· Web viewVivere il perdono e la comunione con tutti gli uomini, condizioni che Giuseppe...

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INFORMAZIONI SULLA GUIDANel tempo estivo i ragazzi scoprono la novità della figura di Giuseppe, a loro noto come il "principe dei sogni". Il suo affidarsi al Signore, sentirlo vicino, gli dona la forza di affrontare le tante avversità che segnano la sua vita e vincere. Il suo modo di ascoltare il Signore e seguire la via del bene ricorda la fedeltà del Figlio di Dio, Gesù.La cisterna in cui viene gettato dai fratelli, come il sepolcro, diventa il luogo della sua rinascita, da dove riparte la sua nuova vita in Egitto. Una rinascita segue il periodo dopo la prigione, da cui viene tratto in salvo dal faraone in virtù del suo dono.Da schiavo a uomo di potere: questo il percorso che lo porta alla salvezza; la sua, quella del faraone e dell'intero Egitto, quella dei fratelli che avevano attentato alla sua vita e di tutto il suo popolo.Guidati da Giuseppe, i ragazzi comprendono che ci sono strade che ci troviamo a percorrere non per nostra volontà, che sembrano allontanarci dai nostri sogni; ma nella fede tutto trova un senso e si apre per noi la via della salvezza. Vivere il perdono e la comunione con tutti gli uomini, condizioni che Giuseppe sperimenta nella terra d'Egitto, sono le vie da percorrere per vivere da figli prediletti del Padre, bambini e ragazzi all'altezza dei grandi sogni che Dio ha per ciascuno.

In questo straordinario tempo di Misericordia siamo chiamati proprio a questo: ad amare anche ciò che di per se non sembrerebbe amabile; ad amare anche chi non ci rimette. In questo sta la salvezza, della quale -non dimentichiamolo mai- siamo anzitutto beneficiari.

Il viaggio di Giuseppe verso i suoi fratelli ci mette in contatto con la vita travagliata e avventurosa del figlio prediletto di Giacobbe. È la storia di un viaggio intrapreso non per volontà del suo attore, e ci insegna che non c’è destinazione che non possa essere luogo di salvezza, se il nostro viaggio è vissuto in pienezza. Attraverso la sua interpretazione dei sogni, Giuseppe riesce a comprendere il volere di Dio e ad essere strumento nelle sue mani per salvare non solo il faraone e l’Egitto, ma tutto il suo popolo.Questa storia offre ai ragazzi un’occasione straordinaria per imparare a leggere i propri sogni e progetti sul futuro,  alla luce del sogno che Dio ha per ciascuno di noi, e cogliere quella scintilla di vocazione che già brilla dentro ognuno, così come nella vita del giovanissimo Giuseppe.

Ogni giorno, accanto all’atteggiamento, un verbo guida la riflessione facendo risuonare i contenuti della giornata e, provocati da alcune indicazioni, i ragazzi possono arrivare a comprendere la loro personale regola di vita.Come Giuseppe, sono invitati a interpretare il modo in cui seguire la via del bene nella vita quotidiana. Attraverso la quotidiana decorazione della veste battesimale (maglietta bianca o stola bianca o altro possa rappresentare l’oggetto sacramentale), che ricevono all’inizio del campo, provano a sognare con Dio il loro futuro.

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Durante la Messa serale o nella liturgia della Parola, i ragazzi trovano in Chiesa la loro veste personale e ci attaccano lo smile della giornata:

STUPORE → faccina sorpresa DISPONIBILITÀ → mani RESPONSABILITÀ → braccio di ferro FIDUCIA → faccina con aureola DISCERNIMENTO → pollice su e pollice giù (per indicare le scelte giuste e

sbagliate) GRATUITÀ → regalo FRATERNITÀ→ abbraccio PERSEVERANZA→ cuore

Ogni giorno i ragazzi ascoltano la drammatizzazione e vengono mandati nel bosco a cercare l'immagine che rappresenta l'atteggiamento del giorno (si può anche dar loro un indizio sotto forma di poesia o un semplice suggerimento ma non dirlo direttamente).

Subito dopo, nei gruppi di studio si affronta il tema della giornata, legato alla parola chiave. Le attività proposte restano appunto delle proposte, che possono essere adattate o arricchite come si ritiene più opportuno. Speriamo possano essere stimolanti per affrontare al meglio il tema del campo.

Per i campi in cui si rende necessario in termini di tempi da occupare, o perché è tradizione impegnare insieme i ragazzi in un’attività manuale il cui risultato diventa anche il ricordo del campo, si può proporre un piccolo LABORATORIO MANUALE durante il quale viene realizzato un ACCHIAPPASOGNI che verrà appeso sopra il letto una volta tornati a casa per continuare a sognare con Dio!!Di seguito tutti i passaggi e i materiali occorrenti per la sua definizione:

MATERIALI: un panetto di DAS colori a tempera colla vinilica una stecca di legno di almeno 30 cm fili colorati campanellini colla a caldo filo di nylon trasparente.

STEPS:1. Prendere un pezzo di DAS e stenderlo fino a creare un foglio con uno spessore di

circa 4-5 mm.2. Dal foglio di DAS ricavare: 4/5 stelle con l’aiuto di uno stampino (quelli per torte - o

a mano libera), 7 cerchi che sono i supporti su cui incollare i simboli del nostro acchiappasogni. Su tutti questi oggetti ricavati è importante fare un foro in alto per permettere poi il passaggio del filo di nylon.

3. Con il DAS avanzato ricavare 7 striscioline dello stesso spessore dei cerchi realizzati prima e applicarle intorno a questi ultimi per creare delle sorti di medaglioni.

4. Con altro DAS è il momento di realizzare i simboli in riferimento ai sogni di Giuseppe: la cesta dei pani, il covone di grano, la vite, la vacca, la luna, il sole.

N.b.: bagnare le dita prima di modellare il DAS aiuta a lavorarlo meglio e a renderlo più omogeneo.

Applicare gli oggetti realizzati sui 7 medaglioni (cerchi) preparati in precedenza.5. Dopo averli fatti asciugare almeno una notte, colorare tutti i pezzi realizzati con i

colori tempera. N.b.: per renderli lucidi consigliamo di passare sopra una mano di colla vinilica.

6. Con l’aiuto di un ago infilare e bloccare con un nodo il medaglione all’estremità poi, lasciando scorrere un po’ il filo, fissare anche la stella. Su ciascun medaglione e

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sulle stelle applicare i campanellini.7. Sulla stecca di legno di almeno 30 cm realizzare 6 fori con l’ago di una punta a

legno ila di un trapano. consigliamo di realizzare i fori ad una distanza di 4/5 cm dall’altro. Potete per personalizzare la stecca (struttura del nostro acchiappasogni).

8. Fate passare i fili di nylon nei fori dei medaglioni e nella stecca di legno. Per creare un bell’effetto vi consigliamo di metterli sfalsati. Da un cartoncino bianco ritagliate delle sagome di nuvole per appuntare i sogni da

ricordare. Per appuntare le nuvole si possono utilizzare delle graffette colorate o delle mollettine.

9. Infine utilizzare ancora del filo trasparente di nylon per appendere il vostro bell’acchiappasogni in camera!

TEMATICHE

1. Scoprire di essere amati da Dio: STUPORE2. Cogliere la Parola e i segni del progetto di Dio: DISPONIBILITÀ3. Farsi carico dei fratelli che il Signore ci ha affidato: RESPONSABILITÀ4. Non abbattersi e lasciarsi guidare dall'amore del padre: FIDUCIA5. Saper distinguere e scegliere il bene: DISCERNIMENTO6. Sapersi donare senza aspettarsi nulla in cambio: GRATUITÀ7. Riconoscersi figli di uno stesso Padre: FRATERNITA'8. Rimanere nell'amore di Dio attraverso l'amore dei fratelli: PERSEVERANZA

PERSONAGGI DIALOGHI

Narratore Mamma Rodolfo Bambino Rodolfo Giuseppe Giacobbe Rachele Giuda Ruben Faraone Potifar

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Introduzione (prima sera)Personaggi:

Mamma Rodolfo Narratore

Narratore: Era una mattina di giugno quando tutto cominciò. Il nostro piccolo amico se ne stava tranquillamente disteso nel suo letto ristorato dall’aria fresca prodotta dal suo condizionatore. Quando all’improvviso…Mamma: Svegliati, svegliati pigrone!Narratore: Era la sua mamma che, stanca di vederlo poltrire a letto, voleva che si alzasse e cominciasse a fare qualcosa.Rodolfo: Ma mamma, sono solo le 10!Mamma: Appunto, hai già perso due ore di tempo in cui avresti potuto fare i compiti.Rodolfo: Cosa? Due ore? Ma in estate è assolutamente vietato, ripeto, VIETATO svegliarsi prima di mezzogiorno se non per andare al mare o in piscina con gli amici.Mamma: Macché macché! Oggi ho deciso che comincerai i compiti delle vacanze. Siamo ormai a fine giugno e non voglio che tu ti riduca come al solito all’ultimo minuto.Rodolfo: Oh mamma no! I compiti non li fa mai nessuno prima di agosto!!Mamma: Va bene, ma oggi che sono a casa ti aiuto io. Cominceremo da una cosa facile, religione!Rodolfo: Uffa!!!Mamma: Dai coraggio, ti vado a preparare una bella colazione e quando torno voglio vederti pronto e attivo!Rodolfo: Ok mamma.Narratore: Mentre la mamma andò a preparare una tazza di latte e biscotti, Rodolfo si alzò, tolse il pigiama e lo lanciò come faceva di solito sul letto scoperto. Poi, svogliato andò in bagno, lavò i denti e se ne tornò alla scrivania, rassegnato all’idea di dover cominciare i compiti.Rodolfo: Beh, se proprio devo cominciare, almeno comincerò da qualcosa di leggero.Narratore: Poco dopo, la mamma tornò e mentre il ragazzo faceva colazione cominciò a cercare il libro delle vacanze di religione.Mamma: Guarda qui che confusione! Dalla fine della scuola non hai nemmeno toccato i tuoi quaderni. C’è ancora lo zaino pieno dall’ultimo giorno!Rodolfo (con la bocca piena): Di certo non troverai lì dentro il libro mamma.Mamma: E dove l’hai messo allora?Rodolfo: Credo di averlo lasciato dal mio amico Marco.Mamma: Ah vabbè non importa, mi ricordo il tema di quest’anno del libro delle vacanze di religione! Comincerò a raccontarti la storia io, così poi potrai studiare con più facilità.Rodolfo: Oh mamma per favore…Mamma: Forza ascoltami che faremo prestissimo.Rodolfo: Certo mamma, appoggio solo la testa sul cuscino per concentrarmi meglio.Mamma: Va bene ma stai attento. Dunque… C’era una volta, un giovane ragazzo che viveva felice con la sua famiglia. Era il più piccolo di tanti fratelli ed era un discendente della famiglia di Giacobbe…Narratore: La mamma non fece in tempo a finire la storia, perché il piccolo Rodolfo si era già addormentato.

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1° GIORNOTema: Stupore: scoprire di essere amati da Dio e sentirsi scelti.

Immagine: veste/ faccina sorpresa

Scopo della giornata: Il ragazzo riconosce la predilezione dell'amore di Dio per la sua vita

LA DRAMMATIZZAZIONEPersonaggi:

Narratore Mamma Rodolfo Giuseppe

Mamma: Ma insomma Rodolfo, ti vuoi svegliare?Rodolfo (con fare assonnato): Sì mamma, ti sto ascoltando, non si vede?Mamma: Adesso il cuscino lo mettiamo nel letto e tu mi ascolti.Narratore: Ma la mamma non fece in tempo a ricominciare che il figlio stava di nuovo dormendo…Accadde però un fatto strano.Rodolfo: Dove mi trovo? Questa non è la mia camera da letto. Ora son costretto ad alzarmi e ad andare a vedere cosa mi è capitato.Narratore: Rodolfo si alzò, camminò per una mezz’oretta finché giunse ad un accampamento con tre tende e a terra un piccolo catino pieno d’acqua.Rodolfo: Oh ora ho capito! Devo essere finito nelle terre degli indiani! Qui da qualche parte ci saranno sicuramente i pellerossa. O magari sono finito nella storia di Peter Pan, a forza di ascoltare la mamma che me la raccontava.Giuseppe: Ciao piccolo straniero. Che abiti strani che hai. Chi sei?Rodolfo (sorpreso e spaventato): La prego signore, non mi faccia del male!Giuseppe: Farti del male? E per quale motivo?Rodolfo: Lei è di certo un pellerossa o qualcosa di simile e loro sono cattivi nel cartone di Peter Pan.Giuseppe: Non conosco né questi pellerossa di cui parli né questo Peter e neanche questo Pan. Da dove vieni ragazzo?Rodolfo: Io… Ero nella mia camera da letto quando ad un certo punto mi sono svegliato qui.. La prego mi aiuti!Giuseppe: Sembri impaurito. Intanto presentiamoci. Io mi chiamo Giuseppe, figlio del pastore Giacobbe proveniente da Canaan.Rodolfo (allungando la mano in segno di saluto): Ciao, io mi chiamo Rodolfo, figlio ehm… dell’ingegnere Paolo, e vengo da un posto che si chiama Comacchio.Giuseppe: Molto piacere piccolo Rodolfo!Rodolfo: Ehm… Solo la mamma mi chiama Rodolfo. Tutti gli amici mi chiamano Rudy. E spero che anche tu possa essere mio amico.Giuseppe: Certo che lo sarò! Ma ora mi spieghi per quale motivo sei vestito in questo strano modo?Rodolfo: Beh, questi sono gli abiti che si indossano nel posto dove vivo io. Tu piuttosto, quella veste è molto bella, me la presti per il prossimo carnevale?Giuseppe: Che cos’è il carnevale?Rodolfo: Credo sarebbe troppo lungo da spiegare.Giuseppe: Oh beh, abbiamo tanto tempo per parlare. Per oggi sono stanco di studiare e vorrei riposare un pochino.Rodolfo: A chi lo dici, la mia mamma vuole che faccia i compiti delle vacanze..Giuseppe: Non so cosa siano questi compiti ma la mamma andrebbe sempre

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ascoltata perché sa come si fa e può darci consigli preziosi.Rodolfo: Certo, tu non hai una mamma come la mia… Ti va di raccontarmi della tua veste?Giuseppe: Certo! Mia madre me la fece interamente con le sue mani e i miei genitori me la regalarono perché dicevano che ero speciale, sai, unico.Rodolfo: Forte! Guarda com’è tutta piena di colori!Giuseppe: Già. È davvero bella. Anche tu ne hai una simile a casa?Rodolfo: Con tutti questi colori no. Ma adesso che mi ci fai pensare ne ho una piccolina, di quando ero appena nato ma è tutta bianca. Però potrei chiedere alla mamma se me la fa colorare.Giuseppe: Se i tuoi genitori te l’hanno donata così, lasciala com’è, è bella perché è un dono di chi ti vuole bene. Ora vieni, ti faccio conoscere i miei fratelli.Rodolfo: Fratelli? Oh… Spero non siano come mia sorella.Giuseppe: E com’è tua sorella?Rodolfo: Beh mia sorella.. è invidiosa perché io sono il più piccolo e la mamma mi dà sempre ragione.Giuseppe: Somiglia un pochino ai miei fratelli. Anche loro sono invidiosi di me perché papà non mi manda a badare al gregge ma mi fa sempre studiare. Dice che diventerò una persona importante…Rodolfo: Lo pensa anche la mia mamma. Dai andiamo, oltre ai tuoi fratelli mi piacerebbe vedere le tue pecore! Dalle mie parti non le ho mai viste!

La Parola: Genesi 37,2-42 Questa è la discendenza di Giacobbe.Giuseppe, all'età di diciassette anni, pascolava il gregge con i suoi fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e con i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Giuseppe riferì al loro padre la cattiva fama che circolava sul loro conto. 3 Israele amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga con le maniche. 4 I suoi fratelli vedevano che il loro padre l'amava più di tutti gli altri fratelli; perciò l'odiavano e non potevano parlargli amichevolmente.

COMMENTOLa storia di Giuseppe ha inizio a Canaan, terra in cui suo padre Giacobbe si stabilisce insieme alla sua numerosa famiglia.Giacobbe ama profondamente Giuseppe poiché figlio avuto in vecchiaia e questa sua predilezione, di cui la veste è simbolo, scatena invidia e gelosia nei suoi fratelli.Come Giuseppe ogni ragazzo scopre l'amore di Dio Padre per lui e si sente prediletto, chiamato a vivere pienamente la sua vocazione battesimale nelle piccole scelte di ogni giorno.I fratelli non capiscono che l'amore del padre per Giuseppe è così grande poiché egli intuisce che un giorno sarà grande la missione che dovrà compiere. Giuseppe fa il pieno di amore da piccolo. L'amore è fatto di predilezione per i più piccoli, di chiamate fatte ai candidati più insospettabili (come qualche bambino da cui non ci aspettiamo niente e che poi ci sorprende positivamente).Questa predilezione non è mai a vantaggio di una persona sola ma di tutti, così come Giuseppe sarà chiamato a salvare non solo i fratelli ma l'Egitto e tutto il suo popolo.La veste rappresenta quindi l'essere rivestito dall'amore del Padre, per essere poi mandato ad affrontare con fiducia la vita e i suoi ostacoliSono i fratelli e il padre ad interpretare i primi sogni di Giuseppe ma non fanno buon uso di questo dono.Giuseppe invece si lascia amare e quando ci si sente amati, ci si sente speciali, pieni di forza e pronti per affrontare il viaggio della vita e assumersi anche grandi responsabilità.Anche essere al campo è in qualche modo una predilezione: ci sono io perché qualcuno mi ha voluto bene, mi ha incoraggiato, mi ha sostenuto. Tutto questo non è scontato e il ragazzo si stupisce e si accorge che l'amore ricevuto non è da tenere per

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sé ma da spendere per fare grandi cose insieme agli altri.

ATTIVITÀ Viene consegnata a ciascun ragazzo una piccola veste di cartoncino bianco (ma che possono personalizzare) su cui riportano i nomi di coloro che devono ringraziare per essere al campo e spiegare per quale motivo li hanno scelti, magari aggiungendo anche una riflessione/condivisione personale su quelli che potevano essere gli ostacoli alla realizzazione del desiderio di essere al campo.Alla sera durante la messa o la liturgia della Parola, potrebbe essere appuntata al cuore con una spilla da balia mentre verranno rinnovate le promesse battesimali (se non è stato fatto nella prima serata).

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GIOCO A TEMAMATERIALE:

domande quiz stecchini lunghi e corti scotch ostacoli per il percorso corda forchette palloncini foglietti con l’immagine della veste

SVOLGIMENTO:1. Ad ognuno il suo recinto

Suddivisi in squadre, i ragazzi devono rispondere ad alcuni quiz che riguardano la natura e il mondo animale. Il metodo di gioco è simile a quello del canzoniere: l’educatore pone delle domande e i ragazzi, uno per ogni squadra, corrono fino a un punto prestabilito. Il primo che arriva, imitando il verso di una pecora, ha diritto a rispondere. In caso di errore, tocca al secondo arrivato e così via. Per ogni risposta esatta viene consegnato alla squadra uno stecchino. Al termine del gioco, i ragazzi costruiscono con gli stecchini guadagnati il recinto per il proprio gregge.

2. Chi dorme… perde le pecoreIl rischio che corre chi ha il compito di sorvegliare un gregge di pecore è quello di addormentarsi contandole. Ogni squadra deve cercare di tenere sveglio il pastore (uno dei fratelli di Giuseppe). Le squadre si dispongo in fila per due. Ogni coppia è legata da una corda e del nastro adesivo, che tengono insieme i piedi e una forchetta. Al centro del campo da gioco è posizionato il pastore addormentato, circondato da palloncini. In alcuni sono stari inseriti dei foglietti con l’immagine di una veste lunga con le maniche.Al via degli educatori, parte una coppia per ogni squadra, che deve scoppiare un palloncino con la forchetta attaccata ai piedi, così da fare più rumore possibile e tenere sveglio Giuseppe. Se il palloncino contiene un foglietto, il ragazzo lo recupera e lo riporta alla sua squadra. Al suo ritorno, parte il secondo membro della squadra e così via.Al termine del gioco, tutte le squadre devono dare il proprio contributo per tenere sveglio il povero pastorello, ma riceverà il punteggio più alto quella che avrà conquistato il maggior numero di bigliettini.

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2° GIORNOTema: Disponibilità: cogliere la Parola e i segni del progetto di Dio

Immagine: covone/mani

Scopo della giornata: Il ragazzo rilegge i suoi sogni alla luce del sogno che Dio ha su di lui.

LA DRAMMATIZZAZIONEPersonaggi:

Narratore Rodolfo Giuseppe Giuda Giacobbe

Narratore: Giuseppe e il suo nuovo amico Rodolfo camminarono per un po’ nella zona dei pascoli e continuarono a parlare di fratelli e sorelle.Giuseppe: Sai Rodolfo, io ho 11 fratelli e sono tutti più grandi di me.Rodolfo: 11? Io ho una sorella più grande ma per me è già abbastanza!Giuseppe: Guarda, quella è la mia tenda.Rodolfo: Tu vivi qui? Allora avevo ragione quando dicevo che sei un pellerossa!Giuseppe: Io questi pellerossa proprio non li conosco. Io sono un ebreo, figlio di Giacobbe, come ti dicevo.Rodolfo: Aspetta aspetta. Credo di aver studiato in religione qualcosa di simile. Tu allora sei sposato con Maria? E fai il falegname?Giuseppe: No, io non ho moglie e per ora sono uno studente.Rodolfo: Allora non mi ricordo di aver studiato la tua storia. Quando capirò come tornare a casa chiederò sicuramente alla mamma di raccontarmela.Narratore: Mentre Rodolfo faceva mille domande, Giuseppe vide che a casa non c’era nessuno.Giuseppe: I miei fratelli devono essere ancora al pascolo con il gregge. Ne approfitterò per riposare un pochino. Se vuoi puoi dormire qui vicino a me.Narratore: Ma Rodolfo non aveva sonno. Si sentiva come in una bolla di sapone, anche se tutto quello che gli stava accadendo sembrava così reale… Così si mise a pensare a quello che poteva essergli successo.Rodolfo: Ho così paura di non riuscire più a tornare a casa. Mi sento tanto solo senza la mia mamma. Quanto avrei voluto ascoltarla e non restare a letto a poltrire.Narratore: Poco dopo, Rodolfo sentì dei rumori. Erano 11 ragazzi che andavano verso di lui.Rodolfo: Uno, due, tre… Sono 11! Devono essere sicuramente i fratelli di Giuseppe.Giuda: Fermo straniero!Rodolfo: Dici a me?Giuda: Fermo! Cosa ci fai nel nostro accampamento? Sei venuto per rubare le pecore?Rodolfo: No no. Io sono amico di vostro fratello Giuseppe!Giuda: Impossibile, Giuseppe non ha amici!Rodolfo: Ci siamo conosciuti proprio oggi, andatelo a svegliare e ve lo dirà di sicuro anche lui.Giuda: Figuriamoci, quello dice al padre che sta studiando e invece se ne va in giro qua e là e dorme tutto il giorno. E noi a spezzarci la schiena giù al pascolo!Narratore: I fratelli andarono a svegliare Giuseppe e lo trovarono sul letto che pregava.Giuseppe: Oh fratelli, radunatevi tutti, ho appena fatto un sogno meraviglioso.Narratore: Così uscirono e videro Giuda, il fratello maggiore, che stava legando il piccolo Rodolfo.

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Giuseppe: Lascialo stare, è mio amico!Giuda: E perché dovrebbe essere amico tuo questo ragazzino?Giuseppe: Perché io mi fido di lui, lui sa ascoltare e capire, non come voi che mi trattate sempre male!E poi ho una cosa molto importante da raccontarvi!Narratore: Mentre Giuseppe cominciava il suo racconto, arrivarono suo padre e sua madre che si misero in ascolto.Giuseppe: Ho sognato che noi, tutti noi stavamo legando dei covoni di paglia in mezzo ai campi quando il mio covone si alzò e restò dritto in alto mentre i vostri si radunarono intorno al mio e si inchinarono.Giuda: Vorresti forse dire che un giorno tu regnerai su di noi o ci dominerai?Giacobbe: Giuseppe rispondi! Dovremmo dunque io, i tuoi fratelli e tua madre inchinarci davanti a te?Giuseppe: Io non lo so padre.Giacobbe: Se Dio ti ha dato questo sogno, di certo è una profezia. Dobbiamo ascoltarlo.Giuda: Io non mi prostrerò mai ai suoi piedi! Andiamo fratelli!Narratore: Giuda e i fratelli andarono via mentre Giuseppe rimase ancora una volta deluso.Giacobbe: Non temere figliolo. Verrà il giorno in cui capiranno.Ma chi è il tuo piccolo amico?Giuseppe: Padre ti presento Rodolfo. Lui è figlio di Paolo e viene da….Rodolfo: Da Comacchio! Ma non credo che sia molto vicino a dove mi trovo. Sa, mi sono perso..Giacobbe: Piccolo straniero, la mia tenda sarà la tua dimora fino a quando non avrai ritrovato la strada di casa. Io sono Giacobbe e lei è mia moglie Rachele.Rodolfo: Molto piacere signor Giacobbe. Un momento, Giacobbe ha detto??? E Rachele? Ora ricordo!! Vi ho studiati a scuola!! E tu, tu sei Giuseppe e fai i sogni!!Giuseppe: (con fare allibito) Ssssì sssono io, ricordi?? ci siamo conosciuti poco fa….Giuseppe (rivolto a Giacobbe sottovoce): Padre, credo che il nostro ospite abbia problemi di memoria.Rodolfo: Ma sì certo, ora ricordo!! Io conosco tutta la tua storia! So tutto di te! Beh quasi… Ogni tanto in classe ammetto che non stavo attento ma mi ricordo quasi tutto!! Oh che bello che bello! Ho conosciuto un VIP!Giuseppe: Un VIP?Rodolfo: Sì una persona famosa!! Ora sai che invidia i miei compagni di classe!Giacobbe: Coraggio piccolo amico, andiamo a preparare qualcosa da mangiare. E poi ti cercheremo degli abiti per la notte, di sicuro con quelli avrai freddo.

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La Parola: Genesi 37,5-115 Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; allora questi lo odiarono più che mai. 6 Egli disse loro: «Ascoltate, vi prego, il sogno che ho fatto. 7 Noi stavamo legando dei covoni in mezzo ai campi, ed ecco che il mio covone si alzò e restò diritto; i vostri covoni si radunarono intorno al mio covone e gli s'inchinarono davanti». 8 Allora i suoi fratelli gli dissero: «Regnerai forse tu su di noi o ci dominerai?» E l'odiarono ancor di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.9 Egli fece ancora un altro sogno e lo raccontò ai suoi fratelli, dicendo: «Ho fatto un altro sogno! Il sole, la luna e undici stelle si inchinavano davanti a me». 10 Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli; suo padre lo sgridò e gli disse: «Che significa questo sogno che hai fatto? Dovremo dunque io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci fino a terra davanti a te?» 11 I suoi fratelli erano invidiosi di lui, ma suo padre serbava dentro di sé queste parole.

COMMENTOIl tema del sogno accompagnerà tutta la vita di Giuseppe. Nella Bibbia i sogni hanno lo scopo di rassicurare la missione e garantire la protezione divina.“Dio non può farcela da solo: per realizzare il suo sogno deve entrare nei sogni dell’uomo e l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio” (A.J.Hascel). Giuseppe è il ragazzo che impara a fare dei suoi sogni i sogni di Dio. Inizialmente fa dei sogni, ma non riesce a comprenderli, cerca dei segni e degli strumenti per interpretare queste sue intuizioni e aspirazioni; racconta tutto ciò alla sua famiglia, che interpreta correttamente i suoi sogni ma non in un’ottica di fede. Giuseppe, invece, è un ragazzo che osa sognare e cerca di farlo con Dio. Il covone è il segno del suo futuro, un messaggio e una profezia sulla missione di Giuseppe: servire e salvare la sua famiglia e tutto il suo popolo. Giuseppe si mostra disponibile a ricevere dei sogni che, messi in ordine e interpretati, segneranno la direzione del suo cammino, una strada ricca di difficoltà che, però, condurrà in modo inedito alla realizzazione della promessa rivelata in questo sogno.

Nell’esperienza di vita del ragazzo:La parole d’ordine è “osare sognare”! Il sogno è come un’intuizione per il futuro, un momento della vita in cui il ragazzo riceve una certezza del cuore, vede con più profondità dentro una situazione, intravede una scintilla della sua vocazione.Sulle orme di Giuseppe, il ragazzo è incoraggiato a interpretare i suoi sogni sul futuro, a raccontarli (anche se ora non sono del tutto compresi) e anche comprendere quali passi compiere per dare una direzione. Non è una cosa facile, tuttavia è indispensabile che in ciascun ragazzo cresca la consapevolezza che il proprio sogno coincide con il desiderio di Dio se è un dono per tutti, se fa amare di più e servire meglio. Per verificare questo, occorre essere disponibili a scavare pian piano, con il cuore, dentro la Parola.

ATTIVITÀ Per i bimbi più piccoli: preparare una sagoma di cartoncino a forma di stella /nuvola (se questa forma è già stata utilizzata precedentemente in altre attività, ovviamente cambiare) su cui i bimbi scriveranno da una parte un sogno a occhi chiusi che fanno ricorrentemente oppure l’ultimo che ricordano (o uno che li agita, li preoccupa o li fa gioire) e dall’altra un sogno a occhi aperti (ciò che desiderano realizzare nella loro vita). Sottolineare la differenza tra questi due tipi di sogni e condividere nel gruppo di studio ciò che esce dalla riflessione dei ragazzi.

Per i ragazzi più grandi: preparare sagome di cartoncino su cui sarà scritto un punteggio e un sogno. 11 di queste stelle (ricordano i fratelli di Giuseppe) dovranno avere un punteggio più alto e sogni PIÙ ALTI rispetto agli altri. Le sagome saranno attaccate dagli educatori alle pareti della stanza in cui avviene il gruppo di studio. I

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ragazzi saranno divisi in due piccole squadre. Obiettivo: la squadra deve collezionare il maggior numero di punti. Ma per raggiungere le sagome che espongono il punteggio più alto, i ragazzi devono capire che per riuscirci devono aiutarsi uno con l’altro, magari prendendosi in braccio. L’importante è che non usino tavoli o sedie. E’ l’aiuto UMANO quello su cui devono contare e devono ricercare.

In alternativa, far scrivere su un foglio il sogno che ciascun ragazzo può cogliere delle esperienze di vita vissute finora e soprattutto alla luce della guida di Dio e della sua Parola. I fogli poi saranno legati ad una spiga. Tutte le spighe raccolte insieme, formeranno un piccolo covone che verrà deposto ai piedi dell’altare.I ragazzi si interrogano sui sogni che portano nel cuore scoprendo che il Signore parla a ciascuno attraverso dei sogni, in cui intravedere la propria vocazione.

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GIOCO A TEMAMATERIALE:

palloncini lunghi pompa (una per squadra) sagome di stelle scotch

SVOLGIMENTO:1. Sogno...

Divisi nelle squadre di gioco, i ragazzi si sfidano per chi riesce a mettere in scena per primo il sogno di Giuseppe.Ogni squadra ha a disposizione dei palloncini lunghi, una pompa e del nastro adesivo. Il compito di ogni squadra è quello di realizzare dei covoni di almeno tre palloncini, legati insieme con del nastro adesivo, e sistemarli uno sopra l’altro per raggiungere la massima altezza possibile. Vince la squadra che, nel tempo stabilito, riesce a raggiungere la massima altezza (cfr. Gen. 37,7).

2. … o son desto?Il secondo gioco si ispira al secondo sogno di Giuseppe, narrato il Gen. 37,9.Si realizza nel campo di gioco l’universo con undici costellazioni. Ogni costellazione sarà formata da un numero diverso di stelle una delle quali sarà la più preziosa. Come in natura le costellazioni sono a diverse distanze dalla Terra. Si gioca divisi in squadre, un componente alla volta. Tutte le squadre partono dalla Terra e a turno i componenti delle squadre avanzeranno verso la prima costellazione dove verranno accolti da un educatore, che interpreterà il ruolo di “Guardiano delle stelle” della propria costellazione. Al giocatore verrà posta una o più domande in stile “Avanti un altro”; se risponderà correttamente a tutte le domande, avrà la possibilità di procedere verso la costellazione successiva, così via fino all’undicesima. Nel caso in cui il giocatori dia la risposta sbagliata è obbligato a raccogliere una stella della costellazione in cui si è fermato. ATTENZIONE: tutte le stelle saranno a faccia in giù; tutte avranno un punteggio diverso ma solo una sarà quella preziosa. Il gioco continua finché non saranno raccolte tutte le stelle preziose da tutte le undici costellazioni. Vince la squadra che raccoglie più stelle preziose e/o che totalizza il punteggio più alto.

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3° GIORNOTema: Responsabilità: farsi carico dei fratelli che il Signore ci ha affidato.

Immagine: sandali/ braccio di ferro

Scopo della giornata: Il ragazzo scopre nell’invito del Padre la necessità di andare incontro ai fratelli.

LA DRAMMATIZZAZIONEPersonaggi:

Narratore Rodolfo Giuseppe Giacobbe Rachele

Narratore: Rodolfo rimase ospite della famiglia di Giuseppe e dormì nella tenda dei suoi genitori. Il mattino seguente, i fratelli di Giuseppe erano partiti di buon’ora per portare a pascolare il gregge, allontanandosi notevolmente dall’accampamento.Giacobbe: Non sono tranquillo moglie mia, dove saranno andati?Rachele: Stai tranquillo, sono certa che si saranno solo allontanati un po’ di più rispetto al solito.Narratore: Poco dopo, anche Rodolfo e Giuseppe erano in piedi.Giuseppe: Che succede padre?Giacobbe: Giuseppe, i tuoi fratelli devono essere al pascolo a Sichem. Sono molto preoccupato per loro. Potrebbe essergli successo qualcosa. Va a vedere se stanno bene e se tutto procede nel verso giusto con il gregge.Giuseppe: Certo padre, partirò subito!Rodolfo: Vengo con te! Hai il navigatore?Giuseppe: Navigacosa? Il sole è alto in cielo, sicuramente ci porterà sulla retta via.Rodolfo: Hey aspetta! Mamma mi ha lasciato quello di papà nello zaino, ne sono certo!Narratore: Il piccolo Rodolfo tirò fuori tantissime cose dal suo zainetto, sotto gli occhi stupiti dei suoi nuovi amici. Poi, finalmente lo trovò!Rodolfo: Eccolo qui! Con questo di certo non ci perderemo. Ora lo accendo e imposto la destinazione e…Giuseppe: Ma che cos’è questo strano oggetto con tutti questi colori?Rodolfo: Si chiama navigatore! Guarda tu schiacci qui, poi digiti il luogo dove vuoi andare ed ecco fatto!Giuseppe: Non ne ho mai visto uno simile qui!Rodolfo: Oh no! Qui dice che non c’è segnale.. E ora come faremo?Giuseppe: Non ti preoccupare, conosco la strada!Rodolfo: Va bene Giuseppe, allora andiamo.Narratore: Rodolfo non era riuscito ad accendere il suo navigatore e non sapeva che stava per affrontare un viaggio molto impegnativo. Si trattava infatti di circa 80 km a piedi sotto il sole. Giuseppe gli aveva prestato una vecchia tunica in modo che si potesse riparare dai potenti raggi solari.Rodolfo: Quanto vorrei avere il mio cappellino in questo momento.Giuseppe: Forza amico mio, siamo appena partiti e la strada è ancora lunga!Rodolfo: Giuseppe, tu non ti scoraggi mai? Non sei mai stanco e affaticato? Non hai mai voglia di mollare?Giuseppe: A volte mi capita. Ma se il padre mi ha dato il compito di andare a cercare i miei fratelli porterò a termine la missione.

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Rodolfo: Anche sotto il sole, senz’acqua e sapendo che i tuoi fratelli non ti vogliono bene?Giuseppe: Certo che mi vogliono bene! Loro sono i miei fratelli. Spesso discutiamo o non andiamo d’accordo, ma so che nel momento del bisogno loro ci saranno sempre.Rodolfo: Forse hai ragione. I fratelli non si scelgono e forse è vero che Qualcuno li ha messi al nostro fianco per un motivo.Giuseppe: Oh Qualcuno con la Q maiuscola. Dio, mica un pinco pallino qualunque! E anche gli amici che incontriamo sono un suo dono.Rodolfo: Però gli amici spesso ti prendono in giro.Giuseppe: Perché ti prendono in giro?Rodolfo: Per il mio nome per esempio. E’ strano e mi è stato dato perché un mio vecchio zio si chiamava così.Giuseppe: Ognuno ha il nome che più rappresenta le sue caratteristiche. Ti sei mai chiesto il tuo cosa significhi?Rodolfo: No. Quando tornerò a casa lo cercherò su internet.Giuseppe: Ecco bravo, chiedi a questo tuo amico internet, dev’essere in gamba.Rodolfo (ridendo): Quante cose che non sai Giuseppe!Giuseppe: Probabilmente tante di più di quello che immagino. Forza andiamo, oggi, anche se sono il più piccolo, devo proprio prendermi cura dei miei fratelli!

La Parola: 37, 12-1712 Or i fratelli di Giuseppe erano andati a pascolare il gregge del padre a Sichem. 13 Israele disse a Giuseppe: «I tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem. Vieni, ti manderò da loro». Egli rispose: «Eccomi». 14 Israele gli disse: «Va' a vedere se i tuoi fratelli stanno bene e se tutto procede bene con il gregge; poi torna a dirmelo». Così lo mandò dalla valle di Ebron, e Giuseppe arrivò a Sichem. 15 Mentre andava errando per i campi un uomo lo trovò; e quest'uomo lo interrogò, dicendo: «Che cerchi?» 16 Egli rispose: «Cerco i miei fratelli; ti prego, dimmi dove sono a pascolare il gregge». 17 Quell'uomo gli disse: «Sono partiti di qui, perché li ho uditi che dicevano: "Andiamocene a Dotan"». Giuseppe andò quindi in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.

COMMENTOGiuseppe viene mandato da suo padre alla ricerca dei suoi fratelli, che erano andati a Sichem  a pascolare il gregge.  Giacobbe chiede al suo figlio prediletto di compiere un viaggio impegnativo, facendogli percorrere circa 80 km. È un lungo cammino, ma è anche un viaggio simbolico, che durerà per tutta la vita. È il viaggio della sua vocazione e missione : Giuseppe riceve da Dio il compito di andare oggi e sempre in cerca dei fratelli.I sandali rappresentano allora, il mezzo per affrontare questo cammino; Giuseppe ha bisogno di tenacia,  pazienza, attesa e deve chiedere informazioni.  La domanda centrale, rivolta a Giuseppe da un passante, è proprio:” Che cosa cerchi?”. Giuseppe cerca insiti fratelli, cerca fratelli con cui condividere il viaggio della vita.Nell’esperienza di vita del ragazzo:Il ragazzo si accorge che ogni persona è invitata dal Padre a uscire da sé per andare incontro ai fratelli. Appena si nasce, troviamo accanto a noi fratelli, parenti e amici, persone che non scegliamo ma che Dio ci ha messo accanto. Ci vogliono tempo, passione e volontà perché ci si possa riconoscere e chiamare veramente fratelli!I ragazzi sono invitati, come Giuseppe, a mettersi in viaggio; un cammino di crescita, in uscita da sé verso il prossimo,  avendo l’obiettivo di diventare sempre più figli di Dio e fratelli degli uomini, ascoltando e lasciandosi provocare dalle domande che i vari “passanti” possono porgere loro.Andare alla ricerca dei fratelli significa anche crescere nella responsabilità, imparare pian piano non solo a ricevere cure ma a prendersi cura degli altri.

ATTIVITÀSul quaderno operativo i ragazzi possono scrivere sull’immagine dei sandali che è

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stata inserita in questa giornata, quali strumenti (atteggiamenti, parole, gesti. .) utilizza per affrontare il proprio cammino. È importante far comprendere però ai ragazzi che il cammino non lo si compie da soli.

Per i più piccoli:  l’attività si propone di aiutare i bambini ad aprirsi alla conoscenza non solo delle persone verso le quali provano una naturale simpatia e amicizia, ma anche verso quelle che sentono più distanti, i compagni che escludono dalle loro amicizie per le motivazioni più diverse (gelosia, antagonismo; indifferenza. .). Come Giuseppe, anche loro imparano cosa vuol dire andare incontro ai fratelli.L’attività può essere articolata in due momenti  (oppure a discrezione dell’educatore e in relazione al tipo di gruppo con cui si lavora, sceglierne una solamente).

Riconoscere un compagno (fratello) ad occhi chiusi, quando ho già fatto esperienza di lui: i bimbi giocano a mosca cieca. Se il gruppo di studio è molto numeroso,  si possono creare un po di sottogruppi. A turno uno dei bambini viene bendato per prendere gli altri (attenzione! Delineare precedentemente il campo di gioco)bambini. Quando ci riesce, deve riconoscere la persona e dirlo ad alta voce. Se indovina, cede il posto al catturato. E via così. Se non indovina si prosegue.

Seconda proposta: seduti in cerchio, i ragazzi ricevono una carta d’identità vuota insieme alla fotografia di una persona che non conoscono direttamente  (può essere qualcuno degli educatori nuovi, o una cuoca,  oppure immagini prese da riviste, un uomo in uniforme, una donna in camice. ..). Basandosi sugli indizi della foto devono cercare di ricostruire la carta d’identità del personaggio  (luogo e data di nascita ecc..) stimolando la loro fantasia.Lo sforzo che compiono nel descrivere i tratti e o segni particolari rappresenta per ciascuno il segno tangibile della poca conoscenza che a volte abbiamo degli altri, delle storie che si nascondono dietro ad alcuni particolari e che rimangono celate se non ci interessiamo ai nostri fratelli.

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Per i più grandi: in questa fase della crescita i ragazzi hanno un’attenzione amplificata rispetto alla sfera emotiva, in particolare nella cerchia degli amici; con fatica si interessano di come stanno le persone che li circondano o si appassionano alla vita degli altri, eccetto che per le amicizie più strette. Di contro, vivono l’essere cercati da un altro come somma fonte di felicità.  Si propone dunque di riflettere sulla distanza che devono colmare per mettersi realmente in cammino verso i fratelli.Si può disegnare su un cartellone una strada,  un sentiero che raggiunga una cima, una scala o qualsiasi altra cosa che abbia una meta da raggiungere, lungo la quale i ragazzi attaccheranno dei foglietti su cui avranno scritto i gesti e le parole che, secondo loro, concretamente, possono esprimere la ricerca dell’altro.

Altra proposta: ogni ragazzo riceve una mappa a cerchi concentrici in cui collocare dieci persone che fanno parte della propria vita, partendo dalle relazioni quotidiane e più intime a quelle occasionali, avendo cura di riempire tutti i cerchi. Per ciascuna persona, essi provano a scrivere: come sta, cosa prova, quali sono i suoi pensieri prevalenti. Nella condivisione, si cerca di rendersi conto di quanto siano davvero coinvolti e interessati alla vita di coloro che incontrano. A seconda del grado di coinvolgimento, i ragazzi posizionano il cerchio a una distanza minore o maggiore da sè.

Sarebbe interessante proporre a tutti i ragazzi, grandi e piccoli, di scrivere su un foglietto il nome di un ragazzo presente al campo che non sopportano o che evitano, e il motivo. Il foglietto sarà infilato in una piccola busta che verrà sigillata incollando sul quaderno operativo. Dovranno però sapere che quel nome per loro rappresenta una sfida : nei restanti giorni di campo devono riuscire a conoscere meglio quel ragazzo e poter arrivare così alla fine dell’esperienza con l’aver cambiato parere (magari uno migliore e non peggiore!!). L’ultimo giorno riapriranno la busta e sostituiranno il parere modificato.

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GIOCO A TEMAMATERIALE:

forzieri mappe materiali per le prove intermedie chiavi-atteggiamento

SVOLGIMENTO:Chi trova un amico trova un tesoroCiascuna squadra riceve la parte di una mappa del tesoro, divisa precedentemente in tante porzioni quante sono le squadre. Le tappe intermedie della caccia al tesoro sono dei forzieri che contengono le parti mancanti delle mappe.Ogni gruppo inizia la sua caccia al tesoro seguendo il percorso indicato sulla propria porzione di mappa. Al termine del percorso trova un forziere che può essere aperto solo dalla chiave giusta. I ragazzi, infatti, hanno a disposizione un mazzo di chiavi “speciali”, a ciascuna delle quali è associato un atteggiamento. Viene quindi proposta una prova, che i ragazzi possono superare mettendo in pratica un atteggiamento tra quelli riportati sulle chiavi. Al termine della prova, usando la giusta chiave, trovano nel forziere una nuova parte di mappe e possono iniziare la ricerca per un nuovo pezzo. Si propongono alcune prove intermedie, che è possibile aumentare in base al numero delle squadre.

il forziere dell’unità. La prova prevede di completare un percorso entro un tempo stabilito, suddivisi in piccoli gruppi, avendo legati una mano e un piede.

il forziere della collaborazione. I ragazzi saranno disposti a coppie, su due file, uno di fronte all’altro. Tutti dovranno tenere in bocca uno spaghetto. Al primo componente verrà infilato un maccherone nello spaghetto che dovrà passare nello spaghetto del compagno di fronte, così via fino all’ultimo. Se il maccherone cade o lo spaghetto si spezza si ricomincia dal primo.

Il forziere dell’ascolto. Viene  proposto ai ragazzi il gioco del telefono senza fili: la parola d’ordine per aprire il forziere è suggerita ad un ragazzo e viene trasmessa tra tutti i componenti. La prova è superata quando l’ultimo ragazzo della catena riesce a ripetere la parola d’ordine correttamente.

Al termine della caccia, ogni squadra può ricostruire la sua mappa, individuando il luogo dove è nascosto il tesoro del campo. Tutte le squadre si riuniscono nelle stesso punto e qui ha luogo la prova finale. Per raggiungere il forziere, i ragazzi devono costruire un ponte, ma non hanno materiale al di fuori di loro stessi. Su questa strutture viene fatto passare un ragazzo che raggiunge il forziere per tutti. Al suo interno è possibile trovare tutto il materiale necessario per una merenda o una festa. (Cfr. cIC\3, p.46; cIc\4, p.185)

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4° GIORNOTema: Fiducia: non abbattersi e lasciarsi guidare dall'amore del Padre.

Immagine: cisterna/ faccina con aureola

Scopo della giornata: Il ragazzo impara ad affrontare le difficoltà, come occasione di crescita.

LA DRAMMATIZZAZIONEPersonaggi:

Narratore Rodolfo Giuseppe Giuda Ruben

Narratore: I due amici camminarono per ore prima di riuscire a sentire le voci dei fratelli.Nel frattempo, gli 11 fratelli serbavano così tanto odio nei confronti di Giuseppe da pensare di ucciderlo.Giuseppe: Guarda Rodolfo, ecco i miei fratelli, sono proprio contento di averli ritrovati!Rodolfo: Loro però mi sembrano un po' arrabbiati, sicuro di voler andare da loro?Giuseppe: Certo, che male possono mai farmi?Narratore: Arrivati dai fratelli, Giuseppe capì che il suo amico aveva ragione. Sembravano non avere buone intenzioni nei suoi confronti.Giuda: Ah ecco il sognatore! Forza uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne. Diremo poi che una bestia feroce l'ha divorato e vedremo che ne sarà dei suoi sogni!Narratore: In quel momento intervenne Ruben, il figlio maggiore di Giacobbe.Ruben: Aspettate! Non togliamoli la vita. Non spargete sangue, è pur sempre sangue del nostro sangue. Gettiamolo piuttosto in questa cisterna, ma non colpiamolo con le nostre mani.Narratore: Ruben voleva bene a Giuseppe e voleva liberarlo per farlo tornare dal padre, consapevole della furbizia e dell'ingegno del fratello.I fratelli allora lo spogliarono della sua veste, lo presero e lo gettarono nella cisterna vuota, senz'acqua.Giuda: E del ragazzino cosa ne facciamo?Narratore: Rodolfo tremava come una foglia, non era mai stato così impaurito in vita sua.Ruben: Gettate in un'altra cisterna anche lui. Se li mettiamo insieme, potrebbero riuscire a trovare una via di fuga.Giuda: Bravo fratello, faremo così.Narratore: Passò la notte e i due amici potevano soltanto parlarsi ma non vedersi né stringersi forte per proteggersi dal freddo.Rodolfo: Oh Giuseppe e ora come faremo a uscire da qui? Ho anche paura del buio.Giuseppe: Non lo so amico mio. Mi sento così solo senza averti al mio fianco e lontano dal padre.Rodolfo: Sai cosa mi dice la mia mamma quando mi sento solo e ho paura di qualcosa? Mi dice di dire una preghiera e che Dio mi ascolterà e mi aiuterà.Giuseppe: Facciamo così allora. La dirò anche io insieme a te.Narratore: Dopo aver pregato, Giuseppe e Rodolfo si addormentarono infreddoliti ed esausti dopo il lungo viaggio.Il mattino seguente, una carovana di Ismaeliti passò in quella zona del deserto.I fratelli erano di nuovo nella zona delle cisterne e decisero di vendere Giuseppe per 20 sicli d'argento.

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Rodolfo: Tirate fuori anche me da qui! Ho sete!Narratore: Giuda chiese agli Ismaeliti se prendessero anche i bambini e loro accettarono di comprare anche Rodolfo.Poi, i fratelli sporcarono la veste di Giuseppe di sangue e la portarono a Giacobbe che, disperato, pianse suo figlio per molti giorni.Per i due amici invece, cominciò il lungo viaggio verso l'Egitto.Rodolfo: Dove ci stanno portando Giuseppe?Giuseppe: Nella terra del faraone.Rodolfo: Vuoi dire in Egitto? Dove ci sono le piramidi?Giuseppe: Sì, sarà proprio quello il nostro lavoro. Credo che ci renderanno schiavi.Rodolfo: Ma io sono solo un bambino, non ho molta forza e di certo non riuscirò a costruire una piramide!Giuseppe: Ti troveranno sicuramente qualcosa da fare adatto alla tua età.Narratore: Qualche giorno dopo, Giuseppe e Rodolfo furono venduti a Potifar, un ufficiale del faraone e capitano delle guardie. Giuseppe riusciva bene in tutte le cose che faceva, mentre Rodolfo era un po' in difficoltà, ma sempre protetto dal suo amico più grande.Rodolfo: Giuseppe, perché riesci sempre a fare tutto così bene? Io cosa posso fare per aiutarti?Giuseppe: Sai per caso fare di conto? Al momento io tengo l'amministrazione del patrimonio del nostro Signore Potifar. Potresti essere il mio vice.Rodolfo: Beh in matematica non vado molto bene a dire il vero. Però conosco un sacco di giochi. E il faraone credo abbia dei figli. Potrei provare a giocare con loro!Giuseppe: Ottima idea, mettiti all'opera!Narratore: Rodolfo insegnò a tutti i bambini che vivevano nella casa del faraone a giocare a nascondino, a mosca cieca, a un due tre stella e a tanti altri giochi che di solito faceva con i suoi amici a casa.Rodolfo: Caspita, giocare a nascondino qui è stupendo! Ci sono mille posti in cui ci si può nascondere!Narratore: Rodolfo e Giuseppe avevano abiti eleganti e un aspetto meraviglioso. Si erano proprio risollevati dalla situazione in cui erano qualche tempo prima nella cisterna. Tutto questo era accaduto perché non si erano scoraggiati, perché avevano creduto nella forza della preghiera.

La Parola: Genesi 37, 18-36; 39, 1-618 Essi lo videro da lontano e, prima che egli fosse vicino a loro, complottarono per ucciderlo. 19 Dissero l'uno all'altro: «Ecco, il sognatore arriva! 20 Forza, uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne; diremo poi che una bestia feroce l'ha divorato e vedremo che ne sarà dei suoi sogni». 21 Ruben udì e lo liberò dalle loro mani dicendo: «Non togliamogli la vita». 22 Poi Ruben aggiunse: «Non spargete sangue; gettatelo in quella cisterna che è nel deserto, ma non lo colpisca la vostra mano». Diceva così per liberarlo dalle loro mani e restituirlo a suo padre.23 Quando Giuseppe fu giunto presso i suoi fratelli, lo spogliarono della sua veste, della veste lunga con le maniche, che aveva addosso, 24 lo presero e lo gettarono nella cisterna. La cisterna era vuota, non c'era acqua.25 Poi si sedettero per mangiare e, alzando gli occhi, videro una carovana d'Ismaeliti che veniva da Galaad, con i suoi cammelli carichi di aromi, di balsamo e di mirra, che scendeva in Egitto. 26 Giuda disse ai suoi fratelli: «Che ci guadagneremo a uccidere nostro fratello e a nascondere il suo sangue? 27 Su, vendiamolo agl'Ismaeliti e non lo colpisca la nostra mano, perché è nostro fratello, nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto. 28 Come quei mercanti madianiti passavano, essi tirarono su Giuseppe, lo fecero salire dalla cisterna, e lo vendettero per venti sicli d'argento a quegl'Ismaeliti. Questi condussero Giuseppe in Egitto.29 Ruben tornò alla cisterna; ed ecco, Giuseppe non era più nella cisterna. Allora egli si stracciò le vesti, 30 tornò dai suoi fratelli e disse: «Il ragazzo non c'è più, e io, dove andrò?» 31 Essi presero la veste di Giuseppe, scannarono un becco e intinsero la veste

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nel sangue. 32 Poi mandarono uno a portare al padre loro la veste lunga con le maniche e gli fecero dire: «Abbiamo trovato questa veste; vedi tu se è quella di tuo figlio, o no».33 Egli la riconobbe e disse: «È la veste di mio figlio. Una bestia feroce l'ha divorato; certamente Giuseppe è stato sbranato». 34 Allora Giacobbe si stracciò le vesti, si vestì di sacco, e fece cordoglio di suo figlio per molti giorni. 35 Tutti i suoi figli e tutte le sue figlie vennero a consolarlo; ma egli rifiutò di essere consolato, e disse: «Io scenderò con cordoglio da mio figlio, nel soggiorno dei morti». E suo padre lo pianse.36 Intanto quei Madianiti vendettero Giuseppe in Egitto a Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie.

39:1 Giuseppe fu portato in Egitto; e Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie, un Egiziano, lo comprò da quegli Ismaeliti che ce l'avevano condotto. 2 Il SIGNORE era con Giuseppe: a lui riusciva bene ogni cosa e stava in casa del suo padrone egiziano. 3 Il suo padrone vide che il SIGNORE era con lui e che il SIGNORE gli faceva prosperare nelle mani tutto ciò che intraprendeva. 4 Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e si occupava del servizio personale di Potifar, il quale lo fece maggiordomo della sua casa e gli affidò l'amministrazione di tutto quello che possedeva. 5 Dal momento che l'ebbe fatto maggiordomo della sua casa e gli ebbe affidato tutto quello che possedeva, il SIGNORE benedisse la casa dell'Egiziano per amore di Giuseppe; la benedizione del SIGNORE si posò su tutto ciò che egli possedeva, in casa e in campagna. 6 Potifar lasciò tutto quello che aveva nelle mani di Giuseppe; non s'occupava più di nulla, tranne del cibo che mangiava. Giuseppe era avvenente e di bell'aspetto.

COMMENTOA causa dell’invidia diventata odio da parte dei fratelli, Giuseppe viene gettato in una cisterna e venduto per ricavarne denaro.Dalla cisterna, simbolo del suo sepolcro, nasce una vita nuova in Egitto, dove i mercanti lo venderanno a Potifar. La vita di Giuseppe è stravolta: lontano dalla sua terra, dal padre, tradito dai fratelli, sente però il Signore vicino e da Lui si lascia guidare. Nella capacità di Giuseppe di affrontare le difficoltà, i ragazzi comprendono che la sofferenza e gli ostacoli, se affrontati con fiducia in Dio e nel prossimo,  diventano occasioni di crescita.

L’episodio della cisterna è uno dei momenti più difficili della vita di Giuseppe; la cisterna è il luogo dove il protagonista vive la solitudine, l’ingiustizia causata proprio dalla gelosia dei suoi fratelli, che gli strappano anche la veste.È come se i fratelli avessero avuto paura che mancasse l’amore per loro se Giuseppe fosse rimasto in vita. Questa tremenda paura porta all’invidia, al rancore e anche a progetti di morte.Questa “discesa” verso il basso, però, non è a senso unico: da lì Giuseppe risalirà e inizierà quel cammino (fatto comunque di alti e bassi) che lo condurrà fino a diventare viceré di tutto l’Egitto, con incarichi di responsabilità e onori.È la dinamica pasquale della morte - risurrezione, del buio e della luce,  della discesa e risalita, della crisi attraversata e superata. La cisterna è come il ventre della balena per Giona, è come il sepolcro. Giuseppe finisce lì non per sua scelta: accetta, assume questo momento di crisi e attende che si apra una strada nuova!

Nell’esperienza di vita del ragazzo: anche il ragazzo fa esperienza dell’ingiustizia, del male ricevuto che imprigiona, che fa sentire tutto intorno buio e freddo. Dentro alle relazioni familiari e dentro alla comunità, i ragazzi ricevono un’educazione alla fiducia, che apre sempre inattesi orizzonti, nuove prospettive di senso e di futuro.L’episodio tuttavia può essere considerato anche dal punto di vista dei fratelli : il ragazzo si può identificare in colui che causa ingiustizie ed emarginazioni per i più svariati motivi.

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Sempre e per tutti si aprono nuove strade! I ragazzi possono accorgersi di queste dinamiche nella propria vita, vedendo l’esperienza di persone che conoscono oppure ascoltando le vicende di alcuni personaggi della storia; quanti, con fiducia, hanno attraversato la prova, senza esiti garantiti, crescendo però nella fede e affinando la propria umanità.

ATTIVITÀ Sì possono prendere delle pietre e farle toccare ai ragazzi che dovranno poi condividere le sensazioni che hanno provato a fare quel gesto  (possono anche annusarle,  pesarle, se le abbiamo scelte di dimensioni differenti): durezza, freddezza ecc.. .Ogni ragazzo scriverà poi all’interno di un pozzo/cisterna (disegnato sul quaderno operativo) la situazione di difficoltà, buio, freddezza, solitudine, angoscia…, incontrata nella propria vita.

Per i più piccoli: scegliere  di proporre alcuno giochi conosciuti (il telefono senza filo, tris….) con una variante: ad alcuni ragazzi viene dato un biglietto segreto in cui c’è scritto di non coinvolgere mai nel gioco qualche compagno di gruppo. Al termine si da una condivisione: si svela la dinamica del gioco è si invitano i bambini a raccontare come si sono sentiti ad essere isolati, esclusi dal gioco, oppure isolanti, ovvero qualcuno che escludeva. Dopo la condivisione, i bambini possono scrivere sul quaderno operativo le loro difficoltà, ciò che li isola e li fa sentire soli. Coloreranno di nero/grigio lo spazio in cui andranno a scrivere questo, e di giallo uno spazio accanto in cui c’è disegnato un sole con al centro la s rotta “Dio”.L’educatore farà comprendere loro che il Signore è in grado di trasformare la nostra solitudine, le nostre preoccupazioni, le nostre difficoltà in momenti in cui essere invece felici,  solo se ci affidiamo a Lui.

Per i più grandi: i ragazzi vengono tutti bendati, come se si trovassero nella cisterna, e provano a descrivere quali sono le emozioni e le sensazioni che può aver provato Giuseppe; come ha vissuto il buio delle difficoltà della vita nel momento in cui è stato gettato nella cisterna e poi venduto: si sarà sentito rifiutato, solo, abbandonato, triste…Allo stesso modo, provano a riconoscere la cisterna nella quale loro si sentono chiusi: cosa li tiene bloccati? Da chi si sono sentiti traditi? Ognuno riflette in silenzio: poi, levata la benda, si mostra una tabella (fotocopiare pagina.  100 guida nazionale) che presenta alcune delle emozioni e sensazioni che si possono sperimentare quando ci si trova di fronte a degli ostacoli.Osservando la tabella, ciascuno condivide le difficoltà che sta sperimentando, come di sente e i motivi per cui si sente così.Sul quaderno operativo scriveranno e Coloreranno di grigio/nero le frasi che sintetizzano la loro precedente riflessione sul buio della propria vita.Dal confronto con Giuseppe e la loro esistenza, i ragazzi comprendono che tra i diversi sentimenti che Giuseppe può aver provato non c’è la disperazione: nei momenti difficili sente il Signore vicino. La collocazione nella cisterna/buio è temporanea perché la Grazia ci soccorre, altri fattori intervengono nella nostra vita e ci aiutano ad uscirne.Sul quaderno operativo scriveranno all’interno di un sole colorato di giallo i modi, le parole, gli atteggiamenti o le persone che Dio ha messo sulla loro strada dimostrando così di non dimenticarsi mai di noi, aprendo una nuova via come per Giuseppe verso l’Egitto.

GIOCO A TEMAMATERIALE:

pannelli di cartone palline da ping-pong (vanno bene anche palline di carta) racchette da tennis colapasta

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secchi spugne

SVOLGIMENTO:1. Alla conquista della cisterna

Le squadre si sfidano in un torneo per conquistare la cisterna. Si possono realizzare più campi da gioco a seconda del numero di squadre e del tempo a disposizione.La cisterna è ritagliata su un pannello di cartone. Metà di ciascuna squadra deve difenderla dagli attacchi della metà dei componenti della squadra avversaria, che giungono sotto forma di palline da ping-pong. Chi difende ha a disposizione una racchetta da tennis. La squadra che attacca ha un limite di tempo e accumula punti sulla base dei gavettoni che andranno a segno colpendo la cisterna. Finito il tempo, i ragazzi che non hanno giocato danno il cambio ai compagni scambiando i ruoli (chi attaccava difende e viceversa). La squadra tra le due che avrà accumulato più punti passa alla fase successiva contro la vincitrice tra altre due squadre e così via fino alla fine.

2. Colpo di spugnaCiascuna squadra schiera di fianco al proprio secchio un giocatore; a circa 10 metri di distanza, gli altri compagni gli lanciano delle spugne imbevute d’acqua. Compito del giocatore è quello di recuperare al volo le spugne utilizzando un colapasta e di strizzarle per bene dentro al secchio. Allo scadere del tempo vince la squadra che è riuscita ad accumulare la maggiore quantità d’acqua.

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5° GIORNOTema: Discernimento: saper distinguere e scegliere il bene.

Immagine: catene aperte/ pollici su e giù

Scopo della giornata: Il ragazzo sperimenta la sua capacità di scegliere secondo il Vangelo.

LA DRAMMATIZZAZIONEPersonaggi:

Narratore Rodolfo Giuseppe Moglie Faraone

Narratore: Le giornate dei nostri amici, scorrevano piacevolmente e tranquillamente.Rodolfo: Finalmente abbiamo trovato pace vero Giuseppe?Giuseppe: Sì, qui si sta proprio bene.Rodolfo: Si sta a meraviglia! Niente compiti delle vacanze, niente mamma che mi sgrida, niente sorella che occupa il bagno per delle ore. Proprio una pacchia!Giuseppe: Non ti manca tua sorella?Rodolfo: A volte sì. Sa proteggermi quando qualcuno mi prende in giro a scuola. Altre volte non la sopporto!Giuseppe: Beh ma queste sono normali liti tra fratelli. Però penso che ti voglia molto bene.Narratore: I due parlavano di tantissime cose finché un giorno Rodolfo fece una domanda a Giuseppe.Rodolfo: Ma tu perché non sei sposato? Alla tua età la mia mamma aveva già trovato papà.Giuseppe: Bisogna trovare la persona giusta per formare una famiglia, mica una qualsiasi!Rodolfo: E non c'è una persona che ti piace qui? Ho visto tante ragazze carine...Giuseppe: L'unica che si è fatta avanti con me, è stata qualche giorno fa la moglie del nostro padrone.Rodolfo: E tu che hai fatto?Giuseppe: Ho rifiutato naturalmente. Insomma, è sposata Rodolfo!Rodolfo: Sarà stato difficile, ma penso tu abbia fatto bene.Narratore: Qualche giorno dopo Giuseppe stava svolgendo le sue mansioni in casa e non c'era nessuno. Era rimasto solo con la moglie del faraone che, per l’ennesima volta tentava di sedurlo.Moglie: Unisciti a me!Narratore: Giuseppe rifiutò lasciandole la sua veste in mano e fuggì. La donna allora chiamò la gente di casa e disse:Moglie: Ecco, lo straniero è venuto per unirsi a me e quando ha sentito che alzavo la voce e chiedevo aiuto ha lasciato qui la sua veste ed è fuggito!Narratore: Giuseppe corse a cercare Rodolfo e lo trovò che giocava a mosca cieca insieme agli altri bambini della casa.Giuseppe: Presto Rodolfo, dobbiamo andarcene da qui, subito!Rodolfo: Ma perché? Cosa succede?Giuseppe: Non c’è tempo per spiegare, raccogli le tue cose e andiamocene.Rodolfo: Ma io sto bene qui, non voglio andarmene. Almeno dammi una spiegazione.Giuseppe: La spiegazione è che appena tornerà il faraone sicuramente saremo nei guai.Rodolfo: Cos’hai combinato? Hai detto sì a sua moglie? Mi avevi detto di averla

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rifiutata.Giuseppe: E’ proprio questo il punto. Ho scelto la fedeltà, pur sapendo che ci sarebbero state conseguenze. Ma io mi sento libero, felice nel profondo del mio cuore.Rodolfo: Sei sicuro di aver fatto la scelta giusta? Ora di certo il faraone si arrabbierà.Giuseppe: A te è mai capitato di dover scegliere tra una cosa difficile ma giusta e una facile ma sbagliata?Rodolfo: Certo, mi capita quasi ogni giorno. Alcuni miei compagni scelgono di non studiare e di copiare durante le verifiche. A volte sono tentato anche io di fare così ma poi la mamma mi dice che da grande tutto quello che imparerò mi servirà per diventare qualcuno e così anche se faccio fatica mi metto a studiare.Giuseppe: Ti capisco. Anche mio padre voleva che studiassi e io nonostante la fatica e la voglia di uscire all’aria aperta insieme ai miei fratelli lo facevo. Infatti è grazie ai miei studi che sono riuscito a conquistare questo posto nella casa del faraone.Ma ora dobbiamo proprio andare.Narratore: I due non fecero in tempo a raccogliere le proprie cose che avevano già le guardie alle calcagna. Furono portati davanti al faraone, che era davvero infuriato.Moglie: Questo servo ebreo che hai condotto in casa è venuto per prendersi gioco di me. Ma appena ho alzato la voce e ho gridato mi ha lasciato la sua veste ed è fuggito.Potifar: Davvero hai fatto questo a mia moglie? Narratore: Giuseppe non replicò. Sapeva che non aveva possibilità contro la moglie del suo signore. Così accettò il suo destino.Giuseppe: Sono pronto ad accettare il mio destino.Faraone: Guardie, portatelo alle prigioni. Sconterà lì la sua pena. Rinchiudete insieme a lui anche il ragazzo!Narratore: Giuseppe e Rodolfo erano in trappola.

La Parola: Genesi 39, 7-207 Dopo queste cose, la moglie del padrone di Giuseppe gli mise gli occhi addosso e gli disse: «Unisciti a me!» 8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone non mi chiede conto di quanto è nella casa e mi ha affidato tutto quello che ha. 9 In questa casa, egli stesso non è più grande di me e nulla mi ha vietato, se non te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?» 10 Benché lei gliene parlasse ogni giorno, Giuseppe non acconsentì a unirsi né a stare con lei. 11 Un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro; lì non c'era nessuno della gente di casa; 12 allora lei lo afferrò per la veste e gli disse: «Unisciti a me!» Ma egli le lasciò in mano la veste e fuggì. 13 Quando lei vide che egli le aveva lasciato la veste in mano e che era fuggito, 14 chiamò la gente di casa sua e disse: «Vedete, ci ha portato un Ebreo perché questi si prendesse gioco di noi; egli è venuto da me per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. 15 E com'egli ha udito che io alzavo la voce e gridavo, mi ha lasciato qui la sua veste ed è fuggito». 16 E si tenne accanto la veste di lui finché il suo padrone non tornò a casa. 17 Allora gli parlò in questa maniera: «Quel servo ebreo che hai condotto in casa è venuto da me per prendersi gioco di me. 18 Ma appena io ho alzato la voce e ho gridato, egli mi ha lasciato qui la sua veste ed è fuggito». 19 Quando il padrone di Giuseppe udì le parole di sua moglie che gli diceva: «Il tuo servo mi ha fatto questo!» si accese d'ira. 20 Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, nel luogo dove si tenevano chiusi i carcerati del re. Egli era dunque là in quella prigione.

COMMENTOCircuito dalla moglie del padrone, Giuseppe deve decidere tra una strada comoda ma sbagliata e una via più difficile ma giusta. Scegliendo la fedeltà, egli vive la sofferenza della prigionia e ne accetta la conseguenze. Come Giuseppe,  i ragazzi compiono le proprie scelte come cammino di conoscenza e conversione; comprendono che

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resistere alle tentazioni, rispettare se stessi e il prossimo,  significa scegliere il bene in ogni situazione e nonostante le conseguenze.

Nel massimo del vigore, della forza e nel servizio delle sue qualità,  Giuseppe è messo alla prova. La moglie di Potifar cerca di seduto e il giovane sceglie di non cedere, ma verrà poi punito dalla donna, ferita nell’orgoglio. La scelta di Giuseppe lo porterà a trascorrere in carcere un lungo tempo.Si trova davanti a una scelta molto difficile : rinunciare ai privilegi che con fatica è riuscito a conquistare nella sua condizione di schiavo o essere fedele a dei valori,  una morale che è dentro di sé?  Deve scegliere davvero che tipo di persona vuole essere : rimanere fedele alle sue conquiste o ai suoi valori; essere una persona libera di amministrare dei beni o libera nel profondo del cuore.Sceglierà le catene, ma per il suo animo questa prigionia è più lieve delle “ catene” a cui sarebbe condannato cedendo al ricatto.

Nell’esperienza di vita del ragazzo:Anche i ragazzi sono chiamati a fare delle scelte controcorrente.  Possono trovarsi quotidianamente di fronte alla tentazione,  più o meno evidente,  di vivere una vita “ comoda”, che pensa solo a se stessa e alle piccole cose. L’apertura verso la propria missione,  verso il fare della propria vita un dono, è una scelta non scontata ne facile: i ragazzi devono sentirsi molto amati, accompagnati a fare discernimento e incoraggiati,  anche quando la vita presenta soluzioni comode e in un primo momento appaganti. Il vero viaggio del discepolo però, che segue Gesù non solo per le strade di Galilea ma anche sulla via della croce, è come quello del seme che morendo dà la vita, e così la guadagna arricchita, fortificata, ampliata.Ma tutte le scelte hanno il loro prezzo e a volte ci si sente imprigionati: se si dice “no” a certi inviti, a un certo stile di divertimenti,  se si difende chi è più debole, a volte ci si può sentire additati ed ascesi. Eppure, anche da piccoli, la condizione della vera libertà  (delle “catene-aperte) è persistere nell’amore e nel viaggio verso il bene,  certi che il Signore è con noi!“Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri” (Gal. 5,13).

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ATTIVITÀDESERTO: Liberi sempre!Si propone ai ragazzi un momento di riflessione personale partendo da una lettera scritta da Giuseppe:

Caro amico,Spero di essere riuscito a farti immaginare il viaggio che ho compiuto attraverso le vicende della mia vita che in questi giorni ti sono state mostrate.Si tratta di un viaggio faticoso e meraviglioso che mi ha portato da una terra all’altra, da una condizione all’altra, da una vita un’’altra!Ciò che è rimasto sempre fisso e stabile è stata la presenza del Signore in ogni aiuto, anche quando tutto sembrava perso al buio della cisternaCosì è stata molto difficile la vicenda, che ho compiuto per non cedere alla tentazione sono stato spacciato per colpevole, trovandomi così in prigione.Eppure nonostante fossi legato dalle catene, mi sentivo libero perché sapevo di aver scelto il bene e di non aver accettato nessun compromesso.Essere di fronte ad una scelta comporta sempre delle conseguenze e, in base a come e a cosa scegliamo, possiamo sentirci prigionieri o liberi, indipendentemente dalle difficoltà a cui andremo incontro.Ti propongo, così di dedicare questo tempo prezioso a riflettere sul modo in cui compi le tue scelte, modo che fa un uomo una persona libera o in catene.

Giuseppe

Si presentano ai ragazzi tre ambiti dove i ragazzi sono chiamati a fare scelte che portino alla libertà. Per ogni ambito c’è una prova, poi una pare del brano di Giuseppe dove confrontarsi e alcune domande per la riflessione.

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TENTAZIONEUna bacchetta "magica" circola di mano in mano tra i giocatori, che se la passano tra di loro. Quando l’educatore blocca il passamano, chiamando per nome il ragazzo, questo va al centro del cerchio, con la bacchetta, e, servendosi di essa, mima un'azione che gli verrà suggerita. (azioni pensate dall’educatore che creano tentazioni)Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: «Unisciti a me!».  (Gen. 39,7)

Per i 6/11 Penso a tre situazioni in cui sono tentato di fare qualcosa di sbagliato. Poi se

voglio le posso disegnare.

Per i 12/14 quali sono le tentazioni più frequenti che ho?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Quali sono le scelte importanti che devo compiere in questo momento della

mia vita?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Cosa mi spinge a credere cosa mi spinge a resistere?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Qual è il prezzo dell’una o dell’altra scelta?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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FIDUCIASi formano 2 file una di fronte all'altra e ci si stringe le mani a coppie, formando così una base di braccia e mani. A turno, i giocatori devono dimostrare la loro fiducia nei compagni, saltando sopra la base dopo una breve rincorsa.

Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?». E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei  (Gen. 39, 8-10)

Per i 6/11 Quando faccio scelte sbagliate come reagiscono i miei genitori e i miei amici?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Chiedo aiuto a Gesù quando devo fare una scelta difficile?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Per i 12/14 Quali sono le regole, i valori che guidano le mie scelte?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Che importanza hanno gli altri nelle scelte che compio? _________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Quante volte uso delle scuse per giustificare un’azione che in fondo so che non

è una scelta dettata dall’amore che mi insegna Gesù nel Vangelo?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

       

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TEST: Quanto ami la tua libertà?

1. Senti bussare alla porta:a. finalmente arriva qualcunob. vai ad aprirec. “mamma hanno bussato!”

2. Lo studio del pomeriggio:a. e se poi mi interrogano?b. preferirei uscire, ma mi metto a studiarec. è una rottura

3. Domani:a. andrò a scuolab. mi vedrò con gli amicic. è un altro giorno

4. Sono felice:a. quando mi lasciano in paceb. quando mi fanno un complimentoc. quando guardo in pace la TV

5. Esci:a. ma non sai dove andareb. e lo fai di corsac. chiudi la porta

6. Entri in crisi quando:a. sei sempre in crisib. ti danno gli ordini in modo bruscoc. non ottieni ciò che vuoi

7. Hai comprato un libro e ci trovi 4 pagine vuote:a. ti dispiace, ma tieni il libro com’èb. lo riporti e te lo fai cambiarec. sono solo 4 pagine

8. E’ sbagliato:a. non studiareb. non volersi benec. perdersi un concerto rock

9. A scuola:a. questi professori!b. s’impara pure qualcosac. purtroppo si deve andare

10.Ognuno ha le sue opinioni:a. fosse vero!b. per fortuna!c. Purtroppo

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SOLUZIONIPrevalenza A: dietro le sbarre!

Sei all’apparenza tranquillo, quasi docile, ma dentro di te l’insofferenza la senti e vorresti scoppiare ma non ce la fai. La libertà per te è un miraggio al quale non pensi. Del resto, a scuola chi comanda sono i professori e a casa decidono tutto i tuoi genitori.

Prevalenza B: lasciatemi respirare!Chi ha detto che i ragazzi non hanno idee e desideri personali? I tuoi spazi di libertà li sai difendere e ti sei conquistato una certa autonomia. Lo studio per te è importante, ma non è tutto. Con i tuoi genitori a volte c’è da discutere, ma non li cambieresti per tutto l’oro del mondo.

Prevalenza C: ma questa è libertà?Ciò che davvero ti interessa è vivere giorno per giorno e sfruttare tutte le occasioni per avere qualche comodità in più. Ti piace stare tranquillo ed evitare le grane. Se rivendichi e protesti è solo per ottenere qualcosa. La tua libertà è di basso profilo, dove ti porterà?

Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. Allora gli disse le stesse cose: «Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me. Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori». Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: «Proprio così mi ha fatto il tuo servo!», si accese d'ira. Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re. (Gen. 39,16)

Per i 6/11

Anche se in prigione, Giuseppe sente di essere libero perché non ha tra tradito i suoi valori. Disegna cosa vuol dire per me essere libero?

Per i 12/14 mi capita di tenere il giudizio o lo sdegno degli altri quando scelgo la via

dell’amore?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Credo di essere una persona libera? La fede in Dio il mio vivere da cristiano, mi

aiuta a sentirmi libero?_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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GIOCO A TEMAMATERIALE:

fogli con indicazioni delle difficoltà per ogni prova secchio bicchieri cucchiai forchette palline da ping-pong o di carta

SVOLGIMENTO:Le squadre devono superare alcune prove. Prima di ogni prova, però, devono scegliere fra due opzioni che vengono loro presentate attraverso una domanda di partenza oppure scegliendo di aprire 2 pacchi o 2 buste chiuse; in base alle loro risposte, il gioco sarà più o meno difficile.

1. Il coppiere e il faraoneOgni squadra si mette in fila. L’ultimo della fila è vicino alla coppa del faraone. Vince la squadra che, nel tempo stabilito, riempie maggiormente la coppa del faraone.Durante il gioco, bisogna fare attenzione al faraone che, per motivi giusti o sbagliati, può decidere di imprigionare alcuni dei suoi coppieri per un determinato periodo.Opzione semplice: in piedi, i ragazzi devono passarsi sotto gamba un bicchiere pieno d’acqua.Opzione difficile: in piedi, i ragazzi devono passarsi un bicchiere pieno d’acqua girati di spalle.

2. Il panettiere e il faraoneOgni squadra è formata da panettieri che devono sfornare pane fresco per il faraone.Il forno è rappresentato da una scatola che contiene delle palline da ping-pong (pagnotte). Ogni fornaio, a turno, pesca dalla scatola una pagnotta e la serve al faraone, che si trova ad una certa distanza dal forno. Le pagnotte che cadono non sono gradite al faraone. E’ il faraone, inoltre, a stabilire se la pagnotta che gli è stata servita è di suo gradimento o meno. Vince la squadra che riesce a rendere più felice il faraone.Opzione semplice: i ragazzi servono il pane attraverso un cucchiaio che tengono fra i denti.Opzione difficile: come la prima opzione, ma fra i denti hanno una forchetta al posto del cucchiaio.

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6° GIORNOTema: Gratuità: sapersi donare senza aspettarsi nulla in cambio.

Immagine: monile/regalo

Scopo della giornata: Il ragazzo offre con generosità i doni che ha ricevuto, mettendoli al servizio degli altri.

LA DRAMMATIZZAZIONEPersonaggi:

Narratore Rodolfo Giuseppe Faraone

Narratore: I due amici passarono molti anni in prigione. Il tempo scorreva lentamente e Rodolfo cominciava ad essere molto stanco di quella situazione.Rodolfo: Uffa Giuseppe, per quanto tempo resteremo rinchiusi qui dentro?Giuseppe: Non lo so proprio. Spero non per tutta la vita.Rodolfo: Tutta la vita? Ma io sono soltanto un bambino! E non sono neanche di questo posto.Narratore: Giuseppe non perdeva la speranza. Sapeva che un giorno o l’altro il suo Dio lo avrebbe aiutato. Mentre era in prigione, cominciò a fare dei sogni e li raccontò al coppiere.Giuseppe: Sai Rodolfo, credo di avere un dono. Io ricordo i sogni che faccio e poi riesco a capire quello che vogliono dire.Rodolfo: Beh io quando dormo dormo. E al mattino è già dura per me svegliarmi, figuriamoci ricordare quello che ho sognato! Non sei molto chiaro, spiegami meglioGiuseppe: Per esempio io sogno una cosa che non è chiara nemmeno a me e poi la racconto alla persona che ho sognato. E spiego quello che penso possa essere il significato di ciò che ho sognato. E questa persona nota che ciò che il sogno diventa una morale nella realtà.Rodolfo: Una morale? Le ho studiate a scuola, sono quelle cose che ti insegnano le storia. Nel tuo caso i sogni! Ora ho capito meglio. Narratore: Qualche giorno dopo, i due amici vennero chiamati dal faraone. Egli aveva saputo dal coppiere del dono di Giuseppe di interpretare i sogni e aveva bisogno del suo aiuto.Faraone: Giuseppe! Ho bisogno del tuo aiuto! Da diverse notti faccio uno strano sogno. Sogno 7 mucche grasse e 7 magre. Cosa può significare?Giuseppe: Mio signore, il regno avrà un periodo di grande abbondanza, nessuno resterà senza cibo e si potrà vivere nella gioia e nella felicità. Poi però, verrà un lungo periodo di carestia, in cui, se non avrai usato con parsimonia i tuoi beni, l’intero popolo morirà.Faraone: Sei sicuro di quanto dici?Giuseppe: Credo di sì. Credo di avere un dono...Faraone: Costui ha un dono del Signore. Potremmo forse mai trovare un uomo come questo?Giuseppe, re dei sogni, sei libero dalla prigione in cui eri rinchiuso. Sei un uomo saggio e intelligente ed è grazie al tuo prezioso aiuto che riusciremo ad evitare la sconfitta del popolo egiziano.D’ora in poi sarai a capo di tutto il regno, sarai tu a stabilire come dovremo attrezzarci e quanto dovremo mettere da parte per superare la carestia.Giuseppe: Io signore? Siete sicuro? Sono soltanto un povero servo.

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Rodolfo (verso Giuseppe): Giuseppe, questo qui ci sta offrendo di essere a capo del regno, non mi sembra il momento di essere modesti! Digli di sì e andiamo a spassarcela!Giuseppe: Ma Rodolfo, un po’ di dubbi li ho davvero io però.Rodolfo: Macchè, ti ha appena detto che hai un dono di Dio, cosa vuoi di più? Lo avessi io che non so fare proprio niente…Giuseppe: Non credo. Sai tantissimi giochi e li sai insegnare a tutti i bimbi che ti circondano. E poi sei gentile e sai essere un vero amico!Rodolfo: Davvero? Io, proprio io, ho tutte queste qualità?Giuseppe: Si, proprio tu!Narratore: Vedendo i due che chiacchieravano il faraone riprese il suo discorso.Faraone: Allora sei pronto per questo incarico? Sarà un duro lavoro, ma so che tu ne sarai all’altezza.Giuseppe: Sì signore.Faraone: E d’ora in poi, il tuo amico Rodolfo sarà colui che insegnerà a tutti i giovani nuovi giochi e scriverà anche un manuale del buon gioco!Narratore: Rodolfo un po’ intimorito parlò al faraone.Rodolfo: Mi scusi ma il manuale credo proprio di non poterlo fare. Sa io non so scrivere…Faraone: Non sai scrivere? Che venga subito un maestro privato per questo ragazzo!Rodolfo (sottovoce): Ecco, già che odio studiare, ci mancava pure il maestro privato!Faraone: Un’ultima cosa. Come segno della mia fiducia ti voglio regalare questo monile d’oro.Giuseppe: Non sono degno di riceverlo, la ringrazio infinitamente. Sono soltanto un uomo al servizio del prossimo.Faraone: Sciocchezze! E ora al lavoro!

La Parola: Genesi 41, 38-3938 Il faraone disse ai suoi servitori: «Potremmo forse trovare un uomo pari a questo, in cui sia lo Spirito di Dio?» 39 Così il faraone disse a Giuseppe: «Poiché Dio ti ha fatto conoscere tutto questo, non c'è nessuno che sia intelligente e savio quanto te.

COMMENTOGiuseppe interpreta i sogni del faraone e intuisce che a sette anni di abbondanza seguiranno sette anni di carestia.  Il sui dono diventa profezia e salvezza per tutto il popolo. Il sogno di Dio per Giuseppe si sta realizzando,  attraverso le sue cadute e le sue conquiste. I ragazzi comprendono che il dono gratuito di sé dei propri talenti,  in maniera incondizionata e senza aspettarsi nulla in cambio, è la strada che porta a un cammino di vera conversione e salvezza.

ATTIVITÀAttività unica per i 6-11 e i 12-14: Donarsi a tutti.Vengono proposti ai ragazzi (ovviamente calibrando il discorso in base all’età) 3 testimonianze di tre persone di tempi storici diversi, appartenenti a diversi ambiti, che hanno fatto dei loro doni un dono per tutti, non trattenendo questi per sè, ma mettendoli al servizio del mondo.

1. Povertà: Beata Madre Teresa di Calcutta (Premio Nobel per la Pace)2. Immigrazione: Dottore Pietro Bartòlo (film/documentario Fuocoammare)3. Politica&Scuola: Don Lorenzo Milani (I Care)

Di queste figure, 3 educatori approfondiscono la vita e la presentano ai ragazzi sotto forma di interviste, come se loro fossero direttamente i testimoni coinvolti: in una prima parte si chiede ai ragazzi di scrivere 5-6 domande per ciascuna figura, che saranno poi da rivolgere ai testimoni, come se questi fossero lì presenti per poter rispondere. Queste tre interviste possono essere arricchiti dalla visione di alcuni filmati e fotografie del lavoro che compiono.

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(Sarà importante anche raccontare qual è stato, per ciascuno di loro, il punto di partenza, l’episodio che li ha convinti a scegliere quella strada, e quali sono state le persone che, come il faraone per Giuseppe, li hanno riempiti di fiducia consegnando il loro “monile”.)Concluso il giro di interviste/testimonianze, ogni gruppo si ritrova a pensare a quali doni hanno scoperto, cosa li ha colpiti maggiormente dei racconti ascoltati. In una seconda parte si potrebbe anche chiedere ai ragazzi stessi, quale, OGGI, ritengono sia il dono che dal quel momento e per tutta l’esperienza residua del campo desiderano mettere a frutto per gli altri.

GIOCO A TEMAMATERIALE:

biglietti per l’estrazione delle coppie

SVOLGIMENTO:Talent scout

Le squadre si sfidano per conquistare la stima del faraone a colpi di performance teatrali.A ciascuna squadra viene assegnata una serie di coppie formate da un talento e il suo opposto. Ogni coppia deve essere interpretata da persone diverse, che devono inscenare un dialogo fra i diversi talenti. La scena può essere resa più divertente da un travestimento, una parodia o dall’ imitazione di un personaggio che incarna la qualità o il suo opposto (alcuni esempi di coppie: il generoso e il taccagno; il gentile e lo scontroso; l’onesto e il furbo; il giusto e il bullo).Al termine delle esibizioni, il faraone, supportato dalla giuria di qualità composta dai fratelli di Giuseppe, sentenzia la squadra che ha meglio condiviso i propri talenti.

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7° GIORNOTema: Fraternità: riconoscersi figli di uno stesso Dio.

Immagine: sacco di grano/ abbraccio

Scopo della giornata: Il ragazzo riconosce nei fratelli la misura del perdono offerto e ricevuto.

LA DRAMMATIZZAZIONEPersonaggi:

Narratore Rodolfo Giuseppe Giuda Ruben Giacobbe

Narratore: Già da 2 anni, Giuseppe gestiva tutti i possedimenti di grano del paese, per cercare di superare la carestia. Erano quindi passati 9 anni dalla sua interpretazione del sogno del faraone.Rodolfo: Giuseppe, pensi che riusciremo a superare la carestia?Giuseppe: Se ho fatto bene i calcoli sicuramente sì. Ognuno avrà la sua porzione di grano che abbiamo messo da parte con tanta cura durante gli scorsi anni.Narratore: Intanto, nella terra di Canaan, Giacobbe venne a sapere che in Egitto c’era molto grano. Anche le zone limitrofe, infatti, erano in periodo di carestia. Così disse ai suoi figli:Giacobbe: Figli miei, nelle terre d’Egitto c’è molto grano. Andate là e compratene così avremo di che vivere.Narratore: I figli di Giacobbe allora partirono per l’Egitto. Una volta giunti là, si inchinarono con la faccia a terra davanti a colui che vendeva il grano. Era Giuseppe, loro fratello.Fu Giuda a parlare con lui per primo.Giuda: Siamo venuti da molto lontano per domandare un po’ del vostro grano. Abbiamo soldi per pagarlo.Narratore: Giuseppe aveva riconosciuto i suoi fratelli. Gli 11 fratelli invece, non avevano riconosciuto Giuseppe.Giuseppe: Da dove venite?Giuda: Dal paese di Canaan.Narratore: Giuseppe serbava in cuor suo un po’ di rancore nei loro confronti. Decise così di metterli alla prova.Giuseppe: Voi siete delle spie! Siete venuti a vedere la condizione del paese!Giuda: No signore. I tuoi servitori sono venuti per comprare viveri. Siamo 12 fratelli, figli di Giacobbe e il più giovane di noi è rimasto con nostro padre mentre l’altro non è più con noi.Giuseppe: Per provare che ciò che dite è vero, portate qui da me il vostro fratello più giovane. Ora però passerete qualche giorni in prigione.Narratore: I fratelli di Giuseppe vennero rinchiusi in prigione per 3 giorni. Rodolfo: Giuseppe, non hai visto che sono i tuoi fratelli? Non puoi proprio perdonarli?Narratore: Giuseppe non rispose. Intanto i fratelli parlavano tra loro e Giuda disse:Giuda: Sicuramente siamo colpevoli nei confronti di nostro fratello. Lo abbiamo venduto senza ascoltare la sua volontà. Ora è giusto che questa situazione sia accaduta proprio a noi.Ruben: Io ve l’avevo detto di non peccare contro di lui.Narratore: I fratelli non sapevano che proprio Giuseppe era lì con loro e li ascoltava. Era così toccato dalle loro parole che corse via e pianse.

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Una volta tornato da loro, legò Simeone e disse:Giuseppe: Riempite i vostri recipienti di grano. Caricate i vostri asini e partite. Uno di voi resterà qui come garanzia.Narratore: Quando i fratelli si furono allontanati, Rodolfo decise di parlare con Giuseppe.Rodolfo: Giuseppe scusa se insisto ma perché non li perdoni?Giuseppe: Lo farò amico mio. Ma ora hanno il loro viaggio da compiere, così come l’ho compiuto io. Torneranno e porteranno anche mio fratello Beniamino.Rodolfo: Ma non ti sei sentito abbandonato da loro quando ci hanno gettato nella cisterna e poi venduto agli Ismaeliti?Giuseppe: Certo, mi sono sentito abbandonato e solo, proprio come ti sarai sentito tu.Rodolfo: Sì è vero. Ma mi capita spesso di litigare con i miei genitori e con i miei amici a scuola. E in quei momenti mi sento davvero male. Vorrei che passasse tutto più in fretta possibile perché loro sono le persone che mi vogliono bene. Sai che brutto sarebbe essere sempre soli?Giuseppe: E’ proprio per non restare soli che dobbiamo sempre andare verso gli altri, anche se ci hanno ferito o deluso.Rodolfo: Mi hanno insegnato una cosa simile a catechismo. Mi hanno detto che niente può distruggere il nostro legame con Dio, anche nelle situazioni più difficili. Lui ci insegna a volerci bene come se fossimo tutti fratelli.Giuseppe: Hai un buon insegnante allora!Rodolfo: Eh sì, nonostante sia un po’ anziana la signora Elvira è molto brava! La ringrazierò quando tornerò a casa. Se ci tornerò…Narratore: Qualche giorno dopo, i fratelli arrivarono da Giacobbe e raccontarono tutto ciò che era successo…

La Parola: Genesi 42, 1-8; 43, 3042:1 Giacobbe seppe che c'era grano in Egitto; allora disse ai suoi figli: «Perché state a guardarvi l'un l'altro?» 2 Poi disse: «Ecco, ho sentito dire che c'è grano in Egitto; scendete là a comprarne, così vivremo e non moriremo».3 Così dieci dei fratelli di Giuseppe scesero in Egitto per comprarvi il grano. 4 Ma Giacobbe non mandò con loro Beniamino, il fratello di Giuseppe, perché diceva: «Che non gli succeda qualche disgrazia!» 5 I figli d'Israele giunsero per comprare grano in mezzo agli altri che erano venuti; perché nel paese di Canaan c'era la carestia.6 Or Giuseppe era colui che comandava nel paese; era lui che vendeva il grano a tutta la gente del paese; i fratelli di Giuseppe vennero e si inchinarono davanti a lui con la faccia a terra. 7 Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma si comportò come un estraneo davanti a loro e parlò loro aspramente dicendo: «Da dove venite?» Essi risposero: «Dal paese di Canaan per comprare dei viveri». 8 Giuseppe riconobbe i suoi fratelli, ma essi non riconobbero lui.30 E Giuseppe s'affrettò a uscire, perché si era commosso nell'intimo per suo fratello; cercava un luogo dove piangere; entrò nella sua camera e pianse.

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COMMENTOLa dura prova della carestia diventa l’occasione del ricongiungimento tra i fratelli e Giuseppe.  Spinti dalla fame, i figli di Giacobbe trovano la salvezza proprio in quel fratello che avevano venduto e che era diventato potente grazie al suo dono. Anche loro compiono un cammino di conversione,  determinato dall’amore gratuito di Giuseppe.  Nonostante i torti subiti, egli li perdona, riconoscendo fratelli e figli di suo padre. Anche i ragazzi si riconoscono come figli amati dallo stesso Padre e fratelli, in cammino lungo la via del perdono che apre all’amore fraterno,  più forte di ogni distanza e incomprensione.

Giuseppe aveva acquistato grande autorità su tutta la terra ‘Egitto, gestendo già da due anni la carestia che aveva predetto.  Così la gente arrivava anche dai paesi vicini per cercare da mangiare, per comprare il grano dalle scorte che Giuseppe aveva oculatamente predisposto.  Anche i suoi fratelli,  dalla terra di Canaan, sono attratti in Egitto. Si presentano con un sacco in cerca del grano. Desiderano il pane, energia per la vita… ma alla fine trovano qualcosa di molto più prezioso : il fratello perduto e il suo perdono,  motore per ripartire nella vita!!La narrazione arriva al suo momento più commovente, perché Giuseppe, che riconosce la sua famiglia ma non è a sua volta riconosciuto, non tarda a sciogliersi in un pianto pieno di commozione e tenerezza. Capisce infatti che la storia che ha vissuto, con tutte le sue peripezie,  lo ha aiutato a comprendere meglio il mistero di Dio, a vivere da uomo e, inaspettatamente, a garantire la vita stessa dei suoi fratelli un tempo traditori. Giuseppe passa dall’impegno a preservare la libertà individuale a quello per la liberazione.  E, come sempre nella Bibbia, la libertà si realizza proprio dentro ai legami, alle relazioni.  Così i fratelli si gettano l’uno al collo dell’altro: la famiglia è riunita, raccolta nuovamente intorno a Giuseppe e finalmente libera.“Ecco, ho sentito dire che vi è grano in Egitto. Andate laggiù a comprarne per noi, perché viviamo e non moriamo”(Gen. 42,2), dice Giacobbe.  Ma oltre al pane, i fratelli e Giacobbe trovano il vero nutrimento : i legami, che tengono in vita, e il perdono,  che genera e fa fiorire nuovamente la vita.

Nell’esperienza di vita del ragazzo :L’esperienza del perdono è liberante soprattutto per chi lo offre, non solo per chi lo riceve. Come Giuseppe accogliendo i suoi fratelli esce dalle gabbie del passato, dal rancore e dal grande dolore,  così anche i ragazzi possono vivere piccole o grandi esperienze di perdono, ricevuto oppure offerto.Ricevuto,  in quanto ciascuno si riconosce manchevole nell’amore e, nonostante tutto, figlio e fratello amato; offerto, quando l’esercizio dell’amore passa attraverso il perdono del male ricevuto. In entrambi i casi, la forza dell’unione e della fratellanza diventa più potente rispetto a quella della separazione. Anche i ragazzi non mancano di vivere l’abbandono e l’allontanamento da alcune persone: amici con cui si è litigato, talvolta familiari. Ma come Giuseppe, che riconosce i propri fratelli molto prima di loro, i ragazzi comprendono che bisogna sempre continuare ad andare verso l’altro.Da Giuseppe imparano ad essere fedeli alla richiesta del Padre di “cercare i nostri fratelli “, anche quando ci hanno deluso, tradito, abbandonato.  Perché nulla può distruggere il legame di appartenenza che ci rende figlio dello stesso Padre.

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ATTIVITÀPer i 6-11: Fratelli ritrovati.Quasi alla fine dell’esperienza, i bambini si esercitano a offrire e chiedere il perdono ai loro compagni per i piccoli gesti che li hanno potuti allontanare durante le giornate del campo. Anche se si tratta di gesti e azioni apparentemente di poco conto (come non aver passato l’acqua, non aver sorriso ad un saluto, essersi arrabbiati la sconfitta in un giocone…), i ragazzi sono portati a divenire consapevoli che proprio quelli sono i gesti e le azioni che costruiscono le nostre giornate, come giornate buone agli occhi di Dio o come giornate di male e peccato a cui bisogna rimediare.Ad ogni bambino vengono consegnate una/due mollette rossa e una/due blu (da panni). Ciascuno dovrà pensare ad un ragazzo a cui deve chiedere scusa per un atto compiuto e andare da lui con una motivazione di scusa; attaccargli così la molletta rossa ai vestiti dopo aver fatto il gesto. A differenza, quella blu, devono attaccarsela ai proprio vestiti, pensando ad una persona a cui devono dare il proprio perdono (può essere che nel corso dell’attività gli venga chiesto oppure no).Non sarebbe male se i ragazzi, dopo aver riflettuto sulle loro azioni finora compiute al campo, chiedessero di poter ricevere altre mollette da utilizzare.

Dopo questa prima parte, in ultimo ci si confronta sull’esperienza vissuta. Come si sentono ad aver ricevuto e offerto perdono? Così a conclusione, dopo la lettura del Vangelo di Matteo (18,21 - 25) in cui Gesù invita a perdonare i propri fratelli “fino a 70 volte 7”, i ragazzi provano a fare il conto di quante volte hanno offerto perdono solo in una giornata e si impegnano a offrirlo ancora, anche quando l’esperienza del campo sarà conclusa.

Per i 12-14: Fratelli ritrovati.A volte accade di sentirsi feriti e arrabbiati con qualcuno per non essere stati compresi o per un torto, un ingiustizia ricevuta. Qual è l’atteggiamento che assumiamo di fronte a queste situazioni? Vengono proposte alcune situazioni tipiche della vita quotidiana dei ragazzi, che li vedono alle prese con conflitti fra coetanei. Di ogni situazione viene accennato solo l’inizio; sono i ragazzi a tentare di chiuderle con un doppio finale: quello in cui c’è un momento di riconciliazione e quello in cui si rifiuta di far pace. I ragazzi possono chiudere le storie scegliendo una forma di narrazione fra la scrittura di un testo, l’interpretazione teatrale o la rappresentazione grafica.Alcuni esempi di situazioni da proporre ai ragazzi:

Luca non esce più con i suoi amici da qualche settimana. Ora passa la ricreazione con i ragazzi del corso B. Mattia e Carla non si spiegano il motivo di questo distacco.

Da quando Marta si è fidanzata con Francesco è come se fosse sparita. Non risponde più al telefono, non pubblica foto su internet….”si sarà montata la testa, oppure non avrà più bisogno di noi”….questi pensieri che passano per la testa di Clara la sua amica.

Antonio sta tornando dalla sua partita di calcetto e intravede Claudio. Con lui, fino a quando hanno fatto quella brutta litigata un anno fa, Antonio aveva condiviso ogni cosa. Ma quella volta era chiaramente colpa di Claudio. Quindi….

Al termine delle rappresentazioni, i ragazzi si confrontano per arricchire i loro racconti. > Ci sono delle situazioni simili in cui si sono trovati? Come hanno reagito? > Se ci sono situazioni di conflitto che vivono ancora adesso, pensano che sia troppo tardi per recuperare?ecc.……..Il confronto si arricchisce con la lettura del Vangelo di Matteo (18,21 - 25) i  cui Gesù invita a perdonare i propri fratelli “fino a 70 volte 7”. Stimolati dall’insegnamento di Gesù, i ragazzi pensano ad una persona (preferibilmente del campo, ma anche esterna) da cui si sono allontanati e si

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impegnano a fare un passo per andargli incontro (nel tempo rimasto del campo o al ritorno a casa), offrendo e chiedendo il suo perdono.

GIOCO A TEMAMATERIALE:

codice su cartellone materiale per le prove

SVOLGIMENTO:Mastermind

Scopo del gioco è quello di decifrare un codice segreto. Si gioca in squadre. Nel campo di gioco verrà attaccato un cartellone con un messaggio in codice del faraone scritto coi geroglifici egiziani. Ad ogni squadra verrà dato un foglio con le lettere dell’alfabeto italiano. Ogni squadra dovrà superare sette prove per avere come ricompensa tre geroglifici e a cosa corrispondono in italiano. Vince la squadra che scopre per primo il messaggio.

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8° GIORNOTema: Perseveranza: rimanere nell'amore di Dio attraverso l'amore dei fratelli

Immagine: terra/cuore

Scopo della giornata: Il ragazzo si impegna, insieme ai fratelli, a realizzare il sogno di Dio.

LA DRAMMATIZZAZIONEPersonaggi:

Narratore Rodolfo Giuseppe Giuda Giacobbe Mamma

Narratore: Giacobbe era molto titubante riguardo la storia che i suoi figli gli avevano raccontato. Così si ripromise di pensarci su per poi decidere il da farsi. Quella stessa notte ebbe delle visioni. Era Dio che gli diceva di non aver paura di scendere in Egitto perché Dio stesso sarebbe sceso insieme alla sua famiglia. Il mattino seguente, parlò ai suoi figli dicendo:Giacobbe: Figli miei, questa notte ho avuto una visione. Prendete le vostre cose, radunate le vostre mogli e i vostri figli. Partiremo oggi stesso per l’Egitto.Giuda: Ma padre, sei sicuro della visione che hai avuto?Giacobbe: Certo, ne sono certo! E sarai proprio tu Giuda a guidarci!Narratore: Giacobbe e la sua numerosa famiglia partirono. Fu un viaggio molto lungo e quando arrivarono ebbero un’immensa sorpresa. C’era Giuseppe, loro fratello davanti ai loro occhi increduli.Giuda: Non è possibile, non credo ai miei occhi!Giacobbe: Invece devi crederci Giuda. Tuo fratello Giuseppe è di nuovo qui insieme a noi!Narratore: Giacobbe corse ad abbracciare il figlio ritrovato, gli gettò le mani al collo e pianse a lungo. Dopo poco anche i fratelli raggiunsero Giuseppe e si inchinarono ai suoi piedi.Giuda: Ecco, siamo tuoi servi!Giuseppe: Voi non siete miei servi. Siete i miei fratelli! Le nostre strade si sono separate, questo è vero, ma ora possiamo essere felici insieme, possiamo essere liberi e in pace.Giuda: Potrai mai perdonarci per quanto ti abbiamo fatto?Giuseppe: L’ho già fatto. E ora venite, vi faccio conoscere meglio una persona a cui voglio davvero bene e che mi ha aiutato quando ero in difficoltà.Narratore: La famiglia di Giuseppe raggiunse Rodolfo, che stava insegnando nuovi giochi ai bambini più piccoli di lui. Era diventato grande, aveva compiuto 20 anni.Giuseppe: Lui è Rodolfo, non so se ve lo ricordate. Siamo cresciuti insieme, anche se abbiamo qualche anno di differenza.Rodolfo: Ciao Giuseppe, finalmente sei riuscito a fare pace con i tuoi fratelli! Caspita ma sono molti di più dell’ultima volta.Giuseppe: Certo, hanno portato con sé anche i loro figli e le loro mogli. Sai, papà ha avuto una visione e li ha portati tutti!Rodolfo: Sono molto contento! Così ai più piccoli potrò insegnare tanti bellissimi giochi!Narratore: Poco dopo, un bimbo che stava giocando con Rodolfo tirò per sbaglio la palla nella direzione sbagliata e colpì un vaso, rompendolo in mille pezzi.

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Rodolfo lo vide e lo consolò. Poi pensò di aver già vissuto quella situazione.Rodolfo: Questa situazione mi ricorda un po’ quella volta che avevo rotto il vaso preferito di mamma giocando con la palla in casa.Giuseppe: Ti ha consolato come hai fatto tu con quel bambino?Rodolfo: Non proprio. Era davvero molto infuriata. Ma aveva ragione. E solo ora l’ho capito. Con la palla si dovrebbe sempre giocar fuori perché poi si fanno dei danni.Giuseppe: Ma poi il vaso rotto è stato buttato via?Rodolfo: No, insieme abbiamo preso una colla speciale e lo abbiamo riattaccato. E’ diventato più bello di prima!Giuseppe: Prova a pensare a quando litighiamo o ci allontaniamo da qualcuno. E’ come se rompessimo il vaso che contiene la nostra amicizia o il nostro legame con questa persona.Rodolfo: Mmm.. Non avevo mai pensato a questo.Giuseppe: Poi però, come hai detto tu, il vaso si può rimettere insieme. Gli amici e i genitori si possono perdonare e capiamo che le cose che fanno sono per il nostro bene, verrà fuori un vaso ancora più bello.Rodolfo: Sai che con la mamma poi ho messo tanta terra e qualche semino dentro al vaso. E dopo un po’ è cresciuto un fiorellino. E ancora oggi per me è il fiore più bello del mondo.Giuseppe: Lo è di certo perché tu e la tua mamma lo avete cresciuto insieme! Un’esperienza che era brutta e difficile vi ha uniti ancora di più!Rodolfo: Già, ha reso più forte il nostro rapporto.Narratore: Ad un certo punto, Rodolfo non si sentì bene. Gli cominciò a girare la testa, tanto che, esausto, svenne.Quando riaprì gli occhi cominciò un po’ intontito a dire:Rodolfo (un po’ intontito): Giuseppe, Giuseppe, aiutami per favore, non mi sento bene.Mamma: Rodolfo? Rodolfo?? Va tutto bene? Rodolfo (prima intontito e poi sveglio): Mamma? Mamma!!! Sono così felice di rivederti!! Sì sto bene, non sono mai stato meglio!Narratore: La mamma guardò il figlio stupita mentre la abbracciava.Mamma: Sicuro di stare bene? Mi sembri molto stanco… Ti stavo leggendo la storia di Giuseppe quando…Rodolfo: Oh mamma Giuseppe! Io l’ho conosciuto, ho vissuto insieme a lui, sono finito in prigione e….Mamma: In prigione? Aspettami qui, vado a prendere il termometro, devi avere la febbre!Rodolfo: No mamma aspetta. Sai, da questo viaggio ho capito che anche se ci sono delle difficoltà, anche se a volte facciamo fatica a capire perché le persone che ci circondano si comportano in un certo modo o ci trattano male, dobbiamo sempre continuare a volerci bene. In un certo senso, siamo nati per amare, nati per amarci!Mamma: Ma quale viaggio?Rodolfo: Il mio viaggio con Giuseppe mamma, non ci credi?Mamma: Rodolfo, sei sempre stato qui, nel tuo letto. Io leggevo la storia e tu dicevi che volevi riposare gli occhi. Poi mi sono accorta che dormivi e ti ho svegliato. Non ti sei mosso nemmeno di un metro da questa stanza!Narratore: La mamma non credeva alle parole di Rodolfo. Ma lui era sicuro, certo di aver compiuto un viaggio. Un cammino che di certo non sarebbe finito così. Un cammino in cerca dei propri fratelli, insieme ai fratelli, in cerca del loro amore, in cerca dell’amore di Dio!La Parola: Genesi 46, 2-7. 28-29; 50, 18-242 Dio parlò a Israele in visioni notturne, e disse: «Giacobbe, Giacobbe!» Ed egli rispose: «Eccomi». 3 Dio disse: «Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto, perché là ti farò diventare una grande nazione. 4 Io scenderò con te in Egitto, te ne farò anche sicuramente risalire e Giuseppe ti chiuderà gli occhi».

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5 Allora Giacobbe partì da Beer-Sceba; e i figli d'Israele fecero salire Giacobbe loro padre, i loro bambini e le loro mogli sui carri che il faraone aveva mandati per trasportarli. 6 Essi presero il loro bestiame e i beni che avevano acquisiti nel paese di Canaan e scesero in Egitto: Giacobbe con tutta la sua famiglia. 7 Egli fece venire con sé in Egitto i suoi figli, i figli dei suoi figli, le sue figlie, le figlie dei suoi figli e tutta la sua famiglia.28 Giacobbe mandò davanti a sé Giuda verso Giuseppe, perché questi lo guidasse nel paese di Goscen. Giunsero nella terra di Goscen. 29 Giuseppe fece attaccare il suo carro e salì in Goscen a incontrare Israele, suo padre; gli si presentò, gli si gettò al collo e pianse a lungo sul suo collo.

50: 18 I suoi fratelli vennero anch'essi, si inchinarono ai suoi piedi e dissero: «Ecco, siamo tuoi servi». 19 Giuseppe disse loro: «Non temete. Sono io forse al posto di Dio? 20 Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso. 21 Ora dunque non temete. Io provvederò al sostentamento per voi e i vostri figli». Così li confortò e parlò al loro cuore.22 Giuseppe abitò in Egitto con la casa di suo padre; egli visse centodieci anni. 23 Giuseppe vide i figli di Efraim, fino alla terza generazione; anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle sue ginocchia. 24 Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io sto per morire, ma Dio per certo vi visiterà e vi farà salire, da questo paese, nel paese che promise con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe». 25 Giuseppe fece giurare i figli d'Israele, dicendo: «Dio per certo vi visiterà; allora portate via da qui le mie ossa». 26 Poi Giuseppe morì, all'età di centodieci anni; e fu imbalsamato e deposto in un sarcofago in Egitto.

COMMENTOGiacobbe si ricongiunge con il figlio prediletto e in terra d’Egitto la sua discendenza si ricompone. Il sogno di Dio su Giuseppe si è finalmente realizzato: la predilezione su di lui garantisce la sopravvivenza del popolo ebraico.  Rimanendo fedeli al progetto di Dio ci si apre a nuove e più profonde libertà : da fratelli anagrafici, inizia una nuova fraternità,  fondata sulla perseveranza dell’amore di Dio. Il viaggio di Giuseppe è stato unico, come unica è la storia di ogni persona su cui Dio pone il suo sguardo. Ogni ragazzo si sente immerso in questa storia d’amore e si impegna a realizzare ogni giorno il progetto che Dio ha seminato nella sua storia per portare frutti di quella fratellanza sperimentata durante il campo scuola.

La ricerca di vita, di cibo e di fratellanza mette in moto tutti: durante il cammino Dio guida, parla, rassicura, indirizza. Ora non solo i fratelli,  ma tutta la grande famiglia e discendenza di Giacobbe si trasferisce in Egitto, unendo il proprio destino a quello di Giuseppe,  in terra straniera. La voce di Dio è qui finalmente limpida :”Io sono Dio, il Dio di tuo padre.  Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te una grande nazione. Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare”(Gen 46, 3-4). Durante tutta questa storia, raramente assistiamo all’intervenire “diretto” di Dio; la sua volontà emerge dalle scelte che i personaggi fanno per amore. Ora Dio propone esplicitamente una nuova missione all’anziano Giacobbe. Successivamente, la numerosa discendenza di Giuseppe, nata in Egitto, dovrà fare ritorno alla terra promessa, alla terra dei Padri. Insomma, la vita è sempre un viaggio e la terra promessa è quella che solo Dio può indicare!La terra è una splendida immagine,  un’immagine della felicità che si realizza nel ricongiungimento tra i genitori e i figli, che si impegnano a camminare insieme verso un futuro di libertà e di pace, dopo un lungo tempo di privazioni e di separazione.  La

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nuova terra è dunque il simbolo della speranza e dell’impegno verso l’armonia fra le generazioni.

Nell’esperienza del ragazzo:Il viaggio continua: il perdono è stato una “ricarica “ di amore, ira siamo pronti a camminare, tutti insieme, verso la terra e i luoghi di felicità che Dio man mano indica. Ogni ragazzo può riconoscere di star compiendo un viaggio meraviglioso, ovvero di star costruendo anche lui, insieme agli altri, un pezzo di storia di salvezza. Perseverare nell’amore verso Dio significa dunque perseverare nell’amore verso i fratelli. Ogni ragazzo si scopre infatti nato per amare o, meglio, nato per imparare ad amare : questo è il grande sogno di Dio per tutta l’umanità! Che cosa immaginano i ragazzi per il futuro, quello proprio e quello della propria famiglia, comunità cristiana, città, nazione? Se si scava a fondo nei desideri del cuore, i ragazzi possono scoprire come la “terra promessa “ si possa già costruire qui e ora, vivendo una vita intensa spesa con e per gli altri, costruendo già ora un mondo carico di giustizia, speranza, fiducia, provando ad essere evidenziatori del bene.Come per Giuseppe gli ostacoli, i fallimenti,  le paure e le delusioni non possono arrestare questo viaggio verso la terra promessa è il futuro,  ma lo rendono sempre più forte e consapevole.   Insieme a tutta la Chiesa, insieme a relazioni di vera fratellanza; il viaggio verso Gesù e verso l’orizzonte della vita piena ed eterna si prospetta davvero intrigante!

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ATTIVITÀ Attività unica per i 6-11 e 12-14: Una mappa per continuare a viaggiare. Al termine dell’esperienza del campo, i ragazzi sono invitati a fare una verifica dell’intero viaggio compiuto. Si realizza una grande MAPPA che rappresenta le tappe vissute durante il campo (giorno per giorno specificando più nel dettaglio - in base all’età - i temi, le parole chiavi, le attività, le celebrazioni, e i giochi vissuti insieme). Ciascuno è invitato a condividere (anche scrivendo su post-it da attaccare alla mappa) quali sono stati “luoghi” in cui si è soffermato maggiormente perché erano i più belli e meritavano di essere visitati per bene, quelli da cui è scappato perché non gli piacevano, quelli in cui tornerebbe volentieri perché meritano una visita più approfondita. Per agevolare lo svolgimento dell’attività, in particolare ai più piccoli, si può consegnare loro una tabella con queste domande, e le loro spiegazioni.

Nella seconda parte, poi, ciascuno è invitato a indicare sulla mappa la sua “prossima destinazione”. A conclusione del campo, dopo l’intera esperienza vissuta a fianco di Giuseppe, quale meta si prefiggono? Quale la Terra Promessa verso cui intendono andare nel viaggio della vita che stanno compiendo, il sogno che vogliono realizzare nella vita “ordinaria” non appena rientrano nelle loro case, nel loro paese?

GIOCO A TEMASVOLGIMENTO:L’ultima prova, per la determinazione della squadra vincitrice, consiste nella realizzazione di una canzone, un ritornello o una parodia in cui si faccia una sintesi delle scoperte fatte durante il campo. Dopo l’assegnazione della vittoria è il momento di attribuire gli altri eventuali bonus che servono a completare la numerosa famiglia di Giuseppe. Si procede quindi con lo stabilire i vincitori finali, assegnando un opportuno premio. Durante il festeggiamento si possono stupire i ragazzi con la proiezione di una raccolta di foto, filmati e file audio realizzati durante l’esperienza del campo. Il momento è accompagnato dalla lettura di un augurio che gli educatori e l’assistente fanno a tutti loro, per continuare con passione e impegno a camminare verso i loro fratelli.

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