iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro...

18
Poeti e poesie nelle parlate del Nord-Est Le chiamano dialetti, ma sono le lingue preferite da Zanzotto, Pasolini, Marin, Noventa, Mate Balota Andrea Zanzotto Andrea Zanzotto nasce nel 1921 a Pieve di Soligo, un piccolo paese in provincia di Treviso. Il padre è un pittore e decoratore, cattolico e socialista; la famiglia della madre possiede una bottega di calzature. Zanzotto frequenta le scuole magistrali e poi consegue la maturità classica da privatista in un liceo di Treviso. Scrittore e lettore dotato fin dalla tenera età, si iscrive alla facoltà di Lettere di Padova. Si laurea nel 1942 e l’anno successivo viene chiamato alle armi. Dopo l’armistizio torna in Veneto e si unisce alla Resistenza. Nel 1963 ottiene un posto nella scuola media di Pieve di Soligo, dove insegnerà fino alla metà degli anni Settante. Il 1951 è l’anno del suo libro d’esordio, Dietro il paesaggio, che suscita fin da subito l’interesse della critica. La sua produzione in versi copre più di mezzo secolo: ricordiamo La Beltà (1968), Il galateo in bosco (1978), Fosfeni (1983), Meteo (1996) e il recente Conglomerati (2009). Zanzotto è anche autore di prose e critico letterario. Dopo una lunga attività artistica e intellettuale, trascorsa perlopiù a Pieve di Soligo, Zanzotto muore nel 2011. È considerato uno dei massimi poeti italiani del secondo Novecento. (da http://www.oilproject.org/lezione/zanzotto-poesie-dietro-il-paesaggio-la- belta-oltranza-oltraggio-strutturalismo-lacan-13124.html ) Andrea Zanzotto e la scelta del dialetto Il dialetto è “una forma di resistenza all’omologazione dilagante: il poeta prova disagio di fronte all’italiano di massa, e converge allora verso una lingua privata, periferica”.

Transcript of iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro...

Page 1: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

Poeti e poesie nelle parlate del Nord-EstLe chiamano dialetti, ma sono le lingue preferite da Zanzotto, Pasolini, Marin, Noventa, Mate Balota

Andrea Zanzotto Andrea Zanzotto nasce nel 1921 a Pieve di Soligo, un piccolo paese in provincia di Treviso. Il padre è un pittore e decoratore, cattolico e socialista; la famiglia della madre possiede una bottega di calzature. Zanzotto frequenta le scuole magistrali e poi consegue la maturità classica da privatista in un liceo di Treviso. Scrittore e lettore dotato fin dalla tenera età, si iscrive alla facoltà di Lettere di Padova. Si laurea nel 1942 e l’anno successivo viene chiamato alle armi. Dopo l’armistizio torna in Veneto e si unisce alla Resistenza. Nel 1963 ottiene un posto nella scuola media di Pieve di Soligo, dove insegnerà fino alla metà degli anni Settante. Il 1951 è l’anno del suo libro d’esordio, Dietro il paesaggio, che suscita fin da subito l’interesse della critica. La sua produzione in versi copre più di mezzo secolo: ricordiamo La Beltà (1968), Il galateo in bosco (1978), Fosfeni (1983), Meteo (1996) e il recente Conglomerati (2009). Zanzotto è anche autore di prose e critico letterario. Dopo una lunga attività artistica e intellettuale, trascorsa perlopiù a Pieve di Soligo, Zanzotto muore nel 2011. È considerato uno dei massimi poeti italiani del secondo Novecento.(da http://www.oilproject.org/lezione/zanzotto-poesie-dietro-il-paesaggio-la-belta-oltranza-oltraggio-strutturalismo-lacan-13124.html)

Andrea Zanzotto e la scelta del dialetto

Il dialetto è “una forma di resistenza all’omologazione dilagante: il poeta prova disagio di fronte all’italiano di massa, e converge allora verso una lingua privata, periferica”. Esso rappresenta per Zanzotto –ma anche per molti altri: quello di Dante potrebbe certamente essere l’esempio più illustre- la lingua materna, dell’infanzia, dell’affettività; confortante e sincera.(http://www.academia.edu/17866414/Il_dialetto_di_Andrea_Zanzotto._Strategie_stilistiche_nei_testi_Fil%C3%B2_-_settembre_2015)

Femene che le lava

Tute le femene le va do’ al lavador:no l’è ‘n mistier ‘sto qua

Page 2: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

ma l’è ‘n destin, cofà l’amoro ‘n fiol, o la só ora co la vien.La va dó l’ora e la lavaco l’aqua che la fila via,l’aqua che anca de ‘sta vitae non sol de ‘ste poche nostre robela ne fa pulizhia.

(Tutte le donne si recano al lavatoio: non è un lavoro questo, è un destino, come l’amore o un figlio, o come l’ora nostra quando viene. Va giú l’ora e lava con l’acqua che fila via, l’acqua che anche di questa vita e non solo di questi nostri pochi panni fa pulizia.)

Filò, letto e interpretato da Rudy Favarohttps://www.youtube.com/watch?v=7nnjMbhbxSQ

Zanzotto legge un suo testohttps://www.youtube.com/watch?v=e0WlA8GHB6M

Le attività

Attività di lettura e comprensioneLettura e spiegazione delle poesie da parte del docenteLettura delle poesie da parte degli studenti

Attività di scritturaScrivere testi poetici imitando quelli dell’autoreScrivere testi poetici ispirandosi a quelli dell’autore

Page 3: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna nel 1922 da madre friulana e padre romagnolo. Tra il 1943 e 1949 si trova a vivere a Casarsa, in Friuli, paese natale della madre, dove è fuggito in seguito all’8 settembre. Fin da giovane dimostra il suo interesse per la cultura popolare e i dialetti italiani. Risale al 1942 la raccolta di poesie in friulano Poesie a Casarsa. Durante il suo periodo friulano fonda l’Academiuta de lenga friulana. Nel 1945 viene ucciso il fratello Guido, partigiano della brigata Osoppo. Nello stesso anno Pier Paolo Pasolini si laurea in lettere a Bologna. (…)

Nel 1950 si trasferisce con la madre a Roma. Nel 1953 lavora a un’antologia di poesia popolare per la casa editrice Guanda, e nel 1954 pubblica la sua raccolta di poesie in friulano, La meglio gioventù, con cui vince il premio “Giosuè Carducci”. Nello stesso anno collabora alla sceneggiatura del film La donna del fiume, avvicinandosi al cinema. Nel 1955 pubblica Ragazzi di vita, romanzo sulla vita dei ragazzi delle borgate romane, con cui è entrato in contatto dal suo arrivo nella capitale. (…) Nel 1957 esce la raccolta di poemetti Le ceneri di Gramsci, duramente criticato da intellettuali vicini al partito comunista, ad eccezione di Italo Calvino. Nel 1959 Pasolini conclude Una vita violenta, un romanzo ancora una volta incentrato sui ragazzi delle borgate, con risvolti politici - il protagonista della storia si considera inizialmente fascista, in seguito si avvicina ai democristiani e infine al PCI -.

Negli anni ‘60 Pasolini passa al cinema: il suo esordio alla regia è il film Accattone (1961), trasposizione dei temi letterari di Ragazzi di vita e Una vita violenta. Altri film di questi anni da ricordare, di cui firma sempre la sceneggiatura, sono Mamma Roma (1962), Il vangelo secondo Matteo (1964), Uccellacci e uccellini (1965), Edipo re (1967), Teorema (1968) e Medea (1969).Nei primi anni ‘70 Pasolini si dedica al progetto cinematografico, chiamato “trittico della vita”, che comprende tre film: Il Decameron (1971), tratto dalle novelle di Boccaccio, I racconti di Canterbury (1972), tratti dall’opera di Chaucer, e infine Il fiore delle Mille e una notte (1974).

Page 4: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

A partire dal 1973 Pasolini incomincia a collaborare con il “Corriere della Sera”, con articoli di argomento politico e di costume, che verranno poi raccolti nel 1975 in Scritti corsari e nel postumo Lettere luterane (1976).(…) Nel novembre dello stesso anno (in un delitto che ancora ha molti lati oscuri) Pier Paolo Pasolini viene ucciso all’Idroscalo di Ostia, vicino a Roma. (…) Nel 1992 esce postumo Petrolio, romanzo ideato nel 1972 e a cui Pasolini stava ancora lavorando nel ‘75.

(http://www.oilproject.org/lezione/pasolini-poesie-romanzi-2845.html)

POESIE A CASARSA (1941-1943)I. CASARSA

Il nini muàrt

Sera imbarlumida, tal fossàla cres l’aga, na fèmina pienaa ciamina pal ciamp.

Jo ti recuardi, Narcìs, ti vèvis il colòur da la sera, quand li ciampanis a sùnin di muàrt.

Page 5: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

IL FANCIULLO MORTO. Sera luminosa, nel fosso cresce l’acqua, una donna incinta cammina per il campo. Io ti ricordo, Narciso, avevi il colore della sera, quando le campane suonano a morto.

Ciant da li ciampanis

Co la sera a si pièrt ta li fontanisil me paìs al è colòur smarìt.

Jo i soj lontàn, recuardi li so ranis,la luna, il trist tintinulà dai gris.

A bat Rosari, pai pras al si scunìs:io i soj muàrt al ciant da li ciampanis.

Forèst, al me dols svualà par il plan,no ciapà pòura: io i soj un spirt di amòur

che al so paìs al torna di lontàn.

CANTO DELLE CAMPANE. Quando la sera si perde nelle fontane, il mio paese è di colore smarrito. Io sono lontano, ricordo le sue rane, la luna, il triste tremolare dei grilli. Suona Rosario, e si sfiata per i prati: io sono morto al canto delle campane. Straniero, al mio dolce volo per il piano, non aver paura: io sono uno spirito d’amore, che al suo paese torna di lontano.

Pier Paolo Pasolini e il dialettoSullo "Stroligut", in quella lingua friulana tanto amata, Pasolini spiega molto didatticamente ai suoi lettori, prevalentemente contadini del paese, i "segreti" del loro stesso dialetto. Vale la pena leggere almeno uno stralcio dal suo scritto, nella "traduzione italiana" che Pasolini stesso fece:

"Il dialetto è la più umile e comune maniera di esprimersi. È solo parlato, a nessuno viene mai in mente di scriverlo. Ma se a qualcuno venisse quell'idea? Voglio dire l'idea di adoperare il dialetto per esprimere i propri sentimenti, le proprie passioni? […] con l'ambizione di dire cose elevate, difficili, magari; se qualcuno, insomma, pensasse di esprimersi meglio con il dialetto della sua terra, più nuovo, più fresco, più forte della lingua nazionale imparata nei libri? "Se a qualcuno viene quella idea, ed è buono a realizzarla, e altri che parlano quello stesso dialetto lo seguono e lo imitano, e così, un po' alla volta, si ammucchia una buona quantità di materiale scritto, allora quel dialetto diventa "lingua". La lingua sarebbe così un dialetto scritto e adoperato per esprimere i sentimenti più alti e segreti del cuore. […]""L'Italiano una volta, tanti secoli fa, era anche lui solo un dialetto, parlato dalla povera gente, dai contadini, dai servitori, dai braccianti mentre i ricchi e quelli che avevano studiato parlavano e scrivevano in Latino. Il Latino era insomma come adesso è per noi l'Italiano, e

Page 6: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

l'Italiano (con il Francese, lo Spagnolo, il Portoghese), era un dialetto del Latino, come adesso, per noi, l'Emiliano, il Siciliano, il Lombardo… sono dialetti dell'Italiano."

"Ma ecco che saltano fuori, in Toscana, scrittori e poeti che vogliono sfogare con più sincerità e vivacità i loro affetti, e in modo che tutti li capiscano; e così si mettono a scrivere nel loro dialetto toscano. In dialetto toscano Dante scrive la sua Divina Commedia, in dialetto toscano Petrarca scrive le sue poesie, e così quel dialetto un poco per volta diventa lingua e sostituisce il Latino."

"E siccome tutti gli altri dialetti italiani non danno né documenti scritti né poeti, la lingua toscana si impone su tutti e diventa lingua italiana."

"Per venire a parlare del nostro dialetto, fra i dialetti d'Italia, il Friulano ha una fisionomia sua e ben distinta, per certi caratteri e certe forme antiche che conserva e che non lo fanno confondere con nessun altro. […] Purtroppo però il Friuli, per tante ragioni, non ha avuto in nessun tempo un gran poeta che cantasse nella sua lingua e che gli desse splendore e rinomanza; il Friuli ha sempre dovuto adoperare quella parlata per i poveri lavori dei contadini, dei montanari, dei mercanti per ordinare o chiedere di mangiare, di bere, di fare l'amore, di cantare, di lavorare. […]

"Quando un dialetto diventa lingua, ogni scrittore adopera quella lingua conforme le sue idee, il suo carattere, i suoi desideri. Insomma ogni scrittore scrive e compone in maniera diversa e ognuno ha il suo 'stile'. Quello stile è qualcosa di interiore, nascosto, privato e, soprattutto, individuale. Uno stile non è né italiano né tedesco né friulano, è di quel poeta e basta".

(da http://pasolinipuntonet.blogspot.it/2012/05/pasolini-e-la-poesia-dialettale-1.html)

Le attività

Attività di lettura e comprensioneLettura e spiegazione delle poesie da parte del docenteLettura delle poesie da parte degli studenti

Attività di scritturaScrivere testi poetici imitando quelli dell’autoreScrivere testi poetici ispirandosi a quelli dell’autore

Biagio Marin

Page 7: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

MARIN, Biagio. – Nacque a Grado, allora sotto il dominio austriaco, il 29 giugno 1891 da Antonio e da Maria Raugna, primo di tre fratelli.

Il padre era persona di un certo rilievo sociale come sacrista della basilica di S. Eufemia e proprietario di un’osteria e di un trabaccolo, con il quale intratteneva rapporti commerciali con la vicina costa istriana. Il M., rimasto orfano della madre a neanche cinque anni d’età, fu allevato dalla nonna paterna, Antonia Maran, analfabeta, eppure donna di alta spiritualità, con la quale stabilì un legame profondo.

Il M. iniziò i suoi studi presso la scuola pubblica di Grado ma, a dieci anni, si trasferì a Gorizia per frequentare i corsi preparatori che gli dettero accesso al ginnasio di lingua tedesca. Bocciato al quinto anno, si spostò a Parenzo e poi a Pisino d’Istria, dove completò gli studi ginnasiali in italiano ottenendo la maturità nel 1911.

Fin dai primi anni il M. crebbe e si nutrì dell’esperienza dei luoghi, che seppe leggere e fare suoi, e senza i quali non è pensabile il suo itinerario di uomo e di poeta. In particolare dalla natia Grado gli venne l’antico dialetto veneto, connotato di forme arcaiche, in cui sarebbero fioriti, per oltre 72 anni, i suoi Canti de l’isola (…).

Il M. morì a Trieste il 24 dic. 1985 (…).

http://www.treccani.it/enciclopedia/biagio-marin_(Dizionario-Biografico)/

UNA CANSON DE FÉMENA

Una canson de fémena se stendecomò caressa colda sul paese;el gran silensio fa le maravegieper quela vose drío de bianche tende.

El vespro setenbrin el gera casto:

Page 8: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

fra le case incantàe da la so lusese sentiva 'na machina de cûsesbusinâ a mosca drento el sielo vasto.Inprovisa quel'onda l'ha somersoduto 'l paese ne la nostalgia:la vose colda i cuori porta vianel sielo setenbrin, cristalo terso.

Una canzone di donna si stende/ come carezza calda sul paese; /il gran silenzio fa le meraviglie/ per quella voce dietro bianche tende. // Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina da cucire/ ronzare a mosca entro il cielo vasto. // Improvvisa quell’onda ha sommerso/ tutto il paese nella nostalgia:/ la voce calda i cuori porta via/ nel cielo settembrino, cristallo terso.

Fa che la morte mia

Fa che la morte mia,Signor, la siacomò 'l score de un fiume in t'el mar grando,comò la melodiade la dosana¹ che de quando in quandoa ridosso de un faro la pianzotaper un momento,e la va via apena co' un lamentoverso l'averto, sensa lota.Fa che 'l gno ultimo respiroel se pusa sul mondo incòra ciaro,comò 'l maistro estivoin t'i puninti el cala sensa amaro.Tégneme senpre vivo,che posso ringrassiatede le ore de penae de quele beatee de la luse, Signor, mia zogia piena,d'ogni mio canto in te l'aria serena. 

Traduzione:

Fa' che la morte mia,Signore, siacome il fluire di un fiume nel mare grande,come la melodiadella dosana¹ che di quando in quandoa ridosso di una briccola piagnucolaper un momento,e va via appena con un lamentoverso l'aperto, senza lotta.Fa' che il mio ultimo respirosi posi sul mondo ancora chiaro,come il maestrale estivonei ponenti cala senza amaro.Tienimi sempre vivo,

Page 9: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

che possa ringraziartidelle ore di penae di quelle beatee della luce, Signore, mia gioia piena,d'ogni mio canto nell'aria serena.

¹ Termine veneziano che indica la marea che esce dalla Laguna di Venezia verso il mare.

Le attività

Attività di lettura e comprensioneLettura e spiegazione delle poesie da parte del docenteLettura delle poesie da parte degli studenti

Attività di scritturaScrivere testi poetici imitando quelli dell’autoreScrivere testi poetici ispirandosi a quelli dell’autore

Giacomo Noventa

Page 10: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

Giacomo Noventa, pseudonimo di Giacomo Ca' Zorzi (Noventa di Piave, 31 marzo 1898 – Milano, 4 luglio 1960). Frequentò le scuola elementari a Noventa di Piave e San Donà di Piave e poi il ginnasio al "Marco Foscarini" di Venezia, che lasciò per via del suo carattere indisciplinato. Nel 1912-1915 frequentò una scuola a Udine dalla quale fuggì nel 1915 per tentare di arruolarsi volontario nella prima guerra mondiale. Venne respinto perché non aveva raggiunto l'età minima, ma ritornò e si arruolò l'anno successivo al compimento dei diciotto anni.Alla fine della guerra, con la casa di Noventa di Piave prima occupata dalle truppe austroungariche e poi rasa al suolo dai bombardamenti inglesi, si stabilì con la famiglia a Venezia e alternò soggiorni con Torino, dove finì gli studi scolastici e si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza. A questo periodo risalgono le sue prime poesie.

Fino al 1934 rifiuta di trascrivere i versi in dialetto che recita agli amici Soldati, Debenedetti, Levi, Carocci, affermando perentoriamente che “scrivere è decadere”.

Solo tardi dunque la sua opera poetica è stata divulgata al di là della stretta cerchia degli amici

Il nucleo della poetica noventiana sta nel recupero di una poesia classica, cioè nemica di ogni individualismo e cattolica, ovvero nemica di ogni particolarismo, che sappia parlare al cuore dei “picoli” di quelle cose che i poeti italiani, nel loro linguaggio aristocratico, non sono più capaci di dire: “amore cuore dio giustizia”. Solo l’espressione dialettale può restituire alle parole la loro pregnanza, ma anch’esse rimangono al di qua di un limite non superabile.

https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Noventa

Un giorno o l'altro mi tornarò

Un giorno o l'altro mi tornarò,no' vùi tra zénte strània morir,un giorno o l'altro mi tornarònel me paese.Dentro le pière che i gà inalzàsu le rovine, mi cercarò,dèntro le pière che i gà inalzà,

Page 11: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

le vecie case.Sarò pai zoveni un forestier,che varda dove che i altri passa,sarò pai zoveni un forestier,no' lori a mi.Carghi dei sogni dei me vint'ani,vedarò i burci partir ancora,carghi dei sogni dei me vint'ani,dal Piave al mar.Cussì che in ultimo mi no' starò,coi altri vèci intorno al fògo,cussì che in ultimo mi no' staròa dir «Noialtri...».E a un dei tosi che andarà via,voltando i òci de nòvo al porto,e a un dei tosi che andarà via,ghe darò el cuor.

[Un giorno o l'altro io tornerò, non voglio morire tra gente straniera, un giorno o l'altro iotornerò nel mio paese. Dentro le pietre che hanno innalzato sulle rovine, io cercherò,dentro le pietre che hanno innalzato, le vecchie case. Sarò per i giovani un forestiero, cheguarda dove gli altri passano, sarò per i giovani un forestiero, non loro per me. Carichi deisogni dei miei vent'anni, vedrò i burchi partire ancora, carichi dei sogni dei miei vent'anni,dal Piave verso il mare. Così che alla fine io non starò, con gli altri vecchi intorno al fuoco,così che alla fine io non starò a dire «Noialtri...». E a uno dei ragazzi che andrà via,volgendo gli occhi di nuovo al porto, e a uno dei ragazzi che andrà via, darò il cuore.]

Le attività

Attività di lettura e comprensioneLettura e spiegazione delle poesie da parte del docenteLettura delle poesie da parte degli studenti

Attività di scritturaScrivere testi poetici imitando quelli dell’autoreScrivere testi poetici ispirandosi a quelli dell’autore

Page 12: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

La lingua istro-veneta

Mia mare, di Mate Balota (Mijo Mirkovic)

Mia mare la iera una gran povareta,la sapava la tera dei altri e i pavimenti la ghe lavava.La se cioleva tuti i ani de sta sua vita maledeta,e a poco a poco tuto ai altri la ghe dava.

Da la matina a sera i sui giorni i iera pieni de lavor,de note la viveva in pensier per i altri e co’una paura che snerva.La portava sola ogni peso perché la iera de bon cor,la serviva tuti gratis meo de la più brava serva.

Ela la pascolava le pegore, i altri le tosava,ela ghe dava de magnar ai porchi, i altri i magnava el persuto.Tuto quel che la ingrumava con fadiga, i altri ghe lo rubava:carne, vin e fighi, formaio, puina e tuto.

Anca da mi la me gha dà de tuto, ma poco ghe go tornà.La xe lontan de mi, sola senza nissun, sta mare mia.Se ela la ghe domandaria qualcossa ai vizini, forsi gnancai la staria scoltar.E anca se la pregaria Iddio, lu piutosto ai altri li aiutaria.

Saludi a quei de casa, di Mate Balota

Letera mia camina, va verso le nostre care contrade,saluda i parenti tuti, le nostre mare preocupadesaludime tute le crosere, i montisei, i scoi,saluda quei che i ga i mii ani e che i ga paura per noi

Saludime le valete, i campi coi cardi e usei,le putele sui balcon, con quei oci vivi e bei,saludime ogni sasso, ogni grota, ogni canton mio bel,e dindola ogni cuna dovi pianzi un putel.

Saludime tuti i contadini che ti trovi e ogni masserae dighe: dopo l’inverno vegnarà primavera.Oltre el mar xe tuto nostro, questo dighe,dove xe le mani dure, dove xe solo fadighe.

Page 13: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina

Saludime le valisele, le deserte stradele,credime, adeso me vien de pianser cò penso a quele.Ma corajo, cari mii, soportè ste cadene,l’ocio del foresto no’l devi veder le vostre pene.

Page 14: iclimena.gov.iticlimena.gov.it/wp-content/uploads/Poeti-e-poesie-nelle... · Web view// Il vespro settembrino era casto:/ fra le case incantate della sua luce/ si sentiva una macchina