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ANNO 2017 NOTIZIE DAL 08 MARZO AL 15 MARZO

NOTIZIE E INFORMAZIONI SULL’AFRICA E, IN PARTICOLARE, SULLA SOMALIA E PAESI DEL CORNO D’AFRICA, RACCOLTE DA AGENZIE, GRUPPI, ISTITUZIONI,

COMMENTATE CON CONSIDERAZIONI ED OSSERVAZIONI

SOMMARIO

Pag. 02 - 08 mar. L’ospedale pediatrico di Hargeisa, capitale del Somaliland

Pag. 02 - 08 mar. Somalia. La difficile lotta del nuovo presidente contro terrorismo e corruzione

Pag. 03 - 08 mar. Cooperazione: segretario generale Onu Gutierres in Somalia, “comunità internazionale si mobiliti per scongiurare nuova carestia”

Pag. 06 - 08 mar. Somalia: presidente Farmajo critica divieto visti per musulmani, “abbiamo contribuito a crescita Usa”

Pag. 06 - 09 mar. Somalia: governo pianifica stampa di nuove banconote anti-contraffazione

Pag. 06 - 09 mar. Il segretario generale dell’Onu chiede aiuti alla comunità internazionale

Pag. 07 - 10 mar. Contrasto alla pena capitale

Pag. 07 -11 mar. Il contingente italiano conclude il progetto di costruzione di una clinica a Mogadiscio

Pag. 08 - 11 mar. Somalia: mons. Bertin (Gibuti e Mogadiscio) in prima linea contro la carestia.

Pag. 09 - 12 mar. In Africa e Yemen si muore di fame e sete, peggior crisi umanitaria dal 1945

Pag. 10 - 13mar. Doppio attentato a Mogadiscio: presso un hotel e vicino un a caserma, 6oltre 15 morti

Pag. 11 - 13 mar. Etiopia: tragedia nella discarica, in 72 sotto una frana di rifiuti

Pag. 11 - 14 mar. Sud Sudan: un Paese ormai moribondo per carestia e fame

Pag. 12 - 14 mar. Somalia: sequestro nave cargo, pirati si definiscono pescatori danneggiati da attività ittiche illegali

Pag. 12 - 15 mar. Somalia: Mons. Bertin si adopera per proteggere il popolo somalo dalla carestia

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08 mar. L’ospedale pediatrico di Hargeisa, capitale del Somaliland

Marwa e Barwaqoo aspettano sulle panchine di pietra all’esterno dell’ospedale. Sono vestite di veli colorati. In Somalia anche le bambine sono obbligate a coprire il capo. Siamo al ‘Mohamed Aden Sheikh Children Teaching Hospital’, un ospedale pediatrico costruito grazie al lavoro e all’impegno italiano, ora amministrato totalmente dal governo del Somaliland, per gli attori internazionali regione autonoma della Somalia, che ha autoproclamato la sua indipendenza nel 1991. Ideato da Mohamed Aden Sheikh, chirurgo somalo prigioniero politico del regime di Siad Barrè, l’ospedale ha preso forma nel 2012. I visi preoccupati delle madri accompagnano il percorso dei bambini. Sono 50.000 i bimbi visitati in cinque anni. I medici locali si dividono tra diagnosi, ricoveri, terapie mediche, trattamenti chirurgici e le cinque preghiere giornaliere della religione islamica. Si entra nell’ospedale attraverso pareti dipinte di rosso fuoco. I bambini riempiono i letti delle spaziose stanze. Le culle riscaldate accolgono i neonati sotto peso. Poche lacrime. I bambini non fanno i capricci, ma come piccoli adulti seguono i consigli dei medici e degli infermieri. La mattina è frenetica, già dalle prime luci del giorno i piccoli pazienti aspettano fuori dal cancello dell’ospedale. I più fortunati stringono nelle mani latte o succo di frutta. La giornata inizia con il triage sotto tettoie costruite di canne e legno, mentre il sole penetra e scalda l’aria ancora fresca. Poi le vie si dividono tra Out-Patient Department, laboratorio analisi, reparto, medicheria, malnutrizione. Tutto si chiude con il passaggio nella farmacia interna dell’ospedale per il ritiro dei medicinali prescritti dalla programmazione delle cure.

08 mar. Somalia. La difficile lotta del nuovo presidente contro terrorismo e corruzione

Eletto al ballottaggio con 184 voti, dopo due turni di votazione, superando l’attuale capo di Stato Hassan Sheikh Mohamud, Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo è stato dichiarato il nuovo presidente della Somalia. Membro del clan dominante Hawiye, l’ex presidente Hassan Sheikh Mohamud, durante i suoi cinque anni di governo, lascia in ereditàgfrandi problemi ma soprattutto è riuscito ad arginare la corruzione endemica somala. L’esercito governativo somalo ha garantito sicurezza nella capitale durante l’intero turno elettorale. La presa del potere da parte del nuovo leader, ha riversato nelle strade e nelle piazze delle maggiori città somale migliaia di cittadini. Anche all’estero, come nel quartiere di Eastleigh a Nairobi, in Kenya, conosciuto come ‘piccola Mogadiscio’ i membri della diaspora somala hanno festeggiato i risultati delle elezioni. Il pensiero comune è la speranza di una nuova via verso la stabilità politica e la democrazia piena lacerata da tanti anni di anarchia e poi dagli interventi militari di peace keeping e dalle corti islamiche e dalle milizia islamiche di al shabaab, il tutto condito dalle prepotenze dei signori della guerra, dalle dispute tra clan, dalle violenze e dalle vendette, pratiche perpetrate quotidianamente per anni. Le elezioni, sono state in gran parte finanziate da Stati Uniti e Unione Europea. Gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia sono stati tutti accusati di finanziamento delle campagne elettorali di

candidati specifici e quindi, indirettamente, promotori della corruzione.

Il nuovo presidente dovrà sin dall’inizio affrontare molteplici sfide: la minaccia rappresentata da gruppi estremisti somali, la carestia incombente, le istituzioni deboli, le fazioni in lotta e la disoccupazione dilagante in un paese in cui oltre il 70% della popolazione è sotto i 30 anni. Farmajo, rafforzate le sue credenziali come nazionalista somalo, durante la sua campagna elettorale, attraverso la critica circa i presunti

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tentativi dei paesi vicini per influenzare le elezioni, rappresenta una promessa per combattere i militanti islamici e per risollevare l’economia somala. I critici disegnano Farmajo come inesperto. Preoccupano le sue opinioni fieramente indipendenti che potrebbero irritare i Paesi limitrofi come l’Etiopia e il Kenya. 08 mar. Cooperazione: segretario generale Onu Guterres in Somalia, “comunità internazionale si mobiliti per scongiurare nuova carestia”

Con un forte appello alla comunità internazionale affinché faccia tutto il possibile per scongiurare una nuova carestia, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha visitato ieri la Somalia, seconda tappa del suo tour nei paesi dell’Africa orientale colpiti dalla siccità. "C'è una possibilità per scongiurare il peggio, ma c’è bisogno di un sostegno massiccio da parte della comunità internazionale per evitare il ripetersi dei tragici eventi del 2011", ha detto Guterres parlando alla stampa al suo arrivo nel paese. “La combinazione di siccità, cambiamento climatico, conflitto e malattie è un incubo. Stiamo cercando di elaborare un piano di emergenza per evitare il peggio”, ha aggiunto il segretario generale, che durante la sua tappa a Mogadiscio ha incontrato il neo presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed “Farmajo”. "La visita di Guterres ha l’obiettivo di dimostrare sostegno e solidarietà al popolo somalo in questo momento di crisi umanitaria. Siamo colpiti da una siccità che potrebbe sfociare in carestia se non ci saranno piogge nei prossimi due mesi", ha detto il presidente somalo, citato dalla stampa locale.

Quanto alla stabilità interna della Somalia, Farmajo ha precisato che, nonostante la sua elezione, non esistono soluzioni rapide per il paese. "I nostri problemi sono scaturiti da venti anni di conflitto e dalle ricorrenti siccità. Una soluzione avrà bisogno di oltre vent’anni", ha ribadito Farmajo. Nel corso della sua visita in Somalia, Guterres ha visitato nel pomeriggio anche la città di Baidoa, nella Somalia centrale, gravemente colpita dalla siccità. Sabato scorso il neo eletto primo ministro somalo, Hassan Ali Khaire, ha fatto sapere che almeno 110 persone nel paese sono morte in meno di 48 di diarrea acuta causata dalla mancanza di cibo, medicinali e di accesso all'acqua potabile, mentre in precedenza lo stesso Farmajo aveva proclamato lo stato di disastro nazionale per la siccità che ha colpito il paese, facendo appello alla comunità nazionale, alla comunità imprenditoriale locale e agli esponenti della diaspora per incrementare l'assistenza.

La Somalia – insieme allo Yemen e alla Nigeria – è uno dei tre paesi considerati dalle agenzie dell’Onu sull’orlo della carestia, dopo che le autorità del Sud Sudan hanno già proclamato lo stato di carestia in alcune aree del paese più giovane del mondo. Per far fronte alla grave emergenza siccità, e per scongiurare il ripetersi della devastante carestia che nel 2011 provocò la morte di oltre 260 mila persone nella sola Somalia, il mese scorso le Nazioni Unite hanno lanciato un appello da 4,4 miliardi di dollari per affrontare la crisi nei quattro paesi, dove più di 20 milioni di persone sono a rischio insicurezza alimentare. Sempre il mese scorso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha lanciato un allarme in base al quale sei milioni di somali versano in una situazione di insicurezza alimentare, di cui la metà in modo grave. La siccità che ha colpito l’Africa orientale e, in particolare, la Somalia – ha messo in guardia l’agenzia – ha dimezzato i raccolti e facendo aumentare i prezzi degli alimenti e se le piogge saranno meno abbondanti del previsto nulla impedirà una vera e propria catastrofe alimentare.

La siccità, come si legge nell’ultimo bollettino della Fao per il monitoraggio dei prezzi del cibo, ha nettamente frenato i raccolti e spinto i prezzi di cereali e altri alimenti di base a livelli insolitamente elevati, comportando seri rischi soprattutto per i pastori nella regione. "Il forte aumento dei prezzi limita fortemente l'accesso al cibo per un gran numero di famiglie, con conseguenze allarmanti in termini di insicurezza alimentare", ha detto Mario Zappacosta, economista della Fao e coordinatore del sistema mondiale d'informazione e preavviso rapido. La siccità sta peraltro colpendo una regione in cui le scorte alimentari si stanno già esaurendo a causa del fenomeno climatico di El Nino, che si è concluso solo l'anno scorso. Secondo le agenzie Onu, la siccità che ha colpito le regioni settentrionali della Somalia nel corso dell'ultimo

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anno è ormai diffusa in tutto il paese, minacciando una popolazione già martoriata da decenni di conflitto. Quasi la metà della popolazione del paese – circa 6,2 milioni di persone – è colpita da una grave insicurezza alimentare e necessita di assistenza.

Secondo le stime dell’Onu, più di 944 mila bambini soffriranno di malnutrizione acuta quest'anno, di cui 185 mila in forma acuta, ed è molto probabile che il numero aumenti del 50 per cento nei prossimi mesi. La siccità in corso ha lasciato intere comunità con poca o nessuna risorsa, interi villaggi hanno perso i loro raccolti e il loro bestiame. La siccità ha inoltre causato un aumento delle malattie trasmesse per via idrica, con più di 4 mila casi di diarrea acuta e colera segnalati dall’inizio dell'anno. Si teme che, in Somalia, si possa ripetere la situazione catastrofica di quanto avvenne nel 2011 quando decine di migliaia di famiglie abbandonarono le loro case in cerca di cibo, acqua e pascoli accessibili, dopo i segni evidenti dell'estensione della crisi alimentare che sta attanagliando la nazione. Sono state infatti segnalati, nelle ultime sei settimane, gli spostamenti di centinaia di camion in arrivo nella regione costiera del Puntland, carichi di famiglie e bestiame provenienti dal Somaliland, spinti dalla notizia di leggeri piovaschi nella regione prima di Natale. Più a sud, nella Somalia centro-meridionale, le Nazioni Unite riferiscono di un flusso di più di 100 rifugiati somali al giorno, dall'inizio di gennaio, che attraversano il confine con l'Etiopia per raggiungere il campo di Dollo Ado, una media mai registrato negli ultimi 4 anni. Nel Puntland, che sta soffrendo della più grave siccità che abbia colpito la regione dopo il 1950, i nuovi sfollati locali che hanno perso il bestiame si stanno raccogliendo in piccoli campi informali per cercare acqua, cibo e aiuti. Le condizioni di siccità attuali sono le peggiori degli ultimi decenni e il terreno è cosparso di carcasse delle capre. In alcuni posti, ci sono anche cammelli morti, che, di solito, sono il triste presagio della morte degli essere umani.

Con le pessime previsioni per la stagione delle piogge dei prossimi mesi, la Somalia è sospesa sul baratro di una nuova carestia se non verranno messe a disposizione le risorse necessarie per raggiungere con gli aiuti, acqua e medicine i più vulnerabili, e in particolare i bambini. Anche l’Italia si è messa in moto per fronteggiare la drammatica siccità che sta colpendo la Somalia. La Cooperazione italiana ha infatti di recente disposto lo stanziamento di 500 mila euro a favore del Pam.

Ecco qui di seguito gli ultimi stanziamenti di alcune delle agenzie delle Nazioni Unite per favorire la lotta alla siccità ed alla carestia dei paesi del Corno d’Africa o dei paesi africani in difficoltà. Si nota, già da queste parziali informazioni che non sembra esserci, tra le stesse agenzie, un vero coordinamento e prioritarizzazione per far fronte alla grave crisi di quel continente e poca chiarezza, difficoltà di individuare, man mano i risultati raggiunti, calendarizzazioni precise e costantima in farcoite di parole di nuovo conio, peraltro difficile da interpretare nel loro esatto significato (come: resilienza, inclusività). Tutte cose, e molte altre, che invece vengono richieste con puntiglio, critiche, revisioni contabili, respingimenti, ecc. alle organizzazioni che effettivamente stanno sul territorio a combattere con le difficoltà, i problemi, i sacrifici propri dei volontari che gagliardamente e con entusiasmo si dedicano al soccorso e all’aiuto .

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a) Un contributo di 13,3 milioni di dollari da parte dell' IFAD dà sostegno alla sicurezza alimentare, alla siccità, alla resilienza e alla riduzione della povertà in Sudan attraverso un progetto già esistente, della durata di 8 anni, volto a migliorare le condizioni di vita e la resilienza nella regione molto soggetta a siccità della regione del Butana;

b) Nascita di un nuovo Fondo per un Impatto Agricolo Equo per l'Uganda del valore di 12 milioni di Euro a cura dell'Unione Europea (UE), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Fondo Nazionale di Previdenza Sociale (NSSF) per fornire il necessario accesso al capitale alle piccole e medie imprese agricole dell'Uganda;

c) Il Belgio dona 14 milioni di Euro per sostenere le risposte e la resilienza ai disastri e alle crisi quale contributo per aumentare la capacità della FAO e dei paesi membri di rispondere immediatamente ai disastri e alle crisi e di rafforzare la capacità di recupero a lungo termine degli agricoltori e dei pastori più vulnerabili. Tale programma pluriennale è rivolto alla riduzione della sofferenza umana e a fornire migliori aiuti alle persone colpite da crisi in tutto il mondo e possa servire ad effettuare interventi di prevenzione, utili in molte crisi, per proteggere il bestiame di valore con alimentazione d'emergenza e con vaccinazioni, in modo che gli animali continuino a fornire proteine, latte e reddito alle comunità pastorali;

d) La Mauritania beneficia di un finanziamento di 21 milioni di dollari americani stanziati da IFAD per aumentare la sicurezza alimentare, l’alimentazione e per ridurre la povertà rurale con l’obiettivo di migliorare le entrate , l’alimentazione e la sicurezza alimentare. Il programma completo prevede un impegno di 45,2 miliardi di dollari ed è tutto un programma sin dal titolo: “Il Progetto di Sviluppo della Catena di Valore Inclusiva (PRODEFI). La prima fase del progetto PRODEFI si concentrerà sul settore ortofrutticolo, sull’ allevamento del pollame, sulla produzione del latte di capra e sui prodotti forestali diversi dal legno. L’attività di pesca in loco verrà controllata nei pressi del lago Forum Gleita all’inzio del progetto. Seguiranno analisi di mercato, nuovi raccolti generati dall’aumento delle entrate e nuove attività saranno definite durante la seconda fase del progetto. Inoltre, il progetto intende supportare i sistemi di produzione competitivi che possano incontrare la domanda di mercato. Gli agricoltori riceveranno formazione e servizi di promozione relativi ai modelli di produzione. Per combattere i cambiamenti climatici, il progetto agevolerà l’uso di energia solare e promuoverà tecniche di gestione sostenibile di risorse naturali quali l’acqua, le terre da pascolo e le risorse vegetali. Il progetto PRODEFI promuoverà anche una miglior coesione tra domanda e servizio. Verrà creata una cooperazione tra produttori del settore pubblico e privato nell’interesse dei piccoli agricoltori e per facilitare l’accesso di questi ultimi ai mercati. Tutto ciò sarà naturalmente condotto da funzionari dell’IFAD e da uno stuolo di consulenti ed esperti dei relativi settori tutti a paghe ben note delle Nazioni Unite.

e) Dalla Danimarca arriva una tempestiva donazione di 2,1 milioni di dollari per aiutare il Programma Alimentare delle Nazioni Unite (PAM) a fornire aiuti d’emergenza e salvavita alle persone colpite dalla siccità in Somalia. A seconda della stagione e delle circostanze, il PAM fornisce aiuti d’emergenza come cibo o finanziamenti in denaro per comprare cibo da fornitori autorizzati. Il PAM supporta inoltre le comunità creando beni per migliorare le condizioni di vita, a combattere l’insicurezza alimentare e ampliare la capacità dei Somali di cura del bestiame.

f) Il sostegno della Germania al Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha raggiunto una cifra record nel 2016, con 791,5 milioni di Euro donati. Di questo totale, il più grande singolo contributo mai donato a una operazione del WFP - 570 milioni di Euro - è andato a favore della Siria e dei paesi vicini, contribuendo lo scorso anno a ripristinare l'assistenza alimentare a quasi sei milioni delle persone più vulnerabili. Inoltre, il governo tedesco ha potenziato i programmi di formazione, resilienza, nutrizione e innovazione del WFP, attraverso maggiori investimenti pluriennali. In aggiunta il finanziamento del Ministero degli Affari Esteri tedesco ha aiutato il WFP a fornire cibo attraverso lanci aerei, ponti aerei e consegne transfrontaliere a centinaia di migliaia di persone assediate nelle città e nelle comunità di tutta la Siria.

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g) Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha accolto un contributo 3,6 milioni di sterline da parte del Regno Unito per aiutare a combattere la malnutrizione in Mozambico. Il contributo da parte di UKaid fornirà supporto nutrizionale, per i prossimi sei mesi, a circa 60.000 persone nelle province più colpite. La maggior parte di coloro che riceveranno il supporto nutrizionale sono bambini malnutriti sotto i cinque anni di età e donne in stato di gravidanza e d'allattamento, oltre a coloro che si trovano ad affrontare una combinazione di fattori tra cui l'insicurezza alimentare, l'accesso limitato all'acqua potabile e ai servizi igienici e la povertà radicata delle zone rurali.

h) Nota di interesse: gli Stati Uniti hanno, per la maggior parte dei casi, provveduto direttamente e con propri mezzi, col loro sistema di aiuti e coordinamento per le emergenze - attraverso USAID – alla somministrazione di viveri, medicinali, traendolo dalle loro riserve appositamente costituite

08 mar. Somalia: presidente Farmajo critica divieto visti per musulmani, “abbiamo contribuito a crescita Usa”

Il nuovo presidente della Somalia, Mohamed Abdullahi “Farmajo”, ha criticato quest’oggi il “muslim ban”, il divieto imposto dal capo della Casa Bianca Donald Trump all’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di sei paesi a maggioranza islamica. “La Somalia – ha ricordato Farmajo, ripreso dall’emittente britannica “Bbc” durante una conferenza stampa congiunta con il segretario generale delle Nazioni Unite Antionio Guterres – ha contribuito in diversi modi alla crescita dell’economia e della società statunitense. Dovremmo discutere di questo, piuttosto che delle poche persone che potrebbero causare problemi”. Inoltre, ha sottolineato il presidente somalo, è fondamentale che Mogadiscio continui a lavorare per sconfiggere i jihadisti di al Shabaab. Ieri Trump ha siglato un nuovo ordine esecutivo volto a rafforzare le misure a disposizione della sicurezza nazionale contro le minacce terroristiche. Il documento include anche un nuovo divieto di 120 giorni all’ingresso di tutti i rifugiati, misura che dovrebbe entrare in vigore a partire dal prossimo 16 marzo. 09 mar. Somalia: governo pianifica stampa di nuove banconote anti-contraffazione

La Somalia sta pianificando la stampa di nuove banconote entro la fine di quest’anno al fine di contrastare la circolazione di soldi falsi. Lo riferisce l’emittente britannica “Bbc”, ricordando come le banconote attualmente in circolazione siano spesso contraffatte. Il processo di stampa delle nuove banconote sarà condotto con l’assistenza del Fondo monetario internazionale (Fmi), deciso a sostenere le nuove autorità di Mogadiscio e il presidente Mohamed Abdullahi “Formajo” nel rilancio del processo democratico e dell’economia. 09 mar. Il segretario generale dell’Onu chiede aiuti alla comunità internazionale

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, è arrivato ieri in Somalia per quella che lui stesso ha definito una «visita di emergenza», focalizzata sulla crisi scatenata dalla siccità, dalla carestia e dalla grave emergenza colera che ha colpito il paese del Corno d’Africa. «La gente sta morendo. Il mondo deve agire adesso per fermare tutto questo», ha dichiarato il segretario generale dell’Onu. Recentemente, le Nazioni Unite hanno detto che c’è solo «una finestra di due mesi per evitare una catastrofe dovuta alla siccità». La visita ha lo scopo di richiamare l’attenzione della comunità internazionale sulla crisi umanitaria. Tra gli appuntamenti di Guterres, è prevista anche la visita in un campo sfollati. La Somalia — insieme a Nigeria, Sud Sudan e Yemen — è uno dei quattro paesi citati dal segretario generale il mese scorso, quando ha lanciato un appello per ottenere aiuti per 4,4 miliardi di dollari, il minimo necessario — indicano gli analisti — a scongiurare catastrofiche conseguenze alla carestia in atto. La siccità ha colpito 6,2 milioni di somali. Il governo ha dichiarato lo stato di calamità naturale in alcune zone del paese — in particolare nella regione sudoccidentale di Bay — e le agenzie umanitarie temono che la situazione degeneri e si determini

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una carestia su ampia scala. E le prospettive degli esperti sono allarmanti. Il Palazzo di Vetro e diverse organizzazioni prevedono che quasi un milione di bambini quest’anno soffriranno di malnutrizione in forma acuta, inclusi oltre 180.000 minori che saranno gravemente malnutriti e avranno bisogno di sostegno urgente. «Con l’appoggio della comunità internazionale, è possibile evitare il peggio», ha detto il segretario generale durante un incontro a Mogadiscio con il nuovo presidente somalo, Mohamed Abdullahi Mohamed. «Dobbiamo fare quanto più rumore possibile», ha aggiunto Guterres: «Conflitto, siccità, cambiamento climatico, malattie, colera. La combinazione è un vero incubo». Il numero uno dell’Onu ha quindi auspicato il sostegno mondiale per fornire cibo e aiuti umanitari immediati alla Somalia. «Questa fame — ha concluso — richiede un’enorme risposta».

10 mar. Contrasto alla pena capitale

Sono molte le iniziative di organizzazioni e istituzioni internazionali per tentare di ridurre la pena capitale nel mondo. Nel 2016 c’è stata addirittura la introduzione o reintroduzione della pena di morte in tre paesi come la Guyana, la Corea del Sud e la Tunisia anche se limitandole agli atti di terrorismo.

Per non allargare troppo la rassegna di tale complesso argomento ci limitiamo a riportare alcune informazioni riferite al caso della Somalia: nel 2015, sono state effettuate almeno 25 esecuzioni, tra cui 9 per atti di terrorismo. Altre 13 esecuzioni sono state effettuate nel 2016 (notizia al 30 giugno), tra cui 3 per terrorismo. Numerose sono state le esecuzioni extra giudiziarie avutesi nella nazione somala cioè con condanne non eseguite a seguito di sentenze di legittimi tribunali. Il regolamento giuridico qui prevede che tutti i casi di terrorismo siano giudicati dai tribunali militari e quasi del tutto assenti sono le possibilità di appello e di clemenza e, come in molti altrui paesi, sono stati registrati gli abusi dei servizi di sicurezza, che hanno sistematicamente utilizzato la detenzione illegale, il sequestro di persona, la tortura e la falsificazione di documenti ufficiali.

L’organizzazione “nessuno tocchi Caino” intende avviare un programma di sensibilizzazione alimentando il dibattito sul rispetto delle Convenzioni Internazionali sui diritti umani migliorando le informazioni sulla trasparenza e la conoscenza sull’utilizzo della pena di morte e le pene alternative tese a proteggere i diritti fondamentali dell’individui. Oggi l’ostacolo maggiore alla azione di contrasto alla pena capitale proviene dalla maggioranza delle popolazioni favorevoli al suo esercizio per il convincimento radicato in ordine alla visione del castigo e della punizione anche se l’attuale clima di insicurezza creato dal terrorismo ha sicuramente aumentato il sostegno pubblico alla pena capitale e a credere in questa come di deterrenza.

11 mar. Il contingente italiano conclude il progetto di costruzione di una clinica a Mogadiscio

Nella mattinata di ieri 10 marzo, all’interno dell’International Campus di Mogadiscio – sede del Quartier Generale di EUTM - Somalia e della componente nazionale (IT-NSE) di supporto alla missione di addestramento dell’Unione Europea – è avvenuta la cerimonia di chiusura di un progetto tutto italiano che in pochi mesi ha portato alla costruzione di una clinica nell’area di Garasbaleey, uno dei 18 distretti della capitale somala che oltre ad essere tra i più popolati era l’unico senza la presenza di un presidio sanitario.

Finanziata con i fondi assegnati alla componente CIMIC (Cooperazione Civile Militare) dell’Italian National Support Element (IT-NSE),

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l’ambulatorio rappresenterà un importantissimo punto di assistenza medica sia per i residenti di Garasbaleey che per le tantissime famiglie di sfollati (Internally Displaced Persons – IDPs) che in questo periodo, a centinaia, stanno muovendo dalle aree interne verso Mogadiscio in cerca di cibo e acqua per sfuggire ad uno dei peggiori periodi di siccità e carestia degli ultimi decenni.

Alla cerimonia erano presenti il Sindaco di Mogadiscio e Governatore della regione di Banadir, Yussuf Hussein Jim’ale ed il Commissario Distrettuale di Garasbaleey, Abdirahman Ahmed Alì, i quali sottolineando l’importanza della clinica per la popolazione della capitale hanno espresso profonda gratitudine alle autorità italiane militari e diplomatiche presenti, nello specifico il Tenente Colonnello Giuseppe Fabri Comandante dell’Italian National Support Element (IT-NSE) e il Colonnello Carlo Emiliani, Addetto Militare presso l’Ambasciata d’Italia in Somalia.

12 mar. Somalia: mons. Bertin (Gibuti e Mogadiscio) in prima linea contro la carestia.

“In questo momento, attraverso Caritas Somalia – l’unico segno rimasto della presenza concreta della Chiesa cattolica – stiamo stringendo alleanza con Catholic relief services (la Caritas Usa) e Trocaire, l’omologa irlandese” per “provare a limitare i danni della carestia che sembra ormai inevitabile”. A parlare da Hargeisa, nel Somaliland, autoproclamato stato a nord della Somalia, è monsignor Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, contattato telefonicamente. Oltre alla scarsità di cibo, l’emergenza idrica sta causando anche epidemie di colera e di morbillo. Secondo l’Unicef, a causa della siccità e della carestia, sono 1,4 milioni i bambini in pericolo di vita tra Somalia, Nigeria, Sud Sudan e Yemen. “La situazione è particolarmente severa in alcune aree del Paese, in particolare nel Puntland”, sottolinea mons. Bertin. Impossibile un calcolo preciso delle conseguenze nel Sud, a causa della

situazione di grande instabilità e insicurezza dovuta alla presenza di Al-Shabaab, il braccio somalo di Al-Qaeda. E’ infatti precluso il transito ed il passaggio in quelle zone anche alle organizzazioni umanitarie e sanitarie che intedono portare aiuti e soccorsi. A quella gente infatti non rimane altro che fuggire, affrontare la triste storia dei rifugiati senza speranze, per raggiungere le aree di distribuzione degli aiuti. “Il vero problema della Somalia è proprio questo – certifica il vescovo –. In questi anni, in moltissimi si sono rifugiati nei campi per sfollati in Kenya, Etiopia e Yemen”. Da qualche settimana però c’è un nuovo presidente della repubblica, Mohammed

Abdullahi Mohammed detto Farmajo. “Sta componendo il governo con il favore della popolazione e della comunità internazionale e contro gli Shabaab”, osserva Bertin. “Stiamo a vedere”. Il governo di Mohammed potrebbe ristabilire un margine di sicurezza nella parte meridionale del Paese, e permettere la riapertura di una chiesa cattolica a Mogadiscio, dove manca dal 1991. “A differenza di Gibuti, dove la Chiesa è riconosciuta e ogni giorno accogliamo 2.700 alunni nelle nostre richiestissime dodici scuole cattoliche, in Somalia questo è il tempo della semina e della speranza. Dobbiamo lavorare per far rinascere dalle ceneri il cristianesimo, sapendo che i risultati arriveranno in tempi lunghi”. Accanto a mons. Bertin ci sono cinque sacerdoti provenienti da Nuova Zelanda, Brasile, Stati Uniti, India e Camerun oltre a cinque

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congregazioni di suore per un totale di 27 religiose. Ad Hardeisa, lo scorso anno è stata riaperta la chiesa dedicata a sant’Antonio di Padova. Il mondo sta affrontando la peggiore crisi umanitaria dal 1945, una crisi per carestia che mette a rischio circa 20 milioni di persone. L'allarme è dell'Onu che ha lanciato un appello per evitare «una catastrofe». « Già dall'inizio dell'anno stiamo affrontando la peggiore crisi umanitaria dalla creazione delle Nazioni Unite», ha detto al Consiglio di sicurezza del Palazzo di Vetro il responsabile umanitario dell'organizzazione, Stephen O'Brien. «Senza uno sforzo globale collettivo e coordinato, la gente semplicemente morirà di fame». Ma l’esigenza di fondi caratterizzati dalla urgenza della situazione dovrebbe far riflettere la dirigenza dell’Onu circa la necessità di rimodulare tutti gli stanziamenti delle varie Agenzie: non si può pretendere che i Paesi possano rispondere agli appelli così assillanti per l’ottenimento degli stanziamenti che, a larghe spanne sono stati ritenuti necessarie. I paesi hanno regole specifiche che rispondono ai mandai parlamentari e ai propri popoli. L’Onu ha sicuramente modi e maniere più flessibili per rispondere alle emergenze. C‘è invece un via vai di aerei che portano, sempre singolarmente, i responsabili dell’Onu e delle loro agenzie, con uno spiegamento di tempo, di energie e di risorse in spiegabile, ma sarebbe forse più opportuno che si mettano a tavolino per discutere e coordinare gli aiuti (UNHCR, UNDP, FAO, WHO, UNICEF, WFP, IFAD, ed alri) traendo i fondi da quelli comunque disponibili :

12 mar. In Africa e Yemen si muore di fame e sete, peggior crisi umanitaria dal 1945

Senza un aiuto umanitario urgente per soccorrere le popolazioni in Yemen, Sud-Sudan, Somalia e il nord est della Nigeria la gente "morirà semplicemente di fame. Si tratta di crisi alimentari provocate in gran parte da conflitti, il che rende anche difficile la distribuzione degli aiuti alla popolazione. La situazione più grave si registra nello Yemen travolto da una guerra civile che coinvolge Arabia Saudita e Iran. Circa due terzi della popolazione, pari a 18,8 milioni di persone, ha bisogno di aiuti e di questi più di sette soffrono la fame. Sia il governo yemenita sostenuto da Riad che i ribelli Houti appoggiati da Teheran hanno promesso di lasciar passare gli aiuti alimentari però, finora "le parti in conflitto hanno arbitrariamente negato un sostanziale accesso agli aiuti umanitari, che vengono politicizzati.

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Nel 2017 serviranno, secondo Stephen O'Brien, sottosegretario delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, 2,1 miliardi di dollari per fornire "protezione e assistenza salva vita" a 12 milioni di yemeniti, ma finora solo il 6% ha ricevuto aiuti internazionali. In Sud Sudan la carestia è dovuta alla guerra civile in corso da tre anni. A causa del conflitto ci sono 3,4 milioni di sfollati, comprese 200mila persone che hanno lasciato il paese a partire da gennaio. Oltre un milione di bambini soffre di malnutrizione acuta, 270mila dei quali rischiano la morte per fame. E ad aggravare la situazione vi è un'epidemia di colera che ha iniziato a diffondersi nel giugno 2016. La crisi in Somalia ricorda la carestia del 2011, ma rispetto ad allora si è rafforzata la presenza e l'azione delle agenzie umanitarie sul posto. Sembra che vi posa essere inoltre un buon rapporto con il nuovo governo di Mogadiscio che posa riuscire a riportare stabilità nel paese dopo anni di conflitti e terrorismo, e che ha recentemente dichiarato lo stato di disastro nazionale a causa della siccità. Per evitare la carestia c’è bisogno solo di coordinare meglio l’azione delle agenzie e le risorse. Infine, nel nord est della Nigeria la crisi umanitaria è dovuta a sette anni di attacchi armati e attentati del gruppo islamista Boko Haram che hanno provocato oltre 20mila morti e 2,6 milioni di sfollati. Un coordinatore umanitario dell'Onu, ricorda oggi il Guardian, ha riferito che in alcune zone del nord est vi sono adulti così malnutriti da non essere in grado di camminare e villaggi che hanno perso per fame tutti i bambini più piccoli.

13mar. Doppio attentato a Mogadiscio: presso un hotel e vicino un a caserma, con molti morti

Erano settimane che non si era a conoscenza di nuovi attentati contro ristoranti ed alberghi in Somalia. Ed eccoci accontentati: è oggi notizia che gli obiettivi più cari ai jihadisti è tornato ad essere lo stesso. Un'autobomba è esplosa stamane vicino ad un hotel di Mogadiscio, uccidendo almeno sei persone e ferendone altre quattro. Lo ha reso noto un funzionario della polizia somala. L'esplosione è avvenuta vicino all'hotel Weheliye, in una strada molto trafficata del centro della capitale somala. Ma oggi è avvenuta una seconda esplosione vicino a una base militare mentre i servizi di emergenza erano impegnati a soccorrere le vittime del primo attacco, e in questo caso sono morte almeno tre persone. "Un kamikaze a bordo di una autobomba si è fatto esplodere a pochi metri da una caserma militare dove si svolgono addestramenti per unità dell'esercito somalo nel quartiere Wadjar" nella parte orientale della capitale, ha detto all'agenzia stampa turca Anadolu una fonte di sicurezza locale. Il primo ministro somalo Hassan Ali Khaire ha condannato i due attacchi affermando che sono stati compiuti da “bande criminali assetate di sangue”. Per il momento gli estremisti islamici di al-Shabab affiliati ad al- Qaeda non hanno rivendicato gli attentati anche se ci sono pochi dubbi sui mandanti.

Che il mandato di Farmajo non fosse iniziato sotto i migliori auspici si era capito già lo scorso 19 febbraio, tre giorni prima del suo insediamento, quando un altro attacco condotto a Mogadiscio ha causato la morte di 34 persone. Ma non è solo il versante della sicurezza e del terrorismo a destare preoccupazioni alla nuova amministrazione somala. Nella giornata di ieri, infatti, centinaia di militari sono entrati in sciopero per protestare contro gli stipendi non pagati, bloccando le strade e costringendo diversi negozi della capitale a chiudere i battenti. La protesta arriva peraltro dopo che lo stesso Farmajo aveva promesso in campagna elettorale che tutti gli stipendi

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arretrati sarebbero stati pagati. L’esercito somalo conta circa 40 mila uomini dispiegati in tutto il paese, che vengono pagati in media circa 100 dollari al mese cui ne vanno aggiunti altrettanti messi a disposizione dalle donazioni dei governi di Stati Uniti e Regno Unito. Senza parlare della grave siccità che ha colpito il Corno d’Africa che potrebbe provocare, se le piogge saranno meno abbondanti del previsto, una vera e propria catastrofe alimentare, e ancor più preoccupante, la carestia che si sta rilevando ancor più tragica di quella accaduta 5 anni or sono, come descrtto in altre parti di questa rassegna.

13 mar. Etiopia: tragedia nella discarica, in 72 sotto una frana di rifiuti

Tragedia della povertà e della disperazione in Etiopia. E’ salito a oltre 70 morti il bilancio delle vittime della frana di rifiuti in una grande discarica alla periferia di Addis Abeba. Tre giorni fa i detriti hanno travolto una trentina di fatiscenti abitazioni gremite di famiglie. I soccorritori sono ancora alla ricerca dei dispersi, circa 150 le persone che abitavano nelle baracche distrutte, in maggioranza donne e bambini.

Sono stati coinvolti soprattutto donne e bambini. Le proporzioni della tragedia sono enormi, anche perché, purtroppo, chi ci hanno rimesso ancora una volta i più vulnerabili, i bambini e le donne. Le condizioni igienico-sanitarie sono pessime. Le abitazioni sono fatiscenti, casette realizzate in legno e fango. Alcune in lamiera. Sono veri e propri slum, che nascono in prossimità di questa zona proprio per poter recuperare quello che si può dalla discarica. La discarica aveva raggiunto una altezza spropositata senza controlli e senza protezioni. Doveva esser chiusa in quanto non più ricettiva ma era fonte di ricerche per persone talmente povere che solo da quella fonte riuscivano a trarre qualcosa per vivere.

14 mar. Sud Sudan: un Paese ormai moribondo per carestia e fame

Sono stati liberati gli otto operatori umanitari di una organizzazione caritativa cristiano-evangelica rapiti due giorni fa nel Nord del Sud Sudan. La stessa organizzazione ne ha dato notizia, negando il pagamento di un riscatto e non precisando chi abbia rapito gli otto. Il sequestro è avvenuto nello stato di Unity, devastato dalla carestia, inizialmente era trapelata la notizia che il riscatto richiesto fosse proprio la distribuzione di aiuti umanitari. La fame, che vede a rischio oltre un milione di persone, è l’ultima delle emergenze nel Sud Sudan, distrutto da tre anni di guerra civile, soprattutto tra l’etnia Dinka del presidente Salva Kiir e quella Nuer.

È un popolo molto provato da questa guerra che ha visto delle atrocità enormi, come stupri di migliaia di donne, ci sono diciassette mila bambini soldato. Quindi c’è una situazione che, non soltanto dal punto di vista sociale, ma anche da quello politico e militare, è di grande sofferenza, fatta di traumi che originano dalle guerre precedenti rinsavite dalle tradizioni claniche mai sopite . Ma c’è anche una Chiesa che ha sempre più bisogno di trovare un’unità insieme alle altre Chiese, un’unità che si sta costruendo in maniera molto positiva, ma ha bisogno anche di pastori che possano aiutare la propria gente a resistere in una situazione non facile, dove le Chiese rimangono l’unico baluardo davvero fatto di speranza e di futuro.

Il neo segretario Generale delle Nazioni Unite, Guterres, è stato in questi giorni in Sud Sudan e ha in qualche modo tentato di scongiurare il rischio di un genocidio. Purtroppo è prematuro pensare che questo si potrà effettivamente evitare. Le Nazioni Unite, con Ban Ki-moon e tutti gli altri organismi legati all’Onu, hanno sempre parlato di “genocidio”, anche il Papa e tanti altri lo hanno fatto. C’è una polverizzazione dei gruppi armati in campo di varie etnie: non c’è più soltanto la guerra civile tra Nuer e Dinka, cioè tra il presidente Salva Kiir, Dinka, e l’ex vice presidente (Riek Machar ndr) che è Nuer: oggi è diventata una lotta di tutti contro i Dinka, di tutti contro Salva Kiir, contro il suo governo, anche se lui sta portando avanti un’iniziativa per il dialogo con le opposizioni.

In alcune zone il suo esercito, quello governativo, continua ad attaccare alcune zone abitate dai Nuer ma anche in altre dove ci sono altre etnie. Quindi, non si può iniziare un dialogo se si continua ad uccidere le

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persone sono perché sono di altre etnie. Qualche anno fa, c’era una maggiore integrazione tra le varie etnie; dopo questi scontri vendette continue per riconciliare i gruppi, ci vorranno decenni! Si prospetta certamente un difficile futuro.

A tutto questo poi si aggiunge una povertà estrema e, in ultimo questa carestia drammatica. Se non sono le armi, è la fame a sterminare questo popolo. Negli ultimi due anni e mezzo sia le Nazioni Unite ma anche tutti gli organismi non governativi, hanno sempre messo in allerta il mondo rappresentando che ci sono quattro-cinque milioni di persone che sono a rischio di fame. Però, concretamente, sta avvenendo questa ecatombe. La situazione è tragica. La mancanza di infrastrutture, la pericolosità di trasportare materiale e cibo per raggiungere le comunità isolate pone seri problemi e insormontabili difficoltà sganciandolo per tutte quelle persone che stanno vivendo in una situazione di grande dramma dovuto alla fame. E il governo non apre i corridoi umanitari per poter dare una mano.

Tutto questo è reso difficile dal conflitto e dall’odio, ancora più triste perchè vede a confronto persone che sono prevalentemente di religione cristiana, un presidente cattolico e un vice presidente presbiteriano, protestante, e vedere ciò che sta accadendo, una situazione di tale atrocità in questo tempo, non fa che aumentare l’angoscia e la disperazione. La sfida qui non è di carattere religioso, in questo momento non è un conflitto Nord-Sud, non è tra islam e cristianesimo ma è tra la gente che si dice cristiana. Ci sono anche state delle atrocità e dei crimini di guerra, il presidente e il vice presidente devono rispondere per le azioni, chiaramente pianificate, di uccisioni di massa. E questa è la realtà storica di oggi dove prevale il male, l’odio, il potere e la vendetta.

14 mar. Somalia: sequestro nave cargo, pirati si definiscono pescatori danneggiati da attività ittiche illegali

Sono “pescatori danneggiati da attività ittiche illegali” gli uomini che questa mattina hanno sequestrato una nave cargo al largo delle coste della regione semi-autonoma del Puntland, in Somalia. Lo riferiscono fonti governative locali citate dall’emittente britannica “Bbc”. “Gli uomini che hanno preso il controllo della nave sostengono di essere pescatori che sono stati danneggiati dalle attività ittiche illegali nell’area. Tuttavia, se confermeremo che si tratta di pirati, chiederemo loro di lasciare la zona immediatamente. In caso contrario, vedremo come fare per salvaguardare la nave”, ha dichiarato il funzionario del Puntland Mohamud Osman. La nave sequestrata, secondo le informazioni raccolte, sarebbe una petroliera di proprietà degli Emirati arabi uniti. L’imbarcazione era arrivata ieri sera in un’area nota come Biyo Addo. Si tratta del primo sequestro di una grande nave al largo della Somalia negli ultimi cinque anni. Il fenomeno della pirateria al largo delle coste della Somalia era infatti dilagante fino a pochi anni fa, ma a seguito del rafforzamento delle attività di pattugliamento dei mari da parte delle flotte straniere il problema è stato fortemente contenuto negli ultimi tempi.

15 mar. Somalia: Mons. Bertin si adopera per proteggere il popolo somalo dalla carestia

Dallo scoppio della guerra civile, della chiesa cattolica è rimasta solo la Caritas. A fianco delle organizzazioni di Usa e Irlanda si studia un aiuto concreto ai 5 milioni che soffrono la fame. Mons. Giorgio Bertin, frate minore padovano di Valsanzibio, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, è in prima linea contro la siccità e la carestia nel Corno d’Africa. Secondo l’Unicef, a causa della siccità e della carestia, sono 1,4 milioni i bambini in pericolo di vita tra Somalia, Nigeria, Sud Sudan e Yemen. È una crisi tremenda quella che sta attanagliando la Somalia e gli altri paesi dell’area. Secondo le Nazioni unite, sarebbero 5 milioni i somali che hanno immediato bisogno di cibo. In una sola giornata, come racconta il Washington post, oltre 7 mila sfollati hanno cercato aiuto in un centro alimentare di Mogadiscio, che però non è in grado di rispondere a una domanda così alta.

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Mons. Bertin, frate minore di Valsanzibio, nel Somaliland, regione del nord della Somalia autoproclamatasi indipendente dal 1991, è costantemente accanto al suo popolo, cerca in tutti i modi di trovare soluzioni atte ad alleviare, per quanto gli è possibile, le sofferenze che ora l’ambiente e la natura gli si scarica contro. «In questo momento, attraverso Caritas Somalia – l’unico segno rimasto della presenza concreta della chiesa cattolica – stiamo stringendo alleanza con Catholic relief services (la Caritas Usa) e Trocaire, l’omologa irlandese – spiega il vescovo padovano in una inervista telefonica ad un giornale padovano – L’obiettivo è mettere a punto una strategia e provare a limitare i danni della carestia che sembra ormai inevitabile». «In questi anni, in moltissimi si sono rifugiati nei campi per sfollati in Kenya, Etiopia e Yemen». «Da qualche settimana c’è un nuovo presidente della repubblica, Mohammed Abdullahi Mohammed detto Farmajo. L’ho incontrato brevemente quando ricopriva la carica di primo ministro» certifica il vescovo, con un velo di speranza «Fonti sicure mi parlano di una persona seria, meno legata alle tradizioni e alle ideologie che attanagliano la Somalia. Sta componendo il governo con il favore della popolazione e della comunità internazionale e contro gli Shabaab, che hanno intensificato gli attentati. Ma in questi anni ho visto molti cambi al potere senza che la situazione cambiasse veramente. Stiamo a vedere». Ancora più grave è la situazione nel Sud del paese ove è impossibile un calcolo preciso delle conseguenze , a causa della situazione di grande instabilità e insicurezza dovuta alla presenza di Al-Shabaab, il braccio somalo di Al-Qaeda. L’azione di governo di Mohammed può essere determinante per ristabilire un margine di sicurezza nella parte meridionale del paese, ove imperversa il racket degli estremisti islamici, che assume come canali di finanziamento, oltre alla pirateria nel golfo di Aden, il pizzo sul traffico di bestiame e l’export di carbonella. Ciò potrebbe consentire la riapertura di una sede della chiesa cattolica nella capitale Mogadiscio, dove manca dal 1991. «A differenza di Gibuti, dove la chiesa è riconosciuta e ogni giorno accogliamo 2.700 alunni nelle nostre richiestissime dodici scuole cattoliche, in Somalia questo è il tempo della semina e della speranza. Dobbiamo lavorare per far rinascere dalle ceneri il cristianesimo, sapendo che i risultati arriveranno in tempi lunghi». Accanto a mons. Bertin oggi ci sono cinque sacerdoti provenienti da Nuova Zelanda, Brasile, Stati Uniti, India e Camerun oltre a cinque congregazioni di suore per un totale di 27 religiose. Proprio ad Hardeisa, lo scorso anno è stata riaperta la chiesa dedicata a sant’Antonio di Padova, un presidio di fede attorno al quale una decina di cristiani in loco per ragioni professionali si ritrovano oggi. Accanto a questo ci sono i numerosi contatti con le ong locali, come International relief foundation e Life line Somalia, attraverso le quali Caritas Somalia moltiplica gli aiuti. La motivazione ad andare avanti e continuare a progettare il futuro per mons. Bertin ha un solo nome: fede. Il suo diventa un vero e proprio appello ai padovani: «La fede è un dono che aiuta ogni giorno a superare lo sconforto e le difficoltà. Un dono da non perdere e da amare assieme alle proprie radici». Le preoccupazioni di Mons Bertin sono veramente forti perché vede che la popolazione ancora non si è ripresa dalla precedente carestia di 5 anni fa ed ora si ripresenta in forma ancora più acuta e con rilevamenti di una gravità estrema. L’ultimo allarme di Save di Children: dall’inizio dell’anno, nel Paese africano sono stati registrati oltre 8.400 casi di colera, 200 dei quali risultati mortali. Alla catastrofe della siccità si aggiungono le inevitabili conseguenze e ripercussioni sulla salute, in un contesto in cui l’acqua risulta contaminata e si mangiano anche alimenti non commestibili pur di resistere ai morsi della fame. Purtroppo sono i bambini le vittime più esposte alle malattie, con 200.000 di essi che rischiano di morire entro l’anno per malnutrizione. I corpi dei minori, già debilitati dalla fame, diventano più vulnerabili al colera e alla diarrea. Spesso non ce la fanno e muoiono. Ma non è solo il colera a preoccupare. In tutto il territorio somalo, sempre più frequentemente vengono riscontrati casi gravissimi di infezione respiratoria, tra cui molti casi di polmonite. Di fronte a fatti così drammaticamente documentati da chi tutto il giorno è sul fronte di un disastro, la parola d’ordine è un richiamo alla coscienza: intervenire, e subito. Ogni minuto che trascorre è tempo regalato alla morte. La siccità che ha colpito un Paese già disgraziato, dilaniato nel tempo dai conflitti interni, dalle guerriglie, dai continui rovesciamenti di potere, ha spinto inoltre parte della popolazione ad abbandonare la propria terra per cercare fortuna altrove. Il risultato è che gli sventurati si siano accomodati in campi improvvisati

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sprovvisti di quanto serve a sopravvivere, acqua, cibo, servizi igienici e sanitari. Serve assolutamete una forte presa di coscienza per un aumento degli aiuti per evitare che questa tragedia si trasformi in un altro disastro umanitario che, diremmo poi, si sarebbe potuto evitare.