Sociologia del Lavoro - UTE, Università della terza età ... · ricerca è anche il suo luogo...

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Sociologia del Lavoro

gianni maria stradaUTE

CINISELLO BALSAMOAnno accademico 2016-17

Sociologia del Lavoro

Modernità in polvere (2001)

Arjun Appadurai

Stato e Nazione

Sono termini utilizzati comunemente per indicare lo stesso concetto.

Stato e Nazione (Cont.1)

Lo Stato è un soggetto istituzionale che governa e regolamenta un territori, detiene il controllo della forza armata e suo compito è far rispettare le leggi. E’ un’entità politica.

Stato e Nazione (Cont.2)

La Nazione corrisponde a una comunità culturale. Indica un insieme di persone che condividono etnia, lingua, cultura, tradizioni, usanze e costumi. E’ un’entità culturale o etnica.

Stato e Nazione (Cont.3)

Se Stato e Nazione coincidono geograficamente, si ha lo “Stato-nazione“, una situazione ideale che vede il popolo (ovvero la Nazione) perfettamente integrata e allineata con le azioni del governo (ovvero lo Stato).

Passaggio dallo Stato nazionale alla globalizzazione

Il tema che dovrebbe coinvolgere tutti noi è: il passaggio dalla modernità dello Stato nazionale alla globalizzazione. Non è solo teoria, ma deve essere una ricerca strumenti per investigare la complessità della globalizzazione.

Passaggio dallo Stato nazionale alla globalizzazione (Cont.1)

Consideriamo ciò che è già accaduto, come il cricket (gioco English per antonomasia) si sia incarnato nelle “tecniche del corpo” di decine di milioni di indiani; come la frenesia del numero nei censimenti coloniali si faccia ancora sentire nella quantificazione delle comunità religiose indiane.

Passaggio dallo Stato nazionale alla globalizzazione (Cont.2)

Consideriamo cosa succede ad un antropologo che torna sul lontano sito della sua ricerca e scopre che il suo miglior “informatore” è emigrato a pochi chilometri da casa sua; come il sistema del pagamento dilazionato con carta di credito istituisca meccanismi di debito completamente slegati dalle piccole ciclicità quotidiane, contribuendo così a costruire una nuova percezione del tempo lineare che si incarna in pratiche di consumo che diventano pratiche del corpo.

Passaggio dallo Stato nazionale alla globalizzazione (Cont.3)

Consideriamo come la violenza etnica invece di essere la negazione della modernità ne rappresenti l’inevitabile versante osceno, fomentato da quegli stessi stati che dovrebbero esserne minacciati.

Acquisire consapevolezza

Dobbiamo renderci consapevoli di come sia possibile oggi provare nostalgia per un passato che non abbiamo mai perduto, vivendo in un presente che il sistema dei consumi ci insegna ogni momento a lasciarci dietro le spalle; come in tutto questo gli individui possano ancora immaginare, con ironia e dolore, comunità a cui appartenere senza che queste appartengano ad uno Stato.

Acquisire consapevolezza (Cont.1)

• Riflettendo su cosa significa essere un indiano tamil di educazione britannica e formazione universitaria americana che diventa un antropologo il cui sito di ricerca è anche il suo luogo d’origine, Appadurai fa un lavoro antichissimo (osservare il mondo e gli uomini che lo creano e lo abitano, e cercare di capire) con la cura artigianale di chi accetta che le condizioni di lavoro siano talmente mutate che è giunto il momento di mettere a punto nuovi ferri del mestiere.

Acquisire consapevolezza (Cont.2)

Dobbiamo costruirci i nuovi utensili necessari alla comprensione del cambiamento avviato con la globalizzazione che invasivamente è diventata una condizione comune.

L’immaginazione

• La mediazione digitale e le migrazioni di massa non sono forze nuove ma spingono l’immaginazione. Immagini e spettatori sono la relazione tra eventi mediatici e migranti. Sono il centro della relazione tra la globalizzazione e il moderno. I mutamenti tecnologici hanno determinato il cambiamento e l’immaginazione è diventata un fatto collettivo.

L’immaginazione (Cont.1)

L’immaginazione è diventata parte del lavoro mentale quotidiano delle persone in molte società. Si immaginano nuove vite, nuovi lavori, nuovi posti in cui abitare.

L’immaginazione (Cont.2)

L’immaginazione non va confusa con la fantasia. L’immaginazione è sempre più un fattore collettivo che caratterizza la transnazionalità (le Olimpiadi, i campionati internazionali di calcio, i Gran Premi, le gare ciclistiche, la fruizione collettiva di una visione).

L’immaginazione (Cont.3)

La globalizzazione ha ridotto le distanze tra le élites, mutato la relazione tra produttori e consumatori.

L’immaginazione (Cont.4)

La trasformazione delle soggettività quotidiane attraverso la mediazione elettronica e l’opera dell’immaginazione non sono solo un fatto culturale: sono connesse alla politica, attraverso i modi in cui l’individuo viene considerato dallo stato nazionale.

La globalizzazione non è la storia dell’omogeneizzazione culturale

Il culturalismo è la politica dell’identità a livello nazionale; è la deliberata mobilitazione delle differenze culturali al servizio di politiche nazionali o transnazionali, da qui nasce la violenza etnica di oggi.

La globalizzazione non è la storia dell’omogeneizzazione culturale (Cont.1)

I focus sono: la “località” che è un prodotto della storia e le “storie” attraverso cui le località emergono. Le località sono soggette alle dinamiche globali. La politica culturale del mondo globale si sviluppa attraverso la relazione tra mediazione e migrazione di massa.

La questione dello stato nazionale, della sua storia, della sua crisi attuale e delle sue prospettive

• Gli stati nazionali acquistano senso solo come parte di un sistema e è chiaro che non possano fungere da regolatori a lungo termine della relazione tra globalità e modernità; ecco perché la modernità è in polvere (il nazionalismo è visto come una malattia; il sistema degli stati nazionali a rischio è idea condivisa da più parti; i moderni apparati governativi perseguono la millanteria, la violenza, la corruzione). E’ possibile che l’ordine postnazionale che sta emergendo non si riveli un sistema di elementi omogenei, ma un sistema basato su relazioni tra elementi eterogenei.

 

L’economia culturale globale

Appadurai cerca di individuare un linguaggio e gli strumenti per parlare del mondo dopo la fine del progetto della modernità. Se il mondo delle diversità culturali non è più pensabile come univocamente e unanimemente diretto verso la modernizzazione, dobbiamo pensare a nuovi modi di pensarlo.

L’economia culturale globale (Cont.2)

Non è ingenuo, e sa benissimo che fenomeni di uniformazione e tentativi di collegare tra loro attraverso il potere e l’economia sono sempre esistiti, prima attraverso i grandi imperi storici, poi con le diverse ondate del colonialismo. Quel che oggi è diverso, è la scala su cui i fenomeni di collegamento avvengono e, soprattutto, le forme culturali di questo movimento.

Il villaggio globale

Il mondo moderno è diventato un sistema interattivo in senso del tutto inedito: siamo in presenza non solo d’interazioni su larga scala, ma di nuovo tipo e nuova intensità. In passato le transazioni culturali tra gruppi erano limitate, geograficamente e culturalmente, ed erano per lo più determinate da guerre e religioni con il colonialismo è emersa una rete cumulativa di denaro, commercio, conquista e migrazione che ha determinato la creazione di rapporti duraturi tra diverse società.

Il villaggio globale (Cont.1)

Il colonialismo ha posto le premesse per un traffico permanente di idee e immagini che è stato ulteriormente sollecitato dal “capitalismo a stampa” di Anderson che ha sprigionato la forza dell’alfabetizzazione di massa. Poi negli ultimi 100 anni c’è stata la vera e propria esplosione tecnologica e siamo entrati nel “villaggio globale”.

Il passato non è più quel che mi ricordo

• Il passato non è più il possedimento privato dell’individuo, né la trasmissione di un corpus di informazioni che appartengono alla mia ristretta comunità di riferimento (le memorie dei miei nonni, gli album fotografici che mamma raccoglie con cura), e neppure gli spazi “storici” entro cui mi colloca la “mia cultura ufficiale” (la storia che si impara a scuola), ma è diventato invece una specie di supermercato della memoria.

Il tema del passato

• Il passato non è più una terra in cui tornare, ma è diventato un deposito sincronico di scenari culturali, un archivio centrale del tempo a cui fare ricorso come meglio si crede.

La possibilità d’archiviazione

• I nuovi strumenti tecnologici di archiviazione (audiocassette, dischi, Cd-rom, archivi online, videocamere, videocassette e videoregistratori. Appadurai lo scriveva nel 1996) rendono letteralmente fruibile a molti forme di passato che non abbiamo mai vissuto: oggi posso fisicamente vedere e rivedere l’omicidio del presidente Kennedy, avvenuto nel 1963, mentre non posso vedere l’omicidio del presidente Lincoln, il che può suscitare una reazione emotiva completamente diversa al “ricordo” dei due eventi.

Un esempio personale

• Ho iniziato a instaurare un rapporto “personale” con mia figlia, pensandola in tutto e per tutto come un essere umano, quando ho visto la prima ecografia in cui il suo volto era chiaramente riconoscibile. Gli altri due figli, nati prima della sorella quando l’ecografia non era fruibile come contatto visivo, ho cominciato a pensarli come “persone” dopo averli visti alla nascita.