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G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O V ita n. Anno 112 DOMENICA 7 GIUGNO 2009 1,10 Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/21293 Fax 0573/25149 sito internet: www.settimanalelavita.it e_mail: [email protected] Abb. annuo 40 (Sostenitore 60) c/c p.n. 11044518 Pistoia La CONTIENE I.P. 22 22 eatro di lunghe e complesse vicende culturali, l’Europa non ha certo dimenticato del tutto le sue origini storiche, ma, nella sua generalità, ha notevolmente cambiato i propri connotati, non di rado giungendo perfino a conclusioni opposte a quelle dei punti di partenza. Chi la guarda dall’esterno difficilmente riesce a ritrovare le linee di quel pensiero che ne aveva fatto la sede di una delle più grandi civiltà di tutti i tempi. Del pensiero classico che l’aveva preceduta e del cristianesimo che l’aveva amalgamata, essa aveva fatto una sintesi così forte e coerente da poter essere considerata come invincibile e indissolubile. Poi invece il tempo ha cancellato molti degli orientamenti originari, arrivando perfino negli ul- timi secoli a mettere a soqquadro le stesse strutture portanti. E’ così che la cultura oggi dominante pre- senta solo vaghi e ininfluenti ricordi di un glorioso passato, invano rievocato da pensatori, filosofi, uomini di chiesa, costretti a registrare l’avvicinarsi minaccioso di concezioni di tipo terrenistico, indi- vidualistico, utilitaristico, materialistico, nichi- listico. Una vera e propria inversione di rotta. Chi vive all’interno del vecchio continente si sente quasi soffocare e, come gli uomini della fine del Medioevo, guarda con senso di speranza alle nuove culture che ormai bussano prepotentemente alle sue porte; chi la guarda dall’esterno può ancora riconoscere in lei il paese del benessere materiale, ma nello stesso tempo non può non vedere la lenta e inesorabile discesa delle ombre del tramonto. L’aveva già detto uno dei più grandi filosofi contemporanei, Martin Heidegger: “Attenti perché occidente significa tramonto”. Il destino di un continente espresso icasticamente dal suo stesso nome. Così, il titolo dell’opera classica del filosofo della storia Oswald Spengler, Il tramon- to dell’occidente, può essere considerato come una semplice ripetizione, una vera e propria tautologia, una nuova enunciazione del principio d’identità. Perché tale, l’Occidente non può che tramontare. “Omen nomen”: il destino racchiuso nello stesso nome. Del resto, Nietzsche, con la sua proclamazione della morte di Dio, non aveva detto la stessa cosa? “Descrivo quanto avverrà fra duecento anni”. Ci siamo. I profeti del nichilismo avevano ragio- ne. E se noi non siamo capaci di reagire in tempo le loro predizioni non potranno che arrivare alla loro piena realizzazione. Tornare sui propri passi sembra l’unica via della salvezza. Non per ripetere il passato, di per sé irri- T IL SALVADOR CAMBIA RITMO, BASTA CON PAURA E POVERTÀ Dopo anni di violenze e respressione, il Paese si è affidato a Mauricio Funes petibile, dal momento che l’orologio non torna mai indietro. Ma per ritrovare lo spirito perduto e riat- tualizzarlo nel tempo presente. Ai terribili “ismi” ricordati sopra sono altri gli ideali da richiamare urgentemente alla nostra consi- derazione. I valori della trascendenza, dell’umanesi- mo, del personalismo, del solidarismo, della fraterni- tà. Si prenda pure come punto di riferimento il trino- mio della rivoluzione francese “Libertà, Fraternità. Uguaglianza”, di cui è impossibile non riconoscere la derivazione cristiana e si mettano in pratica gli atteggiamenti che da esso provengono. Soltanto il settarismo degli attuali politici europei ha potuto di- menticare che questi ideali che hanno dominato l’in- tera epoca moderna, hanno la loro precisa anagrafe nel messaggio cristiano. Quanto è avvenuto nell’Europa in questi ultimi secoli può essere benissimo riassunto nell’espressione che forma il titolo del libro di uno dei nostri migliori teologi, H. de Lubac: “Il dramma dell’umanesimo ateo”. E’ il tentativo dell’uomo di collocarsi al posto di Dio, esattamente come fece il primo uomo, che è miseramente fallito. Il laico Nicola Abbagnano ha scritto a questo proposito pagine indimenticabili: “Quando l’uomo usurpa il trono del Signore della Bibbia, non essendo egli per definizione né onnipo- tente né onniveggente né eterno, si attira addosso una condanna senza scampo. Questa: combinare e accumulare disastri su disastri, perché ha messo le mani su un potere che non gli appartiene in quanto esula dalla propria misura”. Un fedele riassunto di quanto è avvenuto nel nostro passato. L’uomo, come è stato detto, può certamente or- ganizzare la terra senza Dio, ma “senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l’uomo”. “L’umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano”. Si ricorderanno i cattolici di tutte queste cose quando deporranno il loro voto nelle urne delle im- minenti elezioni? Giordano Frosini All ’interno 15 MORTI SUL LAVORO E ’ di queste ultime ore la tragedia che ha coinvolto tre operai in Sardegna e un lavoratore di Larciano S ERVIZIO A PAGINA 13 I VESCOVI ITALIANI IN ASSEMBLEA All’ordine del giorno il problema dell’educazione: “vivere è educare”. Un programma impegnativo e forte a cui Benedetto XVI ha dato il suo autorevole appoggio SERVIZIO A PAGINA Alle radici dell’Europa 2 GUIDA PRATICA AL LE ELEZIONI Insieme ai consigli utili per ciascun elettore, pubblichiamo i fac-simile delle schede delle elezioni provinciali, delle elezioni europee e l’elenco dei comuni della diocesi di Pistoia che rinnovano i loro amministratori 6 CARUSONE A PAGINA

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G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O

V ita n.

Anno 112

DOMENICA7 GIUGNO 2009

€ 1,10

Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p.D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di PistoiaDirezione, Redazionee Amministrazione:PISTOIA Via Puccini, 38Tel. 0573/21293 Fax 0573/25149sito internet: www.settimanalelavita.ite_mail: [email protected]. annuo € 40(Sostenitore € 60)c/c p.n. 11044518 Pistoia

LaCONTIENE I.P.

2222eatro di lunghe e complesse vicende culturali, l’Europa non ha certo dimenticato del tutto le sue origini storiche, ma, nella sua generalità, ha notevolmente cambiato i propri connotati, non di rado giungendo perfino a conclusioni opposte a quelle dei punti di partenza. Chi la guarda dall’esterno difficilmente riesce a ritrovare le linee di quel pensiero che ne aveva

fatto la sede di una delle più grandi civiltà di tutti i tempi. Del pensiero classico che l’aveva preceduta e del cristianesimo che l’aveva amalgamata, essa aveva fatto una sintesi così forte e coerente da poter essere considerata come invincibile e indissolubile.

Poi invece il tempo ha cancellato molti degli orientamenti originari, arrivando perfino negli ul-timi secoli a mettere a soqquadro le stesse strutture portanti. E’ così che la cultura oggi dominante pre-senta solo vaghi e ininfluenti ricordi di un glorioso passato, invano rievocato da pensatori, filosofi, uomini di chiesa, costretti a registrare l’avvicinarsi minaccioso di concezioni di tipo terrenistico, indi-vidualistico, utilitaristico, materialistico, nichi-listico. Una vera e propria inversione di rotta. Chi vive all’interno del vecchio continente si sente quasi soffocare e, come gli uomini della fine del Medioevo, guarda con senso di speranza alle nuove culture che ormai bussano prepotentemente alle sue porte; chi la guarda dall’esterno può ancora riconoscere in lei il paese del benessere materiale, ma nello stesso tempo non può non vedere la lenta e inesorabile discesa delle ombre del tramonto. L’aveva già detto uno dei più grandi filosofi contemporanei, Martin Heidegger: “Attenti perché occidente significa tramonto”. Il destino di un continente espresso icasticamente dal suo stesso nome. Così, il titolo dell’opera classica del filosofo della storia Oswald Spengler, Il tramon-to dell’occidente, può essere considerato come una semplice ripetizione, una vera e propria tautologia, una nuova enunciazione del principio d’identità. Perché tale, l’Occidente non può che tramontare. “Omen nomen”: il destino racchiuso nello stesso nome. Del resto, Nietzsche, con la sua proclamazione della morte di Dio, non aveva detto la stessa cosa? “Descrivo quanto avverrà fra duecento anni”.

Ci siamo. I profeti del nichilismo avevano ragio-ne. E se noi non siamo capaci di reagire in tempo le loro predizioni non potranno che arrivare alla loro piena realizzazione.

Tornare sui propri passi sembra l’unica via della salvezza. Non per ripetere il passato, di per sé irri-

T

IL SALVADOR CAMBIA RITMO, BASTA CON PAURA E POVERTÀDopoannidi violenzeerespressione,il Paesesi èaffidatoa MauricioFunes

petibile, dal momento che l’orologio non torna mai indietro. Ma per ritrovare lo spirito perduto e riat-tualizzarlo nel tempo presente.

Ai terribili “ismi” ricordati sopra sono altri gli ideali da richiamare urgentemente alla nostra consi-derazione. I valori della trascendenza, dell’umanesi-mo, del personalismo, del solidarismo, della fraterni-tà. Si prenda pure come punto di riferimento il trino-mio della rivoluzione francese “Libertà, Fraternità. Uguaglianza”, di cui è impossibile non riconoscere la derivazione cristiana e si mettano in pratica gli atteggiamenti che da esso provengono. Soltanto il settarismo degli attuali politici europei ha potuto di-menticare che questi ideali che hanno dominato l’in-tera epoca moderna, hanno la loro precisa anagrafe nel messaggio cristiano.

Quanto è avvenuto nell’Europa in questi ultimi secoli può essere benissimo riassunto nell’espressione che forma il titolo del libro di uno dei nostri migliori teologi, H. de Lubac: “Il dramma dell’umanesimo

ateo”. E’ il tentativo dell’uomo di collocarsi al posto di Dio, esattamente come fece il primo uomo, che è miseramente fallito. Il laico Nicola Abbagnano ha scritto a questo proposito pagine indimenticabili: “Quando l’uomo usurpa il trono del Signore della Bibbia, non essendo egli per definizione né onnipo-tente né onniveggente né eterno, si attira addosso una condanna senza scampo. Questa: combinare e accumulare disastri su disastri, perché ha messo le mani su un potere che non gli appartiene in quanto esula dalla propria misura”. Un fedele riassunto di quanto è avvenuto nel nostro passato.

L’uomo, come è stato detto, può certamente or-ganizzare la terra senza Dio, ma “senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l’uomo”. “L’umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano”.

Si ricorderanno i cattolici di tutte queste cose quando deporranno il loro voto nelle urne delle im-minenti elezioni?

Giordano Frosini

All ’interno

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MORTI SUL LAVOROE’ di questeultimeorela tragediache hacoinvoltotre operaiin Sardegnae unlavoratoredi LarcianoSERVIZIO A PAGINA 13

I VESCOVI ITALIANIIN ASSEMBLEAAll’ordine del giorno il problemadell’educazione: “vivere è educare”. Un programma impegnativo e fortea cui Benedetto XVI ha datoil suo autorevole appoggioSERVIZIO A PAGINA

Alle radici dell’Europa

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GUIDA PRATICAALLE ELEZIONIInsieme ai consigli utili per ciascun elettore, pubblichiamo i fac-similedelle schede delle elezioni provinciali, delle elezioni europee e l’elencodei comuni della diocesi di Pistoiache rinnovanoi loro amministratori 6 CARUSONE A PAGINA

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2 n. 22 7 Giugno 2009LaVitain primo piano

ASSEMBLEA DEI VESCOVI ITALIANI

L’impegno di formare autentici cristianiper il nostro tempodi M. Michela Nicolais

“I n un tempo in cui è forte il fascino di concezioni relativistiche e nichilistiche della vita, e la legittimità stessa dell’educazione è posta in di-scussione, il primo contributo che possiamo offrire è quello di testimoniare la nostra fi ducia nella vita e nell’uomo, nella sua ragione e nella sua capacità di amare”. Lo ha detto Benedetto XVI, che incontrando il 28 mag-gio i vescovi italiani, riniti in Vaticano per la loro 59ª assem-blea generale, si è soffermato sul “compito fondamentale dell’educazione” - tema dell’as-sise episcopale - come “esigenza costitutiva e permanente della vita della Chiesa, che oggi tende ad assumere i tratti dell’urgen-za, e perfi no dell’emergenza”. Di qui la necessità di “porre mano ad una sorta di progetto educativo che nasca da una coerente e completa visione dell’uomo quale può scaturire unicamente dalla perfetta im-magine e realizzazione che ne abbiamo in Cristo Gesù”. La proposta della Chiesa in questo ambito, ha precisato il Papa, “non è frutto di un ingenuo ot-timismo”, ma della “speranza” che a partire da “questo fondato atto d’amore per l’uomo può sorgere una alleanza educativa tra tutti coloro che hanno re-sponsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale”. Nel suo discorso, il Santo Padre ha rinnovato la “co-stante preghiera e perdurante affettuosa vicinanza” alle popo-lazioni terremotate d’Abruzzo e ha defi nito l’Anno Sacerdotale, che inizierà il 19 giugno, “un servizio alla Chiesa e al popolo cristiano che esige una profon-da spiritualità”. Tra le iniziative della Cei, il Papa ha citato la conclusione, domenica prossi-ma, del triennio dell’Agorà dei giovani italiani.

L’IDENTIKITDELL’EDUCATORE

“La difficoltà di formare autentici cristiani - è l’analisi del Papa - s’intreccia fino a confondersi con la difficoltà di far crescere uomini e donne responsabili e maturi, in cui coscienza della verità e del bene e libera adesione ad essi siano al centro del progetto educativo”. Per questo, “insieme ad un adeguato progetto che indichi il fi ne dell’educazione, c’è bi-sogno di educatori autorevoli a cui le nuove generazioni possa-no guardare con fi ducia”. “Un vero educatore - ha ammonito Benedetto XVI tracciandone l’identikit - mette in gioco in primo luogo la sua persona e sa unire autorità ed esemplarità nel compito di educare coloro che gli sono affi dati”, raccogliendo l’invito di san Paolo nella prima lettera ai Corinzi, “fatevi miei

imitatori”. L’opera formativa, oltre a comprendere la fascia delle nuove generazioni, “estre-mamente ampia e signifi cativa

per le responsabilità educative delle nostre comunità ecclesiali e della società tutta”, per il Papa “si allarga anche all’età adulta,

che non è esclusa da una vera e propria responsabilità di edu-cazione permanente”.

“PRESTITO DELLASPERANZA” ED “EFFETTI” DELLA CRISI

“Questa rinnovata richiesta di generosità, che si aggiunge alle tante iniziative indette da numerose diocesi, evocando il gesto della colletta promossa dall’apostolo Paolo a favore della Chiesa di Gerusalemme, è una eloquente testimonianza della condivisione dei pesi gli uni degli altri”. Con queste parole il Papa ha espresso “ap-prezzamento” e “incoraggia-mento” per il “prestito della speranza” lanciato dalla Cei per le famiglie in diffi coltà, e per la colletta del 31 maggio, destinata alla raccolta che costituirà la base del Fondo nazionale di garanzia istituito dalla Chiesa italiana. “In un momento di diffi coltà, che colpisce in modo particolare quanti hanno perdu-to il lavoro, ciò diventa un vero atto di culto - ha proseguito Benedetto XVI - che nasce dalla carità suscitata dallo Spirito del Risorto nel cuore dei credenti. È un annuncio eloquente della conversione interiore generata dal Vangelo e una manifesta-zione toccante della comunione ecclesiale”. “Da mesi - è l’analisi del Papa - stiamo constatando gli effetti di una crisi fi nanziaria

L’educazione all’ordine del giorno

“V ivere è educare”: sembra uno slogan. A volte ba-stano pochissime parole per un messaggio forte ed effi cace, per suscitare pensieri che aprono la mente e il cuore a orizzonti di speranza e di fi ducia.

Il messaggio, questa volta, viene dalla 59ª assemblea ge-nerale della Cei che, dal 25 al 29 maggio, ha visto i vescovi e una rappresentanza del laicato, dedicare tempo e ancor più passione e pensiero al tema dell’educare. Tema che ritmerà i passi della Chiesa italiana nel prossimo decennio.

Affrontare la questione edu-cativa in un tempo di crisi, in un momento in cui urgono risposte immediate a problemi gravi e pressanti potrebbe sembrare un po’ fuori luogo.

Nell’era dell’alta velocità della tecnologia perché mai richiamare il ritmo del passo dell’uomo sempre alla ricerca di una felicità non effi mera?

Forse signifi ca andare alla radice delle questioni che oggi vedono una società troppo preoccupata, incerta e insicura.

Forse signifi ca far nascere domande diverse da quelle

L’intervento del Papa ed economica che ha colpito duramente lo scenario globale e raggiunto in varia misura tutti i Paesi. Nonostante le misure in-traprese a vari livelli, gli effetti sociali della crisi non mancano di farsi tuttora sentire, e anche duramente, in modo particolare sulle fasce più deboli della so-cietà e sulle famiglie”.

UNA “MENTALITÀ A FAVORE DELLA VITA”

“La promozione di una dif-fusa mentalità a favore del-la vita in ogni suo aspetto e momento, con un’attenzione particolare a quella segnata da condizioni di grande fragilità e precarietà”. È questo, per il Papa, un “esempio signifi cati-vo” di una “forma essenziale di carità su cui le Chiese in Italia sono vivamente impegnate”: la carità “intellettuale”. “Tale impegno - ha detto Benedetto XVI - è ben testimoniato dal manifesto «Liberi per vivere. Amare la vita fi no alla fi ne», che vede il laicato cattolico italiano concorde nell’operare affi nché non manchi nel Paese la coscienza della piena verità sull’uomo e la promozione del-l’autentico bene delle persone e della società”. “I sì e i no che vi si trovano espressi - ha spiegato il Papa a proposito dei conte-nuti del manifesto - disegnano i contorni di una vera azione educativa e sono espressione di un amore forte e concreto per ogni persona”.

Un messaggio dall’assemblea dei vescovidi Paolo Bustaffa

Vivere è educare

imposte dal consumo e dall’ap-parenza e dare strumenti per cercare e trovare risposte che non deludono.

In prospettiva educativa, ha detto Benedetto XVI, si tratta di “far crescere uomini e donne responsabili e maturi” in cui ci siano e crescano “coscienza della verità e del bene e libera adesione ad essi”.

I vescovi hanno definito “arte” quest’opera dell’intellet-to e del cuore.

Ancor più: l’hanno chiamata “l’arte delle arti”. Una defi nizio-ne che veniva proposta anni ad-dietro a coloro che soprattutto nell’associazionismo iniziavano con entusiasmo e serietà il ser-vizio educativo.

“L’arte di educare” - titolo di un libro di Gaston Courtois, che molti capi scout ed educatori di Ac hanno letto e tradotto in testimonianze di servizio - è la capacità di far nascere nell’altro

la gioia di vivere, la gioia di fare della vita la più grande e bella avventura, la gioia di essere cri-stiani nella città e nella storia.

È incoraggiante dunque pensare, con Benedetto XVI, che gli “educatori autorevoli a cui le nuove generazioni possano guardare con fiducia” siano degli artisti, siano uomini e donne che amano la bellezza, la vivono, la trasmettono con i loro volti nella coerenza e nella serenità della loro esperienza quotidiana.

Artisti che non s’improvvi-sano e non improvvisano, artisti che non si esibiscono con un protagonismo individualistico o di gruppo.

Per loro c’é un grande per-corso di libertà, di responsabi-lità, di appartenenza, li accom-pagna il volto di una Chiesa che è madre e maestra.

Fedeli alla “pedagogia del-l’unico Maestro”, hanno ancora

affermato i vescovi, occorre educare “tutti insieme” altri-menti “non si educa”.

Ed è questa una delle più grandi piste di riflessione e d’impegno che si apre - co-struendo un’alleanza nella ve-rità e nel bene - per le famiglie, per la comunità cristiana, per la scuola e per altri ambiti educa-tivi compresi i media.

Tenendo vivi questi pensieri, il messaggio di Benedetto XVI e dei vescovi porta a leggere l’im-pegno educativo della Chiesa come un dialogo ogni giorno cercato con Chi ha donato al mondo la bellezza, con Chi è la Bellezza.

Su questa strada i giovani, oggi come ieri, cercano adulti autorevoli che non solo cono-scano bene la direzione e la meta ma anche siano capaci di condividere la fatica e l’in-certezza, siano pronti a sedersi accanto nel momento della stanchezza e di riprendere il cammino con un sorriso.

L’affetto che ha unito e uni-sce le nuove generazioni al Papa e ai vescovi conferma questo desiderio e racchiude il sì a un progetto grande.

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37 Giugno 2009 n. 22LaVita cultura

Poeti ContemporaneiVENTO CALDO

Una brezza leggera mi avvolge,ed io rimango a respirare forte l’onda salsa,con voluttà sorseggio gli odori che porta, ricordo leggende che mai ascoltai,rivedo fi gure che mai conobbi,la sabbia si alza e cade,la polvere si alza e cade dietro alle ruote dei carri,e poi si rialza e cade di nuovo,e così ancora,e ancora, e ancora,in una segreta danzalenta,paziente,antica,nella monotonia dei giorni che passano,sotto un sole che brucia,nella fatica e nella sete che il rosso frutto calmò.Infi ne il suono della sera,quando i profumi della zagara inebriano l’aria e familiari sapori riempiono la grande cucina,dopo aver annaffi ato l’orto con mano parca,quando la luce del sole lascia posto alle ombre,stanco riposo.Sotto la pergola di chicchi bruni come la mia pelle,lontano,le luci della costa si affacciano su di un mare nero,amico.Ecco il vento,un vento caldo soffi a, nato dalla terra che fu mia.Sicilia.

Alessandro Orlando

S eduta a un tavolo di un caffè, guardò l’orologio, e vide che si stava facendo tardi. Con un tocco si pulì la bocca con un tovagliolo di carta e tirò fuori dalla borsetta tutto il necessario per darsi un ritocco alle labbra. Si alzò e si diresse verso l’uscita, seguita da sguardi compiaciuti.

Un cappello nero a tese larghe, un fi lo di trucco agli occhi e le labbra rosso-fuoco, tailleur nero e aderente, un giro di perle, tacchi alti. Slanciata, un portamento regale, e i fi anchi che, come il cappello ondeggiavano; avrebbero distratto tutti i mariti che accompagna-vano le consorti a fare spese.

Uscì dal caffè e si diresse verso l’entrata della clinica lì vicina. Attra-versò l’ingresso, percorse corridoi, prese l’ascensore e una volta giunta al piano, ricontrollò l’ora. Più lentamente si di-resse nel reparto ed entrò nella stanza. C’erano due letti circondati da parenti che, data l’ora del passo, conversavano tra loro dando uno sguardo ogni tanto ai malati silenziosi.

Di questi uno era anziano, con i capelli bianchi un po’ scarmigliati per la degenza, e con una fl ebo le cui gocce scandivano il tempo dell’ospedale. Gli occhi socchiusi per la sofferenza della malattia, e i cuscini dietro la schiena, più che dargli sollievo al respiro, lo costringevano ad ascoltare quel brusio di fondo fatto dai parenti al capezzale.

La donna entrò nella stanza e tutti, nel guardarla, frugarono nella memoria per ricordarsi chi fosse, ma invano. Gli occhi non riuscivano a ritrovare quell’immagine e così continuarono a guardarla. Si avvicinò al letto e toccò la mano del malato. Il vecchio non si mosse, aprì gli occhi e la guardò. Poi con un sorriso disse, spossato:

“Finalmente sei arrivata”. “Sono qui - rispose - sei conten-

to?”“Si, grazie”.I parenti si guardarono perplessi

chiedendosi con lo sguardo chi mai fosse quella donna giovane che cono-sceva il loro vecchio. Qualcuno inarcò le sopracciglia e spalancò gli occhi, immaginando qualche storia inconfes-sabile tra il vecchio e la donna, quando ancora stava bene nonostante l’età. Ma nessuno fece parola. A quel punto la donna salutò di nuovo, prima il malato, con un “a presto” e poi i parenti con un “arrivederci”, si voltò e facendosi largo, uscì dalla stanza, accompagnata dagli sguardi di tutti. Quando la porta del corridoio si fu chiusa alle sue spalle, tutti tornarono a parlottare tra loro, domandando al vicino, con gesti e ammiccamenti, chi mai fosse quella bella donna.

Un ragazzino di undici anni, tenuto fuori dal parlottare degli adulti e tra-scinato dai genitori controvoglia al ca-pezzale del malato, annoiato guardava le gocce della fl ebo che cadevano l’una dopo l’altra, quasi a misurare il tempo. Si chiedeva quante gocce sarebbero an-cora dovute cadere prima di andare via, e così si mise a contarle. Poi distratto da un piccione sul davanzale della fi nestra chiusa, aveva interrotto, ma continuava a fi ssare quel fl acone rovesciato sospeso a mezz’aria, che faceva una serie infi nita di gocce, ma non si vuotava mai. .

Fu a quel punto che si affacciò alla stanza l’infermiera, per una ultimo controllo dei malati. Si avvicinò al letto facendosi posto tra i parenti, mise una mano sulla fronte al vecchio malato e controllò quella fl ebo che gocciolava. Era ancora a metà e annotò su di un

taccuino le disposizioni da lasciare per la sostituzione del fl acone. Senza una parola, uscì dalla stanza e entrò nell’infermerìa per il cambio.

Dopo pochi istanti il ragazzino, che aveva seguito con lo sguardo tutta la scena, tornò a guardare le gocce, ma si accorse che non cadevano. Ebbe come uno scoramento quasi che quella interruzione lo obbligasse a rimanere lì. Riguardò la fl ebo, ma le gocce erano davvero cessate. Allora tirò la giacca del padre e lo chiamò sottovoce, una, due, tre volte, fi no a quando il padre dovette abbandonare il discorso e dargli ascolto.Questi guardò la fl ebo e si rese subito conto di quanto era successo. Il vecchio era morto, disteso sul letto sembrava sopito. Se n’era andato in punta di piedi, senza che nessuno se ne fosse accorto, quasi approfi ttando della distrazione di tutti.

Fu immediatamente avvertita l’in-fermiera e il dottore che già erano pronti per tornare a casa, e che si precipitarono nella stanza. Dopo i primi accertamenti, il medico ordinò di isolare il defunto con il separè tenuto pronto dietro la porta, e nel fare le condoglianze ai parenti, questi riferirono quello che era accaduto poco prima della morte: la strana visita della sconosciuta. Mentre ognuno raccontava l’accaduto e aggiungeva un particolare, il ragazzo che nel frattempo era stato sospinto verso la fi nestra, nel guardare in giardino, disse ad alta voce:

“Eccola là”“Chi?” chiese il medico“Quella donna, quella che è venuta

qui”. Il medico si affacciò alla fi nestra, la

vide, e si ricordò. Spesso negli ultimi anni l’aveva incrociata nei corridoi, dapprima senza farci caso, poi l’aveva notata per la sua avvenenza, ma mai che gli si fosse avvicinata una sola volta per chiedere notizie di un paziente, e questo gli era parso strano, ma la mente era rivolta più al fascino che emanava che ai comportamenti. Negli ultimi tempi, poi il dottore avrebbe desiderato molto intrattenersi con la donna, quantomeno per conoscerla. Anche questa volta aveva perso l’occasione, e così, dopo aver di nuovo salutato i familiari, si avviò all’uscita dato che il suo turno era terminato.

Sotto il portico, appena fuori l’ospe-dale, i due si ritrovarono faccia a faccia, e questa volta il dottore era deciso a non farsi sfuggire l’occasione:

“Scusi signora, permette. Sono il medico di un paziente a cui ha appena fatto visita. E’ deceduto.”

“Lo so!” Rispose. Il dottore rimase per un attimo

in silenzio colpito da quella risposta gentile, ma anche perentoria, che non riusciva a capire.

“Non si preoccupi, dottore, il suo paziente era molto malato.”

Il dottore, fi sico asciutto, alto, sulla trentina ben portati, rimase lì a guardar-la per un momento. Erano quegli occhi neri e profondi che lo attiravano. Lo guardavano come se già lo conoscesse-ro, e lui fermo, non riusciva a distogliere lo sguardo.Un suono di clacson dalla

taccuino le disposizioni da lasciare

di Piero Bargellini

Il Racconto

due passi a piedi. Percorse un lungo tratto ripensando sempre a quella donna stupenda che non aveva ceduto alle sue lusinghe, e che pure l’aveva salutato con quella frase assai strana “non è an-cora il tempo”, quasi a promettere una seconda chance se si fossero incontrati di nuovo.

Assorto in questi pensieri, giunse all’incrocio con un viale. Il traffi co era interrotto a causa di un corteo di studen-ti che sfi lava. Incuriosito si avvicinò per guardare meglio tra i passanti fermi sul marciapiede. Vedeva gli striscioni che si riempivano al vento, udiva gli slo-gans, i tamburi, i cori, leggeva i cartelli irriguardosi e goliardici nei confronti del Provveditorato. Da lontano scorse una liceale, portata a spalla dai suoi compagni, con un fazzoletto colorato in mano che agitava a mo’ di saluto per tutti quelli, più vecchi di lei, che fermi sul marciapiede la vedevano sfi lare. Era bella, giovane, gli occhi ridevano prima della bocca ed emanava un senso di leg-gerezza e di nostalgia in chi la guardava. I disagi della fermata forzata a causa del corteo erano ampiamente ripagati da

quella visione.Gli occhi del dottore erano tutti

per lei, quella nuova “Marianne” che sovrastava una folla indistinta di stu-denti, e che riceveva applausi e saluti da coloro che si erano affacciati ai balconi lungo il viale. Arrivata alla sua altezza, la ragazza si voltò dalla sua parte e per un attimo gli sguardi si incrociarono. Il dottore sorrise alla ragazza, e questa rispose salutando con ampi gesti e con la mano libera fece l’atto di mandargli un bacio. Il tutto in un attimo, ma tanto era bastato per far tornare il buonumore al medico, e fargli scordare il precedente incontro. Lui la seguì con lo sguardo fi n tanto che potè, alzandosi in punta di piedi.

Fu a quel punto che sul marciapiedi vide lontano il cappello ondeggiante della donna che aveva salutato poco prima. Camminava, senza voltarsi, sul marciapiede di fianco alla liceale. Il dottore le vedeva entrambe, senza che però tra le due ci fosse uno sguardo, un cenno.

Di lì a poco scomparvero alla vista dietro a bandiere e striscioni.

Il tempo strada e il dottore si riprese. Le chiese se poteva accompagnarla per qualche metro fi no alla macchina perché avreb-be avuto piacere di parlarle ancora qualche minuto. La donna acconsentì, e si diressero verso il parcheggio poco lontano.

Nell’attraversare la strada il me-dico era gentile e premuroso, arrivato ad una strettoia tra due macchine, per invitarla a passare, la accompagnò con la mano sulla schiena dove sentì la chiu-sura del reggiseno. Fu allora che notò le curve di quella signora, racchiuse in una gonna stretta. Ma notò anche l’ele-ganza nel portamento. Avvicinandosi alla macchina la donna si era tolta il cappello tenendolo in mano. I capelli, perfettamente in ordine, erano legati dietro, a formare una treccia racchiusa alla base della nuca. Al dottore apparve ancora più bella.

Camminando, lui parlava quasi ininterrottamente passando da un argomento all’altro, e lei rispondeva soprattutto con cenni del capo e sor-risi. Le frasi non avevano valore reale. L’importante era come lei rispondeva, gli atteggiamenti che aveva, le pause, gli accenti, il modo di parlare, come le labbra formavano il suono, la cornice del volto e soprattutto quegli occhi che lo avevano colpito fi n dal primo momento. Per qualche metro lei pre-stò attenzione a ciò che le diceva il dottore, poi capì che le faceva la corte, e le spuntò un sorriso. Ad ogni passo la sua convinzione si rafforzava, così che allungò il passo per giungere il più presto possibile alla macchina. Ma quando il dottore inciampò sul marciapiede, rischiando di cadere, lei ne approfittò per lasciarsi andare a una risata. Il dottore cessò di parlare e sorrise anche lui, convinto di aver fatto breccia nell’affascinante signora. Approfi ttò della momentanea familia-rità per prenderla sottobraccio con la scusa che sarebbe potuto toccare a lei. Lei capì cosa ci stava dietro le premure del dottore, e declinò l’offerta liberan-dosi da quella posizione; ormai erano giunti alla macchina e doveva aprire la borsetta per prendere le chiavi. Aprì lo sportello e rivolta al medico:

“Ora devo proprio andare, grazie per avermi accompagnato.”

L’uomo fu colto di sorpresa da quella frase, che d’un colpo spazzava via una illusione, così che buttò là una frase per tentare di rientrare in gioco.

“Capisco, ma… ci potremmo rive-dere. Domani cinema e pizza potreb-bero andare?”

“No grazie”“Allora dopodomani a teatro? Ho

due biglietti”La donna prima mise sui sedili

posteriori la borsa e il cappello, poi, con calma, si voltò e guardandolo per la prima volta negli occhi:

“No, non è ancora il tempo, ma, arrivederci”

Montò in macchina, mise in moto e partì.

Il dottore rimase in piedi sul mar-ciapiede senza dire una parola, mentre vedeva scomparire quella macchina nel traffi co. Si voltò e un po’ deluso si avviò a piedi verso casa. Era una bella giornata di primavera e decise di fare

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4 n. 22 7 Giugno 2009LaVitaattualità ecclesiale

I l discorso pronunciato da Papa Benedetto XVI il 26 mag-gio scorso, all’apertura del convegno pastorale della diocesi di Roma, travalica. ampiamente il ristretto contesto di una Chiesa locale, di cui tuttavia il vescovo di Roma è parte viva ed integrante, per assumere una dimensione, e non soltanto simbolicamente, universale. Sono parole potenzialmente rivolte a tutti i credenti e sulle quali mette dunque con-to di soffermarsi in vista delle future stagioni della Chiesa, soprattutto ora che si avvicina il cin-quantennale dell’avvio della grande avventura del Concilio Vaticano II.

Numerosi i temi affrontati in questo im-portante discorso: dal rinnovamento di una reale e profonda appar-tenenza alla Chiesa alla necessità di articolare meglio la vita delle gran-

LAICI

Nell’esseredella Chiesa

Corresponsabilità: parola chiara

e fortedi Benedetto XVIdi Giorgio Campanini

di parrocchie urbane, così da creare più piccole ed articolate comunità locali, senza dimenticare infi ne la necessità di una più incisiva presenza dei credenti nei luoghi di lavoro. Da parte nostra vorremmo richiamare l’attenzione su una spe-cifi ca parola, tuttavia assai ricca e densa di implicazioni, e cioè cor-responsabilità.

Senza richiamare esplicitamente (ma riprendendolo nella so-stanza) il suo precedente discorso alla Chiesa italiana in occasione del Convegno ecclesiale del 2006, il pontefi ce ha po-sto alla coscienza dei cre-denti che sono in Italia (ma anche a quelli di tut-to il mondo) un serio in-terrogativo: “In che mi-sura viene riconosciuta e favorita la corresponsa-bilità pastorale di tutti, particolarmente dei lai-ci?”. La parola adottata appare particolarmente ricca ed impegnativa e fa in qualche modo piazza pulita delle antiche di-spute - particolarmente vivaci negli anni di Pio XII - sul concetto di “col-laborazione”, od invece di “partecipazione”, rife-rito al contributo offerto dai laici cristiani alla vita della Chiesa. Quell’an-

“S bilanciarsi dalla parte della forma-zione, offrire ragioni di vita, progettare percorsi di accoglienza del dono della fede e della celebra-zione dei sacramenti è sempre un impegno im-portante della comunità cristiana”. Con queste parole mons. Domenico Sigalini, vescovo di Pa-lestrina e presidente del Centro di orientamento pastorale (Cop), presenta al SIR la 59ª Settimana nazionale di aggiorna-mento pastorale promos-sa dal Cop, che si terrà a Bari-Bitonto dal 22 al 25 giugno e avrà per tema “Comunità cristiana ed educazione. L’emergenza educativa: problema e provocazione”. Incon-triamo mons. Sigalini nei giorni dell’assemblea ge-nerale dei vescovi italia-ni, dedicata proprio alla questione educativa.

Una delle defi nizioni

della Chiesa è quella di “madre e maestra”. In un’epoca di “emergenza educativa” come quella attuale, in che modo de-clinare tale signifi cato?

“Bisogna andare alla sorgente dell’esperienza ecclesiale, che per noi è il battesimo, attraverso il quale nascono i nuovi fi gli, immersi nella morte e risurrezione di Gesù: questa è la maternità ontologica della Chiesa. La questione, però, sta nel tradurre questa ma-ternità nell’esperienza consapevole dei cristiani di oggi, affi nché abbia ef-fetto sulla loro vita. Ecco perché nella Settimana vogliamo andare alle radici della capacità edu-cativa della Chiesa, che non è solo un’«agenzia educativa» al pari di tante altre realtà: per noi l’educazione è soprattut-to la capacità di confi gu-rare l’uomo a una vita credente, rendendolo al tempo stesso ancor più umano e, quindi, radica-to anche come cittadino”.

Dunque, la comunità

QUESTIONE EDUCATIVA

Cristiani e cittadini

“S

A Bari-Bitonto la 59a Settimana

nazionale di aggiornamento

pastorale del Copdi Francesco Rossi

una “corresponsabilità” limitata alla fase della semplice esecuzione di quanto altrove deciso.

Non meno importan-te la corresponsabilità sul piano dell’azione, per evitare tanto la auto-referenzialità di vescovi e presbiteri quanto la parallela autoreferenzia-lità di laici (singoli od operanti in associazioni e movimenti) ricorrente-mente tentati di trasfor-mare il principio della legittima autonomia in cocciuto isolamento nel-le proprie torri di avorio.

Sull’uno e sul’altro versante molto vi è da fare, Come lo stesso pon-tefi ce, nel citato discorso, riconosceva quando osservava che “molta strada tuttavia resta ancora da percorrere” soprattutto nei confronti dei laici, “passando dal considerarli “collabora-tori” del clero a ricono-scerli realmente corre-sponsabili dell’essere e dell’agire della Chiesa”. Corresponsabili dell’ es-sere della Chiesa: parole alte e forti rivolte ad un laicato consapevole della sua missione e, insieme, ad una gerarchia - vesco-vi e presbiteri - solleci-tata a ripensare i propri stili pastorali nel segno della corresponsabilità.

cristiana può essere defi -nita risorsa educativa?

“Attraverso i sacra-menti del battesimo, della cresima e dell’Euca-ristia la comunità educa i suoi fi gli, iscrivendoli dentro alla comunità cre-dente. Questo cammino, che potrebbe apparire interno alla Chiesa, in realtà promuove l’uma-nità di ciascuno. Ma qui si aprono due fronti problematici. In primo luogo, si punta a creare veramente un uomo nuo-vo o si fa solo intimismo, limitando i sacramenti a tradizioni che poco han-no a che fare con un’edu-cazione profonda alla vita cristiana e sociale? E, in secondo luogo, l’edu-cazione è concentrata solo sull’atto liturgico o piuttosto aiuta i cristiani a vivere rapporti nuovi, creando uomini capaci di essere solidali?”.

Educazione alla vita, oltre che alla fede?

“La questione è creare uomini nuovi ispirati ai valori evangelici. Ren-

derli capaci di solida-rietà signifi ca portarli a condividere le questioni più grandi del mondo di oggi: oltre alla fede vi è ad esempio l’accoglienza, aiutare il povero e lo stra-niero... Ma talora siamo poco capaci di provocare questi cambiamenti per-ché i nostri interventi pastorali non hanno il coraggio di collegarsi e istituirsi come progetto”.

È il problema della “frammentazione pasto-rale”?

“Esatto. Questa è una debolezza che non ci permette di essere signi-fi cativi nell’educazione dell’uomo nuovo, di un uomo capace di portare la forza del Vangelo dentro al mondo di oggi. La cate-chesi lasciata a sé è arida, i sacramenti diventano una tradizione e la carità solo una pia opera”.

Mentre per una co-struzione integrale della persona occorre superare la frammentazione...

“In questo le associa-

zioni hanno un valore enorme, perché non si limitano a far pregare e leggere il Vangelo, ma vedono tutta questa ric-chezza dell’esperienza di fede e danno vita a progetti. La comunità cristiana può trasformare questo suo patrimonio in un grande progetto edu-cativo, che sta alla pari con tutte le scienze pe-dagogiche ed ha una sua dignità, perché è capace di orientare l’uomo verso mete di grande apertura”.

Quali i punti quali-fi canti di una proposta educativa della comuni-tà cristiana?

“Innanzitutto avere un’idea di umanità: è la centralità dell’uomo che ha la sua massima espressione in Gesù Cri-sto. Secondo, la necessità assoluta di costruirsi in una relazione positiva con gli altri che abbia come legge fondamentale la solidarietà, l’amore e il dono di sé. Da ultimo, guardare alle relazioni umane anche nella loro

strutturazione pubblica, istituzionale, politica: così il servizio del Vange-lo diventa anche modo di preparare un cittadino a gestire, vivere e offrire la sua competenza dentro alle strutture pubbliche”.

Nessuno è autosuffi -ciente nell’educare...

“Nessuno, neanche la Chiesa, perché que-st’uomo non è astratto, al di fuori del mondo. Al contrario, deve fare i conti con la realtà che gli sta attorno. Un ragazzo oggi non ha più come riferimento per la sua educazione soltanto la famiglia, o la scuola, o la parrocchia, ma tutti que-sti elementi della società concorrono a costruire in lui la personalità. E siccome ciascuno deve fare la sua parte, la co-munità cristiana si apre a collaborazioni, reti, progettualità condivise. Talora promuove anche una scuola cattolica, soprattutto quella del-l’infanzia, tiene collegata la gente con periodici e attività teatrali, realizza iniziative artistiche e mu-sicali. Insomma, è una forza di formazione per il territorio, oltre che per la crescita della fede dei credenti”.

tica querelle è ormai alle nostre spalle, spazzata via dal vento conciliare. Ma la nuova parola, che, nella scia del Vaticano II si è fatta strada (una parola assai più forte ed impegnativa), quella cioè di “corresponsabilità”, non si è ancora piena-mente affermata nella Chiesa, come riconosce lo stesso pontefi ce.

“Corresponsabilità” è una categoria che ap-pare declinabile almeno a due livelli: quello della

decisione e quello della attuazione pratica. In riferimento ai laici (ma qualche rifl essione po-trebbe e dovrebbe essere fatta anche in relazione ai religiosi, e soprattutto alle religiose, grande “ri-sorsa” solo parzialmente utilizzata, ci si deve tuttavia “domandare se, nella concretezza della pastorale, il loro ruolo non si mantenga troppo spesso al livello dei puri esecutori di linee altrove elaborate.

Perché una vera cor-responsabilità (dei laici) vi sia è indispensabile un loro serio contributo già al momento della deci-sione e cioè delle scelte di fondo. Non si tratta, qui di applicare mecca-nicamente gli schemi e i modelli della democrazia politica, ma valorizzare maggiormente i luoghi ed i momenti nei quali le decisioni vengono, augu-rabilmente insieme, di-scusse, maturate, prepa-rate. Non avrebbe senso

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57 Giugno 2009 n. 22LaVita attualità ecclesiale

Solennità della SantissimaTrinità - anno B

Dt 4,32-34.39-40; Rom 8,14-17; Mt 28,16-20

La Paro la e le paro le

“Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità dei cieli all’altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?”

Nella Bibbia non troviamo una defi nizione di Dio, possiamo rintrac-ciare però la narrazione di una vicenda, quella del popolo d’Israele, che trae la sua sussistenza nell’alleanza, nel rapporto di vita con il Dio unico e vicino. Israele scopre l’agire di Dio nella storia nel suo farsi vicino, nel rivolgere la sua parola a qualcuno perché divenga testimone e profeta per tutto il popolo. Dio chiama non per costituire privilegi o gerarchie di merito, ma per convocare, per comunicare il suo dono di alleanza e di liberazione - in una parola, di salvezza - per tutti. L’intera vicenda di Israele trae origine dalla fedeltà al Dio che gratuitamente si comunica, il Dio geloso che apre ad un rapporto con Lui che investe tutta la vita. Israele è continuamente chiamato a scorgere la voce di Dio che chiama nei segni e nei suoi ‘prodigi’ nella storia. Non è facile quindi stare in ascolto di Dio, e non si può mai pretendere di possederlo, trattenerlo o rinchiuderlo in disegni o pretese umane. La prima lettura ci conduce ad aprirci a riconoscere un volto di Dio quale presenza, che avvolge la dimensione del ‘lassù’, luogo del divino, le altezze dei cieli, ma anche la dimensione del ‘quaggiù’, luogo della vicenda umana, la terra, orizzonte della nostra vita. Il Dio unico e vicino, è il creatore, non è dominabile, non è come noi e non può essere confuso come parte della creazione, eppure è coinvolto nella vita del popolo a cui rivolge la sua parola, a cui si comunica, che chiama offrendo la sua alleanza:

“Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore Dio è lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n’è altro”.

Tutto il Primo Testamento è narrazione della storia di tale grande esperienza, non tanto della ricerca umana di Dio, quanto del venire di Dio in cerca dell’uomo. E’ un venire, il suo, che continuamente si ripropone in modi nuovi, attraverso la chiamata di persone chiamate a farsi voce della sua Parola di fedeltà, in vista di una convocazione che ha orizzonti universali.

“Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono fi gli di Dio. E voi non avete ricevuto uno Spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno Spirito da fi gli adottivi per mezzo del quale gridiamo Abbà, Padre. Lo Spirito stesso attesta al nostro Spirito che siamo fi gli di Dio”

Il poter gridare Abbà non è frutto di capacità o di sforzo umano: è in radice un dono, non viene da noi, è possibilità che ci richiede solamente di accogliere la presenza dello Spirito, dono della Pa-squa (cfr Gv 20,22). Nello Spirito, lasciando spazio a lui, il grande suggeritore, colui che ricorderà tutto quello che Gesù ha detto (cfr. Gv 14,26) colui che consola (Gv 14,15), possiamo scoprirci innestati nella vita dell’Abbà, dono di amore e di comunione: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre… in quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi” (cfr. Gv 14,20). Accogliere nella nostra esistenza il dono di presenza di un Dio la cui identità più profonda è comunione, dono di sé, apertura all’altro, gioia dell’incontro suscita meraviglia, ringraziamento, responsabilità nell’amore. L’esperienza di ogni autentico incontro e comunicazione umana trova nel volto di Dio Trinità una radice di senso ed un orizzonte di speranza: la Trinità è fonte e grembo della nostra vita ed è anche approdo e patria dei nostri desideri.

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo… ecco io sono con voi tuttti i giorni sino alla fi ne del mondo

Gesù, dopo la sua morte e risurrezione, è riconosciuto come il Figlio inviato dal Padre. In lui ognuno è invitato a scoprirsi fi glio del Padre e fratello suo. E’ l’esperienza della prima comunità dopo la pasqua, quando Gesù dona ai suoi di vivere la gioia di una sua presenza nuova nello Spirito. Nel vangelo di Matteo Gesù incontra i suoi discepoli in un nuovo appuntamento, sul monte, dove si fa loro incontro dopo la Pasqua e dove affi da loro un invio e una promessa. L’invio riguarda una missione dai confi ni universali: nel discorso di Gesù ritorna quest’orizzonte di totalità, a lui è stato dato ogni potere e i discpeoli sono inviati a tutti i popoli. La fi nalità dell’invio consiste nel fare discepoli, non una preoccupazione di accrescere numericamente il gruppo, ma far crescere persone che accolgano la chiamata a seguirlo, che vivano come lui ha vissuto nel dono di sé e del servizio. I discepoli comprendono che la vita di chi segue Gesù si fa dialogo e testimonianza di amore perché il volto stesso di Dio che annunciano è dialogo e dono reciproco di amore. Tutta la vita cristiana si situa in una compagnia: il nome di Gesù è Dio con noi ed egli promette di essere sempre con noi. Ma anche annuncia che tutta la vita si colloca nella relazione di amore del Padre del Figlio e dello Spirito. Alessandro Cortesi op

D ue immagini per il giorno di Pentecoste: il vento e il fuoco. In una basilica di San Pietro tutta in rosso, fi ori, paramenti, Papa Benedetto celebra la solenne liturgia, memoria dello Spirito Santo che scende sugli apostoli, per essere l’anima della chiesa. A dare maggiore solennità, oltre al coro della Cappella Sistina, vi è la presenza del coro del Duo-mo e della Kammerorchester di Colonia, un insieme di circa 200 elementi che hanno eseguito la Harmoniemesse, l’ultima delle messe composte da Joseph Haydn – ricorre il bicentenario della mor-te – dopo il periodo londinese.

Il mondo, dice Papa Benedetto, è avvelenato da un inquinamento atmosferico, ma c’è anche un in-quinamento morale, “un inquina-mento del cuore e dello spirito”, che avvelena l’esistenza spirituale. E se da un lato non bisogna as-suefarsi ai veleni dell’aria, anzi bisogna combatterli, e per questo “l’impegno ecologico rappresen-ta oggi una priorità”, allo stesso modo occorre impegnarsi per combattere tutto ciò che corrompe lo spirito. Invece sembra che ci si abitui senza diffi coltà a tanti pro-dotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società, quali “immagini che spettacola-rizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna”. Si dice sia libertà, ma tutto ciò “inquina, intossica l’animo soprat-tutto delle nuove generazioni, e fi nisce per condizionarne la stessa libertà”.

Ecco allora il vento impetuoso di Pentecoste, “ nel mondo antico la tempesta era vista come segno della potenza divina, al cui cospet-

to l’uomo si sentiva soggiogato e atterrito”. Quello che l’aria è per la vita biologica, lo Spirito Santo è per la vita spirituale. Il vento, dunque, per spazzare via l’in-quinamento, per dire quanto sia prezioso respirare aria pulita, ma non sono quella fi sica; c’è bisogno di “aria pulita” anche spirituale, “l’aria salubre dello spirito che è amore”.

Se lo Spirito Santo è vento, tempesta che purifi ca l’aria, è an-che fuoco d’amore, ci dice il Papa ricordando che la missione di Gesù – come racconta Luca – era quella di “gettare fuoco sulla ter-ra, e quanto vorrei che fosse già acceso”. Fuoco che è portato sulla terra da Cristo; non strappato agli dei come fece Prometeo secondo il mito greco, ma dono di Dio, otte-nuto per noi da Cristo “con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in Croce”. Impos-sessatosi delle energie del cosmo, appunto il fuoco, “l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio”, escludendo, rifi utando il creatore. Si dichiara autonomo, libero, adulto. “Nelle mani di un uomo così, il fuoco e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha fi nito per seminare morte in proporzioni inaudite”.

È interessante a questo punto notare che Papa Benedetto usa queste immagini per aiutarci a comprendere che l’energia che muove il mondo non è una forza anonima e cieca, ma è, citando la

Genesi, “l’azione dello spirito di Dio che aleggia sulle acque all’ini-zio della creazione”. E Cristo ha portato sulla terra “non la forza vitale che già vi abitava, ma lo Spi-rito Santo, cioè l’amore di Dio che rinnova la faccia della terra puri-fi candola dal male e liberandola dalla morte”.

Il vento, dunque, che spazza via l’inquinamento; il fuoco,” puro, essenziale e personale”, dell’amore. Vento e fuoco che vin-cono la paura. Dice il Papa: dove entra lo spirito di Dio “scaccia la paura, ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una onnipo-tenza d’amore: qualunque cosa accada il suo amore infi nito non ci abbandona”. Lo dimostra la testi-monianza dei martiri, l’esempio dei santi, l’impegno dei missiona-ri. Lo dimostra ancora l’esistenza stessa della chiesa “che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffi o di Dio e animata dal suo fuoco pu-rifi catore”. Senza lo Spirito Santo la chiesa “sarebbe certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale, forse una sorta di agenzia umanitaria”. Ma è il vento e il fuoco dello Spirito che la fanno “corpo vivo”, e “prolungamento dell’opera rinnovatrice di Cristo”. Una chiesa meno affannata per le attività e più dedita alla preghiera; e cristiani capaci di essere come i discepoli “perseveranti e concordi nella preghiera”. Questa è l’unica strada perché la Pentecoste “non si riduca a un semplice rito o a una pur suggestiva commemorazione, ma sia evento attuale si salvezza”.

IL PAPA PER PENTECOSTE

Aria pulitaL’inquinamento morale

è ancora più gravedi quello atmosferico

di Fabio Zavattaro

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6 n. 22 7 Giugno 2009LaVita

NOME E COGNOME

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COMUNI DIOCESANI CHE RINNOVANO IL SINDACO: Abetone, Agliana, Cutigliano, Lamporecchio, Montale, Piteglio Sambuca, Capraia e Limite, Vinci, Montemurlo.

Per i Comuni con meno di 15.000 abitanti i Sindaci sono eletti a maggioranza semplice dopo la prima votazione. Per quelli con più di 15.000 abitanti è

prevista l’elezione con maggioranza assoluta (50,1%). Nei Comuni che non hanno raggiunto la maggioranza assoluta alla prima votazione, si ricorre al ballottaggio

tra i due candidati maggiormente votati.

Votareè un diritto

e un dovere!

Sabato 6 giugno, dalle 15 alle 22 e domenica 7 giugno, dalle 7 alle 22, si svolgeranno le operazioni di voto per le elezio-ni dei 72 membri del Parlamen-to europeo spettanti all’Italia, dei presidenti e dei consigli di 62 province e dei sindaci e dei consigli di 4.281 comuni. Ecco alcune informazioni utili per chi si recherà al voto.

Per chi ha smarrito o deve ritirare la tessera elettorale a Pi-stoia l’uffi cio elettorale si trova in via Santa (tel. 0573-371855-6-8, Segreteria tel. 0573-371891, centralino tel. 0573-371800) e resterà aperto ininterrottamente da lunedì 1 giugno a venerdì 5 dalle 8 alle 19, il sabato dalle 8 alle 22, la domenica dalle 7 alle ore 22 (lo stesso avverrà negli altri comuni).

L’elettore dovrà presentarsi al seggio, oltre che con la tessera elettorale, anche con la carta di identità o altro documento di identifi cazione rilasciato da una pubblica amministrazione, pur-ché corredato di fotografi a.

Il servizio autoparco del comune di Pistoia mette a di-sposizione delle persone in dif-fi coltà a camminare o portatrici di handicap, gratuitamente, mezzi idonei per il trasporto nelle sedi dei seggi. Il servizio è attivo sabato dalle 15 alle 22 e domenica dalle 7 alle 22. Occorre prenotare il trasporto chiamando al 335/5765726. Gli interessati possono chiamare anche le associazioni di volon-tariato, che svolgono il servizio gratuitamente: Croce Verde (tel. 0573-34345); Misericordia (tel. 0573-5050).

Gli elettori che non possono camminare e che utilizzano una sedia a rotelle, se iscritti in sezioni collocate in edifi ci non accessibili possono esercitare il diritto di voto in una qualsiasi altra sezione elettorale allestita in un edifi cio senza barriere architettoniche, presentando al Presidente del seggio una certifi cazione rilasciata dall’Asl e che attesti che la persona non è deambulante.

Gli elettori fi sicamente im-pediti che non possono eserci-tare autonomamente il diritto di voto, possono esprimere il voto con l’assistenza di un altro elettore, anche non fami-liare. Da quest’anno possono usufruire del voto domiciliare non solo coloro che si trovano in condizione di dipendenza continuativa e vitale da appa-recchiature elettromedicali, ma anche tutti coloro affetti da gravissime infermità, tali che l’allontanamento dalla abita-zione in cui dimorano risulti impossibile.

ELEZIONI

Seggi aperti sabato e domenica

S

Un servizioapposito garantirà il trasporto dei disabili.È possibile usufruire

anche del voto assistito e domiciliare

Elezioni europee - Scheda rossa dell’Italia centrale

Per votare è suffi ciente fare un segno sulla lista preferita. Si possono dare fi no a tre preferenze.

Elezioni Provincia di Pistoia

Per votare occorre segnareil nome del candidato a presidente prescelto e il nome o la lista del partito aggregato.Non è previsto il voto disgiunto.

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PistoiaSetteN. 22 7 Giugno 2009

“L a Chiesa conta su di voi, io conto su di voi. E’ tempo di arricciarci le maniche”. Cita una famosa espressione di papa Giovanni Paolo II il vescovo di Pistoia, Mansueto Bianchi, per spiegare ai giovani il significato di una nuova “chiamata in piazza”. Le ragazze e i ragazzi di Pistoia e dell’intera diocesi hanno “testimoniato in che modo la Chiesa di Pistoia è già missionaria”.

L’appuntamento era nella piazza più grande e significativa della città: la piazza su cui si affacciano Duomo e Comune, Prefettura e Palazzo di Giustizia, Cassa di Risparmio e Battistero. Qui i ragazzi si sono incontrati, su iniziativa dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile il sabato che precede la Pentecoste: si è chiuso così il triennio che la comunità ecclesiale pistoiese, come l’intera Chiesa italiana, ha dedicato ai giovani –il triennio

Veglia di Pentecoste con i giovani

Il vescovo Bianchi ai giovani:meglio “missionari”

S fiora i 78 mila euro la cifra raccolta da Caritas pistoiese in favore dei terremotati abruzzesi e già consegnata direttamente a Caritas italiana. La somma (77.965 euro) – spiega il direttore Marcello Suppressa – è stata raccolta in diocesi di Pistoia grazie alla generosità di tanti (privati, parrocchie, istituzioni, scuole) e già si annuncia, per sabato 6 giugno a due mesi esatti dal sisma, un’altra iniziativa pistoiese sempre finalizzata, attraverso Caritas, a raccogliere somme in favore dei terremotati: presso la Basilica dell’Umiltà, dalle ore 21, si svolgerà una “rassegna delle corali parrocchiali”. Il ricavato – prosegue Suppressa – sarà devoluto per sostenere il progetto di accompagnamento nella zona pastorale affidata alla Delegazione Toscana di Caritas: quella di San Demetrio Valle Subequana.

Proprio nei giorni scorsi la Caritas ha effettuato una visita in questa zona incontrandosi con il parroco padre Daniele. Si tratta di un paese con circa 1.900 abitanti e 7 chiese tutte lesionate: crollate o parzialmente inagibili. L’intero San Demetrio è stato duramente colpito dal sisma: tre le vittime. Il campo base della protezione civile di San Demetrio – prosegue Suppressa – vede la presenza di Regione Toscana e delle dieci province toscane. Nessuno sfollato ha ancora fatto rientro nelle abitazioni: prosegue infatti la paura fra la gente. La richiesta del parroco si è indirizzata verso una struttura apposita per la vita parrocchiale e per celebrare le liturgie.

Le Caritas toscane, in coordinamento con Caritas centrale, si stanno orientando su un “programma di accompagnamento” che – aggiunge Suppressa - “si pone l’obiettivo generale di favorire la costruzione di rapporti duraturi di prossimità tra Chiese sorelle”.

Si pensa anche a forme di gemellaggio nonché ad aiutare Caritas de L’Aquila in una costante azione di monitoraggio costante dei bisogni delle popolazioni. Saranno costruiti “centri di comunità polivalenti” che serviranno – conclude il direttore di Caritas pistoiese – per far incontrare le popolazioni sia per la liturgia ma anche per le attività di socializzazione.

Cattedrale

Vespro d’organocon Gianpaolo Prina

M usiche d i Guami, Malvezzi, Gabrieli, Sweelinck, Majone, Fasolo, Frescobaldi,Pasquini, Ca-vazzoni, Pachelbel e Duprè, per il Vespro d’organo in programma domenica 7 giugno (ore 17) in Cattedrale (organo Tronci, 1793). Ad eseguirle sarà l’organista e clavicembalista Gianpao-lo Prina, attuale direttore artistico dell’Associazione «Domenico di Lorenzo» di Lucca, di cui è anche socio fondatore. Prina ha partecipato al progetto regionale di catalogazione degli organi storici della Toscana; collabora inoltre con la Commissione Organi presso la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Piemonte, in qualità di consulente in merito ad interventi di restauro. Pa.Ce.

definito come “Agorà dei gio-vani”– con tante iniziative che si sono succedute.

Erano aperti 22 gazebo in modo che molte realtà pistoiesi potessero presentarsi: Cari-tas, CL, Azione Cattolica, Ceis, Focolarini, Neucatecumenali, Rinnovamento, Cursillos, Centro Sportivo, Aias, Uciim, Nuovi Orizzonti, Sicomoro, Movimento Ciechi, Gioventù Francescana, Movimento per la Vita, Unitalsi, Pastorale nella Famiglia, Case Famiglia Sant’Anna e Ginetta Gori, Centro Sant’Anna, Co-munità dei “Figli di Dio”. In mezzo era collocato “il ragno dell’Agorà”, un gigantesco gaze-bo in plastica gonfiabile a forma di ragno.

Alle 17:30 è arrivato il vesco-vo Bianchi: fra i ragazzi e il loro vescovo si è svolto un dialogo inframezzato da musiche: la band rock “FourPM” ha ripro-posto cover di Gianna Nannini,

Elisa, Cesare Cremonini, Linda Perry. Dopo la cena al sacco è iniziato una veglia di preghiera conclusasi mezz’ora dopo con una processione che dalla piaz-za è entrata in cattedrale dove monsignor Bianchi ha celebrato la Messa. Nel frattempo la piazza del Duomo era illuminata con sette grandi bracieri, accesi gra-zie a una carbonella ecologica, per rappresentare i doni dello Spirito Santo (sapienza, intellet-to, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio).

L’iniziativa –spiega don Simone Amidei, direttore del-l’Ufficio per la pastorale gio-vanile – “ha rappresentato il completamento della Giornata diocesana dei giovani svolta lo scorso 5 aprile rovinata dal maltempo che impedì il dialogo pubblico tra vescovo e giovani. Fu comunque una bella giornata, un segno forte non solo per la Chiesa ma anche per l’intera

Caritas Pistoia

Raccolti78mila euroLa Pistoia della solidarietà non dimentica i terremotati. Prosegue il lavoro di Caritas

nei luoghi colpiti dal sisma. E sabato 6 giugno, alla Basilica dell’Umiltà, rassegna

delle corali parrocchiali

di Mauro Banchini

C ome i media “guarda-no” e la famiglia e come questa “guarda” i media. Tutto ruotato su questa duplice lettura il convegno organizzato a Pistoia dal Centro Famiglia Sant’An-na. Chiamati a riflettere su un concetto forse capace di riunire entrambi i soggetti oggi attra-versati da profonde mutazioni, al convegno hanno interagito tre giornalisti e tre esponenti della società: Luigi Bardelli, Lu-ciano Moia, Isabella Poli (per il mondo giornalistico), Giuseppe Alibrandi, Anna Maria Carretti, Plaudette Ndayisenga.

Introdotto e chiuso, il conve-gno del “Sant’Anna”, dalle paro-le del vescovo Mansueto Bianchi e del suo vicario generale don Paolo Palazzi mentre Giulio Pileggi, studente al “Petrocchi” di Pistoia, ha illustrato il suo bozzetto che gli organizzatori avevano scelto come manifesto dell’incontro. Gli onori di casa li ha fatti Vania Pratesi, presidente di un “Centro Famiglia” che molto sta facendo per tenere sempre accesi i riflettori sulle trasformazioni continue del-

l’universo familiare.Mons. Bianchi ha sottolinea-

to come appaia vincente, oggi, la visione “individualistica” della famiglia e come siano pratica-mente assenti le politiche sociali. Per Luigi Bardelli la situazione legata al rapporto con i media è oggi “esplosiva”: in mancanza di adeguati “acquedotti” nella distribuzione del liquido televi-sivo e mediatico, ben presto sono arrivati autentici “tsunami” con conseguenze negative fin troppo evidenti. Difficile –ha concluso il direttore di Tvl– recuperare uno spazio educativo eppure “rispetto alla tv, genitori e nonni potrebbero ancora vincere”.

Luciano Moia, caporedattore di “Avvenire”, ha tracciato una rapida analisi sull’immagine che, del soggetto “famiglia”, forniscono i grandi media con specifico riferimento a quelli cosiddetti laici. Il passo succes-sivo, per Moia, una volta detto “no” alla famiglia, è dire “no” alla Chiesa. Tutto centrato sul rapporto minori/media, con particolare riferimento al ruolo della pubblicità, l’intervento di Isabella Poli direttore scientifico del Centro “Minori e Media”.

Troppo spesso la rappresen-tazione dei minori è falsata e subordinata alle esigenze del mercato. Davanti al grande potere dei media, non mancano rischi, per i soggetti più fragili, ma non mancano neppure le opportunità, i codici, le regole, le vie da seguire.

Introdotto da un contributo video preparato da Tvl, il secon-do blocco di interventi è stato in-trodotto dall’avvocato Giuseppe Alibrandi. Pistoia – ha ricordato - è ai primi posti per separazioni e i media dovrebbero, anche nel rispetto della Costituzione, dare più spazio alle tematiche vere delle famiglie autentiche. Ma a colpire su tutto, nell’intero convegno del “Sant’Anna”, sono stati gli ultimi due interventi. Anna Maria Corretti, con il suo “concedere per non cedere”, riferito ad un utilizzo creativo dei media nei processi educativi e con il suo raffronto fra due modelli negativi, da non seguire, davanti ai grandi mutamenti in cui siamo tutti immersi: il “mo-dello tartaruga”, cioè il ritirare la testa, e il “modello calabrone”, cioè una frenetica iperattività.

E mentre i partecipanti si

Centro Famiglia S. Anna

La famiglia nei mass mediainterrogavano, davanti ai due “modelli” negativi, quale poteva essere il modello positivo, l’ani-male da proporre in alternativa come emblema della necessità di non soccombere davanti ai me-dia, ecco che una fra le risposte possibili è arrivata da una mam-ma venuta da lontano. Claudette Ndayisenga, immigrata dal Burundi, ha tenuto molto attenti raffrontando modelli di famiglia della sua comunità di origine e i modelli trovati in Italia, dove lei lavora da qualche anno. “Qua in Italia sono davvero pochi i genitori che portano i loro figli a Messa, la domenica, per ringraziare Colui che ci ha svegliato. Qua in Italia troppi dimentichiamo la responsabilità di essere genitori, il fatto che l’importante non è far nascere un figlio, ma crescerlo”.

E se avesse ragione Clau-dette? E se davvero, nell’Italia … cristiana, avessimo perduto o smarrito – magari perché ancora assopiti dall’ultima sciocchezza vista in tv - la capacità di “rin-graziare” ogni mattina colui che, quella mattina, ci ha fatto “risvegliare”?

Forse pensava a questo, il vicario don Paolo Palazzi, quan-do ha concluso con un invito a “difendere i nostri valori. Senza imporli, ma semplicemente vivendoli”.

città, la testimonianza delle tante ricchezze dei giovani che non possono certo essere tutti rin-chiusi in comodi cliché perché chi li conosce davvero conosce anche lo spessore autentico delle loro domande”.

Dalla piazza della Sala al-l’assai più grande spazio del Duomo, l’intera diocesi in tut-te le sue componenti è stata “chiamata ad accompagnare con la presenza, il sostegno, la preghiera il desiderio di cia-scun giovane verso una speci-fica attività missionaria, verso cioè –prosegue don Simone- il bisogno di essere testimoni credibili agli occhi dell’intera società della speranza e della gioia del cristiano”. Ed è proprio sul concetto di missionarietà quello su cui monsignor Bianchi ha puntato invitando i giovani a “una proposta affascinante e controcorrente: affascinante perché basata su Cristo, in asso-luto il miglior amico che si possa avere, il miglior tronista che si possa immaginare, il cui trono è la croce e il cui messaggio è, per questo, controcorrente”.

Il triennio chiamato “Agorà dei giovani” ha chiuso in tutte le diocesi italiane.

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8 n. 22 7 Giugno 2009LaVitachiesa pistoiese

E ra il 1979. Trenta anni fa si costituiva un gruppo mu-sicale con l’intenzione di usare la musica per cantare il proprio cammino di fede in Cristo.

Come un albero, ha messo radici qui a Pistoia e ha usato il suo tronco per far salire tanta gente a conoscere quel Gesù che anche qui passava. Proprio come Zaccheo nel vangelo di Luca, e proprio per questo il gruppo scelse di chiamarsi Sicomoro.

Il fatto di essere ancora vivo fa di questo gruppo di servizio già un piccolo miracolo, in una regione come la nostra che è sempre stata terra di missione . Ogni volta che ci sentivamo più scoraggiati e più deboli è sempre successo qualcosa che ci ha dato il coraggio e la forza di continuare.

Dopo centinaia di concerti in diocesi e la produzione di un disco su San Massimiliano Kolbe pensavamo che il nostro servizio fosse ormai concluso, quando, nel 1991 incidemmo “Le tue ali” che venne inserita in un cd che doveva mostrare che esisteva una nuova musica cristiana anche in Italia. Fu inti-tolato” Il nostro canto libero” e fu presentato ai media con un grande evento al teatro lirico di Milano. Come un seme che proprio quando scompare nella terra comincia a germogliare ecco che il seme di quella picco-la canzone inserita insieme ad altre 17 di tanti bravi autori ci fa capire che la strada che stavamo percorrendo è quella giusta. “Le tue ali” piace molto a padre Li-vio che conduce Radio Maria e la utilizza come sigla della sue catechesi. Finalmente un segno che il nostro lavoro è servizio! Milioni di persone la ascoltano, la richiedono per anni alla radio cristiana più ascoltata d’Italia.

Rassicurati da questo, impe-gniamo tutti i risparmi e tanto tempo e produciamo da soli la musicassetta “sicomoro”. Cantiamo i valori della nostra fede .

Nel 1993 partecipiamo anche ad un libro di Andrea Ganugi :” Il nostro canto libero” che presentava i nuovi autori di musica cristiana in Italia e al Multifestival “Magnificat” a Catanzaro.

Siamo membri della Asso-ciazione Nazionale Cantautori di Dio fondata da Giosy Cento, fin dalla sua nascita e, nel 94 e 95, aiutiamo i cantautori toscani a presentare il loro lavoro orga-nizzando dei concerti regionali. In quegli anni nostre canzoni sono richieste per compilation nazionali di musica cristiana.

Nel ‘97 Giovanni Paolo II proclamò il triennio di prepa-razione al grande giubileo del 2000.

Noi preparammo un concer-to intitolato “Vieni Gesù “ che, in questo triennio dedicato prima al Padre poi al Figlio ed infine

allo Spirito Santo, ogni anno si arricchiva di nuove proposte.

Il concerto fu proposto in molte parrocchie e piacque molto, e soprattutto piacque a monsignor Scatizzi, il nostro vescovo, che ci incoraggiò molto ed insieme a lui pensammo ad un progetto: registrare un cd con le canzoni più rappresentative del concerto e attraverso la sua diffusione raccogliere offerte per la casa famiglia “Ginetta Gori” che si occupa dell’accoglienza delle ragazze madri nella nostra diocesi.

Nel novembre 1999 parte-cipiamo al primo festival della canzone religiosa a Sanremo Jubilmusic e una nostra canzone “La carità” è uno degli inni del convegno e della manifestazio-ne.

Nel 2001 esce il cd dedicato al giubileo e venne intitolato “ Fidarmi di Te”.

Nel maggio 2001 parteci-piamo ad una grande festa per il ventesimo delle apparizioni di Medjugorje al palasport di Firenze con tanti altri autori di musica cristiana italiana.

Tante canzoni del disco ven-gono utilizzate nelle trasmissioni di Radio Maria, Radio Mater e Antenna Toscana 1 e veniamo in-vitati alla trasmissione “Cristia-nità “condotta da suor Myriam Castelli su Rai International , il canale televisivo satellitare con cui la Rai trasmette programmi a tutti gli italiani nel mondo ( 50 milioni di ascoltatori). Da allora , era il 2002, quasi ogni anno par-tecipiamo alla trasmissione pre-sentando una nostra canzone.

Nello stesso anno partecipia-mo con un nostro canto ad un evento celebrativo su San Pio a San Giovanni Rotondo.

Nel 2004 festeggiamo il no-stro 25° partecipando con una nostra canzone dedicata alla bea-ta Gemma Galgani al convegno a lei dedicato a Lucca.

Continuano i concerti in dio-cesi e fuori, nascono nuove can-

zoni, prevale la voglia di cantare la nostra fede in modo sempre più diretto traendo spunto spes-so dalle scritture e finalmente nasce il progetto “Sei con noi”. Il nostro vescovo come sempre ci aiuta, la diocesi sponsorizza la realizzazione e le offerte raccolte vanno questa volta alla casa famiglia “La conchiglia” che ospita giovani donne in difficoltà , spesso in fuga da chi le rende schiave sulle nostre strade.

Il disco viene presentato nel-l’aprile 2005 al teatro Bolognini di Pistoia.

Nello stesso anno una can-zone inserita nel cd “Sei con noi”, “Gesù al centro” viene scelta come inno della missione di evangelizzazione di strada di giovani ai giovani che ha lo stes-so titolo ed è organizzata dalla diocesi di Roma. Il sicomoro la presenta in piazza Navona in ottobre.

Dal 2006 partecipa al proget-to “il Pensatoio” della diocesi di Pistoia facendo concerti ed incontri anche nelle scuole della nostra città. Nel 2007 partecipa fuori concorso al jubil music a Sanremo.

Nel 2008 viene proclamato l’anno paolino e così nasce l’idea di un concerto-recital su San Paolo:”Il primo dopo l’ultimo”, che portiamo nelle parrocchie in diocesi e registriamo a Tv Pistoia Libera che ha usato questo recital nelle programmazioni del giorno di Pasqua e pasquetta 2009 .

Ed eccoci qua, compiamo trenta anni di vita e vogliamo ringraziare il Signore del dono che ci ha fatto invitando tutti ad un evento che si svolgerà il 13 giugno alle 21,15 nella piazza antistante la chiesa della Vergi-ne a Pistoia. Sarà un concerto, ma non solo, che ripercorrerà le tappe di questi anni. Canteremo ancora insieme a tutti voi una lode al Signore.

Per maggiori info 3357763785 e www.myspace.com/gruppo-sicomoro

Il 13 giugno un concerto nella chiesa della Vergine

Sicomoro, 30 anni di musica

“Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella Sua Parola.L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora”.

Le parole del Salmo “De profundis” esprimono bene la disposizione interio-re di padre Raffaele Vela nel momento della sofferenza e nell’approssimarsi dell’abbraccio con l’Eterno.

Il suo essere religioso, coloro che nel professare i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza anticipa-no la condizione ultima nella Nuova Gerusalemme, e presbitero quindi configurato a Cristo sacerdote e pastore, hanno caratterizzato la sua esistenza vissuta nella fedeltà alla Chiesa.

Nominato dal Vescovo assistente del piccolo gruppo Fuci, padre Raffaele si appassionò immediatamente ai nostri programmi acquisendo lo stile proprio di quel Movimento di Azione Catto-lica. Le relazioni che Padre Raffaele preparava su una Lettera Enciclica o

Candeglia

Restaurato il tabernacolodi via AntonelliD omenica scorsa presso il parcheggio di via Carota e Molina a Candeglia è stato inaugurato il restauro del tabernacolo di via Antonelli, una importante testimonianza legata alla devozione popolare, il cui recu-pero è stato finanziato dalla Circoscrizione 2. All’iniziativa, oltre alle autorità, hanno preso parte l’architetto Paolo Caggiano, esperto in recuperi di edifici storici e don Leonardo Giacomelli parroco della chiesa di San Pietro. Nell’occasione è stata distri-buita gratuitamente una pubblicazione del Comune che ripercorre le fasi del restauro con cenni storici sulla struttura. Il taber-nacolo di via Antonelli fa parte dell’abitato di Candeglia, che in passato era un borgo rurale caratterizzato dalla presenza delle fattorie dei Rospigliosi e dei De Rossi. Non esistono riferimenti bibliografici ed iconografici sul tabernacolo per ricostruirne con esattezza la storia, tuttavia, essendo appoggiato ad un muro che circonda un’antica villa padronale, è possibile ipotizzare, secondo l’architetto Caggiano, un legame con le vicende storiche di quest’ultima. I documenti del catasto granducale consentono di stabilire che in passato la villa apparteneva alla famiglia Forteguerri, fra i cui membri troviamo monsignor Niccolò, forse un discendente del famoso cardinale, probabilmente il Niccolò che amava celarsi dietro lo pseudonimo “Carteromaco” (la forma grecizzata del vero cognome), conosciuto quale autore del “Ricciardetto”, un poema satirico-burlesco edito nella prima metà del Settecento.

Monastero di Santa Maria degli Angeli

Accoglienzadi una nuova monacaSabato 6 giugno, alle ore 16, ci sarà una Messa solenne per ac-cogliere Sr. Marcella, che raggiunge la comunità delle Benedettine, dopo la sua formazione monastica e professione nel Monastero osb dell’Arbre de Vie, a Kinshasa (RDC). Dopo la celebrazione la comunità offrirà un rinfresco per presentare la nuova monaca di Pistoia agli amici.

Santuario della “Madonna delle Grazie”

Inizio del ministeropastorale di fra’ CaccamoL a parrocchia di S. Maria delle Grazie e cappellania dell’Ospe-dale del Ceppo sono liete di invitare tutti i fedeli, i medici, gli operatori sanitari ed amministrativi domenica 7 giugno alle 9,00 presso il Santuario della “Madonna delle Grazie” o “del Letto” - Piazza San Lorenzo – Pistoia ove monsignor Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia celebrerà la Santa Messa e darà inizio al ministe-ro pastorale di Fra’ Natale Caccamo ofm. come parroco di Santa Maria delle Grazie all’Ospedale del Ceppo.

Ricordo di padre Raffaele Velasu altri documenti del Magistero erano vere e proprie “lectiones magistrales”. Il loro contenuto veniva analizzato in profondità per essere ripresentato da prospettive ulteriori, sempre coerenti al messaggio ma con originale ed intel-ligente articolazione argomentativa.

Altrettanto accurate erano le rifles-sioni spirituali condivise nell’imminen-za delle principali Solennità liturgiche.

Come ogni Domenicano anche padre Raffaele aveva un’ottima prepara-zione culturale, nel suo caso in filosofia, teologia ed in sacra scrittura.

Negli ultimi anni di impegno in-sieme a noi, un lavoro lo ha particolar-mente coinvolto, quello compiuto sugli straordinari documenti del Concilio Vaticano II: le Costituzioni, alcuni De-creti e le tre Dichiarazioni. Più volte riferiva del grande beneficio provato

nel ripercorrere con noi i “sentieri” del Concilio.

Da parte nostra cercavamo di ar-rivare preparati agli incontri e quindi si realizzava un interessante dibattito; attraverso alcuni suoi racconti abbiamo percepito l’entusiasmo che la stagione conciliare suscitò nella Chiesa.

La sapienza e l’umiltà di padre Raffaele erano divenuti a noi familiari, ma anche esempio e testimonianza di una fede autentica ed intensa.

In alcune occasioni il regalo che ci donava era un foglio sul quale aveva trascritto numerose citazioni da lui se-lezionate; tra i vari autori non mancava il suo preferito: Blaise Pascal.

Nelle conversazioni personali con padre Raffaele ho sempre trovato conforto per la sintonia nelle nostre va-lutazioni; sia che parlassimo di Chiesa,

ad esempio quando esprimevo il mio pensiero riguardo alle ragioni “laiche” di ordine naturale e scientifico che giustificano gli autorevoli interventi sui problemi di bioetica, ma anche quando parlavamo di cultura e di società civile. Consideriamo infatti che, per volontà del Fondatore e tradizione dell’Ordine dei Frati Predicatori la loro chiesa e con-vento sono costruiti nel perimetro della città, per essere immersi nella complessa e coinvolgente “civitas”.

Grazie, carissimo padre Raffaele dal profondo del nostro cuore; quello che noi siamo e saremo porterà il segno indimenticabile del tuo “passaggio”.

Continua ad assistere alle vicende della nostra vita, benedici la città di Pistoia e la nostra Chiesa locale, ora che sei nell’amore infinito del Padre.

Massimo Gori

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97 Giugno 2009 n. 22LaVita chiesa pistoiese

SabatoOre 16,15: Ospedale. Ore 17,00: Madon-na dell’Umiltà, S. Biagio (chiesa vec-chia). Ore 17,30: Belvedere, S. Agostino, S. Andrea, SS. Annunziata, Spirito San-to. Ore 18,00: Cattedrale, Casermette, Immacolata, La Vergine, Misericordia, S. Bartolomeo, S. Benedetto. Ore 18,30: S. Francesco, S. Giovanni (sospesa luglio e agosto). Ore 19,00: S. BiagioDomenicaore 6,30: San Domenico. ore 7,30: Cappuccini, Salesiane. Ore 8,00: Mi-sericordia, S. Bartolomeo. Ore 8,30: Benedettine, Chiesanuova, Clarisse, S. Francesco, Vicofaro. Ore 9,00: Casermet-te, Immacolata, La Vergine, S. Agostino (Nespolo), SS. Annunziata, S. Biagio,

Spirito Santo. Ore 9,30: Belvedere (solo luglio e agosto) S. Filippo, Madonna del Letto. Ore 10,00: San Paolo. Ore 10,30: Cattedrale, Chiesanuova, S. Andrea, S. Agostino, S. Bartolomeo, S. BenedettoOre 11,00: Aias Belvedere (giugno e settembre), Madonna dell’Umiltà, Casermette, Immacolata, La Vergine, S. Biagio, S. Giovanni, SS. Annunziata, Vicofaro. Ore 11,15: S. Francesco. Ore 11,30: Cappuccini. Ore 12,00: San Pao-lo, Spirito Santo. Ore 17,00: Madonna dell’Umiltà. Ore 17,30: SS. Annunziata (sospesa luglio e agosto). Ore 18,00: Cattedrale, San Benedetto. ore 18,30: S. Giovanni (sospesa luglio e agosto). Ore 19,00: S. Biagio (sospesa luglio e agosto), San Domenico.

Orario festivodelle messe in città

Nell’inserto interno dello scorso numero abbiamo pubblicato l’orario festivo estivo

delle messe nelle chiese di città e suburbio. Pubblichiamo di seguito l’orario aggiornato.

Centro Espaces “Giorgio La Pira” Pistoia

Migrazioni e diritti umaniI l Centro Espaces “Giorgio La Pira” di Pistoia organizza un seminario di studio per venerdì 12 giugno dalle 9 alle 17 sul tema: Migrazioni e diritti umani, processo globale e realtà locale. Il seminario si terrà presso il Convento san Domenico nella saletta M.-D. Chenu, piazza san Domenico 1 - Pistoia .Questo il programma della giornata:ore 9: Introduzione al seminario, Sebastiano Nerozzi – Università di Palermoore 9.30 - 10.45: 1a sessione Migrazioni, diritti umani e politiche europeeModeratore della sessione: Sebastiano Nerozzi – Università di PalermoInterventi:Migrazioni e diritti umani, Chiara Vitucci – Università di Palermo Le risposte dell’Europa al fenomeno delle migrazioni: indirizzi delle politiche comunitarie Marcello Di Filippo - Università di Pisa. Segue discussione ore 11.00 - 12.30: 2° sessione Migrazioni e realtà localeIntroduzione alla sessione Giovanni Paci - Consulente programmazione sociale, Comune di Pistoia – editor di pratichesociali.info Interventi: Migrazioni in Italia: il caso Toscana , Giuseppe Delle Vergini - avvocato, FirenzeSituazioni concrete sui diritti di cittadinanza a livello locale, Anna Ajello - Osservatorio sociale Provincia di Pistoia. Segue discussione ore 14.30 – 17.00: 3a sessione Migrazioni: evento globale da interpretareModeratore della sessione: Aldo Tarquini – Espaces Interventi: Cooperazione internazionale e migrazioni, Riccardo Moro - Università di Roma Tor Vergata; Fondazione Giustizia e solidarietà Migrazioni: segno dei tempi, Andrea Bigalli - Pax Christi Le chiese europee di fronte alle migrazioni, Alessandro Cortesi, Espaces. Segue di-scussione INFO: Segreteria Espaces piazza san Domenico 1 51100 Pistoia - Tel. 0573.509382, 0573.307770 - e-mail: [email protected]

I n un famoso racconto di Arthur Clarke, I nove miliardi di nomi di Dio, due tecnici dell’Ibm sono chiamati in Tibet per compiere per conto dei monaci buddhisti l’impresa di combi-nare le lettere dell’alfabeto per invocare Dio con tutti i suoi nomi. Impresa che se realizzata avrebbe innescato la fi ne del mondo. I due esperti di computer svolgono il loro compito svogliatamen-te ma, proprio mentre se ne vanno, l’universo perde a poco a poco la sua vita... L’intreccio possibile fra spirituali-tà e tecnologia, da Teilhard de Chardin a Philip Dick, ha affascinato teologi e scrittori e in tempi recenti anche gli scienziati. Fra cui i cosiddetti teorici delle «fi losofi e dell’immortalità», una corrente di pensiero incentrata sulle grandi scoperte della Gnr revolution, la combinazione di genetica, nanotec-nologia e robotica che promette risultati fi no a pochi anni fa impensabili, ma che rischia di invadere la sfera fi sica e spirituale dell’uomo. AndreaVaccaro, giovane studioso che qualche anno fa fece discutere per aver scritto il pam-phlet Perchè rinunciare all’anima? con chiaro riferimento alle neuroscienze, ora fa un passo avanti nella sua ricerca e manda in libreria sempre per i tipi delle Edizioni Dehoniane di Bologna il volume L’ultimo esorcismo. Filosofi e dell’immortalità terrena (pagine 158, euro 14,60), in cui disegna un futuro un po’ inquietante ma su cui cerca di compiere un’analisi serena e non demonizzante. Una vera sfi da per la teologia di oggi dinanzi a una possibilità di cui viene addirittura fi ssata una data, il 2029.

Che cosa si intende per fi losofi e dell’immortalità terrena?

«È inutile tergiversare: la fi losofi a dell’immortalità terrena è lo stile di pensiero e di vita di coloro che credono che, nell’arco di venti anni, il progresso scientifico e tecnologico condurrà a vincere le cause di ogni malattia e dell’invecchiamento, in modo tale da permettere all’uomo di restare in vita a oltranza, peraltro in uno stato di salute e giovinezza. Ho sperimentato, per primo su me stesso, che in prima audizione un tale messaggio è quasi repellente e il mittente è liquidato come uno squilibrato o uno a cui piace scherzare. A guardare, però, le menti eccellenti che ci sono dietro, il mo-vimento mondiale di ricerca, il tasso quotidiano delle scoperte rilevanti, la prospettiva comincia lievemente a mutare. Senza considerare gli enormi fi nanziamenti che vi sono convogliati, perché la vita, oltre a essere un valore sacro, è anche un “prodotto” che si vende bene. Su queste basi, i fi losofi dell’immortalità terrena credono che saremo noi la prossima generazione. Che questo diventi davvero realtà, poi, paradossalmente è irrilevante dal punto di vista fi losofi co, perché ciò che conta è che l’idea sia già qui tra noi. Dio non era morto realmente quando lo Zarathustra di Nietzsche ne proclamava l’epitaffi o, eppure il nichilismo ha per-meato di sé un intero secolo».

Quali sono i principali esponenti di questa corrente di Idee?

«Negl i anni Novanta , John Brockham introduceva là categoria di “terza cultura”, riferendosi a quegli uomini di scienza che uscivano dal loro specifi co settore e offrivano al grande pubblicò, in modo comprensibile, sia le

più recenti acquisizioni del sapere, sia le loro sintesi culturali. Figure a metà tra scienza e fi losofi a. I maggiori esponenti della fi losofi a dell’immortalità terrena appartengono a tale categoria. L’autore principale è senza dubbio Ray Kurzwell con il suo illimitato tecno-ottimismo e con il suo libro Fantastic Voyage: Living long enough to live forever. Con i suoi

L’ “Avvenire” intervista Andrea Vaccaro

Nella fabbrica dell’immortalità

Dal progetto Genoma alle tante scoperte che

sembrano prefi gurare un mondo dove ogni uomo

conoscerà il proprio destino già all’atto della nascita. Uno scenario

preoccupante ma anche una sfi da per la teologia

di Roberto Righetto

ripetuti titoli di inventore dell’anno, le onorifi cenze conferite dagli ultimi presidenti Usa, primati tecnologici a ripetizione, Kurzwell è un po’ un Leonardo da Vinci tra i computer. La sua rete è anche un terminale di tutte le scoperte che provengono dai labora-tori di massimo livello ed è proprio da questa pioggia di progressi quotidiani che deriva, molto probabilmente, la sua previsione estrema. Quella che ripete in più occasioni: “Io non credo che morirò”.

Kurzwell sembra essere il capofi la di questa linea di pensiero: quali sono gli altri protagonisti?

«Penso a Eric Drexler, l’uomo simbolo della nanotecnologia, che ci solletica con il parallelismo tra lo spazio e il tempo, osservando che abbattere le barriere del tempo oggi appare impos-sibile come appariva impossibile, negli anni trenta, che l’uomo potesse andare sulla luna. Dal versante della robotica, invece, fa sentire la sua voce lo storico co-fondatore del blit Mit Marvin Min-sky, che insegna come sia ormai giunto il tempo che l’umanità si stacchi dalla mano di madre natura e prenda, con coraggio e responsabilità, a dirigere il corso degli eventi, tramite il passaggio da un’evoluzione darwinianamente casuale ad una “selezione innaturale” determinata dalla volontà dell’uomo. Impossibile poi non citare il bioge-rontologo Aubrey de Grey con la sua fondazione intitolata bizzarramente Methuselah Foundation, che ha sfi dato e sconfitto pubblicamente l’intero mondo accademico nel 2005 con la Sens Challenge su Technology Review, ponendo inutilmente sul piatto diecimila dol-lari a chi avesse dimostrato erronea o infondata, in termini ingegneristici, il suo programma di War on aging, con le strategie per eliminare l’invecchia-mento. Dá per scontata l’idea anche Jaron Lanier, il precursore della “realtà virtuale”. Personalità variegate, dun-que, nel cui curriculum, però, brilla una caratteristica comune: quella di aver previsto, ciascuno nel suo rispettivo campo di competenza, il futuro prima degli altri».

E in Italia, quali sono gli epigoni di quello che pare essere un vero in-cubo, più che una possibilità?

«In Italia l’argomento non é ancora molto pervenuto. Del 2005 è il testo di Boncinelli e Sciarretta Verso l’immportali-tà? E, più recentemente Aldo Schiavone lo ha profi lato nel suo “Storia e destino”. Abbiamo poi alcuni siti ben sviluppati, quali “Eustropico” e “Beyond huma”, che offrono generosamente materiali di tale letteratura tradotti in italiano. An-cora, ci sono le reti nazionali associate ed organizzazioni come l’Immortalíty Institute Humanity Plus con profi lo però più socio-politico che fi losofi co. Niente di più organico, tuttavia».

Quale intreccio con quello che lei defi nisce, la «Gnr»?

“La sigla Gnr indica il sodalizio che è venuto a formarsi, nell’ultimo de-cennio, tra le discipline della genetica, della nanotemologia e della robotica o intelligenza artifi ciale forte. Il motore della Gnr revolution, l’applicazione della cosiddetta Legge di Moore all’inte-ro mondo della tecnologia. È come se il tempo accelerasse esponenzialmente. Il progetto genoma impiegò tredici anni a sequenziare un intero Dna e fu consi-derato, appropriatamente, un’impresa enorme, non solo per i quasi cinque-cento milioni di dollari profusi: l’anno scorso, la stessa operazione sul genoma di James Watson, il Nobel della doppia elica, ha richiesto solo quattro mesi e circa un milione di dollari. Il “Personal Genome Project” prevede che, nel 2012, ogni nascituro, nella culla, avrà, accanto al braccialetto con il nome, anche il suo codice genetico, per una spesa modica. A fi ne 2008, l’Ibm e la National Nuclear Security americana hanno presentato il sugercomputer Roadrunner, capace di un milione di miliardi di operazioni al secondo: un numero che la mente uma-na non può nemmeno raffi gurare. Con i microscopi e le apparecchiature, varie della nanotecnologia sì è ormai capaci di muovere un atomo alla volta e la na-nomedicina sperimenta disposittvi che navigano nella circolazione sanguigna con funzione di monitoraggio e rilascio farmaci. Tutto questo legittima la con-vinzione in forma di slogan secondo cui, in virtù della Gnr, “il futuro, non è più quello di una volta”».

Lei accenna a un saccheggio più o meno evidente della visione cristiana del paradiso o comunque delle meta-fore religiose: in che senso?

«Quello che promettono i fi losofi dell’immortalità terrena ricalca in ma-niera sorprendente ciò che i padri della Chiesa descrivevano come lo stato dei beati in paradiso: bellezza senza difetto, forza senza malattia, giovinezza senza vecchiaia e, soprattutto, vita senza morte. Quello che rende interessante e

distingue questa fi losofi a rispetto agli approcci illuministi e positivisti è però, nella maggioranza dei casi, un atteggia-mento di non contrapposizione verso la religione. Essi usano spessissimo i termini “trascendenza” e “spiritualità” e, i più accorti leggono questo percorso dell’umanità verso l’infi nito come un processo di conoscenza e trasforma-zione in cui sono immersi, piuttosto che come un’autonoma e presuntuosa deliberazione dell’essere umano».

Tecnognosi e tecnopaganesimo, tendenze cui lei accenna, possono essere considerati alternativi a una concezione cristiana dell’esistenza? «Ecco, credo che sia centrale per il nostro discorso il ruolo della spiritua-lità in questa filosofia. Come detto, i filosofi dell’immortalità terrena affrontano ripetutamente la questio-ne della spiritualità, e non potrebbe essere altrimenti dato che essi vedono bit o pattern informazionali laddove i materialisti vedevano solo atomi. Certo, le diverse correnti danno alla spiritualità peso e signifi cati differenti,

i più invasati patiti di cyber-cultura parlano di una sostituzione della re-ligione con una fede nella tecnologia, ma vanno, poco oltre l’aggiungere il suffi sso “tecno”, a espressioni di vago sapore spiritualista. I loro argomenti sono piuttosto effi meri. Altri, invece, ritengono che lo sviluppo tecnologico potrà ottenere rifl essi positivi anche sulla religione, assicurando di oter diffondere, con adeguate sollecita-zioni cerebrali (“neurotecnologiche”), esperienze di misticismo che, seppur etero-prodotte, faranno provare al soggetto percorsi estatici che non lo potranno lasciare indifferente. Ci sono molte altre posizioni, da quella che è detta “spiritualità impoverita” alla “spiritualità desacralizzata,” alla “spiritualità ingegnerizzata”. I più ragionevoli, infi ne, mi sembrano quelli che avanzano con lo slogan “Dio non ha un sito web” ed ammettono che -a fronte di tutte le fantasmagorie che inventeranno- per esperienze di vera spiritualità occorrerà sempre rivolgersi altrove».

Page 10: ita · essere considerata come invincibile e indissolubile. Poi invece il tempo ha cancellato molti degli orientamenti originari, arrivando perfino negli ul- ... Martin Heidegger:

10 n. 22 7 Giugno 2009LaVitacomunità e territorio

PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633

- [email protected] - [email protected] PISTOIA

Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI

CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]

PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]

MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]

MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]

SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]

LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]

PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]

S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]

CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]

BOTTEGONEVia Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]

S i allarga a macchia d’olio la crisi occupazionale che sta interessando il territorio pi-stoiese. Dopo la Radicifi l di Pon-te alla Pergola (137 dipendenti in cassa integrazione da un giorno all’altro), l’allarme ora riguarda la Mas di Bottegone, che produ-ce circuiti stampati. Il clima si è fatto incandescente, dopo che le maestranze nei giorni scorsi hanno bloccato due camion giunti per prelevare materiale destinato alla produzione. I 130 dipendenti, da tempo in cassa integrazione, temono che si ripeta ciò che è già successo alla Radicifi l (nella foto il pre-sidio davanti ai cancelli della fabbrica). Da qui la decisione di sindacati e lavoratori di istituire un presidio permanente, per impedire che lo stabilimento venga smantellato.

«La situazione sta diven-tando sempre più preoccupante – hanno dichiarato Daniele

U n fondo di solida-rietà contro la crisi. E’ questa, in sintesi, la cura messa a punto dall’unità di crisi provincia-le coordinata dalla Provincia. Tale fondo prevede tre diverse misure d’intervento studiate appositamente dall’ente per rispondere efficacemente alle necessità di supporto manifesta-te dalle varie realtà economiche e sociali del territorio. La prima misura riguarda gli ammortiz-zatori in deroga. Con la Legge n 2 del 2009 e grazie anche all’accordo Stato Regioni ed al Fondo Sociale Europeo che ha stanziato 4 milioni di euro, la To-scana si è impegnata a garantire

Cultura

Una borsa di studioper ricordareJorio Vivarelli

L’hanno istituita la Fondazione Vivarellie la Vi-Banca. Tema conduttore

del concorso, l’integrazioneNei giorni scorsi, all’interno dell’auditorium della sede centrale

della Vi-Banca, a Pontelungo, la commissione giudicatrice, presieduta da Paolo Baldassarri, ha reso noto i nomi dei vincitori della prima edizione della borsa di studio istituita per ricordare uno dei massimi artisti pistoiesi del Novecento: Jorio Vivarelli. All’iniziativa hanno preso parte, tra gli altri, il presidente dell’istituto di credito, Patrizio Rosi e il presidente della Fondazione Vivarelli, Giulio Masotti.

La giuria ha dovuto scegliere tra 103 elaborati: 71 per la sezione artistica, 29 per la sezione letteraria e 3 per la sezione teatrale-cine-matografi ca.

Nell’ambito letterario la prima classifi cata è stata la poesia «Io sono fuori» di Elisa La Porta, classe III Liceo pedagogico Suore Mantellate; al secondo posto «Scambio di identità» di Salvatore Rasà, classe V A dell’istituto Fermi; e al terzo posto «Voglio conoscerti» di Adil Mounour, classe I C bc, istituto Einaudi; segnalata la poesia «Non c’è distinzione» di Stefano Tommasi, classe III A dell’istituto Fermi.

Per l’ambito artistico, al primo posto l’opera grafi ca «L’origine dell’Umanità», di Lena Freislebeh, classe IV B dell’istituto d’arte Petrocchi; al secondo «No Racism», di Sara Lampiasi, classe IV B sperimentale dell’istituto Petrocchi; e al terzo «Rifl essi dell’anima», di Endrid Sumzaku, classe V B sperimentale, sempre del Petrocchi. Per l’ambito teatrale-cinematografi co, primo classifi cato il corto-metraggio «Strane integrazioni», realizzato da Aurel Cjushi, Petru Robu, Gian Rey Trinidad, Olsian Cullhaj, Ayoub Sadfi , dell’istituto per geometri «Fermi»; secondo classifi cato il copione teatrale «E tu di che mare sei?», di Francesca Gioli, Melissa Franzone, Cristina Franchi, Azzurra Fei e Melania Audino, della classe V A dell’Einaudi; terzo classifi cato «La bellezza della luna» di Alessandra Nistri, classe IV Liceo pedagogico Suore Mantellate. Tema conduttore del concorso: l’integrazione.

P.C.

tramite l’Inps il pagamento degli ammortizzatori in deroga allo scopo di favorire il reinserimento nella vita attiva di chi ha perso il proprio posto di lavoro a causa della crisi.

Una seconda misura riguar-da le Borse Lavoro. Anche qui il Fondo Sociale Europeo ha stanziato più di 500.00,00 euro con cui verranno sostenuti dei percorsi di reinserimento lavo-rativo concordati con il Centro per l’Impiego. Sarà suffi ciente presentare domanda alla Provin-cia entro il 2009 o fi no ad esauri-mento delle risorse. I lavoratori dell’area pistoiese faranno rife-rimento al Centro per l’Impiego

di Via Tripoli mentre quelli della Valdinievole potranno rivolgersi a quello di Monsummano posto in Via Luciano Lama. Il terzo intervento non è altro che una misura di sostegno economico alle famiglie. In pratica le fami-glie benefi ciarie disporranno di un contributo massimo di 500 euro al mese per tre mesi e che verrà abbinato ad un percorso sociale concordato. Le domande potranno essere presentate fi no al 25 giugno presso l’uffi cio pro-tocollo della Provincia in Piazza San Leone. Inoltre per avere tutte le informazioni varie come limiti di reddito, aventi diritto o comunque per fi ssare un appun-

Coordinato dalla Provincia

Un fondo contro la crisitamento con un addetto c’è un numero verde ( 800 246 245) cui potersi rivolgere dal lunedì al sa-bato dalle 9 alle 13. “Per meglio informare i cittadini interessati – hanno detto dall’assessorato provinciale – sono state rea-lizzate due guide informative per imprese e lavoratori che potranno essere continuamente aggiornate e messe in rete; esse riportano tutte le misure in atto e di prossima attivazione sul nostro territorio sia nazionale che provinciale e regionale oltre a indicare chi può usufruire dei benefici oltre alla sua consi-stenza ed a chi rivolgersi.” Le guide possono trovarsi anche sul sito internet delle Provincia di Pistoia direttamente dalla home page alla voce “unità di crisi provinciale”.

Edoardo Baroncelli

Crisi occupazionale

Destino incerto per i 130 dipendenti della Mas

Avviato il presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica di Bottegone.

I sindacati chiedono l’intervento delle istituzioni nazionali e locali

capire quale sarà il futuro dello stabilimento. Attiveremo tutti i canali istituzionali esistenti e utilizzeremo ogni strumento a nostra disposizione per tutelare i posti di lavoro».

«Il tentativo di svuotamento dell’azienda di materie prime e attrezzature tecniche – si legge in una nota della segreteria provinciale della Cgil -, con la conseguente risposta della di-chiarazione di presidio e assem-blea permanente da parte dei lavoratori, conferma l’allarme che lanciamo da mesi rispetto alle sorti di quest’azienda».

Il futuro dello stabilimento pistoiese è appeso a un fi lo. La Texas Pacifi c, gruppo fi nanziario americano che tramite l’Isola Group controlla lo stabilimento pistoiese, si è detta intenzionata a uscire dalla proprietà e al momento, non esisterebbero altre offerte d’acquisto se non quella di una cordata di banche

Gioffredi (Cgil), Marcello Fami-liari (Cisl) e Adriano Valori (Uil). Con la nostra azione intendiamo ribadire l’angoscia dei lavoratori

e chiediamo alla proprietà di pronunciarsi quanto prima, già dalla prossima settimana, sulle sue intenzioni. Vogliamo

S ono 290 le associazioni che hanno partecipato a “Per-corsi di Innovazione” promos-so da Cesvot e Coge Toscana rivolto a tutte le associazioni di volontariato toscane. Lo stan-ziamento di quest’anno andrà a sostenere 90 progetti.

Nella nostra provincia sono stati selezionati 4 progetti ed hanno ricevuto un fi nanziamen-to complessivo di euro 121.200

Le associazioni finanziate sono:

Associazione di volontariato S. Anna con il progetto “Centro di aggregazione giovanile “Il Tempio” che prevede la costi-tuzione di un centro di aggre-gazione rivolto ad adolescenti

e gruppi fi nanziari guidati dalla svizzera Ubs. Si tratta però di un’opzione malvista da chi ritiene che garanzie dal punto di vista occupazionale potrebbero essere meglio fornite da realtà in-dustriali che però dopo una pri-ma serie di contatti non paiono intenzionate a farsi avanti. Alla luce del dramma occupazionale che sta interessando migliaia di lavoratori nella nostra provincia,

la Camera del lavoro di Pistoia lancia un appello alle istituzioni e all’imprenditoria locale.

«Chiediamo alle istituzioni tutte – si legge nel documento -, da quelle locali al governo nazio-nale, all’imprenditoria locale (se esiste), di attivarsi in tutti i modi perché da queste macerie possa-no risorgere attività industriali degne di questo nome».

Patrizio Ceccarelli

Il Cesvot premia 4 progetti di associazioni pistoiesi

Percorsi di innovazionedi età compresa tra i quattordici e diciotto anni. Questo servizio nasce sull’ipotesi pedagogica centrata sulla promozione at-traverso l’accoglienza e sulla volontà di attuare condizioni favorevoli alla riduzione del “ri-schio educativo” ovvero di quel-le esperienze che impediscono all’adolescente di far emergere le sue risorse e potenzialità;

Misericordia di Montale Sez. di Pistoia con il progetto “Ali-mentazione. Aspetti e Dispetti” che intenda affrontare l’aspetto dell’alimentazione quale com-ponente fondamentale della salute e della qualità della vita delle persone;

comitato per i gemellaggi

di Montale con il progetto “A Montale un centro di docu-mentazione delle tradizioni popolari” che intende costruire un centro di documentazione delle tradizioni popolari presso la Biblioteca Comunale di Mon-tale utilizzando: materiale della nostra associazione; le ricerche condotte dall’istituto compren-sivo di Montaie; il materiale di altre associazioni e di privati, Principali filoni della raccolta saranno: a) canti popolari e feste b) il lavoro c) la guerra d) racconti e novelle.

Moica con il progetto “A Pi-stoia il ricamo ricrea l’arte” che si propone di produrre un grande manufatto artistico ricamato a

mano che reinterpreterà un’ope-ra grafi ca di Marino Marini con il punto di ricamo che dalla nostra città prende il nome, il punto Pi-stoia. La realizzazione dell’opera sarà l’occasione per la valoriz-zazione del punto Pistoia e di due importanti realtà museali di Pistoia, il Museo del Ricamo ed il Museo Marino Marini.

Il Cesvot organizzerà a Siena nella Fortezza Medicea, domeni-ca 14 giugno, la Festa “Percorsi di Innovazione” in cui ci sarà la premiazione dei vincitori. L’ini-ziativa, prevede intrattenimenti, spettacolo, merenda cena, spazio bambini e molti ospiti. Madrina d’eccezione Monica Guerritore.

INFO: Segreteria organiz-zativa: Delegazione Cesvot di Pistoia - Via San Bartolomeo, 13115 - 51100 Pistoia – Tel. 0573 977542 - fax 0573 307214 mail: [email protected]

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117 Giugno 2009 n. 22LaVita

I l turismo a Pi-stoia regge, nonostante la crisi. Anzi, nel 2008 c’è stato un incremento di presenze, rispetto al 2007 e per quan-to riguarda i primi mesi dell’anno in corso c’è una sostanziale tenuta. Emerge dalle rilevazioni statistiche effettuate dall’Infopoint di via Bonellina, gestito dal Consorzio Turistico Città di Pistoia, in convenzione e con il contributo del Comune di Pistoia, della Camera di Com-mercio e dell’Aci. I dati sono stati illustrati e commentati, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella sede di Confcommercio, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il nuovo presidente del Consorzio, Paolo Cavic-chio, e il presidente della Ca-mera di commercio Rinaldo Incerpi (nella foto), oltre a Rossella Venturi dell’Aci, Sara Bonacchi dell’Infopoint, rappresentanti del Comune e di Confcommercio. Nel corso del 2008 l’Infopoint di via Bonellina ha registrato 6.023 contatti (nel 2007 erano stati

I l servizio di vigilanza e assistenza che gli uomini del sodalizio tra Carabinieri in congedo presieduto da Enrico Dominici effettuano quotidiana-mente dinanzi ad alcuni plessi scolastici del territorio comunale è ovviamente assai apprezzato, da parte dei genitori degli alun-ni. Tanto che quelli della Scuola materna hanno conferito nei giorni scorsi allo stesso Domi-nici un elegante attestato, quale esplicito atto di ringraziamento per questa preziosa opera svolta dagli uomini dell’Arma in con-gedo. Il presidente della Sezione comprensoriale dell’associa-zione nazionale Carabinieri, comprensibilmente commosso

San Marcello

Riconoscimento

da questo gradito quanto certo inatteso riconoscimento, ha a sua volta ringraziato coloro che hanno promosso questa bella iniziativa per sottolineare agli uomini dell’Anc la propria gratitudine. Enrico Dominici,

nell’esprimere la gratitudine da parte dell’intero sodalizio che egli presiede, ha sottolineato che i Carabinieri in congedo sono orgogliosi, dell’utilità di questo servizio che quotidianamente essi hanno l’opportunità di

G rande successo al parco Pertini, in una calda mat-tinata di primavera inoltrata, per l’evento fi nale del progetto “A scuola di Protezione Civile”, recentemente giunto a conclu-sione.

Più di 600 bambini accom-pagnanti da una trentina di inse-gnanti, dell’istituto comprensivo “Sestini” di Agliana e del “Mela-ni” di Montale, hanno dato vita a simpatici giochi ed esercitazioni a carattere ludico.

Oltre ai Comuni di Agliana e Montale, sono stati protagonisti

Agliana e Montale

A scuola di protezione civiledell’importante iniziativa Regio-ne Toscana, Provincia di Pistoia, Prefettura, Asl 3 dipartimento emergenza urgenza 118, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato, Polizia e associazioni di volontariato che operano in ambito protezione civile.

E’ grande la soddisfazione dell’assessore alla protezione ci-vile del Comune di Agliana, Aldo Tonioni, che ha evidenziato come “già alle 8,30 c’erano moltissimi bambini pronti a cominciare la giornata. Oltre ad aver giocato con le immagini composte da

sassi o con il passaggio dei sacchi di sabbia, i piccoli delle scuole hanno fatto colazione con pane ed olio e bevuto direttamente al rubinetto dell’acqua del sindaco. E’ stata un’iniziativa speciale che ci riempie di gioia, si è trattato dell’ultimo appuntamento come assessore alla protezione civile, mi auguro che anche il mio suc-cessore prosegua sulla falsariga di quanto iniziato”.

“E’ stata una giornata davve-ro perfetta – ha sottolineato en-tusiasta il presidente della prote-zione civile aglianese, Domenico

Sicari – un grazie alla giunta, in particolare all’assessore Tonioni per il rapporto instaurato da un anno e mezzo ad oggi: abbiamo creato un gruppo molto unito. Grazie naturalmente a tutti i volontari dell’associazione che si sono adoperati con grande impegno e professionalità”.

Dal 7 giugno, alla scadenza del mandato, Aldo Tonioni en-trerà a far parte della protezione civile di Agliana a testimonianza di una collaborazione che è stata davvero rilevante.

Marco Benesperi

TURISMO

Incremento di presenzein città nonostante la crisi

Presentati i dati dell’Infopointdi via Bonellina.

Francesi e tedeschi i più affezionati

9% per eventi, manifestazio-ni e folclore; il 4% per appun-tamenti enogastronomici e ricerca di ristoranti tipici. Un dato quest’ultimo in notevole aumento rispetto al 2007.

«Lo studio è importante - ha detto il presidente Ca-vicchio – perché fotografa i fl ussi turistici della città e quindi permette di verifi care quali sono le tendenze e di programmare l’attività di marketing e di promozione, in Toscana, in Italia e all’este-ro. Abbiamo visto, per esem-pio, che le nazionalità più presenti sono quella francese e quella tedesca, c’è un calo di alcune nazionalità, ma al contempo un incremento di altre».

«Per incrementare il gra-dimento dei turisti verso il nostro territorio – ha ag-giunto il presidente della Camera di commercio, Incer-pi – Cercheremo di inserire nuove iniziative e tra queste penso alla valorizzazione dei percorsi del ciclismo, come il Montalbano».

Patrizio Ceccarelli

5.922). Ma il successo mag-giore lo ha fatto registrare il portale www.pistoiaturismo.it, con ben 30.116 visitatori, mostrando un aumento ri-spetto al 2007 del 140%. Per quanto concerne la tipologia

del viaggio, emerge che il 44% dei contatti era a Pistoia per cultura, quindi visite ai monumenti del centro; il 29%, invece, per escursioni di tipo naturalistico; il 14% per lavo-ro, affari o visite mediche; il

TERRAZZA

SULLA MONTAGNA

La poetessa pastoraU n libro dal titolo “Beatrice–Il canto dell’Appennino che con-

quistò la capitale”, di Paolo Ciampi, giornalista e scrittore, edizioni Sarnus (pubblicato a Firenze), presentato a Pian degli Ontani durante l’inaugurazione del Parco culturale.

Presenti all’iniziativa autorità locali e provinciali e la poetessa Manuela Bellodi, allieva dell’illustre Silvio Ramat, dell’Università di Padova, fi orentino d’origine ma conosciuto in Val Sestaione, il quale ha curato la recensione dell’opera: “Beatrice, la poetessa che pascolava i versi”. Tenute al riguardo anche alcune conferenze all’Abetone e sempre a Pian degli Ontani da parte di Loris Gasperetti, decano del Centro studi dedicato alla poetessa pastora ed istituito dal Comune di Cutigliano.

È seguito infi ne uno spettacolo rievocativo dei momenti più signifi cativi della vita di Beatrice, poetessa analfabeta originaria di Pian degli Ontani. Beatrice nacque nel 1803 al Conio, località del Melo di Cutigliano. Rimasta orfana della madre, seguì il padre scalpellino come migrante stagionale in Maremma. A 20 anni sposò il pastore Matteo Bernardi. Proprio il giorno del suo matrimonio donò a tutti la sua prima poesia, improvvisandola. Da lì in poi, si fece conoscere nei salotti letterari per la sua capacità d’improvvisazione poetica. Sulla “Nuova Antologia”, nel 1832, Niccolò Tommaseo raccontò la sua ammirazione per la «poetessa che bada alle pecore».

Improvvisava ottave con estrema facilità, «senza sgarrare verso quasi mai». Si fece conoscere per il suo «volger d’occhi spiritato», con le sue maratone in versi «nel contrasto di chi le risponda, la Beatrice s’infi amma; e resiste ore intere a cantare, sempre ripigliando la rima dé due ultimi versi cantati dal suo compagno».

Il mito di Beatrice venne alimentato dall’ammirazione di impor-tanti fi lologi e letterati: Giusti, d’Azeglio, Barbi, Tigri, Fucini, Pascoli. Giunse alla ribalta del livello nazionale grazie a John Ruskin, il quale editò, nel 1885, il Roadside Songs of Tuscany, corredato dai canti raccolti ed illustrati da Francesca Alexander.

Leonardo Soldati

rendere alla comunità, vigilando e assistendo ogni giorno alunni e studenti dinanzi a rispettivi plessi scolastici all’inizio e al termine delle lezioni. “Dopo le ormai imminenti vacanze estive –ha aggiunto il presidente della Sezione montana Anc- all’inizio del prossimo anno scolastico riprenderemo senz’altro questo servizio che, come conferma l’attestato che ci è stato conferito dai genitori dei bimbi di scuola materna, è ritenuto da tutti assai utile”. Prevenzione e assistenza alla cittadinanza rappresentano del resto alcuni dei valori a cui gli uomini dell’Arma sono notoriamente “nei secoli fedeli” anche dopo il congedo.

Una nuova fi liale

Bcc Masianoapre a Pistoia

L a Banca di Credito Cooperativo di Masiano aprirà presto una propria fi liale a Pistoia.

Lo ha annunciato il Presidente della BCC Pier Maria Baldi, nel corso dell’affollatissima assemblea svoltasi lo scorso 29 maggio a Masiano.

Apprezzamento per l’operato e i risultati della BCC di Masiano, attenta alla realtà sociale ed econo-mica locale in cui opera, sono stati espressi dal pro-fessor Giorgio Clementi, Presidente della Federazio-ne Toscana delle BCC, intervenuto all’assemblea.

In questo contesto di gravi diffi coltà e di sfi ducia – ha affermato Pier Maria Baldi - le Banche di Credito Cooperativo, hanno svolto un’importante funzione “anticiclica”, tenendo fede alla propria vocazione di farsi strumento per obiettivi di crescita economica so-stenibile e di solidità. La BCC di Masiano ha adottato sistemi di tutela e protezione dei propri clienti depo-sitanti e non è stata coinvolta nelle problematiche dei titoli tossici che hanno inquinato i bilanci anche delle banche italiane.

La Bcc Masiano conferma anche nel 2008, in un panorama di mercato particolarmente diffi cile e com-plesso, la propria vocazione di Banca locale, partner di riferimento a sostegno dei bisogni della famiglia e della piccola impresa.

La raccolta diretta – sono i dati resi noti dal diret-tore generale Luca Gori - si attesta poco sotto 270 mi-lioni d’euro, con un incremento di 22 milioni rispetto al 2007, pari all’8,8 %. In questo specifi co comparto i prestiti obbligazionari di propria emissione fanno registrare un incremento quanto mai signifi cativo del 14,5 % .

Gli impieghi a clientela ammontano ad oltre 245 milioni. Nell’esercizio fanno registrare un tasso di sviluppo del 4,4 %, pari ad oltre 10 milioni di euro.

Molto soddisfacenti anche i risultati economici conseguiti nel periodo. Il margine d’interesse è cre-sciuto quasi del 7 %, il margine d’intermediazione ha fatto registrare un incremento del 3,6% e l’utile d’esercizio si è attestato ad oltre 2,7 milioni di euro.

M.G.

I genitori degli alunni della scuola materna ringraziano la sezione localedell’associazione nazionale carabinieri

di Alessandro Tonarelli

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12 n. 22 7 Giugno 2009LaVita

NUOTO

Bonacchi e Lombardi, gioia azzurra

E nnesimo bel riconoscimen-to per la Nuotatori Pistoiesi. La so-cietà presieduta da Giancarlo Lotti, infatti, si colorerà d’azzurro. Il suo atleta Niccolò Bonacchi e l’allena-tore Massimiliano Lombardi (nella foto con l’assistente Alice Ieri) par-teciperanno sabato 20 e domenica 21 giugno a Belgrado, in Serbia, alla prestigiosa Coppa Co.Me.N. di nuoto, da cui hanno spiccato il volo nuotatori oggi celebri. Il tecnico responsabile delle Nazionali giovanili, Walter Bolognani, ha convocato 24 atleti della categoria ragazzi che, come da normativa Fin, gareggeranno con costumi di vecchia generazione (slip per i maschi e body sgambato per le femmine): tra i maschi Niccolò Bonacchi (Nuotatori Pistoiesi), Giacomo Ferri (Ispra Swim Planet), Daniele Di Deodato (NC Tonic Terni), Stefano Ballo (Bolzano Nuoto), Mario Sanzullo (CC Napoli), Matteo Consoli (Forum SC), Andrea Bolognesi (Ispra Swim Planet), Martino Lucatello (Leosport Villafranca), Romeo Morelli (Azzurra Village), Federico Brumana (Asti Nuoto), Davide Dreossi (RN Imperia) e Gaetano Pezzullo (Olimpic Nuoto Napoli), tra le femmine Miriam Pupulin (San Vito Nuoto), Roxana Martin (Ranazzurra Conegliano), Silvia Scalia (Team Lombardia MGM), Martina Peschiera (Multedo 1930), Federica Iele (Jolly NC Benevento), Jennifer Martiradonna (Apulia Nuoto), Arianna Rubino (Forum SC), Stefania Recchia (Sport Village Onda Verde), Stefania Lenardon (RN Adria Monfalcone), Giulia Lucia Facchini (Rapallo Nuoto), Claudia Russo (Poseidon Catania) e Maddalena Ardissino (Team Lombardia MGM). In pratica, “la meglio gioventù del nuoto italiano”. Comporranno lo staff, il capo delegazione, vice pre-sidente della Fin, Salvatore Montella, il tecnico responsabile della spedizione Lino Borello, il medico Andrea Felici e i tecnici Antonio Satta, Mirco Nozzolillo, Lello Avagnano e appunto Massimiliano Lombardi. “Sono contento soprattutto per il ragazzo -la sottolineatura di Massimiliano Lombardi- oltre che naturalmente per me. Signifi ca che il suo lavoro è stato preso in considerazione e che le sue qualità non sono passate inosservate”. “Si tratta di una grossa soddisfazione per il club”, il commento di patron Lotti.

Gianluca Barni

di Enzo Cabella

contropiede

L a Pistoiese è a metà dell’opera, e forse un passettino oltre. Ha vinto la partita d’andata dei playout col Foligno e, di conseguenza, ha ribaltato il leggero vantaggio (per il miglior piazzamento a fi ne campionato) che aveva la squadra umbra. Adesso è quella arancione che ha due risultati su tre: sarà suffi ciente non perdere il match di ritorno per restare in Prima Divisione. Non c’è dub-bio che la prova dei ragazzi di Torricelli, allo stadio Melani, sia meritevole di elogio. Andati in svantaggio nel primo tempo, e cupi presagi avevano avvolto tutto lo stadio, hanno tirato fuori tutte le qualità migliori nella seconda frazio-ne di gioco. Carattere, grinta, spirito di sacrifi cio, unità d’intenti ma anche doti tecniche sono state le qualità dimostrate dagli arancioni, qualità che hanno fi nito per annichilire il Foligno, che forse ha peccato un po’ di presunzione, pensan-do di aver incanalato la gara sui binari voluti. E’ vero che la squadra umbra ha perso, ad inizio ripresa, il suo uomo migliore (Coresi, tra l’altro autore del gol del vantaggio folignate), ma è anche vero che la reazione che ha avuto la squadra di Torricelli è stata vigorosa e condita da effi cacissime giocate. Non a caso lo stesso tecnico ha detto, a fi ne partita, che «è stata la migliore presta-zione da quando lui è sulla panchina pistoiese». Bisogna dare atto, dunque, a tutti i giocatori di essersi battuti al meglio delle loro risorse fi siche, tecni-che e caratteriali, come non si può non

sottolineare il lavoro dell’allenatore, che ha saputo ricompattare un gruppo sfi duciato e dargli i giusti connotati di squadra vera, capace di realizzare una rimonta che sembrava impossibile. Torricelli e i suoi ragazzi, dopo un duro e incessante lavoro, hanno inanellare una striscia di risultati positivi (7 vitto-rie, 4 pareggi e 3 sconfi tte; imbattuti in casa nelle otto partite giocate) che han-no permesso di lasciare l’ultimo posto e di raggiungere i playout. Un’impresa che sembrava proibitiva, che il grup-po ha reso invece possibile. E poi, ai playout, ha cominciato col passo giusto, vincendo la prima partita e apprestandosi a giocare la seconda con un leggero vantaggio ma soprattutto con una fi ducia maggiore. Per coronare l’impresa, a Foligno la Pistoiese dovrà ripetere la prestazione del secondo tempo di domenica scorsa: sarà impor-tante l’approccio alla partita («l’inizia-tiva dovrà essere costantemente nelle nostre mani», ha detto il tecnico) e la grande voglia di centrare l’obiettivo. Peccato non avere a disposizione Guer-ri e Femiano, squalifi cati per essere stati espulsi nella partita d’andata, ma siamo certi che i sostituti lotteranno al massimo delle proprie energie per non farli rimpiangere. E si spera in un’altra prova brillante di Artistico e Dal Rio, le punte di diamante della squadra, che hanno cambiato il volto e data nuova linfa alla Pistoiese targata Torricelli.

economia e lavoro

s p o r t p i s t o i e s e

“U na gestione con-divisa con i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali per la sicurezza e la prevenzione nei luoghi di lavoro”. E’ il forte appello che il segretario orga-nizzativo Cisl Pistoia, Marco Della Felice lancia sui mezzi di informazione della Regione Toscana (Toscana Rls-aprile 2009) su un tema purtroppo ancora all’ordine del giorno, nella nostra come in tante altre realtà italiane. Un richiamo al rispetto della normativa comu-nitaria che, con un’espressione felice, è stato chiamato “il passaggio dalla nocività con-fl ittuale alla sicurezza parte-cipata”. “E’ sulla funzionalità e i limiti di tale prospettiva che occorre rifl ettere - spiega il segretario organizzativo del sindacato - nella consape-volezza che la consultazione e la partecipazione delineati nel sistema della prevenzio-ne delineato dalla legge 626 e dai nuovi provvedimenti, non sono formule astratte, ma presuppongono una comune volontà di agire e un affi da-mento reciproco fra le parti

CISL PISTOIA

Appello per la sicurezza nei luoghi di lavoroche deve adattarsi a un model-lo di relazioni industriali, come quello italiano, in parte ancora caratterizzato dal confl itto e dallo scambio negoziale. Solo proiettando le future politiche concertative all’interno di un sistema dove realmente sia attuata e praticata la ‘responsa-bilità sociale d’impresa’ spesso annunciata ma ancora poco sviluppata - continua Della Fe-lice - sarà possibile apprezzare le reali potenzialità dell’intero sistema di tutela dei lavoratori, compreso quello degli infortu-ni sul lavoro”.

Il quadro normativo del-l’argomento di cui parla il di-rigente Cisl è dato dal Decreto legislativo 81 del 9 aprile 2008, con il quale si assegna un ruolo signifi cativo alle parti sociali, chiamandole a partecipare in-sieme ai soggetti istituzionali al sistema di promozione della salute e della sicurezza. “Sia le associazioni datoriali che quelle dei lavoratori - spiega ancora Della Felice - sono state del resto coinvolte fi n dalla stesura originaria del testo e hanno contribuito fattivamente

con osservazioni e proposte. La disciplina posta dal nuovo decreto riconosce amplia-mente il contributo delle parti sociali in molte aree e, tra gli elementi caratterizzanti della norma, è da sottolineare anche il rafforzamento del ruolo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza nell’ambito del sistema di prevenzione”. Ma il tratto distintivo della nuova disciplina è il necessario coordinamento fra i diversi soggetti operanti in materia e il consolidarsi di una cultura della prevenzione, attraverso un approccio di sistema basato sul ‘tripartitismo’ già affermato dall’Organizzazione interna-zionale del lavoro e ora esteso a tutti i livelli dal decreto. “Tale principio - conclude Della Fe-lice - implica la defi nizione di un quadro possibilmente chia-ro delle diverse responsabilità istituzionali, in un’ottica di integrazione e non di sovrap-posizione di ruoli. Per il nostro Paese si tratta di una signifi ca-tiva novità alla quale dobbia-mo contribuire a dare piena e reale attuazione”.

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137 Giugno 2009 n. 22LaVita dall’Italia

L a crisi economica e la recessione hanno aggravato, nel mondo, le violazioni dei diritti umani, soprattutto nei confronti dei più deboli: è la denuncia contenuta nel Rapporto annuale 2009 di Amnesty International, presentato nei giorni scorsi a Roma e in altre capitali. Il Rap-porto analizza la situazione dei diritti umani in 157 Paesi e terri-tori. Per l’occasione Amnesty ha anche lanciato una campagna mondiale per porre i diritti umani al centro della lotta con-tro la povertà, con richieste a governi e società civile.

UNA BOMBA AD OROLOGERIA

“Il mondo è seduto sopra una bomba a orologeria so-ciale, politica ed economica, innescata da una crisi dei di-ritti umani”: ha affermato in conferenza stampa Christine Weise, presidente della sezione italiana di Amnesty internatio-nal. “Dietro alla crisi economica si cela un’esplosiva crisi dei diritti umani. La recessione ha aggravato le violazioni dei diritti umani, distolto l’atten-zione da esse e creato nuovi problemi. Prima, i diritti umani erano messi in secondo piano in nome della sicurezza, ora in nome della crisi economi-ca”. La crisi ha aggravato “la mancanza di cibo, di lavoro, di acqua potabile, di terra e di al-loggio” ma anche portato, ad un “aumento di disuguaglianza, xenofobia, razzismo, violenza e repressione”, ha sottolineato Weise: “Osserviamo nel mon-do crescenti segnali di rivolta e violenza politica. Il rischio è

DIRITTI UMANI

Più deboli di primaRapporto 2009 di

Amnesty International di Patrizia Caiffa

che la recessione porti con sé maggiore repressione. Lo abbia-mo già visto in Tunisia, Egitto, Camerun e altri Paesi africani, quando i governi hanno stron-cato duramente le proteste contro la situazione economica, sociale e politica”. “Abbiamo apprezzato la decisione del presidente Obama di chiudere Guantánamo e denunciare la tortura - ha proseguito Weise - . Assumere la responsabilità per quanto accaduto nella guerra al terrore e chiamare a rispondere i responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse nel suo contesto, accrescerà tanto la sicurezza globale quanto l’auto-rità morale degli Stati Uniti”.

ITALIA PIÙ INSICURA E MENO ACCOGLIENTE

“Un anno fa lanciammo l’al-

larme per la china razzista presa dall’Italia. Oggi siamo precipi-tati in un clima di insicurezza che sta mettendo a repentaglio l’incolumità di molte persone, soprattutto le minoranze rom e gli immigrati”: è il monito di Weise, a proposito della situa-zione italiana. Weise ha criti-cato “il proseguimento degli sgomberi dei Rom” nel corso del 2008 e l’aumento “delle ag-gressioni di stampo razzista”. “La criminalizzazione dei grup-pi minoritari - ha affermato - è sempre l’ingrediente di tutte le campagne elettorali”. Amnesty

punta il dito, in particolare, sul “preoccupante percorso” delle norme contenute nel “pacchet-to sicurezza”, che “hanno un impatto pericoloso sui diritti umani”. Se il Senato approve-rà il “reato di clandestinità”, ha denunciato, “gli irregolari avranno paura a rivolgersi a scuole, ospedali, istituzioni e uffici pubblici”, provocando così “un allontanamento dei mi-granti dalla società”. In merito ai respingimenti in mare, Weise ha ricordato che a maggio “500 persone, tra cui somali ed eri-trei, sono state portate a forza in Libia”, fatti considerati da molti un “illecito internazionale”. “I respingimenti - ha affermato - sono espressione del disprez-zo dei diritti umani e delle persone disperate che cercano aiuto. L’Italia sarà considerata responsabile per ciò che accadrà a queste persone”.

ALCUNI DATI Nel Rapporto 2009 Amnesty

apprezza l’iniziativa del G20, che si propone come “soggetto nuovo” ma critica l’approccio “vecchio e fallimentare” di molti di questi Paesi in materia di diritti umani. Lo dimostrano alcuni dati contenuti nel Rap-porto: almeno 2.390 prigionieri sono stati messi a morte in 25 Paesi, ma il 78% delle esecu-zioni ha avuto luogo nei Paesi del G20. Torture e altre forme di maltrattamento sono state com-

A ltri morti sul lavoro, in una cisterna che doveva “solamente” essere pulita, e invece era satura di gas venefici, capaci di uccidere in una manciata di secondi. Così mar-tedì scorso (26 maggio) a Sarroch (Cagliari) tre operai hanno perso la vita alla Saras, raffi neria di proprietà della famiglia Moratti. Gigi Solinas (27 anni), Daniele Melis (26) e Bruno Muntoni (52) i loro nomi: Solinas è stato il primo ad essere ucciso dai gas, mentre Melis e Muntoni sono morti nel tentativo di soccorrere il compagno di lavoro. Un quarto ope-raio, Gianluca Fazio, si era lanciato in aiuto ma, persi i sensi, è caduto all’esterno della cisterna, riuscendo a salvarsi. Gli operai - morti per intossicazione da anidride solforosa - lavoravano per la Comesa, società con 170 dipendenti specializzata nella manutenzione di impianti industriali. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, mentre i dipenden-ti della Saras sono in sciopero fi no a lunedì prossimo. Ma il dolore e lo sdegno non bastano a fermare le mor-ti bianche, che tra mercoledì e giovedì

MORTI SUL LAVORO

A

L’ennesima tragedia: tre morti alla raffi neria

Saras, in Sardegna.Una vittima anche

nel pistoiese

insieme si adoperino per colmare il vuoto di formazione e prevenzione esistente”.

NON È UNA MALEDIZIONEINESORABILE

Da parte dei lavoratori continua ad esserci rabbia dinanzi a quanto acca-duto, perché “non è per un’inesorabile maledizione biblica che si verifi cano gli incidenti sul lavoro”, sintetizza il se-gretario generale della Cisl Sardegna, Mario Medde. “Il sindacato - dichiara Medde - non sarà mai un impassi-bile ragioniere di morti bianche, ma chiederà che la magistratura e l’Inail facciano piena luce sull’incidente che ha strappato tre lavoratori alla vita e alle famiglie, alle quali la Cisl si unisce nel dolore”. Questa nuova tragedia, osserva il sindacalista, porta alla luce che “nulla si è mosso dall’ultima mani-festazione tenutasi nelle vie di Cagliari il 17 aprile 2008 proprio contro le morti bianche e per la sicurezza e la dignità nel lavoro”, riproponendo “l’esigenza di creare sistemi di prevenzione e di sicurezza sul lavoro”.

hanno registrato altre quattro vittime a Parma, Pisa, Benevento e Catania, oltre a un ferito a Taranto.

DRAMMA DI ECCEZIONALE PORTATA

Sta vivendo “un dramma di ecce-zionale portata” la piccola comunità di Villa San Pietro, paese d’origine delle tre vittime. “È una tragedia che ha colpito molto la comunità”, racconta il parroco, mons. Ferdinando Caschili, auspicando che quanto avvenuto “serva come sprone per affrontare in maniera decisiva i problemi della sicurezza sui posti di lavoro”. “La Chiesa - aggiunge il sacerdote - non può che ribadire la dignità del lavoro e la necessità che il lavoro sia tutelato a tutti i livelli”. Per quanto riguarda la raffineria, “la Saras è la grande mamma di questa zona per il lavoro, è una realtà industriale importante”, afferma mons. Caschili, ricordando la “grande partecipazione” dei vertici aziendali, “che hanno manifestato un sincero cordoglio alle famiglie ed hanno incontrato i sindacati”.

INSUFFICIENTE L’ATTENZIONEALLA SICUREZZA

“Non c’è una suffi ciente attenzio-ne alla tutela della vita delle persone, in questo come in altri ambiti. Se quest’attenzione ci fosse, le procedure di sicurezza e la formazione continua non verrebbero viste come un costo o come tempo perso, ma parte inte-grante dell’attività lavorativa”. È il commento di Cristiano Nervegna, segretario generale del Movimento lavoratori di Azione cattolica (Mlac), alla notizia della tragedia. Ora, ri-leva Nervegna, occorre “avere un quadro certo di quanto è accaduto” per chiarire “se le procedure di si-curezza siano state implementate e rispettate”. Ma “la sicurezza richiede una formazione continua”, e “troppo spesso accade che, anche chi ha avuto una formazione iniziale, tende ad assumere comportamenti a rischio”. Di qui la necessità di verifi care “se la formazione è stata reiterata e adattata alle attività lavorative che si svolgono effettivamente”.

DALLO STATO ENGA UN MESSAGGIO FORTE

A livello legislativo, il segretario generale del Mlac sottolinea come il decreto 81 relativo alla sicurezza sul lavoro sia stato sottoposto a “modifi che non ancora defi nitive”, con un’”incertezza” che sembra confermare la “scarsa attenzione” a questo tema. Al contrario, sostiene Nervegna, “lo Stato, che è un datore di lavoro indiretto, avrebbe il compito di mandare un messaggio forte a tutti coloro che continuano di fatto a considerare la sicurezza non essen-ziale”. Un appello affi nché “si crei un sistema virtuoso che coniughi le realtà istituzionali, il sistema scolastico e il mondo associativo, accompagnando le imprese e ogni singolo lavoratore in un vero e proprio processo di evoluzione e maturazione” viene pure dal Mlac della Sardegna, il cui segretario regionale, Giuseppe Patta, si rivolge “a tutte le scuole, ma anche agli enti locali e, in senso più ampio, a tutte le realtà che sono centro e momento di aggregazione, perché

Una tragedia che continuanell’indifferenza generale

piute, nel corso degli interroga-tori, in circa 80 Paesi (il 79% del-le torture e dei maltrattamenti nei G20). Processi iniqui sono stati celebrati in circa 50 Paesi, di cui il 47% nei G20. Prigionieri sono stati sottoposti a periodi di detenzione prolungata, spesso senza accusa né processo, in circa 90 Paesi (il 74% nei G20). Inoltre, sottolinea il Rapporto, “persone che chiedevano asilo politico sono state respinte da almeno 27 Paesi verso Stati in cui sono andate incontro ad arresti, torture e morte”.

UNA CAMPAGNA MONDIALE PER LA DIGNITÀ

La nuova campagna globa-le di Amnesty - che in Italia è intitolata “Io pretendo digni-tà” - ricorda che almeno 963 milioni di persone ogni sera vanno a dormire affamate, che un miliardo di persone vive in insediamenti abitativi precari, che ogni minuto una donna muore per complicazioni legate alla gravidanza, che 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all’assistenza sanitaria si base, che 2,5 miliardi di persone non hanno servizi igienici adeguati. Per questo chiede di intervenire in tre aree che “hanno impe-dito progressi nella lotta alla povertà”: “Responsabilità dei governi, delle imprese e delle istituzioni fi nanziarie interna-zionali; accesso ai diritti e ai servizi essenziali per la dignità umana senza discriminazione; partecipazione attiva delle persone che vivono in povertà e dei loro rappresentanti alla lotta contro la povertà”.

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14 n. 22 7 Giugno 2009LaVitadall’Italia

L’esito della vicenda OPEL in Germania ha deluso le aspettative di chi pensava che nel giro di pochi mesi la FIAT si sarebbe trasformata nella se-conda più grande casa automobilistica mondiale. Questo non è avvenuto, ma non è detto che non possa avvenire nei prossimi 12 mesi. Marchionne resta convinto che la strategia vincente sia quella di aumentare i volumi per ab-battere i costi unitari nella produzione di auto. Con forza vuole perseguire questa strategia e ci sono altre case automobilistiche che potrebbero essere interessate a percorrere questa strada, come ad esempio il gruppo francese Peugeot-Citroen, la tedesca BMW o l’indiana TATA. Il problema serio è che nei primi due casi, che sono anche quelli più convenienti e di cui si parla di più, la strada, politicamente parlan-do, sarebbe tutt’altro che in discesa, proprio come con la OPEL. Quanto è successo negli ultimi giorni ci aiuta a capirne il perché. Marchionne non ha perso la partita per ragioni indu-striali ma per questioni squisitamente politiche, in particolare perché il Go-verno tedesco attuale è un Governo di grande coalizione e perché i prossimi saranno mesi di scadenze elettorali in Germania. A questo si sono aggiunte

FIAT-OPEL

Una matassa diffi cile

L’Italia potrebbe avviare un confronto in Europa

di Nico Curci

varie questioni ma una in particolare è stata determinante: la crisi economica e l’emorragia di posti di lavoro in corso rende poco digeribili i licenziamenti collettivi che l’unione FIAT-OPEL ri-chiedeva. La scommessa del Governo tedesco è che una OPEL autonoma, con MAGNA come azionista di riferimento, pur dovendo fare ricorso a un processo di ristrutturazione nel breve periodo, nel medio-lungo periodo potrà torna-re fl orida e creare nuove occasioni di sviluppo. Come si vede, è esattamente la strategia opposta a quella di Mar-chionne: Torino crede nell’aggrega-zione di produttori per tagliare i costi, mentre la strategia che la Germania ha pensato per OPEL si fonda sull’idea di autonomia. Il futuro potrà dirci chi ha ragione. Da parte nostra, crediamo che l’industria automobilistica, in particolare quella europea, dovrebbe seguire l’idea di Marchionne. Una crisi

da sovrapproduzione di automobili in Europa è probabilmente dietro l’an-golo. Finora gli incentivi statali hanno permesso di tamponare la caduta della domanda ma fi no a quando potranno essere prorogati? E soprattutto quando fi nirà la convenienza per i consumatori di acquistare macchine con gli incenti-vi? Deve essere chiaro infatti che gli in-centivi “drogano” comunque il mercato in quanto spingono i consumatori ad anticipare quel ricambio di automobili che comunque avrebbero fatto nel giro di qualche mese o anno. Ma nel mo-mento in cui il ricambio sarà in gran parte avvenuto non c’è incentivo che tenga per spingere i consumatori ad acquistare altre macchine! A quel punto la domanda crollerà e con essa l’indu-stria automobilistica europea, se nel frattempo non si sarà ristrutturata con tagli ai costi e quindi chiusura di stabi-limenti. Le ristrutturazioni dunque non

sono solo necessarie ma anche urgenti. Per attuarle tuttavia, come si è visto, la politica e la diplomazia internazionale saranno chiamate prepotentemente in causa. Ed ecco allora che, oggi più che mai, urge una risposta europea a questa sfi da. Ci sarà bisogno di molta Europa e di molta solidarietà tra Stati membri per dipanare una matassa diffi cile. I tagli ai posti di lavoro in casa propria non li vuole nessun Governo. Eppure una via per farli bisogna trovarla, come fu fatto per la ristrutturazione dell’industria siderurgica europea a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Sarebbe opportuno che l’Italia si facesse capo-fi la di una discussione in questo senso tra i vari partner europei. Se l’Europa politica non ha ancora trovato la sua piena dimensione, quella economica rischia di deragliare su questo dossier così scottante. Se mai dovesse succe-dere, a quel punto anche il sogno di una Europa politica sarebbe messo nel cassetto, con tutte le conseguenze nefaste del caso.

C amminano lungo via XX settembre rompendo con i canti il si-lenzio di un centro ormai disabitato. I caschetti in testa e la Croce sulle spalle. Camminano aggrappati a quella Croce, talmente stretti che viene un dubbio su chi stia realmente guidando questa marcia: se siano i giovani a portare quei due assi di legno incrociati per le vie di una città ferita o se sia, invece, quella Croce a guidare chi la segue cantando, giù dai resti della Casa dello Studente (nella foto), divenuta il simbolo di questa tragedia, verso la tendopoli di Piazza d’Armi. E’ iniziato così, sabato 30 maggio, con la consegna ai giovani aquilani da parte di una delegazione del Centro giovanile internazione San Lorenzo, dell’Emmanuel School of Mission, della diocesi di Roma Centro e del Pontifi cio Consiglio per i Laici, il pellegrinaggio della Croce della GMG a L’Aquila e nei comuni colpiti dal sisma. “In via del tutto eccezionale –ha spiegato Padre Eric Jacquinet, capo delegazione– abbiamo portato la Croce originale, quella consegnata al Centro nel 1984 da Giovanni Paolo II con l’invito a portala nel mondo come segno dell’amore di Cristo”. Nel 1996, infatti, a causa del logorio degli anni e dei viaggi attraverso i cinque continenti, la Croce danneggiata era stata sostituita con una copia mentre l’originale veniva custodita a Roma.

RISCOPRIRE LA SPERANZA ALLA LUCE DELLA CROCE

Prima di mettersi in cammino i gio-vani hanno incontrato mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo de L’Aquila, che li ha invitati a “leggere la propria vita e, soprattutto, la sofferenza di questi mo-menti, alla luce della Croce” Un “pel-legrinaggio di speranza”, come lo ha defi nito Padre Eric Jacquinet ma anche un’occasione di comunione tra giovani provenienti da differenti città e nazioni - nel gruppo anche giovani da Austria, Francia e Rwanda – che ha permesso agli stessi ragazzi aquilani di ritrovarsi. In molti non si vedevano, infatti, dalla notte del 6 aprile perché sparpagliati in varie tendopoli o negli alberghi sulla

costa. “In questo momento potremmo pensare – ha spiegato don Dino Ingrao, responsabile diocesano della Pastorale Giovanile – che questa sia una croce di troppo, di cui non abbiamo bisogno perché ne portiamo già una con noi tutti i giorni. Vi dico che non è così, perché la Croce non viene ad appesantirci di ulteriore dolore o fatica ma a darci la fi ducia e il coraggio di cui abbiamo biso-gno oggi più che mai. Solo credendo alla follia della Croce avremo la speranza di vedere L’Aquila risorgere”.

IN PELLEGRINAGGIOTRA LE TENDE

E’ con la convinzione di portare la speranza e la fi ducia nelle tendopoli che i giovani si sono messi in marcia, fermandosi per la prima tappa alla tendopoli di Piazza D’Armi, la più

popolosa delle circa 170 presenti in Abruzzo. Ad accoglierli erano riuniti un gruppo di persone tra cui molti volontari. Alcuni giovani del campo hanno ricevuto la Croce portandola tra le tende, sotto gli occhi incuriositi dei presenti, fi no alla cappella allestita dai frati cappuccini. “Come si può – ha detto chi guidava la preghiera – parlare di croce in una tendopoli, di fronte a persone che hanno perso tutto. L’unica cosa che possiamo fare è rimanere in silenzio sotto la Croce come Maria e Giovanni. Senza scappare, senza avere paura ma stando lì a contemplare la passione, preludio alla risurrezione”. Sempre a Piazza d’Armi nella notte di sabato si è svolta la veglia di Pentecoste, organizzata dalla pastorale giovanile diocesana e dai frati cappuccini. Canti, preghiere e segni hanno guidato la

Ottoper mille: liberidi scegliere

di Umberto Folena

U na volta all’anno, i cittadini italiani sono ministri della Repubblica. I contri-buenti in modo diretto; i loro parenti e amici non contri-buenti in modo indiretto, par-tecipando alla loro decisione. Non tutti sono obbligati a fare il ministro una volta all’anno; chi non lo desidera, lascia che siano gli altri a farlo al posto suo, perché così va in demo-crazia. Siamo liberi.

Quella volta all’anno è quando siamo chiamati a fi r-mare per l’otto per mille: se fi rmare, per chi fi rmare. Siamo liberi.

Ministri, ma come? Ad ogni ministero sono assegnate delle risorse e tocca al ministro decidere come distribuirle. Ma in occasione dell’Accordo di revisione del Concordato, nel 1984, lo Stato italiano dice: stimo le confessioni religiose presenti in Italia per il ruolo positivo da loro svolto nella società. Gli italiani per primi dimostrano di apprezzarle. Le religioni fanno molto per la tutela e la crescita della comu-nità e vorrei dar loro un segno tangibile della mia stima. Vor-rei aiutarle a svolgere più se-renamente il loro compito. Per questo decido di destinare alle confessioni religiose l’otto per mille del gettito complessivo dell’Irpef, l’imposta sulle per-sone fi siche. Sì, l’otto per mille mi sembra la cifra adeguata. Ma come ripartirla?

Per la prima volta, la de-cisione non spetta al ministro ma è affi data ai cittadini, che in un certo senso “fanno i mi-nistri”. I cittadini “votano” a favore di una delle confessioni che hanno raggiunto un’intesa con lo Stato; chi non apprezza il ruolo delle religioni, invece, può fi rmare per lo Stato.

Una volta all’anno siamo come dei ministri. Siamo libe-ri se e come partecipare alla distribuzione di una piccola porzione delle risorse statali. Siamo davvero sovrani. Par-tecipiamo direttamente senza delegare nessuno. Siamo adul-ti, siamo liberi.

La Croce della Gmg sui luoghi del terremoto

di Michele Luppi

serata che si è conclusa con un gesto: tutti i presenti si sono avvicinanti alla Croce poggiando per alcuni secondi la testa sul legno come hanno fatto in questi 25 anni milioni di giovani sparsi nei cinque continenti.

CONTINUANDO IL CAMMINO VERSO L’AGORÀ

Domenica 31 marzo la Croce ha ripreso il pellegrinaggio, accompagnata dai giovani, verso la Caserma della Guardia di Finanza di Coppito dove 160 ragazzi, provenienti da 30 parrocchie, hanno ricevuto la Cresima. Su di loro mons. Giuseppe Molinari ha invocato il dono della fortezza: “Tutti voi anche se siete giovani avete sperimentato la grande tragedia del terremoto che rischia di seminare paura, scoraggia-mento e, in alcuni, persino la tentazione di fuggire via, lontano. Possa lo Spirito Santo darvi la fortezza per prendere in mano il destino di questa città. Vi liberi dalle paure e dalla sfi ducia perché possiate diventare uomini e donne di domani capaci di costruire una realtà nuova, la città che tutti noi sognano”. Al termine della funzione la Croce ha continuato per tutta la giornata il suo pellegrinaggio nelle tendopoli visitando i campi di Lucoli, Coppito e Pettino dove, in serata, si è svolta una veglia di preghiera. Anche il Papa aveva ricor-dato il pellegrinaggio della Croce della Gmg dopo la recita del Regina Caeli. E poi ancora il primo giugno ha toccato i campi di Villa Sant’Angelo, S.Demetrio e Paganica prima di arrivare in serata alla Basilica di Collemaggio, ultima tappa prima della partenza per il San-tuario di San Gabriele dell’Addolorata, a Isola del Gran Sasso, per la chiusura dell’Agorà dei giovani della Regione ecclesiastica abruzzese-molisana. Dopo 25 anni la Croce e i giovani continuano a camminare, insieme, sulle strade del mondo.

TERREMOTO IN ABRUZZO

Il doloree il sogno

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157 Giugno 2009 n. 22LaVita dall’esteroopo anni di vio-lenze e repressio-ne, di paura e po-vertà, il Salvador prova a cambiare ritmo e direzio-ne di marcia con Mauricio Funes,

eletto presidente a metà marzo in rappresentanza del Fmln, il fronte Fara-bundo Martì di libera-zione nazionale, il primo partito di ex guerriglieri che si è proposto come forza di governo.

“Questo paese, che ha fatto del neoliberismo più feroce la sua religione, dove la terra, le ricchezze e il governo, sin dai tempi della conquista spagnola sono nelle mani di quat-tordici famiglie e dove i pueblos indigeni sono andati praticamente estin-ti, negli ultimi vent’anni –ricorda lo studioso Ric-cardo Bottazzo– è stato governato da un partito che rappresenta la forza più reazionaria del cen-troamerica”.

Gli anni seguiti al trat-tato di pace tra la guerri-glia dell’Fmln e il gover-no, nel 1992, sono stati anni di desaparecidos e omicidi politici, di sven-dita di tutte le ricchezze minerarie alle multinazio-nali, che in cambio hanno inquinato e avvelenato intere regioni; anno in cui il narcotraffi co è entrato con i suoi capitali nelle aule di governo e con la violenza nelle strade del-le città, con un migliaio di morti l’anno; anni di privatizzazioni delle terre dove ormai si coltiva solo per le esportazioni e non per la sussistenza.

Mauricio Funes ha battuto il rivale, espo-

D SAINT EXUPÉRYA Parigi il 17 giugno, da Sotheby’s, sarà messo all’asta un manoscritto autografo e inedito di Antoine de Saint-Exupéry (1900 1944), autore de “Il Piccolo Principe”: è stimato fra i 200mila e i 300mila euro. E’ l’abbozzo del capitolo centrale del romanzo “Terre des hommes” che racconta “l’incidente di Libia” capitato allo scrittore francese, morto durante un volo aereo; il 29 di-cembre 1935, alle 7.01, egli si alzò in volo con il suo F-Anry per tentare il raid aereo Parigi-Saigon: l’avventura si trasformò in sciagura nel deserto libico dove Saint-Exupéry fu salva-to dagli aeroplani della regia aeronautica di Derna.

ALGHE E OBESITÀSta per giungere nel Regno Unito la pillola che “parla” alla pancia, convincendola di essere piena: è un composto di estratti di alghe da assumere tre volte al giorno, ed utile per sti-molare i sensori della sazietà; col tempo, abbi-nata a una dieta, questa stimolazione dovrebbe “allenare” la persona a mangiare meno. Test di laboratorio rivelano che soggetti obesi o in sovrappeso che pren-devano la pillola hanno perso dieci chili in do-dici settimane, ossia il doppio dei soggetti di controllo che si limita-vano a stare a dieta. Il miglior modo di dima-grire è, però, la forza di volontà.

SOMMERGIBILIBRITANNICINegli ultimi cinque anni la fl otta di sotto-marini nucleari della marina britannica, con base a Faslane, vicino a Glasgow, è stata colpita da gravi incidenti che hanno provocato di-spersione di materiale radioattivo nell’am-biente: ciò emerge da un rapporto riservato, approntato dal ministe-ro della difesa britanni-co. Il documento svela che le violazioni delle norme di sicurezza presso la base navale sono un tema che ricor-re nel tempo: gli inci-denti più rilevanti sono avvenuti nel 2004, nel 2007 e nel 2008 quando si sono verifi cate delle perdite in mare aperto.

mondo

Dopo anni di violenze e repressione,il Paese si è affi dato a Mauricio Funes

di Angela Carusone

aggiungendo che Funes potrà godere “di una luna di miele con il suo elet-torato solo se riuscirà a trovare una soluzione ai problemi dei ceti più po-veri della popolazione”: la Commissione econo-mica per l’America Latina (Cepal) ha ricordato che l’80 per cento della popo-lazione del Salvador vive con meno di due dollari al giorno, mentre l’Eco-nomist ha calcolato che il Salvador è il Paese con il più alto tasso di omicidi.

Dopo le elezioni Funes ha promesso che manter-rà il “sistema di libertà” e

Il Salvador cambia ritmoBasta con paura e povertà

Una gigantesca prova di democrazia - con 375 milioni di aventi diritto al voto in rappresentanza di 500 milioni di cittadini - seconda, per importanza e numeri, solo alle elezioni indiane. Tocca agli inglesi e agli olandesi inaugurare, il 4 giugno, il voto per l’Eu-roparlamento, seguiti dagli elettori degli altri paesi Ue che si recheranno ai seggi nei giorni successivi fi no a domenica 7 giugno. A quel punto cominceranno le operazione di spoglio delle schede. Lunedì 8 giugno co-nosceremo dunque la com-posizione dell’Assemblea di Strasburgo per la legislatura 2009-2014, ma anche gli orientamenti politici dell’Eu-ropa comunitaria, i partiti premiati e quelli bocciati dal “popolo sovrano”.

L’apprensione per gli esiti del voto è giustifi cata. Riguarda anzitutto il rischio-astensione, ovvero la possi-bilità che gli europei diserti-no le urne. L’Ue ha bisogno,

per superare il “defi cit democratico” e proseguire sulla strada dell’integrazio-ne, di una solida legittima-zione popolare. E a maggior ragione è necessario che il Parlamento europeo - unica istituzione comunitaria ad essere eletta a suffragio uni-versale – abbia una nuova e ampia consacrazione da par-te del corpo elettorale. Dai risultati di tale voto dipen-dono poi in buona misura gli orientamenti che assumerà la politica “confezionata” dallo stesso Europarlamen-to, in collaborazione con il Consiglio degli Stati membri e la Commissione. Da qui l’insistenza sull’importanza di “scegliere”, tradotta nello slogan di queste elezioni: “European Elections: it’s your choice”, che in alcuni

paesi è stato tradotto con “Usa il tuo voto”.

In realtà tra il 4 e il 7 giu-gno si modellerà una parte considerevole del futuro profi lo comunitario e in que-sto senso si sono moltiplicati nelle ultime settimane gli appelli alla “responsabilità” per “edifi care l’Europa di domani”. Su questa linea si sono espresse anche nu-merosissime voci ecclesiali – cattoliche, evangeliche, or-todosse, ma anche islamiche ed ebraiche -, sottolineando la necessità di pervenire a una “casa comune” fedele alle proprie origini cultu-rali e spirituali, effi cace nel rispondere alle attese delle persone e dei popoli, aperta al dialogo con il mondo. Una “Europa di pace”, esempio di convivenza e di sviluppo

sostenibile nell’era globale. La Chiesa cattolica ha

sempre sostenuto il processo di integrazione: si pensi agli insegnamenti dei pontefi ci – da Pio XII fi no a Benedetto XVI - e dei vescovi e al ruolo storicamente svolto da tanti politici di ispirazione cristia-na, a partire dai “padri fon-datori” Schuman, Adenauer e De Gasperi. La Chiesa conferma oggi questa posi-zione, sottolineando alcuni punti-chiave: il rispetto per la “laicità” delle istituzioni politiche; la preoccupazione per l’attuale contesto di Eu-ropa “secolarizzata”; il dove-re della presenza costruttiva e della testimonianza fattiva dei cittadini-credenti, in stretta relazione con i valori professati.

Gianni Borsa

nente dell’Arena, Rodrigo Avila, ottenendo circa il 52 per cento dei voti: e l’Arena le ha provate tutte pur di non consegnargli il Paese. Cinque morti e due desaparecidos sono costati la vittoria di Funes, vittime che si aggiungono al centinaio di omicidi politici perpetrati dalla polizia o dagli squadroni della morte negli anni in

cui Avila era il capo della polizia.

E poi i brogli, con ca-mion stracarichi di con-tadini honduregni che i loro padroni portavano a votare per gli amici di Arena.

“Questa è stata una delle elezioni più polariz-zate nella storia dell’Ame-rica Latina”, sottolinea l’analista Rodrigo Ayala,

Elezioni europee

Appello alla responsabilitàChiesa cattolica e ragioni del voto per il Parlamento europeo

che baserà la sua politica sugli accordi di pace, in modo da offrire benefi ci alla popolazione, ponen-do fine ai privilegi. Ha assicurato che rispetterà la proprietà privata e farà del Salvador un’economia integrata nella regione, ed ha affermato che in-tende conservare stretti legami con gli Stati Uniti. “Aspiro a rafforzare le relazioni con il presidente usa Barak Obama”, ha detto, ben conscio che la crisi economica comin-ciata negli Stati Uniti sta già colpendo anche il Salvador: basti pensare che un quarto delle fami-glie salvadoregne riesce a sopravvivere solo grazie al denaro inviato loro dai fi gli o dai padri che lavo-rano negli Stati Uniti.

D’altro canto Washin-gton, che ha sostenuto fi nanziariamente e mili-tarmente i diversi governi autoritari durante la guer-ra civile che, tra il 1980 e il 1992, ha fatto oltre ottantamila morti, questa volta ha giocato la carta della tranquillità, con-gratulandosi con Funes e precisando che la Casa Bianca è pronta a lavorare con lui. Da parte sua Fu-nes ha voluto rassicurare subito gli investitori stra-nieri, annunciando che il dollaro resterà la moneta del Salvador e che il suo modello politico è quello di Lula, il capo di Stato brasiliano considerato un moderato.

“Globalmente è una buona cosa per la de-mocrazia, ma la preoc-cupazione principale è la coesione all’interno dell’Fmln: non tutti infatti condividono le idee di Funes”, spiega Mark Jo-nes, professore di Scienze politiche all’Università di Rice. Mentre alcuni esperti ritengono che Fu-nes dovrà mediare tra i sostenitori della linea dura dell’Fmln e i mode-rati: “le diffi cili condizioni economiche impongono una cooperazione e obbli-gano alla moderazione”, rileva Heather Berkman, analista di Eurasia.

Il tutto per ridare speranza a questo Paese massacrato dalle ditta-ture militari e dai regi-mi autoritari che si sono susseguiti da oltre mezzo secolo, e ai suoi sei milioni di abitanti che meritano di tornare a vivere veramen-te in pace.

Dal

Page 16: ita · essere considerata come invincibile e indissolubile. Poi invece il tempo ha cancellato molti degli orientamenti originari, arrivando perfino negli ul- ... Martin Heidegger:

16 musica e spettacolo n. 22 7 Giugno 2009LaVita

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n principio fu Piero Angela, con il suo “Quark” e le nu-merose appendici, a dimostrare che si possono fare infor-mazione e cultura in televisione anche

su argomenti non facili, a patto di non annoiare. E nacque la divulgazione scientifica, quel processo discorsivo che permette di rendere accessibili al pubblico problemi e que-stioni di non immediata comprensione. Il segreto è trovare il giusto mix fra l’atteggiamento didattico e gli elementi capaci di rendere interessante anche nei modi ciò che potrebbe esserlo soltanto nei con-tenuti. Una spruzzata di spettacolarizzazione com-pleta la ricetta.

Era il lontano 1981 quando il giornalista lanciò la sua rubrica di approfon-dimento, destinata a di-ventare “il” programma di divulgazione scientifi ca per eccellenza, il più longevo del suo genere nella storia

I

È stata l’ultima, ma forse ancora nessuno di noi ci ha ancora pensato veramente, forse perché non vogliamo crederci. Paolo Maldini chiude con il calcio: la partita con la Fiorentina al Franchi è stato l’atto di addio di una favola stupenda e lunghissima, iniziata in un freddo gennaio del 1985, quando il Barone Liedholm fece esordire un sedicenne di belle speranze che sembrava portare sulle spalle un nome troppo in-gombrante. Invece Paolino non solo ha ripercorso la gloriosa carriera di padre Cesare, ma l’ha addirittura superato, in classe, tenacia e trionfi in bacheca, al punto da diventare, con Franz Beckembauer, Franco Baresi e Gaetano Scirea, il più grande difensore mondiale di tutti i tempi.

A San Siro, la domenica pri-ma, tanti applausi per il suo con-gedo dagli sportivi veri e solo commiserazione per quei pochi curvaioli che hanno cercato in modo miserabile di rovinargli la festa: l’ingratitudine non ha davvero più confi ni se ci si mette a discutere un monumento come lui. Ci pensi questa sparuta minoranza che si professa mila-nista: pensino a quanto amore i veri tifosi del Milan hanno river-sato su Paolo, pensino alle altre squadre che lo omaggiano senza riserve, pensino a Guardiola che appena vinta la Champions col suo Barcellona l’ha dedicata al grande campione rossonero: forse tra qualche anno capiranno di aver sbagliato, ma sarà troppo tardi, come forse tardiva è stata la difesa della società, che igno-rando l’episodio non si è subito dissociata dalla curva. Sarà diffi -cile credere che il capitano mila-nista appenda per sempre quelle scarpine, sarà opportuno che Abete e Lippi trovino il modo

di festeggiare il recordman in maglia azzurra (126 gare), con l’ultima passerella in Nazionale, mentre sarà logica conseguenza che il Milan, dopo averlo fatto con il 6 di Baresi (ma non, hainoi, con il 10 di Rivera…) si appresti a ritirare quella mitica maglia numero 3, dopo 25 campionati consecutivi in rossonero e oltre 900 partite uffi ciali disputate. Potremmo parlare dei suoi sette scudetti o delle 5 Champions League, ma a far più scalpore nel suo palmares è la mancanza del Pallone d’Oro, un insulto se poi scopriamo che tra i prescelti compaiono negli anni (bui) alcu-ni fi guri del calibro di Sammer o Belanov.

La prima immagine che mi torna in mente di Paolo, per chi ha avuto la fortuna di vederlo dal vivo spesso come il sottoscritto, è quella Coppa dei Campioni alzata nel cielo dell’Old Trafford di Manchester, nell’anno 2003, al termine della fi nale fratricida con la Juventus decisa ai rigori. Un trionfo avve-nuto in terra inglese esattamente quarant’anni dopo la prima Coppa dei Campioni sollevata da un altro capitano del Milan, suo padre Cesare, nella fi nale di Wembley ‘63, dopo aver sconfi t-to il Benfi ca: eventi del genere non sembrano neppure casuali, ma telecomandati da un magico destino. Quel destino peraltro che a volte ha beffato il capitano in Nazionale (fu lui a marcare il coreano Ahn che ci buttò fuori dal Mondiale 2002) e nel suo club (segnò contro il Liverpool a Istanbul, ma poi il Milan venne clamorosamente rimontato in

SPORT

La favola di Paolo

DENTRO LA TV

La scienza “allargata”

Maldini, inimitabile campionefuori e dentro il campo

do Leo Gabbi

della televisione italiana. Inizialmente incentrata sulla proposta commentata dei documentari scientifi ci della Bbc, la trasmissione ha diversifi cato negli anni la sua struttura, proponen-do dei veri e propri “viaggi nella scienza” attraverso

documentari, animazioni, interviste ed esperimenti sul campo. Non c’è dubbio che nel corso del tempo Angela abbia tenuto fede al dichiarato proposito di “puntare alla più alta soglia dei contenuti con la più semplice soglia del linguag-

una delle più atroci disfatte della storia rossonera). Eppure anche davanti alla sconfi tta, Paolino ha sempre dimostrato una sportivi-tà tale da renderlo un esempio da seguire per i giovani.

Di Maldini resta indimenti-cabile quella sua straordinaria classe, la tecnica sopraffina rarissima in un difensore mixata al temperamento del guerriero che non molla mai, che sprona i compagni, che sa far spogliatoio come pochi aiutando i più com-pagni giovani e anche i tecnici, così come è avvenuto soprattutto negli ultimi anni, con l’ex com-pagno Carlo Ancelotti, quasi un fratello maggiore. E che dire della sua lealtà, del rispetto ver-so l’avversario, della capacità di

restare sempre atleta nonostante le tentazioni della notte milanese che hanno irretito tanti suoi colleghi. Fedele a una maglia, ultima bandiera: sarà difficile per il Milan sostituirlo, impos-sibile nel cuore dei tifosi: forse Ambrosini o Gattuso potranno continuare la storia di un club che in quasi 50 anni ha avuto po-chissimi capitani, tutti di grande carisma in campo e fuori. Ora ci aggrappiamo disperatamente ai suoi fi gli Cristian e Daniel: solo se uno di loro tornerà in rossonero a calcare l’erba di San Siro quella leggendaria casacca potrà essere ripresa dai cassetti e sventolata come una bandiera. Dopo Cesare e Paolo non c’è due senza il tre...

gio, per far entrare in quel varco pubblici numerosi e diversi”.

Molte altre trasmissioni hanno provato a seguire la scia tracciata da “Quark”, allargando il fronte della divulgazione televisiva soprattutto dal punto di vista del linguaggio e delle modalità narrative. Fra le varie oggi in onda, “Ulisse, il piacere della scoperta” (RaiTre, sabato 21.30) e “La gaia scienza” (La7, martedì ore 21.10) sono quelle di maggior successo. Il novel-lo Ulisse è Alberto Angela, figlio e collaboratore del citato Piero, che propone una formula rinnovata sot-to la metafora del viaggio. Lo studio televisivo, anche attraverso effetti scenici virtuali, richiama un Foro romano, un luogo in cui nei tempi antichi ci si riuniva,

Trasmissionisempre più spettacolarie divertenti

di Homo Videnssi scambiavano le notizie, si facevano circolare le informazioni e le nozioni degne di essere divulgate. Proprio quello che il degno fi gliolo fa.

Più sperimentale ma altrettanto seria nei conte-nuti affrontati è la formula proposta da “La gaia scien-za”, programma affidato al geologo Mario Tozzi che per molti anni abbia-mo visto proprio in casa Rai condurre trasmissioni scientifiche con in mano la sua inseparabile pic-cozza. Il titolo è mutuato da un’opera di Friedrich Nietzsche e la proposta è in linea con il modo di Tozzi di proporsi in tv: dinamico, apparentemente disordi-nato e casuale, effi cace co-munque nell’approfondire gli argomenti sotto esame anche attraverso punti di vista insoliti.

La novità principale della formula proposta dal ricercatore-conduttore è il coinvolgimento attivo del Trio Medusa, noto per le incursioni ai danni di po-litici, sportivi, personaggi dello spettacolo all’interno del programma “Le Iene” (Italia 1). Cosa ci fanno

tre strappa-risate in una trasmissione dedicata alla scienza e alla tecnologia? Semplice: cercano di rende-re divertente la trattazione degli argomenti, attraverso esperimenti dal vivo che riescono a conservare un fondamento scientifi co an-che quando l’esito comico è scontato a priori.

Siccome il pubblico te-levisivo è ormai abituato a essere stupito e intratte-nuto, oltre che interessato, anche Alberto Angela ha dovuto cambiare la strut-tura dei suoi viaggi. Le puntate non sono più mo-nografiche, ma si spazia da un argomento all’altro secondo quella trasversa-lità tematica che oggi è la cifra caratteristica della tv: storia, archeologia, scien-za, esplorazione, natura e curiosità si intrecciano in maniera apparentemente casuale ma evidentemente apprezzata dal pubblico. Forse la scienza ne esce in alcuni casi penalizzata, certamente si allarga la platea di coloro che dopo ogni puntata …ne sanno un po’ di più.