01_02_2013 osservatore romano

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLIII n. 26 (46.270) Città del Vaticano venerdì 1 febbraio 2013

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Le operazioni militari francesi a Kidal ritardate da una tempesta di sabbia

Il Governo del Malirifiuta di trattare con gli islamisti

BA M A KO, 31. Il presidente ad interimdel Mali, Dioncounda Traoré, haescluso oggi, in dichiarazioni rila-sciate alla radio francese Rfi, ognipossibilità di negoziati con i gruppiislamici che dall’aprile scorso aveva-no preso il controllo del nord delPaese e ha indicato i tuareg del Mo-vimento nazionale di liberazionedell’Azawad (Mnla) come unici pos-

Pil in calo e disoccupazione in ascesa

Stopalla ripresa americana

WASHINGTON, 31. Stop a sorpresaper la locomotiva americana: nelpieno di quella che già molti defi-nivano una «piena ripresa», gliStati Uniti segnano una battutad’arresto con il pil in calo, i consu-mi che arrancano e una disoccupa-zione in ascesa.

Nel quarto trimestre 2012 l’eco-nomia americana si è contratta del-lo 0,1 per cento: si tratta della pri-ma contrazione del pil dal secondo

no la creazione di 168.000 posti dilavoro con un tasso di disoccupa-zione fermo al 7,8 per cento. Il set-tore privato ha creato in gennaio —secondo i sondaggi — circa 192.000posti di lavoro.

La frenata dell’economia si è ab-battuta come una doccia fredda suWall Street, che così ha interrottola serie positiva, allontanandosi daimassimi degli ultimi cinque anni.Ma gli economisti gettano acqua

L’arresto di un giovane accusato di saccheggio a Gao (Afp)

Mentre le violenze scoppiate in varie città causano altri morti

Prove di dialogo nazionale in Egitto

NOSTRE INFORMAZIONI

La Borsa di New York (LaPresse/Ap)

IL CA I R O, 31. È tornato a scorrere ilsangue in Egitto. Altri due manife-stanti sono rimasti uccisi ieri durantegli scontri con la polizia vicino apiazza Tahrir e oggi altre due perso-ne, ferite nei tumulti, sono morte. Ècosì salito a 56 il numero delle vitti-me dell’ondata di violenze dell’ulti-ma settimana, da quando, venerdìscorso, sono scoppiati i primi disor-dini durante le dimostrazioni controil presidente Mohammed Mursi e lostrapotere dei Fratelli musulmani.Violenze seguite poi dai sanguinosiscontri per le 21 condanne a morteemesse per il massacro di un anno faallo stadio di Port Said. Di fronte aquesta scia di sangue, mentre Mursiera in missione a Berlino, le opposi-zioni egiziane hanno aperto al dialo-go con il Governo. E questa mattinale forze politiche al potere e di op-posizione hanno raggiunto un accor-do per formare un comitato chemetta a punto «le basi, le garanzie el’agenda» del dialogo nazionale.

Lo sceicco Ahmed MohamedAhmed Al Tayyeb, grande imamdella moschea di Al Azhar al Cairo erettore dell’Università, ha riunito og-gi rappresentanti di Governo e op-posizione per promuovere il dialogoe superare il conflitto politico chesta lacerando l’Egitto. Alla riunioneera presente Saad Al Katatni, leaderdel maggioritario Partito per la Li-bertà e la Giustizia, espressione deiFratelli musulmani a cui fa capo ilpresidente Mursi. Per il Fronte disalvezza nazionale, principale cartel-lo delle forze di opposizione, sonointervenuti il liberale MohamedElBaradei, ex direttore generale del-l’Aiea nonché premio Nobel per laPace 2005, e Amr Moussa, già segre-tario generale della Lega araba.

Da Berlino — dove è andato incerca di aiuti finanziari e investimen-

ti che possano aiutare il Paese a rie-mergere dalla gravissima crisi econo-mica — Mursi assicura che «l’Egittosarà uno Stato di diritto, né militarené teocratico» e che i poteri straor-dinari assunti dal Governo nei giorniscorsi, come lo stato d’e m e rg e n z adecretato a Suez, Port Said e

Ismailiya — dove il governatoreGamal Imbaby ha annunciato ieri lariduzione da 9 a 3 ore del coprifuo-co notturno —, sono «misure presemalvolentieri, limitate ad alcune zo-ne» e comunque temporanee: «Sa-ranno revocate appena la situazionesi sarà stabilizzata». Accanto a lui in

conferenza stampa, il cancelliere te-desco, Angela Merkel, gli ha ricor-dato l’importanza del rispetto dei di-ritti umani, ma ha anche affermatoche «la Germania vuole che l’Egittosia un partner importante» e «puòcontribuire anche sul fronte econo-mico al suo cambiamento».

sibili interlocutori. Secondo Traoré,il gruppo tuareg islamista di AnsarEddine, schierato nei mesi scorsi afianco di altre formazioni jihadistecome Al Qaeda per il Maghreb isla-mico (Aqmi) e il Movimento perl’unicità e il jihad nell’Africa occi-dentale (Mujao), «non ha i requisitiper il dialogo a prescindere dalla ve-ste che sceglie». Traoré ha cioè di

fatto respinto l’offerta di dialogo ar-rivata nei giorni scorsi dal Movimen-to islamico dell’Azawad (Mia), natoda una scissione di Ansar Eddine.«Prenderemo in considerazione per inegoziati solo l’Mnla, a patto che ri-nunci a ogni rivendicazione territo-riale», ha precisato Traoré.

Poche ore prima, l’Mnla avevasmentito formalmente di agire a

fianco del Mia. Nei giorni scorsiuno dei dirigenti del Mia, MohamedAg Aharib, aveva annunciato che idue gruppi avevano deciso di unirele loro forze a Kidal per impedirel’ingresso in città dell’esercito malia-no, accusato dai tuareg di rappresa-glie contro i civili. «Le uniche forzepresenti a Kidali sono quelle francesie le truppe dell’Mnla», afferma inve-ce una nota dei tuareg dell’Mnla,che denunciano la «nuova campa-gna di denigrazione» che li affiancaal Mia e rivendicano di essere statigli unici a combattere «la coalizioneterroristica di Mujao, Aqmi e AnsarEddine prima dell’arrivo delle trup-pe francesi».

Sempre oggi, il ministro della Di-fesa francese, Jean-Yves Le Drian, haconfermato che le truppe francesitengono saldamente l’aeroporto diKidal «in attesa che, insieme a forzeafricane, possano mettere in sicurez-za la città». Secondo il ministro, latempesta di sabbia di ieri ha ostaco-lato i movimenti delle truppe direttea Kidal e di conseguenza «il restodelle forze ci metteranno un po’ dipiù ad arrivare, ma questo fa partedei rischi del deserto».

Il vero protagonistadella «Gaudium et spes»

Chi svelal’uomo all’uomo

VINCENZO PE LV I A PA G I N A 4

trimestre 2009, quandogli Stati Uniti erano inrecessione. A pesare èstato non solo l’effettodell’uragano Sandy, maanche il calo delle spesedi difesa. La Casa Bian-ca invita alla cautela: idati — si legge in unanota — sono «volatili» el’accordo sul fiscal cliffraggiunto alla finedell’anno ha rimossomolti ostacoli. Ma siammette anche che «re-sta ancora lavoro da fa-re per la crescita; i datici ricordano la necessitàdi un’azione del Con-g re s s o » .

La Federal Reserve,certificando una «pausanell’attività economicanegli ultimi mesi», assi-cura comunque chemanterrà in atto le mi-sure straordinarie a so-stegno della crescita. Equesto perché anche«se le tensioni sui mer-cati globali si sono al-lentate, continuano a persistere ri-schi al ribasso per le prospettiveeconomiche». Al termine di un ver-tice di due giorni la Banca centraleamericana ha deciso di mantenereil tasso di interesse fermo fra lo ze-ro e lo 0,25 per cento. Questi tassirimarranno «eccezionalmente bas-si» — sottolinea la Banca centrale —fino a quando il tasso di disoccu-pazione non calerà al 6,5 per cento.Confermati anche i programmi diacquisto per 85 miliardi di dollarial mese fra titoli legati ai mutui eTreasury a lungo termine.

La fotografia del mercato del la-voro arriverà domani, venerdì, coni dati ufficiale: gli analisti prevedo-

sul fuoco: la contrazione, perquanto inattesa e rara durante unaripresa economica, non significache l’economia si trovi di fronte auna nuova recessione.

Raccogliendo la proposta di intesapolitica lanciata da Assad

L’opposizione sirianaapre a contatticon Damasco

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Messa dell’arcivescovo Becciuper L’Osservatore Romanoe la Tipografia Vaticana

Quel candelabroche diffonde la lucedel Papa

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Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza:

le Loro Eminenze Reverendis-sime i Signori Cardinali:

— João Braz de Aviz, Prefettodella Congregazione per gli Isti-tuti di vita consacrata e le Socie-tà di vita apostolica;

— Crescenzio Sepe, Arcivesco-vo di Napoli (Italia), con gliAusiliari le Loro Eccellenze Re-verendissime i Monsignori Anto-nio Di Donna, Vescovo titolaredi Castello di Numidia, e LucioLemmo, Vescovo titolare di Tor-ri di Ammenia, in visita «ad li-mina Apostolorum»:

le Loro Eccellenze Reverendis-sime i Monsignori:

— Beniamino Depalma, Arci-vescovo di Nola (Italia), in visita«ad limina Apostolorum»;

— Francesco Alfano, Arcive-scovo di Sorrento - Castellamaredi Stabia (Italia), in visita «adlimina Apostolorum»;

— Gennaro Pascarella, Vescovodi Pozzuoli (Italia), in visita «adlimina Apostolorum»;

— Salvatore Giovanni Rinaldi,Vescovo di Acerra (Italia), in vi-sita «ad limina Apostolorum»;

— Angelo Spinillo, Vescovo diAversa (Italia), in visita «ad li-mina Apostolorum»;

— Valentino Di Cerbo, Vesco-vo di Alife-Caiazzo (Italia), invisita «ad limina Apostolorum»;

il Reverendo Monsignore Giu-seppe Regine, AmministratoreDiocesano di Ischia (Italia), invisita «ad limina Apostolorum».

Il Santo Padre ha annoveratotra i Membri dei Dicasteri e de-gli Organismi della Curia Ro-mana i seguenti EminentissimiSignori Cardinali, creati e pub-blicati nel Concistoro del 24 no-vembre 2012:

1) nella Congregazione per laDottrina della Fede l’Eminentis-simo Signor Cardinale JohnOlorunfemi Onaiyekan, Arcive-scovo di Abuja;

2) nella Congregazione per leChiese Orientali gli Eminentissi-mi Signori Cardinali BécharaBoutros Raï, Patriarca di Antio-chia dei Maroniti, e BaseliosCleemis Thottunkal, ArcivescovoMaggiore di Trivandrum dei Si-ro - M a l a n k a re s i ;

3) nella Pontificia Commissio-ne per l’America Latina l’Emi-nentissimo Signor CardinaleRubén Salazar Gómez, Arcive-scovo di Bogotá;

4) nella Congregazione perl’Evangelizzazione dei Popolil’Eminentissimo Signor Cardina-le James Michael Harvey, Arci-prete della Basilica Papale diSan Paolo fuori le mura;

5) nel Supremo Tribunale del-la Segnatura Apostolica l’Emi-nentissimo Signor CardinaleBéchara Boutros Raï, Patriarcadi Antiochia dei Maroniti;

6) nel Comitato di Presidenzadel Pontificio Consiglio per laFamiglia gli EminentissimiSignori Cardinali JohnOlorunfemi Onaiyekan, Arcive-scovo di Abuja, e Luis AntonioG. Tagle, Arcivescovo di Mani-la;

7) nel Pontificio Consigliodella Giustizia e della Pacel’Eminentissimo Signor Cardina-le Rubén Salazar Gómez, Arci-vescovo di Bogotá;

8) nel Pontificio Consigliodella Pastorale per i Migranti egli Itineranti gli EminentissimiSignori Cardinali Béchara Bou-tros Raï, Patriarca di Antiochiadei Maroniti, e Luis Antonio G.Tagle, Arcivescovo di Manila;

9) nel Pontificio Consiglio peril Dialogo Interreligioso l’Emi-nentissimo Signor Cardinale Ba-selios Cleemis Thottunkal, Arci-vescovo Maggiore di Trivan-drum dei Siro-Malankaresi;

10) nel Pontificio Consigliodelle Comunicazioni Socialil’Eminentissimo Signor Cardina-le Béchara Boutros Raï, Patriar-ca di Antiochia dei Maroniti;

11) nell’Amministrazione delPatrimonio della Sede Apostoli-ca l’Eminentissimo Signor Car-dinale James Michael Harvey,Arciprete della Basilica Papale diSan Paolo fuori le mura.

Il Santo Padre ha nominatoMembro del Pontificio Consi-glio della Pastorale per i Mi-granti e gli Itineranti l’Eccellen-tissimo Monsignore Lucio An-drice Muandula, Vescovo diXai-Xai, Presidente della Confe-renza Episcopale del Mozam-bico.

Sua Santità ha inoltre nomi-nato Consultore del medesimoPontificio Consiglio della Pasto-rale per i Migranti e gli Itine-ranti l’Illustrissimo ProfessoreMarco Impagliazzo, DocenteOrdinario di Storia contempora-nea presso l’Università per Stra-nieri di Perugia, Presidente dellaComunità di Sant’Egidio.

In data 31 gennaio, il SantoPadre ha accettato la rinuncia algoverno pastorale della Diocesidi Allahabad (India), presentatadall’Eccellentissimo MonsignoreIsidore Fernandes, in conformitàal canone 401 § 2 del Codice diDiritto Canonico.

Provviste di ChieseIn data 31 gennaio, il Santo

Padre ha nominato Vescovo diPontoise (Francia) l’Eccellentis-simo Monsignore StanislasLalanne, finora Vescovo di Cou-tances (Francia).

In data 31 gennaio, il SantoPadre ha nominato Vescovo del-la Diocesi di Dori (Burkina Fa-so) il Reverendo SacerdoteLaurent Birfuoré Dabiré, finoraVicario giudiziale e Cancellieredella Diocesi di Diébougou,nonché Officiale del TribunaleEcclesiastico della Provincia Ec-clesiastica di Bobo-Dioulasso.

In data 31 gennaio, il SantoPadre ha nominato Vescovo del-la Diocesi di Kayes (Mali) il Re-verendo Jonas Dembélé, del cle-ro di San, finora Parroco e Se-gretario dell’Unione Nazionaledei Sacerdoti del Mali.

Nomina di AmministratoreAp ostolico

In data 31 gennaio, il SantoPadre ha nominato Sua Eccel-lenza Reverendissima Monsi-gnor Ignatius Menezes, Vescovoemerito di Ajmer, Amministrato-re Apostolico «sede vacante etad nutum Sanctae Sedis» dellaDiocesi di Allahabad (India).

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 1 febbraio 2013

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

00120 Città del Vaticano

o r n e t @ o s s ro m .v ah t t p : / / w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

GI O VA N N I MARIA VIANdirettore responsabile

Carlo Di Ciccov i c e d i re t t o re

Piero Di Domenicantoniocap oredattore

Gaetano Vallinisegretario di redazione

TIPO GRAFIA VAT I C A N AEDITRICE L’OS S E R VAT O R E ROMANO

don Sergio Pellini S.D.B.direttore generale

Segreteria di redazionetelefono 06 698 83461, 06 698 84442

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Aziende promotrici della diffusione de«L’Osservatore Romano»

Intesa San PaoloOspedale Pediatrico Bambino Gesù

Banca CarigeSocietà Cattolica di Assicurazione

Credito Valtellinese

In vista del vertice della prossima settimana

Diplomazia europea al lavoroper un’intesa sul bilancio

Il presidente della Commissione europea, José Manuel Durão Barroso (Afp)

Le finanzedelle regioni

spagnoleallarmano la Bce

MADRID, 31. «In Spagna la situa-zione finanziaria delle regioni,che sono responsabili per il siste-ma sanitario, è certamente in par-te migliorata, ma è ancora ungrande problema». Questo il giu-dizio del membro tedesco delboard della Bce, Jörg Asmussen.Per il banchiere tedesco, nel Pae-se iberico «è necessaria una gran-de riforma nel sistema sanitario,ma è una cosa ancora più difficileda realizzare che non una riformadelle pensioni». Pochi giorni fala Catalogna ha chiesto al Gover-no centrale nove miliardi di europer il 2013.

La disoccupazione spagnolavola al tasso record del 26 percento, con circa sei milioni disenza lavoro. Il Fondo monetariointernazionale (Fmi) ha rivisto inpeggio la contrazione del pil perquest’anno dal meno 1,4 per cen-to al meno 1,5. Secondo la stimapreliminare dell’Istituto nazionaledi statistica (Ine), nel quarto tri-mestre del 2012 l’economia spa-gnola ha visto una contrazionedello 0,7 per cento, dopo il meno0,3 per cento dei tre mesi prece-denti, e superiore al meno 0,6previsto dalla Banca di Spagnauna settimana fa. Salgono così asei i trimestri di andamento nega-tivo del prodotto interno lordoiberico. Su base annua il pil haregistrato un meno 1,8 per cento,mentre nell’intero 2012 è diminui-to dell’1,37, dopo una crescita del-lo 0,7 nel 2011. A pesare, spiegal’Ine, come d’altronde anche laBanca di Spagna, sono soprattut-to le misure di austerità varatedal Governo Rajoy per ridurre ildeficit di bilancio al 6,3 del pilnel 2012 e al 4,5 nel 2013.

Prevista la separazione delle attività

Berlino studiauna riforma delle banche

Nei dati del Rapporto 2012 dell’Eurispes un Paese che come da tradizione cerca di arrangiarsi

L’Italia stringe la cinghiaattingendo ai risparmi e vendendo oro

Positivo il bilancio della missione angolana dell’Fm i

Da Luanda un bagliore di rilancioper il continente africano

La sede della Banca centrale tedesca

ROMA, 31. Tre italiani su cinque so-no costretti a fare ricorso al rispar-mio per arrivare a sostenere le spesemensili. Sono in crescita quanti ven-dono oro per affrontare la crisi eco-nomica. E molto diffusa è la convin-zione che dopo un 2012 molto diffi-cile, il 2013 sarà anche peggiore. È ilquadro che emerge dal RapportoItalia 2012 dell’Eurispes, presentatogiovedì mattina a Roma.

Nell’ultimo anno, dunque il disa-gio economico delle famiglie si è ag-gravato (indica questa condizione il70 per cento degli italiani). Un datopesante ma comunque migliore ri-spetto a quello dello scorso anno,quando il 93,6 per cento giudicavapeggiorata la propria condizioneeconomica. Il ricorso ai propri ri-sparmi per far fronte alla crisi e lasindrome della quarta settimana(quando non della terza) riguardanocomunque tre italiani su cinque. Perotto italiani su dieci, in totale, ri-sparmiare qualcosa è impossibile.

Le categorie più bisognose di aiutifinanziari sono quelle con contratti atempo determinato (atipico o subor-dinato), in particolare il popolo del-la partita Iva (44,2 per cento), con-tro il 35,2 dei lavoratori subordinatia tempo indeterminato. Ben il 62,3per cento dei prestiti contratti è ser-vito per pagare debiti accumulati e il44,4 invece per saldare altri prestitiprecedentemente contratti con altrebanche o finanziarie. Il 27,8 per cen-to di chi chiede un prestito lo fa per

acquistare una casa, il 22,6 per co-prire le spese mediche.

Sempre più italiani fanno ricorsoa forme diverse di credito al consu-mo: negli ultimi dodici mesi è cre-sciuto di 5,1 punti percentuali il nu-mero di italiani che ha fatto ricorsoalla rateizzazione, e, come si accen-nava, è salita dall’8,5 al 28,1 la per-centuale degli italiani che si sono ri-volti a un “compro oro”.

Nel tentativo di risparmiare, inol-tre, ben più della metà degli utiliz-

zatori di internet si dedica agli ac-quisti on line, cercando sconti. An-che se l’utilizzo più frequente dellarete da parte degli utenti abituali èla ricerca di informazioni (97,4 percento) e l’uso della posta elettronica(94,1). A fare più acquisti on line so-no in particolare quanti usano i so-cial network (il 71,9 per cento di chi“naviga”). Fra questi, il 63,4 per cen-to compra appunto su internet men-tre il 57 per cento è iscritto ad alme-no un gruppo d’acquisto.

LUA N D A , 31. «Nel 2012 l’Angola haraggiunto una robusta crescita eco-nomica, una posizione fiscale piùforte, l’indice di inflazione a unacifra, un accumulo di riserve inter-nazionali e un tasso di cambio sta-bile; in questo contesto le autoritàhanno fatto passi avanti con unprogramma di riforme istituzionali,rafforzando alcuni settori chiavenella gestione fiscale, monetaria efinanziaria». Sono sostanzialmentepositive le conclusioni della missio-ne in Angola degli esperti inviatidal Fondo monetario internaziona-le (Fmi), a conclusione del pro-gramma di aiuti.

In una nota l’Fmi conferma lacrescita del pil pari all’otto percento nel 2012 e per il 2013 affermache «i prezzi internazionali per ilpetrolio angolano dovrebbero re-stare alti e la produzione cresceràcirca del quattro per cento, rag-giungendo oltre 1,8 milioni di bari-li al giorno». Per il settore non pe-trolifero, «sostenuto da un incre-mento degli investimenti pubbliciche punta a completare la ricostru-zione e a colmare il gap infrastrut-turale, le previsioni vedono un in-cremento del sette per cento». IlFondo monetario analizza anche lanuova legge introdotta in Angolanell’ottobre scorso che prevede chetutte le transazioni nel settore pe-trolifero debbano avvenire in mo-neta locale. «Il volume delle tran-sazioni connesse al settore petroli-fero che passeranno attraverso il si-

stema bancario locale — scrivel’Fmi — aumenteranno in manierasignificativa fornendo così impulsoallo sviluppo dei mercati finanzia-ri». Sarà importante «garantire ele-vati standard nel sistema di paga-menti anche per le transazioni in-ternazionali; gli sviluppi di questalegge dovranno essere monitoratiattraverso l’attuazione di misure divigilanza bancaria».

Intanto, la Fao (organizzazionedelle Nazioni Unite per l’alimenta-zione e l’agricultura) ha stanziatoventiquattro milioni di dollari perlo sviluppo di progetti di ricerca einvestimento nell’agricoltura e zoo-tecnica del Paese africano. Lo haresto noto ieri José Ricardo Da Sil-va, direttore generale della Fao, amargine dell’incontro con il presi-dente dell’Angola José EduardoDos Santos, nel primo giorno divisita del leader Fao. «Il presidenteha espresso l’esigenza in questoPaese di formare quadri per poteraumentare la produttività dell’agri-coltura familiare — ha dichiaratoDa Silva — che impiega 13 milionidi persone e a cui noi assicuriamola continuità del supporto tecni-co». Il direttore generale della Faoha poi apprezzato gli sforzi fattidal Governo angolano per ridurrela fame e ha annunciato la creazio-ne del fondo «L’Africa aiuta gliafricani» per sostenere i Paesi delcontinente con crisi alimentari, uti-lizzando fondi stanziati da Paesidella stessa Africa.

Comunicato congiunto

Incontro bilateraletra Santa Sede

e Stato di PalestinaIn seguito ai negoziati bilaterali chesi sono svolti negli anni passati conl’Organizzazione per la Liberazionedella Palestina (O.L.P.), si è tenutoun incontro ufficiale a Ramallah il30 gennaio 2013, presso il Ministerodegli Affari Esteri dello Stato diPa l e s t i n a .

I colloqui sono stati guidati daS.E. Dott. Riad Al-Malki, Ministrodegli Affari Esteri dello Stato dellaPalestina, e da Mons. Ettore Bale-strero, Sotto-Segretario per i Rap-porti della Santa Sede con gli Stati.

Le Parti hanno avuto uno scam-bio di vedute sulla bozza d’a c c o rd oin esame, in particolare sul P re a m -bolo e sul Capitolo I di detto Accor-do. I colloqui si sono realizzati inun’atmosfera aperta e cordiale,espressione dei buoni rapporti esi-stenti tra la Santa Sede e lo Statodi Palestina. Le Delegazioni hannoespresso l’augurio che i negoziatisiano accelerati e giungano ad unarapida conclusione. È stato cosìconcordato che si riunirà un grup-po tecnico congiunto per darvi se-guito.

È stata espressa gratitudine per ilcontributo della Santa Sede di100.000 euro per il restauro del tet-to della Basilica della Natività a Be-tlemme.

La Delegazione della Santa Sedeera composta da S.E. Mons. Giu-seppe Lazzarotto, Delegato Aposto-

lico in Gerusalemme e Palestina;S.E. Mons. Antonio Franco, Nun-zio Apostolico; S.E. Mons. SelimSayegh, Vescovo ausiliare emeritodel Patriarcato latino di Gerusalem-me; Mons. Maurizio Malvestiti,Sotto-Segretario della Congregazio-ne per le Chiese Orientali; Mons.Alberto Ortega Martín, Consiglierenella Sezione per i Rapporti con gliStati della Segreteria di Stato;Mons. Waldemar Stanislaw Som-mertag, Consigliere della Delega-zione Apostolica in Gerusalemme ePalestina; Rev. Emil Salayta, Presi-dente del Tribunale ecclesiastico delPatriarcato latino; P. Pietro Felet,S.C.J., Segretario Generale del-l’A.O.C.T.S.; P. Ibrahim Faltas,O.F.M., Amministratore della Custo-dia di Terra Santa; Sig. Sami E.Shehadeh, Avvocato.

La Delegazione dello Stato diPalestina era composta da S.E.Hanna Amira, Membro del Comi-tato esecutivo dell’O.L.P.; S.E. il Mi-nistro Ziad Al-Bandak, Consiglieredel Presidente palestinese per i rap-porti con i cristiani; S.E. Issa Kssa-sieh, Vice del Dipartimento del-l’O.L.P. per i negoziati; S.E. l’Amba-sciatore Rawan Sulaiman, Ministroaggiunto degli Affari Esteri; Sig.Ammar M. Hijazi, Consigliere delComitato Politico; S.E. l’Ambascia-tore Dott. Amal Jadou, Ministroaggiunto per gli Affari Europei.

Moscapronta ad aiutare

C i p roNICOSIA, 31. La Russia è pronta apartecipare al pacchetto di inter-venti per aiutare l’economia ci-priota, anche estendendo un pre-stito a Nicosia da 2,5 miliardi dieuro. L’annuncio arriva dal presi-dente cipriota, Demetris Christo-fias, riferendo della conversazionetelefonica avuta con l’omologorusso Vladmir Putin. Christofiasha detto che Putin gli ha assicu-rato che la Russia è pronta a for-nire, assieme all’Unione europea,un contributo per il prestito a Ci-pro. Il presidente cipriota, riferi-sce l’agenzia Adnkronos, ha tenu-to a precisare che il colloquio conPutin è stato «molto cordiale». Idepositi di cittadini e società rus-si nelle banche cipriote ammonta-vano, alla fine del 2012, a circasedici miliardi di euro su un tota-le di ventuno miliardi di euro didepositi extra Ue. Nei giorniscorsi il ministro delle Finanze te-desco, Wolfgang Schäuble, avevaaffermato che prima di decideresu un eventuale pacchetto di aiutia Cipro occorre verificare se lastabilità economica del Paese co-stituisca una minaccia per il restodell’e u ro z o n a .

BRUXELLES, 31. «È importante che ilmaggior numero possibile di Statiaderisca al meccanismo unico di su-pervisione bancaria» e alle prossimetappe dell’Unione bancaria Ue, inquanto si tratta della «miglior salva-guardia contro shock potenziali».Così si è espresso il presidente dellaCommissione Ue, José ManuelDurão Barroso, ricordando che una

maggiore integrazione dell’e u ro z o n aè «cruciale» per il recupero della fi-ducia, da cui si avranno «beneficianche per quei Paesi che non adot-teranno l’euro a breve». SecondoBarroso, è «fondamentale» per il fu-turo dell’Ue che sia trovata una«buona intesa» al vertice Ue dellaprossima settimana sul bilancio Ue,il 7 febbraio, anche perché «bisognatenere a mente che alla fine serve ilconsenso del Parlamento europeo».Incontrando il presidente del Consi-glio italiano, Mario Monti, Barrosoha voluto sottolineare che il bilancioeuropeo è parte integrante dellastrategia per uscire dalla crisi e uno«strumento chiave» per la crescita.Ma serviranno «sforzi ulteriori» peravvicinare le posizioni dei Paesi Ue.

Gli incontri preparativi al prossi-mo vertice Ue si susseguono. OggiMonti ha incontrato il presidentedel Consiglio Ue, Herman VanRompuy, a Bruxelles. Nel corso deicolloqui, i due leader hanno discus-so del bilancio Ue per il periodo2014-2020, tema del vertice. Ma nonsolo: al centro, ovviamente, tutte lealtre questioni al centro della attualecrisi economica, dai problemi dellaGrecia e di Cipro alla situazionebancaria internazionale. Ieri Montiaveva lasciato intendere la possibili-tà di mettere il veto all’accordo sulleprospettive finanziarie nel caso incui non dovesse soddisfare le richie-ste italiane. «Non sono sicuro che

sarebbe un atto irresponsabile perun capo di Stato o di Governo nondichiararsi d’accordo sul progetto diprospettive finanziarie» aveva spie-gato Monti.

La partita diplomatica si presentamolto complicata: Gran Bretagna,Svezia e Olanda vogliono più taglialla spesa europea, una richiesta allaquale si oppongono molti altri Pae-si, che invece chiedono un bilancio

più equilibrato per far fronte al mo-mento di crisi. Per cercare di smus-sare gli angoli e trovare un terrenodi dialogo Monti incontrerà oggi aBerlino il cancelliere tedesco, AngelaMerkel. Domenica sarà a Parigi percolloqui con il presidente Hollande.Merkel a sua volta incontrerà lunedìprossimo il presidente del Governospagnolo, Mariano Rajoy.

Il Governo approva l’obiettivo della riduzione del consumo energetico

Aumenta la fiducia dei consumatori cinesi

BE R L I N O, 31. Il ministro tedescodelle Finanze, Wolfgang Schäuble,ha preparato una proposta di leggeper la separazione delle attivitàbancarie commerciali da quelle fi-nanziarie, al fine di proteggere idepositi e i crediti destinati ai ri-sparmiatori dalle attività più ri-schiose. La soluzione prospettatadai tecnici del ministero, di cui dàconto la stampa, non comportereb-be una divisione totale tra banched’affari e commerciali, ma impor-

rebbe agli istituti di credito di se-parare in un’unità definita alcunitipi di attività, neutralizzando cosìil rischio per i risparmiatori tradi-zionali. La norma scatterebbe soloper quegli istituti (pochi) la cuiesposizione in attività considerate arischio superi i cento miliardi dieuro, o il venti per cento del totaledel bilancio. Secondo la proposta,le banche avrebbero tempo fino al-la metà del prossimo anno per in-dividuare gli asset a rischio.

PE C H I N O, 31. Cresce la fiducia deiconsumatori in Cina. Il dato è statodiffuso dalla società di statisticaNielsen, ieri, che ha preso in esamel’ultimo trimestre del 2012. «Un in-dice — spiega Yan Xuan, presidentedi Nielsen Cina — sopra i cento pun-ti indica fiducia; quello cinese è 108punti; l’economia cinese è attesa acrescere a velocità stabile sotto poli-tiche monetarie». Il sondaggio evi-denzia che il settanta per cento deiconsumatori pensa che i prezzi sali-ranno quest’anno e soltanto il cinqueper cento ritiene che caleranno.

Intanto, oggi a Pechino il Consi-glio di Stato, nel corso di un mee-ting, ha approvato l’obiettivo di con-trollo del consumo energetico. Ilpunto s’inserisce nell’ambito dellapromozione della green-economy sulterritorio della Repubblica popolaree prevede il mantenimento del con-sumo energetico sotto una certa so-glia di inquinamento fino al 2015. Ilconsumo elettrico sarà quindi da te-nere sotto i 6,15 trilioni di kilowatto-ra. Il Governo mira a suddividere gliobiettivi del risparmio energetico«tra le amministrazioni locali e leimprese, che sono chiamate ad assu-

mersi maggiori responsabilità in que-sto settore» come dice il relativo do-cumento emesso dal Consiglio. L’an-no scorso l’elettricità usata è stata il5,5 per cento in più che nel 2011,cioè 4,96 trilioni di kilowattora.

Da segnalare infine una notizia re-lativa agli investimenti in Cina. Ilcolosso elettronico Samsung ha inprogramma un investimento di 1,7miliardi di dollari a Kunshan, centromanifatturiero a est di Shanghai. Laconglomerata intende fabbricare aKunshan laboratori, attrezzature eistituti di ricerca.

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 1 febbraio 2013 pagina 3

Raccogliendo la proposta di intesa politica lanciata dal presidente Assad

L’opposizione sirianaapre a contatti con Damasco

Seoul lancia un razzo per la messa in orbita di un satellite e avverte Pyongyang

Tensione nella penisola coreana

Cameron cercain Algeria

collab orazionecontro il terrorismoALGERI, 31. Un partenariato inmateria di sicurezza delle frontie-re e di lotta al terrorismo è loscopo dichiarato della visita inAlgeria incominciata ieri dal pri-mo ministro britannico DavidC a m e ro n .

La visità di Cameron, attesonelle prossime ore anche in Libe-ria, è la prima mai condotta daun premier britannico in Algeriain oltre mezzo secolo, cioè dallasua indipendenza nel 1962.Cameron è stato accolto all’a e ro -porto di Algeri dal suo omologoAbdelmalek Sellah e subito dopoha incontrato il presidente algeri-no Abdelaziz Bouteflika. Il pri-mo ministro britannico ha dichia-rato che il terrorismo non rappre-senta solo una minaccia all’inter-no di Gran Bretagna e Algeria,ma anche agli interessi dei duePaesi in ogni parte del mondo.Secondo Cameron, infatti, il peri-colo in alcuni regioni del Paki-stan, dello Yemen o della Soma-lia è anche maggiore di quelloche si sta sviluppando nel Mali e,più in generale, nel Sahel.

Come è ovvio, comunque, èsoprattutto in questa regione cheil Governo britannico punta acostituire un partenariato con Al-geri e con altri Governi dell’a re a ,anche con lo scopo di scongiura-re il ripetersi di tensioni e incom-prensioni legate alla sfida postadai gruppi terroristici di matricefondamentalista islamica attivinella zona. La visita di Camerongiunge dieci giorni dopo la tragi-ca conclusione della presa diostaggi nell’impianto estrattivo digas algerino di In Amenas daparte di un commando jihadista.Cameron era stato uno dei leaderstranieri più polemici con le au-torità algerine che non avevanopreavvertito né tanto meno con-sultato quelle dei Paesi di originedegli ostaggi prima di lanciare idue attacchi delle forze specialidurante i quali furono uccisi de-cine di tali ostaggi. Tra questevittime risultano anche tre citta-dini britannici uccisi dai terroristie tre dispersi.

DA M A S C O, 31. La coalizione dell’op-posizione siriana apre al dialogocon il Governo di Damasco. Ma fis-sa dei paletti: «Non si può fare nes-sun compromesso sulla libertà». Ladecisione è stata annunciata ieri daAhmad Moaz Al Khatib Al Hassa-ni, capo dell’organizzazione che rac-coglie le principali formazioni deglioppositori. Il leader si è detto di-sponibile al dialogo a patto chevengano soddisfatte alcuni condizio-ni basilari: tra queste, la scarcerazio-ne di circa 160.000 detenuti e il rin-novo dei passaporti per chi vive inesilio da parte delle ambasciate del-

la Siria all’estero. «Annuncio di es-sere pronto a discussioni dirette conrappresentanti del regime siriano,che si tengano al Cairo, a Tunisi o aIstanbul» ha detto Al Khatib. Daparte del Governo, non si registraancora nessuna reazione ufficiale.

Sul fronte dei combattimenti, inquelli di ieri sono state uccise 47persone, tra i quali anche donne ebambini. Le violenze più efferate sisono registrate a Damasco e aHoms. Intanto, il Governo sirianoha dichiarato ieri che l’aviazioneisraeliana avrebbe compiuto un raidcontro un centro di ricerche militari.«Un aereo da combattimento israe-liano ha violato il nostro spazio ae-reo all’alba e ha bombardato uncentro di ricerca per lo sviluppo el’autodifesa nella regione di Jomra-yah nella provincia di Damasco»scrive l’agenzia ufficiale Sana. Nes-sun commento ufficiale da Israele edalla Casa Bianca.

Nel frattempo, alla conferenza deiPaesi donatori a favore della Siriasvoltasi in Kuwait è stata superatala cifra complessiva di un miliardo emezzo di dollari, pari a oltre 1,1 mi-liardi di euro, sotto forma degli im-pegni assunti dai partecipanti in ter-mini di aiuti: lo ha annunciato il se-gretario generale delle Nazioni Uni-te, Ban Ki-moon, il quale in apertu-ra di lavori aveva chiesto che si arri-vasse a raccogliere almeno 1,4 mi-liardi di dollari. «Abbiamo raggiun-

to e persino oltrepassato l’obiettivoprefissato» ha dichiarato il segreta-rio generale in un intervento televi-sivo, una volta concluso il consesso.Il denaro sarà devoluto a sostegnodei civili siriani che oltre 22 mesi diconflitto hanno costretto a lasciarele loro case: un miliardo di dollariandrà in particolare ai Paesi viciniche hanno accolto rifugiati, e circacinquecento milioni serviranno inve-ce a finanziare l’assistenza per quat-tro milioni di sfollati interni. Laparte principale della cifra globale èstata elargita da Arabia Saudita,Emirati Arabi Uniti e dagli stessiospiti del Kuwait, con trecento mi-lioni di dollari ciascuno.

Sono stimati tra 100.000 e120.000 i rifugiati siriani fuggiti dalconflitto nel loro Paese che oggi vi-vono in Egitto. Lo ha reso noto ilsottosegretario agli Esteri egiziano,Nasser Kamel, intervenendo allaconferenza in Kuwait. Il rappresen-tante egiziano ha lanciato un appel-lo al palazzo di Vetro: «Chiediamoalle agenzie umanitarie che appar-tengono alle Nazioni Unite e allacomunità internazionale di conti-nuare a sostenere il popolo sirianofino al termine della crisi politica»ha affermato Kamel, annunciandoche il Cairo potrebbe presto dare ilvia libera alla costruzione di unospedale da campo lungo il confinetra Siria e Turchia.

Il lancio del missile sudcoreano (Afp)

Uccisi altri due volontari nonostante le rafforzate misure di sicurezza

Sangue sulla campagna antipolio in Pakistan

SEOUL, 31. La Corea del Nord potrebbe andare incon-tro a «gravi conseguenze» qualora decida di procedereal minacciato terzo test nucleare. È l’avvertimento delpresidente sudcoreano, Lee Myung Bak, che ha tenutooggi una riunione con i ministri più coinvolti nella sicu-rezza nazionale, all’indomani del successo del lancio delprimo razzo di Seoul per la messa in orbita di un satel-lite a fini scientifici. Se Pyongyang «sottovaluterà la si-tuazione procedendo ancora una volta con una provo-cazione, causerà gravi conseguenze» ha affermato ilportavoce presidenziale Park Jeong-ha, citato dall’agen-

zia Yonhap. «Il Governo — ha aggiunto — invita la Co-rea del Nord a porre fine con effetto immediato a giu-dizi e azioni provocatorie, e a rispettare gli obblighi in-ternazionali». Lee, alle sue ultime settimane del suomandato dato che il 25 febbraio cederà il testimone aPark Geun Hye, prima donna a diventare presidente, hachiesto al ministro della Difesa, Kim Kwan Jin, di tene-re pronte le forze armate, in considerazione delle «cre-scenti tensioni militari nella penisola coreana, con il re-gime di Pyongyang che minaccia apertamente provoca-zioni aggiuntive, tra cui un test nucleare».

D isordininel sud

dello YemenSAN’A, 31. È di quattro morti, tracui due poliziotti, e una decina diagenti feriti, il bilancio degli scon-tri tra le forze dell’ordine yemeni-te e gruppi di attivisti del sud cherivendicano l’indipendenza dellaloro regione da San’a. Lo hannoreso noto fonti mediche e della si-curezza precisando che i tafferuglisono esplosi quando un gruppo diautonomisti ha aperto il fuococontro la sicurezza uccidendo dueagenti. Ne è nata una sparatoriacon le forze dell’ordine che a lorovolta hanno colpito e ucciso un ci-vile. Secondo alcuni abitanti, subi-to dopo la polizia ha arrestato di-verse persone.

Il Movimento sudista reclamal’autonomia dal resto del Paese, etra le sue fila conta molti attivistiarmati. Prima dell’unificazione nel1990, il sud dello Yemen era unoStato indipendente. Nel 1994 untentativo di secessione da partedelle forze sudiste era stato stron-cato nel sangue dall’esercito rego-lare. Intanto, due militari e sedicicombattenti di Al Qaeda sono sta-ti uccisi ieri in un’offensiva del-l’esercito nel centro dello Yemencondotta contro miliziani sospetta-ti di tenere in ostaggio tre occi-dentali. Lo ha reso noto un nota-bile tribale della regione, il qualeha riferito che «16 combattenti diAl Qaeda sono rimasti uccisi inquattro raid dell’aviazione yemeni-ta che hanno colpito i loro rifugivicino ad Al Manassah», nellaprovincia di Baida.

Gabrielle Giffordchiede più controlli

sulle armiWASHINGTON, 31. «Troppi bambi-ni sono morti, dobbiamo farequalcosa»: Gabrielle Gifford, l’exdeputata dell’Arizona, sopravvis-suta ai colpi di pistola esplosi dauno squilibrato, ha commosso ierigli Stati Uniti con il suo appassio-nato appello per un controllo sul-la vendita delle armi nel Paese.Gifford è intervenuta davanti allacommissione Giustizia del Senatoamericano, dove ieri si sono aper-te le audizioni in vista di un pac-chetto di leggi più restrittive, cheil presidente Obama ha deciso dipromuovere dopo la strage diNewtown. E sempre ieri si è regi-strato un nuovo dramma: una ra-gazza di 15 anni è rimasta uccisada colpi di pistola esplosi da unragazzo in un parco di Chicago.Hadiya Pendleton aveva ballatoalla cerimonia di inaugurazionedel secondo mandato di Obama.

ISLAMABAD, 31. È sempre più in sali-ta la strada per la campagna antipo-lio in Pakistan: una strada lastricatadi violenze. Oggi, infatti, si è appre-so che altri due volontari, impegnatiin questa azione quanto mai prezio-sa per la popolazione, sono morti, inseguito all’esplosione di un ordignonella Kurram Agency, nel nordovestdel Paese. Martedì un agente di po-lizia, che faceva da scorta a unasquadra della campagna antipolio, èstato ucciso, a colpi d’arma da fuo-co, da un command0 armato. Il fat-to è avvenuto nel distretto di Swabi,situato nella provincia di Khyber Pa-khtunkhwa. Nei mesi scorsi nove vo-lontari sono stati uccisi nell’area diKarachi e nella Khyber Pakhtun-khwa. Catene di violenze che hannocostretto l’Organizzazione mondialedella sanità a sospendere la campa-gna, successivamente ripresa.

Proprio ieri le autorità del distret-to di Gujranwala avevano annuncia-to l’adozione di più rigide misure disicurezza a sostegno della campagnadi vaccinazioni contro la poliomelite.È stato deciso di schierare ottocentoagenti di polizia per garantire la si-curezza degli operatori, più di 1.600.Tale decisione è stata presa — riferi-sce sul suo sito web «The ExpressTribune» — è arrivata dopo che ilcapo dell’amministrazione locale,Syed Najam Ahmed Shah, ha chie-sto ai vertici della polizia di garanti-re la sicurezza degli operatori dellacampagna di vaccinazioni. Rileval’agenzia Adnkronos che l’obiettivodelle autorità del distretto di Gu-jranwala, la regione più popolosa

del Pakistan, è anche quello di coin-volgere gli influenti leader religiosi ele organizzazioni della società civileper sensibilizzare la popolazionesull’importanza di vaccinare i bam-bini con meno di cinque anni. Ri-corda l’Adnkronos che il Pakistan,insieme all’Afghanistan e alla Nige-ria, è uno degli ultimi Paesi al mon-do in cui la poliomielite è ancora en-demica. E alla lotta per sradicarla sioppongono i talebani, nel segno diun’azione che cerca di destabilizzareil territorio mirandone i progressi suvari fronti.

Si segnala intanto che a Karachil’esplosione di una motobomba haprovocato la morte di tre persone;quattro i feriti. La moto, con annes-sa carica esplosiva, era stata parcheg-giata davanti a un centro commer-ciale.

Il micidiale ordigno è stato attiva-to a distanza. Da ricordare che pertutto il 2012 la città di Karachi è sta-ta teatro di omicidi e violenze setta-rie. Si stima, secondo dati riportatidai media locali, che l’anno scorsosiano state uccise circa duemila per-sone.

Anche sul fronte afghano si regi-strano sanguinose violenze. Due or-digni sono esplosi, ieri, nelle provin-ce di Khost e Faryab causando tremorti, due bambini e una donna.Decine i feriti. Si è poi appreso chenella provincia di Faryab, nel distret-to di Nadar Shah Kot, un talebanoè stato ucciso in uno scontro a fuocoavvenuto a un posto di controllodell’e s e rc i t o .

Obama promette entro l’annola riforma dell’immigrazione

WASHINGTON, 31. La riformadell’immigrazione sarà completataentro il 2013, possibilmente entro laprima metà dell’anno. È la promes-sa del presidente statunitense,Barack Obama, che si è rivolto alCongresso sottolineando come la ri-forma dell’immigrazione, è una del-le priorità assolute del suo secondomandato: «Se il Congresso non sa-rà in grado di presentare tempesti-vamente una proposta, ne invieròuna io», ha ammonito il capo dellaCasa Bianca parlando a Las Vegasdavanti a una platea di centinaia dilatinos, nel suo primo comizio dallafine della campagna elettorale.

Dopo oltre dieci anni di scontrisul tema immigrazione repubblicanie democratici sembrano finalmenteaver trovato l’accordo per mettere apunto una storica riforma. «È giun-ta l’ora», ha scandito ripetutamenteObama. Le basi per un’azione bi-partisan — ha sottolineato — «sonostate poste. Per la prima volta re-

pubblicani e democratici sonopronti ad affrontare questo proble-ma insieme e a lavorare per una so-luzione e una riforma complessiva.Le divergenze si stanno diradandoe un ampio consenso sta alla finee m e rg e n d o » .

Consenso su una riforma — ha ri-cordato il presidente — che permet-terà di mettere in regola «undicimilioni di uomini e di donne cheoggi non sono in regola, ma chefanno oramai parte del nostro Pae-se, della nostra vita». Undici milio-ni di persone, ha proseguitoObama, «che vivono nell’ombra:dobbiamo farli venire alla luce,dobbiamo portare alla luce questaeconomia sommersa». Per il presi-dente americano, infatti, non si trat-ta solo di una questione di diritti,di avere tutti «le stesse speranze» lapossibilità di coltivare «gli stessi so-gni», ma anche di far sì che tutte leimprese competano sulla base dellestesse regole.

Nuove ombresul negoziato colombiano

Un bambino pakistano riceve il vaccino contro la poliomielite (LaPresse/Ap)

L’AVA N A , 31. Nuove minacce in-combono sul negoziato tra il Go-verno di Bogotá e le Forze armaterivoluzionarie della Colombia(Farc) che si sta tenendo a Cuba.In particolare fa discutere il comu-nicato con il quale nelle ultime ore,poco dopo la ripresa delle trattativetra le due delegazioni, i guerriglieridelle Farc hanno rivendicato il di-ritto di trattenere militari e poliziot-ti in qualità di prigionieri di guerra.«Ci riserviamo il diritto di catturarecome prigionieri i membri della for-za pubblica che si arrendono incombattimento. Questi si definisco-no prigionieri di guerra e questo fe-nomeno c’è in ogni conflitto esi-stente al mondo», si legge nel co-municato firmato dalla delegazionedei negoziatori delle Farc, diffusovia twitter e rilanciato dalla stampacolombiana. Il 20 gennaio, le Farchanno messo fine a un cessate ilfuoco decretato unilateralmente il20 novembre, con il dichiarato in-

tento di favorire appunto il proces-so di pace ospitato a Cuba. Il Go-verno di Bogotá, invece, nonostantel’avvio dei colloqui, aveva mantenu-to il rifiuto di sospendere le ostilitàe di aderire al cessate il fuoco.

Venerdì scorso, pochi giorni do-po la scadenza dei due mesi di tre-gua, due poliziotti sono stati rapitinelle vicinanze di Florida e Prade-ra, entrambi comuni del diparti-mento centroccidentale di Valle delCauca, in un’azione attribuita allacolonna Gabriel Galvis delle Farc.Secondo alcuni organi di stampalocali, i due agenti stavano condu-cendo indagini su episodi di estor-sione ai danni dei lavoratori di al-cuni zuccherifici della zona. Secon-do alcune testimonianze riferite datali organi di stampa, i guerriglieridelle Farc terrebbero i due agentiprigionieri nell’area montuosa di ElCajón. Finora, tuttavia, non hannodato esito le indagini delle forze dis i c u re z z a .

Il dolore del Papaper la stragedi Uribana

CARACAS, 31. Cordoglio per le vit-time delle violenze verificatesi nelcarcere venezuelano di Uribana evicinanza spirituale alle loro fami-glie sono stati espressi da Bene-detto XVI in un telegramma, a fir-ma del segretario di Stato, cardi-nale Tarcisio Bertone, inviatoall’arcivescovo di Barquisimeto,monsignor Antonio José LópezCastillo. Dopo i violenti scontricostati la vita a 58 persone, ingran parte detenuti, il Papa fa ap-pello alle istituzioni e alle personeresponsabili affinché continuino«a lavorare in uno spirito di colla-borazione e buona volontà per su-perare i problemi ed evitare la ri-petizione in futuro di tali eventidrammatici». Dopo gli scontriscoppiati venerdì scorso duranteun’ispezione della guardia nazio-nale, il carcere, nello Stato di La-ra, è stato fatto sgomberare.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 1 febbraio 2013

Il vero protagonista della «Gaudium et spes»

Chi svela l’uomo all’uomo

Aperto in India un convegno internazionale sul Vaticano II

A p p re n d i s t ialla scuola dello Spirito

Documenti da rileggereAnticipiamo stralci della relazione chel’arcivescovo ordinario militare per l’Italia tieneil 31 gennaio a Roma, nell’Aula dellaConciliazione del Palazzo Apostolico Lateranense,a conclusione del ciclo di letture teologicheintitolato «I documenti del concilio Vaticano II»e organizzato dalla diocesi di Roma.

Anticipiamo stralci del testo che il car-dinale prefetto della Congregazione perl’Educazione Cattolica pronuncia il 31gennaio a Bangalore, in India, inapertura del convegno internazionale«Rivisitare il concilio Vaticano II: cin-quant’anni di rinnovamento» che sisvolge fino al 3 febbraio nel PontificioAteneo Dharmaram Vidya Kshetram.

di ZENON GRO CHOLEWSKI

Il concilio Vaticano II ha su-scitato l’interesse sia dei cre-denti, sia dei non credenti; dicoloro le cui preoccupazionierano legate alla vita e alla

missione della Chiesa, come anchedi coloro i cui interessi riguardavanola sfera secolare. Ognuno aveva leproprie speranze e i propri timori,nonché le proprie attese. Dopo ven-ticinque anni, molte cose erano cam-biate, e questo valeva anche per lesperanze, i timori e le attese di tuttal’umanità. Dopo cinquant’anni sonomutate pure le preoccupazioni e lesituazioni della società. Anche il pre-sente ha le proprie speranze, i propritimori e le proprie attese.

È facile comprendere che questeaspettative, queste speranze e questitimori mutevoli e soggettivi, basatisu fenomeni sociali a breve termine,non possono essere la chiave per in-terpretare gli insegnamenti del Vati-cano II. Discernere i “segni dei tem-pi” e agire in base ai desideri, allesperanze e ai timori soggettivi nonpuò servire da bussola per compren-dere gli insegnamenti del concilio.

Ogni volta che la Chiesa si deveconfrontare con nuove situazioni chehanno un forte impatto sulla societàumana e comportano nuovi interro-gativi, essa riunisce i suoi pastori pertrovare strumenti efficaci per dare te-stimonianza di Cristo, Salvatoredell’umanità. Di fatto, «le gioie e lesperanze, le tristezze e le angoscedegli uomini d’oggi, dei poveri so-prattutto e di tutti coloro che soffro-no, sono pure le gioie e le speranze,le tristezze e le angosce dei discepolidi Cristo, e nulla vi è di genuina-mente umano che non trovi eco nelloro cuore. La loro comunità, infatti,è composta di uomini» (Gaudium etspes, 1).

Dunque, per quanto possano esse-re grandi le sfide che i “segni deitempi” pongono ai credenti, essi nondevono sentirsi sopraffatti e non de-vono abbandonare la barca di Cri-sto. Come testimoni della provviden-za divina e della speranza, i credentidevono, innanzitutto, discernere i se-gni della presenza di Cristo nelmondo e negli eventi mondiali. E,come gregge, devono ascoltare le pa-role del vero Pastore.

Papa Giovanni XXIII sottolineòche l’umanità deve sempre confron-tarsi con situazioni difficili e proble-mi. E in questa realtà costante, cheoffusca le speranze e i sogni dell’uo-mo, la Chiesa non ha mai smesso dioffrire la luce di Cristo.

Questo ci ricorda le parole che ilSignore ha rivolto ai Dodici durantela tempesta sul lago di Genezaret:«Coraggio, sono io, non abbiatepaura» (Ma t t e o , 14, 27). Sì, non dob-biamo avere paura, non dobbiamoavere paura di aggrapparci a Cristoe di essere testimoni di speranza perla società umana.

Per questa ragione il beato Gio-vanni XXIII disse che, ogni volta cheviene convocato un concilio ecume-nico, i Padri proclamano in formasolenne questa corrispondenza conCristo e con la sua Chiesa, e indica-no a tutti dove trovare la luce diCristo, al fine di sostenere e raffor-zare le energie spirituali di ognuno ed’innalzare stabilmente gli animi aibeni veri e autentici.

Per meglio comprendere lo spiritoe gli insegnamenti del concilio Vati-cano II è importante riconsiderare loscopo principale per il quale fu con-vocato. Riunendo i vescovi prove-nienti da ogni parte del mondo,Giovanni XXIII disse chiaramenteche era interesse del concilio che «ilsacro deposito della dottrina cristia-na fosse custodito e insegnato in for-ma più efficace» (cfr. Messaggio perla solenne apertura del concilio Vati-cano II, 11 ottobre 1962, n. 2. 6).Paolo VI lo ribadì nel suo discorsodurante l’ultima sessione generale diquello stesso concilio.

Questa dottrina abbraccia l’i n t e rouomo, fatto di corpo e di anima. E anoi, che viviamo qui in terra, impo-ne di puntare, come pellegrini, versola nostra patria celeste. Indica il mo-do in cui dobbiamo ordinare questavita mortale affinché, adempiendo ainostri doveri, ai quali siamo tenuti

verso la città terrena e quella celeste,possiamo raggiungere il fine che Dioha prestabilito per noi. Indicandotali orientamenti, Giovanni XXIII sot-tolineò le parole del Signore: «Cer-cate prima il regno di Dio e la suagiustizia, e tutte queste cose vi sa-ranno date in aggiunta» (Ma t t e o , 6,33). Questo “prima”, disse il Papa,esprime dove devono essere diretteanzitutto le nostre forze e le nostrepreoccupazioni. Tuttavia, non biso-gna trascurare le altre parole che se-guono in tale comando del Signore:«e tutte queste cose vi saranno datein aggiunta».

Nel sottolineare questi importanti

stodire e insegnare il sacro depositodella dottrina cristiana è sempre sta-to svolto con solenne gravità dai pa-dri dei diversi concili, che si sonodovuti confrontare con nuove situa-zioni e nuovi modi di vivere. Certa-mente tutti conoscono il monito disan Paolo nella sua Lettera ai Galati,indirizzato a quanti potrebbero desi-derare di modificare gli insegnamen-ti di Cristo: «Mi meraviglio che cosìin fretta da colui che vi ha chiamaticon la grazia di Cristo passiate adun altro vangelo. In realtà, però,non ce n’è un altro; solo che vi sonoalcuni che vi turbano e voglionosovvertire il vangelo di Cristo. Orbe-

ne, se anche noi stessi o un angelodal cielo vi predicasse un vangelo di-verso da quello che vi abbiamo pre-dicato, sia anatema! L’abbiamo giàdetto e ora lo ripeto: se qualcuno vipredica un vangelo diverso da quelloche avete ricevuto, sia anatema!» (1,6-9).

Papa Benedetto XVI, che da giova-ne sacerdote fu tra gli esperti dell’ul-timo concilio generale, ha osservatonella premessa alla raccolta dei suoiscritti conciliari: «I singoli episcopa-ti indubbiamente si avvicinarono algrande avvenimento con idee diver-se. Alcuni vi giunsero più con un at-teggiamento d’attesa verso il pro-

Padri conciliari»; e tutti sappiamoche ciò vale anche per quella di tuttii concili generali.

La fede è il fondamento degli in-segnamenti del concilio. Senza fede,la Chiesa sarebbe come il sale cheha perso sapore, come la luce nasco-sta sotto un grande moggio. «Ma seanche il sale perdesse il sapore, conche cosa lo si salerà?», dice il Van-gelo, «non serve né per la terra néper il concime e così lo buttanovia». Allo stesso modo, se l’erme-neutica di rottura viene utilizzataper interpretare il concilio VaticanoII, l’interpretazione non riuscirà adare testimonianza della vera fede,che la Chiesa ha ricevuto da Cristo,e che è stata trasmessa fedelmentealla generazione presente attraversoil magistero della Chiesa, mediantesecoli di ricchi depositi di sapienzacontenuti nella tradizione cristiana.

Il beato Giovanni XXIII ci avevamesso in guardia contro l’i m p ru d e n -za nell’interpretare lo spirito del

concilio. In particolare, ci avevamesso in guardia dall’essere sopraf-fatti da nuove situazioni e dal tra-scurare ciò che si può imparare dallastoria. Il non vedere altro che il pro-prio imprudente entusiasmo perogni novità, tende a portare a rifor-mulare molte cose, spesso in modoeclettico, come se quelle insegnatedai concili precedenti potessero esse-re allegramente eliminate, che si trat-ti di dottrina cristiana, di morale odella giusta libertà della Chiesa.

Dopo duemila anni di camminopercorso insieme con l’umanità,l’esperienza della Chiesa — come haosservato Papa Roncalli — ci diceche quanti aderiscono a Cristo e allasua Chiesa godono della luce, dellabontà, del giusto ordine e della be-nedizione della pace. Al contrario,tra quanti vivono senza di lui ocombattono contro di lui e restanodeliberatamente fuori della Chiesac’è confusione.

di VINCENZO PE LV I

La Gaudium et spes ha come oggetto centra-le della sua preoccupazione, l’uomo: «Èl’uomo dunque, ma l’uomo integrale,nell’unità di corpo e anima, di cuore e co-scienza, di intelletto e volontà, che sarà ilcardine di tutta la nostra esposizione» (Gau-dium et spes, n. 3). E non potrebbe essere di-versamente. I problemi del mondo contem-poraneo che la Chiesa vuole illuminare so-no: «le gioie e le speranze, le tristezze e leangosce degli uomini d’oggi» (n. 1). Fonda-mentale nella Gaudium et spes è l’uomo, che

Non è l’uomo che spiega Cristo, ma Cri-sto che spiega l’uomo. Perciò, solo per mez-zo di Cristo possiamo sapere che cos’è l’uo-mo. La manifestazione di ciò che l’uomo èviene dunque unita alla rivelazione del Pa-dre ed è conseguenza inseparabile di essa.Cristo, rivelatore dell’amore di Dio Padre,manifestatosi come Figlio, con la sua vita,rivela anche la vocazione dell’uomo: da sem-pre siamo stati chiamati alla comunione conDio, a essere suoi figli nel Figlio.

Perché Cristo è l’uomo nuovo? Dico subi-to che Egli porta la novità della fraternità.La dottrina della Gaudium et spes stabiliscele basi di una teologia della fraternità, cheviene elaborata in base alla distinzione-cor-relazione tra fraternità, filialità e paternità: lafraternità presuppone la filialità, e questa, asua volta, la paternità. La concezione dell’es-sere umano, negli scritti del Nuovo Testa-mento, è collegata con la fede in Gesù, rico-nosciuto e proclamato Cristo, Figlio di Dioe Signore. Come primogenito tra molti fra-telli, Egli non è solo il mediatore tra Dio egli uomini, ma anche il prototipo della rela-zione filiale con Dio Padre. La veritàdell’uomo consiste nell’essere «figlio nel Fi-glio» e «secondo il Figlio» (cfr. n. 22). NelCristo e per il Cristo, Dio Padre divienerealmente nostro Padre e noi siamo introdot-ti nelle particolari relazioni provvidenzialiesistenti tra il Padre e il Figlio fatto uomo.Se Dio si prende personalmente cura di noi,è come un Padre che lo fa e non come l’am-ministratore dell’universo.

In quest’ottica, la fede è adesione alla«volontà del Padre», un amore obbediente,intriso di intimità, fa esclamare a Gesù:«Abbà». Accanto al rispetto religioso, Cristointroduce nella relazione del Padre al Figliouna sfumatura di tenerezza e di confidenza.Gesù insegna agli uomini a pregare Dio co-me loro Padre, ma dice sempre «mio Pa-dre», oppure «vostro Padre», mai «nostroPadre» (Ma t t e o , 7, 11; Luca, 22, 29; cfr. Gio-vanni, 20, 17). Egli ha una posizione talmen-te unica nei confronti del Padre, che ne è il«Rivelatore» per eccellenza. La condizionenuova, nella quale la venuta di Gesù ha po-sto l’essere umano, è la filialità. Questa con-siste nel dono di grazia attraverso il qualesiamo chiamati a partecipare alla dignità delFiglio di Dio incarnato, crocifisso e risorto,che si rivela l’Unigenito del Padre. Cristo«immagine del Dio invisibile, generato pri-ma di ogni creatura» (Colossesi, 1, 15) procla-

ma chi è Dio, ma ci dice anche chi è l’uo-mo. Egli ci rivela l’immagine dell’uomo cheDio, nella sua ineffabile bontà, porta dentrodi Sé fin dall’eternità e alla quale vuole con-formare tutti gli uomini fino a che Cristonon sia in essi formato (cfr. Galati, 4, 19).

Questa verità si rinnova in tutti i cristiani:più aumenta la loro fede e la loro unionecon Cristo, più essi vi scorgono lo splendoredel mistero di Dio, più si aprono a un ap-prezzamento nuovo delle persone e degli av-venimenti, acquisendo una maggiore consa-pevolezza dello splendore del loro mistero,«artefici di una umanità nuova» (Gaudiumet spes, n. 30). «Redento, infatti, da Cristo ediventato nuova creatura nello Spirito San-to, l’uomo può e deve amare anche le coseche Dio ha creato. Da Dio le riceve, e leguarda e le onora come se al presente uscis-

sero dalle mani di Dio. Di esse ringrazia ilBenefattore e, usando e godendo delle crea-ture in povertà e libertà di spirito, viene in-trodotto nel vero possesso del mondo, quasial tempo stesso niente abbia e tutto posseg-ga: “Tutto, infatti, è vostro: ma voi siete diCristo, Cristo di Dio” (1 Corinzi, 3, 22)»(Gaudium et spes, n. 37). In Gesù Cristo, icristiani diventano davvero segni del Regnoe amici degli uomini.

In Dio l’essere umano diventa se stesso eassume la missione di rendere umana la sto-ria, di condividere con la creazione la libertàalla quale essa aspira (cfr. Romani, 8, 19 ss.).Divenire se stesso, significa ricostruire lapropria identità di immagine di Dio nellacreazione. Essere figlio di Dio e divenirepersona umana sono aspetti di una sola emedesima realtà, che è tanto più umana

quanto più è in unione con Dio eviceversa. Le dimensioni divina eumana della persona non sussisto-no che simultaneamente; separate,successive, giustapposte, esse nonsono vere. La relazione dell’uomocon Dio non può esistere a dannodell’uomo. Là ove non c’è essereumano, non si può neanche avererelazione con Dio. Pensarsi inDio, significa pensarsi nella verità;volersi in Lui, significa volersi au-tenticamente. Il solo essere umanoche si ama veramente è colui chenon falsa la propria verità, coluiche aspira sinceramente all’unità,alla bellezza e alla bontà dellapropria persona nella comunionedel popolo di Dio.

Ne consegue che la separazionetra Dio e l’umanità condanna l’es-sere umano all’incomprensione ra-dicale. Dio e l’essere umano costi-tuiscono un solo e medesimo mi-stero. Dio crea e unisce a sél’umanità che divinizza e adotta.Secondo il messaggio cristiano, lateologia è antropologia e l’a n t ro -pologia è teologia: Dio e l’umani-tà non possono essere pensati se-paratamente. Il Dio degli uominie gli uomini di Dio sono uniti inGesù Cristo. Se l’essere umanonon è se stesso, vero, non può ri-conoscere Dio, e se non riconosceil Dio rivelato, non è se stesso e siignora.

fonda il legame che intercorre tra la Chiesae il mondo. La Chiesa può dire Cristo comela verità dell’uomo, solo se essa è capace disvelare pienamente l’uomo all’uomo, ossiarivelargli la grandezza e la bellezza della suadignità personale.

La Chiesa crede di trovare nel suo Signo-re e maestro la chiave, il centro e il fine ditutta la storia umana. Il documento presenta— nella prima parte, dal n. 10 al n. 45 — lacentralità di Cristo, via decisiva per la com-prensione dell’uomo. In particolare, il n. 22è la chiave per accostare Cristo, uomo nuo-vo, nuovo Adamo nel quale viene svelato alsoggetto umano il senso e il futuro della sto-ria umana e del cosmo. Il Signore è il finedella storia umana (cfr. n. 45). Si tratta diun testo di elevata statura teologica, checontrasta con l’evidente timidezza con cui ildocumento affronta le questioni più stretta-mente teologiche. Il concilio parla dell’uo-mo alla luce di Cristo, non semplicementeperché in Cristo tutto viene illuminato maperché nel Figlio incarnato si scopre chi è ea che cosa è chiamato l’essere umano. Nonsi tratta di una luce che viene dal di fuorima della stessa realtà della vita di Cristo.

«Ascensione di Gesù»(miniatura dal «Vangelo di Rabbula», Firenze, Biblioteca Mediceo Laurenziana, foglio 13 verso)

principi sui quali i padriconciliari dovevano ri-flettere, il Papa disse an-che che, poiché tale dot-trina tocca i vari campidell’attività umana cheriguardano le personesingole, le famiglie e lavita sociale, è necessario,prima di tutto, che laChiesa non distolga maigli occhi dal sacro patri-monio della verità rice-vuto dagli antichi. Allostesso tempo, la Chiesadeve guardare anche alpresente, che ha com-portato nuove situazionie nuovi modi di vivere, eha aperto nuove vieall’apostolato cattolico.

In altri termini, il finedel concilio Vaticano II,e di qualsiasi altro conci-lio generale della Chiesa,è d’introdurre in contestie situazioni storiche con-crete il seguente manda-to di Cristo: «Andatedunque e ammaestratetutte le nazioni, battez-zandole nel nome delPadre e del Figlio e del-lo Spirito Santo, inse-gnando loro ad osservaretutto ciò che vi ho co-mandato» (Ma t t e o , 28,19-20). Possiamo ricorda-re che nei precedenticoncili generali dellaChiesa il compito di cu-

gramma che doveva es-sere sviluppato (...) du-rante le fasi conciliari ilraggio del lavoro e dellaresponsabilità comuni siè allargato sempre più. Ivescovi si riconoscevanoapprendisti alla scuoladello Spirito Santo e allascuola della collabora-zione reciproca, ma pro-prio in questo modo siriconoscevano come ser-vitori della Parola di Dioche vivono e operanonella fede. I Padri conci-liari non potevano e nonvolevano creare unaChiesa nuova, diversa.Non avevano né il man-dato né l’incarico di far-lo. Erano Padri del con-cilio con una voce e undiritto di decisione soloin quanto vescovi, vale adire in virtù del sacra-mento e nella Chiesa sa-cramentale. Per questonon potevano e non vo-levano creare una fedediversa o una Chiesanuova, bensì compren-derle ambedue in modopiù profondo e quindidavvero “rinnovarle”».

Per tale ragione, il Pa-pa ha sempre affermatochiaramente che «un’er-meneutica di rottura èassurda, contraria allospirito e alla volontà deiProcessione d’apertura del Vaticano II

Caravaggio, «Ecce homo» (1605)

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 1 febbraio 2013 pagina 5

Riaperta al culto la chiesa dei santi Luca e Martina a Roma

La martire che infransele statue degli idoli

Amore e ambizione al centro della «Recherche» di Proust

Anatomia dello snobSolo l’artista sfugge alla condanna dell’o rd i n a r i o

Pubblichiamo stralci di uno degliarticoli contenuti nell’ultimo nume-ro della rivista «Vita e Pensiero».

di ALAIN BESANÇON

Bisogna conoscere la base filo-sofica di Proust, e poi non pen-sarci più. Ne Il tempo ritrovato sitrovano parafrasi e citazioni te-stuali da Il mondo come volontà era p p re s e n t a z i o n e . Proust non èl’unico. L’ombra di Schope-nhauer si stende su un buonmezzo secolo da Flaubert (chel’ha letto solo alla fine della vi-ta, ma era giunto a considera-zioni simili) fino a Simenon,passando per Maupassant eCéline. Il messaggio è il seguen-te: l’uomo ordinario è condan-nato, la sua vita è piegata versol’insignificanza, la mediocrità, lariproduzione della specie. Chisfugge alla fatalità? L’artista,l’uomo di genio.

La R i c e rc a , si è detto spesso, èl’avvento al genio del narratore.Proprio alla fine del romanzo,dopo aver perso molto tempo,dopo aver lasciato che tutto ilsuo mondo si inabissasse nelnulla, ha la rivelazione, è prontoper mettersi all’opera. La crisali-de si è aperta, la metamorfosi èavvenuta. Finalmente scriverà lastoria della sua avventura spiri-tuale, il suo romanzo. È fatta.Può morire. L’opera è là. Proustmuore libero, salvo.

A leggere Proust proviamo unpiacere che non deve nulla alledissertazioni filosofiche. La suafilosofia è la sua bussola, l’equi-paggiamento intellettuale che glipermette di lanciarsi senza per-dersi nell’oceano della letteratu-ra francese, di unirsi ai moralisti,agli autori comici, a qualche ro-manziere. Il suo romanzo po-trebbe anche intitolarsi Le illu-sioni perdute. Il narratore è statoilluso dalla sua immaginazione;si è figurato cose che non erano.Al termine delle disillusioni, ri-mette piede nel reale.

Per tutto quel tempo ha misu-rato il nulla nel quale sono invi-schiati tutti i personaggi a cui siaffianca, e anche lui quando ètravolto dalle passioni. La disil-lusione scatena il riso. Se lo vo-lesse, Proust potrebbe scenderemolto in profondità nella psico-logia dei personaggi. Il suo pro-

tore. Il pastiche è nella sua natu-ra. Non sonda gli animi, li sug-gerisce imitandone i comporta-menti, i modi di parlare: mario-nette, burattini buffi a vedersi dicui mima gli atteggiamenti. Ècosì che si appropria di Saint-Si-mon senza prendere sul serio lesue dispute. Ed è sempre cosìche ha creato personaggi perma-nenti, immortali, diventati tipi,al pari di quelli creati da Moliè-re e dai grandi romanzieri suoipredecessori, Rastignac, Homais,D ambreuse.

Invita il suo lettore a fare lostesso. Se questi non ha ancoral’esperienza del mondo, qui im-para bene, come da nessun’altraparte, come va il mondo, comefunziona. Non ha bisogno di in-formarsi sulla filosofia di Proust.Proviamo un estremo piacere aleggerlo perché riconosciamo lenostre stesse esperienze e perché

In tutto questo le buone ma-niere non devono intervenire senon per attenuare le conseguen-ze troppo violente dell’a m o re .La civiltà non addolcisce nulla,al massimo frena le brutalità.

La seconda passione è l’ambi-zione. O meglio il gruppo dipassioni (collera, audacia, spe-ranza, disperazione, invidia) chegli antichi collocavano nel con-cetto di “irascibile”, perché sonolegate al compimento di un’op e-razione ardua e perché richiedo-no il superamento di un ostaco-lo, di una difficoltà.

Nella Ricerca non ci si batteper guadagnarsi la vita, per fartrionfare le proprie idee o perimporsi nella lotta politica. Silotta a morte per guadagnarsiun rango. I personaggi sonomossi dal desiderio appassionatodi entrare in un ambiente, di es-sere riconosciuti in quell’am-

di GIUSEPPE SCIACCA

Sin dai primordi della storiacristiana, la parola grave esolenne di Cristo, che an-nuncia la persecuzione per isuoi discepoli, si è puntual-

mente avverata e non manca di trovartragiche e gloriose conferme anchenelle cronache contemporanee, laddo-ve, con inquietante frequenza, è datoleggere di cristiani barbaramente tru-cidati solo, o principalmente, perchétali. E questo infatti è il martirio: eroi-ca testimonianza che i fedeli rendonoa Cristo e al suo Vangelo, affrontandovolontariamente le sofferenze e lamorte.

È opportuno notare che il martiriodegli apostoli e di quelli, più imme-diatamente vicini a loro nel tempo,rappresenta senz’altro il suggellocruento sia della realtà storica delVangelo, inteso come insieme di pre-cisi eventi realmente accaduti, sia del-la verità della dottrina, dell’insegna-mento, della parola del Signore Gesù.

In altre parole, i primi martiri atte-stano, cioè testimoniano, irriducibil-mente, col sangue, ciò che hanno spe-rimentato e che costituisce la sostanzaviva e irrinunciabile di ciò in cui cre-dono, della loro fede, della fede cri-stiana, della fede della Chiesa. Il mar-tirio pertanto è un possente, dramma-tico invito a riflettere, cioè a ricono-scere, nella libertà, la verità della fedecristiana.

Insegna la dottrina della Chiesa chechi avesse testimoniato col propriosangue Cristo prima ancora di esserebattezzato, riceve il battesimo dal pro-prio stesso sangue generosamente ver-sato ed è, pertanto, immediatamentedegno della visione beatifica di Dionella patria celeste.

È, infatti, oltremodo significativo,che la Chiesa preghi i martiri, ma chenon abbia mai permesso che si pre-gasse per loro.

E la nostra attenzione si concentrasu santa Martina, nobile giovinetta ro-mana, martirizzata sotto AlessandroSevero, intorno all’anno 230 e la cuivicenda biografica e lo stesso martirioaderiscono invero agli schemi classicipropri delle Passiones dei martiri, nellequali gli elementi storici sono taloraframmisti a enfatizzazioni o amplifica-zioni leggendarie.

Condotta a forza di fronte alle mu-te statue degli idoli, queste prodigio-samente si infrangevano; ma ciò —lungi dal far deflettere o almeno ri-flettere i suoi feroci persecutori (comeaccade quando ci si attesti acritica-mente od ottusamente sul propriopunto di vista) — viceversa li inseverìvieppiù, fintanto che alla martire, do-po un crescendo parossistico di tor-menti, non venne troncato il capo e ilsuo sangue, non diversamente daquello versato da tantissimi altri peramore del nome di Cristo, irrorò, san-tificandolo e consacrandolo definitiva-mente a Cristo, il suolo dell’Urb e.

Ma il culto di santa Martina — cuiproprio nel Foro, nel luogo della se-poltura, era stata dedicata una chiesada Papa Onorio — venne via via affie-volendosi, come sovente accade nelleumane vicende, per riapparire improv-viso durante il creativo e lungo ponti-ficato di Urbano VIII Barberini, impe-gnato sul fronte vigoroso della Rifor-ma cattolica, che si consolidava ancheattraverso il possente sussidio dell’ar-te, allorquando, costruendosi appuntola nuova chiesa dell’Accademia di SanLuca da parte di Pietro da Cortona,furono qui rinvenute le spoglie dellasanta e di altri martiri.

Papa Barberini — già raffinato poe-ta latino autore dei Poemata — comp o-se un inno in suo onore, col quale,egli parimenti pastore e principe rivol-gendosi ai suoi fedeli romani ch’egliaulicamente chiama cives Romulei, liesorta ad applaudire al celebre nomedi Martina: Martinae celebri plauditenomini, cives Romulei plaudite gloriae,additandola quale esempio di carità,poiché la santa, dotata di mezzi difortuna, li aveva donato ai poveri:munifica manus Christi pauperibus di-stribuens opes, esempio di purezza ver-ginale, esempio di coraggio nella pro-fessione della fede.

Se, in qualche modo, vogliamo spi-ritualmente ricollegarci al prestigiosoe trionfale recupero operato da Urba-no VIII e da Pietro da Cortona, anchenoi stasera — dopo qualche tempo dipausa (per fortuna non della stessadurata di quello intercorso tra PapaOnorio e Urbano VIII) — p otremoprocedere, con garbata e affettuosapietas al recupero della memoria stori-ca di santa Martina e di questa insi-gne chiesa a lei dedicata.

L’Accademia di San Lucae il progetto di Pietro da Cortona

Il 30 gennaio, giorno dedicato allamemoria di santa Martina, nellasplendida chiesa barocca al Foro ro-mano dedicata all’evangelista Luca ealla giovane martire romana, l’Acca-demia Nazionale di San Luca hapromosso una messa, presieduta dalvescovo segretario generale del Go-vernatorato dello Stato della Cittàdel Vaticano, monsignor GiuseppeSciacca, del quale, in questa pagina,pubblichiamo gran parte dell’omelia.La celebrazione — alla quale eranopresenti, tra gli altri, monsignor Ce-sare Pasini, prefetto della BibliotecaApostolica Vaticana, Antonio Pao-lucci, direttore dei Musei Vaticani,Louis Godart, consigliere culturaledel presidente della Repubblica ita-liana, Pupi Avati, Vittorio Sgarbi, eil direttore del nostro giornale — èstata preceduta da un importante di-scorso «In lode di Pietro da Corto-na» del nuovo presidente dell’acca-demia, Paolo Portoghesi.

Fu proprio Pietro da Cortona, in-fatti, a realizzare i primi studi archi-tettonici quando nel 1623 fu stilato ilprimo piano redatto dall’Accademiaper costruire una nuova chiesa. I di-segni mostrano una pianta centralecruciforme sormontata da un ampiovano a cupola. Quando nel 1627 funominato protettore della confrater-

nita il giovane cardinale FrancescoBarberini e soprattutto più tardi, nel1634, allorché divenne principedell’Accademia lo stesso Pietro daCortona, fu possibile avviare concre-ti progetti di rinnovamento. L’artistasi offrì subito di procedere a suespese alla ricostruzione iniziandodalla cripta, nutrendo la speranza ditrovare durante i lavori i resti dellamartire Martina e riuscire a ottenerecosì il consenso del Papa per i lavorisuccessivi. E infatti durante gli scavinell’area della confessione della vec-chia chiesa si rinvennero le spogliesia della santa sia di altri martiri.

L’episodio suscitò entusiasmo inUrbano VIII che si recò subito a ren-dere omaggio alla santa. Pietro daCortona trasformò la cripta a suespese, rendendola una delle cappellepiù sontuose della città e divenendol’architetto ufficiale del progetto.Questa chiesa avrà sempre un signi-ficato speciale per il maestro, perchénell’ambito della sua carriera conser-verà il primato di unico edificio inte-ramente realizzato secondo le sue in-tenzioni.

E proprio di Martina, santa delmese e «testimone dell’accoglienza»,ha scritto Francesca Romana de’ An-gelis nel numero di gennaio del no-stro mensile «donne chiesa mondo».

La gelosia proviene da un’inten-sificazione dell’amore e la pro-voca. Lo scopo dell’amore èl’unione, ma nella gelosia il de-siderio di captazione, di posses-so per sé dell’essere amato, som-merge la volontà di unione e larende impossibile.

Odette sfugge a Swann,Albertine al narratore, Morel aCharlus. Si comprende il lorodesiderio di fuga se si considerache intuivano che non li si vole-va tanto amare quanto possede-re, averli per sé. In definitiva,metterli in prigione, «sotto unamacchina pneumatica». La lororeazione istintiva è quella di di-fendere la propria libertà, il pro-prio essere minacciato. Non sipuò affermare che da parte loroci sia perversità, per quanto fini-scano per provare un piaceremalvagio dalla sconfitta del pre-tendente. La loro sarebbe piut-tosto una reazione istintiva, vita-le, contro il predatore innamora-to. Difendono la pelle.

In questo romanzo non si uc-cide nessuno e non ci si suicida.Non si muore d’amore, perchél’amore è una malattia non mor-tale, passeggera, come il morbil-lo e la scarlattina. È la provache nonostante le rovine checausa e le torture che infligge,l’amore non è davvero serio. Èun’illusione.

Swann guarito dal suo statopatologico si chiede da “villano”come abbia potuto amareOdette al punto da desideraremorire. Eppure il suo amorel’aveva invaso fino a non esserepiù “op erabile”, come si dice inchirurgia. Non ne poteva più diricominciare giorno dopo giornoa cercare di sapere che cosaavesse fatto Odette (1, 317). Segli capitava di desiderare lamorte, «è per sfuggire più allamonotonia dello sforzo cheall’acutezza delle sofferenze».Quelle sofferenze se ne vannoda sole. Quando sono scompar-se e lui “non ama” più Odette,allora la sposa. Forse a quelpunto esce dall’autismo amoro-so. Le dà una figlia, Gilberte.

biente. Questa passione è losnobismo.

Il bersaglio è la nobiltà e piùprecisamente una certa cerchianell’ambito della nobiltà, perchéessa si presta a fare da spec-chietto per le allodole che attiragli snob. Ha il fascino storicodei grandi nomi, le immagini davetrata che si possono sovrap-porre ai loro rappresentanti, lalanterna magica che li trasfigura,anche la ricchezza, che in questoromanzo sembra guadagnata, ilpalazzo, i castelli, i domestici, igrandi modi.

In realtà è su di essa che sifocalizza la malattia dello spiritoche interessa il romanziere. Co-me l’amore si perdeva nella ge-losia, così l’insieme delle passio-ni sociali si ritrova inghiottitonella più illusoria, la più inaffer-rabile, la più impossibile dasoddisfare: lo snobismo. Pocoimporta che la nobiltà venga as-sunta a simbolo nel romanzo,qualunque ambiente è in gradodi essere oggetto di snobismo.

Fin dal liceo, il ragazzo vuoleentrare nel gruppo di compagniche si chiude nei suoi confronti.È snob, come lo sono l’artista oil professore colpito dalla stessamalattia. Proust fa dello snobi-smo la madre delle cattive pas-sioni. Se è vinta, con lei se ne vatutto il maledetto corteo dellepassioni e il soggetto recupera lasua libertà.

Perché lo snobismo è tantograve? Perché è demoniaco. Èl’unica passione, nella sfera so-ciale, che non procura piacere.Non ne procura neppure il suocorrispettivo nella sfera amorosa,la gelosia. Il lussurioso, il golo-so, il vanitoso traggono piaceredal compimento del vizio. Losnob no. Solo dolori. I demoni,è noto, conoscono una sola pas-sione davanti agli uomini, la ge-losia. La loro sofferenza non èumana, è infernale, in senso pro-prio. Arrivano a ispirarla agliuomini che si avvicinano a loro.Proust l’ha riconosciuta e ne hafatto l’anatomia.

ci istruisce. Inglesi,giapponesi, ameri-cani non sono te-nuti a conoscere icodici sociali fran-cesi, ma ritroveran-no spontaneamentenelle serate deiGuermantes o deiVilleparisis cose checonoscono perfetta-mente, per averlegià vissute e subitenelle loro aziende,nelle università, nel-le villette di perife-ria. Sono le stesse.

Due passioni so-no all’opera in que-sto romanzo. Sonole passioni fonda-mentali dell’umani-tà. La prima èl’amore. In Proustl’amore è ovunque.È regolarmente sfor-tunato. È incompa-tibile con il proget-to del narratore,che è la libertà, lasalvezza, l’arte. Èuna certezza negati-va che Proust hateorizzato. L’a m o renon riesce a svilup-parsi. Si blocca allostadio dolorosissi-mo della gelosia.

cedimento preferito è quello dilasciarli esprimere attraverso laloro condotta esteriore, i gesti,gli atteggiamenti, i tic, le into-nazioni. Non gli piace scenderenell’intimità dei cuori, non pro-va l’attrazione che ha Sainte-Beuve per i bisbigli raccolti alconfessionale del cuore. Luimette in scena i suoi personaggi,come a teatro.

Il comico del Borghese genti-luomo, di Ta r t u f o , del Malato im-maginario è quello di Cottard, diNorpois, di Brichot. Proust faridere alla maniera di un imita-

Il romanzo potrebbe intitolarsi“Le illusioni perdute”Il narratore è stato illusodalla sua immaginazioneSi è figurato cose che non erano

Esposto al Chiostro del Bramante il capolavoro di Hieronymus Bosch

I peccatiche ispirarono

B ru e g h e lA partire da giovedì 31 gennaio, nell’ambitodella mostra «Brueghel. Meraviglie dell’artefiamminga» — al Chiostro del Bramante finoal 2 giugno — sarà esposto per la prima vol-ta a Roma il capolavoro I sette peccati capitalidi Hieronymus Bosch. L’opera, provenientedalla Geneva Fine Arts Foundation, integrail percorso espositivo della retrospettiva de-dicata alla celebre stirpe di artisti fiammin-ghi attiva tra il XVI e il XVII secolo. PieterBrueghel il Vecchio (1525/1530 circa — 1569),capostipite della famiglia, iniziò la sua car-riera proprio ispirandosi a I sette peccati capi-tali e considerò Bosch il suo maestro spiri-tuale, copiando i suoi lavori. Con oltre centoopere, l’esposizione offre al pubblico la pos-sibilità di vedere uno accanto all’altro dipintiprovenienti da musei e collezioni private dinumerosi Paesi stranieri.

Giovanni Boldini,«Ritratto del conte Robert de Montesquiou»

(1897, modello del barone Charlus nella «Recherche»)

Hieronymus Bosch, particolare de «I sette peccati capitali» (1515 circa)

La facciata della chiesa dei Santi Luca e Martina

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 1 febbraio 2013

Il ministro dell’Interno francese annuncia l’espulsione di alcuni predicatori radicali stranieri

Se l’imamdanneggia l’islam

PARIGI, 31. «Espelleremo tutti que-gli imam, tutti quei predicatori stra-nieri che se la prendono con le don-ne, fanno proposte contrarie ai no-stri valori e parlano della necessitàdi combattere la Francia. Da questopunto di vista bisogna essere estre-mamente fermi e io lo sarò». Marte-dì scorso, a Bruxelles, durante unaconferenza internazionale dedicataalla lotta contro gli estremismi vio-lenti, il ministro dell’Interno france-se, Manuel Valls, ha annunciatol’espulsione, nei prossimi giorni, dialcuni predicatori e imam radicalistranieri. Una misura che si inseriscenel quadro della prevenzione delprocesso di radicalizzazione e delcontrasto all’islamismo radicale e al«jihadismo globale». Valls ha tutta-via invitato a non fare di ogni erbaun fascio: «Non confondo questoislamismo radicale con l’islam diFrancia ma esiste un ambiente reli-gioso, dei gruppi che si rifanno alsalafismo, che gravitano all’internodi un processo politico, che punta-no solo a impadronirsi un po’ allavolta del mondo associativo, a en-trare nelle scuole e a mettere le ma-ni sulle coscienze di un certo nume-ro di famiglie».

La procedura di espulsione — ri-ferisce la France Presse — r i g u a rd e -rebbe tre persone, fra le quali unimam di Seine-Saint-Denis (diparti-mento confinante con quello parigi-no), pesantemente chiamato in cau-sa per argomentazioni omofobe. Adifendere il predicatore è intervenu-to il segretario generale dell’Unione

delle associazioni musulmane del 93(il numero corrispondente al dipar-timento di Seine-Saint-Denis),Mohammed Henniche, definendoloun individuo «non pericoloso», che«non ha mai preso posizione suquestioni internazionali come la Pa-lestina o il Mali». L’imam sarebbeassai carismatico e popolare tra igiovani, la fascia di età cioè più sen-sibile all’islam estremo.

In Francia il decreto di espulsio-ne può essere emesso quando unostraniero rappresenta una grave mi-naccia per l’ordine pubblico. In ca-so di urgenza o se lo straniero godedi protezione diplomatica, il provve-dimento viene preso dal ministrodell’Interno, altrimenti è firmato daun prefetto. L’interessato vienequindi convocato davanti a una spe-ciale commissione che deve dare unparere consultivo motivato. Solosuccessivamente lo straniero verreb-be condotto fuori dal territorio fran-cese. Dal 2002 sono stati emanatiben centoventicinque decreti diespulsione contro islamici radicali.L’ultimo in ordine di tempo alasciare il Paese, il 31 ottobre 2012, èstato il tunisino MohamedHammami, imam della moscheaOmar nell’undicesimo a r ro n d i s s e -ment di Parigi, accusato di aver chia-mato i fedeli alla jihad più dura, al-la violenza contro le donne e all’an-tisemitismo.

Nell’ultimo dossier del ministerodell’Interno, Valls non fa altro cheapplicare decisioni già adottate dalsuo predecessore, Claude Guéant.

All’inizio di aprile, quest’ultimo ave-va ordinato l’espulsione di tre imam(un maliano, un saudita e un turco)e di due militanti islamici (un alge-rino e un tunisino) sulla scia degliomicidi commessi a Tolosa e aMontauban. Sempre martedì, pro-prio a Tolosa, sono stati arrestatidue trentenni con l’accusa di esserecomplici di Mohamed Merah, auto-re delle stragi che fra l’11 e il 19marzo 2012 insanguinarono le duecittà.

Il 14 gennaio scorso, in un co-municato firmato dal presidente,Mohammed Moussaoui, il Consi-glio francese del culto musulmano(Cfcm) è intervenuto contro l’usoerrato dei termini “islamista” e “isla-mismo”. Sottolineando che il presi-dente della Repubblica FrançoisHollande, parlando del sostegnofrancese alle forze armate maliane,aveva giustamente evitato di qualifi-care come islamisti i terroristi obiet-tivo dell’intervento, il Cfcm ha invi-tato a non fare confusione tra islame terrorismo. «Purtroppo — si leggenella nota — questo principio di pre-cauzione non è sempre rispettato dacerti uomini politici e media del no-stro Paese». Moussaoui ricorda chepiù del 90 per cento delle vittimedel terrorismo internazionale sonodi confessione musulmana e che,dunque, l’uso sbagliato dei termini“islamista” o “islamismo”, creandoamalgama fra il terrorismo e l’islam,«religione di pace che sacralizza lavita», danneggia l’immagine dellafede musulmana.

E per la prima volta alle donne sarà permesso di arruolarsi nell’intelligence

Meno poteri alla polizia religiosain Arabia Saudita

RIAD, 31. L’Arabia Saudita ha deci-so di limitare i poteri della temutapolizia religiosa, tradizionalmenteincaricata di garantire la conformitàdei comportamenti dei cittadini allamorale islamica. La Commissioneper la promozione della virtù e laprevenzione del vizio non potrà più«interrogare, né incriminare» i so-spetti, ha spiegato il suo responsabi-le, Sheikh Abdullatif Abdel Aziz Al-Sheikh, sottolineando che questi po-teri saranno riservati a polizia epubblici ministeri. «La polizia reli-giosa — ha proseguito il responsabi-le — potrà ancora arrestare coloroche compiono flagranti offese, comele molestie nei confronti delle don-ne, il consumo di alcool e droghe, iricatti e la pratica della strego-neria».

I mutawaeen, come vengono chia-mati gli agenti, si occupano di ga-rantire la separazione di uomini edonne in pubblico, controllando an-che l’osservanza da parte delle don-ne del rigido codice di abbigliamen-to in vigore in Arabia Saudita. No-nostante i nuovi limiti, la polizia re-ligiosa continuerà a impedire alledonne di guidare e si assicurerà chetutte le attività chiudano cinque vol-te al giorno in concomitanza con gliorari della preghiera.

L’esistenza della polizia religiosaè giustificata dal Governo saudita inbase all’esortazione coranica «Amrbil Màruf wa Nahy an al Munkar»,traducibile come «ordinare il bene eproibire il male». Questo è conside-

rato un dovere essenziale nell’islam,la cui applicazione deve essere ga-rantita da parte della umma (la co-munità islamica). In Arabia Saudita,dove il Corano è considerato comeunica legge, questo obbligo è impo-sto dalla polizia religiosa.

Un’altra novità riguarda il lavorodegli agenti segreti, che non saràpiù una prerogativa solo maschile.La “svolta” è stata annunciata dalministro dell’interno di Riad, ilprincipe Mohammad Bin Nayef BinAbdul Aziz Al Saud, il quale haspiegato che anche le donne d’orain avanti potranno essere assuntedall’al-Mabahith al-‘Amma, il servi-zio d’intelligence interno della mo-narchia del Golfo.

Secondo il quotidiano «AlWatan», che ha riportato la notizia,alle donne che lavoreranno nell’al-Mabahith al-‘Amma saranno affidatiincarichi legati soprattutto a «que-stioni sociali e umanitarie», comeper esempio i rapporti con i familia-ri dei detenuti, ma anche l’ela-borazione di studi, approfondimentie dossier di analisi della società sau-dita.

Il ministro Mohammad BinNayef Bin Abdul Aziz Al Saud haquindi sottolineato che le ragazzelaureate che hanno studiato all’este-ro e padroneggiano una lingua stra-niera avranno maggiori possibilitàdi essere assunte dai servizi d’intelli-gence saudita. Le ragazze che hannointenzione di presentare la domandaper intraprendere la carriera di

agenti dovranno tuttavia affrontareun corso di formazione professiona-le di quattro mesi prima di essereassunte. Il primo mese di corso —spiegano i responsabili — sarà inte-ramente dedicato all’addestramentomilitare, i restanti tre mesi sarannosuddivisi tra lezioni in aula e confe-re n z e .

L’annuncio del Governo saudita— riporta l’agenzia di stampaAdnKronos — si inquadra in un pia-no lanciato il mese scorso dal mini-stero del Lavoro contro la disoccu-pazione femminile che negli ultimianni ha toccato livelli record nelPaese. Il Governo, infatti, sta ten-tando con varie misure e iniziativedi ridurre il forte divario esistentetra occupazione maschile e femmini-le in Arabia Saudita, Paese dove do-mina ancora la sharia basata sull’in-terpretazione wahhabita e dove esi-ste la separazione fra uomini e don-ne nei luoghi di lavoro.

Nell’ambito di questo piano disviluppo, il ministero del Lavoro hainvitato le aziende nella monarchiadel Golfo a creare più opportunitàoccupazionali soprattutto per ledonne, agevolate anche da una leg-ge che permetterà loro di lavorare acasa a partire dal prossimo anno.Secondo un rapporto pubblicato loscorso marzo, in Arabia Saudita cisono al momento circa un milionedi disoccupati, l’ottanta per centodei quali sono donne.

A colloquio con l’arcivescovo di Belgrado monsignor Stanislav Hočevar

Per uno scambio di donidi ROSSELLA FABIANI

Sincerità, nuovi rapporti personali edialogo quotidiano. Per un recipro-co scambio di doni. È quello cheserve alla Chiesa d’oriente e a quellad’occidente. Ne è profondamenteconvinto Stanislav Hočevar, arcive-scovo di Belgrado, che abbiamo in-contrato nella sua residenza nellacapitale serba. Monsignor Hočevartraccia un’analisi molto precisa dellasituazione in cui si trova la Chiesacattolica in Serbia ed è fiduciosoche la conoscenza reciproca — chenecessita non soltanto di molte pre-ghiere ma anche di tanto studio —permetterà di sanare le ferite delpassato e di scambiarsi reciproca-mente i doni di cui l’oriente e l’o cci-dente sono ricchi.

«Oggi — afferma — la Chiesa cat-tolica in Serbia, parlando sociologi-camente, è Chiesa di minoranza. E icattolici appartengono a diverse na-zionalità: sono ungheresi, croati, al-banesi, di altre minoranze etniche,come tedeschi, slovacchi, cechi, bul-gari, romeni e sloveni. Davanti aqueste diverse nazionalità, lingue,culture e anche riti è importantecreare un’unità nella diversità, assi-curare l’identità naturale, ma anchequella spirituale. È importante aiu-tare questi popoli a vivere secondo iloro diritti naturali, di lingua e dicultura, e allo stesso tempo promuo-vere l’appartenenza a una Chiesacattolica». Un compito non facile:«Le strutture della Chiesa cattolicache servivano a questa unità si tro-vavano, ai tempi della Iugoslavia, inCroazia, Slovenia, Bosnia, e così og-gi i cattolici di Serbia, ma anche diKosovo, Montenegro e Macedonia,sono rimasti senza le strutture ossiasenza una sede per la conferenzaepiscopale, senza le scuole, senza iseminari e, dato che qui siamo mi-noranza, manca anche il personaleadeguato per la realizzazione dellamissione della Chiesa cattolica. Sedurante la Iugoslavia i cattolici era-no la metà della popolazione, oggisiamo rimasti pochissimi. Ci trovia-mo in diaspora — spiega l’a rc i v e s c o -vo di Belgrado — e dobbiamo cerca-re nuove vie, sia per unirci tra dinoi, sia per promuovere il dialogonella Chiesa cattolica, nei rapporticon la Chiesa maggioritaria ortodos-sa, con le chiese di riforma, con imusulmani e con gli ebrei. Promuo-vere il dialogo è il nostro compitoprincipale oltre a formare i nostrisacerdoti, religiosi e religiose, maanche i fedeli a questa nuova situa-zione in modo da conservare l’iden-tità ed essere promotori di un’inte-grazione europea, ma aperta al dia-

logo tra oriente e occidente» osservail presule.

Ormai dai tempi della Iugoslaviacomunista e del suo drammatico di-sfacimento sono passati molti anni.«In questo tempo nuovo cerchiamodi creare rapporti nuovi, special-mente con la Chiesa ortodossa ser-ba, non soltanto perché è maggiori-taria ma prima di tutto perché laChiesa ortodossa è sempre più vici-na a quella cattolica. Le differenzetra oriente e occidente, viste sotto lalente d’ingrandimento della storia,non sono essenziali ma sono piutto-sto di natura fenomenologica e sonoemerse per affermare l’identità cul-turale e nazionale. Un’affermazioneche in passato ha causato tante feri-te e che soltanto instaurando nuovirapporti personali, autentici e apertisarà possibile sanare. Oggi siamo aiprimi passi di questo cammino diriavvicinamento: collaboriamo —sottolinea monsignor Hočevar — alivello di Caritas, di lavoro umanita-rio, di lavoro culturale, poi parteci-piamo reciprocamente alle festeprincipali, come Pasqua e Natale.Collaboriamo nel processo di resti-tuzione dei beni presi alla Chiesadopo la seconda guerra mondiale estiamo cercando insieme di entrarenel campo dei mass media. Tuttiquesti processi di sinergia ci aiutanoa essere sempre più attenti gli uniagli altri e a scoprire le specificitàdell’una o dell’altra Chiesa cristiana.L’oriente sottolineava sempre moltoforte la liturgia e la divinizzazionedell’uomo attraverso la liturgia, so-steneva una piena sintonia tra loStato e la Chiesa e sempre ha datopieno accento alla Chiesa locale.Così in passato la Chiesa orientalesi è strutturata in un modo diverso,con patriarcati, e non come in Occi-dente sotto la guida dell’unità delvescovo di Roma. Scoprendo questespecificità apriamo la strada a unaconcreta collaborazione. Così, se inoriente si sottolinea molto la litur-gia, il ruolo dello Spirito Santo e ilruolo dei Padri, in occidente si dàmolta attenzione all’amore verso ilvicino, al lavoro umanitario, alladottrina sociale e proprio da questespecificità possiamo cogliere la pos-sibilità di uno scambio dei doni».

Per Hočevar «il dialogo non èqualcosa di tecnico, di teorico, mariguarda l’esistenza stessa. Se inoriente hanno conservato un grandeamore verso i Padri e verso tutta latradizione, il cristianesimo dell’o cci-dente ha dato molta attenzione allastoria e allo sviluppo della storia. Eora per essere uniti abbiamo biso-gno di un dialogo continuo e di re-spirare veramente a due polmoni.Ma per fare questo dobbiamo cono-scerci concretamente». Una cono-scenza quanto mai necessaria inquest’epoca di globalizzazione: «Ri-tengo che viviamo un kairòs p ro p r i operché oggi, con la migrazione dellepopolazioni, questo processo di dia-logo concreto e quotidiano è ancorapiù urgente. Ma serve una grandesincerità, anche perché la terminolo-gia non ha sempre lo stesso signifi-cato in oriente come in occidente.Oltre alla diversa cultura greca e la-tina, a questa terminologia abbiamodato, attraverso i secoli, contenutidiversi. Ora tutto ciò deve essereconosciuto, si deve parlare aperta-mente, per esempio, sul contenutodel cosiddetto territorio canonico,che cosa vuol dire oggi che c’è que-sta grande emigrazione. Dobbiamo

essere molto aperti per un dialogointegrale, sincero e coraggioso».

Siamo davanti a una grande sfi-da: «A causa della mancanza diconcili ecumenici d’insieme si ècreata una tradizione diversa nellavita pastorale tra oriente e occiden-te. E se noi cattolici abbiamo avutonei secoli i concili e, dopo il Vatica-no II, abbiamo anche il Sinodo deivescovi che rafforza il dialogo inter-no, le Chiese ortodosse non hannoavuto questi concili ecumenici nelsecondo millennio, perciò è chiaroche quando noi dialoghiamo lo fac-ciamo con diversi patriarcati chehanno anche una diversa storia euna diversa tradizione ed è evidenteche non possono avere lo stessocomportamento davanti alle sfidemoderne. Per questo, quando noiparliamo con i patriarcati dobbiamosempre tenere conto della loro sto-ria. Mi domando che cosa possiamofare noi tutti cristiani per poter cele-brare insieme un concilio ecumeni-co. Invito sempre apertamente i cri-stiani di Oriente e Occidente a nonperdere questo momento storico,questo k a i ró s , a non perdere l’invitodello Spirito Santo che ci chiama aun nuovo incontro, a una nuova ob-bedienza. Ecco perché noi tuttidobbiamo non soltanto pregare tan-to, non soltanto promuovere il dia-logo, ma prima di tutto studiaremolto. Penso che ci conosciamo an-cora troppo poco. Credo — conclu-de l’arcivescovo — che dobbiamo fa-re molto di più, creare occasionid’incontro tra specialisti di teologiad’Oriente e di Occidente, dialogaresulle differenze pastorali anche dellaprassi ecclesiologica e riflettere sucome interpretare la diversità delledue tradizioni, perché possiamo im-parare molto gli uni dagli altri eperché, come ha detto GiovanniPaolo II nell’enciclica Ut unum sint,ogni giorno dobbiamo scambiare lenostre esperienze e i nostri doni chesono veramente grandi».

Il gran muftidel Libanocondanna

le unioni civiliBE I R U T, 31. Il gran mufti, SheikhMohammad Rashid Qabbani, lapiù alta autorità sunnita del Li-bano, ha emesso una fatwa in cuicondanna come «apostata» qual-siasi autorità politica o ammini-strativa musulmana che oserà ri-conoscere come valido il matri-monio civile. «Ogni autorità mu-sulmana, deputato o ministro,che sostenga la legalizzazione delmatrimonio civile è un apostataal di fuori della religione musul-mana», ha affermato Qabbani.

In Libano le leggi riguardantila famiglia, matrimonio, divorzioed eredità, non sono uguali pertutti i cittadini, perché dipendo-no dalla confessione di apparte-nenza: quella musulmana sciita osunnita e quella cristiana. Perciòchi vuole sposarsi con il solo ritocivile è costretto a farlo all’e s t e ro ,ottenendo poi di vedere registra-ta l’unione dal ministero dell’In-terno. Una giovane coppia dimusulmani, uno sciita e l’altrasunnita, ma a loro volta figli dicoppie miste, è stata la prima aregistrare civilmente il propriomatrimonio in territorio libanese.Il ministro dell’interno, MarwanCharbel, ha detto che esso nonpotrà essere riconosciuto dal Go-verno in mancanza di una leggein materia, mentre il presidentedella repubblica, Michel Sleiman,cristiano, si è detto favorevoleall’introduzione anche in Libanodel matrimonio civile.

Monsignor Hočevar con (a sinistra) il Patriarca serbo Irinej

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 1 febbraio 2013 pagina 7

In un documento presentato alla Corte Suprema dai vescovi statunitensi

Il matrimonioche ha fondato l’America

WASHINGTON, 31. «Il matrimonio,inteso come unione tra un uomo euna donna, non è un retaggio delpassato, ma un’istituzione fondantee vitale della società civile attuale»:lo ricorda l’episcopato cattolico ne-gli Stati Uniti in un documentopresentato alla Corte Suprema.L’organo di giustizia di massimaistanza nel Paese ha avviato, a se-guito di una serie di ricorsi, l’esamedel Defense of Marriage Act (Do-ma), la legge federale promulgatanel 1996 che tutela il matrimonionaturale. Oltre a questa, la Corte sipronuncerà sulla legge in vigore nel-lo Stato della California, che nonconsente di legalizzare le unioni trapersone dello stesso sesso, sulla basedi un referendum popolare (la co-siddetta Proposition 8) svoltosi nelnovembre 2008. Il verdetto dellaCorte Suprema degli Stati Uniti èatteso entro giugno 2013.

Il documento è presentatodall’organismo episcopale in qualitàdi amicus curiae. Offre una serie diconsiderazioni di valore religioso emorale per auspicare un pronuncia-mento dei giudici che ribadisca latradizionale definizione di matrimo-nio, arginando in tal modo i tentati-vi in atto in vari Stati della federa-zione di legittimare unioni alternati-ve a quella fra un uomo e una don-na. Il Governo degli Stati Uniti hada tempo deciso di non difenderepiù la costituzionalità del Doma difronte ai tribunali e, di conseguen-za, i ricorsi stanno aumentando. Amuovere contestazione contro il Do-ma di fronte alla Corte Suprema èstata, fra gli altri, un’anziana donnadichiaratamente omosessuale, EdithWindsor, secondo la quale la leggefederale sarebbe discriminatoria,non contemplando per esempio tu-tele giuridiche in materia di dirittoereditario a favore di persone nonsp osate.

Nel documento — a firma delconsigliere generale Antonhy Pica-rello e del consigliere generale asso-ciato, Michael Moses, della Confe-renza episcopale — si osserva che ilcaso in questione dell’anziana don-na, che per anni è stata unita a unapersona dello stesso sesso poi dece-duta, riguarda «una scelta persona-le» che non comporta un pronun-ciamento della Corte che possa as-sumere una valore generale per tuttala popolazione. La questione, si sot-tolinea, «non può ragionevolmenteessere definita come rientrante in ungenerale “diritto di sposarsi”». Iconsiglieri aggiungono che «il rico-noscimento civile delle unioni trapersone dello stesso sesso non èprofondamente radicato nella storiadella e nella tradizione del Paese,ma piuttosto è vero il contrario». Atale riguardo, l’episcopato fa riferi-mento a sentenze della Corte Supre-ma nelle quali si descrive «il matri-monio come un diritto fondamenta-

le considerato chiaramente comeunione tra un uomo e una donna».

I vescovi degli Stati Uniti Unitida lungo tempo mostrano preoccu-pazione per i tentativi di ridefinire ilmatrimonio. La questione dei “ma-trimoni” omosessuali è diventataterreno di accesi dibattiti nella so-cietà che spesso sfociano in referen-dum popolari: il Maine e il Ma-ryland sono gli ultimi due Stati chesi sono aggiunti a quelli favorevolialla legittimazione delle unioniomosessuali, mentre sono, per ora,un quarantina quelli che ancora sioppongono. Su una questione fon-damentale come quella del matrimo-nio, ha affermato in un intervento ilcardinale arcivescovo di New York,Timothy Michael Dolan, i vescovi«non possono restare in silenzio».L’episcopato, pur ribadendo in varieoccasioni il pieno rispetto per tuttele persone, aggiunge tuttavia che«nessun’altra unione è in grado diprovvedere al bene comune come loè, invece, il matrimonio tra un uo-mo e una donna».

Nel documento presentato allaCorte Suprema — nella parte relati-va al referendum svoltosi in Califor-nia che ha bloccato le unioni omo-sessuali — si fa anche riferimento al-le conseguenze legali che comporte-rebbe la ridefinizione del matrimo-nio naturale. In sostanza, notano iconsiglieri della Conferenza episco-pale, «la ridefinizione del matrimo-nio, a livello costituzionale, non so-

lo minaccia i principi del federali-smo e della separazione dei poteri,ma avrebbe un impatto negativodiffuso su altri diritti costituzionali,come ad esempio, la libertà religio-sa, di coscienza, di parola e di asso-ciazione». E aggiungono che per ta-le motivo «si accenderebbe un mo-tore di conflitto che coinvolgerebbei tribunali in una serie di controver-sie altrimenti evitabili».

La Corte di appello di San Fran-cisco si era espressa in maniera con-traria al divieto delle unioni omo-sessuali nello Stato della Californianel febbraio 2012. La sentenza ha ri-baltato di conseguenza la volontàespressa dalla maggioranza dellapopolazione della California con ilreferendum svoltosi nel 2008, attra-verso il quale è stato introdotto nel-la Costituzione dello Stato il divietodei “matrimoni” tra persone dellostesso sesso e ribadito il principioche essi costituiscono solo l’unionetra un uomo e una donna. Nell’o c-casione, il cardinale Dolan aveva af-fermato che «la sentenza del tribu-nale è una grave ingiustizia, cheignora la realtà che il matrimonio èl’unione fra un uomo e una donna».La Costituzione, ha puntualizzato ilporporato, «non proibisce la prote-zione del significato perenne delmatrimonio, uno dei fondamentidella società. La popolazione dellaCalifornia merita di meglio. La na-zione merita di meglio. Il matrimo-nio merita di meglio».

I presuli chiedono la promozione di un equo modello di sviluppo

Riforma agraria per il GuatemalaCITTÀ DEL GUAT E M A L A , 31. «Pro-muovere un nuovo modello di svi-luppo e una nuova visione dell’eco-nomia per realizzare uno sviluppointegrale, solidale e sostenibile».Questo, in sintesi, il documento daltitolo: «Beati coloro che lavoranoper la pace» pubblicato nei giorniscorsi dalla Conferenza episcopaledel Guatemala a margine dell’as-semblea plenaria. Per promuovere losviluppo, i vescovi suggeriscono alGoverno di «offrire al Paese un pro-getto nazionale a breve, medio elungo termine, ponendo le basi perla futura prosperità e la qualità dellavita dei guatemaltechi, soprattuttogiovani e bambini».

Per attuare il nuovo modello eco-nomico e di sviluppo — riferiscel’agenzia Fides — «è necessario ri-formare le leggi che regolano gli in-vestimenti per lo sfruttamento dellerisorse naturali non rinnovabili delPaese, in modo che tali attività eco-nomiche riescano effettivamente a

migliorare la qualità della vita deiguatemaltechi. La crisi alimentareche colpisce migliaia di persone, inparticolare bambini vittime di mal-nutrizione cronica, è un affronto al-la dignità umana di tutti coloro chesoffrono ed è più grave della crisi fi-nanziaria».

La Conferenza episcopale, inoltre,ha criticato il Parlamento per nonaver approvato la legge sullo svilup-po rurale, che rappresenta la “solu-zione urgente” alla situazione di fa-me e sfruttamento subita da mi-gliaia di famiglie contadine. «Il ri-fiuto della discussione e dell’even-tuale approvazione del disegno dilegge sullo sviluppo rurale a lungopreparato con vari settori che rap-presentano gli interessi dei contadi-ni — scrivono i vescovi nel docu-mento — dimostra che i legislatoridevono prendere sul serio la loro re-sponsabilità e la missione di essereveri rappresentanti del popolo».

Già in un altro documento pub-blicato lo scorso novembre dal tito-lo: «Che cosa dobbiamo fare?», fir-mato dal presidente della Conferen-za episcopale, monsignor RodolfoValenzuela Núñez, vescovo di VeraPaz, e dal segretario della Conferen-za, monsignor Bernabé SagastumeLemus, vescovo di Santa Rosa, ipresuli hanno presentato una rifles-sione sulla situazione del Paese do-po gli ultimi eventi catastrofici e nelclima perdurante di conflitto e diviolenza. «Dopo il terremoto —hanno scritto in quell’occasione —siamo chiamati alla solidarietà. Que-sta tragedia ci unisce nel dolore, madobbiamo vederla come una chia-mata alla generosità e alla solidarie-tà tra fratelli, per reagire uniti nellasp eranza».

I vescovi hanno ribadito che la si-tuazione di povertà è sempre piùgrave. «Siamo testimoni dei timoriin cui vive la totalità della popola-zione: il rischio di perdere la vita, diessere derubati, della disoccupazio-ne, di soffrire le malattie senza po-terle curare, di perdere i figli cheprendono una brutta strada. C’èuna violenza imperante e anche lanostra reazione è violenta. I conflittiche vive il Paese ancora sono irrisol-ti. Vediamo che è apparso un nuovoconflitto: lo Stato non è capace digestire gli investimenti dei privatiper il bene comune. I più poveri,gli indigeni, i contadini, sono igrandi dimenticati dal sistema. Cosafare dinanzi a questa situazione diconflitto?».

Al riguardo, i vescovi suggerisco-no di incrementare lo Stato di dirit-to. «L’istituzione — concludono —deve guadagnarsi la fiducia conazioni concrete a favore del benecomune. Chiediamo disponibilità daparte di tutti per lavorare per il Pae-se. Il Governo deve rinforzare i pro-cessi democratici e togliere ogni so-spetto sulla possibilità che diventiun Esecutivo militarista. Occorrepromuovere una dinamica di nazio-nalità fondata sulla fraternità».

Esortazione del cardinale Julio Terrazas Sandoval

Dal censimentouna spinta a promuovere l’unità in BoliviaLA PAZ, 31. Un’esortazione «a levar-si in piedi» per contribuire al benecomune della Bolivia, eliminandoquelle pretese che vorrebbero «co-struire la patria a proprio gusto epiacimento». A lanciarla, duranteun’omelia, è stato il il cardinale Ju-lio Terrazas Sandoval, arcivescovodi Santa Cruz de la Sierra. Il por-porato ha fatto cenno in particolareai risultati del censimento nazionalecondotto nei mesi scorsi, auspican-do che «non avvenga nessuna mani-polazione a fini personali o di grup-po» ma che essi siano utilizzatinell’interesse generale del Paese.

Il censimento, il primo dal 2001,si è svolto nel novembre scorso enei giorni scorsi sono stati presentatii risultati. Una serie di gruppi avevacercato di boicottare l’iniziativa permotivi politici, alimentando un cli-ma di incertezza sul procedimentodi analisi della società.

L’episcopato cattolico aveva invi-tato la popolazione a partecipare at-tivamente al censimento. In occasio-ne della consultazione, l’a rc i v e s c o v ocoadiutore di Santa Cruz de la Sier-ra, Sergio Alfredo Gualberti Calan-drina, aveva sottolineato che il cen-simento è “un mezzo molto impor-tante che ci dà l’opportunità di sa-perne di più, oggettivamente, sulla

realtà del nostro Paese, delle nostreregioni, città e paesini, a undici annidall’ultimo censimento». Conclu-dendo che «solo se lo facciamo conlibertà, possiamo aspettarci che i ri-sultati ci aiuteranno a realizzare lepolitiche pubbliche per rispondere esoddisfare le esigenze di tutti i boli-viani». Alla voce del presule si eraaggiunta quella del vescovo ausiliaredi El Alto, Eugenio Scarpellini, cheaveva definito l’iniziativa «uno stru-mento per lo sviluppo della nostrasocietà», invitando pertanto la po-polazione «a respingere ogni tenta-tivo di boicottare questa giornata daparte di alcuni gruppi». Il cardinaleTerrazas Sandoval, ricordandonell’omelia proprio l’invito dei ve-scovi, ha quindi concluso che l’avve-nuta consultazione possa ora contri-buire a promuovere lo spirito diunità.

Una serie di mali sociali affliggo-no da lungo tempo il Paese sudame-ricano: la corruzione, l’i n s i c u re z z a ,l’aumento del narcotraffico e la po-vertà persistente sono al centro dellepreoccupazioni della Chiesa. A que-ste realtà, si aggiunge anche la que-stione della giustizia, con particolareriferimento al problema del sovraf-follamento delle carceri. In un inter-vento nei mesi scorsi monsignor Je-

sús Juárez Párraga, vescovo di ElAlto e presidente della pastorale so-ciale Caritas della Conferenza epi-scopale, ha spiegato che la situazio-ne delle carceri in Bolivia è dram-matica e non va sottovalutata.«Constatiamo con preoccupazione— ha dichiarato il presule — che ilnumero dei detenuti nel Paese supe-ra di gran lunga la capacità di acco-glienza degli istituti di pena».

Un altro tema è quello legato allatutela della vita. Tentativi sono in-fatti in atto nel Paese per legalizzarel’aborto. Una Marcia per la vita èstata organizzata a Santa Cruz nelnovembre scorso, organizzata dallaChiesa cattolica e da oltre trecentoistituzioni. L’arcivescovo coadiutoredi Santa Cruz de la Sierra aveva in-vitato la popolazione a «parteciparein modo massiccio e con entusiasmoalla Marcia per la vita, per rifiutarel’aborto e l’eutanasia che voglionoimporre gruppi con ideologie stra-niere. Dinanzi a questa situazione,come cattolici — ha detto il presule— vogliamo esprimere pubblicamen-te la nostra fede nel Dio della vita,vita inviolabile dal primo momentodel concepimento fino alla mortenaturale».

Appello dell’episcopato affinché sia favorito il bene comune

Una nuova Costituzioneper lo Zambia

LU S A KA , 31. Un appello a tutti irappresentanti del potere affinché«siano coerenti con i principi di-chiarati e fedeli all’impegno intra-preso per il bene comune»: a lan-ciarlo sono i vescovi cattolici inZambia, con un comunicato diffusoal termine della loro assemblea ple-naria.

Nel documento, siglato da monsi-gnor Ignatius Chama, arcivescovodi Kasama e presidente dell’episco-pato, si auspica in particolare l’ap-provazione della nuova Costituzio-ne, che, si osserva, è tuttora priva diun organico quadro giuridico suisuoi contenuti e «di una tabella dimarcia e di una scadenza definitiva»per la sua approvazione finale. Inol-tre, i presuli ribadiscono la necessitàdi sottoporre la nuova Carta fonda-mentale a un processo referendario,secondo le intenzioni che erano sta-te manifestate in passato dalle stesseautorità.

Altro tema esaminato dalla plena-ria è stato il rapporto fra Stato eChiesa, per quanto concerne soprat-tutto la cooperazione con il Gover-no nell’ambito del settore educativo.Guardando poi al contesto politicoin generale, l’episcopato giudica ne-gativamente «le discussioni tra ipartiti per l’egemonia del potere,sempre più al centro della scena, ascapito del bene comune delPa e s e » .

In questo contesto, i presuli si ri-volgono nuovamente «ai rappresen-tanti politici affinché dimostrinomaturità, dignità e magnanimitànell’esercizio della loro leadership»,in modo tale da «concentrarsi sullapromozione del bene comune e sul-la tutela dei più deboli nella socie-tà». Al medesimo tempo si chiedealle autorità anche «di esercitarecon prudenza il potere che la popo-lazione ha affidato loro», sottoli-neando che «ospedali, scuole e altricentri pubblici non riescono a offri-re servizi di qualità a causa dellamancanza di fondi», che sono desti-nati invece a “priorità sbagliate”.Per questo, i presuli auspicano che«la nuova Costituzione preveda unmeccanismo di controllo» in questos e t t o re .

Un altro aspetto critico messo inrisalto è la questione dell’o rd i n epubblico. Pur esprimendo, al riguar-do, apprezzamento per gli sforzimessi in atto dalle autorità di pub-blica sicurezza per contrastare le at-tività criminali e garantire la legalità,i presuli ribadiscono «il principiodell’uguaglianza di fronte alla leggestessa»; e aggiungono che «garantirela legge e l’ordine non significa im-pedire ai partiti dell’opposizione diesercitare i loro diritti basilari, comequello di riunirsi liberamente in as-semblea». Per questo motivo, con-cludono, appare opportuno prenderein considerazione la possibilità diabrogare la legge che regolamenta lagestione dell’ordine pubblico, defini-ta “repressiva e anacronistica”. In talmodo la nazione avrà la possibilità

di intraprendere «in spirito e allalettera, il cammino democratico, sen-za precipitare nel caos».

Altri punti sui quali si sono sof-fermate le riflessioni sono il dirittoalla vita, la libertà di espressione, diassociazione e di coscienza. Le auto-rità — si legge nella nota — hanno«l’imprescindibile obbligo di pro-muovere e rispettare i diritti umanidei cittadini, e ciascun cittadino hal’obbligo di rispettare i dirittidell’altro». «La situazione dei dirittiumani nel Paese — puntualizzano ivescovi — si sta deteriorando in ma-niera preoccupante».

Infine, il documento si chiudecon un’esortazione a tutti i fedeli apregare per il Paese, affinché abbia«sete e fame di una società piùgiusta».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 venerdì 1 febbraio 2013

Nomineepiscopali

Le nomine di oggi riguardano, tral’altro, la Chiesa in Francia, inBurkina Faso e in Mali.

Stanislas Lalannevescovo di Pontoise

( Fr a n c i a )

Nato il 3 agosto 1948 a Metz,nella diocesi omonima, ha com-piuto gli studi di filosofia presso ilseminario di Versailles e quelli diteologia presso il seminario uni-versitario dell’Istituto cattolico diParigi, dove ha anche ottenuto lalicenza in teologia e l’abilitazioneal dottorato. Ha ottenuto più tar-di il diploma dell’Istituto di altistudi della Difesa nazionale(IHEDN) e la licenza in lingua te-desca. È stato ordinato sacerdotel’8 novembre 1975 per la diocesi diVersailles. Dopo l’ordinazione, haricoperto i seguenti incarichi: cap-pellano dei licei Hoche e La Bru-yère a Versailles (1976-1980); re-sponsabile diocesano delle cappel-lanie dell’insegnamento pubblico(1980-1985); direttore del Centronazionale dell’insegnamento reli-gioso (CNER) e segretario dellacommissione episcopale dell’inse-gnamento religioso (1985-1993);parroco della parrocchia di Sainte-Pauline a Le Vesinet (1993-1994);parroco della parrocchia di Elan-court-Maurepas (1994-1998). Nel1997 è stato direttore del centrostampa della Giornata mondialedella gioventù e tra il 1997 e il1998 vicario episcopale e incarica-to della pastorale delle comunica-zioni della diocesi di Versailles.Dal 1998 al 2001 è stato portavocedella Conferenza episcopale fran-cese, e dal 2001 al 2007 segretariodella medesima Conferenza. No-minato vescovo di Coutances il 4aprile 2007, ha ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale il 3 giugno suc-cessivo. In seno alla Conferenzaepiscopale fa parte del Comitéetudes et projets. È anche consul-tore del Pontificio Consiglio delleComunicazioni Sociali e consiglie-re ecclesiastico della Coopérationinternationale pour le développe-ment et la solidarité (CIDSE).

Laurent Birfuoré Dabirévescovo di Dori(Burkina Faso)

Nato il 17 settembre 1965 a Dis-sin, nella diocesi di Diébougou,ha studiato filosofia e teologia inpatria e poi ha conseguito un dot-torato in Utroque Iure a Roma,presso la Pontificia Università La-teranense. È stato ordinato sacer-dote il 29 dicembre 1995 e incardi-nato nella diocesi di Diébougou.Dopo l’ordinazione, ha ricopertol’incarico di professore al semina-rio minore Saint Tarcisius di Diè-bougou (1996-1998). Dal 1998 al2005 ha compiuto gli studi a Ro-ma per il dottorato in UtroqueIure. Dal 2005 è vicario giudizialee cancelliere; dal 2006, officialedel tribunale ecclesiastico dellaprovincia ecclesiastica di BoboDioulasso. È stato inoltre profes-sore al seminario maggiore SaintJean Baptiste (2007-2008) e dal2011 è professore di diritto nellaUnité Universitaire de Bamako inMali.

Jonas Dembélévescovo di Kayes

(Mali)

Nato il 15 maggio 1963 a So-koura, in diocesi di San, dopo lescuole elementari e medie è entra-to nel seminario maggiore di Ba-mako, in Mali, per i corsi filosofi-ci e ha frequentato il seminariomaggiore di Koumi (arcidiocesi diBobo-Dioulasso), in Burkina Fa-so, per quelli teologici. È stato or-dinato sacerdote il 12 luglio 1992.Dopo l’ordinazione ha ricoperto iseguenti incarichi: vicario dellaparrocchia di Saint Jean Bosco aTouba (1992-1996); parroco dellacattedrale Notre Dame de Lour-des di San (1996-2008). Dopo es-sere stato segretario generaledell’Unione del clero diocesano diSan e della Unione nazionale delclero del Mali (U.P.M.) tra il 2002e il 2008, ha compiuto gli studi diteologia pastorale all’Istituto Lu-men Vitae di Bruxelles (2008-2010) con maitrise in teologia pra-tica su «Société et développe-ment». Dal 2011 è parroco dellaparrocchia di Yasso, in fase di co-s t ru z i o n e .

Messa dell’arcivescovo Becciu per L’Osservatore Romano e la Tipografia Vaticana

Quel candelabro che diffondela luce del Papa

Presentata la plenaria del dicastero della cultura

Nelle nuovepiazze virtuali

dei giovani

Il cardinale Vegliò su migrazione e solidarietà nella fede

Più efficaci modelli di integrazione sociale

Da settantacinque anni la missionedei salesiani in Vaticano è paragona-bile a quella di un candelabro: soste-nere la luce del Papa, affinché illumi-ni e giunga ovunque. È l’immaginescelta dall’arcivescovo Angelo Becciu,sostituto della Segreteria di Stato, perintrodurre l’omelia della celebrazioneeucaristica presieduta giovedì matti-na, 31 gennaio, nella cappella del Co-ro della basilica Vaticana, nella me-moria di san Giovanni Bosco.

Ricordando che fu Pio XI nel 1937a chiamare in Vaticano i salesiani peraffidare loro la Tipografia Poliglottae quella dell’Osservatore Romano, ilpresule ha detto che la comunità che«vive entro le mura leonine continuaa mettere competenza e capacità ma-nageriali a servizio della diffusionecapillare della Parola di Dio e dei do-cumenti del magistero pontificio, conpubblicazioni ben curate tipografica-mente e tradotte in più lingue». I sa-lesiani e i loro collaboratori sonoquindi — ha sottolineato il sostituto —«a servizio della Parola di Dio, stru-mento per la sua irradiazione».

D ell’importanza fondamentale del-la Parola di Dio nella vita di san Gio-vanni Bosco monsignor Becciu haparlato citando alcuni episodi. A co-minciare dalla scelta di far raffiguraresotto i portici di Valdocco alcune sto-rie della Bibbia. A queste “citazioni”dipinte sui muri si aggiungono poiquelle contenute nei suoi scritti e nel-le sue conversazioni. Lo scopo erasempre lo stesso, come scrisse lo stes-so don Bosco nella prefazione allaprima edizione della Storia Sacra: «Il-luminare la mente per rendere buonoil cuore».

Per il sostituto la Parola di Dio èstata «una delle fonti privilegiate del-la sua impostazione educativa — nellapredicazione, nella catechesi, nella li-turgia, nella comunicazione, nei Re-golamenti». Ecco perché l’immaginedel candelabro per i salesiani — hafatto notare — «non può certo esau-rirsi nel lavoro tecnico, pur così pre-zioso e di cui siamo profondamentegrati. A ognuno di noi Gesù doman-da non soltanto di annunciare la suaParola, ma di viverla».

«Come vorremmo i salesiani in Va-ticano?» si è chiesto il presule. La ri-sposta non lascia ombre di dubbio:«Come uomini evangelici, che si la-sciano illuminare loro stessi da quellaluce che contribuiscono a diffonde-re». Monsignor Becciu ha fatto nota-re, in particolare, che Pio XI «nonchiamò qualche singolo salesianoesperto nell’arte della stampa, ma unacomunità». È ciò di cui la Chiesa «habisogno ancora oggi», ha detto: «unapresenza non soltanto di singoli uo-mini evangelici, ma la testimonianzadi una comunità evangelica. La SedeApostolica vive anche grazie alla vitadi grazia di quanti vi lavorano, allaloro testimonianza di vita».

Ricordando che don Bosco «non siè mai stancato di inculcare l’unità tratutti i membri della sua famiglia reli-giosa», l’arcivescovo ha aggiunto che«vorremmo anche noi dalla comunitàsalesiana, la testimonianza di un ce-nacolo di vita fraterna, di una comu-nione di vita informata dalla carità. Èanche e soprattutto così che si dà vi-sibilità alla luce, come ha ricordatodon Bosco citando il Vangelo di Gio-vanni: “Vi riconosceranno per mieidiscepoli, se vi amerete a vicenda”».

Il sostituto ha poi richiamato unaltro aspetto del carisma salesiano: «ilsenso dell’ecclesialità di don Bosco».Infatti, ha aggiunto, «il vostro parti-colare legame con l’Osservatore Ro-mano lo si può far risalire a lui stes-so, fedele sostenitore di Pio IX . Ilquotidiano della Santa Sede nascenel 1861, lo stesso anno nel quale donBosco ottiene il decreto di via liberaalla prima tipografia di Valdocco». Ilrapporto con Papa Mastai è pieno dianeddoti, così come quello con LeoneXIII. «A fondamento di questo rap-porto cordiale e sincero — ha eviden-ziato il presule — vi era un’autenticavisione di fede, che lo portava a ripe-tere le famose parole: “Amiamoli iRomani Pontefici, e quando ci dannoconsiglio e più ancora quando mani-festano un desiderio, questo sia pernoi un comando”».

All’inizio della celebrazione, donSergio Pellini, direttore della Tipo-grafia Vaticana Editrice L’O sservatoreRomano, ha pronunciato un breve sa-luto. «Siamo lieti di pregare per lenecessità del Papa e per il nostro la-voro», ha detto rivolgendosi all’a rc i -vescovo Becciu e assicurandogli che«la sua presenza ci riporta al Papa eci ricorda che la nostra missione èquella di don Bosco: servire la Chiesae i giovani».

Oltre a don Pellini, con il sostitutohanno concelebrato il vescovo Gior-gio Corbellini, presidente dell’Ufficiodel Lavoro della Sede Apostolica,

monsignor Markus Graulich, prelatouditore del Tribunale della Rota Ro-mana, il gesuita Władisław Gryzło,incaricato dell’edizione polacca delnostro giornale.

Erano presenti, tra gli altri, Gio-vanni Battista Dadda e Gino Raineri,del Consiglio di Sovrintendenza; Lu-ciano La Camera, Francesco Perrottae Giorgio Ciccioriccio, del Collegiodei Revisori dei Conti; Antonio Mag-giotto, direttore commerciale, Giusep-pe Canesso, direttore tecnico, e Clau-dio Alpigiani, direttore amministrati-vo della Tipografia Vaticana; il vicedirettore e il direttore del nostro gior-nale. Ha animato la liturgia il corodel Vicariato Vaticano, diretto dalmaestro Temistocle Capone. Allamessa ha partecipato anche il gruppodelle nuove reclute del Corpo dellaGendarmeria Pontificia.

Successivamente, nei locali dellaTipografia Vaticana, è stato proiettatoun documentario sui 75 anni dellapresenza dei salesiani in Vaticano. Ilvideo — preparato da DomenicoNguyen Duc Nam — mostra alcunefoto storiche e qualche breve filmatodelle visite dei Pontefici alla Tipogra-fia. L’arcivescovo Becciu ha poi bene-detto il locale dove è stata collocatala nuova macchina da stampa digitalea foglio Meteor DP8700 XL della MgiDigital graphic technology. Canessoha spiegato le funzioni dell’impianto,in grado di produrre supporti stam-pati fino a 1020 millimetri di lun-ghezza, formato fino a oggi realizza-bile solo in offset. Con questa mac-china si potranno realizzare stampepersonalizzate di banner, calendari,fotografie panoramiche, brochure, se-gnaletiche anche a basse tirature.

Nel mondo dei giovani la Chiesanon dev’essere «un termometroper valutarne solo lo stato di sa-lute, ma un termostato per scal-darne gli ambienti», a cominciareda quelli virtuali. È una vera epropria immersione nelle culturegiovanili emergenti, un dialogo atutto campo, aperto e senza reti-cenze o censure, la proposta delcardinale Gianfranco Ravasi perl’assemblea plenaria del Pontifi-cio Consiglio della Cultura, chesi svolgerà dal 6 al 9 febbraio.Presentandone i contenuti nellaSala Stampa della Santa Sede,nella mattina di giovedì 31 gen-naio — giorno della festa di donBosco, «un uomo che ha saputocreare una sintonia nuova con iragazzi» — il porporato ha messoin evidenza come oggi i giovaniabbiamo tanto da dire, con la lo-ro ricchezza e le loro contraddi-zioni; e ha invitato gli adulti a fa-re un esame di coscienza peraverli esclusi «con corruzione, in-coerenza, disoccupazione». Laplenaria vuole proprio conosceredal di dentro le culture e i lin-guaggi dei giovani perconsegnare nelle mani della Chie-sa le chiavi giuste per comunicarecon loro direttamente ed efficace-mente.

Il cardinale ha invitato ad ave-re fiducia nelle nuove generazio-ni, indicando l’eccezionale impe-gno nel volontariato; e anche nel-la Chiesa, ha aggiunto, non biso-gnerebbe aver paura di affidareloro incarichi di primo piano. Hapoi messo in guardia dal rischiodi rincorrere le mode del momen-to per cercare di stare comunqueal passo con i tempi. Questa, harilevato, è una generazione che famolte domande e diventa decisi-vo dare risposte che abbiano unsenso pieno. Dal porporato è ar-rivato anche un invito a non di-sperdere le grandi esperienze del-le parrocchie e degli oratori.

In queste prospettive la culturaha oggi più che mai la funzionedi segnalare i movimenti interioridegli uomini e, secondo l’ispira-zione del concilio Vaticano II, discrutare i segni dei tempi, nontanto per registrarli quanto perincidere in essi. Per la Chiesa en-trare nei nuovi mezzi di comuni-cazione, a cominciare da Twitter,non è una necessità fine a se stes-sa ma un modo per comunicaredavvero e comprendere come ilmondo stia cambiando. Il «segre-to» di tutto, ha spiegato il cardi-nale Ravasi, è la conversione:«Convertitevi e credete al Vange-

lo» è, del resto, una perfettaespressione per Twitter.

Mettendo da parte ogni «stam-po freddo nell’analisi del mondogiovanile», il porporato ha sug-gerito di puntare piuttosto «sullafede nei giovani, cioè sulla fidu-cia nelle loro potenzialità, pur se-polte sotto quelle differenze che aprima vista impressionano». Sitratta di entrare in questa «zonagrigia del mondo giovanile» perstare accanto alle persone, soprat-tutto a quelle più deluse da «unapolitica che non può guardare so-lo all’economia» senza avere an-che «un respiro alto e grandi pro-sp ettive».

A confermare le attese per que-sta strategia di comunicazionehanno fatto seguito le testimo-nianze di due giovani, il fiorenti-no Alessio Antonielli e FarasoaMihaja Bemahazaka, originariadel Madagascar, studentessa dieconomia a commercio a Firenze.Insieme hanno indicato «negli in-contri personali, nelle relazionidirette di amicizia, nelle testimo-nianze credibili, il sistema miglio-re per evangelizzare i giovani».Non solo dunque il mondo vir-tuale. Alessio, in particolare, hariconosciuto nelle domande esi-stenziali la cifra comune alleesperienze di tutti i giovani. Larisposta però deve superare «su-perficialità, pressappochismo eindifferenza» che caratterizzanole realtà giovanili. Per questo An-tonielli ha invitato la Chiesa adaumentare ancora «la quantitàdella sua presenza nelle nuovepiazze». È decisivo, ha aggiunto,«tradurre bene il messaggio»,mettendo mano al vocabolariodei «nativi digitali» che hanno illoro «alfabeto emotivo» nel ma-neggiare i sempre più moderni enumerosi strumenti tecnologiciche, con rapidità, creano relazionie accorciano distanze. «Oggi igiovani — ha concluso — voglionole risposte in un click. Non soquale sia la soluzione ma questoè lo scopo della plenaria».

Lo ha confermato monsignorCarlos Alberto de Pinho MoreiraAzevedo, delegato del PontificioConsiglio, presentando il pro-gramma dei lavori. «Vogliamo in-dagare con oggettività — ha detto— il fenomeno nuovo, complessoe frammentato delle culture gio-vanili», consapevoli che «anchenella fede c’è bassa natalità». Co-sì non è un caso che la plenaria siapra nel pomeriggio del 6 feb-braio con un concerto della rockband vicentina The Sun.

È necessario riformulare le politichedi espatrio e di accoglienza conpiani di solidarietà concordata, nonsolo per garantire la dignità di ognipersona mediante la tutela dei dirit-ti umani fondamentali, ma ancheper assicurarsi che tutti rispettinonorme e doveri necessari per rende-re concreta la reciproca sicurezza,lo sviluppo e la pace. Il cardinaleAntonio Maria Vegliò, presidentedel Pontificio Consiglio per la Pa-storale dei Migranti e dei Rifugiati,ha colto l’occasione della cerimoniadi consegna dell’onorificenzadell’ordine nazionale «Stella dellaRomania» con il grado di commen-datore — conferitagli martedì 29gennaio nell’ambito dell’i n c o n t rosul tema «Migrazione e solidarietànella fede» — per ribadire la neces-sità di stabilire principi generali in-ternazionali per rendere meno pro-blematico l’inarrestabile fenomenomigratorio.

Le affermazioni del cardinale na-scono dalla constatazione che ilmondo di oggi è segnato profonda-mente da diversità culturali, sociali,economiche, politiche e religiose,che pongono interrogativi sul com-plesso fenomeno delle migrazioni.Un fenomeno che tuttavia «non vaconsiderato soltanto dal punto divista statistico e socio-economico».Le migrazioni, infatti, sono unarealtà che tocca in primo luogo uo-mini e donne, bambini, giovani eanziani, che oggi — ha detto il por-porato ricordando quanto scritto daBenedetto XVI nel messaggio per laGiornata mondiale del migrante e

del rifugiato di quest’anno — «ap-paiono più vittime che autori e re-sponsabili della loro vicenda migra-toria».

Analizzando in particolare il fe-nomeno che ha interessato la Ro-mania in questi ultimi decenni, ilporporato ne ha messo in evidenzaalcuni risvolti negativi, come «ilprogressivo spopolamento per l’ef-fetto combinato di un basso livellodi natalità e di un alto tasso di emi-grazione». Inoltre, «all’indomanidel primo gennaio 2007, con l’en-trata del Paese nell’Unione Euro-pea, molti lavoratori rumeni hannocominciato a bussare alle porte delmercato europeo, spesso come ma-nodopera poco qualificata e a bas-so costo. Si stima, così, che circatre milioni di rumeni lavorino al-l’estero, in particolare in Spagna, inItalia, in Irlanda e in Germania».

A ciò si deve aggiungere il fattoche «accanto agli spostamenti rego-lari, vi sono anche le ondate migra-torie irregolari. Anche se la Roma-nia — ha riconosciuto il cardinale —ha adottato efficaci contromisureper arginare l’irregolarità, questo fe-nomeno continua a destare preoc-cupazione, soprattutto perché in es-so sono facilitati la proliferazione elo sviluppo di reti terroristiche edel crimine organizzato transnazio-nale, il continuo evolversi del flussodi rifugiati e del narcotraffico, laviolazione delle vigenti normative el’incremento dei crimini specifici difrontiera, specialmente a danno del-le persone più vulnerabili».

In questo quadro complesso, ladignità di ogni persona esige di es-sere sempre salvaguardata «soprat-tutto mediante la tutela dei dirittiumani fondamentali». Analogamen-te va detto — ha precisato — «per idoveri che tutti devono assumersiper garantire la reciproca sicurezza,lo sviluppo e la pace. Per condurrea buon fine questo itinerario di ci-viltà, è sempre più necessario rifor-mulare le politiche di espatrio e diaccoglienza con piani di solidarietàconcordata, anche per gestire il fe-nomeno con scelte preventive». Ineffetti, l’analisi della storia delle mi-grazioni dimostra che un’accoglien-za graduale e ordinata, rispettosama «non ingenua», da una parte faemergere il senso umanitario dellasolidarietà e dell’ospitalità, e dall’al-tra «aumenta il potenziale produtti-vo in campo economico, arricchiscegli scambi sociali e prepara un ter-reno fecondo per una corretta inte-grazione». Ecco perché i migrantipossono e debbono essere conside-rati una risorsa. È importante che siattui «una gestione integrata di tut-ti gli aspetti correlati alla loro buo-na accoglienza, soprattutto per con-trastare il più efficacemente possibi-le l’opera di organizzazioni crimi-nali che fanno traffico e contrab-bando di esseri umani».

A questo proposito il cardinaleha chiamato in causa proprio quan-ti hanno responsabilità politiche: aloro spetta in particolare il compitodi «agire sul piano della progetta-zione, per individuare e realizzaremodelli di integrazione e di coesio-

ne, aggregando tutte quelle forzesociali, culturali, educative, istitu-zionali ed ecclesiali che ne hannocompetenza». Le odierne migrazio-ni, pertanto, «spingono l’umanitàintera e, in particolare, le comunitàcristiane verso una visione e un im-pegno sempre più universali: inogni tempo e luogo, un sano plura-lismo allarga l’ambito della solida-rietà e della fratellanza».

All’incontro, svoltosi nella saladelle conferenze della Comunità diSant’Egidio a Roma e introdottodal presidente Marco Impagliazzo,sono intervenuti anche monsignorSiluan, vescovo della diocesi orto-dossa romena d’Italia, che ha sotto-lineato il rapporto di collaborazio-ne con la Chiesa cattolica per l’assi-stenza pastorale e materiale dei ro-meni ortodossi presenti in Italia;l’ambasciatore di Romania presso laSanta Sede, Bogdan Tătaru-Caza-ban, il quale si è soffermato sull’im-portanza della cultura dell’acco-glienza e della solidarietà, così co-me del binomio fede-fedeltà nellavita del migrante; monsignor AntonLucaci, coordinatore nazionale perla pastorale dei cattolici romeni dirito latino d’Italia, che ha offertoun quadro puntuale della presenzadei cattolici romeni nel Paese, evi-denziando «lo scambio di doni»con la comunità locali; e monsignorGiancarlo Perego, direttore dellafondazione Migrantes, il quale hainvitato a superare paure e resisten-ze nei confronti dei migranti so-prattutto attraverso un’azione peda-gogica e formativa.