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in OLO STUDENTI #04 APRILE 2018 ANNO DI BRILLANTI REALIZZAZIONI NELLA NUOVA ERA DI KOSEN RUFU MONDIALE

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in OLOSTUDENTI

#04 APRILE2018

ANNO DI BRILLANTI REALIZZAZIONINELLA NUOVA ERA DI KOSEN RUFU MONDIALE

1 EDITORIALE

EDITORIALE DI APRILE

“GIOIA”SIGNIFICA CHE

NOI E GLI ALTRI INSIEME

PROVIAMO GIOIA

Gioia. Potrei provare a scriverlo ancora un paio di volte: gioia, gioia. Ma questo non cambia la percezione profonda che ho di me stesso, né quella che tu hai di te.

Dove si trova la gioia? Come possiamo manifestarla? Si può condividere? Porsi sinceramente e seriamente queste domande, promettersi di trovare una risposta a costo di ogni sforzo, dove ci conduce? Nichiren Daishonin ci ha dato un grande esempio: all’età di 16 anni promise a se stesso di trovare una risposta a tali quesiti ricercandola nella saggezza degli insegnamenti buddisti; il suo scopo era di usare tale saggezza per condurre tutte le persone all’illuminazione. Questo sforzo incessante gli per-mise di sviluppare una comprensione sempre più profonda, come in una spirale: “voto, illuminazione, voto più profondo, illuminazione più profonda” (Il mondo del Gosho, pag. 37). Questo vuol dire che lo sforzo di mantenere un voto (o promessa) ci porta ad un’illuminazione. Daisaku Ikeda a tal proposito spiega che “L’illu-minazione ha luogo su due piani. Dapprima la vita comincia ad aprirsi alla Legge mistica; in seguito, quando ne viene completamente permeata e si fonde con essa, il potere della Legge si manifesta sotto forma di saggezza umanistica, carattere e azioni” (Il mondo del Gosho, pag. 39). Ad esempio, qualche tempo fa sono andato a cena da un amico, il quale si era proposto di preparare una frittata. Grazie al

desiderio di raggiungere questo scopo è riuscito a girarla nonostante fosse gigantesca, offrendomi così un cibo bello e buono. Una promessa –per quanto possa essere banale- può quindi condurre ad una saggezza più grande, la quale a sua volta ci indirizza a prendere decisioni che ci portano verso un’illuminazione ed una gioia (e volendo anche frittate) sempre più vaste. Ma cos’è questa gioia? Nichiren afferma che «“Gioia” significa che noi e gli altri insieme proviamo gioia. [...] Allora sia noi che gli altri insieme troveremo gioia nel possesso della saggezza e della compas-sione. Ora, quando Nichiren e i suoi seguaci recitano Nam-myoho-renge-kyo, stanno esprimendo la gioia per il fatto che essi inevitabilmente diventeranno Budda eternamente dotati dei tre corpi» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 118, 50). Recentemente un altro mio caro amico, a cui avevo parlato della pratica buddista molti anni fa, ha iniziato a praticare e ora sta trasformando la sua vita vivendola con gioia ed una rinnovata fiducia. L’11 marzo 2018 i giovani della Soka Gakkai hanno promesso al loro maestro Daisaku Ikeda di “alzarsi in piedi da soli”, di “proteggere ogni singola persona” e di “incoraggiare ogni singola persona”. Ho messo in pratica questa decisione e sono andato a trovare il mio amico e insieme abbiamo rideterminato di dedicare le nostre vite a Kosen Rufu basandoci sulle promesse dell’11 marzo; questa decisione condivisa mi ha fatto provare una grandissima gioia.

Federico BobbioVice responsabile nazionale

Gruppo Studenti

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LA PRATICA CORAGGIOSA CHE RENDE POSSIBILE L’IMPOSSIBILE

Ivana Ventola22 anni, Andria

Ho conosciuto il Buddismo di Nichiren Daishonin quando avevo quasi 16 anni, nel 2012.

Fui portata ad una riunione da una mia amica, Natalia. In quell’occasione non pensavo si potesse “non recitare” perciò feci un’ora di Daimoku senza capire che cosa stessi dicendo. La prima cosa che notai fu la gioia negli occhi dei praticanti presenti in quel meeting, e in me sentii un’energia e un’euforia mai provate prima. Così decisi di continuare a recitare e ricevetti il Gohonzon dopo 4 mesi di pratica, con l’approvazione dei miei genitori dato che ero minorenne. Posizionai il Gohonzon nella mia stanza, nell’angolino dietro l’armadio. Le ante del butsudan non si aprivano completamente ma quello era l’unico posto che avevano approvato mia madre e mio padre. Studiando insieme ai miei compagni di fede e frequentando i meeting principianti a Barletta, iniziai a comprendere profondamente che il Gohonzon rappresentava la mia vita e che io l’avevo messa in un angolino. Effettivamente io mi sentivo così. La mia felicità poteva venire dopo tutto il resto, l’importante era dire a tutti che stavo bene e che non mi serviva l’aiuto di nessuno. Una delle prime cose che appresi fu che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo pulisce in profondità la nostra vita e permette di vedere cosa crea sofferenza. Come dice la frase di Gosho: “Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata è come uno specchio appannato che, però, una volta lucidato, sicuramente diverrà limpido e rifletterà

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la natura essenziale dei fenomeni e il vero aspetto della realtà. Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo”. (RSND, I, 4) Recitando mi sono resa conto di portare con me un dolore grande legato alla mia famiglia e in particolare a mio padre che aveva problemi con l’alcool. Capii di avere un sacco di rabbia e un senso di sconfitta e questo inevitabilmente influenzò il rapporto che avevo con lui. Ma questa pratica serve a fare della nostra vita un palcoscenico di gioia, perciò decisi di iniziare a recitare per la felicità di mio padre ogni giorno, con il desiderio di amarlo e non essere più arrabbiata con lui. La prima svolta che decisi di dare alla mia vita fu quella di cambiare il posto del Gohonzon. Recitai tantissimo perché avevo paura della reazione di mia madre alla mia richiesta ma poi mi resi conto che, recitando con la paura, avrei ottenuto solo un riscontro negativo. Il mio obiettivo fu quindi quello di arrivare al cuore di mia madre: io volevo mettere al centro la mia felicità per poter inco-raggiare gli altri e in più volevo aprire casa per i principianti. Dopo aver fatto daimoku senza dubbio e senza timore, convinta di poter creare un dialogo di pace con mia madre, riuscii a comunicarle il mio desiderio. Lei capì immediata-mente e accettò la mia richiesta senza arrabbiarsi. Il giorno dopo il Gohonzon fu posizionato nella stanza più grande della mia casa, al centro di un’enorme parete. Finalmente tutte le ante del butsudan si aprivano e così si apriva la mia vita. Infatti, ho avuto l’occasione di cambiare lavoro (faccio la cameriera) trovando un posto meraviglioso, vicino casa e con la paga più alta tra quelle mai avute. Nel 2014 ebbe inizio un periodo im-portantissimo per la mia vita, quello dell’università. Scelsi di fare Geologia,

una facoltà scientifica. Il problema sostanziale era che venivo da un liceo pedagogico, perciò con una preparazione pari a zero sulle discipline scientifiche. Decisi comunque di intraprendere la sfida e iniziai a frequentare le lezioni. Ricordo come un sogno il primo periodo dell’università o forse meglio dire un incubo: non capivo nulla di quello che i professori dicevano, avevo delle lacu-ne più grandi di me. Per me era arabo ogni singolo argomento. Mai nessuno dei miei colleghi di università provava a chiedermi se avessi capito un deter-minato argomento, perché era chiaro che non capivo niente. Il mio ragazzo mi diceva “sei sicura che sia la scelta giusta per te?”. Me lo chiedeva perché ogni esame che facevo si concludeva con una bocciatura. Questo mi tirò fuori una sofferenza molto grande. Mi sentivo una scema, non ero all’altezza di nulla ed ero circondata da persone che vincevano nella loro vita. Tra queste il mio ragazzo, che realizzava numerose vittorie nell’università. Grazie ai numerosi incoraggiamenti del mio amato maestro, il Presidente Ikeda, compresi profondamente che anche nell’università stavo calpestando il mio valore. Decisi di non perdere un solo altro minuto della mia preziosissima vita. Decisi di cambiare l’idea che avevo di me. “Se osserviamo la nostra situa-zione solo con la ragione, non abbiamo nessuna opportunità di vincere. Ma il Daishonin ci dice che il Gohonzon ha un infinito potere. Ciò che conta è se ci crediamo o no. Se pensiamo che siamo i veri discepoli di Nichiren, noi per primi dobbiamo pregare per perseguire quel tipo di pratica coraggiosa che rende possibile l’impossibile.” (RU, 10, 27) Mi resi conto che dentro di me era incluso l’universo e che potevo realizzare tutto se solo avessi voluto. Così la mia prima sfida fu quella di preparare l’esame di matematica. Tra dolore e gioia, dopo

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5 mesi superai l’esame e feci shakubuku al mio professore. La preparazione di questo esame mi fece comprendere come tutto possa diventare possibile. Lì per me arrivò la svolta; iniziai a fare esami con ottimi voti, recuperando tutti i mesi impiegati nell’esame di matematica. Arrivò il mio primo trenta e lode, e dopo questo altri trenta, 28 e 29. Il mio unico desiderio mentre studiavo era quello di realizzare esperienze meravigliose per incoraggiare tutti gli studenti. Due miei amici di università iniziarono a praticare e uno di loro ricevette il Gohonzon. Ad un tratto, come dice Sensei, mi sono ritrovata a realizzare l’impossibile. Nel 2017, a partire da Gennaio, ho fatto 13 esami in 11 mesi. L’immagine di me in univer-sità si è completamente ribaltata; sono diventata rappresentante degli studenti e, indovinate un po’, mi chiamano “Ivana degli appunti” perché ora tutti sanno che sono una studentessa brillante e chiedono a me chiarimenti su ogni tipo di argomento. Questo mi riempie il cuore di gioia. La svolta che ho dato allo studio mi ha permesso di finire gli esami ben 4 mesi prima della mia seduta di laurea, il che mi ha portata a potermi dedicare ad una tesi molto più complessa, visto che Sensei dice sempre di scegliere le cose più difficili. Mi sono laureata il 2 marzo del 2018, e la commissione ha deciso di mettermi un punto di bonus così sono riuscita a prendere 107. Con il mio maestro ho iniziato a creare un legame di profonda fiducia; sapevo che lui era il mio primo fan. Quest’estate ho partecipato ad un corso europeo della SGI a Francoforte rivolto al Gruppo Studenti come unica rappresentante della Puglia. Ho recitato davanti allo stesso Gohonzon dove ha fatto Daimoku il Presidente Ikeda. Lì, anche un po’ inconsapevolmente, promisi che mi sarei presa cura degli studenti della Puglia. Di lì a poco, mentre cercavo di far espandere la mia vita con il Daimoku, le attività e lo studio, mi fu proposta, a fine novembre, la nomina di responsabile regionale del gruppo studenti che accettai. Il mio desiderio era arrivato forte e chiaro. Piansi moltissimo. L’unica cosa che mi tranquillizzava era pensare alla fiducia che aveva in me il mio maestro. Ora per me è iniziata questa nuova battaglia e nelle mie preghiere riporto la famosa frase: “Sensei, lasci fare a me!”. Queste profonde fiducia e forza sono emerse anche grazie a un’altra grande sfi-da iniziata il 2 gennaio 2017 e legata a un problema intestinale. Ogni giorno mi svegliavo e stavo sempre male e trovavo ingiusto il fatto che fosse accaduto a me. Non mi capacitavo, volevo guarire e basta. In realtà, mi sono resa ancora una volta conto che tutte le cose che ci succedono arrivano proprio perché noi siamo perfettamente in grado di affrontarle. Grazie alle parole di Tsunesaburo Makigu-chi, primo Presidente della Soka Gakkai, che ci incoraggia a credere che il potere della Legge mistica può farci guarire e renderci addirittura più sani di prima della malattia, ho iniziato a fare Daimoku sentendo una fiducia così forte nella mia vita e in quello che mi stava succedendo che ho incontrato il giusto medico. Ora sto molto meglio, ma sono certa che guarirò e che grazie a questa lotta realizzerò una grande rivoluzione umana. Sto sciogliendo nodi karmici che non pensavo di avere, sto creando legami sinceri e parlo agli altri della pratica. I miei due shakubuku più importanti sono stati i miei genitori. Loro, che tanto erano contrari al Buddismo nella loro vita, hanno iniziato a praticare. Entrambi. Mio padre ha smesso di bere da tre settimane, e ad uno zadankai ha espresso, scrivendo la sua esperienza, di voler fare la sua rivoluzione umana. So che la nostra famiglia si unirà e realizzerà l’incredibile. Auguro una meravigliosa vittoria a voi tutti.

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VIVERE SECONDO IL GOSHO

ADOTTARE L’INSEGNAMENTO

CORRETTO PER LA PACE NEL PAESE

Il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, che contiene l’inse-gnamento più importante del Daishonin, è stato al centro del Corso europeo di studio di quest’anno (ndr agosto 2016).Nichiren lo scrive mosso dalla preoccupa-zione per la sofferenza dei suoi contem-poranei di fronte a una serie di sciagure di entità inusitata: terremoti, tifoni, epidemie, guerre e carestie.

Sezione 4 (RSND, 1, 12-16) NICHIREN RIVELA LA CAUSA CHE SOTTENDE L’OFFESA ALL’INSEGNAMENTO CORRETTOL’ospite domanda chi siano i “preti malvagi” e il padro-ne di casa menziona chiaramente Honen, dichiarando che è proprio il suo scritto Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa la dottrina distorta che offende l’insegnamento corretto. Perché il Daishonin confuta con tanta fermezza il nembutsu? È importante comprendere profonda-mente questo aspetto. Honen scomparve nel 1212, quindi dieci anni prima dalla nascita del Daishonin.[..][..] Il Daishonin confutò con grande fermezza il Nembutsu perché intuì quanto rendesse deboli gli esseri umani e portasse al declino la società. Un’altra caratteristica importantedel Nembutsu è la sua natura esclusivista. Nel Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa Honen insegna a scartare tutti i sutra, anche il Sutra del Loto, e ad abbracciare solo i

tre sutra della Pura Terra. Possiamo affermare che il Daishonin, criticando il Nembutsu, abbia voluto criticare severamente la sua natura esclusivista e arbitraria, che nega tutte le altre scritture buddiste e calunnia il Sutra del Loto. In particolare, nel periodo in cui visse il Daishonin questa tendenza si stava rafforzando e aumentava il numero dei seguaci del Nembutsu tra i governanti di Kamakura. Su questo punto Ikeda scrive: «Sembra dunque che fosse la scuola nembutsu, i cui aderenti erano in combutta con il potere, a essere fanatica ed esclusivista. Il Daishonin deve aver colto da numerosi indizi l’aspetto profondamente demoniaco che albergava nella dottrina nembutsu di allora, che avvelenava la mente delle persone» (MDG, 63-64). Nel passo del trattato riportato precedentemente si legge: «Se la gente preferisce ciò che è secondario e dimentica ciò che è primario, come possono le divinità benevolenti non essere adirate? Se la gente accantona le dottrine perfette e sceglie quelle fallaci, come può il mondo sfuggire agli attacchi dei demo-ni?». Nichiren dichiara che negare il Sutra del Loto, che insegna il conseguimento della Buddità di tutti gli esseri umani e che quindi è primario e perfetto, e credere invece in un insegnamento provvisorio e deviato come i tre sutra della Pura Terra, equivale a confondere le cose essenziali con quelle secondarie. Anche il Daishonin nel trattato cita e utilizza diverse scritture buddiste, ma il suo riferimento di base è sempre il Sutra del Loto. Se invece ci si basa sulla visione parziale degli insegnamenti precedenti al

Buddismo e Società 179novembre - dicembre 2016

Speciale

STUDIO

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Sutra del Loto si perde la visione totale in esso contenuta: e un piccolo bene, se contraddice il grande bene, diven-ta un grande male. Questo è quello che vuole sottolineare il Daishonin. Poi il padrone di casa asserisce: «L’unica cosa da fare, adesso, è abbandonare il male per ritornare al bene, occluderne la fonte, estirparlo alla radice!» (RSND, 1, 18). Intende dire che è necessario eliminare a fondo l’offesa alla Legge, altrimenti si divulgherà nuovamente.

Sezione 5 (RSND, 1, 16-18)NICHIREN AFFERMA, CITANDO SCRITTURE CINESI E GIAPPONESI, CHE ABBRACCIARE IL NEMBUTSU PORTERÀ IL PAESE ALLA ROVINA. L'ospite si infuria con il padrone di casa, che ha giudicato Honen un prete malvagio, affermando che la pratica del Nembutsu deriva dagli insegnamenti di Shakyamuni, e che è il padrone di casa ad aver voltato le spalle agli insegnamenti del Budda. Detto ciò cerca di andarsene. Il padrone di casa sorridendo lo trattie-ne e continua il dialogo. Prima di tutto sottolinea il grave errore di onorare gli insegnamenti provvisori riportando come prove concrete la situazione so-ciale in Cina e in Giappone, chiarendo che l'offesa di Honen è quella di aver scartato il Sutra del Loto.L'ospite controbatte: «D'altra parte voi, persona di umile posizione, vomitate accuse offensive come se niente fosse. Le vostre argomentazioni sono discutibili e senza fondamento» (RSND, 1, 18). Il Daishonin, a differenza dei monaci delle altre scuole, proveniva da una povera famiglia di pescatori e non possedeva templi o seguaci potenti. Probabilmente fa dire queste parole all'ospite imma-ginando che i potenti di Kamakura, a partire da Hojo Tokiyori, avrebbero sicu-ramente reagito così alle sue rimostranze. Il padrone di casa risponde: «Anche se sono una persona di scarsa abilità,

mi sono riverentemente dedicato allo studio del Mahayana. Una mosca blu, se si posa sulla coda di un buon caval-lo, può viaggiare diecimila miglia, e la verde edera che si abbarbica intorno al possente pino può crescere fino a mille piedi. Io sono nato come figlio dell'u-nico Budda, Shakyamuni, e servo il re delle scritture, il Sutra del Loto. Come potrei osservare il declino della Legge buddista e non essere colmo di pietà e rammarico? Inoltre il Sutra del Nirva-na afferma: "Se un buon monaco vede qualcuno distruggere l'insegnamento e non se ne cura, non lo rimprovera, lo espelle o lo punisce per la sua offesa, dovresti comprendere che quel monaco sta tradendo l'insegnamento del Budda. Ma se espelle il distruttore della Legge, lo rimprovera o lo punisce, allora questi è un mio discepolo, un vero ascoltatore della voce". Quantunque io possa non essere un "buon monaco", per evitare l'accusa di stare "tradendo l'insegna-mento del Budda" ho citato qualche principio generale e fornito una spie-gazione approssimativa» (RSND, 1, 18). L'ospite, invece di argomentare sul tema della conversazione, evidenzia lo status sociale del padrone di casa, ma quest'ultimo rimane sul piano delle ar-gomentazioni ribattendo che ha studiato il Mahayana e rispetta l'insegnamento di Shakyamuni. Qui il Daishonin con alcuni esempi («una mosca blu, se si posa sulla coda di un buon cavallo, può viaggiare diecimila miglia e la verde edera che si abbarbica intorno al possente pino può crescere fino a mille piedi») sottolinea che non conta quanto sia basso il ceto sociale di appartenenza o quanto sia umile l'aspetto esteriore, se la Legge che una persona abbraccia è grande anche quella persona è grande e potrà condurre un'esistenza magnifica. La nostra condizione vitale è meraviglio-sa perché studiamo e mettiamo in pratica il Buddismo mahayana e la sua

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punta di diamante, il Sutra del Loto. Il Daishonin sta cercando di trasmet-terci questo aspetto fondamentale. Nichiren in seguito cita un passo trat-to dal Sutra del Nirvana: «Se un buon monaco vede qualcuno distruggere l'insegnamento e non se ne cura, non lo rimprovera, lo espelle o lo punisce per la sua offesa, dovresti comprendere che quel monaco sta tradendo l'inse-gnamento del Budda. Ma se espelle il distruttore della Legge, lo rimprovera o lo punisce, allora questi è un mio discepolo, un vero ascoltatore della voce». Nichiren vuole sottolineare che un vero discepolo del Budda è chi lotta contro il male che fa soffrire la gente.

Sezione 6 (RSND, 1, 18-19)NICHIREN CITA ESEMPI DEL PASSATO PER MOSTRARE CHE GIÀ VI FURONO RICHIESTE DI PROIBIRE GLI INSEGNAMENTI NEMBUTSU L'ospite ascolta le parole del padrone di casa e si raddolcisce.Tuttavia prose-gue dicendo che mentre nessuna delle autorità buddiste ha mai chiesto che il Nembutsu venisse bandito, gli sembra presuntuoso che lo faccia il padrone di casa, persona di umile posizione. Ma questi fa riferimento a insegnamenti che confutano le offese alla Legge e afferma che la propagazione del Nembutsu è stata già proibita in passato.A questo punto il dialogo cambia tono: l'ospite comincia ad avere un atteggia-mento diverso e inizia a convincersi delle parole del padrone di casa, dichiarando che smetterà di fare offerte ai monaci malvagi e rispetterà coloro che mettono in pratica la Legge corretta. Il padrone di casa, oltre a rallegrarsi di questo cambiamento, afferma che nel Sutra del Maestro della Medicina vengono citati i sette disastri e le tre calamità (vedi nota a p. 13) e spiega che due di questi, la rivolta interna e l'invasione straniera, ancora non si sono verificati.

«Ora, se prima di tutto vogliamo garantire la sicurezza del paese e pregare per le nostre esistenze, presenti e future, dob-biamo affrettarci a esaminare la situazione e porvi rimedio il più presto possibile. Perché dico ciò? Perché, dei sette disastri descritti nel Sutra del Maestro della Me-dicina, cinque si sono già verificati. Solo due devono ancora apparire: l'invasione da parte di paesi stranieri e la rivolta all'interno del paese» (RSND, 1, 24). Poco più avanti afferma: «Se, per punire l'adesione alle cattive dottrine, i restanti disastri si susseguiranno facendo a gara per colpirci, non sarà troppo tardi allora per intervenire? Gli imperatori e i re hanno il loro fondamento nello stato e portano pace e ordine; i ministri e i sudditi sono in possesso dei campi e delle risaie e provvedono ai bisogni del mondo. Ma se arrivano dei banditi da un altro paese e invadono il paese, o se scoppia una ribellione interna e le terre del popolo vengono saccheggiate, cosa potrà esserci se non terrore e confusione? Se il paese viene distrutto e le famiglie sterminate, dove ci si potrà rifugiare? Se vi preoccupate anche solo un po' della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l'ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese» (RSND, 1, 25). L'espressione "quattro quadranti" indica le quattro di-rezioni di nord, sud, est, ovest, e quindi si riferisce alla pace e alla tranquillità del paese e del mondo intero.Il Daishonin afferma che, se si verifi-cano guerre civili o invasioni straniere, le persone perdono la casa e la terra e si trovano in una situazione senza via d'uscita. Se scoppia la guerra le basi della vita quotidiana vengono distrutte: per questa ragione Nichiren ci esorta a pregare non solo per noi stessi ma anche per la pace mondiale. La guerra fa emergere il lato peggiore dell'essere umano, nega alla radice l'umanità stessa e la distrugge.

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Il Daishonin si concentra sull'invasione straniera e le rivolte interne, spin-to dal forte desiderio di evitare la tragedia di qualsiasi tipo di guerra. La Soka Gakkai è stata fondata dopo la fine della prima guerra mondiale, nel novembre del 1930. Poi, durante la seconda guerra mondiale, il maestro Ma-kiguchi basandosi sullo spirito di "adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese" ha lottato contro il potere autoritario del regime militarista dando la sua stessa vita e morendo in carcere. Il maestro Toda, dopo aver superato avversità indicibili nei due anni trascorsi ingiustamente in prigio-ne, nel mezzo delle macerie del dopoguerra ha ricostruito la Soka Gakkai. La Soka Gakkai è nata tra la gente che aveva vissuto le sofferenze della miseria causate dalla guerra. Nell'agosto del 1947 il giovane Ikeda conobbe il maestro Toda proprio in occasionedi una sua lezione su questo trattato. Anche lui a causa della guerra aveva perso i suoi cari e la sua casa era andata a fuoco. Ma proprio per questa ragione riuscì a percepire la grandezza di Toda, che aveva lottato fino alla fine contro il regime militarista. Lo spirito che ereditiamo dai tre presidenti è quello di non ammettere la guerra in modo assoluto, e ciò cor-risponde allo spirito di "adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese". Nella Proposta di pace del 2012 il presidente Ikeda fa riferimento al passo: «Se vi preoccupate anche solo un po' della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l'ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadran-ti del paese» e commenta: «Nichiren esprime il concetto che, così come non possiamo sperimentare felicità e sicurezza in isolamento - godendone anche se gli altri soffrono della loro mancanza - allo stesso modo non possiamo vivere al riparo dall'infelicità e dalle minacce che affliggono gli altri» (BS, 152, 15). Quando scoppia una guerra i suoi effetti negativi oltrepassano i confini geografici causando sofferenza a moltissime persone; ciò porta all'aumento dell'odio e a ulteriori conflitti. Per questa ragione è necessario che ognuno agisca con la con-sapevolezza che «non possiamo sperimentare felicità e sicurezza in isolamento e non possiamo vivere al riparo dall'infelicità e dalle minacce che affliggono gli altri». In ciò si trova anche la chiave per superare le divisioni che stanno lacerando la società. Il nostro movimento di "adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese" ha lo scopo di trasformare radicalmente il tessuto sociale.