Un’impresa della Prima Guerra Mondiale poco conosciuta Il ......l’operazione; il trasferimento...

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L’azione di Cattaro presentava non pochedifficoltà soprattutto relativamente alpercorso che avrebbero dovuto compie-re gli aeroplani, tragitto che ammontavaa circa cinquecento chilometri - tra an-data e ritorno - di cui oltre quattrocentosul mare aperto, per un totale di circa seiore di volo.Il velivolo scelto rappresentava quantodi meglio potesse offrire l’aviazione incampo interalleato, sia per quanto atte-neva l’affidabilità della macchina sia perautonomia e capacità di carico. Si tratta-va, comunque, di un velivolo prettamen-te terrestre che in caso di ammaraggioforzato non avrebbe galleggiato per piùdi un minuto e diciassette secondi la-sciando l’equipaggio, ancora valido,naufrago in attesa di un improbabilesoccorso ed equipaggiati dei soli giub-betto di Kapok, del salvagente a collare

e di sistemi di segnalazione ottica quali ifanali Donath e le pistole Very.Il rischio di ammaraggio forzato nellepreviste sei ore di volo, non era del tuttoda escludere, il reale pericolo era dovu-to a possibili avarie ai motori, ad avversecondizioni meteorologiche, all’autono-mia delle macchine che era appena suf-ficiente per effettuare il percorso di an-data e ritorno.

Soprattutto va ricordato che gli appa-recchi erano sprovvisti di apparati radioe di strumentazione per la navigazione,in particolare la mancanza di bussolanon permetteva la possibilità di control-lare eventuali possibili deviazioni dallarotta, scostamenti resi ancora più pro-babili dalla mancanza di pratica, da par-te degli equipaggi, ai voli tanto lunghi sumare aperto.

Per l’esecuzione dell’operazione fu costi-tuito un gruppo di volo formato da duesquadriglie al comando del magg. Ar-mando Armani. I rischi che si paventava-no non impedirono di avere adesioni vo-lontarie più di quanto ne fossero necessa-rie, tanto che si dovette procedere adestrarre a sorte gli equipaggi.Gabriele d’Annunzio, che aveva avanzatola sua disponibilità alla partecipazione fin

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L a Marina italiana dovette constata-re, fin dall’inizio della guerra, la sfa-vorevole situazione geografico-stra-

tegica in Adriatico che, ad una costa occi-dentale piatta e dotata di pochissimi portisicuri e molto distanziati tra loro, oppone-va una costa orientale frastagliata e ric-chissima di porti e ridossi naturali e di ec-cellenti basi navali quali quelle di Pola, Se-benico e Cattaro.Il porto di Cattaro, in particolare, posizio-nato a sud della Dalmazia (Montenegro),grazie alla sua felicissima configurazionegeografica e alla sua posizione meridio-nale, ospitava unità di superficie e som-mergibili austriaci che rappresentavanoun serio pericolo per il traffico nel canaled’Otranto.Le marine alleate avevano concentrato,come compito principale, i loro sforzi inBasso Adriatico per il controllo del Canale

d’Otranto; si voleva evitare che la flottanemica e soprattutto i sommergibili, po-tessero uscire in Mediterraneo. Di con-tro, gli austriaci condensarono i loro sfor-zi per controbattere tale tendenza ren-dendo la base di Cattaro il perno di que-sto impegno. Dal canto suo la Regia Ma-rina aveva, in proposito, potenziato la ba-se navale di Brindisi.Diventava imperativo, quindi, oltre l’inter-dizione alla navigazione nel Canale d’O-tranto, un contrasto diretto contro le basinavali austriache delle quali quella di Cat-taro era la più meridionale e la più diffici-le da offendere. L’obiettivo infatti, data lasua particolare conformazione a fiordo,non poteva essere raggiunta con l’impie-go dei mezzi navali.Nel mese di Agosto del 1917, era statoelaborato un “Progetto di massima perun’azione sulla costa nemica da Gioia del

Colle“ che prevedeva: affidare alla RegiaMarina il controllo e la responsabilità del-l’operazione; il trasferimento di 14 appa-recchi del tipo Caproni “CA 33“, sul Cam-po Scuola di Gioia del Colle; il traccia-mento della rotta tra la spiaggia di Poli-gnano e la baia di Traste mediante la di-slocazione di unità navali lungo la rotta; iltrasferimento delle munizioni a Gioia delColle; l’indicazione di massima del perio-do d’esecuzione della missione individua-ta tra la fine di settembre e l’inizio di otto-bre, periodo ritenuto favorevole per pre-vedibili condizioni meteo e lunazione.I primi di settembre dello stesso anno fudato inizio alle predisposizioni necessariee preventive relative all’impresa.

Grande Guerra

Un’impresa della Prima Guerra Mondiale poco conosciuta Il bombardamento

della base navale austro-ungaricanel golfo di Cattaro

4-5-ottobre 1917

Francesco Paolo Tarantino - Socio del Gruppo di Pescara

D’Annunzio coniò, per l’impresa,il motto: Iterum rugit leo ancheper ricordare le antiche glorie venezianeche proprio nel golfo di Cattaro, a Perasto,trovarono il loro epilogo.Successivamente ricordò la notte di Cattaronel suo discorso dell’11 agosto 1918,tenuto dopo il volo su Vienna

“… Ma per Cattaro eravamo sette e set-te e tutti partimmo e tutti tornammo.Che mai può dire a noi l’Orsa già lumedi tante vie eroiche se non che quellavia non può essere a noi impervia? …quasi ogni giorno quel compito mi por-ta sopra le terre dolorose, perciò io nondimentico. Perciò la mia piaga non sipuò ne chiudere ne alleviare. Pensoche a Ca’ Gamba [cimitero di guerra delReggimento Marina] dorme un miofratello d’Abruzzo [Bafile], il quale dalgiorno oscuro non aveva più potutosorridere e non sorrise se non quandosi sentì morire...” “…Ma per Cattaroeravamo sette e sette e tutti partimmoe tutti tornammo. Che mai può dire anoi l’Orsa già lume di tante vie eroichese non che quella via non può essere anoi impervia? … quasi ogni giorno quelcompito mi porta sopra le terre doloro-se, perciò io non dimentico. Perciò lamia piaga non si può ne chiudere ne al-leviare. Penso che a Ca’ Gamba [cimi-tero di guerra del Reggimento Marina]dorme un mio fratello d’Abruzzo [Bafi-le], il quale dal giorno oscuro non ave-va più potuto sorridere e non sorrise senon quando si sentì morire...”

L’ingresso delle bocche di Cattaro,un insieme di bacini profondo e articolato,riparò una aliquota della flottaaustro-ungarica per tutta la guerra

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dai tempi dell’ideazione dell’impresa conuna lettera inviata al gen. Cadorna, fu tra ipartecipanti e, come nel suo stile, si dimo-strò uno dei principali animatori dell’azione. Gli equipaggi, che provenivano dal Squa-dra della Comina, (vds foto in alto) si radu-narono nel campo di Taliedo (Milano) perprendere possesso dei Caproni costruiti inquelle officine, e trasferirli in volo fino alcampo di Gioia del Colle con uno scalo aRoma – Centocelle per il rifornimento dicarburante. Già il semplice trasferimentodegli aeroplani costituì per l’epoca un volonon comune e il suo felice esito fu ad untempo prova di capacità per gli equipaggi edi efficienza delle macchine.Il 25 Settembre gli aeroplani atterrano nelcampo di Gioia del Colle, tranne tre, in ritar-do per avverse condizioni meteorologiche. D’Annunzio - come al solito - divenne l’in-stancabile animatore del gruppo, l’impre-sa doveva essere condotta tra il 29 Set-tembre e il 2 Ottobre giorno di plenilunio

ma si constatò che le bombe necessariead armare la squadriglia non erano arri-vate a Gioia. Il munizionamento era statospedito via ferrovia il 19 da Roma e, di es-so, si erano perse le tracce. I responsabi-li della missione furono afflitti dal contrat-tempo, il treno delle munizioni giunse aGioia il 30 Settembre e D’Annunzioespresse il suo disappunto in una lettera- rapporto inviata al gen. Porro, del Co-mando Supremo, con il rammarico pernon aver avuto la possibilità di approfitta-re delle giornate favorevoli.Marina Brindisi, responsabile dell’opera-zione, rese disponibile per il necessariocoordinamento tra il comando e la lineadi volo il T.V Andrea Bafile (all’epoca co-mandane della torpediniera Ardea). L’uf-ficiale intuì subito quanto fosse impor-tante seguire una rotta affidabile e pro-pose di dotare gli apparecchi di bussolenavali che lui stesso provvide a compen-sare indottrinando i piloti sul loro utilizzo.

Nacque anche un’intesa con il suo cor-regionale D’Annunzio che sarebbe conti-nuata con incontri ed un intenso scambioepistolare.Una delle principali preoccupazioni cheaffliggevano il maggiore Armani e gli equi-paggi era l’incognita delle condizioni me-teorologiche. Se fossero rimaste sfavore-voli sarebbe passata la lunazione renden-do impossibile effettuare l’operazione.Il servizio meteo della Marina emanavabollettini giornalieri sullo stato del tempoe sulle previsioni. Finalmente, il mattinodel 3 Ottobre, l’ammiraglio F. B. De Giorgi,da Marina Brindisi, comunicava che lecondizioni del tempo erano favorevoli ri-servandosi di confermarle lo stesso po-meriggio e autorizzare la spedizione. La snervante attesa era terminata; Bafile,che partecipava all’impresa in qualità diosservatore, raggiunse Gioia del Colle. Il 4 mattino vennero effettuati gli ultimipreparativi e i controlli sui velivoli, furonodistribuiti anche le tavolette di “fuochi in-dicatori” che Bafile aveva incluso nel ma-teriale di sicurezza e che, in caso di am-maraggio forzato, gettata in mare avreb-be sviluppato un fuoco che avrebbe faci-litato la localizzazione dei naufraghi.Alle 23.00 del 4 Ottobre il proiettore, sullatestata della pista del campo di Gioia di-resse verticalmente il suo fascio lumino-so, segnale convenuto per la partenzaagli aerei, che avvenne a distanza diquattro minuti l’uno dall’altro. Dopo il de-collo gli aerei seguirono la rotta indicatada proiettori posti sulla congiungenteGioia – Polignano, segnalazioni che sa-rebbero state utilizzate anche al rientro.Sulla costa due fasci convergenti indica-vano l’ultima direzione da seguire verso ilmare aperto. Lungo la rotta furono dislo-cate dieci unità navali (8 cacciatorpedi-niere e 2 esploratori) che con i proiettoriavrebbero dovuto indicare la rotta ai veli-voli, altre unità navali furono poste a pro-tezione delle prime. Due dei velivoli partiti rientrarono alla ba-se per problemi tecnici al motore, tutti glialtri eseguirono l’atterraggio sulla costadalmata facilmente riconoscibile ancheda coloro che derivarono a sud e che sirifasarono sul lago di Scutari. Tutti indivi-duarono la baia di Cattaro dalla inconfon-dibile conformazione. Le bombe furono lanciate da una quota dicirca tremila metri, eccessiva per l’esattaindividuazione degli obiettivi. I primi aereifurono facilitati dalla ottima visibilità e

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dall’illuminazione degli obbiettivi colti disorpresa, si scorsero le navi all’ancora manon i sommergibili, in tutti i casi furono bat-tute le zone dove era nota la presenza diimportanti obiettivi sia navali che terrestri.Durante il bombardamento fu impiegatotutto il munizionamento caricato e cioè 24granate-mine da 260mm. (75 kg.) e 72 gra-nate-mine da 162 mm. (25 kg.), per un pesocomplessivo di circa 3 tonnellate e mezzoche si videro quasi tutte esplodere. Furono notate le vampe e un incendiomolto probabilmente dovuto a un depo-sito di nafta. A causa della sorpresa ladifesa aerea fu scarsa e disordinata e

inefficace. Il volo di rientro fu, per molti,più impreciso di quello d’andata, densibanchi di nebbia formatisi sulla zona co-stiera, impedirono una buona visibilità ecompromisero l’orientamento degli avia-tori che avvistarono terra da Vieste aBrindisi, per molti furono provvidenziali lesegnalazioni luminose poste sulla costa.Fu infatti predisposto, per la durata dell’a-zione, l’accensione dei fari tra Vieste eCapo d’Otranto (Manfredonia, Barletta,Bari, Monopoli, Capo Gallo, S. Cataldo) ela loro identificazione con luce verde perquelli da Bari verso Nord e luce rossa daMonopoli verso sud.

Oltre al campo di Gioia del Colle fu an-che illuminata anche l’area d’atterraggiodi Foggia. Gli atterraggi degli aerei al campo di Gioiaavvennero tra le 4.10 e le 5.20 del 5 Otto-bre con una durata media di volo di circacinque ore e trenta e i serbatoi di carbu-rante a secco. Un solo aereo atterrò aFoggia e fece rientro nel pomeriggio dopoil rifornimento. Al termine dell’operazione, lo Stato Mag-giore Marina conferì a tutti i partecipantila medaglia di bronzo al valor militare,con la seguente motivazione:“Su apparecchio terrestre, percorrendoun lungo tratto di mare aperto, in condi-zioni avverse, riusciva a raggiungere leBocche di Cattaro ed a colpire con gran-de esattezza ed efficacia, gli obiettivi na-vali, ritornando con tutti gli altri alla base,nonostante le deviazioni inevitabili nellacrescente foschia.Anche se l’azione di Cattaro non ebbeconseguenze gravi per il naviglio austria-co, fu importante sia dal punto di vista psi-cologico per aver violato un porto nemicoritenuto inattaccabile, sia per gli aspettitecnici connessi all’operazione: operazio-ne aeronavale; volo notturno sul mare conl’impiego di aerei terrestri; impiego di bus-sole navali su aeromobili.

nnn

Il CA325

Il Caproni CA33

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