Storia di un Diplomatico

Post on 25-Dec-2015

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I dolci di Julie sono così buoni, ma così buoni, da suscitare l'invidia di tutti gli altri pasticcini in città. Quando i dolci della pasticceria "Paul" insorgeranno contro di loro, spetterà al diplomatico William appianare le divergenze.

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Nella storica pasticceria Trés Julie dimoravano i pasticcini più buoni della città.

Nati dall'incontro armonioso tra latte, uova, cioccolato, vaniglia e molti altri in-

gredienti di qualità, erano così prelibati che i dolci venduti dagli altri negozi covava-

no gran risentimento nei loro confronti.

La realtà era che i pasticcini di Chez Marcel, Patisserie Marie o Paulette veniva-

no impastati con le medesime cure, eppure mancava sempre quel dettaglio in più che

faceva la differenza.

Giù in città si narrava una leggenda secondo la quale Julie, in gioventù, avesse in-

contrato di persona il santo protettore dei dolci, San Chantilly; costui, per amore, le

donò il potere di rendere irresistibili tutti i pasticcini che avrebbe sfornato in vita sua.

Non era altro che una diceria da piccolo borgo, ma i ragazzini ci credevano, e quando

giocavano con gli amici, la leggenda saltava di bocca in bocca, assieme alle paste di

Julie.

Gli scaffali e le vetrine di Très Julie traboccavano di ogni golosità immaginabile:

delfini di cioccolata, torte stratificate, caramelle così colorate da sembrare pietre pre-

ziose. Buffi omini di pan di zenzero, babà inclini ad alzare il gomito e lingue di gatto

sempre protese per acciuffare zuccherini,s completavano l'allegra tribù.

Tra queste creature, la più regale era senza dubbio un aristocratico mattoncino

nelle cui vene di sfoglia scorreva una delicata crema pasticcera; si chiamava William

e vantava radici inglesi, non a caso nutriva una passione smodata per l'ora del tè.

William era un vero punto di riferimento per la comunità, così saggio ed equili-

brato che tutti si recavano al suo capezzale per ottenere preziosi consigli di vita. Que-

sto clima di democrazia, fiducia e amicizia infastidiva i pasticcini delle altre botteghe,

che ritenevano inaccettabile tanta perfezione concentrata tutta nello stesso posto.

I più accaniti detrattori di Très Julie erano di certo i dolci di Paulette, perenne-

mente frustrati e invidiosi.

Gli effetti collaterali di tale umore erano visibili: ai bignè si era inacidito il ripie-

no, i gelati si erano sciolti in una pozza di lacrime, il panettone si era riempito di bru-

foli all'uvetta.

Fu proprio da quest'ultimo che partì una ferma dichiarazione di guerra nei con-

fronti della concorrenza, con tanto di assalto programmato.

Una notte, Ambroeus, questo il suo nome, si arrampicò a fatica su una tortiera,

così da poter dominare tutta la pasticceria Paulette. Forte del suo carisma, della sua

mole e del suo vocione, prese in fretta il controllo della situazione e convinse i suoi

compagni che l'unico modo per risolvere il malcontento fosse attaccare i rivali.

Tra la folla si levò un gran brusio, ma i dubbi e le perplessità furono spente con

mirabile eleganza da Ambroeus. Il panettone aveva già convinto cannoncini e cannoli

a caricarsi per sparare, le ciambelle a trasportarli rotolando e i babà a sfondare le por-

te con le loro possenti teste.

Notando del movimento sospetto, la Sachertorte (che sempre tutto sa) diede

l'allarme tra le mura di Très Julie. Nessuno dei dolcetti sapeva come affrontare la si-

tuazione, il panico dilagava.

Tra il fuggi fuggi generale, una voce si levò su tutte, quella di William.

– Amici! Tra dolci non ci si fa la guerra, siamo "dolci"! – disse. – Altrimenti ci

avrebbero chiamato "amari" o "cattivi", – sottolineò.

I “brutti ma buoni” ebbero da ridire, ma lasciarono correre.

William analizzò la questione e concluse che, se Ambroeus e i suoi erano arrivati

a tanto, ci doveva essere una ragione seria.

Dopo un breve consulto con gli altri, decise che sarebbe stato meglio concedere

udienza ai rivoltosi,

era sicuro che il dialogo sarebbe stato la via migliore.

Dispose che gli omini di zenzero aprissero i cancelli e che la granella di nocciole

si spargesse a mo' di

passatoia per accogliere gli ospiti. Questi ultimi varcarono le soglie della pastic-

ceria e i capi delle due

fazioni si trovarono l'uno di fronte all'altro.

Ambroeus e William si scambiarono uno sguardo lungo e profondo. William, in-

fine, intuì il disagio della sua controparte, prese la parola per primo e chiese con cal-

ma cosa turbasse il panettone e la sua gente. Ambroeus trattenne a stento le lacrime.

– Voi avete da sempre tutto quello che un pasticcino potrebbe desiderare! – sin-

ghiozzò.

Alle spalle del panettone si udirono consensi.

William si dispiacque, svelò che l'unica differenza fra loro risiedeva in quel potere

che Julie aveva

ricevuto dal santo. A quel punto suggerì ad Ambroeus la soluzione: se si fossero

uniti alla banda di Julie,

l'alone avrebbe avvolto anche loro e sarebbero stati un'unica, grande famiglia.

Senza farselo ripetere, Ambroeus e gli altri accettarono con incontenibile gioia.

Il tempo trascorse, com'è naturale: volarono i giorni, i mesi, gli anni.

I dolci protagonisti di quella che passò alla storia come La notte del Grande Patto

divennero leggenda,

emblemi di grande magnanimità e nobiltà d'animo. Tra tutti, uno spiccava in par-

ticolar modo per la sua immensa bontà e diplomazia.

Per questo motivo William prese il nome di Diplomatico.