Gabbiano in volo - SEI Editrice | Libri e Testi scolastici ... · Per amore dello stormo accetterà...

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DOCUMENTI T. CHIAMBERLANDO, Lo specchio dei cieli © SEI 2011 On line p. 395, vol. unico Gabbiano in volo Incompreso e respinto dal suo stormo, incapace per paura e per pigrizia di superare la mediocrità, Jona- than volerà così in alto da scoprire la forza che libera un gabbiano dai propri limiti: l’amore. Per amore dello stormo accetterà dal Grande Gabbiano l’incarico di ritornare dall’aldilà e insegnare il volo perfetto a quanti capiranno e vorranno seguirlo. La maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo. Il volo solitario Ma a sua spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli uccelli. E anche i suoi geni- tori erano afflitti a vederlo così: che passava giornate intere tutto solo, dietro i suoi esperimenti, quei suoi voli planati a bassa quota, provando e riprovando. [...] «Ma perché, Jon, perché?» gli domandò sua madre. «Perché non devi essere un gabbiano come gli altri, Jon? Ci vuole tanto poco! Ma perché non lo lasci ai pellicani il volo radente? Agli altri? E perché non mangi niente? Figlio mio, sei ridotto penne e ossa!» «Non m’importa se sono penne e ossa, mamma. A me impor- ta soltanto imparare che cosa si può fare su per aria, e cosa no: ecco tutto. A me preme soltanto di sapere.» [...] Non andò molto, infatti, che Jonathan piantò lo Stormo e tornò solo, sull’alto mare, a esercitarsi, affamato e felice. Lo studio della velocità Adesso studiava velocità e, in capo a una settimana di allenamenti, ne sapeva di più, su questa materia, del più veloce gabbiano che c’era al mondo. Allora chiuse gli occhi. Così accade che, quella mattina, poco dopo il levar del sole, il gabbiano Jonathan Li- vingston passò come una saetta nel bel mezzo dello Stormo Buonappetito, a duecento e dodici miglia orarie, a occhi chiusi, proiettile pennuto e sibilante. Il Gabbiano della Fortuna gli fu benigno, per quella volta. Non ci furono morti. [...] Non perse tempo, quel giorno, a parlare con gli altri gabbiani, ma seguitò a volare solitario fino a dopo il tramonto. Quando il gabbiano Jonathan tornò presso lo Stormo, sulla spiaggia, era ormai notte fonda. La testa gli gi- rava, era stanchissimo. Tuttavia, tanto era allegro che compì una gran volta e una fulminea vite orizzontale prima di toccar terra. Dalla penna di Richard Bach, pilota e scrittore, è nato Jonathan, un gabbiano che rifiuta di considerare il volo solo come un mezzo per procurarsi il cibo e che lo intende come fonte di perfezione e di gioia. 1 Unità 9 Vivere davvero

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On linep. 395, vol. unico

Gabbiano in voloIncompreso e respinto dal suo stormo, incapace per paura e per pigrizia di superare la mediocrità, Jona-than volerà così in alto da scoprire la forza che libera un gabbiano dai propri limiti: l’amore.Per amore dello stormo accetterà dal Grande Gabbiano l’incarico di ritornare dall’aldilà e insegnare il volo perfetto a quanti capiranno e vorranno seguirlo.

La maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.

Il volo solitarioMa a sua spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli uccelli. E anche i suoi geni-tori erano afflitti a vederlo così: che passava giornate intere tutto solo, dietro i suoi esperimenti, quei suoi voli planati a bassa quota, provando e riprovando. [...] «Ma perché, Jon, perché?» gli domandò sua madre. «Perché non devi essere un gabbiano come gli altri, Jon? Ci vuole tanto poco! Ma perché non lo lasci ai pellicani il volo radente? Agli altri? E perché non mangi niente? Figlio mio, sei ridotto penne e ossa!»«Non m’importa se sono penne e ossa, mamma. A me impor-ta soltanto imparare che cosa si può fare su per aria, e cosa no: ecco tutto. A me preme soltanto di sapere.» [...] Non andò molto, infatti, che Jonathan piantò lo Stormo e tornò solo, sull’alto mare, a esercitarsi, affamato e felice.

Lo studio della velocitàAdesso studiava velocità e, in capo a una settimana di allenamenti, ne sapeva di più, su questa materia, del più veloce gabbiano che c’era al mondo.Allora chiuse gli occhi. Così accade che, quella mattina, poco dopo il levar del sole, il gabbiano Jonathan Li-vingston passò come una saetta nel bel mezzo dello Stormo Buonappetito, a duecento e dodici miglia orarie, a occhi chiusi, proiettile pennuto e sibilante. Il Gabbiano della Fortuna gli fu benigno, per quella volta. Non ci furono morti. [...]Non perse tempo, quel giorno, a parlare con gli altri gabbiani, ma seguitò a volare solitario fino a dopo il tramonto.Quando il gabbiano Jonathan tornò presso lo Stormo, sulla spiaggia, era ormai notte fonda. La testa gli gi-rava, era stanchissimo. Tuttavia, tanto era allegro che compì una gran volta e una fulminea vite orizzontale prima di toccar terra.

Dalla penna di Richard Bach, pilota e scrittore, è nato Jonathan, un gabbiano che rifiuta di considerare il volo solo come un mezzo per procurarsi il cibo e che lo intende come fonte di perfezione e di gioia.

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Quando lo sapranno – pensava –, quando sapranno delle nuove prospettive da me aperte, impazziranno di gioia. D’ora in poi vivere qui sarà più vario e interessante. Altro che far la spola tutto il giorno, altro che la monotonia del tran-tran quotidiano sulla scia dei battelli da pesca! Noi avremo una nuova ragione di vita. Ci solleveremo dalle tenebre dell’ignoranza, ci accorgeremo d’essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi! Impareremo a volare!L’avvenire gli appariva tutto rose e fiori. Appena toccò terra, vide che i gabbiani erano riuniti in Assemblea Generale. Ed avevano tutta l’aria di trovarsi in riunione già da tempo. Fatto sta che aspettavano proprio lui.

La punizione di JonathanMa sì, pensò Jonathan, stamattina mi hanno visto. Tutto lo Stormo ha assistito alla mia impresa. Ma io non voglio onori. Non aspiro a essere un capo. Io desidero solo farli partecipi delle mie scoperte, mostrar loro i magnifici orizzonti che ora si sono aperti per noi tutti. E si fece avanti.«Il gabbiano Jonathan Livingston» l’Anziano proclamò «viene messo alla gogna e svergognato al cospetto di tutti i suoi simili!» Fu come se l’avessero colpito con una randellata. I ginocchi gli si sciolsero, le penne gli si fecero mosce, le orecchie gli ronzavano. Messo alla gogna? lui? Ma no, impossibile! E la sua Grande Impresa? Le Nuove Prospettive? Non hanno capito niente! C’è un errore! si sbagliano di grosso! «... per la sua temeraria e irresponsabile condotta,» intonava la voce solenne «per esser egli venuto meno alla tradizionale dignità della grande Famiglia dei Gabbiani...».Questo significa ch’egli sarebbe stato espulso dal consorzio dei suoi simili, esiliato, condannato a una vita solitaria laggiù, sulle Scogliere Remote.«... affinché mediti e impari che l’incosciente temerarietà non può dare alcun frutto. Tutto ci è ignoto, e tutto della vita è imperscrutabile, tranne che siamo al mondo per mangiare, e campare il più a lungo possibile.»Nessun gabbiano, mai, si leva a protestare contro le delibere del Consiglio, ma la voce di Jonathan si levò. «Incoscienza? Condotta irresponsabile? Fratelli miei!» gridò. «Ma chi ha più coscienza d’un gabbiano che cerca di dare un significato, uno scopo più alto all’esistenza? Per mill’anni ci siamo arrabattati per un tozzo di pane e una sardella, ma ora abbiamo una ragione, una vera ragione di vita ... imparare, scoprire cose nuo-ve, essere liberi! Datemi solo il tempo di spiegarvi quello che oggi ho scoperto ...»Ma lo Stormo pareva di sasso, tant’era impassibile. «Non abbiamo più nulla in comune, noi e te» intonarono in coro i gabbiani, e, con fare solenne, sordi alle sue proteste, gli voltarono tutti la schiena.

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E il gabbiano Jonathan visse il resto dei suoi giorni esule e solo. Volò oltre le Scogliere Remote, ben oltre. Il suo maggior dolore non era la solitudine, era che gli altri gabbiani si rifiutassero di credere e aspirare alla gloria del volo. Si rifiutavano di aprire gli occhi per vedere ...

(r. Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston, Rizzoli, Milano 1977)

Lavora sul documento Leggi la storia di Jonathan e rispondi alle domande.

• Come collegheresti l’esperienza del gabbiano con quella di un ragazzo che cresce?

• La società moderna assomiglia allo Stormo? In che modo?

• Jonathan potrà ricominciare ad amare lo Stormo solo dopo aver trovato la sua stra-da. Fai l’identikit di un ragazzo come lui.

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Un film fiabesco e poetico, che sfiora l’horror, che propone con il linguaggio cinematografico tipico di Tim Burton il dramma dell’incomunicabilità tra le persone e dell’amore negato, amore di cui ha bisogno ogni essere umano, più dell’aria e del cibo.

Edward mani di forbiceLe radici del film si hanno nei disegni d’infanzia del regista, che narravano del suo strano destino di solitudine.

Vicende e personaggiIn un castello isolato, quasi fuori dal tempo, un eccentrico inventore riesce a dare vita con i suoi congegni a una creatura che si rivela realmente una persona, desiderosa di capire la realtà, aperta ai valori morali che l’inventore-padre le trasmette; purtroppo, però, l’uomo muore prima di dotare Edward di due vere mani… al posto delle dita ha delle lame taglienti.Anni dopo, una rappresentante di cosmetici, Peggy, raggiunge il castello, che da tempo la incuriosisce. Su-perato lo spavento per l’incontro con la strana creatura che vi abita, la donna porta a casa con sé Edward. Quest’ultimo incontra il marito e il figlioletto della gentile signora, con cui instaura buoni rapporti benché non venga mai capito del tutto; il giovane inizia presto a farsi strada come giardiniere, dando a piante e siepi me-ravigliose forme, e in seguito come parrucchiere. Egli incontra persone perlopiù benevolmente superficiali in quel banale sobborgo americano con case tutte uguali; apparentemente riesce a farsi accettare e apprezzare.La figlia di Peggy, Kim, reagisce in modo diverso di fronte all’insolito gentiluomo; ella sembra intuire i deli-cati sentimenti del giovane “Mani di forbice”, la sua continua paura di essere frainteso, il suo animo delicato, la sua creatività. Il ragazzo di Kim, invece, sfrutta cinicamente l’ingenuità di un Edward alla ricerca di amici, e lo induce a utilizzare le sue lame per compiere un furto inconsapevole, per cui lui soltanto verrà arrestato.Rilasciato perché ritenuto incapace di distinguere tra bene e male, Edward torna a casa di Peggy, ma la gente inizia a guar-darlo con nuovi occhi, a ritenerlo pericoloso, inquietante… tutto ciò che fa di buono viene frainteso; ferisce inavvertita-mente Kim e il fratellino nel tentativo di salvarlo da un inci-dente, ma tutti pensano che sia accaduto in un suo scontro con Jim, il ragazzo di Kim. Edward fugge e torna nel castello di suo padre, convinto del fallimento del suo contatto con le persone “normali”; tuttavia qualcuno lo segue, provando un profondo affetto e senso di colpa nei suoi confronti: è Kim. Al castello giunge anche Jim, furibondo e geloso: aggredisce Edward che, per un tragico incidente, senza volerlo lo trafigge con le sue lame, uccidendolo. Kim rivela al giovane il suo amore ma, per il suo bene, comprende che è meglio che lui rimanga nuova-mente solo: lo farà credere morto a tutti coloro che l’avevano prima amato e poi odiato. Con il suo cuore tenero e il suo ri-morso, vittima di disgraziati, continui incidenti fino a quello, straziante, che lo priva di ogni speranza di integrazione, con il ricordo di un amore appena intuito, Edward vivrà nel castello dell’inventore, in una raggelante eppure accettata solitudine.

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Lavora sul film Rispondi alle domande seguenti.

• Quali sono le caratteristiche positive di Edward? Quali i difetti? Descrivi il suo ca-rattere, i suoi sentimenti, i suoi obiettivi.

• Fai l’identikit di un adolescente di oggi in qualche modo simile a lui. In quali modi potrebbe contribuire a un mondo migliore?

Confrontati con i compagni in un dibattito conclusivo.

• Trova un possibile finale diverso per la storia di Edward, che sia portatore di spe-ranza e non di angoscia.

I messaggi del filmIl film di Burton è fortemente coinvolgente a livello emotivo; Edward avverte in sé la tortura interiore dell’essere incompreso e respinto, dopo aver dato il meglio di sé, da persone troppo disattente ed egocen-triche per tener conto del suo mondo, del suo deside-rio di interagire per edificare bellezza e calore umano. Tutti possono sentirsi come Edward, in determinate occasioni della propria vita o in lunghi periodi.Soprattutto, può accadere a persone giovani alla ri-cerca di un progetto di vita, con ideali generosi, una particolare sensibilità, il desiderio di migliorare il mondo e di costruire rapporti di fratellanza; ai giovani migliori, con una personalità originale non omologata alla mentalità comune e per questo considerati diversi in una società infastidita da chi potrebbe metterne in risalto i difetti con la propria rettitudine. Coloro che rimangono tenacemente se stessi rischiano talvolta l’isolamento in un ambiente appiattito, troppo spesso privo dell’entusiasmo proprio soltanto di chi coltiva sogni e cerca la verità. Il regista sembra esponente di un angosciante pessimismo: troppo spesso buone intenzioni e fiducia nel prossimo sembrano portare a drammatici fallimenti, come se la comprensione e l’amore fossero più che altro belle illusioni; in realtà, si può leggere il film in tutt’altro modo: in un’ottica di fede, Edward sembra simbolo della persona realmente riuscita nonostante tutto, perché realmente e gene-rosamente capace di amare, perché sa conservare con autenticità una propria innocenza. È lui il “normale”, nonostante le mani di forbice che rappresentano in fondo la sua unicità, i suoi talenti particolari. Forse, in altre storie vere di giovani saranno gli Edward pazienti e tenaci a coinvolgere gli altri nei loro sogni, pur pagando prezzi di dolore forse inevitabili.

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