05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell'UE

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Il Comitato delle regioni e la presidenza italiana del Consiglio dell’UE EUROPA Un Nuovo Inizio ANNI UNIONE EUROPEA Comitato delle Regioni 2014 Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea

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Il Comitato delle regioni e la presidenza italiana del Consiglio dell’UE

EUROPA Un Nuovo Inizio

ANNI

UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

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Prefazione del Presidente del Comitato delle Regioni dell’UE 1

Editoriale del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana 3

Il Comitato delle regioni dell’UE 5

La Delegazione italiana del Comitato delle regioni 8

Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE 10

Verso un nuovo modello di organizzazione territoriale in Italia 28

Dialogo con le associazioni italiane di rappresentanza degli enti

locali e regionali 30

Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia 37

Calendario Incontri ed eventi 47

Contatti 48

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Comitato delle Regioni

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

© Unione europea, 2014

Riproduzione autorizzata previa citazione della fonte

Stampato in Belgio, 100% carta riciclata ( esclusa la copertina)

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01 Prefazione del Presidente del Comitato delle regioni dell’UE

Prefazione di Michel LebrunPresidente del Comitato delle regioni dell’UE

La presidenza italiana del Consiglio dell’UE coincide con l’inizio del nuovo mandato politico del Parlamento europeo e l’insediamento di un nuovo collegio di commissari alla Commissione europea. I cittadini europei si sono espressi in merito alle scelte politiche che il Parlamento europeo deve compiere per orientare il progetto europeo, e i risultati usciti dalle urne indicano che in Europa circa un quinto degli elettori, pur con motivazioni diverse, rimette in discussione il processo di integrazione dell’UE. Tuttavia, non è esatto affermare che l’esito delle recenti elezioni europee vada letto come un rifiuto dell’Unione europea, malgrado una campagna elettorale dai toni piuttosto accesi e il fatto che diversi governi nazionali si siano atteggiati a paladini di un’Unione dal ruolo ridimensionato. Esiste infatti un’altra Europa che chiede più coesione, più solidarietà e un’UE migliore, governata secondo il principio di sussidiarietà: gli enti locali e regionali continuano a godere dei benefici dell’integrazione europea e la loro voce non deve essere trascurata. Il compito più importante per l’UE nel prossimo futuro, ad esempio, consisterà nel generare crescita, occupazione e coesione, mentre per le sue istituzioni sarà quello di coinvolgere di più gli enti locali e regionali. Dalla prospettiva del Comitato delle Regioni (CdR), questo è un momento cruciale per sottolineare quanto sia importante il ruolo degli enti locali e regionali nel consolidare la democrazia europea e nell’assicurare che le misure per la crescita e l’occupazione adottate siano realizzate concretamente sul terreno.

Benché il quadro macroeconomico della zona euro si stia stabilizzando una buona parte della popolazione è tuttora in difficoltà, in particolare i giovani di un gran numero di paesi europei. In genere in Europa è il livello locale e regionale a disporre delle competenze fondamentali per offrire ai nostri giovani le opportunità che meritano per dispiegare tutto il loro potenziale. Sono profondamente convinto che la presidenza italiana del Consiglio dell’UE avrà una funzione importante nel promuovere l’occupazione puntando a una crescita economica costante e al mantenimento della competitività europea. Il Comitato delle regioni (CdR) sostiene inoltre l’avanzamento dell’architettura dell’unione economica e monetaria europea. Esso monitorerà altresì i risultati ottenuti nel prossimo periodo di finanziamento della politica di coesione (2014-2020), e in tale contesto sarà fondamentale garantire che i fondi strutturali e d’investimento siano gestiti nel pieno rispetto dei principi della governance multilivello e di partenariato.

Durante il semestre di presidenza italiana si svolgerà anche gran parte del riesame della strategia Europa 2020. In occasione del 6° vertice europeo delle regioni e delle città di Atene, il CdR ha adottato una dichiarazione di prospettiva sulla revisione intermedia della strategia Europa 2020 dal titolo “Una visione territoriale per la crescita e l’occupazione”, corredata di una relazione di valutazione intermedia. I due documenti sono il prodotto di oltre un anno di intensa attività di monitoraggio e analisi svolta dal Comitato su Europa 2020 e le iniziative faro della strategia. Il CdR proseguirà i lavori sulla revisione e adotterà un piano per ripensarne l’attuale governance, correggendone i difetti e fare in modo di conseguire più efficacemente la crescita e l’occupazione nelle regioni e città d’Europa.

Michel Lebrun

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

01 Prefazione del Presidente del Comitato delle regioni dell’UE

Nel campo dei diritti dei cittadini, la presidenza italiana dovrà provvedere alla riforma dello spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia pur preservando il diritto fondamentale degli europei alla mobilità. Il Comitato delle regioni ha sempre insistito sull’importanza delle quattro libertà fondamentali. La presidenza italiana ha indicato giustamente come una delle sue priorità la necessità di affrontare a livello dell’UE il problema dell’immigrazione clandestina e dei diritti dei richiedenti asilo alle frontiere dell’Europa, portando ad esempio quello che accade sul suo territorio, nell’isola di Lampedusa, e nelle enclave spagnole di Ceuta e Melilla. Gli enti locali e regionali hanno il duro compito di prestare i primi soccorsi e accogliere i migranti che arrivano sul nostro continente, e di mettere in atto, tra mille difficoltà, delle politiche di integrazione. Gli enti regionali e locali e le autorità nazionali che si occupano di questi problemi non riescono più a far fronte ad una situazione che in realtà riguarda l’intera Unione europea. Per questo motivo il CdR, nell’ambito del partenariato avviato (tramite l’ARLEM - Assemblea regionale e locale euromediterranea) con gli enti locali e regionali dei paesi del Mediterraneo meridionale, elaborerà una relazione sulla migrazione nell’area mediterranea nel tentativo di formulare delle risposte comuni al problema e di evidenziarlo alle istituzioni europee e ai governi nazionali, oltre che per ripensare e promuovere il ruolo della cooperazione decentrata nella regione.

Quanto alla dimensione della cooperazione regionale, il CdR accoglie con favore tutte le iniziative che la presidenza italiana intraprenderà per garantire il consenso intorno alla strategia dell’UE per la regione adriatico-ionica: le strategie macroregionali rappresentano infatti un importante passo avanti verso una politica di coesione più incentrata sulla dimensione territoriale e un modo per sviluppare le potenzialità di determinate regioni europee che meritano particolare attenzione andando al di là dell’attuale politica regionale.

Sempre più pressante ci giunge la richiesta di costruire un’Europa rinnovata e meno burocratica: siamo convinti che, per riuscire nell’intento, questa nuova Europa debba fondarsi sul partenariato e, in definitiva, essere più vicina ai cittadini. Gli enti locali e regionali e il CdR sono pronti a cooperare con la presidenza italiana e, così facendo, a contribuire alla creazione di un’Unione migliore per le generazioni future.

Michel LebrunPresidente del Comitato delle regioni

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02 Editoriale del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana

Editoriale di Matteo RenziPresidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana

Dal 1° luglio l’Italia ha assunto il ruolo di presidenza di turno del Consiglio dell’Unione

Europea. Da paese fondatore, è la dodicesima volta che ci viene concesso questo onore.

La prima, tuttavia, dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

L’inizio della presidenza italiana coincide con l’alba di una nuova legislatura europea,

e con importanti cambiamenti ai vertici delle Istituzioni dell’UE. Il compito che ci

attende è tutt’altro che facile: non lo è da un punto di vista politico, data la sempre più

diffusa disaffezione di una parte dell’opinione pubblica europea verso la prospettiva

dell’integrazione; non è lo è da un punto di vista procedurale, data la necessità di gestire

– unico fattore di continuità – una delicata fase di transizione.

Più di cinque anni di crisi economica e di politiche di rigore hanno lasciato una traccia

profonda nelle società europee. In alcuni casi, l’ideale comunitario ne è stato sfigurato.

Per quelle generazioni che hanno attraversato l’Europa sentendosi ovunque come a

casa propria, che hanno lavorato e studiato senza incontrare frontiere, l’Unione resta

una casa condivisa e necessaria. Un edificio non sempre coerente, qualche volta in

bilico, e che vive di incessanti innovazioni.

È questa manutenzione che siamo chiamati a compiere: prendere l’eredità ricevuta dai

nostri padri, e da loro faticosamente messa insieme, e tramandarla, aggiornata ai nostri

figli. Veniamo spesso definiti coma “la generazione Erasmus”: non possiamo essere noi

quelli che assistono inerti al disfacimento degli ideali comunitari.

Restituire la fiducia all’opinione pubblica europea nel progetto di integrazione

comunitaria significa innanzitutto intervenire sulle cause della disaffezione. Significa, e

sarà, questa, la principale priorità del semestre di presidenza italiana, restituire lavoro a

milioni di disoccupati, e lavorare per una crescita robusta e sostenibile. Ciò richiederà un

intervento coordinato su molte delle leve che è possibile attivare. Penso, ad esempio, al

precorso di avvicinamento alla Revisione di metà percorso della Strategia Europa 2020,

prevista per il 2015: utilizzeremo i Consigli informali settoriali per suscitare un dibattito

su come migliorare il contributo della Strategia al raggiungimento degli obiettivi di

crescita ed occupazione.

Anche il negoziato sul Pacchetto Clima-Energia può avere significative ripercussioni

economiche, industriali ed occupazionali. È importante che l’Unione europea maturi

una posizione condivisa su alcuni dei principi contenuti nel pacchetto, anche in vista

degli importanti eventi multilaterali che ci attendono nella seconda metà del semestre.

Anche in questo caso siamo evidentemente di fronte alla necessità di ricercare un

compromesso valido tra competitività industriale, rispetto degli equilibri concorrenziali,

e valorizzazione del contributo di crescita ed occupazione che può senz’altro provenire

dall’adozione del pacchetto.

Matteo Renzi

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

02 Editoriale del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana

Le crisi politiche in Medio Oriente e nell’Est europeo richiamano l’Unione europea alle sue responsabilità. Come presidenza di turno, ne siamo assolutamente consapevoli, e faremo tutto il possibile per accrescere l’efficacia dell’azione europea sulla scena internazionale. L’adeguatezza della proiezione esterna dell’Unione – però – si misura innanzitutto nel quadrante mediterraneo.

L’Italia è da molti anni il punto di approdo di migliaia di migranti irregolari in cerca di protezione o, più semplicemente, di maggiore sicurezza economica. Il fenomeno ha da tempo raggiunto dimensioni tali da non poter essere gestito – in solitudine – da un solo paese. Siamo fieri di quanto fatto finora con l’operazione ”Mare Nostrum”; delle migliaia di vite salvate; delle centinaia di trafficanti di esseri umani assicurati alla giustizia. “Mare Nostrum” è, evidentemente, una risposta urgente ad un’emergenza umanitaria estremamente grave, rispetto alla quale il Governo italiano non poteva restare impassibile. Uscire dall’emergenza significa, adesso, rafforzare gli strumenti comunitari esistenti, a partire da Frontex, dotandoli di maggiori risorse umane e finanziarie, e prevedendo – se necessario – nuove regole di funzionamento. Il controllo delle frontiere marittime dell’Unione deve essere una responsabilità condivisa: Fontex lo strumento attraverso cui esercitarla.

Si è portati talvolta a considerare le presidenze di turno, nello scenario del post-Lisbona, come impegni poco gravosi, da affrontare col pilota automatico inserito. Non è certamente il caso di questa presidenza italiana, che naviga in acque turbolente e richiede mano ferma sul timone. Il bilancio lo trarremo il 31 dicembre. Intanto, buon lavoro a tutti.

Matteo RenziPresidente del Consiglio dei Ministri

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03 Il Comitato delle regioni dell’UE

Cos’è il Comitato delle regioni

Gli enti locali e regionali sono responsabili dell’attuazione della maggior parte delle

politiche dell’UE e circa i 2/3 della legislazione UE viene applicata a livello subnazionale.

Per questo motivo nel 1994 è stato istituito il Comitato delle regioni (CdR), per dare agli

enti locali e regionali l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista sulle proposte

legislative dell’UE, in modo che queste risultino più aderenti alle esigenze dei cittadini. I

trattati europei stabiliscono che il Comitato delle regioni debba essere consultato ogni

qualvolta vengono avanzate proposte relative a settori che hanno ripercussioni a livello

regionale o locale. Ciò in pratica significa che il CdR viene consultato per la maggior

parte delle proposte legislative europee. La Commissione europea, il Parlamento

europeo e il Consiglio possono, altresì, consultare il CdR al di fuori di tali settori, qualora

ritengano che vi sia un impatto a livello locale o regionale. Il CdR può inoltre fare in

modo che le proprie priorità entrino nell’agenda dell’UE formulando pareri di propria

iniziativa ed elaborando relazioni su argomenti al centro dei suoi interessi. Lo stesso ha

infine il diritto di contestare la Commissione europea, il Parlamento e il Consiglio qualora

non tengano conto dei pareri da esso espressi e nei casi estremi ha la facoltà di adire la

Corte di giustizia dell’Unione se ritiene che le disposizioni sulla sua consultazione non

siano state pienamente rispettate.

Il Comitato delle regioni ha celebrato il suo ventesimo anniversario nel corso della sua

107ª sessione plenaria del 25 e 26 giugno 2014.

Come funziona il Comitato delle regioni

Il CdR è composto da 353 membri e da altrettanti supplenti, nominati dal Consiglio dell’UE su

proposta degli Stati membri con un mandato quinquennale rinnovabile. I membri devono

essere titolari di un mandato elettorale o essere responsabili di fronte a un’assemblea eletta;

pertanto coloro che perdono tale mandato - cessano automaticamente di essere membri

del Comitato delle regioni. Ciascuno Stato è libero di scegliere come selezionare i propri

membri: le delegazioni sono spesso politicamente e geograficamente equilibrate e, se del

caso, composte da rappresentanti dei livelli sia regionali che locali ed intermedi.

In Italia è il Governo a trasmettere al Consiglio per ratifica, su proposta della Conferenza

delle regioni e delle Province autonome, della Conferenza dei Presidenti dei

Consigli regionali , dell’UPI - Unione Province d’Italia - e dell’ANCI - Associazione

comuni italiani - i nominativi dei candidati a divenire membri del CdR.

Il Presidente della delegazione italiana del CdR è Gian Mario Spacca, Presidente della

Regione Marche.

I membri del CdR hanno eletto, nel corso della 107ª sessione plenaria del 26 giugno,

il belga Michel Lebrun, consigliere municipale di Viroinval (Belgio), nuovo Presidente

del CdR. Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria è stata eletta prima

vicepresidente del CdR.

ANNI

UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

Catiuscia Marini

Gian Mario Spacca

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

03 Il Comitato delle regioni dell’UE

I lavori del CdR si articolano intorno a sei commissioni specializzate nei seguenti ambiti:

• Politica di coesione territoriale (COTER)

• Politica economica e sociale (ECOS)

• Ambiente, cambiamenti climatici ed energia (ENVE)

• Istruzione, gioventù, cultura e ricerca (EDUC)

• Cittadinanza, governance, affari istituzionali ed esterni (CIVEX)

• Risorse naturali (NAT)

Nell’ambito dei lavori delle commissioni vengono elaborati progetti di parere su

proposte legislative dell’UE. Tali pareri vengono votati da tutti i membri del CdR

durante una delle sei sessioni plenarie che si svolgono ogni anno. I pareri adottati

vengono quindi trasmessi alle altre istituzioni dell’UE e agli altri soggetti interessati che

contribuiscono al processo decisionale dell’UE.

Al CdR sono rappresentati cinque gruppi politici:

• il Partito popolare europeo (PPE)

• il Partito socialista europeo (PSE)

• l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE)

• l’Alleanza europea (AE)

• il gruppo Conservatori e riformisti europei (ECR)

I principali trattati che hanno contribuito a dare voce in Europa agli enti locali e regionali

Trattato di Maastricht (1992) – Istituisce il CdR e stabilisce che esso deve essere consultato in materia di coesione economica e sociale, reti transeuropee, salute, istruzione e cultura.

Trattato di Amsterdam (1997) – Aggiunge altri cinque ambiti nei quali il CdR deve essere consultato: politica dell’occupazione, politica sociale, ambiente, formazione professionale e trasporti.

Trattato di Lisbona (2009) – Rende giuridicamente vincolante la consultazione del Comitato da parte del Parlamento europeo, della Commissione e del Consiglio quando adottano atti con un potenziale impatto regionale. Vengono aggiunti due nuovi settori nei quali è previsto l’obbligo di consultazione del CdR: cambiamenti climatici ed energia.

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

03 Il Comitato delle regioni dell’UE

Avvicinare l’Unione europea ai cittadini L’agenda del CdR per una comunicazione decentralizzata

Benché buona parte del lavoro del Comitato consista nella sua partecipazione al

processo legislativo, il suo ruolo non si esaurisce in questo. I membri del CdR vivono e

lavorano quotidianamente nelle proprie regioni e città, e ciò consente loro di rimanere

a contatto con le preoccupazioni dei cittadini che rappresentano. In questo modo,

quando vengono a Bruxelles, essi sono in grado di farsi portavoce dei cittadini e al

tempo stesso agiscono come “ambasciatori d’Europa” nei propri territori. Il CdR sostiene

i suoi membri in questa missione, offrendo azioni e strumenti di comunicazione

decentralizzata, con l’obiettivo di dare visibilità all’attività svolta dagli stessi e favorire

al tempo stesso la circolazione di modelli ed esperienze nella definizione e attuazione

delle politiche pubbliche maturate dai sistemi delle autonomie locali e regionali di tutta

Europa, secondo un approccio bottom up.

In questo senso numerosi sono anche gli strumenti di democrazia partecipativa, come

i processi di consultazione promossi in fase pre legislativa e le reti e le piattaforme

tematiche lanciate dal CdR (Piattaforma Europa 2020, Rete di controllo della sussidiarietà,

Piattaforma GECT, Arlem, Corleap). Oltre 200 sono i convegni e workshop tematici

organizzati annualmente presso la sede del CdR e circa 250 gli eventi locali organizzati

in partenariato con regioni e città di tutta Europa nel contesto degli OPEN DAYS - la

settimana europea delle regioni e delle città.

I principi guida del Comitato delle regioni

Principio della governance multilivello - Lavorare in partenariato tra i livelli di governo locale, regionale, nazionale ed europeo per assicurare un’efficace definizione e implementazione delle politiche pubbliche durante l’intero processo decisionale.

Principio di sussidiarietà - Le decisioni devono essere adottate al livello di governo che meglio soddisfa l’interesse pubblico. L’UE non deve intraprendere iniziative che verrebbero svolte più efficacemente dalle autorità nazionali, regionali o locali.

Principio di prossimità - Tutti i livelli di governo devono operare nel modo più trasparente possibile e più vicino possibile ai cittadini, in modo che questi ultimi possano conoscere i responsabili dei diversi settori e sapere come far conoscere le proprie opinioni.

12th European Week ofRegions and CitiesBrussels 6 - 9 October 2014

www.cor.europa.eu/en/regions

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni8

La Delegazione italiana del Comitato delle regioni è composta da 24 membri titolari e 24 membri supplenti che rappresentano Regioni, Province e Comuni italiani in seno all’Assemblea dei poteri locali e regionali dell’UE.

04 La Delegazione italiana del Comitato delle Regioni

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

04 La Delegazione italiana del Comitato delle Regioni

La nuova composizione della delegazione italiana del Comitato delle regioni da settembre 2014

Membri Titolari

CATTANEO Raffaele – Consigliere della Regione Lombardia e Presidente del Consiglio Regionale

CHIAMPARINO Sergio – Presidente della Regione Piemonte

COPPOLA Marialuisa – Consigliere regionale - Assessore, Regione Veneto

CROCETTA Rosario – Presidente della Regione Siciliana

D’ALFONSO Luciano – Presidente della Regione Abruzzo

D’ATTIS Mauro – Consigliere del Comune di Brindisi

DI LAURA FRATTURA Paolo – Presidente della Regione Molise

FANELLI Micaela – Sindaco del Comune di Riccia, CB

FASSINO Piero – Sindaco del Comune di Torino

GRANELLO Giorgio – Consigliere comunale di Ponzano Veneto, TV

KOMPATSCHER Arno – Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano

MARINI Catiuscia – Presidente Regione Umbria. Prima vicepresidente del CdR

MARINO Ignazio – Sindaco del Comune di Roma

MASINI Sonia – Presidente della Provincia di Reggio Emilia

PELLA Roberto – Sindaco del Comune di Valdengo, BI

PIGLIARU Francesco – Presidente della Regione Sardegna

ROLLANDIN Augusto – Presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta

SCOPELLITI Giuseppe – Presidente Regione Calabria

SILLI Giorgio – Consigliere comunale di Prato, FI

SPACCA Gian Mario – Presidente della Regione Marche. Capo della delegazione italiana del CdR

TESTA Guerino – Presidente della Provincia di Pescara

VENDOLA Nichi – Presidente della Regione Puglia

ZINGARETTI Nicola – Presidente della Regione Lazio

Membri Supplenti

ANCISI Alvaro – Consigliere comunale di Ravenna

BALZANI Francesca – Assessore del Comune di Milano

CALDORO Stefano – Presidente Regione Campania

CHIUCCHIURLOTTO Francesco – Assessore del Comune di Ascrea, RI

COPPOLA Armando – Presidente 4ª municipalità di Napoli

GALLI Stefano Bruno – Consigliere Regione Lombardia

GOTTARDO Isidoro – Consigliere comunale di Sacile, PN

IACOP Franco – Consigliere e Presidente del Consiglio della Regione Friuli Venezia Giulia

OPPUS Umberto – Sindaco del Comune di Mandas, CA

ORLANDO Leoluca – Sindaco del Comune di Palermo

PERONI Francesco – Assessore della Regione Friuli Venezia Giulia

PITTELLA Marcello Maurizio – Presidente della Regione Basilicata

ROSSI Enrico – Presidente Regione Toscana

ROSSI Ugo – Presidente della Provincia Autonoma di Trento

SALIERA Simonetta – Vicepresidente Regione Emilia Romagna

SILVESTRI Fiorenzo – Consigliere Provincia di Treviso

TRAGAIOLI Andrea – Sindaco di Rosta, TO

VARACALLI Giuseppe – Sindaco del Comune di Gerace, RC

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni10

Politica Regionale e Territoriale

“La presidenza lavorerà sul contributo che un’efficace politica di coesione può dare alla revisione della strategia Europa 2020, garantendone l’appropriazione a tutti i livelli di governo. In questo contesto si discuterà degli effetti del rafforzamento del legame tra politiche strutturali e governance economica e verrà promosso un dibattito strutturato sull’Agenda urbana europea.”

Ô Programma del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio UE

Le priorità italiane: opinioni a confronto

Catiuscia MariniPresidente della Regione Umbria e prima Vicepresidente del CdR Relatrice parere del CdR sulla promozione della qualità della spesa pubblica nell’UE

Ormai appare evidente che le politiche di sola austerità hanno, di fatto, creato un generale

malessere sociale che si è spesso tradotto in un sentimento di ostilità verso le istituzioni

nazionali ed europee. Alla luce dei risultati delle ultime elezioni, appare evidente l’invito

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Canarias

Guyane GuadeloupeMartinique

Réunion

Açores Madeira

GreenlandMayotte

Eventi:

Ancona - Riunione COTER - politica di coesione territoriale - CdR - 10-11 luglio

Bruxelles - Sesto Forum Coesione, 8 settembre

Bruxelles - OPEN DAYS 2014- 6-9 ottobre 2014

Milano - CAG- Consiglio informale coesione - 10 ottobre

Catiuscia Marini

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

ad un cambio di passo espresso attraverso il voto. Tale cambio – a favore della crescita sul fronte dell’economia reale – potrebbe concretizzarsi attraverso un differente approccio nel calcolo del deficit di bilancio, nel quadro del Patto di Stabilità.

Le attuali regole del Patto di Stabilità e Crescita non distinguono a livello contabile e qualitativo tra spesa corrente e spesa d’investimento, con il conseguente inaridimento del potenziale di crescita e sviluppo.

In Italia negli ultimi anni, i comuni e le regioni sono stati spinti a giocare “in difesa” per rientrare nei parametri del Patto di Stabilità con una riduzione della spesa pubblica volta a sostenere gli investimenti pubblici, ma anche con minori spese in conto capitale, e maggiori imposte.

La contrazione degli investimenti pubblici – dell’ordine del 37% fino al 2013 – ha avuto significativi effetti depressivi sulla crescita. Tagliando pesantemente gli investimenti pubblici, si è via via dissanguato il modello sociale europeo pregiudicando servizi fondamentali per la qualità della vita dei cittadini in particolare nell’ambito dei servizi pubblici di interesse generale: il trasporto pubblico, l’ambiente, l’edilizia scolastica e sociale ma anche settori produttivi vitali per l’economia dei nostri territori come l’edilizia.

Durante la presidenza italiana dell’Unione europea, il Comitato delle regioni ed il nuovo Parlamento europeo potrebbero essere all’origine di una volontà di cambiamento, passando da politiche di austerità ad un rilancio degli investimenti pubblici a partire da una revisione delle regole contabili del Patto di stabilità e crescita. Per aprire opportunità di lavoro e ridurre le situazioni di precarietà per donne e giovani; ridurre il carico fiscale sul lavoro ed incentivare fiscalmente l’attività di investimento delle imprese; accompagnare il processo di ristrutturazione e riconversione dei settori produttivi, tramite un più esteso sistema di ammortizzatori sociali; orientare parte della domanda pubblica come volano di nuove attività imprenditoriali e a sostegno di una nuova stagione di investimenti infrastrutturali e di messa in sicurezza del territorio.

Coerentemente con quanto appena detto, l’intervento determinante da parte dell’Unione Europea a supporto delle autorità regionali e locali per lo sviluppo dell’economia sarebbe dunque quello di allentare i vincoli del Patto di Stabilità e di Crescita.

In particolare eliminare dal calcolo del Patto i cofinanziamenti dei fondi strutturali a tutti i livelli: nazionale, regionale, provinciale e comunale. Attraverso questa azione si potrebbero “sbloccare” infatti, i progetti infrastrutturali e di opere pubbliche che vanno avanti molto lentamente e che sono seguiti da regioni e comuni.

Tale misura operativa, già peraltro caldeggiata da Parlamento europeo e Comitato delle regioni, constituirebbe una misura concreta ed immediata per fare leva sugli investimenti. E fare un vero cambio di passo.

Promuovere la qualità degli investimenti pubblici attraverso la loro esclusione dal calcolo del deficit strutturale del patto di stabilità e crescita

Eliminare dal calcolo del Patto i cofinanziamenti dei fondi strutturali a tutti i livelli: nazionale, regionale, provinciale e comunale

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

Marek WoźniakPresidente della Regione Wielkopolska (Polonia) e Presidente della commissione COTER -Politica di coesione territoriale- del CdR

Al termine di un dibattito lungo, complesso, ma proficuo, è stata finalmente adottata la nuova

politica di coesione per il periodo 2014-2020. Gli accordi di partenariato e i programmi operativi, che

saranno approvati nei prossimi mesi, daranno forma concreta a questa nuova politica.

I regolamenti sul Quadro strategico comune e il Codice di condotta europeo sul partenariato

richiedono la partecipazione degli enti locali e regionali alla programmazione, all’attuazione e

all’eventuale riconfigurazione degli accordi di partenariato e dei programmi operativi: nei mesi che

verranno, questo ruolo affidato agli enti territoriali non dovrà essere trascurato e noi vigileremo

sull’applicazione di tali disposizioni.

La sfida principale cui deve far fronte la nuova politica regionale europea riguarda il contesto

economico alquanto teso in cui i nuovi programmi prenderanno vita: la priorità è ora compiere i passi

necessari per contrastare le crescenti disparità regionali sul territorio dell’UE al fine di combattere la

minaccia che la crisi rappresenta per la coesione territoriale. A tale riguardo, è necessario elaborare

un Libro bianco sulla coesione territoriale basato su un’analisi dell’interazione tra l’Agenda territoriale

2020 e la strategia Europa 2020. Il principale obiettivo di questo Libro bianco dovrebbe essere

quello di individuare le politiche territoriali dell’Unione europea in grado di affrontare le attuali sfide

economiche e sociali secondo una impostazione completa che tenga conto dei fondi strutturali e

d’investimento, ma al tempo stesso vada oltre.

Bisognerebbe privilegiare l’approccio basato sul territorio per farne uno degli obiettivi chiave della

politica di coesione per il periodo 2014-2020, e, da parte nostra, dovremmo anche riflettere su

come misurare in modo più apprezzabile il benessere e la qualità della vita in Europa: per valutare lo

sviluppo regionale dobbiamo andare oltre l’attuale approccio basato sul PIL.

Un’altra sfida di rilievo consiste nella semplificazione delle procedure e nel coordinamento tra i

fondi strutturali e d’investimento e altri fondi tematici: come abbiamo ricordato in molti dei nostri

pareri, la semplificazione e il coordinamento sono essenziali per garantire un miglior assorbimento

dei finanziamenti e per far sì che ogni singolo euro venga speso dove più serve.

Anche la politica urbana ha assunto un’importanza crescente nel quadro della politica regionale:

un Libro bianco sull’agenda urbana dell’UE che definisca la futura politica urbana dell’Unione

costituisce per noi non solo un passo necessario, ma anche una delle prossime priorità da affrontare.

Accogliamo favorevolmente la volontà da parte dell’ormai imminente presidenza italiana di

attribuire priorità alla crescita e alla creazione di posti di lavoro. L’accento sull’occupazione e sul

rilancio dello sviluppo economico risulta in effetti alquanto necessario dopo cinque anni di crisi.

Suscita infine interesse ai nostri occhi il lavoro in cui è impegnato il governo italiano per migliorare

l’accessibilità ai servizi fondamentali nelle zone remote. In quanto commissione COTER stiamo

elaborando un parere d’iniziativa sulla mobilità nelle regioni con caratteristiche geografiche e

demografiche problematiche. Una soluzione in questo senso potrebbe consentire a tali regioni di

sfruttare appieno le loro potenzialità e di migliorare la qualità della vita dei loro abitanti. Ci auguriamo

pertanto che la presidenza italiana affronterà questi temi in un dibattito a livello europeo.

Marek Woźniak

Le nuove sfide della politica di coesione 2014-2020

Un libro bianco sulla coesione territoriale per analizzare l’interazione tra Agenda territoriale 2020 e la strategia Europa 2020

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

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Occupazione

“In un momento di alta disoccupazione nel nostro continente, in particolare tra i giovani, una delle più grandi sfide dell’Unione europea è quella di fornire una risposta efficace al bisogno di maggiori opportunità di lavoro. La presidenza concentrerà i propri sforzi sulla mobilità, il dialogo sociale, la creazione di posti di lavoro, la riforma strutturale dei mercati del lavoro e l’investimento nel capitale umano. La presidenza sosterrà l’attuazione della strategia Europea per l’occupazione, incentrata su strumenti come l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile e la Garanzia giovani.”

Ô Programma del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio UE

Le priorità italiane: opinioni a confronto

Enrico RossiPresidente della Regione Toscana e relatore del CdR per il parere sul Pacchetto occupazione giovanile

Nella mia veste di relatore del Comitato delle regioni sul pacchetto per l’occupazione giovanile, nel maggio 2013 feci due raccomandazioni alle istituzioni europee: anticipare già al 2013 l’attuazione del pacchetto e integrare le azioni degli Stati membri nel settore

Eventi:

Torino - Ufficio di presidenza – CdR, conferenza su “Città e occupazione”, 12 settembre

Enrico Rossi

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

della formazione professionale incentivando tirocini retribuiti di qualità per i giovani e stabilendo standard minimi di qualità per l’apprendistato. Sono infatti convinto che la UE possa sostenere le politiche attive del lavoro per i giovani dei singoli Stati attraverso una strategia che combatta la dispersione scolastica, colleghi imprese, scuole e università in un grande programma di tirocini per l’inserimento nel mondo del lavoro, sviluppi esperienze di servizio civile per migliorare le competenze professionali dei giovani e aiutarli a sentirsi attivi nella società, favorire la mobilità internazionale dei giovani.

Ma dobbiamo fare presto perché rischiamo di perdere intere generazioni di giovani alla vita sociale attiva, come ci dimostrano i crescenti dati sui NEET (= not in Education, Employment or Training) in Europa.

Il semestre a guida italiana dell’UE deve essere un’occasione da non perdere – anche alla luce dei risultati delle recenti elezioni con la crescita di un sentimento euroscettico in diversi paesi – per definire degli obiettivi chiari e dei target da rispettare, quantificando e monitorando i risultati, in quella che è senz’altro la sfida più importante per il futuro dell’Europa: i suoi giovani.

Per questo la Regione Toscana ha dato vita fin dal 2011 al programma GiovaniSì, investendo da allora 400 milioni di euro nelle diverse misure per favorire l’occupazione e l’autonomia dei giovani dai 18 ai 40 anni, che in Toscana sono circa 970 mila. Un investimento di risorse regionali, nazionali e europee, integrabili da ulteriori fondi di enti locali e soggetti privati.

Consapevoli di questa vera e propria emergenza sociale, abbiamo deciso di anticipare con nostri fondi le azioni contenute nei Fondi di coesione europei in attesa che le istituzioni europee e gli Stati membri abbiano perfezionato le procedure per poter effettivamente spendere le risorse del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020: si tratta di 82 milioni di euro per il 2014, in parte destinate alle politiche attive del lavoro. Dobbiamo avere il senso dell’urgenza di mettere in campo misure attive per fronteggiare le conseguenze sociali della crisi che si riversano sui nostri giovani.

La Garanzia Giovani può essere una grande opportunità per investire sulle grandi potenzialità dei giovani in Europa. La Toscana ha già avviato l’attuazione di questa misura rivolta ai giovani fra i 15 e i 24 anni, attraverso le anticipazioni delle risorse europee: già oltre 3.500 giovani toscani, dal 1° maggio, hanno aderito alle misure della Garanzia Giovani, che si integrano con quelle di GiovaniSì.

Per queste ragioni vorrei chiedere all’Europa di estendere il finanziamento della Garanzia Giovani fino a tutto il 2020, in parallelo alla durata degli altri fondi, perché il problema dei giovani è strutturale e non può essere affrontato efficacemente con un intervento limitato nel tempo e disconnesso dalla programmazione dei fondi strutturali. Questa sarebbe davvero una scelta chiara e forte per il semestre di presidenza italiana della UE.

Estendere il finanziamento della Garanzia Giovani fino al 2020 in parallelo alla durata dei fondi strutturali

La sfida più importante per il futuro dell’Europa: i suoi giovani

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

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05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

Iñigo de la SernaSindaco di Santander (Spagna) e Presidente della Federazione spagnola di città e province (FEMP)

La disoccupazione giovanile è un problema che riguarda tutta l’Europa e che ha raggiunto livelli particolarmente elevati in alcuni Stati dell’Unione. Uno di questi è la Spagna, il paese che ha il triste onore di essere al primo posto nelle statistiche europee per la disoccupazione tra le persone di età inferiore ai 25 anni, con un valore vicino al 58 %. Livelli inferiori, ma altrettanto preoccupanti (prossimi al 40 %), si registrano in Portogallo e in Italia, paese che ha avviato il suo semestre alla presidenza dell’Unione.

È ormai urgente trovare gli strumenti per risolvere questo problema. Ci troviamo di fronte a una generazione di giovani preparati ma costretti a scontrarsi con un vero e proprio muro rappresentato dalla mancanza di opportunità e ad accettare quindi con frustrazione occupazioni che spesso non hanno nulla a che fare con la preparazione ricevuta o che richiedono qualifiche molto inferiori a quelle possedute. Stiamo permettendo che vada sprecato un capitale umano di grandi competenze, che avrebbe moltissimo da offrire.

Al pari di molti altri, anch’io sono convinto che sia imprescindibile adeguare l’offerta accademica e la formazione professionale alle esigenze delle imprese, e preparare i giovani al mercato del lavoro. Tuttavia ritengo necessario anche puntare su una preparazione trasversale dei futuri lavoratori. In un contesto globalizzato come quello attuale, competenze quali la comunicazione, la conoscenza delle lingue, l’uso delle nuove tecnologie o la disponibilità personale a continuare la formazione lungo tutto l’arco della vita lavorativa sono necessarie quanto le stesse conoscenze tecniche.

In materia di occupazione giovanile, per far corrispondere l’offerta e la domanda è necessario inoltre tenere conto di altri fattori che vanno al di là degli ambiti territoriali e degli orizzonti temporali di qualsiasi governo. Qualsiasi strategia europea dovrà tenere conto della necessità di conoscere le previsioni di crescita e le proiezioni economiche a medio e lungo termine, nonché le capacità degli Stati, la disponibilità e la ripartizione delle loro competenze e la loro struttura territoriale.

Con ciò intendo dire che, senza dimenticare di promuovere le politiche nazionali, spetta all’Unione europea prendere la guida delle strategie volte a favorire l’occupazione giovanile. Assumere questo ruolo di leader comporta anche aprirsi alla partecipazione e riconoscere il ruolo degli enti regionali e locali, in quanto ambiti territoriali di attuazione delle politiche di maggior impatto sociale. Ascoltare e conoscere i loro pareri e puntare su una governance multilivello può dare ottimi risultati in questo settore.

In Spagna siamo consapevoli della necessità di agire per promuovere l’occupazione dei nostri giovani. L’aver adottato questo obiettivo come una delle priorità del suo semestre costituisce un importante punto a favore della presidenza italiana, alla quale faccio i migliori auguri di un pieno successo.

Iñigo de la Serna

Agire per promuovere l’occupazione dei nostri giovani, puntando su una governance multilivello

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

Una politica migratoria comune europea

“Sviluppare una politica migratoria comune europea, in grado di contribuire all’agenda dell’UE per la crescita. Migliorare e rafforzare la gestione integrata delle frontiere esterne nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e promuovere un’autentica solidarietà a livello europeo. Tra le priorità della presidenza: il rafforzamento di FRONTEX.”

Ô Programma del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio UE

Le priorità italiane: opinioni a confronto

Nichi VendolaPresidente della Regione Puglia e relatore del parere del CdR su migrazione e mobilità

La politica euro mediterranea ha bisogno di un forte rilancio affinché il Mediterraneo torni ad essere una grande occasione di sviluppo e di cooperazione e non un cimitero liquido, simbolo del fallimento della politica europea di immigrazione. Le tragedie di Lampedusa (2013) e Pozzallo (2014) sono solo l’epifenomeno di una quotidiana

Eventi:

Marsiglia - 6ª riunione SUDEV -commissione per lo sviluppo sostenibile- Arlem - Assemblea regionale e locale euromediterranea - 19 settembre

Brindisi - Riunione commissione CIVEX - Cittadinanza, governance, affari istituzionali ed esterni - del CdR-22-23 settembre

Malaga - 7ª riunione ECOTER -commissione affari economici, sociali e territoriali -Arlem - 20 ottobre

Roma - Quarta Conferenza ministeriale euro-africana su migrazione e sviluppo-26-27 novembre

Nichi Vendola

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

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05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

tragedia che si consuma nelle acque del Mediterraneo, nonostante gli sforzi sinora

profusi per arginare gli ingressi irregolari provenienti dal Nord Africa. È necessaria,

invece, una Unione europea che cessi di essere una fortezza blindata e spaventata,

che scelga di costruire nuovi percorsi d’integrazione, inventandosi nuove forme

di cittadinanza e di estensione dei diritti. Una comunità civile aperta, capace di

determinare quelle politiche di solidarietà, di sviluppo, di benessere, di inclusione

sociale e di integrazione tra le diverse culture.

Anche per questo occorre un’autentica volontà di rilancio e un programma serio di

azioni di breve, medio e lungo periodo che proseguano nella lotta contro il traffico

e la tratta di esseri umani nel rispetto del principio di non-refoulement e del sistema

di asilo europeo.

Devono essere dunque individuate e realizzate strategie complesse, costituite da un

ventaglio di azioni, ciascuna tarata su ogni paese, coinvolgendo direttamente tutti

gli Stati che si affacciano nel Mediterraneo, incluse le regioni di confine: queste non

possono essere chiamate a gestire l’accoglienza senza un coinvolgimento diretto

nella definizione delle azioni strategiche di cooperazione.

Qualsiasi azione di rilancio deve coinvolgere tutti gli attori istituzionali nel quadro

di un ripensamento della governance dell’immigrazione, che assicuri una gestione

multilivello con il coinvolgimento del livello più idoneo a seconda delle circostanze

e delle esigenze. Le già esistenti esperienze di partenariato e cooperazione, alcune

delle quali vedono direttamente coinvolte le regioni e gli enti locali (come ARLEM

e Corleap), hanno dato prova di efficienza e concretezza e devono essere rafforzate.

Allo stesso modo, devono essere sostenuti ed ampliati nella loro dotazione finanziaria

tutti i programmi di cooperazione tra Unione europea e paesi del Mediterraneo, fonti

di scambio interculturale e basi importanti per una crescita condivisa dell’intero

bacino del Mediterraneo.

Tuttavia, qualsiasi sforzo sarebbe vano se non si agisse contemporaneamente anche

sulla stessa politica europea di immigrazione e asilo, condizionata da veri e propri

tabù che devono essere superati. In primis, la questione dell’apertura dei canali di

immigrazione regolare, attraverso una mirata politica dei visti e un confronto serio

tra gli Stati, circa le diverse modalità di ingresso; secondariamente la possibilità da

parte dei cittadini di paesi terzi regolarmente soggiornanti in uno Stato membro di

trasferirsi in un altro, realizzando un autentico spazio di libertà, sicurezza e giustizia

per tutti, cittadini UE e di paesi terzi che, regolarmente soggiornanti, possono dare

il proprio contributo per rendere l’Unione ancora più dinamica e competitiva come

richiesto dagli obiettivi Europa 2020.

L’Italia dovrebbe dunque cogliere l’occasione della presidenza per suggellare l’inizio

di un nuovo corso della politica europea di immigrazione e sono certo che le regioni

europee, in particolare quelle del Mediterraneo, sarebbero entusiaste di partecipare

e di dare, come sempre, il loro contributo costruttivo.

L’Italia colga l’occasione della presidenza per suggellare l’inizio di un nuovo corso della politica europea dell’immigrazione

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

António CostaSindaco di Lisbona (Portogallo), Presidente della commissione CIVEX del CdR e relatore sulla gestione delle migrazioni nel Mediterraneo - ARLEM- Assemblea regionale e locale euromediterranea

Il progetto europeo ha un senso ed è necessario che l’Europa possa continuare

ad essere un protagonista a livello mondiale. Per questo motivo deve essere

competitiva e capace di attirare persone qualificate provenienti dai vari continenti.

Non è un segreto per nessuno il fatto che siamo posti di fronte al problema

dell’invecchiamento demografico e che avremo presto difficoltà in tutti i settori se

non saremo capaci di rinnovarci.

Non si possono far miracoli per quel che riguarda la partecipazione attiva di tutti i

cittadini al progetto europeo, ma le politiche specifiche, comprese quelle migratorie,

possono e devono essere discusse. Una cosa è certa: l’Europa non può chiudersi su se

stessa e deve cooperare con altri popoli, altre culture, altre genti.

L’Europa oggi è diversa e ha fatto propria la diversità; per questo è positivo incontrare

accanto a noi - nelle nostre città, province e regioni - concittadini con un passato di

migrazione, oppure i cui genitori o nonni sono nati in altri luoghi e in altri continenti.

Dobbiamo trovare i modi per mobilitare gli immigranti e per integrarli effettivamente

nelle nostre società promuovendo una cultura della solidarietà e della responsabilità.

Ma non dobbiamo neanche dimenticare che altri nuovi continenti sono nati anche

grazie all’impegno e al sudore di persone venute dall’Europa che decisero di mettere

radici, fondare famiglie e cercare lavoro lontano dal vecchio continente.

Dobbiamo sviluppare una pedagogia dell’immigrazione, insieme ai nostri concittadini

e costruire ponti, creare sinergie, reciprocità e condivisioni.

Dobbiamo allontanarci dagli stereotipi riduttivi sugli immigranti e garantire loro la

possibilità di una partecipazione civica nelle società di accoglienza. A tale riguardo

Lisbona è un esempio, ma ne esistono tanti altri in tutta Europa. Dobbiamo far capire di

più e meglio il valore aggiunto che gli immigranti apportano alle nostre società.

Il Mediterraneo è uno spazio in cui confluiscono civiltà, culture e si realizzano scambi.

Dobbiamo essere capaci di sfruttare tutte le potenzialità che il contatto tra popoli potrà

favorire. L’Assemblea regionale e locale euromediterranea del Comitato delle regioni-

ARLEM- rappresenta uno strumento prezioso per promuovere questo dialogo e questa

condivisione di culture che tutti auspichiamo.

L’Italia è sempre stata, come altri paesi e altre città del Mediterraneo, uno spazio di

confluenza di genti e culture. Mi auguro che la presidenza italiana del Consiglio

dell’Unione europea possa dare realizzazione concreta a un’Europa più solidale e più

consapevole dell’importanza che gli immigranti hanno per tutti, europei o meno.

Assemblée Régionale et Locale Euro-MéditerranéenneEuro-Mediterranean Regional and Local Assembly

António Costa

La presidenza italiana dia realizzazione concreta a un’Europa più solidale e più consapevole dell’importanza che gli immigrati hanno per tutti, europei o meno

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

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05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

La nuova macroregione adriatico-ionica - EUSAIR

“La presidenza si impegna ad attuare le conclusioni del Consiglio sulle prospettive future delle strategie macroregionali e ad ottenere l’approvazione finale del Consiglio europeo per la strategia e il Piano d’azione per la regione adriatico-ionica (EUSAIR) nel secondo semestre del 2014. La presidenza italiana contribuirà inoltre alla preparazione del piano d’azione della strategia dell’UE per la regione alpina (EUSALP).”

Ô Programma del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio UE

Le priorità italiane: opinioni a confronto

Gian Mario Spacca Presidente della Regione Marche, relatore e Presidente dell’intergruppo del CdR sulla strategia adriatico-ionica. Capo della Delegazione italiana al CdR

La macroregione adriatico-ionica rappresenta una modalità innovativa di cooperazione

territoriale tra regioni e nazioni con l’obiettivo comune di uno sviluppo equilibrato e

sostenibile delle comunità che la abitano. L’Adriatico ha separato l’est dall’ovest nel

KontinentalnaHrvatska

JadranskaHrvatska

Lombardia

Abruzzo

Molise

Puglia

Basilicata

Calabria

Sicilia

ProvinciaAutonoma

di Bolzano/Bozen

ProvinciaAutonoma di Trento

Veneto

Friuli-VeneziaGiulia

Emilia-Romagna

Umbria

Marche CrnaGora

VzhodnaSlovenijaZahodna

Slovenija

AnatolikiMakedonia,

ThrakiKentriki

Makedonia

DytikiMakedonia

ThessaliaIpeiros

IoniaNisia

DytikiEllada

StereaEllada

Peloponnisos

Attiki

VoreioAigaio

NotioAigaio

Kriti

Bosna IHercegovina

Shqipëria

Srbija

Tirana

Sarajevo

Athínai

Ioannina

Irakleio

Kerkyra

Komotini

Kozani

Lamia

Larisa Mitilini

Patrai

Thessaloniki

Tripolis Ermoupoli

L'Aquila

Milano

Zagreb

Ancona

Catanzaro

Palermo

Perugia

Potenza

Roma

Bari

Bologna

Bolzano

Campobasso

TrentoTrieste

Venezia

Ljubljana

Beograd

Podgorica

EU Strategy for the Adriatic and Ionian Region

© EuroGeographics Association for the administrative boundaries

0 300 Km

National capitals

NUTS2 capitals

Eventi:

Fabriano - Marche - Commissione COTER – Politifca di coesione territoriale - CdR 10-11 luglio

Bruxelles - Evento ufficiale lancio strategia - 18 novembre

Gian Mario Spacca

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

momento in cui è divenuto una sorta di prolungamento del muro di Berlino. Quando questo è caduto, l’Adriatico si è nuovamente aperto, trasformandosi da linea di frontiera in comunità. È su questa ritrovata unità e riscoperta delle comuni origini che la strategia macroregionale adriatico-ionica fonda le proprie radici.

La macroregione rappresenta un’opportunità straordinaria per la crescita e lo sviluppo delle comunità di quest’area, la realizzazione del processo di costruzione di una comune cittadinanza europea. Un percorso forte di una potente spinta dal basso. Ancor prima degli Stati, sono stati l’associazionismo e le reti a dare l’input per la nascita della macroregione. Le regioni hanno sempre sostenuto e incoraggiato la strategia, lavorando intensamente per la sua realizzazione. Ora ci siamo: il 2014 è per la macroregione un anno straordinariamente importante. A giugno la Commissione europea ha approvato infatti il piano d’azione EUSAIR. Ad ottobre, poi, il Consiglio europeo formalizzerà la nascita della macroregione che inizierà quindi ad esistere formalmente dal primo gennaio 2015. La strategia si concretizzerà nel corso del semestre di presidenza italiana della UE di cui, quindi, sarà il fiore all’occhiello.

Tutti, cittadini, associazioni, istituzioni locali, Stati, sono coinvolti. Concretizzare questa strategia significa dare grande speranza a tutta l’Europa. La UE, consapevole della necessità di rafforzare il fianco più debole del continente, quello sud-est, ha infatti sposato con grande determinazione la nascita della macroregione. Lo stesso hanno fatto e continuano a fare tutte le regioni d’Europa. L’Intergruppo adriatico ionico – che mi onoro di presiedere - del Comitato delle regioni, ha prodotto una notevole quantità di suggerimenti, proposte e scambi di vedute che hanno trovato sintesi in un documento di contributo per la Commissione europea. Tutto questo nella convinzione che i bisogni territoriali devono essere rappresentati in un approccio di governance multilivello dal basso per meglio affrontare i problemi e le sfide comuni della regione adriatico-ionica. Si tratta di elaborare e realizzare progetti mettendo a sistema fondi strutturali dei diversi paesi UE della macroregione e risorse dei paesi in pre-adesione. Una costruzione dal basso che richiama il contributo di istituzioni, enti locali, categorie economiche e sociali, associazioni. Un’opportunità straordinaria per la crescita e lo sviluppo di quest’area, la realizzazione del processo di costruzione di una comune cittadinanza europea.

Apostolos KatsifarasPresidente della regione Grecia occidentale e vicepresidente dell’intergruppo del CdR sulla strategia adriatico-ionica

Nel mondo complesso e globalizzato di oggi, le interdipendenze tra città e regioni non sono più circoscritte soltanto al livello nazionale, bensì acquistano una dimensione transnazionale.

Lo sviluppo della cooperazione regionale nell’area adriatico-ionica nel quadro della strategia macroregionale EUSAIR ci offre l’opportunità di passare da collaborazioni sporadiche su progetti isolati e su piccola scala ad una collaborazione più sistematica e articolata, con condivisione delle conoscenze, uso comune delle risorse, valorizzazione delle opportunità comuni e risposte congiunte ai problemi comuni.

Apostolos Katsifaras

La Macroregione: un’opportunità straordinaria per la crescita e lo sviluppo delle comunità e per la costruzione di una comune cittadinanza europea

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

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05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

La regione della Grecia occidentale ha svolto fin dall’inizio un ruolo attivo nelle discussioni su questo tema, e all’interno del gruppo interregionale Regione adriatico-ionica del Comitato delle regioni, di cui sono vicepresidente, ci adoperiamo affinché tale cooperazione costituisca un asse di sviluppo economico e di benessere sociale sia per le nostre regioni che per i nostri paesi.

In questo lungo periodo di crisi e di incertezza, la strategia EUSAIR può generare sviluppo e occupazione nella regione adriatico-ionica, grazie alle cooperazione e alla realizzazione di programmi comuni nei settori oggetto della strategia per migliorare l’attrattività e aumentare la competitività della regione, potenziarne i collegamenti e proteggerne le risorse ambientali.

La strategia macroregionale EUSAIR si articola intorno a un asse marittimo e la strategia marittima per il Mare Adriatico e il Mar Ionio ne costituisce il nucleo centrale. Di conseguenza, la politica marittima, che figurava tra le priorità della presidenza greca, dovrà rimanere in cima all’agenda. Vale peraltro la pena di osservare che il semestre italiano segue immediatamente quello greco, e ciò significa che per tutto quest’anno alla presidenza dell’Unione europea rimarrà un paese mediterraneo, per cui la politica marittima integrata costituirà una priorità orizzontale.

In questo contesto, è necessario, da un lato, sensibilizzare la società civile alla strategia EUSAIR, spiegare quale sia il suo significato e il suo valore aggiunto per i cittadini, dall’altro, sviluppare l’identità di questa macroregione come patrimonio comune di tutti i suoi cittadini e risorsa preziosa da proteggere e coltivare in quanto fattore di prosperità generale.

Una strategia macroregionale coerente ed efficace, che rispecchi gli obiettivi e le aspettative dei cittadini e delle comunità locali, può offrire valide soluzioni e fare della macroregione adriatico-ionica uno spazio di pace, sicurezza, stabilità, prosperità, dialogo interculturale e cooperazione interregionale.

Intergurppo CdR sulla strategia adriatico-ionica

La presidenza dell’UE rimane ad un paese mediterraneo, per cui la politica marittima integrata è una priorità orizzontale

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

Connettere l’Europa attraverso le tecnologie dell’informazione L’agenda digitale europea

“L’Europa non può perdere le opportunità della rivoluzione digitale. La sfida non è limitata allo sfruttamento dell’elevato potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), come fonte di crescita. L’Europa è chiamata a garantire una generale digitalizzazione della sua economia e dei servizi pubblici, come chiave di accesso al prossimo decennio di crescita e di innovazione.”

Ô Programma del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio UE

Priorità italiane: opinioni a confronto

Marialuisa CoppolaAssessore attività produttive della Regione Veneto e Presidente commissione ENVE -Ambiente, cambiamenti climatici ed energia- del CdR

Non vi è dubbio che la chiave di volta sia per la ridefinizione di un modello di sviluppo produttivo che per il rinnovamento del tessuto economico e sociale del Veneto in

Marialuisa Coppola

Eventi:

Venezia - Digital Venice 2014 - 7-12 luglio

Firenze - ICT Proposers’ DAY - 9-10 ottobre

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

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05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

particolare e dell’Italia e dell’Europa debba passare attraverso le leve fondamentali della ricerca, dell’innovazione sia di processo che di prodotto e dell’impiego delle tecnologie digitali.

Oggi anche nelle aree più sviluppate del nostro paese, quale è il Veneto, il problema rappresentato dal digital divide costituisce un forte handicap per lo sviluppo del territorio. Il completamento dell’Agenda digitale e della banda larga e ultralarga è un obiettivo primario per dare competitività alle nostre aziende, che, va ricordato, sono per l’85% PMI e per consentire una migliore qualità della vita alla popolazione sia per migliorare sia l’accesso ai servizi sociosanitari, che a quelli culturali.

Le regioni europee da questo punto di vista hanno fornito un prezioso contributo tanto in chiave di analisi del problema quanto in capacità di incidere in maniera positiva e qualificata nella predisposizione della programmazione europea in materia di ricerca e innovazione che si tradurrà in risorse notevoli per finanziare i progetti previsti dalla programmazione regionale 2014-2020.

Sono convinta che la guida italiana del semestre di presidenza dell’UE sia una grande opportunità per assumere un impegno concreto per attivare tutte le iniziative opportune e disporre di quelle risorse senza le quali saremo condannati alla marginalità.

Markku MarkkulaMembro consiglio comunale di Espoo (Finlandia), relatore CdR per l’agenda digitale

Soltanto ora, dopo che la lunga crisi finanziaria ha iniziato a minare le fondamenta sociali e politiche della società, i leader dell’UE e gli Stati membri invocano il coraggio di prendere decisioni difficili: il capitale di rinnovamento e la rapida creazione di prototipi sono strumenti indispensabili per costruire un futuro incentrato sul benessere umano.

Nel riconoscere i recenti sviluppi della società della conoscenza e la necessità di rinnovamento, la presidenza italiana dell’UE dispone di enormi opportunità. Per delineare queste opportunità, vorrei sottolineare brevemente i seguenti tre messaggi chiave.

1. La trasformazione determinata dal digitale è inarrestabile. Acceleriamo dunque la ripresa economica eliminando le barriere al mercato unico europeo del digitale!

2. L’agenda digitale per l’Europa deve essere fortemente incentrata sugli aspetti umani per incoraggiare il pieno uso delle TIC. Gli enti locali e regionali devono assumere un ruolo guida in questo campo con la sperimentazione “dal basso verso l’alto”, la creazione rapida di prototipi, l’ampliamento della partecipazione e una crescente attenzione alle culture della co-creazione.

3. Occorre dare priorità agli investimenti nella creazione di competenze. Ciò presuppone una sinergia tra RSI, rinascita della base industriale, cultura di rete, applicazioni / cloud, dati aperti e competenze elettroniche.

Il concetto di “città intelligente” come settore d’’attenzione per l’UE contribuisce a promuovere la crescita sostenibile e la qualità della vita. Gli elementi di attivazione

Markku Markkula

Il completamento dell’Agenda digitale e della banda larga e ultralarga: obiettivo primario per dare competitività alle nostre aziende e una migliore qualità di vita alla popolazione

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

comprendono gli investimenti nelle TIC e nei servizi elettronici, nonché nel capitale umano e sociale. I motori del cambiamento sono il capitale regionale di rinnovamento e l’efficacia multidimensionale degli ecosistemi dell’innovazione.

Ciò contribuisce a sviluppare una mentalità della scoperta imprenditoriale in collaborazione con le maggiori imprese, università e istituti di ricerca regionali. Richiede inoltre obiettivi ambiziosi nell’assumere un ruolo d’avanguardia nel pieno uso della digitalizzazione per la creazione di partenariati - a livello locale e in tutta Europa.

Il CdR ha sottolineato che le regioni hanno bisogno di nuovi ambiti che fungano da punti nevralgici della co-creazione di innovazione. Questi punti potrebbero essere descritti come “giardini dell’innovazione” e “piattaforme della sfida”, che insieme possono formare un prototipo della Piattaforma digitale dell’innovazione aperta.

Nel quadro del convegno della commissione EDUC tenutosi a Cracovia a metà giugno, il vicepresidente della regione Małopolska Roman Ciepiela ha presentato il programma di cloud computing in corso nella regione nel settore dell’istruzione; il programma comporta investimenti per 40 milioni di EUR e punta a rinnovare radicalmente il funzionamento della scuola attraverso la collaborazione con le università grazie alla proiezione verso un futuro virtuale comune. La regione ha espresso interesse a costituire partenariati dinamici a livello UE. Io ho condiviso le mie molteplici esperienze in progetti di vasta portata, ad esempio le attività nel quadro del programma PISA in Finlandia, la grande rete di ricerca CICERO.fi e la spedizione europea per l’apprendimento we.learn.it. Il progetto polacco invia un messaggio chiaro ai partenariati europei.

In conclusione, possiamo affermare che per ottenere i benefici auspicati a livello europeo è necessario mettere in piedi delle grandi iniziative articolate e portafogli di progetti che ricorrano al multifinanziamento, alle migliori conoscenze disponibili e a nuovi concetti “dal basso verso l’alto” da applicare su scala paneuropea

Accelerare la ripresa economica eliminando le barriere al mercato unico europeo del digitale

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

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Europa 2020: un cambiamento di rotta “La revisione di medio termine della strategia Europa 2020 rappresenta un’occasione per disegnare un’Europa migliore. La presidenza italiana farà ogni sforzo possibile per rivitalizzare la strategia Europa 2020 e sostenere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Questa linea d’azione farà perno su una migliore governance della strategia, al fine di conseguire maggiore crescita e occupazione.”

Ô Programma del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio UE

La revisione intermedia di Europa 2020 e la presidenza italiana dell’UE

La Commissione europea ha avviato il riesame della strategia e attualmente sta conducendo una consultazione pubblica che rimarrà aperta fino al 31 ottobre 2014. Il lavoro di revisione della Commissione sfocerà nella presentazione di nuove proposte, prevista per il 2015.

EUROPE 2020Monitoring Platform

Cos’è Europa 2020?

Nel 2010 l’UE ha lanciato la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Questa strategia incoraggia una crescita basata sull’istruzione e l’innovazione, un impiego efficiente delle risorse, il rispetto dell’ambiente e la partecipazione di tutti i membri della società. Per realizzarla sono stati fissati cinque obiettivi da raggiungere entro il 2020:

1. assicurare che il 75 % delle persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni abbia un’occupazione,

2. investire il 3 % del PIL dell’UE nella R&S e nell’innovazione,

3. ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20 % (o, se possibile, anche del 30 %) rispetto ai livelli del 1990, coprire il 20 % del fabbisogno energetico con energia da fonti rinnovabili e aumentare l’efficienza energetica del 20 %;

4. portare il tasso di abbandono scolastico sotto il 10 %,e portare almeno al 40 % la percentuale dei 30-34enni che ha completato l’istruzione terziaria;

5. ridurre di 20 milioni il numero delle persone a rischio di povertà ed esclusione sociale.

Gli Stati membri fissano dei programmi nazionali di riforma (PNR) che contribuiscono alla realizzazione di questi obiettivi - PNR che sono completati da sette iniziative faro dell’UE a sostegno del raggiungimento delle mete prestabilite.

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

La presidenza italiana dell’UE considera prioritario questo riesame e con il suo coordinamento il Consiglio europeo farà conoscere il suo contributo alla Commissione europea come parte degli sforzi per il rinnovo della strategia in previsione al riesame ufficiale del 2015.

L’apporto del CdR

La strategia Europa 2020 è tra le priorità politiche del Comitato delle regioni, che accoglie positivamente l’interesse manifestato dalla presidenza italiana.

Dopo un anno di indagini e ricerche, nel marzo 2014 il CdR ha adottato la Dichiarazione di Atene che, con la relazione di valutazione intermedia che l’accompagna, fissa sette principi guida per una strategia Europa 2020 rinnovata:

1. dotare la strategia Europa 2020 di una dimensione territoriale

2. elaborare e attuare i programmi nazionali di riforma in partenariato

3. fare della governance multilivello la normale modalità di gestione della strategia

4. fare in modo che il semestre europeo punti su veri investimenti a lungo termine per la strategia Europa 2020

5. utilizzare le iniziative faro per rafforzare il coordinamento delle politiche

6. mobilitare finanziamenti per gli investimenti a lungo termine e assicurare una migliore qualità della spesa

7. rafforzare la capacità amministrativa per un’attuazione più efficace della strategia

Prima del lancio della consultazione lo scorso maggio, la Commissione europea ha fatto proprie varie considerazioni sostanziali formulate dal CdR, ossia:

• la crisi ha invertito il processo di convergenza tra le regioni, perciò i divari regionali - anche quelli all’interno di uno stesso Stato - andrebbero affrontati con un approccio politico differenziato.

• Gli enti locali e regionali hanno finora svolto un ruolo importante, e la sensibilizzazione e appropriazione della strategia da parte di tutti i soggetti interessati saranno fondamentali per il suo successo. In molti Stati membri bisognerebbe riconsiderare i programmi nazionali di riforma e migliorare il coinvolgimento delle parti interessate.

• Occorre riequilibrare il semestre europeo spostandone il fulcro dalle priorità a breve termine a quelle a lungo termine.

• La qualità della spesa pubblica - e quella della pubblica amministrazione in generale - è una condizione essenziale per il successo della strategia.

Il Comitato ha inoltre accolto con soddisfazione le raccomandazioni specifiche per paese formulate quest’anno dalla Commissione, che rispecchiano la divisione dei poteri e fanno chiaro riferimento al ruolo degli enti locali e regionali per il successo delle iniziative per la crescita e l’occupazione. Quindici paesi destinatari delle raccomandazioni hanno avviato un dialogo con i rispettivi enti locali e regionali; sta quindi affiorando una consapevolezza della dimensione territoriale e della necessità di un coordinamento tra tutti i livelli di governo.

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3. Orizzontale

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell’UE

Per un coinvolgimento delle città e regioni europee

Il Comitato si augura che la presidenza italiana dell’UE contribuisca a rafforzare la dimensione territoriale della strategia Europa 2020 e che gli Stati membri riconoscano il valore di una maggiore partecipazione degli enti locali e regionali.

Nell’ottobre 2015, durante la manifestazione degli OPEN DAYS - organizzata in collaborazione con la Commissione europea a Bruxelles -, il Comitato presenterà la Quinta relazione di monitoraggio, che illustrerà l’attuazione della strategia a livello locale e fornirà l’occasione per discutere di come mettere in pratica i principi della Dichiarazione di Atene.

Infine, in dicembre è prevista la pubblicazione di un piano per una strategia Europa 2020 rinnovata, che avanzerà proposte su come rinnovare la strategia in partenariato con gli enti locali e regionali dell’UE. Il Comitato intende presentare questo piano alla Commissione e alla presidenza italiana dell’UE per conferire una dimensione territoriale ai loro lavori per il rinnovamento della strategia.

EUROPA 2020: EVENTI PRINCIPALI DELLA ROADMAP ITALIANA SECONDO SEMESTRE 2014

8 luglio 2014: Consiglio Affari economici e finanziari Scambio di opinioni su come la strategia Europa 2020 possa promuovere più efficacemente la crescita e sul ruolo di UE 2020 nel Semestre europeo.

16-17 luglio 2014: Consiglio informale dei Ministri dell’AmbienteScambio di vedute sulla razionalizzazione delle politiche verdi nel semestre europeo e ruolo potenziale della produttività delle risorse e la dimensione ambientale della strategia UE 2020.

17 luglio 2014: Consiglio informale dei Ministri del lavoro Scambio di opinioni sul target Povertà.

23 luglio 2014: Consiglio Affari GeneraliPresentazione, da parte della presidenza, della roadmap sulla revisione di metà percorso.

19 novembre 2014: Consiglio Affari generaliConclusioni del Consiglio sulla sesta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale e scambio di opinioni sul contributo che gli investimenti per lo sviluppo urbano e regionale hanno apportato e dovrebbero apportare agli obiettivi della strategia Europa 2020.

9 dicembre 2014: Consiglio Economia e finanzaScambio di opinioni sulla strategia Europa 2020 e la sua governance.

16 dicembre 2014: Consiglio Affari generaliApprovazione della sintesi della presidenza sulla revisione intermedia della strategia Europa 2020 e scambio di opinioni.

18 e 19 dicembre 2014 – Consiglio europeoPresentazione della sintesi della presidenza.

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni28

Maria Carmela LanzettaMinistro italiano per gli Affari regionali

Sin dai primi anni ‘90 del secolo scorso l’Italia ha portato avanti un importante processo di decentramento che il governo ha intenzione di portare a compimento proprio durante la presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea.

In Italia le relazioni tra il governo centrale e i poteri locali sono disciplinate sostanzialmente dall’articolo 117 della Costituzione, che istituisce tre livelli di governo - nazionale, regionale e locale. La potestà legislativa è esercitata in modo esclusivo o concorrente dallo Stato, dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano. Nelle materie di legislazione “concorrente” o condivisa, la potestà legislativa spetta alle regioni secondo i principi fondamentali determinati dalla legislazione dello Stato. Le funzioni amministrative sono svolte direttamente o delegate ai livelli inferiori.

La sede d’incontro dei livelli centrale e regionale è costituita dalla Conferenza Stato-regioni, presieduta dal ministro per gli Affari regionali e composta dai Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano. Ad essa partecipano i ministri ed i rappresentanti politici delle amministrazioni statali e degli enti pubblici interessati. La Conferenza formula pareri e fornisce orientamenti - in alcuni casi richiesti formalmente per legge - su disegni di legge e regolamenti del governo nelle materie che risultino di interesse delle regioni o influiscano sulle loro competenze; stipula accordi, designa rappresentanti regionali in organismi nazionali e internazionali diversi, e, nell’ambito del mandato attribuitole per legge, stabilisce i criteri per un’equa ripartizione delle risorse finanziarie. Analogamente, la Conferenza Stato-città ed autonomie locali esprime pareri formali su questioni di rilevante interesse per gli enti locali.

Un forte decentramento delle funzioni e dei poteri verso le regioni e i comuni è già in atto sin dalla riforma costituzionale del 2001, a fronte della necessità di costruire un’amministrazione territoriale più efficace nel rispetto delle varie realtà e diversità territoriali e con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo locale.

La legge Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni (Legge 7 aprile 2014, n. 56), di recente adozione, mira a promuovere ulteriormente una efficace governance multilivello, basata sui principi di sussidiarietà e di leale collaborazione, riducendo al contempo i costi degli uffici elettorali. La sfida consiste nel creare un federalismo cooperativo basato sulla gestione condivisa dei servizi pubblici per un sistema amministrativo più moderno ed efficiente.

La legge n. 56 è tesa in particolare a modificare il quadro legislativo e istituzionale di circa 8 000 comuni, trasformandoli in enti territoriali aggregati più efficaci, nel rispetto però della loro identità (il 65 % di tali enti si trova infatti in territorio montano, mentre il 25 % figura tra le aree in contrazione).

Scaturita dall’ambizione di superare il vecchio sistema piramidale dell’amministrazione territoriale a favore di un’autentica democrazia orizzontale, la legge n. 56 sopprime - a livello intermedio - l’attuale sistema di province (107) e concepisce una rete di enti di

Verso un nuovo modello di organizzazione territoriale in Italia06

Maria Carmela Lanzetta

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3. Orizzontale

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

06 Verso un nuovo modello di organizzazione territoriale in Italia

area vasta gestiti da un’assemblea di sindaci, a costo zero, e responsabili dell’esercizio di alcune funzioni soltanto (edilizia scolastica, strade provinciali, ambiente e rappresentanze di genere), in quanto le altre funzioni sono ripartite tra il livello superiore (regioni) e quello inferiore (comuni).

Per le aree urbane, dove vivono 20 milioni di italiani e che producono il 35 % del PIL, la legge prevede la costituzione, in data 1° gennaio 2015, di 9 città metropolitane (Roma, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Torino e Venezia), seguite poi da Reggio Calabria. Come in tutti i paesi più avanzati, le città metropolitane saranno responsabili delle seguenti funzioni: sviluppo strategico, economico e sociale del territorio metropolitano; sistemi di mobilità; gestione integrata delle infrastrutture, dei servizi e delle reti di comunicazione, tecnologie dell’informazione.

Inoltre, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge n. 56, le regioni, le province e i comuni sono tenuti a presentare un piano per la soppressione di tutte le agenzie e gli enti ritenuti non essenziali per l’esercizio delle loro funzioni.

Si persegue così l’obiettivo di modernizzare le istituzioni e di delegare maggiori poteri ai livelli di governo controllati direttamente dai cittadini secondo una tendenza ormai diffusa sia nell’Unione europea sia negli altri paesi più avanzati. Siamo convinti che l’azione amministrativa guadagnerà molto da questa riforma in termini di efficienza ed efficacia.

in Italia vive nelleCITTÀ METROPOLITANE33% degli STRANIERI RESIDENTI

servizi, ambiente, spazi pubbliciCITTÀ METROPOLITANE

34,7%

CITTÀMETROPOLITANE

PIL NAZIONALEdel

è prodotto dalle 10 delle città metropolitaneè destinato

ad USO AGRICOLO

SUPERFICIE TERRITORIALE53% della

30% della popolazione

vive nelleCITTÀ METROPOLITANE

11% che rappresentano

DEL TERRITORIO

Dati: Rapporto Cittalia 2013 – Elaborazione grafica: I-Way

Il processo di riforma territoriale in Italia: cosa cambia con la legge Delrio legge Delrio - legge n.56, 7 aprile 2014

Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni

CITTA’ METROPOLITANE

La legge Delrio istituisce dieci città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria e Roma, che sostituiscono le province esistenti.

Funzioni delle città metropolitane: • sviluppo territoriale strategico• promozione e gestione integrata di servizi, infrastrutture e reti di comunicazione• relazioni istituzionali di competenza, comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee.

Le città metropolitane operano mediante tre organi: Sindaco metropolitano; Consiglio metropolitano e la Conferenza metropolitana.Il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo.

PROVINCE

La legge riforma la composizione e il funzionamento delle province che diventano “enti territoriali di area vasta”, i cui organi sono determinati mediante elezione indiretta, dal voto di sindaci e consiglieri dei comuni della provincia. Gli organi sono: il presidente della Provincia e l’Assembela dei sindaci.

Funzioni degli enti territoriali di area vasta: • pianificazione territoriale - protezione e valorizzazione dell’ambiente• in linea con i programmi regionali - autorizzazione e il controllo delle aziende di trasporto private -costruzione,

classificazione e gestione delle strade provinciali - regolazione del traffico stradale• in conformità agli orientamenti regionali nella pianificazione della rete scolastica - gestione degli edifici scolastici• raccolta ed elaborazione dati - assistenza tecnica e amministrativa• promozione delle pari opportunità e lotta contro la discriminazione nel settore dell’occupazione.

UNIONI E FUSIONI DEI COMUNI

La legge semplifica le regole e il processo per l’unione e la fusione dei comuni. Le unioni sono entità territoriali costituite da due o più comuni per la gestione associata di funzioni amministrative.

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni30

Dialogo con le associazioni italiane di rappresentanza degli enti locali e regionali07

Dialogo con le associazioni italiane di rappresentanza degli enti locali e regionaliConferenza delle Regioni e delle Province autonome, ANCI, UPI e Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali

Quali sono le priorità in agenda di regioni, province e comuni per il semestre di presidenza italiana, cosa chiedete al governo in carica a Bruxelles e cosa alle istituzioni europee per i prossimi sei mesi? Un ruolo per il Comitato delle regioni?

Catiuscia Marini

Il semestre della presidenza italiana dell’UE è un’occasione importante per affrontare compiutamente e in termini diversi la crisi che sta attraversando la maggior parte dei paesi europei. Occorre puntare su lavoro, crescita e sviluppo. Sotto questo profilo è utile eliminare vincoli eccessivi, in particolar modo sui co-finanziamenti nazionali legati ai progetti che si basano sull’utilizzo dei fondi strutturali. Si tratta di traguardi che possono essere raggiunti anche attraverso una rivalorizzazione del ruolo del Comitato delle regioni, superando una logica che ne ha fatto finora solo un organismo di consultazione. Occorre che l’Unione europea si avveda che in quella sede può costituire un supporto per sconfiggere attraverso la voce dei territori certi euroscetticismi e posizioni qualunquiste.

Catiuscia Marini Presidente della Regione Umbria e coordinatrice per la Conferenza delle regioni del gruppo di lavoro sulla programmazione 2014-2020

Piero Fassino Sindaco di Torino e Presidente dell’ANCI – Associazione nazionale comuni italiani

Alessandro Pastacci Presidente Provincia di Mantova e Presidente UPI – Unione province d’Italia

Eros Brega Presidente del Consiglio regionale dell’Umbria e Coordinatore della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali

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3. Orizzontale

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

07 Dialogo con le associazioni italiane di rappresentanza degli enti locali e regionali

Piero Fassino

“Tornare a fare dell’Europa il luogo della speranza”. Così il primo ministro italiano Matteo Renzi ha riassunto l’obiettivo della presidenza italiana dell’UE. Per tornare a far sperare l’Europa è decisivo mettere al centro della sua politica la crescita e il lavoro. Da troppo tempo l’Europa offre ai cittadini il volto dell’austerità, del rigore, dei sacrifici, senza che questo si traduca in benefici. D’altra parte i risultati delle elezioni europee hanno visto crescere ovunque movimenti e partiti euroscettici o antieuropei, un segnale di estraneità e distanza tra cittadini e Europa che sarebbe grave errore sottovalutare. Anche l’ANCI è impegnata a lavorare per un’azione che veda le città protagoniste della costruzione di un’Unione europea orientata alla crescita, superando la lunga fase di crisi caratterizzata da politiche restrittive e di solo riequilibrio finanziario.

I comuni italiani si aspettano il riconoscimento della rilevanza delle politiche locali per attuare l’agenda Europea 2020, a partire dal rimuovere vincoli – come il Patto di stabilità interno – che ha bloccato le politiche locali di investimento. Tornare a investire – in primo luogo in formazione, ricerca, innovazione, infrastrutture – è l’unico modo per tornare a creare lavoro e restituire speranza ai giovani. In questo contesto ci sarà un nostro impegno per un più incisivo ruolo del Comitato delle regioni, ed in particolare dei sindaci che compongono la delegazione italiana, nella definizione delle politiche dell’Unione. Per questo l’ANCI si è fatta promotrice del Forum europeo delle città metropolitane, dove si concentra maggiormente la produzione di conoscenza, innovazione e reddito.

Accanto alle politiche per la crescita e il lavoro, questione per noi prioritaria è la gestione dei crescenti flussi di profughi e immigrati, in un’ottica di maggiore solidarietà che veda gli Stati membri dell’UE realizzare una condivisione e ripartizione dei costi e delle politiche di accoglienza e integrazione dando applicazione al regolamento di Dublino che offre la possibilità ai richiedenti asilo di trasferirsi in un altro paese UE per legami di parentela.

Alessandro Pastacci

Il semestre di presidenza italiana dell’UE è un’occasione irripetibile per il governo italiano, ma anche per il sistema delle autonomie locali. Le province italiane apprezzano l’intenzione della presidenza di lavorare per creare un dialogo più forte tra le varie politiche settoriali, soprattutto se si tiene conto del fatto che molte delle priorità della presidenza UE impattano le competenze del sistema delle autonomie locali. Basti pensare al tema della disoccupazione giovanile, punto sul quale il sistema delle province italiane è particolarmente attento, considerate le competenze svolte nella gestione dei centri per l’impiego in raccordo con il sistema regionale per favorire opportunità di formazione/lavoro rivolte ai giovani del territorio. Allo stesso modo è possibile considerare la promozione della qualità degli investimenti pubblici, per la crescita in ricerca o educazione, attraverso la loro esclusione dalla definizione del deficit strutturale del PSC - Patto di stabilità e crescita.

Riguardo ai temi dell’Agenda digitale abbiamo bisogno oggi di conciliare e soddisfare le esigenze dei nostri cittadini, delle imprese e degli stakeholders, grazie anche all’impiego diffuso e innovativo delle TIC, soprattutto nei campi della comunicazione, della mobilità e dell’efficienza energetica, sviluppando tutte le potenzialità dell’open data e dell’open source. L’obiettivo deve essere quello di rafforzare la dimensione smart delle nostre aree urbane, al fine di intercettare i rilevanti finanziamenti europei destinati a questo ambito nel ciclo 2014-2020, soprattutto nel quadro del programma di ricerca e innovazione Orizzonte 2020. Non solo, ma in linea con un processo di sostanziale rinnovamento della

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

07 Dialogo con le associazioni italiane di rappresentanza degli enti locali e regionali

PA annunciato dal governo italiano, assume sempre più importanza il capitolo relativo all’e-government e e-procurement.

Eros Brega

In questo momento il nostro paese sta cercando di portare avanti due progetti altamente ambiziosi e necessari l’uno all’altro. Da una parte stiamo lavorando sulla qualità della spesa delle nostre istituzioni per liberare maggiori risorse sulle politiche; dall’altra stiamo spingendo con altrettanta determinazione su un progetto di riforma istituzionale che risponda meglio ai bisogni dei cittadini ma anche alla necessità di un assetto semplificato e più stringente alla realtà delle nostre istituzioni. Le minori entrate dovute alla crisi economica degli ultimi anni e la razionalizzazione della spesa stanno determinando molti cambiamenti in positivo sul ciclo della programmazione delle politiche.

La nuova programmazione della politica di coesione: cosa cambia rispetto alla fase precedente, chi guadagna e chi perde tra le nostre regioni nell’allocazione delle risorse 2014 -2020?

Catiuscia Marini

La nuova programmazione 2014-2020 è stata costruita con un confronto costante, talvolta dialettico, fra regioni e governo. Non credo che ci siano parti del territorio nazionale sfavorite rispetto ad altre. Abbiamo cercato di conciliare gli obiettivi proposti dalla Commissione con le aspettative delle regioni. Per la prima volta sono previsti dei PON anche per le regioni del Centro-Nord. Il successo di questa novità darà la misura della capacità di cooperazione stato-regioni per il raggiungimento di obiettivi comuni. La programmazione 2014-2020 potrebbe davvero essere l’ultima impostata nella tradizionale maniera dei programmi operativi e, quindi, va utilizzata con attenzione ai risultati e agli effetti moltiplicatori che corrette scelte di investimento possono produrre. Siamo l’unico paese europeo dove nessuna tra le regioni più povere è riuscita a superare la soglia del 75% del PIL pro-capite dell’UE per entrare nella categoria delle regioni in transizione; anzi, una regione è addirittura scesa sotto tale soglia. L’Italia deve assolutamente colmare il gap di sviluppo del suo Mezzogiorno. È un impegno che il governo e le regioni, anche del Centro-Nord, hanno ben chiaro.

Il capitolo “politica urbana” riveste un ruolo centrale nella program mazione dei fondi strutturali 2014-2020. L’Italia avrà per la prima volta un programma operativo dedicato alle città, PON METRO, che la Commissione europea attende di valutare a fine luglio. Siete soddisfatti dell’assetto gestionale del programma? Quali saranno gli interventi prioritari della nuova politica urbana in Italia?

Piero Fassino

Il PON Metro è sicuramente un grande risultato per le città italiane, e una delle novità più significative del nuovo ciclo di programmazione della politica di coesione. Il fatto

PON METRO: Le città metropolitane individuate quale soggetto destinatario diretto di risorse per un’attuazione degli interventi più rapida e vicina alle esigenze dei territori

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

07 Dialogo con le associazioni italiane di rappresentanza degli enti locali e regionali

che le città metropolitane vengano individuate quale soggetto destinatario diretto di risorse è l’aspetto che più ci soddisfa, perché permetterà un’attuazione degli interventi più rapida e vicina alle esigenze dei territori. Va però sottolineato come sia necessaria una più ampia quantità di risorse disponibili e soprattutto come riservare il 5% dei fondi alle politiche urbane non significa escludere le città dagli altri programmi comunitari ANCI. Il PON Metro potrà essere proficuo se diventerà un centro di progettazione a cui possano fare riferimento anche gli altri programmi comunitari, sia nazionali che regionali, per integrare e arricchire le priorità che le singole città e aree metropolitane avranno individuato.

La programmazione della politica di coesione tra presente e passato: quale ruolo per il governo di area vasta della provincia nella programmazione e utilizzo dei fondi UE a sostegno di crescita e sviluppo?

Alessandro Pastacci

I nuovi fondi europei rappresentano un imprescindibile strumento per finanziare la crescita e lo sviluppo strategico dei nostri territori e delle nostre imprese. L’impatto dei nuovi processi finanziari europei può assumere valenza strategica per gli interventi sul territorio dei poteri locali intermedi, titolari di quel blocco di funzioni fondamentali che si concentrano su ambiente, sviluppo economico, trasporti e scuola. Tali competenze si sposano perfettamente, da un lato, con le politiche settoriali alla base dei Programmi tematici della Commissione europea, e, dall’altro, con programmi di cooperazione territoriale, come evidenziato dai regolamenti UE, che assegnano proprio al livello NUTS III, e cioè quello provinciale, la responsabilità nell’attuazione della dimensione della cooperazione transfrontaliera. In particolare sulle aree interne riteniamo che non debba essere disperso il patrimonio di competenze e professionalità tipico delle province nell’attuazione delle politiche di coesione, alla luce delle funzioni che oggi esercitano in materia di tutela del territorio e pianificazione, istruzione, formazione e lavoro (con particolare riferimento all’edilizia scolastica degli istituti superiori), viabilità extraurbana e trasporti. Inoltre in relazione alle funzioni di raccolta dati e di assistenza tecnica ai comuni, singoli e associati, e agli enti locali del territorio, la legge 56/2014 riconosce queste tra le funzioni fondamentali delle province che hanno garantito la realizzazione di numerose buone pratiche riconosciute dalle istituzioni europee nel corso della programmazione 2007-2013.

Qual è la ricetta per migliorare l’assorbimento ed elevare la qualità della spesa dei fondi strutturali nel nuovo ciclo di programmazione?

Eros Brega

Semplificazione delle procedure, maggior coordinamento interregionale nella programmazione dell’uso dei fondi delle risorse 2014-2020; un sistema dei controlli meno burocratico e più stringente alla effettiva qualità della spesa. Questi processi dovrebbero consentirci di elevare la qualità della spesa stessa nel nuovo ciclo di programmazione e,

I processi finanziari europei e la loro valenza strategica per gli interventi sul territorio degli enti intermedi, titolari di funzioni fondamentali su ambiente, sviluppo economico, trasporti e scuola

Semplificazione delle procedure e maggior coordinamento interregionale nella programmazione dei fondi 2014-2020

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

07 Dialogo con le associazioni italiane di rappresentanza degli enti locali e regionali

speriamo, riassorbire il divario tra le regioni italiane nell’utilizzo delle risorse dell’Unione che purtroppo ha sempre caratterizzato il nostro paese.

Come giudica il modello di riforma territoriale che si va delineando in Italia? Una Camera delle autonomie locali e la costituzione di nuove città metropolitane ed enti di area vasta possono rendere il sistema istituzionale più efficiente e capace di rispondere ai bisogni dei cittadini?

Catiuscia Marini

Le regioni hanno da sempre sostenuto la necessità di superare il bicameralismo perfetto e l’opportunità, anche a tale scopo, di istituire un Senato delle regioni e delle autonomie. È importante che nel processo legislativo ci sia un luogo in cui rappresentare e tutelare gli interessi delle regioni e dei comuni. Condividiamo quindi la scelta intrapresa dal governo al quale stiamo fornendo, come Conferenza delle regioni, nostri contributi e proposte. In particolar modo per quello che riguarda il tema delle competenze, dal cui assetto dipenderà l’efficacia della governance del nostro paese, e sul tema dell’ordinamento territoriale.

Bisogna valorizzare le diverse realtà territoriali, riconoscendo le differenze. Occorre dare autonomia ai territori, senza pensare ad un modello unico, ma valorizzando le regioni, i comuni e le città metropolitane in una “regia” condivisa.

Piero Fassino

Il processo di riforma dell’architettura istituzionale dell’Italia è senza ombra di dubbio un nuovo e promettente inizio verso una maggiore semplificazione ed efficienza. Al centro della nuova architettura ci sono i comuni; le province di secondo grado sono associazioni di comuni; le città metropolitane sono fondate sui comuni e la loro integrazione; la revisione delle competenze delle regioni va nella direzione di un maggiore riconoscimento delle competenze di gestione dei comuni; il nuovo sistema parlamentare prevede un senato rappresentativo delle autonomie locali. In questo scenario grande rilievo assume l’istituzione delle città metropolitane, luoghi dove si produce la maggior parte del PIL nazionale, nonché il maggiore contributo in termini di innovazione, ricerca e formazione. Dare alle città metropolitane uno status istituzionale adeguato, riconoscendo ex-lege la situazione di fatto per cui le aree vaste del paese sono già realtà integrate dal punto di vista economico e sociale, vuol dire dare nuovo impulso alla crescita e al benessere dei cittadini. Così come superare il bicameralismo perfetto, con l’istituzione di un Senato delle Autonomie, vuol dire semplificare e rendere più rapido l’iter legislativo e al contempo riconoscere ai singoli territori il diritto di contribuire al benessere del paese a partire dai bisogni reali degli italiani. Per questo penso che la strada intrapresa sul cammino delle riforme vada seguita fino in fondo, riconoscendo reale autonomia ai comuni e alle città metropolitane, a partire da una piena applicazione della legge Delrio e dal mantenimento in capo allo Stato centrale della potestà legislativa in tema di finanza locale. E nel nuovo senato è necessario assicurare adeguata rappresentanza alle città metropolitane, alle città capoluogo e agli 8.000 comuni, espressione di quei territori dei quali vogliono valorizzare bisogni ed esigenze.

I comuni al centro del processo di riforma dell’architettura istituzionale

Un Senato delle regioni e delle autonomie locali: luogo in cui rappresentare e tutelare gli interessi delle regioni e dei comuni nel processo legislativo

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

07 Dialogo con le associazioni italiane di rappresentanza degli enti locali e regionali

Eros Brega

Sul fronte delle riforme, in particolar modo la riforma della seconda camera porterà con sé un nuovo modo di lavorare tra i diversi livelli territoriali tra loro e delle regioni con lo stato. A questo proposito abbiamo lavorato molto affinché nel ridisegno delle competenze del futuro senato delle autonomie sia data centralità alla fase ascendente nella formazione degli atti e delle decisioni dell’Unione europea. Questa dimensione sarà centrale non solo per i suoi risvolti di carattere tecnico, ma anche per la portata politica dei suoi effetti che a mio avviso determinerà un progressivo bilanciamento dei processi decisionali, dal livello locale a quello europeo e viceversa nel quadro dell’interesse nazionale del paese.

In questo frangente l’Italia può giocare un ruolo propulsivo per le cose sopra dette anche a Bruxelles, grazie alla presidenza del semestre. A mio avviso il Comitato delle regioni dovrà lavorare lungo direttrici di sviluppo che ne accentuino la rappresentanza di camera territoriale rispetto alla dimensione politica. Così potrà ritagliarsi un ruolo di vero portavoce dei territori in Europa. Sul fronte interno dovremmo invece, se come mi auguro, la riforma costituzionale andrà a buon fine, lavorare per un maggior coordinamento e collegamento tra il Comitato delle regioni ed il nuovo senato che si andrà a determinare. A quel punto potremmo dire di aver fatto tesoro dell’esperienza maturata in questi anni e di aver saputo guardare avanti con una certa lungimiranza.

Alessandro Pastacci

L’Unione delle province d’Italia, in tutte le occasioni in cui si è discusso delle riforme istituzionali negli ultimi anni, ha sempre sostenuto la necessità di discutere una proposta di riforma complessiva della seconda parte della Costituzione che consentisse al paese di rispondere in modo strutturale ai problemi di riforma delle istituzioni che da molti anni sono stati evidenziati, richiamando l’attenzione sull’importanza di processi di riforma condivisi dal basso, ovvero dalle istituzioni che rappresentano i cittadini. Processi che devono essere condotti anche nel rispetto dei principi fondamentali sanciti dalla Carta europea delle Autonomie locali ed in linea con disciplina costituzionale degli enti di area vasta esistente in tutti i paesi europei di dimensione simile a quella italiana. Occorre considerare che una profonda opera di riordino istituzionale è già in atto. Come è noto, presso il Ministero per gli Affari regionali e presso il Ministero dell’Interno sono stati avviati diversi tavoli per l’attuazione della legge 56/14 recante “Disposizioni sulle metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni dei comuni” che ha istituito le città metropolitane e trasformato le province in enti di secondo grado e che impone un complessivo riordino degli enti locali e dell’amministrazione pubblica nel territorio. In questa delicata fase politica ed istituzionale, riteniamo tuttavia essenziale che la riforma costituzionale sia coerente con il percorso di riforme già approvate e in corso di approvazione da parte del Parlamento. Occorre evitare interventi settoriali che rischierebbero di inviare al paese segnali contraddittori e porterebbero a destabilizzare il nuovo assetto del governo locale.

Lavorare per un maggior coordinamento e collegamento tra il Comitato delle regioni ed il nuovo Senato

I processi di riforma devono essere condotti in linea con la disciplina costituzionale degli enti di area vasta esistente in tutti i paesi europei

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

07 Dialogo con le associazioni italiane di rappresentanza degli enti locali e regionali

Sergio Chiamparino

Il 31 luglio 2014 Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte, è stato eletto, all’unanimità, Presidente della Conferenza delle Regioni. La Vice Presidenza dello stesso organismo è stata invece attribuita al Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro.

Sergio ChiamparinoPresidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

Il semestre di Presidenza italiana dell’Unione europea deve rappresentare un’occasione per rispondere in modo concreto alla crisi economica che in questi ultimi anni ha colpito l’Europa. Un obiettivo che va perseguito attraverso una forte collaborazione fra le Istituzioni regionali e locali e i Governi nazionali, soprattutto a Bruxelles.

Sono certo che proprio il semestre della Presidenza italiana saprà creare le condizioni per la cooperazione istituzionale e il rilancio del processo di integrazione europea.

Le parole d’ordine sono crescita e occupazione, ma la loro declinazione sul territorio poggia su un processo di concertazione per una governance efficace.

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome si impegnerà per rafforzare il collegamento fra la propria attività a livello nazionale e le azioni che saranno intraprese a tale scopo dal Comitato delle Regioni.

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Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia08

Graziano DelrioSottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle politiche di coesione

Il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 rappresenta una preziosa opportunità per ridefinire i contenuti strategici della politica regionale dell’UE in Italia e riflettere su innovazioni essenziali per migliorare l’efficacia della gestione dei fondi e la qualità della spesa. L’avvio del nuovo ciclo di programmazione avviene in un contesto macroeconomico che ancora risente della forte recessione iniziata nel 2008, che ha prodotto effetti diversi a livello di regioni e territori, con risvolti drammatici nel Mezzogiorno, ed ha aumentato le disparità socioeconomiche nel paese . In tale contesto i fondi europei 2000-2014 rappresentano un valido strumento per rilanciare l’economia e gli investimenti pubblici dopo la forte contrazione degli ultimi quattro anni.

Entro agosto la Commissione europea dovrebbe approvare l’Accordo di Partenariato dell’Italia che stabilisce gli impegni dell’Italia riguardo ai 32,2 miliardi di euro previsti dai fondi dell’UE (FESR, FSE) per la cooperazione territoriale europea e per l’iniziativa per l’occupazione giovanile, integrati dal Fondo per lo sviluppo rurale (10,4 miliardi di euro) e dai fondi per la pesca. Il cofinanziamento nazionale di 24 miliardi di euro a valere sul bilancio dello Stato avrà come obiettivo l’attivazione degli investimenti programmati. Il pieno ed efficace utilizzo dei fondi attribuiti all’Italia è indispensabile per conseguire gli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva previsti da Europa 2020.

L’accordo di partenariato dell’Italia prevede interventi che interessano gli undici obiettivi tematici individuati dai regolamenti UE pertinenti, anche se compie scelte significative in termini di definizione delle priorità e dei risultati attesi.

La proposta dell’Italia nasce da un partenariato multilivello che ha coinvolto i ministeri competenti, tutte le regioni, i rappresentanti degli enti locali, e le parti socioeconomiche, attraverso un intenso processo di consultazione durato oltre un anno. Importanti risorse sono destinate alla competitività e all’innovazione delle PMI, al rilancio dell’occupazione, sia dei giovani che delle altre fasce di popolazione, e al miglioramento del capitale umano. Pari attenzione viene riservata ai temi dello sviluppo inclusivo, in linea con la strategia Europa 2020, nonché agli interventi destinati a valorizzare (anche dal punto di vista economico) il patrimonio naturale e culturale, e a potenziare le infrastrutture nelle regioni meridionali, attraverso la realizzazione di progetti mirati. Per quanto riguarda le infrastrutture e l’ambiente, gli interventi più rilevanti saranno attuati in maniera complementare attraverso il fondo italiano per lo sviluppo e la coesione, uno strumento nazionale finalizzato ad eliminare le disparità territoriali.

Con il nuovo ciclo di programmazione, che tiene conto delle indicazioni dell’UE, la politica regionale dell’UE impegna notevoli risorse per rafforzare l’efficienza della pubblica amministrazione, migliorare le gestione dei fondi e accelerare le procedure di spesa. Tale scelta è complementare alla richiesta della Commissione europea di assicurare che ciascuna amministrazione responsabile di programmi operativi adotti tempestivamente, e con un chiaro impegno politico, un piano organizzativo volto ad assicurare standard adeguati in termini di struttura, competenze e procedure di attuazione. La direzione

Graziano Delrio

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

08 Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia

nazionale verrà inoltre riorganizzata attraverso l’Agenzia per la coesione territoriale; inoltre, al fine di eliminare le strozzature strutturali nelle amministrazioni coinvolte nelle attività di coordinamento, gestione e controllo, verranno assunti (attraverso i fondi di assistenza tecnica dell’UE) professionisti di grande esperienza.

Le misure di rafforzamento della capacità amministrativa sono integrate con metodi di programmazione e attuazione innovativi, allo scopo di promuovere una politica maggiormente orientata ai risultati e assicurare una programmazione operativa più accuratamente definita, trasparente e all’insegna dell’assunzione di responsabilità . A tale scopo, nell’Accordo di partenariato è stato scelto di individuare la serie di azioni da intraprendere per conseguire i risultati attesi per ciascuna delle 11 aree tematiche. Questa scelta sta concretamente orientando la definizione dei programmi operativi nazionali e regionali individuati nell’Accordo di partenariato, con le relative assegnazioni finanziarie, ancora indicative in attesa della definizione di tali programmi entro i termini stabiliti nel regolamento. Oltre ai programmi operativi regionali, sono previsti anche 11 programmi operativi nazionali, cinque dei quali coinvolgono l’insieme del territorio nazionale (istruzione, occupazione e occupazione giovanile, inclusione, città metropolitane, governance).

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

08 Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia

Nicola Zingaretti

La sesta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale dell’UE

Nicola ZingarettiPresidente Regione Lazio e relatore del parere del CdR sul sesto rapporto coesione

La Commissione ha tracciato nella sua sesta relazione sulla coesione il quadro drammatico di un’Unione in cui un cittadino su quattro vive in regioni in ritardo di sviluppo e i divari son tornati a crescere dopo un decennio di convergenza. Uno scenario in cui i fondi strutturali hanno rappresentato spesso l’unico argine alla caduta verticale degli investimenti pubblici, crollati in media del 20% tra il 2008 e il 2013, con punte del 60% in Grecia, Spagna e Irlanda.

Il rapporto testimonia in maniera evidente il ruolo decisivo che la politica regionale europea ha avuto nell’affrontare la crisi e come essa stia divenendo sempre di più uno strumento al servizio della definizione e dell’attuazione di una strategia di crescita comunitaria, rafforzando un indirizzo culturale che ora deve tradursi in atti e scelte di governo. Le priorità individuate per i prossimi anni - dall’efficientamento energetico alle PMI all’occupazione ed inclusione sociale - disegnano un quadro strategico che si pone l’obiettivo di uscire dalla crisi con un capitale umano, infrastrutturale e imprenditoriale più moderno ed efficiente. Proprio per questo siamo ad un punto di svolta.

Guardando alla fase 2014-2020 l’emergenza più seria è quella relativa al tasso di occupazione, alle competenze dei lavoratori e al livello medio di istruzione della popolazione. Per quanto riguarda l’efficacia nell’uso dei fondi, gli enti locali e regionali sono alle prese con una fase delicatissima in cui vanno portati a termine i piani di investimento 2007-2013, dopo la revisione resa necessaria dalla crisi. Al contempo bisogna lanciare i programmi d’investimento 2014-2020, che sono una grande

La sesta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale dell’UE

Il 23 luglio 2014 la Commissione ha pubblicato la sua sesta relazione sulla coesione. Oltre a valutare l’impatto dei piani di investimento 2007-2013, il rapporto fornisce una prima analisi delle prospettive e le priorità della politica di coesione dell’UE nei prossimi anni.Il Comitato delle Regioni adotterà un parere durante il semestre di presidenza italiana, il cui relatore é Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio.

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

08 Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia

Le regioni italiane e il negoziato sulla politica di coesione Il negoziato sulla programmazione 2014-2020 è stato avviato con la presentazione da parte del ministro per la Coesione territoriale del documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei Fondi comunitari 2014-2020” (27 dicembre 2012), in cui è stata definita l’ipotesi di partenariato istituzionale che ha condotto all’Accordo di partenariato.

Nel corso del confronto, le regioni sono state assistite da una struttura tecnica di supporto (STeP), appositamente istituita dalla Conferenza delle regioni, che ha elaborato istruttorie e specifiche note di sintesi e riflessione. La struttura ha informato le regioni in merito al negoziato sul bilancio europeo e alla riforma delle politiche regionali attraverso dei report mensili. I report sono stati basati sulle informative ufficiali del Governo e mettendo in rete il sistema regionale in Italia e a Bruxelles. Per la prima volta è partita dal basso l’organizzazione di una rete degli interessi regionali nel corso di un negoziato così importante: dalle singole regioni alla Conferenza delle regioni e dalla Conferenza agli uffici di Bruxelles delle regioni, alla Rappresentanza italiana presso la UE e ai parlamentari europei.

La struttura di supporto ha organizzato i lavori puntando ad invertire la dinamica del rapporto Commissione-Stato-Regioni. Finora le regioni erano costrette a inseguire le proposte oggetto del negoziato tra Stati membri e Commissione: informate con costante ritardo e veniva loro chiesto di formulare posizioni senza che avessero il tempo di coordinarsi. La STeP ha invertito questa logica. Sono stati concordati da subito, a livello interregionale, gli aspetti fondamentali per la riforma dei fondi nell’ottica regionale. I documenti così predisposti, approvati a livello politico, hanno funzionato da background dal quale prendere le posizioni da esprimere nel negoziato europeo e nazionale.

A inizio 2013, la Conferenza delle regioni e delle Province autonome ha approvato una posizione sul negoziato auspicando un ruolo centrale delle regioni nella definizione dell’Accordo. Per garantire l’espressione e la sintesi dei diversi interessi e fondi coinvolti nella programmazione, la Conferenza ha istituito un Gruppo di coordinamento politico tra le Commissioni della Conferenza, presieduto dalla Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini..

A partire dalla primavera del 2013, si sono svolti undici incontri con i due ministri per la Coesione che si sono succeduti, che hanno consentito di fissare tre principi per il riparto delle risorse: la compensazione finanziaria attraverso il Fondo sviluppo coesione per le regioni in transizione, il rispetto del tetto di due miliardi per i PON nelle regioni più sviluppate e della forbice del 30-38 % per ciascuna Regione meno sviluppata con riferimento alle percentuali di risorse dedicate ai PON sul totale delle risorse assegnate a queste regioni.

Il riparto delle risorse tra le regioni “in transizione” e “meno sviluppate” è avvenuto seguendo i criteri proposti dal Governo; tra le regioni “più sviluppate”, invece, vi è stato un accordo in Conferenza sulla base del quale sono poi intervenuti alcuni correttivi condivisi con il Governo.

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

08 Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia

Accordo di Partenariato 2014-2020, Italia

L’Accordo di partenariato (AP) é il documento strategico che definisce, a livello di ciascuno Stato membro, la strategia, le priorità e le modalità di impiego dei fondi strutturali europei per il periodo 2014-2020.

Principali tappe dell’approvazione dell’AP Italia :

Gennaio 2013: avvio di un primo dialogo informale con la Commissione europea e del confronto partenariale promosso dal governo con un’ampia fase di consultazione - 4 Tavoli tecnici ,17 Audizioni tematiche

9 Aprile 2013: il Governo trasmette alla Commissione europea una versione preliminare dell’AP

22- 23- 24 Aprile 2013: confronto con i servizi della Commissione europea che ha proposto le sue prime osservazioni sulla bozza preliminare dell’AP.

Dicembre 2013 – Aprile 2014: ogni Stato membro presenta il suo AP alla Commissione la quale formula osservazioni.

22 Aprile 2014: l’Italia trasmette il suo AP rivisto, recependo le indicazioni della Commissione e delle Regioni italiane- si apre il negoziato formale per la sua approvazione. Deadline- 22 agosto.

22 Luglio 2014: termine per la presentazione alla Commissione dei Programmi operativi nazionali e regionali.

Agosto 2014 -Gennaio 2015: adozione dei programmi operativi della nuova politica di coesione (entro e non oltre 6 mesi dalla data della loro presentazione alla Commissione).

A livello tecnico, per la preparazione dell’Accordo di partenariato, le regioni hanno partecipato ai quattro tavoli di confronto, corrispondenti alle quattro missioni strategiche stabilite in Metodi e obiettivi (“Lavoro, competitività dei sistemi produttivi e innovazione” - “Valorizzazione, gestione e tutela dell’ambiente” - “Qualità della vita e inclusione sociale” - “Istruzione, formazione e competenze”).

Il 22 aprile, l’Accordo di Partenariato è stato formalmente trasmesso alla Commissione. La Conferenza delle regioni esaminandone il testo ha condizionato l’espressione dell’intesa all’accoglimento di alcune osservazioni (Conferenza Unificata del 16 aprile). In particolare, la Conferenza ha evidenziato l’opportunità di rivedere le modalità del partenariato istituzionale Governo-Regioni, nel senso di prevedere la condivisione di tutti i passaggi negoziali con la Commissione europea e attivare una sede politica congiunta di confronto e conduzione del negoziato. A distanza di due mesi da tale richiesta non si può dire che il Governo si sia mosso in questa direzione.

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

08 Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia

I fondi UE della politica regionale in Italia 2014-2020

Fondi coesione UE:

351,80 miliardi di euro

Fondi coesione Italia:

32,82miliardi di euro

11 Programmi Operativi Nazionali

40 Programmi Operativi Regionali

4 Interregionali

4 Transnazionali

8 Frontalieri interni

3 Frontalieri co�nanziati da IPA e da ENI

51 19

Regioni meno sviluppate - 22.324 m

ilioni

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Regioni in transizione - 1.102 milio

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692 m

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Fondo sviluppo e coesione -

54 m

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Co-�nanziamento nazionale

Co- �nanziamento di fonte regionale

(30% co�nanziamento complessivo del POR)

Riparto Risorse UE

Iniziativa per l’Occupazione giovanile 567 m

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i)Cooperazione territoriale europea: Cooperazione tra

nsfrontalie

ra - 8

90 m

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Cooperazione territoriale europea: Cooperazione transn

azionale

- 246

milio

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o

Programmi operativi 2014-2020

Programmi di cooperazione territoriale

3 Nazionali

21 Programmi regionali

24Programmi svilupporurale e pesca

Fonti-Accordo di partenariato -Italia, 22 aprile 2014;Open data -DG Regio-Commissione europea

Risorse cooperazione territoriale:

1,14 miliardi di euroFondo di aiuti europei agli indigenti - FEAD:

659 milioni di euro

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

08 Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia

Le risorse 2014-2020

PROGRAMMI OPERATIVI REGIONALIProgramma / Dotazione UE (Milioni €)

POR FSE BASILICATA .......................................144.812.084 POR FESR BASILICATA .....................................413.015.666

POR FSE CALABRIA........................................... 254.339.876 POR FESR CALABRIA ....................................1.529.877.754

POR FSE CAMPANIA ........................................ 627.882.260 POR FESR CAMPANIA ..................................3.085.159.382

POR FSE PUGLIA (Plurifondo) ..................842.409.449 POR FESR PUGLIA (Plurifondo)............2.718.070.047

POR FSE SICILIA ....................................................615.072.321 POR FESR SICILIA .............................................3.418.431.018

POR FSE ABRUZZO.............................................. 56.386.494 POR FESR ABRUZZO ......................................... 130.619.971

POR FSE MOLISE (Plurifondo).................... 23.853.230 POR FESR MOLISE (Plurifondo) .................52.950.497

POR FSE SARDEGNA ........................................ 221.253.335 POR FESR SARDEGNA.................................... 466.636.206

POR FSE EMILIA ROMAGNA .......................393.125.091 POR FESR EMILIA ROMAGNA ....................240.947.636

POR FSE FRIULI VENEZIA GIULIA ...........138.213.907 POR FESR FRIULI VENEZIA GIULIA ........115.389.592

POR FSE LAZIO ...................................................... 451.267.357 POR FESR LAZIO ................................................. 456.532.597

POR FSE LIGURIA................................................ 177.272.384 POR FESR LIGURIA ............................................196.272.620

POR FSE LOMBARDIA ..................................... 485.237.258 POR FESR LOMBARDIA .................................. 485.237.258

POR FSE MARCHE .............................................. 143.989.809 POR FESR MARCHE ...........................................168.691.644

POR FSE PA BOLZANO ......................................68.310.599 POR FESR PA BOLZANO ...................................68.310.599

POR FSE PA TRENTO ...........................................54.027.940 POR FESR PA TRENTO ....................................... 55.296.099

POR FSE PIEMONTE...........................................415.003.428 POR FESR PIEMONTE ......................................504.063.942

POR FSE TOSCANA ...........................................359.464.687 POR FESR TOSCANA .........................................403.244.175

POR FSE UMBRIA .................................................118.764.401 POR FESR UMBRIA .............................................178.146.602

POR FSE VALLE D’AOSTA ................................ 27.786.275 POR FESR VALLE D’AOSTA ..............................32.175.475

POR FSE VENETO ................................................309.966.285 POR FESR VENETO ............................................372.204.984

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PROGRAMMI OPERATIVI NAZIONALIProgramma / Dotazione UE (Milioni €)

PON Cultura (FESR) ........................................................368.200.000

PON Citta' Metropolitane (FESR-FSE) .............588.100.000

PON Governance (FESR-FSE) ..................................583.799.998

PON Imprese c competitività (FESR) ...........1.776.000.000

PON Inclusione (FSE)......................................................827.150.000

PON Infrastrutture (FESR) .....................................1.382.800.000

PON Istruzione (FESR-FSE) ................................... 1.615.225.000

PON Legalità (FESR-FSE) ........................................... 283.250.000

PON Occupazione (FSE) ........................................... 1.180.744.376

PON Ricerca e Innovazione (FESR-FSE) ........ 926.250.000

PON YEI – Occupazione giovanile (FSE) ........567.500.000

Fonte- Accordo di partenariato -Italia- 22 aprile 2014/ DG REgio- Commissione europea

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

08 Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia

Mercedes Bresso

Mercedes BressoMembro della commissione per lo sviluppo regionale del Parlamento europeo

Presentando le priorità della presidenza italiana, il Presidente Renzi ha invitato tutti noi parlamentari a rilanciare il progetto europeo ripartendo dai valori fondamentali che ci uniscono, dalle radici profonde di pace e di democrazia che possono sostenerci nel ritrovare il nostro passato e ricostruire una visione comune del futuro. Di quei valori fanno parte, innanzitutto, l’idea di democrazia e quella spinta a realizzarla che ci viene dalla consapevolezza di quanta devastazione e miseria possano portare la dittatura e la guerra. Mi permetto di aggiungere che tra gli sviluppi decisivi di questo nostro valore fondante c’è l’impegno a portare le istituzioni democratiche il più possibile vicino al cittadino, la tensione verso il decentramento delle decisioni e delle funzioni volto ad ampliare il più possibile le opportunità di partecipazione e di controllo sulla gestione della cosa pubblica offerte a ciascuno di noi. L’idea di uno sviluppo culturale, sociale ed economico incardinato su regioni e città è dunque uno dei pilastri della nostra identità comune e rappresenta un patrimonio prezioso a cui nel resto del mondo si guarda con la massima considerazione. Quell’idea, dopo avermi accompagnato nel mio lavoro di amministratrice locale e regionale e nell’avvincente esperienza alla guida del Comitato delle regioni dell’UE, è ancora la stella polare che orienterà il mio lavoro al Parlamento europeo, nelle commissioni Affari costituzionali e Sviluppo regionale. Sono infatti convinta che ripensare e riqualificare il legame tra Europa e comunità locali debba essere una delle dimensioni chiave della nostra reazione all’allarme lanciato dalle ultime elezioni europee. Non solo, ma i dati sulle economie dell’Unione ci dicono con chiarezza che i divari tra territori sono tornati a crescere quasi ovunque, dopo oltre un decennio di recupero. Regioni e città sono dunque gli snodi decisivi per chiunque si ponga il problema della crescita, la sfida fondamentale su cui l’Unione è chiamata a segnare un cambio di passo. Lavoreremo insieme, dunque, per fare in modo che le politiche regionali e la coesione territoriale ritrovino la giusta centralità nel dibattito pubblico europeo, integrandosi in modo più efficace e stringente con gli altri interventi per lo sviluppo messi in campo dai governi nazionali e dalle istituzioni dell’UE.

In questa prospettiva è decisivo agire tempestivamente a tutti i livelli per aprire la strada a nuovi investimenti, pubblici e privati, che rendano percepibile per tutti l’avvio di una nuova fase. L’accento posto dalla presidenza su infrastrutture, agenda digitale e industria, unito al richiamo a una maggiore flessibilità di bilancio nel rispetto degli impegni assunti, rappresenta un motivo di speranza per centinaia di amministratori locali e regioni che, in diversi Stati membri, combattono da anni gli effetti della recessione tra mille difficoltà di bilancio. Sono certa che il Parlamento e il Comitato delle regioni lavoreranno fianco a fianco per fare in modo che le aspettative di quegli amministratori e delle loro comunità non siano deluse.

Accanto al nodo degli investimenti e delle politiche per la crescita, va riaperto anche il cantiere istituzionale mettendo al centro dei lavori il rapporto tra Unione e cittadini. Dobbiamo riaprire la riflessione sul ruolo del Parlamento europeo, sul suo rapporto col Consiglio e con i parlamenti nazionali, così come sul ruolo del Comitato delle regioni che potrebbe diventare uno strumento ancora più efficace di raccordo e di rappresentanza politica dei territori. In questo senso, la riflessione svolta dal Comitato in occasione del XX anniversario rappresenta un contributo importante da cui la presidenza Italiana potrà trarre elementi utili per avviare la discussione su come sviluppare ulteriormente l’Europa delle regioni nei prossimi anni, trovando risposte nuove al bisogno di partecipazione e di vicinanza dei cittadini europei.

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2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

08 Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia

OpenCoesione OpenCoesione (www.opencoesione.it) è un’iniziativa di Open Government

avviata nel luglio 2012 e incentrata sulla politica di coesione in Italia; essa

consente il coinvolgimento dei cittadini attraverso la pubblicazione di dati

aperti, dettagliati e di elevata qualità su singoli progetti.

La politica di coesione in Italia è finanziata in cicli di sette anni dai fondi strutturali dell’UE

e da uno specifico fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione, per un valore di circa

15 miliardi di euro l’anno. L’obiettivo principale è quello di aiutare le regioni meno

sviluppate, in particolare del Sud, a recuperare terreno migliorando i servizi di base

allo scopo di ampliare le opportunità delle persone e creando condizioni favorevoli

per attirare investimenti privati. I progetti di coesione finanziano l’attività di ricerca e

sviluppo (R&S), l’innovazione, i trasporti e altre infrastrutture, ma anche la formazione, la

conservazione del patrimonio culturale ecc.

La mancanza di trasparenza sulle modalità di spesa del denaro pubblico è uno dei

principali fattori che rallentano l’attuazione della politica di coesione e che impediscono

di comprendere se i progetti di investimento rispondano realmente alle esigenze

locali. Questo tema è particolarmente di attualità in Italia, che è il terzo principale

beneficiario della politica di coesione dell’UE (dopo Polonia e Spagna) e presenta tassi

di assorbimento dei fondi europei piuttosto bassi. Inoltre, in tutta Europa si è acceso

un dibattito animato sul fatto se, dopo decenni di sovvenzioni, la politica regionale

europea sia efficace o meno.

Al fine di rispondere a queste sfide, il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione

economica ha lanciato il portale OpenCoesione e iniziative intese a promuovere un

impiego più efficace dei finanziamenti pubblici attraverso maggiore trasparenza,

collaborazione e partecipazione.

Il primo risultato del progetto è il portale sui dati aperti OpenCoesione.gov.it, il punto

di accesso unico a livello nazionale alla politica di coesione, che fornisce informazioni,

accessibili a chiunque, su ciò che è finanziato e con quali risorse, su quali sono le parti

coinvolte e dove.

Dal maggio 2014 il portale censisce oltre 750 000 progetti finanziati, per un valore

complessivo di 75 miliardi di euro. Le informazioni di cui sopra sono disponibili

attraverso visualizzazioni, mappe e moduli di ricerca interattivi, e sotto forma di dati

grezzi e interfacce applicative (API), che consentono il riutilizzo dei dati da parte di altre

amministrazioni, di ricercatori, giornalisti, cittadini e altri soggetti interessati.

Inoltre, come parte della strategia generale, l’iniziativa OpenCoesione fornisce un

sostegno proattivo per le attività di partecipazione dei cittadini sulla base delle

informazioni relative a ogni progetto finanziato dalla politica di coesione.

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UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni

08 Investire nelle regioni e nelle città: la politica regionale dell’UE in Italia

La nuova piattaforma Open Data sulla politica di coesione

La DG REGIO della Commissione europea ha lanciato , lo scorso 23 luglio, una nuova piattaforma Open Data dedicata alla politica di coesione che fornisce una panoramica completa sull’andamento e sui risultati della politica di coesione dell’UE in ogni Stato membro. Il nuovo sito web offre un’esperienza interattiva – mappe, classifiche, illustrazioni, forum di discussione – con l’obiettivo di incoraggiare e favorire un maggiore coinvolgimento dei cittadini nella politica di coesione.

La piattaforma aiuta ad informare su come vengono utilizzati i fondi per far fronte alle sfide socio-economiche relative alle diverse regioni dell’Unione Europea. I dati utilizzati sono stati raccolti grazie alla cooperazione delle autorità nazionali e le grafiche realizzate sulla base della Sesta relazione della Commissione sulla coesione economica, sociale e coesione territoriale”, appena pubblicata.

Info - https://cohesiondata.ec.europa.eu/

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09 Calendario Incontri ed eventi

Luglio 1-3 LUGLIOSessione plenaria – Parlamento europeo

� StraSburgo

7-12 LUGLIODigital Venice 2014

� Venezia

10-11 LUGLIOCommissione Coter - Cdr

� Fabriano - anCona, MarChe

Settembre 12 SETTEMbREufficio di presidenza - CdrConferenza su “Città e occupazione”

� torino

19 SETTEMbRE6ª riunione SuDeV-arLeM

� MarSigLia, FranCia

19 SETTEMbRECommissione nat - Cdr

� Firenze

22-23 SETTEMbRECommissione CiVeX - Cdr

� brinDiSi

24 SettembreeYCS- Consiglio informale istruzione, gioventù, Cultura e Sport

� torino

Ottobre 6-8 OTTObRE Sessione plenaria - CdroPen DaYS 2014

� bruXeLLeS

6 OTTObREConsiglio informale energia

� MiLano

10 OTTObREConsiglio informale Coesione

� MiLano

15-16 OTTObREeuroPCom 2014

� Cdr, bruXeLLeS

20 OTTObRE7ª riunione eCoter –arlem

� MaLaga, SPagna

30 OTTObREriunione informale Ministri del turismo

� naPoLi

Novembre26-27 NOVEMbREQuarta Conferenza ministeriale euro-africana su migrazione e sviluppo

� roMa

Dicembre2-4 DICEMbRE Sessione plenaria - Cdr

� bruXeLLeS

3 DICEMbREriunione Ministri europei responsabiliper la Pubblica amministrazioneroma

18-19 DICEMbREConsiglio europeo

� bruXeLLeS

Page 50: 05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell'UE

UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni48

COMITATO DELLE REgIONI

Bâtiment Jacques Delors

Rue Belliard 99-101

B - 1040 Brussels

Tel. +32 2 282 22 11

www.cor.europa.eu

email:[email protected]

@EU_CoR

www.facebook.com/committee.of.the.regions

COORDINAMENTO DELLA DELEgAzIONE ITALIANA AL COMITATO

DELLE REgIONI

Capo delegazione

Gian Mario Spacca

Presidente della Regione Marche

Via Gentile da Fabriano 9

60125 Ancona

Tel. +39 071 8062727

www.regione.marche.it

Coordinatore Vice coordinatore

Costantino Condorelli Andrea Ciaffi

C/o Regione Friuli Venezia Giulia Conferenza delle Regioni e delle

Piazza Colonna 355 Province autonome

I-00186 Via Parigi 11, I–00185 Rome

Tel. 39 06 679 85 44 Tel. 39 06 488 8291

e-mail: [email protected]

RAPPRESENTANzA PERMANENTE DELL’ITALIA PRESSO

L’UNIONE EUROPEA

Rue du Marteau 5-11

1000 Brussels

Tel. +32 25 515 611

www.italiaue.esteri.it

L’UNIONE EUROPEA IN ITALIA

Rappresentanza in Italia della Commissione europea

Sede Roma - Via IV Novembre 149 Sede Milano - Corso Magenta 59

00187 Roma 20123 Milano

Tel. +39 06 699 991 Tel. +39 02 46 75 141

www.ec.europa.eu/italy

10 Contatti

Page 51: 05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell'UE

49

3. Orizzontale

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

2014 Presidenza Italiana del Consigliodell’Unione Europea

10 Contatti

PARLAMENTO EUROPEO –UFFICI DI INFORMAzIONE IN ITALIA

Sede Roma - Via IV Novembre 149 Sede Milano - Corso Magenta 59

00187 Roma 20123 Milano

Tel. +39 06 69 95 01 Tel. +39 02 43 44 171

www.europarl.it

RETE DEI CENTRI EUROPE DIRECT-ITALIA

www.europa.eu/europedirect

ASSOCIAzIONI NAzIONALI DI RAPPRESENTANzA DEgLI ENTI

LOCALI E REgIONALI IN ITALIA

ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani

Via dei Prefetti 46

00186 Roma

Tel. +39 06 68 00 91

www.anci.it

Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome

Via Parigi 11

00185 Roma

Tel. +39 06 48 882 91

www.regioni.it

Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle

Province autonome

Via Cassa 41

00193 Roma

Tel. +39 06 33 003 73

www.parlamentiregionali.it

UPI– Unione delle Province d’Italia

Piazza Cardelli 4

00186 Roma

Tel. +39 06 68 40 341

www.upinet.it

Page 52: 05 Le priorità della presidenza italiana del Consiglio dell'UE

CdR

_229

1/07

-201

4/IT

Testo a cura della Direzione Comunicazione, Stampa ed Eventi del CdR

Luglio 2014

Rue Belliard/Belliardstraat 101 _ 1040 Bruxelles/Brussels _ Belgique/BelgiëTel. +32 25468202 _ Fax +32 22822085http://cor.europa.eu/it/regions

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ANNI

UNIONE EUROPEA

Comitato delle Regioni