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.... Nello specifico il mio obiettivo questa sera è quel-lo di aiutarvi, svelandovi le 5 pietre miliari del metodo incima, i 5 punti cardine di questo metodo, attraverso i quali ottenere ciò che volete e godere dei risultati otte-nuti.

Per noi questi due elementi vanno insieme, cioè molti di voi raggiungono degli obiettivi ma a volte si scopre di essere in-soddisfatti, alti fanno fatica proprio a raggiungerli.

Infatti io volevo farvi questa domanda: perchè è cosi diffcile ottenere ciò che si vuole, e quando lo si ottiene non si riesce a goderne pienamente?

Io facevo una rifessione: sono quasi 15 anni che siamo in questa sede a parlare di obiettivi e un’idea me la sono fatta nonostante io sia ottimista, e cioè che in linea di massima non è facile raggiungere gli obiettivi. Siete d’accordo?

Oppure intorno a noi c’è gente che trova che tutto sia facile, che la vita sia in discesa, che gli obiettivi si raggiungano facil-mente?

In linea di massima eh, ripeto io sono un ottimista e non ha senso parlare in senso assoluto, però in linea di massima fcciamo un po’ fatica, a meno che non si tratta di piccoli obiet-tivi; nel momento in cui ci poniamo degli obiettivi un po’ più interessanti, c’è qualcosa che non va.

Quindi la domanda è questa, perchè è cosi diffcile secondo voi? Perchè? E poi soprattutto perchè una volta ottenuti è cosi difficile goderne?

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Perchè appena raggiunto un obiettivo siamo già proiettati sull’obiettivo successivo, quindi siamo diventati bravi, siamo competitivi, abbiamo acquisito competenze, conoscenze, ce la facciamo, ma quando lo realizziamo è già passato, e quindi non riusciamo a goderne pienamente. Perchè?

Sarà proprio quello di cui parleremo oggi; io in particolare oggi ho compresso diversi argomenti in una conferenza di un’ora e un quarto, gli argomenti sono tanti quindi andrò veloce e vi darò gli strumenti che risponderanno a quella domanda, ci sarà la risposta.

Quindi il concetto è come sarebbe, provate ad immaginare, la nostra vita se ottenessimo gli obiettivi, i nostri desideri si realizassero, e riuscissimo a godere pienamente di quello che accade, come sarebbe?

Provate a pensare ad un obiettivo, uno, la cosa che desi-derate ardentemente in questo momento. Lo state pen-sando?

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Ecco come sarebbe se da qui ad un mese, una settimana, un anno (dipende dall’obiettivo) lo realizzaste? Andiamo a vede-re i 5 punti chiave di cui parlerò stasera cosi andiamo dritti al sodo e parliamo solo di contenuti.

Allora primo punto chiave, prima pietra miliare su cui è fonda-to il metodo incima: qualsiasi desiderio riusciate ad immagi-nare, quella realtà esiste già ed aspetta solo di essere osserva-ta. Che signifca?

Significa che la realtà che voi desiderate realizzare esi-ste già , esiste la relazione d’amore non dico perfetta, ma quella desiderata, esiste, è intorno a voi, vicino a voi; esiste il lavoro gratifcante, è qui, c’è già, non bisogna per forza andare lontani, in altri posti, c’è già; esiste già la serenità che voi desi-derate, c’è gia, dovete solo cambiare qualcosa ma c’è già ed è qui intorno a noi.

Aspetta solo di essere osservata, che signifca?

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In teoria potremmo dire “dovresti credere che esiste anche se non riesci a vederla” perchè se c’è già ma io non ne faccio esperienza, c’è qualcosa che non va, forse non riesco a veder-la, forse se ha bisogno solo di essere osservat, perchè io non la osservo? Perche non osservate la realtà che desiderate?

Perchè molto spesso si è concentrati su quello che manca, non su quello che desideriamo, giusto?

Quindi vi invito a ricordare questo primo punto, tanto sono solo 5 i punti da ricordare. Il primo punto è questo: qual-siasi desiderio riusciate ad immaginare, quella realtà esiste già ed aspetta solo di essere osservata.

Quindi da chi dipende realizzarla? Il primo elemento ci fa ca-pire che dipende da noi, tocca a me osservare la realtà che desidero; ma io che cosa osservo normalmente? Da appena sveglio fno a tardi?

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Osservo la mancanza, quello che mi manca, magari mi la-mento di qualcosa che non va, invece dovrei osservare quella realtà che desidero anche se non c’è. Capite che comunque non è facile.

Quello che ci viene chiesto nella costruzione dei nostri obietti-vi, nella costruzione della nostra vita, è di osservare qualcosa che non si vede.

Questo è il motivo per cui può essere difficile , perchè io devo osservare il mio desiderio come se fosse già realizzato, devo avere la capacitò di crederci, prima ancora di averne fat-to esperienza... è facile questo?

E’ facile vedere delle cose che non si vedono? Ci vuole uno sforzo, perchè anche a parlarne con un amico, dire “guarda che c’è già il mio obiettivo, io lo vedo” e lui ti dice “tu sei sce-mo, non è vero, non esiste, non lo vedo, dove sta?”.

Non si può fare nemmeno un discorso del genere con un ami-co, perche l’amico non lo vede, non riesce a vederlo e quindi non ti può appoggiare.

Quindi non è che io voglia fare il pessimista, è proprio un dato: i nostri sensi servono per confermare la realtà, non ci aiutano a vedere quello che non c’è, invece noi dovremmo iniziare ad osservare quello che non c’è fsicamente, perchè invece c’è nella possibilità di ottenerlo, ed è proprio l’osservazione di quello che c’è nella possibilità di ottenerlo, che ci permette poi di farne esperienza. Ci siete? Vado avanti.

Che cos’è la realtà? La realtà dei fisici quantistici è un mondo di infinite possibilità. Siete d’accordo con questa visione? Tutto è possibile nella realtà.

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Quindi noi siamo immersi in un campo di infnite possibilitò, infnite informazioni, tutto si può verifcare.

Fin dalla nascita noi abbiamo queste infnite possibilità, poi giorno dopo giorno queste possibilità diminuiscono, ma non è che diminuiscono nell’oggettività, continuano ad esserci; di-minuiscono per noi. Che cosa accade?

Vediamo prima che cosa sono le possibilità. Le possibilità è tutto quello che si può pensare. Cosa puoi pensare? Qualsiasi cosa. C’è limite?

Tutto si può pensare, tutto si può dire, tutto si può fare, questo signifca possibilità, il sentire, il volere, ogni cosa è possibile. Esistono due forme di realta, ed è qui che iniziamo a dare una spiegazione al perchè il primo punto chiave (qualsiasi deside-rio riusciate ad immaginare, quella realtà esiste già ed aspet-ta solo di essere osservata) può essere diffcile.

Una realtà è quella che noi percepiamo.

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Cosa percepiamo? Sto male, sono triste, mi hai risposto male, mi sento deluso, non dovevi farlo, mi sono licenziato, ho rot-to la macchina, ho comprato la macchina, mi sono sposato, divorziato. Questa è la realtà che si vede, che si tocca, già materializzata.

Questa è una realtà, ma non è TUTTA la realtà. C’è anche un altro tipo, la realtà potenziale. Pensateci un attimo, un attimo prima di realizzare un’esperienza, quella era una possi-bilità. Quindi un attimo prima io avrei potuto essere triste, un attimo dopo sono triste. Un attimo prima la tristezza era po-tenzialità, un attimo dopo realtà.

Ma l’attimo dopo potrebbe essere un’altra cosa, perchè men-tre sono triste, potrei anche tornare ad essere sereno, capite? Quindi coesistono queste due realtà. Una potenziale, possibi-le, ed una materiale, già materializzata.

Noi quale osserviamo?

Osserviamo quello che i nostri sensi ci permettono di osser-vare, quindi se mi sono fatto male, se ho sofferto, incontrerò un amico e gli racconterò della mia sofferenza per mezz’ora. Sapete perchè?

Perchè i miei sensi mi portano a descrivere ciò che è accadu-to.

Non diciamo che non sia vero, però fnche noi ci schiereremo dalla parte della realtà sensoriale, noi continueremo a descri-vere la realtà, non a creare nuova realtà, perchè non è di certo lamentandoci di un problema che noi possiamo creare la so-luzione a quel problema.

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Quindi a che cosa serve lamentarsi di un problema se non a descrivere la realtà, a rimanere nella lamentela, nella tristez-za, nel problema. Cosa accade?

Nulla, continuerò ad avere quel problema. Invece cosa si do-vrebbe fare? Si dovrebbe cominciare a considerare concreta-mente anche se sembra paradossale, che la realtà potenziale sia molto più concreta di quella fsica, che si manifesta, per-chè quella fsica, quello che noi viviamo, origina dalla realtà potenziale.

Tutte le esperienze che noi facciamo, un istante prima erano solo possibilità.

E allora perchè non fermarsi un attimo prima di fare l’espe-rienza, e considerare le varie possibilità, e scegliere quella che desideriamo?

Per farlo dovremmo avere una buona gestione degli stati d’a-nimo, dovremmo essere meno mentali, dovremmo ricono-scere quella realtà.

I fsici quantistici dicono che si può scegliere se schierarci dalla parte del conosciuto o dello sconosciuto. Il possibile è lo sconosciuto, perchè appunto è solo una possibilità, chissà che cosa accadrà tra un istante.

E noi invece amiamo la prevedibilità, perche se una cosa è prevedibile mi da sicurezza, se mi da sicurezza lo voglio, per-chè mi voglio muovere in un area di non rischio.

Se invece rientro un attimo indietro, e parlo di possibilità, po-trei migliorare la qualità della mia vita, ma potrei anche peg-giorarla.

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Nell’eventualità di correre questo rischio, rimango dove sono, ma non è nemmeno una scelta razionale; noi siamo comun-que abituati ad essere la persona che siamo, non siamo più noi a scegliere, sono le nostre abitudini.

Io uso sempre questo termine che non è bello, infatti con chi è più in confdenza mi è più facile: noi siamo degli zombie, ci muoviamo pensando di essere artefci della nostra vita e in-vece siamo ipnotizzati dal nostro passato che sta decidendo per noi quali possibilità si devono materializzare.

Quindi il prossimo istante è più probabile che io viva l’espe-rienza che mi aspettavo di vivere, piuttosto che cercare altre possibilità, perchè non scelgo.

Sono in un sogno profondo, sono ipnotizzato, non sono nella facoltà di scegliere. E quindi voglio migliorare il mio fatturato ma non posso farlo perchè penso di non riuscirci, perchè c’è la crisi, perchè c’è qualcosa che non va in me, nei miei col-laboratori, nella mia azienda, nel mercato; voglio trovare la persona giusta con cui condividere la vita, l’amore, la felicità, la famiglia ma gli uomini/le donne sono tutti/e uguali e quindi non è possibile.

Ma non è vero! E’ anche cosi, è anche diffcile, ma può essere anche facile. E’ facile e diffcile contemporaneamente, perchè dovrei scegliere già prima che è diffcile? E qua non sto parlando di pensiero positivo, ci tengo a dire, non vi sto esortando ad essere ottimisti.

Non c’è nemmeno bisogno di essere ottimisti, basta es-sere consapevoli di avere le possibilità.

Certo devo essere propositivo, devo andare nella direzione dei miei obiettivi, non nella direzione di ciò che non voglio.

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Non bisogna nascondere i problemi, bisogna affrontarli, rico-noscerli ed affrontarli con la consapevolezza di poter scegliere perchè prima ancora di fare esperienza, del prossimo istante, noi siamo in un campo di possibilità e siamo nelle condizioni di scegliere, a meno che quell’attimo non ci coglie di sorpresa e allora in quel caso sarà il nostro passato a scegliere per noi. Ed è questo quello che accade costantemente. Vi avevo detto che sarei andato veloce perchè devo fare un sacco di roba. Tutto chiaro?

Quindi all’interno di queste infnite possibilità noi occupiamo una posizione, siamo li, e ognuno di noi continua a vivere in linea di massima in un’area di prevedibilità che con i suoi limiti stabilisce ciò che per noi è possibile o impossibile.

Se vogliamo fare un’esperienza diversa dobbiamo spo-starci. Lungo questo corridoio incontriamo sempre le stesse persone, viviamo sempre le stesse emozioni, facciamo sem-pre le stesse esperienze e non cambia nulla.

Devo cambiare ambiente, ma non fisicamente, devo cambiare ambiente nel campo delle possibilità. Devo scegliere un’area in cui ciò che desidero è possibile. Come faccio?

Immaginate il campo di possibilità, tutto è possibile. Come facciamo a fare esperienza di alcune di queste possibili-tà? Attraverso la conoscenza.

Quindi immaginiamo che questa (slide) sia una mappa. Come faccio a muovermi effcacemente, nel minor tempo possibile? Ho bisogno di conoscenze.

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Quindi le conoscenze mi permettono di fare esperienza all’in-terno del campo delle infnite possibilità; grazie alla conoscen-za io posso muovermi, posso pensare certe cose perchè so di poterlo fare, posso dire, pensare agire, volere, perchè l’ho imparato. Posso! Capite?

Posso perchè so di potere. E’ una questione di cono-scienza. Cosa conosciamo del mondo possibile?

Conosciamo solo quello che fno ad oggi è stato possibile, ab-biamo un bagaglio di conoscenze che ci hanno bloccato nelle nostre possibilità, ma se noi vogliamo di più dobbiamo andare oltre, quindi con le nostre conoscenze possiamo fare espe-rienza parziale di questo campo di possibilità.

Ma se siamo qui è perchè siamo soddisfatti di quello che c’è ma vogliamo di più. Se vogliamo di più dobbiamo acquisire nuove conoscenze, perchè non si può pensare di vivere una porzione di realtà più ampia senza nuove conoscenze.

E’ come dire “vorrei parlare tedesco” cosi, senza studiarlo.

E gestire gli stati d’animo, non è forse una competenza?

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Imparare a gestire l’ansia, a relazionarsi effcacemente, ad es-sere meno reattivi, sviluppare la propria leadership, non sono competenze?

Se ce l’hai bene, ma se non ce l’hai la puoi acquisire come qualsiasi altra conoscenza, come una lingua straniera; siamo qui per questo.

Solo che è chiaro che se devo imparare una lingua straniera vado nella scuola dove si impara la lingua straniera, funziona cosi. Culturalmente sappiamo come si fa.

Ma se si tratta di sviluppare, irrobustire la propria psicologia, o di diventare leader e quindi di potenziare la propria capacità di scelta all’interno delle infnite possibilità, li siamo un po’ persi, perchè non sappiamo dove andare e se quello che faremo ci porterà ove vogliamo arrivare.

Ecco perchè il metodo. Quando noi 15 anni fa abbiamo crea-to il Metodo INCIMA, lo abbiamo fatto per questo, perchè c’e bisogno di un metodo passo passo per generare fducia nelle menti, perchè se non ho fducia nel prossimo passo, io non lo faccio.

E allora abbiamo creato un metodo in modo tale che all’interno di queste scatole tu sia libero di creare la tua realtà ma sia anche sicuro di fare la cosa giusta.

Il rischio sarebbe di percepirsi nell’errore e quindi di perdersi per strada. Quante volte è successo che abbiamo cominciato a fare qualcosa e abbiamo mollato, perchè ad un tratto abbia-mo dubitato che quella fosse la cosa giusta, il percorso giusto, le informazioni giuste. E ci siamo persi per strada.

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Avere invece un metodo che ti incanala, che ti segue, e ti fa rialzare quando stai cadendo, e la sensazione di non perdere tempo o di non essere nell’errore ti da sicurezza, e quindi que-sto ti da forza nel continuare.

Quindi per muoversi all’interno delle infinite possibilità serve conoscenza. Siete d’accordo?

Quindi 100% magari no, ma per aumentare le possibilità di riuscire e di ottenere quello che voglio nella vita devo avere un quantitativo di conoscenza, che poi si trasforma in esperien-za, tale da dire ok ce la posso fare. E’ la conoscenza che governa poi il comportamento. Se non so, ho paura e quindi rimango nella staticità.

La conoscenza attiva il movimento, attiva il cambio di direzione, perchè mi da sicurezza.

Cosi come la nebbia, nella nebbia non ci si muove in maniera serena, quindi abbiamo bisogno di vederci chiaro perchè se non ci vediamo chiaro rallentiamo, abbiamo paura.

Quindi quali sono le conseguenze positive del mio cambia-mento? E quali sono le conseguenze negative se dovessi oggi pensare che fra 5 anni nulla è ancora cambiato di quello che sto vivendo?

Ecco io devo conoscere le conseguenze negative e positive, perchè questa conoscenza mi permette di andare, perchè se non so brancolo nel dubbio e sarò dipendente dalle emozioni, dai fattori esterni e dall’ambiente.

Quindi vediamo un po’ qual’è lo sbaglio più grande che molti commettono, non voi perchè voi da oggi in poi non commet-terete più quest’errore, nella costruzione dei propri obiettivi.

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Quindi passiamo al secondo punto.

Il secondo elemento, la seconda pietra miliare del Me-todo INCIMA è questo: bisogna conoscere i tre livelli dell’apprendimento.

Io userò dei termini un po’ tecnici ma poi preferisco usare de-gli esempi concreti. Vediamo però quali sono questi 3 livelli di apprendimento.

Dobbiamo andare qui (slide) a vedere il nostro cervello. Noi abbiamo 3 cervelli. Senza entrare nel tecnicismo diciamo 1°, 2° e 3° cervello.

Il primo è quello pensante , per esempio in questo mo-mento io sono intenzionalmente determinato a parlarvi in un determinato modo, e questo sta attivando il mio cervello pen-sante, perchè sono presente ed intenzionale in quello che sto facendo.

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E’ chiaro che ci sono dei momenti in cui voi siete altrettanto attenti e dei momenti in cui spegnete un po’ quest’area. Il se-condo cervello è quello emotivo, il terzo cervello è quel-lo della mente subconscia, il cervelletto.

Vediamo come funzionano questi 3 cervelli, ve lo spiego fa-cendovi un esempio. Chi di vuoi gioca a tennis?

Nessuno, benissimo perchè stiamo parlando di apprendimen-to. I tre livelli dell’apprendimento quali sono?

Il primo livello è che io devo pensare, quindi vado a vedere una partita di tennis e attivo il mio cervello, vedo i movimenti, ci siete?

Vedo un video corso sul tennis, vedo Wimbledon, veo un ami-co giocare, vado a vedere una racchetta, entro in un negozio di tennis e vedo l’attrezzatura.

Che sto facendo? Sto attivando la neo-corteccia, il primo cer-vello, per acquisire l’informazione. So giocare a tennis?

No, ma voglio giocare a tennis, quindi il lobo frontale, il luogo dell’intento, io lo utilizzo per manifestare il mio intento. Poi vado a giocare a tennis, mi prenoto, faccio una lezione di ten-

nis, e comincio a fare esperienza del tennis.

Non sono un tennista, ma sto imparando, sto già interessan-do il secondo cervello perchè sto facendo esperienza, il cer-vello emotivo.

Quindi nel percorso di apprendimento che un giorno mi vedrà tennista, io sto seguendo una certa strada: prima prendo le informazioni, poi ne faccio esperienza, sono un tennista?

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No, ma ne so più di prima? Si. Ne so più di qualcuno che non gioca a tennis? Si. Ora cosa deve accadere affnchè io diventi un bravo tennista? Devo ap-plicarmi, devo allenarmi.

Cosi funzionano i tre cervelli.

Quindi prima osservo, prendo le informazioni, man mano che prendo le informazioni, queste mi serviran-no per costruire una rete neurale che mi aiuterà a fare esperienza, quando faccio esperienza interesso il se-condo cervello, e poi allenandomi ripetutamente, quel gioco, quelle informazioni mi diventano automatiche.

Il primo cervello, il “cervello pensante” è la neo-cortec-cia. E’ la sede della mente conscia, l’architetto e il progettista.

Ti permette di imparare, di ricordare, pianifcare, analizzare, creare, speculare sulle possibilità, inventare e comunicare.

Il primo cervello elabora il sapere e predispone al fare. Quando fai pensieri nuovi, inizia a impostare la modifca del tuo comportamento, in modo che, quando ti si presenterà l’occasione, agirai in modo diverso.

Quando ti trovi nel bel mezzo di un’esperienza, i tuoi sensi in-viano alla neo-corteccia una raffca di informazioni provenienti dall’esterno e le sue reti neurali si organizzano per rifettere l’evento.

Si attivano così nuovi schemi neurali e il cervello emoti-vo produce e rilascia peptidi (molecole di emozioni).

Le emozioni sono prodotti fnali dell’esperienza; [ una nuova esperienza crea una nuova emozione ].

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Le emozioni inducono il corpo a registrare chimicamen-te l’evento: significa che inizi a incarnare ciò che stai imparando. Noi oggi siamo qui, ci stiamo piacendo, gli argomenti sono in-teressanti, bello, ho deciso, voglio lavorare sulla mia serenità, sulla mia calma.

Voglio essere un po’ più calmo, quindi meno reattivo.

Ma non sono abituato, perchè tendenzialmente sono uno che si arrabbia. Partiamo da questa condizione.

E se sono uno che tendenzialmente si arrabbia, devo fare at-tenzione a non cadere nell’automatismo; quindi faccio atten-zione, è proprio questo il termine, e di cosa c’è bisogno per fare attenzione?

Della neo-corteccia, quindi faccio attenzione, mi suonano, quasi mi stanno tamponando ed io abbozzo un sorriso.

Non sono me stesso eh, il me stesso che intendo si riferisce alle proprie abitudini, perchè noi possiamo essere qualsiasi cosa. Solo che tendenzialmente noi non scegliamo, quindi sceglie il nostro passato e noi in quelle condizioni ci incazzia-mo, per cui ci vuole attenzione.

Quindi sono presente, è come se mi stessi dicendo “stai cal-mo, stai calmo”. Però ne sto anche facendo un po’ esperien-za, magari mi sto veramente calmando, cammino per strada e mi dico “bravo, cosi si fa, ce l’hai fatta”.

Ora però attenzione, devi vivere, devi ripetere queste esperienze finchè non ti diventano abitudine, perchè se no non ce la fai a raggiungere l’obiettivo.

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Quindi continuo a stare attento, torno a casa e mi aspettavo che mio marito mi desse una mano a lavare i piatti e invece trovo una montagna di piatti dopo una giornata di lavoro.

Ovviamente parto come se mi stessi arrabbiando ma poi mi dico “ok hai fatto la conferenza, devi stare calma, lobo fronta-le, neo-corteccia ecc.” e dici ok li lavo io i piatti.

Mentre lavo i piatti mi distraggo dalla presenza sulla calma e chi si attiva?

La mia abitudine ad incazzarmi. Ecco, non deve accadere nulla in quel momento intorno a me, perchè se accade qualcosa io ne approftto per scaricare la mia rabbia, perchè è quello di cui ho bisogno in quel momen-to, e quindi non succede niente, vado a dormire, mio marito prova a darmi un bacio ed io dico “non tanto, è tardi, sono stanca”.

Però mio marito in quel momento invece di dirmi “ti capisco, ti comprendo, anzi mi sorprende che non ti sia incazzata, stra-no”, mi dice anche “ e tu, sempre dall’altra parte ti giri”.

In quel momento scatta il subconscio e succede quello che non doveva succedere.

Ma io posso anche litigare e ricordarmi la mattina dopo che comunque ho deciso di cambiare, e ricomincio, e tra alti e bassi e alti e bassi, un po’ cambio, cambia qualcosa. Perchè?

Perchè mi sto allenando e sto giocando a tennis ripetutamen-te.

Cosi funziona l’apprendimento.

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Perchè io vi dico che tutti commettono un errore che noi da questo momento in poi non vorremmo più com-mettere?

Perchè normalmente si confonde il sapere con l’essere.

A volte succede che dico qualcosa e qualcuno mi risponde “ah questa cosa la so”.

Ma io lo so che lo sai, non è questione di sapere, è questione che non lo sei, perchè non si tratta di conoscenza del primo cervello, o nemmeno una conoscenza superfciale.

Io ti sto parlando di una conoscenza profonda, se tu vuoi far svoltare nella tua vita tutte le cose di cui hai bisogno, le devi conoscere a livello profondo, non superfciale, devi cambiare, devi smettere di essere quello che eri, per diventare quello che vuoi essere.

E smettere significa cambiare ad un livello profondo.

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Non puoi continuare a tenere in piedi una rete neurale di in-formazioni del passato, cosi radicata, cosi potente, cosi inte-grata nella chimica del tuo corpo, e pensare che con piccoli cambiamenti tu possa realizzare i tuoi obiettivi.

E’ una follia, ed è questo il motivo per cui si fallisce molto spesso, e ci si chiude in se stessi, e si rinuncia, si rinuncia, si rinuncia sempre di più.

Una donna potrebbe avere diffcolta nelle relazioni, per esem-pio, a 20, 21, 22, 23, 24, 26, 28, 30, relazioni diffcili, diffcili, diffcili, poi arriva a 40 e non può manco diventare mamma.

Ma di che stiamo parlando? Non puoi pensare di cambiare i risultati della tua vista senza fare un cambiamento interiore, e per cambiamento interiore intendo attraversare i 3 livelli dell’apprendimento.

Ecco perchè ci vuole un metodo, perchè io ti devo dire cosa accadrà domattina al tuo risveglio, cosa dovrai fare quando ti perderai, ti devo dare degli strumenti per allenarti e riprogrammare il tuo inconscio, devi la-vorare su qualcosa.

Vado avanti. L’errore è questo, confondere il pensare con l’es-sere, fermarsi al sapere e non conquistarsi l’automatismo.

Finchè non conquisti l’automatismo, la partita è persa, non sei tu a gestire la tua vita, ma gli schemi che sono nel tuo sub-conscio.

E se questi schemi ti fanno stare male, devi cambiare. E quindi comincio ad osservare ed ad imparare ad acquisire la conoscenza che mi consente di gestire al meglio i miei sta-ti d’animo, di essere più sereno, di cambiare focus invece di lamentarmi continuamente, ecc.

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Comincio a diventare libero, libero di scegliere, e più diven-to libero, più lascio gli altri liberi di essere se stessi; e quando c’è la libertà e l’amore, tutto cambia, tutto comincia a girare.

Quando non c’è la libertà, ma c’è il tentativo di controllare e cambiare gli altri, non funziona, perchè questo è innaturale.

Nessuno di noi vuole essere privato di alcune possibilità. Ok?

Quindi, terzo punto, ci siete?

Terzo punto: la mancata realizzazione dei nuovi obiettivi (che non vi riguarda ormai più perchè già siete ad un livello superiore da mezz’ora a questa parte) è causata da un altro errore fondamentale, ossia la mancata inversione della legge causa-effetto.

Che signifca?

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Cercherò di spiegarvelo in maniera altrettanto semplice.

Normalmente noi siamo esseri tendenzialmente sensoriali, cioè ci affdiamo al nostro modello mentale come se la realtà fosse solo quella che noi vediamo e tocchiamo, confondiamo la nostra idea della realtà con la realtà vera e propria.

Pensate, noi non conosciamo nemmeno noi stessi, abbiamo un’idea vaga di chi siamo, ma noi non possiamo mai entrare in contatto con noi stessi; possiamo entrare in contatto con l’idea che ci siamo fatti di noi stessi.

Tant’è vero che io posso credere di non essere capace di una determinata cosa, e quella è l’idea che io ho di me, poi magari acquisisco una certa capacità e quindi che è successo?

E’ cambiata l’idea che ho di me, prima pensavo di poter fare 3, ora penso di poter fare 4, ma è sempre un’idea! Le possibilità infnite noi non le percepiamo, perchè ci fdiamo solo dei no-stri sensi. Ma la realtà potenziale di cui parlavo all’inizio è la fonte di tutte le nostre esperienze, quindi noi dovremmo imparare a relazio-narci con essa, e alla fne non è cosi diffcile.

Voi siete qui perchè fsicamente vi siete spostati?

C’è stata un’intenzione, cioè ho pensato di essere qui e di as-sistere ad una conferenza interessante, oppure ci vado perchè me l’hanno detto, e mi immagino come sarà: una palla per esempio.

Ad ogni modo è accaduto che voi state facendo esperienza di un qualcosa che avete osservato prima di percorrere la via che vi ha portato aldilà del ponte, quindi prima di essere qui voi avevate un’idea, un pensiero.

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Questo accade in ogni esperienza della nostra vita, quindi l’in-versione della causa-effetto che cos’è?

E’ un osservare il nostro focus sull’obiettivo per renderci conto se aldilà del ponte noi stiamo vedendo il nostro obiettivo rea-lizzato oppure stiamo vivendo un fallimento.

Perchè se prima di partire il mio focus sull’effetto è “non ce la farò mai” sarò stato io stesso a creare le cause per non farce-la, dentro e fuori di me.

Sarò stato poco determinato, dubitante, avrò attivato quelle risorse che mi hanno impedito di riuscire.

C’era magari bisogno di pazienza e non l’ho avuta, c’era bisogno di crederci e non ci ho creduto.

C’era bisogno di alcune cose che avrei attivato solo pensando di potercela fare, ed io aldilà del ponte, il mio focus sull’obiet-tivo dovrei conoscerlo prima di partire: ed è questo il motivo per cui molti obiettivi non si realizzano, perchè noi pensiamo che basti camminare lungo il ponte e poi arrivare dall’altra parte, ma non è cosi.

Prima di agire, prima di fare esperienza, prima di incontrare le persone giuste, le situazioni giuste, di fare le esperienze funzionali ai nostri desideri, noi dovremmo avere un focus sull’obiettivo desiderato; ma se io sto pensando già che nulla cambierà nella mia vita, non partire!

Perchè ti dico già che non ce la farai, perchè nel campo delle infnite possibilità il 100% non esiste, ma se ci credi, le proba-bilità di farcela un po’ aumentano.

Per chi è più facile riuscire in qualcosa, per chi ci crede o per chi non ci crede?

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Quindi terzo punto, uno dei motivi per cui non realizzia-mo i nostri obbiettivi è perchè non osserviamo la qualità del nostro focus sull’effetto desiderato.

Guardiamo aldilà del ponte e diciamo “desidero una vita feli-ce”, ma in realtà non me l’aspetto, so che non arriverà mai.

E quindi io continuo a percorrere questi ponti con l’illusione che sia suffciente il desiderare per creare la realtà ma ho fatto l’errore di non accorgermi che il focus sull’effetto determina le cause.

Nella fsica classica, percezioni sensoriali, la causa precede l’effetto, le azioni e i comportamenti precedono i risultati.

Cioè io se devo ragionare in termini sensoriali dico che per spostare quel computer ci son volute le mani e l’ho spostato.

Ma c’è qualcosa prima, c’è la mia idea, se no il computer non si sposta. Nella fsica quantistica, il mondo dell’energia, l’effet-to precede la causa, quindi le azioni e i comportamenti sono la conseguenza della qualità del focus sui risultati.

Quindi che cosa volete ottenere? Volete cambiare in meglio la vostra vita?

La prima cosa in cui vi posso aiutare è capire se voi ci credete veramente.

Perchè se non ci credete veramente abbiamo un proble-ma, che non è il desiderio, quello è normale che ci sia, ma è l’aspettativa.

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Dobbiamo fare un lavoro sull’aspettativa, e si può fare, ma c’è bisogno di te, non è che qualcuno al posto tuo può volere il tuo cambiamento più di quanto lo voglia tu.

Tu devi comprendere questi concetti e poi devi pedalare; io ti do un input, ti spiego, ti tengo per mano, ti do gli strumenti, ma poi tocca a te.

Quarto punto: per ottenere ciò che vuoi e godere di quello che ottieni devi cambiare il modo di ottenere ciò che vuoi.

Leggete bene. Che signifca?

Come otteniamo noi le cose normalmente? Per ottenere qual-cosa che facciamo? Ci poniamo un obiettivo che risponde alla domanda “cosa vuoi raggiungere?”.

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Voglio aumentare il mio fatturato, ad esempio. E quindi inizio a lavorare, e già mi dimentico del focus, perchè domani mattina devo fare 10 appuntamenti per aumentare il fatturato, non è che aumenta da solo.

Più fai più ottieni, di solito ragioniamo cosi, ma non è vero! Non è vero in senso oggettivo, forse i nostri genitori ci hanno insegnato che bisogna lavorare, nessuno sta dicendo il con-trario, nessuno dice che non bisogna sacrifcarsi.

La questione è un’altra.

E’ che si possono realizzare gli obiettivi anche in una maniera più facile, cioè invece di lottare con le variabili esterne e quelle interne, noi potremmo relazionarci sono con quelle interne.

Noi abbiamo due nemici, uno è la fuori, e uno è dentro di noi, ma vi sembra naturale che per la realizzazione dei miei obiet-tivi io debba lottare con gli altri e con me stesso?

Vi sembra saggio? Noi siamo quindi abituati ad essere com-petitivi, perchè si è competitivi?

Perchè si parte con un’idea di mancanza. Cioè “ho paura di non farcela, di non avere le risorse, di fallire” le paure, il fo-cus sulla mancanza.

Questo ci rende competitivi perchè abbiamo bisogno di competere, perchè i primi ostacoli da superare li met-tiamo noi stessi.

E quindi noi cosa sviluppiamo più di ogni altra cosa per poter lottare? La forza di volontà.

Se vuoi puoi, ok, però c’è un abuso della forza di volontà.

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La forza di volontà è come dire devo andare da qui a Milano, metto la prima e voglio arrivare in prima a Milano, e quindi continuo ad accelerare.

E’ chiaro che prima o poi il motore si spacca, è chiaro che prima o poi mi sentirò stanco, non ce la farò più, all’ennesimo tentativo fallimentare non ce la farò più.

“Devi lottare, ci vuole forza di volontà” ma è da una vita che lotto e ci metto forza di volontà, ce ne metto tanta e mai nulla è cambiato.

Questo perchè si fa leva sulla forza di volontà per realizzare i propri obiettivi. E attenzione, con la forza di volontà si riesce anche a realizzarli, ma si paga un prezzo molto alto. Si paga il prezzo della competizione, della lotta, di dover por-tare avanti se stessi, le zavorre e vincere le sfde che sono fuo-ri. Ad un certo punto tu arrivi, sei la persona più entusiasta del mondo, per aver realizzato il tuo obiettivo, ma non sai come godere di quel momento.

Perchè se tu per anni hai imparato ad ottenere i tuoi obiettivi con la lotta, che cosa c’è nel tuo subconscio?

La lotta! Continuerai a lottare. E non puoi smettere, raggiungi il tuo obiettivo e non puoi godertelo, perchè?

Perchè non hai mai goduto in vita tua per più di qualche ora, sei stato sempre nell’insoddisfazione anche quando ce l’hai fatta! Può essere questa la vita?

Poi fnisce eh, stiamo parlando come se fossimo immortali. Siamo a tempo, eppure ci permettiamo il lusso di vivere con tutti questi pesi.

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Ecco che se vuoi godere ciò che ottieni devi cambiare il modo in cui realizzi i tuoi obiettivi.

Non più a partire dalla percezione della competizione e della mancanza, ma partire dalla percezione della fducia, dell’ab-bondanza e della fede in se stessi.

Non signifca che non bisogna fare magari 10 appuntamenti, ma un conto è fare 10 appuntamenti e non aver fducia del ri-sultato fnale, un conto è fare 10 appuntamenti e avere fducia. Non è il cosa che si deve cambiare molto spesso, ma è il come lo fai. Ma per sentirti a tuo agio nelle tue azioni, devi sentire di potercela fare.

E’ proprio quello che manca, io lo percorro questo ponte, ci arrivo dall’altra parte, ma il mio sentimento non era quello di cui ce l’avrebbe fatta, e quindi ho dovuto lottare con tutto, con tutti e con me stesso.

La forza di volontà è legata a quanto è allenato il lobo frontale, infatti ci sono persone con scarsa volontà, con difficoltà a prendere l’iniziativa, sono un po’ più pigre.

Questo si può aggiustare facilmente, basta allenare il lobo frontale. Pensate un po’, più alleni l’intento e sviluppi quest’a-rea del cervello a rimanere concentrato, non ti farai distrarre da quello che è intorno a te. E questo si può allenare, il cervello è un muscolo.

Quindi la sfida è godere di ciò che si ottiene, non solo ottenere ciò che si voleva.

Quando io torno a casa, dove c’è mia fglia piccolina di 3 anni e mezzo e io non ci sono mentalmente, i miei giochi sono di-versi da quando invece sono mentalmente presente.

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Allora quando arrivo li cosa faccio?

Uso la mente per mascherare la mia assenza, e quindi la pren-do in braccio, le faccio fare giochi, capriole, ecc.

In realtà, quando è cosi, quando non lo faccio intenzionalmen-te, io non ci sono, sono in corsa per il raggiungimento dei miei obiettivi e non mi sto godendo il momento presente, che è mia fglia che mi sta aspettando dopo una giornata di lavoro.

Succede, a me succede e quando mi succede mi fermo e dico “aspetta, non me ne frega niente, stop, adesso mi devo gode-re mia fglia”.

Posso farlo perchè me ne accorgo e sono allenato. Ma se tu non sei allenato, innanzitutto non te ne accorgi, e anche se te ne accorgessi non sarebbe facile essere presente.

E questo vale in ogni ambito della nostra vita, non è facile es-sere presenti per noi stessi, perchè si è sempre proiettati su un futuro che è intaccato dal nostro passato.

Noi continuiamo a proiettare le nostre paure, le nostre insod-disfazioni, le nostre inadeguatezze, le nostre sconftte sul fu-turo e continuiamo a perdere; e quando vinciamo magari sia-mo anche portati a dire “ok, non durerà” e non dura.

Andiamo avanti. Ecco, un’altro errore che si fa.

Tendenzialmente c’è una differenza tra il volere e l’aver bisogno.

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Un conto è andare verso un obiettivo perchè si vuole ottenere qualcosa; un conto è aver bisogno di ottenere qualcosa.

Quando io voglio qualcosa e non ne ho bisogno, il mio focus è sul desiderio, su quanto è bello poter realizzare quell’espe-rienza; quando io invece ho bisogno, la concentrazione, il mio focus è su quello che mi manca.

E’ come dire ho una fame devastante, il mio focus è sulla fame. Sto bene, desidero un bel dolce, e mi gusto il dolce.

Quindi siamo animati dal bisogno o dal volere?

Perchè c’è una differenza importante, fondamentale.

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fondamentale capire dove guarda il nostro focus, perchè se io guardo aldilà del ponte e aldilà del ponte io sto comunque os-servando ciò che mi manca, e quindi spero che vado che vada tutto bene perchè ne ho proprio bisogno, è come se stessi dicendo “ho paura di non farcela”.

E se ho paura di non farcela, aumento le possibilità di non farcela. Come nel caso contrario se non ho bisogno e quindi sono sereno e tranquillo ho una sensazione di fducia, e quindi quando guardo aldilà del ponte e c’è il desiderio, io ho la sensazione che ce la farò, e questo aumenta le probabilità di riuscire.

Questo è un altro errore oppure un trucchetto che noi do-vremmo osservare nella costruzione dei nostri obiettivi. Ok? Quindi infne, quinto punto: come risolviamo noi queste anomalie comportamentali?

I primi 3 passi del metodo incima per ottenere facilmente quello che vuoi e goderne pienamente, perchè ripeto questi elementi vanno insieme, ottenere e godere.

Noi abbiamo fatto un corso di recente a Bologna, un corso esterno, eravamo 20 imprenditori, tutti facenti parte del me-todo incima, e siamo tutti andati a fare un corso di organizza-zione aziendali.

Loro sanno come si realizzano gli obiettivi.

Anche loro prima realizzavano i propri obiettivi in un modo che procurava loro ansia, stress e insoddisfazione. Il lavoro ch è stato fatto con loro è stato questo: riuscire a realizzare i propri obiettivi ed aumentare anche la quantità e l’entità degli

obiettivi da realizzare, ma imparando a goderne.

Se nel campo delle infnite possibilità siamo noi a scegliere quali tra queste possibilità diventerà un’esperienza per noi, è

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Quindi vediamo un po’ quali sono questi 3 passi e poi finiamo. Decisione, direzione, programmazione.

Questo è quello che fa il metodo incima.

Prima di tutto, attraverso un lavoro che viene fatto inizialmen-te insieme, cioè una sessione di coaching individuale, dira-diamo la nebbia, capiamo da dove parti, che cos’è che ti ha portato dove sei, che cosa c’è di migliorabile, che cosa c’è che non va, e poi dobbiamo stabilire dove vuoi arrivare, e insieme stabilire una strategia per arrivarci.

Questa valutazione reciproca perchè entrambi ci valutiamo l’un l’altro, serve a voi per comprendere, andare un po’ più in profondità e capire se possiamo esservi utili e se lo volete ve-ramente, mentre a me serve per capire se lo volete veramen-te, perchè se non lo volete veramente, vi assicuro che sono io a dirvi “non è il momento per farlo” perchè non funzionerebbe.

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pensare, perchè noi non volgiamo avere brutti risultati, non vogliamo fallire, noi vogliamo 20 partecipanti e tutti e 20 vo-gliamo che raggiungano il proprio risultato.

Quindi per noi è una grande responsabilità quel colloquio, e attraverso esso noi ci rendiamo conto se vi possiamo garanti-re il risultato fnale oppure no.

Se non ve lo possiamo garantire ve lo diciamo. Se invece ci sono i presupposti per riuscire, uno tra questi è la motivazione, allora in quel caso vi diciamo “questo è il corso giusto per te”.

Anche perchè siamo arrivati penso alla 70esima edizione, quindi un migliaio di persone son passate da qui. E quindi noi attraverso il coaching individuale, lavoriamo su questo: prendere una decisione, non se fare o meno il percorso, ma decidere se realizzare i propri obiettivi, perchè durante il percorso noi vi aiuteremo a decide-re ogni giorno, più volte al giorno di realizzare i propri obiettivi, finchè non diventa subconscio, finchè non diventa automatico.

Pensate che quella decisione non basta prenderla una volta, bisogna prenderla più volte durante il giorno, perchè quando vi dimenticate di aver deciso, si attiva il subconscio, che vi ricorda che sarebbe meglio non cambiare.

E quindi noi lavoriamo insieme per aiutarvi a decidere costan-temente per tutto il percorso, dandovi una direzione e condi-videndo la direzione, perchè attraverso il Metodo INCIMA tu puoi osservare in maniera consapevole tutto il tuo cammino, e scegliere.

Noi siamo bravi, ma non possiamo sostituirci alla vostra vo-lontà, quindi, come scrivevo su Facebook qualche giorno fa, noi abbiamo molto da perdere, più di quanto voi possiate

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La direzione dev’essere mantenuta, perchè ci si perde per strada, e se ci si perde senza una guida, si rischia di non tro-vare più l’obiettivo; invece se ci si perde con una guida è già diverso perchè la guida ti può aiutare a rimetterti sul percorso.

Chiaro?

Ed infne programmazione.

Programmazione signifca soprattutto, oltre che pianifcare le attività, riprogrammazione mentale, quindi esercitazioni mentali per riprogrammare i nostri schermi, perchè questo è un lavoro che si può fare facendo esperienza, ma anche ripro-grammando con esercizi la propria mente, con meditazioni ed esercizi vari.

Noi abbiamo creato un metodo personalizzato, siamo i pri-mi io dico in Italia, ma credo molto più che in Italia, siamo i primi e gli unici ad aver creato le meditazioni personalizzato con il proprio nome, quindi tu hai il tuo esercizio, che ti porta dal punto A al punto B, devi solo avere la volontà di seguirlo mezz’ora al giorno.

E noi abbiamo creato questa cosa, è il nostro fore all’occhiel-lo, un programma fortissimo che è proprio frutto oltre che della conoscenza, dell’esperienza.

Noi 7/8 anni fa abbiamo capito che avremmo voluto dare alle persone l’opportunità di allenarsi, perchè ci siamo resi conto che se tu non alleni certi concetti, questi si possono perdere.

E quindi abbiamo creato l’esperienza della palestra per la mente, c’era un gruppo di una trentina di persone che ogni martedi venivano e dalle 8 alle 9 e mezzo facevamo due attivi-ta, 45 min di teoria e 45 min di meditazioni.

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Chiamiamole meditazioni ma in realtà sono esercizi , io le facevo live, li creavo al momento, con della musica; era una comunicazione che veniva dalla mia esperienza.

Ad un certo punto noi non facevamo partecipare gli esterni a questi incontri, perchè era un allenamento per chi partecipa-va ai corsi.

Un martedì decidemmo di far entrare due persone che non avevano fatto nessun corso, e li è stato un colpo di fortuna (anche se la fortuna non esiste) perchè queste due persone, senza fare il corso, dopo due incontri, hanno mostrato risul-tati degni di nota. Vi parlo di gestione dello stress, calma, sentirsi meglio, e quindi me ne hanno parlato.

Da quel momento io e Cristina abbiamo lavorato di più su questi concetti, su queste tecniche, le abbiamo spinte, le ab-biamo rinforzate, ci siamo specializzati, le abbiamo persona-lizzato, abbiamo addirittura trovato un compositore che crea le musiche ad hoc per renderle piacevoli ed effcaci; insomma abbiamo creato davvero un fore all’occhiello.

Oggi ci sono centinaia di persone che hanno partecipato ai corsi e che ogni giorno si svegliano e dedicano mezz’ora a quest’esercizio perchè è una cosa davvero forte. Credo di aver fnito, ciao a tutti, a chi ci ha seguito!

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