A11 · 209 Lezione IX 9.1. Grammatiche, 209 9.2. Logos I, 214 9.3. Etica, 216 9.4. Movi- ......

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Massimo Ambrosetti

Enzo Melandri sugli Stoici

Prefazione diMaurizio Matteuzzi

Copyright © MMXVIAracne editrice int.le S.r.l.

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via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

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I edizione: maggio

In memoria di Claudio Gianinazzigrande amico e insostituibile interlocutore

Avec le langage, la monotonie confusede l’espace se fragmente, tandis ques’unifie la diversité des successions.

Michel FoucaultLes mots e les choses

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Indice

13 Abbreviazioni

15 Prefazione

19 Introduzione

1. Premessa, 19 – 2. Presentazione, 22 – 3. Interventi per agevolare la let-tura, 24 – 4. Convenzioni tipologiche, 25 – 5. Cenni sui contenuti, 25

PARTE ILezioni introduttive

31 Lezione I

La possibilità della spiegazione razionale, 31 – 1.2. Logica del concetto e logi-ca della proposizione, 32 – 1.3. Teoria della percezione, 34 – 1.4. Sensazionee intelletto, 36 – 1.5. Semantica aristotelica, 38 – 1.6. Spiegare i modidell’essere, 39 – 1.7. Il rapporto con il reale e la funzione dell’etica, 41 – 1.8.Articolazione del corso, 45

47 Lezione II

2.0. Premessa, 47 – 2.1. Semiologia e ontologia, 47 – 2.2. Semiologia egnoseologia, 48 – 2.3. Gnoseologia e etica, 49 – 2.4. Aristotelismo vs stoi-cismo, 51

99

10 Indice10 Indice

PARTE III predecessori

55 Lezione III

3.1. Introduzione alla filosofia antica, 55 – 3.2. Questioni di metodo, 61 –3.3. Il triangolo di Ogden-Richards, 71 – 3.4. Le due vie della teoria dellaconoscenza, 77

83 Lezione V

5.1. L'emancipazione dal pensiero arcaico, 83 – 5.2. Eraclito, 87 – 5.3.Parmenide, 92 – 5.4. Gorgia, 95 – 5.5. Democrito, 104

113 Lezione VI

6.1. Ricapitolazione, 113– 6.2. L'emersione della teoria, 118 – 6.3. La dis-soluzione Aristotelica, 131

149 Lezione VII

7.1. Pregiudizi storici, 149 – 7.2. Etica e politica, 153 – 7.3. Descrizione espiegazione, 158 – 7.4. Rappresentazione e rispecchiamento, 162

179 Lezione VIII

8.1. Due logiche, 179 – 8.2. Semiologia, 184 – 8.3. Gestalt I, 190 – 8.4. Es-sere, esistere, sussistere, 199 – 8.5. Corporeo/mentale, 202 – 8.6. Gestalt II,204 – 8.7. Ricapitolazione, 206

209 Lezione IX

9.1. Grammatiche, 209 – 9.2. Logos I, 214 – 9.3. Etica, 216 – 9.4. Movi-mento, azione, comportamento, 219 – 9.5. Scienze sociali e scienze natura-li, 220 – 9.6. Conclusioni sul verbo, 225 – 9.7. Logos, 227 – 9.8. Logica,230

10 Indice

10 Indice10 Indice

PARTE III predecessori

55 Lezione III

3.1. Introduzione alla filosofia antica, 55 – 3.2. Questioni di metodo, 61 –3.3. Il triangolo di Ogden-Richards, 71 – 3.4. Le due vie della teoria dellaconoscenza, 77

83 Lezione V

5.1. L'emancipazione dal pensiero arcaico, 83 – 5.2. Eraclito, 87 – 5.3.Parmenide, 92 – 5.4. Gorgia, 95 – 5.5. Democrito, 104

113 Lezione VI

6.1. Ricapitolazione, 113– 6.2. L'emersione della teoria, 118 – 6.3. La dis-soluzione Aristotelica, 131

149 Lezione VII

7.1. Pregiudizi storici, 149 – 7.2. Etica e politica, 153 – 7.3. Descrizione espiegazione, 158 – 7.4. Rappresentazione e rispecchiamento, 162

179 Lezione VIII

8.1. Due logiche, 179 – 8.2. Semiologia, 184 – 8.3. Gestalt I, 190 – 8.4. Es-sere, esistere, sussistere, 199 – 8.5. Corporeo/mentale, 202 – 8.6. Gestalt II,204 – 8.7. Ricapitolazione, 206

209 Lezione IX

9.1. Grammatiche, 209 – 9.2. Logos I, 214 – 9.3. Etica, 216 – 9.4. Movi-mento, azione, comportamento, 219 – 9.5. Scienze sociali e scienze natura-li, 220 – 9.6. Conclusioni sul verbo, 225 – 9.7. Logos, 227 – 9.8. Logica,230

Presentazione 11

237 Lezione X

10.1. Modalità, 237 – 10.2. Determinismo, 247 – 10.3. Assiomatica, 255

259 Lezione XI

11.1. Logica e filosofia, 259 – 11.2. Logica e semiotica, 263 – 11.3. Logicae psicologia, 273 – 11.4. Ermeneutica, 283 – 11.5. Ricapitolazione, 286

289 Lezione XII

12.1. Lekton, 289 – 12.2. Connettivi I, 291 – 12.3. Categorie, 302 – 12.4.Verità, 312

319 Lezione XIII

13.1. Connettivi II, 319 – 13.2. Causalità, 320 – 13.3. Connettivi III, 327 –13.4. Modalità II, 330 – 13.5. Cosmologia, 340

345 Lezione XIV

14.1. Epistemologia I, 345 – 14.2. Ermeneutica, 351 – 14.3. EpistemologiaII, 354 – 14.4. L'Argomento Vittorioso I, 358

373 Lezione XV

15.1. L'Argomento Vittorioso II, 373 – 15.2. Modalità e gnoseologia, 377 –15.3. Modalità e ontologia, 380 – 15.4. Fisica, 384 – 15.5. Determinismo,388 – 15.6. La contaminazione empirica, 397

403 Lezione XVI

16.1. Il pensiero teoretico, 403 – 16.2. La negazione, 414 – 16.3. Connetti-vi IV: il condizionale, 424

Indice 11Indice 11

12 Indice12 Indice

4353 Lezione XVII

17.1. Connettivi V, 433 – 17.2. Argomenti, 435

PARTE IIIConclusioni parziali

459 Lezione XVIII

18.1. Logica e teoria della conoscenza, 459 – 18.2. Psicologia e teoria dellaconoscenza, 462 – 18.3. Psicologia e fisica, 472 – 18.4. Rappresentazioneverità, 474 – 18.5. Percezione e linguaggio, 477 – 18.6. Fisica e etica, 482

485 Elenco dei diagrammi, delle figure, degli schemi e delletabelle

487 Bibliografia

12 Indice

12 Indice12 Indice

4353 Lezione XVII

17.1. Connettivi V, 433 – 17.2. Argomenti, 435

PARTE IIIConclusioni parziali

459 Lezione XVIII

18.1. Logica e teoria della conoscenza, 459 – 18.2. Psicologia e teoria dellaconoscenza, 462 – 18.3. Psicologia e fisica, 472 – 18.4. Rappresentazioneverità, 474 – 18.5. Percezione e linguaggio, 477 – 18.6. Fisica e etica, 482

485 Elenco dei diagrammi, delle figure, degli schemi e delletabelle

487 Bibliografia

Abbreviazioni

Adv. math. I-VIII: Sesto Empirico, Contro i matematici I-VI, Contro i logiciI-II, Laterza, Roma-Bari 1975

An. post.: Aristotele, Secondi Analitici, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973An. pr.: Aristotele, Secondi Analitici, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973 Bo-

Joseph M., La logica formale, Einaudi 1972 ed or.Freiburg-Munchen 1956

Cat.: Aristotele, Categorie, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973De an.: Aristotele, Dell'anima, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973De caelo: Del cielo, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973De gen. et corr.: Aristotele, Della generazione e della corruzione, Opere,

Laterza, Roma-Bari 1973De int.: Aristotele Dell'Espressione, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973De motu: Aristotele, De motu animalium, nessuna traduzione in italianoDK: Diels-Kranz I presocratici, Laterza, Roma-Bari 1975DL: Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, Laterza, Roma-Bari1975Düring: Düring Ingemar Aristotele, Mursia, Milano 1976, ed or. Heidelberg

1966Et. nic: Aristotele, Etica nicomachea, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973H+C: Hughes George. E., e Cresswell Maxwell J., Introduzione alla logica

modale, Il saggiatore, Milano 1973, ed or. 1968Kneale: Kneale William C. e Kneale Martha, Storia della logica, Torino

1972, ed or. Oxford 1962LC: Melandri Enzo, La linea e il Circolo, Quodlibet, Macerata 2004, ed or.

Bologna 1968Mates: Mates Benson, Stoic Logic, Berkeley, Ca. 1953Met.: Aristotele, Metafisica, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973NA: Abbagnano Nicola, Dizionario di Filosofia, Utet, Torino 1977, prima

ed. 1971

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14 Abbreviazioni14 Indice

Pohlenz: Pohlenz Max, La Stoa, La nuova Italia, Firenze 1978, ed. or. Göt-tingen 1959

Pol.: Aristotele Politica, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973Pragmatologia: Melandri Enzo, Progetto di una pragmatologia intesa qualeprolegomeno alla metodologia delle scienze sociali, ciclostile ad uso deglistudenti dell'anno accademico 1974-75Pyrr. hip.: Sesto Empirico, Schizzi pirroniani, Laterza, Roma-Bari 2009Top.: Aristotele Topici in Opere, Laterza, Roma-Bari 1973Soph. el.: Aristotele Opere, Laterza, Roma-Bari 1973

14 Abbreviazioni

14 Abbreviazioni14 Indice

Pohlenz: Pohlenz Max, La Stoa, La nuova Italia, Firenze 1978, ed. or. Göt-tingen 1959

Pol.: Aristotele Politica, Opere, Laterza, Roma-Bari 1973Pragmatologia: Melandri Enzo, Progetto di una pragmatologia intesa qualeprolegomeno alla metodologia delle scienze sociali, ciclostile ad uso deglistudenti dell'anno accademico 1974-75Pyrr. hip.: Sesto Empirico, Schizzi pirroniani, Laterza, Roma-Bari 2009Top.: Aristotele Topici in Opere, Laterza, Roma-Bari 1973Soph. el.: Aristotele Opere, Laterza, Roma-Bari 1973

Prefazionedi Maurizio Matteuzzi

Il canone consolidato vuole che il periodo aureo della filosofia greca termini con Aristotele. Anzi, diciamo pure che la maggior partedelle letture di tutta la filosofia greca ruota attorno alla linea vincente, la triade Socrate Platone Aristotele, di cui ogni altra filosofia è vistacome funzione, vuoi come anticipazione, vuoi come epigono, per non far troppo torto alla cronologia. È dunque, a ragione, quella, "la viaclassica".

Diverse sono le ragioni che hanno portato a questa linea erme-neutica. Prima di tutto, l'enorme impatto dell'aristotelismo sull'epocasuccessiva. Poi il decadere politico delle poleis, Atene in primis. Il fat-to che i pensatori successivi non sono più di lingua madre greca, oquanto meno attica. L'allargamento a dismisura dell'orizzonte geogra-fico. Questo, e molto altro, portano in modo naturale a collocare la fi-ne dell'età classica in quel 322 in cui, un anno dopo il suo non banalediscepolo, Alessandro, muore Aristotele.

Si deve poi tenere presente che il nuovo perno emergente dellaciviltà occidentale, la romanità, recepisce le filosofie immediatamente posteriori ad Aristotele, Stoicismo ed Epicureismo, esclusivamentenella loro componente pratica, in tono con la nuova mentalità. L'assi-milazione della cultura, ma sopra tutto della teoresi greca avviene conlentezza, non senza forti resistenze, e comunque sempre in modo par-ziale.

Quanto detto spiega abbastanza bene perché si forma un certomodo di pensare lo Stoicismo: in primis come filosofia della prassi;secondariamente, come filosofia della decadenza; in terzo luogo, come

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16 Prefazione16 Indice

commentario, come precisazione, di quello che è l'indiscutibile ed in-discusso nerbo del canone, la via classica, Socrate Platone Aristotele.

Qui io mi riferisco al pensare volgare, naturalmente, alla letturapiù ingenua; ma non manca qualche osmosi a danno della letteratura specialistica.

Ecco dunque il perché di una “via non classica”. Melandri nonci sta, ribalta il tavolo, e va a vedere lo Stoicismo come una teoresi al-trettanto degna di cittadinanza di quella aristotelica; contrapposta, cer-to, ma irriducibile ad essa, assolutamente originale, tutt'altro che uncommento con sporadiche prese di distanza. Una teoresi capace difondare una gnoseologia antitetica, una diversa spiegazione del pro-blema semantico, di scoprire e formalizzare una logica non contrappo-sta a quella aristotelica (lettura che ha prevalso per secoli), ma una lo-gica altra, che copre un altro sistema, sistema solo adombrato, in pochipassaggi marginali, nell'Organon. Soltanto con la breve ma fondamen-tale storia della logica proposizionale di si capirà fino infondo che gli Stoici non contrappongono affatto la loro logica a quellaaristotelica, non cercano nuovi sillogismi: essi concentrano il tiro suun sistema affatto diverso, quello del calcolo proposizionale, che nes-sun contrasto può presentare rispetto alla logica aristotelica, tutta in-centrata sul calcolo predicativo.

Una analoga rivoluzione avviene negli studi sul linguaggio. Se iltriangolo semantico aristotelico poneva i pathémata tes psyches, cioè,in definitiva, il pensiero, come medio tra linguaggio espresso e reale, quello stoico colloca a tale funzione il lekton, l'espresso, l'effatum,come proverà a tradurre Seneca, ed esso media tra il segno (to se-meion), o, più d'appresso, il segnato (to semainomenon) e ciò che ac-cade, il tynchanon. Melandri interpreta lekton a un dipresso come illogismos aristotelico, come ragione discorsiva. E questa lettura non sidistaccherebbe poi troppo dal triangolo dello stagirita. E tuttavia ciòche è “espresso” è pur sempre materia linguistica, ancorché, nella ter-minologia stoica, asomaton, incorporea. E dunque il linguaggio si av-via per la strada che lo condurrà ad assumere funzione di medio; fattoepocale, di enorme importanza, che avrà conseguenze millenarie suglistudi di semantica. E che si apre alla visione moderna, alla problema-tica della “opacità del medio”, al medio come oggettivazione dell'e-sperienza a renderla intersoggettiva, perché l'altro possa cercarequell'atto riempiente, come dirà Husserl, a saturare l'atto donatore disenso.

16 Prefazione

16 Prefazione16 Indice

commentario, come precisazione, di quello che è l'indiscutibile ed in-discusso nerbo del canone, la via classica, Socrate Platone Aristotele.

Qui io mi riferisco al pensare volgare, naturalmente, alla letturapiù ingenua; ma non manca qualche osmosi a danno della letteratura specialistica.

Ecco dunque il perché di una “via non classica”. Melandri nonci sta, ribalta il tavolo, e va a vedere lo Stoicismo come una teoresi al-trettanto degna di cittadinanza di quella aristotelica; contrapposta, cer-to, ma irriducibile ad essa, assolutamente originale, tutt'altro che uncommento con sporadiche prese di distanza. Una teoresi capace difondare una gnoseologia antitetica, una diversa spiegazione del pro-blema semantico, di scoprire e formalizzare una logica non contrappo-sta a quella aristotelica (lettura che ha prevalso per secoli), ma una lo-gica altra, che copre un altro sistema, sistema solo adombrato, in pochipassaggi marginali, nell'Organon. Soltanto con la breve ma fondamen-tale storia della logica proposizionale di si capirà fino infondo che gli Stoici non contrappongono affatto la loro logica a quellaaristotelica, non cercano nuovi sillogismi: essi concentrano il tiro suun sistema affatto diverso, quello del calcolo proposizionale, che nes-sun contrasto può presentare rispetto alla logica aristotelica, tutta in-centrata sul calcolo predicativo.

Una analoga rivoluzione avviene negli studi sul linguaggio. Se iltriangolo semantico aristotelico poneva i pathémata tes psyches, cioè,in definitiva, il pensiero, come medio tra linguaggio espresso e reale, quello stoico colloca a tale funzione il lekton, l'espresso, l'effatum,come proverà a tradurre Seneca, ed esso media tra il segno (to se-meion), o, più d'appresso, il segnato (to semainomenon) e ciò che ac-cade, il tynchanon. Melandri interpreta lekton a un dipresso come illogismos aristotelico, come ragione discorsiva. E questa lettura non sidistaccherebbe poi troppo dal triangolo dello stagirita. E tuttavia ciòche è “espresso” è pur sempre materia linguistica, ancorché, nella ter-minologia stoica, asomaton, incorporea. E dunque il linguaggio si av-via per la strada che lo condurrà ad assumere funzione di medio; fattoepocale, di enorme importanza, che avrà conseguenze millenarie suglistudi di semantica. E che si apre alla visione moderna, alla problema-tica della “opacità del medio”, al medio come oggettivazione dell'e-sperienza a renderla intersoggettiva, perché l'altro possa cercarequell'atto riempiente, come dirà Husserl, a saturare l'atto donatore disenso.

Presentazione 17

Ma se queste cose sono ben note agli addetti ai lavori, accantoad una ampia rivisitazione di esse Melandri va oltre, e introduceun'ermeneutica del tutto nuova ed originale su più temi. Tutta la gno-seologia stoica è reinterpretata in parallelo, ma in modo contrastivo, aquella aristotelica: sensazione versus percezione, nous versus logos,l'immanenza del katholou verso l'irriconducibile trascendenza dell'a-somaton. Il tutto, entro un discorso filosofico che, per affinare l'anali-si, ricorre sistematicamente a tutta la filosofia moderna, ad Hegel co-me a Husserl, a Wittgenstein come a Kant.

Come sempre nel suo stile, Melandri non confinò quel corso so-lo entro le ore ufficiali di lezione; per tutto quell'anno, il lavorio intel-lettuale sul pensiero stoico lo assillò, lo tormentò senza tregua; alledue ore canoniche di lezione del mattino facevano da inevitabile pan-dant le cinque o sei ore di discussione pomeridiana, il pensare e il ri-pensare, il “provare a trar fuori, a dire”, alla ricerca dei giusti lekta per il prosieguo di un esprimere difficile, reso arduo dall'inquietudine di una mai sopita esigenza di analisi ulteriore. Di tutta questa parte sonostato fortunato testimone, e persino, qualche volta, interlocutore. Ilcorso che io in quell'anno svolgevo, parallelamente, era su Leibniz, efaceva seguito a una serie di corsi sulla scuola di logica polacca tra ledue guerre, e, in particolare, sui sistemi di Stanislaw Lesniewski. Ilche può apparire come quanto di più remoto. Ma non era così. La scel-ta di questi due corsi monografici era stata concordata, e affondava lesue radici su uno stesso tema: connotazione e denotazione, intensioneed estensione, Sinn e Bedeutung: c'è spazio, accanto alla scelta domi-nante dell'estensione, per una semantica, per un'ermeneutica, per unalogica, tutta “intensionale”, secondo la visione leibniziana?1 La logicastoica era estensionale o intensionale?2 Ecco, questo era uno dei focus,anzi, il leitmotiv, di quelle che potremmo chiamare lezioni pomeridia-ne, quelle destrutturare e facoltative. (Si era convenuto, con Melandri,di indirizzare in seguito entrambi i nostri corsi su Leibniz, con partico-lare attenzione alla dicotomia che s'è detto, il mio più dal punto di vi-sta logico, il suo, ovviamente, teoretico; ma questo poi non lo facem-mo mai).

1 Cfr. Gottfried W. Leibniz, Alcune difficoltà logiche, pp. 191-197, in Ricerche generali sull’analisi delle nozioni e delle verità, a cura di Massimo Mugnai, Edizioni della Norma-le, Pisa 2008, ed. or. in Gerhardt, Phil., VII, pp. 211-217, Olms 1960.2 Qui si deve intendere il termine "intensionale" nel senso più ampio, come duale di "esten-sionale", secondo l'accezione leibniziana, e non secondo l'accezione della logica moderna, chelo assimila a "modale".

Prefazione 17Prefazione 17

18 Prefazione18 Indice

E quanto detto spiega perché sono stato forse in grado di darequalche suggerimento utile all'epico lavoro di Massimo Ambrosetti,che per anni si è dedicato al certosino lavoro di recuperare quel corso,quella via non classica, a beneficio del lettore moderno. Per quanto ilpunto di partenza fosse promettente, la registrazione integrale, cioè, di tutte le lezioni di Melandri, giocavano contro vari fattori: l'inadegua-tezza dei mezzi dell'epoca, le ampie parti svolte alla lavagna, la diffi-coltà di interpretare alcuni termini. Con un attento lavoro filologico, Ambrosetti dà conto nel testo che segue dei diversi gradi di affidabili-tà della trascrizione, e non si astiene da interventi originali suoi, achiarimento dei passaggi più ostici. Questo è tutto quanto si può chie-dere ad un lavoro onesto, quello di dichiararne i livelli di affidabilità. Quel che posso assicurare io, per parte mia, è che senza dubbio lo spi-rito complessivo del corso, i suoi messaggi fondanti, chiari suggeri-menti per la prosecuzione della ricerca in modi alternativi al canone, tutto questo nell'opera c'è, senza ombra di dubbio.

Maurizio Matteuzzidicembre 2015

18 Prefazione

18 Prefazione18 Indice

E quanto detto spiega perché sono stato forse in grado di darequalche suggerimento utile all'epico lavoro di Massimo Ambrosetti,che per anni si è dedicato al certosino lavoro di recuperare quel corso,quella via non classica, a beneficio del lettore moderno. Per quanto ilpunto di partenza fosse promettente, la registrazione integrale, cioè, di tutte le lezioni di Melandri, giocavano contro vari fattori: l'inadegua-tezza dei mezzi dell'epoca, le ampie parti svolte alla lavagna, la diffi-coltà di interpretare alcuni termini. Con un attento lavoro filologico, Ambrosetti dà conto nel testo che segue dei diversi gradi di affidabili-tà della trascrizione, e non si astiene da interventi originali suoi, achiarimento dei passaggi più ostici. Questo è tutto quanto si può chie-dere ad un lavoro onesto, quello di dichiararne i livelli di affidabilità. Quel che posso assicurare io, per parte mia, è che senza dubbio lo spi-rito complessivo del corso, i suoi messaggi fondanti, chiari suggeri-menti per la prosecuzione della ricerca in modi alternativi al canone, tutto questo nell'opera c'è, senza ombra di dubbio.

Maurizio Matteuzzidicembre 2016

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Introduzione

1. Premessa

Il lavoro di recupero delle registrazioni di alcune lezioni tenute nell'anno accademico 1978/79 dal professor Enzo Melandri per il cor-so di laurea in filosofia teoretica si è svolto in due fasi: la prima di tra-scrizione delle registrazioni, la seconda di elaborazione del testo. Po-sto il grado di corruzione delle registrazioni metodologia e genealogiadi questo lavoro di recupero sono strettamente connesse. Pertanto ilmodo più opportuno di procedere è di iniziare con una narrazione au-tobiografica, di proseguire illustrando i metodi adottati per la redazio-ne del testo e di terminare con alcuni cenni ai contenuti.

Nel 1978 decisi di frequentare filosofia teoretica. Ero al terzo annoe sapevo di andare incontro a qualche difficoltà. Il mio interesse per lafilosofia era autentico ma il mio impegno nello studio era sempre statomodesto. La fama di Melandri non era quella di un professore eccessi-vamente severo negli esami ma era risaputo che i suoi corsi esigevanoun impegno da parte degli allievi che non lasciava spazio a mezzi ter-mini. Per presentarsi all'esame era obbligatorio passare al vaglio diGabriele Franci che teneva un seminario di logica. Si consigliava aglistudenti di frequentare anche il corso collegato di filosofia del lin-guaggio tenuto da Maurizio Matteuzzi (che in quell'anno era su Leib-niz) e che contemplava lo stesso esame preparatorio di logica al qualesi sommava l'insiemistica insegnata nelle sue prime dieci lezioni.

Pochi capitavano per caso da Melandri e nessuno che non avesseintenzioni serie ci rimaneva. Alla mia prima lezione erano presenti unaquarantina di studenti, alla seconda non più di venticinque.

1919

20 Introduzione20 Introduzione

Nonostante capissi veramente poco di quello che diceva quel lumi-nare bonario e ironico, la mia attenzione era catalizzata dal flusso del suo pensiero come all'inizio di un giallo ben scritto di cui si capisconole parole senza intuire la trama e il mio sguardo lo inseguiva nel suodeambulare come si fissa incantati la gigantesca massa d'acqua di ungrande fiume che avanza imperturbabile. Ogni tanto dal magma fluidodell'elocuzione emergeva un isolotto di luminosa materia semanticache coglieva la mia immaginazione. Quei pochi momenti erano statisufficienti a scatenare una costanza e una tenacia che non mi ero mairiconosciuto e della quale ancora mi meraviglio.

Non ero ancora consapevole degli abbagli della comprensione che,come avrebbe detto Melandri, procede come la composizione di unpuzzle di cui a tratti si ha l'impressione che tutti i pezzi della phanta-sia coagulino per un momento, che tutto il disegno si stia per configu-rare, finché una nuova serie di tasselli lo scombina di nuovo. Ma pocoimporta, aggiungeva, se c'è il pathos teoretico si va avanti.

A quei tempi circolavano a buon mercato piccoli registratori a pila di cui avevo deciso di servirmi nella speranza di compensare alle ine-vitabili lacune dei miei appunti.

Fu subito chiaro che il risultato era scadente. L'ampia, alta aula da-va su di un parcheggio interno che, sebbene poco trafficato, facevatalvolta vibrare per un intero minuto le lastre di vetro malferme delle enormi finestre. Il suono della voce, coperto a tratti anche da rumoriinterni come un colpo di tosse, una sedia che si spostava, quando ilvolume era sufficiente, si perdeva nel riverbero. A volte era difficilecogliere intere frasi per il vizio dell'oratore di calarsi nel profondo del-la riflessione smorzando il volume come in un monologo interioresussurrato. Le campagne contro il fumo avevano ancora poco successoe in quell'aula rimbombava anche il rumore di un accendino. Non ri-cordo di aver mai visto Melandri seduto alla scrivania e nelle sue lun-ghe camminate non disdegnava ogni tanto una Nazionale Esportazionesenza filtro che tratteneva tra le labbra mentre il discorso continuava afluire. Infine, per colmo di stupidità, mi ero messo seduto in fondoall'aula pensando così di cogliere più uniformemente il suono la cuifonte era perennemente in movimento.

Data la difficoltà dell'ascolto, durante l'anno trascrissi solo brevipassaggi da una lezione o dall'altra ma il risultato era troppo frammen-tario per riuscire a cogliere il senso complessivo di quell'insieme diargomenti che si presentavano ogni volta sotto forma un po' diversa. Il

20 Introduzione

20 Introduzione20 Introduzione

Nonostante capissi veramente poco di quello che diceva quel lumi-nare bonario e ironico, la mia attenzione era catalizzata dal flusso del suo pensiero come all'inizio di un giallo ben scritto di cui si capisconole parole senza intuire la trama e il mio sguardo lo inseguiva nel suodeambulare come si fissa incantati la gigantesca massa d'acqua di ungrande fiume che avanza imperturbabile. Ogni tanto dal magma fluidodell'elocuzione emergeva un isolotto di luminosa materia semanticache coglieva la mia immaginazione. Quei pochi momenti erano statisufficienti a scatenare una costanza e una tenacia che non mi ero mairiconosciuto e della quale ancora mi meraviglio.

Non ero ancora consapevole degli abbagli della comprensione che,come avrebbe detto Melandri, procede come la composizione di unpuzzle di cui a tratti si ha l'impressione che tutti i pezzi della phanta-sia coagulino per un momento, che tutto il disegno si stia per configu-rare, finché una nuova serie di tasselli lo scombina di nuovo. Ma pocoimporta, aggiungeva, se c'è il pathos teoretico si va avanti.

A quei tempi circolavano a buon mercato piccoli registratori a pila di cui avevo deciso di servirmi nella speranza di compensare alle ine-vitabili lacune dei miei appunti.

Fu subito chiaro che il risultato era scadente. L'ampia, alta aula da-va su di un parcheggio interno che, sebbene poco trafficato, facevatalvolta vibrare per un intero minuto le lastre di vetro malferme delle enormi finestre. Il suono della voce, coperto a tratti anche da rumoriinterni come un colpo di tosse, una sedia che si spostava, quando ilvolume era sufficiente, si perdeva nel riverbero. A volte era difficilecogliere intere frasi per il vizio dell'oratore di calarsi nel profondo del-la riflessione smorzando il volume come in un monologo interioresussurrato. Le campagne contro il fumo avevano ancora poco successoe in quell'aula rimbombava anche il rumore di un accendino. Non ri-cordo di aver mai visto Melandri seduto alla scrivania e nelle sue lun-ghe camminate non disdegnava ogni tanto una Nazionale Esportazionesenza filtro che tratteneva tra le labbra mentre il discorso continuava afluire. Infine, per colmo di stupidità, mi ero messo seduto in fondoall'aula pensando così di cogliere più uniformemente il suono la cuifonte era perennemente in movimento.

Data la difficoltà dell'ascolto, durante l'anno trascrissi solo brevipassaggi da una lezione o dall'altra ma il risultato era troppo frammen-tario per riuscire a cogliere il senso complessivo di quell'insieme diargomenti che si presentavano ogni volta sotto forma un po' diversa. Il

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filo logico che li legava, la contrapposizione di aristotelismo e stoici-smo, era dichiarato e tangibile durante ogni lezione. Ma se mi mettevoda solo a cercare di collegare semiologia, logica, psicologia e ontolo-gia i pezzi del puzzle non andavano mai assieme. Quando alla fine eb-bi il coraggio di presentarmi da Franci, Matteuzzi e Melandri i lorogiudizi si rivelarono più generosi delle più favorevoli aspettative e ciòcontribuì alla formazione di un legame che negli anni mi riportò alla fine di nuovo a quel corso.

Per ragioni che non starò a dire, non ultima delle quali il fatto cheallora come oggi avviarsi alla vita accademica voleva dire votarsi ad un lungo e penoso precariato, una volta laureato presi una strada che siallontanava dall'università.

Molti anni dopo però mi si presentò la possibilità di ricominciare astudiare e la colsi al volo. Ci volle un po' di tempo prima che mi ac-corgessi che non sarei riuscito a concludere nulla di buono se primanon mi fossi tolto il pensiero: dovevo tornare alle registrazioni e sbo-binarle perché lì si era interrotto un percorso e da lì dovevo ricomin-ciare. Se il lavoro fosse riuscito le lezioni avrebbero anche potuto es-sere pubblicate riportando alla luce un capitolo del pensiero di Melan-dri rimasto fino ad allora sepolto nei nastri magnetici.

Sommando l'inadeguatezza acustica del luogo alle lacune della fon-te sonora e alla scarsa qualità del registratore e del microfono si era ot-tenuto il pessimo risultato con il quale ho dovuto fare i conti. Le lacu-ne andavano da singole parole a frasi intere. Mi ero dunque impostoun metodo: trascrivere in una prima fase tutto il possibile pedissequa-mente evidenziando con un preciso sistema grafico il grado di incom-prensione dell'ascolto; una volta terminato il lavoro di trascrizione procedere con successivi aggiustamenti ad una ricostruzione plausibiledel discorso.

Faccio alcuni esempi delle difficoltà incontrate nella prima fase:una parola che rimaneva incomprensibile dopo vari tentativi di ria-scolto veniva sostituita da puntini di sospensione che dovevano indi-care la lunghezza della lacuna e distinguersi dai puntini che segnala-vano una sospensione nel parlato di Melandri. Ogni suono o sequenzadi suoni poteva corrispondere con grado diverso ad uno o più signifi-canti e nella lettura della trascrizione volevo che si capisse quanto az-zardo avevo preso nel collegare un suono a un significante. Sovente lasomiglianza tra un suono e un significante era forte ma non trovavocorrispondenza sul piano sintattico o semantico; oppure il suono non

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22 Introduzione22 Introduzione

assomigliava per niente ad un probabile significante ma il significatosembrava non porre problemi. Talvolta dovevo segnalare due o piùoccorrenze dello stesso suono incomprensibile a breve distanza. Oltrealle difficoltà implicite nella corrispondenza tra piano acustico e piano semantico dovevo introdurre una punteggiatura, segnalare quando Me-landri metteva in scena un dialogo immaginario, quando il piano deldiscorso era metalinguistico badando sempre a rendere riconoscibiliimmediatamente i miei interventi. Infine, formule, tabelle disegni alla lavagna venivano illustrati con i consueti deittici "qui faccio così","qui metto questo" che ho potuto decifrare solo grazie agli appunti.

Per farla breve, la media che ero riuscito a tenere era di un'ora dilavoro per trascrivere cinque minuti di registrazione. Finalmente, dopoquattrocento ore sentii la fatidica frase: "Bene, allora per quest'altrasettimana cercherò di rimettere assieme il corso spostandomi di tema-tica". Tutta la parte logica, nel senso esteso del termine che si vedrà,era conclusa. O almeno potevo legittimamente ritenere che lo fosse.

A questo punto presi le duecentocinquanta pagine di trascrizione ele portai a Maurizio Matteuzzi che nel frattempo avevo messo al cor-rente delle mie velleità.

Il verdetto fu lapidario: "Così non si capisce niente, devi prenderein mano tutto e riscrivere il testo tu". In altre parole gli interventi per rendere leggibili le trascrizioni si profilarono tali per cui il passaggiodalla prima fase di trascrizione alla seconda fase di elaborazione im-plicava un cambiamento di autore.

In conclusione, considerato il peso dell'intervento prospettato e l'i-nadeguatezza della mia preparazione, senza le garanzie di supporto diMaurizio Matteuzzi non avrei potuto affrontare il lavoro. Ne approfit-to subito per ringraziarlo non solo di avermi stimolato nel momento incui le speranze mi abbandonavano ma soprattutto della disponibilità arispondere costantemente ed esaurientemente alle mie incessanti ri-chieste di chiarimento.

2. Presentazione

Il totale delle mie cassette, ciascuna per lezione, ammonta a trenta-nove. Le ultime tre sono state tenute da Melandri e Matteuzzi assiemesul problema dell'intensione e dell'estensione nelle logiche antiche. Le

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assomigliava per niente ad un probabile significante ma il significatosembrava non porre problemi. Talvolta dovevo segnalare due o piùoccorrenze dello stesso suono incomprensibile a breve distanza. Oltrealle difficoltà implicite nella corrispondenza tra piano acustico e piano semantico dovevo introdurre una punteggiatura, segnalare quando Me-landri metteva in scena un dialogo immaginario, quando il piano deldiscorso era metalinguistico badando sempre a rendere riconoscibiliimmediatamente i miei interventi. Infine, formule, tabelle disegni alla lavagna venivano illustrati con i consueti deittici "qui faccio così","qui metto questo" che ho potuto decifrare solo grazie agli appunti.

Per farla breve, la media che ero riuscito a tenere era di un'ora dilavoro per trascrivere cinque minuti di registrazione. Finalmente, dopoquattrocento ore sentii la fatidica frase: "Bene, allora per quest'altrasettimana cercherò di rimettere assieme il corso spostandomi di tema-tica". Tutta la parte logica, nel senso esteso del termine che si vedrà,era conclusa. O almeno potevo legittimamente ritenere che lo fosse.

A questo punto presi le duecentocinquanta pagine di trascrizione ele portai a Maurizio Matteuzzi che nel frattempo avevo messo al cor-rente delle mie velleità.

Il verdetto fu lapidario: "Così non si capisce niente, devi prenderein mano tutto e riscrivere il testo tu". In altre parole gli interventi per rendere leggibili le trascrizioni si profilarono tali per cui il passaggiodalla prima fase di trascrizione alla seconda fase di elaborazione im-plicava un cambiamento di autore.

In conclusione, considerato il peso dell'intervento prospettato e l'i-nadeguatezza della mia preparazione, senza le garanzie di supporto diMaurizio Matteuzzi non avrei potuto affrontare il lavoro. Ne approfit-to subito per ringraziarlo non solo di avermi stimolato nel momento incui le speranze mi abbandonavano ma soprattutto della disponibilità arispondere costantemente ed esaurientemente alle mie incessanti ri-chieste di chiarimento.

2. Presentazione

Il totale delle mie cassette, ciascuna per lezione, ammonta a trenta-nove. Le ultime tre sono state tenute da Melandri e Matteuzzi assiemesul problema dell'intensione e dell'estensione nelle logiche antiche. Le

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ho giudicate troppo specifiche e troppo tecniche per tenerne conto mapotrebbero essere oggetto di uno studio ulteriore.

La registrazione della seconda lezione è andata persa e mi riman-gono alcuni frammenti di trascrizione che risalgono a un periodo in cui non avevo ancora assunto la veste di "sbobinatore" sistematico.Alla quarta lezione, per ragioni che non ricordo, ero assente; per indi-care che la lezione era avvenuta ma non ho la registrazione ho mante-nuto la numerazione delle lezioni inalterata.

Nell'esposizione delle lezioni I-XVII la cronologia è per lo più ri-spettata. La lezione XVIII è una composizione di alcune parti dellesuccessive tre lezioni.

Il testo che presento si compone grossomodo di tre parti: la primasulla filosofia preplatonica e platonico-aristotelica, la seconda sugliStoici e la terza che consiste in una ripresa dei temi trattati con un oc-chio sull'etica e la fisica. In nessun momento nelle lezioni Melandri facenno a questa suddivisione e tantomeno a "lezioni introduttive" o a"conclusioni parziali" che sono ulteriori interventi di strutturazione deltesto da me operati.

Alcuni temi, come la psicologia della Gestalt o i connettivi dellalogica proposizionale compaiono in vari luoghi di più lezioni. Quandohanno avuto una trattazione dedicata li ho segnalati nell'indice. Hoscartato l'ipotesi di raggrupparli perché ciò avrebbe comportato una ri-strutturazione completa del corso allontanandomi dall'obbiettivo dirimanere il più possibile aderente all'esposizione originale. Un com-pendio avrebbe evitato numerose ripetizioni ma avrebbe altresì nasco-sto il carattere di ricerca filosofica che nel corso è inscindibile da quel-lo didattico. Per lo stesso motivo ho cercato di restituire la vivacità deldiscorso orale pur operando continui interventi necessari alla lettura. Per intendersi: ho mantenuto le espressioni colorite ma ho soppressole ripetizioni e le riformulazioni quando le ho ritenute ridondanti.

Il livello del discorso oscilla tra quello didattico della lezione uni-versitaria e quello più teoretico della speculazione filosofica in atto. Imiei interventi risentono dell'equivocità del destinatario essendomi impossibile spogliarmi della veste dello studente che cerca di capire ildiscorso in atto e al contempo trovandomi a compiere su quel discorsoun'operazione esegetica quasi-filologica.

Nell'intento di calare il lettore nel contesto della lezione, le breviintroduzioni d'apertura che appartengono al contesto del commento sipresentano talvolta in tono narrativo.

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24 Introduzione24 Introduzione

Procedendo nel lavoro, e avendo quindi avuto già modo di interve-nire con commenti e note integrativi ed esplicativi, il conteso della le-zione risulta meno interrotto. Inoltre, il diradarsi dei miei interventi èdovuto anche ad una maggiore familiarità e sicurezza nell'ottemperarealle lacune delle trascrizioni. Ne risulta così un andamento evolutivoche non ho voluto mascherare: dove all'inizio ho sentito il dovere distaccarmi dalla lezione per riformulare un contenuto a mio modo houtilizzato massicciamente parole e frasi di Melandri. Al contrario, ver-so la fine, le capacità acquisite mi hanno consentito una più "neutrale"elaborazione della lezione mentre i miei commenti hanno acquisito più autonomia.

Quando le trascrizioni si sono rivelate tanto lacunose da rendereinintelligibile il passo sono stato costretto a sopprimerlo. Con ciòqualcosa sarà andata persa, talvolta anche passaggi che intuivo comepreziosi ma davanti ai quali mi sono dovuto arrendere.

3. Interventi per agevolare la lettura

La regola generale adottata è di rimanere il più fedele possibile all'elocuzione di Melandri (il parlato) che ha un carattere spiccatamen-te non testuale. Il tono colloquiale consente ripetizioni, correzioni, ri-prese che disturbano nella lettura di un testo per cui quando l'ho rite-nuto opportuno ho derogato alla regola.

Nel contesto della lezione i miei interventi sul parlato riguardanosia la sintassi che la semantica. Nel primo caso gli interventi sono tuttidovuti alla trasformazione dal verbale allo scritto. A livello semanticoho sostituito le lacune che nella prima trascrizione erano state segnala-te da puntini con parole mie.

Le parentesi quadre che avrebbero costellato il testo segnalando imiei interventi sono state eliminate salvo in alcuni casi in cui, nono-stante l'ascolto risultasse comprensibile, ho giudicato che la formula-zione ellittica necessitasse di un'integrazione.

Quando una frase della lezione inizia con la minuscola significache è stata estrapolata dal conteso.

Interventi di strutturazione del testo sono presenti a vari livelli. Ilpiù elementare concerne la punteggiatura che ovviamente non ho po-tuto che inserire secondo il mio intendimento. Il più macroscopico ri-guarda la suddivisione del testo in paragrafi e la relativa titolazione.

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Procedendo nel lavoro, e avendo quindi avuto già modo di interve-nire con commenti e note integrativi ed esplicativi, il conteso della le-zione risulta meno interrotto. Inoltre, il diradarsi dei miei interventi èdovuto anche ad una maggiore familiarità e sicurezza nell'ottemperarealle lacune delle trascrizioni. Ne risulta così un andamento evolutivoche non ho voluto mascherare: dove all'inizio ho sentito il dovere distaccarmi dalla lezione per riformulare un contenuto a mio modo houtilizzato massicciamente parole e frasi di Melandri. Al contrario, ver-so la fine, le capacità acquisite mi hanno consentito una più "neutrale"elaborazione della lezione mentre i miei commenti hanno acquisito più autonomia.

Quando le trascrizioni si sono rivelate tanto lacunose da rendereinintelligibile il passo sono stato costretto a sopprimerlo. Con ciòqualcosa sarà andata persa, talvolta anche passaggi che intuivo comepreziosi ma davanti ai quali mi sono dovuto arrendere.

3. Interventi per agevolare la lettura

La regola generale adottata è di rimanere il più fedele possibile all'elocuzione di Melandri (il parlato) che ha un carattere spiccatamen-te non testuale. Il tono colloquiale consente ripetizioni, correzioni, ri-prese che disturbano nella lettura di un testo per cui quando l'ho rite-nuto opportuno ho derogato alla regola.

Nel contesto della lezione i miei interventi sul parlato riguardanosia la sintassi che la semantica. Nel primo caso gli interventi sono tuttidovuti alla trasformazione dal verbale allo scritto. A livello semanticoho sostituito le lacune che nella prima trascrizione erano state segnala-te da puntini con parole mie.

Le parentesi quadre che avrebbero costellato il testo segnalando imiei interventi sono state eliminate salvo in alcuni casi in cui, nono-stante l'ascolto risultasse comprensibile, ho giudicato che la formula-zione ellittica necessitasse di un'integrazione.

Quando una frase della lezione inizia con la minuscola significache è stata estrapolata dal conteso.

Interventi di strutturazione del testo sono presenti a vari livelli. Ilpiù elementare concerne la punteggiatura che ovviamente non ho po-tuto che inserire secondo il mio intendimento. Il più macroscopico ri-guarda la suddivisione del testo in paragrafi e la relativa titolazione.

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Per quanto riguarda la disposizione degli argomenti, come già det-to, non ho voluto sostituire alla progressione dei cicli tematici una si-stemazione più compiuta. Tuttavia, talvolta ho giudicato opportuno in-terpolare parti di lezioni; talaltra ho districato l'argomento da una seriedi digressioni che conducevano troppo lontano dal tema il discorso ein casi estremi mi sono permesso amputazioni dovute alla mia incapa-cità di ricostruire con un accettabile grado di attendibilità il contenuto.

Infine: schemi, figure, tabelle e diagrammi, salvo indicazione spe-cifica, si trovano tutti nei miei appunti e sono stati copiati dalla lava-gna.

4. Convenzioni tipografiche

Ho segnalato l’alternanza tra il contesto della lezione e il contesto delmio commento adottando due caratteri tipografici diversi.Durante la lezione Melandri parlava a ruota libera per la maggior partedel tempo. In altri momenti leggeva testi di autori oggetto delle sue ri-flessioni. Nel primo caso viene usato il carattere tipografico Avenir a 12 punti; nel secondo, la lettura è segnalata con una riduzione a 9.5punti e un rientro dai margini.Il conteso del commento è presentato in Times New Roman a 12 pun-ti. Le citazioni di testi di Melandri che compaiono all’interno del miocommento sono in corsivo a 9.5 punti con rientro dal margine. (Tuttele citazioni di altri autori compaiono virgolettate o in nota)

5. Cenni sui contenuti

Per considerare il peso di Aristotele e quello di Frege nella storiadella logica basta prendere l'indice dei nomi di un lavoro come quello di William C. e Martha Kneale e rilevarne il numero di citazioni3. Lospazio occupato dalle occorrenze di questi due autori è visibilmentemaggiore degli spazi occupati da tutti gli altri autori citati.

Ora ci si chiederà "e dove sono gli Stoici"? Gli Stoici sono esatta-mente dove si troverà Frege ventidue secoli più tardi. Questa è fonda-

3 W. C. Kneale e M. Kneale, Storia della logica, Torino 1972, ed or. Oxford 1962 (di seguito"Kneale").

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26 Introduzione26 Introduzione

mentalmente l'idea proposta da 4 nel 1934 che Melandrifa sua per indagare sotto una luce diversa da quella solita il pensierodell'antica Stoa e la libertà di interpretazione in cui si cimenta trova lesue buone ragioni nel carattere dossografico dell'intero patrimonio diframmenti degli Stoici.

Il ragionamento di Melandri era il seguente: se scopriamo una nuo-va logica, allora dobbiamo scoprire un'adeguata teoria dei segni, unaconsistente teoria della conoscenza e infine una diversa nozione di eti-ca. Come dire: se abbiamo letto male la logica stoica allora abbiamofrainteso tutto il resto. E che la logica stoica fosse stata fraintesa persecoli era diventato chiaro con il lavoro di

Melandri getta quindi un primo ponte ermeneutico che collega lalogica fregeana a quella stoica; ne getta un secondo che collega la psi-cologia della Gestalt alla teoria della conoscenza stoica e ne getta unterzo che collega la teoria dei segni di Odgen e Richards alla semiolo-gia stoica.

Il ponte ermeneutico che collega la logica fregeana a quella stoica èsorretto da un pilastro centrale che corrisponde alla teoria medioevaledelle consequentiae. Quello che collega la psicologia della Gestalt allateoria della conoscenza stoica poggia invece su tre pliastri ossia ilconcetto cartesiano di rappresentazione, la nozione leibniziana di mo-nade e la Idea degli empiristi inglesi, in special modo di Berkeley.

Il ponte che collega le due semiotiche può esser visto come unalunga traversata negli arcipelaghi medioevali e moderni della teoria dei segni ma Melandri sceglie di presentarlo come fosse a gettata uni-ca. Il triangolo di Ogden e Richards interpreta al meglio la semiologiastoica e ne ricalca quasi perfettamente anche la terminologia. Tuttavia,per quanto concerne il riferimento (referent, l’oggetto extra- lingui-stico), che gli stoici chiamano Tynchanon, è piuttosto Wittgen- steina farsi specchio della concezione stoica. Poiché Tynchanon signi- fica"ciò che accade" il pensiero non può che correre alla prima propo- si-zione del Tractatus: "Il mondo è tutto ciò che accade". Ellittico eironico Melandri commenta: "accade poco".

All’operazione ermeneutica delineata, che sarà uno dei fili condut-tori del corso, viene anteposta una lettura dei presocratici che mira ad

4 Jan On the History of the Logic of Propositions, in Polish Logic, Oxford Uni-versity Press, Londra 1967, ed. or. Varsavia 1934.

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mentalmente l'idea proposta da 4 nel 1934 che Melandrifa sua per indagare sotto una luce diversa da quella solita il pensierodell'antica Stoa e la libertà di interpretazione in cui si cimenta trova lesue buone ragioni nel carattere dossografico dell'intero patrimonio diframmenti degli Stoici.

Il ragionamento di Melandri era il seguente: se scopriamo una nuo-va logica, allora dobbiamo scoprire un'adeguata teoria dei segni, unaconsistente teoria della conoscenza e infine una diversa nozione di eti-ca. Come dire: se abbiamo letto male la logica stoica allora abbiamofrainteso tutto il resto. E che la logica stoica fosse stata fraintesa persecoli era diventato chiaro con il lavoro di

Melandri getta quindi un primo ponte ermeneutico che collega lalogica fregeana a quella stoica; ne getta un secondo che collega la psi-cologia della Gestalt alla teoria della conoscenza stoica e ne getta unterzo che collega la teoria dei segni di Odgen e Richards alla semiolo-gia stoica.

Il ponte ermeneutico che collega la logica fregeana a quella stoica èsorretto da un pilastro centrale che corrisponde alla teoria medioevaledelle consequentiae. Quello che collega la psicologia della Gestalt allateoria della conoscenza stoica poggia invece su tre pliastri ossia ilconcetto cartesiano di rappresentazione, la nozione leibniziana di mo-nade e la Idea degli empiristi inglesi, in special modo di Berkeley.

Il ponte che collega le due semiotiche può esser visto come unalunga traversata negli arcipelaghi medioevali e moderni della teoria dei segni ma Melandri sceglie di presentarlo come fosse a gettata uni-ca. Il triangolo di Ogden e Richards interpreta al meglio la semiologiastoica e ne ricalca quasi perfettamente anche la terminologia. Tuttavia,per quanto concerne il riferimento (referent, l’oggetto extra- lingui-stico), che gli stoici chiamano Tynchanon, è piuttosto Wittgen- steina farsi specchio della concezione stoica. Poiché Tynchanon signi- fica"ciò che accade" il pensiero non può che correre alla prima propo- si-zione del Tractatus: "Il mondo è tutto ciò che accade". Ellittico eironico Melandri commenta: "accade poco".

All’operazione ermeneutica delineata, che sarà uno dei fili condut-tori del corso, viene anteposta una lettura dei presocratici che mira ad

4 Jan On the History of the Logic of Propositions, in Polish Logic, Oxford Uni-versity Press, Londra 1967, ed. or. Varsavia 1934.

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evidenziare la strategia di svalutazione della problematica gnoseologi-ca messa in atto da Aristotele.

Dalla distinzione di apparenza e realtà che emerge dalla filosofiaarcaica del linguaggio sorge lo scetticismo gorgiano: né pensiero nélinguaggio colgono il reale. Per oltrepassare la barriera che separa on-tologia e gnoseologia Aristotele giocherà la mossa della transazionecontinua: la conoscenza non è un'istanza separata dal reale, dunquenon si dà un problema della conoscenza. Il successo di Aristotele saràtale da nascondere sia l'abilità insita in questa mossa eversiva, sia laricerca di una soluzione diversa operata dal pensiero ellenistico.

In questo corso, dopo averne tenuti alcuni su Aristotele, Melandridecide di giocare nel campo degli Stoici costringendo il punto di vistaperipatetico sulla difensiva. Le posizioni megarico-stoiche vengonoprese come punto di accumulo del pensiero ellenistico. Viste senza ipregiudizi degli storici della filosofia dell'Ottocento queste posizionirisultano in continuità con i predecessori della svolta platonico- ari-stotelica che finirà per dominare il panorama medioevale.

Benché dal punto di vista della storia del pensiero potrebbe essereinteressante indagare cosa sopravvive della sintesi di Boezio lungo ilcorso dei secoli, a Melandri interessa, a mio modo di vedere, soprat-tutto la persistenza delle problematiche legate al superamento delloscetticismo. Il fatto che i problemi si pongano all'inizio del secoloscorso quasi con gli stessi termini in cui venivano indagati nell'anticaStoa dimostra da una parte l'acutezza degli Stoici e dall'altra la rile-vanza del loro modo di porre il problema della conoscenza.

L’operazione messa in atto in questo corso di studi sulla teoria del-la conoscenza stoica non si limita tuttavia a riscoprirne la rilevanzalungamente misconosciuta. Il dubbio che viene insinuato è che anche l’etica dell’antica Stoa sia stata fraintesa. Melandri vi accenna soltantoe non è dato sapere quali risvolti possano esservi stati nel suo pensieroa questo proposito. Che il suo insegnamento fosse in grado di suggeri-re qualche direzione di ricerca era un’intenzione dichiarata. Presen-tando queste lezioni ho provato a rendere di nuovo disponibili i molti stimoli alla ricerca di cui era sempre pregno l'insegnamento di Melan-dri.

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