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PASSEGGI SEGRETI 2016 LA MURAGLIA AMALFITANA
ATTIVITÀ DI CONOSCENZA DEL TERRITORIO
(UN’ IDEA DI GIOACCHINO DI MARTINO)
SABATO 20 FEBBRAIO 2016
L’ORO DEI LIMONI
ITINERARIO N° 2
MAIORI: DA CAPODORSO A CANNAVERDE
CON VISITA TERRAZZAMENTI DI BONAVENTURA LANDI
IN COLLABORAZIONE CON LA SEZIONE C.A.I. DI CAVA DE’ TIRRENI
L’ASSOCIAZIONE “AMICI DI MAIORI”
L’ASSOCIAZIONE “ LA FELUCA”
DURATA DEL PERCORSO: ORE 5,00 CIRCA
TIPO : SCALE E SENTIERO.
DIFFICOLTA’ : MEDIA
RADUNO: ORE 9,30 Km. 40 SS.163 NEI PRESSI PARCHEGGIO RISTORANTE
CAPODORSO
Un’antica calcara nei pressi di Capodorso segna l’inizio del nostro cammino. Superata una modesta salita tra
il verde della macchia mediterranea, il percorso si innesta su una vecchia via pedonale che conduceva a
Salerno e che è stata, da non molti anni, riattata per la posa di un acquedotto. Sopra di noi incombe la
grande rupe di Montepiano.
Alla bellezza del paesaggio si accompagnano, in questa parte del nostro territorio, ancora oggi, una
ricchezza ed una varietà faunistiche davvero sorprendenti. Oltre l’abbastanza comune volpe, tra i carnivori
sono presenti mustelidi come la donnola, la faina ed il tasso ('a melogna della tradizione popolare), roditori
ed insettivori di varie dimensioni, tra cui spicca il riccio. I picchi posti più in alto e gli anfratti che si aprono
numerosi lungo i costoni rocciosi sono stati colonizzati invece da numerose specie di uccelli. La posizione,
del resto, del promontorio, proteso nel golfo di Salerno, ne fa uno degli approdi preferiti delle correnti
migratorie che risalgono o discendono lo Stivale. Frequentemente è possibile osservare stormi di gru e di
altri grandi trampolieri attraversare il cielo in rumorose ma ordinate formazioni. Presenze stanziali sono,
inoltre, quelle dei corvi imperiali, delle ghiandaie, delle taccole, dei gheppi, delle poiane e di altri rapaci tra
cui risalta, come valore assoluto,quella del Falco Pellegrino ( sicuramente uno dei falconidi più interessanti e
rari del mondo)che qui sicuramente nidifica. Anche i rapaci notturni amano i solitari picchi di Capodorso: oltre
l’allocco, infatti, nell’area trova sicuramente rifugio il barbagianni conosciuto con il nome locale di “
facciommo” per la sua somiglianza con il viso umano.
Intensa e spettacolare è stata sulle rocce di Montepiano, l’azione dell’erosione, favorita sicuramente dal
disboscamento e dai periodici incendi che, distruggendo la copertura vegetale, hanno accelerato e
potenziato l’attività corrosiva degli agenti atmosferici. L’azione congiunta di acqua, vento, caldo e gelo ha
creato, nel tempo, una serie quasi ininterrotta di cavità, cunicoli, picchi, pinnacoli dalla forma in qualche caso
inusitata e fantastica come il famoso “ uomo a cavallo” e grotte tra cui quella del “ Telegrafo” e la grotta
ipogea detta “ Porta”, particolarmente interessante.
Tornati sul percorso principale attraversiamo la “pineta” di rimboschimento e giungiamo, dopo un breve tratto
sulla SS. 163 all’ingresso di S.Maria de Olearia. Questo complesso, famoso non solo in Costiera, costituisce
un raro e prezioso esempio di arte e architettura del primo Medioevo e testimonia il diffondersi, nella zona, di
un fenomeno molto particolare che è quello dell’arrivo e dello stanziamento dei monaci basiliani di rito greco
ortodosso.
In tutto il ducato ma soprattutto nella zona del Monte Falerzio si incontrano e coesistono, a lungo e in piena
armonia, le due grandi concezioni monastiche del Medioevo: l’occidentale e l’orientale , il monachesimo
latino e il monachesimo greco, fino a quando il mutato clima storico e spirituale (i Normanni) non permise
gradualmente al primo di soppiantare il secondo. E’ proprio quello che poi succederà a S. Maria de Olearia
che si trasformerà da laura basiliana in abbazia benedettina nella sfera d’influenza della più grande abbazia
di Cava de Tirreni.
:Non è semplice notare il complesso a causa della sua perfetta integrazione con il paesaggio e con le
costruzioni circostanti. La badia che la tradizione vuole fondata nel X sec. dai leggendari monaci bizantini
Pietro e Giovanni, è composta dalla sovrapposizione di tre piccole cappelle di periodi diversi, che hanno
conservato solo in minima parte le caratteristiche architettoniche originarie. Il nucleo originario è costituito
dalla più antica cappella oggi nota come Cripta dove si trovano gli affreschi meglio conservati di tutto il
complesso: la Vergine coi Santi. Gli affreschi costituiscono uno tra i più importanti gruppi di dipinti murali in
Campania che ci siano pervenuti dal primo Medioevo, situati entro i confini del Ducato medievale di Amalfi,
alcuni di essi sono probabilmente i più antichi dell’epoca del Ducato.
Terminata la visita della badia scendiamo sulla strada statale della quale percorreremo circa 1 km e mezzo
per raggiungere gli avamposti di un agrumeto sul mare..
Il fondo rustico Cannaverde ci consente di ammirare da vicino lo splendore verde-oro dei nostri limoni e
l’armonico inserimento nell’ambiente circostante dei terrazzamenti in pietrame. La tenuta Landi, storica
proprietà e sede di villeggiatura estiva di un’antica famiglia di Maiori si articola dalla statale 163 fino ad una
delle spiagge più interessanti del nostro territorio, quella cosiddetta di Bellagaia o del Cavallo Morto.
Conosceremo, attraverso le parole degli esperti proprietari, gli aspetti più interessanti e le tecniche di coltura
dello “ sfusato amalfitano” e delle altre qualità di agrumi coltivati nelle alte terrazze sul mare. Le antiche
macere ed i canali di irrigazione ci faranno comprendere la razionalità e la sapiente organizzazione delle
strutture agricole un tempo fondamento dell’economia dell’intera Costiera amalfitana.
Alla fine della visita, sarà possibile prolungare la sosta per consumare uno spuntino al sacco nella proprietà
o anche sulla vicina scogliera.