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S ommar ioEditoriale

Valutazione di qualitàattività di trapianto

Un DVD per le scuoleLa statistica aiuta a scegliere il tempoper battere l’aneurisma

L’attività fisica nell’adulto e nell’anziano

Alimentazione e attività fisica

Riflessione sul valore del donoNotizie dalle Sezioni

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Mensile di cultura sanitaria del Consiglio RegionaleAIDO Lombardia -ONLUS

Anno XVI n. 148- agosto/settembre 2006

Editore:Consiglio Regionale AIDO Lombardia - ONLUS 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345 e-mail: [email protected]

Direttore EditorialeLeonida Pozzi

Direttore ResponsabileLeonio Callioni

Collaborazioni scientifiche:Dott. Gaetano Bianchi

Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo

Dott. Michele ColledanDirettore Chirurgia Generale III Direttore Centro Trapianti di fegato e di polmoni

Dott. Paolo FerrazziDirettore Dipartimento CardiovascolareDirettore U.O. di Cardiochirurgia

Dott. Amando GambaResponsabile Unità Semplice dipartimentaleCentro Trapianti di cuore

Dott. Giuseppe LocatelliDirettore Dipartimento di PediatriaResponsabile Centro trapianti renali

Dott. Giuseppe Remuzzi

Direttore Dipartimento

di Immunologia e Clinica dei Trapianti

Università Milano Bicocca

Prof. Roberto Fumagalli

Docente

NITp - Nord Italia Transplant

Prof. Cristiano Martini - Presidente

Dott. Mario Scalamogna - Direttore

Istituto Mediterraneo Trapianti e Terapie

di alta specializzazione - ISMeTT

Prof. Bruno Gridelli

Direttore Medico scientifico

Professore di Chirurgia Università di Pittsburgh

Istituto Ricerche Farmacologiche

“Mario Negri” - Bergamo

Dott. Giuseppe Remuzzi - Direttore

Yale University School of Medicine

Dott. Mario Strazzabosco

Professor of Medicine,

Director of Transplant Hepatology

Department of Internal Medicine

Section of Digestive Diseases

Redazione esternaLaura SpositoCristina Grande

Redazione tecnicaBergamo e-mail: [email protected] Seminati

Segreteria e Amministrazione24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345e-mail: [email protected]/C postale 36074276Ester MilaniLaura Cavalleri

SottoscrizioniSocio Aido Simpatizzante Sostenitore Benemerito € 30,00 € 40,00 € 70,00 € 90,00

C/C postale 36074276 AIDO Cons.Reg.LombardiaONLUS Prevenzione Oggi

Si contribuisce alle spese di stampa come amici.

Il socio sostenitore ha diritto a n. 9 copie aggiuntiveall’anno da omaggiare a un’altra persona previasegnalazione all’atto della sottoscrizione.

Stampa

CPZ - Costa di Mezzate BG

Reg. Trib. di Milano n. 139 del 3/3/90

Le informazioni contenute in questo periodicovengono trattate con liceità, correttezza e tra-sparenza conformemente al D.lgs. n. 196 del 30giugno 2003 “Codice in materia di protezionedei dati personali”.

GabbianoGabbiano dal francese: mouette, dal Latino: gavia, e poi gavianus, uccello acqua-tico menzionato da Plinio. Il gabbiano è un uccello acquatico dell’ordine dei palmi-pedi, di varia specie, che in tempo di burrasca frequenta le spiagge dei mari e gli

stagni. Le specie più note sono :il gabbiano tridattilo (termine scientifico Rissa tridactyla ) di lunghezza tra i 40 e 50 cm ed apertura alare

da 90 a 103 cm, come loro caratteristica essi giungono a riva solo per riprodursi, e trascorrono il restodell’anno a gran distanza dalla terra ferma.Tra i laridi è il più pelagico il suo habitat naturale è alle latitudini

nordiche dell’Europa, spesso nidifica in colonie di migliaia di individui su scoscese scogliere, sverna neimari nord europei e anche nel mediterraneo ma è poco osservabile per le abitudini pelagiche . Per ripro-

dursi vivono in nidi di fango ed alghe su scogliere a picco. La femmina depone due o tre uova sugli scogli, ipiccoli non precipitano dalle falesie, poiché istintivamente, a differenza delle altre specie di laridi, evitano di

affacciarsi dalle scogliere.Il gabbiano comune o larus idilands, (termine scientifico Larus ridibundus), conosciuto come gabbiano cheride, dal verso che emette simile ad una risata. Il suo habitat è in Europa alle latitudini mediterranee, lungole zone costiere, sulle spiagge ove riposano in gruppo. Il ridibundus ha la lunghezza media complessiva dicm 40 e l’apertura alare raggiunge 1 metro, veste estroso e bizzarro a seconda delle stagioni. Il piumaggio

del mantello è molto fitto e presenta colori variabili e stagionali , nel periodo della riproduzione i maschi e lefemmine (che sono più piccole dei maschi) si presentano con il così detto cappuccio , capo, mento e parte

della gola di colore bruno scuro. Completano l’abito l’estroso occhio a cerchio , il becco e le zampe rossoceralacca, le ali e le parti restanti sono bianche con sfumature a toni grigi e margine interno delle remi-

ganti primarie (1) a striscia nera. Questa specie vive in colonie dove nidifica due volte l’anno, producedue o tre uova che cova per una ventina di giorni. Le uova sono biancastre con puntini scuri, i pulcini

nati sono grigi elegantemente puntinati di scuro. Se visto in controluce, sembra possa impersonare laluce. Secondo una leggenda degli Indios della Colombia, “il gabbiano era proprietario della luce del

giorno”.Il gabbiano appartiene all’ordine dei Caradrimormi a cui appartengono anche le Sterne. Queste due

famiglie hanno caratteristiche simili per habitat da cui traggono le fonti alimentari necessarie.Laridi e sternidi sono spesso oggetto di studi scientifici comparati in quanto riflettono

forti differenze sotto il profilo eco-etologico.

1) remiganti - parti delle penne delle ali degli uccelli che costituiscono le superfici portanti per il volo.

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Il mondo della scuola è sempre più al centro dell’attivitàdell’Aido tesa alla diffusione della cultura della donazioned’organi e tessuti e questo perché dai giovani arrivano importan-ti segnali di grande attenzione, di sensibilità, di capacità di donarsi, divivere sinceramente il valore della solidarietà. Questa ricchezza va peròcustodita e coltivata. È necessario che la nostra Associazione faccia ognipossibile sforzo per stare al fianco dei giovani delle scuole, nella loro cre-scita e nella loro formazione. In quest’ottica si inserisce un nuovo nonindifferente impegno dell’Aido provinciale Bergamo e dell’Aido regiona-le Lombardia che hanno prodotto, con il contributo della Provincia diBergamo e con la collaborazione di alcuni valenti professionisti (in par-ticolare dell’esperto di comunicazione e amico Raffaele Papa), un DVDdestinato proprio alle conferenze-dibattito da svolgersi nelle scuole dellaregione.In questo numero della nostra rivista ne parliamo diffusamente, con lariproduzione di alcune parti del DVD stesso. Si tratta di uno strumentodi comunicazione pensato proprio per i giovani di oggi e per quelli didomani: un DVD molto ben curato, con immagini che catturano l’atten-zione e la sensibilità dei ragazzi, arricchito da spiegazioni precise e det-tagliate eppure mai noiose o difficili da seguire. Questa è infatti la scel-ta fondamentale dell’Aido: un dialogo coinvolgente ma chiaro, che tocchile corde della sensibilità e della partecipazione ma che penetri nel cuoredei giovani senza difficoltà. Personalmente sono contento del risultatoche abbiamo ottenuto e sono certo che, adeguatamente preparati all’uso diquesto importante strumento divulgativo, i nostri dirigenti che incontre-ranno le scolaresche sapranno ottenere risultati ancora migliori di quelli,già molto lusinghieri, conseguiti finora.E che il lavoro intenso e tenace dell’Aido porti a buoni risultati è dimo-strato dai dati che pubblichiamo in apertura di rivista. Dati diffusi dalCentro Nazionale Trapianti e ripresi dal sito del Consiglio NazionaleAido. Le donazioni e i trapianti aumentano; è la risposta della nostracomunità al drammatico appello di chi, ammalato gravemente, aspettaun gesto di solidarietà per continuare a vivere. Si parla tanto, spesso asproposito, di malasanità. Si parla troppo poco invece dei grandi succes-si della nostra medicina e dei progressi che si stanno verificando in ognicampo: dalla ricerca alla cura, dalla chirurgia al follow-up del trapian-to. Progressi che sono dovuti alla bravura, all’impegno, all’abnegazionedi persone che si dedicano “agli altri” e alla lotta contro la sofferenza.In Italia, grazie a tante energie che confluiscono in un unico grandeobiettivo, la situazione continua a migliorare. Significa che la strada èquella giusta e che dobbiamo mantenere tenacemente la rotta verso l’am-bizioso traguardo dell’annullamento delle liste d’attesa. È un sogno?Non importa, possiamo permetterci di sognare perché nel frattempo con-tinuiamo ad ottenere risultati concreti.

Leonida Pozzi Inco

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In copertina:

«ALI PER VOLARE»©

foto di Giuseppe Pellegrini - Mantova

“Nel lavoro spesso molte persone chiedono di creareimmagini per loro conto.C’è un sistema per comporreuna scena senza deformarnele singole realtà.La carta vincente è l’eternacapacità di sognare su se stessi, percorrendo la rivadel mare con il passo del gabbiano e sognando ali per volare”.

composizione grafica Paolo Seminati

Attraverso i ragazzi delle scuoleraggiungiamo il cuoredi tutta la comunità

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Valutazione di qualità Attività di trapianto

dal 2000 al 2004

Con la presentazione dei dati sugli esiti del trapianto di cuore, fegato erene relativi al periodo 2000-2004, si completa l’aggiornamentoannuale dei dati relativi alla valutazione dei centri trapianto. Laqualità dei trapianti effettuati in Italia è migliorata notevolmentenegli ultimi anni, tanto che nel 2005 abbiamo raggiunto il primo

posto in Europa. Questo traguardo è frutto di un’analisi puntuale promossadall’Istituto Superiore di Sanità, che nel 2002 ha avviato un progetto divalutazione della qualità dell’assistenza sanitaria con l’obiettivo di migliorare lostato di salute, innalzare il grado di soddisfazione dei cittadini e offrire strumentidi trasparenza. L’attività di trapianto è stata la prima ad essere sottoposta a valutazione, attraversol’individuazione di criteri condivisi ed il coinvolgimento di tutti i centri operativie dei professionisti del settore. Per garantire la qualità dei dati trasmessi el’attendibilità dei risultati presentati sono state avviate procedure di audit (verificaispettiva) su ogni centro trapianto.

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Descrizione risultati valutazione qualità cuoreN° trapianti Casistica Media Nazionale

Centro Trapianti adulti 2000-04 2000-2004N° casi## Sopravvivenza Adulti

Paziente Organo1 anno (%) 1 anno (%)

BA - AZIENDA OSPEDALE POLICLINICO** .............................9 88.0 87.2BG - OSPEDALI RIUNITI ......................................................138 86.8 86.8BO - S.ORSOLA-MALPIGHI.................................................173 86.2 86.2CA - AZ. OSP. G.BROTZU .....................................................38 81.6 81.6CH - OSPEDALE SAN CAMILLO DE’ LELLIS** ......................16 83.8 83.8CT - AZ.OSP. V.EMANUELE FERRAROTTO ...........................39 80.9 80.9MI - OSPEDALE CA’ GRANDA-NIGUARDA* ........................169 88.0 88.0NA - AZ. OSP. MONALDI* ....................................................163 87.6 87.6PA - ISMETT ...........................................................................1 87.8 87.8PA - OSP. CIV. BENFRATELLI...................................................0PD - AZIENDA OSPEDALIERA...............................................98 87.8 87.6PV - OSP. POL. S. MATTEO.................................................204 89.6 87.5RM - AZ. OSP. S.CAMILLO-FORLANINI.................................37 80.5 80.5RM - OSPEDALE PEDIATRICO B.GESU’ .................................9 86.2 84.9SI - SPEDALI RIUNITI (POL. LE SCOTTE) ..............................91 85.2 85.2TO - AZ. OSP.S.GIOVANNI BATTISTA*...................................89 85.8 85.7TO - OSPEDALE INFANTILE R. MARGHERITA** ......................0UD - AZ. OSP. S.MARIA DELLA MISERICORDIA .................116 89.4 86.6VR - AZ. OSP. DI VERONA* ................................................103 87.3 86.4ITALIA 1493 87.9 87.8

# La tabella A, la tabella B, la tabella C (v. file pdf allegato) sono da considerarsi pubblicabili se insiemeed in forma integrale ## I dati sull'attività non sono relativi ai Trapianti effettivamente eseguiti ma alle schede di follow-up dicui si abbia tracciabilità nel Sistema Informativo Trapianti (SIT)* % di aggiornamento dei follow-up tra 20% e 50%, per almeno un anno** % di aggiornamento dei follow-up inferiore al 20%, per almeno un anno

Attività di trapianto di cuoreI dati relativi all’attività di trapianto di cuore svolta nel quinquennio 2000-2004 confermano e rafforzano l’ottima qualità degli interventi eseguiti inItalia e l’efficienza di tutti i Centri. Ad esempio, dal confronto con i registri internazionali risulta che l’Italia,nel periodo di tempo che va dal 2000 al 2004, ha raggiunto l’ 84,7% nellasopravvivenza dell’organo ad un anno dal trapianto e l’ 84,9% nellasopravvivenza ad un anno del paziente. Per avere un quadro complessivo della situazione, di seguito si riporta latabella “normalizzata” che mette in evidenza, a parità di rischio e di casisticadei pazienti, l’efficienza di ciascun Centro trapianto.. Vengono poi riportati i grafici relativi alla valutazione del reinserimento deipazienti trapiantati in una normale attività sociale, con particolareattenzione alla possibilità di svolgere attività lavorativa.

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Condizioni di vita sociale dei pazienti che hanno subito un trapianto di cuoreNel 92,0% dei casi i pazienti italiani sottoposti a trapianto di cuore lavoranoo sono nelle condizioni di farlo e quindi sono stati pienamente reinseritinella normale attività sociale.

Grafico 1% di pazienti trapiantati che svolgono

o non svolgono la normale attività lavorativa, 2000-2004

Il grafico 1 evidenzia che il 92,0% dei pazientitrapiantati lavora o è nelle condizioni di farlo,mentre la parte rossa rappresenta il restante 8,0%dei pazienti, che invece non lavora

Grafico 2Tipologia di attività lavorativa svolta dai pazienti trapiantati, 2000-2004

Dal grafico 2 si evince che: * tra coloro che hanno ripreso una normale attività lavorativa, il 30,5%svolge un lavoro a tempo pieno, il 7,8% lavora part-time, il 7,6% studia,l’8,5% è rappresentato dalle casalinghe, il 35,9% è in pensione; * tra coloro che non lavorano, l’1,7% è disoccupato, il 4,0% non lavora perscelta, l’1,9% non lavora per malattia, l’1,0% è ospedalizzato, il restante 1,0%non lavora per altri motivi.

Lavora

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Attività di trapianto di fegatoI dati relativi all’attività di trapianto di fegato svolta nel quinquennio 2000-2004confermano e rafforzano l’ottima qualità degli interventi eseguiti in Italia e l’efficienzadi tutti i Centri. Ad esempio, dal confronto con i registri internazionali risulta che l’Italia, nel periodo

di tempo che va dal 2000 al 2004, ha raggiunto l’ 80,1% nella sopravvivenza dell’organoad un anno dal trapianto e l’ 85,4% nella sopravvivenza ad un anno del paziente. Per avere un quadro complessivo della situazione, di seguito si riporta la tabella“normalizzata” che mette in evidenza, a parità di rischio e di casistica dei pazienti,l’efficienza di ciascun Centro trapianto, ricordando che per una corretta interpretazionedell’analisi svolta è fondamentale consultare tutte le tabelle disponibili. Vengono poi riportati i grafici relativi alla valutazione del reinserimento dei pazientitrapiantati in una normale attività sociale, con particolare attenzione alla possibilità disvolgere attività lavorativa.

Descrizione risultati valutazione qualità fegatoN° trapianti Casistica Media Nazionale

Centro Trapianti adulti 2000-04 2000-2004N° casi## Sopravvivenza Adulti

Paziente Organo1 anno (%) 1 anno (%)

BA - AZIENDA OSPEDALE POLICLINICO............................105 78.4 77.5BG - OSPEDALI RIUNITI ......................................................170 85.7 83.2BO - S.ORSOLA-MALPIGHI.................................................387 89.2 84.8CA - AZ. OSP. G.BROTZU .....................................................15 87.3 82.7GE - AZ. OSP. S. MARTINO*................................................225 85.9 81.4MI - ISTITUTO NAZ.LE TUMORI...........................................126 89.6 85.7MI - MAGGIORE POLICLINICO** .........................................158 82.8 78.9MI - OSPEDALE CA’ GRANDA-NIGUARDA** .......................264 88.7 82.7MO - POLICLINICO .............................................................157 86.5 81.4NA - AZ. OSP. A. CARDARELLI* ..........................................187 81.3 80.2PA - ISMETT ........................................................................152 90.8 84.7PD - AZIENDA OSPEDALIERA** ..........................................342 89.8 87.8PI - AZ. OSP. PISANA ..........................................................380 86.1 84.0RM - AZ. POLICLINICO UMBERTO I** .................................156 82.6 80.1RM - ISTITUTO REGINA ELENA - IFO....................................71 86.0 84.8RM - OSPEDALE S. EUGENIO.............................................137 72.3 66.6RM - POLICLINICO A. GEMELLI E C.I.C................................96 79.3 78.1TO - AZ. OSP.S.GIOVANNI BATTISTA ..................................626 89.8 86.4UD - POLICLINICO UNIVERSITARIO ....................................155 85.3 76.8VR - AZIENDA OSPEDALIERA ..............................................25 88.5 84.9ITALIA 3934 86.9 83.4

# La tabella A, la tabella B, la tabella C sono da considerarsi pubblicabili se insieme ed in forma integrale ## I dati sull’attività non sono relativi ai Trapianti effettivamente eseguiti ma alle schede di follow-up dicui si abbia tracciabilità nel Sistema Informativo Trapianti (SIT) * % di aggiornamento dei follow-up tra 20% e 50%, per almeno un anno** % di aggiornamento dei follow-up inferiore al 20%, per almeno un anno

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Condizioni di vita sociale dei pazienti che hanno subito un trapianto di fegatoNel 82,5% dei casi i pazienti italiani sottoposti a trapianto di fegato lavoranoo sono nelle condizioni di farlo e quindi sono stati pienamente reinseritinella normale attività sociale.

Grafico 3% di pazienti trapiantati che svolgono

o non svolgono la normale attività lavorativa, 2000-2004

Il grafico 3 evidenzia che l’82,5% dei pazientitrapiantati lavora o è nelle condizioni di farlo,mentre il restante 17,5% non lavora

Grafico 4Tipologia di attività lavorativa svolta dai pazienti trapiantati, 2000-2004

Dal grafico 4 si evince che: * tra coloro che hanno ripreso una normale attività lavorativa, il 39,1%svolge un lavoro a tempo pieno, il 7,9% lavora part-time, l’1,9% studia, il10,9% è rappresentato dalle casalinghe, il 20,9% è in pensione; * tra coloro che non lavorano, l’1,9% è disoccupato, il 6,1% non lavora perscelta, il 3,4% non lavora per malattia, il 2,8% è ospedalizzato, il restante5,2% non lavora per altri motivi.

Lavora

82,5%

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17,5%

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Attività di trapianto di reneI dati relativi all’attività di trapianto di rene svolta nel quinquennio 2000-2004 confermano e rafforzano l’ottima qualità degli interventi eseguiti inItalia e l’efficienza di tutti i Centri. Ad esempio, dal confronto con i registri internazionali risulta che l’Italia,

nel periodo di tempo che va dal 2000 al 2004, haraggiunto il 91,9% nella

Descrizione risultati valutazione qualità reneN° trapianti Casistica Media Nazionale

Centro Trapianti adulti 2000-04 2000-2004N° casi## Sopravvivenza Adulti

Paziente Organo1 anno (%) 1 anno (%)

AQ - OSPEDALE CIVILE S. SALVATORE.............................................129 97.2 94.9BA - AZIENDA OSPEDALE POLICLINICO*..........................................323 98.0 93.5BG - OSPEDALI RIUNITI .....................................................................151 97.5 92.1BO - S.ORSOLA-MALPIGHI................................................................341 98.5 92.9BS - OSPEDALI CIVILI BRESCIA ........................................................256 97.9 94.6CA - AZ. OSP. G.BROTZU ..................................................................149 97.1 88.3CS - AZIENDA OSPEDALIERA DI COSENZA** .....................................51 97.3 91.5CT - POLICLINICO UNIVERSITARIO ...................................................121 96.8 90.7FI - AZIENDA OSPEDALIERA CAREGGI .............................................199 96.1 91.2GE - AZIENDA OSPEDALIERA S. MARTINO.......................................215 98.2 92.2LE - AZIENDA OSPEDALIERA VITO FAZZI............................................15 97.8 92.6MI - IRCCS S. RAFFAELE .....................................................................78 93.8 89.5MI - MAGGIORE POLICLINICO...........................................................266 98.8 95.7MI - OSPEDALE CA’ GRANDA-NIGUARDA ........................................287 95.7 89.5MO - POLICLINICO.............................................................................111 97.6 93.2NA - U.S. FEDERICO II** .....................................................................218 90.7 86.4NO - OSPEDALE MAGGIORE DELLA CARITA’ ...................................285 98.3 95.0PA - ISMETT .........................................................................................24 97.3 89.9PA - OSPEDALE CIVILE BENFRATELLI - M. ASCOLI..........................162 87.7 75.0PA - POLICLINICO UNIVERSITARIO (P. GIACCONE)** ..........................45 97.2 85.8PD - AZIENDA OSPEDALIERA............................................................236 97.4 94.0PD - AZIENDA OSPEDALE PEDIATRICO ..............................................18 97.6 92.8PG - AZIENDA OSPEDALIERA............................................................116 96.1 85.0PI - AZIENDA OSPEDALIERA PISANA................................................140 97.7 94.2PR - OSPEDALI RIUNITI (OSP. MAGGIORE) .......................................267 98.2 93.7PV - OSP. POL. S. MATTEO ...............................................................115 98.1 94.0RC - AZIENDA OSPEDALIERA BIANCHI M. MORELLI..........................57 98.4 93.8RM - AZIENDA POLICLINICO UMBERTO I**.......................................154 96.4 92.9RM - OSPEDALE PEDIATRICO B.GESU’ ..............................................10 97.4 91.2RM - OSPEDALE S. EUGENIO* ..........................................................150 97.4 89.1RM - POLICLINICO A. GEMELLI E C.I.C.............................................163 98.4 93.0SI - OSPEDALI RIUNITI (POL. LE SCOTTE) ........................................179 95.7 87.2SS - S.S. ANNUNZIATA SASSARI.........................................................82 98.1 93.4TO - AZ. OSP.S.GIOVANNI BATTISTA.................................................389 98.3 94.4TV - OSPEDALE CA FONCELLO ........................................................247 98.0 90.0UD - AZ. OSP. S.MARIA DELLA MISERICORDIA ................................179 97.3 92.8VA - OSPEDALE FONDAZIONE MACCHI............................................190 96.2 90.4VI - OSPEDALE DI VICENZA...............................................................153 95.9 86.8VR - AZ. OSP. DI VERONA ................................................................197 97.7 92.7ITALIA 6468 97.7 92.7

# La tabella A, la tabella B, la tabella C sono da considerarsi pubblicabili se insieme ed in forma integrale ## I dati sull’attività non sono relativi ai Trapianti effettivamente eseguiti ma alle schede di follow-up dicui si abbia tracciabilità nel Sistema Informativo Trapianti (SIT) * % di aggiornamento dei follow-up tra 20% e 50%, per almeno un anno** % di aggiornamento dei follow-up inferiore al 20%, per almeno un anno

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sopravvivenza dell’organo ad un anno dal trapianto ed il 97,0% nellasopravvivenza ad un anno del paziente. Per avere un quadro complessivo della situazione, di seguito si riporta latabella “normalizzata”, che mette in evidenza, a parità di rischio e di casisticadei pazienti, l’efficienza di ciascun Centro trapianto. Vengono poi riportati igrafici relativi alla valutazione del reinserimento dei pazienti trapiantati inuna normale attività sociale, con particolare attenzione alla possibilità disvolgere attività lavorativa.

Condizioni di vita sociale dei pazienti che hanno subito un trapianto di reneNel 92,0% dei casi i pazienti italiani sottoposti a trapianto di rene lavoranoo sono nelle condizioni di farlo e quindi sono stati pienamente reinseritinella normale attività sociale.

Grafico 5% di pazienti trapiantati che svolgono

o non svolgono la normale attività lavorativa, 2000-2004

Il grafico evidenzia che il 92,0% dei pazientitrapiantati lavora o è nelle condizioni di farlo,mentre il restante 8,0% dei pazienti, che invecenon lavora

Grafico 6Tipologia di attività lavorativa svolta dai pazienti trapiantati, 2000-2004

Lavora

92%

Non lavora

8%

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Dal grafico 6 si evince che: * tra coloro che hanno ripreso una normale attività lavorativa, il 42,2%svolge un lavoro a tempo pieno, il 5,8% lavora part-time, il 1,6% studia, il15% è rappresentato dalle casalinghe, il 23,9% è in pensione; * tra coloro che non lavorano, il 3,6% è disoccupato, il 3,8% non lavora perscelta, l’1,5% non lavora per malattia, l’1,0% è ospedalizzato, il restante 1,6%non lavora per altri motivi.

Per la documentazione completa relativa al periodo 2000-2004: * Qualità trapianto CUORE (PDF, 220 Kb) * Qualità trapianto FEGATO (PDF, 252 Kb) * Qualità trapianto RENE (PDF, 276 Kb) * Qualità trapianto INTESTINO (attività 2000-2005) (PDF, 184 Kb)

Oppure consulta il sito: http://www.trapianti.ministerosalute.it/cnt/cntDettaglioMenu.jsp?id=14&area=cnt-generale&menu=menuPrincipale&sotmenu=qualita&label=mpq&livello=1

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L’impegno per la diffusione del messaggiodella donazione di organi nelle scuole è,per l’Aido provinciale di Bergamo e perl’Aido regionale Lombardia, da sempre incima alla scala dei valori. E da semprel’Aido ha cercato di perfezionare il lin-

guaggio per comunicare con alunni e studenti, dotan-dosi, nel corso degli anni, degli strumenti divulgativipiù efficaci e più moderni. Ora arriva il DVD che pre-sentiamo in queste pagine: un prodotto veramentemolto ben fatto, chiaro ed esauriente, che avvince espiega. Ne parla, nel duplice ruolo di presidente pro-vinciale di Bergamo e regionale lombardo dell’Aido, il

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Nuovi strumenti per l’impegno AIDO

Un DVD per le scuole

La copertina del librettoche accompagnail nuovo DVD che verràusato per gli incontricon alunni e studentidelle scuole lombarde

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cav. Leonida Pozzi, che dice: “Nel ruolo di presidente pro-vinciale, dato che abbiamo alle spalle oltre vent’anni di atti-vità scolastica, mi sono reso conto che con il passare deglianni i nostri strumenti per comunicare con il mondo dellascuola erano diventati un po’ obsoleti”.“Vent’anni fa - ricorda il presidente Pozzi- avevamo realizzato un dispositivoparticolare che attraversol’uso di una macchi-na infernale

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Raffaele Papaè un grande comunicatore che

non ama parlare di sé. Da moltis-simo tempo vicino all’Aido, è riu-

scito a realizzare opere bellissime(ad esempio la videocassetta perle scuole, le copertine dei volumi

di storia dell’Associazione, e altroancora) perché condivide total-mente la missione dell’Aido per

una “cultura della donazione”.“Il DVD preparato per le scuole -afferma - è il risultato della colla-borazione fra diverse persone e

diverse professionalità, tutte dialto profilo. Quindi il merito non è

mio ma di un gruppo”.Sulla realizzazione del DVD perle scuole ci svela poi un piccolo

segreto professionale: “Abbiamocercato di realizzare un prodotto

che non invecchiasse, scegliendotesti e immagini che mantengano

inalterato nel tempo il loro valore”.È solo un esempio. Per il resto

sono state necessarie tante com-ponenti: dalla professionalità, alla

meticolosa cura dei particolari.Ma senza il sincero affetto che

Raffaele Papa nutre per l’Aido - eche ha trasmesso al suo gruppo

di collaboratori - il risultato nonsarebbe stato così bello.

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ci permetteva di proiettare immagini colle-gate alle malattie che potevano essere risol-te con il trapianto. Disponevamo di imma-gini della vita del dializzato, spiegavamoche cosa era il rene, ecc. e insistevamo sulrene perché era l’organo che realisticamen-te era possibile trapiantare. Dal 1985 conl’avvento del trapianto di cuore ci siamoresi conto che non si poteva più continuare con

gli stessi strumenti e che dovevamo aggiornarci. Primaabbiamo realizzato una videocassetta, denominata “Missione per

la vita” che abbiamo usato moltissimo, possiamo dire fino a ieri. Afianco di questo strumento didattico il Consiglio nazionale ha realiz-

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zato un’altra videocassetta molto piùmoderna, evoluzione di quella precedente

e intitolata “Vichi e il pellicano”. Eravamo nel1999”.

“Si trattava - spiega il presidente - di una videocassetta staticama con i personaggi in movimento, sulla linea dei cartoni animati cheai ragazzi delle scuole piaceva perché dava una gradevole visione esoprattutto un bel testo da seguire. Dopo alcuni anni ci siamo accortiche nemmeno questo era più sufficiente per coprire tutto il discorso dellescuole. Abbiamo realizzato, con l’intervento della Scuola del cinema diMilano un nuovo supporto dal titolo: “Il cuore non si vende e non sicompra: si regala”. Anche questo però è risultato ben presto uno stru-mento superato, forse anche un po’ troppo complesso, poco rispondente

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C alle nostre aspettative e lontano dairisultati che ci aspettavamo. Ci siamochiesti allora come preparare unostrumento che fosse interattivo, valo-rizzando perciò i computer e la reteinternet, che ci desse la possibilità diaffiancarci, sostituirci, integrarcinelle lezioni con i ragazzi di tutte lescuole, di tutti i gradi. E siamo cosìarrivati al DVD attualmente indistribuzione: è strumento interattivoche ci dà l’opportunità di presentareun filmato della durata di pochiminuti e poi di entrare nei vari argo-menti, che sono presentati in modo daapprofondire tutte le problematichedel prelievo e del trapianto di orga-ni”.Il cav. Pozzi è soddisfatto e moltoorgoglioso di quest’ultimo lavoro:“Me lo sono visto tutto - affermaconvinto - e ho verificato che puòessere facilmente commentato, ci sipuò far sostituire dalla documenta-zione contenuta, oppure ci si puòalternare nella illustrazione. Cosìsarà possibile intervenire per inte-grarlo e adattarlo agli interlocutoridel momento cercando di strutturarel’intervento secondo le aspettativedelle scolaresche. Questo lo si è potutorealizzare con lo stesso studio opera-tivo nell’ambito della comunicazionee della grafica, che aveva già realiz-zato la prima cassetta: lo studio Papadi Bergamo che si è avvalso di diver-si collaboratori e di diverse professio-nalità. Ha proficuamente contribuitoil dott. Mariangelo Cossolini degliOspedali Riuniti di Bergamo e vi hacollaborato la Commissione regionalescuola che ha contribuito con i propripareri, i propri suggerimenti, le pro-prie integrazioni”.Cosa ci si aspetta da questo DVD?“Questo nuovo strumento interattivodovrebbe permettere di far passareagli archivi le vecchie videocassette,anche se saranno sempre disponibiliper chi le vorrà.Adesso abbiamo in revisione la primavideocassetta “Missione per la vita”,realizzata come detto dallo studioPapa, per renderla interattiva e così

Alcuni esempidi pagine del CD che

permettono diapprofondire le diversetematiche dei trapianti

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avere due strumenti: il primo mag-giormente tarato sulle esigenze dellescuole elementari; il secondo sulle altrescuole. Ora qual è lo sforzo che dob-biamo fare? Imparare noi ad usare almeglio questo nuovo potente strumen-to di informazione e coinvolgimento.Siamo seduti al posto di guida di unaFerrari e non possiamo avere l’abili-tazione a guidare una 500. Esporre,illustrare e spiegare un DVD cosìarticolato e completo diventa unimpegno al quale ci si deve prepararee lo chiederemo a tutti i dirigentiimpegnati nelle scuole delle quattordi-ci Sezioni lombarde. Quindi organiz-zeremo un corso per il perfeziona-mento dell’uso e per imparare a gesti-re la grandi ricchezze che questo stru-mento offre. Il fatto molto interessante è dato dallaconsegna del DVD, a ogni fine lezio-ne, alla scuola che può così ancheapprofondire nozioni di medicina. Sitratta inoltre di un pregevole stru-mento utilizzabile per la prevenzionedalle malattie, in particolare quelleche portano al trapianto.In questo modo la lezione scorremolto gradevole.Abbiamo inoltre un campo che racco-glie le esperienze dei nostri diversiformatori nel corso degli anni. È l’in-sieme, piuttosto vario e articolato,delle domande che i ragazzi dellescuole rivolgono ai responsabili scola-stici dell’Aido.Dalla mappa iniziale potremo cosìapprofondire tutti i tempi fondamen-tali”. “Voglio ricordare - conclude ilpresidente Pozzi - “che il DVD èstato realizzato con un significativocontributo della Provincia diBergamo. Per la realizzazione diquesto strumento ha contribuito inparticolare il titolare dello studioPapa, il sig. Raffaele Papa, che hasempre avuto una grande attenzioneper la nostra Associazione, ed è pro-fessionista di altissimo livello nelcampo della grafica e della comunica-zione. Per questo lo ringrazio sentita-mente”.

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La Vita(poesia di Paolo Carbonaio)

Trattieni la vitacoccolala alitaci soprae riscaldala.Difendila dal ventoproteggila dalla pioggia.

Non lasciare che inaridiscache la sabbia la ricoprao il dolore la scolori.

Raccontale una fiabama non illuderlaqualcosa che l’incoraggi.

E ascolta il battitodel suo cuore.E’ anche il tuo.

Dalle fiduciariscopri con lei l’amoree i teneri sentimenti.Convincila a vivere.

Questa poesia si sente recitata nel DVD ed è scritta sul libretto

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“Non c’è malattia almondo che, piùdell ’aneurisma,costringa ad assu-mere un atteggia-

mento di umiltà clinica”: queste leparole con cui William Osler, cele-bre medico del XIX secolo, posel’attenzione sul velo di mistero cheall’epoca avvolgeva una delle piùpericolose patologie a carico dell’ap-parato circolatorio, evidenziando leenormi difficoltà riscontrate dallascienza medica nel confrontarsi conquesto disturbo.Ancora oggi, del resto, le cause cheprovocano delle eccessive dilatazio-

ni delle pareti delle arterie, appuntodette aneurismi, sono sconosciute enon permettono di comprendere imeccanismi attraverso i quali questedeformazioni nascono e si accresco-no fino a raggiungere dimensioniconsiderevoli, anche di diversi centi-metri di diametro.La presenza di rigonfiamenti dellearterie non provoca generalmentealcun tipo di dolore o di sintomo,per cui un aneurisma può sviluppar-si silenziosamente nel pazientesenza che questi se ne avveda ed ècompatibile con uno stile di vitaregolare. I problemi sorgono solamente

La statistica aiutaa scegliere il tempoper battere l’aneurisma

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quando gli strati eccessivamentedilatati giungono a dissenzione, cioènel momento in cui la parte internadel vaso sanguigno si lacera per-mettendo il deflusso del sanguenella parete dell’arteria, oppurequando si verifica la completa rottu-ra del vaso, evento che sopraggiun-ge senza alcun preavviso e che risul-ta spesso fatale.In questi casi il paziente avverte undolore improvviso molto intenso ela sua probabilità di sopravvivenza èstrettamente legata alla capacità deitessuti circostanti di comprimere lalacerazione creatasi e alla tempesti-vità dell’intervento d’urgenza. Purtroppo solamente pochi fortuna-ti riescono a sopravvivere in seguitoa tali episodi improvvisi e non pre-vedibili. In questo contesto la diagnosi dellamalattia rappresenta l’unica risorsaa disposizione della medicina inquanto permette di identificare intempo l’aneurisma e di monitorarnel’accrescimento in modo da evitarnela degenerazione in dissenzioni orotture. Ma come è possibile conciliare lanecessità di una diagnosi precocecon le scarse conoscenze riguardoalle cause che scatenano questapatologia? E quindi, quali sono isoggetti maggiormente a rischio?Per rispondere a queste domande ènecessario ricorrere all’ausilio dellastatistica. A questo scopo il New HavenHospital di Yale, in collaborazionecon la Divisione Epidemiologicadella scuola di sanità pubblica, haraccolto i dati relativi a 3000 casi,supportati da 9000 immagini, in undatabase di dimensioni enormi,forse il più grande nel suo genere.Sofisticate tecniche statistichehanno quindi permesso di indivi-duare delle relazioni all’interno diquesto grande archivio, in modo dacomprendere come mediamente l’a-neurisma si sviluppi.Il tasso di crescita annuo stimato siaggira intorno a 0.12 cm l’anno.

Questo significa che, nel momentoin cui il rigonfiamento risulta visibi-le alla strumentazione e viene dia-gnosticato, spesso è presente nelpaziente da diversi anni, senza alcu-na manifestazione sintomatica.La probabilità di dissenzione o rot-tura, invece, dipende sia dalledimensioni della dilatazione sia dalpunto nel quale essa si verifica e, perquanto riguarda l’aorta toracica,aumenta quanto più l’aneurisma sitrova nella parte superiore del vaso.In particolare i dati raccolti mostra-no come, nei casi analizzati, il nume-ro di episodi di degenerazione dellamalattia salga gradatamente via viache il rigonfiamento si dilata da 4.0a 5.9 cm e come poi il rischio incre-menti vertiginosamente quandol’aorta raggiunge i 6.0 cm, portandoalla morte entro l’anno ben il 15.6%dei soggetti affetti da tale disturboin forma così grave. Ugualmente i medici aspettano chel’aneurisma raggiunga dimensioniprossime a questa prima di interve-nire, in quanto l’operazione di sosti-tuzione aortica, unica modalità diintervento conosciuta ad oggi, risul-ta spesso troppo invasiva, al paridella chirurgia d’urgenza. L’intervento, infatti, può essere ese-guito solamente ponendo il pazientein arresto cardiaco e ricorrendo allacircolazione extracorporea. Nei casipiù complessi è necessario addirittu-ra indurre ipotermia nel paziente,abbassandone la temperatura da 38a 18 gradi per rallentarne il meta-bolismo ed evitare danni al cervello. Queste condizioni mettono il sog-getto operato a rischio di infarto,paralisi e morte, motivo per cui imedici preferiscono aspettare il piùpossibile e necessitano appunto diconoscere la dimensione dell’aneuri-sma, raggiunta la quale l’operazionerisulta appropriata. Il database ha contributo proprio astabilire la soglia critica che rappre-senta il miglior compromesso tra irischi connessi alla degenerazionedell’aneurisma e quelli legati all’o-

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perazione chirurgica, così che oggi imedici possono usufruire di un cri-terio testato statisticamente perdecidere se intervenire o meno. Inoltre i dati personali dei soggettiaffetti da questa patologia, contenu-ti nell’archivio informatico, hannopermesso di individuare le principa-li categorie a rischio. La prima ècostituita dai soggetti affetti dallasindrome di Marfan, che hanno unamaggiore probabilità di sviluppareun aneurisma aortico. Questi posso-no essere individuati da alcuni trattifisici distintivi, come gli arti lunghi,la corporatura alta e sottile e le arti-colazioni lasse. Altri individui arischio sono i malati di arterioscle-rosi, che sviluppano talvolta delleplacche lungo la parete dell’aorta,contribuendo probabilmente a taledisturbo.Da controllare assiduamente sonoanche tutti coloro che presentanosoggetti casi di aneurisma in fami-glia, in quanto è evidente una fortecomponente genetica nella malattia.Si ritiene che la trasmissione avven-ga come carattere dominante, cioèche sia necessaria la presenza di unsolo gene portatore a determinarelo sviluppo della patologia.Inoltre la natura genetica deldisturbo sembra essere molto piùforte di quella accertata statistica-mente, in quanto molti dei pazientipresentano in famiglia un parentedeceduto per collasso in modo deltutto imprevisto, la cui causa dimorte potrebbe essere in realtà ladegenerazione di un aneurisma nonindividuato. Per questo motivo lascienza medica ha dato il via ad undispendioso ma necessario progettodi ricerca per individuare quali sonole frequenze di DNA irregolari piùfrequenti fra individui affetti daaneurisma, nel tentativo di indivi-duare il gene responsabile. In talmodo sarà poi più facile comprende-re quali siano le proteine codificateda questo gene e come esse contri-buiscano alle malformazioni aorti-che.

Al momento sembra che, per i sog-getti affetti da sindrome di Marfan,i vasi malati presentino meno fibreelastiche e collagene rispetto ai tes-suti sani e questo potrebbe esserecausato dalla mancata sintesi difibrillina, una proteina che combina-ta con l’elastina, contribuisce a dareelasticità ai tessuti.Di recente inoltre, si è scopertocome, in quasi tutti i pazienti, i vasimalati presentino quantità in ecces-so di MMP, enzimi che contribui-scono a demolire le proteine vecchieper far spazio alle nuove, e contem-poraneamente quantità insufficientidi proteine inibitorie, atte a control-lare le MMP. Lo squilibrio potrebbeprovocare una degradazione dei tes-suti della parete aortica ed una mag-giore probabilità di formazione dianeurismi. Queste novità nellaricerca medica aprono la strada alpossibile utilizzo di farmaci specificiin grado di controllare l’attività diquesti enzimi.E mentre la ricerca procede inces-santemente non resta che affidarsialla diagnosi precoce. I medici con-sigliano a tutti i soggetti a rischio disottoporsi con regolarità ad unaserie di controlli che comprendonouna tomografia computerizzata edun ecocardiogramma per rilevare lapresenza di eventuali aneurismi.Alle categorie sopraccitate, infine,devono aggiungersi tutti coloro chefrequentano regolarmente le pale-stre. L’attività di sollevamento pesi,infatti, innalza pericolosamente lapressione sanguigna e può provoca-re una degenerazione di un aneuri-sma in dissenzione o rottura moltoprima che esso raggiunga la sogliacritica dei 6.0 cm di diametro. Anchequesto genere di atleti si deve quin-di sottoporre a controlli prima del-l’attività sportiva, in quanto, difronte ad una male così improvvisoed in attesa che gli ingenti investi-menti nella ricerca diano i risultatisperati, la prevenzione rappresentala via di salvezza migliore.

Laura Garbisi

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Se l’attività fisica regolar-mente svolta è indubbia-mente utile a tutti indipen-

dentemente dall’età, quando è svol-ta da persone adulte ed anziane puòessere dannosa se condotta inmaniera irrazionale o non opportu-namente dosata in relazione più cheall’età anagrafica, a quella biologicae alle condizioni generali di salute.Non sempre l’età anagrafica, cioèquale compare sulla carta di iden-tità, corrisponde all’età biologica,quale si mostra a un esame fisico e

clinico. Vi sono delle persone anzia-ne che mostrano un’età biologicaassai inferiore all’anagrafica eovviamente il contrario.È vero che l’attività fisica ha unruolo fondamentale nella preven-zione di molte malattie (cardiova-scolari, obesità, ipertensione arte-riosa, diabete mellito, ipercoleste-rolemia, osteoporosi e così via) epersino nel trattamento non farma-cologico delle stesse. È però altret-tanto vero che non tutti gli sport,sia svolti in regime agonistico che

L’attività fisicanell’adulto

e nell’anziano

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amatoriale, sono universalmenteprescrivibili. Per questo è bene cheprima di iniziare un’attività fisico-sportiva è necessario che vi sia uncompetente giudizio medico chevaluti l’opportunità di uno specificoesercizio e il suo “dosaggio”. Anchela ginnastica o qualsiasi attività dipalestra o sportiva all’aria apertadevono essere prescritte e dosaticome se fossero farmaci, e questosoprattutto per coloro che hannosuperato i 40 anni se maschi e i 55se donne.Un certificato generico, quale spes-so viene richiesto da palestre ogruppi sportivi amatoriali, non è agiudizio di molti studiosi sufficien-te a tutelare la salute dell’adulto edell’anziano, come hanno giusta-mente fatto rilevare i relatori di bendue congressi che si sono svoltirecentemente a Roma, presso ilConi, nel giugno 2006, e a VittorioVeneto (Congressodell’Associazione Nazionale MediciSportivi) il 18-21 giugno ultimoscorso.Il certificato è bene che sia moltospecifico sia sulla attività sportivache si intende esercitare, sia sulmodo e sull’intensità degli eserciziad essa collegati.A fronte degli indubbi vantaggi chel’esercizio fisico offre, esso compor-

ta anche alcuni rischi, soprattutto acarico del cuore e della circolazio-ne, rischi che è bene individuare,per quanto possibile. L’impegnofisico in genere e cardiovascolarenello specifico, richiesto nella prati-ca dello sport, non è eguale pertutte le discipline: il tiro dell’arcoha delle richieste muscolari bendiverse dal sollevamento pesi, dallabicicletta su salite più o meno impe-gnative o dalla corsa: non ognisport è adatto a tutti e a ogni età...Uno sforzo fisico inoltre può agireda fattore scatenante per eventiacuti (aritmie, angina pectoris, col-lasso, morte improvvisa, ecc.), cheevidenziano una condizione dimalattia non evidente in condizionidi vita normale.La visica medico sportiva preventi-va ha lo scopo di verificare l’esi-stenza di eventuali malattie altri-menti silenti e, nel caso della suaevidenza, di valutarne la pericolo-sità in relazione all’attività fisicaprevista. Una visita che si limitisolo ai dati anamnestici generici(storia clinica ed eventuale presen-za-assenza di sintomi soggettivi) euna semplice visita medica nonsembrano idonee ad evidenziaresoggetti a maggior rischio cardio-vascolare. Una anamnesi piùapprofondita e mirata, soprattutto

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dopo i 40 anni, può essere già digrande aiuto. È esperienza comuneche, ad esempio, la diagnosi di angi-na pectoris sia fondata al 70% sulleinformazioni ricavate dal colloquiomirato col soggetto in esame.L’aggiunta di un semplice elettro-cardiogramma può miglioraresignificativamente la diagnosi osuggerire un ulteriore approfondi-mento, ad esempio con un test dasforzo, un ecocardiogramma, ecc.Talora soggetti adulti con evidentianestetismi per sovrappeso, ecc.,ma anche ultrasessantenni da pocoposti in pensione iniziano a svolge-re attività sportive amatorialeseguendo il proprio istinto, senzauna preparazione opportuna,soprattutto se precedentementesedentari, e inoltre autodosando lapropria attività. Talora si pongonoin competizione con i propri coeta-nei o amici. Ebbene sono proprioquesti i casi in cui il rischio di inci-dente è maggiore.In alcuni casi che opportunamente

si sottopongono alla visita medicasportiva, ma che per motivi varivengono fermati o sconsigliati asvolgere l’attività sportiva scelta, viè un atteggiamento psicologico dirifiuto del consiglio medico, vissutocome una ingiusta limitazione. Èproprio in questi soggetti inveceche la possibilità che emergano seriproblemi cardiovascolari è maggio-re. All’Italia, ove la normativa perl’ammissione alle attività sportive ètra le più severe del mondo occi-dentale, viene riconosciuto incampo internazionale il merito difare una prevenzione applicata allapopolazione sportiva tra le più effi-caci: da noi gli eventi mortali oseveri legati allo svolgimento diattività fisiche è tra i più bassi delmondo.Non esiste il mito dell’eterna giovi-nezza, ma la possibilità di fare unavita serena, piacevole, attiva anchequando gli anni sono tanti.

dott. Gaetano Bianchi

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Fare attività fisica è divertente, migliora l’umore, combatte il soprap-peso e fa bene. Ma non è necessario fare sport a tutti i costi:basta muoversi: camminare, nuotare o andare in bicicletta. Leattività fisiche migliori sono proprio queste perchè favorisco-no la riduzione dei grassi, normalizzano la pressione

arteriosa e migliorano la funzionalità cardiovascolare.Per combattere il soprappeso e salvaguardare la salu-te, la migliore ricetta è quella di abbinare una regola-re attività fisica a un’alimentazione equilibrata.

Attività fisica e peso idealeDa giovani è facile mantenere il giusto peso corporeo. Iragazzi e gli adolescenti bruciano più calorie rispetto agliadulti. Il consumo energetico è infatti influenzato dall’età,oltre che da altri fattori quali il sesso, il peso, la composi-zione corporea, le condizioni fisiologiche, il clima e l’atti-vità fisica.Dopo i trenta anni il consumo energetico inizia progressiva-mente a diminuire e iniziano ad apparire i primi rotolini di gras-so e la pancia. Per evitare di ingrassare bisogna consumare almeno la stessa ener-gia alimentare introdotta e per dimagrire bisogna bruciare più energia di quellaintrodotta, in altre parole bisogna creare il giusto equilibrio tra movimento e ali-mentazione.

Alimentazione

attività fisica

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Perdere pesoPerdere peso non sempre coincide con dimagrire. Con una dieta ipocalorica siperde peso ma, insieme al grasso, si eliminano anche liquidi e massa muscolare,con il risultato di un aspetto meno giovane e meno tonico. Per eliminare i chili di troppo e conservare un buon tono muscolare è necessarial’attività fisica e una dieta bilanciata che introduca una adeguata quantità di pro-teine e aminoacidi.Le proteine sono indispensabili per avere un sistema immunitario efficiente, perprodurre enzimi e ormoni e per mantenere la massa muscolare che è il maggiordeposito di proteine del nostro corpo. Le proteine sono formate da catene di ami-noacidi legati e utilizzati per produrre nuove proteine, necessarie all’organismo. Sono buone fonti di aminoacidi essenziali le proteine di origine animale: carne,pesce, latte e derivati e le uova. Questi alimenti proteici non dovrebbero mai man-care in una dieta ipocalorica, perché, oltre ad evitare la perdita di massa musco-lare, aumentano il senso di sazietà.

Abitudini di vita e saluteLe abitudini di vita influenzano l’invecchiamento e la salute. Diversi aspetti del-l’invecchiamento sono correlati all’ attività fisica: il tono muscolare, la deminera-lizzazione ossea, le condizioni del cuore e dei polmoni. Le attività fisiche aerobiche, che prevedono sforzi lenti e prolungati come cam-minare, andare in bicicletta, correre e nuotare non troppo veloci, coinvolgonogrosse masse muscolari, favoriscono la riduzione dei grassi e migliorano la fun-zionalità cardiovascolare.La regolarità dell’attività fisica è molto importante: almeno tre giorni alla setti-mana di attività sportiva aerobica o almeno mezz’ora al giorno di passeggiata apasso svelto o bicicletta.Altri aspetti sono in rapporto con l’alimentazione: la fibra, contenuta nei cerealiintegrali, legumi, frutta e verdura, protegge l’intestino, aumenta il senso disazietà e rallenta l’assorbimento di grassi e zuccheri, proteggendo da malattiecome l’obesità, il diabete e l’aumento dei grassi nel sangue.

I grassi presenti nel pesce rendono più fluida la circolazione e proteggo-no il cuore. I flavonoidi contenuti in molti alimenti vegetali hannoproprietà antiossidanti, antimicrobiche, antitumorali e cardioprotet-tive.

Fabbisogni di energia

e nutrienti per l’attività fisicaChi non fa sport a livello agonistico, non ha consumi calori-ci e di nutrienti, sostanzialmente aumentati, rispetto ai con-

sumi energetici di base. Per gli sportivi dilettanti, l’atti-vità fisica basta, in genere, solo a consumare la troppaenergia introdotta per i “peccati di gola”.

Chi fa sport produce piu’ radicali liberi, composti instabi-li che reagiscono chimicamente con altre molecole e possono danneg-

giare le cellule. Per questo motivo è importante consumare, piu’ volte al giorno, frutta e verdu-ra che contengono sostanze antiossidanti come la vitamina C.

Mentre per l’adulto l’apporto ottimale di vitamina C è di 60 mg al giorno, si con-sigliano per lo sportivo assunzioni quotidiane di 2,5 mg/kg.Per chi fa un’attività fisica intensa si consiglia anche un apporto leggermenteaumentato di alcune vitamine del gruppo B, come la Tiamina che allontana ilrischio di crampi e aiuta a migliorare la prestazione sportiva.

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Cosa bereDurante l’attività sportiva è importante bere per sopperire alle perdite di acquae di sali minerali. L’ acqua è la bevanda più adatta per reintegrare queste perdi-te. Non fornisce calorie e viene subito assimilata senza impegno digestivo e senzainterferire con l’attività sportiva.Subito dopo l’attività sportiva, se non ci sono problemi di peso, si può anche con-sumare un succo di frutta.I succhi industriali hanno una percentuale di frutta variabile e spesso hannoaggiunti additivi. In commercio si trovano anche succhi di frutta al 100 per centosenza aggiunta di saccarosio. Queste bevande, oltre a contenere acqua, hannoanche una discreta quantità di potassio, un minerale che si perde con la sudora-zione e, se sono freschi, un buon quantitativo di vitamine. Oltre a questi nutrien-ti sono però presenti zuccheri per cui i succhi che forniscono più o meno la stes-sa quota energetica di un’analoga porzione di frutta, non devono essere conside-rati solo una bevanda ma uno spuntino.

Gli integratoriIn commercio si trovano tutta una serie di integratori dietetici dedicati agli spor-tivi. Contengono calorie, nutrienti e altre sostanze, utili a reintegrare le perditedovute all’attività fisica o a migliorare le prestazioni.Gli integratori piu’ diffusi sono quelli destinati a reintegrare le perdite idro-sali-ne. Apportano zuccheri semplici e maltodestrine, sodio, cloro, potassio, magnesioe vitamina C. Non è dimostrato che gli integratori servano realmente, inoltre un’aggiunta eccessiva di zucchero o di sale all’ acqua, provoca un rallentamento finoal blocco dello svuotamento gastrico e quindi un dannoso ritardo alla reidrata-zione.Altri integratori contengono componenti delle proteine, gli aminoacidi e deri-vati degli aminoacidi come la creatina e la carnicina. Sono sostanze utili per ripri-stinare le proteine consumate e dare energia ai muscoli, ma delle quali si può farea meno, se si consumano proteine in dosi adeguate, sottoforma di legumi, carne,pesce, uova e latticini.

Un integratore da fare in casaÈ possibile preparare a casa un integratore idro-salino a costo bassissimo conquesti semplici ingredienti:

500 ml di acqua mineraleIl succo di un limoneUn cucchiaio si zuccheroUn pizzico di sale

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Èpossibile educare al dono inuna società di mercato? Laquestione si fa particolarmen-

te delicata e complessa quandoriguarda quel bene che è il corpoumano, le sue parti e i suoi prodotti.Stiamo passando da una concezionedel corpo-persona inteso come tota-lità, a una visione del corpo-macchi-na come insieme di parti separabili(rene, fegato, cuore, pelle, cellule,ecc.) indefinitamente sostituibili.Ma il corpo che siamo è un bene dispo-nibile? E se sì, a quali condizioni edentro quali limiti? Quali sono glispazi aperti alla nostra libertà? Aqueste e ad altre domande ha intesorispondere il convegno nazionale,organizzato dall’Istituto italiano dibioetica “La bioetica tra dono e mer-cato”, che si è tenuto a Genova neigiorni 21 e 22 febbraio 2006, con

un’ampia partecipazione di scienzia-ti, economisti, filosofi, giuristi, rap-presentanti di associazioni no profit.La legge e la morale subiscono sem-pre più i contraccolpi della crescitadelle conoscenze scientifiche. Ilcorpo, che appare affrancato da moltivincoli che la natura gli aveva impo-sto, rischia oggi di essere sottopostoalle leggi di mercato: bene preziosoper il suo proprietario, lo divieneanche per altri soggetti (per esempiole persone in attesa di trapianto). Èvero che convenzioni internazionali,come quella di Oviedo del 1997, pro-clamano che il corpo è fuori del mer-cato, nel senso che è proibita ognisua diretta commercializzazione,ogni remunerazione per cessione disue parti o prodotti. Ma sono suffi-cienti le dichiarazioni, per quantosolenni, di fronte a una logica mer-

Una riflessione sul valore del dono

Possibile e necessario educare alla gratuitàin una società dominata dal mercato

(tratto dalla rivista Janus n.22 estate 2006)

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cantile sempre più invadente?Sappiamo dell’esistenza di fiorentimercati di organi più o meno clande-stini, specie nel Terzo mondo, giu-stificati talora da motivazioni deltipo “non possiamo impedire la solaopzione offerta ai poveri”. In realtà,come ha ben spiegato il premioNobel Amartya Sen, per sfuggirealla povertà sono necessari cambia-menti fondamentali nella politicaeconomica di una nazione, non certoincentivi ai disperati perché vendanoparti del proprio corpo, in nome diuna pretesa autodeterminazione.Resta il fatto che in una società comela nostra il modello del dono, chesottolinea l’importanza del dare ed èorientato al bisogno anziché al pro-fitto, sembra un elemento trascura-bile, quasi una parte invisibile dellavita sociale.Dono, secondo la classica definizionedel filosofo francese JacquesGodbout, è “ogni prestazione di benie servizi, effettuata senza garanzia direstituzione, al fine di creare o ali-mentare il legame sociale tra le per-sone”. Il donare per soddisfare biso-gni genera certo legami tra chi donae chi riceve: chi dona riconosce l’esi-stenza dell’altro.Ma la donazione in campo bioetico,se sfida la logica del calcolo e rap-presenta una rivincita del simbolicosul biologico, pone quesiti inediti,come ben sa chi ha analizzato gliintrecci difficili e i significati ripostidel dono, al di là dell’atto di puragenerosità. Conoscere chi abbiadonato e chi abbia ricevuto un orga-no può far nascere complessi rappor-ti (paura, angoscia, sensi di colpa,timori di strumentalizzazione),soprattutto nel caso di trapianti tra ivivi.L’anonimato bilaterale appare, inquesto senso, una saggia regola.D’altra parte siamo davvero sicuriche il modello dello scambio - l’op-posto del dono in quanto si basa sul-l’interesse personale, secondo lalogica del do ut des - sia dominante evincente? Il cosiddetto assunto di

additività in base al quale le motiva-zioni estrinseche (per esempio l’im-piego di incentivi di natura economi-ca) aumenterebbero l’efficacia dellemotivazioni intrinseche (valori etici,credenze religiose) è ormai larga-mente smentito.

Incentivi inutiliIl sociologo Richard Titmuss è statotra i primi a osservare che la pro-messa di un pagamento per la dona-zione di sangue diminuiva il numerodelle donazioni e ne riduceva la qua-lità. Perché? La spiegazione è digrande interesse: ricevendo unincentivo economico, la personaintrinsecamente motivata si vederidotte le possibilità di manifestarecomportamenti coerenti con i suoisistemi di valori e questo diminuiscesia la sua autostima sia la sua consi-derazione sociale.È solo un esempio, ma dovrebbeindurci a qualche riflessione.Come ha scritto il filosofo JürgenHabermas, “oggi il linguaggio delmercato pervade ogni poro, costrin-gendo tutti i rapporti interpersonalidentro lo schema autoreferenzialedelle prefernze individuali. Ma illegame sociale che nasce dal ricono-scimento reciproco non si esauriscenelle nozioni di contratto, sceltarazionale e massimizzazione del pro-fitto”. Le tre mani (mercato, Stato,solidarietà) sono chiamate finalmen-te a lavorare insieme.Alla visione individulistica di unsoggetto ripiegato su di sé, in un’au-tonomia che assume i caratteri dellaseparatezza, dovremmo abituarci asostituire quella relazionale di unsoggetto che avverte la sua interdi-pendenza e costruisce la sua identitànell’apertura agli altri: dall’Homooeconomicus all’Homo reciprocans.

Luisella Battaglia

Luisella Battaglia è professore ordina-rio di Bioetica e filosofia morale pressol’Università di Genova, dirige l’istitutoitaliano di bioetica ed è membro delComitato nazionale per la bioetica.

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«In goal per la pace»All’Oratorio di Camnago, frazione di Lentate sul Seveso, si è svoltavenerdì 2 giugno la 3° edizione della manifestazione “in Goal per laPace” in una fantasmagoria di gente e di colori. Una manifestazione diragazzi dove viene disputata una partita di calcio a cinque della duratadi 24 ore. Circa sessanta squadre di bambini ed adulti di varie naziona-lità si sono alternate giorno e notte dalle ore 21,00 del 1° giugno alleore 22,00 del giorno dopo.La sera del 31 maggio alla tavola rotonda è intervenuto anche l’ex-gio-catore dell’Inter Evaristo Beccalossi e Zorzolo per il Basket Cantù,Ruiu di Telelombardia, il sindaco Brunati ed il direttore Luigi Losa delgiornale “Il Cittadino” di Monza”. Nello stand del Gruppo Aido è statopresente il campione Olimpico dell’Oro 2004 ad Atene Igor Cassina checi ha onorato con la sua presenza.

Lucio D’Atri

Lentatesul Seveso

Monza Brianza

Notizie dalle Sezioni

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enti ore senza fegato.Poi il trapianto

Alberto Custodero, Repubblica il 22 settembre 2006

Un ragazzo di 22 anni è rimasto senza fegato per20 ore, in una sala operatoria delle Molinette, in bili-co fra la vita e la morte, in attesa che in Italia qual-cuno gli donasse l’organo che lui non aveva più. Ilsuo, dopo un incidente motociclistico, aveva smes-so di funzionare. E i medici hanno deciso di tentareil tutto per tutto. Anziché abbandonarlo al suo desti-no, hanno voluto dargli una chance: asportargli ilfegato e tentare di trovarne uno nuovo da trapian-targli. Ma così facendo, hanno dovuto risolvere undifficile e sofferto caso di coscienza e di etica.Quando i chirurghi lo hanno lasciato nella cosiddet-ta “fase anepatica”, infatti, è iniziato un angosciantecontoalla rovescia. “È stata la scelta più difficiledella vita - ha spiegato il primario Mauro Salizzoni,ordinario di chirurgia - da una parte abbiamo dato aquel ragazzo una possibilità di salvarsi. Dall’altra,però, abbiamo affrontato il rischio che il nuovo orga-no non si trovasse.E che il paziente ci morisse frale mani, sul lettino operatorio”. “A fronte del rischiodi morte certa del paziente - ha spiegato MicaelaGhisleni, docente di principi di etica biomedica aMedicina - la scelta dei medici di intervenire, di pro-varci, è stata una decisione coraggiosa, rischiosa,ma estremamente responsabile dal punto di vistaetico”. Ci hanno provato. E ce l’hanno fatta.Il giovane motociclista di origine cuneese è statofortunato. Il count-down, iniziato alle 14 di domeni-ca, s’è concluso alle 10 di ieri mattina quando unfegato, offertogli da un donatore toscano, gli è statoimpiantato restituendolo alla vita.È iniziata un mese fa la storia di questo ecceziona-le intervento chirurgico che non ha precedenti inItalia come rimedio a una patologia post-traumatica(anni fa un uomo restò senza fegato per 36 ore, mail suo organo aveva cessato di funzionare a causadi una malattia). Il ragazzo, caduto dalla motociclet-ta, finì al pronto soccorso di Cuneo in cattive condi-zioni. I medici lo sottoposero a un primo interventoper suturargli le emorragie interne e rimediare allelesioni subite ad un rene. Dopo alcune settimane,però, una parte del fegato aveva cessato di funzio-nare costringendo il chirurghi delle Molinette - dovenel frattempo era stato trasferito il paziente - adasportargliene metà. “Purtroppo - ha spiegato il pro-fessor Salizzoni - il pezzo di organo rimastogli nons’è ripreso, lentamente ha smesso di funzionare.Invece di filtrare il sangue, in qualche modo lo avve-lenava. Lasciarlo nella pancia di quel ragazzosarebbe stato come condannarlo a morte. È a quelpunto che abbiamo deciso di rischiare pur di prova-re a salvargli la vita. L’unica strada da percorrereera quella di asportare il fegato e aspettare. Anzi,pregare, che se ne rendesse uno disponibile”.Dalle Molinette è partito in tutta Italia un “codicezero”, una richiesta, cioè, di avere a disposizione ilprimo organo donato su tutto il territorio nazionale.

In media, una risposta positiva arriva entro 48 ore.Ma la statistica non è una certezza e la probabilitàche il fegato non arrivasse in tempo alle Molinetteha creato ansia e preoccupazione in sala operato-ria. I chirurghi hanno tolto l’organo, quindi, hannocollegato la vena porta alla cava. “Per capire cosaabbiamo fatto - ha spiegato Salizzoni - basti pensa-re al fegato come fosse un lago. Ebbene, abbiamocollegato l’immissario all’emissario. Il circolo sangui-gno era ripristinato. Ma senza organo un essereumano può sopravvivere poche ore”. La telefonataè arrivata lunedì mattina da un ospedale toscano.Poi, l’intervento.

rapianto di isole pancreatichenel diabete di tipo 1:stop alla terapia insulinica

Vipas

Il trapianto delle isole pancreatiche sta diventandoun’interessante opzione terapeutica nei pazienti condiabete di tipo 1, anche se non sono stati ancorachiariti i rischi della procedura e l’esito (outcome)nel lungo periodo.Nel corso del Clinical Islet Transplant Programdell’Università di Alberta ad Edmonton (Usa) sonostate eseguite 54 procedure di trapianto delle isolein 30 soggetti. I pazienti sono stati seguiti dopo iltrapianto in modo da verificare anche la sicurezzadella procedura e della successiva terapia immuno-soppressiva anti-rigetto.In 2 delle 54 procedure è stata osservata una trom-bosi a livello della vena porta.Cinque pazienti hanno presentato emorragie all’ac-cesso percutaneo della vena porta: 3 hanno richie-sto la trasfusione ed in 1 soggetto, che aveva unaparziale trombosi alla vena porta, si è presentataun’emorragia intraepatica e sottoscapolare mentreera sotto terapia anticoaugulante, richiedendo tra-sfusione ed intervento chirurgico.Nel 46% dei soggetti si è avuto un innalzamentodei valori di funzionalità epatica, tutti risolti.Le complicanze associate alla terapia sono state:1) aumento dei livelli di colesterolo , che ha richie-sto la somministrazione di statine nel 65% dei casi;2) aumento della creatinina in 2 pazienti, che pre-sentavano una preesistente malattia renale;3) aumento dei livelli di proteinuria in 4 pazienti,con preesistente proteinuria;4) aumento della pressione sanguigna, che harichiesto somministrazione di farmaci antipertensivinel 53% dei casi.In 3 pazienti è stato necessario l’intervento di foto-coagulazione retinica con il laser.Non ci sono stati casi di disordini linfoproliferativipost-trapianto o di infezioni da Citomegalovirus.Nessun paziente è morto.I risultati di questo studio , con un periodo di osser-vazione massimo di 34 mesi, indicano che il tra-pianto delle isole pancreatiche permette di ottenereuna prolungata indipendenza dall’insulina.

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La donazionedegli organi

in LombardiaCentri di prelievo

Provincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo- Ospedale Treviglio Caravaggio- Policlinico S. Marco diZingonia

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia- Ospedale di Chiari

Provincia di Como- A.O. S. Anna di Como- Clinica Valduce di Como

Provincia di Cremona- A.O. Istituti Ospitalieri diCremona- Ospedale Maggiore di Crema

Provincia di Lecco- A.O. “A. Manzoni” di Lecco- Ospedale di Merate

Provincia di Lodi- A.O. della Provincia di Lodi

Provincia di Milano- Città di Milano: Ospedale Ca’Granda Niguarda,Fatebenefratelli, Policlinico,Policlinico ICP, Ospedale L.Sacco, Ospedale S. Carlo,Istituto Besta, Istituto S.Raffaele;- Ospedali di Cernusco SulNaviglio, Desio, Legnano,Melegnano, “San Gerardo” diMonza.

Provincia di Mantova- A.O. “CarloPoma” di Mantova

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia

Provincia di SondrioOspedale “Morelli” di Sondalo

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese- Ospedali di Busto Arsizio,Gallarate, Saronno, Tradate

Centri di trapiantoProvincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo: cuore, doppio polmo-ne, emifegato, fegato,fegato/rene, pancreas, rene,doppio rene.

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia:rene

Provincia di MilanoCittà di Milano:- Ospedale Ca’ GrandaNiguarda: cuore, polmone, dop-pio polmone, emifegato, fegato,pancreas/rene, rene.- Policlinico: polmone, doppiopolmone, emifegato, fegato,rene.- Policlinico ICP: rene- Istituto Nazionale Tumori: emi-fegato, fegato - Istituto S. Raffaele: pancreas,isole, pancreas/rene, rene.

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia: cuore, polmone, dop-pio polmone, rene.

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese: rene

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C CBergamoSezione - 24125 - Via Borgo Palazzo, 90Presidente: Leonida Pozzi Tel. 035.235326Fax [email protected]

Cremona Sezione - 26100 - Via Aporti 28Presidente: Daniele ZanottiTel./Fax [email protected]

Lecco Sezione - 23900 - C.so Martiri Liberazione, 85Presidente: Vincenzo RennaTel./Fax [email protected]

LodiSezione - 26900 - Via C.Cavour, 73Presidente: Angelo RapelliTel./Fax [email protected]

Brescia Sezione - 25128 - Via Monte Cengio, 20Presidente: Lino LovoTel./Fax 030.300108 [email protected]

Como Sezione - 22100 - Via C.Battisti, 8Presidente: Mario Salvatore BoscoTel./Fax 031.279877 [email protected]

Aido Consiglio Regionale Lombardia Sede: 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90 Telef. 035.235327 - Fax 035.244345 E-Mail: [email protected]

Aido Nazionale Sede di Bergamo, 24122 Via Novelli 10/A Telef. 035.222167 - Fax 035.222314 E-Mail: [email protected]

Sede Amministrativa di Roma, 00195 Via S. Pellico 9 Telef. 06.3728139 - Fax 06.37354028 E-Mail: [email protected]

Brescia

Bergamo

Sondrio

Melegnano - Melzo

Monza - Brianza

LegnanoMilano

Lecco

ComoVarese

Pavia Lodi

Cremona Mantova

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Mantova Sezione - 46100 - Via Frutta, 1Presidente: Antonella Marradi Tel. 0376.223001Fax [email protected]

Legnano Sezione Pluricomunale- 20019 - Settimo Milanese (MI)Via Libertà, 33Presidente: Donata ColomboTel./Fax [email protected]

Melegnano-MelzoSezione Pluricomunale- 20066 - Melzo (Mi)Via De Amicis, 7 Presidente: Felice RivaTel./Fax [email protected]

Monza-BrianzaSezione Pluricomunale - 20052 - Monza (Mi)Via Solferino, 16 Presidente: Lucio D’atriTel.039.3900853Fax [email protected]

MilanoGruppo Speciale- 20158 - Via Livigno 3 - Presidente: Maurizio SardellaTel./Fax [email protected]

Pavia Sezione Presso Policlinico Clinica Oculistica- 27100 - Piazzale Golgi, 2 Presidente: Luigi RiffaldiTel./Fax 0382.503738 [email protected]

Sondrio Sezione- 23100 - Via D. Gianoli, 2/6Presidente: Franca BonviniTel./Fax [email protected]

Varese Sezione- 21100 - Via Cairoli, 14Presidente: Roberto BertinelliTel./Fax [email protected]