada. In fondo il nostro dialogo è un dialogo controllato, un dialogo che va indirizzato in una certa direzione: la mia idea di gioco”

J. Mourinho Cosa si intende per modello e principi di gioco? Per modello di gioco si intende l’insieme dei principi di comportamento della squadra, sia collettivi che individuali, che ne definiscono l’organizzazione, dando

ad essa una propria identità nella fase di possesso palla, in quella di non possesso e nei tempi di transizione. Un modello di gioco è qualcosa che identifica una determinata squadra: non è solo un sistema di gioco, non è solo il posizionamento dei giocatori, ma è la forma in cui i giocatori si relazionano ed esprimono la loro visione del calcio. Si tratta dell'organizzazione che propone una squadra in ogni momento del gioco. L’organizzazione di squadra, quindi, si plasma con il rispetto sistematico di un insieme di principi che portano i giocatori a pensare all’unisono in funzione dell'obiettivo. Al fine di creare un modello di gioco completo e organico devono essere strutturati principi chiari per ogni fase e tempo di gioco: i principi serviranno a dare un'identità alla nostra idea di gioco. Il gioco ha un flusso continuo e i quattro momenti (fase di possesso, fase di non possesso, transizione positiva, transizione negativa) sono collegati in un ordine non sequenziale: per questo motivo, per dare "continuità" al gioco, devono essere strutturati principi di gioco coerenti tra loro e, allo stesso tempo, devono essere pensate esercitazioni che tengano in considerazione la fluidità della gara, che prevedano connessioni tra i quattro momenti nonché passaggi tra una fase e l'altra. “I principi di gioco sono più importanti dei numeri, rappresentano le caratteristiche del gioco che un allenatore vuole. Questo non vuol dire che questi principi rappresentano ciò che una squadra fa alla perfezione, ma che cerca di fare.

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Quando un allenatore ha un'idea di gioco per una partita o per una stagione intera, si parla di principi di gioco. Come vuoi difendere? A zona o a uomo? Vuoi difendere con un blocco alto o con un blocco basso? Vuoi fare un pressing in profondità o in ampiezza? Vuoi costruire corto o costruire lungo? Questi sono i principi. Dopo, con gli stessi principi, puoi giocare con il 4-4-2, con il 4-3-3, con il rombo, con tre difensori, ecc. Possono cambiare le posizioni di partenza dei giocatori, ma i principi di gioco rimangono gli stessi. I miei principi di gioco non cambiano, magari la squadra non riesce a giocare come avremmo voluto, ma i principi non cambiano. La differenza nelle nostre partite viene fatta da come riusciamo a mettere in pratica i nostri principi di gioco, non dalle posizioni di partenza dei giocatori”

J. Mourinho

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Bibliografia: C. Albertini, Dalla concezione di gioco alle esercitazioni sul campo. Il Barcellona: un esempio di Approccio Sistemico all’allenamento. Fonte: www.settoretecnico.figc.it C. Carvalhal, B. Lage, J.M. Oliveira, Soccer. Developing a know-how. Philosophy, Game Model, Specific exercises, Besiktas Morphocycle, PrimeBooks, UK 2014 P. Mendonca, O modelo de jogo do FC Bayern Munique, 2013 B. Oliveira, N. Ameiro, N. Resende, R. Barreto, Mourinho. Questione di metodo, Tropea editore, Milano 2009. M. Silva, O desenvolvimento do jogar, segundo a Periodização Táctica, McSports, 2006 X. Tamarit, Periodizacion Tactica VS Periodizacion Tactica, MBF, 2013