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Dello stesso Editore:
Adamo et al. – Istologia per le laureetriennali
Arienti – Le basi molecolari della nutrizioneAtkinson – Introduzione alla psicologiaAvitabile – Chimica organicaAyala/Lisi/Monfrecola – DermatologiaBernabeo/Pontieri/Scarano – Storia della
medicinaBrocks/Jawetz/Melnick/Adelberg – Microbiologia
medicaBucciante – Anatomia umanaCardone/Balbi/Colacurci – Ostetricia
e ginecologiaCarlson – Fisiologia del comportamentoCarlson – PsicologiaCastello – PediatriaChiarugi/Bucciante – Istituzioni di Anatomia
dell’uomo, 5 voll.Cinti – Quiz a scelta multipla di Anatomia Umana
normaleColton – Statistica e medicinaCooper/Hausman – La cellula: un approccio
molecolareCrepaldi – Trattato di Medicina InternaD’Amico – Chirurgia generaleDe Felici et al. – Embriologia UmanaDe Vincentiis/Gallo – OtorinolaringoiatriaDizionario medico enciclopedicoEsposito et al. – Anatomia umanaFantoni/Bozzaro/Del Sal/ Ferrari/Tripodi – Biologia
cellulare e geneticaFegiz/Marrano/Ruberti – Manuale di chirurgia
generaleFogari – Semeiotica medicaFoye – Principi di chimica farmaceuticaFradà – Semeiotica medica nell’adulto e
nell’anzianoFumagalli/Cavallotti – Anatomia Umana normale,
3 voll.Furlanut – Farmacologia: principi e applicazioniGanong – Fisiologia medicaGarrett – Principi di BiochimicaGiberti/Rossi – Manuale di PsichiatriaGilman/Newman – Neuroanatomia clinica e
NeurofisiologiaGoglia – Anatomia e fisiologia
Gombos/Serpico – Clinica odontoiatrica estomatologica
Greenspan – Endocrinologia clinicaImbasciati/Margiotta – Compendio di PsicologiaJaneway – ImmunobiologiaJunqueira – Compendio di istologiaKatzung – Farmacologia generale e clinicaKisner/Kolby – L’Esercizio terapeuticoLeger – Semeiotica chirurgicaLise – Chirurgia per infermieriMancini/Morlacchi – Clinica ortopedicaMarchetti/Pillastrini – Neurofisiologia del
movimentoMariuzzi – Anatomia e istologia patologicaMasterton/Hurley – Chimica: principi e reazioniMazzeo – Trattato di Clinica e Terapia ChirurgicaMezzogiorno/Mezzogiorno – Compendio di
Anatomia UmanaMidrio – Compendio di Fisiologia UmanaMita/Feroci – Fisica biomedicaMonesi – IstologiaMotta – Anatomia microscopicaMunari – Anatomia topograficaNorelli/Buccelli/Fineschi – Medicina legale e
delle assicurazioniPier – Immunologia, Infezione, ImmunitàPontieri – Patologia e Fisiopatologia Generale
per le lauree triennaliPontieri – Patologia generaleRhoades/Pflanzer – Fisiologia generale e umanaRohen/Yokochi/Lütjen-Drecoll – Atlante a colori
di Anatomia Umana descrittiva e topograficaSborgia/Delle Noci – Malattie dell’apparato visivoScuderi – Chirurgia plasticaSilipandri/Tettamanti – Biochimica medicaSpalteholz/Spanner – Atlante di Anatomia Umana,
2 voll.Sternberg – Psicologia cognitivaTrapani/Wardle – La nuova grammatica ingleseTrevor/Katzung – Farmacologia: quesiti a scelta
multipla e compendio della materiaValletta/Matarasso/Mignogna – Malattie
odontostomatologicheVigué/Martín – Grande atlante di Anatomia Umana
descrittiva e funzionaleWaxman – Neuroanatomia clinicaZiegler – NutrizioneZiparo – Fisiologia del sistema gastrointestinale
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Edizione italiana a cura diEugenio Gaudio
Traduzione diSimone CarottiRomina MancinelliAnastasia Renzi
Quinta edizione
&&Anatomia&Fisiologia
Kenneth S. SaladinGeorgia College & State University
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Titolo originale:Anatomy & Physiology - The Unity of Form and Function
Fifth Edition Copyright © 2010 by The McGraw-Hill Companies, Inc. All rights reserved
Tutti i diritti sono riservati
È VIETATA PER LEGGE LA RIPRODUZIONE IN FOTOCOPIAE IN QUALSIASI ALTRA FORMA
È vietato riprodurre, archiviare in un sistema di riproduzioneo trasmettere sotto qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico,
meccanico, per fotocopia, registrazione o altro,qualsiasi parte di questa pubblicazione
senza autorizzazione scritta dell’Editore.Ogni violazione sarà perseguita secondo le leggi civili e penali.
ISBN 978-88-299-2077-8
Stampato in Italia
Copyright © 2011 by Piccin Nuova Libraria S.p.A., Padovawww.piccin.it
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Presentazione dell’edizione italiana
Ken Saladin ha amato sin da piccolo lo studio della natura e del corpo umano in particolare, così come ha sempre apprezzato la bella scrittura e la prosa scientifica dotta e precisa.
Nel suo testo di Anatomia e Fisiologia dell’uomo ha trasferito l’entusiasmo che lo ha sempre animato, assieme alla ricerca di un’esposizione che fosse allo stesso tempo semplice da comprendere e ricca di notizie e di significato scientifico. Non sempre, infatti, i testi riescono a coniugare la precisione ed il dettaglio dell’informazione scientifica con una presentazione che la renda accessibile anche ai giovani alle prime armi con gli studi biomedici. Il pregio del Saladin è proprio quello di aver perseguito questo obiettivo, e di esserci – a mio avviso – perfettamente riuscito, integrando gli elementi essenziali di istologia, anatomia e fisiologia in capitoli e paragrafi snelli ed autosufficienti, che possono essere agevolmente affrontati dagli studenti delle nostre Università.
Peraltro, oggi i nostri corsi di laurea universitari presentano particolari problemi di tipo didattico-pedagogico. Infatti, in particolare per le lauree triennali di primo livello (il testo non si pone, infatti, ambiziosi obiettivi di esaustività anatomo-topografica e anatomo-clinica, che sono indispensabili per la formazione del medico-chirurgo), si avverte sempre più il problema di riuscire a fornire, nei tempi sempre più ristretti che il calendario accademico e le riforme degli ordinamenti mettono a disposizione degli studi morfo-funzionali del primo anno, un corso – e quindi dei testi – che coniughino la necessaria semplicità di
esposizione ad un rigore metodologico ed alla correttezza ed adeguatezza scientifica dei contenuti che l’evoluzione tumultuosa delle conoscenze scientifiche ci impone.
Semplificare ed integrare, quindi, senza banalizzare. Saladin riesce perfettamente ad operare questa difficile sintesi e, pertanto, il suo testo si pone all’attenzione dello studioso e dello studente come validissimo sussidio didattico per i basilari studi anatomo-funzionali che introducono il discente alla conoscenza e comprensione della complessità strutturale e funzionale dell’organismo umano.
Non è facile rendere in italiano la linearità e la essenzialità della prosa di Saladin; pertanto, un ringrazia-mento va ai traduttori dell’edizione americana, Dottori Simone Carotti, Romina Mancinelli ed Anastasia Renzi, che si sono sforzati di renderne al meglio la semplicità ed al tempo stesso la ricchezza espositiva. Un riconoscimento, infine, all’editore dott. Piccin, che ha curato con scrupolo e qualità la stampa della presente edizione.
Prof. Eugenio Gaudio
Preside della Facoltà di Medicina e FarmaciaDirettore del Dipartimento di Anatomia UmanaSapienza Università di Roma
Avvertenza
Nella traduzione dall’inglese, si è ritenuto opportuno usare i termini più comuni della nomina anatomica internazionale, e, ove presenti, utilizzare anche i sinonimi di abituale uso nella comune letteratura biomedica, anche al fine di arricchire il bagaglio lessicale dello studente.
V
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VI
Presentazione dell’edizione italiana VInformazioni sull’autore VIIRevisori XVIIIIndice generale XXLettera agli studenti XXVI
PARTe PRimAOrganizzazione del corpo
1 I principali temi dell’anatomia e della fisiologia 1
Atlante A Orientamento generale del corpo umano 28
2 La chimica della vita 51
3 Forma e funzione cellulare 87
4 Genetica e funzione cellulare 123
5 Istologia 151
PARTe secondASostegno e movimento
6 Apparato tegumentario 187
7 Tessuto osseo 213
8 Apparato scheletrico 241
9 Articolazioni 285
10 Apparato muscolare 319
Atlante B Anatomia di superficie 387
11 Tessuto muscolare 403
PARTe TeRzAIntegrazione e controllo
12 Tessuto nervoso 441
13 Midollo spinale, nervi spinali e riflessi somatici 481
14 Encefalo e nervi cranici 514
15 Sistema nervoso autonomo e innervazione viscerale 565
16 Organi di senso 586
17 Apparato endocrino 637
PARTe quARTARegolazione e sopravvivenza
18 Apparato circolatorio: il sangue 683
19 Apparato circolatorio: il cuore 719
20 Apparato circolatorio: vasi sanguigni e circolazione 755
21 Sistema linfatico e sistema immunitario 815
22 Apparato respiratorio 863
23 Apparato urinario 905
24 Acqua, elettroliti ed equilibrio acido-base 942
25 Apparato digerente 965
26 Nutrizione e metabolismo 1013
PARTe quinTARiproduzione e sviluppo
27 Apparato riproduttivo maschile 1047
28 Apparato riproduttivo femminile 1077
29 Sviluppo umano 1117
Appendice A: Risposte A-1
Appendice B: Tavola periodica degli elementi A-10
Appendice C: Simboli, pesi e misure A-11
Appendice D: Abbreviazioni biomediche A-12
Glossario G-1
Crediti C-1
Indice analitico I-1Lessico L-1
Sommariobreve
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VII
Kenneth s. saladin insegna dal 1977 al Georgia Coll ege and State University a Milledgeville, Georgia. Ha conseguito un B.S. in zoologia alla Michigan State University e un Ph.D. in parassitologia alla Florida State University, con speciale interesse nell’ecologia sensoriale degli invertebrati d’acqua dolce. Oltre all’anatomia e alla fisiologia umana, la sua esperienza d’insegnamento include l’istologia, la paras-sitologia, il comportamento animale, la sociobiologia, l’in-troduzione alla biologia, la zoologia generale, l’etimologia biologica e un’attività di studio all’estero alle Isole Galapagos. Ken è stato riconosciuto come “il miglior mentore tra gli studenti universitari” per nove volte nel corso degli anni dagli studenti eccellenti, membri del Phi Kappa Phi. È stato insignito del Premio d’eccellenza per la Ricerca e l’Editoria per la prima edizione di questo libro ed è stato nominato “Distinguished Professor” nel 2001.
Autore
Ken è membro della Società di Anatomia e Fisiologia Umana, della Società di Biologia Integrata e Comparata, della Società Americana degli Anatomisti e della Società Americana per il Progresso Scientifico. Ha lavorato alla revi-sione, sviluppo e supplementazione di molti altri testi di Anatomia e Fisiologia della McGraw-Hill per molti anni prima di diventare egli stesso autore di un’opera.
Altri interessi di Ken sono costituiti dal programma per figli di genitore unico Fratelli Maggiori/Sorelle maggiori, la stazione di Ricerca Charles Darwin nelle Galapagos e borse di studio per studenti. Ken è sposato con Diane Saladin, infermiera diplomata. Il loro figlio Emory è uno studente di architettura e la loro figlia Nicole è direttrice di un programma educativo per l’ambiente costiero dell’Uni-versità del South Carolina.
Questo libro è dedicato ai miei studenti del Georgia College e alla mia “classe estesa”
in giro per il mondo.
Voi siete la ragione
per la quale spesso penso
quando si fa sera “Questa è stata
veramente una gran bella giornata”
e il motivo per il quale mi sveglio
il giorno dopo desideroso
di ricominciare di nuovo.
informazioni sull’
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VIII
Ken’s 1st text in 1965
Ken nel 1964
Ken ha cominciato a lavorare al suo primo libro per la McGraw-Hill nel 1993 e nel 1997 è stata pubblicata la prima edizione di Anatomy & Physiology. The Unity of Form and Function.Nel 2010 l’avventura prosegue con la quinta edizione diventata ormai un bestseller.
La prima edizione (1997)
La storia continua (2010)
Uno dei disegni di Ken raccolti in Hydra Ecology
Il “primo libro” di Ken, Hydra Ecology, 1965
l’evoluzione di unoScrittoreIl primo passo di Ken Saladin come autore è stato un elaborato di 318 pagine sull’ecologia delle idre scritto come “tesina” di biologia alle scuole superiori. Con questo “primo libro”, corredato da 53 disegni originali a inchiostro di china e fotografie al microscopio, si è sancita la nascita di un vero scrittore.
“Quando diventai per la prima volta uno scrittore, riscoprii lo stesso entusiasmo nello scrivere e illustrare questo libro che sperimentai quando avevo 15 anni”.
–Ken Saladin
VIII
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IX
UnaBellaAvventura
Anatomia & Fisiologia racconta una storia articolata secondo più prospettive che comprende oltre ai contenuti scientifici fondamentali, le note cliniche, la storia della medicina e l’evoluzione del corpo umano. Saladin combina questa prospettiva umanistica dell’anatomia e della fisiologia con foto e disegni accattivanti che comunicano la bellezza e l’entusiasmo suscitati dalla materia agli studenti che si avvicinano per la prima volta a questi studi. Per aiutare gli studenti a gestire la notevole quantità di informazioni contenuta in questo corso introduttivo, il materiale è articolato in brevi unità didattiche corredate ciascuna dall’indicazione degli obiettivi di apprendimento e da domande riassuntive di autovalutazione. Questa organizzazione editoriale contribuisce a rendere più efficiente ed efficace per gli studenti l’apprendimento dell’Anatomia e della Fisiologia.
StilenarrativoX-XII Livelloappropriato
Materialeinterattivo
Letturainteressante
Vestegraficachefavoriscel’apprendimentoXIII-XIV
Fissalostandard
Rendepiùfacilel’apprendimento
StrumentipedagogicidiapprendimentoXV-XVI
Organizzazionedeicapitolistudiatapercoinvolgerelostudente
Apprendimentogradualebasatosuobiettivi
SequenzadeicapitoliinnovativaXVII
saladin anatomia & fisiologia
• Osteocalcina, un nuovo ormone dell’osso
• Uso sportivo della creatina• Malattia di Alzheimer• Ormoni che regolano l’appetito• Progressi nel diabete mellito• Produzione delle piastrine• Follicologenesi ovarica• Progressi nella contraccezione
• Meccanismi di osmosi• Regolazione genica • Geni del cancro• Cheratinizzazione epidermica• Ingegneria tessutale• Dibattito sulle cellule staminali• Evoluzione del colore della pelle• Filtri solari e cancro della pelle• Genetica del melanoma maligno
novità nella quinta edizione
“Questo testo è un matrimonio ben riuscito tra la forma e la funzione. Fornisce agli studenti informazioni interessanti e accurate, li introduce in situazioni cliniche ed è in grado di distinguere tra ciò che è impor-tante e ciò che è superfluo”.
–Amy NunnallyFront Range Community College
“Confrontando la quinta edizio-ne con la quarta, è chiaro che è stato profuso in ogni paragrafo uno sforzo per assicurare la coe-renza, la chiarezza e l’accura-tezza. Apprezziamo molto la quarta edizione, ma il capitolo 6 nella quinta edizione è anche meglio.”
–Judith Megaw Indian River State College
nuovo! Revisione del Capitolo 20 Questo capitolo sui vasi sanguigni ha ora un approccio topografico. Invece di descrivere tutte le arterie della circolazione sistemica dalla testa ai piedi per poi riprendere dalla testa per descrivere le vene, l’autore ora affronta una dopo l’altra le diverse regioni corporee descrivendone insieme l’irrorazione arteriosa e il drenaggio venoso. Per esempio, Saladin tratta arterie e vene di testa e collo, poi le arterie e le vene del torace, poi arterie e vene dell’arto superiore e così per tutti i distretti. Questo rappresenta un approccio strutturalmente e funzionalmente più integrato che è di aiuto alla memorizzazione. Gli studenti possono così meglio percepire che le arterie e le vene di un dato distretto hanno spesso denominazioni corrispondenti (arteria e vena succlavia, per esempio).
Non è infrequente sentire pareri scet-tici sui libri di testo perché si pensa che le nuove edizioni siano solo la riproposizione dello stesso contenuto in una nuova veste grafica, cosa che non è assolutamente vera per questo libro. Se si annotano le modifiche che ho apportato nella quinta edizione si arriva a 113 pagine e 50000 parole.
–Ken Saladin
nuovo! Aggiornamenti scientifici nella quinta edizione!
IX
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X
16 PARTE PRIMA Organizzazione del corpo
Esso consiste di due classi di reazioni: anabolismo16, in cui le molecole relativamente complesse sono sintetizza-te da più semplici (per esempio, la sintesi proteica) e catabolismo17, in cui molecole relativamente complesse sono suddivise in più semplici (per esempio, la digestio-ne proteica). Il metabolismo inevitabilmente produce rifiuti chimici, alcuni dei quali tossici se vengono accu-mulati. Inoltre, il metabolismo richiede l’escrezione, la separazione dei rifiuti dai tessuti e la loro eliminazione dal corpo umano. C’è un costante turnover di molecole nell’organismo umano; tanto che poche delle molecole che compongono il nostro corpo sono nel loro sito da più di un anno. Queste sono il cibo per la mente e, anche se si percepisce una continuità di personalità ed esperienza dalla fanciullezza al presente, quasi tutto il corpo umano è sostituito in un anno.
� Eccitabilità e movimento. L’abilità degli organismi di sentire e reagire agli stimoli (cambiamenti nel loro ambiente) è chiamata eccitabilità, irritabilità o reattivi-tà. Avviene a tutti i livelli dalla singola cellula all’intero corpo e caratterizza tutti gli esseri viventi dai batteri all’uomo. L’eccitabilità è evidente specialmente negli animali perché propria delle cellule nervose e muscola-ri che mostrano alta sensibilità agli stimoli ambientali, trasmissione rapida dell’informazione e reazioni veloci. Molti organismi viventi sono capaci di muoversi, e insieme alle cellule sono capaci di muovere le sostanze internamente, come il cibo lungo il tratto digerente nell’organismo umano o le molecole e gli organuli da un sito all’altro all’interno della cellula.
� Omeostasi. Benché l’ambiente interno attorno all’orga-nismo cambia, questo mantiene relativamente stabile le condizioni interne. Tale abilità a mantenere una stabili-tà interna è chiamata omeostasi e sarà esaminata breve-mente con maggiore profondità.
� Sviluppo. Lo sviluppo comprende qualsiasi cambiamen-to nella forma e nella funzione durante tutta la vita dell’organismo. In molti organismi esso coinvolge due processi principali: (1) differenziazione, cioè la trasfor-mazione delle cellule con nessuna specializzazione fun-zionale in cellule impegnate in un particolare compito, e (2) crescita, cioè un aumento nelle dimensioni. Alcuni esseri non viventi crescono, ma non allo stesso modo del nostro corpo umano. Se si fa evaporare una soluzione di zucchero saturato, i cristalli cresceranno da questa ma non attraverso un cambiamento nella composizione dello zucchero. Essi aggiungono semplicemente più molecole di zucchero dalla soluzione alla superficie del cristallo. La crescita del corpo umano, al contrario, avviene attra-verso un cambiamento chimico (metabolismo); per la maggior parte, il corpo umano non è composto da mole-cole introdotte con l’alimentazione ma di molecole fatte con cambiamenti chimici del cibo.
� Riproduzione. Tutti gli organismi viventi producono copie di se stessi, passando i loro geni in un nuovo e più giovane contenitore, la prole.
� Evoluzione. Tutte le specie viventi mostrano un cambia-mento genetico da generazione a generazione che per-mette l’evoluzione. Questo accade perché le mutazioni (cambiamenti nella struttura del DNA) sono inevitabili e perché le pressioni della selezione ambientale forni-scono alcuni individui di un maggiore successo ripro-duttivo rispetto ad altri. Diversamente da altre, l’evoluzione è una caratteristica vista solo nella popola-zione come un intero. Nessun individuo evolve da solo nel corso della sua vita.
I criteri clinici e legali della vita differiscono da quelli biologici. Una persona che non ha mostrato attività cerebrale per 24 ore, non ha riflessi, respirazione o battiti cardiaci se non grazie a quelli dati dalle macchine, può essere conside-rata legalmente morta. Allo stesso tempo, comunque, la mag-gior parte del corpo è ancora biologicamente viva e i suoi organi possono essere usati per trapianti.
Variazione fisiologicaPrecedentemente abbiamo considerato l’importanza clinica delle variazioni nell’anatomia, ma la fisiologia è anche più variabile. Le variabili fisiologiche differiscono con il sesso, l’età, il peso, la dieta, il livello di attività fisica e l’ambiente. Non considerare queste variazioni conduce ad errori medici come l’overmedicazione dell’anziano o della donna curata sulla base di ricerche fatte sull’uomo. Se un testo indica un tipico andamento del cuore umano, della pressione sanguigna, della conta cellulare degli eritrociti, della temperatura corpo-rea, essi sono generalmente assunti come valori di riferimento per un individuo giovane e in salute a meno che non sia diver-samente indicato. Gli standard per questi valori generali posso-no essere riferiti all’uomo o alla donna. Il riferimento uomo è definito come un maschio in salute di 22 anni, che pesa 70 kg e vive in un ambiente con temperatura media di 22°C, occupa-to in un’attività odierna, e che consuma 2800 kcal al giorno. Il riferimento donna è lo stesso eccetto per il peso che deve esse-re di 58 kg e un apporto di 2000 kcal/giorno.
Omeostasi e feedback negativoIl corpo umano ha una marcata capacità di autoequilibrarsi. Ippocrate osservava che di solito esso torna ad uno stato bilan-ciato da solo e le persone si riprendono da molte malattie anche senza l’aiuto di un medico. Tale tendenza deriva dall’omeosta-si18, la capacità del corpo umano di scoprire un cambiamento, attivare meccanismi che gli si oppongono e, in tal modo, man-tenere relativamente stabili le condizioni interne.
Il fisiologo francese Claude Bernard (1813-1878) ha osservato che le condizioni interne del corpo umano riman-gono abbastanza costanti anche quando quelle esterne varia-no di molto. Per esempio, anche se la temperatura esterna è particolarmente fredda o calda, quella interna del corpo rimane in un range tra 36°C e 37°C. Il fisiologo americano Walter Cannon (1871-1945) ha coniato il termine omeostasi per questa tendenza di mantenere una stabilità interna. L’omeostasi è stata una delle più illuminanti teorie nella
16 ana � su17 cata � sotto 18 omeo � lo stesso � stasi � stare
Parte mastoidea
Processo mastoideo
(a) Superficie laterale
(b) Superficie mediale
Processo stiloideo
Sutura squamosa
Processozigomatico
Processo stiloideo
Meato acusticoesternoParte timpanica
Parte squamosa
Sutura squamosa
Processo zigomatico
Fossa mandibollare
Processomastoideo
Meato acusticointerno
Parte squamosa
Parte petrosa
Incisura mastoidea
CAPITOLO 8 Apparato scheletrico 251
forma l’incisura sopraorbitaria. Una persona potreb-be avere un foro su un margine sovraorbitario e un’incisura sull’altro. L’area liscia dell’osso frontale appena sopra il tetto del naso è chiamata glabella7. L’osso frontale contiene anche il seno frontale. Probabilmente non lo noterai in tutto lo studio della testa. È assente in molte persone e in molte teste la calotta è tagliata troppo in alto per mostrarlo. Lungo il taglio della calotta puoi vedere il diploe, lo strato di tessuto osseo spugnoso che si trova nel mezzo delle ossa craniche (vedi fig. 8.5b).
Osso parietaleLe ossa parietali di destra e di sinistra formano la maggior parte della volta del cranio e parte delle sue pareti (vedi figg. 8.4 e 8.6). Ciascuno è chiuso da quattro suture che lo unisce alle ossa vicine: (1) una sutura sagittale tra le ossa parietali; (2) la sutu-ra coronale8 al margine anteriore; (3) la sutura lambdoidea9 al margine posteriore; e (4) la sutura squamosa lateralmente. Piccole ossa suturali (wor-miane) sono spesso trovate lungo le suture sagittale e lambdoidea, come piccole isole ossee con linee di sutura che passano intorno ad esse. Internamente le ossa parietali e frontali hanno delle marcature che sembrano come fotografie aeree di affluenti di un fiume (vedi fig. 8.4b). Queste rappresentano siti dove l’osso è stato modellato intorno ai vasi san-guigni delle meningi.
Esternamente le ossa parietali presentano poche peculiarità. Un forame parietale si ha, a volte, vici-no all’angolo delle suture sagittale e lambdoidea (vedi fig. 8.6). Un paio di lievi inspessimenti, le linee temporali superiore e inferiore, formano un arco che attraversa le ossa parietale e frontale (vedi fig. 8.4a). Essi segnano l’attacco del grande muscolo temporale a forma di ventaglio, un muscolo masticatore che si inserisce sulla mandibola.
Osso temporaleSe palpi la tua testa appena sopra e anteriormente all’orec-chio – cioè nella regione temporale – potrai sentire l’osso temporale che forma la parete più bassa e parte del pavimen-to della cavità cranica (fig. 8.10). L’osso temporale prende il suo nome dal fatto che le persone spesso sviluppano i loro primi capelli grigi sulle tempie10. La relativamente comples-sa forma dell’osso temporale viene meglio compresa se divi-sa in quattro parti:
1. La parte squamosa11 (che si può palpare) è relativamen-te piatta e verticale. È circondata da una sutura squamo-sa ed ha due caratteristiche importanti: (1) il processo
zigomatico che si estende anteriormente a formare la porzione dell’arco zigomatico (zigomo), e (2) la fossa mandibolare, una depressione dove la mandibola si articola con il cranio.
2. La parte timpanica12 consiste in un piccolo anello osseo che delimita il meato acustico esterno, l’apertu-ra nel canale auricolare. Sulla sua superficie inferiore possiede una porzione appuntita, il processo stiloideo, chiamato così per la sua somiglianza ad una stilo usata dagli antichi Greci e Romani per scrivere sulle tavolet-te di cera. Il processo stiloideo fornisce la superficie di ancoraggio per i muscoli della lingua, della faringe e dell’osso ioide.
3. La parte mastoidea13 si trova posteriormente a quella timpanica e possiede un grosso processo mastoideo, che si può sentire come una massa prominente dietro il lobo dell’orecchio. È riempito con piccoli condotti d’aria che comunicano con la cavità dell’orecchio medio. Questi condotti sono soggetti a infezioni e
FIGURA 8.10 Osso temporale di destra. La superficie laterale è rivolta verso il cuoio capelluto e all’orecchio esterno; la superficie mediale al cervello.
� Elencare cinque ossa che si articolano con il temporale.
7glab � liscio8corona � sommità9A forma della lettera greca lambda (�)10tempor � tempo11squam � piatto � oso � caratterizzato da
12timpan � timpano � ico � relativo a13mast � seno � oide � che assomiglia
materiale interattivo
• Attività di revisione integrate nel capitolo
• Spunti di auto-apprendimento e semplici esperimenti proposti lungo il testo
• Aiuti nell’apprendimento come alcuni approfondimenti delle origini e delle radici del significato dei termini medici.
Spunti di auto-apprendimento ren-dono la lettura più coinvolgente.
Le origini delle parole sono ripor-tate a piè pagina.
La conoscenza dell’origine delle parole aiuta gli studenti a meglio comprendere e memorizzare il significato e la pronuncia
X
Livello appropriato• Linguaggio chiaro per studenti di Anatomia e
Fisiologia all’inizio del loro curriculum• Attenta selezione delle parole e della struttura dei
paragrafi• Appropriato per tutti (lettori internazionali, non
madrelingua e studenti non tradizionali)• Attenzione nell’evitare un modo eccessivamente
“semplificato” di presentare i contenuti
“Mi piace il modo in cui l’autore identifica situa-zioni nelle quali la spiegazione esaustiva di un’idea o concetto sarebbe sproporzionata rispetto al livello accademico dello studente, come quando scrive “la comprensione delle unità di misura (per l’esposizione alle radiazioni) richiede una cono-scenza della fisica che va al di là dello scopo di questo libro”. Dalla prospettiva dello studente penso che questo lo avvicini all’autore. Come risultato penso che lo studente sia meglio disposto ad ascoltare le parole scritte dall’autore sui temi importanti piuttosto che se l’autore cercasse di spiegare comunque il concetto forse in un tentati-vo di dimostrare quanto bene sia formato”.
–Tina Jones Shelton State Community College
narrativa Stile narrativo
narrativa Stile narrativo
X
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XI
Lettura interessante
• Gli studenti affermano che le analogie illuminanti, le note cliniche, le notazioni storiche e gli approfondimenti evoluzionistici rendono il testo non solo ricco di informazioni ma piacevole da leggere.
• Anche i docenti riconoscono di apprendere qualcosa di nuovo e interessante grazie alla prospettive innovative proposte da Saladin.
narrativa Stile narrativo
Potenziale d’azionein avanzamento
Membranarefrattaria
Membranaeccitabile
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– – – – + + + – – – – – – – – – – –
– – – – – – – – – + + + – – – – – –
+ + + + + + + + + + + + + – – – + +
+ + + + + + + + + + + + + – – – + +
– – – – – – – – – – – – – + + + – –
– – – – – – – – – – – – – + + + – –
Dendriti
Corpo cellulare Assone
Segnale
460 PARTE TERZA Integrazione e controllo
Si noti bene che un potenziale d’azione non viaggia di per sé lungo l’assone; piuttosto stimola la produzione di un nuovo potenziale d’azione nella membrana posta immediatamente a valle di esso. In questo modo possiamo distinguere un potenziale d’azione da un impulso nervoso. L’impulso nervoso è costituito da un’onda di eccitazione che si propaga, generata da potenziali d’azione che si autopropagano.
È un fenomeno che si può assimilare ad una serie di pedine del domino che cadono l’una sull’altra. Nessuna pedina viaggia fino alla fine della serie ma ciascuna cade sull’altra e in questo modo si verifica una trasmissione di energia dalla prima pedina all’ultima. Analogamente, nessun potenziale d’azione raggiunge la terminazione di un assone; un impulso nervoso è costituito da una reazione a catena di potenziali d’azione.
Se un potenziale d’azione ne stimolasse un altro vicino, si potrebbe pensare che l’impulso potrebbe anche invertire la sua direzione e tornare al soma. Questo tuttavia non si verifica per-ché la membrana a monte dell’impulso nervoso è ancora nel periodo refrattario e non può essere nuovamente stimolata. Solo la membrana a valle è sensibile alla stimolazione. Il periodo refrattario in questo modo assicura che gli impulsi nervosi ven-gano condotti nella direzione corretta, dal soma ai bottoni sinap-tici. Un impulso nervoso che si propaga è una corrente elettrica, ma non è esattamente uguale ad una corrente che si trasmette attraverso un filo elettrico.
Una corrente in un filo elettrico viaggia alla velocità di milio-ni di metri al secondo ed è decrescente, si indebolisce con la distanza. Un impulso nervoso è molto più lento (non più di 2 m/s in una fibra amielinica), ma non è decrementale. Persino negli assoni più lunghi, l’ultimo potenziale d’azione generato in un bottone sinaptico ha il medesimo voltaggio del primo generato a livello della zona trigger. Per chiarire questo concetto possiamo paragonare l’impulso nervoso a una miccia che brucia. Quando una miccia viene accesa, il calore provoca l’accensione della pol-vere immediatamente a ridosso di questo. E questo si ripete auto-propagandosi fino alla fine della miccia. All’estremità la miccia brucia con la medesima intensità di quanto bruciava all’inizio. In una miccia, la polvere combustibile è la sorgente dell’energia potenziale che garantisce che il processo prosegua in un modo non decrementale. In un assone, l’energia potenziale deriva dal gradiente ionico attraverso la membrana plasmatica. In questo modo, l’impulso non si indebolisce con la distanza; si autopropa-ga come la fiamma di una miccia.
Fibre mielinicheLe cose sono un po’ differenti nelle fibre mieliniche. I canali ioni-ci regolati dal voltaggio sono in scarsa quantità a livello degli internodi, rivestiti da mielina, meno di 25/µm2 in queste regioni in confronto a 2000-12.000/µm2 a livello dei nodi di Ranvier. Non ci sarebbe alcun vantaggio nell’avere canali ionici a livello degli internodi, dal momento che in questi punti la mielina isola l’as-sone dal FEC e il sodio presente nel FEC non potrebbe entrare anche se fossero presenti molti canali.
L’unico modo nel quale un impulso nervoso può viaggiare lungo un internodo è grazie al sodio che entra nel nodo che lo precede e diffonde al di sotto dell’assolemma lungo l’assone (fig. 12.17a). Questo è un processo molto veloce, ma la fibra nervosa oppone una resistenza a questo flusso (così come un filo elettrico oppone una resistenza alla corrente) e l’impulso diventa più debole man mano che si allontana. Perciò questo aspetto della conduzione è decrementale. Il segnale non può propagarsi ad una distanza maggiore di 1 mm prima di diven-tare troppo debole per aprire i canali regolati dal voltaggio. Ma fortunatamente c’è un nodo di Ranvier ogni millimetro o meno lungo l’assone, a livello del quale l’assone è esposto al fluido extracellulare e presenta una notevole quantità di canali regola-ti dal voltaggio. Quando gli ioni diffondono fino a questo punto, l’impulso è ancora abbastanza intenso da provocare l’apertura di questi canali e da generare un nuovo potenziale d’azione. Questo potenziale d’azione ha la medesima intensità di quello generato a livello del nodo precedente, in modo che ciascun nodo di Ranvier riporta il segnale alla sua intensità originaria (�35 mV). Questa modalità di conduzione del segnale si defini-sce conduzione saltatoria28, la propagazione di un impulso nervoso che sembra saltare da un nodo all’altro (fig. 12.17b).
A livello degli internodi, la conduzione saltatoria è perciò basata su un processo che è molto veloce (la diffusione di ioni lungo la fibra) ma decrementale. Nei nodi, la conduzione è più lenta ma non decrementale. Dal momento che la maggior parte dell’assone è ricoperta da mielina, la conduzione si verifica principalmente gra-zie al processo di diffusione rapido. Questo è il motivo per il quale le fibre mieliniche trasmettono impulsi molto più velocemente (sino a 120 m/s) rispetto a quelle amieliniche (sino a 2 m/s).
28da saltare � saltare, ballare
FIGURA 12.16 Conduzione di un impulso nervoso in una fibra amielinica. Si noti che la polarità della membrana si inverte nella zona del potenziale d’azione (rosso). Una porzione di membrana nel periodo refrattario (giallo) segue il potenziale d’azione e impedisce agli impulsi nervosi di tornare indietro verso il soma. Le altre porzioni di membrana (verde) sono completamente polarizzate e pronte a rispondere.
Le note cliniche rendono la scienza astratta più interessante.
Le analogie permettonodi comunicare i contenuti scientifici in un modo comprensibile per gli studenti.
direzione e tornare al soma. Questo tuttavia non si verifica ché la membrana a monte dell’impulso nervoso è ancora periodo refrattario e non può essere nuovamente stimolata. la membrana a valle è sensibile alla stimolazione. Il refrattario in questo modo assicura che gli impulsi nervosi gano condotti nella direzione corretta, dal soma ai bottoni sinap-tici. Un impulso nervoso che si propaga è una corrente elettrica,ma non è esattamente uguale ad una corrente che si trasmetteattraverso un filo elettrico.
Piede fisso
Legamentocrociato anteriore(strappato)
Legamento collaterale tibiale(strappato)
Legamentopatellare
Meniscomediale (strappato)
Movimento ditorsione
312 PARTE SECONDA Sostegno e movimento
Un importante aspetto del bipedismo umano è la capaci-tà di “bloccare” le ginocchia e stare eretti senza stancare i muscoli estensori dell’arto inferiore. Quando il ginocchio è esteso al massimo grado permesso dall’LCA, il femore ruota medialmente sulla tibia. Questa azione blocca il ginocchio, e in questa situazione tutti i principali legamenti del ginocchio sono intrecciati e tesi. Per sbloccare il ginocchio il muscolo popliteo ruota il femore lateralmente e distende i legamenti.
L’articolazione del ginocchio contiene almeno 13 borse. Quattro di queste sono anteriori: l’infrapatellare superficiale, la sovrapatellare, la prepatellare e l’infrapatellare profonda. Localizzate nella regione poplitea sono la borsa poplitea e la borsa semimembranosa (non illustrate). Almeno più di sette borse si trovano sui lati laterali e mediali dell’articolazione del ginocchio. Dalla figura 9.29c la tua conoscenza di importanti parole (infra-, sovra-, pre-) e dei termini superficiale e profon-
do dovrebbe essere in grado di spiegare le ragioni della mag-gior parte di questi termini e di elaborare un sistema per poter ricordare la posizione di queste borse.
Articolazione della caviglia L’articolazione talocrurale29 (o tibiotarsica della caviglia) comprende due articolazioni – una mediale tra la tibia e il talo, e una laterale tra fibula e talo, entrambe racchiuse in una capsula articolare (fig. 9.31). I malleoli della tibia e della fibula sporgono sul talo da ogni lato come un berretto e impediscono la maggior mobilità laterale. La caviglia inoltre ha un intervallo più ristretto di mobilità rispetto al polso.
APPROFONDIMENTO 9.4 Nota clinica
Danni al ginocchio e chirurgia artroscopica
Benché il ginocchio possa sostenere molto peso, è assai vulnerabile agli stress rotazionali e orizzontali, in particolare quando il ginoc-chio è flesso (come nello sciare o nel correre) e riceve un colpo da dietro o da un lato. I danni più comuni sono al menisco o al lega-mento crociato anteriore (LCA) (fig. 9.30). Questi danni guariscono lentamente poiché legamenti e tendini hanno uno scarso apporto vascolare e la cartilagine è solitamente avascolare.
La diagnosi e il trattamento dei danni al ginocchio hanno subi-to ampi miglioramenti con l’artroscopia, una procedura in cui si può vedere l’interno dell’articolazione con uno strumento sottile come una penna, l’artroscopio, che viene inserito tramite una piccola inci-sione. L’artroscopio contiene una piccola luce, una lente e fibre ottiche che permettono all’osservatore di vedere dentro la cavità, prendere delle immagini o un video dell’articolazione e prelevare dei campioni di liquido sinoviale. Soluzione salina è spesso intro-dotta tramite un’incisione per allargare l’articolazione e fornire una visione più chiara delle sue strutture. Se viene richiesto l’intervento chirurgico possono essere fatte altre piccole incisioni per gli stru-menti chirurgici e le procedure si osservano con l’artroscopio o su un monitor. La chirurgia artroscopica determina meno danni tissu-tali rispetto alla chirurgia convenzionale e permette una più veloce riabilitazione dei pazienti.
I chirurghi ortopedici oggi sostituiscono spesso un LCA dan-neggiato con un innesto dal legamento patellare o da un tendine dei muscoli posteriori della coscia. Il chirurgo “preleva” una striscia al centro del legamento (o del tendine) del paziente, pratica un foro nel femore e nella tibia all’interno della cavità articolare, inserisce il legamento nei fori e li chiude con delle viti. Il legamento innestato è più teso e “competente” di quello danneggiato. Si accresce con vasi sanguigni e funge da substrato per la deposizione di più colla-gene che lo rafforza ulteriormente nel tempo. Successivamente alla ricostruzione artroscopica dell’LCA, un paziente deve normalmente usare le stampelle per 7 o 10 giorni e sottoporsi a terapia medica per 6-10 settimane, seguite da terapia con esercizi autogestiti. La guarigione sarà completata in 9 mesi circa.
FIGURA 9.30 Lesioni del ginocchio.
29talo � caviglia � crurale � che appartiene alla gamba
“Saladin è realmente in grado di descrivere le strutture anatomiche e i processi fisiologi-ci in un modo che coinvolge gli studenti. Il suo frequente ricorso a riferimenti storici e a note cliniche fornisce agli studenti qualcosa di tangibile da mettere in relazione con le informazioni appena acquisite.”
–Patricia Bernard Erie Community College
immediatamente a ridosso di questo. E questo si ripete auto-fino
medesima
garantisce decrementale.
ionico modo, l’impulso non si indebolisce con la distanza; si autopropa-
fiamma
mielinicheLe cose sono un po’ differenti nelle fibre mieliniche. I canali ioni-
voltaggio rivestiti
in confronto a 2000-12.000/alcun
momento e
fossero modo
internodo diffonde
Questo oppone
oppone debole
conduzione una
debole fortunatamente
l’assone, e
voltaggio. Quando gli ioni diffondono fino a questo punto,ancora abbastanza intenso da provocare l’apertura
canali e da generare un nuovo potenziale d’azione.
immediatamente a ridosso di questo. E questo si ripete auto-fino
medesima
garantisce decrementale.
ionico modo, l’impulso non si indebolisce con la distanza; si autopropa-
fiamma
mielinicheLe cose sono un po’ differenti nelle fibre mieliniche. I canali ioni-
voltaggio rivestiti
in confronto a 2000-12.000/alcun
momento
fossero modo
internodo diffonde
Questo oppone
oppone debole
conduzione una
debole
e Quando gli ioni diffondono fino a questo punto,
Potenziale d’azionein avanzamento
Membranarefrattaria
Membranaeccitabile
+ + + + + + + + + – – – + + + + + +
+ + + + + + + + + – – – + + + + + +
– – – – – – – – – + + + – – – – – –
+ + + + – – – + + + + + + + + + + +
+ + + + – – – + + + + + + + + + + +
– – – – + + + – – – – – – – – – – –
– – – – + + + – – – – – – – – – – –
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+ + + + + + + + + + + + + – – – + +
– – – – – – – – – – – – – + + + – –
– – – – – – – – – – – – – + + + – –
Dendriti
Corpo cellulare Assone
Segnale
460 PARTE TERZA Integrazione e controllo
Si noti bene che un potenziale d’azione non viaggia di per sé lungo l’assone; piuttosto stimola la produzione di un nuovo potenziale d’azione nella membrana posta immediatamente a valle di esso. In questo modo possiamo distinguere un potenziale d’azione da un impulso nervoso. L’impulso nervoso è costituito da un’onda di eccitazione che si propaga, generata da potenziali d’azione che si autopropagano.
È un fenomeno che si può assimilare ad una serie di pedine del domino che cadono l’una sull’altra. Nessuna pedina viaggia fino alla fine della serie ma ciascuna cade sull’altra e in questo modo si verifica una trasmissione di energia dalla prima pedina all’ultima. Analogamente, nessun potenziale d’azione raggiunge la terminazione di un assone; un impulso nervoso è costituito da una reazione a catena di potenziali d’azione.
Se un potenziale d’azione ne stimolasse un altro vicino, si potrebbe pensare che l’impulso potrebbe anche invertire la sua direzione e tornare al soma. Questo tuttavia non si verifica per-ché la membrana a monte dell’impulso nervoso è ancora nel periodo refrattario e non può essere nuovamente stimolata. Solo la membrana a valle è sensibile alla stimolazione. Il periodo refrattario in questo modo assicura che gli impulsi nervosi ven-gano condotti nella direzione corretta, dal soma ai bottoni sinap-tici. Un impulso nervoso che si propaga è una corrente elettrica, ma non è esattamente uguale ad una corrente che si trasmette attraverso un filo elettrico.
Una corrente in un filo elettrico viaggia alla velocità di milio-ni di metri al secondo ed è decrescente, si indebolisce con la distanza. Un impulso nervoso è molto più lento (non più di 2 m/s in una fibra amielinica), ma non è decrementale. Persino negli assoni più lunghi, l’ultimo potenziale d’azione generato in un bottone sinaptico ha il medesimo voltaggio del primo generato a livello della zona trigger. Per chiarire questo concetto possiamo paragonare l’impulso nervoso a una miccia che brucia. Quando una miccia viene accesa, il calore provoca l’accensione della pol-vere immediatamente a ridosso di questo. E questo si ripete auto-propagandosi fino alla fine della miccia. All’estremità la miccia brucia con la medesima intensità di quanto bruciava all’inizio. In una miccia, la polvere combustibile è la sorgente dell’energia potenziale che garantisce che il processo prosegua in un modo non decrementale. In un assone, l’energia potenziale deriva dal gradiente ionico attraverso la membrana plasmatica. In questo modo, l’impulso non si indebolisce con la distanza; si autopropa-ga come la fiamma di una miccia.
Fibre mielinicheLe cose sono un po’ differenti nelle fibre mieliniche. I canali ioni-ci regolati dal voltaggio sono in scarsa quantità a livello degli internodi, rivestiti da mielina, meno di 25/µm2 in queste regioni in confronto a 2000-12.000/µm2 a livello dei nodi di Ranvier. Non ci sarebbe alcun vantaggio nell’avere canali ionici a livello degli internodi, dal momento che in questi punti la mielina isola l’as-sone dal FEC e il sodio presente nel FEC non potrebbe entrare anche se fossero presenti molti canali.
L’unico modo nel quale un impulso nervoso può viaggiare lungo un internodo è grazie al sodio che entra nel nodo che lo precede e diffonde al di sotto dell’assolemma lungo l’assone (fig. 12.17a). Questo è un processo molto veloce, ma la fibra nervosa oppone una resistenza a questo flusso (così come un filo elettrico oppone una resistenza alla corrente) e l’impulso diventa più debole man mano che si allontana. Perciò questo aspetto della conduzione è decrementale. Il segnale non può propagarsi ad una distanza maggiore di 1 mm prima di diven-tare troppo debole per aprire i canali regolati dal voltaggio. Ma fortunatamente c’è un nodo di Ranvier ogni millimetro o meno lungo l’assone, a livello del quale l’assone è esposto al fluido extracellulare e presenta una notevole quantità di canali regola-ti dal voltaggio. Quando gli ioni diffondono fino a questo punto, l’impulso è ancora abbastanza intenso da provocare l’apertura di questi canali e da generare un nuovo potenziale d’azione. Questo potenziale d’azione ha la medesima intensità di quello generato a livello del nodo precedente, in modo che ciascun nodo di Ranvier riporta il segnale alla sua intensità originaria (�35 mV). Questa modalità di conduzione del segnale si defini-sce conduzione saltatoria28, la propagazione di un impulso nervoso che sembra saltare da un nodo all’altro (fig. 12.17b).
A livello degli internodi, la conduzione saltatoria è perciò basata su un processo che è molto veloce (la diffusione di ioni lungo la fibra) ma decrementale. Nei nodi, la conduzione è più lenta ma non decrementale. Dal momento che la maggior parte dell’assone è ricoperta da mielina, la conduzione si verifica principalmente gra-zie al processo di diffusione rapido. Questo è il motivo per il quale le fibre mieliniche trasmettono impulsi molto più velocemente (sino a 120 m/s) rispetto a quelle amieliniche (sino a 2 m/s).
28da saltare � saltare, ballare
FIGURA 12.16 Conduzione di un impulso nervoso in una fibra amielinica. Si noti che la polarità della membrana si inverte nella zona del potenziale d’azione (rosso). Una porzione di membrana nel periodo refrattario (giallo) segue il potenziale d’azione e impedisce agli impulsi nervosi di tornare indietro verso il soma. Le altre porzioni di membrana (verde) sono completamente polarizzate e pronte a rispondere.
nessun potenziale d’azione raggiungeun impulso nervoso è costituito daimpulso
XI
00_fm_i-xxviii.indd 11 03/02/11 13.00
XII Part four��Regulation and Maintenance
medicina evoluzionistica In rapida crescita, sempre più affascinante.
La medicina evoluzionistica fornisce modi nuovi e affascinanti di considerare:• la menopausa• la golosità• il bipedismo• l’origine dei mitocondri• il colore della pelle• la produzione pilifera corporea• l’intolleranza al lattosio• il rene e la vita sulla terraferma• il palato• le teorie sull’invecchiamento
e sulla morte
storia della medicina Saladin “introduce l’elemento umano nell’Anatomia e Fisiologia dell’uomo” con gli spaccati che talvolta apre sui personaggi che stanno dietro la scienza. Gli studenti affermano che queste storie rendono lo studio dell’Anatomia e della Fisiologia più divertente e stimolante.
Alexis St. Martin (1794–1880)William Beaumont (1785–1853)
CAPITOLO 25 Apparato digerente 1007
APPROFONDIMENTO 25.5 Storia della medicina
L’uomo con un buco nello stomaco
Forse l’episodio più celebre nella storia della fisiologia dige-stiva inizia nel 1822 sull’isola di Mackinac tra il Lago Michigan e il Lago Huron. Alexis St. Martin, un viaggiatore canadese di 28 anni (fig. 25.33), era in piedi fuori ad una stazione com-merciale quando fu accidentalmente colpito da una raffica di colpi di fucile da 3 metri di distanza. Un medico dell’Esercito di stanza a Fort Mackinac, William Beaumont, fu chiamato per visitare St. Martin. Come Beaumont scrisse in seguito, “una porzione del polmone grande quanto un uovo di tacchi-no” sporgeva attraverso la carne lacerata e bruciata di St. Martin. Oltre questo vi era una porzione di stomaco che pre-sentava un foro “largo abbastanza da ricevere il mio dito indice.” Beaumont fece del suo meglio nell’estrarre i fram-menti ossei e curare la ferita, anche se non si aspettava che St. Martin sopravvivesse.
Sorprendentemente, egli è sopravvissuto. Durante i mesi successivi dalla ferita furono estratti frammenti di osso, di cartilagine, e di polvere da sparo. Quando la ferita guarì, rimase una fistola (foro) nello stomaco, così grande che Beaumont doveva coprirla comprimendola per evitare che gli alimenti fuoriuscissero. In seguito, la fistola si ricoprì di tessu-to fibroso, ma rimaneva facilmente apribile. Un anno dopo, St. Martin era ancora debole. Le autorità pubbliche decisero di non poterlo più sostenere con i fondi pubblici e di rimandarlo a casa a circa 2400 km di distanza. Beaumont, tuttavia, cre-deva fortemente nel destino. Molto poco si conosceva sulla digestione, ed egli vide l’incidente come una opportunità unica per imparare. Decise di prendersi cura di St. Martin a sue spese ed eseguì su di lui 238 esperimenti per diversi anni. Beaumont non aveva mai frequentato la scuola medica e non aveva la minima idea di come fosse il lavoro di uno scienziato, ma dimostrò di essere uno sperimentatore sagace. In condi-zioni precarie e con quasi nessuna attrezzatura, ha scoperto molti dei fatti di base della fisiologia gastrica trattati in que-sto capitolo.
“Posso guardare direttamente nella cavità dello stoma-co, osservare il suo movimento, e quasi vedere il processo di digestione”, scriveva Beaumont. “Posso versare dell’acqua all’interno dello stomaco con un imbuto e introdurvi degli alimenti con un cucchiaio, e trarli fuori di nuovo con un sifo-ne.” Mise pezzi di carne su una stringa e li introdusse nello stomaco rimuovendoli ogni ora per esaminarli. Mandò flaco-ni di succo gastrico alle principali farmacie d’America e d’Eu-ropa, che potevano fare ben poco, ma riportarono che il succo gastrico conteneva acido cloridrico. Egli ha dimostrato che la digestione richiede l’HCl e potrebbe anche avvenire al di fuori dello stomaco, ma ha scoperto che l’HCl da solo non digerisce la carne; il succo gastrico deve contenere un altro fattore digerente. Theodor Schwann, uno dei fondatori della teoria cellulare, identificò l’altro fattore, la pepsina. Beaumont ha anche dimostrato che il succo gastrico è secreto solo in risposta al cibo, ma non si accumula tra i pasti, come si pen-sava prima di allora. Ha smentito l’idea che la fame è causata dallo sfregamento l’una contro l’altra delle pareti dello sto-maco vuoto.
Da parte sua, St. Martin si sentiva impotente e umiliato dagli esperimenti di Beaumont. I cacciatori di pellicce lo schernivano come “l’uomo con un buco nello stomaco”, e egli sarebbe voluto tornare al suo lavoro nel deserto. Aveva una moglie e una figlia in Canada che raramente aveva avuto modo di vedere, e fuggì ripetutamente per riunirsi a loro. Stette via per 4 anni prima che la povertà lo facesse ritornare da Beaumont. Beaumont disprezzò la scelleratezza e la irrive-renza di St. Martin e restò del tutto insensibile al suo imbaraz-zo e al suo disagio nel corso degli esperimenti. Eppure il temperamento di St. Martin ha permesso a Beaumont di fare le prime osservazioni dirette del rapporto tra emozione e digestione. Quando St. Martin era particolarmente angoscia-to, Beaumont notò che la digestione quasi non avveniva: come ora sappiamo, il sistema nervoso simpatico inibisce l’attività digestiva.
Beaumont pubblicò un libro nel 1833 che pose le basi della moderna fisiologia gastrica e della dietetica. È stato accolto con entusiasmo dalla comunità medica e non ha avuto pari fino a quando il fisiologo russo Ivan Pavlov (1849-1936) fece i suoi celebri esperimenti sulla digestione degli animali. Basandosi sui metodi usati da Beaumont, Pavlov ha ricevuto il Premio Nobel 1904 per la Fisiologia e Medicina.
Nel 1853, Beaumont scivolando sul ghiaccio, subì un duro colpo alla base del cranio, e morì poche settimane dopo. St. Martin continuò a girare tra le scuole di medicina e ad essere sottoposto ad esperimenti da parte di altri fisiologi, le cui conclusioni sono state spesso meno corrette di quelle di Beaumont. Alcuni, per esempio, attribuirono la digestione chimica all’acido lattico, invece che all’acido cloridrico. St. Martin visse in povertà in una misera e minuscola baracca con la moglie e diversi figli, e morì 28 anni dopo Beaumont. A quel punto egli era vecchio e credeva di essere stato a Parigi, dove Beaumont aveva spesso promesso di portarlo.
FIGURA 25.33 Medico e paziente in uno studio pionieristico della digestione.
Condili mandibolariProcesso condilare
Incisura mandibolare
Processo coronoideo
Foro mandibolare
Corpo
Angolo
Ramo
Protuberanzamentoniera
Foro mentoniero
Processo alveolare
256 PARTE SECONDA Sostegno e movimento
Ossa palatineLe ossa palatine formano il resto del palato duro, parte della parete della cavità nasale e parte del pavimento dell’orbita (vedi figg. 8.5a e 8.13). Agli angoli posterolaterali del palato duro ci sono due fori palatini maggiori.
Ossa zigomaticheLe ossa zigomatiche26 formano gli angoli delle guance ai margini inferolaterali delle orbite e parte della parete laterale di ogni orbita; si estendono fino a circa metà strada verso l’orecchio (vedi figg. 8.4a e 8.5a). Ciascun osso zigomatico ha una forma di T rovesciata e un piccolo foro zigomatico-faciale vicino al punto d’intersezione dei due segmenti della T. Il prominente arco zigomatico che si allarga su ogni lato della testa è formato principalmente dall’unione del proces-so zigomatico dell’osso temporale e il processo temporale dell’osso zigomatico (vedi fig. 8.4a).
Ossa lacrimaliLe ossa lacrimali27 formano parte della parete mediale di ogni orbita (fig. 8.14), sono le più piccole ossa della testa, con dimensioni simili ad una piccola unghia. Una depressione chiamata fossa lacrimale accoglie in vita il membranoso sacco lacrimale. Le lacrime dall’occhio vengono raccolte in questo sacco e drenate nella cavità nasale.
Ossa nasaliDue piccole ossa nasali rettangolari formano il ponte del naso (vedi fig. 8.3) e sostengono le cartilagini che danno forma alla sua porzione inferiore. Se palpi questo ponte puoi facilmente sentire dove finiscono le ossa nasali e dove iniziano le cartilagini. Le osa nasali si fratturano spesso per colpi al naso.
Cornetto nasale inferioreEsistono tre cornetti nella cavità nasale. Il cornetto superiore e medio, discusse precedentemente, sono componenti
dell’osso etmoide. Il cornetto nasale inferiore – il più grande dei tre – è un osso separato (vedi fig. 8.13).
VomereIl vomere forma la metà inferiore del setto nasale (vedi figg. 8.3 e 8.4b). Il suo nome letteralmente significa “ porzione dell’aratro” che si riferisce alla sua somiglianza alla pala dell’aratro. La metà superiore del setto nasale è formata dalla lamina perpendicolare dell’osso etmoide, come menzionato precedentemente. Il vomere e la lamina perpendicolare sostengono una parete della cartilagine del setto che forma la maggioranza della parte anteriore del setto nasale.
MandibolaLa mandibola (fig. 8.15) è l’osso più forte della testa ed è anche l’unico dotato di una notevole mobilità. Sostiene l’ar-cata dentaria inferiore e fornisce ancoraggio ai muscoli della masticazione e dell’espressione facciale. Si sviluppa separa-tamente come osso sinistro e osso destro nel feto unendosi tramite una giunzione cartilaginea mediana chiamata sinfisi mentoniera sulla punta del mento. Questa articolazione ossi-fica precocemente nell’infanzia unendo le due metà in un singolo osso. La punta stessa del mento è detta protuberanza mentoniera.
La mandibola è composta da due principali regioni ad ogni lato – il corpo orizzontale che sostiene i denti e il ramo, la porzione posteriore obliqua o verticale, che si articola con il cranio. Il corpo e il ramo si uniscono nell’angolo della mandibola.
Il corpo della mandibola, come la mascella, presenta processi alveolari tra i denti. Leggermente laterale alla sinfisi mentoniera c’è un evidente foro mentoniero che permette il passaggio di nervi e vasi sanguigni del mento. La superficie interna del corpo è caratterizzata da depres-sioni superficiali e creste che sistemano muscoli e ghian-dole salivari. Nella regione della protuberanza mentoniera, la superficie interna ha un paio di piccoli punti, le spine
APPROFONDIMENTO 8.2 Medicina evoluzionistica
Significato evoluzionistico del palato
Nella maggior parte dei vertebrati i condotti nasali si aprono nella cavità orale. I mammiferi, al contrario, hanno un palato che sepa-ra la cavità nasale da quella orale. Al fine di mantenere il nostro alto tasso metabolico, dobbiamo digerire molto rapidamente; e per far ciò mastichiamo a fondo per ridurre il più possibile il cibo in particelle facilmente digeribili prima di essere deglutito. Il pala-to ci permette di continuare a respirare durante una masticazione prolungata.
26zigo � per unire27lacrim � per piangere FIGURA 8.15 Mandibola.
Processo condilare
Incisura mandibolar
Processo coronoideo
Foro mandibolare
Protuberanzamentonier
Foro mentoniero
Processo alv
(vedi figg. 8.13). Agli angoli posterolaterali palato duro ci sono due fori palatini maggiori.
Ossa zigomaticheLe ossa zigomatiche26 formano gli angoli delle guance ai margini inferolaterali delle orbite e parte della parete laterale di ogni orbita; si estendono fino a circa metà strada verso l’orecchio (vedi figg. 8.4a e 8.5a). Ciascun osso zigomatico ha una forma di T rovesciata e un piccolo foro zigomatico-faciale vicino al punto d’intersezione dei due segmenti della T. Il prominente arco zigomatico che si allarga su ogni lato della testa è formato principalmente dall’unione del proces-so zigomatico dell’osso temporale e il processo temporaledell’osso zigomatico (vedi fig. 8.4a).
Ossa lacrimaliLe ossa lacrimali27 formano parte della parete mediale di ogni orbita (fig. 8.14), sono le più piccole ossa della testa, con dimensioni simili ad una piccola unghia. Una depressione chiamata fossa lacrimale accoglie in vita il membranososacco lacrimale. Le lacrime dall’occhio vengono raccolte in questo sacco e drenate nella cavità nasale.
Ossa nasaliDue piccole ossa nasali rettangolari formano il ponte delnaso (vedi fig. 8.3) e sostengono le cartilagini che dannoforma alla sua porzione inferiore. Se palpi questo pontepuoi facilmente sentire dove finiscono le ossa nasali e doveiniziano le cartilagini. Le osa nasali si fratturano spesso percolpi al naso.
Cornetto nasale inferioreEsistono tre cornetti nella cavità nasale. Il cornetto superiore e medio, discusse precedentemente, sono componenti
tamente come tramite una mentoniera fica precocemente singolo osso. mentoniera
La mandibola ogni lato – la porzione posteriore obliqua o verticale, che si articola con il cranio. mandibola.
Il corpo processi sinfisi mentoniera permette La superficie sioni superficiali dole salivari. la superficie
Condili mandibolariProcesso condilare
Incisura mandibolare
Processo coronoideo
Foro mandibolare
Corpo
Angolo
Ramo
Protuberanzamentoniera
Foro mentoniero
Processo alveolare
256 PARTE SECONDA Sostegno e movimento
Ossa palatineLe ossa palatine formano il resto del palato duro, parte della parete della cavità nasale e parte del pavimento dell’orbita (vedi figg. 8.5a e 8.13). Agli angoli posterolaterali del palato duro ci sono due fori palatini maggiori.
Ossa zigomaticheLe ossa zigomatiche26 formano gli angoli delle guance ai margini inferolaterali delle orbite e parte della parete laterale di ogni orbita; si estendono fino a circa metà strada verso l’orecchio (vedi figg. 8.4a e 8.5a). Ciascun osso zigomatico ha una forma di T rovesciata e un piccolo foro zigomatico-faciale vicino al punto d’intersezione dei due segmenti della T. Il prominente arco zigomatico che si allarga su ogni lato della testa è formato principalmente dall’unione del proces-so zigomatico dell’osso temporale e il processo temporale dell’osso zigomatico (vedi fig. 8.4a).
Ossa lacrimaliLe ossa lacrimali27 formano parte della parete mediale di ogni orbita (fig. 8.14), sono le più piccole ossa della testa, con dimensioni simili ad una piccola unghia. Una depressione chiamata fossa lacrimale accoglie in vita il membranoso sacco lacrimale. Le lacrime dall’occhio vengono raccolte in questo sacco e drenate nella cavità nasale.
Ossa nasaliDue piccole ossa nasali rettangolari formano il ponte del naso (vedi fig. 8.3) e sostengono le cartilagini che danno forma alla sua porzione inferiore. Se palpi questo ponte puoi facilmente sentire dove finiscono le ossa nasali e dove iniziano le cartilagini. Le osa nasali si fratturano spesso per colpi al naso.
Cornetto nasale inferioreEsistono tre cornetti nella cavità nasale. Il cornetto superiore e medio, discusse precedentemente, sono componenti
dell’osso etmoide. Il cornetto nasale inferiore – il più grande dei tre – è un osso separato (vedi fig. 8.13).
VomereIl vomere forma la metà inferiore del setto nasale (vedi figg. 8.3 e 8.4b). Il suo nome letteralmente significa “ porzione dell’aratro” che si riferisce alla sua somiglianza alla pala dell’aratro. La metà superiore del setto nasale è formata dalla lamina perpendicolare dell’osso etmoide, come menzionato precedentemente. Il vomere e la lamina perpendicolare sostengono una parete della cartilagine del setto che forma la maggioranza della parte anteriore del setto nasale.
MandibolaLa mandibola (fig. 8.15) è l’osso più forte della testa ed è anche l’unico dotato di una notevole mobilità. Sostiene l’ar-cata dentaria inferiore e fornisce ancoraggio ai muscoli della masticazione e dell’espressione facciale. Si sviluppa separa-tamente come osso sinistro e osso destro nel feto unendosi tramite una giunzione cartilaginea mediana chiamata sinfisi mentoniera sulla punta del mento. Questa articolazione ossi-fica precocemente nell’infanzia unendo le due metà in un singolo osso. La punta stessa del mento è detta protuberanza mentoniera.
La mandibola è composta da due principali regioni ad ogni lato – il corpo orizzontale che sostiene i denti e il ramo, la porzione posteriore obliqua o verticale, che si articola con il cranio. Il corpo e il ramo si uniscono nell’angolo della mandibola.
Il corpo della mandibola, come la mascella, presenta processi alveolari tra i denti. Leggermente laterale alla sinfisi mentoniera c’è un evidente foro mentoniero che permette il passaggio di nervi e vasi sanguigni del mento. La superficie interna del corpo è caratterizzata da depres-sioni superficiali e creste che sistemano muscoli e ghian-dole salivari. Nella regione della protuberanza mentoniera, la superficie interna ha un paio di piccoli punti, le spine
APPROFONDIMENTO 8.2 Medicina evoluzionistica
Significato evoluzionistico del palato
Nella maggior parte dei vertebrati i condotti nasali si aprono nella cavità orale. I mammiferi, al contrario, hanno un palato che sepa-ra la cavità nasale da quella orale. Al fine di mantenere il nostro alto tasso metabolico, dobbiamo digerire molto rapidamente; e per far ciò mastichiamo a fondo per ridurre il più possibile il cibo in particelle facilmente digeribili prima di essere deglutito. Il pala-to ci permette di continuare a respirare durante una masticazione prolungata.
26zigo � per unire27lacrim � per piangere FIGURA 8.15 Mandibola.
Più di qualcuno tra i maggiori scienziati e clinici sostiene di aver tratto ispirazione dalla lettura delle biografie dei loro predecessori. Forse queste storie ispireranno anche alcuni dei nostri studenti a intra-prendere grandi cose.
–Ken Saladin
amento di St. Martin ha permesso a Beaumont di fareosservazioni dirette del rapporto tra emozione e
digestione. Quando St. Martin era particolarmente angoscia-Beaumont notò che la digestione quasi non avveniva:
a sappiamo, il sistema nervoso simpatico inibisce digestiva.
Beaumont pubblicò un libro nel 1833 che pose le basi moderna fisiologia gastrica e della dietetica. È stato
con entusiasmo dalla comunità medica e non ha o pari fino a quando il fisiologo russo Ivan Pavlov (1849-
fece i suoi celebri esperimenti sulla digestione degli Basandosi sui metodi usati da Beaumont, Pavlov ha il Premio Nobel 1904 per la Fisiologia e Medicina.
1853, Beaumont scivolando sul ghiaccio, subì un duro alla base del cranio, e morì poche settimane dopo. St.
ontinuò a girare tra le scuole di medicina e ad essere to ad esperimenti da parte di altri fisiologi, le cui
onclusioni sono state spesso meno corrette di quelle diBeaumont. Alcuni, per esempio, attribuirono la digestione
all’acido lattico, invece che all’acido cloridrico. St. visse in povertà in una misera e minuscola baracca con
moglie e diversi figli, e morì 28 anni dopo Beaumont. A quel punto egli era vecchio e credeva di essere stato a Parigi,
Beaumont aveva spesso promesso di portarlo.
Alexis St. Martin (1794–1880)William Beaumont (1785–1853)
CAPITOLO 25 Apparato digerente 1007
APPROFONDIMENTO 25.5 Storia della medicina
L’uomo con un buco nello stomaco
Forse l’episodio più celebre nella storia della fisiologia dige-stiva inizia nel 1822 sull’isola di Mackinac tra il Lago Michigan e il Lago Huron. Alexis St. Martin, un viaggiatore canadese di 28 anni (fig. 25.33), era in piedi fuori ad una stazione com-merciale quando fu accidentalmente colpito da una raffica di colpi di fucile da 3 metri di distanza. Un medico dell’Esercito di stanza a Fort Mackinac, William Beaumont, fu chiamato per visitare St. Martin. Come Beaumont scrisse in seguito, “una porzione del polmone grande quanto un uovo di tacchi-no” sporgeva attraverso la carne lacerata e bruciata di St. Martin. Oltre questo vi era una porzione di stomaco che pre-sentava un foro “largo abbastanza da ricevere il mio dito indice.” Beaumont fece del suo meglio nell’estrarre i fram-menti ossei e curare la ferita, anche se non si aspettava che St. Martin sopravvivesse.
Sorprendentemente, egli è sopravvissuto. Durante i mesi successivi dalla ferita furono estratti frammenti di osso, di cartilagine, e di polvere da sparo. Quando la ferita guarì, rimase una fistola (foro) nello stomaco, così grande che Beaumont doveva coprirla comprimendola per evitare che gli alimenti fuoriuscissero. In seguito, la fistola si ricoprì di tessu-to fibroso, ma rimaneva facilmente apribile. Un anno dopo, St. Martin era ancora debole. Le autorità pubbliche decisero di non poterlo più sostenere con i fondi pubblici e di rimandarlo a casa a circa 2400 km di distanza. Beaumont, tuttavia, cre-deva fortemente nel destino. Molto poco si conosceva sulla digestione, ed egli vide l’incidente come una opportunità unica per imparare. Decise di prendersi cura di St. Martin a sue spese ed eseguì su di lui 238 esperimenti per diversi anni. Beaumont non aveva mai frequentato la scuola medica e non aveva la minima idea di come fosse il lavoro di uno scienziato, ma dimostrò di essere uno sperimentatore sagace. In condi-zioni precarie e con quasi nessuna attrezzatura, ha scoperto molti dei fatti di base della fisiologia gastrica trattati in que-sto capitolo.
“Posso guardare direttamente nella cavità dello stoma-co, osservare il suo movimento, e quasi vedere il processo di digestione”, scriveva Beaumont. “Posso versare dell’acqua all’interno dello stomaco con un imbuto e introdurvi degli alimenti con un cucchiaio, e trarli fuori di nuovo con un sifo-ne.” Mise pezzi di carne su una stringa e li introdusse nello stomaco rimuovendoli ogni ora per esaminarli. Mandò flaco-ni di succo gastrico alle principali farmacie d’America e d’Eu-ropa, che potevano fare ben poco, ma riportarono che il succo gastrico conteneva acido cloridrico. Egli ha dimostrato che la digestione richiede l’HCl e potrebbe anche avvenire al di fuori dello stomaco, ma ha scoperto che l’HCl da solo non digerisce la carne; il succo gastrico deve contenere un altro fattore digerente. Theodor Schwann, uno dei fondatori della teoria cellulare, identificò l’altro fattore, la pepsina. Beaumont ha anche dimostrato che il succo gastrico è secreto solo in risposta al cibo, ma non si accumula tra i pasti, come si pen-sava prima di allora. Ha smentito l’idea che la fame è causata dallo sfregamento l’una contro l’altra delle pareti dello sto-maco vuoto.
Da parte sua, St. Martin si sentiva impotente e umiliato dagli esperimenti di Beaumont. I cacciatori di pellicce lo schernivano come “l’uomo con un buco nello stomaco”, e egli sarebbe voluto tornare al suo lavoro nel deserto. Aveva una moglie e una figlia in Canada che raramente aveva avuto modo di vedere, e fuggì ripetutamente per riunirsi a loro. Stette via per 4 anni prima che la povertà lo facesse ritornare da Beaumont. Beaumont disprezzò la scelleratezza e la irrive-renza di St. Martin e restò del tutto insensibile al suo imbaraz-zo e al suo disagio nel corso degli esperimenti. Eppure il temperamento di St. Martin ha permesso a Beaumont di fare le prime osservazioni dirette del rapporto tra emozione e digestione. Quando St. Martin era particolarmente angoscia-to, Beaumont notò che la digestione quasi non avveniva: come ora sappiamo, il sistema nervoso simpatico inibisce l’attività digestiva.
Beaumont pubblicò un libro nel 1833 che pose le basi della moderna fisiologia gastrica e della dietetica. È stato accolto con entusiasmo dalla comunità medica e non ha avuto pari fino a quando il fisiologo russo Ivan Pavlov (1849-1936) fece i suoi celebri esperimenti sulla digestione degli animali. Basandosi sui metodi usati da Beaumont, Pavlov ha ricevuto il Premio Nobel 1904 per la Fisiologia e Medicina.
Nel 1853, Beaumont scivolando sul ghiaccio, subì un duro colpo alla base del cranio, e morì poche settimane dopo. St. Martin continuò a girare tra le scuole di medicina e ad essere sottoposto ad esperimenti da parte di altri fisiologi, le cui conclusioni sono state spesso meno corrette di quelle di Beaumont. Alcuni, per esempio, attribuirono la digestione chimica all’acido lattico, invece che all’acido cloridrico. St. Martin visse in povertà in una misera e minuscola baracca con la moglie e diversi figli, e morì 28 anni dopo Beaumont. A quel punto egli era vecchio e credeva di essere stato a Parigi, dove Beaumont aveva spesso promesso di portarlo.
FIGURA 25.33 Medico e paziente in uno studio pionieristico della digestione.
veSte grafiCa Che Favorisce l’apprendimento
XII
00_fm_i-xxviii.indd 12 03/02/11 13.00
XIII
Fissa lo standard
•Ampiagammadidisegniefoto
•Centinaiadiaccuraterevisioni
•Pannelliillustratividettagliati
Microvilli
Microfilamenti
Vescicoladi secrezionedurante iltrasporto
Desmosoma
Filamenti intermedi
Centrosoma
Microtubulodurante il disassem-blaggio
Mitocondrio
Rete terminale
Lisosoma
Microtubulo
Nucleo
Microtubulo durante l’assemblag-gio
Filamenti intermedi
(a)
15 µm
(b)
Base dellamembrana
Emidesmosoma
Chinesina
Illustrazioni chiare ricchediparticolariesfumature,concoloribrillantievivacichemettonoinrisaltolestrutture
Centrosoma
(a)
Emidesmosoma
(a)
EmidesmosomaCiglia
Ciglia
Microvilli
Microtubulocentrale
Microtubuliperiferici
Assonema
Membrana plasmatica
Corpo del ciglio
Bracci di dineina
Microtubuli centrali
Assonema:
Microtubuli periferici
Corpo basale
(a)
(c) (d)
(b)
10 mµ
0.15 mµ
Bracciodi dineina
(a)
(b)
L’impatto visivo della natura è enormemente importante nel motivare lo studio. Noi lo testiamo ogni giorno nel lavorare con l’anatomia umana, nei tanti studenti che prediligono la “memoria visiva”; nelle molte persone che trovano gli atlanti di anatomia assai interessanti e nell’enorme popo-larità delle mostre come Body Worlds che esibisco-no il corpo umano e di manifestazioni simili. –KenSaladin
veste grafica chefavoriscel’apprendimento
Pag. 116
Pag. 98
Pag. 725
XIII
00_fm_i-xxviii.indd 13 08/02/11 15:39
XIV Part four��Regulation and Maintenance
Rende più facile l’apprendimento
• Facilità a comprendere i processi tramite le figure
• Strumenti per gli studenti al fine di facilitare il loro orientamento
strumenti di orientamento l’artedi Saladin integra strumenti per aiutare gli studenti a orientarsi velocemente in una figura e fare collegamenti tra i diversi argomenti. 3
6
4
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2
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7
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11
Aorta
Venepolmonaridestre
Vena cavainferiore
Valvola AVdestra (tricuspide)
Vetricolodestro
Atriodestro
Vena cavasuperiore
Tronco polmonare
Arteriapolmonaresinistra
Vene polmonarisinistre
Valvola aortica
Valvola AVsinistra(bicuspide)
Atrio sinistro
Ventricolosinistro
6
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11
1 Il sangue proveniente dalle vene cavesuperiore e inferiore entra nell’atrio destro.
Il sangue contenuto nell’atrio destro raggiungeil ventricolo destro attraverso la valvola AV destra.
La contrazione del ventricolo destro determinal’apertura della valvola polmonare.
Il sangue attraversa la valvola polmonare e raggiunge il tronco polmonare.
Tramite le arterie polmonari destra e sinistrail sangue raggiunge i polmoni dove rilasciaCO2 e assume O2.
Il sangue proveniente dai polmoni tornaall’atrio sinistro tramite le vene polmonari.
Il sangue contenuto nell’atrio sinistro raggiunge ilventricolo sinistro attraverso la valvola AV sinistra.
La contrazione del ventricolo sinistro(contemporanea al punto 3 ) determina l’apertura della vaolvola aortica.
Il sangue attraversa la valvola aortica eraggiunge l’aorta ascendente.
Il sangue dall’aorta viene distribuito a tutti gliorgani, dove rilascia O2 e assume CO2.
Il sangue ritorna al cuore tramite le vene cave.
3
elaborazione delle figure Saladin suddivide processi fisiologici complicati in diversi passaggi per rendere più accessibili i concetti difficili.
5
11
Sterno
Coste
Polmone sinistro
Cavità pleurica
Vertebra
Midollo spinale
Posteriore
Anteriore
Grasso della cavitàtoracica
M. grandepettorale
Ventricoli del cuore
Atri del cuore
Cavità pericardica
Aorta
Polmone destro
Esofago
Sterno
Coste
Grasso della cavitàtoracica
Costretta
Dilatata
Aumenta il flusso alle gambe
Ridottoflussoall’intestino
Aorta
(a) (b)
Arteriamesentericasuperiore
Arterie iliachecomuni
Costretta
Dilatata
Flusso ridotto alle gambe
Aumenta ilflusso all’intestino
Nuovi concetti in un contesto
familiare per aiutare gli studenti
a fare collegamenti tra le varie idee.
Epidermide
Derma
Matrice del pelo
Ghiandolasebacea
Vecchia clavadel pelo
PiloerettoreNuovo pelo
Rigonfiamento
Clava del pelo(distaccamentodalla matrice)
Clava
Papilla dermica
Degenerazionedel follicoloinferiore
Bulbo pilifero
2 31 Anagen (precoce)(Fase di crescita, 6–8 anni)Cellule staminali si moltiplicano e il follicolo cresce più in profondità nelderma, le cellule della matrice aumentano e cheratinizzano causandol’allungamento del pelo; la vecchia clava del pelo potrebbe persisteretemporaneamente lungo il nuovo pelo in crescita.
Anagen (maturo) Catagen(Fase degenerativa, 2–3 settimane)La crescita del pelo cessa, il bulbopilifero cheratinizza e forma la clavadel pelo; il follicolo inferiore degenera.
Telogen(Fase di riposo, 1–3 mesi)La papilla dermica salea livello del rigonfiamento;la clava pilifera cade, di solitoin questa fase o in anagen.
Pag. 770
Pag. 728
Pag. 46
Pag. 200
XIV
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XV
organizzazione dei capitoli studiata per coinvolgere lo studente
• I capitoli sono strutturati in maniera comprensibile per gli studenti.
• Numerose parole evidenziate aiutano gli studenti a organizzare il loro tempo di studio e revisionare le strategie.
12CAPITOLO
INDICE DEL CAPITOLO12.1 Introduzione generale al Sistema
Nervoso 442
12.2 Proprietà dei neuroni 443� Proprietà generali 443� Classi funzionali 444� Struttura di un neurone 444� Trasporto assonale 447
12.3 Cellule di sostegno (neuroglia) 448� Tipi di neuroglia 448� Mielina 450� Fibre nervose amieliniche 450� Velocità di conduzione delle fibre
nervose 452� Rigenerazione delle fibre nervose 452
12.4 Elettrofisiologia dei neuroni 453� Potenziale elettrico e corrente 454� Potenziale di membrana a riposo 455� Potenziale locale 455� Potenziale d’azione 457� Periodo refrattario 459� Conduzione del segnale nelle fibre
nervose 459
12.5 Sinapsi 462� La scoperta dei neurotrasmettitori 462� Struttura di una sinapsi chimica 463� Neurotrasmettitori e mediatori correlati 463� Trasmissione sinaptica 464� Cessazione del segnale 467� Neuromodulatori 467
12.6 Integrazione neurale 467� Potenziali postsinaptici 468� Sommazione, facilitazione
e inibizione 468� Codifica neurale 470� Gruppi neurali e circuiti 471� Memoria e plasticità sinaptica 472
Collegamenti 476
Riepilogo del capitolo 477
APPROFONDIMENTI12.1 Nota clinica: Cellule gliali e tumori
encefalici 44912.2 Nota clinica: Malattie della guaina
mielinica 45012.3 Storia della medicina: Il fattore
di crescita neurale, dal laboratorionella camera da letto al Premio Nobel 454
12.4 Nota clinica: Morbo di Alzheimere Morbo di Parkinson 474
TESSUTO NERVOSO
Una cellula di Purkinje,un neurone del cervelletto
Concetti da riprendere…
Per la comprensione del presente capitolo è necessario possedereo ripassare i seguenti concetti:
� Cationi e anioni (pag. 56)
� I canali ionici regolatidal voltaggio e regolatidal ligando (pag. 94)
� AMP ciclico come secondomessaggero (pag. 95)
� Diffusione semplice (pag. 100)
� Il trasporto attivo e la pompa sodio-potassio (pag. 104)
indice del capitolofornisce una veloce sintesi del
suo contenuto.
concetti da riprendere sottolineano i collegamenti tra
i vari concetti fornendo anche
un aiuto al ripasso per gli
studenti non tradizionali.
Approfondimenti fanno
luce su aree d’interesse per lo
studente.
Strumenti PedagogiCi di insegnamento
XV
00_fm_i-xxviii.indd 15 03/02/11 13.01
XVI
Apprendimento graduale basato su obiettivi
• Icapitolisonodivisiinporzionipiùagevoli,cheaiutanoglistudentiabilanciareiltempodistudioinmanieraefficace.
• Ledomandeallafinediunasessionepermettonoallostudentedicontrollarelasuacomprensioneprimadiprocedereconlostudio.
Sinfisi pubica
Disco intervertebrale(fibrocartilagineo)
Corpo dellavertebra
Clavicola
Primacosta
(a)
(c)
(b)
Cartila-gine costale
Sterno
Disco interpubico(fibrocartilagineo)
CAPITOLO 9 Articolazioni 289
GonfosiAnche se i denti non sono ossa il loro legame alla cavità viene classificato come un’articolazione chiamata gonfosi. Il termi-ne si riferisce alla sua somiglianza ad un chiodo martellato nel legno5. Il dente è mantenuto nella sua posizione da un lega-mento periodontale fibroso, costituito da fibre collagene che si estendono dalla matrice ossea della mascella nel tessuto dentario (vedi fig. 9.2b). Il legamento periodontale permette al dente di muoversi o andare un po’ giù durante la masticazio-ne. Questo ci consente di percepire la durezza di quello che stiamo mangiando o sentire il cibo che ci è rimasto tra i denti.
SindesmosiUna sindesmosi6 è un’articolazione fibrosa in cui le due ossa sono tenute insieme da fibre collagene più lunghe rispetto a
quelle di una sutura o di una gonfosi, conferendo all’osso maggiore mobilità. Mentre l’intervallo di mobilità differisce molto tra le sindesmosi, tutte sono molto più mobili delle suture e delle gonfosi. Una delle sindesmosi meno mobili è l’articolazione che unisce le estremità distali della tibia e della fibula insieme, lato a lato. Mentre una più mobile esiste tra i corpi del radio e dell’ulna che sono connessi da un ampio foglietto fibroso chiamato membrana interossea che consente movimenti come pronazione e supinazione dell’avambraccio (vedi fig. 9.2c).
Sinartrosi: articolazioni cartilaginee Un’articolazione cartilaginea è anche chiamata o anfiartro-si7. In queste articolazioni le due ossa sono tenute insieme da cartilagine (fig. 9.4).
7anfi � su tutti i lati � artr � articolato � osi � condizione
FIGURA 9.4 Articolazioni cartilaginee. (a) Una sincondrosi rappresentata dalla car-tilagine costale che unisce la prima costa con lo sterno. (b) La sinfisi pubica. (c) Dischi intervertebrali che uniscono ver-tebre adiacenti tramite sinfisi.
� Qual è la differenza tra la sinfisi pubica e il disco interpubico?
5gonf � chiodo, bullone � osi � condizione6sin � insieme � desm � gruppo � osi � condizione
Le domande alla fine del capitolosonocostruitesututtiilivellidellatassonomiadiBloomintrepartiper:
1. provaresemplicementearicordare
2. associareilricordoconilpensieroanalitico
3. applicarequellochesiconosceanuoviproblemicliniciealtresituazioni
Ledomandenelledidascalieeglispunti di riflessionestimolanoglistudentiapensa-reinmanierapiùapprofonditaalleimplicazionieapplicazionidiquellochehannoappreso.
Ognisessionenumeratainiziacongliobiettivi di apprendimentocheaiutanoafocalizzarel’attenzionedellettoresuiconcettigenerali.
Prima di continuareconduceglistudentiinun’autovalutazioneprimadicontinuareconlasuccessivasessione.
Mantello mucoso
Ciglia
Membranabasale
Fibre collagene
Fibroblasto
Muscolarismucosae
Fibre elastiche
Vaso sanguigno
Cellule cigliatedell’epiteliopseudostratificato
Muco in una cellulaEpitelio
Laminapropria
Membranamucosa(mucosa)
178 PARTE PRIMA Organizzazione del corpo
spesso, a sua volta si appoggia su un foglietto elastico. Nell’insieme, questi tessuti formano una membrana chiama-ta tonaca interna dei vasi sanguigni ed endocardio del cuore. Il semplice epitelio squamoso che circoscrive le cavità pleu-riche, pericardiche e peritoneali è detto mesotelio.
Alcune articolazioni dell’apparato scheletrico sono deli-mitate da membrane sinoviali formate solo da tessuto con-nettivo. Tali membrane coprono lo spazio tra un osso e l’altro e secernono un fluido sinoviale lubrificante all’interno delle giunzioni.
� Prima di continuare
Rispondere alle seguenti domande per verificare la com-prensione della sezione precedente:
19. Confrontare la struttura delle giunzioni strette e delle gap. Collegare le loro differenze strutturali con quelle funzionali.
20. Distinguere tra una ghiandola semplice ed una com-posta fornendo un esempio di ciascuna. Distinguere tra una ghiandola tubulare e una acinosa dando anche qui degli esempi.
21. Confrontare le modalità di secrezione merocrina ed olocrina elencando i prodotti ghiandolari ottenuti nei due casi.
22. Descrivere le differenze tra una membrana mucosa e sierosa.
23. Elencare gli strati di una membrana mucosa concen-trando l’attenzione su quale tra i quattro tessuti prin-cipali costituisce ciascun strato.
5.6 La crescita, lo sviluppo, la riparazione e la morte di un tessuto
Obiettivi di apprendimentoAl termine di questa sezione bisognerebbe essere in grado di:
� descrivere le modalità di crescita tissutale;
� definire le cellule staminali adulte ed embrionali e i loro vari gradi di plasticità sviluppata;
� descrivere i modi con cui un tessuto può modificarsi da un tipo all’altro;
� descrivere i modi e le cause per cui un tessuto muore;
� descrivere i modi in cui il corpo umano ripara i tessu-ti danneggiati.
La crescita tissutaleI tessuti crescono sia perché le loro cellule aumentano in numero che perché le cellule esistenti si allargano. La mag-gior parte della crescita embrionale e neonatale avviene per iperplasia39, il tessuto si accresce tramite moltiplicazione cellulare. I muscoli allenati, comunque, crescono per iper-trofia40, ingrandimento delle cellule preesistenti. L’accumulo del grasso corporeo avviene anche per ipertrofia. Anche un
FIGURA 5.32 Istologia di una membrana mucosa.
39iper � eccessivo � plasia � crescita40iper � eccessivo � trofia � nutrimento
Sinfisi pubica(b)
Processo orbitaledell’osso palatino
Foro sopraorbitario
Lamina orbitaledell’osso etmoide
Osso lacrimale
Foro ottico
Lamina orbitaledell’osso frontale
Piccola ala dello sfenoide
Processo frontaledella mascella
Paretemediale
Pavimentodell’orbita
Processo zigomaticodell’osso frontale
Grande aladell’osso sfenoide
Superficie orbitaledell’osso zigomatico
Foroinfraorbitale
Fessura orbitale superiore
Fessura orbitaleinferiore
Paretelateraledell’orbita
Radicedell’orbita
Superficie orbitaledella mascella
CAPITOLO 8 Apparato scheletrico 255
quello che può essere visto dell’etmoide è la lamina per-pendicolare guardando dalla cavità nasale (vedi fig. 8.3); la lamina orbitale osservando dalla parete mediale dell’orbita (fig. 8.14); e la crista galli insieme alla lamina cribrosa guardando dall’interno della cavità craniale (vedi fig. 8.5b).
Ossa della facciaLe ossa della faccia sono quelle che non hanno contatto diretto con il cervello o le meningi. Sostengono i denti, danno forma e individualità al viso, formano parte delle cavità orbitali e nasali fornendo punti di ancoraggio ai muscoli per la masticazione e per le espressioni facciali. Esistono 14 ossa facciali:
2 mascellari 2 ossa nasali2 ossa palatine 2 cornetti nasali inferiori2 ossa zigomatiche 1 vomere2 ossa lacrimali 1 mandibola
MascellaLe ossa mascellari sono le più ampie della faccia. Formano la mandibola superiore e si incontrano sulla sutura interma-scellare mediana (vedi figg. 8.3, 8.4a e 8.5a). Piccoli punti dell’osso mascellare, chiamati processi alveolari, crescono negli spazi tra le basi dei denti. La radice di ciascun dente è inserita in un profondo incavo o alveolo. Se si perde o si estrae un dente la mascella non viene più sollecitata dalla masticazione, i processi alveolari si riassorbono e l’alveolo si riempie di nuovo osso lasciando un’area liscia sulla mascella. Sebbene siano conservati nel cranio, i denti non sono delle ossa. Saranno discussi in maggior dettaglio nel capitolo 25.
Spunti di riflessioneSupponi di star studiando un cranio con dei denti man-canti. Come puoi dire se questi denti sono stati persi dalla persona dopo la morte o anni prima?
Ogni mascella si estende dai denti alla parete infero-mediale dell’orbita. Appena al di sotto dell’orbita presenta un foro infraorbitario per il passaggio di un vaso sanguigno alla faccia e un nervo che riceve la sensibilità dalla regione nasale e dalla guancia. Questo nervo emerge tramite il foro rotondo nella cavità cranica. La mascella forma parte del pavimento dell’orbita dove mostra la fessura orbitale infe-riore che piega verso il basso e medialmente (fig. 8.14). Le fessure orbitali inferiore e superiore formano lateralmente una V il cui vertice si trova vicino al foro ottico. La fessura orbitale inferiore funge da passaggio di vasi sanguigni e nervi sensitivi dalla faccia.
Il palato crea il tetto della bocca e il pavimento della cavità nasale. È costituito dal palato duro anteriormente e dal palato molle posteriormente. La maggior parte del palato duro è formata da estensioni orizzontali della mascella chia-mate processi palatini (vedi fig. 8.5a). Vicino al margine anteriore di ciascun processo palatino, appena dietro gli incisivi, c’è il foro incisivo. I processi palatini normalmente si uniscono nella sutura intermascellare a circa 12 settimane di gestazione. Se questa adesione non avviene si ha palato-schisi spesso accompagnate da labioschisi lateralmente alla linea mediana. Palatoschisi e labioschisi possono essere cor-rette chirurgicamente con buoni risultati estetici, ma una palatoschisi rende difficile per un neonato la suzione neces-saria al suo nutrimento.
FIGURA 8.14 Orbita di sinistra (visione anteriore).
XVI
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XVII
Nuova organizzazione dei capitoliAlcuni capitoli e argomenti sono presenta-ti in una sequenza che è pedagogicamente più valida rispetto all’ordine convenzionale.
Introduzione all’ereditarietàI principi fondamentali dell’ereditarietà sono presentati nelle ultime pagine del capitolo 4 piuttosto che alla fine del testo per meglio integrare la genetica molecolare con quella mendeliana. Tale organizzazione prepara lo studente ad apprendere i caratteri genetici e condizioni come la fibrosi cistica, il daltonismo, i gruppi sanguigni, l’emofilia, i geni del cancro o l’anemia falciforme intro-ducendo prima di tutto il concetto di allele dominante e recessivo, fenotipo e genotipo e legami sessuali.
La fisiologia e l’anatomia dei muscoli segue quella relativa allo scheletro e alle articolazioniLa morfologia funzionale dello scheletro, delle articolazioni e dei muscoli viene trat-tata in tre capitoli successivi, dall’8 al 10, così quando gli studenti apprendono le ori-gini e le inserzioni di un muscolo, questo viene esposto dopo solo due capitoli relati-vi allo studio delle più importanti caratteri-stiche ossee. Quando gli studenti studiano le azioni muscolari, queste sono presentate nel capitolo successivo a quello relativo ai termini dei movimenti articolari. Questo ordine fornisce un altro vantaggio: la fisio-logia delle cellule muscolari e nervose è trattata in due capitoli successivi (11 e 12), che sono così integrati per meglio compren-dere le sinapsi, i neurotrasmettitori e l’elet-trofisiologia della membrana.
VI
Presentazione dell’edizione italiana VInformazioni sull’autore VIIRevisori XVIIIIndice generale XXLettera agli studenti XXVI
PARTE PRIMAOrganizzazione del corpo
1 I principali temi dell’anatomia e della fisiologia 1
Atlante A Orientamento generale del corpo umano 28
2 La chimica della vita 51
3 Forma e funzione cellulare 87
4 Genetica e funzione cellulare 123
5 Istologia 151
PARTE SECONDASostegno e movimento
6 Apparato tegumentario 187
7 Tessuto osseo 213
8 Apparato scheletrico 241
9 Articolazioni 285
10 Apparato muscolare 319
Atlante B Anatomia di superficie 387
11 Tessuto muscolare 403
PARTE TERZAIntegrazione e controllo
12 Tessuto nervoso 441
13 Midollo spinale, nervi spinali e riflessi somatici 481
14 Encefalo e nervi cranici 514
15 Sistema nervoso autonomo e innervazione viscerale 565
16 Organi di senso 586
17 Apparato endocrino 637
PARTE QUARTARegolazione e sopravvivenza
18 Apparato circolatorio: il sangue 683
19 Apparato circolatorio: il cuore 719
20 Apparato circolatorio: vasi sanguigni e circolazione 755
21 Sistema linfatico e sistema immunitario 815
22 Apparato respiratorio 863
23 Apparato urinario 905
24 Acqua, elettroliti ed equilibrioacido-base 942
25 Apparato digerente 965
26 Nutrizione e metabolismo 1013
PARTE QUINTARiproduzione e sviluppo
27 Apparato riproduttivo maschile 1047
28 Apparato riproduttivo femminile 1077
29 Sviluppo umano 1117
Appendice A: Risposte A-1
Appendice B: Tavola periodica degli elementi A-10
Appendice C: Simboli, pesi e misure A-11
Appendice D: Abbreviazioni biomediche A-12
Glossario G-1
Crediti C-1
Indice analitico I-1Lessico L-1
SommarioBREVE
Apparato urinario presentato vicino agli apparati circolatorio e respiratorioMolti libri inseriscono questo apparato al termine del testo per le sue relazioni anatomiche e di sviluppo con l’apparato riproduttivo. Tuttavia i suoi legami fisiologici agli apparati circolatorio e respira-torio sono molto più importanti. Tranne per la digressione necessa-ria sul sistema linfatico e immunitario, l’apparato circolatorio è seguito quasi immediatamente dal respiratorio e dall’urinario.
InnovatIva sequenzadeicapitoli
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XVIII
Mike AaronShelton State Community College
P.A. AhanotuGeorgia Perimeter College
John V. AliffGeorgia Perimeter College
Emily AllenGloucester County College
Teresa AlvarezSt. Louis Community College – Forest Park
Steven AmdurNassau Community College
Kathy Pace AmesIllinois Central College
Seher AtamturkturBronx Community College
Bert AtsmaUnion County College
Timothy A. BallardUniversity of North Carolina Wilmington
Jeanne BarnettUniversity of Southern Indiana
Jerry BartonTarrant County College- South Campus
Ellen BeidlerShelton State Community College
Robert M. BlumLehigh Carbon Community College
William Caldecutt Polk Community College
Jackie CarnegieUniversity of Ottawa
Samuel ChenMoraine Valley Community College
Roger D. ChoateOklahoma City Community College
Genevieve C. ChungBroward College
Pamela Anderson ColeShelton State Community College
David CoreyMidlands Technical College
Jorge D. CorteseDurham Technical Community College
Paul B. CurrieHazard Community and Technical College
Mary Elizabeth DawsonKingsborough Community College
Richard DoolinDaytona Beach Community College
Angela M. EdwardsTrident Technical College
Grisseel A. Cruz-EspaillatKeiser College Kendall Campus
Libby Willson FarrellyChattanooga State Technical Community College
Maria FlorezLone Star College – CyFair
Margaret FolsomMethodist College
Jennifer FreedRio Salado College
Purti P. GadkariWharton County Junior College
Peter GermrothHillsborough Community College, Tampa
Matthew GossesOwens Community College
Richard D. GrinerAugusta State University
Miles HackerUniversity of Toledo
Gale HaighMcNeese State University
Terry HarrisonArapahoe Community College
Jean HelgesonCollin College
Regina HoffmanMidlands Technical College
William HooverBunker Hill Community College
William F. HuberSt. Louis Community College – Forest Park
Catherine J. HurlbutFlorida Community College at Jacksonville
Melinda HuttonMcNeese State University
Alexander ImholtzPrince George’s Community College
Jody E. JohnsonArapahoe Community College
Tina JonesShelton State Community College
Ellen N. JordanEast Mississippi Community College
Kamal KamalValencia Community College – West Campus
Michael S. KopenitsAmarillo College
Anna KoshyHouston Community College – Northwest
Selena K. KrajewskiDurham Technical Community College
Marc LaxerUniversity of Massachusetts – Dartmouth
Steven A. LeadonDurham Technical Community College
John E. Leffert IVLock Haven University of Pennsylvania
Peggy LePageNorth Hennepin Community College
Georgia LindKingsborough Community College
Paul LuysterTarrant County College – South Campus
Revisori
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XIX
Steven T. LytleBroward Community College
Elizabeth MaherIvy Tech Community College
Jane MaroneUniversity of Illinois – Chicago
Jameson McCannGuilford Technical Community College
Jennifer McLeeseUniversity of Manitoba
Mark MeadeJacksonville State University
Judith MegawIndian River State College
Richard MerrittHouston Community College
Ralph R. MeyerUniversity of Cincinnati
Howard MotoikeLaGuardia Community College
Scott MurdochMoraine Valley Community College
Amy NunnallyFront Range Community College
Igor V. OksovUnion County College
Mark PaternostroPennsylvania College of Technology
Gregory T. PayneUniversity of West Georgia
Davonya J. PersonAuburn University
Andrew J. PettoUniversity of Wisconsin-Milwaukee
David C. PfeifferUniversity of Alaska – Anchorage
Julie C. PilcherUniversity of Southern Indiana
David J. PortaBellarmine University and University of Louisville School of Medicine
Tinna RossNorth Hennepin Community College
Connie RyeEast Mississippi Community College
Jennifer ScobyIllinois Central College
Marsha L. SegebarthUniversity of Southern Indiana
Joanne SettelBaltimore City Community College
Colleen SinclairTowson University
Janice Yoder SmithTarrant County College – Northwest Campus
Dianne SnyderAugusta State University
Yong TangFront Range Community College
Christine TerryAugusta State University
Randall L. TracyWorcester State College
Charles VenglarikJefferson State Community College
Kimberly ViettiIllinois Central College
Rukmani ViswanathLaredo Community College
Janice M WebsterIvy Tech Community College
Candace Belanger-WenhamCollin County Community College
Ruby WhiteOwens Community College
Vernon WiersemaHouston Community College – Southwest
Frederick E. WilliamsUniversity of Toledo
Bruce WingerdBroward College
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XX
Indicegenerale
Parte PrimaOrganizzazionedelcorpo
Capitolo 1i principali temi dell’anatomia e della fisiologia 1
1.1 Obiettividell’anatomiaedellafisiologia 2
1.2 Originidellascienzabiomedica 3
1.3 Ilmetodoscientifico 7
1.4 Originieadattamentiumani 9
1.5 Lastrutturadelcorpoumano 12
1.6 Lafunzionedelcorpoumano 14
1.7 Illinguaggiodellamedicina 20
1.8 Revisionedeitemiprincipali 22
Riepilogodelcapitolo 25
atlante aOrientamento generale del corpo umano 28
A.1 Terminologiaanatomicagenerale 29
A.2 Porzionidelcorpoumano 31
A.3 Membraneecavitàdelcorpo 34
A.4 Apparatidiorgani 37
A.5 Un’indaginevisivadelcorpoumano 37
Riepilogodell’atlante 49
Capitolo 2La chimica della vita 51
2.1 Atomi,ioniemolecole 52
2.2 Acquaemiscele 59
2.3 Energiaereazionichimiche 65
2.4 Compostiorganici 68
Riepilogodelcapitolo 84
Capitolo 3Forma e funzione cellulare 87
3.1 Concettisullastrutturacellulare 88
3.2 Superficiecellulare 91
3.3 Trasportodimembrana 100
3.4 Internodellacellula 110
Riepilogodelcapitolo 120
Capitolo 4Genetica e funzione cellulare 123
4.1 DNAeRNA–Gliacidinucleici 124
4.2 Genieloroazione 129
4.3 ReplicazionedelDNAeciclocellulare 138
4.4 Cromosomiederedità 142
Riepilogodelcapitolo 148
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XXI
capitolo 5istologia 151
5.1 Lo studio dei tessuti 152
5.2 Il tessuto epiteliale 154
5.3 Il tessuto connettivo 160
5.4 I tessuti nervoso e muscolare – tessuti eccitabili 170
5.5 Le giunzioni intercellulari, le ghiandole e le membrane 173
5.6 La crescita, lo sviluppo, la riparazione e la morte di un tessuto 178
Riepilogo del capitolo 184
PARTe secondASostegno e movimento
capitolo 6Apparato tegumentario 187
6.1 Cute e tessuto sottocutaneo 188
6.2 Peli e unghie 197
6.3 Ghiandole cutanee 202
6.4 Disordini della cute 204
Collegamenti 209
Riepilogo del capitolo 210
capitolo 7Tessuto osseo 213
7.1 Tessuti e organi dell’apparato scheletrico 214
7.2 Istologia del tessuto osseo 217
7.3 Sviluppo dell’osso 221
7.4 Fisiologia del tessuto osseo 227
7.5 Disordini dell’osso 233
Collegamenti 237
Riepilogo del capitolo 238
capitolo 8Apparato scheletrico 241
8.1 Panoramica sull’apparato scheletrico 242
8.2 Testa 244
8.3 Colonna vertebrale e gabbia toracica 258
8.4 Cingolo scapolare e arto superiore 267
8.5 Cingolo pelvico e arto inferiore 273
Riepilogo del capitolo 283
capitolo 9Articolazioni 285
9.1 Articolazioni e loro classificazione 286
9.2 Articolazioni sinoviali o diartrosi 290
9.3 Anatomia delle diartrosi selezionate 305
Riepilogo del capitolo 316
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XXII
Capitolo 10Apparato muscolare 319
10.1 Organizzazionestrutturaleefunzionaledeimuscoli 320
10.2 Muscolidellatestaedelcollo 328
10.3 Muscolideltronco 339
10.4 Muscolicheagisconosullaspallaesull’artosuperiore 349
10.5 Muscolicheagisconosull’ancaesull’artoinferiore 366
Collegamenti 382Riepilogodelcapitolo 383
Atlante BAnatomia di superficie 387
B.1 L’importanzadell’anatomiaesterna 388
B.2 Testaecollo 389
B.3 Tronco 390
B.4 Artosuperiore 394
B.5 Artoinferiore 396
B.6 Testsuimuscoli 402
Capitolo 11Tessuto muscolare 403
11.1 Classificazioneedescrizionedeltessutomuscolare 404
11.2 Anatomiamicroscopicadeltessutomuscolarescheletrico 405
11.3 Rapportotranervietessutomuscolare 410
11.4 Comportamentodellafibramuscolarescheletrica 414
11.5 Comportamentodelmuscolonelsuoinsieme 420
11.6 Metabolismomuscolare 425
11.7 Tessutomuscolarecardiacoetessutomuscolareliscio 430
Riepilogodelcapitolo 437
PArTe TerzAIntegrazioneecontrollo
Capitolo 12Tessuto nervoso 441
12.1 Introduzionegeneralealsistemanervoso 442
12.2 Proprietàdeineuroni 443
12.3 Celluledisostegno(Neuroglia) 448
12.4 Elettrofisiologiadeineuroni 453
12.5 Sinapsi 462
12.6 Integrazioneneurale 467
Collegamenti 476
Riepilogodelcapitolo 477
Capitolo 13Midollo spinale, nervi spinali e riflessi somatici 481
13.1 Midollospinale 482
13.2 Nervispinali 490
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XXIII
13.3 Riflessi somatici 503
Riepilogo del capitolo 511
capitolo 14encefalo e nervi cranici 514
14.1 Introduzione generale all’encefalo 515
14.2 Meningi, ventricoli, liquido cefalorachidiano e irrorazione 520
14.3 Rombencefalo e mesencefalo 524
14.4 Proencefalo 531
14.5 Funzioni integrative dell’encefalo 538
14.6 Nervi cranici 549
Riepilogo del capitolo 561
capitolo 15sistema nervoso autonomo e innervazione viscerale 565
15.1 Proprietà generali del sistema nervoso autonomo 566
15.2 Anatomia del sistema nervoso autonomo 569
15.3 Effetti del sistema nervoso autonomo sugli organi bersaglio 576
15.4 Controllo centrale delle funzioni autonomiche 581
Riepilogo del capitolo 583
capitolo 16organi di senso 586
16.1 Proprietà e classificazione dei recettori della sensibilità 587
16.2 Sensibilità generale 589
16.3 Sensi chimici 595
16.4 Udito ed equilibrio 600
16.5 Vista 614
Riepilogo del capitolo 633
capitolo 17Apparato endocrino 637
17.1 Aspetti generali dell’apparato endocrino 638
17.2 Ipotalamo e ipofisi 641
17.3 Altre ghiandole endocrine 649
17.4 Ormoni e loro azioni 659
17.5 Stress e adattamento 669
17.6 Eicosanoidi e segnalazione paracrina 670
17.7 Disordini endocrini 671
Collegamenti 678
Riepilogo del capitolo 679
PARTe quARTARegolazione e sopravvivenza
capitolo 18Apparato circolatorio: il sangue 683
18.1 Introduzione 684
18.2 Eritrociti 689
18.3 Gruppi sanguigni 696
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XXIV
18.4 Leucociti 700
18.5 Piastrine ed emostasi – Il controllo del sanguinamento 707
Riepilogo del capitolo 716
capitolo 19Apparato circolatorio: il cuore 719
19.1 Introduzione generale all’apparato cardiovascolare 720
19.2 Anatomia macroscopica del cuore 722
19.3 Muscolo cardiaco e sistema di conduzione cardiaco 730
19.4 Attività elettrica e contrattile del cuore 733
19.5 Flusso sanguigno, toni cardiaci e ciclo cardiaco 739
19.6 Gittata cardiaca 745
Riepilogo del capitolo 751
capitolo 20Apparato circolatorio: vasi sanguigni e circolazione 755
20.1 Anatomia generale dei vasi sanguigni 756
20.2 Pressione, resistenza e flusso sanguigno 764
20.3 Scambio capillare 771
20.4 Ritorno venoso e shock circolatorio 774
20.5 Particolari circoli sanguigni 777
20.6 Anatomia del circuito polmonare 778
20.7 Vasi sistemici della regione assiale 779
20.8 Vasi sistemici della regione appendicolare 798
Collegamenti 809
Riepilogo del capitolo 810
capitolo 21sistema linfatico e sistema immunitario 815
21.1 Sistema linfatico 816
21.2 Immunità innata 829
21.3 Caratteristiche generali dell’immunità specifica 837
21.4 Immunità cellulare 841
21.5 Immunità umorale 844
21.6 Disordini del sistema immunitario 850
Collegamenti 857
Riepilogo del capitolo 858
capitolo 22Apparato respiratorio 863
22.1 Anatomia dell’apparato respiratorio 864
22.2 Ventilazione polmonare 875
22.3 Scambio e trasporto dei gas polmonari 886
22.4 Disordini respiratori 896
Collegamenti 900
Riepilogo del capitolo 901
capitolo 23Apparato urinario 905
23.1 Funzioni dell’apparato urinario 906
23.2 Anatomia dei reni 908
23.3 Formazione dell’urina – parte I: filtrazione glomerulare 914
23.4 Formazione dell’urina – parte II: riassorbimento tubulare e secrezione 920
23.5 Formazione dell’urina – parte III: mantenimento dell’acqua 925
23.6 Urina e Tests della funzione renale 928
23.7 Accumulo ed eliminazione delle urine 931
Collegamenti 937
Riepilogo del capitolo 938
capitolo 24Acqua, elettroliti ed equilibrio acido-base 942
24.1 Bilancio idrico 943
24.2 Bilancio elettrolitico 949
24.3 Equilibrio acido-base 954
Riepilogo del capitolo 962
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XXV
Capitolo 25Apparato digerente 965
25.1 Anatomiageneraleeprocessidigestivi 966
25.2 Dallaboccaall’esofago 970
25.3 Lostomaco 977
25.4 Ilfegato,lacolecistieilpancreas 986
25.5 Ilpiccolointestino 992
25.6 Digestionechimicaeassorbimento 996
25.7 Ilgrossointestino 1002
Collegamenti 1008
Riepilogodelcapitolo 1009
Capitolo 26Nutrizione e metabolismo 1013
26.1 Nutrizione 1014
26.2 Metabolismodeicarboidrati 1025
26.3 Metabolismodeilipidiedelleproteine 1033
26.4 Statometabolicoemetabolismobasale 1036
26.5 Calorecorporeoetermoregolazione 1038
Riepilogodelcapitolo 1043
PArte quiNtARiproduzioneesviluppo
Capitolo 27Apparato riproduttivo maschile 1047
27.1 Riproduzionesessualeesviluppo 1048
27.2 Anatomiadell’apparatoriproduttivomaschile 1053
27.3 Pubertàeclimaterio 1060
27.4 Spermaeliquidoseminale 1063
27.5 Rispostasessualemaschile 1068
Riepilogodelcapitolo 1073
Capitolo 28Apparato riproduttivo femminile 1077
28.1 Anatomiariproduttiva 1078
28.2 Pubertàemenopausa 1088
28.3 Oogenesieciclosessuale 1089
28.4 Rispostasessualefemminile 1097
28.5 Gravidanzaeparto 1099
28.6 Allattamento 1106
Collegamenti 1111
Riepilogodelcapitolo 1112
Capitolo 29Sviluppo umano 1117
29.1 Fecondazioneestadiopreembrionale 1118
29.2 Stadioembrionaleefetale 1124
29.3 Ilneonato 1134
29.4 Invecchiamentoesenescenza 1139
Riepilogodelcapitolo 1149
AppendiceA:Risposte A-1AppendiceB:Tavolaperiodicadeglielementi A-10AppendiceC:Simboli,pesiemisure A-11AppendiceD:Abbreviazionibiomediche A-12Glossario G-1Crediti C-1Indiceanalitico I-1Lessico L-1
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XXVI Part four��Regulation and Maintenance
Lettera agli studenti
Da giovane ero molto interessato a quello che poi avrei chiamato “studio della natura” per due ragioni. Una era la bellezza della natura.
Mi divertivo con i libri per bambini per la loro abbondan-za di disegni colorati, fotografie di animali, piante, mine-rali e gemme. Fu questo apprezzamento estetico della natura che mi portò a interessarmi di più a essa, scopren-do con stupore e gioia che potevo costruire una carriera su questo. Qualche anno dopo, un’altra cosa mi ha ulte-riormente attirato nello studio della biologia, fu scoprire alcuni scrittori che avevano un modo di usare le parole tale da poter catturare la mia immaginazione e curiosità con la loro elegante prosa. Una volta diventato abbastanza grande da poter avere un lavoro part-time, ho iniziato a comprare libri di zoologia e anatomia che mi ipnotizzava-no con il loro stile avvincente, le loro affascinanti illustra-zioni e fotografie. Anch’io volevo scrivere e disegnare come loro e iniziai a insegnare imparando dai “maestri”. Molte volte sono stato sveglio fino a notte fonda nella mia stanza scrutando nel microscopio e in vasetti pieni di acqua di stagno, battendo a macchina pagina dopo pagina il testo e disegnando con la penna e l’inchiostro. Insomma, studiavo un sacco. Il mio primo libro era com-posto da 318 pagine su piccoli animali di lago chiamati idre, con 53 disegni a inchiostro che ho scritto per il mio esame di biologia quando avevo 16 anni.Dopo circa 30 anni sono diventato uno scrittore di libri di testo, mi sono trovato piacevolmente a scrivere e a dise-gnare la prima edizione del testo che avete sotto mano. Perché? Non solo per la soddisfazione creativa intrinseca, ma anche perché credo che voi siate come ero io, e penso che possiate apprezzare un libro che non si limita a forni-re le informazioni di cui avete bisogno. Credo anche che apprezzerete un autore che scrive in maniera piacevole con una prosa scientifica, uno stile narrativo e che adope-ra un modo semplice e interessante di illustrare le cose.Tramite i miei studenti, so che avete bisogno di qualcosa di più che di semplici disegni accattivanti e di una lettu-
ra gradevole. Affrontiamo questo problema – l’anatomia e la fisiologia sono un soggetto complesso e iniziare lo studio del corpo umano potrebbe apparire un’ardua impresa. Era difficile anche per me imparare (e non si finisce mai d’imparare). Così in aggiunta al semplice scrivere un libro, ho dato ampia importanza alla pedago-gia – l’arte dell’insegnamento. Ho organizzato i capitoli in modo da renderli più semplici per il vostro studio e per darvi tante opportunità di controllare se avete com-preso ciò che avete letto – per mettere alla prova voi stessi (come consiglio ai miei studenti) prima che lo fac-cia il vostro professore.Ogni capitolo è suddiviso in brevi e semplici paragrafi con una serie di scopi di apprendimento (Obiettivi) all’inizio di ciascuna sessione e domande di autovaluta-zione (Prima di continuare) dopo poche pagine. Anche se avete solo 30 minuti per leggere, nella pausa pranzo o sull’autobus, potete facilmente leggere o ripassare una di queste brevi sessioni. Ci sono anche numerose domande di autovalutazione al termine di ogni capitolo, in alcune didascalie e negli occasionali “Spunti di riflessione” dispersi nell’intero capitolo. Le domande coprono un’ampia gamma di abilità cogniti-ve, dal semplice richiamo di un termine alla vostra abili-tà di valutare, analizzare e applicare quello che avete imparato a nuove situazioni cliniche o ad altre circo-stanze.Spero sarete soddisfatti di studiare su questo libro, ma sono cosciente che ci sono sempre nuovi modi per migliorarlo. Infatti la qualità che voi potete trovare nella presente edizione è dovuta ai commenti che ho ricevuto da studenti di tutto il mondo. Se trovate degli errori di battitura o altri tipi di errori, se avete qualsiasi suggeri-mento per migliorare, se posso chiarirvi un concetto o anche se voleste solamente commentare qualcosa che vi piace in particolare del libro, spero non esiterete a scri-vermi. Ho un’intensa corrispondenza con gli studenti e mi piacerebbe sentire anche voi.
Ken SaladinGeorgia College & State UniversityMilledgeville, GA 31061 (USA)[email protected]
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