abbiamo costruito due colonne nel deserto.

una di fianco all'altra, resistono a ogni vento carico di granelli. Alcuni archeologi le ritroveranno duemila anni dopo e le studieranno, pazienti.

duemila anni dopo siamo stati nello spazio e lì ci siamo sganciati da ogni gravità. abbiamo chiamato i nostri due corpi “attesa”, ci siamo visti immobili nel nero e non siamo precipitati, ci siamo persi.

distanti, abbiamo scrutato la terra cercando il punto in cui abbiamo costruito le nostre due colonne che si fanno ancora ombra a vicenda.

gli archeologi guardano il cielo nella fredda notte del deserto e non immaginano noi, i costruttori di quell'opera monumentale, sospesi nel vuoto e ora divisi.

sotto i nostri sguardi, la terra esplode nel suo ultimo giorno e un capitello della nostra opera ci sfiora come un meteorite, pronto ad arrivare su un altro pianeta ancora da scoprire. Finalmente è tutto finito.

ad avercele le braccia di un tempo, ti avrei

già ucciso.

seduto così, davanti a me, saresti già

morto.

ma qui sei tu ad avere le braccia

e la pistola.

cosa vuoi farci?

così vala vita.

i resti.voglio i resti

di emilio.

ad avercele, le braccia, te li porgerei io

stesso.

prendili tu, justine.

sono nell'altrastanza, nell' armadio.

adesso lasciami lavare, tanto non avresti mai sparato.

secondo te doveva uccidermi?

sì...