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1 ALLA LUCE DELL’IMMACOLATA, RISCORPRIRE LA GIOIA DI CREDERE E L’IMPEGNO DELLA MISSIONE. Attualità di San Massimiliano M ª Kolbe Juan Esquerda Bifet Pontificia Università Urbaniana Presentazione 1.La gioia nel credere 2. L’impegno per la missione 3. Attualità del carisma di San Massimiiano Maria Kolbe 4. La gioia della fede contemplata, vissuta nella povertà evangelica e nella disponibilità missionaria Linee conclusive *** PRESENTAZIONE Alla luce dell’Immacolata, la gioia della fede come conoscenza vissuta di Cristo, diventa entusiasmo ed impegno per la missione nella nostra situazione storica. Il titolo del mio studio s’ispira nell’invito de Papa Benedetto XVI per l’Anno della Fede e nel contesto di una Nuova Evangelizzazione: “L’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo” (Porta Fidei, n.2) . “Anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede” (ibid., n.7; commenta 2Cor 5,14: “Caritas Christi urget nos”).

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ALLA LUCE DELL’IMMACOLATA, RISCORPRIRE LA GIOIA DI CREDERE E L’IMPEGNO DELLA MISSIONE. Attualità di San Massimiliano M ª Kolbe

Juan Esquerda BifetPontificia Università Urbaniana

Presentazione1.La gioia nel credere2. L’impegno per la missione3. Attualità del carisma di San Massimiiano Maria Kolbe4. La gioia della fede contemplata, vissuta nella povertà evangelica e nella disponibilità missionariaLinee conclusive

***

PRESENTAZIONE

Alla luce dell’Immacolata, la gioia della fede come conoscenza vissuta di Cristo, diventa entusiasmo ed impegno per la missione nella nostra situazione storica.

Il titolo del mio studio s’ispira nell’invito de Papa Benedetto XVI per l’Anno della Fede e nel contesto di una Nuova Evangelizzazione: “L’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo” (Porta Fidei, n.2) . “Anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede” (ibid., n.7; commenta 2Cor 5,14: “Caritas Christi urget nos”).

In San MassimilianoMaria Kolbe, questa gioia nel credere e l’impegno per la missione ha una prospettiva fortemente mariana: l’Immacolata. Perciò è conveniente ricordare che l’invito per l’Anno della Fede è anche un invito pressante ad imitare la fede di Maria: “Per fede Maria accolse la parola dell’Angelo e credette all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell’obbedienza della sua dedizione (cfr Lc 1,38)… Con fede Maria assaporò i frutti della risurrezione di Gesù e, custodendo ogni ricordo nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), lo trasmise ai Dodici riuniti con lei nel Cenacolo per ricevere lo Spirito Santo (cfr At 1,14; 2,1-4)” (Porta Fidei, n.13).

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La fede nell’Immacolata è stata sempre fonte di ispirazione, in modo speciale nei momenti storici di grandi cambiamenti culturali. Un carisma mariano e missionario, come quello di San Massimiliano Kobe, merita essere studiato nel contesto della comunione ecclesiale dei carismi della sua epoca e della nostra. La bellezza dell’insieme ecclesiale non toglie nulla all’originalità di un carisma specifico. Un carisma ricupera meglio la sua peculiarità quando viene presentato nell’insieme dei carismi che lo stesso Spirito Santo ha dato alla Chiesa di tutti i tempi.1

E’ stato un evento di grande portata storica la visita annuale di Papa Giovanni II (ogni 8 dicembre, 1978-2000) in Santa Maria Maggiore e in piazza di Spagna. Il contenuto dottrinale delle sue allocuzioni, sempre alla luce dell’Immacolata, alla luce dei testi biblici del giorno, girava in torno a questi aspetti: Motivazioni per vivere la fede oggi; rapporto tra l'Immacolata e la maternità divina di Maria; importanza della dignità dell'uomo redento da Cristo. A partire da questa dimensione cristologica, mariologica e antropologica, il Papa accennava frequentemente ai valori fondamentali dell'essere umano e di tutta l'umanità, sottolineando il significato salvifico della storia alla luce dell'Incarnazione.2

Come sappiamo, le ispirazioni mariane e missionarie di San Massimiliano Kolbe sono state principalmente la Medaglia Miracolosa (anche in rapporto alla definizione del dogma e all’apparizione di Lourdes) e la conversione di Alfonso Ratisbone (racontata in una meditazione dal P. Stefano Ignudi il 20 gennaio 1917). Queste ispirazioni si sono concretate in lui e nelle sue opere, come totalità di donazione incondizionata a Dio per mezzo dell’Immacolata e quindi come disponibilità missionaria universalista e “ad vitam”, sempre nella piena fedeltà al carisma francescano.

1 Il secolo XIX (e l’inizio del secolo XX) è stato un momento di grande fervore per l’Immacolata: Accademia Pontificia dell’Immacolata, iniziata a Roma nel 1835. La Madonna, nel consegnare la “Medagglia Miracolosa” a Santa Caterina Labouré, la notte tra il 18-19 luglio 1830, dettò il famoso testo della preghiera che subito è diventata universale: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che a Voi ricorriamo”. Questa preghiera ha avuto un grande influsso universale, prima ancora della definizione del dogma, da parte di Pio IX l’anno 1854. L’apparizione di Maria a Lourdes nel 1859: “Io sono l’Immacolata Concezione”. La Pontificia Accademia Bibliogafica Mariana (Lleida, Spagna) nel’anno 2012 celebra i 150 anni di fondazione (12 ottobre, 1862-2012) ed è un monumento all’Immacolata. Sono innumerevoli le Istituzioni, gli Istituti Missionari, i Seminari e le Congregazioni dedicate all’Immacolata (secoli XIX-XX).

2 Vedere il testi delle omelie, allocuzioni, anche durante la preghiera dell’Angelus: Giovanni Paolo II pellegrino in Santa Maria Maggiore. La "Statio" mariana di Papa Giovanni Paolo II (Roma, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", 2001).

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La mia semplice riflessione vuol collegare la “gioia” del credere con l’entusiasmo de comunicare la fede, attraverso una rilettura della biografia e di alcuni testi kolbiani. Tento di continuare la ricerca di numerosi studiosi che hanno approfondito precedentemente il nostro tema, ma voglio anche mettere in stretto rapporto la gioia della dedizione all’Immacolata con la totale disponibilità per la missione, sottolineandone l’attualità.

Alla luce dell’Immacolata e seguendo la testimonianza di P. Kolbe, gli apostoli di oggi sono invitati a fronteggiare le nuove situazioni missionarie con un atteggiamento di contemplazione e di sequela evangelica. La gioia della fede contemplata diventa logicamente testimonianza di povertà evangelica e disponibilità missionaria senza frontiere.3

1.LA GIOIA NEL CREDERE

La gioia nel credere scaturisce da una fede che si concretizza nella conoscenza vissuta di Cristo. Ogni tema mariano, come il titolo di “Immacolata”, è un riassunto della fede in Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto, Salvatore. La vittoria totale di Cristo sul peccato (in tutta la storia dell’umanità) si può concretizzare nel titolo mariano dell’Immacolata.

3 Cito specialmente: Scritti di Massimiliano Kolbe (Roma, Ed. Naz. M.I., 1997) (= SK). Ho letto accuratamente alcuni studi sull’evangelizzazione in San Massimiliano Kolbe: G. SIMBULA, San Massimiliano Kolbe, profilo umano e spirituale. Approccio cronologico agli scritti (Roma, Ed. Naz. M.I., 1998), cap.IV (Il missionario). AA.VV. (a cura di E. Galignano), San Massimiliano Kolbe e la Nuova Evangelizzazione. Atti del Congresso Internazionale, Niepokalanów 19-25 settembre 1994 (Roma, Centro Int. Milizia dell’Immacolata, 1999); selezione degli studi a carattere missionario: La Nuova Evangelizzazione: natura, fondamenti, prospettive (A. Maggiolini); San Massimiliano Kolbe e la cultura contemporanea (L.B. Dyczewski); La nuova evangelizzazione di P. Kolbe in Giappone (P. D’Alcantara Sonoda); L’apostolato kolbiano, La Milizia dell’Immacolata (autori vari); Mariologia, Maria “via kolbiana” all’apostolato (autori vari). AA.VV., Massimiliano M. Kolbe nel suo tempo e oggi. Approccio interdisciplinare alla personalità e agli scritti. Atti del Congresso Internazionale 24-27 settembre 2001, Seraphicum, Roma: Miles Immaculatae. Fasc. II, 2002; selezione dell’area evangelizzazione: Le idee-forza dell’opera evangelizzatrice di P. Massimiliano M. Kolbe (S. Lanza); Missione e inculturazione del Vangelo in P. Kolbe, Teoria e prassi (J. López-Gay); L.B. Dyczewski). Ho letto e apprezzato il capitolo III della Tesi difesa nella Gregoriana: Vita di San Massimiliano Maria Kolbe: aspetto mariano e missionario (cf. S. SEVERINI, L’indole missionaria del voto mariano dell’Istituto dei Fratelli Francescani dell’Immacolata, Roma, Lib. Sole, 2010). Sulla mariologia di P. Kolbe: AA.VV. (a cura di F.S. Pancheri), La Mariologia di S. Massimiliano M. Kolbe in: Atti del Congresso Internazionale di Roma 8-12 ottobre 1984 (Roma 1985).

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Nella definizione dell’Assunzione (1950), Pio XII, riassumeva in questo modo tutti i titoli mariani, accennando anche all’Immacolata: “L’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità con uno stesso decreto di predestinazione, immacolata nella sua concezione, vergine illibata nella sua divina maternità, generosa compagna del divino Redentore, vittorioso sul peccato e sulla morte, alla fine ottenne di coronare le sue grandezze, superando la corruzione del sepolcro. Vinse la morte, come già il suo Figlio, e fu innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli”.4

P. Kolbe riassume i titoli mariani nel titolo dell’Immacolata: “Chi è Lei? Da se stessa non è niente, come le altre creature, ma per opera di Dio è la più perfetta fra le creature. La più perfetta somiglianza dell’Essere Divino in una creatura puramente umana. Chi sei, o Signora? Chi sei, o immacolata? Io non sono in grado di approfondire ciò che significa essere «creatura di Dio». Sorpassa già le mie forze il comprendere quel che vuol dire «figlio adottivo di Dio». Ma tu, o Immacolata, chi sei? non sei soltanto creatura, non sei soltanto figlia adottiva, ma sei madre di Dio e non sei Madre soltanto adottiva, ma vera Madre di Dio … Ma tu sei ancora Madre di Dio? Il titolo di Madre non subisce mutazioni. In eterno Dio ti chiamerà: «Madre mia» … Colui che ha stabilito il quarto comandamento, Ti venererà in eterno, sempre …Chi sei, o divina? Concedimi di lodarTi, o Vergine Santissima” (SK 1305).5

Nella figura storica di San Massimiliano Kolbe, che si mostra sempre molto esigente nel campo della perfezione e della missione, potrebbe sembrare difficile l’accento nella gioia. Ma in realtà, senza questa gioia non ci sarebbe la dedizione alla missione. Diceva Paolo VI: “Possa il mondo del nostro tempo, che cerca ora nell'angoscia, ora nella speranza, ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo, la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo, e accettino di mettere in gioco la propria vita affinché il Regno sia annunziato e la Chiesa sia impiantata nel cuore del mondo” (Evangelii Nuntiandi 80)

4 PIO XII, Cost. Apost. Munificentissimus Deus: AAS 42 (1950) 769.

5 L’Iimmacolata sintetizza la realtà personale di Maria: “L’Immacolata a Lourdes, nella sua apparizione, non dice: «Io sono stata concepita immacolatamente», ma: «Io sono l’Immacolata Concezione». Con ciò Ella determina non solo il fatto dell’Immacolata Concezione, ma anche il modo con il quale questo privilegio Le appartiene. Perciò, non è qualcosa di accidentale, ma fa parte della Sua stessa natura. Ella stessa è la Concezione Immacolata” (SK 486).

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La gioia del missionario si concretizza nel servire Gesù per mezzo dell’Immacolata: “Non avete l’idea di quanto sia dolce servire fedelmente Dio e l’Immacolata …Vi auguro di amare tanto l’Immacolata da non essere più capaci di vivere senza di Lei” (SK 149; 1113). “Con nessuna afflizione, dunque, con nessuna tristezza, ma sempre con gioia attireremo di più all’Immacolata non tanto con la parola, quanto piuttosto con la vita, dato che siamo cosa e proprietà dell’Immacolata” (SK 609).

La felicità annunciata dal “vangelo” (cioè, annuncio della gioia), secondo gli scritti di P. Kolbe, scaturisce dall’amore di Dio su tutta l’umanità, alla luce della creazione e della redenzione. L’apostolo vive e annuncia questa gioia che dà senso alla vita e alla storia umana in ogni cultura e in ogni popolo. La fede nell’Immacolata (vissuta e annunciata) spalanca i cuori al grande mistero di Cristo Salvatore.

In Maria Immacolata, il trionfo di Cristo Salvatore si esprime come la perfezione dove deve arrivare tutta l’umanità: “Tutti sono stati redenti dal sangue di Gesù, senza eccezione alcuna, tutti sono nostri fratelli. Per tutti egli (l’apostolo) desidera felicità vera, l’illuminazione con la luce della fede, la purificazione dai peccati, l’infiammarsi del cuore mediante l’amore di Dio, un amore che non pone alcun limite. La felicità di tutta l’umanità in Dio attraverso l’Immacolata: ecco il suo sogno” (SK 1088).

Il P. Kolbe applica questo tema in un modo inculturato al desiderio della feclitià che appare nella cultura e nel popolo giapponese: “Tutti gli uomini desiderano la felicità, bramano ardentemente saziarsi di essa. Però non desiderano una felicità solo parziale, ma perfetta, totale, come la luna piena. La prova di ciò è il fatto che le felicità raggiungibili su questa terra, pur essendo di genere diverso (nobili e vili, ad esempio il denaro, la scienza o altri piaceri), non accontentano pienamente e non appagano il desiderio di felicità. La felicità di questo mondo è limitata, perché è troppo poca, oppure perché la sua durata è limitata, oppure perché altre cause intorbidano una felicità pura: la felicità perfetta è veramente irraggiungibile. Ebbene, il desiderio che l'uomo ha di raggiungere la felicità perfetta non potrà mai essere soddisfatto con una felicità terrena. Pertanto, se qui non possiamo raggiungere la felicità perfetta, ci rimane solo la vita futura. Dio ci ha promesso espressamente di darci una felicità eterna, perfetta. Di conseguenza, in base alla Sua promessa, dovremmo conseguire questa felicità perfetta nella vita futura” (SK 1186, articolo scritto in giapponese, Nagasaki, luglio 1934).

In mezzo alle difficoltà, come nel caso di cercare la stampa del “Cavaliere” in cinese, diceva: “Anche questa è volontà dell’Immacolata” (SK 252).

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Metteva sempre tutto “in mano all’Immacolata” (SK 266). In mezzo alle tentazioni, aggiunge: “La speranza nell’Immacolata, la quale è in grado di riparare ogni cosa e trasformarla in un bene maggiore… vuole servirsi di me. Gloria all’Immacolata per tutto!” (SK315).

Quando aumentavano le difficoltà economiche, rimaneva sempre la fiducia filiale nella Provvidenza divina: “Tuttavia il nostro stato d’animo non è affatto divenuto malinconico. Per l’Immacolata si fa e si sopporta tutto con gioia: ebbene noi siamo in missione! In Cina i missionari superano difficoltà ancora maggiori. Gloria all’Immacolata” (SK 345).

Manifestava sempre equilibrio psicologico e contagiava speranza, diventando testimone della speranza cristiana: “Ecco, il nostro compito qui è molto semplice: sgobbare tutto il giorno, ammazzarsi di lavoro, essere ritenuto poco meno che un pazzo da parte dei nostri e, esaurito, morire per l’Immacolata … Tutta la speranza è nell’Immacolata” (SK 301).

Alle volte, nella missione del Giappone, la situazione li sembrava tropo bella: “Tra di noi le cose vanno più che bene e non appena si presenta una qualsiasi sofferenza, subito svanisce, anzi l’Immacolata la raddolcisce assai… Para addirittura un po’ stranno, dopo tante e così pesanti croci; è quasi difficile abituarsi” (SK 387). Per ció faceva riferimento all’Immacolata: “Sento in modo sempre più tangibile che Ella dirige ogni cosa” (SK 291). “Quanto alle nostre debolezze, esse non ci devono scoraggiare affatto, ma al contrario quanto più uno strumento è miserevole, tanto più è idoneo a manifestare la bontà e la potenza dell’Immacolata” (SK 609).

La sorgente della gioiosa speranza non si trova nelle forze umane: “La sorgente della felicità e della pace non sta fuori, ma dentro di noi… Noi proclamiamo che attraverso l’Immacolata possiamo tutto: dimostriamolo, quindi, con i fatti. Poniamo in Lei la nostra fiducia, preghiamo e andiamo avanti nella vita con tranquillità e serenità” (SK 935).

Sarebbe da studiare come la sua convinzione abituale di diventare martire, rinforzava in lui il tono di speranza. Il ricordo della visione mariana avuta durante la sua infanzia (Maria con una corona bianca e un’atra rossa nelle mani), era un secreto che soltanto sapeva sua mamma, Maria Dabrowska: “in ogni occasione, accennava col viso raggiante alla sua desiderata morte di martire”.6

6 COPIA PUBLICA, Transumpti Processus Rog. Ord. Auctoritate in Curia Varsaviensi…, fol. 421; cf. M. WINOWSKA, Storia di due corone, Postulazione Generale OFM Conv., Roma 1952, pp. 18-22. Diceva spesso alla mamma: “Mamma,

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La convinzione di P. Kolbe sulla vittoria “missionaria” totale, a partire dell’Immacolata, si appoggia nella profezia del protovangelo, secondo l’interpretazione tradizionale nella Chiesa: “Ella schiaccerà la tua testa” (Gen 3,15).

La gioia della fede nell’Immacolata è la sorgente della speranza di una vittoria totale sull’umanità, a condizione che l’apostolo si dedichi pienamente alla sequela evangelica (specialmente nella vita di povertà) e diventi disponibile alla missione senza condizionamenti. Poter dare la propria vita per questo ideale è sorgente di vera felicità.7

La fede nell’Immacolata, secondo il concilio Vaticano II, consiste nell’accettare che Lei è "adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare" (LG 56). In questo senso, "precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri", ms questo è dovuto al fatto di essere "redenta in modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo" (LG 53).8

2. L’IMPEGNO PER LA MISSIONE

L’impegno missionario del P. Kobe, alla luce dell’Immacolata, è decisamente francescano. Diceva: “Il Padre s. Francesco è il modello del missionario; il suo esempio, la sua Regola sono altamente missionari e consentono il massimo slancio apostolico diretto alla salvezza e alla santificazione delle anime” (SK 299).

prega Iddio che io diventi martire” (A. RICCIARDI, Beato Massimiliano Maria Kolbe, Roma, Ediz. Agiografiche, 1971, p. 24, nota 2; ivi. Pp.13-14).

7 Nella vigilia del suo primo arresto (16 febbraio 1941), manifestò la sua felicità con queste parole: “Dio può tutto e si dona volentieri all’anima che a Lui si è consacrata. Tra Dio e l’anima si stabilisce il flusso e riflusso dell’amore. Che indicibile felicità! Che grande grazia è quella di poter suggellare con la vita il proprio ideale” (A. RICCIARDI, Beato Massimiliano Kolbe, o..c., p. 340).

8 La nostra fede cristiana segue sempre le tracce della fede di Maria: "Così anche la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce" (LG 58; cf RMa 2, 5-6). L’enciclica Redemptoris Mater descrive questa fede di Maria come "una particolare fatica del cuore, unita a una sorta di notte della fede -per usare le parole di San Giovanni della Croce-, quasi un 'velo' attraverso il quale bisogna accostarsi all'invisibile e vivere nell'intimità col mistero" (RMa 17; cita San Giovanni della Croce: Subbida al Monte Carmelo, lib. II, cap. 3,4-6).

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A un confratello che affermava che con la proclamazione del dogma dell’Immacolata, la missione dell’Ordine Francescano poteva considerarsi conclusa, P. Kolbe rispose: “Per sette secoli abbiamo (nell’Ordine Francescano) lottato per il riconoscimento della verità dell’Immacolata Concezione e questa lotta è stata coronata dalla proclamazione del dogma e dall’apparizione dell’Immacolata a Lourdes. Ora si passa alla seconda parte della storia: seminare questa verità nelle anime, curarne la crescita e far si che essa produca frutti di santità. La prima parte, questi sette secoli sono stati soltanto una preparazione, l’elaborazione del piano, della parola d’ordine; ora si passa soltanto all’esecuzione, cioè incorporare questa verità, rivelare l’Immacolata alle anime, introdurLa nelle anime con tutti i suoi benefici effetti” (SK 485).

In questo senso, invita a rileggere la dottrina di Duns Scoto per scoprire “la seconda pagina della storia” dell’Ordine: “L’illustrazione (di Duns Scoto)… potrebbe stimolare i nostri confratelli ad aderire alla causa della Milizia, in quanto è una cosa nostra, scaturisce dalle origini dell’Ordine… L’attuazione della verità dell’Immacolata nei cuori di tutti … è la seconda pagina della storia del nostro Ordine e sta iniziando proprio ora” (SK 144; 1168).

Il riferimento all’Immacolata è la garanzia di un processo autentico di evangelizzazione. Presuppone un rapporto personale dell’apostolo con Maria, in modo di saper imitarla e vivere in rapporto con Lei. Questo programma lo definisce come “il nostro ideale”: “L’Immacolata: ecco il nostro ideale. Avvicinarsi a Lei, renderci simili a Lei, permettere che Ella prenda possesso del nostro cuore e di tutto il nostro essere, che Ella viva e operi in noi e per mezzo nostro, che Ella stessa ami Dio con il nostro cuore, che noi apparteniamo a Lei senza alcuna restrizione: ecco il nostro ideale. Irradiare nell’ambiente, conquistare le anime a Lei, in modo tale che di fronte a Lei si aprano anche i cuori dei nostri vicini, affinché Ella estenda il proprio dominio nei cuori di tutti coloro che vivono in qualunque angolo della terra, senza riguardo alle diversità di razza, di nazionalità, di lingua, e altresì nei cuori di tutti coloro che vivranno in qualunque momento storico, sino alla fine del mondo: ecco il nostro ideale” (SK 1210).

L’universalità della missione include ogni singola persona in ogni epoca della storia. E’ questo lo scopo missionario di Niepokalanów: “Mi sembra che essa deve realizzare lo scopo della M.I., vale a dire conquistare all’Immacolata il mondo intero ed ogni singola anima che esiste ora e che esisterà in avvenire” (SK 343; cf. 299-300).9

9 L’attività missionaria di P. Kolbe in Giappone (1930-1936) fu interrotta soltanto con la partecipazione al Capitolo Provinciale di Cracovia.

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Nell’Immacolata contempliamo il coronamento della creazione, amata da Dio, redenta da Cristo. In Maria si anticipa la vittoria finale di Cristo risorto e quindi il disegno di amore da parte di Dio. Grazie all’Immacolata possiamo credere e sperare che tutta la creazione cammina decisamente verso l’adempimento di questo disegno divino.10

Nelle sue lettere, non ha nessun dubbio sullo scopo missionario della Milizia dell’Immacolata. Così scriveva al suo vecchio Rettore, p. Stefano Ignudi, nell’anno 1920: “Lo scopo della milizia è diventato il mio ideale di vita: cercare la conversione e la santificazione di tutte le anime senza posa” (SK 38). E dal sanatorio di Zakopane, scriveva al suo fratello Alfonso nello stesso anno, sottolineando che tutto era nella prospettiva dell’obbedienza: “L’Obbedienza è la volontà di Dio in tutto. Per quanto riguarda la M.I., è chiaro che noi siamo uno strumento nella mano dell’Immacolata, perciò dobbiamo agire solo in quanto Ella lo desidera (e questo si dimostra soltanto con l’obbedienza). Anch’io adesso mi limito ad agire come un semplice membro, in modo alquanto limitato, perché Ella vuole così” (SK 52).

I suoi propositi personali indicano lo stesso atteggiamento di totale dedizione nel cammino di santità e di incondizionata disponibilità missionaria. Nel suo personale regolamento di vita (anno 1920) scrive: “Devo essere santo, quanto più grande possibile. La massima gloria possibile di Dio mediante la salvezza e la più perfetta santificazione propria e di tutti coloro che vivono ora e vivranno in avvenire, per mezzo dell’Immacolata …Non lascerò passare nessun male senza ripararlo …Ricordati sempre che sei cosa e proprietà assoluta, incondizionata, illimitata, irrevocabile dell’Immacolata; chiunque tu sei, qualunque cosa hai o puoi, tutte le «actiones» (pensieri, parole, azioni) e le «passiones» (cose piacevoli, spiacevoli, indifferenti), appartiene completamente a Lei…Tu sei uno strumento nella Sua mano, perciò fa solamente ciò che Ella vuole; accetta ogni cosa dalla Sua mano. Ricorri in tutto a Lei come un bambino …Riconosci di aver ricevuto tutto da Lei e che nulla proviene da te stesso. Tutto il frutto delle tue attività dipende dall’unione con Lei…La mia vita (ogni suo istante), la mia morte (dove, quando e come) e la mia

In questo senso, la mariologia del P. Kolbe è essenzialmente mariana e missionaria. Cf. E. PIACENTINI, Dottrina mariologica del P. Massimiliano Kolbe (Roma, Herder, 1971). AA.VV. , La mariologia di S. Massimiliano Kolbe, o.c.

10 In questo senso, la mariologia del P. Kolbe è essenzialmente missionaria. Cf. E. PIACENTINI, Dottrina mariologica del P. Massimiliano Kolbe (Roma, Herder, 1971). AA.VV. , La mariologia di S. Massimiliano Kolbe, o.c.

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eternità, tutto questo è Tuo, o Immacolata. Fa di tutto questo qualsiasi cosa Ti piace” (SK 971).

La consacrazione all’Immacolata garantisce la totale donazione: “Strettamente parlando è la consacrazione alla Madonna Immacolata secondo lo spirito della M.I. cioè come strumento incondizionato e totale in vita, in morte ed eternità, come la sua proprietà, che costituisce l’essenza della M.I.” (SK 56). “Consacriamoci a Lei completamente, senza alcuna limitazione, per essere suoi servi, suoi figli, sua cosa e sua proprietà incondizionata, così da divenire, in certo qual modo, Lei stessa vivente, parlante, operante in questo mondo … Noi poi siamo Suoi, dell’Immacolata, illimitatamente Suoi, perfettissimamente Suoi, siamo quasi Essa stessa. Essa per mezza di noi ama il buon Dio … Noi vogliamo essere così e più ancora illimitatamente ossessi da Essa, che Essa stessa pensi, parli, agisca per mezzo di noialtri. Vogliamo essere fino a quel punto dell’Immacolata che non soltanto non rimanga niente in noi che non sia di Essa, ma che diventiamo quasi annientati in Essa, cambiati in Essa, transustanziati in Essa, che rimanga Essa stessa. Che siamo così di Essa, come Essa è di Dio” (SK 486; 508).

La consacrazione all’Immacolata, in questa prospettiva di donazione totale (nel cammino della perfezione), apre gli orizzonti sconfinati della missione universale: “La consacrazione all’Immacolata è stata essenzialmente orientata all’azione apostolica, alla missione: se il suo ideale di vita spirituale fu il donarsi completamente all’Immacolata, non meno importante lo fu, come naturale conseguenza, il diffondere, il donare tale grazia a ogni uomo, al mondo intero” (SK 1210).

Insiste continuamente in questa donazione totale, necessaria per l’imppegno incondizionato alla missome: “Offerta totale di noi stessi, senza limiti né condizioni, all’Immacolata come sua proprietà, affinché Ella voglia fare di noi ciò che li piace e agire, per mezzo nostro negli altri … il segno esteriore di questa offerta di sé all’Immacolata per la vita, morte ed eternità è la Sua Medaglia Miracolosa” (SK 2046)

Questa disponibilità alla donazione totale e alla missione incondizionata di carità, l’esprimerà il P. Kolbe anche negli ultimi momenti della sua vita, come sorgente di fedeltà. Frà Marcello Pisarek ci trasmette le ultime parole del santo alla vigilia del primo arresto: “Dio può tutto e si dona volentieri all’anima che a Lui si è consacrata. Tra Dio e l’anima si stabilisce il flusso

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e riflusso dell’amore. Che indicibile felicità! Che grande grazia è quella di poter suggellare con la vita il proprio ideale”.11

3.ATTUALITA’ DEL CARISMA DI SAN MASSIMILIANO KOLBE

Dobbiamo riconoscere l’urgenza attuale di far riferimento ai carismi di santità, come affermava Paolo VI: “L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i Maestri” (Evangelii Nuntiandi, n.41).

La speranza di un risveglio missionario in tutta la Chiesa dipende della fedeltà alle nuove grazie dello Spirito Santo. Giovanni Paolo II invitava con urgenza a questa disponibilità spirituale e missionaria: “Mai come oggi la Chiesa ha l'opportunità di far giungere il Vangelo, con la testimonianza e la parola, a tutti gli uomini ed a tutti i popoli. Vedo albeggiare una nuova epoca missionaria, che diventerà giorno radioso e ricco di frutti, se tutti i cristiani e, in particolare, i missionari e le giovani Chiese risponderanno con generosità e santità agli appelli e sfide del nostro tempo” (Redemptoris Missio, n.92)

I carismi che lo Spirito ha comunicato alla Chiesa hanno un valore permanente in tutte le epoche dovuto specialmente alla testimonianza di santità. Paolo VI, nell’omelia durante la Beatificazione, colloca P. Massimiliano Kolbe “fra i grandi santi e gli spiriti veggenti, che hanno capito, venerato e cantato il mistero di Maria … È noto come l’umile e mite Francescano, con incredibile audacia e con straordinario genio organizzativo, sviluppò l’iniziativa e fece della devozione alla Madre di Cristo, contemplata nella sua veste solare (Cf. Apoc. 12, 1) il punto focale della sua spiritualità, del suo apostolato, della sua teologia”.12

Nell’omelia durante la canonizzazione, Papa Giovanni Paolo II ricordò che per san Massimiliano “l’ispirazione di tutta la sua vita fu l’Immacolata, alla quale affidava il suo amore per Cristo e il suo desiderio di martirio. Nel mistero dell’Immacolata Concezione si svelava davanti agli occhi della sua anima quel mondo meraviglioso e soprannaturale della Grazia di Dio offerta all’uomo”.13

11 A. RICCIARDI, Beato Massimiliano Kolbe, o..c., p. 340. Il capitolo 4 del nostro studio approfondisce la “disponibilità” missionaria per far possibile l’impegno missionario.

12 PAOLO VI, Omelia durante la beatificazione di Padre Massimiliano Kolbe (Domenica, 17 ottobre 1971).

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La Chiesa di ogni epoca storica, specialmente in questo momento di cambiamento epocale, ha bisogno di testimoni di Cristo Risorto, formati secondo l’imitazione della fede di Maria. Per l’Anno della Fede, Papa Benedetto XVI invita a seguire l’esempio di Maria: “Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza del Risorto nel mondo … Affidiamo alla Madre di Dio, proclamata “beata” perché “ha creduto” (Lc 1,45), questo tempo di grazia” (Porta Fidei, n.15).

Nel campo dell’evangelizzazione si trovano oggi delle urgenze, a modo di “nuovi areopaghi”: comunicazioni sociali, migrazioni, nuova cultura, dialogo interreligioso e interculturale, gioventù, famiglia, globalizzazione, etc.14

Nei suoi scritti il P. Kolbe descrive ampiamente i nuovi campi di lavoro apostolico dell’epoca: “Con l'aiuto dell'Immacolata dobbiamo tendere a questo: che i fedeli Cavalieri dell'Immacolata si trovino dappertutto, ma specialmente nei posti più importanti, come: 1)l'educazione della gioventù (professori di istituti scientifici, maestri, società sportive); 2)la direzione dell'opinione delle masse (riviste, quotidiani, la loro redazione e diffusione, biblioteche pubbliche, biblioteche circolanti, ecc., conferenze, proiezioni, cinematografi, ecc.); 3) le belle arti (scultura, pittura, musica, teatro); 4) i nostri militi dell'Immacolata divengano in ogni campo i pionieri e le guide nella scienza (scienze naturali, storia, letteratura, medicina, diritto, scienze esatte, ecc.). Sotto il nostro influsso e con l'assistenza della M.I. sorgano e si sviluppino i complessi industriali, commerciali, le banche, ecc. In una parola, la Milizia impregni tutto e in uno spirito sano guarisca, rafforzi e sviluppi alla maggior gloria di Dio per mezzo dell'Immacolata e per il bene dell'umanità” (SK 92).

Profondamente colpito dalla conversione di Alfonso Ratisbone, davanti all’immagine dell’Immacolata (“Medaglia Miracolosa”), P. Massimiliano volle celebrare la sua prima Messa nella stessa chiesa di sant’Andrea delle Fratte (Roma). Nel primo statuto della Milizia dell’Immacolata, in poche righe descrive lo scopo, le condizioni, e i mezzi della nuova associazione mariana. Ma il punto di partenza è il testo biblico applicato all’Immacolata:

13 GIOVANNI PAOLO II, Omelia durante la canonizzazione di Massimiliano Maria Kolbe (Piazza San Pietro, 10 ottobre 1982).

14 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris Missio, nn.37-38 (nuovi areopaghi). Vedere: San Paolo e i nuovi areopaghi (Plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, 16-18 novembre 2009, “Instrumentum Laboris”).

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“Ella schiaccerà la tua testa” (Gen 3,15). E trascrive il testo dell’ufficio della Madonna: “Tu sola tutte dissipasti le eresie nell’intero mondo”. Poi riassume i mezzi con queste parole: “Usare tutti i mezzi legittimi secondo la possibilità nei diversi stati e condizioni di vita, nelle occasioni che si presentano; il che si lascia allo zelo ed alla prudenza di ciascuno; il mezzo poi speciale sia la diffusione della medaglia miracolosa” (SK 21).15

Nelle sue lettere insiste nei diversi campi di azione, ma anche nella totale disponibilità per fronteggiare le nuove possibilitá di evangelizzazione: “Tutte le invenzioni, purché legittime, debbono essere innanzitutto al suo servizio (dell’Immacolata): la stampa periodica e non periodica, la radio, la letteratura, l’arte, il teatro, il cinematografo, la legislazione, le camere dei deputati, i senati, e le organizzazioni diversissime … Tutto dunque a Lei: l’anima e il corpo, le capacità, l’energia, la scienza ecc. ecc. tutto, tutto. Il passato, il presente, la morte, l’eternità. In una parola: tutto, tutto, senza nessunissima, anche se minima riserva” (SK 200; 991).

Perciò poteva affermare: “Bisognerebbe non dimenticare che sotto il sole non esistono solo la Polonia e il Giappone, ma che un numero ancor più grande di cuori palpita oltre le frontiere di questi paesi” (SK 647).16

E’ una sua convinzione, che appare spesso nei suoi scritti: “Credo che in ogni nazione debba sorgere una Niepokalanow, nella quale e attraverso la quale l’Immacolata debba operare con tutti i mezzi, compresi anche quelli più moderni, perché le invenzioni dovrebbero servire prima a Lei, dopo per il commercio, l’industria, lo sport, ecc. (perciò la stampa e ora -perché no?- anche le trasmissioni radio, i films e in genere tutto ciò che in qualsiasi tempo si potrà ancora scoprire per illuminare le menti e per infiammare i cuori). Tale Niepokalanow potrà escogitare anche da sola i mezzi più recenti e più efficaci per adoperarli” (SK 382).

La consacrazione totale all’Immacolata ha come scopo la disponibilità totale per la salvezza di tutta l’umanità: “L’essenza della M.I. è costituita dalla consacrazione totale, senza limiti né condizioni, all’Immacolata come proprietà, affinché Ella voglia fare ciò che le piace e agire, per mezzo nostro, negli altri. L’Immacolata, Regina del Cielo deve essere 15 E’ frequente nei suoi scritti l’espressione: “Tutti i mezzi”. Alle volte, aggiunge: “le recenti novità … a servizio dell’opera di santificazione” (SK 1218).

16 Già nel suo rientro in Polonia dopo gli studi a Roma (23 luglio 1919), P. Kolbe scriveva ai “Militi” del Collegio Internazionale di Roma: “Lavorate, soffrite, vivete e morite per la quanto più grande gloria di Dio per l’Immacolata. Salvare e santificare quanto di più tutte e singole le anime che sono e saranno” (SK 32).

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riconosciuta, e al più presto, quale Regina di tutti gli uomini e di ogni singola anima, sia in Polonia, sia fuori delle sue frontiere, in ambedue gli emisferi della terra. Da questo, osiamo affermare, dipende la pace e la felicità delle singole persone, delle famiglie, delle nazioni, dell’umanità. Quando, conquisteremo il mondo intero all’Immacolata?…ossia quando realizzeremo lo scopo della M.I.?” (SK 1046; 1113; 333).

Si sente nei suoi scritti i palpiti del suo cuore, spinto dai grandi desideri per la salvezza di tutta l’umanità alla luce dell’Immacolata: “Quando Ella si impadronirà del mondo?…Quando in ogni nazione sorgerà una Sua Niepokalanow e il Suo «Cavaliere», scritto in ogni lingua, entrerà in ogni casa, in ogni palazzo, in ogni tugurio?… Quando la Sua medaglietta sarà portata su ogni petto ed ogni cuore che batte sul globo terrestre palpiterà per Lei?… Sono dell’avviso che non c’è mezzo migliore per affrettare quell’istante benedetto, del fatto che ognuno di noi si impegni ogni giorno di più ad approfondire in se stesso la propria consacrazione all’Immacolata. Infatti, quanto più perfettamente apparterremo a Lei, tanto più liberamente Ella stessa ci potrà guidare; non si può immaginare un’azione più efficace di questa … Forse sarà una esagerazione, ma mi sembra che senza questo meraviglioso ideale missionario Niepokalanow non abbia ragione di esistere” (SK 109; 603).

L’urgenza di un’evangelizzazione “inculturata” si fondamenta su una realtà di grazia, più che sulle circostanze sociologiche. Diceva Giovanni Paolo II: “La presenza e l'attività dello Spirito non toccano solo gli individui, ma la società e la storia, i popoli, le culture, le religioni. Lo Spirito, infatti, sta all'origine dei nobili ideali e delle iniziative di bene dell'umanità in cammino … Il Cristo risorto « opera nel cuore degli uomini con la virtù del suo Spirito, non solo suscitando il desiderio del mondo futuro, ma per ciò stesso anche ispirando, purificando e fortificando quei generosi propositi, con i quali la famiglia degli uomini cerca di rendere più umana la propria vita e di sottomettere a questo fine tutta la terra . E ancora lo Spirito che sparge i « semi del Verbo », presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a maturare in Cristo.” (Redemptoris Missio, n.28)

Come vedremo in seguito, P. Kolbe in qualche senso aveva intuito che tutta la creazione, sotto l’azione della grazia, cammina verso Cristo. Diceva Giovanni Paolo II, nella preparazione immediata per il terzo millennio: “'Cristo è il compimento dell'anelito di tutte le religioni del mondo e, per ciò stesso, ne è l'unico e definitivo approdo … Tutto così ritorna al suo principio. 'Gesù Cristo è la ricapitolazione di tutto' (cf. Ef 1,10) e insieme il

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compimento di ogni cosa in Dio: compimento che è gloria di Dio ” (Tertio Millennio Adveniente, n.6).

La prospettiva di “inculturazione” di San Massimiliano Kolbe (al di là della nostra terminologia), ha come punto de partenza l’amore di Dio per la creazione e quindi per tutte le culture e per tutta l’umanità redenta da Cristo. Dio Amore da a tutte le creature e culture “la capacità di essere assunte”. Il P. Kolbe presenta “una teologia dello Spirito Santo, come via discendente dell’amore di Dio, e via ascendente che porta le creature verso la Chiesa, verso Cristo e finalmente verso Dio”. Si tratta di “una dimensione nuova della cultura, tanto cara al P. Kolbe, che si apre alla contemplazione dinanzi alla creazione”.17

Vediamo adesso questa prospettiva kolbiana, con le sue stesse parole, sull’amore di Dio per tutte le creature, alla luce del mistero trinitario, del mistero di Cristo Redentore, del mistero dell’Immacolata:

“Dio è amore [1Gv 4,16]. Nella pienezza di questa vita il Padre genera il Figlio, mentre lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio. Ma poiché Dio ha amato anche le possibili somiglianze finite di Se stesso, ha scelto alcune di esse e le ha dotate di un'esistenza vera e propria. In forza, quasi, di una reazione queste creature perfezionano se stesse e in tal modo tendono verso Dio, dal quale provengono. Anche gli uomini, dotati di libero arbitrio, tendono allo stesso modo verso Dio, tuttavia a quali imperfezioni sono soggetti! Quanto discordi sono essi dalla Volontà di Dio, dalla Divinità stessa! “ (SK 1224)

“Ma, mio Dio, unica mia felicità - si lamenta l'uomo - come posso conoscerti in modo più perfetto? Io vedo e ammiro le Tue creature, Ti ringrazio e Ti amo, però esse non mi bastano, come Tu stesso sai molto bene; inoltre io non Ti vedo, non Ti sento. Io desidero, secondo la Tua volontà, divenire simile a Te, ma in che maniera? Tu sei purissimo spirito, mentre io sono carne. Dimmi che cosa e come devo fare, mostrami il mio fine. Indicami come debbo fare io, uomo fatto di carne, per perfezionarmi, per rendermi simile a Te, purissimo

17J. LÓPEZ-GAY, Missione e inculturazione del Vangelo in P. Kolbe, Teoria e prassi, o.c., pp.878.887-889. Si può dire che P. Kolbe s’ispira nel cantico delle creature di S. Francesco. Perciò suscitava le vocazioni native e l’uso della lingua del popolo (cf. SK 227). E’ importante la sua intuizione sulla prospettiva mariana dei giapponesi: “La purezza di Maria attira le anime dei giapponesi, come la purezza dei missionari cattolici desta in loro ammirazione e rispetto e li dispone ad ascoltarli” (Lettera al Provinziale Polacco, Nagasaki, 26.10.1931; cf. A. RICCIARDI, Beato…o.c., p. 190.

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Spirito, per divinizzarmi? E Dio scende sulla terra, si fa uomo; lo stesso Uomo-Dio, Gesù Cristo, offre l'esempio della propria vita e insegna con la parola” (SK 1296: L’Immacolata modello di ogni uomo, Niepokalanów, 1940). “L'Immacolata... L'apice delle perfezioni del creato, Madre di Dio, la più divinizzata tra le creature. Lo scopo della creazione, lo scopo dell'uomo è rendersi sempre più simile al Creatore, la divinizzazione sempre più perfetta” (SK 1325)

“Lo scopo della creazione, lo scopo dell'uomo è l'amore di Dio, Creatore e Padre; un amore sempre più grande, la divinizzazione, il ritorno a Dio dal quale era uscito, l'unione con Dio, un amore fecondo. Affinché l'amore verso il Padre divenisse ancor più perfetto, infinitamente più perfetto, si è manifestato l'amore del Figlio, Gesù, il quale è sceso sulla terra, è morto in croce ed è rimasto nell'Eucaristia, allo scopo di risvegliare nei cuori l'amore verso di Sé” (SK 1326).

“E, come l'amore di Dio verso la creazione discende sulla terra dal Padre attraverso il Figlio e lo Spirito, così attraverso lo Spirito e il Figlio risale al Padre la risposta a tale amore, la reazione, l'amore della creazione verso il Padre” (SK 1310)

4.LA GIOIA DELLA FEDE CONTEMPLATA, VISSUTA NELLA POVERTÀ EVANGELICA E NELLA DISPONIBILITÀ MISSIONARIA ALLA LUCE DELL’IMMCOLATA

Vorrei adesso concretizzare questa visione missionaria di San Massimiliano Kolbe, in tre grandi linee della sua spiritualità mariana e missionaria, cioè, contemplazione, povertà evangelica, disponibilità missionaria, sempre alla luce dell’Immacolata.

La gioia della fede contemplata

Diceva Giovanni Paolo II, accennando specialmente alla sua esperienza in Asia: “Il futuro della missione dipende in gran parte dalla contemplazione. Il missionario, se non è un contemplativo, non può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è un testimone dell'esperienza di Dio e deve poter dire come gli Apostoli: « Ciò che noi abbiamo contemplato, ossia il Verbo della vita ..., noi lo annunziamo a voi » (1Gv 1,1-3)” (Redemptoris Missio, n.91).

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Questa dimensione contemplativa nella prospettiva missionaria si trova nel suo Opuscolo sul rapporto tra creazione e Trinità. La contemplazione della creazione, alla luce del mistero di Cristo e sotto la su azione salvifica, arriva al suo compimento e perfezione nell’Immacolata.

“Il nostro Padre celeste è il primo principio e il fine ultimo di tutto. Il linguaggio umano e l'intelligenza dell'uomo, in maniera inadeguata, si ingegnano a pensare e a parlare di Dio prendendo a prestito i loro concetti dall'ambiente che li circonda. Sono concetti imperfetti, tuttavia sono veritieri.Dalla divina rivelazione noi sappiamo che dall'eternità e per sempre il Padre genera il Figlio, mentre lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio. Questa vita della Ss. Trinità risuona, in echi innumerevoli e svariati, nelle creature uscite dalle mani di Dio uno e trino, quali somiglianze più o meno lontane da Lui.Il principio universale secondo il quale ogni effetto è simile alla causa, ha la sua piena applicazione anche qui, e si tratta di un'applicazione ancor più rigorosa, per il fatto che Dio crea dal nulla; qualsiasi cosa esista nella creazione, quindi, è tutto opera Sua. Dal Padre, attraverso il Figlio e lo Spirito Santo, discende ogni atto dell'amore di Dio: atti creativi, atti che mantengono nell'esistenza, atti che danno la vita e il suo accrescimento, tanto nell'ordine della natura quanto nell'ordine della grazia. E così, Iddio dona l'amore alle sue innumerevoli somiglianze finite; ed anche la reazione d'amore della creazione non sale al Padre per altra via che attraverso lo Spirito e il Figlio. Non sempre ciò avviene con piena consapevolezza, tuttavia avviene sempre realmente. Dio solo e nessun altro è il creatore dell'atto di amore delle creature, ma se una di queste creature è dotata di libero arbitrio, tale atto non avviene senza il suo consenso.Il vertice dell'amore della creazione che torna a Dio è l'Immacolata, l'essere senza macchia di peccato, tutta bella, tutta di Dio. Neppure per un istante la Sua volontà si è allontanata dalla volontà di Dio. Ella è appartenuta sempre e liberamente a Dio.E in Lei avviene il miracolo dell'unione di Dio con la creazione. A Lei, come alla propria sposa, il Padre affida il Figlio, il Figlio discende nel Suo grembo verginale, divenendo figlio di Lei, mentre lo Spirito Santo forma in Lei in modo prodigioso il corpo di Gesù e prende dimora nella Sua anima, La compenetra in modo così ineffabile che la definizione di “Sposa dello Spirito Santo” è una

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somiglianza assai lontana della vita dello Spirito Santo in Lei e attraverso di Lei”.18

La sua esperienza mistica si potrebbe riassumere con le sue parole, in dimensione cristologica e mariologica: “Tutto posso in colui che mi dà forza -diventa- Tutto posso in colui che mi dà forza attraverso l’Immacolata” (SK 987 B, D, F).

In questo senso, sottolineava sempre la prioritá pastorale della preghiera: “La preghiera è un mezzo sconosciuto, e tuttavia il più efficace per ristabilire la pace nelle anime, per dare ad esse la felicità, poiché serve per avvicinarle all’amore di Dio” (SK 903; anche per goia-felicità)

Concretamente per proponeva per la vita consacrata: “La tua personale santificazione è la tua prima occupazione. L’impegno per la santificazione degli altri deve essere la sovrabbondanza del tuo amore verso Gesù. In ogni cosa cerca di recare a Gesù il più grande piacere possibile” (SK 987).

L’efficacia dell’azione apostolica dipende dell’intensitá e autenticitá della preghiera:

“La conversione e la santificazione di un’anima è stata, è e rimarrà sempre opera della grazia divina … La grazia per noi stessi e per gli altri, invece, la si ottiene con l’umile preghiera, con la mortificazione e con la fedeltà nel compimento dei propri doveri ordinari, compresi quelli più semplici” (SK 925).

“La fecondità del lavoro, quindi, non dipende dalle capacità, dagli sforzi… ma soltanto e unicamente del grado di unione con Dio” (SK 1071)

“L’umile, fiduciosa ed amorosa preghiera infonde lume all’intelletto e dà forza alla volontà. L’Immacolata stessa rimuove gli impedimenti” (SK 92).

18 L’opuscolo riassume il suo Progetto: La vita della Trinità nell'uomo, Niepokalanów, 5-20 VIII 1940 (SK 1310). Questa “visione” positiva della creazione, alla luce della rivelazione e redenzione cristiana, è un costante del grandi mistici cristiani: San Francesco (il cantico delle creature), San Giovanni della Croce (Cantico: “Mil grancias derramando”… ), San Ignazio di Loyola (contemplazione dell’amore di Dio: creazione, redenzione), etc. Mi sembra che è questa la prospettiva missionaria di Gaudium et Spes n.22 (mistero di Cristo, mistero dell’uomo). L’originalità del P. Kolbe è quella di presentare l’Immacolata in questa prospettiva: “Il vertice dell'amore della creazione che torna a Dio è l'Immacolata”.

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“L’attività esteriore è una cosa buona ma naturalmente è secondaria, anzi, più che secondaria, di fronte alla vita interiore, vita di meditazione, di preghiera, di amore individuale per Dio” (Lettera a Mugenzai no Sono, Niepokalanów, 10.09.1940)

Fede vissuta nella povertà evangelica

La totalità della donazione all’Immacolata in vista di una piena disponibilità missionaria, presuppone l’atteggiamento di povertà evangelica degli Apostoli: “Pietro gli disse (allo storpio): Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!” (At 3,6).19

Sembra che il tentativo attuale di ricuperare negli Isitituti Missionari la “missione itinerante” (cioè, di totale disponibilità), richiede la prassi più accuarata della povertà evangelica essenziale, a imitazione della vita evangelica degli Apostoli. “Tutte le forme dell'attività missionaria sono contrassegnate dalla consapevolezza di promuovere la libertà dell'uomo annunciando a lui Gesù Cristo. La Chiesa deve essere fedele a Cristo, di cui è il corpo e continua la missione. E necessario che essa segua la stessa strada seguita da Cristo, la strada della povertà, dell'obbedienza, del servi-zio e del sacrificio di sé fino alla morte, da cui poi risorgendo uscì vincitore. La Chiesa, quindi, ha il dovere di fare di tutto per svolgere la sua missione nel mondo e raggiungere tutti i popoli; e ne ha anche il diritto, che le è stato dato da Dio per l'attuazione del suo piano” (Redemptoris Missio, n.39; cf. n.69).20

Il significato evangelico della povertà apostolica si trova nell’apparteneza totale all’Immacolata, in modo simile come la Vergine appartiene

19 E’ importante questo commento di Papa San Leone Magno al testo di At 3,6 (citato dal P. Kolbe), che è l’insegnamento costante della Chiesa: “Quel povero (l’apostolo Pietro) che non aveva nulla da dare al questuante (lo zoppo), diede tanta copia di grazia divina, che risanò un’uomo nei suoi arti e guarì tante migliaia di uomini ne cuori” (LEONE MAGNO, Discorso 95, sulle beatitudini: PL 54,462). San Leone collega la testimonianza della povertà evangelica anche con la vita fraterna della Chiesa primitiva (“un cuor solo e un anima sola”).

20 Prosegue ancora Giovanni Paolo II: “Il missionario è l'uomo delle Beatitudini. Gesù istruisce i Dodici prima di mandarli ad evangelizzare, indicando loro le vie della missione: povertà, mitezza, accettazione delle sofferenze e percuzioni, desiderio di giustizia e di pace, carità, cioè proprio le Beatitudini, attuate nella vita apostolica (cf. Mt 5, 1-12)” (ibid., n.91).

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totalmente a Cristo: “Lo spirito di Niepokalanòw … essa appartiene a Lei, tutto in essa appartiene a Lei, sia coloro che la abitano, le macchine, gli edifici e perfino i debiti. Ma soprattutto: ogni cuore che palpita in essa” (SK 463). “Niepokalanòw… è proprietà dell’Immacolata e, attraverso Lei e n Lei, è proprietà di Dio” (SK 414).

Una volta scrisse così al suo Padre Provinciale: “La caratteristica fondamentale di tale Regola (di san Francesco), la santa povertà, è il capitale che permette a noi di misurarci con le più grandi potenze finanziarie … perché la santa povertà è la cassa senza fondo della Divina Provvidenza … Soltanto con questa caratteristica strettamente francescana, la santa povertà, Niepokalanow, può misurarsi con le tasche piene dei leccapiedi di satana: unicamente la cassa senza fondo della Divina Provvidenza può coprire le colossali spese della battaglia per la conquista del mondo intero all’Immacolata” (SK 299-300).21

Descrive lo spirito di povertà come nota caratteristica del suo spirito missionario: “Obbedienza soprannaturale, perfetta all’Immacolata attraverso i superiori … e la povertà più rigida, allo scopo di conquistare al più presto possibile il mondo all’Immacolata e rendersi simile a Lei: ecco le note caratteristiche di Niepokalanów” (SK 229).22

Le affermazioni di P. Kolbe sulla necessità della povertá evangelica in rapporto alla missione, sono frequenti e indicano parrechi aspetti o sfumatore che è megllio coglierle direttamente dai suoi scritti:

“Un membro ci Niepokalanów per imitare l’Immacolata, allo stesso modo come Ella ha imitato Gesù, e per imitare s. Francesco come egli ha imitato Gesù, limita le proprie necessità personali alle cose strettamente indispensabili … ma di tutto egli si serve solo in quanto gli è necessario e sufficiente, allo scopo di conquistare al più presto possibile il mondo intero e tutte le anime all’Immacolata” (SK 339).

21 Nell’uso dei beni, P. Kolbe si servì di essi per la causa dell’Immacolata, e non ammise la proprietà di questi beni (cf. SK 991R).

22 Considera questa realtà evangelica come la “nota caratteristica” di tutte le Niepokalanów: “una povertà rigorosa, il contare unicamente sulla Provvidenza divina attraverso l’Immacolata e la maggior limitazione possibile delle esigenze personali” (SK 260). “Vestiti di un abito rattoppato, con scarpe rappezzate ai piedi, a bordo di un aereo di ultimo tipo, se ciò sarà necessario per salvare e santificare il maggior numero di anime: questo rimane il nostro ideale” (SK 1218; cf. SK 25).

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“Sappi che il compito qui è molto semplice: sfinirmi nel lavoro fino al supplizio, essere creduto poco meno che pazzo dai miei e morire spogliato di tutto per l’Immacolata” (Lettera a P. Metody Rejentowicz, Nagasaki, 11.12.1930).

“L’Immacolata come fine e la povertà come capitale: ecco le due cose che Niepokalanow non può affatto, sotto nessun aspetto, abbandonare. Senza tale fine essa cesserebbe di essere «Niepokalanow», tradirebbe la sua missione. Mentre, senza la povertà e senza il fare affidamento sulla Divina provvidenza, non si può parlare di slancio, di offensiva”(SK 300).

Disponibilità missionaria, personale e comunitaria, alla luce dell’Immacolata

La sua disponibilità missionaria è strettamente collegata alla sua intimità filiale in raporto a Maria Immacolata. Si tratta di “rendere presente, quasi vivente l’assistenza materna di Maria: predicazione, scritti, immagini, statue, saluto mariano, e soprattutto preghiera mariana”.23

Questa disponibilità mariana e missionaria costituisce la metodologia basilare di P. Kolbe: “Facciamo la caccia ai cuori per conquistarli all’Immacolata” (SK 137). “Porre l’accento sulla necessità di ricorrere all’Immacolata e di suscitare l’amore verso di Lei in colui con il quale si discute, piuttosto che porre la propria fiducia nell’efficacia delle dimostrazioni più evidenti” (SK 597). “Lo scopo di Niepokalanów, come ben sapete, consiste nel diffondere la devozione e l’amore verso l’Immacolata e nell’attrarre a Lei le anime” (SK 892).

Con questo spirito mariano e missionario eresse un’intera “Città mariana”, con più di 700 frati. Tutti i lavori, anche i più semplici, avevano questo prospettiva dei totalità e di universalismo. “Una cosa non può essere imposta agli altri conventi e nello stesso tempo non è possibile che venga meno a Niepokalanow, poiché costituisce la sua essenza specifica: si tratta, cioè, della «illimitatezza» della consacrazione all’Immacolata in vista della conquista del mondo intero a Lei … Noi abbiamo una volontaria, amata «idea fissa» (se qualcuno volesse chiamarla così), ed è l’Immacolata. Noi viviamo, lavoriamo, soffriamo e bramiamo morire per Lei, e con tutta l’anima, in tutti i modi, con tutte le invenzioni, ecc.., desideriamo innestare

23S. SEVERINI, L’indole missionaria del voto mariano dell’Istituto dei Fratelli Francescani dell’Immacolata (Roma, Lib. Sole, 2010), cap.III, 13.3.

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questa «idea fissa» in tutti i cuori … Niepokalanow, appartiene a Lei, all’Immacolata. Questa, infatti, è davvero la sua essenza più essenziale ” (SK 299). “La sua essenza specifica: si tratta, cioè della ‘illimitatezza’ della consacrazione all’Immacolata in vista della conquista del mondo intero a Lei” (SK 325).24

A scopo di evitare malintesi, insisteva che questa impostazione universalista non toglieva nessuna vocazione all’Ordine, ma piuttosto era sorgente di vocazioni: “Io sono convinto che i Padri che vanno nelle missioni o costituiscono una perdita per la Provincia, ma piuttosto un approfondimento nella vocazione da parte dei giovani religiosi e una sorgente di candidati nuovi, autentici, fervorosi e votati all’ideale” (SK 653).

L’ideale universalista è urgente: “Giungere realmente, con uno sforzo organizzato e al più presto possibile, ad ogni anima, fosse anche sperduta chissà dove su qualche isola inaccessibile, su monti e in foreste impenetrabili e accompagnarla sulla via dell’Immacolata” (SK 647).25

LINEE CONCLUSIVE

Il cammino personale di San Massimiliano Maria Kolbe, che lui stesso consigliava agli altri confratelli, si muove in questa dinamica: “Lasciati guidare dall’Immacolata” (SK 978, nota 3; cf. SK 981).

Nella scuola dell’Immacolata s’impara la gioia della donazione totale alla missione. Questa gioia si ritrova nella contemplazione dell’amore di Dio nella creazione, alla luce del Mistero di Cristo Salvatore. L’Immacolata è l’apice della salvezza, come figura (icona) dell’umanità portata al suo compimento.

24 “Nessuno può essere membro di Niepokalanòw se non si consacra all’Immacolata senza alcuna riserva, non escludendo neppure le missioni, senza badare alla nazione, alle difficoltà, magari prfinao alla morte” (SK 398). “Tale consacrazione non esige affatto che si abbandoni contemporaneamente il mondo, la famiglia e che si entri in un convento. No! Si può benissimo continuare ad occuparsi di tutti gli onesti affari nei quali si è impegnati, solo che ormai non siamo più soli ad offrire tali nostri affari quotidiani a Dio, ma è Lei, l’Immacolata, di cui siamo divenuti proprietà” (SK 1226).

25 Vedi la dimensione missionaria descritta più ampliamene nel cap. 2 del nostro studio (l’impegno per la missione).

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Guidati da Maria Immacolata, possiamo esperimentare la gioia di credere e, insieme, l’entusiasmo di comunicare la fede. Questa gioia, che è dono di Dio, ci fa diventare testimoni della speranza e segno visibile della presenza di Cristo Risorto.

Maria è Immacolata, “plasmata dallo Spirito Santo” (Lumen Gentium. n.56) è quindi modello di fedeltà e cima di fecondità apostolica. La sua capacità di aprirsi all’azione dello Spirito Santo, la fa diventare partecipe nell’azione salvifica, come “associata” al Redentore (Lumen Gentium, n.61). In questo modo, l’Immacolata, in tutte le epoche della storia della Chiesa diventa l’icona della Chiesa vergine (fedele) e madre (feconda).

Il gesto martoriale di P. Kolbe riassume tutta la sua vita consacrata e missionaria: diventare persona, salvando un fratello da rimanere un numero astratto. Il suo protetto era il n.5.659. Da quel momento, Francesco Gajowniczek, è riconosciuto come persona amata in Cristo, mentre lo stesso P. Kolbe è diventato visibilità personale dell’amore di Cristo, “segno visibile della presenza del Risorto nel mondo” (Porta Fidei, n.15).

Le sue parole di oblazione finale sono state riportate dal testimone Niceto Francesco Wlodarski che si trovava a poca distanza da padre Massimiliano: “Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perché egli ha moglie e figli”.26

Non dobbiamo dimenticare che la sua oblazione mariana e martoriale fu sempre contro segnata dall’obbedienza: “Padre Reverendissimo, Ella mi conosce bene e sa che voglio avere paura soltanto di una cosa, cioè della propria volontà. E che cercavo sempre di praticare la santa ubbedienza, vedendo in essa la volontà dell’Immacolata, ed in essa di Dio. E spero che l’Immacolata mi porterà per questa via per tutta la vita ed eternità” (SK 487, Lettera al P. Ministro Generale, Nagasaki, 28.2.1933).

L’ideale dell’Immacolata, allo stile kolbiano ma anche secondo la tradizione costante della Chiesa, include la vocazione ecclesiale alla santità e la collaborazione al rinnovamento e missione della Chiesa. La gioia di credere, concretizzata del desiderio di santità e nella disponibilità missionaria, include l'amore a Maria e simultaneamente alla Chiesa: "l'amore per la Chiesa si tradurrà in amore per Maria, e viceversa" (Paolo VI, Marialis Cultus, n.28). Questa gioia nel credere e questo entusiasmo del comunicare la fede farà possibile che "dal consenso dell'Ancella del

26 Dalla relazione di Niceto Francesco Wlodarski conservata presso l’Archivio della Postulazione Generale OFM Conv., in: A. RICCIARDI, Beato…o.c., p. 395.

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Signore l'umanità inizi il ritorno a Dio e nella gloria della Tuttasanta veda la meta del suo cammino" (ibidem).

Il risveglio missionario della nostra epoca ha bisogno di prendere coscienza che la missione della Chiesa ha una dimensione mariana e materna essenziale: Maria è “madre per mezzo della Chiesa” (Redemptoris Mater, n.24), “la Chiesa impara da Maria la propria maternità” (ibid., n.43).

Ci vogliono oggi apostoli come San Massimiliano Maria Kolbe, che ispirino lo zelo apostolico nell’amore materno di Maria. “La Vergine infatti nella sua vita fu modello di quell'amore materno da cui devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini” (Lumen Gentium, n.65; cf. Redemptoris Missio, n.92).

L’Anno della fede è un invito a ritrovare nella prospettiva mariana la gioia di vivere e di comunicare la fede: “L’Anno della Fede possa rappresentare per tutti i credenti in Cristo un vero momento di grazia, in cui la fede di Maria ci preceda e ci accompagni come faro luminoso e come modello di pienezza e maturità cristiana a cui guardare con fiducia e da cui attingere entusiasmo e gioia per vivere con sempre maggiore impegno e coerenza la nostra vocazione di figli di Dio, fratelli in Cristo, membra vive del suo Corpo che è la Chiesa”.27

27BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti al 23º Congresso Mariologico Mariano Internazionale, Castelgandolfo, 8 settembre 2012.