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Periodico dell’Oratorio san Pio V - Milano Anno 7, Numero 2 - Natale 2007 UNA FAVOLA PER ADULTI? La vita scorre veloce. Troppo veloce. La vita è un attimo, un’onda che si infrange sulla riva, un battito d’ali, un soffio di vento. La vita è un mistero, gran- de. Troppo grande. Non so se vi siete mai fermati ad assaporare ogni istante. Non so se vi siete mai fermati a rin- graziare sinceramente, con il cuore aperto, per tutto quello che vi sentivate dentro. Io no, io non l’ho mai fatto. Il vento sul viso, un tramonto sul mare, un abbraccio, una carezza, un sor- riso sincero. La lista sarebbe in- finita, basterebbe solo correre un po’ di meno e riuscire a fer- marsi un po’ di più. È tutto così scontato, ma al contempo dan- natamente difficile. C’È UNA VOCE IN OGNUNO DI NOI CHE CI SPINGE A DUBITARE DI DIO di Carlo Maria Martini a pagina 20 Chi è per me Dio? Fin da ragazzo mi è sempre piaciuta l’invocazione, che mi pare sia di San Francesco d’Assisi, «mio Dio è mio tutto». Mi piaceva perché con Dio intendevo in qualche modo una totalità, una realtà in cui tutto si riassume e tutto trova ragio- ne di essere. PROGETTO EDUCATIVO 2008 Nella vita bisogna avere passione. Se non ci si appassiona alle cose si perde un po' il senso di quello che si fa. In ogni aspetto, in ogni compito, in ogni passaggio della nostra esistenza bisogna mettere il cuore, biso- gna interpretare il significato e il valore che sta dietro quello che faccia- mo. Ho tentato di fare questo quando ho redatto insieme a don Stefano il proget- to educativo dell'oratorio 2007-2008. Andrea Cafiero continua a pagina 13 INTERVISTA TRIPLA Una famiglia a confronto I tre fratelli Magni alle pagine 12 e 13 IN QUESTO NUMERO pag. 2 Corso di canto pag. 2 Banda dell’Arcobaleno pag. 7 Percorso Adolescenti pag. 8 Uguali agli occhi di Dio pag. 11 Sport pgg. 14 e 15 Menù di Natale pag. 17 Laboratorio presepistica pag. 18 Silvia Cafiero continua a pagina 16 Nell’abbraccio del Padre

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pag. 2 Corso di canto pag. 2 Banda dell’Arcobaleno pag. 7 Percorso Adolescenti pag. 8 Uguali agli occhi di Dio pag. 11 Sport pgg. 14 e 15 Menù di Natale pag. 17 Laboratorio presepistica pag. 18 Silvia Cafiero continua a pagina 16

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Periodico dell’Oratorio san Pio V - Milano Anno 7, Numero 2 - Natale 2007

UNA FAVOLA PER ADULTI?La vita scorre veloce. Troppoveloce. La vita è un attimo,un’onda che si infrange sullariva, un battito d’ali, un soffio divento. La vita è un mistero, gran-de. Troppo grande.Non so se vi siete mai fermatiad assaporare ogni istante. Nonso se vi siete mai fermati a rin-graziare sinceramente, con ilcuore aperto, per tutto quelloche vi sentivate dentro. Io no, ionon l’ho mai fatto. Il vento sulviso, un tramonto sul mare, unabbraccio, una carezza, un sor-riso sincero. La lista sarebbe in-finita, basterebbe solo correreun po’ di meno e riuscire a fer-marsi un po’ di più. È tutto cosìscontato, ma al contempo dan-natamente difficile.

C’È UNA VOCE INOGNUNO DI NOI CHE CISPINGE A DUBITARE DIDIO di Carlo Maria Martini

a pagina 20Chi è per me Dio? Fin da ragazzo miè sempre piaciuta l’invocazione, chemi pare sia di San Francesco d’Assisi,«mio Dio è mio tutto». Mi piacevaperché con Dio intendevo in qualchemodo una totalità, una realtà in cuitutto si riassume e tutto trova ragio-ne di essere.

PROGETTO EDUCATIVO 2008Nella vita bisogna avere passione. Se non ci si appassiona alle cose siperde un po' il senso di quello che si fa. In ogni aspetto, in ogni compito,in ogni passaggio della nostra esistenza bisogna mettere il cuore, biso-gna interpretare il significato e il valore che sta dietro quello che faccia-

mo. Ho tentato di fare questo quando horedatto insieme a don Stefano il proget-to educativo dell'oratorio 2007-2008.

Andrea Cafierocontinua a pagina 13

INTERVISTA TRIPLAUna famiglia a confronto

I tre fratelli Magnialle pagine 12 e 13

IN QUESTO NUMERO pag. 2

Corso di canto pag. 2Banda dell’Arcobaleno pag. 7Percorso Adolescenti pag. 8Uguali agli occhi di Dio pag. 11Sport pgg. 14 e 15Menù di Natale pag. 17Laboratorio presepistica pag. 18

Silvia Cafierocontinua a pagina 16

Nell’abbraccio del Padre

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Non ci sono parole. È come se una va-langa venisse giù improvvisamente dauna montagna e ci travolgesse tutti. Èinutile negarlo. Abbiamo sperato f inoall’ultimo. Con le nostre preghiere ab-biamo cercato di avvicinarci a Martina,che combatteva tra la vita e la morte.Appesa ad un f ilo sottile. Abbiamoavuto paura, il nostro cuore si è riem-pito di ansia e timore. Ma non abbia-mo mollato. Abbiamo continuato acredere che prima o poi l’avremmo ri-vista, lì, a giocare e saltellare nel nuo-vo oratorio. Lei e il suo inseparabilesorriso. Ma poi, in una domenica cometante, in un week-end di vacanza nelquale si respira di solito un’aria di fe-sta e spensieratezza, in un f ine setti-mana che si è soliti trascorrere tra gliultimi preparativi natalizi, tutto è pre-cipitato. La f iamma di speranza cheardeva f ioca nei nostri cuori si è im-provvisamente spenta e ci siamo tro-vati di fronte a un dolore mai provato.E si rimane attoniti. Si rimane senzaparole davanti a un cielo plumbeocome il nostro cuore, un oratorio chesembra per un attimo zittirsi, abban-donare la sua allegria di sempre. Nonsi sa cosa dire davanti a un bambinoche ti pone una domanda alla qualeneanche tu trovi la risposta. E forse,non la troverai mai. “Perché?” è que-sta la domanda di F. quando mi telefo-na e piange. Undici anni e un doloretroppo grande da affrontare da solo.Cerca conforto nel suo educatore piùgrande, convinto che almeno lui pos-sa dargli una spiegazione. Uno strac-cio di risposta a cui aggrapparsi. Ep-pure siamo tutti sulla stessa barca. Tut-ti discepoli di un Maestro i cui proget-ti appaiono troppo oscuri. Ognuno èlì. Ognuno ci prova con le sue capacitàe i suoi limiti. Il miracolo di una co-munità che si stringe intorno a un

La morte non è niente. Non conta.Io me ne sono solo andata nella stanza accanto.Non è successo nulla.Tutto resta esattamente com’era.Io sono io e tu sei tu e la vita passatache abbiamo vissuto così bene insiemeè immutata, intatta.Quello che siamo stati l’uno per l’altro,lo siamo ancora.Chiamatemi con il mio vecchio nome.Parlate di me con la facilità che avete sempre usato.Non cambiate il tono della vostra voce.Non assumete un’aria forzata di solennità o di dolore.Ridete come abbiamo sempre risodegli scherzi che facevamo insieme.Sorridete, pensate a me e pregate per me.Fate che il mio nome rimanga per semprequella parola familiare che è stata.Pronunciatelo senza sforzo,senza che diventi l’ombra di un fantasma.La vita significa tutto ciò che ha sempre significato.È la stessa che è sempre stata.C’è una continuità assoluta, ininterrotta.Cos’è questa morte se non un incidente insignificante?Perché dovrei essere lontana dal vostro cuoredal momento che non sono con voi?Vi sto soltanto aspettando da qualche parte,molto vicino, appena svoltato l’angolo.Va tutto bene.

dolore. Proprio quando tutto crolla evorremmo lasciar perdere tutto, lascia-re che quella barca si areni tra gli sco-gli della paura. Ma allora, proprio al-lora, ci siamo presi per mano. Forse convergogna, forse con imbarazzo, forsecon la paura di non riuscire a dare ab-bastanza appoggio, forse con l’incapa-cità di parlare, di esprimersi, di un ge-sto, di un abbraccio sincero. Ma erava-mo lì, totalmente impotenti, nient’al-tro che uomini, però c’eravamo.Ho pensato a lungo prima di scriverequesto articolo, perché ogni parolaesprime un sentimento e ogni parolacerca di disegnare una storia. Ancorapiù diff icile però, è trovare il coraggiodi mettere da parte la paura, mettere anudo la propria anima e scio-gliersi in un abbraccio. Che, ilpiù delle volte, vale più di milleparole. Quante volte però negliultimi giorni avrei voluto espri-mere questo, a don Stefano, SuorKatia, tanti amici e tante mam-me, che capivo che stavano sof-frendo dentro, ma non ho maiavuto il coraggio di farlo. D’al-tra parte per me è sempre statopiù semplice scrivere, lasciareche sentimenti e emozioni si ri-versassero su un foglio di carta.La precarietà della vita mi ha la-sciato perplesso. Mi ha fatto ca-pire che ogni attimo va gustatoe che il bello c’è sempre, in ognicosa. La sf ida è quella di non fer-marsi all’apparenza, ma di sca-vare con coraggio f ino in fondo.Fino ad arrivare ad intuirne ilsenso.Ma tuttavia non è ancora faciletrovare la forza di risollevarsi. Lafede di ognuno di noi è statamessa duramente alla prova.Forse per la prima volta negli ul-

timi anni essa ha per qualche istantezoppicato e ha conosciuto che non ètutto sempre “rose e f iori”, ma che esi-stono anche il dolore e la sofferenzache non si possono negare. Bisogna vi-verli, entrare totalmente dentro la pa-ura, l’angoscia e la rabbia che travolgeil nostro cuore. E solo così, f inalmen-te, la morte di Martina potrà diventarela sua rinascita nella vita eterna.Lascio spazio a queste parole nelle qua-li mi sono imbattuto quasi per caso mache mi hanno dato speranza e mi han-no fatto capire che anche a distanza ditempo (da sant’Agostino ai giorni no-stri) essa non muore mai.

Il 15 novembre è iniziato il corso di canto, suddiviso in varie fasce d’età. Ci sono infatti due corsi: uno per i più piccoli e uno per noiragazzini. La prima volta che sono andata, non sapevo cosa aspettarmi: quali “compagni d’avventura” avrei trovato? Facce conosciute?E l’insegnante? Sarebbe stato paziente e molto simpatico o severo e suscettibile? Quando sono entrata in una delle aula del sottochiesa,dove si svolgono le lezioni di canto, e ho visto le mie amiche Anna e Cristiana, mi sono subito rasserenata. Poi ho scoperto che anchegli altri bambini, che avevo già visto in giro per l’oratorio, sono molto simpatici. E l’insegnante? Il maestro Dario è davvero super!Anche se è un po’ difficile ripetere le espressioni che fa con la bocca “come i bergamaschi”, in queste lezioni ci sta insegnando moltetecniche per far uscire dalle nostre bocche delle voci melodiche e sonore. Con lui ci divertiamo molto e stiamo creando un piccolocoro; però nel gruppo di noi ragazzini siamo solo in sei. Sarebbe bello se vi uniste anche voi!

Tiriamo fuori la nostra voce!

Rossella Rocchino

Andrea Cafiero

NELL’ABBRACCIO DEL PADRE

Corso di canto

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don Stefano

Quanta rabbia verso Dio... quando non ti ascolta, quando ti senti abbandonato, quando sei davantiall’ingiustizia non punita da Dio! Scoppiano le domande graffianti, che affondano le unghie nella car-ne. Domande nelle quali gli accusatori di Dio ridono sarcastici. Allora un Giovanni Battista qualunqueo uno dei suoi discepoli fa la domanda fondamentale: “Dobbiamo fidarci di te Gesù o dobbiamo aspet-tarne un altro?”.

Gesù dice a Giovanni il Battista: “Ci sono grandi miracoli: i ciechi recuperano la vista, gli storpi cam-minano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano”. Sembra l’immagineperfetta del Dio potentissimo che risolve tutti i problemi dell’esistenza umana: Gesù libera tutti; dalpeccato, dalla malattia, e persino dalla morte.Ma aggiunge alcune minute parole: “Beato chinon si scandalizza di me”.

Perché il vero problema non è l’immagine delDio potente. Questa è già dentro di noi: la vo-gliamo tutti e l’abbiamo tutti. Uno che ci risolvei problemi. Ma Lui non fa così, non è così. E noilo accusiamo e gridiamo allo scandalo: comepuò Dio permettere questo? Sei con noi o con-tro di noi?

“Beato chi non si scandalizza di me”... Gesù si fa storpio, si fa cieco, si fa maledetto, si “fa morto” perdire agli uomini che in ogni situazione non sono mai soli.

Dobbiamo stare attenti, seriamente attenti a non scandalizzarci di Dio. Il nostro Dio ha scelto unaltro modo per liberarci: quello che non ci aspetteremmo. Se ho il coraggio di non scandalizzarmi diDio e non dare a Dio la colpa urlando al Cielo parole che sono bestemmie contro l’amore di Dio, alloraio sarò uno dei miracolati: un cieco che recupera la vista, uno storpio che comincia a camminare,sarò uno guarito dalla mia lebbra, sarò estratto dalla tomba delle mie sicurezze posticce.

Prova a stare davanti al Presepe. Immagina di prendere in braccio quel bambino piccolo che si chia-ma Gesù e capire se hai il coraggio di cullarlo o di svegliarlo con un urlo. Se hai il coraggio di stringer-lo al cuore o di scuoterlo per farlo reagire. Cosa scegli? E’ solo un bambino! Che bello se continuassi-mo a pensare Dio come un bambino debole. Se osassimo questo coraggio forse gli vorremmo piùbene - Questo è il senso del Natale - Se osassimo questo coraggio potremmo scoprire che è Lui che stacullando noi, che ci sta custodendo di un amore assolutamente unico come quello di un bambino. Nondare spazio alla parola del demonio, dello scandalo che ti dice: “Guarda Dio come ti ha conciato!”. Io tidico: “Guarda Dio come ti ha salvato”.

Chi lo sveglierà?

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III elementare: intervista

Che bello andarea catechismo!

Alessandra Busacca

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Come le giornate cambianoda un momento all’altro

Noi bambini di terza elementare ab-biamo cominciato quest'anno cate-chismo. Il martedì andiamo in chiesae poi facciamo giochi o lavori diver-tenti, invece durante le domeniche diAvvento, don Stefano ci ha letto deibrani di Vangelo. Vediamo cosa pen-sa la mia amica Valentina del catechi-smo:- Ti piace andare a catechismo? A volte sì, a volte no. Ma nel com-plesso trovo sia una bella esperienza.

- Hai conosciuto qualche nuovo/aamico/a?Si, ho fatto amicizia con Valeria Ma-gni e sto conoscendo piano piano al-tre persone. - Conoscevi qualche educatore?No, ma sto iniziando a conoscerli esono molto bravi. - Frequentavi già l' oratorio?No, non ho mai avuto occasione esolo grazie al catechismo ho avutoquesta possibilità. - Ti diverti? Sì, molto. - In chiesa rispondi alle domandeche fa don Stefano?Si, anche se sempre con insicurezza. - Che cosa ti aspetti di fare?Cose belle. - Le domeniche insieme ti piaccio-no? Si, in particolare mi è piaciuto l’in-contro sulle nozze di Cana.A catechismo si imparano cose belle!Io lo so perchè ho già fatto catechi-smo con mia sorella Giulia che ormaiè in seconda media. Consiglio di man-dare in oratorio e a catechismo i vo-stri figli perchè ci sono bravi educa-tori che ci faranno divertire con i gio-chi. Ringrazio chi ha inventato cate-chismo!

III elementare: il punto di vista di una nuova animatrice

Ci sono delle giornate che incomin-ciano col piede sbagliato. Capitaa tutti… anche a me: era un mar-tedì di novembre, faceva abba-stanza freddo; una verifica anda-ta male, un cuore spezzato, la li-tigata con le amiche… ero vera-mente a pezzi. In più dovevo an-cora finire i miei compiti.Il solo pensiero che mi affollava lamente era che questa giornata tre-menda passasse.Però, in quel momento, avevo an-che una speranza nel cuore: andare al-l’oratorio per rendere i bambini feli-ci, farli giocare così tanto in modo darendere la loro giornata in tutti i modipossibili, migliore della mia.Con questo desiderio mi sono affret-tata verso l’oratorio. Ho visto tutte lefacce rosse per il freddo dei bambini,i loro occhi espressivi, i loro sorrisismaglianti… e ben presto anche la miatristezza era svanita, lasciando postoalla mia solita spensieratezza. Ero fe-lice. Non pensavo a niente e quando igiochi sono terminati, mi è dispiaciu-to dovermi staccare dalle manine ge-lide da riscaldare dei miei piccoli ami-

ci. Tornata a casa ho riflettuto moltoe ho capito che anche una giornata inapparenza triste può trasformarsi inun’altra allegra e spensierata. Come?Diventate educatori. Far giocare ibambini, farli divertire, non è un la-voro semplice, ma ne vale la pena. Coni bambini tutti i cattivi pensieri si dis-solvono e si torna felici come quandosi è piccolini. L’esperienza del marte-dì pomeriggio come educatrice èun’esperienza che fa la differenza:così è per me e spero lo sia anche peraltri. Non c’è gioia più grande di ve-dere tanti bambini messi insieme cheti ascoltano e ti vogliono bene.

Rebecca D’Ecclesiis

Inizia il percorso di catechesiIII elementare

Domenica 18 novembre tutti i bam-bini della terza elementare con le pro-prie famiglie si sono ritrovati per ilprimo dei quattro incontri di introdu-zione alla Parola, tenuti da don Stefa-no. Credevo che questi incontri fosse-ro per i bambini, ma evidentementemi sbagliavo perché l’incontro con laParola di Dio tocca talmente il cuoredi tutti che non è pensabile limitarload una categoria rispetto ad un’altra.Attraverso la lettura drammatizzatadel Vangelo della “pesca miracolosa”,“delle nozze di Cana”, “dei dieci lebbro-si” abbiamo provato ad ascoltare eleggere oltre e al di là delle parole ilpensiero della gente che stava intor-no a Gesù, e a porci domande su ciòche Gesù diceva e faceva come se fos-simo stati presenti a quegli eventi.Edè così che ci siamo calati un po tuttinel ruolo dei pescatori delusi e affati-

cati per la pesca andata a vuoto, ci sia-mo ritrovati stupiti ed increduli allarichiesta di Gesù che ordina di calarele reti a mezzogiorno contro ogni lo-gica delle regole della pesca. Ma Gesùvuoi prenderci in giro? A mezzogior-no non si pesca nulla. Si rientra acasa… Ma Gesù ha logiche tutte diver-se dalle nostre, assolutamente impre-vedibile e contro il buon senso e la lo-gica. Ed è così che avviene il miraco-lo: oltre il buon senso e il sapere... Chedire di quell’acqua trasformata invino per la gioia degli invitati a unpranzo di nozze…? Gesù esagera, unmiracolo della sovrabbondanza per-ché in molti ne possano godere. Chedire anche della capacità di tanti an-nunciatori della Parola che sanno far-cela godere e sentire vicina alla nostravita? Solo Grazie.

Michela Magni

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Alla V elementare spetta nuova-mente l’onere e il grande onoredi preparare la novena di Nata-le. Abbiamo preso spunto per lenostre riflessioni dal “Canto diNatale” di Charles Dickens ma,invece di Mr. Scrooge, protago-nista del romanzo, il nostro per-sonaggio principale è stato NON-NO BACUCCO (una vera sago-ma!). I bambini si sono impegna-ti con molto entusiasmo nella rea-lizzazione delle varie scene e insie-me abbiamo affrontato temi di gran-de attualità: indifferenza, menefre-ghismo, voglia di primeggiare, dena-ro, successo, mancanza di altruismo

e solitudine.Nel perso-naggio diNonno Ba-cucco si com-pie una meta-morfosi: gra-

zie all’aiuto dei nostri bambini egli

Insieme al BattisteroSabato 24 novembre siamo andati tutti insieme a visitare il Battistero del Duomo diMilano.Arrivati in Duomo abbiamo notato che sul sagrato c’è una linea per terra che raffigurail perimetro ottagonale del battistero che si trova sotto.Don Stefano si è messo al centro e noi, grandi e piccini, ci siamo messi sulla linea quasia formare tutta la sagoma del Battistero. Il don ci ha spiegato tutti i significati dei sim-boli religiosi e poi siamo scesi sotto al Duomo: quante rovine di mattoni e mosaici!!Nel battistero, una volta, attraverso un canale di ingresso, passava l’acqua fino al fontebattesimale che usciva con un tubo di scarico. Ci è stato spiegato che qui è stato bat-tezzato Sant’Agostino da Sant’Ambrogio in persona!Abbiamo visto anche alcune vetrine con mosaici e antichi reperti. Poi abbiamo visitatoil Duomo: che impressione la statua di san Bartolomeo!! Infine il don ha celebrato unabreve funzione in una zona nascosta dietro all’altare, rinnovando il Battesimo che ab-biamo ricevuto da piccoli.E’ stata una bella esperienza, sia per noi ragazzi sia per i grandi.

capisce che solo donando del tem-po, ascoltando, aiutando gli altri consemplicità, allegria e amore può tor-nare ad essere quello che era in gio-ventù e riappropriarsi del suo veronome: GENEROSO.Insieme abbiamo capito che solo di-menticando noi stessi, solo lascian-doci guidare dall’amore che scatu-risce dai nostri cuori, solo senten-doci amati da Dio, ci accorgeremodelle persone che camminano ac-canto a noi, con le quali possiamofare grandi cose.

La V elementare si prepara alla novena e alla veglia di Natale

“Generoso” si nasce o si diventa?

Era ora! I nostri bambini della quartaelementare stanno per affrontare laprima grande tappa sacramentale: laRiconciliazione attraverso la confes-sio laudis, la confessio vitae e la con-fessio fidei. Per raggiungere talemeta, la loro attenzione per primacosa si è concentrata sui doni ricevu-ti dal Signore, doni che sono stati in-seriti in un “bersaglio”. E se qualcu-no l’ha voluto ringraziare per il cielo,l’amico o le doti culinarie della mam-ma, a tutti è stato immediatamentechiaro che al centro di tutto c’era ilproprio io insieme a Dio (confessio lau-dis). In un secondo momento i bambi-ni hanno espresso il dispiacere peraver a volte “sciupato” qualcuno deidoni ricevuti e, nella celebrazionedella confessio vitae, sono stati of-ferti al Signore tali pensieri insieme aun pesante cuore di pietra, riceven-do in cambio un suggestivo cuore di“carne”. Ma poiché su tutto prevaleil perdono di Dio, la conclusione na-turale sarà quella di scrivere una let-tera d’amore a Gesù, certi della suainfinita bontà.

Tempodi confessioni

IV elementare

Martina Galliani

Gianluca Legè

Serenella Moizo

CHIUSI FINO ALCHIUSI FINO ALCHIUSI FINO ALCHIUSI FINO ALCHIUSI FINO AL6 GENN6 GENN6 GENN6 GENN6 GENNAIO 2008AIO 2008AIO 2008AIO 2008AIO 2008

IV elementare

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Federico Citroni Bontempo

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I° media: gita a Ballabio

Immersi del verde della montagna: è co-minciato così il catechismo di 1° media,con un’uscita genitori e figli a Ballabio(paese in provincia di Lecco). Il 21 otto-bre siamo partiti dall’oratorio e siamo ar-rivati a Ballabio in tarda mattinata, era-vamo poco più di una cinquantina, noiragazzi di 1° media, i genitori, i fratelli edon Stefano. Ci ha accolto calorosamen-te la casa famiglia “il Villaggio”.Quando siamo arrivati hanno racconta-to a noi ospiti di cosa si occupava la casafamiglia, dopo noi ragazzi siamo andati agiocare mentre i genitori preparavano ilpranzo in condivisione. Prima di pranza-re abbiamo partecipato alla s. Messa. Nelpomeriggio abbiamo fatto una cammina-

ta nei boschi lecchesi. Abbiamo seguitoun sentiero e alla fine di questo c’era unachiesa, siamo stati fuori a chiacchierare ea raccogliere castagne. E’ stata una gior-nata divertente, trascorsa nel verde dellanatura, fuori dallo smog di Milano; è sta-to un bel modo di cominciare questo annodi catechismo.

In mezzoalla natura...

I° media: una nuova esperienza

Cioccolato Equo & Solidale

Sembrava così lonta-no "lo spettacolo diseconda media"; e in-vece eccoci qui aprovare. I copioniperò non sono anco-ra pronti e quindistiamo provando arecitare sui vari per-sonaggi. Negli incon-tri precedenti il don ci ha spie-gato l'impostazione della vocee gli esercizi che dobbiamosvolgere come compito per re-

citare meglioe per tirarfuori la voce.E' stato moltod i ve r ten tepreparare lescenette-pro-vino: ci siamodivisi in grup-pi, dovevamo

II° media: verso lo spettacolo

Quest’anno tocca a noi!

pensare a una rappresentazio-ne da esporre a tutti i ragazzidi seconda media, alle allena-trici e agli educatori. Non vedol'ora di avere i copioni in mano(dovremo studiarli in poco tem-po perchè lo spettacolo sarà afebbraio! aiuto!) così potrò di-vertirmi a recitare.Ora vi chiederete come si inti-tolerà lo spettacolo: "Mi dispia-ce, ma lo scoprirete solamentevenendoci a vedere!".

Giulia D’Ecclesiis

Il commercio equo-solidale è un’atti-vità evangelica…Federico e Paola, due persone chepromuovono questa iniziativa, han-no spiegato a noi, ragazzi di primamedia, che non tutte le persone sonofortunate come noi, ma, anzi, molte,specie i contadini dell’ Africa, vivonomolto male.Questa povera gente lavora circa 12ore al giorno nei campi di cacao,aprono ed estraggono i chicchi, li to-stano, li insacchettano e li vendonoper poche monete…Non è un lavoro continuo e, a secon-da di come va il raccolto, rischianodi non avere più i soldi per mantene-re la loro famiglia. I sacchi confezio-nati vengono poi trasportati via ae-reo dalla zona di coltivazione ai gran-di produttori dove si prepara il cioc-colato; questo viene poi distribuitonei negozi e venduto.

Ovviamente quelli che incassano dipiù sono le fabbriche dei grandi pro-duttori, che si prendono la fetta piùgrande, per-ché sono piùpotenti ec e r c a n oquindi dipagare il ca-cao al minorprezzo pos-sibile. Il col-tivatore, chesvolge il la-voro più faticoso, avrebbe diritto in-vece ad avere più soldi e la sicurezzache il suo cacao possa essere sempreacquistato ad un prezzo giusto. Ilcommercio equo-solidale si impegnaa fare in modo che tutti gli “anelli del-la catena” abbiano gli stessi diritti, so-prattutto i più deboli…

Riccardo Novelli

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UN ORATORIO INVERNALEPER LA PRIMA E LA SECONDA ELEMENTARE

Il cammino di terza media è iniziato il19 ottobre con un ritiro organizzato dainostri educatori Mara e Rui. Si è svolto aCodogno, un paesino dove è stata tra-sferita la nostra mitica suor Federica. Vela ricordate? Sì… sicuramente. Dopo unviaggio in metrò e in treno abbiamo fi-nalmente raggiunto la nostra meta. En-trando in quel luogo abbiamo fatto sen-tire subito la nostra presenza, con le ri-sate, gli scherzi giocosi, le scemate chesappiamo fare solo noi, facendo capireil dinamismo di questo gruppo.Dopo aver giocato a schiaccia sette e im-parato la canzone “Mani”, è arrivato ildon con altre persone del nostro grup-po. Abbiamo a questo punto cantato unacanzone un po’ particolare, “Domenicaè lunedì” di Angelo Branduardi: all’ini-zio può sembrare sciocca perché è ovvioche dopo la domenica c’è il lunedì e chedopo l’inverno non può arrivare l’esta-te, ma dopo averci ragionato su, abbia-mo capito questa metafora significati-va, cioè che il tempo corre così tanto

che non ci si accorge di come passa ve-locemente, perciò non si deve perderenemmeno un minuto della propria vita!Abbiamo anche ricostruito il puzzle delnostro Cammino dell’Alleanza, il mo-mento che va dalla Cresima fino a quan-do saremo educatori. Il giorno seguenteci siamo radunati nell’accogliente cap-pella dell’oratorio dove ci siamo divisi acoppie e gli educatori ci hanno legatol’un l’altro ai polsi. Questa è stata un’im-presa piuttosto ardua: provate a farecolazione con il braccio del tuo amicoche penzola legato al tuo e la sua manoche rischia di finire nel piatto delle brio-ches o, ancora peggio, nella tua tazza dicioccolata! Poco dopo siamo andati agiocare a calcio e a schiaccia sette inquelle stesse condizioni. C’era chi sistrattonava e chi collaborava; era pro-prio questo lo scopo del gioco: collabo-rare. Nella cappella abbiamo poi analiz-zato meglio lo scopo di questo diverti-mento. Alla fine abbiamo giocato gustan-do gli ultimi attimi di quel fantastico ri-tiro. Sono sicura che non ci dimentiche-remo mai di queste due giornate chehanno saputo unire momenti di riflessio-ne a momenti di divertimento senza farpesare né l’uno né l’altro.

Si inizia così!

Francesca Buffone

III media: ritiro a Codogno III media: ecco la Banda dell’arcobaleno

Davide Distefano

Noi del gruppo di 3a media da Dicem-bre a Marzo per una domenica almese terremo la banda dell'arcoba-leno, cioè, i bambini di 1a e 2a elemen-tare avranno l'opportunità di passa-re del tempo giocando assieme a noi.E' da tre settimane che ci troviamoper preparare questi giorni, decide-remo una storia che metteremo inscena nelle sei domeniche a nostradisposizione e assieme prepareremodei divertentissimi giochi a tema; iltitolo di quest'anno sarà “L'era gla-ciale”. Noi siamo molto eccitati edemozionati, ma anche nervosi, nonsappiamo bene come sia far giocaretanti bambini! Questa è la nostra pri-

ma volta, eora diventere-mo noi gli ani-matori! E vo-gliamo che siauna bellaesperienza!Qui potremo conoscere i bambinidi 2a elementare dei quali l'annoprossimo saremo animatori e loroconosceranno noi e poi potremoprovare anche noi l'emozione di fardivertire dei bambini! Noi faremodi tutto perché riesca bene, ma voivenite numerosi!

III media: il percorso del Padre

Ma... cosa fanno i ragazzi di III media?Ogni venerdì sera verso le 20.30c’incontriamo noi ragazzi di ter-za media per vivere un’esperien-za speciale.Ciò che avviene durante i nostriincontri non ve lo posso raccon-tare perché don Stefano vuoleche ogni ragazzo dell’oratorio ar-rivi alla terza media a vivere que-sta esperienza in modo spontaneoe quindi emotivamente coinvolgen-te. Vi posso dire, che in questi mo-menti, noi riflettiamo sulla nostravita e sulle decisioni che potremmoprendere adesso o in futuro, non èuna cosa facile, ma contemporane-

Jenny Paola Tomirotti

amente è divertente e in più ti aiu-ta a capire di più te stesso! A noiragazzi piace molto trovarci ognivenerdì sera ma ancora di piùquando bisogna tornare a casa. In-fatti, per i ragazzi che hanno i ge-nitori che non possono andare a

riprenderli, ci sono gli educatoriRui e Mara che li accompagna-no a casa. Questo è uno dei piùgrandi divertimenti, si va tuttiin gruppo e ci si accompagna avicenda, per le strade si sento-no soltanto le nostre voci e ri-sate!!!

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Adolescenti: II° superiore

Ti senti bello?

Andrea Cafiero

Non guardare al suo aspetto né all‘imponenza della sua statura.Io l‘ho scartato, perchè io non guardo ciò che guarda l‘uomo.

L‘uomo guarda l‘apparenza, il Signore guarda il cuore.(1Samuele 16, 7)

Siamo già a Natale! Una prima fettadi anno è già trascorsa e una primatematica con gli adolescenti è stata af-frontata. Quattro incontri intensi, ric-chi, che devono però essere meditatie richiedono un lavoro personale.L’adolescenza è una fase delicata, dif-ficile, da cui siamo passati tutti. Èquella fase nella quale ognuno di noiè un po’ confuso, non è più bambinoma non è neanche adulto, è quellafase nella quale si chiede autonomiae si inizia a combattere con le primedifficoltà della vita. È una fase di cre-scita non solo interiore ma ancheesteriore, un’età di cambiamenti pro-fondi, da tutti i punti divista, dal punto di vistadello sviluppo, del pen-siero, delle relazioni.È una fase in cui si famolta fatica ad accettar-si, specialmente in unasocietà come la nostra,che i sociologi definisco-no società senza padri.È una fase nella quale spesso si giocaun ruolo, ci si mette una maschera,che sia compatibile con le regole so-ciali imposte. Se non si è in un certomodo, si è out, si dice oggi. Se non sifa così si è sfigati. Si vuole sempre as-somigliare a qualcuno, alle grandistar del mondo mediatico, che peròspesso sono tutt’altro che un esem-pio da seguire. Con gli amici bisognacomportarsi in un certo modo, in fa-

miglia in un altro. È unafase appunto di caos in-teriore, che si cerca diraggirare mostrandosiforti, ma nella quale si fafatica. È una fase di inde-cisione, nella quale ci sisente brutti, non ci si ac-cetta. E’ difficile trovareun adolescente che confermezza dichiari di sen-tirsi davvero bene e di

sentirsi bello e di accettarsi al 100%e se anche lo si trova, forse è solo unamaschera. Nel mondo di oggi è mol-to più importante l’immagine che sidà agli altri, se non si è conformi acerte regole non si è nessuno, nonimporta cosa sei dentro, qual è il tuovero volto.Eppure quello che conta davvero è ilnostro cuore, è per quello che siamoamati dai nostri veri amici e dalla no-stra famiglia, è per quello che ci amaGesù, perché ognuno di noi ha uncuore e ognuno di noi è un dono, unaperla preziosa da custodire, ed è bel-lo. Questa è la vera bellezza e non bi-

sogna mascherarla per paura.La bellezza non può essere giudica-ta. Uno spunto di riflessione sul qua-le dobbiamo lavorare tutti: adolescen-ti, giovani e spesso anche adulti. Per-ché l’adolescenza non ha una fine, èuna fase che si supera solo quando siraggiunge una maturità e una paced’animo interiore, e nella quale si puòritornare.

Associazione Genitori epersone con Sindrome di Down

Teatro AGPD

Isabel Frampi

L'anno scorso e parte di quest'annoalcune ragazze del gruppo adolescen-ti di prima e seconda superiore han-no preso parte ad una serie di incon-tri con ragazzi affetti da sindrome didown in sostituzione della consuetariunione che si tiene il lunedì sera.Due studiosi, Fraser e Mitchell, nel1876 nel descrivere le persone consindrome di Down fanno la seguenteosservazione: "Se li mettessimo tuttiinsieme, troveremmo che si assomi-gliano tra loro in modo impressionan-te. Ma l'aspetto più impressionanteè la somiglianza tra loro per quel cheriguarda il carattere, la capacità, igusti, le abitudini, i difetti. Le ten-denze...". So di parlare a nome ditutte le mie compagne di percorsonel dire che l'esperienza con questiragazzi è stata molto istrutti-va,coinvolgente e allo stesso tempodivertente! Abbiamo imparato, pianpiano, a conoscerci e ad approfondi-re le nostre conoscenze su personeapparentemente diverse ma che poisi sono rivelate nella maggior partedei punti molto simili a noi.Ci siamo concentrati su alcuni episo-di dell'Odissea per trarne esercizimolto particolari e suggestivi.Ero convinta che questa esperienzasarebbe stata d'aiuto solo ai ragazzidel gruppo A.G.P.D.; fin dai primi in-contri mi sono dovuta ricredere.Abbiamo riflettuto tutti insie-me,affrontato le nostre paure e ri-velato alcune delle nostre difficoltà.Un momento particolarmente signi-ficativo di questo percorso sono sta-ti gli incontri nei quali sono stati in-vitati anche i genitori; è stato emo-zionante vederli partecipare e la-sciarsi coinvolgere emotivamenterendendosi conto che spesso la diver-sità non deve far paura.Ho imparato molto stando con loro espero di non perderli di vista ancheadesso che il percorso si è concluso!Sono tutti ragazzi veramente specia-li… li ringrazio dal primo all'ultimoper la bellissima esperienza! In par-ticolar modo ringrazio anche Milena,una specialista di questo tipo di atti-vità che ha permesso questa bellissi-ma avventura!

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Diventare educatori... che avventura!

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Una semplice frase che racchiude dentroun significato molto profondo e importan-te per NOI educatori. Già, NOI, perché que-st'anno anche noi di prima superiore sia-mo entrati nel grande gruppo adolescenti.Essere arrivati fino a questo punto è moltosignificativo e naturalmente il grazie piùgrande va ai nostri mitici educatori. Sonostati sei anni passati insieme per scoprirel'amore di Gesù attraverso la loro disponi-bilità, la loro grandissima pazienza, il loromodo di volerci bene con così tanta sem-plicità, la loro gioia come coraggiosi testi-moni del Vangelo… e per tutte queste coseio voglio dirvi GRAZIE. Grazie per averci aiu-tato lungo questi anni, grazie per avercisostenuto nei momenti più difficili del no-

stro cammino, grazie per averci fatto arri-vare fino a questa tappa importante e fon-damentale. Ora tocca a noi. Con fiducia ciavete passato il testimone e noi non inten-diamo deludervi. I momenti difficili nonmancheranno e sono sicura che un bel gior-no ci verrà la tentazione di mollare tutto,ma seguendo il vostro esempio non ci la-sceremo abbattere e ameremo questi bam-bini come avete fatto voi con noi e inse-gneremo loro che si può amare Gesù an-che con i semplici gesti quotidiani che lavita ci chiede. Li aiuteremo a superare i loroostacoli e cercheremo di crescere insiemecon loro, educandoli all'amore e alla fedeche Gesù stesso ci ha insegnato.

Christina Leema

Entusiasmare alla fede!Educare all’amore!

Ormai anche noi siamo entrati nel grup-po adolescenti e tutti i lunedi ci trovia-mo per gli incontri della catechesi neiquali riflettiamo su noi stessi e sul no-stro futuro. Da quest’anno incomincia-mo un cammino molto importante, unanuova avventura della nostra vita. D’orain avanti dovremo aiutare i più piccolied essere sempre coscienti di ciò cui an-diamo incontro. Ora ascoltiamo cosa nepensa una nostra coetanea: Romina.1. Che significato ha per te entrare nelgruppo adolescenti?- Maturare, crescere, avere responsabi-lità verso i bambini e, soprattutto, im-parare a vivere da adolescente.2. Secondo te l’essere diventati educa-tori ha rafforzato l’unione del gruppo?- Si, perché per aiutare i più piccoli dob-biamo lavorare in “squadra”, aiutandoci M. Fabrizi, C. Leema,

R. Verde, E. & S. Senzani

Carissimi Silvia e Marcello,le parole non sempre rie-

scono ad esprimere quanto sente il cuo-re, tanto meno – mi rendo conto – posso-no farlo le parole scritte.Ciò che vi è accaduto mi ha toccato inprofondità. Chiunque, sentendo dellaperdita di una figlia di soli undici anni,non può restare indifferente, ma il fattodi conoscervi e di aver conosciuto Marti-na personalmente mi spinge al desideriodi esservi vicina in modo speciale e difarvi sentire il mio affetto.Non c’è bisogno di dirvi la serenità chetraspariva dal volto di Martina, la sem-plicità che aveva e la bontà che dimo-strava verso tutti. Un ricordo bello cheporto con me, dei cinque anni trascorsicon lei alla scuola elementare è la suagrande pazienza, che non è frequente neibambini di quell’età. L’attenzione del-l’insegnante è, purtroppo, rivolta trop-po spesso ai bambini “difficili”, agitati,con problemi più o meno palesi e chi, difatto, segue, ascolta, esegue…, viene,in un certo senso, trascurato.Questa cosa mi fa riflettere come inse-gnante ed educatrice.I bambini però hanno modo di farsi sen-tire, di cercare l’attenzione e la gratifi-cazione per quanto realizzano. Quandodevono consegnare un compito cercanosempre di arrivare primi; lo stesso quan-do devono ricevere dalla maestra qual-cosa, sembra che l’arrivare primi sia ilsegno di una maggior bravura o, peggio,della ricerca di una maggior benevolen-

Lettera aperta a...Silvia e Marcello Caroni

za da parte della maestra.Martina ha dimostrato – ricordo in parti-colare nell’ultimo anno – una grande ma-turità in questo, dovuta proprio alla pa-zienza di chi sa che nessuno può toglier-ti nulla, quella pazienza che nasce dallacertezza di non aver bisogno di approva-zione da parte degli altri, perché la gran-dezza della persona sta dentro e non leviene da fuori, così come nessuno puòrubargliela. Non credo che Martina ab-bia avuto coscienza di tutto questo, ov-viamente, ma non si è mai tirata indie-tro dall’aiutare un compagno, dal lasciar-lo passare avanti, dall’attendere pazien-temente al suo banco, senza disturbaree senza dare l’impressione di essere an-noiata.Tutto questo mi porta a ringraziare il Si-gnore per il grande dono che vostra fi-glia Martina, è stata pure per me, ma ilmio ringraziamento va anche a voi, ge-nitori, che oltre ad averla messa al mon-do, l’avete cresciuta, educata, indiriz-zata verso quei valori, atteggiamenti,virtù che l’hanno resa così… bella, e che,ne sono certa, voi per primi state viven-do.“Dai loro frutti li riconoscerete… Ognialbero buono produce frutti buoni…”(Matteo 7,16-17)Grazie per quello che siete, vi vogliobene.

tra di noi e perché condividiamo altrimomenti insieme come per esempio leriunioni per preparare i giochi e i pome-riggi passati con i bambini di terza ele-mentare. Questo sicuramente contribu-isce a rafforzare i rapporti tra di noi.3. Quali cambiamenti hai riscontratomaggiormente diventando educatrice?- Sono diventata più responsabile, pen-so più agli altri che a me stessa (seguen-do l’esempio del Vangelo), sono diven-tata più aperta e socievole e ho impara-to a convivere con i ragazzi più grandi.4. Ti piace l’idea che non sia più don Ste-fano, ma che siano i nostri educatori, atenere gli incontri di catechesi?- Si, mi piace, perché è anche un gestodi maturità, che dimostra come loro civogliono BENE!

sr Katiainsegnante di religione di Martinaper i cinque anni delle elementari

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Valentina Rotondi

AVRETE FORZA DALLO SPIRITOEsercizi spirituali per i giovani della città di Milano

Riuniti in nome di Dio

Chiara Motto

Lunedì 19 novembre. Immagina la basilica diSant’Ambrogio in Milano invasa da 1200 gio-vani.Immagina un braciere che arde in mezzo alquadriportico romanico. Immagina tante can-dele per terra ad indicarti la strada. Immagi-na...Una chiesa che ti ricorda la storia di una co-munità che c’era prima di te e che rimarrà an-che quando tu te ne sarai andato, una comu-nità giovane che in queste sere si mette al-l’ascolto della Parola, che lascia allo Spirito lapossibilità di agire nella sua vita per esseredavvero testimoni coraggiosi di Gesù. “Avreteforza dallo spirito e mi sarete testimoni”.Il tema degli esercizi spirituali e le parole delPapa lette dall’ambone all’inizio della celebra-zione, ti riportano subito alla Gmg, a quelmomento speciale in cui, davvero!, potrai gu-stare fino in fondo il tuo essere parte di unaChiesa che è viva e che ti accompagna permano. Ti guardi attorno e ti trovi insieme atantissimi ragazzi della tua età.Non c’è posto per tutti in basilica,così molti sono seduti per terra. Lastoria che trasuda da ogni colonnadiventa presente e poi torna ad es-sere storia, ed essere Parola quan-do, dopo un canto stupendo che tifa venire la pelle d’oca per la parte-cipazione, don Davide Caldirola, leg-ge dagli Atti degli Apostoli (At 4, 1-22) la prigionia di Pietro e Giovanni!Quelle parole rimbalzano nel tuo cuore men-tre il sacerdote ti incoraggia a non lasciare chele delusioni, che pure potrai trovare sul tuocammino, siano l’ultima parola della tua vita!“Non lasciare che chi vuole metterti a tacere,chi vuole toglierti la parola, spenga in te an-che la voce dello Spirito! Niente può fermarelo spirito! Non avere paura, non lasciarti bloc-care dalla paura e dalle delusioni! Vai oltrequeste cose: tu sei già qualcosa, sei già qual-cuno perchè nel nome di Gesù, nel nome del-la persona che ami, puoi tutto! La delusionenon potrà mai essere il tutto della tua vita e lepaure non possono e non devono fermare lafollia dell’amore!”.Che carica, che entusiasmo, che voglia di pre-gare! Durante il momento di silenzio che rara-mente ti capita di gustare così a fondo, ti per-di tra la preghiera e gli sguardi di tutti questigiovani che, con te, sono una voce sola: la vocedi Gesù! Immagina...Immagina di uscire dalla basilica e di dirigertiverso la metropolitana.Immagina di sentirti leggero, pieno, felice e diaver voglia di canticchiare, ancora una volta,sottovoce, la tua voglia di amare!Immagina di non vedere l’ora che giunga do-mani per poter gustare di nuovo l’atmosferabellissima di questa sera!E poi la sera dopo. Hai aspettato tutto il gior-no che giungesse la sera ed ora finalmente seinuovamente con tanti, tantissimi giovani del-la città di Milano, ad attendere l’inizio della

celebrazione.I volti che ieri conoscevi appena oggi ti sem-brano già più familiari!Hai tante aspettative su questo incontro e spe-ri, anzi, un pò ne sei certo!, che vengano tuttesoddisfatte da questo nuovo giorno di esercizispirituali.Magari sei arrivato stanco, deluso, amareggia-to oppure felice e sereno per tutti gli attimiche hai vissuto in questa giornata di studio olavoro ed ora, finalmente, puoi gustare un at-timo di pace!Immagina...Immagina che già il canto d’inizio ti faccia unpò tremare, che le parole del papa ti parlinogià della bellezza del mettersi a servizio deglialtri e della necessità di lasciare spazio allospirito e che tu ti senta già per questo accoltoe compreso.Ancora la proclamazione della parola. Questavolta At 4, 23-31: Pietro e Giovanni tornanonella comunità radunata in preghiera.

Le parole di don Davide ti scuoto-no ancora nel profondo, hannoancora qualcosa e qualcosa di for-te, da dire al tuo cuore! Ti raccon-tano della leggerezza e della gra-zia della danza che puoi provare,che puoi vivere, che puoi speri-mentare se ti lasci liberare dalVangelo. Sei a metà tra il ricor-dare e il sognare questa sensazio-ne, sicuramente la desideri! Im-

magina che quelle parole ti riportino con lamente a tutte le esperienze bellissime che haipotuto fare negli anni passati e che ti proietti-no idealmente verso Sydney, verso tutti i gio-vani che potrai, se ne avrai la fortuna, incon-trare durante questa magnifica esperienza: “lapreghiera della festa non è un pro-forma, è unapreghiera unanime, ad un cuor solo. Quella co-munità ha saputo accordarsi! Mi piace pensa-re a questi cristiani come ad un’orchestra piùche ad un esercito: tanti strumenti diversi chesi accordano e diventano una voce sola e, pro-prio per questo, armonica. Non si fermano sul-l’attualità, rileggono e comprendono la storiae, trovandoci Dio, comprendono anche il pre-sente! Il Vangelo della “scioltezza” ci parla delladistanza da ogni rigidità, della vicinanza gra-tuita a tutti, della necessità di essere innamo-rati per essere testimoni! Immagina...Immagina di uscire di chiesa gustando questaleggerezza, quest’armonia, questa pace!Immagina di correre per strada cercando dinon perdere il treno che ti dovrà portare a casae di sentirti, davvero!, un cuor solo ed un’ani-ma sola con tutti i giovani del mondo, proprioquei giovani che, forse, tra poco incontrerai!Immagina di non vedere l’ora di incontrare,l’indomani, anche il tuo Arcivescovo nell’ulti-mo incontro di questi esercizi spirituali citta-dini che, lo senti già, hanno cambiato qualco-sa dentro il tuo cuore!

Esercizi spirituali

E' bello fermarsi e dedicare un po' delnostro tempo a Colui che ha qualcosada dirci per la nostra vita!Un'opportunità ci è stata data dagli eser-cizi spirituali, che si sono svolti pressola Basilica di s. Ambrogio all'inizio del-l'Avvento sul tema "Avrete forza dalloSpirito", le cui meditazioni sono statetenute da don Davide Caldirola, parroc-co di una della parrocchie della nostraDiocesi.Gli esercizi si sono svolti in tre serate,durante le quali abbiamo ascoltato trebrani degli Atti degli Apostoli. Il primobrano, At 4,1-22, ci invita ad andareoltre le delusioni. C'è una forza delloSpirito che ci mantiene in quiete an-che quando un nostro progetto sembrafallire, anche quando ingiustamente civiene tolta o negata la parola. Un secon-do invito che ci viene rivolto è quello diuscire dalle nostre paure, la paura è ciòche incatena la nostra vita. L' ultima ri-flessione della prima sera, è legata altema del nome, cioè del ritrovare il sen-so del proprio nome guardando un al-tro negli occhi. Gli apostoli si sono in-namorati di un nome, quello di Gesù, ehanno scommesso tutto quanto aveva-no sulla sua forza. Il brano At 4,23-31della seconda sera, ha suscitato la rifles-sione sul "Vangelo della scioltezza" chenasce dalla forza di una relazione veracon Gesù e la Parola.Don Davide sostiene che secondo lui an-nunciare il Vangelo della scioltezza si-gnifica assumere tre atteggiamenti di-versi di cui il primo è la distanza da qua-lunque forma di rigidità nel giudicarele persone e le situazioni, il secondo èla capacità di una vicinanza gratuita achi ci sta accanto e il terzo tratto è of-frire agli altri il nostro volto come quel-lo di cristiani innamorati, travolti dallapassione per Gesù e il suo Vangelo. Dalbrano At 4,32-35, letto l'ultima sera, èemerso che i credenti di 2000 anni fasono stimati, rispettati e belli. Esserecredenti è una questione di bellezza, digrazia. È una bellezza che dice uno sti-le, che mette in evidenza la grazia di unapersonalità matura, riconciliata, il fasci-no di una vita riuscita. Anche in noi ilSignore sa scorgere una bellezza nasco-sta! E noi cosa faremo della nostra vita?Il segnale di bene che possiamo offrireè quello di tutta una vita deposta ai pie-di di un altro, cioè la Vocazione.

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Andrea Cafiero

Un dono per me e per gli altriEcco il progetto educativo 2007-2008

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(continua da pagina 1)

Ho provato ad andare al di là delcompito affidatomi, cercando il va-lore e cercando di capire aspetti ecose che forse pensavo di sapere,ma che attraverso una meditazio-ne hanno acquistato un nuovo co-lore. E' stato un onore, una grossaresponsabilità e un qualcosa che èservita soprattutto a me, oltre aservire agli altri, per puntualiz-zare su alcuni aspetti, su al-cuni obiettivi del nostrooratorio. Non si nasce im-parati, come si dice, maogni cosa si scopre e si ri-scopre e ogni aspettodella vita che pensiamodi conoscere ci stupisceogni giorno. Ho capito

Agli occhi di Dio siamo tutti uguali. Questa frase riassume forse l’intero mistero della Cristianità, l’infinitamisericordia di un Padre che va oltre le differenze che spingono i suoi figli ad odiarsi gli uni gli altri.Tutti uguali. Bianchi e neri, cristiani e islamici, credenti e non.Alberto è stato fino a novembre cerimoniere e membro del coro della Basilica delle Grazie adEste, nel Veneto. Poi, partecipando ad una trasmissione televisiva, ha dichiarato la propriaomosessualità.Nel nome di quale Dio, allora, il suo parroco, don Paolino, ha chiesto ad Alberto di non farsi piùvedere alla Messa domenicale? Con che diritto ha allontanato un suo fratello, che appariva aisuoi occhi differente dagli altri, dalla comunione con un Padre che ama tutti indiscriminatamente,senza nessuna distinzione?Voglio concludere con la lettera aperta di don Franco Ruggin trovata sul suo blog, indirizzata inprimo luogo ad Alberto.

Caro Alberto,è davvero troppo grande l’affronto che hai dovuto subire dal tuo parroco. Si tratta di un’azione incivile e contraria alVangelo. Voglio solo dirti che Gesù non ti caccia e Dio ti vuole bene. Non perdere la tua fiducia in Dio per colpa di un prete.La fede parte dal tuo cuore e nessuno può impedirti di essere quello che sei.Evviva i tuoi vent’anni, il tuo coraggio, la tua fede. Il tuo parroco potrà solo vergognarsi della sua ignoranza e della suainciviltà.Con tanto affetto.don Franco Ruggin

Carissimi lettori,mi addolora davvero vedere come questa vicenda oltre al dolore che ha provocato nelle persone coinvolte, spacchie divida la Chiesa nei suoi fedeli e nei suoi preti. Io mi sento figlio di questa Chiesa. Un figlio non ama parlare deipeccati di sua madre. Impariamo allora a perdonare, a capire, a non accusare, ad ammonire, ad essere più grandidi qualunque peccato: come Gesù che ha salvato tutti. Proprio tutti.

don Stefano Buttinoni

che spendersi è bello, e ancora dipiù quest'anno, probabilmentedopo un ulteriore anno del miocammino e della mia vita, sentofortemente e tocco con mano que-sta cosa, questo bisogno. Natural-mente è stato bellissimo esseregratificato per questo lavoro, ad-dirittura nella lettera di accompa-gnamento del progetto educativo

distribuito a tutto l'oratorio. La miatentazione spesso è stata di "bul-larmi" del "mio" progetto educati-vo e a volte, forse, ho fatto traspa-rire questo bisogno, forse perchèognuno di noi nella vita ha bisognodi sentirsi al centro e di farsi diregrazie. Perchè inutile nasconderlo,il sentirsi dire bravo o grazie, fa pia-cere e ti riempie il cuore. Ma biso-

gna appunto, come detto pri-ma, andare al di là di questo

e arricchirci e arricchire glialtri. E' proprio vero, lo

slogan che usiamosempre con i ragazzi, èveritiero: servire tiserve.

Uguali agli occhi di Dio

Filippo Rossi

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INTERVISTA

Via L. Ciceri Visconti, 220137 Milano

Tel/Fax 02-59900727

Gioielleria

Bottega Storicadi Milano dal 1955

UNA FAMIGLIA,Da questo numero vi proponiamo l’intervista tripla: un giovane, un adolescente e un bambino. Stavolta abbia-mo scelto di intervistare tre fratelli, Claudio, Lorenzo e Valeria Magni, che sono testimonianza del ciclo educati-vo del nostro oratorio. Abbiamo posto loro le seguenti domande:

1. Cosa fai in oratorio e cosa vorresti fare in futuro?2. Perché vieni in oratorio e a che cosa pensi ti serva?3. Come definisci con una parola l’oratorio?4. Oratorio significa luogo di preghiera: riesci a pregare o stai

imparando a farlo pur nelle difficoltà che questo comporta?5. La parola di fede ti fa venire in mente qualcosa di statico o in perenne movimento?6. Quanto conta avere dietro una famiglia come la tua: mamma allenatrice, papà diacono…7. Al di fuori dell’oratorio riesci a vivere la tua fede nella quotidianità?

Vi riportiamo quanto emerso:

Valeria Magni è nata l’1 luglio 2000. In oratorio viene per giocare,è iscritta a danza, ha iniziato quest’anno il cammino di catechesicon la terza elementare e si diletta nel vendere l’orafoglio e nelconcorso canoro de Il Campanellino d’oro. Da grande vorrebbefare la maestra delle elementari perché le piace stare con i bambi-ni ed insegnare le varie discipline. Viene in oratorio per incontra-re i suoi amici e pensa che questo luogo sia un’occasione per co-noscere nuove persone ed aiutare la gente. Definisce l’oratoriocome “luogo bello”, un ambiente da favola per una bambina dellasua età. Valeria ci confessa che anche lei è venuta a contatto con lapreghiera, anche se forse non sa nemmeno lei che cosa sia esatta-mente, ma cerca di pregare, soprattutto nelle difficoltà. La fede,parolona sicuramente grossa per una bambina, è qualcosa sem-

pre in movimento. Il tempo passa e le cose cambiano rapidamente e ogni situazione è unica davivere. Naturalmente l’esempio dei suoi fratelli Claudio e Lorenzo, della sua mamma e di papà Luigi,diacono da pochi anni, sono fondamentali e sono vere e proprie figure di riferimento grazie allequali può capire meglio le cose, ponendo in continuazione domande, dubbi e perplessità. Natural-mente, nella sua ingenuità, dice di riuscire a vivere la fede nella quotidianità. Sicuramente Gesù èpresente nella vita di ciascuno e un bambino riesce maggiormente degli adulti a cogliere questapresenza, o almeno cerca di farlo, vivendo tutto come una favola e una bella storia.

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UN CICLO EDUCATIVO

TRIPLA

Lorenzo Magni è nato il 22 Gennaio 1990. In oratorio attualmente fa l’educatore della prima medianella catechesi ed è allenatore della categoria ragazzi nel calcio (seconda e terza media). Viene in

oratorio perché si sente a suo agio, lo sente il suo posto e lo stare con iragazzi lo arricchisce, lo aiuta a crescere e dà responsabilità, necessaria perognuno di noi per maturare. In una parola l’oratorio lo potrebbe definirecome “festa”. Di ritorno entusiasta dal weekend di Antiochia, il percorso daquest’anno diocesano proposto ai 18-19enni, è sulla buona via nell’impa-rare a pregare o almeno ce la mette tutta. La fede fa venire in mente unqualcosa in continuo movimento, un continuo alto e basso. È importante, èun buon motore, avere dietro una famiglia come la sua, che è stata sicura-mente un input importante e che ringrazia. Lorenzo trova difficile vivere lafede nella quotidianità, ma ci prova e questo è già un punto di partenza.

Claudio Magni è nato il 26 Marzo 1986. In oratorio attualmente è educatore degli adolescenti e seguela catechesi dei giovani. Per quanto riguarda la sua crescita personale vorrebbe iniziare un corso perle giovani coppie insieme alla sua ragazza Maddalena, per quanto riguardagli adolescenti vuole continuare con loro il cammino che sta seguendodalla terza elementare almeno per i prossimi tre anni. Viene in oratorioperché è un ambiente dove si trova bene e dove stanno i suoi amici, servesicuramente per la sua crescita. L’oratorio per Claudio è una persona incarne ed ossa e una persona non può servire o meno, ma ha un valore diper sé. In una parola l’oratorio si potrebbe definire con “amici”. Stacercando di imparare a pregare, o almeno a fare piccoli passi in questosenso, perché è difficile. Con gli amici si cerca di coinvolgersi e obbligarsialla preghiera (ci deve essere uno sforzo in partenza), perché il primopasso per riuscire a pregare è darsi degli impegni, solo dopo si inizia adapprezzarne la bellezza. La fede la definisce come una cartina geografica:ci sono le montagne che vanno sempre più in alto e arrivano alla neve,dove ci si sente al top, ci sono anche momenti intermedi (il verde, il mare,la pianura) e momenti di abbattimento e sconforto (profondità dell’oceano). A prescindere da mammaallenatrice e papà diacono (che è una cosa abbastanza recente), è questione di uno stile di vita e diun modo di vivere l’oratorio che per la sua famiglia era importante fin da giovani e che è statotrasmesso ai loro figli in pienezza. Almeno al 90% tutto questo conta sicuramente, ma ora è ilmomento di camminare da soli. È un po’ complesso vivere la fede al di fuori della quotidianità, ma avolte l’imporsi dei momenti e l’obbligarsi e il confrontarsi, nonché l’incontro giovani del giovedìsera e la preparazione degli incontri per gli adolescenti, permettono di raggiungere grandi obiettivi.

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Finalmente siamo partiti e tra poco ci fermeremo per la meritata pausa natalizia! Da questo numero riusciamo a proporvi tutte leclassifiche delle categorie di calcio e quelle della pallavolo. Per il 2008 ci aspettiamo grandi risultati dai nostri atleti e quindi...FORZA SAN PIO!!!

Ed ora la pausa natalizia!!!

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BABYITNUP IG IV AP CS AFG USG RD

ettellavaColraC.S 01 5 4 0 0 43 9 52

airottiV 8 5 4 0 1 61 5 11

otiripSotnaS 6 5 3 0 2 71 01 7

eppesuiGnaS 5 5 2 1 2 41 41 0

VoiPnaS 4 4 2 0 2 8 11 3-

otterosaColraC.S 4 5 2 0 3 7 11 4-

eraznaZolraC.S 2 5 1 0 4 7 92 22-

IIIXXinnavoiG 1 6 0 1 5 01 42 41-

Dopo un inizio mol-to incoraggiante lasquadra dei Baby siritrova in quinta po-sizione con due par-tite in meno. Il di-stacco dal gruppettodi testa non è insor-montabile; serviran-no però grinta e de-cisione per conqui-stare gli ultimi importanti punti del girone di andata. La pauraè però quella di vedere un squadra indebolita dai pochi alle-namenti svolti. Speriamo che la squadra possa continuare ilsuo cammino con costanza e passione per conquistare alme-no uno dei quattro posti disponibili per i play-off

GIOVANISSIMIAria di crisi per lasquadra dei giova-nissimi che dopootto giornate sitrova a metà clas-sifica a quattordi-ci imbarazzantipunti dalla vettadella classifica.

Con un bottino di sole due vittorie e un pareggio il teamrischia di scivolare nelle zone basse. La pausa invernale èvicina. Siamo convinti che a gennaio, quando si ritorneràsui campi, la squadra potrà conquistare punti importantiper la difficile risalita della classifica.

ITNUP IG IV AP CS AFG SFG RD

69/iMsutriV 12 7 7 0 0 76 9 85

oicnarAnaG 81 7 6 0 1 72 31 41

onelabocrAsdS 51 7 5 0 2 44 22 22

tropSatD 9 7 3 0 4 12 62 5-

erouCorcaS 7 5 2 1 2 72 91 8

VoiPnaS 7 6 2 1 3 12 32 2-

onaliMracsO 6 6 2 0 4 71 53 81-

alroG 3 6 1 0 5 21 73 52-

areihcsePolraC.S 0 7 0 0 7 31 56 25-

Il decalogo dello sportivoAlcune semplici regole per il buono sportivo

Alessandro, Giulia e Marco Molari

1. Portare sempre documento di identità valido del minore alle partite.2. Venire sempre agli allenamenti anche se piove con il k-way.3. Presentarsi sempre in tuta agli allenamenti e alle partite.4. Controllare la lista dei convocati esposta in bacheca.5. Essere sempre puntuali sia agli allenamenti che alle partite.6. Avvisare gli allenatori in caso di assenza sia agli allenamenti che alle partite.7. Rispettare sempre le indicazioni degli allenatori senza contestare.8. Siete invitati a venire alle partite anche se non giocate, farete il tifo.9. Mangiare un pasto leggero (spaghetti al pomodoro) prima delle partite.10. Mantenere il decoro degli spogliatoi e del campo.

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RAGAZZI Se la situazionedei giovanissimiera critica quelladella squadra deiragazzi è irrecu-perabile. Con seipartite giocate eneanche un pun-to in cassaforte lasquadra è il fanalino di coda del gruppo. L’incolmabilegap dal gruppo di testa non fa certo bene al morale deigiocatori. Il quadro globale è dunque pessimo;speriamoche la squadra possa ritrovare presto la via della vitto-ria per riportare alle stelle la fama del nostro oratorio.

ITNUP IG IV AP CS VS PS RD

aiccarTaL 61 6 5 1 0 43 6 82

.C.O.C 61 7 5 1 1 72 81 9

etariablAoigroiG.S 31 6 4 1 1 51 11 4

BSSU 11 6 3 2 1 02 41 6

avonareCoiclaC 9 7 3 0 4 12 42 3-

ailinevuJ 7 8 2 1 5 22 83 61-

onihcruT 6 7 2 1 4 72 12 6

VoiP.S 6 8 8 0 6 91 23 31-

B/ediFnIsetroF 4 7 1 1 5 31 43 12-

ALLIEVIITNUP IG IV AP CS AFG USG RD

oirasoR 42 8 8 0 0 84 02 82

BanaisorbmA 81 8 6 0 2 93 21 72

VoiP.S 81 8 6 0 2 72 41 31

ecineF 81 9 6 0 3 23 12 11

iMaroruA 51 9 5 0 4 13 43 3-

egnarO/sipsA 6 8 2 0 6 31 82 51-

aiccarTaL 5 8 2 0 6 52 73 21-

29/itsilegnavE4 5 8 2 0 6 71 92 21-

anoraB.teltAC&N 0 8 0 0 8 8 54 73-

Finalmenteuno spiragliodi luce.Dopo ottogiornate ediciotto pun-ti all’attivo lasquadra de-gli allievi è in

seconda posizione; per ora la classifica sta dando ragio-ne alle scelte tecnico-tattiche dei mister. Sarà fondamen-tale le prossima partita che vede i nostri atleti imbatter-si nell’Ambrosiana,squadra con gli stessi punti,per spe-rare ancora in un accesso alla tanto ricercata coppa plus

TOP JUNIORITNUP IG IV AP CS AFG USG RD

ocirnE.S 61 7 5 1 1 52 21 31

sepS 41 7 4 2 1 12 31 8

VoiP.S 01 7 3 1 3 32 81 5

1002GSO 01 6 3 1 2 01 6 4

ailiceCatnaS 01 7 3 1 3 91 71 2

iMolraC.S 9 6 2 3 1 11 01 1

etangiVocsoB.G.S 7 7 2 1 4 11 91 8-

onazzoRocsoB.D 0 7 0 0 7 9 43 52-

saltA 0 0 0 0 0 0 0 0

PALLAVOLO - JUNIORESITNUP IG IV AP CS VS PS SD

tropsnarO 71 6 6 0 0 81 4 41

ottocerP 41 6 5 0 1 61 6 01

ediFnIsetroF 41 8 5 0 3 91 41 5

yelloVavagamaF 31 6 4 0 2 41 9 5

oirogerG.S 21 7 4 0 3 51 11 4

onangeleMmsC 11 7 3 0 4 41 31 1

etaniLgnitropS 9 6 3 0 3 21 11 1

saltA 8 7 3 0 4 21 61 4-

VoiP.S 4 8 1 0 7 6 12 51-

yelloVmosU 0 7 0 0 7 0 12 12-

Situazione analoga a quella degli allievi per i top junior.Con sette partite giocate la squadra si trova a sei punti dallavetta in terza posizione. Considerato l’ottimo organico di cui lasquadra dispone siamo certi che per loro la conquista delcampionato sarà cosa facile.Le nostre ragazze della pallavolo invece hanno un gran bisognodi essere incoraggiate: recentemente hanno vinto la loro primapartita e speriamo che questa vittoria serva a spronare il gruppoe a risalire la classifica nella seconda parte del campionato.FORZA RAGAZZE!!!

Davide ServinoGiorgio Conte

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(continua da pagina 1)Poi, però, arriva improvvisamente, comeun fulmine a ciel sereno, un 9 dicembreche ti schiaffa in faccia la realtà, che ti co-stringe a svegliarti dal tuo piccolo mon-do gremito di problemi futili, che ti fa al-zare il viso e ti lascia totalmente inermedavanti a quella foto che ritrae un sorri-so disarmante, due piccoli occhi azzurrie una gran voglia di vivere. Martina. Mar-tina e i suoi 11 anni. Martina e una vitastrappata troppo in fretta. Da un batteriodal nome strano e difficile che ci ha sca-raventato a terra e ci ha riempito il cuo-re di incomprensione. Ti sembrava diaver capito qualcosa in più, di aver com-piuto un passo in quel grande camminoverso la verità, ma ora no. Ora è tutto spa-rito, ora è tutto sprofondato nel silenzio,ora non ci sembra più essere spazio pernulla.Tutto quello che rimane è quella foto cheti stringe il cuore, il dolore indescrivibiledi due genitori, l’incapacità di compren-dere fino in fondo di due sorelle, l’ama-rezza di un prete che si sente derubatodi un suo piccolo, il perché di una comu-

nità che si stringe, unita, intorno a que-sta sofferenza, con troppe domande enessuna risposta. È un perché grande,questo. Un perché talmente grande cheavresti voglia di correre in cima a unamontagna e urlarlo con tutta la voce chehai in petto, un perché che vorresti scri-vere a caratteri cubitali su un muro. Cosìmagari Lui, finalmente, lo legge. Così ma-gari ci ascolta. Così magari ci dà una ri-sposta.Quando sei bambino ti raccontano sem-pre un sacco di favole. Sono belle storie,ti raccontano di un mondo fantasticodove il bene vince sempre. Poi cresci e tene raccontano un’altra. O almeno, così di-cono. Ti parlano di un bambino, nato inuna stalla tra una mucca e un bue. Ti par-lano di un ragazzo che predica una nuo-va verità, una Buona Notizia: c’è un Dio,da qualche parte, che ti amainfinitamente, che ti amapiù della sua stessavita, che ti accoglie intutti i tuoi peccati, intutti i tuoi errori. Poiti parlano di un uomoche viene beffeggiatoe deriso, che viene cro-cifisso, che si lascia mori-re. E si lascia morire per te.Oggigiorno questa la definiscono una “fa-vola”, una favola per adulti. Nient’altro cheuna favola. Perché quando cadono tuttele nostre certezze, quando c’è spazio soloper il dolore, quando ci accorgiamo chela vita non ha senso allora è facile. Facileprendersela con Dio. Difficile, troppo for-se, non farlo. Eppure quando tutto vabene, vorremmo quasi che restasse al suoposto, appeso a quella croce e non inter-ferisse in una vita che è nostra, solo no-stra. Ma allora cosa vogliamo? Un Dio checi lasci liberi o no? Non è una statuina chepossiamo pretendere di togliere dal pie-distallo solo quando ci serve. Bisogna sce-gliere.Da una parte basta rifiutarsi di prosegui-re, mettere il lucchetto e unirsi a quell’ur-lo che la considera una favola. Bella, mapura illusione. È facile. Ci vogliono pochiistanti per buttare via tutto. Dall’altraperò c’è una fede che non muore. Unafede che chiede di essere ascoltata. Una

piccola fiamma, a volte forte a volte fio-ca, troppo fioca, che chiede però di nonessere spenta del tutto. C’è una determi-nazione nel volere provare a cercare unsenso che forse però non troveremo mai,nel volere andare avanti e vivere appie-no un dono meraviglioso. C’è la certezzache, comunque, da qualche parte Marti-na ora è felice, che l’ha trovato quell’ab-braccio del Padre di cui le hanno parlatotanto, che anche se non la vedremo più èqui. In mezzo a noi. Con il suo sorriso ela sua gioia.Un altro S. Natale è arrivato. È qui, alleporte. Il 25 dicembre passerà come tuttigli anni. Ma noi non siamo costretti a farloentrare nelle nostre vite. Guardiamolo. Infondo, non è altro che un bambino. Nongli hanno neanche dato un posto digni-toso in cui nascere. È nudo, in una man-

giatoia, completamente impotente. Peròdicono che sia il figlio di Dio. E quel-

la braccia spalancate verso di noici invitano a crederci. Non ci daràpotere. Gli unici che sono anda-ti ad accoglierlo sono qualchepastore, un gruppo di pecorelle

e qualche mendicante. I potentidel mondo sono rimasti chiusi nel-

le loro case e bramano già di eliminar-lo. Possiamo unirci a loro, se vogliamo.Non ci farà del male. Sappiamo persinoche si lascerà morire, che non punirànemmeno coloro che lo uccideranno. Al-lora cosa aspettiamo? Ci avvieremo ver-so quella capanna, anche con tanta pau-ra di sbagliare tutto e tanta rabbia nelcuore? Non cancellerà il dolore, se è que-sto che ci aspettiamo. Non scenderà maidalla croce. Ci lascerà senza parole moltevolte, ci farà arrabbiare, ci farà crederedi esserci illusi. Però ci tende la mano. Ese la afferriamo, resterà con noi. Per sem-pre. Piangerà davanti alle nostre soffe-renze, morirà quando noi moriremo, gri-derà con noi quel “perché mi hai abban-donato?”, ci abbraccerà quando il nostrocuore sarà sul punto di scoppiare, ci dis-seterà con un’acqua di vita eterna quan-do glielo chiederemo.Forza, allora. Mettiamoci in cammino. Lastella cometa è lì, basta seguirla.

La mia esperienza di mini-allenatoreè iniziata quest’anno con l’Associazio-

ne Dinamica in col-laborazione conl’oratorio san PioV. E’ iniziata dasettembre e mi è

subito piaciuta moltol’idea: i bambini sono tanti e vogliosidi imparare cose nuove. All’inizio era-no in pochi ma poi si sono aggiuntiin moltissimi e tutto ciò mi ha fattopiacere perché anche io ho iniziatoalla loro età e vederli fare basket alposto di altri sport mi emoziona sem-pre. Mi affascinano i bambini che siimpegnano. Adesso andremo avanticon loro e mi sentirò sempre piùcoinvolta. Questa è una cosa grandio-sa! Non me la sarei mai aspettata unacosa del genere, di allenare! Hannoquasi realizzato il mio sogno nel cas-setto. Tutto ciò è fantastico!

Un sogno realizzato

Silvia Cafiero

Una favola per adulti?

Alessia Sartori

Minibasket

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Io consiglierei un cocktail di gamberi e fettine di anguilla marinata e, separatamente, anche dei salumi classicicome coppa e prosciutto. Sono molto gustosi anche degli involtini di prosciutto cotto ripieni di insalata russa.

ANTIPASTO

Consiglio dei ravioli di ricotta e spinaci con burro e salvia o, come alternativa, per chi gradisse del cibo in brodo, sipossono fare delle mini-polpettine in brodo.

PRIMO PIATTO

Proporrei un Rotolo Fantasia: Una grossa fetta di carne è sufficiente per 3 persone.mettere sopra la fetta di carne una fetta di prosciutto cotto. Sopra il prosciutto cotto deporre delle fettine dimozzarella, poi cuocere degli spinaci e posarli sopra le fettine di mozzarella. Successivame cuocere tre uova sode,adagiarle al centro e fare un rotolo, legarlo con uno spago da cucina e cuocerlo in forno tenendo conto di mettereun po’ di olio. Aggiungere inoltre fogliette di salvia e tenerlo sempre bagnato con un po’ di acqua e dado. Dopoaver verificato la cottura toccando il rotolo con la forchetta, lasciarlo raffreddare e poi tagliare a fettine e servirecon un po’ di sughetto dell’arrosto dove è stato cotto.In aggiunta, a seconda del numero dei commensali, lessare un cappone; quando il cappone è cotto, togliere lapelle, tagliarlo a pezzi, deporlo in una terrina e prendere dei cetriolini tagliati a fettine, dopodiché preparare dellagelatina e ricoprire il tutto con essa.

SECONDO PIATTO

Il classico panettone servito insieme a dei marron glacé e noci al cioccolato, datteri freschi e altro a piacere.

DOLCE

Ecco i consigli del nostro chefCesare per il menù di Natale!

Cesare augura a tutti i lettori un buon Natale e un felice anno nuovo!

PreparazioneSgusciare i gamberetti e prendere della salsa cocktail, dopodiché fare delle porzioni monodose; depositare lasalsa cocktail su una foglia di lattuga, versare un paio di cucchiai di salsa cocktail e inserire i gamberetti.Spruzzare con un po’ di prezzemolo. Per quanto riguarda gli involtini mettere un cucchiaio di insalata russa perfare un rotolo e infine legare il tutto con un filo di erba cipollina.

Fare un impasto per produrre delle piccole palline e passarle nel pan grattato, poi prendere del brodo; far cuocerequeste polpettine nelle porzioni di 3 - 4 a testa. Servire la scodella con dentro le polpettine spruzzando un po' diformaggio sopra.

Preparazione

Ingredienti per 6 persone- 3 hg di carne trita- 1 hg di bologna o salsiccia a piacere- 1 uovo- Una manciatina di prezzemolo- 1 spicchio d'aglio tritato finemente- Una manciata di parmigiano

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Tommaso Bertolesi

Una casettaper il presepio

Costanza Modenese

Laboratorio di presepistica

Quest’anno, nel sottochiesa, si è tenu-to un fantastico corso di presepistica.Questa volta oltre a noi ragazzi sonovenuti anche bambini più piccoli e tut-ti, oltre a costruire casette bellissime,ci siamo divertiti molto, aiutati, comesempre, dalle mitiche mamme.Prima abbiamo tagliato tutti i pezzi

che ci occorrevano, poi li abbiamo di-pinti e infine incollati fra di loro. Otte-nuta così la nostra casetta, è iniziata laparte più divertente: la decorazione.Infatti avevamo a disposizione moltis-simi legnetti, sassi di ogni dimensio-ne, pigne, muschio, stoffa per fare letendine alle finestre, paglia e cortec-cia. Così abbiamo potuto ambientarela casetta come volevamo: tutto que-sto in un clima di allegria. All’esposi-zione abbiamo potuto mostrare a tut-ti i nostri capolavori, ma abbiamo an-che venduto piccoli oggetti per rende-re più bello il presepio di casa. La gen-te che passava a vedere ci faceva icomplimenti e ci diceva: ma comeavete fatto?! La risposta è semplice:basta seguire il corso di presepio chesi terrà anche l’anno prossimo. Piùsiamo e più ci divertiamo!

Educantiere

In continua formazione...Domenica 18 novembre si è tenuto il pri-mo incontro dell’educantiere. Per chi nonlo sapesse l’educantiere è una sorta dicantiere degli educatori, cioè altri edu-catori, più grandi e con più esperienza dinoi, ci aiutano e si affiancano nel nostrocammino dandoci validi strumenti per su-perare le varie difficoltà e per creare unbuon clima tra di noi.Lo scopo di questo primo incontro eraquello di cercare e di capire qual è la fun-zione della riunione degli educatori ado-lescenti la domenica sera: da qualcheanno a questa parte ci troviamo ogni do-menica sera per cercare di fare il puntodella situazione, confrontarci sugli incon-tri che teniamo con i ragazzi e affrontarevari temi che possono nascere. Non sem-pre però è chiara l’utilità di queste riu-

nioni e stiamo affrontando un percorso percercare di comprenderne meglio il senso.Sono rimasto molto colpito dalla modali-tà in cui si è svolto questo incontro: cisiamo divisi in gruppi e abbiamo compo-sto con il Lego una nostra casa e, mentrecostruivamo, dovevamo rispondere a del-le domande inerenti a ciò che stavamo re-alizzando e al modo in cui svolgevamo illavoro. Attraverso questo sistema interat-tivo ho avuto la possibilità di mettermi ingioco maggiormente e sto iniziando a ca-pire meglio alcuni meccanismi che avven-gono dentro di me ed è stato bello con-frontarmi con gli altri. Sono molto desi-deroso di scoprire come andrà avanti que-sto cammino.

Gruppo Giovani

Alla scoperta della storia di DavideQuando mi è stato detto che il filo condut-tore del gruppo giovani di quest’anno sareb-be stata la storia di Davide sono rimastamolto sorpresa. La prima domanda che miè sorta è stata: ma cosa centra questa figu-ra così lontana con la mia vita, cosa possoavere in comune io, ragazza di 22 anni chevive nel terzo millennio, con un Re di Israe-le vissuto chissà quanti anni fa? Sono que-sti gli interrogativi che mi hanno accompa-gnato al primo incontro, dove invece ho ca-pito che questa figura biblica, in apparenzamolto distante, in realtà è molto più umanae vicina al nostro vissuto di quello che sipossa pensare…Davide per la prima volta nella Bibbia ap-pare durante la visita del profeta Samuele aIesse, padre del futuro Re di Israele. Davideè il figlio più piccolo che, per la sua grandediversità dai suoi fratelli, non viene nean-che considerato dal padre. Nel rapportopadre-figlio emerge l’attualità del tema bi-blico: chi non si è mai sentito non apprezza-to dal mondo degli adulti, o da una “autori-tà” (quale può essere anche un semplice

professore che ti boc-cia al suo esame)? Chinon si è mai sentitodiverso dagli altri? Chinon ha mai cercato dinascondere la propriadiversità agli altri?Successivamente tro-viamo Davide alla cor-te di Saul, Re di Israe-le durante lo svolgi-mento della guerracontro i Filistei, questischierano il loro cam-pione Golia nella la sfi- Stefania Caufin

da che avrebbe dovuto decidere le sorti del-la guerra: Golia è un guerriero temibile chenessun israelita ha il coraggio di affrontare,nessuno a parte Davide. L’eroe biblico rie-sce ad avere la meglio nell’incontro col gi-gante grazie alla sua furbizia e alla sua agili-tà: raccolti cinque sassi ne scaglia uno con-tro Golia, uccidendolo. Come Davide tuttinoi spesso siamo costretti ad affrontare “igiganti” che la vita mette lungo il nostrocammino: abbiamo a disposizione solamen-te le nostre risorse fisiche e intellettuali percombatterli e sconfiggerli, abbiamo a dispo-sizione cinque sassi come Davide. Quali armiscegliamo? Quali riteniamo le più efficaci?Con quali riusciamo effettivamente a scon-figgere i nostri giganti? E soprattutto qualisono i giganti Golia di un giovane che vivenel 2007? La storia di questo Re di Israeleci ha offerto tantissimi spunti di riflessione:dalle tematiche spirituali, quali lo sguardointerpretativo che riusciamo a dare alla no-stra storia, a temi più “scottanti”, come lasessualità, la differenza tra tentazione e oc-casione, l’omosessualità. Ho trovato il per-sonaggio Davide molto vicino e attuale, perla sua capacità di rincorrere il successo, divincere le sfide apparentemente impossibi-li, per il modo in cui sfrutta la propria intel-ligenza per realizzare i propri obiettivi, aven-do da un lato la sicurezza di essere statoscelto da Dio, dall’altro provando una certadifficoltà a trovare nel proprio successo unposto proprio a quel Dio che da pastore,insignificante persino agli occhi del propriopadre, lo sceglie come guida per il suo po-polo, perché “Dio non guarda a quello cheguarda l’uomo: l’uomo guarda l’apparenza,Dio guarda il cuore”.

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Io e la danza

Nicole Bottesini

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La vela è ungioco bellissimo

Vercelli: stiamo arrivando!

“Bisogna avere un caos dentro di séper dare origine ad una stella chedanza”, così scriveva Niestche e, amio parere, aveva proprio ragione.Ognuno di noi ha dentro di sé qual-cosa di confuso che tira fuori nelmodo che a lui meglio si addice. Sonoormai quattro anni che frequento lascuola di danza del Teatro Oscar esono convinta che il modo miglioreper tirare fuori quel che ho dentrosia danzare. Qualcuno si chiederàcosa ci trovo di tanto divertente nel-l’eseguire passi difficili che richie-

dono una tecnica precisae che spesso provocanodolore fisico. La rispostaè che la danza nella scuo-la del Teatro Oscar non èsolo tecnica, ma è anchetrascorrere del tempo incompagnia delle amiche,è aiutare le allieve piùpiccole a truccarsi quan-

do arriva l’attesissimo momento delsaggio, è non stancarsi mai di guar-dar ballare le mie due magnifiche in-segnanti Morena e Marisa.E così, ogni volta che inizia una le-zione di classica o di moderna, ognivolta che inizia la musica, io so chesono nel posto giusto al momentogiusto, perché se mi trovassi in quel-l’istante in qualsiasi altro luogo nonriuscirei a essere veramente mestessa come lo sono in quella stan-za.

Era un giorno come tanti altriquando Monica Guarino, lanostra insegnante, ci ha co-municato che avremmopartecipato ad uno spetta-colo per l’associazione “LaFabbrica del Sorriso” aVercelli. Inizialmente era-vamo tutte eccitate, mapoi aggiunse che avremmoavuto solo due settimane ditempo per organizzare la coreo-grafia.Dopo tante ore e giorni di fatica è arriva-to il giorno atteso da tutte noi del grup-po di danza: prima di prendere il pullmanabbiamo provato e riprovato e infine per-fezionato la coreografia poi, finalmente,siamo partite per la nuova avventura!Dopo quasi due ore di viaggio siamo ar-rivate al teatro dove ci saremmo esibitee siamo state accolte benissimo e abbia-mo provato sul palco la coreografia. Ver-

Ho iniziato ad andare a vela alcunimesi fa’ in un località marittima dinome Monterosso.All’inizio credevo che la vela fosse unosport da praticare solo d’estate almare e invece ho scoperto che si puòandare in vela anche in inverno, sullago, in mare o anche a Milano.Quest’estate vedevo queste piccolebarchette (Optimist) girare per il maree allora ho voluto provare. Mi è pia-ciuto fin da subito, perché stare dasolo su una barca a vela, riuscire aportarla dove voglio io (o almeno pro-varci), sentire il rumore del mare edel vento e andare veloci sono emo-

zioni irripetibili. Riuscire poi a farlaandare anche con poco vento ti dà unsenso di potere: io, da solo, con la solabrezza, riesco a far navigare una bar-ca… Nelle barche di gruppo è ancorapiù bello perché si crea una vera squa-dra, dove ciascuno ha il suo ruolo, maaiuta l’altro quando è in difficoltà.Ovviamente sono solo all’inizio, mauna volta iniziato non si riesce più asmettere… Adesso sto facendo un cor-so di vela invernale all’Idroscalo e stoimparando la tecnica. Quando poi saròpiù grande, mi servirà sulle barche daadulto. Provate anche voi questa bel-lissima emozione!

Federico Citroni Bontempo

Elisa Vespucci

so le 21.00 è iniziato lo spetta-colo. La scuola di danza del

teatro Oscar era nel primotempo della scaletta. Noieravamo tutte agitate eper tranquillizzarci anda-vamo su e giù per i came-rini a vedere le altre

scuole di danza che si ri-scaldavano. Finalmente è

arrivato il nostro turno: è ini-ziata la musica e tutte insieme

siamo state prese dal panico e dalla pa-ura di fare brutta figura, ma alla fine ilrisultato è stato ottimo e il pubblico sem-brava contento. Alla chiusura dello spet-tacolo le personerappresentantil’associazione cihanno fatto in-dossare delle ma-gliette a favore deibambini malati.Non vediamo l’oradi un’altra avven-tura come questa!

Riflessione sulla danza

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Chi è per me Dio? Fin da ragazzo mi èsempre piaciuta l’invocazione, che mipare sia di San Francesco d’Assisi, «mioDio è mio tutto». Mi piaceva perché conDio intendevo in qualche modo una to-talità, una realtà in cui tutto si riassumee tutto trova ragione di essere. Cercavocosì di esprimere il mistero ineffabile, acui nulla si sottrae. Ma vedevo anche Diopiù concretamente come il padre di GesùCristo, quel Dio che si rende vicino a noiin Gesù nell’eucarestia. Dunque c’era unaserie di immagini che in qualche manie-ra si accavallavano o si sostituivano l’unacon l’altra: l’una più misteriosa, attinen-te a colui che è l’inconoscibile, l’altra piùprecisa e concreta, che passava perla f igura di Gesù.Mi sono reso conto ben pre-sto che parlare di Dio vo-leva dire affrontare unaduplicità, come unacontraddizione quasiinsuperabile. Quellacioè di pensare a unaRealtà sacra inacces-sibile, a un Essere pro-fondamente distante,di cui non si può dire ilnome, di cui non si saquasi nulla: e tutto ciònella certezza che questoEssere è vicino a noi, ci ama,ci cerca, ci vuole, si rivolge a noicon amore compassionevole e perdonan-te. Tenere insieme queste due cose sem-bra un po’ impossibile, come del resto te-nere insieme la giustizia rigorosa e la mi-sericordia inf inita di Dio. Noi non sce-gliamo tra l’una e l’altra, viviamo in bili-co (...).Come dice il catechismo, la dichiarazio-ne «io credo in Dio» è la più importante,la fonte di tutte le altre verità sull’uomo,sul mondo e di tutta la vita di ogni cre-dente in lui. D’altra parte il fatto stessoche si parli di «credere» e non di ricono-scere semplicemente la sua esistenza, si-gnif ica che si tratta concretamente di unatto che non è di semplice conoscenzadeduttiva, ma che coinvolge tutto l’uomoin una dedizione personale. Su questopunto, come su tanti altri relativi alla co-noscenza di Dio, c’è stata, c’è e ci sarà sem-pre grande discussione. Per alcuni la re-altà di Dio si conosce mediante un sem-plice ragionamento, per altri sono neces-sarie anche molte disposizioni del cuoree della persona (...).È dunque possibile conoscere Dio con lesole forze della ragione naturale? Il Con-cilio Vaticano I lo afferma, e anch’io l’hosempre ritenuto in obbedienza al Conci-

lio. Ma forse si tratta della ragione natu-rale concepita in astratto, prima del pec-cato. Concretamente la nostra naturaumana storica, intrisa di deviazioni, habisogno di aiuti concreti, che le vengonodati in abbondanza dalla misericordia diDio. Dunque non è tanto importante ladistinzione tra la possibilità di conoscen-za naturale e soprannaturale, perché noiconosciamo Dio con una conoscenza cheviene dalla natura, dalla grazia e dallospirito Santo, che è riversata in noi da Diostesso.Bisogna dunque accettare di dire a riguar-do di Dio alcune cose che possono appa-rire contraddittorie. Dio è Colui che ci

cerca e insieme Colui che si facercare. È colui che si rivela

e insieme colui che sinasconde. È colui peril quale valgono leparole del salmo «iltuo volto, Signore,io cerco», e tantealtre parole del-la Bibbia, comequelle della spo-sa del Cantico diCantici: «Sul mio

letto, lungo la not-te, ho cercato l’ama-

to del mio cuore; l’hocercato, ma non l’ho tro-

vato. Mi alzerò e farò il girodella città; per le strade e per le

piazze voglio cercare l’amato del mio cuo-re. L’ho cercato ma non l’ho trovato. Dapoco avevo oltrepassato le guardie chefanno la ronda quando trovai l’amato delmio cuore...» (3,1-4). Ma per lui vale an-che la parola che lo presenta come il pa-store che cerca la pecora smarrita nel de-serto, come la donna che spazza la casaper trovare la moneta perduta, come ilpadre che attende il f iglio prodigo e chevorrebbe che tornasse presto. Quindi cer-chiamo Dio e siamo cercati da lui. Ma ècertamente lui che per primo ci ama, cicerca, ci rilancia, ci perdona.A questo punto, sollecitati anche dalleparole del Cantico «ho cercato e non l’hotrovato», ci poniamo il problema del-l’ateismo o meglio dell’ignoranza su Dio.Nessuno di noi è lontano da tale esperien-za: c’è in noi un ateo potenziale che gridae sussurra ogni giorno le sue diff icoltà acredere. Su questo principio si fondaval’iniziativa della «Cattedra dei non cre-denti» che voleva di per sé «porre i noncredenti in cattedra» e «ascoltare quantoessi hanno da dirci della loro non cono-scenza di Dio». Quando si parla di «cre-dere in Dio» come fa il catechismo della

Chiesa cattolica, si ammette espressa-mente che c’è nella conoscenza di Dio unqualche atto di f iducia e di abbandono.Noi sappiamo bene che non si può co-stringere nessuno ad avere f iducia. Ioposso donare la mia f iducia a un altro masoltanto se questi mi sa infondere f idu-cia. E senza f iducia non si vive (...). L’ade-sione a Dio comporta un’atmosfera gene-rale di f iducia nella giustezza e nella ve-rità della vita, e quindi nella giustezza enella verità del suo fondamento. Comedice Hans Küng «che Dio esista, può es-sere ammesso, in def initiva, solo in basea una f iducia che affonda le sue radicinella realtà stessa». Molti e diversi sonoi modi con cui ci si avvicina al mistero diDio. La nostra tradizione occidentale hacercato di comprendere Dio possibilmen-te anche con una def inizione. Lo si è chia-mato ad esempio Sommo Bene, EssereSussistente, Essere Perfettissimo... Nontroviamo nessuna di queste denomina-zioni nella tradizione ebraica. La Bibbianon conosce nomi astratti di Dio, mai neenumera le opere. Si può affermare checiò che la Bibbia dice su Dio viene dettoanzitutto con dei verbi, non con dei so-stantivi. Questi verbi riguardano le grandiopere con cui Dio ha visitato il suo popo-lo. Sono verbi come creare, promettere,scegliere, eleggere, comandare, guidare,nutrire ecc. Si riferiscono a ciò che Dioha fatto per il suo popolo. C’è quindiun’esperienza concreta, quella di esserestati aiutati in circostanze diff icili, dovel’opera umana sarebbe venuta meno.Questa esperienza cerca la sua ragioneultima e la trova in questo essere miste-rioso che chiamiamo Dio. D’altra parteha qualche ragione anche la tradizioneoccidentale. Infatti tutte le creature han-no ricevuto da Dio tutto ciò che sono eche hanno. Dio solo è in se stesso la pie-nezza dell’essere e di ogni perfezione, ecolui che è senza origine e senza f ine.Tuttavia nel mistero cristiano la naturadi Dio ci appare gradualmente come av-volta da una luce ancora più misteriosa.Non è una natura semplicemente capacedi tenere salda se stessa, di essere indi-pendente, di non aver bisogno di nessu-no. È una realtà che si protende verso l’al-tro, in cui è più forte la relazione e il donodi sé che non il possedere se stesso. Perquesto Gesù sulla croce ci rivela in ma-niera decisiva l’essere di Dio come essereper altri: è l’essere di Colui che si dona eperdona.

Carlo Maria Martinitratto dal Corriere della Sera

del 16 novembre 2007

C’è una voce in ognuno di noi che ci spinge a dubitare di Dio

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Questo romanzo, intitolato Lo spaventapasseri e il suo servitore di Philip Pullman, è ambientatoin un'epoca irreale. Racconta le vicende di uno spaventapasseri che si spaccia per un lord e delsuo fedele servitore: Jack, un ragazzo senza casa e senza famiglia, che vive e dorme per lestrade. Insieme affronteranno avventure mozzafiato e si troveranno nel bel mezzo di battagliemolto rischiose. Ve lo consiglio: è un fantasy molto avvincente.

La storia narrata nel libro "La ragazza di Bube" comincia in un piccolo paese della Toscana,siamo nel 1945, la seconda guerra mondiale è appena finita, i soldati rimasti tornanodalle loro famiglie; tutti tranne uno: un certo Arturo Capellini (detto Bube) che si ferma afar visita alla famiglia di Sante, un suo compagno caduto, lì s'innamora di Mara, sua sorella,da lì comincia una storia d'amore assai complicata. Infatti Bube, pur essendo la guerra giàconclusa, è animato da uno spirito combattivo, ben presto la sua vena impulsiva lo portaall'aggressione di un prete e anche all'uccisione di un maresciallo dei carabinieri che luipensava appartenessero al partito fascista. A causa di questo fatto è costretto a emigrarein Francia per sfuggire al carcere. Intanto Mara va a lavorare in un piccolo paesino vicinoe incontra Stefano, un operaio che le chiede di sposarlo. Si sposerà con Stefano o resteràla ragazza di Bube? Non vi resta che leggerlo! Buona lettura!

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Francesco Boschiroli

Alessandra Faroldi

Colgo l'occasione di questo spazio per ricordare un giornalista scrittore da poco scom-parso: Enzo Biagi. Perché proprio lui, vi direte? Perché credo di avere letto tutti oquasi i libri che ha pubblicato e perché lo ammiravo molto come giornalista, ma so-prattutto come persona: onesta, schietta, libera. Dello scrittore ammiravo lo stile:semplice, efficace, diretto.Quale libro consigliarvi? Direi tutti, ma dovendo scegliere ve ne propongo due.A chi ama la storia "Addio a questi mondi" pubblicato nel 2002 da Rizzoli. Attraversoquesto libro Biagi ci fa rivivere gli anni terribili del XX secolo, anni contraddistintidalle grandi dittature: fascismo, nazismo, comunismo. Usando sempre lo stile che locaratterizza fa parlare i protagonisti di quella lunga ed assurda follia e racconta comepopoli civili siano divenuti preda di criminali cinici e spietati.Biagi non fa commenti su quanto è successo, ma lascia alla coscienza del lettore ilcompito di giudicare quanto accaduto. Un libro di genere totalmente diverso che vi

consiglio è: "Lettera d'amore a una ragazza di una volta" scritto dopo la morte della moglie Lucia. Leggendo le pagine diquesta bellissima lettera, non si può non respirare l'amore grande e discreto che ha unito Enzo Biagi alla moglie, unsentimento capace di vincere tutti gli ostacoli che un’esistenza in comune comporta, fondato su sentimenti veri come ilrispetto, il senso del dovere, la dedizione reciproca ed incondizionata.Biagi attraverso questo libro ringrazia la moglie di essergli stata sempre accanto e di aver condiviso le sue scelte: proba-bilmente Enzo senza Lucia non sarebbe stato il grande giornalista che tutti abbiamo conosciuto.

Emanuela Evi

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L'Avvento quest'anno è iniziato con unritiro per tutta la comunità.La meditazione tenuta da don Giovanniè stata molto coinvolgente. Ci siamo pre-parati a vivere l'Avvento, momento di at-tesa, nell’ascolto di Dio, della sua parola.E' un tempo di preghiera in cuiognuno di noi deve meditare, sia sul cam-mino percorso per poi gioire dei doni ri-cevuti, sia sulle cose grandi o piccole cheil Signore ci dona.Vivere l'Avvento vuol dire anzi tutto dareascolto a quelli che sono i desideri di Dio,le sue attese.Dobbiamo pregare, far diventare la pre-ghiera parte irrinunciabile e costante dinoi credenti.Durante l'incontro si è cercato di rivive-re il momento del nostro Battesimo conun gesto significativo, il segno di crocecon l'acqua benedetta, accostandoci al-l'altare. Con questo gesto abbiamo rin-novato la nostra richiesta del dono di es-sere Chiesa; di essere comunità e di ri-conoscerci fratelli e sorelle, ritrovando lagioia di appartenere al Signore che vie-ne con la certezza che Lui ci vuole benee si prende cura di noi.

Ecco: verrà l' atteso da tutti i popoli!La gloria riempiràla casa del Signore.Ecco: il Signoreverrà con potenzae spenderà davanti agli occhidi chi lo ama

Buon Natale a tutti!

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Tempo di speranza e attesa

Racconto

Era sera, pioveva a dirotto ed era andata via la luce. Mi sentivo sola, non c'era nessuno, nonsapevo cosa fare quando alla fine decisi.Ero per strada.Le strade erano buie, non c'era nemmeno una luce. Nessuno stava viaggiando.Soffiava un vento infuriato, gli alberi si muovevano tutti e mi dicevano che dovevano andareal cimitero. Pensai:- Il cimitero? Forse! Ma sì è il luogo adatto. A parte qualche barbone non ci sarebbe statonessuno. Nessuno mi avrebbe scoperto! Infatti, non c'era anima viva e non sembrava affattoil luogo dove avevano svolto il funerale. Di giorno era allegro, pieno di persone felici; e ora che ci pensavo: certo!Felici! Erano gli assassini dei morti. Quel pensiero mi aveva fatto venire la pelle d'oca.Il cimitero sembrava l'inferno. Vedevo tutte forme diaboliche, gli scheletri dei morti, le loro anime e poi... MIA NIPO-TE! Ero impazzita!Mentre raccontavo tutto questo allo psicologo mi era sfuggito un piccolo particolare: avevo confessato!- Lei è malata di mente. Uccide le persone a cui vuole bene e poi si dimentica e cerca di trovare il colpevole. Mi dispia-ce, ma devo chiamare il commissario e deve andare in prigione.Mi disse solo questo, ma ho giurato che appena sarei uscita di prigione lo avrei ucciso.D’altronde sono o non sono una brava assassina?

Francesca Buffone

Assassino insospettabile - III° parte

Nadia Guarnieri

Sono aperte le iscrizioni per la prossi-ma edizione del Campanellino d’Oroche si terrà presso il teatro Oscar il 27aprile 2008. Per informazioni rivolger-si a Sonia Papini o a don Stefano.

Il gruppo equo e solidale ringrazia tut-ti coloro che hanno scelto i prodotti delcommercio equo per i loro regali diNatale. Con il ricavato il GESP promuo-verà iniziative missionarie.

I lavori sono terminati, ma i debiti no;mancano ancora 600.000 Euro

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Guardare le coseda un altro punto di vista

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Durante tutto l’anno il clan ha lavorato concostanza e impegno per organizzare laroute estiva in Perù.Grazie all’aiuto e alla supervisione dellaPattuglia Lima sono state realizzate nu-merose attività di approfondimento sutematiche inerenti alla società peruviana,per conoscere meglio la realtà locale e nonrimanere spiazzati una volta sul campo.I ragazzi di clan si sono inoltre prodigatiper raccogliere i fondi necessari per pa-gare l’oneroso viaggio attraverso diverseattività di autofinanziamento. Giovedì tre-dici dicembre il clan ha voluto condivide-re con tutta la comunità dei giovani la pro-pria esperienza in Perù ricreando l’am-biente in cui hanno vissuto per quasi unmese e realizzando uno spettacolo conmusica, foto e performance teatrali la cuifinalità era quella di invitare il pubblico a

Buongiorno cari amici lettori. Da questonumero Natalizio, in avanti, verrà apertauna nuova rubrica “molto seria” sulla Salu-te. Tranquilli, non voglio tenere un trattatodi medicina tutte le volte, ma cercare di darequalche consiglio e qualche avvertenza inmodo scherzoso e giocoso, sperando di nonannoiarvi.Vivendo a Milano, di tanto in tanto, sentia-mo parlare di inquinamento, polvere sottilie tante altre brutte cose cherendono irrespirabilel’aria che respiriamoquotidianamente.Questo si deve a tut-ti i fumi che proven-gono dalle caldaiedelle nostre case, dal-le automobili. Tutti que-sti fumi mettono in difficoltà i nostri pol-moni, ormai di colore brunastro. Il proble-ma diventa più grave nel caso dei fumatoriche aspirano altro fumo dannoso dalle si-garette o dai sigari. Nelle sigarette vi sonosostanze chimiche poco simpatiche per ilnostro organismo. Esse, infatti, irritano i pol-moni facendo produrre una quantità dimuco maggiore e per ciò provocando unafastidiosa tosse mattutina. I bronchi, sape-te, sono dei piccoli tubi che portano l’ariaall’interno dei polmoni e sulla loro superfi-cie vi sono delle piccole ciglia che pulisco-no l’aria che noi respiriamo. Le cellule sullasuperficie producono il muco per catturarelo sporco che entra nei polmoni e le ciglialo trasportano verso la trachea, dove poiverrà espulso con il colpo di tosse. Il fumoimpedisce questo importante processo dipulizia perché intossica le cellule. Se non riu-sciamo ad espellere tutte queste particel-le, molte rimangono all’interno dei bronchi,provocando piccole infiammazioni (le bron-chiti) e processi che possono portare allosviluppo di tumori. Perciò alla domanda“Fumi?” la risposta è tassativa… “NO GRA-ZIE”.

Fumo? No grazie...

Giorgio Conte

RUBRICA SALUTE

Biglietteria aerea, traghetti,                          crociere, viaggi                          su misura,                                soggiorni                     alternativi,          liste nozze,          comunioni e         compleanni… 

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Sabato 27 ottobre ore16.00. Stazione Centrale.3, 2, 1: VIA! Si parte! De-stinazione: Canzo Asso.Uscita d'apertura. Di soli-to è sempre la più triste,ma è anche piena di sor-prese: triste perchè, es-sendo l'uscita dei passag-gi, se ne vanno molte per-sone (capi reparto, capiquadrifoglio...) e piena discoperte, perchè si fanno nuove amicizie.Quest'anno Feddy e Biagio sono passati innoviziato; Marco non è più il nostro caporeparto e, Chiara, Fra e la Lotta non sonopiù i nostri aiuto capo. Ma, come ho dettoprima, si incontrano altre persone, si fannonuove amicizie... e infatti quest'anno, i no-

GUARDARE LE CO-SE da un altro pun-to di vista, propriocome hanno fattoloro.Sono state messein luce le proble-matiche più scottanti del Perù: la cocainae la guerriglia del sendero luminoso.I campi internazionali organizzati dal-l’AGESCI hanno infatti la finalità di indur-re ragazzi che stanno diventando uominie donne a non fermarsi alle apparenze maad arrivare ad una propria verità su te-matiche intricate, che talvolta rimangonoai margini della nostra frenetica vita quo-tidiana.Colgo l’occasione per fare i migliori au-guri a tutta la comunità dal gruppo scout!

stri capi sono: l'unica einimitabile Elena (meglioconosciuta Ninja o Ele-ninja), Gabrj lo svitato(scherzo...) e la miticaMadda! ma non finiscequi!Ci sono gli aiuto capi:Chiara e Francesco (me-glio conosciuto come Bia-gio). Beh... diciamo checi sono stati un bel pò di

cambiamenti (come al solito!), ma si vaavanti!Sabato sera. Arrivano i lupi: Alice, Silvia, Si-mona, Alessia, Laura, Francesco, Marin, Pie-tro, Davide e Andrea.Hehe... ma volete sapere come sono passa-ti?!?! Beh... non ve lo posso dire ... ma pos-

so dirvi che hanno affrontatodure prove... sono stati sotto-posti a test psicologici e fisici(non pensate male!) e devo direla verità... sono stati davverobravi, ma soprattutto, sono sta-ti molto coraggiosi! Mi sa chequesto reparto è il migliore re-parto di tutta Milano: non soloper le persone che lo compon-gono, ma perchè siamo moltouniti, siamo sempre pronti adaiutarci l'un l'altro e pronti adaiutare le altre persone.Quasi mi dimenticavo: se vole-te entrare in reparto, contat-tateci!!! Alla prossima ragazzi!

Ripartiamo insiemeUscita di apertura

Chiara Scognamiglio

Elena Sironi

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Tiratura 1000 copie.

Gradito omaggio a chi porta questo coupon

Calendario AppuntamentiQuando? Cosa? Per chi?

Martedì 25 Dicembre s. Natale per tutti!!!

Mercoledì 26 Dicembre s. Stefano per tutti!!!

Mar 01/01  ‐ Dom 06/01 Vacanza sulla neve a Colere per famiglie e ragazzi

Domenica 13 Gennaioore 16:00 – 18:00 La Banda Dell’Arcobaleno

Per tutti i bambinidi1^ e 2^ elementare

Martedì 15 Gennaioore 21:00

Consiglio Pastorale Parrocchiale

per i consiglieri e chi fosse interessato

Sabato 19 Gennaioore 15:00 Prima confessione 4^ elementare

Domenica 20 Gennaioore 11:00  ‐ 12:00

Prima celebrazione de:La nostra Pasqua 4^ elementare

Domenica 27 Gennaiopartenza ore 10:30

Ritiro in preparazione della s. Cresima 1^ media

Venerdì 1 Febbraioore 16:00  ‐ 18:00 Confessioni per la s. Cresima 1^ media

Domenica 3 Febbraioore 15:30 s. Cresima

per i ragazzi e le famigliedi 1^ media

Lun 4/02 ‐ ven 8/02Prove per lo spettacolo(presso il Teatro Oscar) 2^ media

Sabato 9 Febbraioore 21:00

Spettacolo organizzato dalla 2^ media

per tutti!!!(presso il Teatro Oscar)

Domenica 10 Febbraioore 16:00

Replica spettacolodella 2^ media

per tutti!!!(presso il Teatro Oscar)