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1 Carlo Marzoli Orazio Bonassi Viaggio in America Latina

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Carlo MarzoliOrazio Bonassi

Viaggioin

America Latina

luglio/agosto 1991

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Monaco di Baviera 15 luglio 1991. Lunedì.

Partenza dalla Missione di Monaco di Baviera alle ore 18,30 circa. L'autista, messo a disposizione da Orazio, con lo scopo di portarci all'aeroporto, dà l'impressione che si debba passare vicino alla chiesa di Heilig Kreuz per un'ultima salutare benedizione: fa un giro così largo da raddoppiare praticamente il tragitto. Arriviamo comunque fin troppo presto e sbrighiamo le formalità d'imbarco senza problemi.

E' caldo, il tempo è bello. Si parte con un leggero ritardo. Il viaggio è tranquillo e si arriva a Madrid alle ore 22,00. Pernottiamo presso l'Hotel Diana, non molto distante dall'aeroporto, posizione però non favorevole per un giro notturno della città. Dopo un rinfresco nell'Hotel andiamo a dormire. L'accoppiamento nelle stanze non è studiato, Canesso-Piccoli, Bonassi-Marzoli, può essere rivedibile. Durata del volo:

due ore (1478 Km.)

Madrid, 16 luglio 1991. Martedì.

Comincia la grande avventura per il Sudamerica. Non si vuol scoprire nulla, ma solo vedere ciò che altri hanno scoperto e fatto. La notte non è stata tranquilla per tutti, ma lo spirito è pronto. Ci rechiamo di buonora all'aeroporto. L'aereo (DC-10) parte con circa quaranta minuti di ritardo. Siamo sistemati nel centro, per cui non è possibile controllare la situazione all'esterno.Il viaggio viene trascorso nella lettura, nella preghiera, nella visione di un filmato e nell'ascolto di musica tramite cuffia. Il personale di servizio è gentile, il pranzo buono, bibite in abbondanza. L'aereo, nonostante il ritardo alla partenza, arriva puntuale alle 16,30 ora locale, cioè alle 9,30 italiane. All'aeroporto ci aspetta P. Pellin Giacomo, compagno di studi di P. Cervini Pino, da Fonzaso. Ci porta alla Parrocchia Santo Antonio, Estrada do Quitungo. Lì incontriamo P. Sextilio Bórtolo Focchesato, Vicario della Parrocchia, di cui è parroco P. Carlo Verri, attualmente assente.

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Rio de Janeiro, 17 luglio 1991. Mercoledì.

La prima intera giornata in Brasile ha in programma la visita ad alcuni luoghi celebri di Rio. Appena ci mettiamo in auto veniamo a conoscenza del traffico di questa città: Roma e Napoli messe insieme: caotico. Molte auto sono vecchie ed ammaccate. C'è anche molto smog, reso ancora più insopportabile dal caldo. E pensare che qui siamo "nel più crudo dell'inverno" - direbbe Piccoli.Ci dirigiamo verso il centro città. Prendiamo la via Presidente Vargas. All'incrocio con l'Avenida Rio Branco si notano le strutture fisse, con tribune in cemento armato, fatte costruire da Oskar Niemeyer, per le manifestazioni del famoso Carnevale. Giunti alle chiesa della Candelaria, che si trova al centro dell' Avenida Presidente Vargas, giriamo per recarci al Monastero de Sto Bento, convento situato su una collinetta di circa 32 metri e la cui costruzione venne iniziata nel 1589. Percorrendo l'Avenida Rio Branco attraversiamo la citta da Nord a Sud. La via è fiancheggiata da alti caseggiati e da grattacieli. Prendiamo quindi la strada che porta al Corcovado. La strada, con molte curve, attraversa un bel paesaggio.

Ad Alto de Boa Vista facciamo una sosta per ammirare il bellissimo paesaggio sottostante. Si scattano numerose fotografie. P. Carlo cerca addirittura di farle senza

film, ha almeno la fortuna di svilupparle gratuitamente. Quando si è ormai alla sommità del Corcovado incontriamo la strada bloccata con la scritta: "Estamos en greve". Gli scioperanti avranno avuto certo buone ragioni, ma lo sciopero ci priva di una delle più belle viste della città di Rio. Un po' sconsolati facciamo da lontano fotografie al monumento del Cristo Redentore. Riprendiamo la strada per poter pranzare presso un ristorante italiano, però preferiamo alcune specialità locali. Dopo il pranzo ci portiamo a Copacabana oltrepassando le zone marine della città Leblon e Ipanema. Arriviamo a Copacabana, la famosissima spiaggia di Rio. Si è

nel pia crudo dell'inverno, alcune persone fanno il bagno. Passeggiamo per un certo tempo lungo la spiaggia. Andiamo poi in teleferica al P-do de Acacar. Da lì si gode una bellissima vista della città, che compensa in qualche modo la mancata veduta dal Cristo Redentore.

Ci rechiamo quindi a visitare la parrocchia Santa Cecilia e São Pio X, di cui è parroco P. Lorenzatto João Roque, che ci accoglie volentieri. Con lui vistiamo l'annessa "Vila do Sol", che è una casa per anziani. Quindi facciamo ritorno a casa per la cena. Dopo di che celebriamo la S. Messa, presieduta da P. Sextilio in lingua portoghese con la comunità. Un'esperienza molto interessante di partecipazione attiva della comunità.

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Rio de Janeiro, 18 luglio 1991. Giovedì.

Messa comunitaria alle ore 7.00 nella chiesa di Santo Antonio, con presenza di fedeli brasiliani. La giornata, nonostante una foschia al primo mattino si annuncia abbastanza bella e calda (26 gradi). Obiettivo della giornata: centro città e Petrópolis. Come ieri, riviviamo esperienze italiane: musei chiusi per lo sciopero dei custodi ("estamos en greve"). Cose viste: Monumento ai caduti (milite ignoto) - si assiste alle prove della marina e dell'esercito in omaggio ai Caduti della Marina mercantile, ricorrenza che verrà celebrata- domenica 21 luglio - il Museo d'Arte moderna - il Museo delle Belle Arti - la chiesa di Santa Luzia e il Palacio de Cultura - St. Cruz dos Militares. Nella Placa XV. de Novembro" degne d'interesse sono:- la casa dos Vice-Reis (o Palazzo imperiale)- la Cattedrale metropolitana, costruzione barocca del 18 secolo. Nell'Avenida Rio Branco, quasi di fronte al Museo Nazionale, vediamo il Teatro Municipal, costruito sul modello del Grand Opera di Parigi.

L' Avenida Rio Branco è impressionante: enormi grattacieli, si è come schiacciati. C'è molta ressa, la gente ci guarda e guarda soprattutto le cose che portiamo con noi (cinepresa, macchina fotografica ecc.). Si ha forse anche un po' di paura, peraltro giustificata dalla persona distesa a terra e coperta da un telone (evidentemente era morto). Forse è più saggio riprendere la macchina parcheggiata vicino al museo d'arte moderna. Dopo il breve sguardo al centro città ci dirigiamo verso Petrópolis (150.000 abitanti, 830 metri di altezza) circa 70 Km da Rio.

La strada, benché in salita, è buona (è una superstrada). Arriviamo a Petrópolis verso le 13,15. L'orario consigliava una soluzione rapida del problema della fame, prontamente ed egregiamente risolto in un ottimo ristorante (Ristorante Falconieri), ove con poco più di tremila cruzeiro a testa si è mangiato molto bene.

Lo sciopero in corso dei custodi dei musei ci impedisce di visitare il Palazzo Imperiale (ora museo do Imperio), fatto costruire dall'imperatore Pedro II, di cui fu residenza estiva. Visitiamo invece la cattedrale Sao Pedro de Alcantara, ove è sepolto l'imperatore Pedro.

Lungo la via di ritorno facciamo una breve sosta per degustare la noce di cocco. Prima di ritornare alla sede ci scappa la prima avventura: buchiamo una gomma, incidente che poteva essere messo in preventivo data la condizione delle strade non certo eccellente ed il peso insolito, dovuto sopportare dall'auto per due giorni di uso quasi continuo.

Ritornati a casa concludiamo la giornata con un'esperienza breve, ma intensa: la visita organizzata da P. Sextìlio Focchesato ad una delle tre favelas della parrocchia: bisogna vedere per credere, ma quanta umanità!

Brasilia, 19 luglio 1991. Venerdì.

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Alzata prima del solito perché alle 7,15 bisogna essere in auto per non perdere l'aereo che parte alle 9,15. Salutiamo P. Sextilio Focchesato e lo ringraziamo vivamente per la gentile ospitalità offertaci. Ringraziamo anche la cuoca, molto brava, e le lasciamo una piccola mancia. La strada è già intasata di auto, ma il tragitto non è molto lungo, per cui arriviamo all'aeroporto senza problemi e sbrighiamo le formalità per tempo. L'aereo (DC 10-30, Varig) decolla con oltre 30 minuti di ritardo. Viene servita una colazione non molto diversa da un pranzo. Il viaggio è tranquillo. Non vediamo nulla di particolare perché i nostri posti sono al centro dell'aereo. Arriviamo a Brasilia alle ore 11,15. C'è molta gente (in Brasile l'aereo, dopo l 'autobus è il mezzo di trasporto più usato, date le grandi distanze del paese. All'aeroporto ci ha atteso ed accolto P. Fulvio Patassini, la cui cordialità ci era stata già descritta. Ci mette subito a nostro agio. L'auto con cui ci è venuto a prelevare è molto spaziosa (imprestata da un suo amico), per cui stavolta non abbiamo problemi per le nostre valigie.

Attraversiamo la città di Brasilia, modernissima e geometrica e ci dirigiamo verso la residenza scalabriniana di Sobradinho (Parrocchia Bom Jesus dos Migrantes), dove siamo accolti dal Parroco P. Cerantola Angelo. Ci sentiamo veramente a casa nostra. Ci viene servito un ottimo pranzo. Poi visitiamo la chiesa (è in costruzione il rivestimento del soffitto) e gli ambienti della parrocchia. Verso le 15,00h P. Fulvio ci porta a visitare la capitale del Brasile. Prima facciamo una deviazione nella parte bassa della città, dove ci sono insediamenti di immigrati, provenienti da varie regioni del Brasile (non c'è comunque paragone con le favelas di Rio de Janeiro). Vediamo anche le altre due chiese della parrocchia (Chiesa São Vincente e Chiesa S. Carlo). Durante il viaggio P. Fulvio ci spiega la struttura urbanistica della città, che è divisa in "settori", cioè zone, ove esiste solo un genere di attività (religiosa, politica, commerciale, culturale, amministrativo e ambasciate).

Iniziamo la visita alla città dalla cosa che ci sta più a cuore, la cattedrale, che assomiglia ad una corona o ad un covone di grano, a seconda dei gusti. Anche l'interno è interessante, con il soffitto che è una vetrata sola. Poi visitiamo il centro politico, cioè il "Palacio do Congresso Nacional". Riusciamo, tramite P. Fulvio, a visitare la Camera dei Deputati e quella dei Senatori. Nella Praga dos Très Poderes, vediamo il Palacio do Planalto (sede del Presidente) il Palacio da Alvorada (Residenza del Presidente dello Stato). Riprendiamo l'auto e ci dirigiamo nel settore delle ambasciate; facciamo una breve sosta nella CBB (la sede della conferenza dei vescovi brasiliani). Accanto si trova anche la sede della Nunziatura. A casa, in parrocchia, celebriamo insieme la Santa Messa con la comunità locale.

San Paolo, 20.7 .91. Sabato.

Alle ore 8.30 il proprietario dell'auto imprestata a P. Fulvio ci preleva per portarci all'aeroporto. Ci dispiace lasciare questa bella casa ospitale (P. Fulvio ripeteva spesso: "che bellezza", "che onore", "che gioia avervi qui!). Salutiamo i Padri e le simpatiche cuoche.

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Lungo il tragitto non possiamo comunicare molto con l'autista, perché parlava solo portoghese, così abbiamo potuto prestare solo attenzione al paesaggio e alla città.

Nessun problema per le pratiche di viaggio. L'aereo parte puntualissimo alle ore 10.15h, ma appena 20 minuti dopo fa scalo a Goiania, ove sosta per circa mezz'ora. Alla ripresa del volo ci viene servito il pranzo ed atterriamo a São Paulo, ammirando dai finestrini l'immensità della città, verso le 12,30h con un certo anticipo sull'orario previsto. All'aeroporto ci preleva P. Garbossa João, provinciale.

Dopo un ottimo pranzo inizia la conoscenza della realtà scalabriniana di São Paulo. Visitiamo una parrocchia, ove operano P. Pedrini Arlindo, P. Batistel Luiz e P. Pegoraro Giuseppe, che si chiama "Nuestra Sra dos Migrantes". Si tratta di una parrocchia tipo, che determina una certa svolta nell'impostazione pastorale delle nostre parrocchie in Brasile. In questa zona infatti vivono in case molto approssimative, non molto diverse da quelle nelle favelas, famiglie "immigrate" per lo più del Nord-Est del Brasile.

La parrocchia è composta di tante piccole cappelle ove si celebrano le Messe o viene garantita almeno una paraliturgia settimanale. Sono molto attivi i laici, che si assumono responsabilità di catechesi e di formazione religiosa. Visitiamo anche il centro di promozione educativa, ove sono ospitati i bambini e i giovani orfani o bisognosi di cui è proprietaria la curia, ma la cui gestione è affidata a P. Pegoraro Giuseppe.

Aparecida 21.7.91. Domenica.

Alzata molto mattutina. Partenza alle 5,30h diretti al Santuario Nazionale di Aparecida. Città ancora addormentata. Mare di luce. Ci prepariamo alla meta con la recita del Rosario. Arriviamo a destinazione alle 7.40h circa, appena in tempo per partecipare alla celebrazione della S. Messa, assieme ad oltre 50 sacerdoti, che avevano partecipato ad un convegno sul Diritto Canonico e la famiglia. Fra tanto consesso ci troviamo come pesci fuori d'acqua, ma ci integriamo ugualmente bene nel gruppo. La chiesa grandissima, ma non rifinita, è gremitissima di folla, gente semplice, devota ma non fanatica. Presiede alla celebrazione il Vescovo di Aparecida. La celebrazione è teletrasmessa. Per questo c'è un via vai di cameramen, preoccupati più della trasmissione che dell'avvenimento religioso. Sappiamo che siamo stati visti in televisione. mica male come inizio. La Messa si svolge senza lungaggini. Durante la celebrazione si sentono strani botti da notte di S. Silvestro. Veniamo a sapere che sono petardi, ovviamente fatti scoppiare in onore della Madonna. Al termine della Messa tutta l'assemblea è invitata a voltarsi verso la statua della Madonna collocata in fondo di fronte all'altare: tutti sollevano la mano destra in segno di saluto, mentre viene fatta una invocazione (consacrazione alle Madonna). Infine un grande applauso ed una invocazione: "Viva Maria".

Visitiamo poi il vecchio santuario, posto nella parte alta della cittadina. Vi si accede tramite un ponticello di collegamento: c'è gente da tutte le parti, così che la

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salita non è agevole ed è piuttosto lenta. Visitata la chiesa si provvede a qualche acquisto-ricordo in uno dei tanti negozi accanto al santuario. Visitiamo quindi la sala delle invocazioni o richieste di grazie (Salas das Velas - candele) ove bruciano centinaia di candele e quella delle grazie ricevute con tanti ex-voto (Salas dos Promessas).

Lasciamo Aparecida alle 10.30 circa e ci dirigiamo verso Jundiaí, ove siamo attesi da P. Vincenzo Savoldi. Si percorre un tratto della strada Rio de Janeiro - São Paulo, poi si devia per Campinas. Non è facile trovare la strada giusta. L'uso frequente dei freni, reso necessario dalla velocità, abbastanza sostenuta, tenuta dall'autista P. Garbossa e dall'improvviso apparire dei "dorsi" o "cunette" appositamente sistemate (molto frequenti specialmente nei centri abitati) hanno consumato le pastiglie e surriscaldato le gomme. Questo inconveniente ha ritardato il nostro arrivo a Jundiaí. Grandi abbracci con P. Vincenzo Savoldi, cui facciamo anche le felicitazioni per la recente nomina a Rettore del piccolo seminario (vocazioni adulte) di Jundiaí. Salutiamo anche P. Bortolato Giuseppe, parroco della Parrocchia S. Coracão de Jesus e P. Corso Luigi, in pensione presso il seminario.

Dopo il pranzo fatto presso un ristorante, il cui proprietario è di origine italiana (abbiamo gustato un'ottima polenta), visitiamo la parrocchia "Senhor Bom Jesus" di Caxambu, ove è parroco P. Amianti Ermenegildo, in età veneranda, ma che è sempre sulla breccia e facendo tutto da solo ha scopeto l'elisir di lunga vita. Il centro parrocchiale, con grandi sale, viene gestito in maniera molto redditizia anche sul piano finanziario. La chiesa è abbastanza spaziosa ed ha una statua molto interessante, risultato di un'ingegnosa "cosmesi religiosa": una statua di S. Luigi è diventata di S. Vincenzo, patrono del paese: è bastato togliere il tradizionale giglio e sostituirlo con un grappolo di uva, in omaggio alla regione di Jundaí, ove si produce, grazie all'intraprendenza della colonia italiana, qui un tempo numerosa, del buon vino.

Visitiamo successivamente la chiesa della parrocchia del S. Cuore di Gesù, molto ben tenuta ed attrezzata. Anche il centro parrocchiale è ben organizzato. In una grande sala, di recente, si è tenuta una festa italiana ove si sono consumate due tonnellate di spaghetti e 1.700 pizze. La partecipazione della gente è stata enorme, attirata anche delle musiche completamente italiane. Anche se la colonia italiana è completamente integrata nella realtà brasiliana, pare che certe tradizioni abbiano ancora un forte richiamo.

Anche il seminario è carino e dispone di buone attrezzature (probabilmente solo il camerone-dormitorio e lo studio in comune non sono più adatti ai tempi).l'undici è una bella città, circondata da verdi colline, con clima ottimo. Un luogo ideale anche per una serena vecchiaia.

Santos 22.7.91. Lunedì.

Dopo la messa comunitaria e la colazione si parte verso le 8.30h, in direzione di Santos. Percorriamo una buona strada, praticamente in discesa, perché dagli 800

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metri di altitudine di São Paulo scendiamo a livello del mare. Prima sosta nella cittadina Vicente de Carvalho, ove abbiamo una parrocchia (N. Sra das Gracas). Vi lavorano P. Scartazzini Antonio e P. Galli Levino. La parrocchia presenta notevoli aspetti di povertà (vi sono favelas, che pure visitiamo) e sul piano pastorale bisogna fare i conti con la concorrenza delle sette. Oltre ad una chiesa centrale ci sono varie cappelle. Ci sono progetti di trasformazione di qualcuna di queste cappelle in vere parrocchie autonome, dato che la parrocchia è talmente vasta da non rendere possibile un'assistenza pastorale adeguata. P. Scartazzini (P.Levino era assente) ci accoglie con molto calore e ci illustra i problemi della parrocchia e ci accompagna poi a Santos ove visitiamo la sede dell' Apostolatus Maris, di cui è direttore P. Milani Olmes, che ci fa grande festa e ci offre un pranzo eccellente, servendoci la famosa "faixada". In lieta compagnia anticipiamo di un giorno il 25.mo di sacerdozio di P. Antonio Scartazzini.

Dopo il pranzo P. Garbossa ci fa visitare alcune parrocchie legate a nomi di missionari conosciuti o di cui si sentì parlare nei lontani anni di seminario. Lo scarso tempo a disposizione non ci ha permesso soste prolungate, ma è stato piacevole visitare nella successione:

Ribeirao Pires (Parrocchia di S. Giuseppe) dove salutiamo P. Battocchio Egidio e P. Simonetto Antonio, che ci accolgono con tanta ospitalità, dichiarandosi dispiaciuti che non possiamo trattenerci pia a lungo.

- Dopo Mavd, cittadina di cui P. Antonio Negri fu cofondatore, visitiamo la chiesa di Santo André. Poiché P. Pellin Giacomo, che ci aveva prelevato all'aeroporto di Rio de Janeiro e ci aveva fatto visitare la città, non era in casa, non abbiamo visitato il centro parrocchiale.

- Sao Bernardo do Campo (Parrocchia di N. Sra da Boa Viagem e São Bernardo). Bellissma chiesa in un quartiere ben tenuto. Salutiamo il parroco P. Scroccaro Antanio Reynaldo, che insiste per tenerci più a lungo ed è rammaricato che domenica sera non abbiamo potuto concelebrare con lui la Messa delle 19.00, ove avremmo potuto incontrare una grande massa di gente.

- Rudge Ramos (Parrocchia Sào Jodo Batista), grande chiesa con cupolone e campanile staccato come quello di Giotto a Firenze, con la differenza che qui porta la firma di P. Fulvio Patassini, il quale grazie a quest' opera pare che dall'Arcivescovo abbia avuto il benservito. Salutiamo il parroco P. Bevilacqua Romano e P. Vivian Ervino. Si è fatta ormai sera ed è ora di ritornare alla casa provincializia ad Ipiranga.

São Paulo. Chiesa della Pace, 23.7.91. Martedí.

La giornata sarà dedicata alla città di San Paolo. Al mattino, in tempo per la colazione, arriva P. Savoldi che intende trascorrere con noi tutta la giornata. Prima

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visita: la chiesa di S. Carlo a Vila Prudente. Vediamo e conversiamo con P. Cunial Giorgio, incaricato per gli italiani. Visitiamo quindi l'orfanatrofio femminile.Ritorniamo ad Ipiranga per visitare l'orfanatrofio maschile (bella veduta della città dal campanile), copia molto simile, almeno per quanto riguarda la grandezza, al collegio di Bassano del Grappa. Visita dell'Istituto teologico, di fronte all'orfanatrofio, o Seminario Giovanni XXIII, ove studiano i nostri teologi.

Ci portiamo poi al centro città per recarci, passando per Av. Paulista, alla parrocchia della Pace. Lì siamo accolti dal superiore e coordinatore della pastorale provinciale P. Claudio Ambrozio, che ci illustra la storia della parrocchia. Salutiamo il parroco P. Cappellari Orazio. Per il pranzo arriva anche P. Zago Secondo, parroco della parrocchia di S. Carlo.

Dopo il pranzo breve visita alla chiesa, alle strutture della parrocchia, al centro de Assistencia dos Migrantes (AVIM) e al Centro de Estudos Migratórios (CEM). Poi P. Claudio ci guida a visitare il centro-città. Visitiamo la Praga da Sé, cioè la piazza della Cattedrale e la cattedrale stessa. Ci inoltriamo poi nel cuore più vecchio di São Paulo nella Praga Manuel da Nóbrega, dove vediamo il Pdtio do Colégio e la casa Anchieta, il vecchio Collegio dei Gestiti (oggi museo storico) che ricorda il gesuita José de Anchieta "l'Apostolo del Brasile".

Nella Praga do Patriarca entriamo nella Chiesa di Santo Antonio, affidata alla Congregazione, nella quale viene svolta una grande attività di confessione. Ci intratteniamo con P. Bonotto Luciano. Attraversando il Viaduto do Cha ci portiamo alla Praga Ramos de Azevedo, dove si trova il Teatro Municipal. All'inizio della Rua Barao de Itaperininga, alcuni musicisti, vestiti con abiti bavaresi, suonano musiche della Baviera (Oktoberfest). Si era infatti nella "Quintana" dedicata a S. Catarina, stato ove i tedeschi si sono in passato insediati e ove conservano molte delle loro tradizioni.

Ci rechiamo quindi alla Praga da Republica, ove sorge l'Edificio Italia. Dal 41.mo piano ammiriamo la bellissima veduta della città, con la sua selva (o meglio giungla) di grattacieli. Segue la visita al Bairro Oriental, ove vivono giapponesi, cinesi e coreani. Qui facciamo alcuni acquisti. Concludiamo la giornata con una visita alle Missionarie Scalabriniane secolari. Salutiamo con piacere soprattutto Rita, Nuccia e Giuliana.

Curitiba, 24.7.91. Mercoledí.

Il previsto viaggio São Paulo-Curitiba in autobus viene modificato su proposta di P. João che si presta ad accompagnarci in auto fino a circa metà cammino (rifornimento di benzina ove lavorano dei cugini), così da consentire una visita alla "caverna do diabo". Partiamo prima delle 6.00. C'è inizialmente una nebbiolina e fa anche abbastanza freddo. Col passare delle ore la giornata si fa bella e splende il sole. Il paesaggio è ondulato, con colline molto verdi, nonostante la stagione invernale. Attraversiamo una zona con molte coltivazioni di banane. Lungo la strada ne

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acquistiamo un grappolo: sono banane di piccola dimensione, ma molto saporite (bananas de ouro).

Dopo aver depositato le valigie presso il cugino di P. João, riprendiamo il cammino, inoltrandoci verso l'interno. Il paesaggio diventa sempre pii interessante ed aumentano le estensioni dedicate alla coltivazione delle banane (che qui sono un po' più grosse). La strada sale. Finalmente arriviamo alla "caverna do diabo". Il luogo è ben attrezzato per il turismo. Visitiamo la grotta, ove ci sono tutte le varie con creazioni prodotte durante i secoli dal lavorio dell'acqua (stalagmiti, stalagtiti ecc.). Essa fu scoperta da due cacciatori, che non ne diedero notizia. Fu un geologo tedesco che l'esplorò per primo nel 1898. La grotta è lunga 3.200 metri, ma solo 600 sono aperti al pubblico. Ha una temperatura costante di 19 gradi.

Ritornati al rifornimento di benzina, ove furono deposte le valigie, cambiamo i "cavalli", o meglio gli autisti. Salutiamo calorosamente P. João che per tre giorni non ci ha lasciati un minuto, facendoci vedere una quantità di cose e saliamo sull'auto messa a disposizione dalla parrocchia S. José di Curitiba. Guida un collaboratore della parrocchia, camionista di professione, di origine polacca. Arriviamo a Curitiba alle ore 18.00h circa. Siamo al tramonto. La città dà subito un'impressione favorevole, sembra pia ordinata e pulita.

Prima sosta alla parrocchia di S. Giuseppe. Salutiamo il parroco P. Dalla Vecchia Eloi ed il vicario P. Alcide Zanella. Visitiamo la chiesa e preghiamo sulla tomba di P. Vico Albino e P. Francesco Corso, fondatori della parrocchia. Poi ci trasferiamo al Seminario filosofico, Av. Salgrado Filho 5300, Villa Ubaraba. Rettore della casa è P. Emidio Girotto e vicedirettore P. Miguel Longhi. Incontriamo alcuni studenti filosofi dei 19 che studiano presso la Facoltà Vincentina di Filosofia: gli altri erano in ferie. L'inverno e qui ce se ne accorge. Fraternizziamo con gli studenti, cercando di farci capire come possiamo.

Curitiba 25.7.91. Giovedì.

P. Emidio si mette a nostra disposizione per farci da guida. Prima meta: Londrinha, circa 20 km da Curitiba, ove gli Scalabriniani sono presenti con il Seminario "P. Natale Pigato", che ospita i giovani dai 13 ai 17 anni (Liceo). Rettore è P. Bertuzzi, purtroppo assente, il quale viene coadiuvato nel suo lavoro dal chierico Rodenei e da P. Sbaraini Agenor, che ogni due settimane presta il suo servizio come psicologo (risiede a São Paulo), da noi incontrato nello scambio auto del giorno precedente. Nel seminario, fondato nel 1976, studiano 13 giovani. Abbiamo visitato l'adiacente parrocchia di "S. Sebastiano", di cui è parroco P. Lorenzin Tranquillo. Interessante il cimitero accanto, ove è sepolto P. Giovanni Morelli.

Prima di Rondinha breve sosta ad Agua verde (dentro Curitiba), ove giunsero i primi italiani che arrivavano dal porto di Paranagua. La chiesa del S. Cuore venne fatta costruire da P. Colbacchini nel 1898 ed è la prima cappella "scalabriniana". La chiesa è ora stata consegnata alla diocesi. Siamo passati davanti al Santuario N.S. do Rocio, patrona del Paranti, costruito da P. Albino Vico. Nel 1989 è stata consegnata

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alla diocesi di Curitiba, il cui vescovo Mons. Pietro Fedalto é un nostro confratello spirituale (fu chierichetto di P. Luigi Corso a Rondinha).

Visita quindi alla parrocchia "S.ta Felicidade", la prima parrocchia scalabriniana in America Latina, fondata da P. Pietro Colbacchini nel 1888, anno in cui sono arrivati i primi missionari scalabriniani inviati da Mons. Scalabrini , P. Mantese e P. Molinari, l'8.8.1888. Nella chiesa c'è l'urna contenente alcune ossa di P. Colbacchini (sepolto a Nova Bassano). In questa chiesa mise piede Mons. Scalabrini nel 1904. Abbiamo incontrato il parroco P. Ubaldi Natale che ci ha illustrato le attività e mostrato le attrezzature della parrocchia. Con alcuni padri dell'area di Curitiba siamo andati per il pranzo alla churrascheria "Colonia", nome attribuito alla zona perché abitata da gente di origine italiana, che una volta erano contadini, mentre oggi gestiscono ristoranti (una trentina nei dintorni). Nella zona si produce vino: Durigare, Dell'Armei... Inutile dire che il "churrasco" è stato per noi un "evento" (eccetto per P. Piccoli che l'aveva anticipato il giorno precedente). Nel pomeriggio visitiamo anche la parrocchia di Butiaturinha dedicata a N.S. do Conceiddo, ove é parroco P. Seppi Arturo: grande complesso parrocchiale, con diversi "Recantos" (=angoli), de Amizade (grande salone per feste), da Sabedoria (= Sapienza) per la catechesi, da Paz (=pace) per veglie funebri.

In seguito breve visita alla città di Curitiba (il nome è di origine indigena e significa "molti pignoli": visto il centro storico (cattedrale, chiesa di S. Francesco, Av. dos Flores, una delle più importanti). La città ha circa 1.500.000 abitanti. Dà l'impressione, per l'ordine, la pulizia ed il verde che ha, di essere bene amministrata. Difatti viene ritenuta una delle città modello in Brasile. Attraversando il centro abbiamo visto la sede del vecchio seminario "N.S. de Rocio" oggi vuoto e dato in affitto. Poi siamo andati a Umbarel (= nel fango) ove operano P. Dalla Costa Irio e P. Bordin Nadir. Grande chiesa, costruita in stile romanico (la costruzione è stata favorita dalla presenza di fabbriche di laterizi. Ci sono 14 cappelle. La parrocchia ha circa 40.000 abitanti: molto lavoro. Nella periferia della parrocchia, ove ci sono i terreni incolti, si è verificato il fenomeno delle "invasoes" (occupazioni abusive). Il fenomeno consiste in questo: di notte viene occupato un piccolo spazio, dove si rimane alcuni giorni; se la polizia nel frattempo non li sfratta, si comincia a costruire una baracca di legno, sostituita col tempo da una casa in mattoni. Il motivo di questa occupazione è economico: salari troppo bassi ed affitti troppo alti. Questo spiega anche l'esistenza del grande problema dei senza terra, dovuto alla mancanza di una giusta soluzione a livello politico della "riforma agraria". Concludiamo la serata molto fraternamente cenando presso la parrocchia S. Giuseppe.

Foz de Iguaçu, 26.7 .91. Venerdì.

Si riparte da Curitiba per Foz do Iguaçu. Lasciamo la provincia scalabriniana di S. Paolo per entrare in quella di S. Pietro. Fuori c'è nebbia, come ieri mattina. Si spera se ne vada presto per non avere complicazioni con l'aereo, che dovrà partire verso le 9.00h. Purtroppo non è così. L'aeroporto rimane momentaneamente chiuso

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ma il volo viene confermato. L'attesa si prolunga. Salutiamo e ringraziamo P. Emidio Girotto, che ieri si è messo completamente a nostra disposizione per i trasferimenti.

L'aereo decolla alle 11.40h, con quasi tre ore di ritardo. Nel frattempo la nebbia è completamente scomparsa e la giornata si è fatta molto bella. Il volo dura circa 45 minuti. Mentre l'aereo compie le evoluzioni di atterraggio si intravedono le cascate di Iguaçu che nei prossimi giorni speriamo di poter visitare. All'aereo porto ci accolgono P. Ruffinoni Alessandro, rettore del Seminario di Ciudad del Este (Paraguay) e P. Corradin Giuseppe. Ci portano alla parrocchia di Iguaçu, ove è parroco P. Salvucci Luigi. Lì saremo alloggiati per i giorni che sosteremo in zona. Pranziamo e subito dopo P. Salvucci ci porta a visitare la grande diga di Itaipu. Dopo la veduta di un cortometraggio, con un permesso speciale visitiamo questa ciclopica costruzione che ha richiesto 15 anni di lavoro. La diga venne fatta costruire da un consorzio brasiliano-paraguaiano. E' la più grande centrale idroelettrica del mondo. L'energia che se ne produce serve al fabbisogno di tutto il Paraguay (4 milioni circa di abitanti) e di alcuni stati del Brasile.

Vediamo alcune enormi turbine (vi accediamo attraverso un ascensore che ci porta all'interno). Percorriamo poi il tratto stradale nella parte alta della diga per ammirare il lago artificiale, lungo oltre 150 km, che si è formato con lo sbarramento del fiume Paranti. Qui l'uomo ha veramente rivaleggiato con la natura.

Ritorniamo alla parrocchia per ripartire quasi subito con P. Ruffinoni che ci fa visitare un luogo da cui si possono ammirare le tre frontiere: Brasile, Paraguay e Argentina (Treis Marcos) e la confluenza del fiume 'guasti con il Parami. Quindi partenza per il Paraguay: all'inizio del ponte dell' Amistad una gomma ci tradisce, ma essa viene puntualmente sostituita dall'equipe.

Si trascorre la serata in seminario, ove sono ospitati 12 seminaristi di secondo grado. Dopo la cena italo-paraguayana egregiamente preparata dalle sorelle Maria e Estela, si fraternizza con i seminaristi, riesumando, col sostegno di P. Giuseppe Corradin, alcuni canti tradizionali. Rientro quindi in Brasile nella parrocchia di S. Giuseppe Operaio di Itaipu per il pernottamento.

Cascate di Iguasu, 27.7.91. Sabato.

Il programma della giornata si annuncia molto interessante. Il tempo è meraviglioso e, a detta di P. Alessandro, dovrebbe durare. Visitiamo le cataratte o cascate di Iguaçu nei suoi due lati, quello argentino e quello brasiliano. Iniziamo da quello argentino. Attraversato il ponte Tancredo Naves sostiamo per una foto ricordo accanto alla targa che indica il limite dei due paesi (il passaggio di frontiera non comporta problema anche senza passaporto). Nell'avvicinarsi alla passerella che porta alla "Garganta del diablo" piacevole conversazione con una coppia di veronesi, parenti di un sacerdote che opera a Nova Venezia (Stato di Espirito Santo). La visione della "Gola del Diavolo" offre uno spettacolo indescrivibile e non verrebbe più voglia di ripartire, cosa che purtroppo dobbiamo fare per visitare le altre cascate, rese ancora più suggestive per i numerosi arcobaleni.

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Dopo lo spuntino argentino (salato per il portafoglio) siamo passati al versante brasiliano altrettanto fantastico. Ritorniamo al campo base per riposarci un pochino e per preparaci alla serata che vogliamo trascorrere in una churrascheria caratteristica. Prima delle 20.00h P. Alessandro ci preleva e ci porta al Rafain Show al vivo. A prezzo praticamente fisso ci si può servire a volontà (carne, verdure, dolce, gelato, ecc.). Durante la cena viene offerto uno spettacolo latinoamericano di indubbio interesse. Si sono susseguiti nell'ordine, Paraguay (Splendido l'artista e la domatrice con le bottiglie sulla testa), Bolivia, Gauchos, Argentina (Tango), complessi di Foz, Messicani. Conclusione attesa e scontata con il complesso Samba che ha portato l'eccitazione al suo culmine.

Paraguay, 28.7.91. Domenica.Il programma previsto con Messa a Ciudad del Este alle ore 8.00 locali viene

disturbato da una manifestazione organizzata per celebrare il giorno dell'amicizia tra il Brasile e il Paraguay, a causa della quale viene tenuto chiuso temporaneamente il ponte sul Parand (frontiera tra i due paesi). Si rimedia con una messa all'Istituto Antonio Provalo, diretto da Suore che hanno la casa madre a Verona e come scopo l'assistenza ai sordomuti. Si concelebra con P. Giuseppe Corradin. Suggestivi i canti. Abbiamo partecipato più tardi a scampoli di Messa per la comunità coreana, celebrata da P. Alessandro Ruffinoni, la quale per la prima volta si è radunata nella cappella della parrocchia. Da parte dei Padri si vorrebbe dare continuità a questa iniziativa a favore della comunità coreana: si tratta di circa una sessantina di famiglie cattoliche giunte in Paraguay per svolgere soprattutto attività commerciali.

Abbiamo quindi visitato il nuovo seminario in costruzione, situato non molto lontano dalla parrocchia, circondato da un vasto appezzamento di terreno (12.000 mq). L'opera dovrebbe ospitare oltre ai seminaristi di secondo grado, anche un centro missionario per incontri e formazione di sacerdoti e laici. L'opera per essere condotta a termine ha bisogno di sostanziosi aiuti. Abbiamo pure fatto conoscenza di alcune suore scalabriniane che hanno una casa di formazione nelle vicinanze della chiesa parrocchiale. Abbiamo potuto partecipare anche al tradizionale gioco del "Bingo", che si effettua ogni domenica nell'area adiacente al seminario. Il gioco ha come scopo il sovvenzionamento di attività ed opere sociali. Purtroppo la fortuna non è stata dalla nostra parte, ma non ce n'è dispiaciuto.

Al pomeriggio con P. Alessandro e P. Wilson Zannini, parroco della parrocchia di S. Rosa, partenza per la visita delle sedi scalabriniane della regione sud del Monday (costituita dall'omonimo fiume). Si sale su due piccoli furgoncini, mezzi di trasporto indicatissimi, date le condizioni molto precarie della strada. Il viaggio ha messo a dura prova non solo le sospensioni dei mezzi di trasporto. La prima località che visitiamo é Los Cedrales, una parrocchia con oltre 60 cappelle sparse nella zona, ove incontriamo P. Leonardo Albani.

Sono attualmente in fase di rifacimento le pareti della chiesa, fatta costruire da P. Luigi Valtulini. Prima dell'imbrunire si arriva a S. Rosa del Monday, dove si può ammirare la bellissima chiesa moderna, fatta costruire da P. Ghiggi Florindo. Breve

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visita quindi al seminario minore, adiacente alla chiesa, ove sono ospitati i giovani dai 13 ai 15 anni.

Incontriamo P. Dirceli De Rocco rettore del seminario ed i due collaboratori di P. Wilson, P. Paolo Valer e P. Alfredo Ojeda, paraguayano diocesano. Calate ormai le tenebre ci dirigiamo verso Naranjual ove ci aspetta P. Gazzoli Mario. Lungo il tragitto breve sosta a S. Rita, che ci proponiamo di rivedere nel viaggio di ritorno. Ad Aranjal ottima accoglienza di P. Mario.

Paraguay, 29.7.91. Lunedì.

Alzata al suon di campana (1.100 Kg che P. Mario fa suonare tre volte al giorno: 6.00, 12.00 e 18.00), ore 6.00 locali (7.00 brasiliane). Dopo colazione visita alla erigenda chiesa dedicata a S. Caterina di Alessandria. Dovrebbe essere terminata entro l'anno. Ci dirigiamo poi con due auto (in una c'è anche una suora scalabriniana, Sr. Florenera De Lazeri) verso il sud, ruta 6 Bucarnatiare. Ad una ventina di Km da Aranjal facciamo una breve visita ad una zona "occupata" dai campesinos. Entriamo in una casa ove persone umane ed animali convivono in armonia. Ci fermiamo nuovamente a S. Rita per visitare la chiesa. Percorriamo finalmente per lunghi tratti del tragitto, la strada asfaltata. Ci viene risparmiato perciò il tormento del giorno precedente. Ritornati a Ciudad del Este, ripassiamo il ponte dell'Amistad che congiunge i due paesi, a quell'ora insolitamente abbastanza libero ed arriviamo a S.to Miguel do Iguaçu prima di mezzogiorno. Ci accoglie P. De Costa Armando, parroco della parrocchia di S.do Miguel, che ci mostra la chiesa, molto bella ed in splendida posizione, fatta costruire da Bruno Busatta ed il complesso parrocchiale. Nel vicino seminario São Miguel, che ospita studenti di primo grado (assenti perché in ferie) ci viene offerto un ottimo pranzo. Quindi si ritorna in Paraguay a Ciudad del Este per eventuali acquisti nei negozi, dei quali si raccontano meraviglie. Prima però facciamo una breve sosta in Episcopio per una visita al vescovo della città, nostro confratello spirituale. Il vescovo purtroppo è assente, perché è a Bogotá. Diamo ugualmente un'occhiata all' episcopio, veramente povero.

I negozi sono abbastanza forniti, ma la voglia di acquistare non è grande. Si sosta in un negozio ove si vendono attrezzature mediche. Gli occhi si fermano sui misuratori di pressione: uno è particolarmente interessante, misura infatti la pressione mettendo un dito in un'apposita cavità. Alcuni approfittano dell'occasione per una verifica del proprio stato di salute. Le indicazioni non sono molto confortanti, la pressione infatti è quasi per tutti oltre la norma. Si capisce, con tanti trasferimenti, i fusi orari, i churraschi e i non pochi bicchieri, le nostre carcasse non sono più così fresche ed agili. Piccoli è il più deciso (ne ha ben donde) ed acquista un misuratore di pressione, il più sofisticato del genere, che registra su carta i risultati.

Le vie di Ciudad sono intasate di persone, soprattutto di piccoli venditori che cercano in tutti i modi di vendere la loro merce. Si cerca di stare vicini per non perdersi in questa confusione, ma anche per evitare brutte sorprese, almeno a quanto si dice. L'unico a desiderare una qualche "avventura" è Piccoli. Date le credenziali

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fisiche, che si porta dietro, ben pochi si azzarderebbero... ma chissà... Ritorniamo al seminario dove celebriamo la S. Messa in spagnolo, presenti i seminaristi (maggioranza brasiliani) e ceniamo per l'ultima volta assieme ai padri della casa. Rientriamo abbastanza presto a Foz perché ci si sente decisamente un po' stanchi.

Porto Alegre, 30.7.91. Martedì.

Mattinata libera. Da ormai due settimane ci troviamo in Sudamerica, ce ne aspettano ancora tre. Bisogna risparmiare le forze ed è quindi giusto una piccola pausa. Ognuno si regola a piacere, con una S. Messa nella chiesa alle ore 11.00h.In mattinata è ritornato P. Mansi, vicario parrocchiale, assente per alcuni giorni per assistere ad una ordinazione sacerdotale. Ci accompagnano all'aeroporto P. Salvucci, del quale abbiamo avuti interessanti ragguagli sul Brasile e sulla situazione a Foz con particolare accenno al carisma scalabriniano che ha sempre modo di esprimersi in qualsiasi contesto di emigrazione e P. Giuseppe.

Il nostro aereo parte puntuale e dopo meno di mezz'ora arriva a Curitiba. Il tempo è bello e non fa per niente freddo. Scendiamo dall'aereo perché dobbiamo prendere quello che andrà a Porto Alegre, con scalo a Florianópolis, L'aeroporto di Curitiba ci è familiare, per cui non abbiamo problemi di orientamento. L'aereo per Porto Alegre ha un po' di ritardo. Il volo è buono, pur con qualche turbolenza. Si sorvola un tratto di mare. Scalo a Florianópolis, capitale dello stato di S. Catarina, adagiata su un'isoletta prospiciente la costa con cui è collegata con il più lungo ponte sospeso del Brasile. Florianópolis è un importante centro turistico.

Atterriamo a Porto Alegre abbastanza puntuali. All'aeroporto ci vengono ad accogliere Antonio Bortolamai, il nostro "Toni" e P. Joaquim Filippin. Siamo ospitati presso la parrocchia N. Sra de Pompeia, parrocchia personale, con un servizio particolare agli ispano-americani. Salutiamo anche P. Bortolazzo Paolo e P. Ciman Florindo.

Caravaggio, 31.7 .91. Mercoledì.

P. Bortolazzo Paolo, direttore del CEPAM (Centro de Estudos de Pastoral Migratoria), si mette a nostra disposizione con la sua auto. La giornata purtroppo è pessima: piove a dirotto (è la prima volta che ci capita da quando siamo in Brasile). Finora il tempo ci è stato molto favorevole benché fossimo, come ripete incessantemente Luciano, nel più crudo dell'inverno).

Prendiamo la direzione di Caxias do Sul. A Novo Amburgo deviamo per il santuario di Caravaggio. Superiamo il ponte sul fiume Cai. Questa località è importante: infatti qui arrivarono i primi emigranti italiani. Essi provenivano dal porto di Rio Grande, passavano la laguna Dos Potos fino a Porto Alegre. Risalendo

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per il fiume petti si immettevano nel fiume Cai. Nei pressi dell'attuale Cai si aprivano la strada nella foresta fino a Nova Milano, dove il 20.5.1875 giunsero le prime tre famiglie lombarde (Radaelli, Crippa e Spreafico).

Attraversiamo Nova Milano: davanti alla chiesa si allarga la Piazza Italia e nel parco del centenario è stato eretto il monumento all'emigrato. Arriviamo quindi a Farronpilha (Ex Nova Vicenza), da dove una strada lunga cinque km. porta al santuario di Caravaggio.Per le 9.00h era prevista una S. Messa, cui intendevamo partecipare. Arriviamo, nonostante l'andatura celere ma sicura di P. Paolo, con alcuni minuti di ritardo. Riusciamo ugualmente ad "infilarci" nella concelebrazione (in realtà c'era un solo sacerdote, con poche persone ed una suora tuttofare). Dovendoci adeguare al celebrante principale "fulminammo" una Messa come raramente ci capita. Il santuario di Caravaggio venne fatto erigere nel 1879 (la prima cappella). Un certo Natale Faoro, di Fonzaso, aveva portato un quadretto della Madonna di Caravaggio e così il santuario prese tale nome. Nel 1890 venne costruita una chiesa in muratura. Ad essa si aggiunse nel dopoguerra l'attuale grande santuario. Interessante la cappella delle confessioni. Incontro con P. Elio Meneguzzo, di origine italiana e Sr. Emerenziana, Scalabriniana. Partiamo poi, dopo una buona colazione offertaci da P. Elio, in direzione di Caxias do Sul, ove visitiamo (museo compreso) il monumento all'emigrato e la chiesa del Pellegrino (con splendidi affreschi del pittore bergamasco Aldo Locatelli). Andiamo poi al seminario (una specie di CGO, dove siamo attesi per il pranzo. Il rettore, P. Heitor Di Domenico ci spiega come funziona la vita di questo seminarietto: ci sono sei seminaristi, che lavorano e studiano e mettono tutto in comune, rettore compreso. Dopo il pranzo riprendiamo il cammino per visitare alcuni centri turistici. Nel frattempo il tempo si è rasserenato per cui ci è possibile ammirare meglio la zona in cui ci troviamo. Visitiamo successivamente Nova Petropolis, Grmado, ove viene tenuto un Festival cinematografico, il lago negro. Ci portiamo quindi a Canela, ove visitiamo la grande chiesa, fatta di blocchi di pietre e dall'interno gotico.

Sulla via del ritorno attraversiamo una regione, ove si prevede che nel duemila vi abiterà il 50 % di tutta la popolazione del Rio Grande. Questa regione infatti ha un buon avvenire industriale e quindi richiamerà probabilmente molta gente dall'interno e da altri stati. La produzione di scarpe costituisce una delle principali attività della zona.

A Nova Amburgo riprendiamo la strada del mattino. Ritroviamo la pioggia, ma l'escursione, nonostante tutto, è ugualmente riuscita bene ed il programma previsto è stato rispettato.

Porto Alegre 1.8.91. Giovedì.

La mattinata inizia con la visita alla sede della Provincia "S. Pietro". Il provinciale, P. Micheletto, è assente, per cui gli onori di casa vengono fatti dall'economo provinciale, P. Augustino Sopelsa.

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La sede provincializia presenta un aspetto più che dignitoso (vi fanno bella mostra di sé anche vari computer). Quindi si passa all'adiacente Centro Studi, diretto da P. Bortolazzo, grande conoscitore della storia dell'emigrazione italiana della zona, ma anche dichiarato estimatore di un animale che non gode di grande popolarità presso gli uomini di cultura, cioè l'asino, al quale egli invece fa intendere di volersi ispirare. Le sale e le attrezzature del Centro Studi (CEPAM) sono piuttosto dimesse e la mancanza di personale non consente risultati di rilievo. Probabilmente è un centro destinato ad essere assorbito da altri più grossi.

Si parte poi in direzione di Vila Nova, vecchio amore di P. Toni. Lungo il tragitto si fa una sosta davanti alla statua della Madonna di Lourdes, nelle vicinanze di una casa di ritiro del clero, per una preghiera ed un canto a quattro voci, con basso profondo di Toni.

Alla parrocchia Sao Josè ci accoglie P. Ennio Luis Bottan. La canonica non è molto grande, ma ben tenuta. Interessanti sono la chiesa (con grande crocifisso) ed il Centro parrocchiale. Nel pomeriggio visitiamo la chiesa della parrocchia N.S. de Pompéia, di cui siamo ospiti. Ci fa da guida P. Ciman (incaricato diocesano per i cursillos e la pastorale degli imprenditori cattolici), ispiratore del progetto. La chiesa ha molte somiglianze con un diffuso tipo di chiese svizzere, in particolare le vetrate. E' molto apprezzata dagli intenditori ed ha trovato persino posto in più di un libro di arte sacra locale. La cappella eucaristica è considerata addirittura un' innovazione .

Dopo questa parentesi artistica ci si reca a piedi al porto, nella speranza di poter effettuare una visita in battello. Purtroppo non abbiamo fortuna: il numero dei potenziali visitatori è infatti troppo esiguo e così il battello non si scosta dalla riva. Peccato! Fa molto freddo. Ritorniamo sui nostri passi per una visita alla città. Breve sosta in una libreria delle Paoline per l'acquisto di qualche cartolina o souvenir. Ci portiamo alla Praga Deodoro, ove sorge la cattedrale, il palazzo del governatore, il teatro Sdo Pedro ed il Consolato italiano. Saliamo sul torrione dell'Alitalia, da cui si ha una bella veduta della città. Rientrati per un po'di riposo in parrocchia si riparte in auto per una visita all'ospedale gestito dalle Suore Scalabriniane, ritenuto un autentico gioiello. In effetti, tenuto conto soprattutto dei parametri brasiliani, la sua fama non è del tutto immeritata. Tra i suoi illustri degenti va annoverato anche il "Negher" ovverossia P. Angelo Negrini, qui ospitato poche settimane prima per farsi curare un fastidioso dolore alla gamba. Poco mancò che si facesse un pellegrinaggio al letto "che egli, novello Tito Speri, dormì". Conclusione obbligata della giornata, dato che si era nella capitale della regione dei gauchos, in una churrascheria tipica, dove, al godimento del palato (svariati e saporitissimi tipi di carne) si è aggiunto quello della vista (splendido spettacolo folcloristico!).

Passo Fundo, 2.8.91. Venerdì

Alzata mattutina con partenza alle 6.30h. Meta: visita alle parrocchie "storiche" della Congregazione in Brasile. La giornata è fredda, ma la visibilità è molto buona.

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Il morale è alto, sostenuto anche dall'entusiasmo di P. Antonio Bortolomai, il nostro "Toni", autista, che ci accompagnerà.

Il viaggio sembra non nascere sotto buona stella. Primo impasse: non molto lontano da Encantado l'auto non vuol più sapere di andare avanti e non ha torto: è senza benzina. Un guaio che a noi Europei non si sarebbe forse risolto facilmente, invece nel grande Brasile tutto si è risolto in un batter d'occhio. Si ferma un'auto. P. Toni vi sale sopra. Ritorna dopo 10 minuti con la sospirata benzina (in realtà era alcool, di cui in Brasile si fa grande uso). Si riparte e ovviamente nel non molto lontano servizio di benzina facciamo un abbondante rifornimento.

Sostiamo ad Encantado, dove ci attende P. Pieta Genoir, che ha fatto costruire una splendida casa parrocchiale. Facciamo un'abbondante colazione. Visitiamo la grande chiesa ed il museo, sostiamo con particolare interesse davanti alle lapidi che ricordano la venuta di Mons. Scalabrini nel 1904. La cittadina non è molto grande, tranquilla, in un'ottima posizione geografica: sembra un paesino svizzero.

Ripartiamo da Encantado e, attraversando Mucum (=anguilla), Vespasiano Correa, Does Lageados (una volta avevamo qui una parrocchia) arriviamo a Guaporé. Ci rechiamo subito alla parrocchia di S. Antonio, dove incontriamo il parroco P. Dalla Costa Antonio Geraldo e P. Bianchi Mario. Visitiamo la grande chiesa, il salone parrocchiale (progetto di ampliamento), la sede radio parrocchiale. Ci rechiamo poi al Seminario, che ospita una trentina di studenti di secondo grado (assenti perché in ferie). Ci accoglie il Rettore, P. Baldo Valmir. Pranziamo e visitiamo il seminario e la grande tenuta (stalla con allevamento di vacche e di suini).

Con il Rettore parliamo dei problemi della formazione: uno dei grandi problemi educativi è quello di non poter offrire ai seminaristi "modelli" di posizioni nuove (lavoro nelle favelas, con emigranti di altre nazionalità ecc.), in quanto nella zona esistono solo parrocchie tradizionali.

Ripartiamo da Guaporé, una delle roccaforti scalabriniane ed attualmente "cuore" della provincia, in direzione di Serafina Correa. Imbocchiamo una strada a selciato: succede il secondo guaio. Buchiamo una ruota, prontamente sostituita e si riparte. Arriviamo a Serafina Correa, ove incontriamo subito P. Simonetto Giovanni. E' impegnato nelle confessioni ai ragazzi assieme a P. Ciotola Roberto. Visitiamo la chiesa, vediamo gli edifici della Radio parrocchiale, del cinema (con sala parrocchiale), visitiamo un pochino il paese (molto grazioso, con casette all'italiana), parliamo, ovviamente in veneto, con alcune persone ed il discorso cade sul P. Lollato, che a Serafina ha imperato per alcuni anni (sua è la grande statua del Redentore sul monte sovrastante la cittadina). Nella chiesa parrocchiale c'è una scritta in veneto "Maria Vergine benedissi el nostro munissipio". Ciò ricorda un fatto curioso: per ordine del sindaco per una settimana all'anno in questo paese tutti devono parlare "'talian", cioè veneto. Da Serafina Correa prendiamo una strada non asfaltata in direzione di Nova Bassano. Vi arriviamo verso le 16.00h. Visitiamo la chiesa (in fase di rinnovo), con tomba di P. Colbacchini, il "Recanto di S. Francesco" (fatto costruire da P. Lollato), P. Granzotto João, il taumaturgo, l'ospedale con P. Elias Bordignon (da 20 anni circa paralizzato, ma sempre sorridente).

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Dopo le 17.00h ripartiamo in direzione di Casca: visitiamo la chiesa (incontriamo P. Milani Giovanni e P. Piccin Danilo, impegnati in una riunione con un gruppo di collaboratori), ci rechiamo quindi sulla collinetta poco distante per visitare il seminario (l'edificio è ispirato al seminario di Bassano), ora chiuso (c'è una famiglia che lo custodisce). Si respira un'aria di tristezza.

Arriviamo a Passo Fundo verso le 19,30. Attraversiamo la città, fiancheggiando la cattedrale. Fa abbastanza freddo. Incontriamo il Rettore Dalpian e P. Tarcisio Criveller. Il seminario è abbastanza grande e dotato di grande appezzamento di terreno (allevamento bovini e suini ecc.). Dopo cena facciamo visita ad alcuni padri anziani (P. De Candido, P. Arnoldo Murer, P. Paris). Amichevole serata di insieme con canti e tentativi danzanti.

Rondinha, 3.8.91. Sabato.

Di primo mattino P. Tarcisio ci porta a visitare la parrocchia di S. Giuseppe operaio, di cui è parroco P. Lollato. Fa freddo, ma il cielo è sereno. P. Lollato è assente, perché impegnato a Rondinha per predicazioni e confessioni in preparazione all'ordinazione sacerdotale di P. Clair Orso, prevista per il giorno successivo. Ci intratteniamo con P. Todesco Angelo, vicario, afflitto da un grave malanno alle corde vocali. Dopo un'abbondante colazione, visitiamo la chiesa. Nel tragitto di ritorno sostiamo in una catapecchia di legno, una delle tante della zona. Vi abita un discendente di italiani, con la moglie e un bambino (ammalato). Veniamo a conoscere la triste situazione di quell'uomo che guadagna meno di 20.000 cruzeiro al mese: sfruttamento in piena regola. Lasciamo una piccola offerta per il bambino che ha bisogno di cure.

Al momento di ripartire da Passo Fundo l'auto fa le bizze, non vuole assolutamente partire, nonostante le spinte. Dopo averle provate tutte qualcuno scopre il trucco (partenza a benzina, poi uso dell'alcool). Finalmente si parte, con notevole ritardo rispetto alla tabella di marcia. Prima sosta al noviziato di Sarandí, ove incontriamo il maestro dei novizi, P. Geremia Sergio ed alcuni novizi e postulanti. Sono di diverse nazionalità, più di uno di origine tedesca. Visitiamo poi la chiesa parrocchiale di Sarandí ove è parroco P. Alcides Angonese, il quale ci porta a visitare "Villa Esperanca", nome troppo bello per essere applicato alla triste realtà di quella favela.

Ripartiamo in direzione di Rodeio Bonito, dove P. Fabbian Ernesto ci riserva una calorosa accoglienza, offrendoci un ottimo pranzo (da 25.mo di sacerdozio, come ha detto). Ci ha informato di molte cose, specie sul viaggio di Mons. Scalabrini in Brasile. Ripartiamo in direzione di Rondinha per partecipare all'ordinazione sacerdotale di P. Clair. Percorriamo all'inizio una strada sterrata per poter attraversare il fiume Vazea sul barcone, così da farci una vaga idea di come poteva essere stato il viaggio di Mons. Scalabrini allorché percorse il fiume Cai da Porto Alegre fino ad Encantado: interessante il sistema di sfruttamento della corrente del fiume.

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Arriviamo verso le 15,30h a Rondinha, mezz'ora prima dell'inizio della celebrazione. Rivediamo vecchi amici e facciamo nuove conoscenze. "Storico, a dire poco, è stato l'incontro tra Luigi Canesso e P. Lollato, incontro atteso un po' dall'inizio del viaggio. La loro gioia si è trasmessa a tutti".

Celebriamo con una trentina di Missionari scalabriniani (tra questi c'è anche P. Pasquale Viglione, venuto dall'Italia in quanto Rettore del Seminario teologico di Roma, ove ha studiato P. Clair Orso). Ministro ordinante Mons. Laurindo Guizzardi, nostro confratello, che salutiamo molto affettuosamente. La funzione religiosa si svolge con buona partecipazione attiva di popolo. Il tutto dura circa due ore. Al termine della celebrazione ci intratteniamo ancora un po' di tempo per salutare tante persone che conosciamo. Purtroppo bisogna al più presto riprendere il cammino perché bisogna rientrare a Porto Alegre, distante 340 km. La serata è serena per cui si può viaggiare bene. P. Bortolamai si rivela un buon autista "notturno". Il traffico non è intenso, ma ugualmente fastidioso nel senso contrario. Arriviamo alle 0,30h circa alla parrocchia.

Montevideo, 4.8.91. Domenica.

Ultime ore in Brasile. Piccoli si presta per le operazioni di imbarco, per cui va in anticipo all'aeroporto. In tre partecipiamo alla S. Messa delle 11.00h cui partecipa la comunità italiana, come accade ogni prima domenica del mese. Inoltre ogni prima domenica del mese si festeggiano in modo particolare i sacerdoti. E' la domenica quindi ideale per festeggiare il 25.mo di sacerdozio di P. Joquim Filippin, cui ci associamo volentieri anche noi. E' presente anche P. Giovanni Corso. Dalla sacrestia assiste P. Mario Ginocchini. La chiesa non è molto gremita. P. Bortolomai anima la liturgia, che si svolge parte in portoghese e parte in italiano. Dopo l'omelia di Joquim ci viene richiesto di fare la nostra testimonianza, che facciamo volentieri, esprimendo a turno le nostre riflessioni. La Messa va per le lunghe. Alle 12,15 conclusa la celebrazione e salutati i confratelli si parte di corsa. P. Antonio è abile come al solito, fulmina quasi tutti i semafori rossi che trova ed in men di un quarto d'ora ci scarica all'aeroporto, abbondantemente in tempo per prendere l'aereo, il quale decolla con circa un quarto d'ora di ritardo. Il cielo non è bello, ci sono nuvole. Ci sono parecchie turbolenze: il volo meno tranquillo avuto finora. Arriviamo comunque puntuali a Montevideo alle 14,25h.

Cerchiamo di individuare qualche volto conosciuto. Si pensa che si sia P. Serena. Invece nessuno. Cerchiamo di telefonare alla parrocchia "Asuncion y Madre de los Emigrantes", ma è impossibile prendere la linea. L'attesa si fa preoccupata: probabilmente nessuno è stato avvertito o se mai l'informazione non è stata esatta. Finalmente dopo ennesimi tentativi una voce risponde dall'altra parte del telefono. Il sospetto è confermato: nessuno sapeva niente. Dopo circa 20 minuti arriva P. Lovatin Luigi superiore della casa e direttore dell'Apostolato del Mare. Dopo oltre due ore praticamente di attesa lasciamo l'aeroporto. P. Lovatin ha un'auto non molto grande, si fa fatica a stare in cinque e soprattutto a mettere i nostri bauli. L'auto cigola, ma

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pian pianino arriviamo alla parrocchia. Il cielo è piovigginoso, esprime bene la coreografia del nostro prima impatto con l'Uruguay e forse il nostro stato d'animo.

Visitiamo la chiesa, la casa parrocchiale, la casa degli anziani. La parrocchia non dispone di stanze per noi, per cui bisogna andare all'hotel: spesa supplementare imprevista. Prima della cena in un ristorante e prima di recarci all'hotel i padri ci fanno visitare un pochino la città. Dopo la cena passeggiamo per alcune vie principali della città e ci spingiamo fino a piazza dell'indipendenza. Prima notte uruguayana presso l'Hotel Internacional.

Montevideo, 5.8.91. Lunedì.

Giornata da trascorrere interamente a Montevideo. Colazione abbondante all'hotel. Si attende l'arrivo di P. Italo per visitare insieme il centro città. Qualche piccolo contrattempo ritarda la partenza dall'hotel. Finalmente verso le 10.30h ci mettiamo in movimento.

Ci portiamo sulla via principale della città Avenida 18 de Julio e vediamo il nuovo Palacio Municipal. Percorriamo quindi la stessa via verso sud. Impressionano le costruzioni poco armoniche, che denotano spirito anarchico in campo architettonico. Sostiamo nella piazza della Libertà (o piazza Cogancha) con la colonna della libertà. In una agenzia viaggi facciamo i biglietti per il viaggio in bus Montevideo-Buenos Aires. Riprendiamo la via Avenina 18 Julio e ci portiamo nella Plaza Indipendencia, praticamente il cuore della città. Al centro della piazza si erge il monumento al Gen. José Artigas, l'eroe nazionale a capo del movimento indipendentista dal 1811 al 1817. Nella piazza si trova anche il vecchio Palacio del Governo (Palacio Estevez) ed il curioso Palacio Salvo. Più a sud il teatro Solis e il Museo di storia naturale.

Ci portiamo quindi nella Placa Constitucion, detta anche Plaza Matriz, ove sorge la cattedrale, con bell'interno di stile italiano. Importanti tombe di cardinali e battistero ove fu battezzato José Artegas. Ci spingiamo quindi ancora verso sud in direzione della baia di Montevideo. Incrociamo varie vie con negozi tra i più importanti della città, vediamo la borsa del commercio, il Museo storico nazionale. Il monumento a Bruno Mauricio de Zabala, fondatore della cinti. Vediamo la chiesa ove Giuseppe Garibaldi si spose, con Anita e dove vennero battezzati i suoi quattro figli.

Garibaldi è una figura illustre a Montevideo, ove rimase dal 1842 al 1848, esercitando anche alte cariche. Ne vediamo un imponente monumento collocato però in un quartiere di malaffare.

Dopo aver vagabondato un po' dappertutto ritorniamo col taxi alla parrocchia, passando accanto all'ospedale italiano. Dopo il pranzo ed un riposino continuiamo la conoscenza della citta. Siamo accompagnati da P. Italo e da P. Paolo Piron. Imbrocchiamo Avenida Italia e ci portiamo sul lungomare in direzione Punta del Este. Il litorale è bello, con grandi spiagge, frequentatissime nel periodo caldo. Pure i quartieri sono più eleganti. Arriviamo fino al Carrasco, una delle spiagge più celebri.

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Vi si trova anche il casinò municipale. Attraversiamo una zona dove ci sono una di fronte all'altra, le ville dei figli di ... legato alla P 2. Ci rechiamo quindi alla "Scuola Italiana", a carattere privato, che ospita circa 1500 allievi, di cui circa il 5% di origine italiana. La scuola ha una buona reputazione. Ci sono due turni al mattino in lingua spagnola, al pomeriggio in italiano. Ci portiamo quindi alla collinetta ove sorge il nuovo Palazzo del Governo e del Presidente della Repubblica (Palacio Libertad). Nello spazio circostante interessanti monumenti, tra cui alcuni dedicati agli Indiani. Andiamo successivamente su uno dei punti più alti della città, ove sorge la chiesa e santuario nazionale "S. Cuore". Parliamo con il parroco, di origine italiana, arrivato a Montevideo quando aveva due anni, proveniente da un paesino della provincia di Potenza. Il parroco ci concede di salire sulla cupola. Attraverso una scala a chiocciola sui cui gradini i colombi hanno lasciato evidenti segni della loro presenza, arriviamo ad una terrazzina esterna da cui si ha un'ottima veduta della città. Peccato che ci fosse un po'di foschia, ma è valso veramente la pena essere saliti fin lassù.

Prima di rientrare facciamo una deviazione verso un quartiere molto diverso da quelli poco prima visti: si tratta di abitazioni molto povere. Percorriamo una lunga strada che attraversa il cimitero, che nella prima parte è molto bello e ben tenuto, nella seconda invece riservato ai poveri, è composto da tumuli molto semplici. La zona è squallida, assomiglia ad una discarica, ci sono catapecchie e ad è abitata da gente meticcia o di colore. Qui la delinquenza è alta. Con questa visione rientriamo alla parrocchia. Celebriamo la S. Messa, ceniamo, quindi rientriamo, verso le 22.00h all'hotel per l'ultima notte in terra uruguayana.

Buenos Aires, 6.8.91. Martedì.

Lasciato l'hotel Internacional, dopo la colazione ed aver pagato circa 300 US$, P. Paolo Piron porta le nostre valigie al posto di partenza della corriera (Plaza Libertad). Alle 10.00h in punto la corriera parte in direzione di Colonia del Sacramento. C'è nebbia, anche se non molto fitta. Il paesaggio, almeno quello che si riesce a vedere, non è molto interessante. La soluzione migliore sembra quella di dormire. Dopo due ore e un quarto di viaggio si arriva a Colonia. Si sbrigano senza intoppi le formalità della dogana e ci si imbarca sull'aliscafo che salpa verso le 12,30h. I nostri posti sono nella parte bassa e gli oblò poco trasparenti: la visuale quindi è molto scarsa. Arriviamo a Buenos Aires verso le 13.30h. Aspettiamo che arrivi qualcuno a prelevarci. Alle 14,30h circa arrivano P. Bosa e il nostro gran Gigi, ovvero Ruis Ramon provinciale. Prima sosta alla Casa provincializia ove pranziamo. Dati gli impegni di Favero trascorriamo le ore del pomeriggio nella sede provinciale, ove trova sistemazione Carlo, mentre Luciano, Luigi ed Orazio sono ospitati presso la nostra parrochia N. Sra Madre de los Emigrantes.

Dopo la cena nella sede provinciale, cui partecipano anche P. Rosoli da circa due mesi a Buenos Aires e P. Giulio Rubin, facciamo una visita al centro città e vediamo, sia pure di notte, alcune delle cose pii interessanti della capitale argentina.

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Seminario Paso del Rey e Merlo, 7.8.91. Mercoledì.

Giornata da dedicare alla visita delle "presenze scalabriniane in Buenos Aires e dintorni". Si incomincia dalla parrocchia Ns. Sra Madre de los Emigrantes. Incontriamo P. Bianco Pietro e Fratel Fagher Eugenio. P. Bianco è cappellano della collettività italiana. Ci spiega la sua attività in buona parte imperniata sulle feste popolari in onore dei Santi organizzate da gruppi regionali. Visitiamo la scuola parrocchiale, che comprende classi che vanno dalla scuola materna fino alle soglie dell'università (per chi raggiunge il diploma della scuola tecnica). Parliamo con la direttrice, la quale definisce la scuola un'opera scalabriniana (si festeggia il 1 giugno, anniversario della morte di Mons. Scalabrini). Visitiamo alcune classi. Entriamo nella bellissima chiesa, fatta costruire con i contributi di Sallustro. Oltre alla bella architettura colpiscono le vetrate. Con il pulmino, guidato da P. Zanetti Sante, attraversiamo la zona della Boca, passando accanto allo stadio del Boca Junior, nelle cui fila militò Armando Diego Maradona. La zona, una volta abitata da immigrati italiani prevalentemente genovesi, si estende fino al porto. Vediamo il punto in cui il fiume Riachuelo sfocia nel Rio della Plata. E' il luogo della prima fondazione della città. Prendiamo quindi la strada che costeggia il porto. P. Gigi ci documenta su tutto. Imbocchiamo il tratto di autostrada fatta costruire dai militari al tempo dei Mondiali di calcio nel 1978. Usciamo a Gonzales Caton per portarci a Munro, dove incontriamo P. Scapolo Francesco, che ci informa su tutto. La parrocchia "Santa Maria Reina" possiede una scuola materna ed elementare, nonché la casa Scalabrini per emigrati anziani. C'è il progetto di ampliamento della chiesa, ma mancano i soldi. Il complesso tuttavia avrebbe bisogno di notevoli miglioramenti.

Ci rechiamo successivamente a Paso del Rey, dove c'è il Seminario San Carlos, di cui è rettore lo stesso P. Zanetti Sante. Ci attende P. Bortolan Luiz Francesco che sta preparando una "grigliata" (Parillada).

Siamo un po' stanchi di carne (in Brasile l'abbiamo trovata un po' dura), ma Favero vuole farci riconciliare con essa. Nel seminario (una bellissima casetta con tanto spazio) abitano al momento solo tre studenti di filosofia. Il pranzo che ci viene servito, annaffiato da ottimo vino, è molto semplice ma gustoso.

Dopo il pranzo andiamo all'altro seminario, quello di Merlo, cuore della provincia di S. Giuseppe. Ci accoglie P. Bernardi Francesco, animatore ed economo, ma che ora deve fare un po'di tutto dopo la scomparsa improvvisa di P. Ernesto Milan, il cui decesso ha impressionato tutti. Il seminario è grande e ben tenuto. Parliamo con alcuni studenti. Abbiamo la sorpresa e la gioia di rivedere e salutare P. Giacomo Danesi, invitato a Merlo per tenere alcune lezioni di Sacra Scrittura ai teologi.

Ripartiamo da Merlo e sulla via del ritorno sostiamo a Gonzales Catan dove abbiamo la Vicaria Nr. Sra de Fatima. Diamo uno sguardo alla chiesa e poi ci portiamo alla residenza dei Padri, un po' più lontano. Si tratta di una casa con attorno un grande appezzamento di terreno, donato di recente alla parrocchia da una banca. Vi incontriamo P. Balen Claudino. Successivamente facciamo sosta ad Haedo. Sono

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le 18.30h. Entriamo in chiesa. P. Beschin Vittorio, che avevamo già incontrato a pranzo a Paso del Rey, sta per uscire per la Messa. Riusciamo ad inserirci anche noi. Stavolta la Messa non viene "fulminata" come al santuario di Caravaggio, anzi diciamo anche i Vespri assieme alla numerosa comunità presente. Dopo la Messa P. Beschin ci invita in canonica, ci spiega l'attività della scuola e ci offre un ottimo dolce con del buon vino. E' ormai tardi e bisogna rientrare in sede.

P. Rosoli e P. Bosa hanno preparato delle buone pizze. Ne approfittiamo anche noi. Sotto, nei locali della Stella Maris, questa sera ci sono vari marinai. C'è anche musica e si balla. Si curiosa un pochino poi ci si ritira nelle proprie stanze, anche perché domani bisognerà partire presto per recarci a Rosario.

Rosario, 8.8.91. Giovedì.

Il terzo giorno argentino è dedicato ad una tappa un po' lontana: Rosario, terza città dell'Argentina (oltre il milione), meta una volta di tanti emigrati italiani, che ancora sono vivaci ed abbastanza organizzati (ci sono molte associazioni regionali). L'autista di turno è P. Giulio Rubin, ex provinciale. Abbiamo a disposizione il bussino Renault del seminario San Carlos. Partiamo dopo le 7.00h. Ripercorriamo un tratto della strada già percorsa ieri nel giro di visita alle nostre posizioni scalabriniane, poi imbocchiamo la Ruta 9. Siamo ansiosi di vedere almeno un po' della famosa "pampa" argentina. La curiosità viene presto soddisfatta. Il paesaggio infatti è piatto, con immense distese di campi in questa regione ben coltivati. Nei campi mandrie di mucche dal color nero, sempre intente a brucare l'erba. Si capisce perché la carne di questi animali sia così pregiata e gustosa. Lungo il tragitto vediamo cartelli con indicazioni importanti, tra cui Lujan, ove c'è il santuario nazionale di Argentina. Incontriamo parecchi blocchi di polizia stradale. Non abbiamo problemi. Il fondo stradale è abbastanza buono e la corsa di marcia veloce.

Giungiamo a Rosario verso le 11.00h. La periferia della città è squallida: esistono varie "villas miserias": ci rechiamo alla parrocchia "Santa Maria de la Rocca, Madre de los Emigrantes", ove è parroco P. Bettanin Primo. La parrocchia, collocata in un quartiere molto povero (fondato da P. Berti), possiede una scuola (gli allievi non c'erano perché il personale era in sciopero) con circa 600 alunni, un pensionato per donne anziane, una casa di accoglienza e di assistenza per ragazze madri e donne senza casa con i loro bambini.

Dopo il pranzo offertoci da P. Primo, cui ha partecipato anche P. Baggio Luciano, incaricato diocesano per l'emigrazione, visitiamo la sede della Missione cattolica italiana che si trova nel centro città. In questa sede si riuniscono alcune associazioni regionali, di cui qualcuna ha sede propria e ben attrezzata. La sede attuale della Missione Cattolica Italiana è un lungo budello ed abbastanza trascurato. Attraversiamo quindi la città, passando accanto alla cattedrale e sostiamo vicino al fiume Parand, molto vasto e lento nel suo scorrere.

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Ammiriamo l'imponente monumento a La Bandera, che ricorda le vittorie del gen. Belgrano (durante le battaglie per la prima volta venne usata la bandiera bianco-celeste).

Ripartiamo da Rosario in direzione di Pergamino. Questa città è legata alla nostra storia scalabriniana, in quanto in essa abbiamo avuto la prima sede in Argentina. Facciamo una breve sosta all'ex-orfanatrofio, ora ceduto ai Padri di don Guanella. Vediamo dall'esterno senza visitare la chiesa parrocchiale San Roque, ove hanno ultimamente lavorato P. Luis Portolan con fratel Fagher. Dal gennaio scorso è stata ceduta alla diocesi.

Il paesaggio che attraversiamo è più o meno simile a quello del mattino: più numerose però sono le mandrie di bestiame. Entriamo a Buenos Aires quando è già buio: è tutto uno sfavillio di luci. Ci rechiamo alla parrocchia, dove P. Pietro Bianco e fratel Fagher ci hanno preparato la cena.

Buenos Aires, 9.8.91. Venerdì

La giornata sarà dedicata alla visita della città. Iniziamo con la visita ad un'istituzione importante: il Centro Studi (CEMLA), che dall'inizio di quest'anno dalla precedente sede (presso la parrocchia in via Necochea) è stato trasferito nello stesso edificio della Stella Maris e della Provincia. Il direttore, P. Favero, ci dà le debite spiegazioni, presentandoci tra l'altro un immenso registro ove sono riportati i nominativi delle persone arrivate a Buenos Aires, il porto di imbarco, la nave di trasporto nonché la nazionalità. E' un documento importante (utilizzato anche per risalire alle origini di molti discendenti degli italiani), uno dei tanti libroni i cui dati vengono immagazzinati dalle voraci fauci di moderni computer con l'ausilio di abili e dolci fanciulle, regno preferito (intendosi computer) del grande Gigi, cui la nuova incombenza di provinciale non consente più di dedicare anima e corpo. Al Centro Studi collabora anche P. Mario Santillo. Lo stesso P. Mario si offre per una visita alla città, dato che P. Luigi è trattenuto da impegni.

Ci portiamo a piedi al quartiere di San Telmo, che fino alla fine del secolo scorso era il quartiere preferito della "Grande Aldea" (= il grande villaggio), come era chiamato Buenos Aires durante l'epoca coloniale. Dopo un periodo di dimenticanza San Telmo ha riacquistato notorietà, diventando una specie di Montmartre parigino, con numerosi negozi di antiquariato ed attrattivi localini, ove il tango viene tenuto in vita e particolarmente curato. Ci portiamo poi, in bus, nuovamente alla Boca, ove visitiamo l'interessantissima via il "Caminito" con bellissime casette, variopinte e lapidi con iscrizioni inneggianti al tango, che qua ha avuto le sue origini. Una cantante accompagnata da un chitarrista, si esibisce davanti a numerosi turisti. Con il bus ci portiamo alla Plaza de Mayo, dove vediamo la Casa Rosada (versante est), il Cabildo (il vecchio municipio), banche e ministeri e soprattutto la cattedrale di cui visitiamo anche l'interno a tre navate è molto bello. Tra le cose interessanti, il sepolcro dell'eroe nazionale José de San Martin (1778-1850). Dopo una visita ad un negozio per compere ci portiamo fino al Palazzo del Congresso, ove c'è l'appuntamento con P. Favero per il pranzo. Si va in un locale di buona fama con

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discreta fame. Si sceglie un menu a base di carne, che ci offre l'opportunità di constatare che in Argentina la carne è ben diversa da quella che si mangia in Brasile. Continua a piovere. Dopo il pranzo si rientra in sede ed ognuno si regola a piacere. Per la sera si cerca un impatto dal vivo con il tango. Non essendo riusciti a programmare per tempo si opta per uno spettacolo di musica folcloristica, a livello popolare, che viene presentato gratuitamente presso il Centro Culturale San Martin: qualche suonata al pianoforte ispirata al tango, alcune movenze su tanghi celebri, qualche cantata con ugole troppo pretenziose e microfoni mal regolati, tutto qui. I palati fini avranno avuto certamente qualcosa da ridire. Si cerca di rifarsi con una pizza in un locale vicino, ma il livello non si è elevato. Si rientra quando ormai scocca la mezzanotte.

Santiago del Chile, 10.8.91. Sabato.

Si parte per l'aeroporto verso le 8.30h: ci accompagnano P. Volmar e P. Bosa. Durante il tragitto curiosa scena con l'acquaplaning, formatasi in autostrada a seguito della pioggia del giorno precedente: un taxi si blocca nell'acqua, vengono "aiutanti" già pronti (in agguato) sul ciglio della strada e si danno da fare per liberare l'auto (dicono che oltre a liberare l'auto non di rado "liberano" i passeggeri anche dei soldi!).

All'aeroporto ci aspetta una lunga coda per il check-in. Molte persone vogliono imbarcarsi ed anche noi corriamo il rischio di rimanere a terra, dato che non si era riusciti a riconfermare il volo nei giorni precedenti. Ci danno posti separati e la sorte (!) favorisce Piccoli, al quale viene assegnato un posto in prima classe, con tutti i servizi della categoria.

Voliamo con l' American Airlines. Il cielo è grigio, ma appena oltre le nuvole ci viene incontro un sole splendido. Il volo è tranquillo, il servizio ottimo, il pranzo eccellente. Il tempo continua ad essere meraviglioso: c'è speranza perciò di poter vedere bene le Ande. Il desiderio viene appagato. Le Ande innevate, baciate da un sole bellissimo, appaiono sotto i nostri occhi in tutto il loro splendore. Una bellezza indescrivibile. Ammiriamo soprattutto la vetta più alta, l'Aconcagua. Arriviamo a Santiago puntualissimi, con un atterraggio perfetto, dopo un volo impeccabile.

All'aeroporto ci aspetta P. Tessari Costanzo. Percorriamo la strada che dall'aeroporto ci porta al centro città. Vediamo già alcuni celebri monumenti. La prima impressione, almeno per quanto riguarda il centro, è di una città più ordinata di quelle viste finora.

Arriviamo alla parrocchia N. Sra de Pompeya, dove troviamo una buona sistemazione nell'ex-seminario "San Carlo". Incontriamo P. Tomasi Giuseppe e Fratel Marin Alcide.

Nel pomeriggio, dopo un breve riposo, accompagniamo P. Tomasi in una visita ad un gruppo di guide scout, in ritiro presso un ex-convento di trappisti ad una ventina di km dalla città, sulle pendici dei monti. Si tratta di una località molto bella,

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ideale per il raccoglimento e la preghiera, cose di cui approfittiamo anche noi, Incontriamo i giovani scout, con i quali fraternizziamo subito. Purtroppo la lingua ci impedisce il dialogo, con scambio di esperienze. Rientriamo per la celebrazione della Santa Messa prefestiva, cui partecipano circa 150 persone.

Santiago del Chile, 11.8.91. Domenica.

E' domenica. I Padri della Missione sono impegnati con le Messe. Ci regoliamo perciò da soli per la visita alla città: d'altronde Plaza Baquedano, comunemente chiamata Plaza Italia, non è molto lontana: è un punto di riferimento importante, lì convergono infatti le vie principali della città. Da lì è facilissimo recarsi nel cuore della città: Plaza de Armas, ove si trovano il municipio, la posta centrale, il Museo historico nacional, la cattedrale e poco lontano il parlamento ed il Palazzo Giustizia. Si visitano anche alcuni Musei.

Nel pomeriggio P. Costanzo ci porta a visitare i quartieri poveri della città, una visita necessaria, che corregge l'impressione di Santiago come di una città ordinata ed abbastanza ricca. Le case che vediamo sono decisamente povere, ma non ci sembra ci sia la miseria notata invece in Brasile ed in parte anche in Argentina. E' domenica, per cui c'è molta gente fuori, soprattutto bambini e ragazzi che giocano a pallone o con l'aquilone. Si vedono molti giovani: il 60 % della popolazione in Cile è sotto i 30 anni. Ci portiamo quindi al santuario di Maipú, santuario mariano nazionale, cui fece visita nel 1988 anche il Papa, quando venne in Cile. E' una costruzione molto massiccia, incompiuta esternamente: l'interno è disposto in maniera da far convergere tutto verso la grande statua della vergine. Interessante la cappella del SS.mo Sacramento. Dopo una sosta nella stanza degli oggetti sacri si ritorna in tutta fretta a Santiago per la celebrazione della Messa.

Dopo cena visita al cerro dove si erge una grandiosa statua dell'Immacolata e dove si gode una veduta splendida della città. Purtroppo nebbia!

Valparaíso, 12.8.91. Lunedì.

P. Costanzo si mette a disposizione per una escursione al mare. Il tempo non sembra promettere molto, ma usciti da Santiago migliora fino a mettersi al bello. Attraversiamo una zona collinosa, ben coltivata e con molti alberi da frutta (specie agrumi). Vediamo anche una cava di rame, di cui il Cile è molto ricco. Facciamo una sosta al santuario di Los Vasquez, non molto grande, ma assai frequentato dalle popolazioni delle citta rivierasche.

Verso le 11.00h giungiamo a Valparaíso, il principale porto del Cile ed uno dei più importati di tutto il Sudamerica. La città, che conta circa un milione di abitanti (è la seconda del Cile), fu meta preferita di molti genovesi che trovarono in essa una certa somiglianza con la città ligure. Attraversiamo il centro e ci portiamo sulla costa, dove per la prima volta ammiriamo l'oceano Pacifico. E' un incontro reso ancor più

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suggestivo dal volo a stormo di gabbiani che radono la superficie dell'acqua e intrecciano nel cielo fantasiose figure. Ritorniamo poi in città percorrendo strade ripide, che prese in senso contrario mettono a dura prova i freni dell'auto, dato il peso non comune delle nostre stazze. Riprendiamo la costa in direzione di Vina del mar. C'è sole ed il cielo è bellissimo e terso.

Vina del mar si presenta subito come una bella città. Infatti è il centro turistico più elegante e più noto (la città-giardino del Cile) delle coste meridionali del Pacifico. Vediamo il Casino e visitiamo il parco Quinta Vergara, ove, tra 1'altro, si tiene un festival internazionale di musica leggera. Attraversiamo la città e riprendiamo la costa, spingendoci verso il nord. Sostiamo di fronte ad uno scoglio su cui si sono posati centinaia e centinaia di gabbiani, che bisogna assolutamente immortalare con qualche foto.

Giungiamo ad un piccolo centro con parecchi ristoranti. Sono le 13.30h ed è ora di dare ascolto ad altre esigenze, meno artistiche, ma non meno importanti. Scegliamo un ristorante con vista sul mare. Il posto è incantevole, come squisito è il pranzo a base di pesce.

Dopo pranzo ancora una sosta su una piccola altura e su scogli per goderci la vista grandiosa del mare e l'aria salubre. Riprendiamo quindi la strada del mattino fino al santuario di Los Vasquez, poi deviamo per tornare al mare, in una località, ove la nostra parrocchia ha acquistato due casette in legno per i Padri e le persone della parrocchia. Il luogo è incantevole. Vicino c'è la casa estiva del seminario e vicinissimo, in un luogo deserto ma aperto ai venti del Pacifico, ci sono i ruderi di una casetta fatta costruire dal grande scrittore e poeta Pablo Neruda, 2° premio Nobel per letteratura per il Cile, dopo Gabriela Mistral. Ci sembra che l'acquisto della casa sia molto indovinato: con gli opportuni ritocchi diventerà un posto di villeggiatura incantevole. Non vorremmo più distaccarci da questo posto. Verso l'imbrunire riprendiamo la via del ritorno.

Santiago del Cile,13.8.91. Martedì.

P. Costanzo ha da fare in mattinata e P. Giuseppe Tommasi è impegnato nella redazione del quindicinale "Presenza". Conosciamo già in parte la città, per cui ci riesce facile visitarla anche da soli. Ritorniamo sui nostri passi di domenica scorsa, completando la conoscenza di chiese e musei non visti. Molto interessanti i Musei di "Arte precolombina" e quello "Historico nacional" e bellissimo il cerro Santa Lucia, da dove si gode una splendida veduta della città.

Nel pomeriggio P. Costanzo ci porta a visitare lo "Stadio italiano" (stadio significa club), un complesso straordinario, dotato di modernissime sale per conferenze e feste, di un ristorante e di impianti sportivi di prim'ordine (piscine, campo di calcio, di bocce, di tennis ecc.). Non manca la cappella, dove ogni domenica viene celebrata una S. Messa in italiano e spagnolo.

Ci rechiamo poi alla chiesa dei Domenicani, con il bel chiostro. La chiesa purtroppo è chiusa: qui avviene il primo giallo della spedizione. Sparisce Piccoli.

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Sequestro o fuga romantica? La cosa invece è molto più semplice. Attardato mentre gli altri si portavano nel vicino rione riservato alle botteghe dove si fabbricano e si vendono prodotti artigianali, nonostante un'immediata ricerca, non ci si è più trovati. Fiduciosi che Piccoli, uomo di mondo, può perdere gli altri ma non se stesso, abbiamo continuato tranquillamente il nostro giro, che si è prolungato più del previsto. Si ritorna all'auto dove si spera ci attenda Piccoli, ma di lui nessuna traccia. Si fanno ricerche accurate nella zona vicina, ma esse rimangono senza esito. Si è preoccupati, ma per le ragioni di cui sopra, non si ritiene opportuno di mobilitare la polizia. Si riprende l'auto per una scappata rapida al convento dei Benedettini di recentissima costruzione e situato in un'amena posizione, con bella vista su Santiago. Tutto il quartiere circostante è popolato da graziose ville, non molto diverse da quelle che esistono in Europa.

Sulla via del ritorno ripassiamo sul luogo della scomparsa di Piccoli per un ulteriore sopralluogo ed un aggiornamento della situazione, ma niente di nuovo. Ritorniamo alla base in tempo per la Santa Messa che celebriamo in italiano, con letture in spagnolo, per sostituire P. Costanzo, impegnato altrove. Nel frattempo anche Piccoli entra in chiesa, sicché la Messa diventa doppiamente una celebrazione di ringraziamento.

Bogotá, 14.8.91. Mercoledì.

Oggi si parte da Santiago, ove abbiamo avuto un'ottima accoglienza, particolarmente da parte di P. Costanzo, il quale ci conduce all'aeroporto di buon mattino.

L'aereo, un Ledeco della compagnia cilena, parte puntuale, alle 9.00h. La giornata è serena, per cui ci è possibile vedere le Ande innevate. Per un lungo tratto l'aereo vola quasi parallelamente alla più grande catena di montagne del Sudamerica. Poi se ne stacca e sorvola il mare. Nel frattempo il tempo è cambiato, un'immensa coltre di nuvole copre la visuale, che si schiarisce un pochino quando si sorvola il Perù.

Il servizio sull'aereo è impeccabile. Le hostess sono di una gentilezza unica. Ci viene offerto un piccolo spuntino e più tardi un ottimo pranzo. Dopo oltre cinque ore di volo, non sempre tranquillo a seguito del cattivo tempo e delle numerose turbolenze, si fa scalo a Guayaquil, nell'Equador. L'aereo vi sosta per circa 45 minuti, per cui scendiamo ed aspettiamo nella sala di transito dell'aereo porto. Quando riprendiamo il volo il tempo non è migliorato, ma dopo un'ora e mezza scendiamo finalmente a Bogotá.

All'aeroporto viene P. Sergio Morotti e con lui ci sentiamo subito a casa. E' tornato dall'Italia da appena un giorno, ma ha già preparato un programma per noi. Per non perdere tempo visitiamo subito la sede dove lavora P. Guizzardi Rovilio, cioè l'ufficio sociale, sessione mobilità sociale, della Conferenza episcopale colombiana. Poi ci portiamo alla sede del CCM, cioè il Centro Cattolico Emigrazione, che ha la sua sede centrale a Ginevra. Vi lavora P. Pontin Maurizio ed una suora scalabriniana.

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Ci rechiamo quindi al seminario, dove siamo ospitati. Incontriamo e salutiamo i seminaristi, 23 in tutto, studenti di filosofia.

Dopo cena P. Sergio ci fa visitare la città dall'alto, portandoci su alcune alture. Nonostante la pioggerellina è impressionante lo spettacolo di luci che appare ai nostri occhi. Poi scendiamo nel centro città, passando sulla via del ritorno, accanto ad alcuni importanti monumenti.

Bogotá, 15.8.91. Giovedì.

E' la festa dell'Assunta. Seguiamo il programma suggeritoci da P. Sergio. Mattinata dedicata alla visita della città e pomeriggio escursione nei dintorni.

La giornata è piovigginosa,(a Bogotá, che si trova ad un'altitudine di oltre 2.600 metri piove spesso in questo periodo). Il traffico è intenso e assai caotico. Parcheggiamo la jeep e quindi, con l'aiuto dell'ombrello, visitiamo alcuni monumenti della città:

1) la chiesa di S. Francesco, con l'altare principale meravigliosamente decorato e dipinti pregevoli. Questa chiesa fa pensare alle famose decorazioni di Quito;

2) la chiesa "La Tercera", dei Terziari francescani, con bellissimi altari intagliati in legno. Visitiamo quindi l'attrazione turistica più importante di Bogotá, il "Museo del oro", dove sono esposti centinaia di lavori in oro, con motivi umani e di animali, testimonianze eloquenti delle civiltà precolombine (Chibcha, Colima, Tolima, Mnisca ecc.). In una particolare vetrina è esposta la navicella dell'El Dorato, di cui parla la leggenda. Ripresa l'auto ci portiamo nella Plaza Bolivar, per vedere anche di giorno, ma senza entrarci la cattedrale (1823), la Capilla del Sagrario, il Capitolio Nacional (=Palazzo del Congresso), il Municipio e il Palazzo di Giustizia in ricostruzione (venne infatti quasi completamente distrutto da un attentato dinamitardo nel 1985). Attraversiamo quindi una zona molto pittoresca, con costruzioni dell'epoca coloniale ancora intatte. A mezzogiorno suonato ci portiamo alla sede del CELANI l'importante istituzione ecclesiale voluta dai Vescovi dell'America Latina. Una suora scalabriniana ci spiega come tale organismo è composto e funziona e soprattutto ci parla del suo lavoro nel settore delle migrazioni.

Dopo il pranzo ci mettiamo subito in movimento. Una visita d'obbligo al cimitero non distante dal seminario, dove è sepolto P. Mario Ferronato, deceduto improvvisamente alcuni anni fa e, per volere suo qui sepolto. Prendiamo quindi l'Autopista Norte in direzione di Zipaquira, cittadina che dista circa 50 km da Bogotá. Questa citta si trova in un territorio ricco di minerali di sale, la cui vendita consente alle popolazioni chibea ingenti guadagni.

Nelle sale e gallerie della miniera di sale, in una sala di 25 metri di altezza e 120 metri di lunghezza, in grado di contenere fino a 10.000 persone, è stato edificato un luogo di culto, chiamato la "cattedrale di sale". Visitiamo quest'interessante opera (una lapide ricorda la benedizione data nel 1950 dall'allora Nunzio apostolico in Colombia, Mons. Antonio Samoré). Ci portiamo quindi in città, dove visitiamo la cattedrale, con interessantissime colonne in pietra e mattoni. Durante il ritorno

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cambiamo itinerario e attraversiamo una zona molto verde, adibita a parchi. Ritornati in seminario celebriamo la S. Messa in onore di Maria SS.ma Assunta assieme ai padri e agli studenti del seminario.

Dipartimento Boyacd, 16.8.91. Venerdì.

La giornata è dedicata ad un'escursione nella zona del Departamento Boyaal. Ci accompagna P. Sergio. E' nuvoloso, la strada a tratti è scivolosa a causa di precedenti scrosci d'acqua. C'è traffico intenso. Fanno paura i camion, assai numerosi e non facili da superare. Ad un tratto una lunga coda. Non si può più andare avanti. Sembra che sia accaduto un incidente. Scendiamo dall'auto ed andiamo a curiosare. Purtroppo la supposizione è vera. Un piccolo furgoncino deve essere caduto nel canalone, pieno d'acqua, che fiancheggia la strada. Ci sono almeno due morti adulti e una bambina. La colonna d'auto finalmente si sblocca e con l'amarezza in cuore continuiamo il nostro cammino. Ma non per molto, perché ad un certo punto bisogna deviare per una brutta strada tra i monti: deve essere infatti accaduto un altro incidente e si è formata una lunga colonna. Si corre a singhiozzo. Più avanti si vede un camion rovesciato in una scarpata. Sembra proprio che non ci sia due senza tre. Appena in tempo riusciamo a passare e ad evitare così le lungaggini provocate dal ricupero del camion. Con un notevole ritardo sulla tabella di marcia arriviamo finalmente a Tunja, che si trova a 2.820 metri di altitudine. Il carattere coloniale della città si evidenzia soprattutto attorno alla piazza Bolivar, dove sorge la cattedrale, costruita attorno al 1600, che contiene meravigliosi altari intarsiati in oro. Non possiamo visitare la chiesa di S. Domenico perché chiusa. In compenso visitiamo quella di S. Chiara, pure assai bella. A sud-est della città si trova il monumento nazionale Puente de Bocaya dove nel 1819 Simon Bolivar ottenne una decisiva vittoria sugli spagnoli.

Arriviamo quindi a Villa de Leiva, una cittadina che è praticamente tutta quanta un monumento. In un ristorantino, con un bellissimo interno coloniale, ci sediamo per il pranzo, dato che non si riusciva più a resistere ai morsi della fame. Dopo pranzo visitiamo a piedi la cittadina e soprattutto la meravigliosa Plaza Mayor, con il selciato originario. Il municipio porta ancora lo stemma della corona spagnola. Sembra di ritornare nel secolo 16.mo. Nei dintorni di Villa de Leiva, raggiungibili percorrendo strade sassose e polverose, ci sono cose interessanti che non vogliamo lasciarci sfuggire. Anzitutto un reperto archeologico, chiamato "El Fosil". Si tratta di un cronosauro lungo sette metri, di circa 100-150 milioni di anni fa. Più avanti, in una zona ricca di fossili, visitiamo gli scavi "Los Infermitos", ove è stata portata alla luce una tomba e varie pietre dell'età precolombina. Ci portiamo quindi al convento barocco "Ecce Homo": un luogo solitario e di grande pace. Bellissimo il chiostro, con un giardino di fiori meravigliosi. Non si può purtroppo rimanere a lungo, perché rimangono ancora cose da vedere. Dopo un tratto di strada polverosa riprendiamo la strada asfaltata. Arriviamo finalmente a Chiquinquird, l'ultima tappa della nostra escursione. Si tratta del santuario più famoso della Colombia. Al centro della piazza

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c'è l'immancabile monumento a Simon Bolivar, di cui una lapide posta all'ingresso del santuario ricorda l'omaggio da lui reso alla Madonna.

La cittadina è assai vivace. Possiede due chiese, una più moderna, molto bella e spaziosa, l'altra più antica e piuttosto piccola. Le visitiamo entrambe sostando per una preghiera, imitando così il Papa che qui fece visita.

Riprendiamo la via del ritorno quando ormai è sceso il buio. Verso le 20.30h siamo di ritorno al seminario, dopo una giornata molto interessante, ma assai faticosa.

Armenio,17.8.91. Sabato.

Un'altra giornata da dedicare alla Colombia con un'escursione stavolta verso il sud. Abbiamo un autista diverso: P. Alvirio Morés, che lavora in seminario come vocazionista. Non viene Luigi, perché trattenuto a Bogotá dalla presenza di P. Cappellaro con il quale intende incontrarsi. Il suo posto viene preso da P. Paolazzi Tiziano, collaboratore in seminario di P. Sergio. A Bogotá la giornata è nuvolosa. Non ci facciamo comunque problemi perché ci viene assicurato che più in giù, man mano che si scende, il tempo diventerà bello e farà caldo. La cosa si avvera puntualmente. Incontriamo una Colombia insospettata, con una vegetazione quasi tropicale. Meravigliose sono le piante con fiori rossi ed azzurri. Si vedono piantagioni di banane e campi di cotone. Sostiamo in un ristorante lungo la strada, dove facciamo un'abbondante colazione a base soprattutto di frutta saporitissima. Si incomincia a sentire il cado e le maglie indossate e necessarie a Bogotá appaiono veramente di troppo. Si attraversa Girardot, situata in una zona di produzione del caffè. Più avanti sostiamo a Ibagne. Visitiamo la cattedrale e ci abbeveriamo (o meglio Orazio, il più coraggioso si abbevera) al latte fresco di una capretta collocata su un carretto. Una bella trovata che dovrebbe fruttare abbastanza bene all'inventore.

Ci portiamo quindi verso Nord. Il paesaggio è bello, con verdi colline. Arriviamo, dopo aver chiesto informazioni a più persone, ad Armenio, la cittadina spazzata via dal fiume d'acqua sceso dalla montagna vicina, a seguito dell'eruzione del vulcano. Era la notte del 13 novembre 1985. L'eruzione del vulcano avvenne verso le 18,00 della sera, l'acqua raggiunge la cittadina verso le 23.00. Dicono che le autorità avessero avvertito, ma nessuno ci credette. In quella notte di tragedia morirono circa 25.000 persone, tra cui il sindaco ed il corpo dei carabinieri.

Visitiamo l'immenso spiazzo ormai senza vita, popolato soltanto da croci che ricordano persone amate, di cui una pia grande è stata collocata quando venne il Papa a pregare per le vittime di quel disastro. Camminiamo un pochino in quel deserto e recitiamo alcune preghiere. Un'impressione che non sarà facile cancellare dalla memoria.

Riprendiamo il cammino un po' frastornati, rincuorati comunque dalla bellezza del paesaggio circostante. Sostiamo ad un ristorante, lungo la strada, per uno spuntino. Arriviamo poi nella cittadina di Honda. Qui P. Alvirio "brucia" un rosso. La cosa non sfugge ad un solerte poliziotto che ci chiama in disparte e chiede spiegazioni del fatto, domandando i documenti. "Missioneros de S. Carlos"

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-"Vogliamo conoscere la tua terra" (al che il poliziotto risponde che "bisogna conoscere anche i semafori!) - sono i punti chiave del dialogo. Sorridiamo alla battura del poliziotto, il quale soddisfatto ci lascia partire senza multa. Ci fermiamo comunque un po' più avanti per attraversare a piedi il ponte in ferro, sul rio Magdalena. E' ormai tardi e bisogna tornare a casa. La strada diventa pia tortuosa: è buio, ci sono molti tornanti e tanti camion. Sorpassi frequenti, qualcuno anche azzardato. Bonassi tiene sveglia la comitiva con ampi excursus sui segreti del Vaticano. Arriviamo a casa sani e salvi e molto soddisfatti della giornata.

Caracas, 18.8.91. Domenica.

E' l'ultima domenica che trascorriamo in Sudamerica, la mattinata in Colombia, il pomeriggio invece in Venezuela. Dopo la Messa domenicale si parte per l'aeroporto "Puente Este", l'aeroporto, per voli nazionali, ma anche per alcuni internazionali. Ci accompagna P. Maurizio Pontin. Salutiamo P. Sergio, che ci ha ospitato con tanta cordialità e P. Alvirio Morés, che ieri ci ha fatto fare un giro bellissimo. Ultima foto di gruppo, anche con la domestica, colombiana, che ci ha preparato gustose specialità locali. Il volo per Caracas non era stato prenotato per lasciar libera la possibilità di recarci a visitare la parrocchia di Cucuta. Purtroppo ostacoli burocratici ci hanno impedito di realizzare il progetto. Così siam potuti restare un giorno in più in Colombia. Il volo prevede uno scalo all'aeroporto S. Cristoval di Santo Domingo, località non molto distante da Cucuta. L'aereo decolla verso le 11.00h ed atterra, dopo un'ora circa a Santo Domingo, ove salgono parecchie persone così da riempirlo completamente. Siamo in suolo venezuelano. In Venezuela bisogna portare avanti la lancette dell'orologio di un'ora. Alle 14.00h locali l'aereo riparte e, dopo un volo abbastanza tranquillo, atterra a Caracas alle 15,30h circa. La temperatura qui non è fresca come a Bogotá: fa abbastanza caldo.

Si spera che qualcuno sia venuto a prenderci all'aereoporto. Purtroppo non vediamo nessuno. Si teme che non siano stati avvertiti o che gli impegni abbiano impedito di venire. Con difficoltà si riesce a telefonare alla Missione N. Sra de Pompei. Saputo che nessuno poteva venire si decide di prendere un taxi, pattuendo con il taxista un prezzo di 1.500 Bolivares (circa 33.000 lire). Si viene a sapere che il prezzo era piuttosto alto, nonostante la distanza dall'aeroporto di circa 20 km. Non c'era comunque altra scelta. Purtroppo non si conosceva l'indirizzo esatto della parrocchia. L'annuario scalabriniano riporta Apdo 51480, ma si tratta di una sigla postale. Comunque con l'indicazione ricevuta per telefono di alta Florida e con quello della chiesa si riesce ad arrivare a destinazione. Proprio vicino alla chiesa incontriamo P. Ballen Zelindo, il quale ci accoglie e ci dice di non essere stato informato dell'ora esatta del nostro arrivo. Poco più tardi arriva anche P. Pan Miguel.

Incontriamo P. Benacchio Onorio, a Caracas di passaggio, che ci dà le prime informazioni sul Venezuela. Veniamo a sapere che ci sono difficoltà economiche e che c’è tanta delinquenza. P. Zelindo ci mostra la canonica e alla 19.00 celebriamo la

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S. Messa in lingua italiana per la comunità italiana. Presiede P. Orazio. Si ha un pochino l'impressione di essere in Germania fra i nostri italiani. Dopo la Messa P. Zelindo e P. Onorio ci portano al "Club Italiano" un complesso straordinario, con attrezzature sportive, ma anche ristorante e sale per feste. Incontriamo e parliamo con italiani residenti da tempo in Venezuela. E' altra cosa rispetto ai paesi del Sudamerica finora visitati. Qui il lavoro con la comunità italiana è ancora necessario.

Maracay/Valencia, 19.8.91. Lunedì.

La permanenza in Venezuela è breve. Ciononostante vogliamo visitare alcune posizioni scalabriniane. P. Battaglia Ignazio, incaricato per la comunità di lingua inglese, si presta molto gentilmente per accompagnarci. Alle ore 8,30 si parte in direzione ovest. Il tempo non è bello. Ci sono grossi nuvoloni e la pioggia è in agguato. D'altronde è normale, dato che ci si trova nel periodo delle piogge. Ben presto inizia a scendere una pioggerellina che ci accompagnerà per un certo tratto. Il paesaggio è molto collinoso. La vegetazione è lussureggiante, con alberi dalla chioma molto ampia e soprattutto piante di avocado. Ci sono anche numerose piantagioni di banane. Dopo circa due ore di viaggio si arriva a Maracay, alla "Mision San Carlos Borromeo". Vi è annesso il Colegio Juan XXIII. Non troviamo nessuno, per cui dopo mezz'ora di inutile sosta decidiamo di riprendere il cammino per giungere a Valencia puntuali per il pranzo.

A Valencia arriviamo prima delle 12.00. Poiché l'informazione del nostro arrivo non era giunta chiara, P. Battaglia Pio, nostra vecchia conoscenza, mentre le cuoche preparano il pranzo, ci porta a visitare la nuova sede della Missione Cattolica in fase di avanzata costruzione (si prevede che i lavori saranno completati entro il '92), che diventerà parrocchia "San Antonio" e "Mision Catolica para los Immigrantes": si tratta di un'opera grandiosa voluta e sostenuta dalla comunità italiana, nonostante che la Direzione Generale sembri più orientata ad abbandonare o almeno a non sostenere più come in passato la nostra presenza in Venezuela.

Dopo l'ottimo pranzo preparato dalle due anziane sorelle spagnole, P. Antonio ci porta a visitare il "barrio" (che corrisponde ad una specie di "favela" o "villa" /baraccato che la nostra Missione/parrocchia di Valencia ha chiesto ed ottenuto dalla diocesi), situato alla periferia della città. Visitiamo la cappella ed il consultorio medico. Alcuni ragazzi giocano a pallone nel campetto adiacente alla chiesa, che a seguito delle piogge, assomiglia ad un acquitrino, mentre alcune ragazze preparano in una saletta alcuni canti religiosi ed una catechista istruisce i bambini. Un lavoro prezioso ed un campo di lavoro ove la comunità parrocchiale potrà trovare modo per esprimere la carità cristiana.

Verso le 16,00h riprendiamo la via del ritorno. Il tempo è abbastanza bello, anche se molto variabile. Infatti nelle vicinanze di Caracas ritroviamo la pioggia. Verso le 18.15h siamo di ritorno alla parrocchia N. Sra di Pompei.

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Caracas, 20.8.91. Martedì.

E' l'ultimo giorno di permanenza in Sudamerica. Stasera infatti alle ore 18.00h spiccheremo il volo per Madrid e quindi per Monaco di Baviera.

Non tradiamo particolari emozioni al riguardo e così vogliamo sfruttare le ultime ore per una visita sommaria a Caracas. P. Ignazio si mette ancora una volta a nostra disposizione. Ci porta subito a visitare la sede della parrocchia di lingua inglese, di cui egli è il parroco, casa che è anche sede della Delegazione e della "Redazione della rivista mensile "Incontri" diretta dal P. Sante Cervellin, purtroppo assente. La casa è una specie di residence molto ben tenuta e funzionale.Da lì, a piedi, ci portiamo a Plaza Francia per prendere il metrò. Questo mezzo di trasporto è molto moderno (fu completato infatti nel 1985) e funzionale. Scendiamo alla fermata "capitolio nacional" per poter visitare il centro storico della città. Visitiamo subito il capitolio nacional (che si trova di fronte alla Biblioteca nacional), sede del parlamento venezuelano. La visita a questo importante edificio è libera. Dopo aver ammirato una sala con quadri di personaggi famosi (ovviamente non poteva mancare quello di Simon Bolivar) e di battaglie legate alla guerra di indipendenza del Venezuela e di altre nazioni del Sudamerica, sostiamo brevemente nei luoghi ove si svolge la politica venezuelana, cioè la Sala dei Deputati e quella dei Senatori. Visitiamo quindi il Palazzo Comunale (consiglio municipal) con alcune sale a carattere storico, la Curia arcivescovile in fase di ristrutturazione e la cattedrale del 1595 (fu due volte distrutta dal terremoto). Al centro della Plaza Bolivar, su cui si affacciano i monumenti sopra citati, si erge il monumento a Simon Bolivar a cavallo. Ci portiano quindi alla casa natale dell'eroe della indipendenza, cioè Simon Bolivar, chiamato il Libertador. Si tratta di una ricostruzione, fatta eseguire dal presidente Juan Vicente Gomez. Nella casa si trovano ricordi dell'infanzia, della giovinezza e del periodo militare di Bolivar. Alcune scene della sua vita sono state raffigurate sulle pareti dal pittore Tito Salas.

Concludiamo il breve giro nel centro città con la visita alla chiesa di S. Francesco del 1574, importante, tra l'altro perché in questa chiesa nel 1813 Simon Bolivar ottenne il titolo di "El Libertador". Ritorniamo quindi col metrò a Plaza Francia e quindi in auto alla parrocchia N. Sra de Pompei, dove pranziamo.

Ormai si avvicina la partenza. Dedichiamo le ultime ore ad una breve siesta ed alla preparazione delle nostre valigie. Alle 15.30, salutati i Padri della casa, ci dirigiamo verso l'aeroporto. P. Ignazio si supera con un ultimo ed importantissimo servizio. Non ci sono particolari problemi d'ordine burocratico. Alle 18.00h in punto l'aereo un DC-10 della compagnia IBERIA, decolla dall'aeroporto di Caracas (distante dal centro città circa 30 km). Ci separano circa 7.000 km da Madrid, dove faremo scalo alle 8.10h di domani.Addio Sudamerica. Portiamo in noi il ricordo di tante persone e luoghi visti, di tante impressioni e sensazioni.Addio, ma speriamo di rivederci.Carlo Marzoli e Orazio Bonassi