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Divisione Generazione ed Energy Management Unità di Business Rossano CENTRALE TERMOELETTRICA DEL MERCURE AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE RELAZIONE TECNICA RELAZIONE TECNICA Giugno 2007

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CENTRALE TERMOELETTRICA DEL MERCURE

AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

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INDICE Premessa

1 Inquadramento urbanistico e territoriale dell’impianto

2 Precedenti autorizzazioni e norme di riferimento

3 Materie prime e ausiliarie impiegate,capacità e ciclo produttivo

4 Emissioni in atmosfera

5 Sistemi di abbattimento delle emissioni

6 Approvvigionamento idrico e scarichi

7 Emissioni sonore

8 Rifiuti

9 Energia

10 Rischio d’incidente rilevante

11 Bonifiche ambientali

12 Tecnologie impiegate e MTD

13 Schede

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1 INQUADRAMENTO URBANISTICO E TERRITORIALE DELL’IMPIANTO La Centrale Termoelettrica del Mercure, sita nel Comune di Laino Borgo, è posta ad una quota di 333,50 m s.l.m., in corrispondenza del tratto compreso fra i km 4 e 5 della strada provinciale n.4 del Pollino, a sud a circa 45 km dalla stazione ferroviaria di Lagonegro, ed occupa una superficie complessiva recintata di circa 118.000 m2. E’ collegata mediante viabilità locale alla strada statale n.19 e quindi all’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria in corrispondenza rispettivamente delle uscite di Lauria Sud e di Laino Borgo. Il disegno ME2 BI DX SVL 103 mostra il posizionamento dell’impianto rispetto alle aree SIC e ZPS. L’area di proprietà complessiva dell’Enel che comprende anche i territori della ex miniera è pari a circa 3.000.000 m2. L’area su cui sorge l’impianto ricade nella zona D1 del P.R.G. del Comune di Laino Borgo. La Centrale Mercure ricade nelle particelle 18, 32, 33, 34 37, 38, 42, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 89, 108, 120, 121, 123, 124, 162, 163, 183, 184, 186, 187, 189, 190, 191, 192, del foglio 21 e particelle 174, 175 del foglio 7 del Comune di Laino Borgo (CS). La Centrale del Mercure è situata all’estremo nord del compartimento geografico calabro. L’impianto è ubicato in un territorio ortograficamente montuoso, nel Comune di Laino Borgo (CS) in località Pianette, nella valle del Fiume Mercure. A SE troviamo il massiccio del Pollino, con la sua altezza massima di 2.271 metri, mentre a NW la valle è chiusa dallo spartiacque con la valle del Sinni, le cui cime sono alte mediamente 800 metri circa. Complessivamente, l’area considerata è delimitata a NE dalle colline che comprendono il bacino del Torrente Peschiera, a NW dalla dorsale dello Zaccana, ad W dallo spartiacque che corre lungo la linea Monte Fassino – Rossino – Gada, a SW dalla Schiena di Nepeta, a S dalla dorsale dei Monti Vetrano – Costapiana – Cerviero – Cozzo dell’Anticristo – Coppola di Paola – Timpone della Capanna, a SE dalla Serra del Prete e a E dalla linea Colle dell’Impiso – Serra di Viaggianello. Si viene così a formare una conca che, nella sua parte centrale, da W verso E, è percorsa dal Fiume Mercure. Dal punto di vista dello sviluppo verticale, l’area risulta compresa fra i 200-250 metri del corso del Fiume Mercure e i 2.050 metri della Serra del Prete. L’area in questione è compresa nel perimetro del Parco Nazionale del Pollino e presenta un livello di antropizzazione piuttosto contenuto; le aree influenzate dalle attività umane interessano il 23% circa della superficie considerata. In particolare la superficie coltivata occupa il 21% circa, con una prevalenza delle colture erbacee (20%) rispetto a quelle arboree (1%).

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Il resto dell’area ospita formazioni di tipo naturale, con una netta prevalenza dei boschi di latifoglie submediterranee (circa il 39% della superficie). Seguono, in ordine di estensione decrescente, gli arbusteti e le formazioni di mantello dei boschi di latifoglie submediterranee, dei boschi di transizione e delle faggete (circa il 17% della superficie), le praterie xeriche (circa il 10% della superficie) e le faggete (circa l’8,5% della superficie).

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CARATTERISTICHE GENERALI DEI SITI SIC E ZPS Le componenti ambientali considerate ai fini della verifica di esclusione di possibili incidenze dovute alla presenza e all’esercizio della Centrale termoelettrica del Mercure sul sistema territoriale del Sito di Interesse Comunitario (SIC) “Valle del Fiume Lao” e sulla Zona a Protezione Speciale (ZPS) “Pollino Orsomarso” (valutazione di incidenza positiva) sono state analizzate tenendo conto degli indirizzi di cui all’allegato G al DPR 8 settembre 1997, n. 357, in riferimento alle caratteristiche progettuali descritte nella relazione tecnica “Progetto di riattivazione in esercizio della sezione 2 con impiego di biomasse quale combustibile” (settembre 2001) e nelle sue successive integrazioni. Sulla base delle esperienze acquisite attraverso la redazione di numerosi studi di impatto ambientale precedentemente svolti per trasformazioni e modifiche di centrali termoelettriche, si considerano come possibili effetti ambientali di qualche rilievo quelli sulle seguenti componenti del sistema territoriale: • atmosfera, per le emissioni dei prodotti della combustione aerodispersi;

• ambiente idrico, per la restituzione delle acque di raffreddamento e delle acque reflue trattate;

• suolo e sottosuolo, per le deposizioni di microinquinanti aerodispersi (atmosfera);

• flora e fauna:

• ecosistema terrestre, per la rumorosità e gli effetti sulla qualità dell’aria (rumore e atmosfera),

• ecosistema acquatico fluviale, per gli effetti mediati attraverso il prelievo di risorse idriche e la qualità delle acque (ambiente idrico);

• salute pubblica, con riferimento agli effetti indotti sulla qualità dell’aria (atmosfera);

• rumore e vibrazioni, con maggiore riguardo per l’impatto acustico, essendo le vibrazioni prevedibili praticamente trascurabili;

• radiazioni, in relazione al campo elettromagnetico generato dall'immissione di energia elettrica nel sistema di trasmissione primario;

• paesaggio, per quanto concerne l’influenza della centrale sulle caratteristiche percettive dell’area.

Ai fini della richiesta verifica, l’analisi è stata dunque condotta sulle componenti potenzialmente interessate nell’ambito del SIC e della ZPS presa in esame. Le interferenze vengono descritte con riferimento al sistema ambientale, considerando le componenti abiotiche, le componenti biotiche e le connessioni ecologiche. L’analisi consente l’individuazione degli interventi con possibili effetti ambientali di qualche rilievo (“azioni interferenti”) e orienta lo studio delle componenti del sistema territoriale potenzialmente esposte. L’estensione spaziale teoricamente attribuibile alle potenziali interferenze derivanti dalle “azioni” di progetto viene valutata individuando l’area massima entro la quale, secondo le

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conoscenze acquisite, si prevede che gli impatti di maggiore estensione si esauriscano o scendano a livelli trascurabili. Nella Regione Calabria il 5,6% e l’1,8% del territorio è rappresentato rispettivamente da siti di importanza comunitaria e da zone a protezione speciale ossia da aree in cui si promuove la salvaguardia delle biodiversità attraverso la tutela di specie e habitat la cui conservazione è ritenuta di interesse comune per tutti i Paesi membri dell’Unione Europea.

LA CENTRALE DEL MERCURE E IL SIC “VALLE DEL FIUME LAO” Il Sito di Interesse Comunitario (SIC) “Valle del Fiume Lao” è individuato dal codice IT9310025, interessa un’area di 1.696 ettari, con una altitudine compresa fra 2 e 750 m s.l.m. (mediamente 300 m s.l.m.), è localizzato nel territorio della Regione Calabria (base cartografica in figura) e rientra nella regione bio-geografica mediterranea. Le caratteristiche generali del sito definiscono i seguenti tipi di habitat: corpi d’acqua interni (10%), macchia mediterranea (10%), prati e steppe (5%), boschi decidui (30%), boschi sempreverdi (40%) e rocce e sabbie (5%). In sostanza si tratta di una lunga valle fluviale incassata che si apre verso la foce a formare un’ampia area alluvionale. E’ un ambiente fluviale ricco di boschi riparali e foreste di macchia. In particolare viene indicato come sito riproduttivo di specie endemiche di Anfibi. La scheda descrittiva del sito fornisce diverse informazioni di dettaglio, in particolare: • la tipologia degli habitat presenti facendo riferimento ai tipi di habitat dell'allegato I alla

direttiva 92/43/CEE (allegato A al DPR 8 settembre 1997, n. 357); • la percentuale di copertura all'interno del sito; • la rappresentatività (allegato III alla direttiva 92/43/CEE) espressa come stima

qualitativa del grado di rappresentatività che indica "quanto tipico" sia l'habitat esaminato;

• la superficie relativa (allegato III alla direttiva 92/43/CEE) espressa come superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale considerato rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul territorio nazionale;

• il grado di conservazione (allegato III alla direttiva 92/43/CEE) della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino; questo criterio comprende tre sottocriteri: i) il grado di conservazione della struttura; ii) il grado di conservazione delle funzioni; iii) la possibilità di ripristino;

• la valutazione globale (allegato III alla direttiva 92/43/CEE) intesa come sintesi delle valutazioni emerse con i criteri sopra esposti, ricorrendo al "miglior giudizio di esperti".

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Per quanto riguarda il pSIC considerato, le informazioni sono sintetizzate nella seguente tabella: Codice Descrizione del

tipo di Habitat % di sup. coperta

Rappresentatività Sup. relativa

Grado di conservazione

Val. globale

9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

40 Buona < 2% Buona conservazione

Valore buono

92°0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

30 Buona < 2% Buona conservazione

Valore buono

5330 Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici

10 Buona < 2% Buona conservazione

Valore buono

6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* stupenda fioritura di orchidee)

5 Buona < 2% Buona conservazione

Valore buono

6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

5 Buona < 2% Buona conservazione

Valore buono

Fonte: “Natura 2000 – Formulario standard” tratto da http://www.minambiente.it

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VALLE DEL FIUME LAO Tipi di habitat e percentuale di copertura

all'interno del sito

40%

30%

10%

5%5%

10%

Foreste di Quercus ilex eQuercus rotundifolia

Foreste a galleria di Silix albae Populus alba

Arbusteti termo-mediterraneie pre-desertici

Formazioni erbose seccheseminaturali e facies coperteda cespugli su substatocalcareoPercorsi substepposi digraminacee e piante annuedei Thero-Brachypodietea

altro

Inoltre, la scheda identificativa del pSIC individua la presenza delle seguenti specie di cui alle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE: • Mammiferi Lutra lutra, la cui popolazione risulta di consistenza limitata (<2%),

rispetto alle popolazioni nazionali, ma in buono stato di conservazione e in gran parte isolata;

• Anfibi e Rettili Bombina variegata, la cui popolazione risulta di consistenza limitata (<2%), rispetto alle popolazioni nazionali, in buono stato di conservazione e non isolata, ma ai margini dell'area di distribuzione; Salamandrina terdigitata, la cui popolazione risulta di consistenza limitata (<2%), rispetto alle popolazioni nazionali, in buono stato di conservazione e non isolata, ma ai margini dell'area di distribuzione; Elaphe quatuorlineata, la cui popolazione risulta di discreta consistenza (dal 2 al 15%), rispetto alle popolazioni nazionali, in buono stato di conservazione e non isolata, ma ai margini dell'area di distribuzione;

• Invertebrati Cordulegaster trinacriae, la cui popolazione risulta di discreta consistenza (dal 2 al 15%), rispetto alle popolazioni nazionali, in buono stato di conservazione e non isolata all'interno di una vasta fascia di distribuzione.

Il pSIC ospita anche altre importanti specie di Rettili e Anfibi comprese negli elenchi di specie delle convenzioni internazionali (allegato 2 alla Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979 e allegato 4 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato “Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997”). Tali specie sono: Bufo viridis, Rana italica,

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Triturus italicus, Coronella austriaca, Elaphe longissima e Lacerta bilineata (Lacerta viridis) [1]. La scheda SIC individua come elemento di vulnerabilità la presenza di vicini insediamenti antropici. L’articolo 30, comma 9, della legge regionale 14 luglio 2003, n. 10 “Norme in materia di aree protette” riconosce l’iscrizione dei pSIC regionali al Registro Ufficiale delle aree protette della Regione Calabria (“In conformità alla presente legge, i siti individuati sul territorio calabrese sulla base del loro valore naturalistico e della rarità delle specie presenti, assurti a proposta SIC ai sensi del DM 3 aprile 2000, a Zone di Protezione Speciale (ZPS), a siti di interesse nazionale (SIN) e a siti di interesse regionale (SIR) ai sensi delle direttive 92/43 CEE e 79/43 CEE, dando vita alla rete europea “Natura 2000”, vengono iscritti nel Registro Ufficiale delle aree protette della Regione Calabria”).

CONTESTO TERRITORIALE

Inquadramento geografico L'area considerata è delimitata a NE dalle colline che comprendono il bacino del Torrente Peschiera, a NW dalla dorsale dello Zaccana, ad W dallo spartiacque che corre lungo la linea Monte Fassino - Rossino - Gada, a SW dalla Schiena di Nepeta, a S dalla dorsale dei Monti Vetrato - Costapiana - Cerviero - Cozzo dell'Anticristo - Coppola di Paola - Timpone della Capanna, a SE dalla Serra del Prete e a E dalla linea Colle dell'Impiso - Serra di Viggianello. Si viene così a formare una conca che, nella sua parte centrale, da W verso E, è percorsa dal F. Mercure. Dal punto di vista dello sviluppo verticale, l'area risulta compresa fra i 200-250 m del corso del Mercure e i 2050 m della Serra del Prete.

Uso e copertura del suolo L’area considerata è compresa nel perimetro del Parco nazionale del Pollino e presenta un livello di antropizzazione piuttosto contenuto; le aree influenzate dalle attività umane interessano circa il 23% della superficie considerata. In particolare la superficie coltivata occupa circa il 21%, con una prevalenza delle colture erbacee (20%) rispetto e quelle arboree (1%).

[1] Specie politipica che annovera numerose sottospecie. Recentemente alcuni Autori, sulla base di studi biochimici e morfologici, hanno proposto la suddivisione delle popolazioni europee in due specie distinte: quelle occidentali (Spagna, Francia e Germania occidentale) sarebbero ascrivibili a Lacerta bilineata Daudin, 1802, mentre quelle orientali a L. viridis. La definizione dei limiti geografici della nuova specie di Ramarro europeo non è però ancora certa. Nel Repertorio della fauna italiana protetta del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio è presente la specie Lacerta viridis.

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Il resto dell’area ospita formazioni di tipo naturale, con una netta prevalenza dei boschi di latifoglie submediterranee (circa il 39% della superficie). Seguono, in ordine di estensione decrescente, gli arbusteti e le formazioni di mantello dei boschi di latifoglie sub-mediterranee, dei boschi di transizione e delle faggete (circa il 17% della superficie), le praterie xeriche (circa il 10% della superficie) e le faggete (circa 8,5% della superficie).

Inquadramento antropico Popolazione ed attività produttive L’inquadramento antropico-insediativo può essere delineato utilizzando i dati del 14° censimento generale della popolazione e delle abitazioni, effettuato dall’ISTAT nel 2001. I comuni il cui territorio risulta compreso completamente o in parte nell’area considerata sono: • LAINO BORGO (CS) • LAINO CASTELLO (CS) • MORANO CALABRO (CS) • MORMANNO (CS) • CASTELLUCCIO INFERIORE (PZ) • CASTELLUCCIO SUPERIORE (PZ) • EPISCOPIA (PZ) • FARDELLA (PZ) • LATRONICO (PZ) • LAURIA (PZ) • ROTONDA (PZ) • SAN SEVERINO LUCANO (PZ) • VIGGIANELLO (PZ). La densità abitativa dei comuni calabresi varia da valori inferiori ai 23 abitanti per km2 (Laino Castello) a valori massimi compresi tra i 40 e 49 abitanti per km2 (Mormanno). Per i comuni della Basilicata, i valori minimi di densità abitativa sono compresi tra 28 ed 29 abitanti per km2 (Fardella e Viggianello) ed i valori massimi risultano compresi tra 81 e 91 abitanti per km2 (Castelluccio inferiore e Rotonda). Il numero di abitanti residenti per comune (Tabella 5.4.1), mostra che nel comune di Lauria, che possiede la superficie maggiore, risiede circa il 30% della popolazione dell’area considerata, seguito dai comuni di Latronico e Morano Calabro, rispettivamente con 11,5% e 10,8%. Per quanto riguarda la popolazione attiva in condizione professionale (Tabella 5.4.2), il censimento del 2001 mostra una prevalenza di addetti nel Commercio ingrosso e dettaglio, riparazione di auto, moto e beni personali, con il 33,6% della popolazione totale considerata, seguiti numericamente dall’Istruzione (30,1%) e dalle attività di costruzione (27,1%). E’ da notare che, rispetto al 13° censimento del 1991, è crollata la percentuale di addetti all’Agricoltura, caccia e pesca, mentre sono aumentati tutti gli altri settori. In particolare, il comparto produttivo di tipo artigianale o industriale (attività manufatturiere e produzione e distribuzione di energia) è passato da circa 8,8% degli addetti del 1991 a

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circa 15% nel 2001, mentre il pubblico impiego, che occupava circa il 20% della popolazione residente attiva in condizione professionale, mostra complessivamente un valore prossimo al 64%.

Situazione statistico sanitaria Per effettuare l’esame della situazione sanitaria attuale della popolazione locale è stato analizzato il quadro fornito dalle statistiche di mortalità disponibili per l’ambito provinciale di Cosenza e Potenza e per l’ambito regionale della Calabria e della Basilicata. A questo scopo sono state prese in considerazione le cause di morte codificate secondo la classificazione internazionale adottata per le statistiche ISTAT. I dati reperiti per le regioni e province interessate, relativi alla situazione al 31.12.2001, sono stati elaborati per effettuare confronti complessivi con la situazione sanitaria nazionale. Le informazioni sulla mortalità sono state ricavate dalle statistiche ISTAT. Nella Tabella 5.4.3 sono raccolte le statistiche ISTAT sulla ripartizione dei decessi per causa di morte nel 2001 in Italia, nelle regioni Calabria e Basilicata e nelle province di Cosenza e Potenza che consentono di analizzare e gerarchizzare l’incidenza delle varie affezioni sulla mortalità della popolazione. Per agevolare i confronti, le statistiche sono state riportate sotto forma di Tasso di Mortalità Standardizzato. Il quadro che si può delineare con questi dati mette in evidenza che la situazione locale si presenta abbastanza simile a quella generale italiana sotto il profilo degli aspetti principali, anche se mostra qualche differenza di dettaglio. Le mortalità regionale e provinciale, per la Regione Calabria e la provincia di Cosenza, della popolazione di sesso femminile si collocano ad un livello significativamente più alto di quella nazionale. Passando all’esame delle statistiche specifiche per affezione, in analogia con quanto si rileva nell’ambito italiano nel suo insieme, le cause di morte principali risultano, nell’ordine, le malattie del sistema circolatorio ed i tumori. Il primo tipo di affezioni fa rilevare a livello provinciale e regionale un Tasso di Mortalità superiore a quello nazionale sia per i maschi che per le femmine. Per le malattie a carattere oncologico i Tassi locali risultano inferiori a quello nazionale. Per quanto riguarda le altre malattie, la graduatoria di importanza come causa di morte in ambito locale appare, per i maschi, simmetrica a quella dell’Italia nel suo complesso, che vede figurare al terzo posto le affezioni dell’apparato respiratorio e le malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche, seguite da quelle dell’apparato digerente e dai traumatismi ed avvelenamenti. Per le femmine, invece, risultano maggiormente significative le malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche, seguite dalle affezioni dell’apparato digerente e da quello respiratorio. Nel confronto tra i sessi, si nota per gli uomini un Tasso di Mortalità complessivo più elevato rispetto a quello delle donne, con una maggiore incidenza soprattutto delle malattie oncologiche e di quelle dell’apparato circolatorio.

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Classificazione sismica La classificazione sismica del territorio riportata nell’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 definisce il territorio dei comuni dell’area considerata come zona sismica 2. Il Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti, nella Mappa della pericolosità sismica in Italia, indica l’area considerata come una parte del territorio nazionale influenzata dagli eventi sismici. I due indicatori di pericolosità utilizzati rappresentano, in modo generale, due aspetti diversi dello stesso fenomeno:

l'accelerazione orizzontale di picco (PGA) illustra l'aspetto più propriamente fisico: si tratta di una grandezza di interesse ingegneristico che viene utilizzata nella progettazione, in quanto definisce le caratteristiche costruttive richieste agli edifici in zona sismica,

l'intensità macrosismica rappresenta, invece, in un certo senso le conseguenze socio-economiche; descrivendo infatti il grado di danneggiamento causato dai terremoti, una carta di pericolosità in intensità macrosismica si avvicina, con le dovute cautele derivate da diverse approssimazioni insite nel parametro, al concetto di rischio sismico.

L’area considerata, infatti, presenta sia valori di scuotimento atteso relativamente elevati (accelerazione orizzontale di picco che vanno da un minimo di 0,2 g ad un massimo di 0,3 g), sia le classi di intensità macrosismica più alte (VIII ÷ IX). In particolare l’impianto è ubicato in una zona con PGA compreso tra 0,2 e 0,25 g. ed appartenente alla classe VIII di macrosismicità Si può quindi concludere che l’area considerata è da ritenersi a rischio sismico.

Ambiente idrico Caratteristiche idrochimiche del reticolo idrografico locale La caratterizzazione chimico-fisica dei corpi idrici superficiali si basa sul confronto tra i risultati di misure in campo ed analisi di laboratorio ed i criteri di qualità definiti dalla normativa di legge vigente. Nel caso in esame, si è proceduto a classificare le acque del Fiume Mercure utilizzando i criteri e i limiti di riferimento definiti nel D.Lgs. 152/99. Nella Tabella 5.4.4 sono riportati i macrodescrittori previsti dal D.Lgs. 152/99, unitamente ai punteggi relativi alle concentrazioni rilevate; nella seconda parte della tabella è riportato lo schema di classificazione dello stato ecologico del corpo idrico in esame mediante l'Indice Biotico Esteso (I.B.E.), che individua la qualità idrobiologica di un corso d'acqua sulla base dei rapporti di dominanza tra specie sensibili e specie tolleranti all'inquinamento rilevati nell'ambito del popolamento dei macroinvertebrati di fondo. La classificazione dello stato ecologico viene effettuata combinando le indicazioni fornite dall'analisi dei macrodescrittori con il risultato ottenuto dall'I.B.E, attribuendo al corso d'acqua indagato il giudizio peggiore tra i due.

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Poiché i dati di cui si dispone sono stati ottenuti a seguito di indagini svolte prima dell'entrata in vigore della legge, tra i macrodescrittori è stata utilizzata la concentrazione di Coliformi fecali come equivalente di Escherichia coli. La qualità idrochimica delle acque del fiume Mercure è stata determinata a partire da dati raccolti in situ nella prima metà degli anni novanta, in quattro stazioni posizionate lungo il tratto di fiume Mercure interessato dallo scarico della Centrale. Le stazioni di campionamento prese in considerazione sono collocate una a monte del punto di immissione dello scarico e tre a valle; come indicato di seguito (nella stazione 2, che non figura nell'elenco, è stata effettuata la sola determinazione dell'indice I.B.E.): • Stazione 1: 1 km a monte dello scarico della Centrale; • Stazione 3: 2 km a valle dello scarico, a monte della stazione ferroviaria di Laino; • Stazione 4: 3 km a valle dello scarico, a valle della stazione ferroviaria di Laino; • Stazione 5: 5 km a valle dello scarico della Centrale, a valle di Laino Borgo. Nella Tabella 5.4.5, per ogni stazione, sono riportati i valori di ciascun macrodescrittore, con il punteggio e il livello di inquinamento corrispondente. Secondo tale classificazione, il tratto di F. Mercure preso in considerazione si mantiene ad un livello di buona qualità, sia a monte che a valle dello scarico della Centrale. I fenomeni di inquinamento evidenziabili dai dati si concentrano principalmente su nitrati, fosforo totale e sul parametro batteriologico (Escherichia coli), soprattutto nella stazione 5 a valle del paese di Laino Borgo, indicando, quando presente, l'origine urbana della contaminazione, che si mantiene comunque a livelli molto bassi Per quanto riguarda altri indicatori di potenziale tossicità, quali i metalli pesanti (Tabella 5.4.6), la loro presenza è stata rilevata in quantità estremamente modeste e, nella maggior parte dei campioni, al di sotto del limite di rilevabilità strumentale, dimostrando l'assenza di problematiche legate a tale tipo di inquinamento.

Caratteristiche idrobiologiche La caratterizzazione idrobiologica delle acque del Fiume Mercure è stata svolta a partire dai risultati della determinazione dell’indice I.B.E. (Indice Biotico Esteso) effettuata nella prima metà degli anni novanta; tale indice, come sopra accennato, individua la qualità idrobiologica di un corso d'acqua in base ai rapporti di dominanza tra specie sensibili e specie tolleranti all'inquinamento riscontrati nell'ambito del popolamento dei macroinvertebrati di fondo. Nella Tabella 5.4.7 sono raccolti i risultati delle determinazioni dell’I.B.E., con l'indicazione delle classi di qualità definite in base all'indice stesso per le stazioni di controllo adotate per i controlli chimico-fisici; a queste va aggiunta la stazione 2, ubicata immediatamente a valle dello scarico della Centrale. Dall'esame di questi dati si può desumere che la qualità idrobiologica del tratto considerato è buona, collocandosi nella Classe (C.Q.) II, che secondo il giudizio formalizzato previsto dal metodo I.B.E., si riferisce ad un “Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di alterazione”. La stabilità dell'indice lungo tutto il tratto di F. Mercure considerato indica che

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in questo ambito non sono in atto fenomeni perturbativi in progressione da monte verso valle tali da pregiudicare le condizioni di habitat per la vita acquatica. Se si combinano le due classificazioni (quella effettuata a partire dai macrodescrittori e quella ottenuta con l'indice I.B.E.) secondo il D.Lgs 152/99, lo stato ecologico dei tratto di F. Mercure considerato risulta comunque inquadrabile in classe 2 e, quindi, buono. Nel novembre 2005 è stata eseguita una nuova indagine di carattere idrologico che ha interessato l’area prossima alla centrale. In tale occasione sono stati anche prelevati alcuni campioni del Fosso Fornaci e in due sezioni del Fiume Mercure, a monte e a valle della confluenza in esso del Torrente Rotonda. Le analisi sui campioni sono state effettuate presso il Laboratorio Acquedotti e Fognature del Dipartimento di Difesa del Suolo dell’Università della Calabria. Dal punto di vista idrografico, il Fosso dell’Annunziatella, detto anche Fosso Fornaci, è affluente di destra del Fiume Mercure ed è sito nella contrada Pianette del Comune di Laino Borgo (CS). La Centrale termoelettrica del Mercure è delimitata ad ovest dal menzionato Fosso Fornaci, a sud dalla sponda destra del Fiume Mercure e a nord dalla strada provinciale n.4 del Pollino. Al fine di caratterizzare il livello di qualità dei corsi d’acqua interessati dallo scarico, ai sensi delle tabelle 7 e 9 dell’allegato 1 al decreto legislativo 152/99, così come modificato dal decreto legislativo 258/00, i tre prelievi di acque sono stati eseguiti rispettivamente: • nel Fosso Fornaci;

• presso la presa sul Fiume Mercure;

• sul Fiume Mercure, a valle dell’immissione con il Torrente Rotonda. Le analisi fisico-chimiche condotte sul campione delle acque superficiali del Fosso Fornaci denotano come lo stato ambientale del corpo idrico sia “sufficiente” ai sensi della tabella 9 dell’allegato 1 al decreto legislativo 152/99, mentre quelle condotte per i campioni sulle sezioni del Fiume Mercure fanno classificare il tratto di corso d’acqua come avente uno stato di qualità ambientale “elevato”, si nota però un peggioramento passando dalla sezione a monte a quella a valle, probabilmente a causa dell’immissione del Torrente Rotonda.

Aspetti naturalistici Area di studio e inquadramento bioclimatico L'area considerata per la componente naturalistica (flora, vegetazione, fauna) è compresa in una raggio di circa 10 km attorno al sito di Mercure ed è delimtata dagli elementi topografici indicati al punto 1.1. Nella sua parte centrale, il territorio preso in esame viene attraversato da W verso E dal F. Mercure. Lo sviluppo verticale dell'area è compreso tra i 200-250 m del corso del Mercure e i 2050 m della Serra del Prete. Il clima è tipicamente submediterraneo ma, per i forti dislivelli altitudinali, si hanno situazioni stazionali per cui, al variare dell'esposizione e della pendenza dei versanti, si possono notare ampie risalite e discese delle fasce rispettivamente più calde o più fresche

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di vegetazione. Nei versanti ripidi della Serra di Mauro esposti a S, a 1200 m di altitudine, si possono così trovare a contatto le leccete con le faggete. Vegetazione e flora terrestri Nell’area considerata si possono individuare alcune unità fisionomiche (Unità Ambientali Botaniche: UAB) sotto elencate, all’interno delle quali sono identificabili le unità sintassonomiche fitosociologiche di riferimento.

Unità Ambientali Botaniche Kmq % Praterie xeriche 36,04 10,46 Formazioni basso-arbustive a mosaico con praterie xeriche

0,58 0,17

Arbusteti e formazioni di mantello dei boschi di latifoglie submediterranee, dei boschi di transizione e delle faggete

57,69 16,75

Boschi di latifoglie submediterranee, boschi termoxerofili e boscaglie rupestri con leccio

111,24 32,30

Boschi mesofili di latifoglie submediterranee di transizione con le faggete e formazioni di ontano napoletano

22,63 6,57

Faggete di altitudine 29,50 8,56 Praterie dei piani carsici 1,20 0,35 Praterie ipsofile 1,10 0,32 Formazioni lineari di ripa 1,23 0,36 Rimboschimenti di conifere 3,73 1,08 Colture arboree 3,20 0,93 Colture erbacee 68,73 19,95 Aree in trasformazione 0,08 0,02 Aree nude 2,51 0,73 Urbanizzato 3,90 1,13 Specchi d'acqua 1,10 0,32

Di seguito viene riportata una descrizione delle UAB individuate. Praterie xeriche Si tratta di formazioni prative discontinue in cui la superficie occupata da roccia affiorante raggiunge e talvolta supera il 50%. Sono dominate da arbusti bassi (Camefite) e da erbe graminoidi. Sono inquadrabili nel Crepido lacerae-Phleion ambiguii, alleanza descritta da Biondi e Blasi (1982) come endemica dell'Appennino centro meridionale. Nell'area considerata si possono trovare due associazioni: l'Helichryso italico-Teucrietum montanae e il Saturejo montanae-Brometum erecti. La prima associazione si distribuisce ad altitudini comprese fra 750 e 900 m e può essere considerata come uno stadio iniziale della serie che porta a boschi termoxerofili a dominanza di roverella o cerro, mentre la seconda associazione è stata rilevata a quote superiori (1100 - 1450 m) e costituisce uno stadio di

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degradazione dei boschi di cerro o farnetto e delle faggete di bassa altitudine. Sono inoltre rilevabili cenosi di transizione verso le praterie ipsofile, con la presenza di specie di substrati evoluti come Festuca macrathera, Carex kitaibeliana e Trifolium nigrescens. I prati xerici sono da considerare cenosi ad elevata importanza naturalistica in quanto ospitano numerosi endemismi e specie fitogeograficamente importanti; in formazioni di questo tipo viene segnalata, sul Monte Zaccana, la presenza di Pinus leucodermis Antoine. Formazioni basso-arbustive a mosaico con praterie xeriche Nella parte sud dell'area in esame, coincidente con i versanti settentrionali del massiccio del Pollino, sono presenti alcune cenosi in cui i prati xerici sopra descritti si presentano a mosaico, con aree di modesta estensione dominate da piccoli arbusti. Tali cenosi basso-arbustive sono fisionomicamente caratterizzate dalla presenza di Juniperus nana e Daphne oleoides ssp.oleoides. e, sotto il profilo scientifico, presentano un buon livello di interesse. Arbusteti e formazioni di mantello dei boschi di latifoglie submediterranei, dei boschi di transizione e delle faggeteLe formazioni arbustive dell'area in esame possono essere ricondotte a due tipi principali: arbusteti a dominanza di Spartium junceum e brughiere di Ulex europaeus. Gli arbusteti a ginestra odorosa rappresentano il tipo dominante, sono ampiamente distribuiti sulle rotture di pendenza dei depositi sabbiosi nei versanti calcarei e lungo i tagli delle strade. Talvolta, nelle aree prossime a Mormanno e lungo le strade, sono associate a Ampelodesmos mauritanicus. Queste cenosi sono attribuibili al Cytision sessilifolii e tendono ad invadere i boschi degradati e i prati non pascolati, innescando la successione verso i boschi submediterranei. Le brughiere a ginestrone spinoso sono distribuite nel quadrante NE e sono caratterizzate dalla presenza di specie acidofile, sia arbustive che erbacee. Risultano ecologicamente correlate con aree con suolo sabbioso o marnoso, con buona piovosità, e sono spazialmente e dinamicamente legate agli ontaneti di Alnus cordata ed ai boschi di transizione. Boschi di latifoglie submediterranee, boschi termoxerofili e boscaglie rupestri con leccio Si tratta di boschi a dominanza di cerro e di boscaglie termoxerofile a dominanza di leccio. I boschi di cerro dell'area sono tutti attribuibili al Lathyro digitati-Quercetum cerridis, associazione descritta per le zone collinari submediterranee dell'Italia meridionale. Tali boschi sono per lo più dotati di una buona articolazione strutturale, anche se in alcuni casi è presente una struttura tipica dei boschi pascolati. Queste formazioni boschive sono distribuite su tutti i rilievi collinari, ad eccezione di quelli del quadrante NE, ad un'altitudine compresa fra 350 e 950 m. Alcune cenosi presentano elementi della lecceta; si tratta, infatti, di boscaglie rupestri distribuite sui versanti ripidi e su substrato roccioso fra 400 e quasi 1000 m, con copertura arborea scarsa, dove il leccio, talvolta accompagnato dalla roverella, compare in forma di grosso arbusto. Queste, con buona probabilità, si possono considerare come cenosi extrazonali che talvolta si mettono in contatto con le faggete quando le condizioni stazionali, esposizioni prevalentemente meridionali, forte pendenza, presenza di correnti umide nei canaloni, le favoriscono rispetto ai boschi decidui.

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Boschi mesofili a dominanza di latifoglie submediterranee di transizione con le faggete e formazioni di ontano napoletano Nel quadrante NE dell'area esaminata si riscontrano condizioni ecologiche caratterizzate da una buona piovosità e da substrati sabbiosi e marnosi in aree colluviali che permettono di sviluppare una buona riserva idrica. Questi fattori permettono l'instaurarsi di cenosi più mesofile rispetto a quelle dei substrati calcarei. E' in questo quadrante che si possono ritrovare formazioni di transizione fra i boschi mesofili a dominanza di cerro e le faggete, nonchè cenosi ad ontano napoletano. Mentre le cenosi di cerro e faggio sono di difficile collocazione fitosociologica, gli ontaneti sono stati descritti con l'associazione Asperulo taurinae-Alnetum cordatae. Non è chiaro se le cenosi a ontano napoletano siano spontanee o frutto di rimboschimenti. L'ontano napoletano è una specie con simbionti radicali per la fissazione dell'azoto atmosferico, rustica ed eliofila, la cui distribuzione è ristretta all'Italia centro meridionale ed alla Corsica, legata a substrati neutri o debolmente acidi, con ruscellamento di acqua in superficie. La specie è quindi sicuramente spontanea nella zona, ma appare lecito dubitare che queste formazioni monospecifiche siano naturali: l'ontano napoletano dovrebbe infatti essere una specie accompagnatrice, non in grado di dar luogo a formazioni estese, ed è inoltre largamente usato nei rimboschimenti . Boschi di faggio Le faggete d'alta quota sono formazioni fisionomicamente e floristicamente ben differenziate dai boschi submediterranei e di transizione. Sono spazialmente collocate nella parte merdionale dell'area studiata, sui versanti settentrionali del massiccio del Pollino e sui rilievi posti nel quadrante NW (Monte Zaccana e Monte Fassino) al di sopra di un limite altitudinale approssimativo di circa 1000 m. Sono faggete d'alto fusto con un buon sviluppo verticale e con pochi segni di antropizzazione, distribuite fra 1000 e 2000 m. L'associazione di riferimento è il Campanulo trichocalycinae-Fagetum, caratterizzato da una endemica locale, Campanula trichocalycina. Di particolare interesse il ritrovamento di individui di Abies alba Miller in rinnovazione naturale. Praterie dei piani carsici Unità non molto estesa nell'area, ma di facile collocazione ecologica per la forte caratterizzazione stazionale e floristica. Si tratta di cenosi acidofile su substrato calcareo fortemente eluviato in superficie, distribuite stazionalmente sui pianori alla base delle doline. Questi ambienti presentano una buona disponibilità idrica e sono sovente pascolati, soprattutto da bovini. Sono da considerarsi come stadi di degradazione delle faggete di altitudine, mantenuti dall'uomo per facilitare il pascolo. L'associazione di riferimento è il Meo athamanticum-Asphodeletum albae, descritto per i piani di Ruggio. L'attribuzione a syntaxa di rango superiore è però controversa. E' da considerare una associazione endemica dell'area di studio. Praterie ipsofile Sono da considerare come disposti altitudinalmente al di sopra dei prati xerici e spesso in condizioni in cui il passaggio è sfumato, quindi i confini fra queste due classi non sono netti. Queste praterie possono essere considerate come formazioni climax e non sono quindi sottoposte alla dinamica naturale; risulta comunque chiaro che la situazione attuale è frutto di un uso antico da parte dell'uomo che ha presumibilmente agito su queste cenosi, per mezzo del fuoco e del pascolo, avvantaggiando le specie piu xeriche e

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rustiche. Come nel caso delle cenosi del piano inferiore, anche qui troviamo specie di rilevante importanza fitogeografica. Fra queste, la più rappresentativa dell'area in esame è forse Pinus leucodermis Antoine, distribuita anche sul Monte Zaccana (quadrante NW dell'area studiata). Le cenosi rilevate sono da attribuire al Carici macrolepidis-Seslerietum apenninae, associazione del Seslerion apenninae. Formazioni lineari di ripa L'area in studio si presenta alquanto variabile per quanto riguarda il regime idrico dei corsi d'acqua che la interessano; relativamente alle formazioni di ripa presenti si possono quindi individuare varie situazioni di riferimento: • boschi lineari di forra; tali boschi sono distribuiti nel quadrante NE, all'interno dell'area

dei boschi di transizione. Le formazioni lineari in questione sono ben differenziabili per la presenza di Alnus glutinosa con buono sviluppo verticale; nel sottobosco si trovano Dryopteris carthusiana, che caratterizza le stazioni di forra, e varie specie trasgressive delle faggete, come Geranium versicolor, Mycelis muralis, Lathyrus venetus e Melica uniflora. Queste formazioni sono sviluppate su terreni profondi, sabbiosi e moderatamente acidi.

• formazioni di ripa; si sviluppano in pianura, su depositi fluviali ancora non ben consolidati. Sono caratterizzate da Populus nigra, Populus alba e Salix alba, da liane come Clematis vitalba e Bryonia dioica e da Equisetum arvense. In alcuni casi la specie caratterizzante è il Salix elaeagnos, un salice arbustivo-basso arboreo, tipico colonizzatore dei greti ciottolosi.

Rimboschimenti di conifere Nell'area in esame i rimboschimenti, di modesta estensione, sono localizzati in tre nuclei principali: presso Mormanno, presso Piani di Ruggio e a SW di San Severino Lucano. Si tratta per lo più di rimboschimenti effettuati con alcune varietà di Pinus nigra. Colture arboree Si tratta di un tipo di vegetazione che nella zona non riveste importanza paesaggistica. Le colture arboree dell'area, vigneti generalmente di vecchio impianto, oliveti e qualche frutteto nella piana del Mercure, sono per lo più situati presso gli abitati e risultano spesso in stato di abbandono. Sono inclusi in questa UAB i pochi appezzamenti di seminativi arborati. Colture erbacee Questa UAB è, quasi per la sua totalita, distribuita sui depositi sabbiosi della valle del Mercure. Si tratta in gran parte di ampie estensioni a grano, rari e piccoli sono gli appezzamenti a mais. La scarsa diversità floristica di queste cenosi è, probabilmente, da mettere in riferimento all'uso di diserbanti chimici. Dal punto di vista fitosociologico le cenosi di infestanti delle colture primaverili sono da attribuire alle Secalinetea Aree in trasformazioneQuesta UAB è diffusa solo nella pianura presso il corso del Mercure, dove alcune aree sono in corso di trasformazione da colture erbacee ad aree industriali o abitative. Per

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quanto riguarda il grado di artificialità, sono state considerate equivalenti ad aree urbanizzate. Aree nude Unità costituita dalle aree che, per cause antropiche o naturali, sono prive di vegetazione. In questa UAB sono quindi comprese piccole aree di valore naturalistico, come i ghiaioni dei fiumi, che ospitano comunità effimere, le rupi e i macereti di altitudine, che possono essere colonizzati da specie di importanza fitogeografica. UrbanizzatoNell'area in esame sono presenti solo piccoli centri sparsi coincidenti con gli abitati di Rotonda, Viggianello, Laino, Mormanno, Castelluccio ed alcune piccole aree industriali nella piana del Mercure. Specchi d'acquaSi tratta di modeste superfici costituite da alcuni bacini artificiali per l'irrigazione e dai principali corsi d'acqua. Fauna terrestre Nel territorio in esame si possono individuare aree che si possono ritenere omogenee sia dal punto di vista delle caratteristiche dell’habitat che da quello zoologico. Queste aree possono essere raggruppate in 11 tipologie definibili come Unità Ambientali Zoologiche terrestri, che sono:

Unità Ambientali Zoologiche kmq % Urbanizzato 1,97 0,57 Agricolo omogeneo 45,13 13,10 Agricolo eterogeneo 43,59 12,66 Formazioni riparie di pianura 1,18 0,34 Corsi d'acqua montani 0,86 0,25 Boschi a predominanza di leccio 18,47 5,36 Boschi di latifoglie decidue submediterranee

171,40 49,76

Prati rocciosi 25,96 7,54 Boschi di faggio 33,51 9,73 Praterie dei piani carsici 1,20 0,35 Prati ipsofili 1,15 0,33

Di seguito viene data una descrizione di tali Unità Ambientali Zoologiche: Urbanizzato (ZUu)

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Consiste nei pochi centri abitati presenti nell'area, tutti di modeste dimensioni. La fauna è costituita, oltre che da un certo numero di specie euriecie e sinantropiche, da alcune specie rupicole e cavernicole; fra queste ricordiamo la forma selvatica di Columba livia, alcuni strigiformi, Ptyonoprogne rupestris, Phoenicurus ochrurus e alcuni chirotteri. Agricolo omogeneo (ZAo)Unità ambientale distribuita nella parte Centrale dell'area di studio su sabbie e conglomerati lacustri a morfologia pianeggiante, a quote comprese entro i 500 m s.l.m.; la vegetazione, in gran parte artificiale, è costituita in prevalenza da colture erbacee, ma comprende anche prati-pascoli e aree cespugliate. La fauna è costituita prevalentemente da specie di zone aperte, fra le più caratteristiche si ricordano Galerida cristata, Saxicola torquata, Cisticola juncidis e Miliaria calandra; compaiono anche le specie più termofile di Anfibi (Bufo viridis), Rettili (Podarcis sicula, Elaphe longissima) e Insettivori (Suncus etruscus) e specie ubiquitarie oppure legate alle formazioni arbustive presenti negli impluvi e lungo i confini fra i diversi campi. Interessanti dal punto di vista naturalistico le presenze di Coturnix coturnix e Oenanthe hispanica; sono da segnalare inoltre due specie di averle, Lanius collurio e L. senator, e, fra gli accipitridi, Milvus milvus. Agricolo eterogeneo (ZAe)Unità molto eterogenea distribuita in massima parte a quote comprese fra 500 e 900 m, su substrati prevalentemente marnosi, costituita da un'alternanza di coltivi, pascoli, cespuglieti e boschi. Sia per le caratteristiche morfologiche e vegetazionali, sia per la distribuzione geografica, questa unità può essere considerata come una fascia di transizione fra le zone coltivate più basse (ZAo) e quelle con vegetazione naturale, distribuite prevalentemente a quote superiori (ZBm, ZBf, ZPx). La fauna risulta quindi ricca e ben diversificata, comprendendo specie legate ai diversi ambienti presenti in questa unità, mancano però quelle più esigenti, tipiche delle aree boscate estese e mature e quelle più strettamente montane. Numerosi i Rettili di ambienti ecotonali, tra cui si devono segnalare Lacerta viridis, Chalcides chalcides, Elaphe situla e Elaphe quatuorlineata. Numerose anche le specie di Mammiferi che si alimentano nelle zone più aperte e che trovano rifugio nelle zone boscate; tra queste si segnalano come tipiche Lepus europaeus, Hystrix cristata, Meles meles, Sus scrofa. Anche l'avifauna nidificante è composta in gran parte da specie euriecie oppure ecotonali; quelle di maggior rilievo, come Milvus milvus, Coturnix coturnix, Lullula arborea, Lanius collurio e, almeno fino agli anni '80, Emberiza hortulana sono tutte più o meno legate alle zone aperte. Formazioni riparie di pianura (ZRb)Unità di modesta estensione, costituita dai tratti del F. Mercure dove l'alveo è più esteso e vi sono formazioni riparie di discreta consistenza. La fauna vertebrata è decisamente ricca, in quanto comprende sia specie tipiche dei corsi d'acqua, come Rana dalmatina, Natrix natrix, Gallinula chloropus, Charadrius dubius, Alcedo atthis e Cettia cetti, che specie legate alle formazioni riparie arbustive e arboree, come Milvus migrans, Otus scops, Picoides major, Hippolais polyglotta, Muscicapa striata, Oriolus oriolus e numerosi chirotteri che in questi ambienti trovano abbondante nutrimento. Nell'ambito dell'area di studio questa Unità riveste presumibilmente una certa importanza, in quanto, come tutte le zone umide, appare idonea per la sosta e per lo svernamento di numerose specie ornitiche. E' necessario aggiungere che, comunque, in prossimità dell'area di indagine

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esistono corsi d'acqua (in particolare il F. Sinni) con formazioni riparie ben più estese e notevolmente più importanti dal punto di vista faunistico. Corsi d'acqua montani (ZRa)Unità costituita da alcuni corsi d'acqua presenti nelle zone montane dell'area d'indagine; si tratta in tutti i casi di tipici torrenti appenninici caratterizzati da forte pendenza, substrato prevalentemente roccioso e scarsa portata estiva. Scorrono per lo più in zone forestali (Unità Ambientali ZBf, ZBm, ZBl e boschi di ZAe) e spesso la vegetazione riparia è poco differenziata da quella del bosco circostante; si tratta quindi di formazioni la cui individuazione e delimitazione risultano difficili. La fauna comprende in gran parte specie presenti nei boschi circostanti, e in particolare quelle più spiccatamente mesofile, come Salamandrina terdigitata, Parus palustris e Pyrrhula pyrrhula, ma anche specie direttamente legate al corso d'acqua, come Rana dalmatina, Rana italica, Motacilla cinerea, Cinclus cinclus e Neomys fodiens. Boschi e boscaglie termofili a predominanza di leccio (ZBl) Unità costituita da grossi patches con vegetazione naturale, boschi a predominanza di leccio e cespuglieti di degradazione, dislocati in alcune forre presenti nella parte centromeridionale dell'area considerata, a contatto con le Unità ZAo e, a Sud, ZAe. Di modesto interesse dal punto di vista faunistico, sia per la generale povertà delle leccete, che per la scarsa maturità dei boschi in esame, ospitano le specie mesofile più comuni, come Triturus carnifex, T. cristatus, Bufo bufo, Rana dalmatina, Sorex minutus. Rivestono comunque una certa importanza come aree corridoio e di rifugio per numerose specie che si nutrono nelle Unità Ambientali Zoologiche circostanti: Vulpes vulpes, Mustela nivalis, Martes foina, Sus scrofa. Boschi di latifoglie decidue submediterranee (ZBm)Si tratta dell'unità più rappresentata nell'area di interesse, distribuita generalmente al di sotto dei 1.000 m di quota. Costituita per lo più da boschi a predominanza di cerro, comprende comunque anche boscaglie a predominanza di roverella, vaste aree di boschi di transizione con la faggeta e boscaglie di ontano napoletano. Le comunità animali sono quelle tipiche delle cenosi forestali: l'estensione, talvolta notevolissima, di questi boschi, permette la presenza di specie piuttosto esigenti come Salamandra salamandra, Salamandrina terdigitata, Rana italica, Coronella girondica, Accipiter nisus, Columba palumbus, Picoides major, Nyctalus noctula, Tadarida teniotis, Dryomys nitedula, Muscardinus avellanarius, Canis lupus, Mustela putorius, Meles meles. Nell'ambito di questa Unità Ambientale Zoologica esistono inoltre alcune aree, come il Bosco di Magnano, dove le cenosi boscate hanno raggiunto un alto grado di complessità e maturità e appaiono in grado di ospitare anche le specie forestali più stenoecie ed esigenti, come Accipiter gentilis, Picoides medius e P. minor. Prati rocciosi (ZPx)Si tratta di praterie a copertura discontinua e con rocce affioranti, spesso con arbusti bassi sparsi, largamente distribuite nelle porzioni meridionali e orientali dell'area considerata e, a NW, nella zona del M. Rossino e del M. Zaccana, a quote comprese fra 750 e 1.700 m, quasi esclusivamente su substrati calcarei spesso con forti pendenze; comprende anche alcune aree rupestri. Unità piuttosto omogenea, caratterizzata da una scarsa diversità

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strutturale in senso sia verticale che orizzontale e da una forte variabilità stagionale, ospita una fauna che comprende numerose specie di rettili di ambienti soleggiati, fra i quali è da segnalare Coronella austriaca, e specie ornitiche esclusive delle praterie (molte si ritrovano nelle Unità Ambientali Zoologiche ZPc e ZPi); fra quelle di maggior interesse ricordiamo Alectoris graeca, Lullula arborea, Anthus campestris, Oenanthe oenanthe, Monticola saxatilis e M. solitarius, presenti rispettivamente al di sopra e al di sotto dei 1.000 m circa di quota, Emberiza citrinella e E. cia (queste ultime due specie presenti solo in particolari situazioni ambientali). I prati rocciosi sono poi utilizzati come aree di caccia da alcuni rapaci diurni e notturni che nidificano in questa o in altre Unità Ambientali (oppure fuori dall'area considerata), come Aquila chrysaetos, Falco tinnunculus, F. peregrinus e Bubo bubo. Fra le specie di mammiferi caratteristiche di ambienti aperti ricordiamo Talpa romana e Talpa caeca (presenti, la prima, alle quote più basse e, la seconda, più in alto), Suncus etruscus, Lepus europaeus, Boschi di faggio (ZBf)Unità ampiamente rappresentata nelle zone occidentali e meridionali dell'area di interesse a quote comprese fra 1.000 e 2.000 m, costituita da boschi d'alto fusto continui e omogenei, caratterizzati da un livello sempre piuttosto elevato di maturità e complessità strutturale. Il numero di specie complessivo delle faggete è inferiore a quello dei boschi di latifoglie decidue submediterranee (ZBm), ma sono qui più frequenti gli elementi stenoeci legati alle foreste mature a carattere mesofilo; da segnalare Podarcis muralis, che in quest'area del Meridione presenta una diffusione limitata alle quote più alte, Sciurus vulgaris, Glis glis. Fra le specie ornitiche di maggior valore naturalistico ricordiamo Certhia familiaris, la cui presenza è stata recentemente accertata, Accipiter gentilis, Dryocopus martius, Picoides medius, P. minor, Phylloscopus sibilatrix e Ficedula albicollis. Nelle radure più ampie e ai confini fra la faggeta e le zone aperte (ZPx, ZPc e ZPi) sono presenti alcune specie ecotonali come Lullula arborea, Anthus trivialis e Emberiza cia. In questa Unità Ambientali trovano inoltre l'ambiente di elezione tre specie di mammiferi rare e di estremo interesse, la cui presenza, segnalata soltanto a scala regionale, appare probabile: Canis lupus, di cui si hanno anche segnalazioni da parte del Corpo Forestale dello Stato, Martes martes e Felis silvestris, presenti solo in aree non antropizzate. Praterie dei piani carsici (ZPc)Unità di modestissima estensione, costituita da praterie pascolate, prevalentemente da bovini, su pianori situati attorno ai 1.300 m di quota, nel quadrante SE dell'area considerata, in contatto con le faggete (ZBf). Viene frequentata da specie silvicole della Unità Ambientale vicina, che qui trovano condizioni favorevoli per la ricerca del cibo (come Accipiter gentilis, A. nisus, Columba palumbus, Turdus viscivorus, Sus scrofa e chirotteri silvicoli). L'umidità del suolo permette la presenza di numerosi anfibi, fra cui Bufo bufo, Rana dalmatina e R. italica. Fra le specie ornitiche tipiche delle zone aperte o dell'ecotono faggeta-prateria, ne sono presenti alcune di interesse naturalistico, come Falco tinnunculus, Alectoris graeca, Lullula arborea, Anthus campestris, Saxicola rubetra, Oenanthe oenanthe, Monticola saxatilis e Emberiza citrinella. Prati ipsofili (ZPi)Unità di modesta estensione, localizzata nel quadrante SE dell'area considerata, al di sopra del limite della vegetazione arborea. Ė da considerare come la continuazione, a

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quote più elevate, dell'Unità ZPx. La semplicità strutturale di questo ambiente e la rigidità del clima fanno sì che le zoocenosi siano costituite da un numero piuttosto limitato di specie, con una chiara predominanza degli elementi tipicamente montani. Fra gli uccelli nidificanti, i più comuni sono Anthus spinoletta, esclusivo di questa Unità Ambientale, Oenanthe oenanthe e Carduelis cannabina; fra le specie che utilizzano le praterie d'alta quota come aree di alimentazione, oltre ad alcune che vivono nelle faggete (ZBf), sono da segnalare Aquila chrysaetos e Falco peregrinus. Ai confini con le unità sottostanti sono presenti Lullula arborea, Anthus trivialis, Monticola saxatilis e Emberiza cia. Si segnalano inoltre in questa Unità Ambientale alcune specie di rettili (Podarcis sicula, Chalcides chalcides, Vipera aspis) che, grazie alla loro condizione di eterotermi, riescono a superare i periodi sfavorevoli.

CLIMATOLOGIA E METEOROLOGIA Il territorio circostante l’area della centrale denominata Mercure è attraversato dall’omonimo fiume e fa parte di un compartimento climatico mediterraneo. Tuttavia l’accentuata orografia è tale, da determinare in esso più varietà di climi, che vanno dal marittimo all’Alpino, con una fisionomia spiccatamente mediterranea. Secondo una più dettagliata suddivisione del territorio italiano fatta dal Rosini e dal Mennella, la regione della Calabria si presenta come una delle due Sezioni del Compartimento climatico Calabro-Siculo le cui caratteristiche climatiche sono la marittimità e soprattutto la mitezza termica nella stagione invernale. Dalle coste alle vette più elevate, i climi vanno da quello più mite costiero a quello alpino, che però si presenta con un inverno freddo solo a tratti, intervallato da periodi temperati insperabili in zone d'altitudine. L'andamento termico nelle zone costiere è uno dei più favorevoli, le medie di gennaio, infatti, si aggirano tra i 9 e i 10 °C. In Calabria si riscontra un ben definito incremento della quantità di pioggia con l'altitudine ed un uniforme regime annuale con massimo nel semestre invernale (mese di dicembre con entità compresa tra i 140 e i 170 mm) e minimo in luglio (da 5 a 15 mm). Le masse d'aria che si avvicendano in questa regione sono, prevalentemente, quelle intermedie calde e sul versante ionico si risente l'effetto delle perturbazioni provenienti da SE originate dalle depressioni mediterranee. In inverno, le depressioni atlantiche raramente interessano questo Compartimento; i periodi di tempo cattivo vi sono determinati dalle depressioni che si originano sul Mediterraneo occidentale e sull'Africa settentrionale. In primavera, si ha gran variabilità del tempo: si avvicendano periodi d’annuvolamento stratificato a periodi d’instabilità atmosferica. Le depressioni del pur lontano Golfo Ligure originano su questo Compartimento delle forti correnti occidentali che poi tendono a divenire settentrionali. In estate, prevalgono le pressioni livellate, con venti deboli a carattere di brezza: i temporali sono rarissimi nelle zone costiere e più frequenti nell'interno. In autunno, vi si possono avvicendare le depressioni d’origine atlantica e quelle mediterranee: il numero dei temporali è piuttosto elevato. Questa regione in linea di massima è caratterizzata da un clima subtropicale denominato "mediterraneo" e che appartiene, secondo la classificazione di Köppen, al clima temperato con estate secca (Csa).

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L'andamento termico nella regione risente sia della presenza del Mar Tirreno che dell’effetto orografico del monte Pollino. Il clima, per quanto riguarda la temperatura, presenta le caratteristiche tipiche delle zone temperate subtropicali. Le isoterme vere si presentano pressoché parallele alla costa e con il nucleo dei valori minimi in corrispondenza del monte Pollino. A livello annuale, si riscontrano valori medi di temperatura relativamente elevati (l’area in esame è in una zona di temperatura pressoché uniforme, tra i 12 e i 13 °C, che si estende ampiamente a N verso l’interno). Nella tabella seguente sono riportati i valori medi mensili della temperatura in alcune stazioni circostanti la zona in studio (dal Mennella).

Temperatura dell'aria

Stazione G F M A M G L A S O N D Anno

Paola 30m s.l.m. 11.5 11.7 12.9 15.5 19.1 22.6 25.1 25.7 23.7 20.5 16.1 12.8 18.1

Cosenza 256 m s.l.m

8.4 8.7 12.2 15.0 18.6 24.1 26.9 26.7 23.3 18.8 14.5 9.9 17.2

Moliterno 879 m s.l.m 3.8 3.6 7.5 11.5 14.8 19.6 23.6 24.4 19.2 14.7 9.9 5.8 13.2

Castrovillari 353 m s.l.m. 7.5 7.8 10.9 14.1 17.5 22.8 25.6 25.9 22.7 18.4 14.0 9.4 16.4

Trepidò 1295 m s.l.m.

1.0 1.0 3.7 6.5 10.4 15.2 17.5 17.3 14.3 10.2 6.6 2.3 8.8

Per il sito in esame, i valori medi di temperatura possono essere desunti da quelli della stazione AM di Latronico, situata nella valle parallela e orograficamente simile. La media annua per Latronico è di 12.8°C; il valore massimo medio estivo (riscontrato in agosto) è di 22.7°C e quello minimo medio invernale (riscontrato in gennaio) è di 5.2°C. Anche nelle altre postazioni (con l’esclusione di quella a più alta quota) non si ha molta differenza tra i valori medi di luglio e di agosto, e tra quelli di gennaio e febbraio a confermare rispettivamente l’influsso marittimo e la mitezza del clima. Nella tabella seguente sono riportati i dati estremi rilevati dalla stazione meteorologica di Latronico per gli anni 1996-2000.

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Temperatura dell'aria

Latronico G F M A M G L A S O N D Anno

Max assoluta °C 14.4 18.2 18 25.2 25 30 32.8 34.1 30 25 26.8 16 34.1

Temperatura media °C

5.2 4.7 6.5 10 15.5 20.2 21.9 22.7 17 13.2 9.6 5.7 12.8

Min. assoluta °C -6 -6 -4 -2.4 4 9 11 12 7 0.4 -2.4 -5.4 -6 Il regime pluviometrico nella zona in esame mostra un regolare aumento delle precipitazioni con l'altitudine, e un regime pluviometrico con un singolo massimo nella stagione fredda. Nella seguente tabella sono riportati i dati mensili di alcune stazioni relative ai bacini che sfociano nel mar Tirreno nella zona presa in esame. (Mennella).

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Precipitazioni

STAZIONE G F M A M G L A S O N D Anno

mm 228 173 132 100 96 37 19 34 81 149 200 264 1513Campotenese 965 m s.l.m giorni 12 16 10 8 8 4 2 3 5 9 11 12 94

mm 277 238 205 166 135 57 30 42 119 207 256 319 2051Lagonegro 666 m s.l.m giorni 14 12 11 11 10 5 3 4 6 10 12 14 112

mm 170 137 109 83 86 33 18 30 79 124 154 201 1224Rotonda 630 m s.l.m giorni 12 10 10 8 9 5 2 3 5 9 11 12 96

mm 315 273 186 140 123 58 25 42 123 224 282 379 2170Trecchina 500 m s.l.m giorni 13 12 11 10 10 4 3 3 6 10 13 14 109

mm 196 155 125 95 97 47 21 27 110 178 188 249 1488Maratea 300 m s.l.m giorni 13 11 10 9 9 4 2 2 6 10 12 14 102

mm 173 143 101 83 85 37 16 29 105 160 165 216 1313Acquafredda 84 m s.l.m Giorni 12 10 9 8 7 3 2 2 5 9 11 12 90

La quantità media annua della pioggia, è tra le più alte della regione: varia dai 1313 mm di Acquafredda (86 m s.l.m.) su 90 giorni piovosi ai 2170 mm di Trecchina (500m s.l.m.) su 109 giorni piovosi. L'estate risulta molto secca: si riscontrano valori che sono circa un terzo del limite di 30 mm nel mese più caldo che definisce, secondo Koppen, la componente di aridità del clima. In luglio non si hanno che due o tre giorni piovosi per quasi tutte le stazioni considerate. Annualmente i giorni piovosi variano da 90 per le stazioni a bassa quota a 112 per quelle a quota più elevata. A livello mensile si raggiunge una frequenza di 14 giorni di pioggia nei mesi più piovosi. L'umidità atmosferica si presenta con valori moderati sia nelle stazioni della costa che nell'interno: le medie annue sono rispettivamente di 68% e di 66%, mentre le medie dei mesi invernali in nessun caso raggiungono l'80%. Le medie dei mesi estivi, caratteristica comune delle stazioni del versante Tirrenico, sono più sostenute sulla costa, con valori intorno al 68%, che non nell'interno dove si riscontrano valori intorno al 55%. I valori medi mensili e stagionali per le stazioni di Paola e Potenza sono riportati nelle seguenti tabelle.

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Umidità dell'aria

Stazione/parametro G F M A M G L A S O N D Ann

o Paola

Media ore 7 72 70 74 73 74 70 71 69 68 70 72 72 71 Media 69 67 70 70 72 68 69 68 65 66 68 68 68

Media ore 13 65 63 65 67 70 67 67 66 62 62 64 64 65 gg. ur >95% ore 7 1.0 1.0 1.4 1.4 2.0 - - 0.2 - 0.6 0.4 0.8 8.8

gg. ur <30% ore 13 0.2 0.2 0.8 0.8 - - - 0.2 - 0.4 0.2 0.2 3.0 Potenza

Media ore 7 86 80 80 75 77 66 68 64 75 83 83 85 77 Media 81 72 70 64 65 55 55 50 61 70 75 80 66

Media ore 13 75 64 59 53 53 44 42 36 46 58 67 75 56 gg. ur >95% ore 7 4.0 3.2 2.6 2.8 1.8 - 1.4 - 1.0 5.4 1.6 5.6 29.4

gg. ur <30% ore 13 0.4 1.0 2.6 2.6 1.6 4.0 6.4 10.4 4.6 2.2 - 0.2 36.0

L'andamento dell'umidità relativa alle ore 7 e alle ore 13 mostra come, per l'area in studio, sia elevato il numero di giorni con umidità relativa maggiore del 95% alle ore 7 (29.4) e con umidità relativa inferiore al 30% alle ore 13 (36). I valori medi mensili della postazione meteorologica di Latronico, forniti dal Menella e riportati nella tabella seguente, si presentano leggermente più bassi per tutti i mesi dell’anno.

Latronico G F M A M G L A S O N D AnnoUmidità

relativa Media %

77 69 67 62 65 55 54 52 59 69 75 77 65

Il regime anemologico della zona è caratterizzato da ventosità mediamente elevata ed influenzata dai rilievi. La rosa dei venti annuale della stazione meteorologica di Latronico, relativa ad un periodo di 5 anni dal 1996 al 2000, mostra la prevalenza di venti da due direttrici principali: ENE e WSW con prevalenza di quest’ultima.

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5 10 15 20%

S

135

E

45

N

315

W

225

ROSA DEI VENTIPERIODO DAL 01/01/96 AL 29/12/00

NUMERO DI OSSERVAZIONI : 30811

VR

Centrale di Mercure

0 5 10 15 20%

SCALA FREQUENZE

CALMA22.2%

VARIABILE1.3%

VELOCITA' DEL VENTO.5 2 4 6 9 12m/s

Anche le calme sono rilevanti e caratteristiche delle condizioni orografiche di bacino che tendono ad accumulare l’aria fredda e farla ristagnare nel fondovalle. Un’importante caratteristica dell’atmosfera per la valutazione delle modalità di dispersione degli inquinanti è il suo grado di turbolenza parametrizzabile attraverso la valutazione delle classi di stabilità secondo Pasquill. A partire dai dati meteorologici relativi alla stazione A.M. di Latronico è stata valutata la ripartizione delle classi di stabilità a livello mensile e annuale come indicato in tabella. L’andamento annuale mostra il massimo per la categoria D (57%) neutrale, seguito dalla categoria F+G (19.7) di forte stabilità. A livello mensile le categorie instabili (A, B, C) mostrano gli andamenti tipici, cioè le frequenze maggiori nei periodi caldi, mentre le categorie stabili (E, F+G) mostrano

CLASSE DI STABILITÀ (frequenze %) MESE

A B C D E F+G TOTGEN 0.0 1.0 2.8 55.8 7.9 32.4 100FEB 0.0 1.7 3.2 65.5 9.4 20.1 100MAR 0.0 3.4 5.2 64.3 10.8 16.3 100APR 0.6 5.4 8.2 66.5 7.0 12.3 100MAG 3.7 8.5 10.7 56.8 6.9 13.3 100GIU 4.0 11.3 12.6 43.3 10.0 18.7 100LUG 4.3 10.0 13.3 46.5 8.2 17.6 100AGO 2.6 11.4 12.5 41.5 10.2 21.7 100SET 0.6 7.9 9.3 49.7 10.9 21.5 100OTT 0.0 3.4 7.2 54.0 13.5 21.9 100NOV 0.0 0.7 3.5 64.3 10.8 20.6 100DIC 0.0 0.5 2.9 69.7 6.5 20.3 100ANNO 1.2 5.2 7.4 57.0 9.4 19.7 100

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frequenze massime in autunno e in inverno. La categoria neutra (D) si presenta con frequenza elevata in tutte le stagioni.

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Paesaggio La situazione attuale La base territoriale dell'area in cui si inserisce l'impianto è costituita da un tratto della valle del F. Mercure, delimitato dai versanti collinari che ne delimitano lateralmente l'impluvio. In questo contesto, le aree e gli elementi che costituiscono il panorama locale si possono raggruppare sostanzialmente in due unità di paesaggio piuttosto omogenee, che consistono rispettivamente nel fondovalle e nei versanti collinari che lo delimitano ai due lati. Il fondovalle, relativamente aperto, è mosso da ondulazioni che raccordano le propaggini inferiori delle alture circostanti alla ristretta piana attraversata senza incisioni decise dall'alveo del fiume. Gran parte del fondovalle è caratterizzata dalla presenza di colture (principalmente erbacee), che assecondano la morfologia del terreno con superfici uniformi, di colorazione variabile in funzione della fase del ciclo colturale. Sui bordi della fascia agricola, in alcuni punti (e, in particolare, in prossimità dell'impianto) si inseriscono digitazioni più o meno estese che scendono dalle formazioni arboree o arbustive dei versanti collinari, giungendo anche fino al corso del Mercure. La conformazione ondulata del fondovalle ostacola la intervisibilità orizzontale, per cui la visuale reciproca delle sue varie parti è spesso impedita dai leggeri innalzamenti del terreno; l'impianto stesso, in particolare, dai punti di vista meno rilevati non risulta visibile o, comunque, non lo risulta nella sua interezza, ma soltanto negli elementi a maggior sviluppo verticale. Per quanto riguarda gli edificati, il fondovalle, oltre che l'impianto stesso ed una limitrofa area produttiva, accoglie pochi raggruppamenti abitativi, costituiti per lo più da un numero limitato di edifici, in alcuni casi anche isolati, raccordati dalla viabilità locale. I versanti collinari presentano un discreto sviluppo altitudinale, con dislivelli rispetto al fiume anche di 800÷900 m, ma, nonostante questo, i loro pendii appaiono relativamente poco acclivi e si raccordano senza cesure brusche con il piano di fondovalle. Per la maggior parte, questi rilievi hanno una connotazione paesaggistica alquanto naturale, essendo coperti soprattutto da boschi di latifoglie tipici dell'Appennino, interrotti da alcuni prati collinari e confinanti, verso il bordo inferiore, con qualche arbusteto. Le incisioni dovute al corso dei torrenti tributari del Mercure, pur se marcate e relativamente profonde, si presentano piuttosto ampie ed aperte, con pendii laterali poco ripidi; alcune aree in erosione, scoperte, sono scarsamente visibili. La naturalità dei versanti viene mitigata dalla presenza di alcune frazioni abitative di modesta o minima dimensione, che si aggregano a mezza costa o lungo i crinali. Tra queste, spicca il nucleo di Rotonda, che costituisce l'edificato principale nei dintorni dell'impianto e si colloca ad una quota intermedia, seguendo la morfologia del crinale che separa il Fosso Paraturo dal Fosso di Grottascura, con le caratteristiche tipiche dei centri collinari dell'Appennino italiano. Per quanto riguarda gli altri elementi di artificialità, va segnalato, soprattutto, l'imponente viadotto autostradale che attraversa in quota con grandi campate la valle del fiume e che, per la posizione rilevata e le dimensioni, risulta intervisibile per gran parte dell'area (Centrale del Mercure inclusa) e costituisce un "ponte" di connessione ideale tra l'ambito locale, sostanzialmente agro-silvestre, e quello circostante, prossimo e lontano.

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La Centrale è situata sul fondovalle, in un contesto a carattere agricolo, nell'ambito del quale, comunque, non costituisce l'unico insediamento produttivo. Come già accennato, l'ondulazione del terreno limita la visibilità dell'impianto dalle parti basse della valle, mentre la sua sagoma risulta percepibile dalla maggior parte dei versanti locali. Le strutture della Centrale esistente, pur se paesaggisticamente eterogenee rispetto alla connotazione agricola degli immediati dintorni, per la loro presenza pluridecennale nel luogo, sono ormai entrate a far parte del patrimonio visivo locale, in seguito al naturale processo di assimilazione percettiva e culturale da parte della popolazione locale, e si può ritenere che costituiscano ormai un elemento organico del panorama. In sintesi, nel paesaggio dell'area circostante il sito della Centrale del Mercure si possono distinguere una fascia superiore (versanti collinari) a preminente connotazione naturale ed una inferiore (fondovalle) in cui i segni della gestione del territorio (soprattutto agricola) da parte dell'uomo sono evidenti; in questo quadro, tra gli elemeni visivi a maggior connotazione artificiale, l'attenzione dell'osservatore viene polarizzata dalla Centrale e, soprattutto, dal grande viadotto che domina lo scenario dai rilievi su cui poggia; queste strutture, comunque, si sono ormai inserite organicamente nell'ambito visuale locale e la loro presenza si può ritenere "sedimentata" nel substrato culturale della popolazione ed integrata nell'immagine che viene percepita dei luoghi. La situazione finale Il confronto tra la fisionomia della Centrale prima e dopo la realizzazione del progetto di riattivazione a biomasse può essere effettuato tramite le viste prospettiche allegate (Figure 4.5/I-II e 4.5/III-IV), che riportano la situazione ante operam e la simulazione finale, dopo la trasformazione ed il completamento delle operazioni di demolizione delle opere esistenti non più necessarie e le finiture interne e perimetrali. Al fine di valutare l'impatto visivo del progetto secondo i canali di massima fruizione del paesaggio, i punti di vista selezionati per le fotosimulazioni (Figure 4.5/V-VI) sono stati scelti in modo da essere rappresentativi di situazioni riferite alla fascia della medio-breve distanza. Questo ambito di territorio rappresenta infatti l'insieme dei punti di vista che inseriscono l'oggetto in pieno rapporto con il contesto paesaggistico: a distanze inferiori l'oggetto stesso viene percepito nelle sue singole componenti architettoniche, ma non nel suo insieme, mentre a distanze superiori esso si perde nelle vedute di sfondo e diventa più complesso il riconoscimento del suo specifico contributo alla modificazione del contesto visuale di cui fa parte. I nuovi manufatti necessari per la trasformazione della Centrale interessano aree che ricadono all'interno del perimetro di competenza dell'impianto esistente. Tra le varie modifiche architettoniche in progetto, l'unica di un certo rilievo, facilmente percepibile alla distanza presa in considerazione per le simulazioni, consiste nella scomparsa della massa cilindrica del serbatoio nafta, che è stata sostituita dai cumuli di stoccaggio del nuovo combustibile (cippato di legno); queste nuove entità saranno caratterizzate, rispetto al serbatoio, da uno sviluppo orizzontale maggiore, ma da un'elevazione inferiore, per cui risulteranno meno visibili dal piano di fondo valle, in quanto saranno più agevolmente nascoste dalle sue ondulazioni. Per quanto riguarda gli altri punti di vista, peraltro, la sostituzione non comporta una particolare variazione della connotazione sostanziale del sito.

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Analoga considerazione si può fare per le altre modifiche strutturali (quali, ad esempio, la modifica dell'edificio di caldaia), che sono, comunque, meno prontamente rilevabili dai punti di vista significativi. Dalle zone più distanti dalle opere, infine, le modifiche vengono percepite in modo meno dettagliato e le nuove strutture sono notate come elementi meno distinti dall'architettura complessiva. In conclusione, quindi, sulla base di questo quadro si può ritenere che l'impatto visivo derivante dalla trasformazione in progetto per la Centrale del Mercure non altera la fisionomia e la qualità intrinseca del paesaggio circostante rispetto alla situazione attuale. L’inserimento, infine, di una idonea schermatura arborea lungo i confini della recinzione di impianto contribuirà alla mitigazione visiva dei cumuli del legno cippato e dell’impianto nel suo complesso. Considerazioni sull’impatto in ambiente idrico della sezione termoelettrica a biomasse La situazione attuale dell'ambiente acquatico considerato rientra in margini di qualità buona riferibile ad ecosistemi interessati da una pressione antropica rilevabile ma non eccessiva, alla quale concorrono, anche se in misura diversa e comunque non elevata, sia i parametri chimici che microbiologici provenienti essenzialmente da reflui civili. In particolare se si confrontano i risultati relativi alla classificazione del corso d'acqua in esame, ottenuti dalle indagini effettuate da Enel Laboratorio di Piacenza nella prima metà degli anni novanta, con quelli del reticolo idrografico regionale (P. Achille, F. Ambrico, G. Percoco, M. Tramutoli: "La qualità delle acque del reticolo idrografico della Basilicata". Basilicata Regione Notizie 2000) si può notare come lo stato ecologico del tratto di Fiume Mercure preso in esame si collochi in posizione medio alta rispetto all'ambito regionale, soprattutto se confrontato con lo stato ecologico dei tratti di più a valle dei corsi d'acqua lucani. A questi si aggiungano, a conforto, i risultati dell’indagine svolta nel novembre 2005. In proiezione futura, sul piano dei reflui liquidi, si prevede che il nuovo assetto di impianto comporterà una riduzione della quantità di calore scaricato in ambiente acquatico ed un miglioramento delle caratteristiche chimiche delle acque smaltite. L’acqua utilizzata per il ciclo di raffreddamento, infatti, non subisce alcuna sostanziale alterazione delle sue caratteristiche chimiche e viene restituita al Fiume Mercure con un leggero innalzamento di temperatura nel rispetto, comunque, dei limiti di emissione degli scarichi idrici in acque superficiali secondo quanto previsto dal decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e sue successive modifiche e integrazioni. Rispetto al funzionamento ad olio, la quantità di calore apportata con lo scarico sarà notevolmente ridotta sia a causa del decremento di potenza installata (si è passati da 150 MWe a 41 MWe) sia in seguito al ripristino della piena funzionalità delle torri di raffreddamento, con minimizzazione delle portate di spurgo ulteriormente raffreddate grazie all’installazione prevista di un nuovo refrigerante come mostrato nello schema di principio seguente. Pertanto si può ritenere che la realizzazione del progetto costituisca un elemento positivo ai fini del mantenimento di un buon livello di qualità dell'acqua nel tratto di fiume in esame.

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Considerazioni sull’impatto per la qualità dell’aria della sezione termoelettrica a biomasse Le eventuali influenze indotte dal progetto sono legate essenzialmente all’emissione di effluenti gassosi (SO2 e NOx) prodotti dalla combustione delle biomasse durante l'esercizio dell'impianto. A questo proposito, occorre prima di tutto evidenziare che la situazione futura si diversificherà, rispetto a quella ante-operam, per una sostanziale riduzione dei contributi dell’impianto, sia per quanto riguarda SO2 che per NOx. Al fine di valutare gli effetti ecotossici dei contributi al suolo previsti per la situazione futura, si deve fare riferimento ai livelli critici raccomandati dalla WHO (World Health Organization, 1995) per la protezione della vegetazione, che sono: • SO2

− 10 µg/m3 come media annuale, per le specie vegetali più sensibili (licheni), − 20 µg/m3 come media annuale, per foreste e vegetazione spontanee, − 30 µg/m3 come media annuale, per le coltivazioni.

• NOx

− 30 µg/m3 come media annuale (somma NO+NO2 espressa come µg/m3 di NO2), per tutte le specie vegetali.

Per la situazione futura, con l'impianto funzionante a biomasse, le concentrazioni massime previste per i contributi al suolo di SO2 e di NOx, (calcolate tramite simulazione modellistica come medie annuali specificamente ai fini della previsione degli effetti sulla vegetazione) sono le seguenti: • SO2: 1,5 µg/m3 media annuale • NOx: 6,01 µg/m3 media annuale (somma NO+NO2 espressa come µg/m3 di NO2) Il confronto dei valori massimi previsti dalla modellazione con i valori di livello critico raccomandati da WHO mostra che la situazione futura sarà caratterizzata da concentrazioni dei contributi di SO2 e di NOx decisamente inferiori ai limiti consigliati per la protezione della vegetazione, anche la più sensibile, e, comunque, tali da non determinare un incremento significativo del livello di fondo locale, anche nel punto di massima ricaduta. Sulla base, quindi, delle stime effettuate, non si possono ipotizzare effetti negativi sulla vegetazione connessi con le emissioni dell’impianto trasformato.

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2 PRECEDENTI AUTORIZZAZIONI E NORME DI RIFERIMENTO La Centrale termoelettrica del Mercure era originariamente costituita da due unità da 75 MW predisposte per il funzionamento a OCD (olio combustibile denso) e lignite per complessivi 150 MW di potenza elettrica lorda installata. L’autorizzazione alla costruzione era antecedente alla Nazionalizzazione della produzione di energia elettrica ed era stata rilasciata alla Società Meridionale di Elettricità con Decreto del Ministro per l’Industria e per il Commercio di concerto con il Ministro per i Lavori Pubblici in data 22 maggio 1962. Le due unità costruite con lo scopo di utilizzare prevalentemente le miniere di lignite presenti nella zona erano entrate in servizio rispettivamente:

Sezione 1 14 novembre 1965 Sezione 2 16 febbraio 1966

La sezione 1 è stata posta successivamente in stato di arresto, con cessazione dal servizio dal 01 maggio 1997. Per i prossimi anni non è previsto l’utilizzo di questa unità che non è adeguata ambientalmente e che resterà pertanto fuori servizio. La sezione 2 era stata disattivata e dichiarata dismessa al M.I.C.A. (oggi Ministero Sviluppo Economico) a far data dal 01 ottobre 1993 (rif. lettera Enel del 28 dicembre 1993 – prot.18403). La dismissione della sezione n.2 è stata altresì comunicata all’Ufficio Tecnico di Finanza di Catanzaro con lettera del 30.10.94 – Prot. 4795. L’Enel, con comunicazione del 25 settembre 2001 prot. EP/P2001003718, ha chiesto l’autorizzazione alla riattivazione in esercizio della sezione 2 per la produzione di energia elettrica per una potenza di circa 35 MW elettrici netti (41 MW elettrici lordi), alimentata con biomasse come definite ai punti 3 e 4 dell’allegato 2, sub allegato 1 al decreto ministeriale 5 febbraio 1998, in particolare con rifiuti dalla lavorazione del legno non trattati e scarti vegetali. Con provvedimento del 2 settembre 2002 della Provincia di Cosenza, Enel è stata autorizzata a modificare ed esercire la sezione 2 della Centrale del Mercure alimentata con biomasse come definite ai punti 3 e 4 dell’allegato, suballegato 1 al DM 5 febbraio 1998, in particolare con rifiuti della lavorazione del legno non trattati e scarti vegetali, in virtù della procedura semplificata prevista dagli articoli 31 e 33 del D.Lgs 5 febbraio 1997, n.22. Ai sensi della sopracitata autorizzazione l’impianto è stato completato ed è praticamente pronto ad inserirsi in esercizio commerciale. In data 08 febbraio 2007 con Decreto della Regione Calabria n. 536, Enel ha ottenuto esito favorevole alla Valutazione di Incidenza. Enel si impegna ad adempiere nell’esercizio dell’impianto a tutte le prescrizioni inserite nel citato decreto. Il Ministero dell’Ambiente e delle Tutela del Territorio e del Mare con nota del 01/02/2007, sulla base dei principi generali espressi dalla Corte di giustizia Europea, ha sollecitato che l’ENEL a presentare apposita istanza per adeguare l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Cosenza in data 02/09/2002 per la modifica della sezione 2 con impiego di biomasse, escludendo la possibilità che l’impianto possa utilizzare prodotti qualificabili come rifiuti.

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Con istanza del 02/03/2007 ENEL, a seguito della comunicazione pervenuta dal Ministero dell’Ambiente, ha avanzato alla Provincia di Cosenza la richiesta di variazione dell’autorizzazione, rilasciata il 02/09/2002, alla modifica ed esercizio della Sezione 2 della Centrale Mercure con impiego di biomasse, che recepisse la limitazione all’uso esclusivo di biomasse di origine vegetale provenienti da deforestazione, quale unico combustibile utilizzabile per alimentare l’impianto (biomasse combustibili, come indicato in allegao X parte V del D.lgs.152/06 Disciplina del combustibili ammessi), escludendo la possibilità di utilizzo di biomasse classificabili come rifiuti. ENEL, a seguito comunicazione della Provincia di Cosenza, ha inviato in data 10/05/2007 il progetto aggiornato relativo alla trasformazione della sezione 2 a biomasse che tiene conto:

- delle indicazioni pervenute dal Ministero dell’Ambiente sulla base dei principi generali espressi dalla Corte di giustizia Europea

- delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione rilasciata dalla Regione Calabria relativamente alla valutazione di incidenza

- delle varianti in corso d’opera del progetto autorizzato con atto del 02/09/2002. In data 27/06/2007 il progetto aggiornato è stato trasmesso a tutti gli Enti interessati per la partecipazione alla Conferenza di Servizi finalizzata al successivo aggiornamento dell’autorizzazione rilasciata il 02/09/2002. 2.1 AUTORIZZAZIONI Vedere Allegato E – Scheda B

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3 CICLO PRODUTTIVO, CAPACITA’, MATERIE PRIME E AUSILIARIE IMPIEGATE, Il progetto qui descritto fa riferimento alla documentazione autorizzativa presentata da Enel nel settembre 2001 ed ai successivi documenti integrativi prodotti che hanno poi condotto alla autorizzazione per la riattivazione in esercizio della sezione 2 della centrale del Mercure a biomasse come da provvedimento della Provincia di Cosenza del 2 settembre 2002. Esso contempla anche quanto inserito da Enel nella documentazione per la Valutazione di Incidenza presentata nel marzo 2006. Il progetto tiene altresì conto della proposta di assetto del ciclo delle acque di centrale, presentata alle Autorità locali al fine di ottenere l’autorizzazione agli scarichi idrici ai sensi del D.Lgs 152/06. Nel seguito sono descritte anche le modifiche progettuali derivanti da miglioramenti ambientali o da adeguamenti progettuali intervenuti in fase di rilascio di permesso a costruire o dal rispetto di prescrizioni di progetto e le motivazioni che le hanno determinate.

DESCRIZIONE DEL PROGETTO REALIZZATO PER LA RIATTIVAZIONE DELLA SEZIONE N.2 A BIOMASSE GENERALITA’ La caldaia della sezione termoelettrica n.2 è stata trasformata per renderla idonea ad erogare una potenza termica di circa 134,6 MW utilizzando esclusivamente combustibili da biomasse. La turbina, destinata a ricevere il fluido sviluppato dal generatore di vapore, produrrà circa 41 MW elettrici lordi, con immissione in rete di circa 35 MW elettrici netti. La tecnologia di combustione che è stata adottata è quella del letto fluido. Lo schema di funzionamento ha previsto il riutilizzo della turbina a vapore, dell’alternatore e del trasformatore elevatore dell’attuale unità n.2. La turbina è stata oggetto di opportuni interventi finalizzati a mantenere un alto rendimento anche nel nuovo assetto termodinamico. Il vapore prodotto dopo una prima espansione nel corpo AP (alta pressione) viene risurriscaldato e fatto espandere nei corpi di MP e BP (media e bassa pressione) della turbina. Il nuovo ciclo termico, al pari di quello passato, prevede quattro spillamenti dalla turbina per preriscaldare e degasare l’acqua d’alimento del generatore di vapore. Al termine dell’espansione, il vapore di scarico passa in fase liquida all’interno dell’attuale condensatore a superficie mediante acqua di raffreddamento proveniente dalle torri evaporative. Il condensato è inviato in caldaia per mezzo della pompa di alimento pre-esistente. E’ stata recuperata e riutilizzata parte dei componenti del precedente ciclo termico del vapore, dopo opportune attività di ripristino e di adeguamento.

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PRINCIPALI MODIFICHE TRA PROGETTO AUTORIZZATO NEL 2002 E PROGETTO IN FASE DI ULTIMAZIONE Di seguito vengono descritte le principali differenze tra il progetto presentato ed autorizzato nel 2002 e quanto realizzato e in fase di ultimazione. Tali differenze attengono prevalentemente a ulteriori miglioramenti ambientali che l’Enel, ha ritenuto opportuno introdurre nell’ottica di ridurre ulteriormente l’impatto ambientale della riconversione della Centrale del Mercure. Le modifiche progettuali apportate sono finalizzate ad una maggiore tutela delle risorse idriche, alla riduzione dell’impatto paesaggistico e alla riduzione del rumore.

MIGLIORAMENTI AMBIENTALI APPORTATI Ottimizzazione risorsa idrica e scarichi La rivisitazione del progetto ha portato ad una consistente riduzione dei prelievi di acqua dal fiume Mercure che sono passati da circa 4.000 mc/h a circa 200 mc/h. Il raffreddamento del condensatore in ciclo chiuso e la gestione delle acque di processo sono stati concepiti, infatti, con lo scopo primario di conseguire il migliore utilizzo della risorsa idrica, massimizzando i recuperi interni e conseguentemente minimizzando i prelievi. E’ stata razionalizzata la restituzione delle acque (di processo, piovane e biologiche) che avverrà in soli due punti: - al fiume Mercure, mediante una tubazione completamente interrata e previa verifica e

controllo dei parametri chimico-fisici, per le acque di processo; - al fosso Fornaci, per le acque meteoriche. Il tutto nel rispetto delle normative vigenti. In particolare, per il controllo della temperatura delle acque di processo da restituire al fiume Mercure, si impiegherà un idoneo refrigerante da installare in centrale. E’ stata prevista una “vasca di prima pioggia” di adeguata capacità al fine di contenere i primi cinque millimetri di pioggia, che saranno trattati successivamente in condizioni meteorologiche favorevoli. Riduzione impatto paesaggistico Per ridurre al minimo l’impatto paesaggistico sono state riconsiderate alcune esigenze; in particolare si è semplificato il parco combustibili e si sono riutilizzate strutture esistenti evitando di costruirne di nuove.

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Si è proceduto, infatti, ad una rivisitazione delle esigenze di stoccaggio combustibili semplificando al massimo il parco mediante: - riduzione dell’area destinata allo stoccaggio tronchi;

- eliminazione delle tre vasche di caricamento cippato, sansa e segatura sostituendole con una sola vasca divisa in due sezioni;

- eliminazione dei nastri di trasporto della sansa, della segatura, del cippato e conseguentemente, di tutte le tettoie di copertura.

Al fine di ridurre l’impatto sulla viabilità esterna, sono stati eliminati i due nuovi ingressi previsti sulla SP4 del Pollino. E’ stato inoltre eliminato il distributore di gasolio per automezzi originariamente esistente. E’ stata eliminata dal progetto la prevista stazione di decompressione metano. Il nuovo ITAR è stato realizzato utilizzando le opere civili del vecchio impianto e riutilizzando i silos per lo stoccaggio delle acque da trattare. E’ stato riutilizzato, previo adeguamento, l’esistente silos di stoccaggio ceneri leggere. E’ stata prevista la piantumazione lungo tutto il perimetro della centrale, nonchè la realizzazione di un’isola verde di circa 3.000 m2 nella zona sud del parco cippato raccordata al lato destro dell’alveo del fiume Mercure. Riduzione emissioni acustiche Al fine di ridurre ulteriormente le emissioni acustiche, è prevista la rilocazione della barriera costituita da pannelli fonoassorbenti attualmente installata sulla sezione 1 ferma; tale barriera, che sarà posta sul lato ovest della centrale, schermerà le emissioni acustiche del trasformatore a 220 KV della sezione 2. Sono state eliminate dal progetto inoltre le cippatrici fisse e gli impianti annessi. Le cippatrici che eventualmente saranno utilizzate saranno di tipo mobile su ruote.

SINTESI MODIFICHE PROGETTUALI APPORTATE Di seguito si riportano in forma dettagliata le modifiche progettuali apportate. Parco cippato: a) E’ stata ridotta, riconsiderando al ribasso le esigenze dell’impianto, l’area destinata allo

stoccaggio dei tronchi; b) E’ stata eliminata l’area di stoccaggio sansa, in quanto tale combustibile non sarà più

utilizzato;

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c) Sono state eliminate le tettoie di copertura delle aree di stoccaggio del cippato, della

segatura, della sansa e dei nastri di trasporto combustibili, per ridurre l’impatto visivo e conseguentemente i volumi edificati;

d) E’ stato eliminato il sistema di scarto e vaglio della segatura, con relativo locale di stoccaggio;

e) Sono stati eliminati i nastri di trasporto della segatura, del cippato e della sansa e sono state liberate le relative aree;

f) Sono state eliminate le tre fosse di carico del combustibile realizzando una sola vasca di caricamento divisa in due sezioni;

g) Sono state eliminate le cippatrici fisse con i relativi impianti annessi: le necessità di cippatura saranno coperte noleggiando una cippatrice di tipo mobile su ruote;

h) Sono stati eliminati, al fine di ridurre l’impatto sulla viabilità esterna, i due nuovi ingressi previsti sulla SP. 4 del Pollino;

i) E’ stato eliminato il distributore di gasolio per automezzi originariamente esistente; j) E’ stato eliminato il magazzino deposito materiali pesanti.

Combustibili: a) E’ stata eliminata la stazione di decompressione metano; per l’accensione dei

bruciatori a gasolio si ricorrerà all’uso di GPL in bombole, proseguendo poi a gasolio per il completo riscaldamento della caldaia, prima di passare alla combustione di cippato;

b) E’ stato bonificato il serbatoio “B” da 7.500 mc. destinandolo allo stoccaggio di acqua.

Impianto trattamento acque reflue (ITAR): a) Il nuovo ITAR è stato realizzato utilizzando le opere civili del vecchio impianto e

recuperando i silos esistenti per lo stoccaggio dell’acqua da trattare; si è evitato così di realizzare alcune opere previste e le aree relative sono state lasciate libere.

b) E’ stata realizzata una vasca di prima pioggia al fine di contenere i primi cinque millimetri di pioggia: questi, essendo potenzialmente inquinabili, saranno trattati successivamente in condizioni meteorologiche favorevoli;

c) Al fine di ridurre i reflui scaricati dalla centrale al fiume Mercure, le acque in uscita dall’impianto ITAR saranno riutilizzate nel circuito di raffreddamento in ciclo chiuso, riducendo, in tal modo, il prelievo dal fiume.

Circuito di raffreddamento in ciclo chiuso: a) L’intero circuito di raffreddamento del condensatore e dei macchinari di supporto alla

produzione è stato concepito con lo scopo primario di conseguire il migliore utilizzo della risorsa idrica, massimizzando i recuperi interni e conseguentemente minimizzando il prelievo di acqua dal fiume Mercure. La restituzione delle acque di processo (spurgo torri) e quelle biologiche, al fiume Mercure, avverrà mediante una tubazione completamente interrata e previa verifica e controllo dei parametri chimico-fisici; il tutto nel rispetto delle normative vigenti. In particolare è da rilevare che la realizzazione del circuito di raffreddamento in ciclo chiuso come sopra descritto, contemporaneamente al completo riutilizzo delle acque in uscita dell’impianto trattamento acque reflue (ITAR), ha portato all’eliminazione

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dell’utilizzo del fosso Bongiano quale ulteriore scarico di reflui della centrale verso il fiume Mercure. Anche il fosso Fornaci, originariamente previsto come scarico di acque di processo, sarà utilizzato solo per ricevere le acque piovane, successivamente ai primi cinque millimetri, e le restanti acque bianche.

Impianto stoccaggio ceneri leggere: a) E’ stato riutilizzato, previo adeguamento, l’esistente silos di stoccaggio delle ceneri

leggere evitando pertanto la costruzione del nuovo silos. Trasformatore principale 220 kV: a) Al fine di schermare le emissioni sonore emesse dal trasformatore utilizzato, sarà

rilocata la barriera fonoassorbente realizzata con pannelli modulari attualmente installata sulla sezione 1; la barriera, che sarà sul lato ovest della centrale, schermerà le emissioni acustiche incidenti sulle contrade di Santo Liguori e Pianette.

Caratterizzazione ai sensi della 471/99: a) E’ stata eseguita la caratterizzazione dei suoli e delle acque di falda all’interno e

all’esterno della centrale, secondo quanto stabilito dal Commissario per l’emergenza ambientale del territorio della Regione Calabria. I risultati delle caratterizzazioni, finalizzati ad individuare aree da sottoporre eventualmente a bonifica, sono in fase di validazione finale e saranno disponibili a breve.

Trasformatori contenenti PCB: a) Sono stati sostituiti tutti i trasformatori contenenti PCB. Amianto: a) E’ stato eliminato tutto l’amianto friabile presente in centrale; è da completare la

bonifica dall’ethernit di tutte le celle delle torri di raffreddamento in modo da eliminare completamente l’amianto dalla centrale.

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GENERALITA’

IL PROGETTO A BIOMASSE

La conversione in impianto di combustione a biomasse consente l’ottenimento dei seguenti vantaggi:

consistente riduzione delle incidenze ambientali, con particolare riguardo alle emissioni di CO2;

utilizzazione di un sito esistente ed idoneo dal punto di vista delle caratteristiche territoriali (orografia, aspetti idrologici, ecc);

presenza di infrastrutture elettriche (stazioni, linee ecc.) che, data la potenza del nuovo impianto inferiore alla attuale, non richiede la realizzazione di nuove linee di trasmissione;

riutilizzo di gran parte delle strutture e apparecchiature esistenti senza occupazione di nuovi terreni;

innesto su un tessuto sociale già integrato con le attività della Centrale e quindi in grado di cogliere al meglio le sinergie che essa offre all’economia della zona (occupazione diretta, indotto, ecc.);

presenza di biomasse recuperabili in aree adiacenti e limitrofe a quelle della Centrale del Mercure;

alimentazione parziale della Centrale con residui provenienti dalle pulizie dei boschi e dai residui di potatura degli alberi da frutta del bacino Calabro-Lucano;

Di seguito sono riportati i principali interventi di modifica previsti dal progetto che sono stati necessari per la riattivazione a biomasse della sezione 2:

modifica della caldaia, del sistema di combustione ed approntamento dei relativi ausiliari per l’impiego di biomasse;

riattivazione del macchinario principale del ciclo termico che è stato riutilizzato; la turbina a vapore, l’alternatore ed il trasformatore principale sono stati adeguati al nuovo assetto di funzionamento;

realizzazione di nuovi condotti aria/fumi e relative serrande; realizzazione dei sistemi di abbattimento delle emissioni tramite installazione di filtri

a maniche immediatamente a monte della ciminiera; realizzazione di sistemi e relative strutture per la preparazione, lo stoccaggio (parco

cippato e parco tronchi) e il trasferimento dei combustibili; la sezione di movimentazione delle biomasse avrà la funzione di ricevere, triturare, vagliare, stoccare e movimentare tutte le biomasse conferite alla Centrale;

realizzazione di un nuovo sistema di movimentazione e di stoccaggio delle ceneri; realizzazione di un nuovo impianto di trattamento delle acque reflue; l’acqua trattata

verrà ricircolata alle torri di refrigerazione; interventi di adeguamento e ripristino del sistema antincendio ed ampliamento nelle

aree del parco stoccaggio biomasse;

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collocazione della nuova Sala Manovre e delle sue pertinenze nel locale esistente

adibito a laboratorio chimico che è stato opportunamente adeguato e tramezzato per il nuovo utilizzo;

collocazione della nuova sala quadri di controllo e di alimentazione a bassa tensione in c.c. e c.a. privilegiata nei locali a quota 4,70 esistenti adiacenti la sala batterie che sono state oggetto di adeguamento per il nuovo utilizzo;

adeguamento e ripristino dei sistemi ausiliari per l’alimentazione delle nuove utenze; sono stati realizzati interventi sul sistema elettrico MT e BT, acqua servizi in ciclo chiuso, aria compressa, vapore ausiliario e acqua industriale;

risanamento del calcestruzzo delle torri di raffreddamento, sostituzione di parti interne e adeguamento delle apparecchiature ausiliarie, bonifica di parti interne contenenti amianto;

risanamento del calcestruzzo dell’opera di presa nonché adeguamento delle apparecchiature ausiliarie;

realizzazione di un impianto di osmosi inversa per la produzione di acqua demi; razionalizzazione ed adeguamento delle rete fognature con realizzazione vasca

prima pioggia; realizzazione di una tubazione per lo scarico delle acque e di pozzetti intermedi e

finale di ispezione, completa di argine in gabbioni e materasso di fondazione nella parte terminale e di savanella fugatrice;

rilocazione barriera fonoassorbente da trafo sez. 1 a trafo sez. 2.

Caldaia a biomasse – ciclo termodinamico a vapore (Rankine), in cui il fluido (acqua) subisce una serie di trasformazioni fisiche. COMBUSTIBILE ⇒ ENERGIA CHIMICA ⇒ GENERATORE DI VAPORE ⇒ ENERGIA TERMICA ⇒TURBINA ⇒ ENERGIA MECCANICA ⇒ ALTERNATORE ⇒ ENERGIA ELETTRICA.

Caldaia La precedente caldaia della sezione 2, dopo la bonifica dall’amianto esistente, è stata modificata per permettere l’utilizzo della tecnologia a letto fluido. Lo scopo è stato quello di rendere possibile la combustione di una miscela di cippato di legno e segatura in luogo dell’olio combustibile denso. Il generatore di vapore è stato dotato, inoltre, di bruciatori a gasolio necessari per l’avviamento. Per l’accensione di tali bruciatori si userà GPL in bombole. L’intervento di trasformazione a letto fluido del sistema di combustione della caldaia esistente è stato effettuato attraverso il taglio e la rimozione della parte inferiore della camera di combustione e l’inserimento della nuova soluzione tecnologica di combustione. Il circuito a vapore della caldaia è stato rivisto per renderlo adatto alle nuove condizioni di funzionamento, ed in particolare, ai nuovi valori di portata e di temperatura dei gas combusti ed alla nuova portata di vapore. Le superfici degli scambiatori convettivi

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(economizzatore, surriscaldatore, risurriscaldatore) sono stati oggetto di modifiche e di adeguamenti funzionali. La circolazione nel circuito acqua/vapore è stata mantenuta di tipo naturale. La circolazione nel circuito aria/gas è rimasta di tipo bilanciato, con la caldaia in lieve depressione, ma ha subito una variazione per ciò che riguarda il trattamento fumi. Infatti, i precedenti filtri elettrostatici sono stati sostituiti con filtri a maniche, per rendere il contenuto di polveri compatibile con i valori massimi previsti dalle attuali norme ambientali. Come nei sistemi convenzionali, i gas di combustione sono stati inviati prima in una sezione convettiva, dove avviene lo scambio del calore con i banchi del surriscaldatore, risurriscaldatore ed economizzatore, e quindi nell’impianto di rimozione del particolato solido. Caratteristiche principali della caldaia a letto fluido: Il letto fluido è un letto di combustione composto dalle biomasse di alimentazione e da materiale inerte, solitamente sabbia silicea, nel quale il flusso dell’aria comburente introdotto al di sotto del letto ha una velocità tale da far sì che esso risulti in sospensione e sia caratterizzato da moti di mescolamento che favoriscono la omogeneità del processo di combustione. L’altezza del letto è generalmente compresa tra 0,6 e 1,2 m ed è composto in massima parte da sabbia silicea e cenere. L’aria comburente, entra dal basso ed ha la funzione meccanica di sostenere il letto stesso. L’aria secondaria, opportunamente preriscaldata entrerà lateralmente a livello delle pareti di caldaia. Il vapore surriscaldato prodotto dalla caldaia viene inviato alla turbina trasformando tutta l’energia potenziale in energia meccanica. L’aria comburente viene prelevata dall’atmosfera da due ventilatori centrifughi e inviata in caldaia dopo essere stata preriscaldata

Condotti aria/fumi I condotti aria/fumi e le relative serrande di intercettazione e di regolazione preesistenti sono state demoliti previa bonifica dall’amianto e sostituiti con altri condotti e serrande nuovi. Il riscaldatore aria (RA) è stato eliminato e sostituito con un riscaldatore aria/acqua. Turbina a vapore Nella turbina (Figura 2) l’energia termica del vapore ad alta pressione e temperatura prodotto in caldaia viene convertita in energia meccanica per rotazione della macchina. Poiché l’albero di turbina è collegato rigidamente con il rotore dell’alternatore, l’energia meccanica viene così trasferita e convertita in energia elettrica. Durante l’espansione la temperatura e la pressione del vapore diminuiscono: da qualche centinaio di bar a qualche decina di mbar. A causa dell’elevato salto di pressione l’espansione è articolata in più stadi: Alta Pressione (AP), Media Pressione (MP) e Bassa Pressione (BP). Dai corpi di BP il vapore viene scaricato al condensatore e il condensato viene raccolto nel pozzo caldo dal quale viene rimesso in ciclo.

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Condensatore

Il vapore all’uscita della turbina, privato del suo contenuto energetico utilizzato meccanicamente, entra direttamente al condensatore dove subisce la trasformazione finale passando da condizioni sature (miscela di acqua e vapore) allo stato liquido. Sistemi efficaci di condensazione, dipendenti dalla temperatura del fluido refrigerante, consentono di ridurre la pressione al di sotto di quella atmosferica (fino a 0.045 bar assoluti). Ciò permette di massimizzare la potenza meccanica estraibile dall’espansione del vapore in turbina. E’ evidente in questo caso la stretta dipendenza tra il rendimento del processo produttivo e gli aspetti ambientali connessi con l’incremento termico della sorgente fredda.

Alternatore

L’alternatore, mosso dalla turbina, trasforma l’energia meccanica in energia elettrica (Figura 6). E’ costituito da una parte rotante (rotore), nella quale un avvolgimento percorso da corrente continua genera un campo magnetico, e da una parte fissa (statore) nella quale opportuni avvolgimenti sono sede di tensioni indotte, che qualora collegate ad un carico elettrico generano energia elettrica. L’alternatore di costruzione Ansaldo è del tipo a due poli raffreddato ad idrogeno in ciclo chiuso (avvolgimento rotorico). Il sistema di eccitazione è del tipo statico.

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Trasformazione energia elettrica

L’energia elettrica prodotta dall’alternatore alla tensione di 13,8 kV, viene elevata alla tensione di 220 kV da un trasformatore per ciascuna unità termoelettrica, con rapporto 13.8/220 kV. Detti trasformatori sono collegati alla stazione elettrica di Rotonda da cui partono le linee elettriche per l’interconnessione nazionale. Esistono inoltre due collegamenti locali con una linee elettrica a 20 KV.

Servizi ausiliari elettrici I servizi ausiliari a 3 kV, vengono alimentati dal trasformatore servizi ausiliari dal trasformatore servizi ausiliari di riserva. Alcuni servizi generali di centrale possono essere alimentati anche dalla rete locale a 20 kV.

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Sistemi di automazione, controllo e Sala Manovre Il controllo e la conduzione della Centrale, in tutte le condizioni di funzionamento, avviene dalla nuova Sala Manovre di tipo informatizzato che è stata realizzata sfruttando gli spazi del locale esistente adibito a laboratorio chimico. Sono stati predisposti locali adiacenti alla Sala Manovre d’impianto prevedendo le necessarie integrazioni sistemistiche in funzione delle nuove esigenze. A tal scopo è stato installato un nuovo sistema di controllo e comando principale che sottende all’espletamento delle funzioni di regolazione, supervisione, controllo, protezione e allarme del nuovo impianto trasformato a biomasse. E’ stato realizzato un elevato livello di automazione di tutti i sistemi, con gli opportuni criteri di ridondanza, per consentire una elevata affidabilità dell’impianto nel suo complesso.

Sistema di abbattimento delle emissioni Il particolato prodotto diffuso nei fumi (ad esclusione della parte di ceneri pesanti raccolte nella griglia posta all’interno della tramoggia di fondo caldaia), viene abbattuto nei nuovi filtri a maniche, raccolto nelle sottostanti tramogge e quindi inviato ad un silo esistente di stoccaggio da circa 1500 m3. Il filtro a maniche è inserito immediatamente a monte della ciminiera. Dalle tramogge di fondo caldaia un impianto di estrazione provvede a trasferire il solido prodotto ad un nuovo silo di stoccaggio ceneri. Il filtro a maniche di tipo compartimentato è essenzialmente costituito da:

un involucro metallico irrigidito con profilati contenente al suo interno l’equipaggiamento filtrante;

una piastra portamaniche, posta nella parte superiore, nella quale sono ricavati i fori calibrati necessari per il fissaggio a tenuta delle maniche filtranti;

maniche filtranti in feltro agugliato; apparecchiature ausiliarie per la rigenerazione del mezzo filtrante mediante pulsazione

di aria compressa; tramogge di raccolta delle polveri separate che costituiscono la parte inferiore

dell’involucro; serie di serrande per la compartimentazione dei filtri e per consentire l’esclusione

parziale per avarie. I fumi da filtrare attraversano perpendicolarmente il tessuto delle maniche mentre le polveri si depositano sulla parete esterna delle stesse. All’interno delle maniche i fumi ormai depurati escono dall’alto attraverso i fori portamaniche ricavati nella piastra superiore e vengono convogliati all’uscita del filtro. Periodicamente sulle maniche è immessa in controcorrente aria compressa ad alta velocità e pressione con la quale si realizza un effetto di scuotimento del mezzo filtrante che assicura il completo distacco della polvere accumulata sulla superficie della manica e la sua caduta nella tramoggia sottostante. La quantità annua di cenere leggera prodotta dalla sezione n.2 è stimata in circa 2.160÷3.750 tonnellate, strettamente legata alla tipologia delle biomasse utilizzate. Le caratteristiche del combustibile utilizzato nel processo di combustione, i sistemi di abbattimento installati e la nuova tecnologia di combustione consentiranno di mantenere i

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valori delle emissioni di SO2, NOx e polveri sotto i limiti fissati dal D.Lgs 3 aprile 2006 n.152 e anche sotto quelli più restrittivi relativi al precedente DM 5 febbraio 1998 ai sensi del quale è stata rilasciata l’autorizzazione nel settembre 2002 ed ai quali Enel si atterrà. Il progetto di riattivazione dell’unità n.2 con combustione a biomasse, ai fini della vigilanza e della prevenzione dell’inquinamento a livello del suolo indotto dall’esercizio dell’impianto, ha previsto l’installazione di un nuovo sistema di controllo della qualità dell’aria, costituito da n.5 capannine, ciascuna delle quali è dotata di strumentazione per la misura degli NOx, SO2 e polveri. E’ inoltre prevista la riattivazione della stazione meteo posizionata all’interno del recinto di Centrale. E’ altresì verificato che la precedente posizione delle capannine di rilevamento esterne è rispondente, nelle nuove condizioni, ai punti di massima ricaduta al suolo degli inquinanti SO2, NOx e polveri. I valori rilevati dalle capannine saranno trasmessi in Centrale, elaborati in funzione delle condizioni di carico della sezione termoelettrica e quindi memorizzati ed archiviati.

Impianto per la preparazione, lo stoccaggio e il trasferimento dei combustibili Sono previsti parchi di stoccaggio (uno per il legname ed uno per il cippato) e un sistema di ripresa dei combustibili a biomasse sotto forma di cippato e segatura. Il legname sotto formi di tronchi in arrivo in Centrale a mezzo di autocarri sarà scaricato nel parco previsto per lo stoccaggio all’aperto di capacità di circa 30.000 m3. Il legno cippato in arrivo in centrale in forma di schegge (cippato) di idonea pezzatura, libero da corteccia, foglie e pezzi di piccole dimensioni, sarà situato all’interno della recinzione della Centrale, nell’area precedentemente occupata dal serbatoio dell’olio combustibile. I cumuli del cippato costituenti il deposito hanno dimensioni diverse determinate dall’ottimale utilizzo dell’area a disposizione che ammonta a circa 32.000 m2. I cumuli di cippato hanno dimensioni di massima variabili tra 1.000 e 2.000 mq ed altezza di circa 6m per una volumetria media di ciascun cumulo di circa 7.500 m3 corrispondenti mediamente a circa 1.800 tonnellate; i cumuli sono separati tra loro da corsie larghe circa 10m. Complessivamente il deposito del cippato è costituito da circa 14 cumuli per cui la volumetria complessiva è di circa 105.000 m3 corrispondente a circa 26.000 tonnellate. Il parco di stoccaggio del legno cippato sarà pavimentato mediante la posa in opera di un manto in conglomerato bituminoso; l’area verrà livellata con materiale tipo A1 compattato con posa di geotessuto, strato di binder a cui sarà sovrapposto il tappetino bituminoso quale manto di usura. La pavimentazione sarà realizzata con pendenze idonee a convogliare le acque meteoriche ad un canale di raccolta e da questo alla vasca di prima pioggia. Tutta l’area sarà delimitata da cordolatura in conglomerato cementizio raccordata con la viabilità interna. All’interno della Centrale sarà realizzato un sistema di viabilità idoneo alla movimentazione degli automezzi per lo spostamento del legname dalle aree di accumulo alla zona di cippatura. E’ anche previsto a progetto un sistema di triturazione del legname, costituito da macchina cippatrice mobile su ruote, che provvederà a sminuzzare il legname in pezzatura adatta a consentirne la combustione in caldaia, tale apparecchiatura non avrà un uso continuo.

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La biomassa da legno triturato verrà trasferita, tramite un sistema automatico di nastri trasportatori, nei bunker di stoccaggio del legno sminuzzato. I nastri dipartono da una fossa di caricamento alla quale il cippato è alimentato a mezzo di ruspe azionate da operatore e riempite sia con il materiale che sarà approvvigionato già sminuzzato che con il combustibile eventualmente triturato in Centrale. Il nastro di trasferimento del cippato sarà gestito in modo automatico. La segatura seguirà anch’essa la via del cippato e verrà riversata tramite ruspe in una fossa di caricamento dalla quale attraverso un sistema di nastri trasportatori arriverà ai bunker di caldaia.

Sistema acque di raffreddamento Scopo del sistema è quello di provvedere all’asportazione e all’evacuazione del calore proveniente sia dalla condensazione del vapore scaricato dalla turbina sia dal raffreddamento di altre apparecchiature, in particolare i refrigeranti servizi. Il circuito dell’acqua di raffreddamento sarà di tipo a ricircolazione chiusa attraverso le torri di refrigerazione ad umido ed il condensatore insieme ai citati refrigeranti. L’acqua necessaria per il reintegro di tale circuito viene prelevata, tramite una condotta, da un bacino di raccolta posto sullo scarico della Centrale idrica di Tancredi alimentata dal Fiume Mercure, la sua portata viene minimizzata grazie sia alla citata chiusura di tutti i cicli di raffreddamento sia al riutilizzo per tale scopo degli effluenti dell’impianto di trattamento acque reflue, che non vengono più scaricati. Anche gli scarichi verranno minimizzati e restituiti al Fiume Mercure: essi sono costituiti solo dallo spurgo torri, anch’esso minimizzato in conseguenza di quanto sopra indicato, cui si aggiunge la modesta quantità di acqua proveniente dall’impianto di trattamento delle utenze civili. L’acqua utilizzata per il ciclo di raffreddamento non subisce alcuna sostanziale alterazione delle sue caratteristiche chimiche e viene restituita al Fiume Mercure con un leggero innalzamento di temperatura nel rispetto, comunque, dei limiti di emissione degli scarichi idrici in acque superficiali secondo quanto previsto dal decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e sue successive modifiche e integrazioni. Rispetto al funzionamento ad olio, la quantità di calore apportata con lo scarico sarà notevolmente ridotta sia a causa del decremento di potenza installata (si è passati da 150 MWe a 41 MWe) sia in seguito al ripristino della piena funzionalità di due delle 4 celle delle torri di raffreddamento, con minimizzazione delle portate di spurgo ulteriormente raffreddate grazie all’installazione prevista di un nuovo refrigerante.

Sistema di movimentazione e di stoccaggio delle ceneri Le ceneri rivenienti dalla griglia posta sul fondo della tramoggia di caldaia saranno convogliate, dopo triturazione, in un apposito cassone chiuso. Le ceneri leggere provenienti dal filtro a maniche saranno raccolte nelle tramogge di fondo e da qui inviate in un silo per lo stoccaggio.

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Ripristino ed adeguamento dei componenti esistenti Le apparecchiature ed i sistemi esistenti relativi al ciclo termico a vapore sono stati oggetto di specifici interventi di adeguamento e ripristino volti a migliorarne l’efficienza e la funzionalità. In particolare:

adeguamento della turbina a vapore al fine di migliorarne l’affidabilità e adattarla alle nuove condizioni termodinamiche;

ripristino e adeguamento funzionale delle apparecchiature del sistema acqua condensatrice, comprese le opere di presa e di scarico;

rifacimento del sistema del sistema di trasporto a nastri dei combustibili dalle aree di stoccaggio ai bunker di caldaia;

adeguamento dei bunker di caldaia e delle tramogge di caricamento del combustibile;

ripristino e adeguamento funzionale e normativo del generatore elettrico, dei trasformatori e degli interruttori di alta tensione;

interventi di sostituzione di componenti e di sistemi elettrici MT, BT ed in cc; ripristino e ammodernamento del sistema di produzione dell’acqua demineralizzata.

Impianto di trattamento acque reflue In luogo dell’attuale è stato realizzato un nuovo impianto di trattamento delle acque reflue (ITAR) capace di trattare le acque oleose, quelle di prima pioggia e quelle acide alcaline. Detto impianto è costituito da un serbatoio di accumulo, da vasche di trattamento primario, da chiarificatore e trattamento secondario per la correzione finale del pH. Detto stadio riceve anche il concentrato del nuovo impianto ad osmosi inversa di produzione acqua demineralizzata. L’acqua in uscita verrà recuperata integralmente come reintegro al sistema acqua di raffreddamento.

Impianto antincendio Dalla rete antincendio esistente in Centrale saranno state opportunamente derivate alimentazioni per:

protezione dei nuovi componenti; protezione dei parchi di stoccaggio dei combustibili;

E’ realizzata una rete di rilevamento incendi per la protezione delle apparecchiature di nuova installazione. Le vasche di raccolta dell’acqua in uscita dalle torri di raffreddamento, continuano ad essere utilizzate come bacino di stoccaggio dell’acqua per il sistema antincendio.

Sistemi ausiliari I seguenti sistemi ausiliari:

acqua servizi in ciclo chiuso; aria compressa;

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vapore ausiliario; acqua industriale.

verranno modificati ed ammodernati per alimentare le nuove utenze previste nella realizzazione della nuova unità a biomasse. Sarà riutilizzato il sistema di trasferimento del gasolio per le sole fasi di avviamento della centrale a biomasse e sarà mantenuto il sistema di trasferimento dell’olio combustibile. A tal proposito si precisa che per uno dei due serbatoi olio combustibile da 7.500 esistenti si procederà ad un cambio di destinazione d’uso per utilizzarlo come stoccaggio di acqua.

Impianto acqua demineralizzata L’acqua destinata al riempimento ed integrazione del generatore di vapore deve possedere elevate caratteristiche di purezza e pertanto deve essere demineralizzata. E’ stato installato un impianto ad osmosi inversa, composto da due linee da 12 t/h; esso riceve e dissala l’acqua grezza, il permeato prodotto viene avviato alla demineralizzazione finale dell’impianto di elettrodeionizzazione (EDI), pure di nuova installazione, mentre il concentrato, stimabile in circa 5 t/h, viene inviato alla neutralizzazione dell’ITAR e recuperato al circuito acque di raffreddamento.

Le prestazioni della nuova unità sono riportate nel bilancio termico di cui al disegno n. ME2 RI DW SVL 112, allegato. Si evidenziano i seguenti dati:

potenza netta della sezione: circa 35 MW;

potenza lorda della sezione: circa 41 MW;

potenza termica della sezione: circa 134,6 MW; rendimento complessivo netto: circa 26 %.

Approvvigionamento e trasporto combustibili I flussi di massa dei combustibili stimati per il funzionamento dell’unità n.2 per circa 8.000 ore annue al Carico Nominale Continuo, con un rendimento netto pari al 26% e una potenza elettrica netta pari a 35 MW sono riportati in Tabella 0.2. L’impianto è progettato per le condizioni di funzionamento a legno cippato che potrà arrivare fino al 100% e materiale vegetale da prodotto agricolo variabile tra 0÷20%, normalmente l’impianto sarà esercito a tutto cippato (100% cippato). La portata oraria nella condizione di funzionamento a tutto cippato sarà pari a circa 42,5 t/h.

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Tabella 0.2 Flussi di massa riferiti alla potenza dichiarata

Combustibile 100% cippato

Cippato di legno t/anno ~190.000

Legname da cippare t/anno ~150.000

Nel caso di una miscela costituita da 80% cippato e 20% materiale vegetale prodotto da lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli il consumo orario nominale di combustibile sarà pari, in queste condizioni, a circa 34 t/h di cippato di legno (150.000 t/a di cippato + 122.000 t/a legno da cippare) e da 6 t/h di materiale vegetale da prodotto agricolo (~48.000 t/a). Tutti i valori indicati sono notevolmente suscettibili di variazioni in relazione alle caratteristiche e alla tipologia del residuo legnoso approvvigionato dai fornitori locali. Il numero orario di mezzi per l’approvvigionamento del combustibile in Centrale è stato calcolato supponendo un flusso di camion (capacità di trasporto del cassone pari a circa 25 tonnellate) distribuito nell’arco delle 10 ore e su 250 giorni lavorativi. Il flusso di mezzi nel caso di funzionamento a 100% cippato è indicativamente descritto nella ERRORE. L'ORIGINE RIFERIMENTO NON È STATA TROVATA..

Tabella 0.3 Flusso di automezzi Combustibile 100%

cippato Cippato di legno Camion/giorno 31

Legname da cippare Camion/giorno 24

Ceneri Camion/giorno 1

Nel caso di una miscela costituita da 80% cippato e 20% materiale vegetale prodotto da lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli il numero indicativo dei mezzi varia come segue: ~24 camion/g di cippato di legno, ~7,7 camion/g di materiale vegetale, ~19,5 camion/g di legname da cippare e ~ 1 camion/g di ceneri.

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Smaltimento ceneri Il particolato solido, prodotto proveniente dai filtri a maniche e dalla tramoggia di caldaia, verrà conferito ad impianti di compostaggio o impianti per la produzione di fertilizzanti nel pieno rispetto della normativa vigente. Le quantità di ceneri prodotte per i singoli combustibili sono indicate nella TABELLA 0.4.

Tabella 0.4 Quantità di ceneri prodotte nel caso di tecnologia a letto fluido

Combustibile Contenuto ceneri Quantità prodotte

Cippato di legno e segatura ~0,8% s.s. 1.160÷1450 t/anno

Materiale vegetale prodotto da lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli

~3% s.s. 0÷1.300 t/anno

Inerte estratto dalla tramoggia ~3 t/giorno 1.000 t/anno

Totale 2.160÷3.750 t/anno Le variazioni mostrate sono legate all’assetto di funzionamento (cippato di legno variabile tra 80% e 100% e materiale vegetale da lavorazione meccanica di prodotti agricoli variabile tra 0 e 20%).

Ciclo delle acque La Centrale del Mercure è attualmente autorizzata al prelievo di 6.840 m3/h di acqua del Fiume Mercure e al prelievo di circa 1,8 m3/h di acqua potabile da una sorgente in località Fosso Servie. Lo schema funzionale del nuovo ciclo delle acque, coerente con la pratica in corso di presentazione alla Provincia di Cosenza per l’autorizzazione agli scarichi, è mostrato nella figura seguente. L’acqua grezza utilizzata dalla centrale, stimabile in circa 200 mc/h, verrà prelevata dal Fiume Mercure; l’acqua prelevata verrà utilizzata per la maggior parte per il reintegro del circuito di raffreddamento del condensatore e dei servizi e in misura minore per gli usi industriali. Il circuito di raffreddamento del condensatore e dei servizi verrà strutturato a ricircolazione chiusa in modo da conseguire il massimo utilizzo della risorsa acqua e minimizzare lo spurgo dalle torri di raffreddamento restituito allo scarico a fiume. Una parte del prelievo idrico per usi industriali, inferiore ai 50 mc/h, sarà destinata all’impianto di produzione dell’acqua demineralizzata e agli sporadici lavaggi della caldaia e delle apparecchiature ausiliarie. Le acque reflue industriali derivanti da tali processi confluiranno in una vasca di raccolta, da qui verranno inviate al nuovo impianto di trattamento chimico-fisico (ITAR) e successivamente recuperate nel circuito di raffreddamento riducendo ulteriormente la necessità di prelievo dal fiume Mercure. Le acque sanitarie provenienti dai servizi igienici, dagli spogliatoi e dalla mensa, di portata media non superiore a 2 mc/h, verranno raccolte in reticolo fognario separato e inviate alla linea di trattamento biologico.

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Con l’assetto del ciclo delle acque sopradescritto anche gli scarichi ne risulteranno minimizzati, con portata media inferiore a 100 mc/h; essi saranno restituiti al Fiume Mercure attraverso una tubazione interrata da realizzare che correrà parallelamente al fosso delle Fornaci per sfociare direttamente nel fiume Mercure in corrispondenza della confluenza al fiume del suddetto fosso. Il manufatto di scarico terminale sarà realizzato secondo il progetto predisposto ed attenendosi a tutte le prescrizioni fornite in proposito con il nulla osta ai fini idraulici del Settore Protezione Civile e Difesa del Suolo della Provincia di Cosenza, di cui si riportano in particolare le seguenti:

- il manufatto di scarico terminale deve essere realizzato totalmente all’esterno delle pertinenze demaniali per cui, al fine di favorirne la funzionalità senza determinare criticità idraulica nell’alveo ricettore, la sponda destra di quest’ultimo, in corrispondenza del limite demaniale, deve essere dotata di argine in gabbioni disposti su almeno due livelli, oltre al materasso di fondazione, a partire dalla confluenza del fosso Fornaci e risalendo fino al almeno 20 ml a monte del punto di scarico;

- allo scopo di favorire il deflusso delle acque scaricate nel Mercure è consentito a codesta società di sagomare nella golena destra di quest’ultimo una savanella fugatrice avente una larghezza massima di due metri e profilo trasversale a cordamolla;

- la condotta di adduzione delle acque di scarico della centrale, prevista in sinistra del fosso Fornaci, dovrà essere posizionata ad una distanza minima di almeno quattro metri dal suo limite demaniale sinistro, fermo restando che, ove la sponda sinistra, di tale fosso non presentasse sufficienti condizioni di stabilità, dovranno essere adottate opportune iniziative di difesa e consolidamento a cura e spese dell’Enel.

Gli scarichi saranno costituiti per la quasi totalità dallo spurgo torri cui si aggiunge la modesta quantità di acqua proveniente dall’impianto di trattamento acque sanitarie. Lo spurgo del circuito di raffreddamento sarà raffreddato grazie all’installazione di un nuovo refrigerante che utilizzerà l’acqua di reintegro come corrente fredda. E’ importante sottolineare come l’acqua restituita non subirà sostanziali alterazioni delle sue caratteristiche chimiche e verrà restituita al Fiume Mercure a valle del punto di prelievo con un leggero innalzamento di temperatura nel rispetto, comunque, dei limiti di emissione degli scarichi idrici in acque superficiali secondo quanto previsto dal decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e sue successive modifiche e integrazioni. Quanto sopra garantisce una scarsa incidenza dello scarico termico sulla componente ambientale costituita dal Fiume Mercure, con esaurimento degli effetti misurabili a breve distanza del punto di scarico e assenza di impatto sull’ecosistema acquatico fluviale. Le acque meteoriche ricadenti in aree potenzialmente inquinabili vengono raccolte in una vasca di prima pioggia e successivamente trattate nella sezione di disoleazione dell’ITAR. Le acque meteoriche provenienti da aree non inquinate, raccolte tramite reti fognarie dedicate, confluiranno nel Fosso delle Fornaci affluente del Fiume Mercure.

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L’obiettivo di riduzione della temperatura dello scarico termico dello spurgo della torre evaporativa viene perseguito come sopra detto utilizzando uno scambiatore a superficie, progettato per le condizioni termiche più gravose cioè quelle del periodo estivo, in modo da ottenere una temperatura di scarico dello spurgo torre che non superi più di 2,5° C la temperatura del fluido “freddo” prelevato a monte dell’impianto. Per fluido “freddo” si intende l’acqua di reintegro della torre che proviene dal fiume Mercure e per la quale si considera una temperatura max di 18°C (valore massimo registrato storicamente dai dati di esercizio registrati dalla centrale del Mercure). Con tale temperatura in ingresso avremo una temperatura dello spurgo torre in uscita pari a circa 20,5 °C. Nel punto di immissione al fiume Mercure, che avverrà dopo aver percorso un tratto di circa 600m tramite una tubazione interrata, avremo una condizione di temperatura tra monte e valle dello scarico con differenze di temperatura modeste, dell’ordine dei centesimi di grado, visto che il rapporto delle portate tra lo spurgo torre (90m3/h che diventano 92 m3/h se si considera anche lo scarico del biologico) e il fiume Mercure nel periodo di minima in questione (1,2 m3/s corrispondenti a 4.320 m3/h) si aggira intorno a 1/400. Nell’ipotesi quindi che: 1. come detto sopra le temperature del fiume Mercure nel punto di prelievo siano di 18°C; 2. che la temperatura del fiume nel punto di scarico sia ancora di 18°C (ipotesi

decisamente conservativa in considerazione del tratto di fiume aggiuntivo che percorre l’acqua prima di arrivare al punto dove è previsto lo scarico).

si conclude che la differenza di temperatura tra monte e valle dello scarico risulta, in queste condizioni, di alcuni centesimi di grado: ∆T=0,05°C= ((20,5*92 + 18*4320)/(4320+92)) - 18. Lo scambiatore di calore (refrigerante) sarà del tipo a superficie acqua-acqua e verrà sistemato nell’area di centrale all’interno di un edificio esistente. Il fluido “freddo” è costituito dal reintegro della torre prelevato a monte del fiume Mercure dopo la centrale Tancredi, il fluido “caldo” sarà invece costituito dallo spurgo della torre. Lo spurgo così raffreddato, sarà convogliato tramite una apposita tubazione lunga circa 600m fino al fiume Mercure più a valle, mentre il fluido riscaldato entrerà nel circuito dell’impianto per reintegrare le perdite del ciclo termico della torre. Le caratteristiche dei fluidi che attraverseranno lo scambiatore saranno le seguenti:

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Portata fluido freddo (quota parte del reintegro della torre)

circa 153 m3/h (parte dei 200 m3/h prelevati come reintegro dal fiume Mercure a valle della centrale Tancredi)

Temperatura del fluido freddo nel periodo estivo in ingresso allo scambiatore

18°C (valore tipico del periodo estivo desunto da dati storici di esercizio della centrale)

Temperatura del fluido freddo nel periodo estivo in uscita dallo scambiatore

25,35°C

Portata fluido caldo (spurgo torre)

circa 90 m3/h (portata scaricata 92 m3/h; i 2 m3/h derivano dallo scarico del biologico)

Temperatura dello spurgo torre, nel periodo estivo, in ingresso allo scambiatore

33°C

Temperatura dello spurgo torre, nel periodo estivo, in uscita dallo scambiatore

20,5°C

Calorie trattate dallo scambiatore

1.125.000 Kcal/h

Lo schema funzionale delle acque che si realizzerà, dopo aver ottenuto il benestare dalle Autorità locali conseguente alla autorizzazione agli scarichi idrici, relativamente alla sezione 2 della Centrale del Mercure è riprodotto nella figura seguente: MATERIE PRIME UTILIZZATE L’Unità Termoelettrica 1 può funzionare ad olio combustibile. L’Unità Termoelettrica 2 dopo la modifica in corso di effettuazione può funzionare a biomasse e gasolio in avviamento. I consumi orari nominali dei combustibili per ogni sezione Termoelettrica sono i seguenti: Unità Termoelettrica 1: - Olio combustibile 18 t/h circa - Gasolio (in avviamento) 6 t/h circa Come riportato in premessa, l’Unità 1 è in stato di arresto con cessazione dal servizio dal 01 maggio 1997. Per i prossimi anni non è previsto l’utilizzo di questa unità, che resterà pertanto nello stato di arresto. In relazione a quanto suddetto non sarà utilizzato olio combustibile. Le rimanenze di olio combustibile attualmente nei serbatoi saranno trasferite in altri

impianti. Unità Termoelettrica 2 - Biomasse vegetali Cippato di legna 45 t/h circa

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- Gasolio (solo per le fasi di avviamento) 3,3 m3/h circa . Oltre alle materie prime suddette utilizzate nel processo produttivo di energia elettrica, vengono impiegate le seguenti altre materie: - Soda caustica al 50 %.

Viene utilizzata per la riduzione della CO2 nell’impianto ad osmosi inversa per la produzione di acqua demineralizzata.

- Acido cloridrico al 30%: Viene utilizzato per il trattamento delle acque reflue acide / alcaline.

- Ammoniaca in soluzione al 24 %: Viene utilizzata per il condizionamento del ciclo condensato alimento.

- Carboidrazide utilizzata per il condizionamento riducente del ciclo alimento. - Fosfato trisodico: utilizzato per il condizionamento del ciclo alimento per lil controllo del

PH. - Chimec o prodotto similare contenente miscela di silicati sinegizzanti, utilizzato come

inibitore di corrosione per il condizionamento dell’acqua servizi di raffreddamento macchinari.

- Hyperspers MDC 200 (Fosfonati e polimeri avanzati) o prodotto equivalente utilizzato come antincrostante all’impianto di produzione acqua demineralizzata ed al sistema acque di raffreddamento.

- Polielettrolita: Viene utilizzato per il trattamento delle acque reflue (ITAR).

- Cloruro ferrico: Viene utilizzato per il trattamento delle acque reflue (ITAR).

- Calce idrata: Viene utilizzata per:

- il trattamento delle acque reflue (linea secondaria chimica). - la depurazione nel sistema di abbattimento (reattore) degli acidi nei fumi di combustione

(abbattimento HCl, HF, SO2). - Urea: viene utilizzata, ove necessario, per la riduzione degli ossidi di azoto nei fumi. - Oli lubrificanti e grassi: Vengono utilizzati per la lubrificazione dei macchinari. - Oli isolanti: Vengono utilizzati per l’integrazione degli oli di raffreddamento nei trasformatori di

corrente. - Idrogeno: Viene utilizzato per il raffreddamento degli alternatori. - Solventi per la pulizia dei metalli

Vengono utilizzati in officina meccanica per lo sgrassaggio dei pezzi, sono esenti da sostanze clorurate.

- Reagenti vari utilizzati dal Laboratorio Chimico.

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APPROVVIGGIONAMENTI IDRICI E CONSUMI Quantità effettivamente prelevata oggi dalla Centrale con la sola sezione 2 attiva Acqua prelevata Quantità totale annua Quantità media giornaliera - Acquedotto 18.000 m3 circa 48 m3 circa - Da fiume Mercuri 1.752.000 1 m3 circa 4800 m3 circa - Da sorgente Servie 18.500 m3 circa 50,68 m3 circa Acqua di reintegro per torri sezione n.2 153 m3/h x 8760 h/anno = 1.340.000 m3/anno da fiume + 30 m3/h X8760 = 263.000 m3/h da recupero effluente ITAR. Totale 183 m3/h x 8760 h/anno = 1.603.000 m3/anno di cui • 90 m3/h : per spurgo torri di raffreddamento e successiva restituzione (788.000 m3/anno

circa ); • 93 m3/h: per processo e successiva dispersione all’atmosfera e per evaporazione e

trascinamento (815.000 m3/anno circa ). Acqua industriale per servizio sezione n.2 47 m3/h x 8.760 h/anno = 412.000 m3/anno circa, di cui: • 30 m3/h = 263.000 m3/anno utilizzata per processo e successivo invio all’ITAR e

recuperata come contributo interno al reintegro delle torri. • 17 m3/h = 149.000 m3/anno utilizzata per processo e dispersa all’atmosfera Acqua per il funzionamento della sezione n.1 La quantità utilizzabile per il servizio della sezione n.1 è pari a 23.738.000 m3/anno. Detta quantità non è attualmente utilizzata perché la sezione n.1 è in stato di arresto garantito. SCARICHI Acque di processo e reflue prodotte dalla Centrale Si rimarca che con il nuovo assetto sopradescritto le acque trattate dall’impianto ITAR diverranno a tutti gli effetti acqua industriali di processo riutilizzate in ciclo tecnologico interno. Le acque trattate dagli impianti acque di trattamento inquinabili da oli e acide alcaline (ITAR) verranno riutilizzate come reintegro al circuito torri di raffreddamento e non daranno luogo a scarichi mentre la ridottissima quota di acque effluenti dall’impianto di trattamento acque sanitarie verranno scaricate insieme allo spurgo torri nel nuovo scarico “B” al fiume Mercure Tutte le acque di processo e reflue prodotte vengono raccolte in reticoli separati ed inviate ai rispettivi impianti di trattamento costituiti da: - Vasca trattamento acque inquinabili da oli - Impianto trattamento acque acide / alcaline - Impianto ad ossidazione totale trattamento acque sanitarie,

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La descrizione degli impianti di trattamento è riportata al par.7 e negli elaborati tecnici (disegni, specifiche tecniche) Le acque di processo e reflue prodotte sono raggruppate in cinque sistemi: - acque inquinabili da oli; - acque acide / alcaline; - acque sanitarie; - acque meteoriche; - acque di raffreddamento. La descrizione delle acque reflue prodotte è riportata nella relazione tecnica allegata (Doc. n. UBTRO04EAS001). Effluente totale scaricato - Scarico “A” esistente - Fosso dell’Annunziata o delle Fornaci Gli episodici effluenti derivanti da: - acque meteoriche chiare; - acque meteoriche chiare sfioro vasca di prima pioggia; - acque di fiume sfioro vasca di ripartizione torri (non utilizzato). vengono immessi nel Fosso delle Fornaci attraverso lo scarico “A” (come indicato in planimetria). Si tratta di acque pulite derivanti da episodici eventi di natura prevalentemente meteorica. - Nuovo scarico “B”- Fiume Mercure. Gli effluenti provenienti da: - acque sanitarie trattate; - acque di raffreddamento (spurgo torri). vengono inviati tramite apposita tubazione al fiume Mercure (come indicato in planimetria). La portata annua delle acque sanitarie trattate e scaricate è di circa 18.000 m3/anno. La portata giornaliera è di circa 48 m3/giorno. La portata annua delle acque spurgo torri di raffreddamento è di 788.000 m3/anno circa. La portata media giornaliera è di 2.150 m3/giorno circa. Sintesi La portata annua effettivamente prelevata dal fiume Mercure scende dai circa 38.000.000 m3/anno (1,96 m3/s=7000 m3/h) previsti dall’autorizzazione a circa 1.752.000 m3/anno (0,06 m3/s=200 m3/h). La portata media giornaliera scende da 104.000 m3/giorno circa a 5.000 m3/giorno circa. La portata complessiva media annua di acque industriali (spurgo torri) e sanitarie (da biologico) al nuovo scarico B nel fiume Mercure è di circa 806.000 m3/anno. La portata media giornaliera di acque industriali e sanitarie allo scarico B nel fiume Mercuri è di circa 2.200 m3/giorno. Oltre agli episodici apporti di acqua pulita di origine meteorica restituiti in ambiente attraverso l’esistente scarico “A”.

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Denominazione corpo idrico ricettore - Scarico esistente “A” : Fosso dell’Annunziata o delle Fornaci; - Nuovo scarico “B” : Fiume Mercure. Coordinate geografiche dello scarico “A” nel punto di immissione nel corpo ricettore - Nord.: 39°58’60” – Est: 16°01’12” (Rilevate con strumento GPS). Coordinate geografiche dello scarico “B” nel punto di immissione nel corpo ricettore - Nord.: 39°58’94” – Est: 16°01’24” (Rilevate con strumento GPS). Sostanze presenti nelle acque inviate al trattamento Si conferma che la produzione di energia elettrica è un settore industriale non considerato nella Tabella 3/A dell’Allegato 5 del D. Lgs. 152/99 e quindi per esso non vengono fissati valori di emissione in correlazione con i quantitativi di materia prima trattata o di prodotto finito. Ciò premesso possono essere presenti nello scarico, nei limiti regolamentari, sostanze di cui alla Tab 3 dell’All. 5 del D. Lgs. 152/99, dovute al processo di depurazione dell’acqua di alimento della caldaia o utilizzate per il condizionamento delle acque del sistema di raffreddamento (antincrostante). Le sostanze indicate nel seguito sono contenute in acque di processo che vengono trattate nella linea disoleante e/o nella linea di trattamento acque/acide alcaline (ITAR) il cui effluente viene recuperato in ciclo interno come reintegro per il circuito torri: l’ITAR consente l’abbattimento delle sostanze presenti entro i limiti regolamentati (tabella 3 all. 5 al D. Lgs. 152/99 ora D. Lgs. 152/2006). La portata media annua delle acque industriali trattate all’ITAR è di circa 263.000 m3/anno. La portata media giornaliera è di circa 720 m3/giorno. Idrocarburi totali Come indicato nella relazione tecnica allegata alcuni reflui industriali e acque meteoriche sono potenzialmente inquinabili da sostanze idrocarburiche di origine petrolifera. Questi reflui verranno inviati al sistema di trattamento di disoleazione. L'effluente di questa linea viene a sua volta inviato all’impianto di trattamento acque acide – alcaline (ITAR) e recuperato al sistema acqua di raffreddamento . L'effluente all'uscita dell'impianto di trattamento rispetta il limite della tabella 3 all. 5 al D. Lgs. 152/99, ora D.Lgs. 152/2006, pari a 5 mg/l. Metalli e metalloidi I composti dei metalli e metalloidi possono essere presenti a livello di microinquinanti nelle acque di spurgo della caldaia. Principalmente trattasi di ferro e rame, che vengono rimossi all’ITAR. Azoto ammoniacale (come NH3)

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Gli spurghi di caldaia contengono anche una ridotta quantità di ammoniaca molto inferiore ai limiti della Tab. 3 All. 5 del D.Lgs. 152/99, ora D. Lgs. 152/2006. Detti reflui confluiscono all’impianto di trattamento acque acide – alcaline (ITAR) e recuperati per i reintegro del circuito torri. Azoto Nitrico I reflui rivenienti da sporadici lavaggi con presenza di cenere di combustione di legna contengono una modesta concentrazione di azoto nitrico, inferiore ai limiti della Tab. 3 All. 5 del D. Lgs. 152/99, ora D. Lgs. 152/2006. Detti reflui confluiscono all’impianto di trattamento acque acide – alcaline (ITAR). Cloruri I reflui rivenienti da sporadici lavaggi con presenza di cenere di combustione di legna contengono una modesta concentrazione di cloruri, molto inferiore ai limiti della Tab. 3 All. 5 del D. Lgs. 152/99. Reflui acque sanitarie Con riferimento sempre alla Tab. 3 dell’All. 5 del D. Lgs. 152/99 possono inoltre essere presenti nelle acque sanitarie provenienti dai servizi igienici di Centrale e dalla mensa aziendale: BOD5, COD, Azoto nitroso, Azoto nitrico, Oli e grassi animali e vegetali, Tensioattivi, Escherichia coli. I valori delle concentrazioni di tali parametri all’arrivo dell’impianto di trattamento sono generalmente inferiori ai limiti previsti dalla Tab. 3 dell’All. 5 del D. Lgs. 152/99. In ogni caso all’uscita del sistema di trattamento i valori sono sempre inferiori ai limiti fissati dalla Tabella 3 suddetta. Tali reflui sono uniti allo spurgo torri ed avviati al nuovo scarico “B” nel fiume Mercure. Concentrazione di ciascuna di tali sostanze all’uscita dello specifico processo produttivo Una precisa caratterizzazione delle sostanze in ingresso agli impianti di trattamento non è possibile in quanto tali sostanze sono generate prevalentemente da processi discontinui non ripetitivi e sono influenzate dalla variabilità delle materie prime approvvigionate. Orientativamente si evidenziano: Sostanze prodotte in modo continuativo: Tracce di gasolio possono essere presenti nelle acque inquinabili da oli in concentrazione dell’ordine di diverse decine di mg/l e dopo il trattamento di disoleazione in concentrazione inferiore a 5 mg/l. Conformità dello scarico ai limiti previsti dal D. Lgs. 152/99 e successive modifiche ed integrazioni Scarico esistente “A” – Fosso dell’Annunziata o delle Fornaci Gli effluenti derivanti da: - acque meteoriche; - acque meteoriche sfioro vasca di prima pioggia;

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- acque di fiume sfioro vasca di ripartizione torri (non utilizzato); vengono immesse nel Fosso dell’Annunziata o delle Fornaci attraverso lo scarico “A” (come indicato in planimetria). -Nuovo scarico “B” Fiume Mercure Gli effluenti provenienti da: - acque sanitarie trattate; - acque di raffreddamento (spurgo torri); vengono inviati tramite apposita tubazione al fiume Mercure (come indicato in planimetria) Detta tubazione sarà dotata di misuratore continuo di portata. Per quanto riguarda la temperatura dello scarico il punto di controllo è nel pozzetto posto appena a monte della restituzione al fiume. Come già riportato al par. precedente si sottolinea che l’impianto di trattamento acque sanitarie consente l’abbattimento dei parametri entro i limiti regolamentati. Si precisa che il punto di controllo è a valle del processo di trattamento, prima della confluenza con lo spurgo torri (come riportato in planimetria). In ogni caso sono sempre rispettati i limiti previsti dalla Tab. 3 dell’All. 5 del D. Lgs. 152/99. Si precisa inoltre che il punto di controllo delle caratteristiche chimiche dello spurgo torri è nel pozzetto prima della confluenza con le acque sanitarie, come riportato nella planimetria ME2.0000.DIA.NCOP.4375. In tale pozzetto viene misurata continuamente la temperatura dello spurgo delle acque di raffreddamento che, grazie all’installazione di un refrigerante che utilizzerà l’acqua di reintegro come corrente fredda, rispetterà i limiti fissati dall’Articolo 6° del Disciplinare di concessione della derivazione d’acqua dal Fiume Mercure rilasciata dal Ministero dei lavori pubblici – Provveditorato Regionale delle OO.PP. per la Basilicata - Ufficio del genio civile di Potenza in data 16-2-1968. In ogni caso sono sempre rispettati i limiti previsti dalla Tab. 3 dell’All. 5 del D. Lgs. 152/99. ITAR Si rimarca che con il nuovo assetto le acque trattate dall’impianto ITAR diverranno a tutti gli effetti acqua industriali di processo riutilizzate in ciclo tecnologico interno. Le acque trattate dagli impianti acque di trattamento inquinabili da oli e acide alcaline (ITAR) verranno riutilizzate come reintegro al circuito torri di raffreddamento e non daranno luogo a scarichi mentre la ridottissima quota di acque effluenti dall’impianto di trattamento acque sanitarie verranno scaricate insieme allo spurgo torri nel nuovo scarico “B” al fiume Mercure. Peraltro come già riportato al par. precedente l’ITAR consente l’abbattimento delle sostanze presenti entro i limiti della Tab. 3 All. 5 del D. Lgs. 152/99 e successive modifiche ed integrazioni. In uscita dall’impianto trattamento acque reflue (ITAR) è installata apposita strumentazione per la misura in continuo dei seguenti parametri: - PH; - Conducibilità; - Torbidità.

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Qualora l’effluente non abbia caratteristiche adeguate, come rilevato dalla sopraccitata Strumentaz ione, esso viene ricircolato nei silos di testa per il riprocessamento. Questa prassi verrà mantenuta nonostante tali acque non vengono scaricate ma recuperate come reintegro al circuito di raffreddamento. E’ previsto un pozzetto per i prelievi per il controllo di processo a valle dell’impianto ITAR, prima della destinazione a recupero nel circuito torri. Variabilità degli scarichi nel tempo: - continua nella portata: - variabile La portata media dello scarico dello spurgo torri e delle acque biologiche sarà pari a circa 92 m3/h (scarico 1B). La portata di punta dello scarico dello spurgo torri e delle acque biologiche in funzione delle condizioni atmosferiche e di esercizio dell’impianto sarà pari a circa 150 m3/h (scarico 1B). STRUMENTAZIONE AUTOMATICA DI CONTROLLO PRELIEVI ED EFFLUENTI - Misuratori di portata acqua di approvvigionamento: prelievo acqua dal fiume Mercure: per la misura di portata è stato previsto uno stramazzo. Lo scarico “A” viene effettuato con l’ausilio di un canale a pelo libero, non è prevista la rilevazione della portata effluente. Lo scarico “B” viene effettuato tramite tubazione interrata: è prevista la misura in continuo della della portata effluente. SISTEMA DI DEPURAZIONE EFFLUENTI A FINI DI RECUPERO (ITAR) E DI SCARICO (BIOLOGICO) Mezzi tecnici impiegati nel processo produttivo e nei sistemi di trattamento effluenti per ridurre l’inquinamento Le acque industriali, così come descritte al punto 3 della relazione tecnica, da sottoporre a trattamento sono caratterizzate da un ridotto carico inquinante per effetto del recupero dell’olio nelle acque oleose e per l’ottimizzazione della combustione. L’accuratezza della combustione, già messa in atto per fini ambientali e di miglioramento del rendimento dei generatori di vapore, comporta indirettamente una riduzione quantitativa e qualitativa dei reflui di lavaggio della caldaia, dei preriscaldatori d’aria e di altre apparecchiature del circuito gas. Descrizione degli impianti di trattamento La descrizione degli impianti di trattamento è riportata nella relazione tecnica allegata (Doc. n. UBTRO04EAS001).

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Impianto trattamento acque di processo e reflue Si precisa che con il nuovo assetto sopradescritto le acque trattate dall’impianto ITAR diverranno a tutti gli effetti acqua industriali di processo riutilizzate in ciclo tecnologico interno. Le acque trattate dagli impianti acque di trattamento inquinabili da oli e acide alcaline (ITAR) verranno riutilizzate come reintegro al circuito torri di raffreddamento e non daranno luogo a scarichi mentre la ridottissima quota di acque effluenti dall’impianto di trattamento acque sanitarie verranno scaricate insieme allo spurgo torri nel nuovo scarico “B” al fiume Mercure La Centrale è dotata di opportuna rete di fognatura idonea a raccogliere tutti gli effluenti provenienti dalle varie aree della stessa. Essa è costituita dai seguenti reticoli separati: - Acque inquinabili da oli; - Acque acide o alcaline; - Acque sanitarie; - Acque meteoriche. Per il trattamento delle acque suddette la Centrale è dotata di un sistema costituito da: - Impianto trattamento acque inquinabili da oli; - Impianto trattattamento acque acide alcaline; - Impianto trattamento acque sanitarie. Descrizione impianti di trattamento a) Impianto trattamento acque inquinabili da oli Le acque eventualmente inquinate da oli minerali (lubrificanti e/o combustibili) vengono inviate ad un impianto di disoleazione costituito da vasca di separazione. Di norma le acque recapitate all’impianto di trattamento avranno le seguenti caratteristiche: - solidi sospesi 100 ppm - oli 50 ppm Le acque trattate saranno inviate al trattamento chimico-fisico e non dovranno superare le seguenti concentrazioni: - solidi sospesi 10 ppm - oli 5 ppm L’impianto di trattamento delle acque oleose è costituito da: - Una vasca interrata di raccolta delle acque provenienti dai bacini dei serbatoi di stoccaggio combustibili. Detta vasca prevede il prelievo, tramite pompa, delle acque inquinabili da oli ed il loro invio all’entrata della vasca di raccolta e separazione principale. E’ pure previsto l’invio, per la raccolta di acque meteoriche chiare, allo scarico (A) nel Fosso dell’Annunziata o delle Fornaci, tramite la rete di raccolta acque meteoriche. Sulla linea di scarico della vasca vi è una batteria di filtri oleoassorbenti a garanzia della qualità dello scarico. - Una vasca interrata di raccolta e separazione principale. Detta vasca raccoglie: - L’acqua e l’olio inviato dalla pompa di raccolta olio proveniente dai serbatoi di stoccaggio; - Le acque meteoriche e gli spargimenti provenienti dalla piazzola di scarico delle autobotti; - Gli spargimenti generati nella sala pompe di travaso mediante una pompa di sentina.

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Gli oli separati vengono asportati mediante pompa ed inviati ad un serbatoio di raccolta e separazione acqua/olio. L’acqua separata ritorna alla vasca di raccolta. L’uscita della vasca di raccolta è convogliata tramite canaletta alla vasca interrata di raccolta acque acide/alcaline posta nell’ITAR. La linea di scarico della vasca è dotata di una batteria di filtri oleoassorbenti. b) Impianto trattamento acque reflue acide / alcaline (ITAR) I reflui provenienti da: - impianto di disoleazione; - spurgo continuo di caldaia; - scarichi di caldaia; - drenaggi ciminiera; - campionamento chimico; - laboratorio chimico; - dosaggio carboidrazide, ammoniaca e fosfato; - scarico filtro pressa; - vasca di prima pioggia; - lavaggio lato fumi di caldaia; - scarichi provenienti dall’impianto di demineralizzazione costituiti principalmente dal lavaggio dei filtri e dai concentrati dell’osmosi inversa; - acque di drenaggio canale di servizio Q -3 sala macchine. vengono inviate all’impianto di trattamento delle acque acide / alcaline. L’impianto ha una portata di 25 m3/h e sarà regolabile automaticamente nel range da 20-100% della portata. In uscita saranno rispettati i limiti per gli effluenti liquidi previsti dal D.L. n° 152 dell’11 maggio 1999. L'impianto è costituito da sistemi di dosaggio dei reagenti (calce, polielettrolita, cloruro ferrico, ecc.), da vasche di neutralizzazione, chiarificazione e controllo finale pH e da un filtro rotativo sotto vuoto per la separazione dei fanghi. E' completato da apparecchiature ausiliarie, pompe, tubazioni di collegamento con valvole relative e da strumenti ed apparecchiature per il controllo ed il comando automatico del funzionamento raccolti in apposito pannello. In particolare l’impianto di trattamento delle acque acide / alcaline è costituito da: - Una vasca di raccolta acque acide / alcaline da trattare, che riceve i reflui provenienti da: - Filtro pressa e troppo pieno ispessitore; - Gli spargimenti provenienti dalla ciminiera; - L’acqua disoleata dalla vasca raccolta oli principale; - Il ritorno dall’uscita ITAR in caso di condizioni anomale; - Gli spargimenti della zona di stoccaggio reagenti; - Gli spargimenti della zona di scarico autobotti dei reagenti; - Per mezzo di pompa i reflui vengono inviati al torrino di ripartizione dei silos di stoccaggio. - Vasca di raccolta scarichi zona caldaia Raccoglie gli scarichi provenienti da: - Laboratorio chimico; - Campionamento chimico; - Spargimenti zona dosaggio reagenti; - Blow down.

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Mediante di pompe i reflui inviati al torrino di ripartizione dei silos di stoccaggio delle acque reflue. - Un torrino di ripartizione che raccoglie i reflui provenienti da: - Impianto di demineralizzazione, con portata pari a 25 m3/h /evento; - Vasca di raccolta degli scarichi di caldaia, con portata di 30 m3/h/ evento ed eccezionalmente a 70 m3/h; - Vasca di prima pioggia, con portata di 10 m3/h /evento; - Vasca interrata di raccolta. Con portata di 30 m3/h /evento. Il torrino è di capacità sufficiente a non provocare spargimenti anche nel caso di alimentazioni contemporanee e dovrà ripartire equamente il flusso nei due silos di accumulo, è munito di troppo pieno diretto alla vasca di raccolta. Le tubazioni di uscita dei silos dovranno essere munite di valvole manuali di intercettazione, saranno congiunte con una y e l’uscita comune dovrà essere munita di valvola di regolazione per il controllo della portata di ingresso impianto. Una linea di acqua grezza dovrà essere collegata a monte della valvola di regolazione per l’eventuale lavaggio delle linee in caso di ostruzione. Le valvole dovranno essere agibili all’operatore e le linee di sfioro dei silos dovranno essere convogliate alla vasca di raccolta. - Silos di stoccaggio per acque trattate e da trattare In prossimità dell’impianto vi sono n° 2 silos del volume di circa 350 m3 cadauno utilizzati precedentemente per lo stoccaggio delle ceneri, tali silos saranno riutilizzati, dopo applicazione di un’appropriata protezione antiacida, per lo stoccaggio delle acque da trattare nell’ITAR di nuova realizzazione. Si prevede il loro utilizzo come serbatoi di stoccaggio, le superfici interne sono state trattate con materiale di protezione antiacido per poter ricevere le acque di cui al punto 3.2.0. ad una temperatura di 80°C. Hanno un volume di 350 m3 ciascuno ed un’altezza di circa 18 m sul piano campagna. Le tubazioni di uscita dei silos sono munite di valvole manuali di intercettazione, sono congiunte con una y e l’uscita comune è munita di valvola di regolazione per il controllo della portata di ingresso impianto. Le linee di sfioro dei silos sono convogliate alla vasca di raccolta. - Una vasca di neutralizzazione con protezione antiacida munita di pHmetro con elettrodi autopulenti per il controllo del dosaggio della calce ed agitatore. - Una vasca di flocculazione di ugual volume con dosaggio di cloruro ferrico. La vasca è prevista con protezione antiacida, munita di agitatore. - Una camera di flash mixing all’ingresso del sedimentatore per il dosaggio del polielettrolita, Un sedimentatore, con verniciatura impermeabile interna, completo di sfangatore di fondo. E’ dotato di un sistema pivottante di raccolta di eventuali surnatanti (olio) e loro convogliamento ad un serbatoio esterno con asportazione manuale del liquido recuperato, - Un sistema di raccolta ed invio dei fanghi all’ispessitore con due pompe (una di riserva all’altra), complete di valvole ed acqua di lavaggio. - Una vasca di neutralizzazione con acido cloridrico dell’acqua in uscita con agitatore e pHmetro di controllo per riportare il pH dell’acqua nel range di scarico. A questa vasca pervengono i concentrati dell’impianto ad osmosi inversa di demineralizzazione poiché si

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tratta sostanzialemente di acque di fiume pulite solo lievemente concentrate come salinità dal processo di dissalazione a membrana. - Una vasca di controllo finale con protezione antiacida, completa di una stazione di controllo della qualità delle acque trattate con una stazione di smistamento automatico dei reflui alla vasca interrata di raccolta ed il rinvio ai silos nel caso di deviazione dei parametri di scarico. Il monitoraggio dell’effluente recuperato prevede la misura di pH, conducibilità e torbidità: - Filtrazione fanghi Consiste in: - Un Ispessitore del volume utile (25 m3) a contenere almeno un ciclo di filtrazione del filtro a pressa esistente, completo di livello, scarico e troppo pieno e sfangatore interno; Una pompa per l’alimentazione dei fanghi al filtro a pressa; - Un filtro a pressa con 70 piastre filtranti di circa 1 m2 di superficie ciascuna; - Uno sfangatore per la evacuazione dei fanghi pressati. Il troppo pieno dell’ispessitore ed il percolato della filtrazione è convogliato alla vasca di raccolta. - Reagenti Il sistema di stoccaggio e dosaggio dei reagenti utilizzati nell’impianto di trattamento comprende: - Un silos per lo stoccaggio della calce in polvere; - Un serbatoio di preparazione del latte di calce; - Una linea di acqua filtrata per la diluizione della calce e per il lavaggio delle tubazioni; - Una linea per il dosaggio ad anello con ritorno al serbatoio. La concentrazione e la velocità dovrà essere tale da non formare depositi nelle tubazioni (> 3 m/s); - Un serbatoio verticale per lo stoccaggio del cloruro ferrico, comune con l’impianto di pretrattamento; - Un serbatoio per il travaso del cloruro ferrico da autobotte a serbatoio di stoccaggio; - Un contenitore intercambiabile per il polielettrolita; - Un serbatoio verticale per l’acido cloridrico completo di sistema di neutralizzazione fumi; - Un sistema di scarico autobotti di acido cloridrico, con sistema di neutralizzazione fumi. c) Impianto trattamento acque sanitarie. Gli effluenti dai servizi igienici, degli spogliatoi e dalla mensa della Centrale vengono raccolti in un reticolo fognario separato ed inviati all’impianto di ossidazione totale a fanghi attivi. I reflui provenienti dalla mensa, prima di essere inviati all’impianto di trattamento, passano attraverso una vasca trappola per trattene gli eventuali oli. Il sistema di trattamento è costituito da 2 impianti (uno di riserva all’altro) ad ossidazione totale a fanghi attivi. I reflui in uscita vengono trattati ulteriormente con un debatterizzatore a raggi U.V. L’effluente trattato viene inviato, unitamente alle acque di spurgo torri di raffreddamento e tramite apposita tubazione, (vedi planimetria) al fiume Mercure. La descrizione dettagliata dell’impianto di trattamento acque sanitarie è riportata nella specifica tecnica allegata. Capacità di trattamento - Linea trattamento acque inquinabili da oli 5 m3/h circa

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- Linea trattamento acque acide / alcaline 25 m3/h circa - Linea acque sanitarie 10 m3/h circa Fanghi prodotti dall’impianto di trattamento acque reflue I processi chimico-fisici precedentemente descritti producono fanghi di risulta il cui quantitativo si può stimare in circa 60 m3 annui, con tenore di umidità pari al 70 %. La composizione tipica dei fanghi è riportata di seguito riportata: Analisi media fanghi Fe(OH)3 CaCO3 Mg(OH)2 SiO2 TSS %10 40 5 5 40 Smaltimento dei fanghi prodotti I fanghi prodotti in uscita dal filtro pressa vengono raccolti direttamente i cassoni containers e conferiti al recupero ai sensi del D.M. 5/2/98 o allo smaltimento in discarica mediante ditte autorizzate ai sensi della normativa vigente (D.Lgs. 22/97 e succ. mod.). ATTIVITA’ CONNESSE Il processo di produzione è integrato da impianti, dispositivi ed apparecchiature ausiliarie che ne assicurano il corretto funzionamento Nella centrale del Mercure sono state individuate le seguenti attività tecnicamente connesse.

a) AC1 Impianto per la preparazione, lo stoccaggio e il trasferimento dei combustibili (Biomasse) Sono previsti parchi di stoccaggio (uno per il legname ed uno per il cippato) e un sistema di ripresa dei combustibili a biomasse sotto forma di cippato. Il legname sotto formi di tronchi in arrivo in Centrale a mezzo di autocarri sarà scaricato nel parco previsto per lo stoccaggio all’aperto di capacità di circa 30.000 m3. Il legno cippato in arrivo in centrale in forma di schegge (cippato) di idonea pezzatura, libero da corteccia, foglie e pezzi di piccole dimensioni, sarà situato all’interno della recinzione della Centrale, nell’area precedentemente occupata dal serbatoio dell’olio combustibile. I cumuli del cippato costituenti il deposito hanno dimensioni diverse determinate dall’ottimale utilizzo dell’area a disposizione che ammonta a circa 32.000 m2. I cumuli di cippato hanno dimensioni di massima variabili tra 1.000 e 2.000 mq ed altezza di circa 6m per una volumetria media di ciascun cumulo di circa 7.500 m3 corrispondenti mediamente a circa 1.800 tonnellate; i cumuli sono separati tra loro da corsie larghe circa 10m. Complessivamente il deposito del cippato è costituito da circa 14 cumuli per cui la volumetria complessiva è di circa 105.000 m3 corrispondente a circa 26.000 tonnellate.

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Il parco di stoccaggio del legno cippato sarà pavimentato mediante la posa in opera di un manto in conglomerato bituminoso; l’area verrà livellata con materiale tipo A1 compattato con posa di geotessuto, strato di binder a cui sarà sovrapposto il tappetino bituminoso quale manto di usura. La pavimentazione sarà realizzata con pendenze idonee a convogliare le acque meteoriche ad un canale di raccolta e da questo alla vasca di prima pioggia. Tutta l’area sarà delimitata da cordolatura in conglomerato cementizio raccordata con la viabilità interna. All’interno della Centrale sarà realizzato un sistema di viabilità idoneo alla movimentazione degli automezzi per lo spostamento del legname dalle aree di accumulo alla zona di cippatura. E’ anche previsto a progetto un sistema di triturazione del legname, costituito da macchina cippatrice mobile su ruote, che provvederà a sminuzzare il legname in pezzatura adatta a consentirne la combustione in caldaia, tale apparecchiatura non avrà un uso continuo. La biomassa da legno triturato verrà trasferita, tramite un sistema automatico di nastri trasportatori, nei bunker di stoccaggio del legno sminuzzato. I nastri dipartono da una fossa di caricamento alla quale il cippato è alimentato a mezzo di ruspe azionate da operatore e riempite sia con il materiale che sarà approvvigionato già sminuzzato che con il combustibile eventualmente triturato in Centrale. Il nastro di trasferimento del cippato sarà gestito in modo automatico. La segatura seguirà anch’essa la via del cippato e verrà riversata tramite ruspe in una fossa di caricamento dalla quale attraverso un sistema di nastri trasportatori arriverà ai bunker di caldaia. b) AC2 Approvvigionamento, stoccaggio e movimentazione combustibili liquidi Gasolio Il gasolio destinato alla produzione di energia viene utilizzato solo nella caldaia ausiliaria e per alimentare le torce pilota delle caldaie delle unità termoelettriche in fase di accensione. Il gasolio necessario è approvvigionato tramite autocisterne e viene stoccato in due serbatoi della capacità rispettivamente di 160 m3. e 50 m3

Il sistema di discarica delle autocisterne è dotato di tutte le necessarie misure di sicurezza e di prevenzione dell’inquinamento del suolo. d) AC3 Gruppo elettrogeno di emergenza I gruppi elettrogeni sono costituiti da un motore di emergenza diesel accoppiato rigidamente con l’alternatore trifase provvisto di stabilizzatore di tensione. Ha la possibilità in caso di blackout di fornire l’alimentazione per le apparecchiature e i sistemi di comando e controllo del gruppo termoelettrico 1, 2. e servizi generali. Il motore diesel è di costruzione Isotta Fraschini. In caso di totale mancanza di energia elettrica sia dall’interno che dall’esterno, per assicurare la continuità di esercizio di determinate apparecchiature o sistemi di protezione dell’impianto termoelettrico, indispensabili a garantire la sicurezza del personale presente

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e del macchinario stesso, sono presenti una serie di gruppi elettrogeni a servizio delle varie sezioni. Il suo funzionamento pertanto è di tipo sporadico e normalmente viene avviato periodicamente, con e senza erogazione di energia elettrica, per verificarne lo stato di esercizio. Il gruppo elettrogeno utilizza esclusivamente gasolio: e) AC4 Impianto antincendio

f) AC5 Demineralizzazzione acque L’acqua destinata al riempimento ed integrazione del generatore di vapore deve possedere elevate caratteristiche di purezza e pertanto deve essere demineralizzata. E’ stato installato un impianto ad osmosi inversa, composto da due linee da 12 t/h; esso riceve e dissala l’acqua grezza, il permeato prodotto viene avviato alla demineralizzazione finale dell’impianto di elettrodeionizzazione (EDI), pure di nuova installazione, mentre il concentrato, stimabile in circa 5 t/h, viene inviato alla neutralizzazione dell’ITAR e recuperato al circuito acque di raffreddamento. g) AC6 Attività di controllo (Laboratorio Chimico) Il personale del Laboratorio Chimico opera sull’impianto, in ufficio ed in laboratorio in attività relative a prove e controlli chimici e ambientali. Tutte le attività di laboratorio sono svolte in condizioni di lavoro idonee (cappe aspiranti) e tutte i residui delle attività sono smaltiti o trattati adeguatamente. h) AC7 Impianto trattamento acque reflue Si precisa che con il nuovo assetto sopradescritto le acque trattate dall’impianto ITAR diverranno a tutti gli effetti acqua industriali di processo riutilizzate in ciclo tecnologico interno. Le acque trattate dagli impianti acque di trattamento inquinabili da oli e acide alcaline (ITAR) verranno riutilizzate come reintegro al circuito torri di raffreddamento e non daranno luogo a scarichi mentre la ridottissima quota di acque effluenti dall’impianto di trattamento acque sanitarie verranno scaricate insieme allo spurgo torri nel nuovo scarico “B” al fiume Mercure La Centrale è dotata di opportuna rete di fognatura idonea a raccogliere tutti gli effluenti provenienti dalle varie aree della stessa. Essa è costituita dai seguenti reticoli separati: - Acque inquinabili da oli; - Acque acide o alcaline; - Acque sanitarie; - Acque meteoriche. Per il trattamento delle acque suddette la Centrale è dotata di un sistema costituito da: - Impianto trattamento acque inquinabili da oli;

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- Impianto trattattamento acque acide alcaline; - Impianto trattamento acque sanitarie. i) AC8 Attività di manutenzione Le attività manutentive vengono eseguite dal personale della Sezione Manutenzione e da ditte terzi. Il personale opera sui macchinari dell’impianto ed in officina, per la realizzazione o la riparazione di componenti d’impianto. La manutenzione dell’impianto può richiedere attività di saldatura, che se eseguita in officina, è effettuata con appositi sistemi di filtrazione. Le attività manutentive producono una quota di rifiuti, gestiti tramite apposita procedura interna, destinati principalmente allo smaltimento.

AC9 Sistema acque di raffreddamento Scopo del sistema è quello di provvedere all’asportazione e all’evacuazione del calore proveniente sia dalla condensazione del vapore scaricato dalla turbina sia dal raffreddamento di altre apparecchiature, in particolare i refrigeranti servizi. Il circuito dell’acqua di raffreddamento sarà di tipo a ricircolazione chiusa attraverso le torri di refrigerazione ad umido ed il condensatore insieme ai citati refrigeranti. L’acqua necessaria per il reintegro di tale circuito viene prelevata, tramite una condotta, da un bacino di raccolta posto sullo scarico della Centrale idrica di Tancredi alimentata dal Fiume Mercure, la sua portata viene minimizzata grazie sia alla citata chiusura di tutti i cicli di raffreddamento sia al riutilizzo per tale scopo degli effluenti dell’impianto di trattamento acque reflue, che non vengono più scaricati. Anche gli scarichi verranno minimizzati e restituiti al Fiume Mercure: essi sono costituiti solo dallo spurgo torri, anch’esso minimizzato in conseguenza di quanto sopra indicato, cui si aggiunge la modesta quantità di acqua proveniente dall’impianto di trattamento delle utenze civili. L’acqua utilizzata per il ciclo di raffreddamento non subisce alcuna sostanziale alterazione delle sue caratteristiche chimiche e viene restituita al Fiume Mercure con un leggero innalzamento di temperatura nel rispetto, comunque, dei limiti di emissione degli scarichi idrici in acque superficiali secondo quanto previsto dal decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e sue successive modifiche e integrazioni. Rispetto al funzionamento ad olio, la quantità di calore apportata con lo scarico sarà notevolmente ridotta sia a causa del decremento di potenza installata (si è passati da 150 MWe a 41 MWe) sia in seguito al ripristino della piena funzionalità di due delle 4 celle delle torri di raffreddamento, con minimizzazione delle portate di spurgo ulteriormente raffreddate grazie all’installazione prevista di un nuovo refrigerante come mostrato nello schema di principio seguente.

AC10 Deposito rifiuti

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4. EMISSIONI IN ATMOSFERA Generalità Le emissioni della Centrale del Mercure saranno dovute solo alla nuova caldaia che utilizzerà come combustibile una miscela di biomasse. I valori degli inquinanti presenti nei fumi saranno inferiori ai limiti di emissione fissati nel D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152. Nella Tabella 0.1 sono evidenziati i soli limiti di emissione dei macroinquinanti come valori medi giornalieri. Nella stessa tabella si sono riportati a confronto anche i limiti ai quali l’impianto doveva fare riferimento ai sensi della autorizzazione ricevuta nel settembre 2002 con rispetto della normativa di cui al DM 5 febbraio 1998. L’Enel intende rispettare tali limiti più restrittivi.

Tabella 0.1 Limite di emissione dei macroinquinanti come valore medio giornaliero

Inquinante

limite di emissione

medio giornaliero come da:

DM 5/2/’98

11% O2 Rif. in volume

limite di emissione

medio giornaliero come da:

DM 5/2/’98

riportato al 6% O2 Rif. in volume

limite di emissione

medio giornaliero come da:

D.Lgs 152/06

6% O2 Rif. in volume

Biossido di zolfo (SO2) mg/Nm3 50

75

200

Ossidi di azoto (NOx)

mg/Nm3 200

300

300

Polvere totale

mg/Nm3 10

15

30

Sostanze organiche sotto forma di gas e vapori, espresse come carbonio organico totale (COT)

mg/Nm3

10

Cloruro di idrogeno (HCl)

mg/Nm3 10

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Fluoruro di idrogeno (HF)

mg/Nm3 1

Monossido di carbonio (CO)

mg/Nm3 50

Come situazione ante operam, si è considerato un ipotetico funzionamento della sola sezione termoelettrica n.1 con emissioni pari ai limiti autorizzati al 01 gennaio 2003. Tale sezione è in realtà in stato di arresto, con cessazione dal servizio dal 01 maggio 1997, e non se ne prevede il riutilizzo futuro. Come situazione futura è stato considerato l'esercizio della sola sezione n° 2 trasformata a biomassa, secondo quanto proposto in questa sede, e funzionante al 100% con cippato. Le emissioni sono state assunte pari ai limiti del DM 5/2/98, già riportati nel progetto originale di trasformazione del gruppo 2, poiché ENEL si atterrà a tali valori di emissione anche se più restrittivi rispetto al vigente DL 152/06, come riportato nella seguente tabella. La stima degli SQA per il confronto con i limiti normativi e tra le due situazioni considerate è condotto in termini di concentrazioni al suolo delle emissioni di SO2, NOx e polveri, ottenute tramite applicazioni modellistiche. I seguenti prospetti riportano i dati emissivi caratterizzanti la sorgente nelle due situazioni.

situazione Ante Operam (Ipotetica* sezione termoelettrica n.1)

Fumi Camino

h d Portata tal quali Temp.

Emissioni mg/Nm3

(**)

(m) (m) (Nm3/h) (°C) SO2 NOx Polveri

80 6.4 265.000 150 1700 650 50 (*) attualmente in stato di arresto,cessazione dal servizio dal 01 maggio 1997 (**) Valori riferiti ai fumi secchi ed al tenore di ossigeno del 3 %

(da rispettare a partire dal 01 gennaio 2003)

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Situazione futura

(sezione n.2 a biomassa, 100% cippato) Fumi Camino

h d Portata tal quali Temp.

Emissioni mg/Nm3

(*)

(m) (m) (Nm3/h) (°C) SO2 NOx Polveri

80 6.4 195.000 130 75 300 15 (*) Valori limite DM 5/2/’98 riferiti ai fumi secchi ed al tenore di ossigeno del 6% anziché dell’11%

Si può, infatti, valutare l’entità e la distribuzione spaziale della variazione del contributo dell’impianto ENEL alle concentrazioni degli inquinanti al suolo, facendo ricorso a modelli previsionali largamente sperimentati. La scelta del modello di calcolo da utilizzare nello studio della dispersione degli inquinanti emessi da camino è principalmente condizionata dalle caratteristiche del periodo temporale di simulazione da assumere per verificare la rispondenza ai limiti di legge. In particolare l'esigenza di determinare i percentili delle medie orarie delle concentrazioni di NO2 richiede l'adozione di un modello di tipo short-term (a breve termine), che consenta di valutare i valori medi orari delle concentrazioni. Tra i modelli indicati dall'EPA (U.S. - Environmental Protection Agency) è stato scelto il modello ISC3, che è conforme alle caratteristiche richieste dall'applicazione in esame. A livello nazionale ISC3 è incluso nell’elenco contenuto nelle “Linee guida per la selezione e l'applicazione dei Modelli di dispersione atmosferica per la Valutazione della qualità dell’aria” (APAT CTNACE, R4/2001). Per i siti a topografia complessa invece l’algoritmo incluso nell’ISC3 è equivalente a quello del modello COMPLEX-I e rappresenta una tecnica di screening che fornisce in queste situazioni stime ampiamente conservative. Le equazioni di base sono quelle classiche che descrivono la dispersione rettilinea di un pennacchio "gaussiano" in condizioni stazionarie. Tali equazioni, con alcune modifiche, sono usate per trattare diverse tipologie di sorgenti: puntiformi, areali, di tipo volume e "open pit" (cave, miniere a cielo aperto). Per le sorgenti puntiformi, come nel nostro caso (emissioni da camini), il modello può simulare sia il downwash (effetto di scia) da camino (stack-tip dounwash, Briggs 1974) sia il downwash causato dagli edifici circostanti (building downwash). La velocità del vento, se necessario, viene estrapolata alla quota di emissione secondo la legge di potenza. Per quanto concerne i siti in cui è presente sia terreno pianeggiante sia montagnoso, l’ISC3 permette una gestione completamente in linea con le indicazioni contenute nelle già citate "Guidelines" dell'EPA; infatti, per recettori che si trovano a quote intermedie, cioè quelli la cui quota è compresa tra la sommità del camino e l'asse di livellamento del pennacchio, l'ISC3 applica sia l'algoritmo per terreno piano sia l'algoritmo per terreno

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complesso e seleziona quello che tra i due produce l'impatto più elevato. Tale schema viene eseguito procedendo recettore per recettore, sorgente per sorgente ed ora per ora. Il trattamento del terreno complesso effettuato da ISC3 prevede un comportamento del pennacchio differente rispetto al terreno piano, in particolare l'algoritmo si basa sull’assunzione principale che l'asse del pennacchio si mantiene alla quota di stabilizzazione quando passa sui rilievi montuosi in condizioni stabili (categorie E ed F), mentre è effettuata una correzione pari a metà altezza in condizioni instabili o neutre (categorie A, B, C e D). Si assume pertanto che, in condizioni di instabilità atmosferica, la complessità del terreno ed il susseguente generarsi di vortici termici, siano in grado di influenzare la quota di livellamento del pennacchio, contrariamente a quanto avviene in condizioni stabili. Il modello ISC3 per poter funzionare richiede in input i dati meteorologici, i dati delle sorgenti di emissione considerate e i dati relativi al dominio di calcolo. L’input meteorologico richiede valori medi orari di velocità e direzione del vento, classe di stabilità atmosferica, di temperatura ambiente e di altezza di rimescolamento. Per l'applicazione in esame, tale input meteorologico è stato ottenuto dai dati rilevati presso la stazione meteorologica dell’Aeronautica Militare di Latronico, che è rappresentativa per il sito in esame, infatti è situata nella valle parallela dalle caratteristiche orografiche assimilabili a quelle del Mercure. Dai rilevamenti eseguiti nel periodo compreso tra il 1996 ed il 2000, è stato estratto un set significativo di record orari costituiti da giorni completi di dati, equamente ripartiti tra le stagioni dell'anno. L’altezza dello strato rimescolato è stata assunta pari a 10.000 m, poiché rappresenta la condizione più conservativa nell’utilizzo dei modelli per questo tipo di sorgente. L’altezza di livellamento del pennacchio calcolata, infatti, si colloca normalmente sopra la base delle inversioni termiche tipiche del sito ed in questi casi il modello, se applicato con altezze di rimescolamento inferiore, non stimerebbe alcuna ricaduta al suolo delle concentrazioni. Quest’aspetto è stato verificato in diverse valutazioni modellistiche eseguite per impianti e condizioni analoghe a quelle qui trattate. Il dominio di calcolo, scelto in base alle caratteristiche del sito ed al tipo di emissione, è costituito da un quadrato, centrato sull’impianto, di lato 25 km sia in direzione E-O che in direzione N-S. La disposizione del dominio di calcolo e quindi delle figure contenenti i risultati delle simulazioni, è tale da far coincidere il nord geografico con la direzione verticale. I punti ricettori sono stati disposti su una griglia a maglie quadrate con un passo variabile tra 500 e 250 metri, più fitti all’aumentare della quota, per un totale di 4817 punti ricettori. Sulla base delle suddette informazioni, sono state condotte le valutazioni modellistiche per SO2, NO2 e Polveri calcolando per ciascun inquinante la distribuzione al suolo delle concentrazioni riferite agli indici statistici previste dalla normativa vigente in materia di limiti sulla qualità dell’aria (DM 2002 n°60). Per quanto riguarda gli ossidi di azoto, le emissioni delle sorgenti considerate sono costituite prevalentemente da monossido di azoto (NO), mentre la normativa vigente prevede limiti anche in termini di biossido di azoto (NO2), oltre che di ossidi d’azoto totali. È stata pertanto eseguita la valutazione dell'entità della trasformazione del monossido di azoto emesso (NO) in biossido di azoto (NO2) utilizzando un opportuno codice di calcolo, ampiamente sperimentato per applicazioni di questo tipo, basato sugli equilibri di

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ossidazione e fotodissociazione che coinvolgono ossidi di azoto, ozono e radiazione solare UV. Tale codice opera sui singoli valori orari e per ogni punto ricettore. I risultati delle simulazioni effettuate sono descritti nel seguito. Biossido di zolfo - SO2Le figure che seguono mostrano la distribuzione spaziale della media annuale, della concentrazione media giornaliera superata per 3 giorni/anno (corrispondente al percentile 99.178 delle concentrazioni giornaliere) e della concentrazione media oraria superata per 24 ore/anno (99.726 percentile delle medie orarie) per la situazione ante operam e per quella futura dopo la realizzazione del progetto. Per il primo limite, che ha come obiettivo la protezione degli ecosistemi, la normativa vigente prevede il valore limite di 20 µg/m³; per il secondo il valore di 125 µg/m³ e per l’ultimo il valore di 350 µg/m³. Le mappe di ricaduta ottenute per la situazione ante operam, che si avrebbe esercendo la sezione termoelettrica 1 con le emissioni ammissibili al 01 gennaio 2003, mostrano che l'area maggiormente interessata dal contributo della centrale è localizzata a NNE dell’impianto, a circa 2 km di distanza dall’emissione. Il massimo assoluto della media annua è pari a 34.5 µg/m³, superiore al limite previsto dal DM60/02 di 20 µg/m³. Anche per gli altri due standard di qualità dell’aria le massime concentrazioni stimate dal modello superano i rispettivi limiti di legge nella stessa zona di ricaduta precedentemente individuata. Aree di ricaduta con valori più contenuti si evidenziano anche a S e SW dell’impianto. Per quanto riguarda la situazione futura, si rileva che le aree interessate dalle ricadute dell'impianto sono circa le stesse, ma vi è una drastica riduzione delle concentrazioni rispetto alla situazione ante operam e con valori notevolmente inferiori ai limiti normativi. Nel punto a maggiore impatto, gli SQA stimati sono infatti compresi tra 6% e 8% del limite, in funzione del parametro considerato, come evidenziato dal prospetto sottostante. La variazione delle ricadute di SO2, rispetto alla situazione ante operam, vede un decremento pari a circa il 96%.

SO2 - Prospetto di riepilogo dei valori massimi assoluti calcolati

PARAMETRO

SITUAZIONE ANTE

OPERAM µg/m³

SITUAZIONE FUTURA µg/m³

VARIAZIONE

% (*)

LIMITE APPLICABIL

E µg/m³

Media annua (protezione ecosistemi)

34.5 1.5 -95.7% 20

Concentrazione superata per 3giorni/anno

213 8.0 -96.2% 125

Concentrazione superata per 24ore/anno

760 28.5 -96.3% 350

Pag 75 di 129

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Divisione Generazione ed Energy Management Unità di Business Rossano

CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

76

(*) 100⋅

−operamante

operamantefutura

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CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

77

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

SO2 - Concentrazione media annua [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione ante operam Sez. 1

Limiti emissioni aut. 2003

Pag 77 di 129

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CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

78

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

SO2 - Concentrazione media annua [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-Su

d da

lla c

entra

le [m

]Situazione futura

Sez. 2 100% CippatoLimiti emissioni DM 5/2/98

Pag 78 di 129

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CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

79

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

SO2 - Concentrazione giornaliera superata per 3 giorni/anno [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione ante operam Sez. 1

Limiti emissioni aut. 2003

Pag 79 di 129

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CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

80

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

SO2 - Concentrazione giornaliera superata per 3 giorni/anno [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione futuraSez. 2 100% Cippato

Limiti emissioni DM 5/2/98

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CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

81

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

SO2 - Concentrazione oraria superata per 24 ore/anno [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione ante operam Sez. 1

Limiti emissioni aut. 2003

Pag 81 di 129

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CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

82

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

SO2 - Concentrazione oraria superata per 24 ore/anno [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione futuraSez. 2 100% Cippato

Limiti emissioni DM 5/2/98

Pag 82 di 129

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RELAZIONE TECNICA

83

Biossido di azoto - NO2Le figure che seguono mostrano la distribuzione spaziale della media annuale (per NOx ed NO2), e della concentrazione media oraria di NO2 superata per 18 ore/anno (corrispondente al percentile 99.7945 delle concentrazioni orarie) per la situazione ante operam e per quella futura dopo la realizzazione del progetto. Per il primo limite, che ha come obiettivo la protezione della vegetazione, la normativa vigente prevede il valore limite di 30 µg/m³; per il secondo il valore di 40 µg/m³ e per l’ultimo il valore di 200 µg/m³ Le mappe di ricaduta, ottenute per la situazione ante operam, che si avrebbe esercendo la sezione termoelettrica 1 con le emissioni ammissibili al 01 gennaio 2003, mostrano che l'area maggiormente interessata dal contributo della centrale esistente si colloca, come per il precedente inquinante, a NNE dell’impianto, a circa 2 km di distanza dall’emissione. Il massimo assoluto della media annua è pari a 13.2 µg/m³ per NOx e 7.9 µg/m³ per NO2, inferiori ai rispettivi limiti di 30 µg/m³ e di 40 µg/m³ previsti dal DM60/02. Anche lo standard di qualità dell’aria relativo alle concentrazioni di picco è rispettato, con una ricaduta massima nell’area pari a circa il 5% del limite. Analogamente a quanto detto per SO2, aree di ricaduta con valori più contenuti si evidenziano anche a S e SW dell’impianto. Per quanto riguarda la situazione futura, si rileva che le aree interessate dalle ricadute dell'impianto sono simili, ma vi è una notevole riduzione delle concentrazioni rispetto alla situazione ante operam e con valori notevolmente inferiori ai limiti normativi. Nel punto a maggiore impatto, gli SQA stimati sono infatti tra il 12% ed il 36% del limite, in funzione del parametro considerato, come evidenziato dal prospetto sottostante. La variazione delle ricadute rispetto alla situazione di riferimento vede un decremento pari a circa il 55% per NOX e 42% per NO2 in termini di media. In termini di percentile orario la diminuzione percentuale è leggermente inferiore ma comunque consistente, pari al 32%.

NOx - Prospetto di riepilogo dei valori massimi assoluti calcolati

PARAMETRO

SITUAZIONE ANTE

OPERAM µg/m³

SITUAZIONE FUTURA µg/m³

VARIAZIONE

% (*)

LIMITE APPLICABIL

E µg/m³

Media annua NOx (protezione

vegetazione) 13.2 6.01 -54.5% 30

Media annua NO2(protezione salute

pubblica) 7.94 4.63 -41.7% 40

Concentrazione NO2 superata per

18ore/anno 104 71 -31.7% 200

(*) 100⋅−

operamanteoperamantefutura

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CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

84

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

NOx - concentrazione media annua [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione ante operam Sez. 1

Limiti emissioni aut. 2003

Pag 84 di 129

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CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

85

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

NOx - concentrazione media annua [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione futuraSez. 2 100% Cippato

Limiti emissioni DM 5/2/98

Pag 85 di 129

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RELAZIONE TECNICA

86

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

NO2 - concentrazione media annua [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione ante operam Sez. 1

Limiti emissioni aut. 2003

Pag 86 di 129

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CENTRALE MERCURE

RELAZIONE TECNICA

87

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

NO2 - concentrazione media annua [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione futuraSez. 2 100% Cippato

Limiti emissioni DM 5/2/98

Pag 87 di 129

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88

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

NO2 - Concentrazione oraria superata per 18 ore/anno [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione ante operam Sez. 1

Limiti emissioni aut. 2003

Pag 88 di 129

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RELAZIONE TECNICA

89

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

NO2 - Concentrazione oraria superata per 18 ore/anno [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione futuraSez. 2 100% Cippato

Limiti emissioni DM 5/2/98

Particolato aerodisperso Analogamente a quanto fatto in precedenza, anche per questo inquinante si presentano le mappe ed i valori massimi degli standard di qualità dell’aria previsti dalla normativa. A titolo cautelativo, il particolato totale sospeso (PTS) simulato dal modello è confrontato direttamente con i limiti normativi che si riferiscono però alla sola frazione fine di questo (PM10). Le figure che seguono mostrano la distribuzione spaziale della media annuale e della concentrazione media giornaliera superata per 35 giorni/anno (corrispondente al percentile 90.411 delle concentrazioni giornaliere) per la situazione ante operam e per quella futura dopo la realizzazione del progetto. Per il primo parametro la normativa prevede il valore limite di 40 µg/m³; per il secondo il valore è stabilito in 50 µg/m³. Le mappe di ricaduta, ottenute per la situazione ante operam, che si avrebbe esercendo la sezione termoelettrica 1 con le emissioni ammissibili al 01 gennaio 2003, mostrano che l'area maggiormente interessata dal contributo della centrale esistente si colloca nella stessa area degli inquinanti precedenti, circa 2km a NNE dell’impianto ma con contributi estremamente contenuti in entrambe le situazioni (qualche punto percentuale del limite). Il massimo valore della media annua nell’area è pari a 1 µg/m³. La massima ricaduta stimata dal modello in termine di percentili giornaliero è circa 3 µg/m3. Per quanto riguarda la situazione futura, le ricadute diminuiscono ulteriormente (riduzioni di circa il 70% rispetto al caso ante operam), con concentrazioni per entrambi i parametri inferiori al microgrammo per metro cubo.

Pag 89 di 129

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RELAZIONE TECNICA

90

Particolato - Prospetto di riepilogo dei valori massimi assoluti calcolati

PARAMETRO

SITUAZIONE ANTE

OPERAM µg/m³

SITUAZIONE FUTURA µg/m³

VARIAZIONE

% (*)

LIMITE APPLICABIL

E µg/m³

Media annua PM10(protezione salute

pubblica) 1.0 0.3 -70% 40

Concentrazione PM10 superata per

35giorni/anno 2.99 0.86 -71.2% 50

(*) 100⋅−

operamanteoperamantefutura

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91

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

PTS - media annuale [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione ante operam Sez. 1

Limiti emissioni aut. 2003

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RELAZIONE TECNICA

92

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

PTS - media annuale [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione futuraSez. 2 100% Cippato

Limiti emissioni DM 5/2/98

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RELAZIONE TECNICA

93

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

PM10 - 95° Concentrazione superata 35 gioni/anno [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione ante operam Sez. 1

Limiti emissioni aut. 2003

Pag 93 di 129

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RELAZIONE TECNICA

94

Latronico

Viggianello

RotondaLaino Borgo

Episcopia

Castelluccio Sup.

Mormanno

Centrale ENEL S.p.A.

-10000 -5000 0 5000 10000

distanza Est-Ovest dalla centrale [m]

PM10 - 95° Concentrazione superata 35 gioni/anno [µg/m3]

-10000

-5000

0

5000

10000

dist

anza

Nor

d-S

ud d

alla

cen

trale

[m]

Situazione futuraSez. 2 100% Cippato

Limiti emissioni DM 5/2/98

Considerazioni conclusive I risultati ottenuti, presentati nel paragrafo precedente, evidenziano le limitate ricadute sul comparto atmosfera attribuibili all’esercizio dell’impianto secondo la tecnologia proposta. I contributi delle emissioni imputabili all’esercizio a biomasse della sezione 2 per tutti gli Standard di Qualità dell’Aria previsti dal DM60/2002 sono stimati notevolmente inferiori ai rispettivi valori limite (come riepilogato dal rapporto tra i massimi assoluti attesi per la situazione futura e i limiti previsti dalla normativa vigente nel sottostante grafico).

massimo(futuro) / limiteDM60/2002

0%20%40%60%80%

100%

med

ia

3gg/

anno

24hh

/ann

o

med

ia

med

ia

18hh

/ann

o

med

ia

35gg

/ann

o

SO2 NOX NO2 TSP

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RELAZIONE TECNICA

95

L'intervento di trasformazione proposto, oltre a consentire il rispetto di tutti gli standard di qualità dell’aria previsti dalla normativa vigente su tutto il territorio considerato, si pone in un quadro di notevole riduzione per tutti gli inquinanti dei contributi alla qualità dell'aria rispetto alla precedente configurazione d’esercizio, come desumibile dal rapporto tra le massime ricadute per i differenti SQA stimate per le due configurazioni.

massimo(futuro)/massimo(ante operam)

0%20%40%60%80%

100%

med

ia

3gg/

anno

24hh

/ann

o

med

ia

med

ia

18hh

/ann

o

med

ia

35gg

/ann

o

SO2 NOX NO2 TSP

Tale miglioramento è conseguito, ed ulteriormente accentuato, dalla decisione di ENEL si attenersi ai valori di emissione previsti nel DM 5/2/98, analoghi per NOx ma più ristrettivi per SO2 e TSP rispetto al vigente Decreto Legislativo 152/2006. Di questo si può avere evidenza nella tabella successiva, in cui si riportano le massime ricadute stimate per gli SQA previsti dal vigente DM 60/2002 e dal precedente DPR203/88 per la situazione ante operam, per la situazione futura con i limiti alle emissioni del DM 5/2/98 (proposta da ENEL ed evidenziata in grassetto) e la simulazione della sezione 2 a biomassa (100% cippato) ma con i limiti alle emissioni consentiti dal vigente DL 152/2006.

Pag 95 di 129

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RELAZIONE TECNICA

96

Valore Limite

o Guida

Ante Operam

Futura proposta emissioni DM 5/2/98

Futura emissioni

DL 152/06

Normativa Parametro

(µg/m3) (µg/m3) (µg/m3) (µg/m3) DPR

203/88 50 percentile giornaliero 80 SO2 16.7 0.8 2.1

DPR 203/88 98 percentile giornaliero 250 SO2 194.0 7.3 19.3

DM 60/2002

Media annuale (Protezione ecosistemi) 20 SO2 34.6 1.5 4.0

DM 60/2002

Conc. superata per 3gg/anno (percentile giornaliero 99.1781)

125 SO2 213.0 8.0 21.3

DM 60/2002

Conc. superata per 24h/anno (percentile orario 99.7260)

350 SO2 761.0 28.5 76.0

DPR

203/88 50 percentile orario 50 NO2 0.0 0.0 0.0

DPR 203/88 98 percentile orario 200 NO2 56.0 42.0 42.0

DM 60/2002 Media annuale 40 NO2 7.9 4.6 4.6

DM 60/2002

Conc. superata per 18h/anno (percentile orario 99.7945)

200 NO2 104.0 71.0 71.0

DM 60/2002

Media annuale (Protezione vegetazione) 30 NOx 13.2 6.0 6.0

DM

60/2002 Media annuale 40 PM10 1.0 0.3 0.6

DM 60/2002

Conc. superata per 35g/anno (percentile giornaliero 90.4110)

50 PM10 3.0 0.9 1.7

DPR

203/88 95 percentile giornaliero 300 PTS 4.0 1.1 2.2

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4.1 SISTEMA DI MONITORAGGIO DELLE EMISSIONI Come prescritto nell’autorizzazione del 02/09/2002 rilasciata dalla Provincia di Cosenza, per la modifica ed esercizio a biomasse, la sezione n. 2 è stata dotata di un sistema di monitoraggio per la misura in continuo delle concentrazioni di SO2 – Nox, Polveri, CO, COT, HCl, O2, temperatura, pressione e portata fumi.

5. SISTEMI DI ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI

Sistema di abbattimento delle emissioni nei fumi Il particolato prodotto diffuso nei fumi (ad esclusione della parte di ceneri pesanti raccolte nella griglia posta all’interno della tramoggia di fondo caldaia), viene abbattuto nei nuovi filtri a maniche, raccolto nelle sottostanti tramogge e quindi inviato ad un silo esistente di stoccaggio da circa 1500 m3. Il filtro a maniche è inserito immediatamente a monte della ciminiera. Dalle tramogge di fondo caldaia un impianto di estrazione provvede a trasferire il solido prodotto ad un nuovo silo di stoccaggio ceneri. Il filtro a maniche di tipo compartimentato è essenzialmente costituito da:

un involucro metallico irrigidito con profilati contenente al suo interno l’equipaggiamento filtrante;

una piastra portamaniche, posta nella parte superiore, nella quale sono ricavati i fori calibrati necessari per il fissaggio a tenuta delle maniche filtranti;

maniche filtranti in feltro agugliato; apparecchiature ausiliarie per la rigenerazione del mezzo filtrante mediante

pulsazione di aria compressa; tramogge di raccolta delle polveri separate che costituiscono la parte inferiore

dell’involucro; serie di serrande per la compartimentazione dei filtri e per consentire l’esclusione

parziale per avarie. I fumi da filtrare attraversano perpendicolarmente il tessuto delle maniche mentre le polveri si depositano sulla parete esterna delle stesse. All’interno delle maniche i fumi ormai depurati escono dall’alto attraverso i fori portamaniche ricavati nella piastra superiore e vengono convogliati all’uscita del filtro. Periodicamente sulle maniche è immessa in controcorrente aria compressa ad alta velocità e pressione con la quale si realizza un effetto di scuotimento del mezzo filtrante che assicura il completo distacco della polvere accumulata sulla superficie della manica e la sua caduta nella tramoggia sottostante. La quantità annua di cenere leggera prodotta dalla sezione n.2 è stimata in circa 2.750÷3.750 tonnellate, strettamente legata alla tipologia delle biomasse utilizzate.

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Le caratteristiche del combustibile utilizzato nel processo di combustione, i sistemi di abbattimento installati e la nuova tecnologia di combustione consentiranno di mantenere i valori delle emissioni di SO2, NOx e polveri sotto i limiti fissati dal D.Lgs 3 aprile 2006 n.152 ed a quelli più restrittivi relativi al precedente DM 5 febbraio 1998 con il quale è stata rilasciata l’autorizzazione nel settembre 2002, ai quali Enel si atterrà. Prima dei filtri a manica, i fumi passano attraverso il reattore dove vengono trattati con calce idrata per l’abbattimento di SO2, HCl, Hf. In relazione a quanto previsto dall’autorizzazione del 02/09/2002, rilasciata dalla Provincia di Cosenza, con la quale è stata autorizzata la trasformazione ed esercizio della Sezione n. 2 a biomasse, è stato installato un sistema di monitoraggio delle emissioni per la misurazione in continuo di Polveri, CO, SO2, NOx, COT, HCl, O2, temperatura, pressione e portata dell’effluente gassoso. Il progetto di riattivazione dell’unità n.2 con combustione a biomasse, ai fini della vigilanza e della prevenzione dell’inquinamento a livello del suolo indotto dall’esercizio dell’impianto, ha previsto inoltre l’installazione di un nuovo sistema di controllo della qualità dell’aria, costituito da n.5 capannine, ciascuna delle quali è dotata di strumentazione per la misura degli NOx, SO2 e polveri. E’ inoltre prevista la riattivazione della stazione meteo posizionata all’interno del recinto di Centrale. E’ altresì verificato che la precedente posizione delle capannine di rilevamento esterne è rispondente, nelle nuove condizioni, ai punti di massima ricaduta al suolo degli inquinanti SO2, NOx e polveri. I valori rilevati dalle capannine saranno trasmessi in Centrale, elaborati in funzione delle condizioni di carico della sezione termoelettrica e quindi memorizzati ed archiviati. SISTEMI DI ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI IN ACQUA Le acque reflue industriali derivanti da tali processi confluiranno in una vasca di raccolta, da qui verranno inviate al nuovo impianto di trattamento chimico-fisico (ITAR) capace di trattare le acque oleose, quelle di prima pioggia e quelle acide alcaline. Detto impianto è costituito da un serbatoio di accumulo, da vasche di trattamento primario, da chiarificatore e trattamento secondario per la correzione finale del pH. L’acqua in uscita verrà recuperata integralmente come reintegro al sistema acqua di raffreddamento riducendo ulteriormente la necessità di prelievo dal fiume Mercure. Le acque sanitarie provenienti dai servizi igienici, dagli spogliatoi e dalla mensa, di portata media non superiore a 2 mc/h, verranno raccolte in reticolo fognario separato e inviate alla linea di trattamento biologico. Il refluo trattato, in uscita, verrà inviato allo scarico “B” al fiume Mercuri unitamente alle acque di raffreddamento (spurgo torri) mediante tubazione interrata.

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SISTEMI DI ABBATTIMENTO EMISSIONI SONORE Le nuove apparecchiature installate sulla sezione 2 sono state acquisite già con requisiti tali da contenere le emissioni sonore. L’attuale configurazione si differenzia rispetto alla precedente per ulteriori miglioramenti ambientali che l’Enel, ha introdotto nell’ottica di ridurre ulteriormente l’impatto ambientale della riconversione della centrale, anche relativamente alla componente rumore. Gli aspetti di particolare rilevanza per quanto concerne l’inquinamento acustico sono: - eliminazione dei nastri di trasporto del cippato; - eliminazione della prevista stazione di decompressione metano; - rilocazione della barriera costituita da pannelli fonoisolanti e fonoassorbenti,

attualmente installata sul trasformatore principale della sezione 1 dismessa, che schermerà le emissioni acustiche del trasformatore principale della sezione 2;

- eliminazione delle cippatrici fisse e gli impianti annessi, con utilizzo saltuario di cippatrici di tipo mobile su ruote.

SISTEMI DI ABBATTIMENTO EMISSIONI AL SUOLO (RIFIUTI) Verranno adottate tutte le misure necessarie per ridurre, per quanto possibile, la formazione di rifiuti. Con apposita procedura verranno adottate misure operative per la corretta gestione dei rifiuti (formazione, raccolta, deposito, conferimento), al fine di garantire il rispetto della normativa vigente. 6. APPROVVIGIONAMENTO IDRICO E SCARICHI 3.1 CICLO DELLE ACQUE La Centrale del Mercure è attualmente autorizzata al prelievo di 6.840 m3/h di acqua del Fiume Mercure e al prelievo di circa 1,8 m3/h di acqua potabile da una sorgente in località Fosso Servie. Lo schema funzionale del nuovo ciclo delle acque, coerente con la pratica in corso di presentazione alla Provincia di Cosenza per l’autorizzazione agli scarichi, è mostrato nella figura seguente. L’acqua grezza utilizzata dalla centrale, stimabile in circa 200 mc/h, verrà prelevata dal Fiume Mercure; l’acqua prelevata verrà utilizzata per la maggior parte per il reintegro del circuito di raffreddamento del condensatore e dei servizi e in misura minore per gli usi industriali. Il circuito di raffreddamento del condensatore e dei servizi verrà strutturato a ricircolazione chiusa in modo da conseguire il massimo utilizzo della risorsa acqua e minimizzare lo spurgo dalle torri di raffreddamento restituito allo scarico a fiume. Una parte del prelievo idrico per usi industriali, inferiore ai 50 mc/h, sarà destinata all’impianto di produzione dell’acqua demineralizzata e agli sporadici lavaggi della caldaia e delle apparecchiature ausiliarie. Le acque reflue industriali derivanti da tali processi confluiranno in una vasca di raccolta, da qui verranno inviate al nuovo impianto di trattamento chimico-fisico (ITAR) e successivamente recuperate nel circuito di raffreddamento riducendo ulteriormente la necessità di prelievo dal fiume Mercure.

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Le acque sanitarie provenienti dai servizi igienici, dagli spogliatoi e dalla mensa, di portata media non superiore a 2 mc/h, verranno raccolte in reticolo fognario separato e inviate alla linea di trattamento biologico. Con l’assetto del ciclo delle acque sopradescritto anche gli scarichi ne risulteranno minimizzati, con portata media inferiore a 100 mc/h; essi saranno restituiti al Fiume Mercure attraverso una tubazione interrata da realizzare che correrà parallelamente al fosso delle Fornaci per sfociare direttamente nel fiume Mercure in corrispondenza della confluenza al fiume del suddetto fosso. Il manufatto di scarico terminale sarà realizzato secondo il progetto predisposto ed attenendosi a tutte le prescrizioni fornite in proposito con il nulla osta ai fini idraulici del Settore Protezione Civile e Difesa del Suolo della Provincia di Cosenza, di cui si riportano in particolare le seguenti: Gli scarichi saranno costituiti per la quasi totalità dallo spurgo torri cui si aggiunge la modesta quantità di acqua proveniente dall’impianto di trattamento acque sanitarie. Lo spurgo del circuito di raffreddamento sarà raffreddato grazie all’installazione di un nuovo refrigerante che utilizzerà l’acqua di reintegro come corrente fredda. E’ importante sottolineare come l’acqua restituita non subirà sostanziali alterazioni delle sue caratteristiche chimiche e verrà restituita al Fiume Mercure a valle del punto di prelievo con un leggero innalzamento di temperatura nel rispetto, comunque, dei limiti di emissione degli scarichi idrici in acque superficiali secondo quanto previsto dal decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e sue successive modifiche e integrazioni. Quanto sopra garantisce una scarsa incidenza dello scarico termico sulla componente ambientale costituita dal Fiume Mercure, con esaurimento degli effetti misurabili a breve distanza del punto di scarico e assenza di impatto sull’ecosistema acquatico fluviale. Le acque meteoriche ricadenti in aree potenzialmente inquinabili vengono raccolte in una vasca di prima pioggia e successivamente trattate nella sezione di disoleazione dell’ITAR. Le acque meteoriche provenienti da aree non inquinate, raccolte tramite reti fognarie dedicate, confluiranno nel Fosso delle Fornaci affluente del Fiume Mercure. L’obiettivo di riduzione della temperatura dello scarico termico dello spurgo della torre evaporativa viene perseguito come sopra detto utilizzando uno scambiatore a superficie, progettato per le condizioni termiche più gravose cioè quelle del periodo estivo, in modo da ottenere una temperatura di scarico dello spurgo torre che non superi più di 2,5° C la temperatura del fluido “freddo” prelevato a monte dell’impianto. Per fluido “freddo” si intende l’acqua di reintegro della torre che proviene dal fiume Mercure e per la quale si considera una temperatura max di 18°C (valore massimo registrato storicamente dai dati di esercizio registrati dalla centrale del Mercure). Con tale temperatura in ingresso avremo una temperatura dello spurgo torre in uscita pari a circa 20,5 °C. Nel punto di immissione al fiume Mercure, che avverrà dopo aver percorso un tratto di circa 600m tramite una tubazione interrata, avremo una condizione di temperatura tra monte e valle dello scarico con differenze di temperatura modeste, dell’ordine dei

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centesimi di grado, visto che il rapporto delle portate tra lo spurgo torre (90m3/h che diventano 92 m3/h se si considera anche lo scarico del biologico) e il fiume Mercure nel periodo di minima in questione (1,2 m3/s corrispondenti a 4.320 m3/h) si aggira intorno a 1/400. Nlell’ipotesi quindi che: 3. come detto sopra le temperature del fiume Mercure nel punto di prelievo siano di 18°C; 4. che la temperatura del fiume nel punto di scarico sia ancora di 18°C (ipotesi

decisamente conservativa in considerazione del tratto di fiume aggiuntivo che percorre l’acqua prima di arrivare al punto dove è previsto lo scarico).

si conclude che la differenza di temperatura tra monte e valle dello scarico risulta, in queste condizioni, di alcuni centesimi di grado: ∆T=0,05°C= ((20,5*92 + 18*4320)/(4320+92)) - 18. Lo scambiatore di calore (refrigerante) sarà del tipo a superficie acqua-acqua e verrà sistemato nell’area di centrale all’interno di un edificio esistente. Il fluido “freddo” è costituito dal reintegro della torre prelevato a monte del fiume Mercure dopo la centrale Tancredi, il fluido “caldo” sarà invece costituito dallo spurgo della torre. Lo spurgo così raffreddato, sarà convogliato tramite una apposita tubazione lunga circa 600m fino al fiume Mercure più a valle, mentre il fluido riscaldato entrerà nel circuito dell’impianto per reintegrare le perdite del ciclo termico della torre. Le caratteristiche dei fluidi che attraverseranno lo scambiatore saranno le seguenti:

Portata fluido freddo (quota parte del reintegro della torre)

circa 153 m3/h (parte dei 200 m3/h prelevati come reintegro dal fiume Mercure a valle della centrale Tancredi)

Temperatura del fluido freddo nel periodo estivo in ingresso allo scambiatore

18°C (valore tipico del periodo estivo desunto da dati storici di esercizio della centrale)

Temperatura del fluido freddo nel periodo estivo in uscita dallo scambiatore

25,35°C

Portata fluido caldo (spurgo torre)

circa 90 m3/h (portata scaricata 92 m3/h; i 2 m3/h derivano dallo scarico del biologico)

Temperatura dello spurgo torre, nel periodo estivo, in ingresso allo scambiatore

33°C

Temperatura dello spurgo torre, nel periodo estivo, in uscita dallo scambiatore

20,5°C

Calorie trattate dallo scambiatore

1.125.000 Kcal/h

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Lo schema funzionale delle acque che si realizzerà, dopo aver ottenuto il benestare dalle Autorità locali conseguente alla autorizzazione agli scarichi idrici, relativamente alla sezione 2 della Centrale del Mercure è riprodotto nella figura seguente:

30 mc/h

Vasca di scarico condensatore

Biologico

CONDENSATORE

Acque meteoriche chiare

Produzione acqua industriale e demi

200 mc/h da Mercure

47 mc/h

2 mc/h

Prima pioggia

Sfioro vasca di prima pioggia

Acque da trattare

Da osmosi a neutralizzazione

5

Fosso Fornaci

ITAR

7 2A

1A Legenda 1A= Punto di immissione 1B= Punto di immissione 2A= Pozzetto campionamento finale meteorico 2B= Pozzetto di campionamento finale 3= Pozzetto di campionamento acque sanitarie trattate 4= Pozzetto di campionamento spurgo torri 5= Pozzetto di campionamento acque meteoriche chiare 6= Pozzetto di controllo acque industriali trattate uscita ITAR 7 P tt di i t t i h hi

2B

Fiume Mercure

92 mc/h

6

Acquedotto Utenze civili

2 mc/h

1B

Sfioro vasca di ripartizione – Non utilizzato

8

Refrigeranti servizi

Spurgo torri

90 mc/h

153 mc/h

30 mc/h ad ITAR

17 mc/h perdite

Vasca di carico e di ripartizione

1.000 mc/h

5.207 mc/h

1.000 mc/h

6.390 mc/h

4

Vasca di prima

pioggia

3

Evaporato + Trascinato 93 mc/h

R

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7. EMISSIONI SONORE Approccio metodologico La stima di impatto acustico di una nuova opera (2), in accordo con la norma UNI 11143 “Acustica – Metodo per la stima dell'impatto e del clima acustico per tipologia di sorgenti”, alla parte 5 (Rumore da insediamenti produttivi industriali e artigianali), è stata condotta in due fasi: - caratterizzazione acustica ante operam; - stima previsionale dei livelli sonori prodotti dalla nuova opera. La caratterizzazione acustica ante operam, nel caso di modifica di un insediamento produttivo esistente (come nella riattivazione di una sezione d’impianto con utilizzo di biomasse), riguarda le emissioni/immissioni acustiche dovute all’insediamento produttivo nella configurazione attuale. Le emissioni/immissioni acustiche dovute all’impianto esistente sono caratterizzate mediante rilievi sperimentali effettuati lungo il confine o nelle immediate vicinanze del macchinario più rumoroso (emissioni) e in punti più lontani, particolarmente sensibili al rumore (immissioni). All’occorrenza può essere utilizzato un modello matematico che, opportunamente tarato e verificato, consenta di interpolare o estrapolare i livelli di emissione/immissione acustica misurati, in tutto il territorio circostante. Lo stesso modello, modificato nei termini di sorgente, può essere applicato successivamente per la stima previsionale dei livelli sonori dopo la realizzazione delle nuove opere. La stima previsionale dei livelli dovuti alla nuova opera passa quindi attraverso l’attribuzione dei livelli di potenza acustica alle nuove sorgenti e alle sorgenti preesistenti che verranno modificate nella trasformazione dell’impianto. Per la stima delle potenze acustiche delle nuove sorgenti, in linea con norma UNI citata, sono stati utilizzati dati ottenuti da misure su sorgenti analoghe (3) e si è fatto ricorso ai livelli massimi prescritti nelle specifiche di fornitura del macchinario.

Emissioni/immissioni acustiche dell’impianto Nella situazione ante-operam la Centrale è fuori servizio. In passato furono effettuate due campagne di misura per la caratterizzazione del rumore prodotto dall’impianto nell’ambiente circostante: - la prima campagna fu effettuata da Modulo Uno nel 1991 con la sola sezione 2 in

funzione ai massimi livelli di potenza; - la seconda fu effettuata, sempre da Modulo Uno, nel 1993, con la sola sezione 1 in

funzione. A seguito dei rilievi fu deciso di realizzare interventi di mitigazione acustica consistenti nella costruzione di barriere attorno al trasformatore della sezione 1, ai ventilatori prementi e ai ventilatori aspiranti. Gli interventi furono portati a termine nel 1994 e nel 1995 fu effettuata una terza campagna di misure, ad opera dell’ENEL SMP di Napoli, con il solo

2 Per “nuova opera” si intende una nuova realizzazione o la modifica di un’opera esistente. 3 Una sorgente sonora si definisce analoga a quelle che verranno installate nella nuova opera quando presenta la stessa tipologia, tecnologia costruttiva, potenzialità e dimensioni.

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gruppo 1 in servizio (il gruppo due era già stato dismesso), volta a verificare l’efficacia degli interventi mitigativi. Nel corso della terza campagna furono effettuate misure di rumore a breve termine, in periodo di riferimento diurno e notturno, in corrispondenza di 14 punti ubicati lungo il perimetro dell’impianto, a 1.2 m d’altezza, con microfono rivolto verso l’interno. I dati dettagliati delle misure sono contenuti nella relazione tecnica N. 19/95 del SMP di Napoli. Nella tabella seguente sono riportati i valori d el livello equivalente LAeq , misurati in periodo diurno e notturno in corrispondenza dei 14 punti ubicati lungo il perimetro della Centrale, con gruppo 1 funzionante a pieno carico. Nella figura 4.2/I in allegato è riportata su planimetria dell’impianto l’esatta ubicazione dei punti di misura.

LAeq [dBA] Punto di misura

Diurno Notturno P1 51.8 52.2

P2 57.4 57.5

P3 60.9 58.2

P4 60.0 54.9

P5 51.1 51.6

P6 47.4 49.8

P7 46.0 46.7

P8 47.4 47.2

P9 50.0 49.9

P10 57.2 58.1

P11 54.2 55.0

P12 57.5 57.5

P13 55.5 56.5

P14 52.2 53.2 Le differenze tra i livelli misurati nel periodo di riferimento diurno e in quello notturno non risultano significative. In quasi tutti i punti indagati i livelli risultano inferiori a 60 dBA: fanno eccezione i punti P3 e P4, ubicati nelle immediate vicinanze ventilatori indotti della caldaia n.1, dove i livelli misurati risultano, limitatamente al periodo diurno, uguali o leggermente superiori a 60 dBA. Nella zona su cui sorge l’impianto non sono presenti altre sorgenti acustiche significative, ad eccezione della strada provinciale n. 4 del Pollino che collega i centri di Castelluccio e Rotonda. La strada presenta un’intensità di traffico che può essere stimata conservativamente, in periodo diurno, inferiore a 300 veicoli/ora, con una percentuale di

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veicoli pesanti non superiore al 10%. Alla rumorosità indotta dal traffico veicolare in transito sulla provinciale si aggiunge quella associata all’attività antropica costituita prevalentemente dal traffico locale e dall’uso sporadico di macchine agricole per la lavorazione dei campi. Una stima della rumorosità indotta dal traffico veicolare può essere effettuata applicando uno dei numerosi modelli matematici disponibili nella letteratura scientifica. Nella tabella seguente sono riportati i livelli di immissione dovuti al traffico veicolare in funzione della distanza dall’asse stradale della provinciale, calcolati con il modello RLS-90, riferiti al periodo di riferimento diurno.

Distanza dall’asse stradale [m]

Livello di rumore [dBA]

25 63.1

50 58.4

100 54.4

150 52.1

200 50.4

250 49.0

300 47.8

350 46.8

400 45.8

500 44.2

750 40.7

1000 37.8

Stato di attuazione della zonizzazione acustica Dato che né il Comune Laino Borgo, sul cui territorio sorge l’impianto, né i comuni limitrofi hanno ancora effettuato la classificazione dei territori comunali secondo quanto previsto all’art. 6 della Legge n. 447/95, sono vigenti i limiti transitori di cui al DPCM 1.3.91. In particolare per la zona circostante l’impianto valgono i limiti relativi alle aree definite “tutto il territorio nazionale” dall’art 6 del DPCM citato (70 dBA diurni e 60 dBA notturni), mentre l’area di impianto può essere considerata come “zona esclusivamente industriale” con limiti pari a 70 dBA diurni e notturni.

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Analisi previsiva con intervento Individuazione e caratterizzazione delle principali sorgenti acustiche

Il processo di trasformazione della biomassa in energia può essere suddiviso, allo scopo di meglio individuare le principali sorgenti acustiche in gioco, in 4 attività di base: 1. alimentazione dell’impianto con combustibile costituito da biomasse (cippato e

materiale vegetale); 2. movimentazione del combustibile; 3. esercizio del gruppo termico (alimentazione della caldaia e funzionamento dei diversi

macchinari del gruppo); 4. trattamento ed eliminazione delle ceneri.

Alimentazione dell’impianto La principale sorgente di rumore associata all’attività di alimentazione dell’impianto è costituita dagli autocarri impegnati nel trasporto del cippato e, per quantità ridotte, del legname da cippare. Le emissioni acustiche sono associate sia al transito degli autocarri sulle vie di collegamento alla viabilità ordinaria, sia alle manovre nei piazzali delle aree di stoccaggio.

Movimentazione e trattamento biomasse Nelle attività di movimentazione e trattamento delle biomasse intervengono alcuni macchinari e macchine operatrici che costituiscono sorgenti di rumore: nel caso in cui l’alimentazione avvenga direttamente tramite materiale cippato, si ha

una pala meccanica che movimenta il materiale nelle aree di stoccaggio; nel caso in cui, saltuariamente, si renda necessario procedere alla cippatura, si

aggiungono: - un braccio mobile per il trasferimento dei tronchi alla cippatrice; - una cippatrice di tipo mobile su ruote.

Esercizio del gruppo

Le principali sorgenti acustiche associate al funzionamento di un gruppo termoelettrico sono le stesse presenti nelle centrali termoelettriche alimentate a olio combustibile o metano, con qualche piccola differenza legata alla tipologia delle caldaie e al numero di ventilatori. In termini di “macrosorgenti” sonore, esse sono: sala macchine (pareti frontali e laterali); caldaia a letto fluido; ventilatori e condotte aria comburente; torri di raffreddamento; trasformatore principale; ciminiera.

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Trattamento ceneri Le emissioni acustiche prodotte dal trattamento ceneri sono dovute essenzialmente al trasporto in discarica a mezzo autocarro, nella quantità di circa un automezzo al giorno, per il presente progetto. Una trattazione dettagliata dei livelli di emissione e/o di potenza acustica associati alle sorgenti sopra indicate è contenuta nella Relazione Tecnica Enel doc. n° 7009G01232 dell’ex-Laboratorio di Piacenza.

Applicazione del modello matematico Nell’ambito dell’iter autorizzativo per il progetto di riattivazione della sezione 2 presentato ed autorizzato nel 2002, venne condotto uno studio modellistico per la valutazione dell’inquinamento acustico prodotto dall’impianto di Mercure, nella configurazione allora proposta. Come dettagliato nella parte progettuale, l’attuale configurazione si differenzia rispetto alla precedente per ulteriori miglioramenti ambientali che l’Enel, ha introdotto nell’ottica di ridurre ulteriormente l’impatto ambientale della riconversione della centrale, anche relativamente alla componente rumore. Gli aspetti di particolare rilevanza per quanto concerne l’inquinamento acustico sono: - eliminazione dei nastri di trasporto del cippato; - eliminazione della prevista stazione di decompressione metano; - rilocazione della barriera costituita da pannelli fonoisolanti e fonoassorbenti,

attualmente installata sul trasformatore principale della sezione 1 dismessa, che schermerà le emissioni acustiche del trasformatore principale della sezione 2;

- eliminazione delle cippatrici fisse e gli impianti annessi, con utilizzo saltuario di cippatrici di tipo mobile su ruote.

Il modello messo a punto nella configurazione 2002 è stato pertanto aggiornato per tenere conto delle le modifiche progettuali intercorse. Il funzionamento della cippatrice, qualora necessario, si avrà solo in periodo diurno, in modo non continuo, per un arco temporale di 8-9 ore. Il calcolo del livello di immissione specifica della centrale di Mercure, è stato quindi condotto relativamente al periodo diurno, nelle condizioni di funzionamento della cippatrice, il cui valore di potenza sonora è stato ridotto in base al tempo di effettivo utilizzo. Con criterio analogo sono stati trattati la pala ed il braccio meccanico per l’alimentazione della cippatrice. Nella tabella seguente sono riportate le sorgenti impiegate nella modellazione delle due configurazioni progettuali 2002 e 2007. Sono altresì indicati i corrispondenti livelli di potenza sonora, il numero di sorgenti e la tipologia (puntuale, lineare, areale).

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Progetto 2002 Progetto 2007

Sorgente Livello di potenza sonora [dBA]

Numero / tipologia

Livello di potenza sonora [dBA]

Numero / tipologia

Fronte sala macchine (comprensiva del trasformatore

principale, schermato con barriera nella configurazione

2007)

105.4

N° 1 sorgente areale +

n°1 sorgente puntuale

103.8

N° 1 sorgente areale +

n°1 sorgente puntuale

Parete laterale sala macchine 103 N° 2 sorgenti

areali (500 m2 cad.)

101 N° 2 sorgenti

areali (500 m2 cad.)

Caldaia laterale – parte bassa 104.9 N° 1 sorgente

areale (400 m2)

101 N° 3 sorgenti

areali (80 m2 cad.)

Caldaia laterale – parte alta 97.9 N° 1 sorgente

areale (400 m2)

96 N° 4 sorgenti

areali (80 m2 cad.)

Retro caldaia (ventilatori e condotte) 108.7

N° 1 sorgente areale

(400 m2) 106.0

N° 1 sorgente areale

(400 m2)

Ciminiera 92.0 N°1 sorgente puntuale 92.0 N°1 sorgente

puntuale

Trituratore ceneri 105 N°1 sorgente puntuale - -

Autocarri trasporto combustibile (6 veicoli/ora) - transito

89 (tronco

di 250 m)

N°4 sorgenti lineari

89 (tronco

di 250 m)

N°4 sorgenti lineari

Autocarri trasporto combustibile (6 veicoli/ora) - manovra

94 (per area

di manovra)

N°2 sorgenti puntuali

94 (per area

di manovra)

N°2 sorgenti puntuali

Pala meccanica e braccio mobile per la movimentazione

dei tronchi 113.2 N°2 sorgenti

puntuali 107.7 N°1 sorgente puntuale

Parete edificio comando nastro 95

(superficie di 400 m2)

N°2 sorgenti areali - -

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109

Progetto 2002 Progetto 2007

Sorgente Livello di potenza sonora [dBA]

Numero / tipologia

Livello di potenza sonora [dBA]

Numero / tipologia

Cippatrice (con tavola vibrante e trasportatore a catena, eliminati

nel progetto 2007) 108.6 N°2 sorgenti

puntuali 105.6 N°1 sorgente puntuale

Nastri trasportatori trascurabile - trascurabile -

Impianto decompressione metano trascurabile - -

Assente nel progetto

2007

Parete laterale torri di raffreddamento 105.0

N° 2 sorgenti areali

(300 m2 cad.)105.0

N° 2 sorgenti areali

(300 m2 cad.)

Autocarri trasporto ceneri (0.1 veicoli/ora) - transito

71 (tronco

di 250 m)

N°1 sorgente lineare

71 (tronco

di 250 m)

N°1 sorgente lineare

Autocarri trasporto ceneri (0.1 veicoli/ora) - manovra

76 (area di

manovra)

N°1 sorgente puntuale

76 (area di

manovra)

N°1 sorgente puntuale

Ruspa movimentazione cippato (potenza calcolata sulla base

dei valori massimi indicati dalla direttiva 2000/14/CE, macchina

da 200 kW c.a.)

- - 106.3 tot.

N°9 sorgenti puntuali

distribuite sul piazzale

Il modello matematico ENM (Environmental Noise Model) è stato quindi applicato, utilizzando i livelli di potenza sonora sopra riportati, per calcolare i livelli di immissione acustica dovuti alla Centrale in tutto il territorio circostante, fino a circa 1 km dal baricentro dell’impianto, nella configurazione di progetto 2007. È stato simulato uno scenario caratterizzato da assenza di vento e di gradiente termico verticale, con temperatura dell’aria di 25°C e umidità 65%. Al terreno circostante è stato assegnato un coefficiente di assorbimento pari a 4, corrispondente a terreno erboso, e all’area su cui sorge l’impianto un coefficiente pari a 9, corrispondente a suolo compatto in terra battuta. È stata simulata la situazione più gravosa corrispondente al funzionamento contemporaneo di tutte le sorgenti individuate.

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A fini maggiormente cautelativi non sono stati introdotti nel modello i cumuli di cippato (altezza 6 m c.a.) che saranno invece costantemente presenti nel piazzale di stoccaggio e che eserciteranno una consistente azione schermante sull’emissione sonora dell’impianto. Nella fig. 4.2/II in allegato sono riportate, sovrapposte alla planimetria del sito, le curve isofoniche calcolate dal modello, corrispondenti a diversi livelli di immissione (in colore blu). A scopo comparativo sono anche riportate (in colore rosso) le curve relative al progetto autorizzato 2002. L’osservazione degli andamenti delle curve rivela un “arretramento” delle curve, ad indicare una riduzione delle emissioni acustiche della centrale per il progetto 2007, rispetto alla versione precedente, che, in talune direzioni si attesta a 3-5 dB.

Confronto con i limiti di legge Dato che né il Comune Laino Borgo, sul cui territorio sorge l’impianto, né i comuni limitrofi hanno ancora effettuato la classificazione dei territori comunali secondo quanto previsto all’art. 6 della Legge n. 447/95, ai sensi dell’art. 8 del DPCM 14.11.97 si applicano i limiti transitori di cui all’art. 6, comma 1 del DPCM 1/3/91. In particolare per la zona su cui sorge l’impianto valgoni i limiti relativi alle aree definite “tutto il territorio nazionale” con limiti di accettabilità pari a 70 dBA in periodo diurno e 60 dBA in periodo notturno, mentre l’area di impianto può essere considerata come “zona esclusivamente industriale” con limiti pari a 70 dBA diurni e notturni. Sulla base dei dati disponibili e dei risultati dell’applicazione modellistica si può affermare che, dopo la riattivazione della sezione 2 a biomasse, i livelli sonori risulteranno ampiamente contenuti nei limiti stabiliti. Il rispetto dei limiti di immissione comporta, ai sensi dell’art. 3 del DMA 11.12.96, l’esenzione dell’impianto dall’applicazione del criterio differenziale di cui all’art. 2 del DPCM 1.3.91. Per quanto concerne le componenti impulsive, queste sono da escludere durante l’esercizio, poiché la rumorosità prodotta dal funzionamento dell’impianto di produzione elettrica è determinata da sorgenti la cui emissione acustica è di tipo stazionario nel tempo. Relativamente alle componenti tonali occorre osservare che la verifica della loro eventuale presenza, secondo le modalità indicate dal DM 16.3.98, deve avvenire mediante misure sperimentali del rumore ambientale derivante dal contributo di tutte le sorgenti presenti sul territorio (immissione). In particolare la rumorosità prodotta da impianti di produzione elettrica, non presenta, in generale, componenti tonali a distanza passibili di penalizzazione. Infatti, pur potendosi presentare caratterizzazioni in frequenza nelle immediate vicinanze di alcune fonti sonore, a distanza il loro contributo è mascherato dal rumore a banda larga dovuto al complesso delle altre sorgenti. Inoltre, nel caso specifico, una delle sorgenti sonore più critiche dal punto di vista delle componenti tonali, cioè il trasformatore sarà schermato con idonea barriera acustica, in modo da ridurne significativamente il contributo verso l’esterno dell’impianto. I fattori correttivi KI, KT, KB (All. A punto 15 DMA 16/3/98) sono quindi tutti uguali a zero. In carenza della zonizzazione acustica, allo scopo di accertare se i livelli previsti dal modello rientrano o meno nei limiti della tabella C del DPCM 14.11.96, è stata fatta una

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ipotesi di suddivisione del territorio circostante in base alle caratteristiche demografiche e di destinazione d’uso. L’area su cui sorge l’impianto è stata attribuita alla classe VI (aree esclusivamente industriali); il territorio circostante alla classe III (aree di tipo misto che includono le aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici). Tra le due, per evitare il contatto tra aree i cui limiti si discostino in misura superiore a 5 dBA (come stabilito da Legge Quadro 447/95), sono state interposte aree di classe V e IV. In fig. 4.2/III sono riportati i confini delle diverse zone e le curve isofoniche calcolate dal modello, corrispondenti a livelli di immissione di 60, 55 e 50 dBA rispettivamente. Come si può notare, i limiti di legge (limiti notturni di cui alla tabella C del DPCM 14/11/97) risultano ovunque rispettati, infatti il limite dell’area di classe VI ricomprende al suo interno l’isofona 60 dBA, il limite dell’area di classe V ricomprende al suo interno l’isofona 55 dBA e il limite dell’area di classe IV ricomprende l’isofona 50 dBA. Nella planimetria generale dell’impianto (Allegato….) sono indicate le zone di potenziale influenza delle sorgenti sonore. Con la messa in esercizio della sezione 2 a biomasse, verranno effettuate misure di rumore al fine di verificare / confermare il rispetto dei limiti previsti.

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8 RIFIUTI La Centrale Termoelettrica del Mercure effettua deposito temporaneo dei rifiuti prodotti in apposite aree di impianto: Il deposito temporaneo di diverse tipologie di rifiuti speciali (pericolosi e non) prodotti all’interno dell’impianto viene effettuato nel rispetto dei termini quantitativi / temporali previsti dalla normativa, per il successivo conferimento a centri di smaltimento o recupero autorizzati. Esistono ulteriori aree (magazzino, zone idonee coperte, ecc..) adibite al deposito temporaneo dei rifiuti, in relazione alla loro modesta quantità e saltuarietà di produzione. Per taluni rifiuti (ceneri, fanghi, ecc.) non viene effettuato deposito temporaneo ma invio ad conferimento contestuale alla loro produzione. Ove necessario verrà effettuatio deposito temporaneo La Centrale produce le seguenti tipologie di rifiuti: Rifiuti speciali non pericolosi: Sali e loro soluzione (060314) Derivano da attività di manutenzione / sostituzione periodica dei sali igroscopici dei trasformatori ed apparecchiature elettriche. Vengono conferiti allo smaltimento.

Ceneri leggere di torba e legno non trattate (100103) Le ceneri rivenienti dalla griglia posta sul fondo della tramoggia di caldaia saranno convogliate, dopo triturazione, in un apposito cassone chiuso. Le ceneri leggere provenienti dal filtro a maniche saranno raccolte nelle tramogge di fondo e da qui inviate in un silo di accumulo. Dal silo le ceneri verranno trasferite in appositi container / cassoni scarrabili per il successivo conferimento al recupero o smaltimento. Le ceneri verranno conferite ad impianti di compostaggio o impianti per la produzione di fertilizzanti nel pieno rispetto della normativa vigente. Ove non conferite al recupero, le ceneri verranno conferite allo smaltimento. Fanghi prodotti dal trattamento in loco di acque reflue industriali (100121) I fanghi derivano dalla depurazione delle acque nell’impianto ITAR, dopo la disidratazione in un apposito filtropressa, sono accumulati in contenitori utilizzati direttamente per il trasporto a mezzo camion verso lo smaltitore.

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Stracci e materiali assorbenti non contenenti sostanze pericolose (150203) Si tratta di assorbenti, materiali filtranti, stracci provenienti da operazioni di pulizia di perdite accidentali o da normali attività di manutenzione su molteplici macchinari ed apparecchiature. Il quantitativo prodotto annualmente varia in funzione delle attività di manutenzione eseguite. Tali rifiuti vengono raccolti in cassoni per il successivo invio allo smaltimento Apparecchiature fuori uso (160214) Apparecchiature derivanti da attività di manutenzione o sostituzione. Vengono inviate al recupero o smaltimento Componenti rimossi da apparecchiature fuori uso (160216) Componenti rimossi da apparecchiature derivanti da attività di manutenzione o sostituzione. Vengono inviate al recupero o smaltimento Soluzioni acquose di scarto (161002)Acque meteoriche provenienti dalle aree di centrale. Vengono raccolte in apposito serbatoio ed inviate al trattamento presso ditta autorizzata. Tali acque, dopo il rilascio dell’autorizzazione agli scarichi e la messa in esercizio dell’impianto, verranno inviate alla vasca di prima pioggia dalla quale i primi 5 mm verranno inviati all ‘impianto di trattamento ITAR e quindi recuperate nelle acque di raffreddamento a ciclo chiuso, mentre lo sfioro verrà inviato allo scarico “A” nel fosso dell’Annunziata. Pertanto, successivamente tale rifiuto non verrà prodotto. Legno (170201) Il legno, proveniente da demolizioni, viene destinato al recupero. Plastica (170203 La plastica proviene da demolizione, viene destina al recupero o allo smaltimento Rifiuti matallici (capitolo 1704 del CER: Metalli misti (170407); Ferro e acciaio (170405), Cavi (170411)) Derivano sia da attività di manutenzione ordinaria sia da attività straordinarie quali modifiche e rifacimenti di parti di impianto. La produzione può variare notevolmente di anno in anno. In ogni caso si tratta di rifiuti avviati regolarmente e totalmente a recupero. I Rifiuti misti di costruzione-demolizione (170904) Provengono da attività di manutenzione straordinaria. I rifiuti sono stati conferiti a discarica autorizzata. Resine a scambio ionico esaurite (190905) Questi rifiuti derivano dalla sostituzione periodica delle resine presenti nei filtri di trattamento dell’acqua demineralizzata. Vengono raccolte in cassoni scarrabili e conferiti in discarica autorizzata.

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Rifiuti biodegradabili (200201) Vengono prodotti dalle attività di manutenzione delle aree verdi. sono raccolti e smaltiti come rifiuto urbano non differenziato. RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI Altri oli per motori, ingranaggi e lubrificazione (130208) Gli oli esauriti che provengono dall’esercizio e dalle manutenzioni dei sistemi di lubrificazione ed automazione meccanica dei macchinari, sono raccolti in serbatoio e accumulati nel deposito temporaneo. Questi rifiuti sono conferiti per il recupero al Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati.

Stracci e materiali assorbenti contaminati da sostanze pericolose (150202) Si tratta di assorbenti, materiali filtranti, stracci provenienti da operazioni di pulizia di perdite accidentali o da normali attività di manutenzione su molteplici macchinari ed apparecchiature. Il quantitativo prodotto annualmente varia in funzione delle attività di manutenzione eseguite. Vengono raccolti in apposito cassone metallico situato nell’area di deposito temporaneo, per il successivo invio allo smaltimento.

Rifiuti contenenti olio (160708) Il rifiuto può essere prodotto a seguito ad attività di manutenzione periodica di serbatoi e circuiti di stoccaggio nafta pesante. Vengono raccolti in cassoni e successivamente conferiti per lo smaltimento.

Materiali isolanti contenenti amianto (170601) Tale rifiuto non verrà più prodotto poiché sono state bonificate tutte le parti di impianto contenenti amianto.

Mltri materiali isolanti contenenti sostanze pericolose (170603) Materiali isolanti costituiti da fibre minerali (fibre ceramiche, lana di roccia), derivanti da attività di manutenzione. Vengono raccolti in Byg Bags e riposti in cassoni scarrabili nell’area diu deposito temporaneo per il successivo invio allo smaltimento.

Rifiuti dell’infermeria (180103) Questa tipologia di rifiuto viene inviata a ditta autorizzata e smaltita mediante incenerimento, come previsto dalla normativa vigente.

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Tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio (200121) Il quantitativo annuale indicato è relativo ad attività di ordinaria manutenzione Vengono raccolti in cassone e conferiti allo smaltimento Tutti i rifiuti prodotti vengono periodicamente analizzati da laboratorio esterno per la classificazione e la definizione della tipologia di trattamento / smaltimento / recupero. Per tutte le varie tipologie di rifiuti che verranno prodotte vedere l’Allegato E – scheda K 10 ENERGIA IL CICLO DI PRODUZIONE DELL’ENERGIA ELETTRICA, COME QUELLO REALIZZATO DALLA CENTRALE MERCURE, CONSISTE ESSENZIALMENTE NELLA TRASFORMAZIONE DELL’ENERGIA CHIMICA DEL COMBUSTIBILE IN ENERGIA ELETTRICA ATTRAVERSO VARI PASSAGGI: In particolare, nel generatore di vapore la combustione del combustibile (biomasse vegetali) producendo calore fa evaporare l’acqua contenuta nei tubi dello stesso. Il vapore prodotto dalla caldaia viene convogliato, mediante tubazioni, in turbina dove viene messa in rotazione trasformando l’energia cinetica del vapore in energial vapore meccanica. La turbina trascina in rotazione l’alternatore ad essa collegato trasformando l’energia meccanica in energia energia che viene immessa sulla rete elettrica di trasporto mediante un trasformatore elevatore. LA DESCRIZIONE DETTAGLIATA DEL CICLO PRODUTTIVO È RIPORTATA È RIPORTATA AL PAR. 3. Rendimento dell’impianto di generazione di energia elettrica Il rendimento di un processo di generazione basato sulla combustione e condensazione del vapore è definito da norme nazionali ed internazionali, necessarie a stabilire il grado di accettazione dell’impianto nella fase di collaudo. Per gli impianti di generazione di energia elettrica il rendimento deve intendersi come riferito ad un certo carico elettrico disponibile, nelle condizioni di esercizio normale, cioè quando l’impianto viene esercito giornalmente nelle condizioni richieste. In tal caso il rendimento è calcolato in base ai valori medi misurati e registrati su un certo intervallo di tempo.

E’ noto che il calore è la forma di energia meno pregiata, ciò comporta, ad esempio, che mentre è sempre possibile trasformare totalmente in calore 1 kWh di energia elettrica, ottenendo 860 kcal, non sarà mai possibile ottenere da 860 kcal, 1 kWh di energia elettrica. In altre parole disponendo di una certa quantità di calore non è possibile in nessun modo trasformarlo tutto in energia elettrica, ma è possibile solo trasformarne una parte. La misura di quanto calore sia possibile trasformare in energia elettrica attraverso un impianto termoelettrico è fornita dal rendimento energetico dell’impianto che

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rappresenta semplicemente la percentuale di calore trasformata in energia elettrica ed immessa in rete, rispetto al calore ottenuto dal combustibile bruciato. Il rendimento è tanto più alto quanto più alta è la temperatura del fluido in ingresso alla turbina, pertanto varia notevolmente in relazione al tipo di impianto ed alle tecnologie usate dai costruttori. Nella centrale Mercure il rendimento massimo della sezione 2 a biomasseè di circa 26 %. La maggior parte del calore non trasformato deve essere smaltito attraverso le acque di raffreddamento. In condizioni di funzionamento reale il rendimento può essere più basso di quello ottimale per una serie di ragioni tra le quali devono essere considerate anche quelle ambientali: la temperatura dell’aria, la pressione atmosferica, la temperatura dell’acqua di di fiume di raffreddamento. Naturalmente incidono in maniera sensibile sul rendimento gli autoconsumi elettrici per l’alimentazione dei macchinari e dei servizi d’impianto, la qualità della combustione, le condizioni di degrado dei macchinari. Rispetto al valore ottimale, in assenza di guasti significativi del macchinario, il rendimento può ridursi di qualche frazione di punto percentuale. Mantenere alto il rendimento è un impegno continuo di tutto il personale. Un basso scostamento del rendimento dal valore ottimale è uno dei fattori di eccellenza che caratterizzano la conduzione di un impianto termoelettrico. La perdita di una frazione di punto percentuale del rendimento rappresenta sempre una perdita economica rilevante. Le variazioni di rendimento sono essenzialmente dovute alla modalità di utilizzazione dell’ unità in relazione alle esigenze della rete elettrica nazionale. L’indicatore del consumo specifico è un numero inversamente proporzionale al rendimento (Consumo specifico = 100* 860/ rendimento) Nella pratica di esercizio si usa il consumo specifico indiretto per tenere sotto controllo il rendimento energetico semplicemente perché e di uso più facile in quanto gli scostamenti sono rappresentati da numeri interi e, sapendo il costo delle calorie acquistate con il combustibile, il conteggio economico delle perdite è immediato. Mantenere basso il consumo specifico significa utilizzare meno combustile per immettere in rete la stessa quantità di energia, quindi significa avere un miglior ritorno economico e minori emissioni inquinanti. Rendimento di Carnot Il rendimento (o fattore) di Carnot di un processo termico è la misura della qualità della conversione del calore in lavoro e rappresenta il massimo rendimento di conversione ottenibile tra due livelli di temperatura. Questo valore può essere scritto come: η =1 − T0/T dove T0 è la temperatura ambiente (in K) e T la temperatura (in K) a cui il calore è disponibile. Il rendimento di nessun ciclo reale, operante tra le temperature T0 e T, può superare tale valore, che si presenta quindi come il limite superiore teorico. Il ciclo termodinamico utilizzato per la produzione di energia elettrica è definito di Rankine, dove il fluido adottato è l’acqua capace di immagazzinare una notevole energia specifica nella fase di vapore. Rendimento del ciclo termodinamico

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La definizione di rendimento del ciclo termodinamico si riferisce all’effettivo ciclo dell’impianto di generazione ed è definito come il rapporto tra la potenza meccanica prodotta e la potenza termica (calore) trasferita al fluido di processo del ciclo (acqua – vapore). La trasformazione avviene secondo due cicli termodinamici combinati: a) il primo ciclo a vapore (Rankine), relativo alla sezione termoelettrica, in cui il fluido

(acqua) subisce una serie di trasformazioni fisiche; Il rendimento del ciclo termodinamico di Rankine è migliorato attraverso i sistemi di surriscaldamento, risurriscaldamento e la rigenerazione termica dell’acqua alimento; esso rimane comunque sempre inferiore al fattore di Carnot.

b) il secondo ciclo a gas (Brayton), in cui i gas prodotti dalla combustione vengono fatti espandere in una turbina a gas trasformando così l’energia termica in energia meccanica. I gas di scarico della turbina a gas, attraverso un recuperatore di calore, riscaldano l’acqua di alimento del primo ciclo.

Il rendimento del ciclo termodinamico di Rankine è migliorato attraverso ai sistemi di surriscaldamento, risurriscaldamento e la rigenerazione termica dell’acqua alimento; esso rimane comunque sempre inferiore al fattore di Carnot. Rendimento di unità Il rendimento d’unità rappresenta il rapporto tra la potenza elettrica netta prodotta, misurata sui morsetti di alta tensione del trasformatore principale e l’energia fornita con il combustibile. Il rendimento di unità dipende, oltre che dal ciclo termodinamico, la cui incidenza è preponderante, anche da tutti i componenti che concorrono alla produzione di energia elettrica: generatori di vapore (caldaia), turbina, alternatore, trasformatore ed ausiliari. Le perdite totali, inoltre, dipendono da molteplici parametri quali il tipo di combustibile, il rapporto aria-combustibile, la temperatura di uscita dei gas, le modalità di esercizio del generatore di vapore, ecc..

Le prestazioni della nuova unità sono riportate nel bilancio termico di cui al disegno n. ME2 RI DW SVL 112, allegato. Si evidenziano i seguenti dati:

potenza netta della sezione: circa 35 MW;

potenza lorda della sezione: circa 41 MW;

potenza termica della sezione: circa 134,6 MW; rendimento complessivo netto: circa 26 %. Consumo specifico: circa 3300 Kcal / KWh

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11. RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE In relazione alle tipologie di sostanze utilizzate nonché alle capacità di stoccaggio delle stesse, l’Impianto non è soggetto agli adempimenti di cui al D.Lgs. n. 334/1999 (attuazione della Direttiva 96/82 CE - SEVESO bis) 12. BONIFICHE AMBIENTALI E’ stata eseguita la caratterizzazione dei suoli e delle acque di falda all’interno e all’esterno della centrale, secondo quanto stabilito dal Commissario per l’emergenza ambientale del territorio della Regione Calabria. I risultati delle caratterizzazioni, finalizzati ad individuare aree da sottoporre eventualmente a bonifica, sono in fase di validazione finale e saranno disponibili a breve. Per il settore “A” del Parco cippato, l’Ufficio del Commusario Delegato, con provvedimento del 14/07/2006, ne ha già autorizzato la restiuibilità agli usi legittimi.

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13 TECNOLOGIE IMPIEGATE E MTD: INTERVENTI IN PROGETTO PER LA RIDUZIONE INTEGRATA DELL’INQUINAMENTO

Fasi rilevanti Tecniche adottate LG nazionali – Elenco MTD

Riferimento

Fase 1

Sistema di combustione a basso NOx

n.a. BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1 Sistema di trattamento fumi per la riduzione di SO2, HCl, Hf

n.a. BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1 Impiego filtri a manica

n.a. BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1 Sistemi controllo della combustione

n.a. BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1 Sistemi controllo emissioni

n.a. BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1 Sistemi di dispersione delle emissioni (camini di adeguata altezza)

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1÷4 Misura periodica microinquinanti in aria

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1 Adozione procedure / istruzioni operative sistema di gestione delle emissioni

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1, AC8 Contenimento emissioni di polveri durante le attività manutentive

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

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Fasi rilevanti Tecniche adottate LG nazionali – Elenco MTD

Riferimento

Fase 1, AC1, AC2, AC5, AC7

Sistema di raccolta e trattamento acque reflue (ITAR)

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

AC7, AC9 Adozione procedure / istruzioni operative per il controllo, trattamento e scarico delle acque

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1; AC9, AC11 Adozione procedure / istruzioni operative per la corretta gestione dei rifiuti

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1, AC6, AC7, AC8

Sistema di segregazione aree di approvvigionamento reagenti chimici e di raccolta e trattamento potenziali sversamenti

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1, AC5, AC6, AC7

Adozione procedure / istruzioni operative per il controllo dei potenziali sversamenti

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1 Controllo sistematico dei parametri di esercizio per il miglioramento e mantenimento del consumo specifico (eccesso d’aria, temperatura fumi, vuoto condensatore, parametri ciclo termico)

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

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Fasi rilevanti Tecniche adottate LG nazionali – Elenco MTD

Riferimento

Fase 1 Adozione procedure / istruzioni di

esercizio per il controllo del

consumo specifico degli impianti termoelettrici

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1, AC4 Impianto antincendio

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1, AC4 Adozione procedure / istruzioni operative per la gestione delle

emergenze

n.a.

BREF-Large Combustion Plants 07/06

Fase 1 = Sezione n. 2 AC = attività connesse (vedere par. 3)

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122

ALLEGATI

Tabella 0.1

Popolazione residente nei Comuni ricadenti nell’area considerata.

POPOLAZIONE RESIDENTE VARIAZIONE DI

POPOLAZIONE TRA IL 1991 ED IL 2001 COMUNI

Censita al 21 ottobre 2001

Censita al 20 ottobre 1991

Valori assoluti Percentuali

Densità per Kmq

% popolazione

sull'area

Laino Borgo CS 2.275 2.439 -164 -6,7% 40,1 4,9% Laino Castello CS 901 971 -70 -7,2% 22,9 2,0% Morano Calabro CS 4.966 4.995 -29 -0,6% 44,2 10,8% Mormanno CS 3.729 4.181 -452 -10,8% 49,1 8,1% Castelluccio Inferiore PZ 2.344 2.617 -273 -10,4% 81,4 5,1% Castelluccio Superiore PZ 987 1.142 -155 -13,6% 30,6 2,1% Episcopia PZ 1.625 1.735 -110 -6,3% 56,6 3,5% Fardella PZ 765 857 -92 -10,7% 28,0 1,7% Latronico PZ 5.279 5.507 -228 -4,1% 69,5 11,5% Lauria PZ 13.801 13.752 49 0,4% 78,6 30,0% Rotonda PZ 3.888 4.011 -123 -3,1% 91,8 8,5% San Severino Lucano PZ 1.923 2.224 -301 -13,5% 31,5 4,2% Viggianello PZ 3.500 3.985 -485 -12,2% 29,2 7,6%

Totale 45.983 48.416 -2.433 -5,0% 100,0%

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123

Tabella 0.2

Popolazione residente attiva in condizione professionale, distinta per attività economica.

Settore di attività Agricoltura,

caccia, silvicoltura

Pesca, piscicoltura,

servizi connessi

Estrazione di minerali

Attività manifatturiere

Produzione e distribuzione

di energia elettrica, gas e

acqua

Costruzioni

Commercio ingrosso e dettaglio,

riparazione di auto, moto e

beni personali

Alberghi e

ristoranti

Laino Borgo CS 0 0 0 35 56 47 90 10

Laino Castello CS 5 0 0 9 0 1 12 2

Morano Calabro CS 1 0 0 37 0 136 121 40

Mormanno CS 0 0 4 44 492 56 141 16

Castelluccio inferiore PZ 0 0 64 7 35 87 16 55

Castelluccio superiore PZ 0 0 0 23 0 56 12 5

Episcopia PZ 0 0 0 39 0 61 37 11

Fardella PZ 0 0 0 13 0 35 30 3

Latronico PZ 0 0 0 155 0 130 190 35

Lauria PZ 7 0 18 261 75 521 612 316

Rotonda PZ 3 0 8 95 41 0 196 101

S. Severino lucano PZ 1 0 0 8 4 42 45 46

Viaggianello PZ 1 0 0 18 0 97 71 37

Totale per settore di attività 18 0 94 744 703 1.269 1.573 677

% sul totale della popolazione attiva in

condizione professionale 0,4% 0,0% 2,0% 15,9% 15,0% 27,1% 33,6% 14,5%

Settore di attività

Trasporti, magazzinaggio

e comunicazioni

Intermediazione monetaria e

finanziaria

Attività immobiliari,

noleggio, informatica,

ricerca, profess. ed imprendit.

Pubblica Amministrazione e

Difesa; Assicurazione

sociale obbligatoria

Istruzione Sanità e

altri servizi sociali

Altri servizi pubblici, sociali

e personali Totale

Laino Borgo CS 7 1 20 20 44 26 12 238

Laino Castello CS 2 0 1 9 15 1 0 29

Morano Calabro CS 9 6 34 53 78 12 24 335

Mormanno CS 44 9 44 11 135 169 11 753

Castelluccio inferiore PZ 4 43 1 49 19 38 0 264

Castelluccio superiore PZ 1 0 5 14 25 3 3 96

Episcopia PZ 11 1 32 19 43 2 5 148

Fardella PZ 4 0 2 15 27 1 4 81

Latronico PZ 19 19 70 22 143 20 97 510

Lauria PZ 153 51 208 163 691 213 78 1.810

Rotonda PZ 33 7 9 41 27 121 27 48

S. Severino lucano PZ 13 2 20 33 43 4 5 146

Viaggianello PZ 8 14 21 22 119 10 15 224

Totale per settore di attività 308 153 467 471 1.409 620 281 4.682

% sul totale della popolazione attiva in

condizione professionale 6,6% 3,3% 10,0% 10,1% 30,1% 13,2% 6,0% 100,0%

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Tabella 0.3 Tassi di mortalità standardizzati (per 10.000 abitanti) per cause di morte – anno 2001.

MASCHI Cause di morte Italia Calabria Cosenza Basilicata Potenza

Malattie infettive e parassitarie 0,88 0,64 0,74 0,82 0,89Tutti i tumori 33,46 25,12 23,85 27,48 26,19

Malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche 2,89 3,27 3,16 3,10 3,70Malattie del sangue, degli organi emopoietici e disturbi

immunitari 0,62 0,41 0,40 0,48 0,61

Disturbi psichici 1,32 0,91 0,78 1,07 1,02Malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi 2,22 1,70 1,69 2,33 2,29

Malattie del sistema circolatorio 38,12 41,16 41,71 39,23 39,29Malattie dell'apparato respiratorio 7,32 6,67 6,87 7,54 8,15Malattie dell'apparato digerente 4,62 5,08 4,94 5,76 5,29

Malattie del sistema genito-urinario 1,43 1,54 1,49 1,50 1,75Malattie della cute e del tessuto sottocutaneo 0,07 0,05 0,00 0,10 0,04

Malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo 0,18 0,23 0,14 0,20 0,17

Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti 1,02 1,20 1,25 1,31 1,35Traumatismi ed avvelenamenti 5,54 5,23 4,94 6,13 5,60

Totale 99,69 93,21 91,96 97,05 96,34 FEMMINE

Cause di morte Italia Calabria Cosenza Basilicata Potenza Malattie infettive e parassitarie 0,50 0,51 0,40 0,42 0,54

Tutti i tumori 17,26 13,68 12,98 13,67 13,33Malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche 2,71 3,97 3,28 3,78 3,43

Malattie del sangue, degli organi emopoietici e disturbi immunitari 0,33 0,29 0,36 0,36 0,35

Disturbi psichici 1,19 1,01 0,83 1,01 0,97Malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi 1,75 1,29 1,43 1,69 1,41

Malattie del sistema circolatorio 25,32 31,18 31,72 27,86 28,79Malattie dell'apparato respiratorio 2,71 2,39 2,53 2,44 2,59Malattie dell'apparato digerente 2,67 2,71 2,75 2,66 2,50

Malattie del sistema genito-urinario 0,83 0,80 0,91 0,84 0,96Complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio 0,01 0,00 0,02 0,00 0,00

Malattie della cute e del tessuto sottocutaneo 0,10 0,05 0,04 0,11 0,07Malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto

connettivo 0,33 0,29 0,33 0,38 0,27

Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti 0,68 0,97 0,85 0,47 0,47Traumatismi ed avvelenamenti 2,37 2,34 2,58 2,39 2,68

Totale 58,76 61,48 61,01 58,08 58,36

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Tabella 0.4

Qualità delle acque superficiali. Schema di classificazione secondo il D.Lgs. 152/99 MACRODESCRITTORI CHIMICI

Livello di inquinamento espresso dai Macrodescrittori Parametro Unità misura Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 4 Livello 5

100-Ossigeno Disciolto %saturazione ≤|10| ≤|20| ≤|30| ≤|50| ≥|50|BOD5 mg O2 /l <2,5 ≤4 ≤8 ≤15 >15 COD mg O2 /l <5 ≤10 ≤15 ≤25 >25

Ammonio mg N/l < 0,03 ≤0,1 ≤0,5 ≤1,5 >1,5 Nitrati mg N/l < 0,30 ≤1,5 ≤5 ≤10 >10

Fosforo totale mg P/l < 0,07 ≤0,15 ≤0,30 ≤0,6 >0,6 Escherichia coli UFC/100 ml <100 ≤1.000 ≤5.000 ≤20.000 >20.000

Punteggio da attribuire per ogni parametro analizzato

75° percentile del periodo di

rilevamento

80 40 20 10 5

Livello di inquinamento dai macrodescrittori

480÷560 240÷475 120÷235 60÷115 <60

INDICE BIOTICO ESTESO

Stato ecologico dei corsi d’acqua

Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 5

Indice Biotico Esteso > 10 8 - 9 6 - 7 4 - 5 1, 2, 3 Livello di inquinamento dai

Macrodescrittori 480 - 560 240 - 475 120 - 235 60 - 115 < 60

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Tabella 0.5 Classificazione della qualità dell'acqua del Fiume Mercure sulla base dei Macrodescrittori secondo il D.Lgs. 152/99 Stazione 1 Stazione 3

Stazione 4 Stazione 5

misure punteggio3,1 800,5 80<5 80

0,01 800,64 400,16 2064 80

totale 460livello 2

Escherichia coli

100 % - OD %BOD5CODAmmonioNitratiFosforo totale

misure punteggio4,48 800,7 80<5 80

0,01 800,30 400,14 4022 80

totale 480livello 1

100 % - OD %BOD5CODAmmonioNitratiFosforo totaleEscherichia coli

misure punteggio3,75 800,7 80<5 80

0,01 800,52 400,11 40422 40

totale 440livello 2

NitratiFosforo totaleEscherichia coli

100 % - OD %BOD5CODAmmonio

misure punteggio5,78 800,9 80<5 80

0,01 800,55 400,75 52132 20

totale 385livello 2

100 % - OD %BOD5CODAmmonioNitratiFosforo totaleEscherichia coli

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Tabella 0.6 Concentrazioni di metalli e di altri parametri riscontrate nel F. Mercure Parametro Unità di

misura Stazione 1

Stazione 3

Stazione 4

Stazione 5

Calcio mg/l 52 48 47 48 Magnesio mg/l 19 17 21 22 Sodio mg/l 7 5 5 5 Potassio mg/l 1 1 1 1 Cloruri mg/l 11 7 8 8 Solfati mg/l 22 29 23 21 Mercurio µg/l 0,1 0,5 0,1 0,2 Zinco µg/l <1 <1 <1 <1 Cadmio µg/l <0,1 <0,1 <0,1 <0,1 Rame µg/l <0,5 <0,5 <0,5 <0,5 Nichel µg/l <1 <1 <1 <1 Cromo µg/l <0,5 <0,5 <0,5 <0,5 Piombo µg/l <0,5 <0,5 <0,5 <0,5 Arsenico µg/l <0,1 <0,1 <0,1 <0,1

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Tabella 0.7 Risultati delle analisi idrobiologiche per la determinazione dell'I.B.E.

* Drift; + presente: ++ abbondante; +++ molto abbondante

GRUPPI Unità Sistematiche Stazione 1 Stazione 2 Stazione 3 Stazione 4 Stazione 5PLECOTTERI Dinocras * *

Leuctra +++ +++ +++ +++ +++Protonemura *

EFEMEROTTERI Baetis +++ +++ +++ +++ +++Caenis *Ecdyonurus +++ +++ +Epeorus *Ephemera *Ephemerella +++ +++ +++ +++ +++Habroleptoides *Habrophlebia +++Heptagenia *

TRICOTTERI Hydropsychidae +++ +++ +++ +++ +++Beraeidae *Glossosomatidae ++ +++ +++Limnephilidae * *Polycentropodidae ++ *Rhyacophilidae + +++ +++ +++ +++

DITTERI Athericidae * + *Blephariceridae +Ceratopogonidae *Chironomidae +++ +++ +++ + ++Dolichopodidae *Empididae * *Limonidae * * +++ ++ *Simuliidae +++ + +++ ++ ++Stratiomyidae *Tipulidae * *Tabanidae * + + + +

COLEOTTERI Dytiscidae * *Elminthidae +++ +++ +++ +++ +++Hydraenidae * + * *Hydrophilidae * *

ODONATI Onychogonphus *GASTEROPODI Ancylidae +++ +++TRICLADI Dugesia +++ +++IRUDINEI Dina + * * *

U.S. 12 11 12 16 12IBE 8 8 8 8 8CQ II II II II II

*

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Tabella 5.4.10

Confronto tra l’esercizio, riferito alle potenze nominali, della attuale sezione n.1 ad olio combustibile e della futura sezione n.2 a biomasse

USCITE SITUAZIONE CON

FUNZIONAMENTO DELLA SOLA SEZIONE N.1 AD OLIO

COMBUSTIBILE (4)

SITUAZIONE FUTURA CON FUNZIONAMENTO DELLA

SOLA SEZIONE N.2 A BIOMASSE

∆%

SO2 [mg/Nm3] 1700 (1) 50 (2) SO2 totale [t/h] 0,41 0,012 (5) -97 NOx [mg/Nm3 come NO2] 650(1) 200 (2) NOx totale [t/h] 0,156 0,048 (5) -69 Polveri [mg/Nm3] 50 (1) 10 (2) Polveri totale [t/h] 0,012 2,4x10-3 (5) -80 Fanghi ITAR (t/anno) totali 500 180 -64

(1) Riferimento a gas secchi normalizzati riportati ad un tenore di ossigeno pari al 3% in volume;

(2) Valore medio giornaliero con riferimento a gas secchi normalizzati riportati ad un tenore di ossigeno pari al 11% in volume come da DM 5 febbraio 1998; Si precisa che Enel ha assunto di rispettare tali valori quantunque più restrittivi del vigente D.Lgs 3 aprile 2006 che riferisce i limiti ad un tenore di ossigeno del 6%.

(3) La sezione 2 è stata dichiarata disattivata e dismessa al M.I.C.A. a far data dal 01 ottobre 1993 (rif. lettera Enel del 28 dicembre 1993 – prot.18403);

(4) I dati sono riferiti alle teoriche emissioni della sezione n. 1 adeguata ai valori limite fissati dal D.M. 12/07/1990;

(5) I dati indicati sono riferiti ai valori medi giornalieri, di cui al DM 5 febbraio 1998, ricondotti a valore orario. Si precisa che Enel ha assunto di rispettare tali valori quantunque più restrittivi del vigente D.Lgs 3 aprile 2006.

Tabella 5.4.11

Dati caratteristici relativi alle sezioni 1 e 2

CARATTERISTICHE PRINCIPALI

SITUAZIONE CON FUNZIONAMENTO DELLA

SEZIONE N.1 AD OLIO COMBUSTIBILE

SITUAZIONE FUTURA CON FUNZIONAMENTO DELLA

SOLA SEZIONE N.2 A BIOMASSE (1)

Potenza termica [MW] 208 134,6 Potenza elettrica lorda [MW] 75 41 Potenza elettrica netta [MW] 70 35 Portata fumi tal quale [Nm3/h] 265.000 195.000 Temperatura fumi [°C] 150 130 Cippato di legno [t/h] 0 34(1)÷42,5(2)

Materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli [t/h]

0 0(2)÷6(1)

Olio combustibile [t/h] 18 0 (1) I consumi riportati sono quelli relativi alla combustione di 80% cippato e segatura e 20% di materiale vegetale prodotto dalla

lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli (2) I consumi riportati si riferiscono alla condizione normale di funzionamento dell’impianto a 100% cippato di legno e segatura

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