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Editrice Civiltà - Brescia sac. Luigi Villa TRE VERITÀ TRE VERITÀ

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Editrice Civiltà - Brescia

sac. Luigi Villa

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TRE VERITÀ

TRE VERITÀ

«... lmmersi in questo fuoco, c’erano de-moni e anime che sembravano tizzonitrasparent; alcuni, neri o bronzei, in for-me umane, portate intorno dalle fiammeche uscivano da essi, assieme a nuvole difumo. Essi cadevano da tutte le parti,proprio come le scintille cadono dai gran-di fuochi, leggere, oscillanti, tra grida didolore e di disperazione, che ci atter -rirono fino a farci tremare di paura... ».

(Lucia di Fatima)

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sac. dott. Luigi Villa

TRE TRE VERITÀVERITÀ

Operaie di Maria ImmacolataEditrice Civiltà

Via Galileo Galilei, 12125123 Brescia (Italia)

Tel. e Fax: 030 37.00.00.3

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«Di tutti i doveri inerenti al Cristianesimo,

il primo e più sacro è quello di mantenere

la purezza del suo messaggio, che non è quello dell’uomo

per l’uomo, ma quello della salvezza

che viene da Dio».

(Etienne Gilson)

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Capitolo 1Capitolo 1

L’INFERNO C’È ED È ETERNO

ESISTE DAVVERO L’INFERNO?

Nel mondo d’oggi, non sono pochi quelli che respingonol’idea dell’esi stenza di un luogo preciso, destinato da Dio, adessere un luogo infuocato per una pena eterna; né credono chesia un insegnamento biblico.

Anche Ortensio da Spinetoli, nel suo libro: “Chiesa nelfuturo”, afferma che «l’Inferno è una tradizione più teolo-gica che evangelica».

Anche lo storico Jean Dehussu lo nega apertamente (in-sieme ad altre verità dogmatiche) nel suo libro: “Le ragionidi un credente” (Ediz. Marietti).

Anche il celebre scrittore inglese Grahm Greebe, in unaintervista, così si esprimeva: «Non credo nell’Inferno. Non homai creduto all’Inferno. È una contraddizione dire che Dio èpietoso. Penso che ci possa essere il Nulla, e, per altri, il Con-scio, ma, non credo nell’Inferno, e penso che il Purgatoriopossa subirsi in questa vita, ma non in una vita futura».

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Sul “Jesus” dei Paolini, nell’ottobre 1989, si è dato spa-zio a un colloquio col famoso domenicano Padre Congar, di-pinto come un mostro della teologia, e uno dei grandi “peri-ti” (purtroppo!) del Vaticano II. Ebbene, in “Jesus” si negaanche l’Inferno. Congar, infatti, dichiara di non credere affat-to all’Inferno. Afferma che non teme di dire che «l’Infernodel castigo eterno non è possibile, poiché Dio si è rivelatocome “Amore”.

Dunque, se c’è l’Inferno, che cosa vuol dire? E cosa vuoldire eterno; che non ci sono più né giorni né tempi?

Nella nostra vita, non possiamo assolutamente rappresen-tarci l’altra vita. San Paolo, d’altronde, lo dice molto bene:“Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né maientrarono nel cuore di uomo, queste ha preparato Dio percoloro che Lo amano”. (1 Cor. 2,9). Non abbiamo nessunaesperienza, e quindi nessuna idea dell’aldilà.

In quello sproloquiare di Congar ci sono parecchi errori,perché vengono negate verità di filosofia naturale, e chiara-mente contraddetta la Sacra Scrittura. Cioè: non è vero cheDio si è rivelato come “Amore” e non come “giustizia”.

Ecco degli esempi: Datan e Abiron furono ingoiati dallaterra per essersi rivoltati a Mosè (cfr. Libri storici). Oza fu pu-nito da Dio a morte, per aver toccato l’Arca, benché fosse so-lo per sorreggerla mentre vacillava. Anche Egiziani ed Ebreisubirono numerosi stermini, mandati da Dio per castigo delledisobbedienze al Signore.

Questo per l’Antico Testamento: per il Nuovo Testa-mento, ci sono ben 12 luoghi che parlano dell’Inferno e in-numerevoli altri che men zionano il fuoco eterno.

Ma Padre Congar lo ignora, né ha tremato davanti al ca-po XXV di Matteo, in cui si legge la grande separazioneche farà Cristo, mandando all’in ferno eterno i reprobi.

Quindi, è chiaro che la negazione del sapientone PadreCongar sull’Inferno eterno non trova alcun sostegno nella Sa-cra Scrittura. Circa la sua affermazione sull’eternità, si devedire che contiene un errore di filosofia naturale. Dire, cioè, chenon possiamo conoscere l’eternità, perché non ne abbiamo al-

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cuna esperienza, è erroneo. Solo gli emeristi inglesi e i sensi-sti francesi lo hanno affermato.

Ma la conoscenza umana non è imprigionata nell’espe-rienza che trapassa, coi processi della ragione, la sfera del da-to sensibile, attingendo l’intelligibile non sperimentabile.

Se fosse vero quello che dice Padre Congar, l’uomo nonpotrebbe cono scere con certezza l’esistenza di Dio; ma que-sto è contro la filosofia cristiana, e formalmente condannatadal Concilio Vaticano I, e anche nella “Dei Verbum”.

Un conto è la questione “an sit” (se sia, se esista), altra laquestione “quid sit” (se cosa sia). La ragione conclude, conlogica, all’esistenza, anche se quella divina la conosce in mo-do imperfetto, ossia in modo analogico.

Così, per l’esistenza della vita eterna, di gaudio o di pena,la ragione può conoscerla con certezza, inferendola dell’esi-genza assiologica, ossia dall’esigenza della giustizia.

San Paolo, nel testo citato da Padre Congar, pur affer-mando che non possiamo esperimentare l’altra vita da qua,però ne afferma l’esi stenza: una vita eterna preparata da Dio.

Certo, la figurazione dell’Inferno e del Paradiso sonoopera di artisti, ma le figurazioni non vanno confuse con iconcetti. Anche Dio non è presentabile, ma ce ne facciamoun’idea, analogica, imperfetta, per rappresentazioni.

Se si nega la distinzione gnoseologica fondamentale trasenso e intelletto, ci sarebbe da rimuovere quasi tutto delloscibile umano.

Dire, poi, “cos’è la vita eterna”, come si domanda PadreCongar, è puerile, perché nessun teologo serio ha mai pensa-to l’eternità come tempo, in anni e giorni, bensì come intem-poralità assoluta, che gli stessi sto rici ed Epicurei chiamano“stato di ucronia”, appunto intemporabilità.

L’esistenza dell’Inferno, quindi, è un dogma di Fede.Ma il Modernismo lo ha demolito nella coscienza di molti,clero compreso. Nelle librerie cattoliche, infatti, non si trova-no più gli “enchiridion Symbolorum”, né quello “Patristi-cum”.

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Circola solo l’enchiridion vaticanum”, cioè: gli “Atti”del Vaticano II.

Il che può significare che non si ha più alcun interesse suciò che ha insegnato e definito la Chiesa prima di questo in-fausto Vaticano II, il quale, pur costantemente definito come“temporale” e “non dogmatico”, pure ha inghiottito ogni al-tro precedente Concilio, sia pure di ordine dogmatico. Ma“l’enchiridion Symbolorum” costituisce la sintesi della Fe-de, e quello “Patristicum”, la voce autentica della Tradizio-ne.

Ma – ripeto – il Modernismo, condannato da San Pio X,ha picconato il muro della integrità della Fede, sollevandopolveroni di dubbi, di compromessi, di populismo teologico-liturgico, di isterismo ecumenico, e via dicendo.

Al loro posto le librerie sono stracolme di libri di “teolo-gastri”, specie stranieri, sedicenti luminari del post-Concilio.

La caratteristica di questo neo-modernismo, è quella dinon negare espressamente le verità di Fede, ma di presentarlenebulosamente, come una vera “toccata e fuga”.

Un esempio: come si nega il dogma dell’Inferno senza as-sumerne la responsabilità. Ad esempio, sul “Carroccio” (n.20, del 17/8/89), pagina 2, Franco Molinari, il prete apolo-gista della Massoneria, propone un brano del suo “catechi-smo in briciole”, che qui ci interessa.

Prima domanda: «Se Dio è un padre così affettuoso, co-me mai ha creato l’Inferno?»

Risposta: «In base alla bontà infinita di Dio, qualcuno ne-ga l’Inferno». Giovanni Papini, infatti, negli anni 50, scrisse“Il diavolo”; un libro in cui afferma che, a un certo punto, cisarà un’amnistia anche per i demoni. Al gesuita Padre Ci-priano Casella, che cercava di riportarlo al rispetto del dog-ma, rispondeva: «Non riesco a conciliare l’eternità dell’In-ferno con la smisurata misericordia di Dio».

Sì, Dio è Amore (1 Gv.4,8); ma questo non cancella lacondanna verso coloro che si ribellano e si rifiutano di pentir-si dei loro peccati, anche, dopo averne avuto la piena possibi-lità. Gesù ha detto: «… Temete colui (Dio) che può far peri-

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re e l’anima e il corpo nella Geenna (Mt.10-28)».Seconda domanda: «È proprio necessario credere all’In-

ferno?..»Risposta: Un teologo moderno, Von Balthasar, ha fatto

alcune considerazioni (…). È una verità di fede, ma tutta laBibbia è percorsa dal filo rosso che dice: “Dio vuol salvitutti gli uomini” (…). Certo, Dio è Amore; ci ha creati per ilParadiso…

Terza domanda: «Su quali passi evangelici si basa il dog-ma cattolico dell’Inferno?..

Risposta: Molti sono i passi evangelici. Mi limito alla dot-trina del Magistero ecclesiastico. Il Magistero della Chiesa,parlando dell’Inferno, parla di due elementi diversi di pena:

1°) la privazione della visione beatifica di Dio, che pro-duce nel dannato un’afflizione estrema, perché sa che è sta-to privato, per sempre, del Bene Supremo: DIO!

2°) e parla di “fuoco”, usando espressioni neo-testamen-tarie. Ora, nel linguaggio teologico, il primo è chiamato “pe-na del danno”, il secondo, “pena del senso”. Entrambe lepene sono eterne!

L’esistenza dell’eternità dell’Inferno è stata definita,nel IV Concilio del Laterano, presieduto da Innocenzo III.Nella sua “professione di fede” è detto: “Tutti risusciteran-no nei loro corpi, che hanno ora, per ricevere, secondo leloro opere, siano esse buone o cattive, gli uni, col diavolo,una pena perpetua, e gli altri, con Cristo, una gloria sem-piterna”.

È pure di fede l’esistenza e l’eternità della “pena delsenso”. E quelli che operano il bene, andranno alla vitaeterna; quelli che operano il male, andranno al “fuocoeterno”.

È pure di fede che i dannati soffrono la “pena del dan-no” (Costituzione “Benedictus Deus”), nella quale la visionedi Dio è presentata come elemento essenziale costitutivo del-

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lo stato dei Santi.Nel Concilio del Laterano è implicitamente definito che

anche la “pena del danno” è eterna; (Cfr. “Teologia del-l’aldilà” di Candido Pozo S.J.)

Ora, vediamo qual è la “verità cattolica”.È storia che furono in molti a negare l’esistenza dell’Infer-

no. Ad esempio i “Misericordiosi” (così li chiama S. Agosti-no), i “materialisti”, i “razionalisti”, i “protestati liberali”,molti “spiritisti” e molti “teosofi”, come Hiracher e SchellHarmann.

Ma che sia, invece, un dogma, lo si può constatare:

1° dal Simbolo “Quicumque”: “qui bona egerunt,ibunt in vitam aeternam; qui vero mala, in ignemaeternum” (cfr. Denz. 40);

2° dalla lettera di Papa Innocenzo III “ad Jmbertum,Arelat”: “Poena originalis peccati est carentia vi-sionis Dei, actualis vero poena peccati est gehennaeperpetuae cruciatus” (cfr. Denz. 410).

3° dal Concilio Lateranense IV: “Illi (reprobi) cumdiabolo poena pertuam (recipiunt) (cfr. Denz. 429).

Il dogma dell’Inferno, come tutte le altre verità di fede, sifonda sul divino insegnamento e sulla Sacra Scrittura.

DIVINO INSEGNAMENTO

– «Poi, dirà a quelli alla sua sinistra: “Via, lontano daMe, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per ildiavolo e per i suoi angeli”, e se ne andranno, que-sti, al supplizio eterno”» (Mt. 25,41-46). Notare:“lontano da Me” costituisce la “pena del danno”;“nel fuoco eterno”, la “pena del senso”.

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– «Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglioper te entrare nella vita monco, che con due maniandare nella geenna, nel fuoco inestinguibile... doveil verme non muore e il fuoco non si estingue»(Mt.9,43 ss.);

– «Tra voi è stabilito un grande abisso: coloro che diqui vogliono passare da voi, non possono; né di co-stì si può attraversare fino a noi» (Lc.16,26).

LA SACRA TRADIZIONE

Ci sono piene le Scritture dei Padri: come Sant’Ignaziodi Antiochia, in “Epistola ad Eohesios”,16,1; R.41 Sant’I-reneo, in “Adversus haereses”, 4,28; R.239; San Cipriano,in “Ad Demestrianum”, 24, R.500; San Girolamo, in “InIonam Commentarii”, c.3; v.6; R. 1384; Sant’Agostino, in“De civitate Dei” (21,23; R 1779).

LA “RAGIONE TEOLOGICA”

Il teologo Padre Regina S.J., in “De Novissimis” (Napo-li 1948, p. 46), così la espone:

1° si fonda sull’infinita offesa di Dio; tra la colpa e la pe-na deve darsi una proporzione; e poiché tale propor-zione evince chiaramente nella pena eterna dei danna-ti, segue che tale pena è eterna;

2° si fonda sul totale allontanamento del peccatore daDio; “col pec cato mortale, l’uomo si allontana total-mente da Dio, in maniera irreparabile, se resta impeni-tente fino alla morte; e, poiché chi totalmente ed irre-parabilmente si allontana da Dio, perciò stesso restalontano da Dio, segue che chi muore in peccato mor-tale, viene punito con una pena eterna;

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3° si fonda sulla necessità di una efficace sanzione Dio,quale supremo Legislatore, deve stabilire una perfettaed efficace sanzione, affinché gli uomini non trasgredi-scano le sue leggi; e, poiché in ciò consiste la penaeterna, segue che la perfetta sanzione è la pena eterna”.

Anche presso ogni civiltà e popolazione si è sempre cre-duto in una eternità di pene per i castighi. (Cfr. gli scritti diHettiger, Iungmann, Perrone .... )

Virgilio, nella “Eneide” (I,VI, vv.617-8) scrive: “... sedetaeternunque sedebit infelix Theseus”.

Certo, Dio è Amore (Gv. 1.a lettera, c.4,v.8), ma non sol-tanto amore, se non si vuole declassare gli altri attributi,tutti presenti in Dio e in modo infinito. Quindi, non si puòdire “crudeltà” in Dio, perché ha creato l’Inferno eterno.

San Tommaso scrive: «Dio non si compiace delle peneper sé stesso, ma si compiace in ordine alla sua giustizia,che lo esige» (S. Th. 1-11, q.87, a.3, ad 3). Né vale dire chel’Inferno eterno è contro la “vita eterna”, voluta da Dio co-me “fine” per l’uomo, perché quella è data solo se l’uomo os-serva i Comandamenti di Dio.

Paolo VI, nella sua “professione di fede”, pronunciatanella festa di San Pietro e Paolo dell’anno 1968, affermal’esistenza dell’Inferno sulla fine del V° capoverso «... Egli(Gesù) è salito al cielo, e verrà nuovamente nella gloria pergiudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti;sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno ri spostoall’amore e alla misericordia di Dio, e andranno nel fuocoinestinguibile coloro che, fino all’ultimo, vi hanno oppostoil loro rifiuto».

L’Inferno, dunque, esiste e molte anime ci vanno.Santa Teresa d’Avila, nella sua “auto-biografia” raccon-

ta: «Un giorno, mentre ero in orazione, improvvisamente, sen-za sapere come, mi sembrò di trovarmi sprofondare tutta inte-ra nell’Inferno (...). Fu un attimo, ma quand’anche io avessilunghi anni, credo che mi sarebbe impossibile dimenticarlo

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(...). Avevo l’anima in un fuoco che sono incapace di definiree di descrivere (...). Le sofferenze di quaggiù sono niente, pa-ragonate a una tale agonia dell’anima. Sentivo un’oppressione,un soffocamento, un’afflizione così sensibile e congiunta a undolore così disperato, così desolato, da non sapere come espri-merlo. È poco dire che vi si strappa continuamente l’anima(...); qui, l’anima si dila cera da se stessa. Io non posso descri-vere questo fuoco interiore, né la disperazione che si aggiun-ge a così gravi torture e dolori (...). Ne fui così spaventata chelo sono tuttora mentre scrivo, eppure sono trascorsi quasi seianni » (cap. XXXII)

e aggiunge: «Fu una delle più grandi grazie che il Signoremi abbia fatto perché mi fu di grande aiuto nel progresso spi-rituale; inoltre, questa visione mi procurò un’immensa com-passione per tanta anime che si dannano, specie per i “lutera-ni” (era il tempo della “Riforma”!), i quali, avendo ricevutoil Battesimo, erano già membri della Chiesa. Desidererei gran-demente di lavorare per la loro salvezza e mi pare che, pur diliberare anche una sola anima da quei terribili tormenti, sareipronta a sopportare volentieri mille morti! (ibidem)».

Il teologo Joseph de Sainte Marie, O.C.D., in “La Vier-ge du Mont Carmel”, così commenta:«... con la sua visionedell’Inferno, Santa Teresa d’Avila ci obbliga a rimetterci difronte al più tremendo; forse, di tutti i misteri della Fede cri-stiana: quello della perdita eterna delle anime, e non di qual-cuna soltanto; ma “di tante anime”, come Ella scrive. Ma cene fosse anche una sola, questo mistero della nostra fede, re-sterebbe intatto. E, al di là dell’esperienza e della testimo-nianza di Santa Teresa, è il Vangelo che ce lo impone, è l’in-segnamento della Chiesa, la sua Liturgia, ed è, sopratutto,la duplice realtà della giustizia divina e della libertà umana.L’uomo ha il potere abissale di dire “no” a Dio, di rifiuta-re la Sua Volontà e, peggio ancora, di re spingere la sua mi-sericordia.

Ora, questo mistero, oggi, si fa di tutto per negarlo, anzi-tutto non parlandone affatto, poi, relativizzando fino a volati-

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lizzare la coscienza del male e del peccato, e predicando unadottrina radicalmente difformante della Divina Misericordia.

Niente di più offensivo, per Cristo Crocifisso, di questamenzognera presentazione della Redenzione. Si crede di darprova di larghezza di vedute e di bontà vesso gli uomini, di-cendo loro: «Non temete! Dio è Amore; tutti gli uomini sa-ranno salvati, ecc... E la “libertà”? E la giustizia? E il casti-go?..

Bisogna rileggere il Vangelo segnatamente la paraboladel ricco cattivo e del povero Lazzaro ed è San Luca, l’e-vangelista della misericordia, che lo riporta (16,26; Mt.12,32;..). Rileggere i documenti del Magistero. Rileggere la Li-turgia... Rileggere Santa Teresa e tutti gli altri mistici. Epoi, domandiamoci: perché tante nostre preghiere e penitenzese, comunque, tutti gli uomini si salvano?..

Ecco due “testimonianze” valide: quella di Santa Ber-nardetta quella di Santa Lucia di Fatima, perché a entram-be la Vergine ha chiesto preghiere e penitenze per la conver-sione e la salvezza dei peccatori. Infatti, il 10 agosto 1917, laMadonna ha detto ai tre fanciulli: «Pregate, pregate moltoe fate dei sacrifici per i peccatori. Ci sono, infatti, molteanime che vanno all’Inferno, perché non c’è nessuno chepreghi e si sacrifichi per loro»!

Ritengo opportuno, in questo tempo di sfacciato ateismo,riportare la visione dell’Inferno descritta da Lucia di Fatima:

«Dicendo queste ultima parole, la Signora aprì le mani,come aveva fatto durante i due mesi precedenti. La luceproveniente da esse sembrava penetrare la terra e vedem-mo un mare di fuoco. lmmersi in questo fuoco, c’erano de-moni e anime che sembravano tizzoni trasparent; alcuni,neri o bronzei, in forme umane, portate intorno dalle fiam-me che uscivano da essi, assieme a nuvole di fumo. Essi ca-devano da tutte le parti, proprio come le scintille cadonodai grandi fuochi, leggere, oscillanti, tra grida di dolore edi disperazione, che ci atter rirono fino a farci tremare dipaura... I demoni potevano essere distinti dalla loro somi-

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glianza a orribili, ripugnanti e sconosciuti animali, incan-descenti come carboni accesi. Atterriti, e come per suppli-care aiuto, alzammo gli occhi verso Nostra Signora, la qua-le ci disse con bontà e tristezza: “Avete visto l’Inferno, do-ve vanno le anime dei poveri peccatori. Al fine di salvarli,Dio desidera di stabilire nel mondo la devozione al mioCuore Immacolato”».

Nella “nuova teologia” di oggi, non c’è più né timor diDio, né punizioni, né In ferno, come se l’uomo fosse diventatouna creatura angelica, come se in lui non ci fossero più senti-menti luciferini di superbia e di orgoglio. Per questo, certoclero, perfino, ha scritto e dice che l’Inferno c’è, sì, ma che èvuoto, per cui il tribunale stesso della Misericordia divina nonserve più a nulla, e sono eliminati in parte anche gli esorcismipropri del Battesimo.

Eppure, il dogma dell’Inferno, nel Magistero della Chie-sa, è ben riscontrato nella Sacra Scrittura, in cui si parla spes-so del “fuoco degli inferi”, detto “Sheol”, in ebraico; “Aden”,in greco: (Nm. 16,30; Dt. 32,22; 2 Sam. 22, 6; i Re, 2,9; Sal.9,18; Gb. 7,9; Pr.7, 27; 30,16; Is. 14,9,12; 15,19; 66,24). Altrevolte, è inteso come “sepolcro”:(I Re. 2,6; Gb. 7,9; Is. 38,18),ossia l’abisso nel profondo della terra: (Gb. 26,5-6; 38, 16-17; Dt. 32,22; Es. 26,20-21); nell’oblio delle tenebre e del-l’ombra di morte: (Sal. 88,11-13; Pr. 2,18-I9; Gb. 10,21-22;18,18).

Anche la “Rivelazione” mostra quanto sta innegabile laveridicità dell’Inferno:

(Lc. 16,23;2 Pt. 2,4; Ap. 6,8). Negli insegnamenti di Gé-sù è spesso denominato il fuoco della geenna: (Mt. 5,2,29-30;10,28; 18; 9; 23,15; 23,33; Mc. 9,43,45-47; Lc. 13,5); a volteil “fuoco eterno”: (Mt. 3,10-12; 7,19; 13,40; 18,8; 25,41; Ms.9,48), o “precipizio degli inferi: (11,23; Lc. 10,15), nelle cuitenebre vi è pianto e stridore di denti: (Mt. 8,12; 13,42,50;22,13; 24,51; 25,30; Lc. 13,28; 16,23-26).

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Anche gli Apostoli mostrano un costante riscontro: (2Ts.1,9; 12,10; 1Ts. 5,3; Rom. 9, 22; Fil. 3,19; 1Cor. 1,18; 2Cor.2,15; 4,3; 1Tm. 6,9; Ap. 14,10; 19,20; 20,10-15; 21,8).

Nella Bibbia, l’Inferno, dal latino “infernus”, lo dice un“luogo” (Sheol) che è al di sotto, inferiore, come un “caver-nicolo mondo sotterraneo”, in cui le anime dannate sono am-mucchiate nel fuoco e nel fumo con dolori in estinguibili.

A conclusione, riporto quel detto di S. Giovanni: «Verràl’ora in cui tutti i morti risorgeranno: quelli che han fattobene, per la risurrezione eterna; quelli che han fatto male,per la maledizione eterna» (Jo.V,28-29).

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«La pretesa di adattare la Verità e la Legge ai propri limiti,

è la maggiore assurdità che si possa concepire».

(card. Giuseppe Siri)

***

«Fratelli! Tenete duro! Conservate le Tradizioni che Noi vi abbiamo insegnato a viva voce

o per iscritto!».

(Col. 11, 6)

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Capitolo IICapitolo II

I “DEMONI” CI SONO E CI TENTANO

L’ INFERNO E I DEMONI

In questo secondo capitolo, trattiamo dei Demoni, sempreattivi nell’odio contro Dio e gli uomini. Essi conservano lapropria natura d’Angeli, conoscendo ancora l’ordine naturaledi prima del peccato e conoscono anche, speculativamente,l’ordine soprannaturale, la SS. Trinità, ma senza amarLa.

Invece, amano tutti i peccati perché si oppongono a Dio,oltre l’azione che fanno senza manifestarsi apertamente, usa-no anche le “ossessioni” e le “possessioni” diaboliche.

Le prime, sono fenomeni e molestie esterne, in alcuni luo-ghi e ad alcune persone. Le hanno, per lo più, i Santi, come ilCurato d’Ars, S. Giovanni Bosco, Santa Gemma Galgani.

La “possessione” diabolica, però, è molto peggiore. IlDemonio, qui, riesce a farle agire e parlare.

Certo, questo prova sperimentalmente l’esistenza degli spi-riti cattivi. La Chiesa, però, mediante i sacerdoti autorizzatidal Vescovo, compiono gli esorcismi e cacciano i Demoni, siadai luoghi che dalle persone.

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Ma, come abbiamo già detto, oggi più nessuno (né Papa,né Vescovi, né preti) parla né di Demoni, né dell’Inferno.

La Madonna di Fatima, invece, segue un’altra “pasto-rale”. Ella ne parla, e come! Lo fa persino vedere ai tre pa-storelli veggenti. Ma il Suo Figlio Divino, Gesù, ne aveva giàparlato più di Lei, perché l’Inferno sta alla base del Cristiane-simo. Non fu, forse, questo pericolo per le anime l’esser di-sceso dal Cielo per salvarle? E non è per questo che la metàdel Vangelo parla di esso?.. E allora, perché non parlarne al“popolo di Dio”, ignaro di questo spaventoso pericolo che stacorrendo?

Il silenzio sull’Inferno, quindi, è un vero tradimentodella Fede e un tradimento verso le anime!

«Finché vivremo, il pensiero dell’Inferno ci sconvolgerà: èuna spina nel nostro cuore che ci fa tremare di fronte ai giu-dizi di Dio, e che ci fa invocare una fede più pura, ci fa sup-plicare perché siano forzate le nostre volontà ribelli, perchénessuno tra gli uomini resista alle premure amorose di quellabontà infinita di cui l’Apostolo scrive che è follia prenderlaalla leggera»1.

L’ Inferno, quindi, esiste. Nella “Civiltà Cattolica” (qua-derno 3404) si legge: «Dell’Inferno si parla pochissimo, oggi,anche nella Chiesa. E chi ne parla, viene, per ciò stesso, so-spettato di conservatorismo teologico e di posizioni culturalireazionarie. L’omiletica cattolica ha, in materia, le sue respon-sabilità»... «Nonostante il grandissimo valore delle spiegazio-ni che si danno, l’Inferno rimane un mistero; è impossibile“capirlo” fino in fondo, com’è impossibile capire, fino infondo, il peccato, così irragionevole, di cui l’Inferno è ilprolungamento e il frutto. E quasi com’è impossibile capire,fino in fondo, la nostra “glorificazione”, “sopra ragionevo-le”, di cui l’Inferno è il “rovescio della medaglia”. Per que-sto, il mondo d’oggi, impregnato di razionalismo materialista

1 Cfr. Jeurnet, “Il male”, saggio teologico.

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(anti-mistero), manifesta la sua ripugnanza a questa verità,tanto più, poi, che si tratta di una verità assai scomoda»2.

Quindi, l’Inferno esiste perché esiste il “peccato”.Ammettendo che l’etica (immanente e storicista) è solo

“etica della situazione”, per cui la trasgressione di una certaregola di condotta non è “peccato”, ma “errore”, causatodalla debolezza umana… per cui non ci può essere il “pec-cato grave”... ma l’umanità è in una “situazione di peccato”a motivo della libertà (negazione, quindi, del “peccato origi-nale”)... Con questa concezione dell’etica, si viene eliminan-do, logicamente, l’Inferno, inteso come condanna eterna.L’Inferno non esiste – si dice – o, se esiste, è vuoto, e se qual-cuno l’ha meritato non è per l’eternità. Quindi, il messaggiodi Cristo, degli Apostoli e della Chiesa sull’eternità dell’au-to-condanna all’Inferno, o è falso o è solo ammonitore!

Sarà bene che riportiamo alcuni insegnamenti del Magi-stero della Chiesa sul tema che stiamo per trattare.

Il Concilio Niceno del 325, nel Simbolo che lo concluse,disse: «Credo in un solo Dio... creatore di tutte le cose visi-bili e invisibili (i puri spiriti)». Il Concilio Lateranense IV,del 1215, ripetè: Iddio creò dal nulla ogni creatura spiri-tuale e corporea, cioè quella angelica e quella terrestre,(angelicam videlicet et mundanam).

Il Concilio particolare che si tenne a Braga nel 563,condannò l’affermazione che i Demoni non siano stati, pri-ma, buoni (Denz. 477).

Potrei riportare altre citazioni, come quella del Vaticano I,ma sarebbero superflue, perché le definizioni dogmatiche so-no irreformabili e da prendere sempre nello stesso senso.

Qui, Noi parliamo solo dei Demoni, sempre attivi nelmanifestare l’odio verso Dio e verso gli uomini, ai quali invi-diano la chiamata alla beatitu dine.

2 Cfr. A. Rudeni, “Escatologia”.

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Ma, dei Demoni, non se ne parla più, o quasi. Persinonelle scuole teologiche se ne omette il Trattato, anche perché,forse, troppo speculativo.

Su “Famiglia (non) cristiana” del 15 aprile 1992, p. 17,il teologo di turno, Luigi Lorenzetti, scriveva: «La compren-sione di queste questioni (ma non sono già definite?) è impe-dita, sia da una persuasione della scienza, che pretende dispiegare tutto, sia da una ingenuità fideista che vede forze so-vrumane dappertutto».

Le questioni sarebbero:

1° Non esistono gli Angeli, né tanto meno gli Angeli cu-stodi;

2° Non esiste il diavolo; esistono solo il male e la nostranatura corrotta;

3° Non esiste la tentazione; siamo noi che, con la nostraragione, scegliamo di fare liberamente il male;

4° Non esistono gli indemoniati; in genere, sono perso-ne malate di mente o epilettiche;

5° L’Inferno è il luogo della privazione di Dio, che nonsi sa bene in che cosa consista, ma non certamente nelfuoco e nei tormenti, come ci è stato detto nel passato;

6° All’Inferno, comunque, non ci andrà nessuno, per-ché Cristo è venuto a redimere tutti.

Ora, vediamo quanto siano “eretiche” simili affermazioni.

1° Alla negazione che “non esistono gli Angeli, né tan-to meno gli Angeli custodi, risponde la Sacra Scrit-tura, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento.Per il Vecchio Testamento, vedi Tob. 12,15; Dan.8,16; Gen. 22,14; Esodo 23,20; Salmi vari, ecc.Per il Nuovo Testamento: Lc. 1,11-1; Mt. 1,20-2,19;Mt. 28; Mc. 16,5; Atti 1,10-12,7-8,20, ecc.

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2° Per la Tradizione, vedi: Origene, “Perì archôn”;Praef. 10. R. 448; Sant’Ambrogio: “Hewaemeren”,1,5-19; R.1316; Sant’Agostino, “Enarr.” in Ps.103,15; MI. 37, ecc.

3° L’esistenza degli Angeli è un dogma di Fede, defini-to dal Concilio Ecumenico Lateranense IV (Dz.S.800), ribadito, poi, dal Concilio Ecumeni co Vatica-no I (Dz. S.3001) con queste inequivocabili parole:«Fermamente crediamo e semplicemente confessia-mo che Dio, con la Sua onnipotente virtù, fin dall’i-nizio del tempo, creò dal nulla una doppia specie dicreature spirituali e terrene, cioè: le creature ange-liche e le creature umane».

Per gli Angeli Custodi è dottrina comune dei teologi cat-tolici; è “de fide”, sulla base del Magistero ordinario dellaChiesa, che ogni fedele ha, fin dal Battesimo, un suo Ange-lo custode particolare.

1° Di questo, si ha il fondamento biblico nelle parole del-lo stesso Gesù in Mt.18,10: «Guardatevi dal disprez-zare uno di questi piccoli, perché i loro Angeli nelcielo vedono sempre il volto del Padre mio che è nelcielo». E anche negli “Atti” 12,15: «È il suo (di Pie-tro) Angelo».

2° La Tradizione, fonte principale della divina Rivela-zione; San Basilio: «A fianco di ogni fedele sta unAngelo, come educatore e pastore che guida nellavita» (Adv. Funesima 111,1). Lo stesso insegnano SanGregorio Taumaturgo e San Girolamo. Questi, an-notando il passo di Mt.18, 10, scrive: «Come grandeè la dignità dell’anima umana dal momento che, sindalla nascita, le vien assegnato a sua protezione unAngelo Custode» (cfr. S. Gregorio Taumaturgo, in“Panegirico di Origene”, c. 4);

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3° La Chiesa celebra una festa particolare in onore de-gli Angeli Custodi (fin dal sec. CVI), e invoca Mi-chele arcangelo il suo “presidio” (cfr. la preghiera diLeone XIII). Il Catechismo Romano insegna: «Perdivino volere è affidato agli Angeli il compito di cu-stodire il genere umano, e di vegliare a fianco diogni singolo uomo, a sua protezione e difesa» (IV,9,4).

S. Tommaso d’Aquino, nella sua “Summa Theologica”(1,113,1,8) espone tutta la dottrina cattolica sugli Angeli.

Ma per “Famiglia (non) cristiana”, gli Angeli non sonoche un simbolo. Difatti parlando, poi, del “demonio”, diceespressamente che: è un “simbolo” del male, non esiste il“diavolo”, esistono solo il male e la nostra natura corrotta.Perciò, il teologo Lorenzetti, corre subito a spegnere le fiam-me delle “ingenuità fideiste”.

«Il problema del “diavolo” – scrive – più di ogni altroaccende la fantasia e l’immaginazione». E dopo: «Non sideve dare a vedere di credere più al diavolo che al Salva-tore dell’umanità».

Cretinerie: forse che non è stato proprio il Salvatore del-l’umanità a creare l’Inferno (cfr. Gen.) e che ce l’ha rivelato?..

Lorenzetti, invece, continua: «Il diavolo: segno dellagrandezza smisurata del male nel mondo, oppure figura perso-nalizzata».

Ora, il diavolo non è né “segno della grandezza smisura-ta del Male”, né “vera persona”, ma un “essere spiritualiz-zato”, dotato di intelligenza e di libera volontà.

E questo è di “fede divina”, cioè rivelata da Gesù Cri-sto e, quindi, da non mettere in discussione. Il Lorenzettiignora il Vangelo, che, parlando della condanna dei cattivi di-ce: «Poi, dirà a quelli della sua sinistra: “Via, lontano daMe, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per i suoi dia-voli e i suoi angeli”». (Mt. 25,41).

E, nella lettera di San Giuda, si legge: «Ora, io voglio ri-cordare a Voi che… gli Angeli che non conservarono la lo-

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ro dignità, ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene incatene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran gior-no» (Giuda, v.6).

E questa “verità di fede” è stata definita anche nel Con-cilio Lateranen se IV: «Il diavolo e gli altri demoni per na-tura, furono creati buoni da Dio, ma essi, per propria col-pa, divennero cattivi» (Dz. 428).

Adesso, “Famiglia (non) Cristiana” continua: «Il diavolopuò rappresentare un comodo alibi per non guardare dentro al-le responsabilità per sonali e comunitarie, i mali del mondo: laguerra, l’odio e l’inimicizia hanno origine nel cuore dell’uo-mo, nella sua libera responsabilità».

Quindi, secondo il teologo di “Famiglia (non) cristiana”,non ci sono né tentazioni né ossessioni, eppure queste vengo-no anche dal demonio, oltre che dalla nostra natura corrotta ein seguito al “peccato originale”.

Ma è anche di “fede cattolica” che provengono anche daldiavolo. Infatti «Il vostro nemico, il diavolo, come un leoneruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli sal-di nella Fede» (1 Pietro, 5,8). «Rivestitevi dell’armatura diDio, per poter resistere alle insidie del diavolo» (Ef. 6,11).«Dedicatevi alla preghiera... perché satana non vi tenti neimomenti di passione» (1 Cor.7,5).

Oltre alle “tentazioni”, la Sacra Scrittura ci parla anchedi “ossessioni”. Ad esempio: «La sua fama (di Gesù) sisparse per tutta la Siria, e così condussero a Lui tutti i ma-lati, tormentati da varie malattie e dolori, “indemoniati”,epilettici e paralitici, ed Egli li guariva» (Mt. 4,24).

«Un uomo che era nella Sinagoga, posseduto da uno spi-rito immondo, si mise a gridare: “Che c’entri tu con noi,Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci. Io so chi tu sei, ilSanto di Dio!”. Gesù lo sgridò: “Taci! Esci da quell’uo-mo!”. Lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscìda lui» (Mc.1,23-26).

Certo, occorre cautela davanti ai singoli casi, giudicandobene se siano “possessioni diaboliche” o malattie psico-fisi-che. Ma per Lorenzetti sono tutte malattie: «La prudenza non

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è mai troppa – scrive – il non trovare una spiegazione natu-rale non significa, che non ci sia». Certo, ma anche il non vo-ler vedere una spiegazione “soprannaturale”, non signi ficache non ci sia!

Un’altra conclusione a questo sragionare sarebbe: nienteesorcismi. «La Chiesa – insinua il Lorenzetti – anche quan-do autorizza un esorcismo, non intende pronunciarsi sulla pos-sessione, vera o presunta, da parte del diavolo».

Ma la Chiesa si è sempre pronunciata sulla innegabilerealtà delle ossessioni e possessioni diaboliche. Quindi, non leserve pronunciarsi sui casi singoli, lasciati alla prudenza e se-rietà dell’esorcista autorizzato ad hoc.

Lorenzetti, però, va in direzione opposta. «Esorcisti si de-ve essere tutti – scrive – nel riconoscere sinceramente il maleche liberamente e consapevolmente si compie, e nel convertir-si al Signore con la preghiera e la penitenza».

Così, però, significa che il demonio non esiste, ma che èsolo un “simbolo” del male, la cui origine è nell’uomo. Névale il suo definire l’Inferno come “l’auto-soluzione per pro-pria colpa della comunione con Dio”, perché è più che in-sufficiente, essendo, l’Inferno, “fuoco e tormenti”, come locomunica Gesù e il suo Vangelo.

E se il teologo di “Famiglia (non) Cristiana” accenna al-la “pena del danno” esclude però, la “pena del senso” (fuo-co e tenebre) assolutamente certa, come ne parla Gesù, e co-me lo conferma la “Sacra Penitenzieria” del 18 aprile 1890.Forse che del “fuoco” non ne parla la Sacra Scrittura? (cfr.Mt. 25,41-46; 13,42; Lc. 16,24; Mc. 9,44; Apoc. 2,18; 2 Tess.1,8; Ebr.10,27, e cfr. la Sacra Tradizione: Minucio Felice,“Octavius” 35, R. 273; S. Girolamo, in epis. Ad Ephcomm.3,5,6,8, R.1370. S. Agostino, “De civitate Dei”, 21,10,1,R.1774. S. Gregorio Magno, “Dialoghi” 2,28,29), ecc.

Ma il solito Lorenzetti va più in là ancora dicendo: «Al-l’Inferno, comunque, non ci andrà nessuno, perché Cristo èvenuto a redimerci tutti». E per salvare la faccia, scrive:«L’Inferno viene presentato essere come una reale sensibi-lità, unitamente all’offerta della conversione e della vita».

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È, invece, “di fede” che chi muore in peccato mortale vaall’Inferno, e che, quindi, è falso dire che “all’inferno nonci andrà nessuno”. Ciò è contro la Divina Rivelazione e l’in-segnamento costante della Chiesa.

Ma Lorenzetti persiste a dire: «“Quanti” sono e “chi”sono all’Inferno? La Sacra Scrittura, come la Tradizionedi fede della Chiesa, parla della moltitudine, “che nessunopuò contare, di ogni lingua e popolo”, nel “Regno di Dio”,mentre non dice di nessuno che realmente sia all’Inferno».

Come si vede, Lorenzetti ricalca le orme di von Baltha-sar: «L’Inferno esiste, ma è vuoto»; una affermazione cheè ereticale. Se la Chiesa non fa nomi e cognomi di gente al-l’Inferno, parla anch’Essa, però, di “moltitudine” che è dan-nata. «Verrà l’ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri,udranno la Sua voce (del Figlio dell’Uomo) e ne usciranno,quelli che bene operarono, per una resurrezione di vita,mentre quelli che male operarono, per una resurrezione dicondanna» (Gv. 5,29; Mt. 25,41).

E poi non è affatto vero che la Sacra Scrittura “non di-ce di nessuno che sia all’Inferno”, perché da Matteo, peresempio, sappiamo che gli abitanti di Sodoma e Gomorrasono all’Inferno, e che gli Ebrei che rigettarono No stro Si-gnore Gesù Cristo sono pure all’Inferno, e trattati con mag-gior rigore dei primi. Inoltre, è costante e universale insegna-mento della Chiesa che, malgrado Dio voglia la salvezza ditutti, e che Cristo sia morto per la salvezza di tutti, come sitrova nelle “fonti” della Divina Rivelazione (Sacra Scritturae Tradizione), il negare ciò significa incorre re nell’eresia, (cfr.“Concilio di Quierzy”, Dz. 316; e “Concilio di Valenza”,Dz.-B, 322).

La Rivista francese “Panorama”, che si professa “men-suel chretien”, ha dedicato un intero numero fuori serie, il n.12, a “Le Diable”, in 66 pagine nega l’esistenza del Demonio.Nella “questions au theologien”, si pone la domanda: «Sata-na è una persona o un sito? Quando parlate di Satana, che co-sa mettete sotto questa parola: una “persona” o un “sito”? ».

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Risponde il teologo Pierre Grelot S.J. (l’eretico negatore del-la storicità dei Vangeli!); scrive: «Non mi piace la parola “si-to”, che è equivoco. Diciamo che Satana è una rappresen-tazione simbolica delle potenze del male». Alla domanda,poi, (eretica in sé stessa), «Gesù credeva nel Diavolo?», rispo-se: «Nato ebreo, Gesù è vissuto da ebreo. Ne ha, perciò, as-sunto la cultura e il modo di vivere. Così, il giudaismo pale-stinese ha certamente condizionato la sua maniera di percepi-re l’esperienza umana del “Male”. Gli ha anche fornito il lin-guaggio necessario per parlarne ai suoi uditori diretti».

Per Pierre Grelot, quindi, che Cristo fosse anche Dio, nondice niente! E siccome gli ebrei rappresentavano in “Satana”(il tentatore), il nemico, il Principe di questo mondo, il “vol-to oscuro, impenetrabile del Male”, Gesù, su questo puntonon demitizza minimamente le rappresentazioni mentali co-muni ai suoi contemporanei, e neppure aggiunge nulla alle lo-ro concezioni della malattia e della morte, della tentazione edel peccato, del mondo infernale dove i due aspetti del Malesi ricongiungono. La sua missione non è di chiarire questoproblema, ma di introdurre nella situazione tragica in cui l’uo-mo si dibatte, la Potenza liberatrice di Dio che vincerà il “Ma-le” in tutte le sue forme.

Ecco come il teologo (!) gesuita cancella la stessa divinaRivelazione, la quale, infatti, ci dice che gli Angeli buoni ecattivi sono “persone” e non delle semplici “rappresenta-zioni simboliche”, ma sono esseri spirituali, dotati di intelli-genza e di volontà, superiori all’uomo ma inferiori a Dio, per-ché anch’esse sue creature.

La loro esistenza (dei Demòni) fu rivelata direttamenteda Cristo: «Andate via da Me, maledetti, nel fuoco eterno,preparato per il “Diavolo” e i suoi Angeli». (Mt. 25,41).Ora, questo dimostra che si tratta di “persone”, dotate di li-bera volontà.

Anche l’altra affermazione di Cristo: «I loro Angeli (deibambini) vedono sempre il volto del Padre mio che è neicieli» (Mt. 18,10), e garantisce che si tratta di “persone” enon di “rappresentazioni simboliche”.

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Per questo, il Concilio Lateranense ha definito solenne-mente la creazione degli Angeli, in genere, e il peccato degli“Angeli cattivi”. È, quindi, “eretico” padre Grelot, perchéil ripudio di una “Verità” contenuta nella Rivelazione e de-finita come tale dalla Chiesa, è “eresia”!

EPPURE, IL DIAVOLO VIENE TUTTORA NEGATO

Sul mensile di spiritualità passionista, “Il Crocifisso”, ilcuratore della rubrica “Ci scrivono”, un certo Franco Pieri-ni, a un lettore che scrive: «Un Autore dice che “il diavolonon è una persona, ma il suo contrario; ogni forma di di-sgregazione dell’individualità, il principio stesso della sua per-sonalità», gli risponde: «Non è affatto un errore teologicograve dire che il “diavolo” non è una persona», certo, ma èuna vera e propria “eresia”, perché è articolo di Fede divi-na e cattolica che Satana esiste, che è intelligente e tentato-re. È una verità rivelata da Dio, e che la Chiesa, costante-mente e universalmente, ha sempre fatto credere nel suoMagistero ordinario. Difatti, l’esistenza degli Angeli, è chia-ramente affermata sia nell’Antico che nel Nuovo Testa-mento.

S. Tommaso d’Aquino ne fa una limpida trattazione nellaprima parte della Somma Teologica (qq.50-64): «Angelus estsubstantia creata, mere spiritualis et subsistens in sue per-sonalitate gaudens». Sostanza completa, quindi, e perfetta-mente “sui juris” (cfr. “Synopsis Theologiae Dogmatice” diAdolfo Tanquerey, tomus secundus: De Deo Creante et Ele-vante (“De Angesil, nn. 775,804).

Il “demonio” è un Angelo. L’articolo 111 (nn. 811-818)tratta delle caratteristiche e dei fenomeni demoniaci, (cfr. E.Th. nn.63-64). Parlando di ossessi e di ossessioni demoniache,Tanquerey, dopo aver citati i brani evangelici, contro i razio-nalisti, scrive: «Nec dici Potest Dominus Errori judeorum

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se accomodasse» (= non si può dire che il Signore parlasseadattandosi alle false credenze ed errori dei suoi contempora-nei).

Il Pierini, qui, chiama in causa il gesuita biblista PadreXavier Léon-Dufour, e quindi afferma che, quando Gesùparla del diavolo e libera dai Demoni, gli ossessi, si adatta-no alla mentalità dei Giudei. Il Dufour porta l’esempio diGiona, che Gesù ritiene come “un individuo storico”, men-tre oggi nessuno oserebbe dedurre che Giona è realmente esi-stito. «Del pari, in merito a Satana, Gesù ne parla secondo lecredenze che il giudaismo aveva ereditato a quei tempi, ma af-ferma direttamente l’esistenza di Satana come di una personaindividuale». E conclude: «Similmente, per il Diavolo la suaindividualità acquista una dimensione universale; la sua figu-ra, o il nome di Satana, è la maschera dell’esistenza delmale che esiste e prolifera nel mondo».

Ma, qui, l’esempio di Giona non regge. Gesù l’ha presodal libro ispirato dell’Antico Testamento, e lo presenta di-cendo: come Giona stette tre giorni e tre notti nel seno delcetaceo, così Lui resterà tre giorni e tre notti nel sepolcro,per poi risorgere.

Non così, invece, quando Gesù parla del Demonio, econferisce ai suoi discepoli il potere di scacciare i Demonidagli ossessi, perché, qui, presuppone la “reale esistenza”dei Demoni.

Comunque, la negazione dell’esistenza del profeta Gionaè un voler barare sull’ignoranza dei molti. Padre AlbertoVaccari S.J., sommo Maestro ed ese geta, nell’introduzione allibro di Giona (cfr. “La Sacra Bibbia”, ed. Salani, 1961,pp.170 e ss.) scrive che è certa l’esistenza del profeta Giona,all’inizio del secolo VIII (Cfr. 2° Re 14,25; senza dubbio, èquel medesimo Giona di cui parla il presente libro (...). Il li-bro di Giona è una parabola, o la relazione dei fatti real-mente accaduti? Così pensano, oggi, molti fuori della Chiesacattolica, e alcuni anche tra i suoi membri. Ma per tale sen-tenza non si danno ragioni decisive. I fatti reali hanno altret-tanta forza di una finzione letteraria, per istruire le menti e

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maggiore efficacia per muovere la volontà. Così stando le co-se, non è prudenza cristiana dubitare della realtà storicadei fatti, tenuta da Gesù Cristo. (cfr. “Divinitas” 5,1962; Di-zionario biblico, ed. Studium, 3, ediz.1963, Roma; Giona, p.287); Studi e Ricerche: la “Palestra del Clero”; “Luci edombre sui generi letterari nella Bibbia” (p. 235-242).

Anche Mons. Rossano, nel Convegno di Torino sul Dia-volo (luglio 1990), ha sottolineato la “terminologia demo-niaca” nella lettera di San Paolo. Ha detto: «Si tratta di unapresenza, di una forza, di un potere ostile che operano nellaStoria e tra gli uomini sotto molte forme». Ma Mons. Rossa-no non è arrivato a dirlo una “persona”.

«Si tratta chiaramente di entità, la cui natura e azione nonstanno sulla linea antropica, ma su quella “angelogica”. Dipiù, è difficile dire».

Anche qui, è un cestinare tutta la teologia “pre-conci-liare” cattolica. Infine, il Pierini cita il cardinale Ratzinger,allora Prefetto della “Congregazione per la Dottrina dellaFede”, il quale avrebbe scritto: «(Esiste) una particolarità,tutta specifica del Demonio, cioè, la sua assenza di fisiono-mia e la sua anonimità. Quando si chiede se il Diavolo siauna persona, si dovrebbe giustamente rispondere che egliè la “non persona”, la disgregazione, la dissoluzione dell’es-sere persona (...)».

Questa è una affermazione ambigua ed erronea. MaRatzinger non aveva parlato così nell’intervista che ebbe conMessori (cfr. “Rapporto sulla Fede”) dicendo: «Checché nedicano certi teologi superficiali, il Diavolo è, per la Fedecristiana, una presenza misteriosa, ma reale, personale,non diabolica».

C’è da tremare! Oggi, un qualunque Pierino può appel-larsi a “famosi teologi” come un Pierre Grelot S.J., profes-sore di Sacra Scrittura all’Istituto Cattolico di Parigi; a un Xa-vier Léon Dufour, professore nel Seminario di Lione; aMons. Pietro Rossano, e persino a Vescovi e Cardinali, comea un Ratzinger, per propalare meglio, con più decisione, al“popolo di Dio” tutte quelle “eresie” che insegnano costoro,

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sebbene in aperto contrasto con la Divina Rivelazione, chela Chiesa, sempre ed ubique, ha insegnato.

Gesù ha sempre tirato fuori dal suo nascondiglio Sata-na, come quando ha mandato i Demòni parlanti nel greg-ge di porci, mandandoli a ruzzolare nel lago, dove affoga-rono; come quando liberò l’anima della Maddalena dai“sette demoni” che la possedevano e la tiranneggiavano nellepassioni dell’ignominia.

Ma la capitolazione di Satana, per Cristo, non è defini-tiva, perché Satana può nuocere alle anime fino alla finedel mondo, quando sarà legato per sempre nell’Inferno. Ora,nel tempo, Satana può nuocere, per cui la vita del cristiano èsempre in pericolo, e la sua anima può essere sempre bersa-glio delle frecce avvelenate delle varie tentazioni.

Il Demonio è sempre omicida, incapace di amare né Dioné l’uomo, perché lo vede inferiore a sé nella natura, eppurecolmo dei doni di Dio. Perciò, egli deve dilaniare, rovinare, in-sozzare le anime.

Ma la “Nuova Teologia del Male”, di fronte a questarealtà del Diavolo, come antagonista di Dio e nemico del-l’uomo, non vuole più accettarla, anzi, la respinge, per cuiparlare, oggi, del Diavolo, di influenze diaboliche, di azionidiaboliche, vuol dire esporsi al ridicolo.

Comunque, l’aria del diavolo è proprio questa: di macchi-nare nell’ombra, di nascondersi dietro le quinte della Storia, diagire sulla scena mediante i suoi confidenti. Sì, Lui è “perfi-do”, ma non “stupido”. Egli sa che presen tandosi per quelloche è, non avrebbe seguito, non riuscirebbe ad attuare i suoi“piani”. E allora, si camuffa con i più abili e diversivi espe-dienti: l’arte, la moda, la cultura, la politica, l’economia, lastessa religione.

Quello che conta, per Lui, è di confondere le idee, di farrumore, di cambiare di continuo le carte in tavola, onde stor-dire l’uomo e allontanarlo da Dio. Come non vederlo, infatti,nelle impressioni schiaviste dei popoli, nello strapotere dellearmi militari, che tolgono ogni speranza di liberazione, nell’o-

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pera sistematica di denigrazione, di propaganda, atea, di falsiconcetti di “democrazia”, di orchestrazione contro la Chiesa,le sue Istituzioni e le opere cattoliche?..

Ecco perché Satana è riuscito a far proclamare la “demo-crazia laica”, il “regno dell’uomo” (cfr. “Gaudium etSpes”), perché egli sa che svincolando l’uomo da Dio, l’uomofinisce preda del mondo che odia Cristo e che è stato male-detto da Lui.

È quindi inutile stare a tergiversare! Cristo dice chiara-mente: «Chi non è con Me, è contro di Me»... «Chi nonraccoglie meco, dissipa» (cfr. Lc. 11,14-28). Il che significa:chi non è con Cristo, è con il suo nemico; chi non è con Cri-sto, mette la società a soqquadro, perché non è figlio della pa-ce (“Non est pax impii”).

La Rivelazione ci dice che l’uomo che vuole salvarsi, lopuò solo se si trasforma in Cristo, se si incorpora con laGrazia e la penitenza del suo Corpo Mistico.

Invochiamo, perciò, l’intercessione della SS. Vergine edei Santi, e la loro protezione contro questo nemico invisibi-le, il Diavolo, e la liberazione dal Male.

Per Gesù Cristo Nostro Signore!

UN ESEMPIO: DAGLI ESORCISMI AD ANNALISA MICHEL I SUOI INCONTRICON GIUDA-DEMONIO

Oggi, viviamo un tempo in cui la grande massa della gen-te vive come se ci fosse soltanto una vita terrena da goderequanto più è possibile.

Così, negano l’esistenza del diavolo, rendendosi corre-sponsabili della scomparsa del “Timor di Dio”.

Ebbene, in questo nostro tempo, una giovane, nella Ger-mania centrale, visse uno spaventoso martirio da parte dei“Demoni”. Alla fine, offrì la sua vita, affinché molte personevenissero risparmiate dalla dannazione eterna.

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Si tratta della giovane Annalisa Michel, di Klingenbergsul Reno, nella Diocesi di Wilraburg, studentessa di Peda-gogia e di Teologia, morta il primo Luglio 1976.

Nella sua vita, Annalisa fu posseduta da molti Demoni.Il Vescovo Mons. Giuseppe Stangl, dopo un lungo tergiver-sare, concesse l’esorcismo, incaricando per questo il Salvato-riano padre Arnaldo Rens, Superiore. All’esorcismo parte-cipò anche, in parte, il Parroco Ernesto Alt, di Ettleben.

Noi, qui, accenneremo solo, a volo, alcune delle sue presecol Demonio, che le si mostrava come un essere enorme e pau-roso, con smorfie diaboliche, con lo sguardo minaccioso, e sifaceva sentire con colpi demoniaci, sì da renderla fuori di sé.

In tutti i tempi, Annalisa subiva angosce spaventose. Cor-reva per la casa, o in cantina, come un caprone e si avvoltola-va nuda nelle polveri di carbone. Cercava frescure nell’acquagelata, respingendo sempre qualsiasi aiuto da parte dei suoi. Equando essi chiamavano un sacerdote, il quale metteva le suemani consacrate, essa gridava: «Tiri via le su zampe!».

È chiaro che questi atti erano del Demonio, che volevaspingere alla disperazione e spingerla al suicidio.

Un giorno, improvvisamente, dalla sua bocca uscì una vo-ce diversa e pro fonda, come d’una seconda persona. Il padreRodewyk, già esorcista, una volta, a Treviri, chiese a quelparlante il suo nome. La risposta fu: «Judas».

Il padre comprese subito che si trattava di una possessionediabolica. Qui, si tratta di Giuda Iscariote, che si fa interlo-cutore di Annalisa e dice: «Io sono dannato per un’eternitàper un’eternità! per una eternità! per una eternità! Voi,uomini da poco, oh! se poteste anche solo immaginarvi,dannato per un’eternità!» Inoltre, Giuda rinfaccia a moltesuore di Clausura di stare al televisore, di non pregare ab-bastanza, di non inginocchiarsi quando si comunicano, e inpiedi sulle loro “zampe” (mani) prendono l’Ostia consa-crata.

Ma Giuda appare ad Annalisa anche tante altre voltedurante gli esorcismi.

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In una disse: «Noi non ce ne andiamo ancora (e giù unascurrilità), Vi abbiamo bellamente ingannato. Finitela conla vostra porcheria (l’esorcismo), tanto non serve a nien-te»!

Tutto questo è stato registrato, così da potersi dimostrare. In uno di quegli esorcismi, Lucifero disse: «Giuda, me lo

sono preso io! Lui è sempre al mio servizio. È dannato.Egli si sarebbe potuto salvare, ma non ha seguito il Naza-reno». Giuda ha molti seguaci!».

Giuda, parlando di sé, disse: «Io mi sono impiccato per-ché ero disperato». L’esor cista gli chiese: «perché Lo haitradito?»... Giuda rispose: «Perché abbisognavo di soldi!».

Un’altra volta l’esorcista chiese a Giuda: «Sei tu che pro-vochi i Framassoni a celebrare le loro “messe nere”? Giu-da rispose: «Sì, sì! Adesso noi siamo molto fortemente al-l’opera»!

È bene che, qui, ricordi ancora che Gesù chiamò Giuda:“figlio della perdizione”! e disse anche di lui che “sarebbestato meglio se non fosse mai nato”.

Un’altra volta, l’esorcista gli disse: «perché sei dannato?perché hai baciato il Signore?» e Giuda rispose: «perché misono disperato!».

Ma Giuda non può sentire il suo nome, perché così gli vie-ne ricordata la vergogna che pesa su di lui: traditore di Cristo!

A padre Benz disse: «Quella cosa che lei indossa (la ve-ste talare) la maggior parte non la indossa più. Questi“modernisti” sono la mia opera e mi appartengono, ormai,tutti! I parroci sono tutti così, bestialmente stupidi. Tuttisono punzecchiati da me. Infatti, io sono il traditore e lamaggior parte di loro sono esattamente come me. Infatti,anch’essi tradiscono il Nazareno! La maggior parte delclero crede ancora che la Chiesa sia una comunità. I “mo-dernisti” la uccidono sempre di più. Noi ci diamo molto dafare per questo; perché affoghi, gettiamo dentro la Chiesaancora tanto veleno, finché essa affogherà. Ormai, sonosoltanto pochi quelli che credono alla Chiesa e le sono fe-deli!».

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Ma allora, è doveroso ricordare le parole di San Paolo,che riassumono tutti gli incitamenti a combattere e vincere:«Lottate così da conquistarvi la corona incorruttibile digloria, perché solo così schiveremo ogni pericolo di preci-pitare nella pena eterna!».

UNA PREDICA TEOLOGICA DEL DIAVOLO

Si sa che il Demonio è “spirito di menzogna”, ma l’e-sorcismo lo può ob bligare a dire la verità anche su problemidi Fede, come la divinità di Gesù Cristo, le virtù della Vergi-ne Immacolata, l’esistenza dell’Inferno, del Paradiso, ecc.

Un esempio concreto, avvenne nel 1823, quando il De-monio fu obbligato a confermare il mistero della Immacola-ta Concezione di Maria, Madre di Dio, per bocca di un ra-gazzo dodicenne, analfabeta, indemoniato.

Ecco il “fatto”.Fu nel 1823, ad Adriano di Puglia, oggi Ariano Irpino,

in provincia e diocesi di Avellino. Il ragazzo era stato ricono-sciuto come “indemoniato”. L’esorcismo l’ebbe da due Padridomenicani, padre Gassiti e padre Pignataro, presenti, allo-ra, come predicatori di una “Missione”. Dopo aver ottenuto il“placet” del Vescovo, i due Padri iniziarono l’esorcismo.

Ora, tra le tante domande che fecero al Demonio che erain quel ragazzo, ci fu anche la domanda sull’ImmacolatoConcepimento di Maria Santissima. E il Demonio fu obbli-gato dagli esorcisti a pronunciarsi a sullo specialissimo privi-legio concesso da Dio alla Vergine, sua Madre. Il Demonioconfessò che la Vergine di Nazareth non fu mai, neppure unistante, sotto il loro dominio, ma che, anzi, fin dal primoistante della sua vita, fu “piena di Grazia”, tutta di Dio.

I due esorcisti, allora, obbligarono il Demonio a testimo-niare il “fatto” improvvisando versi poetici.

E il Demonio, da fine teologo e poeta, pronunciò questo

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impeccabile sonetto a rima obbligata; perfetta come poesia ecome teologia.

Eccone il testo:

«Vera Madre son Io d’un Dio che è Figlioe son figlia di Lui, benché sua Madre;ab aeterno nacqu’Egli ed è mio Figlio,in tempo lo nacqui e pur gli sono Madre.

Egli è mio creator ed è mio figlio,son la sua creatura e gli son Madre;fu prodigio divin l’esser mio Figlioun Dio eterno; e Me d’aver per Madre.

L’esser quasi è comun tra Madre e Figlio.perché l’esser dal Figlio ebbe la Madre, e l’esser dalla Madre ebbe anche il Figlio.

Or, se l’esser dal Figlio ebbe la Madre,o s’ha da dir che fu macchiato il Figlio,o senza macchia s’ha da dir la Madre!

NB: Trent’anni dopo, l’8 dicembre 1854, il Papa Pio IXpromulgava, solennemente, il dogma dell’Immacolata Con-cezione di Maria, Madre di Cristo-Dio. E il 25 marzo 1858,festa dell’Annunciazione, a Lourdes, la Vergine SS.ma ri-velava a Santa Bernardetta, la sua identità:

«IO SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE!»

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Inginocchiamoci anche Noi di “Chiesa Viva”, a pregarela Vergine Immacolata, sino alla fine dei secoli e nell’eter-nità!

«O Maria, concepita senza peccato originale, pregate per Noi che ricorriamo a Voi!».

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«Verrebbe da ricordare che non sarà

perdonata la bestemmia contro lo Spirito Santo,

qual è l’eresia che impugna la Verità».

(Mt. 12, 31-32)

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Capitolo IIICapitolo III

GIUDA ISCARIOTA ALL’INFERNO

«Guai a quell’uomo per cui il Figlio dell’uomo è tradito:

sarebbe stato meglio per lui che non fosse mai nato».

(Matteo 26,24)

Le pagine che seguono sono dedicate a un personaggio si-gnificativo della Compagnia di Gesù Cristo: GIUDA ISCA-RIOTA.

La “verità storica” vuole il ricordo anche di questo per-sonaggio.

A questo tema ci accostiamo, in queste pagine, proponen-do una seria considerazione che vuole essere stimolante peruna crescita nella Fede e nell’amore al Divino Redentore, ci-tando pagine di Storia evangelica, necessarie per conoscere laverità ed essere un sussidio per l’intelligenza che anela sem-pre di scoprire la verità!

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GIUDA ALL’INFERNO

La figura di Giuda, tra tutti i personaggi della “Passionedi Cristo”, è, certo, la più misteriosa. Gli “Evangelisti” stes-si non sanno sfuggire a un senso di orrore e di ribrezzo quan-do devono parlare di lui. Giovanni lo chiama “ipocrita”, “la-dro” (Gv. 12,6) e un posseduto dal Demonio (Gv. 13,27), eriferisce le parole di Gesù con le quali Giuda è identificatocol Diavolo: « Non ho, forse IO, scelto Voi Dodici, e uno diVoi è un Diavolo» (Gv. 6,70); e parla del difetto – vizio prin-cipale di Giuda – quando parla del balsamo della Maddale-na, sparso sul capo di Gesù, ma che Giuda riteneva unospreco, e che meglio sarebbe stato venderlo e il ricavato darloai poveri; «ma questo, egli non lo diceva perché gli importas-se dei poveri, ma perché egli era un “ladro”, e tenendo laborsa, portava via quello che ci veniva messo dentro» (Gv.12,6).

Ma di questo apostolo traditore di Gesù, se n’è parlatoda sempre.

L’Enciclopedia cattolica, alla voce “Giuda”, detto “Isca-riota” (cioè: l’uomo di Qeriot, piccola città della Giudea me-ridionale) trovò, nel corso dei secoli, anche i suoi apologisti:dai Cainiti (eretici) del 2° secolo, sino ad un Roué del secoloattuale attraverso E. Renan (apostata), a Petruccelli dellaGattina, G.Bovio (massone), ecc., una serie di ammiratori hacercato di renderne la persona e il gesto (suicidio), o almenodi scusarlo. Ma, contro ogni tentativo di riabilitazione, sta laparola di Gesù: «Il figlio dell’uomo se ne va, come, stascritto di Lui, ma guai a colui per opera del quale Egli vie-ne tradito. Sarebbe meglio per lui che non fosse mai nato»!(Mt. 26,24).

Anche oggi, fino al Vaticano II, esegeti e teologi ne par-lano in favore, o quasi. Il famoso ex-gesuita von Balthasar,ha addirittura scoperto che “l’Inferno c’è, ma è vuoto!” In-credibile! Così, alla schiera degli eretici, degli apostati, daimassoni, apologisti di Giuda, ecco accodati anche ecclesiasti-ci, religiosi e laici sedicenti cattolici, come, per esempio, An-

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tonio M. Alessi che, in “Briciole... di pane vivo - Riflessio-ni religiose per tutti”, vi include un capitolo dal titolo: “Miofratello Giuda”. Già! se “l’inferno c’è, ma è vuoto”, non sipuò pretendere che vi sia Giuda. Bisogna assolutamente tirar-lo fuori!

Il volumetto “L’ultima Apocalisse” del padre Carlo Cre-mona, si chiude con le parole: «L’Autore protesta di ade-guarsi ai Decreti di Urbano VIII circa la verità, insegnata daSanta Romana Chiesa, con la quale è in piena comunione».Ma l’Autore bara, dicendo di essere “in piena comunionecon la Chiesa”, quando, invece, usa lo stesso raggiro di Ursvon Balthasar per negare l’esistenza dell’Inferno (che c’è,ma che sarebbe vuoto!). La variante di padre Cremona èche l’Inferno c’è, sì, ma che è pieno solo di Demoni, non diuomini!

È una tesi eretica, ma Lui la dice una sua “teoria di mi-sericordia oltre il Vangelo” (p. 93), l’affida a un monaco chenon tollera l’eternità dell’Inferno. Tra le “verità della Chiesa– egli dice – quella dell’eternità della pena è l’unica che nonmi affascina e mi pesa” (p. 78); è il punto “più doloroso di tut-to il messaggio” (p. 91). Ma nessuno può cancellare quel“Messaggio divino”, per cui la verità dell’Inferno è solo in-segnata dalla Chiesa, perché contenuto, appunto, in quel“Messaggio”.

Quindi, “ereticale” è dire che tutti saremo salvati, indi-scriminatamente. L’Apocalisse di San Giovanni apostolo, di-vinamente ispirata, parla, invece di “collera dell’Agnello”:«Nascondeteci da Colui che siede sul trono, e dalla colleradell’Agnello, perché è arrivato il gran giorno della sua col-lera, e chi può sostenerla? » (Apoc. 6,16,17).

Stiamo attenti, quindi, a non cadere anche Noi nella retedel Demonio. Lo scrittore Benson ha scritto: «Ognuno dinoi porta sulle sue labbra il bacio di Giuda»! Cioè, in Noic’è la triste possibilità di tradire Cristo. La nostra debolezzadavanti alla tentazione è grande. Guardiamo agli Apostoli:Pietro, che pure era stato presente alla Trasfigurazione, ed erastato messo a pietra fondamentale della Chiesa, cadde nel tra-

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dimento; tutti gli altri si dispersero come “pecore di cui erastato percosso il pastore” (Mt. 20,31); e il “popolo”, nono-stante che Gesù avesse guarito gli ammalati, liberato gli inde-moniati, risuscitato i morti, Gli preferì Barabba!.. E Pilato,pur riconoscendo l’innocenza di Gesù e pensato di liberarlo,poi … “si lava le mani” (Mt. 27,24) e lascia libero sfogo al-la canaglia...

Dobbiamo tremare, quindi, anche Noi, perché siamosempre prossimi a tradire Dio! pur avendoGli giurato fedeltànel Battesimo, Sacramenti, Voti religiosi...

E allora, riflettiamo anche sull’apostolo “traditore”, l’u-nico “giudeo” tra gli Apostoli, ma anch’Egli eletto da Gesù,insieme agli altri (Gv. 15,16). Gesù gli affidò anche l’ammini-strazione della borsa comune (Gv. 12,6). Eppure, Gesù ebbequesta chiara espressione, riguardante Giuda: «Non ho,forse IO, scelto Voi Dodici?.. Eppure tra Voi, Uno è un De-monio!»

A Giuda, errante nella valle ove si raccolgono le immon-dizie e ove il fedele ebreo addita la porta della Geenna, Sata-na andava forse mormorando le parole della Legge: “Chi ven-de il sangue del fratello, muoia di morte”, e il miserabileGiuda, disperato, andò ad impiccarsi. Terribile scena che facontrasto col Dio, spirante in Croce per la salute dei pecca-tori” (Sant’ Agostino).

Riflettiamo ancora: Gesù ha rivelato non solo l’esistenzadella condanna eterna per coloro che, coscientemente e libera-mente, hanno rifiutato la “Verità” e la “Grazia” (Mt.12,32).

Eppure, all’Inferno e al Paradiso ci credono in pochi, esaranno sempre più quelli che non crederanno a queste grandiverità se si lasceranno circolare ancora, impunemente, tuttiquei lupi modernisti e liberali razionalisti, seminare “ere-sie” e “menzogne” a danno del “popolo di Dio”... sempre piùturlupinato e tradito nella sua vera Fede!

Attenti, quindi, perché anche Noi possiamo sempre tradireGesù-Dio, ma preghiamo Dio affinché non lasci rafforzare in

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Noi quel “tradimento” che siamo sempre capaci di fare!

Ma perché Dio ha eletto Pietro e condannato Giuda?..Come si concilia la Volontà salvifica di Dio con la predesti-nazione?

Negli “Atti degli Apostoli”, si legge:

«Alzatosi Pietro in mezzo ai fratelli, disse: “Fratelli, ènecessario che si adempia quella Scrittura predetta dalloSpirito Santo per bocca di Davide, riguardo a Giuda, chefu la guida a coloro che catturarono Gesù, ed era uno deiNostri, ed ebbe la sorte di questo ministero. Egli, però, conla mercede dell’ini quità comperò un campo e, impiccatosi,crepò in mezzo, e si sparsero tutte le sue viscere. E la cosasi è risaputa da tutti gli abitanti di Gerusalemme, sicché,nel loro linguaggio, quel campo è chiamato “Aceldama”,cioè “campo del sangue”» (At. 1,15-19).

Giuda, quindi, indubbiamente andò perduto, perchéGesù Cristo lo chiamò: “figlio della perdizione” (Gv. 17,12). Ma Gesù lo aveva predetto che sarebbe stato tradito daGiuda (Mt. 26,21-25), come possiamo documentare: Dopoaver predetto il tradimento di Giuda, Gesù aveva detto: «Velo dico ora, prima che avvenga, affinché, avvenuto che sia,crediate che sono IO» (Gv. 13,19).

– «Uno di Voi è un diavolo» (Gv. 6,70). Egli parlava diGiuda, figlio di Simone Iscariota. Questi, infatti, stavaper tradirlo (uno dei Dodici);

– «dopo quel boccone, Satana entrò in lui» (Gv. 13,27);

– «preso quel boccone, egli subito uscì. Ed era notte»(Gv. 13,21,10);

– «Padre Santo... quando ero con loro Io li conserva-vo nel tuo nome che mi hai dato, e li ho custoditi;nessuno di loro è andato perduto, se non “il figlio

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della perdizione”, perché si adempisse la Scrittura»(Gv. 17,1, e 11-23).

– «contrastato nello spirito, solennemente dichiarò: “Inverità in verità Vi dico che uno di Voi mi tradirà”»(21).

– Gesù ha svelato chi Lo tradiva: (cfr. Mc. 14,18-21;Lc. 22,21-23; Gv. 13,18-21; Mt. 26, 22-28; Gv. 13, 27-30).

– «Io non parlo di tutti Voi; conosco quelli che ho scel-to, ma si deve adempiere la Scrittura: “Chi mangiail mio pane, ha levato contro di Me il suo calcagno”»(Salmo 40,10) che significa: il mio amico più intimomi ha tradito!

– «Guai a quell’uomo! Sarebbe stato meglio per luinon fosse mai nato».

– «Giuda cercava l’opportunità di tradirLo» (Mt.26,16).

– «Costui sarà in rovina di molti» (Lc. 2,34).

– «Dopo l’uscita di Giuda dal Cenacolo per andare adeseguire il suo detestabile disegno, Gesù si sentì co-me sollevato dall’ambascia, ed esclamò: “Finalmen-te il Figliuol dell’uomo è glorificato!”» (Gv. XIII,31).

– «I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sa-pendo di chi parlasse» (Gv. 13,22).

– «All’avviso di Gesù che uno di loro l’avrebbe tradi-to, essi, addolorati profondamente, incominciarono cia-scuno a domandarsi “Sono forse io, Signore?” (Mt.26,22). Anche Giuda, per un pro-forma, lo disse:“Rabbi, sono forse io?” A cui Gesù rispose: “Tu l’haidetto!”» (Mt. 26,25).

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Quindi, possiamo dire che Giuda fu un traditore prezzo-lato, o una “persona” mercenaria, perché si compisse il di-segno divino della morte di Gesù?.. È certo che Giuda Isca-riota (figlio di Simone) fu anch’egli scelto da Gesù, quando“chiamò a Sé i Discepoli, ne scelse dodici, tra discepoli tracui Giuda, e diede loro il nome di Apostoli (Lc. 6,13). Lascelta di Gesù tra i dodici Apostoli fu anch’essa una sicuraVolontà di Dio, perché San Luca scrisse che prima di eleg-gere i dodici Apostoli, “Gesù se ne andò sul monte a pre-gare e trascorse la notte intera pregando Dio” (Lc. 6,12).

Giuda, perciò, è uno dei personaggi del Vangelo che scon-volge la coscienza per il suo “ruolo chiave” nel compimentodella Storia della salvezza.

Ma Giuda, allora, fu un “predestinato” per fare la par-te del traditore? Eppure, anche Lui aveva scelto liberamentedi far parte di quella compagnia di Gesù, seguace, quindi, pervolontà propria, per cui non è neppure ipotizzabile che Diol’abbia, scelto per essere il “traditore” e suicida.

Giuda apparteneva alla sétta” degli “Zeloti”, il braccioarmato dei Farisei, che volevano il “Messia” un grandeguerriero che avrebbe ricostruito il Regno perduto di Israele.Io credo che Giuda fosse rimasto ancorato a quell’idea, percui, mentre gli altri Apostoli ascoltavano e comprendevanole Parole di Gesù, Lui non comprese quello che Gesù predi-cava, e cioè che solo l’Amore poteva conquistare il mondo.

Perciò, quando comprese che Gesù non sarebbe mai di-ventato quel conquistatore, non credette più in Lui, ma ri-mase con la sua fissazione per il “Messia guerriero”, dive-nendo come cieco e sordo anche davanti ai miracoli operati daGesù, dando a Satana il potere di entrare in Lui.

Ma allora, Giuda era consapevole di quanto voleva fa-re?

La convinzione, perciò, che Giuda sia all’Inferno, per il“tradimento” al suo Maestro, potrebbe essere anche motiva-to da questo: che Giuda, poi, non seppe continuare a viverecon “quel rimorso” continuo di quello che fece.

Tutti i Vangeli e gli “atti degli Apostoli” sono le uniche

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fonti attendibili su Giuda, perché dicono che Giuda era a co-noscenza del suo “tradimento”, e che lo acconsentì, perchéaveva perso la fede in Gesù. Ma, dopo aver visto Gesù arre-stato, Giuda si pentì e rilanciò ai Sacerdoti i trenta denari epoi andò a impiccarsi per il rimorso. Matteo, poi, dirà di Lui:«ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tra-dito! Meglio sarebbe per quell’uomo se non fosse mai na-to».

Eppure, Gesù gli aveva usato misericordia fino alla fine.Quindi, la sua “perdizione” (“ibit in locum suum”) è dovutaper il “tradimento”, o per non essersi pentito e per la sua re-sistenza ostinata alla Divina Carità di Cristo? La sua “di-sperazione”, cioè, fu per il peccato contro lo Spirito Santo,un peccato che “non remittetur neque in hoc saeculo, nequein futuro” (Mt. 12,32).

Da qui il rigore della giustizia di Dio. Il suo peggior tor-to, quindi, fu quello di non aver creduto più, né di non averaccettato più l’amore di Cristo anche per Lui!

Questo ci fa pensare alle parole di Simeone: «Costui (Ge-sù) sarà la rovina per molti» (Lc. 2,34). Quindi, si perderan-no e andranno all’Inferno perché contro di Lui!

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L’Inferno. Miniatura di Jean de Limbourg - sec. XV.

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«È un atto di carità gridare “al lupo”

quando si avvicina alle pecore. Così, non si deve tacere

quando i nemici di Dio possono far del male».

(San Francesco di Sales)

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CONCLUSIONE

Come finale del nostro dire, credo sia necessario richiama-re che in Dio tutto è eterno, anche la Sua Volontà nell’operacreatrice dell’uomo, vedendo la disobbedienza dei nostri pro-genitori e di tutte le colpe delle generazioni venture, colpe ederrori di ognuno di noi, e che se Lui non avesse messo un ri-paro, noi saremmo andati perduti per sempre.

Ma Dio già aveva un’esistenza nel Suo cuore e nel Suoamore: il sacrificio del Suo Figliolo, la seconda Personadella SS. Trinità, la quale, facendosi uomo e immolando lasua umanità avrebbe riconciliato col Pa dre l’umanità traviata edannata. Questo Amore divino per l’umanità noi lo vediamocompendiato in una sola figura, il Divin Crocifisso. Questo fuil pegno sicuro che ha provato la Sua volontà della nostra sal-vezza e non la nostra condanna al fuoco eterno.

Quel pegno infallibile ce lo donò quando Gesù, nell’Euca-restia, perpetuò la Sua presenza tra gli uomini facendo delleSue carni immacolate un nostro cibo, pegno di vita eterna.

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«Chi mangia la mia carne ha la vita eterna»!Allora, insieme al pensiero del Dio giusto, c’è anche il

pensiero del Dio pietoso che viene a cercarci, come leggiamonel Salmo CXVIII, 176: «O Signore, io ho errato come unapecora che va a perire, vieni, dunque, Tu a cercarmi»!

Non è retorica questa, ma la parafrasi del Maestro Divinodella parabola del buon Pastore, che ha smarrito una sua pe-cora e non si dà pace fino a che non l’abbia ritrovata. E, que-sto, è il ritratto di ognuno di noi. Ed è la parola divina che neassicura: «L’empietà non nuocerà più all’empio, in qualun-que giorno egli si convertirà dall’empietà sua» (Ezech.XXXIII, 12). Anche questo è un documento della pietà divinaverso le sue creature, che tutto ciò che si può compiere perchéun’anima non cada nel baratro infernale, tutto lo ha compiutoe lo compie la Bontà Divina.

Solo chi oltraggia e ripudia l’amore infinito di Dio, de-ve imputare a sé solamente se la sua perversità verrebbepunita con una eternità di tormenti eterni!

Adesso, mi domando: ma c’è ancora un sacerdote che hail coraggio di predicare l’esistenza dei Demoni e dell’In-ferno? Queste nostre pagi ne consigliano che se ne deve parla-re, perché se anche un solo lettore, come conseguenza, sfug-gisse al peccato e salvasse la sua anima, le pa gine di questonostro profilo sul tema “Inferno-Demoni”, si riterranno benripagate!

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«Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri

ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo

e non secondo Cristo».

(Col. 2, 8)

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AppendiceAppendice

BIBLIOGRAFIA SATANICA

Su Satana e la sua attività esiste molta letteratura biblica,ma pochi sono i pronunciamenti dogmatici.

Sono chiare le testimonianze sul Diavolo e sugli indemo-niati, sia nell’Antico Testamento, come nel Nuovo; come puresono chiari e continui i testi della Tradizione primitivi dellaChiesa, per cui il cristiano non può rifiutare tale dottrina, chela Chiesa dà per sicura, senza porsi fuori da Essa.

Il Concilio Vaticano II non ha dato molta luce sui proble-mi e la dottrina tradizionale sul Demonio, nonostante i dubbie le perplessità che circolano ormai tra i fedeli, anzi, persino iteologi tradizionalisti sembravano aver perduto ogni sicurezzadelle loro passate convinzioni, e dubitavano, persino, di esse-re ancora nella verità.

Il Concilio, però, nel suo assieme, diede per scontata l’e-sistenza del Dia volo e dei problemi che ne seguivano. Co-munque, non affrontò il problema in modo chiaro e specifico.

Il nome del Demonio, nei vari documenti conciliari, appa-re solo 18 volte, ma sempre con cautela e sobrietà. Di più: su

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questi “passi” ci fu una gestione laboriosissima, perché i Pa-dri conciliari si scontrarono più volte, con polemiche e diatri-be, tanto è vero che alcuni di questi “passi” furono elaboratiper più di un anno, prima di uscire.

Trascrivo, qui, gli insegnamenti che si deducono dai docu-menti conciliari, nei quali si parla del Demonio. Sono sei:

1° La storia dell’uomo è immersa in una drammatica lot-ta contro le “potenze delle tenebre”;

2° quando l’uomo ignora Dio, o Lo rigetta, vive nella tri-stezza; e l’uomo è spinto a questo rifiuto di Dio dal“Maligno”;

3° Solo una persona ha vinto il “serpente” (Satana):MARIA, la Madre di Gesù. E Lei ha collaborato at-tivamente alla Redenzione. E solo Lei fu sottratta allacolpa d’origine, e perciò preservata dalla corruzionedella morte.

4° Cristo, con la sua Incarnazione, Passione e Morte,ha liberato l’uomo dal peccato;

5° La Chiesa continua l’opera di Cristo, combattendo,spiritualmente e moralmente “le forze avverso a Dio”,e trionfando Dio, “confonde il Demonio”.Nel 1953, uscì il libro di Giovanni Papini, “Il Diavo-lo”, in cui lo scrittore fiorentino sostiene il ritorno diSatana per ridiventare un Angelo buono. Ma è una vec-chia teoria che risale fino ad Origene, a San GregorioNisseno, a San Girolamo e altri, mai accettata dallaChiesa. Anche le pubblicazioni, in campo protestante, prolife-rano di dottrine che si scostano dalla Tradizione. An-che per questo, il Concilio avrebbe dovuto affrontarel’argomento direttamente per dare direttive precise.Così, invece, la confusione continua, anche se l’esi-stenza del Diavolo è un dogma di Fede, come l’esi-stenza di Dio.

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6° Il cristiano deve vigilare e lottare contro i “domi natoridi questo mondo tenebroso” e contro gli “spiriti ma-ligni”.

Come si vede, può sembrare sufficiente questo dire sullarealtà di Satana, come appare dalle Sacre Scritture, anche se ilConcilio, purtroppo, non lo ha affermato, e non ha neppureparlato apertamente di Satana e della sua personalità. Eppuresarebbe stato necessario, soprattutto perché, ormai, anche insedi cattoliche, circolano opinioni di vari teologi e scrittori chemettono in dubbio la personalità di Satana.

Nel 1948, ad esempio, nella serie “Etudes Carmelitai-nes”, uscì una raccolta di saggi, intitolata: “Satana”. I variAutori non mettevano in forse l’esistenza di Satana, ma ne re-lativizzavano la personalità. Uno di essi, ad esempio, Marrou,scriveva: «È raro trovare, oggi, dei cristiani che credono vera-mente nel Diavolo, se non a patto di dare subito un’interpreta-zione simbolica alle loro credenze».

Nel 1949, all’Angelicum di Milano, l’intellettuale cattoli-co Guido Manacorda, tenendo un corso su Satana, pur nonnegando Satana come “persona”, si avvicinava molto, però,alle posizioni di Marrou.

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Indice

Capitolo IL’inferno c’è ed è eterno 7

Capitolo III “Demoni” ci sono e ci tentano 21

Capitolo IIIGiuda Iscariota all’inferno 43

Conclusione 53

AppendiceBibliografia satanica 57

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Finito di stampare il 24 maggio 2012presso Com & Print (BS)

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Editrice Civiltà - Brescia

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TRE VERITÀ

TRE VERITÀ

«... lmmersi in questo fuoco, c’erano de-moni e anime che sembravano tizzonitrasparent; alcuni, neri o bronzei, in for-me umane, portate intorno dalle fiammeche uscivano da essi, assieme a nuvole difumo. Essi cadevano da tutte le parti,proprio come le scintille cadono dai gran-di fuochi, leggere, oscillanti, tra grida didolore e di disperazione, che ci atter -rirono fino a farci tremare di paura... ».

(Lucia di Fatima)

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