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1 LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE GRATUITA DEL LICEO “A. CANOVA” - NUMERO I, ANNO VI

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CANADA,Macabra scoperta a Winnipeg: i cadaveri di almeno 4 neonati sono stati ritrovati nell’armadietto di un’azienda lo scorso 22 ottobre. I corpi, in forte stato di decomposizione, sono stati rinvenuti da alcuni dipendenti. La polizia canadese brancola nel buio, sono già in corso le autopsie. Si evita per il momento ogni ipotesi investigativa: non si ha alcuna notizia di neonati scomparsi negli ultimi mesi.

SUDAFRICA,Oscar Pistorius è stato condannato a cinque anni di prigionia per l’omicidio della sua fidanzata, la modella Reeva Steenkamp. Ad un anno e mezzo da quella tragica notte di San Valentino, cala il sipario del processo dell’atleta paralimpico che ha commosso il mondo correndo con le sue protesi, ma anche l’uomo bianco, ricco e famoso che con la sua storia ha provocato le emozioni più disparate. Pistorius dovrà scontare solamente un sesto della pena, ovvero 10 mesi, prima di poter chiedere la libertà vigilata. La madre di Reeva Steenkamp si è detta “soddisfatta” della condanna, aggiungendo di non cercare vendetta.

NEPAL,Venerdì 24 ottobre almeno 15 persone sono morte e decine di altre, fra cui due giovani italiane, sono rimaste ferite nel Nepal centrale. Un autobus, sovraccarico di passeggeri, è precipitato in una scarpata a Belkot, nel distretto di Nuwakot. Per quanto riguarda le cause dell’incidente, il commissario distrettuale della polizia ha dichiarato che sono da attribuirsi “al cattivo stato della strada che porta da Kathmandu a Rasuwa”.

MESSICO,Almeno una quindicina dei 43 studenti spariti lo scorso 26 settembre a Iguala, nel sud del Messico, sono stati uccisi con un colpo alla testa da agenti della polizia e dalla banda di narcotrafficanti Guerreros Unidos. Il governatore dello stato messicano del Guerrero, Angel Aguirre, ha annunciato giovedì 23 ottobre le sue dimissioni. I giovani erano stati rapiti dalla polizia e, dopo un attacco che aveva fatto 6 morti, consegnati ai narcos dal sindaco di Iguala insieme alla moglie. Da allora, tranne che per i quindici studenti di cui è stato rinvenuto il cadavere, s’ignora che fine abbiano fatto gli altri 28 e il caso dei studenti “desaparecidos” è diventato un caso nazionale, con decine di manifestazioni di protesta in varie città del paese.

ISRAELE,Dopo giorni di crescente tensione, a Gerusalemme gli scontri tra dimostranti palestinesi e reparti della polizia infiammano i quartieri palestinesi. Il primo ministro Netanyahu ha rafforzato la presenza militare in città dopo che mercoledì 22 ottobre un palestinese ha investito in auto una bambina di tre mesi, uccidendola, e ferito altre sette persone.

a cura di Greta Pasetto

AUSTRALIA,Shannon Fraser, 30 anni, è sopravvissuta per 17 giorni nella giungla, sfuggendo a un coccodrillo e ad altri animali selvaggi, nello Stato del Queensland. Da quando si è persa, il 21 settembre, la donna ha perso 17 kg ed è stata ritrovata da un coltivatore di banane, ricoperta di tagli, ematomi e morsi di insetti.

U.S.A.,Venerdì 24 ottobre uno studente ha aperto il fuoco in un liceo vicino a Seattle, ha ferito sei persone e poi si è tolto la vita. La madre di uno dei ragazzi presenti dentro la scuola ha dichiarato che tutto sarebbe partito da una lite per una ragazza.

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EDITORIALEdi Caterina Begliorgio e Sara Santi

“Vedendosi la carta tutta macchiata dalla oscura negrezza dell’inchiostro, di quello si dole; el quale mostra a essa che per le parole, ch’esso sopra lei compone, essere cagione della conservazione di quella.” (Leonardo Da Vinci)

La carta è schizzinosa, come noi che non ci vogliamo sporcare i vestiti bianchi e lindi appena stirati. L’inchiostro è nero, ha un odore pungente, invade gli spazi vuoti senza chiedere il permesso. Ma la carta che si ritrae non sa che quell’inchiostro la salverà dal macero, dal fuoco, dalle tarme. Almeno, una buona parte delle volte.

L’inchiostro è ciò che rende viva la carta, che dà un senso e una voce a tutto quello spazio bianco e pulito, altrimenti destinato a rimanere vuoto.

Anche la nostra scuola rimarrebbe uno spazio bianco se noi non ci sporcassimo le mani con un po’ di inchiostro. Come un foglio in attesa, incastrato nella macchina da scrivere. Basta spingere un tasto. Noi siamo quelle lettere. Ciascuno di noi è un simbolo meraviglioso, una forma che acquisisce un senso soltanto se combinata con altre.

Noi siamo quelle lettere. Ora dobbiamo imprimere il nostro segno su questa nuova, grande pagina vuota. Macchiarci le dita, come gli scrittori di una volta. E come i grandi scrittori, dare importanza ad ogni suono, ad ogni parola, ad ogni verso.

Come dice la Apple (o forse era Walt Whitman): “Che vi è di nuovo in tutto questo? ... Che tu puoi contribuire con un verso.”

Che la tua lettera, tonda, oblunga, serpentina o squadrata che sia, è importante.“Nessuno di noi è indispensabile, ma nessuno di noi è sostituibile.” (Erri De

Luca)Una nuova avventura è cominciata, nuove penne, nuove voci. Nella folla di volti

l’individualità rischia di sfumare, fra la calca sulle scale sembra impossibile riconoscere uno sguardo diverso. Per questo esistiamo, per questo scriviamo! Per dare spazio all’unicità, per andare oltre il concetto di “studente”, oltre l’offerta formativa, oltre le mura della scuola. Per costruire, accanto alle lucide colonne di marmo, colonne di parole. Altrettanto forti, ugualmente solide. Per rendere il mondo che ci circonda un vetro trasparente, attraverso cui i nostri occhi possano spaziare, liberi ancora dai veli che ci cuciranno addosso, su misura, quando saremo “grandi”.

Questo è il momento, questo è il luogo: non ce ne saranno di migliori. Persino Orazio ci grida: “Carpe diem!”... Allora cogliamo il giorno che fugge, la parola che sta proprio sulla punta della lingua, la vita, in quel verso, che è solo nostro. Che siamo noi.

AT T U A L I TÀ

EBOLA: LA NUOVA MINACCIA L’epidemia che sta terrorizzando il mondodi Caterina Baldasso e Linda Petenò

Nelle ultime settimane, hanno avuto un ruolo di primo piano le parole “ebola” ed “epidemia”. Ma che cosa s’intende veramente quando sentiamo parlare di Ebola? E perché se ne sente parlare soltanto ora?

Vediamo insieme di cosa si tratta.L’Ebola è un virus, presente in alcune specie animali, che

nella maggior parte dei casi si rivela letale per l’uomo, e i cui principali sintomi sono: febbre emorragica, diarrea e vomito. Gli studiosi hanno individuato cinque ceppi diversi di questo virus, tra cui il più letale, lo Zaire ebolavirus, che presenta un tasso di mortalità dell’83 % e che sembra aver scatenato l’epidemia di cui si parla oggi.

Fino allo scorso marzo, si erano registrati solamente pochi casi di Ebola grazie all’isolamento dei villaggi in cui si era verificata l’epidemia, che non aveva permesso la diffusione del virus, al di fuori dei confini del Congo, del Gabon e del Sudan.

Recentemente, a causa della deforestazione del suolo africano da parte di compagnie di legname cinesi ed occidentali, le popolazioni locali sono state indotte a cibarsi di animali selvatici, alcuni dei quali portatori sani del virus. Nei primi mesi del 2014 si è verificato un caso particolarmente grave di Ebola in Guinea e da lì l’epidemia ha iniziato a diffondersi nel resto del mondo; inizialmente sono stati colpiti altri Paesi dell’Africa e si sono registrati all’incirca 2000 morti.

Sono poi stati rilevati altri casi di ebola negli Stati Uniti; ora il virus sembra diffondersi anche in Europa e tra i paesi contagiati del nostro continente vi è la Spagna, dove per ora sono guariti tutte le persone contagiate. A differenza dei paesi africani, nel mondo occidentale è stato possibile evitare la propagazione del virus, grazie alle misure adottate dagli Stati colpiti e grazie all’impiego di vaccini in via sperimentale. Molti Paesi hanno dato il proprio contributo alla ricerca: il governo canadese ha recentemente inviato 800 fiale di un vaccino sperimentale all’Oms da distribuire nelle zone più colpite, invece la Russia ne ha promesso uno nel giro di sei mesi. Al contrario gli Stati Uniti, si tengono ben stretti il loro siero sperimentale che hanno somministrato solamente ai loro concittadini contagiati dal virus; e hanno inviato nei paesi più colpiti truppe militari al posto dei medicinali, come se i primi fossero più efficaci nel placare l’epidemia. Anche nel nostro paese è stato sviluppato un vaccino in collaborazione con un’agenzia farmaceutica americana; nel frattempo il nostro ospedale Ca’ Foncello si è attrezzato di laboratori capaci di identificare rapidamente il virus, mentre il laboratorio di Padova, è stato scelto come centro per le analisi. Nonostante l’incompetenza dello staff dell’Oms, come da loro ammesso, e il ritardo di tutto il mondo nel combattere il virus, la Nigeria è riuscita a fronteggiare l’epidemia e dopo 42 giorni senza alcun nuovo contagio è stata dichiarata “Ebola-

free”.Nei siti web e nei social network impazzano le

polemiche e le discriminazioni nei confronti degli immigrati provenienti da Paesi africani, che spinge gli italiani ad opporsi all’entrata dei profughi nel nostro paese. Questo atteggiamento ostile porta ad episodi di violenza, come quello che ha avuto luogo non molti giorni fa nella capitale, dove una ragazza guineana è stata prima accusata di trasmettere l’Ebola e poi picchiata.

Per ora non ci sono soluzioni certe e non sappiamo quale sarà l’evoluzione di questa feroce epidemia, che rappresenta una seria minaccia per tutta la popolazione globale.

HONG KONG – OLTRE LE MANIFESTAZIONIdi Aldo Tonini e Davide Veneran

• Avvenimento in generalePer capire ciò che sta succedendo in questo periodo ad Hong Kong, dobbiamo

avere un minimo di conoscenza dei retroscena storici e politici di questa piccola isola nel sud della Cina.

In seguito alla Guerra dell’Oppio del 1839-1842 tra Impero Cinese e Gran Bretagna, l’isola di Hong Kong fu ceduta agli Inglesi e rimase una colonia britannica fino al 1997, quando fu ritornata alla Repubblica Popolare Cinese. Quindi, a differenza del resto della Cina, Hong Kong gode di numerosi vantaggi e concessioni. La più importante di queste riguarda il principio di “Una Cina, due sistemi”, accordo raggiunto nel 1979 tra Margaret Thatcher e Deng Xiaoping. Questo accordo avrebbe consentito ad Hong Kong, una volta tornata sotto il controllo cinese, di mantenere il proprio sistema economico capitalista e le proprie istituzioni politiche e amministrative.

• Sussistenza del problemaIl problema nasce da diversi fattori. Dire che a Hong Kong manca la democrazia è

fuorviante e sbagliato. Il discorso sulla democrazia ad Hong Kong è molto più complesso di tutti quegli hashtag comparsi su internet come #democracyforhongkong. Il sistema elettorale di Hong Kong prevede un’elezione del proprio rappresentante, ovvero del governatore dell’isola e dei territori circostanti, con un sistema simile a quello italiano. Il governatore viene infatti eletto da un Comitato Elettorale locale, a sua volta scelto dai cittadini. Le proteste sono nate dal fatto che, nonostante la possibiltà di poter eleggere il proprio rappresentante, quest’ultimo deve “passare il controllo” di Pechino. Ovvero, il governo centrale cinese è incaricato di approvare o meno i candidati che poi saranno eletti dal Comitato Elettorale, che è comunque a sua volta formato quasi solamente (93.7%) da membri del Partito Comunista Cinese (PCC). In sintesi, il governatore di Hong Kong dev’essere non solo approvato dal PCC, ma anche eletto da un’assemblea formata quasi solamente da membri del PCC stesso. Molto subdolamente, tale sistema è reso dalla frase che “il governatore dev’essere una persona che ami allo stesso modo Hong Kong e la Cina tutta”.

Le rivolte di cui sentiamo parlare nascono dal fatto che, dopo aver annunciato il passaggio a un sistema a suffragio universale per le elezioni del 2017, il governo abbia fatto un passo indietro. In particolare, il governo ha annunciato che in ogni caso il candidato dovrà essere approvato dal PCC e dal governo centrale.

I cittadini dunque richiedono: suffragio universale, le dimissioni dell’attuale governatore Leung, l’annullamento della decisione del governo e soprattutto l’introduzione di un sistema elettorale che permetta ai cittadini di eleggere direttamente il governatore di Hong Kong.

• La diffusione del fenomeno nel web: #occupyhongkongUn elemento di fondamentale importanza per la diffusione delle notizie riguardo

alle proteste che ormai da giorni animano le strade di Hong Kong è il web: rispetto alle altre zone della Cina, la ex-colonia Britannica gode di una rete internet libera, facilmente accessibile e veloce. È stato così possibile per gli attivisti mostrare al mondo intero cosa succede nelle strade di una delle città più importanti della Cina. Cercando su Twitter #OccupyHongKong, i risultati che appaiono sono messaggi di

supporto da tutto il mondo per i manifestanti, foto delle proteste e soprattutto dei giovani studenti (che comunque ricevono il supporto anche da adulti e anziani).

• Riflessioni sulle manifestazioni La Repubblica Popolare di sicuro non appoggia i manifestanti di Occupy Hong Kong.

Il messaggio che viene trasmesso è quindi quello di un popolo giovane, che difende i propri ideali e che non ha paura. Gli studenti e gli altri manifestanti chiaramente non hanno intenzione di rinunciare ai propri ideali, sono pronti a rischiare e la posta in gioco è alta. I manifestanti si sono accampati nelle strade, tengono lezioni delle più svariate materie, corsi di origami e ovviamente molti sono i momenti di aggregazione e discussione (tutto questo è possibile vederlo sulle foto twittate con #occupyhongkong).

• Riflessioni su come la faccenda sia vista dall’esteroIl messaggio del governo centrale Cinese agli Usa e agli altri Paesi che hanno

espresso il loro parere riguardo le manifestazioni è stato “non interferite”. A detta del governo Cinese, i manifestanti commettono atti illegali e sono una minaccia per la situazione pacifica di Hong Kong mentre gli Stati Uniti ritengono che i manifestanti vadano appoggiati e difesi.

Credo sia opportuno ricordare come i rapporti tra Cina e USA siano complicati, dal momento che si tratta di quelle che sono attualmente le due potenze principali sullo scenario mondiale e il rapporto tra i due paesi non è semplice da definire. È noto come la Repubblica Popolare Cinese sia il principale creditore degli Stati Uniti; inoltre, l’impero statunitense è in una fase di declino o, perlomeno, sta perdendo parte dell’influenza e del predominio che ha avuto per decenni, mentre la Cina sta emergendo sempre di più come potenza economica. È evidente inoltre come il governo cinese stia puntando ad aumentare il proprio potere militare e quindi l’influenza sull’Asia, diventando lo stato più importante e potente sotto tutti i punti di vista, a ulteriore danno degli Stati Uniti. È importante tenere in considerazione quali siano i fattori che “autorizzano” la Cina a zittire quello che per anni è stato il paese più influente di tutti.

COSA SUCCEDE AL CANOVA?di Silvia Michieletto

L’anno scolastico 2014/2015 si è aperto in modo molto movimentato al Canova, invaso sia da innumerevoli ed interessanti proposte, sia da un abbondante presenza di nuovi iscritti (soprattutto per quanto riguarda il linguistico, le cui sezioni arrivano sino alla h!), pronti a fortificare le armate studentesche di un Istituto celebre per la sua strenua lotta per la difesa della cultura.

Non a caso, infatti, per informare l’elevato numero di alunni riguardo i risultati raggiunti ed i progetti previsti, nonché per sensibilizzare i giovani sul tema degli effetti dell’uso di sostanze stupefacenti grazie all’intervento di esperti, sono state necessarie ben tre giornate di assemblea di Istituto, che hanno visto emergere in particolare le figure di Mattia Grava, Domenico Palma, Clodia Gerotto e Giovanni Concini, ovvero i neo-eletti rappresentanti degli studenti.

Spetta dunque anche ai nuovi arrivati, nonché alla competenza dei rappresentati e al contributo dello spirito di iniziativa e partecipazione di ciascun canoviano, l’arduo compito di mantenere il nostro Istituto sempre all’avanguardia, soprattutto tramite il sostegno alle numerose attività e attraverso l’attitudine aperta a sperimentare esperienze sempre nuove.

In particolare, la “riapertura” dei gruppi autogestiti pomeridiani sembra aver avuto esiti estremamente positivi, riscontrando ampie partecipazioni: non solo la Redazione della Venticinquesima ora, infatti, bensì anche la Compagnia Teatrale d’Istituto ed il gruppo di canto e musica Canora sono fieri di annoverare un elevato numero di iscritti nella prosecuzione della propria carriera.

Non da meno, anche il PES (Parlamento Europeo degli Studenti) pare aver suscitato l’interesse di molti studenti, grazie alla proposta di analizzare i Diritti Umani tramite un percorso di studio incentrato sulla Grande Guerra; non scordiamoci, inoltre, del Collettivo, attivissimo nel coinvolgimento studentesco nella Campagna per la prevenzione del tumore al seno, soprattutto nel corso del mese di ottobre ad essa dedicato.

Ai gruppi autogestiti di affiancano poi numerose altre iniziative ed idee, tra cui figurano corsi di volontariato ed incontri informativi per i genitori su tematiche ad oggi molto discusse, come quella dell’alimentazione, per la quale è stato proposto l’intervento del dott. Paccagnella, direttore del Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’ospedale Cà Foncello di Treviso, al fine di chiarire eventuali dubbi e luoghi comuni a riguardo dell’argomento, molto delicato.

Dopotutto, è risaputo che un corpore sano è necessario per ospitare una mens

altrettanto sana… Cosa che, a giudicare dalle numerose proteste degli studenti, sembra non essere un proposito semplice da mantenere: l’insostenibilità dell’orario è stata sottolineata a più riprese e anche dal corpo docenti sono giunte lamentele che riguardano, oltre alla distribuzione settimanale delle materie, anche il nuovo meccanismo giornaliero di ingresso/uscita posticipati.

Iniziare le lezioni alle 8 piuttosto che alle 7.55, infatti, non ha purtroppo impedito la necessità di richiedere delle uscite anticipate, che sono però state negate a tutti coloro che terminano le lezioni prima della sesta ora, suscitando il disappunto di un’ampia fascia di allievi costretti ad attendere per ore i mezzi di trasporto per questione di pochi minuti.

Ad ogni modo, sappiamo che la sperimentazione in diretta è necessaria per fare valutazioni, riscontrare i problemi ed eventualmente proporre, con raziocinio, le soluzioni più opportune per risolverli. A tal proposito, il Giornalino propone quest’anno una nuova rubrica, aperta a tutte le componenti dell’Istituto e destinata a cogliere i punti in cui il Canova “pecca”, in modo da poter affrontare a viso aperto le problematiche più ardue e condividere possibili idee risolutive (vedi Canovaccio).

Molti ragazzi di quinta risultano già molto attivi nel campo: infatti, sono in molti a rivendicare chiarezza, ad esempio, sulle modalità di svolgimento dell’esame di maturità, che a quanto pare sta subendo una rivoluzione in toto, ma di cui in realtà si sa ancora ben poco.

Fortunatamente, però, i maturandi possono trovare un appoggio sicuro per l’orientamento in uscita, in particolare grazie al prezioso supporto del referente in oggetto, il prof. Calo’, che sta addirittura tenendo un ciclo di incontri specifico per ogni classe quinta con lo scopo di aiutare i ragazzi nella loro difficile scelta per la vita futura.

Un esordio davvero denso avvia, a quanto pare, l’impresa titanica del Giornalino di tenere informati i suoi fedeli lettori su quanto accade attorno a loro, ma, come avviene ormai da parecchi anni a questa parte, la determinazione dei suoi membri, e di chiunque voglia entrare a far parte della Redazione, non verrà certo scalfita dalle difficoltà, né tanto meno dalle critiche di coloro che non lo ritengono il suo operato sufficientemente competitivo.

Al contrario, ogni tipo di consiglio e supporto saranno sempre ben accetti, quindi… non esitate a far sentire la vostra voce!

Buon proseguimento di anno scolastico a tutti!La Redazione de “La Venticinquesima Ora”

IL CANOVACCIOCome ogni Istituto che si rispetti, anche il Canova non può negare di possedere alcune “pecche”, tuttavia non esita a reclamare valide

soluzioni per ogni tipo di problematica.Se anche tu hai una questione da segnalare, un’osservazione da indirizzare o un caso da risolvere, segnalalo alla Redazione: tramite

la sua nuova rubrica, il “CanovACCIO”, sarà possibile aprire dibattiti ed analizzare tematiche di interesse comune, per collaborare nell’obiettivo di ricercare delle possibili soluzioni.

Il CanovACCIO, infatti, non solo rappresenta lo strofinaccio ideale con cui poter “ripulire” il nostro Istituto e gli aspetti negativi che inevitabilmente esso potrebbe presentare: il termine, indicando anche un copione teatrale, simboleggia soprattutto il ruolo specifico che ognuno di noi può assumere per apportare il proprio piccolo grande contributo verso una scuola migliore.

Cosa aspetti, allora? Non esitare ad interpretare la tua “parte” nello spettacolo dell’Istituto, inviaci le tue osservazioni ed i tuoi commenti all’indirizzo [email protected] .

La tua opinione è importante, non aver paura di esporla!

AT T U A L I TÀ

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AT T U A L I TÀ IL REGNO RESTA UNITOLa Scozia rifiuta l’indipendenza ma il Regno Unito è stravolto

di Elisa PassarellaIl 18 settembre 2014 la Scozia ha chiesto ai suoi

cittadini: “Should Scotland be an indipendent country?”. La risposta, resa nota il mattino seguente, è stata: “NO”.

Il NO ha vinto con una maggioranza del 10%, ovvero con circa il 55% dei voti. Solo 4 delle 32 aree amministrative scozzesi hanno votato a favore dell’indipendenza. È stato comunque un risultato storico, che ha registrato il record di affluenza alle urne: più dell’85%.

L’esito è stato accolto con gioia e profondo sollievo dal resto del Regno Unito, che ha assistito al giorno della votazione con comprensibile ansia, senza potervi prendere parte. E anch’io, da sempre appassionata alla storia e alla cultura del Regno Unito, ho atteso con impazienza il risultato.

Alex Salmond, ormai ex Primo Ministro scozzese, dimettendosi, si è complimentato con la città di Glasgow per aver favorito il SÌ, ha ringraziato il popolo per un supporto così incredibile e ha incitato il governo a dare maggiore autonomia alla Scozia. Il primo ministro David Cameron ha infatti parlato all’intera nazione dicendosi felicissimo della scelta, ma soprattutto dichiarando di voler rispettare le promesse fatte agli Scozzesi poco prima del referendum, e dare loro molto più potere. Da parte sua, la Regina ha affermato: “ Riconosco che ci saranno sensazioni forti, ma spero che torneremo ancora insieme nel rispetto reciproco”.

Ma ora, molti sostenitori del SÌ lamentano una truffa. I social network sono stati inondati di “prove” che dimostrerebbero che le persone che hanno votato per il SÌ siano state più di quelle riconosciute. E ci sono stati numerosi episodi di violenza. Appena è stato reso noto il risultato, Glasgow è diventata territorio di scontri e rivolte tra unionisti e indipendentisti, e 20 persone sono state arrestate. Alcuni manifestanti hanno gridato insulti razzisti e hanno persino fatto il saluto nazista. Per

di più, un gruppo di indipendentisti si è fatto filmare mentre dava fuoco alla bandiera del Regno Unito e, in risposta, è stata bruciata quella della Scozia.

Io credo che i sostenitori del SÌ, per quanto la delusione possa essere cocente, dovrebbero rendersi conto di quanto questo risultato sia importante: ci sono davvero andati vicini, non quanto previsto dai sondaggi, ma comunque più di quanto ci si aspettasse.

Se al referendum avessero prevalso i SÌ, la Scozia sarebbe diventata ufficialmente indipendente il 24 marzo 2016. Avrebbe avuto ogni controllo sul territorio e su molte delle piattaforme petrolifere nel mare del Nord. Mr Salmond prevedeva di lasciare la Regina a capo dello Stato e di far entrare la Scozia nell’Unione Europea in un paio di anni. Avrebbe avuto scambi e ottimi rapporti specialmente con la Scandinavia e la Corea del Nord, che si era detta favorevole alla loro indipendenza per iniziare un’alleanza commerciale (un alleato scomodo, a dire il vero). Alcune questioni sarebbero rimaste però ancora in sospeso, tra cui la moneta, l’esercito e le armi nucleari.

Alex Salmond aveva progettato di far diventare la Scozia uno dei Paesi più ricchi al mondo. Cosa ha fatto rinunciare gli Scozzesi? Forse le promesse espresse da David Cameron all’ultimo momento, che costeranno al governo di Westminster miliardi di sterline.

Io, ideologicamente, sono (o sarei) a favore del SÌ. Dal mio punto di vista, nonostante il Regno sia politicamente Unito da circa tre secoli, fra Scozia e Inghilterra ci sono davvero troppe differenze storico-culturali. La storia che li lega risale a molto prima che fossero riconosciute come nazioni. Il loro rapporto di amore-odio è stato segnato da sanguinarie battaglie medievali, matrimoni reali ed esecuzioni, seguiti da secoli di unità politica.

A causa di queste divergenze è sempre stato coltivato, da una parte della popolazione, un implicito desiderio

d’indipendenza. Io personalmente ammiro la loro perseveranza nel cercare di realizzare questo obiettivo e il loro senso di patriottismo. Infatti, malgrado il risultato, gli Scozzesi indipendentisti non si sono ancora arresi: in meno di 24 ore sono state raccolte quasi 100.000 firme affinché il referendum venga ripetuto. I sostenitori del SÌ hanno già creato una nuova campagna a favore dell’indipendenza, il cui slogan recita: “We are the 45%”.

Tuttavia, ritengo che forse non sia ancora giunto il momento adatto ad una separazione così radicale: l’antico risentimento e l’intolleranza reciproca dovrebbero cessare, e il “divorzio” tra questa famiglia di nazioni dovrebbe essere affrontato serenamente. Adesso la separazione della Scozia comporterebbe probabilmente una catastrofe per l’Europa e per il resto del Regno Unito, che perderebbe molto potere di fronte al mondo. Per ora tutto ciò è stato evitato, ma ci vorrà del tempo perché il Paese diventi più coeso e tutti i cittadini superino questa divisione i d e o l o g i c a vivendo con o r g o g l i o lo “spirito britannico”.

LEGO SALVA L’ARTICOdi Alexia Cautis

Recentemente Green Peace ha registrato una nuova vittoria in difesa dell’Artico. La nota associazione ecologista aveva infatti denunciato il contratto fra il colosso del petrolio Shell e la LEGO. Shell aveva infatti firmato un contratto con l’azienda di giocattoli per poter mettere il proprio logo sui loro prodotti. Ma perché una compagnia petrolifera vorrebbe mai associare il proprio marchio alla LEGO? Semplice, per ripulire la propria immagine. La Shell infatti è stata più volte presa di mira da Green Peace per il suo proposito di trivellare nell’Artico, e finanziando progetti positivi mira a distogliere l’attenzione dai suoi piani. Green Peace si è subito attivata mettendo in rete un video che invitava LEGO a non rendersi complice della distruzione dell’ecosistema Artico. A Londra decine di bambini hanno costruito animali artici con i LEGO proprio davanti al quartier generale della Shell. Sono anche intervenuti dei mini attivisti: gli stessi omini LEGO sono stati utilizzati per inscenare delle piccole proteste nelle città più importanti come Hong Kong, Parigi e Roma. Contributo significativo è stato dato anche dal web, infatti attraverso il sito di Green Peace si poteva mandare una mail a LEGO chiedendo di rompere il contratto con Shell. In soli tre mesi un milione di persone ha chiesto a LEGO di salvare l’Artico e ad ottobre l’azienda ha annunciato che avrebbe rinunciato alla partnership con la compagnia petrolifera. Aziende come la Shell hanno bisogno di nascondersi dietro ad un immagine positiva associandosi a gallerie d’arte, eventi sportivi, festival e musei, ma ciò non cambia le loro azioni. Il consumo di petrolio è una delle cause dello scioglimento dei ghiacci dato che per permettere le trivellazioni è necessario scioglierne grandi quantità, distruggendo ecosistemi già molto fragili. Senza contare

che una perdita di petrolio nell’Artico avrebbe conseguenze devastanti sull’intero pianeta. Spesso le persone fanno orecchie da mercante quando sentono notizie del genere, perché la situazione non sembra toccarle direttamente, ma non è così. Il ghiaccio della calotta polare riflette la luce del sole e la disperde contribuendo a raffreddare la Terra. Perdendo questa superficie riflettente e aumentando la temperatura cambia anche il clima con conseguenze su fattori che riguardano tutti da vicino, come l’agricoltura. Le riserve di petrolio dell’Artico inoltre basterebbero per soli tre anni, mentre le conseguenze delle trivellazioni sarebbero a dir poco irreparabili e soprattutto durature. Forse già sapevi tutte queste cose, ma caro lettore, se non è così apri le orecchie e spalanca gli occhi perché l’Artico è di tutti.

#HEFORSHEdi Giulia Santi

L’attrice ventiquattrenne Emma Watson non è più solo una British Actress. Dopo aver affiancato la sua carriera cinematografica - iniziata con Harry Potter e proseguita con diversi film impegnati - agli studi culminati con la laurea in letteratura inglese alla Brown University (USA), ha dato prova della sua maturità e del suo impegno diventando Goodwill Ambassador for UN Women, ambasciatrice di buona volontà della nuova entità delle Nazioni Unite creata per salvaguardare l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile, la UN Women.

Il 17 settembre scorso la Watson ha presentato la sua nuova campagna HeForShe al parlamento Uruguaiano, dove ha espresso il suo sostegno a favore della raccolta di firme per chiedere allo stesso parlamento una legge per aumentare le quote rosa e garantire quindi un’adeguata rappresentanza femminile al governo. Tre giorni dopo, Emma Watson si è recata ai quartieri generali dell’Onu a New York, dove ha pronunciato il suo ormai acclamato discorso sulla lotta per la parità dei generi. In primo luogo, la Watson ha ribadito la corretta definizione di femminismo, “credere che gli uomini e le donne debbano avere gli stessi diritti e le

stesse opportunità, la teoria dell’uguaglianza politica, economica e sociale dei due sessi” e ha sottolineato come questa parola abbia ormai assunto un’accezione negativa, in quanto le femministe sono considerate troppo aggressive e inattraenti i loro discorsi offensivi nei confronti degli uomini. L’attrice non esita a definirsi femminista, in quanto crede nel diritto a essere pagata quanto i colleghi maschi, nel diritto a prendere da sola decisioni riguardanti il proprio corpo, nel diritto delle donne a ricoprire delle cariche politiche tanto quanto gli uomini e a essere rispettate tanto quando lo sono loro. Purtroppo, non esiste un solo stato al mondo dove la parità dei sessi venga rispettata.

La parola che descrive meglio il discorso della Watson è libertà. Questo discorso è rivoluzionario perché pone la lotta per l’uguaglianza non come una battaglia per il potere femminile, ma per il raggiungimento di un equilibrio che non può fare altro che migliorare la qualità della vita ad entrambi i sessi. Anche gli uomini risentono di questa disuguaglianza, in quanto, per essere definiti tali, la società impone loro di essere aggressivi per farsi rispettare. Troppo spesso, questo porta alla violenza domestica, dove la donna diventa

un mero oggetto da sottomettere. Gli uomini, inoltre, si vedono costretti a negare le proprie debolezze. Ciascun uomo e ciascuna donna deve sentirsi libero di essere sé stesso, deve avere la possibilità di essere sensibile, di essere forte. Questo non significa che la differenza tra uomo e donna non esista, significa che entrambi devono potersi esprimere senza che il loro sesso sia un vincolo o un ostacolo. Per far sì che questo diventi realtà, la Watson invita tutti gli uomini a prendere parte a questo movimento, sottolineando quanto questa lotta li riguardi.

Nei giorni successivi Twitter è stato inondato da risposte a questa chiamata. Molte celebrità, tra cui Jared Leto, Jessica Chastain, Russel Crowe, la First Lady Michelle Obama e il Principe Harry di Inghilterra hanno mostrato il loro supporto alla causa, insieme a milioni di fan. La rivoluzione è iniziata e siamo tutti chiamati a prendervi parte. Se non noi, chi? Se non adesso, quando?

Video: https://www.youtube.com/watch?v=qXqtjhTsa3g

THIS MUST BE THE PLACEdi Giulia Palaja e Beatrice Criveller

Prendete una giornata di sole e una passeggiata per le strade di Venezia, tra calli, ponti, vicoli stretti, passanti affrettati e turisti molesti. Brusio, negozi, persone, un passo dopo l’altro. Immaginate di entrare in una stradina che sembra uguale alle altre e di sostare incuriositi davanti a un edificio che invece è diverso da qualsiasi altro. È la libreria Acqua alta: un cortiletto di pietra e due lunghi tavoli di legno stracolmi di riviste, mappe, cartoline. Varcando la porta d’ingresso vi trovate in un luogo fuori dal tempo, una dimensione immersa nel profumo della carta e in una riposante penombra. Un luogo in cui pare che non siano gli scaffali a contenere i libri, né le pareti a sostenerli, pare che i libri siano la struttura portante dell’intero edificio, disposti in colonne, mucchi, file, sparsi sui tavoli, impilati in mensole, stipati in ceste, vasche, persino in una enorme gondola che campeggia nell’ingresso, forse l’elemento più rappresentativo della personalità di questo posto. E tra i libri camminano a volte quattro agili e silenziosi gatti, tra i libri giacciono i posacenere pieni di mozziconi lasciati in giro dal proprietario distratto, tra i libri si intrufolano le mani di lettori meravigliati e curiosi. E nei libri parole nuove, parole che se non fossero state salvate e raccolte in questo strano posto sarebbero andate perdute. E nella prima pagina dediche di sconosciuti ad altri sconosciuti, piccole tracce di vita che conferiscono ai libri usati qualcosa di prezioso e insostituibile.

All’entrata troverete ad accogliervi il proprietario Luigi Frizzo, che seduto alla sua scrivania dispensa saluti, sorrisi e pillole di saggezza. Un simpatico e originale personaggio in camicia a quadri e improbabili bretelle ricavate da del metro da sarta, con cui abbiamo avuto l’onore di conversare importunandolo con le nostre domande. “Fatemi sedere perché sono un Casanova ma pur sempre vecchio” ha esordito prima di illustrarci il percorso che lo ha portato a sedersi a quella scrivania. Luigi, già proprietario di due librerie, al momento di andare in pensione ha scoperto per caso questo pittoresco edificio, se ne è innamorato e ha deciso che qui avrebbe avuto luogo il progetto più significativo della sua carriera. È riuscito a rendere l’ambiente ancora più particolare costruendo in un cortiletto interno una piccola scala fatta di libri, i cui scalini portano a una balaustra che si affaccia sul canale. Un’idea insolita che ha generato una delle nostre domande. “avevo delle vecchie enciclopedie con le pagine rovinate che sarebbero dovute andare al macero. Così ho pensato di costruire la scala per godere della bella vista dal cortiletto. Mai avrei pensato che l’attrazione per la scala avrebbe superato quella per il panorama!”

In mezzo agli infiniti generi letterari offerti dal suo negozio, ci ha anche incuriosite sapere quale fosse il reparto da lui prediletto. “Il reparto di cui sono più fiero è quello dedicato alla scienza del pensiero. Non so se

avete notato la foto di Steiner all’ingresso. Io sono un suo ammiratore, sono stato introdotto a conoscerlo da un amico medico. Cerco di portare avanti i suoi insegnamenti con il mio lavoro. Anche se non guadagno molto, quello che faccio è di sicuro un mestiere nobile. La vedo un po’ come una missione educativa.”

Alla fine gli abbiamo chiesto quali fossero le sue intenzioni per il futuro della libreria. “Passerò il testimone a mio figlio. O volete ereditarla voi?” quasi quasi …

Usciti dalla libreria “Acqua alta” si ha bisogno di un attimo per riadattarsi alla strada rumorosa, al ritmo frenetico di questa giornata di sole. Si riprende a camminare con la sicurezza di tornare presto a far visita a questo piccolo paradiso di parole e di carta, a isolarsi per un po’ in quelle curiose stanze, a entrare in quei milioni di pagine scritte per spalancare milioni di porte sul mondo.

LA PERCEZIONE DELLE PLEADIPerché siamo come i pesci dell’Arca di Noèdi Mattia Grava

La verità è che siamo una generazione in saldo. Siamo cresciuti senza ideali, siamo stati gettati in una realtà onnivora dove ci si nasconde perché si è tutti e nessuno. Alla nostra generazione sembra che manchi un fine, una causa per cui lottare, qualcosa in cui credere. Siamo come i pesci dell’Arca di Noè: nessuno li ha considerati mentre cercavano di nuotare in un mondo sempre più burrascoso; eppure anche loro sono riusciti a sopravvivere perché anche loro credevano in Dio. Solo inseguendo un sogno, un valore, un desiderio si può essere felici.

Ho letto un libro: La percezione delle Pleiadi di Francesco Fontana. È un romanzo indefinibile: la storia di una vita, del protagonista, di sinistra, di sua madre, Cynthia, idealista progressita degli anni cinquanta, dell’amore della sua vita, Jennifer, sensuale ragazza, e poi donne, donne, che conosce, di cui

apprezza le carni, ma ama solo Jennifer. Perderà anche lei, tutto degenera, tutto si confonde, tutto diventa evanescente, torbido, limpido, assurdo: fuga kafkiana si intitola la terza e ultima parte del romanzo. La mia mente era in subbuglio, un amore viscerale per questa storia mi agitava. Improvvisamente il caos mi accecò di chiarezza: il protagonista era felice soltanto da giovane, quando vedeva lottare Cynthia, lei giovanissima ragazza-madre di sinistra in un piccolo appartamentino nel Bronx, dapprima con un figliolo neonato che scarrozzava ovunque e poi con un giovane quindicenne, ventenne, che conosce Jennifer e se ne va, e vive con lei, inseguono gli ideali, arrivano in Italia, la perde, non soffre, si ritrova in un paesino della Germania dove la realtà sparisce e tutto diventa sogno, pazzia, follia, ritorna in Italia con un nuova donna, rivede Jennifer ai funerali di sua

madre in un inverno Newyorkese, fanno nuovamente l’amore, ma le loro vite ormai sono separate. Solo da giovane era felice perché in seguito i suoi, i loro sogni, non si sono realizzati, né una, né due, né altre volte e tutto pian piano o a colpi improvvisi si è disgregato.

La verità è che non siamo come i pesci dell’Arca di Noè: vorremo esserlo. Perché loro sapevano in cosa credere, noi almeno vorremmo sapere chi siamo. Vorremmo essere qualcuno, vorremo essere parte di qualcosa. Ma a che scopo? Ecco, questo ci serve, uno scopo. I nostri sogni probabilmente non si realizzeranno, ma è inseguendoli che si è felici: bisogna urlare al mondo ciò in cui si crede. Io credo nel valore della passione, della poesia, dell’originalità, della solidarietà. Ci chiedono che lavoro vorremo fare da grandi, ci chiedono che scuola facciamo e che voti abbiamo. No, vi prego, chiedeteci in cosa vogliamo

credere, qual è la nostra passione con la quale vogliamo rispondere al mondo. Perché, come dice Sandor Marai, “il senso originario di ogni fenomeno umano è la passione con la quale ogni uomo risponde al mondo”.

Abbiamo bisogno di ideali e di valori per cui lottare; essi sono la percezione delle Pleiadi che dà il titolo al libro: le Pleiadi sono un gruppo di stelle intorno alle quali aleggia un bagliore mistico e misterioso, certe notti si vedono, altre scompaiono. Proprio per questo sono bellissime. Se abbiamo passione, se viviamo per una causa, allora ogni cosa in cui ci impegneremo la faremo meglio, con coraggio, lotteremo perché sappiamo dove vogliamo arrivare. Perché solo inseguendo ciò in cui si ha fede, solo essendo sé stessi, si può essere felici. E ne abbiamo bisogno, ne abbiamo disperatamente bisogno.

L’IMPORTANZA DELLE PAROLEdi Cristiana Mazzetto

Ehi, tu! Sai parlare? Ehi, tu! Sì, proprio tu. È davvero così semplice parlare? “E quante lauree ci vogliono per poter parlare?”

Nulla, solo un po’ di parole.

Parole, parole, parole. Le parole sono magia. Sono sempre la chiave di tutto: del tempo, dello spazio, dei sentimenti. E non le parole corrette in un tema di italiano, o in una versione di latino! Io intendo le parole che usiamo tutti i giorni, magari un po’ più frequentemente rispetto a “Ybris” o “legge di Osthtoff”; a partire dalle formule ormai abituali come “Buongiorno” o “Vorrei un caffé”, a quelle (si spera) un po’ meno abituali, come “Oggi non ho studiato, prof”.

E come ti giustifichi per non aver studiato? Con le parole giuste. E come prendi un voto alto, se hai studiato? Con le parole giuste.

Non sto cercando di dimostrarti come tu possa tranquillamente evitare di studiare solo perché sei in grado di parlare, ma quanto sia importante trovare le parole giuste in ogni occasione.

Perché se, per esempio, il padre del tuo compagno di banco un giorno perdesse la bicicletta, una volta riuscito a superare la sorpresa, e dopo esserti chiesto silenziosamente come sia possibile perdere un oggetto minuscolo e insignificante come una bicicletta, gli dirai:”Mi dispiace per tuo padre”.

Ma capisci bene che se la madre del tuo amico partorisse un angelico fratellino con due splendidi

occhi azzurri, mai comparsi in alcuna generazione della sua famiglia, dire: “Mi dispiace per tuo padre”, sarebbe poco rispettoso.

E poi, ti faccio notare che se io non avessi trovato le parole giuste, tu ti saresti fermato al titolo e poi avresti cambiato articolo. E invece stai ancora leggendo. Poi magari davvero non sono riuscita a trovare le parole giuste, e nessuno sta guardando queste righe. Ma a chi lo sta facendo ed è arrivato fino a qui, voglio svelare un segreto: le parole possono far fare a qualcuno ciò che lui non vuole fare realmente; possono portare chiunque ad agire contro la sua stessa volontà senza che se ne renda nemmeno conto.

Una prova? Tu.

Insomma, guarda l’orologio: minuti e secondi scomparsi così, senza motivo, mentre tu stai leggendo un testo sostanzialmente inutile e privo di senso, quando il giornalino è pieno di tanti articoli decisamente più interessanti. E quindi, perché sei qui? Perché alla fine anche tu sei stato incantato dalla magia delle parole.

Allora, dopo aver letto questo testo, ti ripropongo la domanda: è davvero così semplice parlare?

Ma certo che lo è, la risposta è identica a prima. Perché queste parole inutili non hanno cambiato assolutamente nulla, a parte la posizione delle lancette del tuo orologio.

AT T U A L I TÀ

8 9

R U B R I C H E

MAROON 5 – Vdi Alice Mamprin

Il 2 settembre 2014 è stato lanciato sul mercato mondiale il nuovo album dei Maroon 5. Il gruppo pop-rock statunitense, formato da Adam Levine ( voce/chitarra ), James Valentine (chitarra), Michael Madden ( basso ), Matt Flynn ( batteria ) e Jesse Carmichael ( tastiera ), PJ Morton ( tastiera ). Dal momento in cui il loro primo album fu pubblicato, i sei sono sempre rimasti sulla cresta dell’onda.

V – tracks

1. Maps

2. Animals

3. It Was Always You

4. Unkiss Me

5. Sugar

6. Leaving California

7. In Your Pocket

8. New Love

9. Coming Back For You

10. Feelings

11. My Heart Is Open (feat. Gwen Stefani)

12. Shoot Love

13. Sex And Candy

14. Lost Stars

L’album è composto da undici brani a cui se ne aggiungono altri tre nella versione deluxe. Il brano di apertura è Maps, composto da sonorità catchy e un’apertura dance, incentrato soprattutto su dubbi e incertezze, con un finale ben lontano dal tipico happy ending.Segue la traccia n°2, Animals, caratterizzata soprattutto da note black e rhythm’n’blues. che si mescolano al fascino di un testo crudo e direttoLa terza traccia dell’album è It Was Always You: delay e riverbero si fondono a un suono metallico mentre il cantante descrive il risveglio dei sensi e la riscoperta dell’amore.Dolorosa e delicata è la trama di Unkiss Me, una dolce e sentimentale ballad che narra il difficile processo di accettazione di una storia d’amore finita.Indubbiamente più ritmata e dance è Sugar, dalle sonorità simili a quelle degli anni ’80; anche qui il tema principale è l’amore, più precisamente la richiesta d’amore, il bisogno di avere qualcuno

accanto a sé.La seconda ballad del disco è Leaving California, una digressione malinconica, addolcita da un potente giro di batteria.Viene narrato un rapporto che stenta a stare in piedi, ricco di sbalzi emotivi che destabilizzano i sentimenti.Rabbia, domande e segreti, la travolgente gelosia di In Your Pocket ci mostra un nuovo lato di Adam Levine a tutti ancora sconosciuto.La rabbia e il disappunto cedono poi il posto alla sopraffazione in New Love.Buon mix and match tra hip hop e R’n’B intrecciato a una sequenza beat.In Coming Back For You riemerge il fascino dell’electro anni ’80 e nello stesso stile è Feelings, dal sound travolgente.La star dell’album è My Heart Is Open, in cui le voci di Levine e di Gwen Stefani si fondono perfettamente creando un’emozionante armonia, accompagnate da una base dolce e ovattata di

pianoforte.Shoot Love è la prima delle tracce deluxe, ancora incentrata sulla ricerca ostinata dell’amore.Al contrario Sex And Candy regala un tocco speziato ad un album fortemente melenso.A chiudere V è Lost Stars, un brano straordinario, colmo di poesia e dal respiro socio-culurale che ci pone con le spalle al muro di fronte al significato della nostra essenza terrena.Un album che, pur non essendo molto innovativo dal punto di vista strumentale, permette di riflettere su una serie di tematiche legate alle relazioni personali contemporanee.Si potrebbe fare una pesante critica a questo disco: la produzione forse eccessivamente electro-pop-rock alcune volte rende i brani difficili da ascoltare e da comprendere. Talvolta anche noiosi.

CRUCIVERBAdi Martina Lovat

Cercate in orizzontale, in verticale e in diagonale in doppia direzione le parole scritte sotto. Leggendo dall’alto al basso partendo da sinistra si scoprirà cosa dicono i bambini nella notte di Halloween.

I T L E C T F C I T O GD O G N I S A N T I T TZ O L I M T N O C R A OU P I P I S T R E L L OC A C U T V A I H Z U OC U E L E I S O C E C RA R I T R O M S E O A EJ A C K O L A N T E R NS T R E G A L U N A D C

CELTI CIMITERO CROCI

DRACULA FANTASMA GOTIC

JACK O’ LANTERN LUNA LUPI

NERO OGNI SANTI PAURA

PIPISTRELLO VIOLA ZUCCA

Tempera d’amore Cuori d’oro accesi,Monete dello stesso valorePiù preziose di molte;

Così gli innamorati illesi,senza ombra, colorebrillante di tempere sciolte.

Sotto il sole e l’universodifferiscono dalla scienzapazza e materiale.

L’amore senza verso, controllo inutile senzanessun rimedio naturale;

Come il moto perpetuodelle stelle e dei pianeti,Forza indipendente,

Così l’amore tuosopra i confini delle reti,oltre l’odio si diverte.

Acram

AutunnoÈ la pioggia che cade e non cade È la nebbia che avvolge le strade,L’abbaiare annoiato dei cani,Il migrare di uccelli lontani.

I viali coperti di foglie,Le figure di alberi spoglie,I fruscii di rami spezzatiDalle ombre di passi affrettati.

È il sole nascosto nel cielo,È la luce sconfitta dal gelo,È il fumo che si spande intornoE colora di grigio ogni giorno.

È il tempo che inganna la mente,Le ore che camminano lente,I minuti trascorrono vuotiE in un attimo sono finiti.

E l’odore di freddo e di noiaIn un mondo che sembra che muoia,È l’erba ghiacciata di un prato.È l’autunno che adesso è arrivato.

Cristiana Mazzetto

A occhi chiusiIo sentoodor di idee,odor di speranza,odor di cuore infranto.Or bene, chi sei?Chi sei tu, maschera fallace, figlio del chiuso? Ambrosia d’amore?Respiro d’affetto?O morso di vita sul mio braccio?Perciò sovente mi scopro a ripensar al

tintinnio d’acqua che mi riempiva gli occhi,alle gocce da scoprire in grembo mio,alle mani sul mio cuore di marmo.Lontani sprazzi di felicità.

Maria Pugliese

Un giovedì pomeriggioÈ passata l’una da poco; il campanile batte un’ora ecolare, immobile. L’aria è gremita di un cozzare di piatti, posate e bicchieri che innalzano il loro lamento al cielo. I televisori in bianco e nero sputano la loro stanchezza in silenzio, i lampioni piangono mestamente perle di luce nell’accecante pomeriggio. Io sono sola, nella piazza vuota, e ascolto i sommessi tormenti delle cose e li guardo salire al cielo e scomparire, inutili, insensati come l’affollata solitudine di quest’ora.

Francesca Varago

Quest’anno sarò io a tenere questa rubrica che propone poesie scritte da voi. È importante che tutti sappiano che non è necessario essere grandi poeti per inviare una vostra poesia a questa rubrica, il cui scopo è quello di dare la possibilità a chi scrive di mettersi in gioco. Proprio per questo, quando riceverò i vostri scritti, verranno pubblicati tutti, senza esclusione e nell’ordine di arrivo. Chi lo volesse potrà aggiungere una breve spiegazione o commento. Passando ad informazioni di carattere tecnico, chi ha piacere di pubblicare una propria poesia all’interno di questa rubrica può inviarla alla mail: [email protected] . Ora che abbiamo chiarito anche quest’ultima cosa, lasciamo spazio alla poesia.

Francesca Varago

Musica

R U B R I C H E

Vasco da sGama fu il fratello minore del più noto Vasco da Gama, grande esploratore portoghese del 1500.

Grazie al ritrovamento dei suoi diari personali, oggi possiamo fruire di tutti gli sgami ideati dai due fratelli nelle loro imprese.

Lo Sgamo dell’Uovo ( Natale 1505 )

CHE TORTURA SGUSCIARE UN UOVO SODO, NO? LO SGAMO: Rimuovete parte del guscio sia dall’estremità superiore che da quella inferiore. Poi soffiate da un’estremità all’altra con la bocca ( B1 ) Vasco dice: cuocere l’uovo con un po’ di bicarbonato nell’acqua e l’uovo uscirà in un battibaleno!

Lo Sgamo del Succo ( febbraio 1502 ) QUANTE VOLTE IL SUCCO, APPENA APERTO, ESCE A FIOTTI,

SCHIZZANDO INEVITABILMENTE OVUNQUE?

LO SGAMO: Invece di versare il succo nel classico metodo fallimentare ( A1 ) Girate di 180° il cartone, appiattitelo sul lato superiore e versate senza problemi ( A2 )

Il Gran Sgamo della Maglietta ( ottobre 1503 ) PIEGARE LA MAGLIETTA IN 2 SECONDI? FACILE!

LO SGAMO: - Prendete tra indice e pollice il punto A e il punto B ( D1 ) - Tenendo tra le dita B, congiungete questo a C ( D1 ) - Ora, alzate entrambe le mani cosicché la maglia prende la piega da sola ( D2 ) - Non vi resta che posare la maglietta su una superficie piana, piegando la manica che rimane fuori ( D2 )

sotto il resto della maglietta ( D3 )

Sgama Lo Sgamo! Pubblica un video su Facebook con uno sgamo ideato da te o da Vasco!

Non dimenticare di taggare #sgamalosgamo! Il video più divertente vincerà: 1 menzione nel prossimo episodio

E uno snack delle macchinette offerto dall’autore della rubrica! (attenzione: offerta valida solo per Centrale & Succursale )

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AT T U A L I TÀI CAPOLAVORI NON SI VENDONOIl sold-out del libro di Valérie Trierweiler, mentre Balzac e Hugo rimangono sugli scaffali di Eleonora Marchetto

Eccoci qui. Vi ricorderete certo dello scandalo Hollande: “Il premier francese ha una tresca con un’attrice -Julie Gayet- e la première dame finisce in ospedale”.

Tornata dalla non proprio allegra gita, Valérie scrive un libro...et voilà! Detto fatto, viene stampato e ci si racconta il bello e il brutto di un amore naufragato a causa delle tendenze libertine del presidente -perché non cogliere l’occasione di prendere due piccioni con una fava, mi vendico e ci guadagno pure, aggiungo io- e le sue abitudini segrete: si dice che chiamasse i meno abbienti “i senza denti”, cosa che ha indignato l’opinione pubblica.

Guarda guarda, “Merci pour ce moment” è già esaurito, alla faccia di chi non si interessa di gossip -tzè, robaccia da ignoranti-.

Su una cosa non c’è dubbio, il libro è stato una manna dal cielo per questo settore che ormai da tempo agonizza (molte librerie, qui in Italia, così come in Francia, hanno chiuso i battenti - in parte per l’avvento degli E-Reader, in parte a causa di Amazon: la vendita diretta sta poco a poco superando quella in libreria).

Però alcuni librai francesi, forse i più in impaccio, hanno cominciato ad affiggere cartelli sulle vetrine, come protesta pacifica: <<Ci spiace, non abbiamo più il libro

di Valérie Trierweiler, ma ci restano delle opere di Dumas, Balzac, Maupassant, etc..>>; <<Teniamo 11mila libri e non siamo il bidone della spazzatura di Trierweiler e Hollande>>; <<La libreria non è la lavatrice per i panni sporchi di Madame Trierweiler>>.

Se da un lato la cosa può far sorridere, dall’altro ci fa capire come anche quella del libro sia un’industria e, purtroppo, che il fatturato non si fa solo con Flaubert. Anche il libro, mannaggia, fa parte della cosiddetta cultura di massa ed è tenuto a rispettarne le regole e i canoni.

Con un po’ d’amarezza, non mi resta che dedicare un bel pollice in sù per la quasi anacronistica, sicuramente inattesa, rivendicazione di valore della letteratura portata avanti dai nostri librai mangiarane-portabaguettesottoalbraccio e mettermela via.

Ps: Viva i libri in carta, da sfogliare, perché l’odore di un libro nuovo è l’ottava meraviglia al mondo.

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A T T I V I T À“SENZA TITOLO”

Titoli. Brevi frasi d’impatto atte a riassumere e incuriosire riguardo, a un libro, un tema scolastico, una notizia. Quanti titoli leggiamo e sentiamo, ogni giorno?Viviamo in una realtà nella quale chiunque ha accesso a edicole, connessione internet e televisione: di conseguenza, a quotidiani, online e cartacei, social network, blog, telegiornali e trasmissioni. Ormai cresciamo e viviamo immersi in un ambiente estremamente mediatizzato: soprattutto noi giovani, abituati fin dall’infanzia alla TV, alla passività e alla pigrizia mentale non abbiamo la capacità di mantenere l’attenzione autonomamente. Ciò, unito alla frequenza e alla quantità delle informazioni che riceviamo (decisamente aumentate negli ultimi anni), alla spesso scarsa attendibilità delle fonti, ai numerosi danni apportati allo spirito critico collettivo da

fattori esterni (come gli otto miliardi di euro tagliati dal governo Berlusconi all’istruzione pubblica ad esempio, i quali hanno, tanto per dirne una, causato l’eliminazione dell’unica ora di educazione alla cittadinanza che avevamo) e a molti altri fattori ci hanno portati a essere troppo spesso qualunquisti, superficiali o menefreghisti.Siamo ormai portati a credere, leggendo anche solo una parola di un titolo di un articolo, di padroneggiarne completamente il contenuto. Troppo spesso siamo ignoranti, disinformati sull’attualità. Il giornale più venduto in Italia è la Gazzetta dello Sport (nulla togliendo, per carità, all’importanza dello sport!), la percentuale di persone che leggono libri in Italia si è drasticamente abbassata.Da due anni a questa parte ci chiediamo come rispondere a questo fenomeno,

come creare informazione vera, come andare oltre la banalità del titolo.Abbiamo deciso di parlarne, facendo sensibilizzazione, approfondimenti e attualità tramite ricerche, dibattiti, cineforum, conferenze...Fare informazione, e farla bene, per noi significa svincolarci da ogni possibilità di manipolazione, fuggire i populismi, potere effettivamente scegliere del nostro futuro: l’ignoranza, si sa, è molto più manipolabile della dura corazza della conoscenza.Alexis de Tocqueville, in La democrazia in America, diceva: “La democrazia è il potere di un popolo informato.”Ogni mercoledì usciamo dalla riunione del collettivo “Pensiero in Accelerazione” più consapevoli. E perché no, anche un po’ più liberi.

il Collettivo

QUESTO NUMERO È STATO GENTILMENTE SPONSORIZZATO DA:

CINEMA EDERA CON LA VENTICINQUESIMA ORA PRESENTA:“IL SALE DELLA TERRA”

Un grande regista segue un grande fotografo in un viaggio spettacolare“Il fotografo Sebastião Salgado nutre profondo rispetto e amore per la natura ed è particolarmente sensibile al modo in cui gli esseri umani vengono condizionati dalle proprie (spesso devastanti) condizioni socio-economiche.” Così recita la presentazione del libro fotografico che illustra la sua ultima opera, Genesi, apice di un percorso incredibile attraverso la storia e le storie del mondo e dei suoi abitanti. Il documentario che vi presentiamo, girato da Wim Wenders (alcuni di voi lo ricorderanno forse per il più famoso dei suoi film, Il Cielo sopra Berlino) in collaborazione con il figlio di Salgado, Juliano, è il racconto di questo viaggio epico, “che testimonia l’uomo e la natura, che non smette di percorrere il mondo e ci permette di approcciare fotograficamente le questioni del territorio, la maniera dell’uomo di creare o distruggere, le

storie di sopraffazione scritte dall’economia, l’effetto delle nostre azioni sulla natura, intesa sempre come bene comune.”Sebastião Salgado è un narratore per immagini, un letterato della fotografia. Nella sua opera convivono magnificenza e miseria, spettacolarità e mostruosità, spazi immensi ed infimi particolari. La sua arte è unica e riconoscibilissima. Utilizzando solo la fotografia in bianco e nero, Salgado “crea una superficie brillante dalla trama così intricata che anche i dettagli più minuti sembrano estendersi all’infinito.”Noi siamo curiosi di scoprire se nella finitudine dello schermo coglieremo quel guizzo di eterno e illimitato, lo stesso che Giacomo Leopardi trovava in una siepe. E il naufragar ci sarà dolce in questo mare…

LU N E D I ’ 1 0 N O V E M B R ECineforum organizzato dalla Redazione della Venticinquesima Ora

Prezzo ridottoNON MANCATE!

Inoltre, da quest’anno la “Venticinquesima Ora” si può visualizzare in formato PDF all’indirizzo:

http://liceocanova.it/studenti/giornalino

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LA REDAZIONE:

Caterina Baldasso

Caterina Begliorgio

Alexia Cautis

Linda Cappellina

Federica Baron Cardin

Beatrice Criveller

Mattia Grava

Lorena Hossu

Arianna Longo

Martina Lovat

Alice Mamprin

Eleonora Marchetto

Cristiana Mazzetto

Silvia Michieletto

Roberta Modolo

Giulia Pala ja

Greta Pasetto

Elisa Passarella

Linda Petenò

Giulia Santi

Sara Santi

Margherita Sartor

Benedetta Tiveron

Andrea Toffanin

Aldo Tonini

Giada Tubiana

Francesca Varago

Davide Veneran

COPERTINA DI:

Margherita Sartor

ILLUSTRAZIONI DI:

Margherita Sartor

Marta Massolin

PLANISFERO DISEGNATO

DA:

Sara Santi