Prefazione...La scienza moderna ha portato a considerevoli sviluppi nell’ambito della produzione...

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Prefazione La Japan Foundation opera nell’ambito degli scambi culturali in cooperazione con più di 130 paesi in tutto il mondo, focalizzando i programmi della sua attività prevalentemente su tre settori: Arti e Scambi culturali, Insegnamento della Lingua Giapponese all’estero, e Studi Giapponesi e Scambi intellettuali. La Fondazione, con l’obiettivo di rafforzare la comprensione delle arti e della cultura giapponese attraverso le arti visive, collabora con Musei esteri nell’organizzazione di Mostre dal vario contenuto espositivo, dalle arti tradizionali a quelle contemporanee. La Japan Foundation inoltre organizza mostre itineranti per il mondo sui più svariati temi: pittura, ceramica, arti manufatturiere, stampe, fotografie. “The Japanese Pottery – the Rising Generation from Traditional Japanese Kilns”, presenta le opere di un totale di 35 artisti, attivi nei sette siti di forni tradizionali più importanti del Giappone. Essi differiscono per inclinazione e tendenze artistiche: c’è chi porta avanti una lunga tradizione di produzione ceramica, cercando nel contempo di perseguire standard ancora più alti nel proprio mestiere, e chi tenta di creare opere originali esplorando nuove forme. Tutti loro sono artisti promettenti, destinati a divenire leaders della futura generazione nelle arti della ceramica in Giappone. Il tema della mostra questa volta è incentrato sui “vasi, contentori”, e si pone l’obiettivo di illustrare come gli artisti ceramisti interpretino la funzione e il significato dei vasi, al fine di comprendere meglio quali siano e saranno le tendenze attuali e future dell’arte ceramica giapponese. Noi desideriamo esprimere la nostra più sincera gratitudine al direttore Shiraishi Masami, al Museo dell’Arte della Prefettura di Yamanashi, così come agli artisti coinvolti, allo staff delle gallerie, e a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa mostra.

La Japan Foundation

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Ceramiche e porcellane giapponesi: The Rising Generation from Traditional Japanese Kilns Shiraishi Masami Direttore del Museo d’Arte della Provincia di Yamanashi Le arti ceramiche fioriscono in Giappone come in pochi altri paesi. Non solo questo paese è sede di un considerevole numero di vasai e artisti di ceramiche e porcellane, ma esso vanta anche una popolazione, in ampia misura grande conoscitrice ed estimatrice di quest’arte. Forse sono la varietà delle stagioni e del terreno, e il clima temperato ad aver creato nei giapponesi un particolare attaccamento agli utensìli, prodotti con materiali naturali come la terra e l’argilla. Grazie a questi abbondanti risorsa e supporto, l’arte ceramica giapponese spicca per una sorprendente varietà di manufatti. Oltre ai manufatti ceramici, prodotti commercialmente per un utilizzo pratico e quotidiano, singoli artisti riescono a produrre una grande varietà di opere originali. Alcuni creano principalmente “Contenitori- Vasi” funzionali all’uso, altri uniscono la creatività all’uso di tecniche e forme tradizionali, altri ancora, non interessati all’aspetto funzionale, ricercano invece nuove e sperimentali forme con l’argilla. Noi abbiamo scelto per la mostra, tra i lavori di questi artisti, gli esempi più rappresentativi delle diverse tipologie di vasi, che riteniamo illustrino in modo significativo le caratteristiche e peculiarità delle ceramiche e porcellane giapponesi di oggi, tra le quali annoveriamo anche uno spirito di ricerca di elementi innovativi. Questi lavori sono perlopiù opera di una promettente generazione di artisti attivi nel mondo della ceramica giapponese, i cui manufatti sono stati oggetto di crescente attenzione negli ultimi anni. La produzione ceramica originale tende a svilupparsi in aree in cui l’argilla è localmente disponibile. Gli stili ben definiti, che hanno reso celebri le ceramiche giapponesi, originano nei tempi antichi dall’uso delle argille locali, e molte delle aree industriali di ceramica tradizionale continuano tuttora ad essere fiorenti. Tali aree si collocano soprattutto dalla regione del Kanto verso sud, attraverso lo Shikoku e il Kyushu, dove le argille di buona qualità per produrre le porcellane e le ceramiche, e l’abbondante legno da usare come combustibile, sono sempre stati ampiamente disponibili. Lo sviluppo dei forni e la storia del mestiere artigianale varia di luogo in luogo, e ci sono alcune aree in cui la produzione ceramica ha una vicenda talmente antica e caratteristiche così ben definite, che alcune opere sono ancora create con l’utilizzo di materiali, tecniche, disegni e forme che riflettono quelle tradizioni locali. L’argilla con cui si producono ceramiche e porcellane differisce da un posto all’altro, così come variano la temperatura della cottura, e la sembianza assunta dal prodotto finito dopo il processo di cottura. Le tecniche, sviluppatesi per sfruttare al meglio queste caratteristiche, si sono evolute nel lungo corso del tempo in vere e proprie tradizioni. La ceramica Bizen, per esempio, è una semplice ceramica non smaltata, prodotta con un’ argilla locale, ricca di ossido di ferro. Questa ceramica, cotta senza essere

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smaltata, fa risaltare l’innata bellezza dell’argilla. Si riconosce a prima vista. La ceramica Bizen continua ad essere prodotta anche ai nostri giorni, ed è rimasta pressochè invariata da quella prodotta e utilizzata per la cerimonia del tè nell’epoca Muromachi (1333-1573). La scienza moderna ha portato a considerevoli sviluppi nell’ambito della produzione ceramica. La nuova tecnologia ha esercitato un influsso diretto nel processo di cottura e nel design dei forni, e ha anche dato un notevole contributo all’incremento della distribuzione e della comunicazione. Gli sviluppi tecnici nell’invetriatura e cottura, così come le nuove idee, vengono velocemente trasmesse a chi opera in altre regioni, e anche le argille possono ora essere facilmente trasportate da un luogo ad un altro. In passato i luoghi in cui i materiali erano disponibili erano strettamente collegati a quelli in cui venivano creati i manufatti ceramici, ma ora la ceramica può essere prodotta praticamente ovunque. Un caso significativo è rappresentato dalla ceramica Oribe, la cui produzione un tempo era limitata alle sole aree di Seto e Mino, ma ora è estesa a molte altre zone del Giappone. Grazie alle abbondanti risorse di argilla disponibile, è possibile ora la creazione di miscele complesse, che dischiudono pertanto ulteriori orizzonti verso un’ espressione creativa più libera dai vincoli della tradizione. Questa tendenza è forte soprattutto negli artisti attivi nelle ampie aree urbane e nei dintorni. La regione Seto/Mino è un’area molto antica di produzione di ceramica e porcellana, ma per la grande varietà di manufatti ceramici, ivi prodotti su grande scala da allora fino a oggi, sono presenti ambedue le tipologie di ceramisti: coloro che seguono le tecniche tradizionali, e molti altri che si avvalgono di tecniche che non hanno relazione con la tradizione locale. Questa situazione è certamente favorita dalla presenza di affermate infrastrutture industriali per la produzione della ceramica locale, e si ripete più o meno con le stesse caratteristiche in qualsiasi altra regione, fino al punto da connotare in maniera pregnante l’arte della ceramica giapponese contemporanea. Gli artisti ceramisti attivi nell’area metropolitana di Tokyo non sono strettamente legati all’area locale, per questo la grande città (ai tempi conosciuta come Edo, e sede dello Shogunato) non era un’area tradizionalmente nota per la produzione ceramica, o particolarmente famosa per le sue argille. Tokyo, infatti, per secoli centro economico e culturale della Nazione, divenne piuttosto sede di molte scuole d’arte, e altri istituti di educazione artistica, e formò quindi una popolazione intera, educandola all’amore e fruizione dei prodotti ceramici. La Capitale è anche un centro di grande stimolo per gli artisti, e un posto ottimale per acquisire informazioni di ogni genere, e favorire l’attività di ceramista; infatti sono molti gli artisti di ceramiche e porcellane, e vasai che operano nell’area. Inoltre, dato il prezzo esorbitante della terra, e considerate le varie restrizioni ambientali proprie di un’area urbana, la maggior parte degli artisti mantiene la sua base di attività, costruendosi propri forni indipendenti nelle periferie e nelle campagne. Gli artisti, che hanno stabilito il loro luogo di produzione attorno a Tokyo, pertanto hanno poco in comune, e amano sperimentare e cimentarsi in un’ ampia varietà di stili. Questa mostra presenta alcuni promettenti artisti, che operano nelle aree tradizionali della ceramica

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soprindicate,e che stanno producendo opere degne di nota. Il tema della mostra questa volta è incentrato sui “vasi, contenitori”, e si pone l’obiettivo di dimostrare come gli artisti ceramisti intendano la funzione dei vasi appunto, per così comprendere meglio quali siano le tendenze attuali della ceramica giapponese. Gli artisti selezionati sono tra i più attivi in Giappone, e la tendenza generale delle loro politiche di produzione è molto diversificata. Alcuni cercano di rafforzare ulteriormente le tecniche tradizionali svolgendo la loro attività in luoghi in cui la ceramica è stata prodotta per secoli, perfezionando e rifinendo il design nel tentativo di creare opere d’arte ancora più ricche. Altri si sforzano di affrancarsi dai ceppi della tradizione, e creare manufatti ceramici dall’impronta più personale, perseguendo completamente nuove forme e adattandole allo stile di vita moderno. Altri ancora pongono maggior enfasi sugli aspetti pratici della ceramica nella vita contemporanea. Sebbene siano diversi nell’orientamento, i loro sforzi stanno gradualmente portando i loro frutti e conducendo alla creazione di una nuova ceramica, adatta ad inaugurare una nuova epoca.

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1 ARITA E KARATSU

L’origine delle porcellane di Arita viene fatta risalire al periodo Momoyama (1575- 1614) quando Ri Sampei, un ceramista coreano naturalizzato in Giappone, scoprì la presenza di argilla nell’area di Arita, nel nord del Kyushu, e cominciò a produrre porcellane. Questo rappresenta l’inizio della produzione di porcellane in Giappone. Più tardi abbiamo l’avvento dello stile della decorazione in blu cobalto sotto coperta (sometsuke)1, e la porcellana aka-e di Sakaida Kakiemon con smalti policromi sopra coperta2 . I manufatti ceramici di Arita, come le porcellane Kakiemon e Imari, furono ampiamente esportati all’estero. Le raffinate porcellane iro-e, con decorazioni policrome sopra coperta furono prodotti anche come specialità manufatturiera locale del dominio di Nabeshima. Anche nel periodo Meiji (1868-1911) l’Area di Arita rappresentava il centro Nazionale della produzione di porcellana. L’origine delle porcellane Karatsu, come quelle di Arita, viene fatta risalire ad un gruppo di ceramisti naturalizzati coreani, ed erano per la maggior parte destinate ad un uso domestico e quotidiano, e in parte utilizzate per la cerimonia del tè. Ci sono molti tipi di manufatti ceramici Karatsu, che includono E-karatsu (picture- karatsu, ceramica smaltata con decorazioni eseguite con un pigmento ottenuto dall'ossido di ferro), Hakeme (decorazione “brush-grain”, con venature lasciate dai segni di larghi pennelli), Madara - Karatsu (Karatsu a macchie), Chosen- Karatsu (Korean Karatsu), e Mishima Karatsu.

2 HAGI La ceramica Hagi fu inizialmente prodotta, secondo quanto ci riporta un antico resoconto, da un ceramista coreano naturalizzato in Giappone durante il periodo Momoyama (1575- 1614). Fiorita sotto il patronato del feudo locale durante il periodo Edo (1615- 1867), la sua produzione era prevalentemente incentrata su utensili che servivano per la cerimonia del tè. Le tecniche delle ceramiche Hagi sono state tramandate per generazioni da diverse famiglie di ceramisti, come i Saka e i Miwa. Fin dalle origini i ceramisti Hagi producevano principalmente utensili da tè nello stile - dinastia Yi (coreana), e utilizzavano argilla locale per produrre ceramiche dalla bellezza sobria e delicata grazie all’applicazione di una smaltatura leggermente opaca. Negli ultimi anni alcuni artisti si sono dedicati alla sperimentazione di nuove forme, ispirandosi alle caratteristiche delle ceramiche Hagi.

1 applicata sulla superficie dell’oggetto prima della invetriatura. 2 Applicati sulla superficie dell’oggetto dopo l’invetriatura

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3 BIZEN

Le ceramiche Bizen durante il periodo Heian (794-1185) rappresentarono l’evoluzione delle ceramiche Sue. Verso la fine del periodo Muramachi (1339-1574), i ceramisti cominciarono a produrre tra le altre cose vasi di fiori, scodelle da tè, e contenitori per il tè in polvere, e nel periodo Momoyama (1575- 1614) le ceramiche Bizen si distinsero per l’uso preferenziale nell’ambito della cerimonia del tè. Questa popolarità successivamente andò in declino, ma è tornata di recente in auge. L’argilla utilizzata per la ceramica Bizen è ricca di ferro, e la ceramica non è smaltata per far risaltare la bellezza dell’argilla. Le decorazioni a corda (hidasuki) 3e a “seme di sesamo” che si formano naturalmente ad opera della fiamma del fuoco nel processo di cottura nei forni sono particolarmente apprezzate.

4 KYOTO E DINTORNI, TAMBA Dal tardo VIII Secolo, quando iniziò l’epoca Heian (794-1185), Kyoto prosperò come centro politico e culturale fino a quando fu fondato lo shogunato ad Edo (l’attuale Tokyo), nel primo XVII sec. Anche successivamente a quel periodo, però, Kyoto rimase progredita da un punto di vista culturale, e fu un centro di fermente attività per i mestieri artigianali, e le arti manufatturiere. Molti tipi di manufatti ceramici furono prodotti nelle vicinanze di Kyoto, come la ceramica iro-e,e raku, la porcellana, e le porcellane sometsuke. Fiorisce in quell’area non solo la ceramica tradizionale, ma anche quella all’avanguardia. A Tamba la fabbricazione di prodotti ceramici era un attività altrettanto fiorente fin dal periodo Kamakura (1186-1338) e Muromachi (1339-1574). Le ceramiche di Tamba sono prevalentemente destinate ad uso domestico, e sono le predilette degli appassionati di cerimonia del tè, che ne preferivano lo stile fine e sobrio. Alcuni artisti ceramisti ritenevano le ceramiche di Tamba una forma d’arte.

5 KUTANI E KANAZAWA

Kutani, situata nella prefettura di Ishikawa, divenne un sito fiorente di produzione di porcellana durante il periodo Edo (1615-1867). La sua porcellana è caratterizzata da colori e forme audaci. Durante il periodo Meiji (1868-1911), la porcellana di Kutani divenne un prodotto destinato all’esportazione, e il suo commercio rimane tuttora fiorente. Ci sono anche molti artisti che producono porcellane Kutani, creando manufatti artistici originali. Kanazawa, la capitale della prefettura di Ishikawa, fu la città fortificata di un potente signore provinciale, e un centro di cultura locale. Molte arti manufatturiere conobbero un notevole sviluppo, tra di esse è opportuno ricordare i manufatti ceramici Ohi, o raku per la cerimonia del tè, prodotti per essere destinati al daimyo (signore feudale) del dominio Kaga. Le tecniche delle ceramiche Ohi sono state tramandate dalla famiglia Ohi dal periodo Edo per le successive generazioni.

3 ovvero la "decorazione a corda" che veniva eseguita pressando a mano nella terracotta fresca delle corde di fili d’erba intrecciati

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6 SETO E MINO

Le aree di Seto e Mino erano prospere e annoverate già dai tempi antichi tra i più grandi centri di forni, e mantengono tuttora questa nomea. Durante il periodo Kamakura (1186- 1338) fu Seto il centro della fabbricazione ceramica nella regione, ma nel periodo Muromachi (1339-1574) fu trasferito nell’area di Mino, e, durante il periodo Momoyama (1575-1614), conobbero un certo sviluppo le ceramiche Shino, Ki-seto e Oribe. Seto sperimentò in seguito una rinascita. Nel tardo periodo Edo, nel 1822, tecniche di lavorazione della porcellana furono introdotte nella regione da Arita (Kyushu). Dal tardo XIX sec. ceramisti locali cominciarono attivamente ad introdurre dall’Europa materiale e tecniche, dando un impulso all’industria della ceramica nella regione. Sono molti gli artisti, produttori sia di oggetti in ceramica che porcellana che operano sullo sfondo di questo periodo di grandi sviluppi. Alcuni sono attivi fuori dalla Regione, e utilizzano Oribe e altre tecniche, sviluppatesi lì in modo originale.

7 TOKYO E DINTORNI E MASHIKO Se da una parte Tokyo è stato il centro della politica e cultura del Paese dal primo XVII sec., Tokyo non è un posto rinomato per la disponibilità di argilla, e pertanto non è neanche un tradizionale centro di fabbricazione della ceramica. Attualmente si trovano lì molte Accademie di Belle Arti, e molti artisti ceramisti, inclusi coloro che si sono laureati in queste istituzioni, sono attivi nella Regione del Kanto, per esempio nelle province di Tokyo, Kanagawa, Saitama, Chiba, e altre. La presenza di molti amanti della ceramica e della porcellana, e lo stimolo forte verso l’arte fanno sì che la zona di Tokyo e delle aree limitrofe rappresenti un ambiente favorevole per coloro che si dedicano a quest’arte. Mashiko, situato nel nord del Kanto, fu un centro di produzione di ceramiche di uso domestico e quotidiano dal tardo periodo Edo. Dopo che il ceramista Hamada Shoji cominciò a produrre e ad insegnare verso la fine del periodo Taisho (1912-26), Mashiko divenne la mecca della ceramica folcloristica (popolare), e da allora molti ceramisti cominciarono a gravitare nell’area.

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Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza Realizzato in occasione della mostra:

“Ceramiche Giapponesi Contemporanee: la nuova creatività nata dai forni tradizionali” A cura di Japan Foundation 30 gennaio – 20 marzo 2011 Stampato in proprio: Faenza, 28 gennaio 2011 Impaginazione a cura di Elisabetta Alpi